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Sanità animale - IZS della Lombardia e dell'Emilia Romagna

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Anno 11 - n. 4 - Agosto 2008<br />

RIVISTA BIMESTRALE D’INFORMAZIONE SCIENTIFICA<br />

a cura dell’Osservatorio Epidemiologico Veterinario <strong>della</strong> Regione <strong>Lombardia</strong><br />

Regione <strong>Lombardia</strong><br />

Direzione Generale Sanità - Servizio Veterinario<br />

Istituto Zooprofilattico Sperimentale<br />

<strong>della</strong> <strong>Lombardia</strong> e dell’Emilia <strong>Romagna</strong><br />

Osservatorio Epidemiologico Veterinario Regionale - Via Bianchi, 9 - 25124 Brescia


S ommario<br />

Anno 11 - n. 3 - Giugno 2008<br />

RIVISTA BIMESTRALE D’INFORMAZIONE SCIENTIFICA<br />

a cura dell’Osservatorio Epidemiologico Veterinario <strong>della</strong> Regione <strong>Lombardia</strong><br />

MONOGRAFIA<br />

Regione <strong>Lombardia</strong><br />

Direzione Generale Sanità - Servizio Veterinario<br />

Istituto Zooprofilattico Sperimentale<br />

<strong>della</strong> <strong>Lombardia</strong> e dell’Emilia <strong>Romagna</strong><br />

Osservatorio Epidemiologico Veterinario Regionale - Via Bianchi, 9 - 25124 Brescia<br />

4 Rassegna sulla diagnosi ante-mortem<br />

di tubercolosi nel bovino<br />

Recensione a cura di G. Zanardi tratta dall’articolo<br />

di R. De la Rua-Domenech et al. (2006).<br />

Ante mortem diagnosis of tuberculosis in cattle:<br />

a review of the tuberculin tests, y-interferon assay and other<br />

ancillary diagnostic techniques.<br />

Research in Veterinary Science, vol. 81, issue 2, 190-210<br />

Direttore responsabile<br />

Stefano Cinotti<br />

Direttore scientifico<br />

Giorgio Zanardi<br />

Redattore<br />

Giorgio Zanardi<br />

Responsabile comitato redazione<br />

Giorgio Zanardi<br />

Comitato di redazione<br />

M. Astuti, P. Cordioli,<br />

M. Domenichini, P. Antoniolli,<br />

L. Gemma, C. Genchi,<br />

G. Gridavilla, A. Lavazza,<br />

A. Palma, V.M. Tranquillo<br />

Hanno collaborato a questo<br />

numero<br />

G. Zanardi<br />

Segreteria di redazione<br />

M. Guerini<br />

L. Marella<br />

Fotocomposizione<br />

Editrice Vannini - Gussago (BS)<br />

Editore<br />

Istituto Zooprofilattico<br />

Sperimentale <strong>della</strong> <strong>Lombardia</strong><br />

ed Emilia <strong>Romagna</strong><br />

“Bruno Ubertini”<br />

Tutti coloro che vogliono scriverci, devono indirizzare le lettere al<br />

seguente indirizzo:<br />

“L’OSSERVATORIO” rubrica “La posta dei lettori”,<br />

via Bianchi, 9 - 25124 Brescia - tel. 030 2290259-235;<br />

oppure utilizzare la posta elettronica: oevr@oevr.org<br />

L’Osservatorio e i numeri del precedente Bollettino Epidemiologico<br />

possono essere consultati anche sul sito web http:\\www.oevr.org


Editoriale<br />

Ho ritenuto interessante ed utile tradurre l’articolo che potete visionare su questo numero, poiché<br />

il Centro di referenza Nazionale <strong>della</strong> Tubercolosi bovina da M. bovis, che ha sede a Brescia presso<br />

l’<strong>IZS</strong>LER, è soventemente interpellato nell’esprimere pareri sulla sensibilità e specifi cità delle prove<br />

in vita che possono essere utilizzare per diagnosticare la tubercolosi.<br />

Dal 2007 le regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia sono impegnate ad applicare il piano<br />

straordinario d’eradicazione previsto dall’Ordinanza del Ministero <strong>della</strong> Salute del 14 novembre<br />

2006; nel frattempo si sono manifestate tre gravi recrudescenze di tubercolosi bovina nella provincia<br />

autonoma di Trento e nelle regioni autonome di Sardegna e Valle d’Aosta, tutte uffi cialmente indenni<br />

da TB da diversi anni. Le attività mirate al rilievo e all’estinzione dei focolai sono ancora in corso e<br />

la risoluzione del problema sanitario non appare a breve termine.<br />

Pur nelle peculiarità delle singole autonomie, il fattore che accomuna gli episodi è il diradamento<br />

dell’esecuzione delle prove intradermiche con la tubercolina (IDT) a due e anche quattro anni, associato<br />

alla fallacia del sistema di sorveglianza al macello e all’insuffi ciente controllo degli animali<br />

movimentati. La promiscuità al pascolo, tipico in tutte tre le realtà colpite, ha contribuito alla diffusione<br />

<strong>della</strong> malattia. Il problema in queste situazioni apparentemente tranquille da anni è che la<br />

tubercolosi bovina viene rilevata, quando ormai è presente e circola sul territorio da molto tempo;<br />

per le caratteristiche subdole <strong>della</strong> malattia, defi nire la sua reale diffusione per cercare d’eradicarla<br />

tempestivamente è un’operazione onerosa e che richiede tempo. Inoltre, la gestione dei focolai in<br />

realtà montane e di pascolo con allevamenti di dimensioni medio-piccole è più complessa e richiede<br />

un deciso intervento dell’autorità regionale, anche in termini di sostegno agli allevatori nelle fasi<br />

d’abbattimento dei capi.<br />

In ogni caso, il tempestivo ricorso all’esecuzione dell’IDT su tutti i bovini, eventualmente associata<br />

all’uso del γ interferon nei focolai è imprescindibile sulla strada dell’eradicazione. L’ispezione al<br />

macello (al di fuori dei territori colpiti), ancora una volta, ha evidenziato, seppure in ritardo, la<br />

malattia sul territorio e rappresenta il punto di controllo cardine in un territorio uffi cialmente indenne.<br />

Da ultimo, si sottolinea che la diagnosi tubercolosi bovina non è mirata al singolo capo ma all’allevamento<br />

e come tale, deve essere integrata dalla sua storia anamnestica, che emerge dall’indagine<br />

epidemiologica.<br />

Giorgio Zanardi<br />

’OSSERVATORIO<br />

L<br />

3 Sanità <strong>animale</strong>


Rassegna sulla diagnosi ante-mortem<br />

di tubercolosi nel bovino<br />

recensione a cura di G. Zanardi, tratta dall’articolo di R. de la Rua-Domenech et al. (2006).<br />

Ante mortem diagnosis of tuberculosis in cattle: a review of the tuberculin tests,<br />

γ-interferon assay and other ancillary diagnostic techniques.<br />

Research in Veterinary Science, vol. 81, issue 2, 190-210<br />

Introduzione<br />

Il controllo <strong>della</strong> tubercolosi (TB) bovina da Mycobacterium<br />

bovis è basato sull’accurata rilevazione e<br />

rimozione degli animali infetti. Questi ultimi possono<br />

essere infettanti per lungo tempo prima di manifestare<br />

segni clinici o lesioni tipiche tubercolari. I<br />

segni clinici non sono patognomonici ed è per questa<br />

ragione che si ricorre a test immunodiagnostici per<br />

rilevare gli animali infetti ad uno stadio precoce.<br />

La risposta immunitaria cellulo-mediata all’infezione<br />

intra-cellulare dei macrofagi e di altre cellule<br />

monocitiche rappresenta un meccanismo di difesa<br />

e la causa dell’infiammazione cronica (granuloma),<br />

caratteristica dell’infezione da M. bovis. Alti livelli<br />

di anticorpi circolanti contro M. bovis si riscontrano<br />

solo negli stadi avanzati d’infezione o in caso di elevate<br />

dosi infettanti.<br />

Perciò, i test ante-mortem basati sull’immunità cellulare<br />

individuano animali infetti con M. bovis più<br />

precocemente e con maggior sensibilità rispetto ai<br />

test basati sul rilievo degli anticorpi.<br />

La diagnosi di tubercolosi è fatta con due test approvati<br />

dall’Unione Europea: il test tubercolinico intradermico<br />

in vivo e quello in vitro (γ-interferon o γ-<br />

IFN su sangue). Il primo rileva la reazione d’ipersensibilità<br />

di tipo ritardato all’iniezione intradermica di<br />

tubercolina, mentre il secondo evidenzia il rilascio di<br />

γ-IFN in colture di sangue totale stimolate dalla tubercolina<br />

usando la tecnica ELISA (Enzyme-Linked<br />

Immunosorbent Assay).<br />

Il test intradermico o skin test)o intradermotubercolinizzazione<br />

(IDT) e sue varianti è quello usato<br />

di routine nei paesi che implementano programmi<br />

d’eradicazione <strong>della</strong> TB. L’IDT è, inoltre, prescritta<br />

dall’OIE come test ante-mortem per il commercio internazionale<br />

di bovini.<br />

Generalmente, il test intradermico lavora bene nell’identificare<br />

i bovini infetti, anche se non è perfetto;<br />

d’altra parte, esso rimane il miglior strumento diagnostico<br />

di screening da quando Koch scoprì la tubercolina.<br />

I programmi basati sul principio del sistematico e<br />

regolare controllo con il test intradermico, accompagnato<br />

dalla macellazione dei reattori, dalla restrizione<br />

alle movimentazioni degli allevamenti infetti e dalla<br />

sorveglianza al macello per le infezioni non rilevate,<br />

hanno eradicato la TB in molti paesi sviluppati, come<br />

l’Australia e la maggior parte dei paesi europei, Svizzera,<br />

Canada e quasi tutti gli stati degli USA. In altri<br />

paesi il completo controllo <strong>della</strong> malattia con il tradizionale<br />

approccio del “test e macellazione” è stato<br />

vanificato dall’esistenza di reservoirs selvatici di M.<br />

bovis, dallo stato di free-range di alcuni allevamenti,<br />

da inadeguate infrastrutture veterinarie, fondi insufficienti<br />

per il funzionamento del programma.<br />

A causa delle dinamiche di trasmissione di M. bovis,<br />

delle dimensioni microscopiche delle lesioni iniziali<br />

e del tempo necessario per un <strong>animale</strong> nel manifestare<br />

una risposta immune rilevabile, non ci si può<br />

attendere che qualunque test singolo ante (o post)<br />

mortem per TB, di per sé, rilevi ogni allevamento infetto<br />

e ogni <strong>animale</strong> infetto in tali allevamenti.<br />

Nel corso degli anni diversi fattori hanno compromesso<br />

la capacità del test tubercolinico di identificare<br />

gli animali infetti (sensibilità) o di aumentare la probabilità<br />

di risultati falsi positivi (i.e. ridotta specificità).<br />

Di conseguenza, sono stati sviluppati una serie<br />

di test ancillari, come il γ interferon, a complemento<br />

dello skin test con due principali obiettivi strategici:<br />

• migliorare la probabilità totale di rilevare bovini<br />

tubercolotici (sensibilità) in regioni o allevamenti<br />

con elevata incidenza di TB, rimuovendo i bovini<br />

positivi ad entrambi i test (test in parallelo);<br />

• aumentare la specificità totale del test negli ultimi<br />

stadi <strong>della</strong> campagna d’eradicazione, in aree a bassa<br />

incidenza di TB, o in regioni con alta incidenza<br />

di bovini con reazioni aspecifiche al test tubercolinico,<br />

rimuovendo solo i bovini che risultano positivi<br />

ad entrambi i test (test in serie).<br />

Altri test ancillari in vitro, come il test ELISA per<br />

anticorpi, il test di proliferazione linfocitaria, la polarizzazione<br />

fluorescente e il “naso elettronico”, sono<br />

stati sviluppati per i bovini, ma la loro applicazione<br />

rimane confinata a livello sperimentale o in situazioni<br />

molto specifiche.<br />

Lo skin test rimane la pietra miliare nella diagnosi di<br />

routine di TB nei bovini, in altri animali domestici e<br />

nell’uomo.<br />

Sanità <strong>animale</strong> 4 ’OSSERVATORIO<br />

L


Il test intradermico tubercolinico (skin test)<br />

Sviluppo e principi immunologici dello skin test<br />

Il test intradermico è uno standard internazionale per la<br />

diagnosi ante mortem <strong>della</strong> tubercolosi bovina a livello<br />

di allevamento e di <strong>animale</strong>. Esso è basato sull’evocazione<br />

di una risposta immunitaria d’ipersensibilità<br />

ritardata ad un’inoculazione intradermica di tubercolina,<br />

un estratto grezzo proteico dal sur-natante di colture<br />

di micobatteri. Dai tempi dell’estratto al glicerolo<br />

di colture liquide pure di bacilli tubercolari di Robert<br />

Koch nel 1890, si è giunti all’uso mondiale <strong>della</strong> tubercolina<br />

derivata da proteina purificata (PPD).<br />

Quando la tubercolina bovina è inoculato nel derma<br />

di un <strong>animale</strong> non sensibilizzato agli antigeni tubercolari,<br />

non vi è alcuna significativa risposta infiammatoria<br />

a livello locale. Al contrario, se l’<strong>animale</strong><br />

è sensibilizzato Da una pregressa infezione con M.<br />

bovis o dall’esposizione ad antigeni cross-reagenti,<br />

si sviluppa una risposta infiammatoria ed un edema<br />

nel sito d’inoculazione, che raggiunge la più grande<br />

intensità dopo 48-72 ore dopo l’iniezione e in seguito<br />

regredisce rapidamente. Questa ipersensibilità ritardata<br />

è mediata dalle cellule T sensibilizzate, che si<br />

attivano alcune settimane dopo l’infezione.<br />

Vi sono due tipi di test intradermico, singolo (SIT =<br />

single intradermal test) e comparativo (SICCT = single<br />

intradermal comparative cervical tuberculin), con<br />

iniezione simultanea di tubercoline aviare e bovina.<br />

Quest’ultimo test consente una miglior discriminazione<br />

del SIT tra animali infetti con M. bovis e quelli<br />

sensibilizzati perché esposti a M. avium complex o a<br />

micobatteri ambientali non patogeni.<br />

La scelta del tipo di test intradermico dipende dalla<br />

prevalenza di TB e dalla prevalenza d’esposizione ad<br />

altri micobatteri ambientali.<br />

Il SIT caudale è il test di routine per lo screening di TB<br />

negli USA, nel Canada, in Nuova Zelanda ed è stato<br />

usato con successo per eradicare la malattia in Australia,<br />

mentre in Europa è utilizzato quello cervicale. In<br />

tutti i paesi il SICCT è usato come test seriale ancillare<br />

per i reattori o per i reattori in conclusivi al SIT, anche<br />

se gradualmente il γ interferon lo sta sostituendo.<br />

Al contrario, nel Regno Unito e in Irlanda viene adottato<br />

il SICCT come test di screening, utilizzando la<br />

tubercolina bovina di Weybridge.<br />

Accuratezza diagnostica <strong>della</strong> prova intradermica<br />

L’accuratezza diagnostica di un test è definita in termini<br />

di sensibilità e specificità, rispettivamente calcolate<br />

come proporzione di animali infetti e non infetti,<br />

correttamente diagnosticati.<br />

Questi due parametri possono essere influenzati dallo<br />

stadio e dalla gravità <strong>della</strong> malattia, dalla prevalenza<br />

degli organismi che cross-reagiscono e da altri fattori<br />

legati all’ospite.<br />

L<br />

’OSSERVATORIO<br />

La percentuale di risultati positivi o negativi al test<br />

che è corretta (valori predittivi) è fortemente influenzata<br />

dalla prevalenza d’infezione da M. bovis.<br />

Sensibilità<br />

La sensibilità (Se) è la proporzione di animali ammalati<br />

(infetti) rilevati come positivi dal test diagnostico.<br />

Il contrario <strong>della</strong> sensibilità è la proporzione di<br />

falsi negativi (1 – Se).<br />

Nella tabella 1 sono elencati i motivi per i quali possono<br />

verificarsi reazioni false negative alla prova intradermica.<br />

I bovini infettatisi recentemente di solito<br />

non reagiscono all’inoculazione intradermica <strong>della</strong><br />

tubercolina. L’ipersensibilità nel bovino si sviluppa<br />

tra 1 e 9 settimane dopo l’infezione con M. bovis, ma<br />

per la maggior parte degli animali la risposta piena si<br />

sviluppa più probabilmente tra le 3 e le 6 settimane<br />

post-infezione.<br />

La durata <strong>della</strong> fase pre-allergica è stata determinata recentemente<br />

con un’infezione sperimentale di 10 4 UFC<br />

di M. bovis per via endonasale in 20 vitelli, che hanno<br />

dimostrato reattività al SICCT tre settimane dopo il<br />

challenge, confermata dopo 4, 6, 7, 8, 9 settimane.<br />

In altri esperimenti condotti nel Regno Unito non è<br />

stata trovata alcuna correlazione tra dose infettante<br />

di M. bovis e il periodo impiegato a sviluppare una<br />

reazione all’inoculazione intradermica di tubercolina.<br />

Comunque, c’è un’associazione positiva tra le<br />

dimensioni <strong>della</strong> risposta alla prova intradermica e la<br />

probabilità e l’estensione <strong>della</strong> patologia tubercolare<br />

al macello.<br />

Uno stato di energia si può sviluppare con tubercolosi<br />

avanzata o generalizzata e temporaneamente in<br />

soggetti stressati. Bovine tubercolotiche che hanno<br />

figliato nelle 4-6 settimane precedenti talvolta non<br />

reagiscono al test tubercolinico.<br />

Somministrazione topica o sistemica di glicocorticoidi<br />

può portare a una significativa riduzione delle<br />

dimensioni <strong>della</strong> reazione in animali infetti. Co-infezioni<br />

con virus immuno-depressivi come il BVD<br />

possono avere un effetto d’eclisse transitoria sul test.<br />

Altre cause di false negatività possono essere imputate<br />

a malnutrizione, che deprime il sistema innunitario,<br />

e ala desensibilizzazione con una seconda iniezione<br />

ravvicinata (al di sotto di 42 giorni) di tubercolina.<br />

Come per tutti i test, gli errori degli operatori (e.g.<br />

inoculazione non intradermica, lettura troppo precoce<br />

o ritardata <strong>della</strong> reazione) o il malfunzionamento<br />

dell’attrezzatura (e.g. dose inoculata insufficiente)<br />

possono condurre a false negatività. Infine, una precedente<br />

esposizione al M. avium intracellulare complex<br />

può mascherare temporaneamente la reazione<br />

intradermica e il γ IFN test. Possibili soluzioni alle<br />

implicazioni sul campo nella sorveglianza <strong>della</strong> TB<br />

in regioni dove l’infezione da M. avium è comune<br />

5 Sanità <strong>animale</strong>


sono quella di ignorare reazioni alla tubercolina aviare<br />

o usare il SIT con una diminuzione, però, <strong>della</strong><br />

specificità del test. L’uso nel γ IFN d’antigeni espressi<br />

solo da membri del MTB complex aumenterebbe<br />

la probabilità di identificare gli infetti con M. bovis,<br />

precedentemente esposti a M. avium.<br />

Per ottenere un’accurata stima <strong>della</strong> sensibilità tutti gli<br />

animali testati, sia positivi che negativi al test, dovrebbero<br />

essere macellati e sottoposti ad ulteriori test.<br />

Stime di sensibilità per il SIT caudale e cervicale e il<br />

SICCT riportate in diversi paesi sono riassunte nelle<br />

tabelle 1 e 2.<br />

Queste stime variano da 63,2% a 100% per il SIT<br />

caudale e cervicale con un valore mediano di sensibilità<br />

di 83,9%. Il SIT cervicale appare più sensibile e<br />

meno specifico di quello caudale (tabella 1).<br />

Gli studi eseguiti per valutare la sensibilità del SICCT<br />

hanno impiegato numeri contenuti di animali selezionati<br />

da popolazioni con alta prevalenza di reattori. I<br />

risultati (tab. 3) suggeriscono che la Se di SICCT si<br />

ponga tra 52,0% e 100% con valori mediani di 80,0%<br />

(interpretazione standard) e 93,5% (interpretazione<br />

restrittiva).<br />

Specifi cità<br />

La specificità (Sp) è la proporzione di animali sani<br />

(non ammalati, non infetti), che sono correttamente<br />

identificati come negativi dal test diagnostico. Come<br />

per tutti i test, anche per la prova intradermica non<br />

esiste una Se e Sp del 100% e tra loro vi è un rapporto<br />

inversamente proporzionale. La SIT ha una Sp<br />

che varia dal 75,5% al 99,0% (mediana del 96,8%)<br />

(tabella 2).<br />

Tabella 1. Riassunto dei risultati di trial di campo condotti per stimare la sensibilità me specificità del SIT nei bovini,<br />

in ordine cronologico di pubblicazione.<br />

Tipo di<br />

test<br />

tubercolinico<br />

Quantità di<br />

PPD bovina<br />

Proporzione<br />

apparente di<br />

malati<br />

N° animali<br />

testati (o sottoposti<br />

a necroscopia)<br />

Sensibilità<br />

%<br />

Specificità<br />

%<br />

Referenze (paese)<br />

SIT<br />

caudale<br />

0,2-0,4 mg 3.955 (2.967) 3,4 72,0 98,8<br />

0,3 mg 6.264 (6.264) 1,39 63,2 99,0<br />

0,2-0,3 mg 1.362 (1.362) 1,6 68,2 96,8<br />

Francis et al. (1978)<br />

(Australia)<br />

Wood et al. (1991)<br />

(Australia)<br />

Wood et al. (1992)<br />

(Australia)<br />

0,1 mg 656 (656) 31,1<br />

80,4-<br />

84,4<br />

Non<br />

valutato<br />

Whipple et al. (1995)<br />

(USA)<br />

0,1 mg<br />

494 (494) da<br />

7 allevamenti<br />

1,1-5,5 (all. a<br />

bassa P)<br />

23,1-32,6 (all.<br />

a moderata P)<br />

83,3<br />

96,8<br />

Non<br />

valutato<br />

Norby et al. (2004)<br />

(USA)<br />

SIT<br />

cervicale<br />

0,1 mg 10.305 0,56 100 88,6<br />

Lesslie et al. (1975)<br />

(GB)<br />

Legenda:<br />

* per stimare la sensibilità<br />

** per stimare la specificità<br />

anche PPD<br />

umana<br />

Dettaglio<br />

non<br />

disponibile<br />

Dettaglio<br />

non<br />

disponibile<br />

0,1 mg<br />

Dettaglio<br />

non<br />

disponibile<br />

2.949 (2.949) 51,8 91,2 75,5<br />

1.036 (140) 10,7 91,0<br />

232 (218) 57,8 80,2<br />

22 (22)*<br />

10 (10)**<br />

800 (35) da<br />

20 all. U.I.<br />

Non<br />

valutato<br />

Non<br />

valutato<br />

100<br />

0,0 86,4 90,0<br />

0,0<br />

Non<br />

valutato<br />

Media da 5 fonti da<br />

vari paesi (citati in<br />

Francis et al., 1978)<br />

Domingo et al.<br />

(1995) Spagna<br />

Gonzales Llamazareset<br />

al. (1999)<br />

(Spagna)<br />

Pollock et al. (1999)<br />

(2003) (Nord Irlanda)<br />

Sanità <strong>animale</strong> 6 ’OSSERVATORIO<br />

96,8<br />

Cagiola et al. (2004)<br />

(Italia)<br />

L


Tabella 2. Riassunto dei risultati di trial di campo condotti per stimare la sensibilità e specificità del SICCT nei bovini,<br />

in ordine cronologico di pubblicazione.<br />

PPD<br />

bovina<br />

PPD<br />

aviare<br />

N° animali<br />

testati (o<br />

sottoposti a<br />

necroscopia)<br />

Proporzione<br />

apparente di<br />

malati<br />

Interpretazione<br />

del test<br />

Sensibilità<br />

%<br />

Specificità<br />

%<br />

Referenze<br />

(paese)<br />

L<br />

0,2 mg 0,05 mg<br />

’OSSERVATORIO<br />

1.110 (0) in<br />

25 all. UI<br />

0,0<br />

0,1 mg 0,05 mg 1.035 (88) 0,56<br />

0,1 mg 0,05 mg<br />

Vari,<br />

inclusa<br />

PPD<br />

umana<br />

vari<br />

671 (316)*<br />

500 (107)**<br />

1.425<br />

(1.425)<br />

0,1 mg 0,05 mg 270 (68) 25,2<br />

0,1 mg 0,05 mg<br />

2.799 (192)*<br />

1.396 (0)**<br />

Usati in serie<br />

per ri-testare i<br />

sospetti entro 7<br />

giorni dal SIT<br />

Standard<br />

Severa<br />

Dettagli non<br />

disponibili<br />

Standard<br />

Severa<br />

74,4<br />

88,5<br />

non<br />

valutata<br />

91,4<br />

100<br />

100<br />

99,9<br />

15,0 Standard 95,5 97,8<br />

36,9 Severa 68,6 88,8<br />

6,4<br />

0,1 mg 0,05 mg 18 (18) 83,3<br />

Standard<br />

Severa<br />

Standard<br />

Severa<br />

Standard<br />

Severa<br />

75,0<br />

94,1<br />

55,1 100<br />

93,3<br />

100<br />

0,1 mg 0,05 mg 258 (258) 14,0 Standard 90,9<br />

non<br />

valutata<br />

non<br />

valutata<br />

2.000 UI 2.500 UI 30 zebu (30) 73,3 Standard 90,9 100<br />

5.000 UI 2.500 UI<br />

2.000 UI 2.500 UI<br />

0,1 mg 0,1 mg<br />

Legenda:<br />

* per stimare la sensibilità<br />

** per stimare la specificità<br />

84 (84)<br />

bovini<br />

negativi al<br />

clturale,<br />

reattori al<br />

SIT caudale<br />

100 (100)<br />

zebu<br />

(gruppo a<br />

moderata P)<br />

22 (22)<br />

(gruppo ad<br />

alta P)<br />

494 (494) in<br />

7 all.<br />

0,0 Standard<br />

21,0<br />

43,5<br />

1,1-1,5 (all.<br />

a bassa P)<br />

23,1-32,6<br />

(all. a<br />

moderata P)<br />

Giudizio<br />

soggettivo<br />

(palpazione del<br />

punto di inoculo<br />

e osservazione<br />

segni clinici)<br />

Usato come<br />

test in serie<br />

per ri-testare<br />

i sospetti al<br />

SIT caudale<br />

entro 7 giorni<br />

(interpretazione<br />

Non<br />

valutata<br />

52,0<br />

80,0<br />

75,0<br />

93,5<br />

94,0<br />

99,0<br />

100<br />

Non<br />

valutata<br />

Non<br />

valutata<br />

Roswurm and<br />

Konya (1973)<br />

citato da<br />

Norby et al.<br />

(2004)<br />

Lesslie et al.<br />

(1975)<br />

Lesslie et al.<br />

(1975)<br />

O’Reilly and<br />

MacClancy<br />

(1975)<br />

Citato da<br />

Francis et al.<br />

(1978)<br />

O’Reilly (1986)<br />

Neill et al.<br />

(1994) (Nord<br />

Irlanda)<br />

Doherty et al.<br />

(1995) (Irlanda)<br />

Costello et al.<br />

(1997) (Irlanda)<br />

Ameni et al.<br />

(2000) (Etiopia)<br />

Buddle et al.<br />

(2001) (Nuova<br />

Zelanda)<br />

Quirin et<br />

al. (2001)<br />

(Madagascar)<br />

Norby et al.<br />

(2004) (USA)<br />

7 Sanità <strong>animale</strong>


Studi eseguiti su popolazioni bovine libere da TB la<br />

Sp del SICCT variava dal 78,8% al 100% (mediana<br />

del 99,5%) (tabella 3). La Sp del SICCT raggiungeva<br />

il 99,9% in zone dove la prevalenza di TB tendeva<br />

allo zero (sulla base dell’esame post-mortem).<br />

L’imperfetta Sp conduce a falsi positivi, conosciuti<br />

anche come “reattori non specifici” (RNS). Le cause<br />

sono complesse e molti batteri sono implicati, che<br />

condividono antigeni proteici con la tubercolina PPD<br />

(tabella 4).<br />

Nel test intradermico comparativo gli animali infetti<br />

con micobatteri diversi da quelli appartenenti al MTB<br />

complex in genere sviluppano reazioni alla tubercolina<br />

aviare molto più evidenti di quelle causate dalla<br />

tubercolina bovina. Su questo fenomeno si basa la soluzione<br />

di molti problemi di aspecifcità legate al SIT.<br />

Ad ogni modo, è possibile che la tubercolina aviare<br />

sia uguale o ecceda quella bovina in una piccola proporzione<br />

di bovini naturalmente infetti con M. bovis,<br />

i quali presentano lesioni al macello. La soluzione a<br />

lungo termine per discriminare la sensibilizzazione<br />

non specifica sarebbe l’utilizzo nel test d’antigeni purificati<br />

specifici per M. bovis.<br />

Signifi cato epidemiologico dei reattori con lesioni<br />

non visibili (NVL = non-visible lesions reactors).<br />

Nel Regno Unito e in Irlanda circa il 50-80% dei bovini<br />

reattori allo skin test non mostra segni di malattia<br />

al macello (NVL e mancato isolamento di M. bovis<br />

in coltura). Sembrerebbe, perciò, che la Sp del test<br />

sia molto più bassa delle valutazioni fatte sul campo.<br />

Questo, naturalmente, indebolisce la fiducia dei<br />

veterinari di campo e degli allevatori nella prova intradermica<br />

e in altri metodi diagnostici ante-mortem<br />

(γ IFN). Questa percezione, tuttavia, origina da due<br />

fraintendimenti. Il primo è l’assunzione erronea che<br />

l’esame post-mortem e la coltura batteriologica sono<br />

“gold standards” contro i quali si dovrebbe stabilire<br />

l’accuratezza dei test immunodiagnostici per TB.<br />

Diversi autori hanno già sottolineato che l’esame<br />

post-mortem (particolarmente quello condotto in<br />

grandi macelli) e i test batteriologici standard per<br />

Tabella 3. Potenziali cause di risultati falsi negativi ai test tubercolinici nel bovino (adattato da Snider, 1982)<br />

Fattori legati all’<strong>animale</strong><br />

• De-sensibilizzazione alla tubercolina bovina (test eseguito a distanza troppo ravvicinata dalla precedente<br />

prova intradermica)<br />

• Periodo non reattivo (pre-allergico) (esecuzione del test troppo precoce dal momento dell’infezione)*<br />

• Infezione con M. bovis iperacuta o generalizzata (anergia)*<br />

• Co-infezione con (o pre-esposizione a micobatteri ambientali (e.g. M. avium-intracellulare complex) che<br />

causano ipersensibilità alla tubercolina aviare nei test SICCT e IFN*<br />

• Vaccinazione contro Mycobacterium avium subsp. paratuberculosis (malattia di Johne)* e **<br />

• Infezione concorrente con virus che deprimono il sistema immunitario (e.g. BVD)* e **<br />

• Farmaci (e.g. corticosteroidi e agenti immunosoppressivi)*<br />

• Immunosopressione nel primo periodo post-partum*<br />

• Stress nutrizionali o da trasporto*<br />

• Ceppo di M. bovis*<br />

Fattori legati alla tubercolina usata<br />

• Prodotto scaduto*<br />

• Conservazione inappropriata del prodotto (esposto alla luce e calore per lunghi periodi di tempo)*<br />

• Errori di produzione (uso di ceppi inadeguati, non corretta calibrazione <strong>della</strong> potenza, etc.)*<br />

Fattori legati al metodo di somministrazione, lettura e registrazione del test (errori degli operatori dovuti<br />

ad inesperienza, mancanza di attenzione, scarsa manutenzione dell’attrezzatura, etc.)<br />

• Inoculazione di una dose insufficiente di tubercolina<br />

• Iniezione sottocutanea di tubercolina<br />

• Sito di inoculazione non corretto<br />

• Inoculazione di tubercolina bovina nel sito <strong>della</strong> tubercolina aviare e viceversa (SICCT test)<br />

• Lettura dei risultati troppo precoce o troppo tardiva (non entro le 72 h ± 4-6 h dopo l’inoculazione <strong>della</strong><br />

tubercolina)<br />

• Errori nella registrazione delle letture<br />

• Errori nell’identificazione degli animali che reagiscono<br />

• Distorsioni consce o inconsce dell’operatore<br />

Legenda:<br />

* applicabile anche al IFN e ad altri test in vitro che rilevano risposte cellulo-mediate alla tubercolina bovina<br />

** potenziale causa anche di risultati falsi positivi<br />

Sanità <strong>animale</strong> 8 ’OSSERVATORIO<br />

L


M. bovis (che rilevano la malattia tubercolare) sono<br />

meno sensibili dei test immunologici (che rilevano<br />

spesso un’infezione sub-clinica, i.e. la risposta immunitaria<br />

cellulo-mediata contro il batterio).<br />

Il secondo equivoco è l’insufficiente apprezzamento<br />

<strong>della</strong> differenza tra il tasso di falsi positivi (“dato che<br />

un <strong>animale</strong> non è infetto, qual è la probabilità che il<br />

test sarà positivo”) e il valore predittivo di un risultato<br />

positivo al test (“dato che l’<strong>animale</strong> che ho controllato<br />

è positivo, qual è la probabilità che l’<strong>animale</strong><br />

sia veramente infetto”). Il primo è l’inverso <strong>della</strong><br />

specificità del test, mentre l’ultimo è una funzione<br />

<strong>della</strong> Se, Sp e <strong>della</strong> prevalenza vera dell’infezione<br />

nella popolazione (che raramente è conosciuta). Qualunque<br />

test di screening per TB con meno del 100%<br />

di Sp classificherà, per definizione, degli animali<br />

come falsi positivi, che, naturalmente, non avranno<br />

lesioni visibili (NVL) e risulteranno negativi all’esame<br />

colturale.<br />

Nondimeno, è importante non confondere tutti i reattori<br />

NVL con i veri reattori non specifici (falsi positivi)<br />

(NSR = non-specific reactors). Mentre i NSR<br />

saranno NVL per definizione, non tutti gli NVL, reattori<br />

negativi all’esame colturale sarebbero necessariamente<br />

considerati come NSR.<br />

I reattori NVL originano per molteplici ragioni e il<br />

loro significato dipende dalla specificità intrinseca<br />

del test, dallo stadio <strong>della</strong> campagna d’eradicazione<br />

<strong>della</strong> TB, dall’accuratezza dell’esame dei reattori al<br />

macello, dal tempo d’inizio dell’infezione, dalla dose<br />

infettante, dalla prevalenza di TB e dal numero di<br />

reattori trovati nell’allevamento controllato.<br />

Gli animali NVL possono, perciò, essere indicativi di:<br />

• animali ad uno stadio precoce d’infezione con M.<br />

bovis, quando i granulomi sono troppo piccoli o infrequenti<br />

per essere notati durante l’esame ispettivo<br />

post-mortem;<br />

• animali infetti con M. bovis, ma senza malattia,<br />

i.e. temporaneamente capaci di contenere i bacilli<br />

in una condizione di latenza (sebbene la natura e<br />

l’estensione <strong>della</strong> TB latente nei bovini richieda ulteriori<br />

ricerche);<br />

• animali non-infetti esposti ad antigeni di micobatteri<br />

ambientali che cross-reagiscono con la tubercolina<br />

bovina o altri antigeni di M. bovis usati nei test<br />

diagnostici ante-mortem (i.e. veri “falsi positivi o<br />

NSR”).<br />

In regioni dove la TB bovina è endemica o in allevamenti<br />

in cui la presenza <strong>della</strong> malattia è già stata<br />

confermata da esami post-mortem o di laboratorio, i<br />

reattori alla tubercolina sono molto predittivi d’infezione<br />

da M. bovis e, a quel punto, è insignificante se<br />

sono o no NVL.<br />

Al contrario, analogamente alla diminuzione <strong>della</strong><br />

prevalenza di TB, anche il valore predittivo di una<br />

L<br />

’OSSERVATORIO<br />

prova intradermica positiva ( o γ IFN) declina e grandi<br />

proporzioni di risultati positivi al test deriveranno<br />

da sensibilizzazioni non specifiche dei bovini ad antigeni<br />

di M. bovis (NSR).<br />

In tali casi, può essere raccomandata l’applicazione<br />

di test ancillari da usare in serie, al fine di chiarire lo<br />

stato dei reattori alla tubercolina.<br />

In sintesi, il “problema” dei reattori NVL non è legato<br />

ad una scarsa specificità <strong>della</strong> prova tubercolinica,<br />

ma ad un inadeguato gold standard e ad un basso valore<br />

predittivo del risultato positivo al test, quando<br />

si controlla una popolazione libera da TB o con una<br />

bassa prevalenza d’infezione.<br />

“Un buon test d’allevamento, ma non per l’<strong>animale</strong>”<br />

Una delle teorie avanzate per spiegare la mancanza<br />

di progressi nell’eradicazione <strong>della</strong> TB dal Regno<br />

Unito e dall’Irlanda e in altri paesi è l’imperfetta Se<br />

del test SICCT. Con altre prove intradermiche, esso è<br />

descritto come un buon test d’allevamento, ma scarso<br />

nell’individuare singoli animali infetti. Il fatto è<br />

che ogni test diagnostico, non solo quello intradermico)<br />

che viene applicato al singolo <strong>animale</strong>, avrà<br />

una chance maggiore di individuare gruppi infetti di<br />

animali rispetto ad animali infetti controllati singolarmente.<br />

Ciononostante, è stato ipotizzato che l’uso<br />

routinario di un test di screening con una Se imperfetta<br />

può portare ad un gruppo sostanziale d’infezioni<br />

non rilevate negli allevamenti britannici.<br />

A questo punto, è importante non trascurare alcune<br />

importanti caratteristiche dei programmi di controllo<br />

<strong>della</strong> TB nei paesi sviluppati.<br />

La sensibilità a livello d’allevamento (Herd-level<br />

sensitivity o HSe) o la probabilità che un allevamento<br />

infetto sia identificato come tale dal test di screening<br />

è una funzione <strong>della</strong> prevalenza all’interno dell’allevamento<br />

(within-herd prevalence), il numero di animali<br />

controllati in allevamento, la Se del test a livello<br />

di singolo <strong>animale</strong> e il numero minimo di singoli animali<br />

positivi al test richiesto per classificare un allevamento<br />

come infetto (uno, nel caso <strong>della</strong> TB).<br />

HSe aumenterà rapidamente al massimo livello<br />

(100%) nel momento in cui il numero di animali testati<br />

nell’allevamento aumenta. Questa correlazione<br />

è vera, anche se la prevalenza di malattia all’interno<br />

dell’allevamento è bassa o moderata e la Se individuale<br />

del test è lontana dall’essere perfetta. In Gran<br />

Bretagna, per esempio, l’80% e il 75% di tutti i nuovi<br />

focolai confermati scoperti nel 2002 e nel 2003<br />

contenevano un totale di due o più reattori. Inoltre, il<br />

test annuale in aree endemiche per TB era eseguito su<br />

tutti gli animali oltre le sei settimane di vita. Perciò,<br />

l’HSe <strong>della</strong> prova intradermica è molto più elevata rispetto<br />

alla Se calcolata a livello del singolo <strong>animale</strong>.<br />

In accordo con i protocolli UE sui test, la prova in-<br />

9 Sanità <strong>animale</strong>


Tabella 4. Riassunto dei risultati di studi pubblicati sulla sensibilità e specificità del IFN (Bovigam ® ) nel bovino, in<br />

ordine cronologico di pubblicazione<br />

Tubercolina<br />

bovina (mg/<br />

ml)<br />

Tubercolina<br />

aviare (mg/<br />

ml)<br />

Criterio<br />

d’interpretazione<br />

del test<br />

N° testati<br />

(o sottoposti a<br />

necroscopia)<br />

Proporzione<br />

apparenste<br />

di<br />

malati (%)<br />

Sensibilità<br />

(%)<br />

Specificità<br />

(%)<br />

0,3 0,3 C4 6.264 (6.264) 1,4 81,6 99,4<br />

0,3 0,3<br />

C1<br />

C2<br />

C3<br />

C4<br />

C5<br />

5.733 (0) bovini da all.<br />

UI da 5 anni<br />

0,0<br />

Non<br />

valutata<br />

0,2 0,2 C4 1.362 (1.362) 1,6 81,8 99,1<br />

0,5 1,0 C6<br />

1.396 (389) bovini<br />

presunti non infetti<br />

0,0<br />

Non<br />

valutata<br />

0,5 1,0 Non stabilito 2.799 (192) 6,4 84,3<br />

Non fornito Non fornito C4<br />

0,02 0,02<br />

Non fornito<br />

Non fornito<br />

C4<br />

C11<br />

C1<br />

C7<br />

656 (656) da un all.<br />

infetto<br />

1.036 (140) 10,7<br />

203 (203) bovini da<br />

un n° non specificato<br />

di all. infetti (stima<br />

<strong>della</strong> Se)<br />

923 (0) bovini da<br />

13 all. UI da 5 anni<br />

(stima Sp)<br />

31,1 73,0<br />

100<br />

0,0<br />

93,7<br />

87,4<br />

87,7<br />

Non<br />

valutata<br />

96,2<br />

97,4<br />

98,0<br />

98,1<br />

97,8<br />

99,6<br />

Non<br />

valutata<br />

Non<br />

valutata<br />

Non<br />

valutata<br />

Non<br />

valutata<br />

Non fornito Non fornito C4 220 (8) - 100 94,0<br />

0,3 0,3 C4 232 (218) 57,8 84,9<br />

Non fornito Non fornito C12<br />

1.557 (0) bovini da<br />

all. UI con notevoli<br />

reazioni alla PPD<br />

aviare<br />

0,0<br />

Non<br />

valutata<br />

96,6<br />

Non<br />

valutata<br />

0,2 0,2 Non stabilito 30 zebu (30) 73,3 95,5 87,7<br />

Non fornito<br />

Non fornito<br />

C6, C13<br />

C13<br />

163 (163) bovini positivi<br />

a SIT e colturale<br />

da 21 all. (stima Se)<br />

213 (57) bovini da 82<br />

all. senza infezione<br />

evidente, ma con<br />

anamnesi remota di<br />

test + e necrospia +<br />

(stima Sp)<br />

100<br />

0<br />

85,0<br />

Non<br />

valutata<br />

88,9<br />

Non<br />

valutata<br />

93,0<br />

Referenze<br />

(paese di<br />

studio)<br />

Wood et al.<br />

(1991) (Australia)<br />

Wood et al.<br />

(1991) (Australia)<br />

Wood et al.<br />

(1992) (Australia<br />

e NZ)<br />

Neill et al. (1994)<br />

(Nord Irlanda)<br />

Neill et al. (1994)<br />

(Nord Irlanda)<br />

Whipple et al.<br />

(1995) (USA)<br />

Domingo et al.<br />

(1995) (Spagna)<br />

Monaghan et al.<br />

(1997)<br />

(Repubblica<br />

d’Irlanda)<br />

Lilenbaum et al.<br />

(1999) (Brasile)<br />

Gonzalez<br />

Llamazares et al.<br />

(1999) (Spagna)<br />

Lauzi et al.<br />

(2000) (Italia)<br />

Ameni et al.<br />

(2000) (Etiopia)<br />

Ryan et al.<br />

(2000) (Nuova<br />

Zelanda)<br />

Legenda: il criterio d’interpretazione per un test positivo non era lo stesso per tutti gli studi. Criteri d’interpretazione usati per il test del γ IFN nei differenti studi:<br />

C1: BOD-COD > 0 e BOD-AOD > 0<br />

C2: BOD/COD > 1,25 e BOD-AOD > 0<br />

C3: BOD/COD > 1,5 e BOD-AOD > 0<br />

C4: BOD/COD ≥ 0,0,5 e BOD-AOD > 0<br />

C5: se BOD = 0,1, allora BOD/COD > 1,5 e BOD-AOD > 0. Se BOD > 0,1, allora BOD/COD > 1,5 e BOD-AOD > 0,5 e BOD-AOD > 0<br />

C6: BOD-AOD ≥ 0,1<br />

C7: BOD/COD ≥ 0,1 e BOD-AOD ≥ 1,8<br />

C8: BOD/COD ≥ 0,1 e BOD-AOD ≥ 1,25<br />

C9: BOD-AOD ≥ 1,8<br />

C10: BOD/COD ≥ 0,05 e BOD-AOD ≥ 1,8 (= C4 se BOD-AOD ≥ 1,0)<br />

C11: BOD/COD ≥ 0,1 e BOD-AOD > 0<br />

C12: BOD/COD ≥ 2 (COD) e BOD-AOD ≥ 0,05<br />

C13: BOD/COD ≥ 0,1 e BOD-AOD ≥ 0,1<br />

C14: BOD-AOD ≥ 0,4<br />

BOD = valore medio di Densità Ottica del plasma stimolato dalla PPD bovina<br />

AOD: valore medio di Densità Ottica del plasma stimolato dalla PPD aviare<br />

COD: valore medio di Densità Ottica del plasma incubato con buffer di soluzione salina fosfato (nessun antigene di controllo)<br />

Sanità <strong>animale</strong> 10 ’OSSERVATORIO<br />

L


tradermica è automaticamente ripetuta ad intervalli<br />

di 60 giorni in allevamenti con reattori alla TB, fini a<br />

quando uno o due test risultino negativi (in relazione<br />

alla conferma o meno di malattia nei precedenti<br />

reattori). I test di controllo sono eseguiti 6 mesi dopo<br />

la rimozione delle misure restrittive e 12 mesi dopo,<br />

prima che l’allevamento in questione ripristini il suo<br />

normale intervallo di controllo.<br />

L’interpretazione severa è applicata automaticamente<br />

per la conferma di TB in un allevamento.<br />

Nuovamente, questo aumenta la Se a livello individuale<br />

del test SICCT.<br />

La sorveglianza <strong>della</strong> TB a livello d’allevamento con<br />

la prova intradermica è affiancata dall’ispezione dei<br />

bovini al macello e dal rintraccio di qualunque carcassa<br />

con granulomi sospetti. In Gran Bretagna il numero<br />

di casi di TB riportati annualmente dai veterinari<br />

ispettori e confermati in seguito dagli esami colturali<br />

varia da 100 a 300. Questa è una proporzione molto<br />

piccola su oltre 2,5 milioni di bovini macellati ogni<br />

anno e ha inciso per il 14% di tutti gli allevamenti<br />

nuovi infetti nel 2004.<br />

Il parziale o totale de-popolamento dei bovini è applicato<br />

quando necessario, al fine di risolvere focolai<br />

cronici o esplosivi.<br />

Indubbiamente, ogni <strong>animale</strong> infetto non rimosso al<br />

test tubercolinico può essere, o diventare, infetto e<br />

potenzialmente agire come fonte di M. bovis per gli<br />

altri animali in allevamento, vanificando la risoluzione<br />

del focolaio.<br />

L’imperfezione <strong>della</strong> Se del test aumenta il rischio che<br />

bovini infetti non rilevati rimangano nell’allevamento<br />

dopo la rimozione delle restrizioni. Questi scenari<br />

sono stati investigati e mo<strong>della</strong>ti in Gran Bretagna. Le<br />

regole <strong>della</strong> probabilità indicano che in allevamenti<br />

con reattori multipli (infetti), l’uso di un test più sensibile<br />

o una combinazione di due test differenti che<br />

identificano lievemente sub-popolazioni differenti di<br />

animali infetti (test parallelo) aumenterebbe la velocità<br />

di risoluzione del focolaio. Analogamente, in assenza<br />

di una fonte esterna di re-infezione la probabilità di<br />

recidiva del focolaio sarebbe ridotta dall’uso di due<br />

o più test in parallelo (i.e. interpretazione “qualunque<br />

positivo”). La questione cruciale per chi governa la<br />

politica sanitaria è di determinare le specifiche circostanze<br />

nelle quali l’applicazione di un test ancillare in<br />

parallelo a fianco <strong>della</strong> prova intradermica è consigliata<br />

e rappresenta un uso efficiente delle risorse.<br />

Il test del γ interferon (γ IFN)<br />

Il γ IFN fu sviluppato negli anni 80 in Australia come<br />

test diagnostico da usarsi in combinazione con il SIT<br />

caudale. L’Australia diventò ufficialmente indenne<br />

da TB nel1997 attraverso la sistematica applicazione<br />

del test intradermico, lo stringente controllo dei movimenti<br />

e la rimozione dei reservoirs d’infezione nei<br />

bufali d’acqua e nei bovini selvatici.<br />

Con il tempo, il test è stato ottimizzato e valicato per<br />

l’uso sul campo, ma i foci d’infezione rimasti in Australia<br />

erano pochi e troppo distanti dai laboratori per<br />

poterlo utilizzare nell’eradicazione. Nondimeno esso<br />

fu autorizzato come metodo diagnostico ufficiale nel<br />

1991 ed adottato come test ufficiale in Nuova Zelanda<br />

alla fine degli anni 90.<br />

Il γ IFN è una citochina che viene prevalentemente rilasciata<br />

dai linfociti T dopo stimolazione antigenica e<br />

gioca un ruolo importante nella risposta immunitaria<br />

verso i micobatteri tubercolari come maggior fattore<br />

d’attivazione macrofagica. Analogamente alla prova<br />

intradermica esso rileva la risposta immunitaria cel-<br />

Box 1 - Vantaggi del test γ IFN sulla prova intradermica<br />

• La sua sensibilità è considerata simile a quella del SIT e maggiore rispetto al SICCT;<br />

• il tempo necessario per sviluppare la risposta al test γ IFN dopo l’infezione (tra 1 e 5<br />

settimane) è lievemente più breve rispetto al test intradermico (3-6 settimane);<br />

• consente una più rapida ripetizione del test (non vi è interferenza con il sistema immunitario<br />

dell’ospite). Comunque, test intradermici recenti possono influenzare le<br />

risposte al test γ IFN;<br />

• non vi è necessità di una seconda visita in allevamento per la lettura del test;<br />

• vi è un’interpretazione dei risultati più obiettiva, standardizzata, poiché tutte le misure<br />

sono basate sul laboratorio;<br />

• riduce molti dei problemi pratici legati al test intradermico (scarse attrezzature, errori<br />

degli operatori, possibilità di frode), che possono contribuire a sottostimare gli animali<br />

infetti o dubbi;<br />

• è soggetto all’inclusione di antigeni definiti e ciò aumenta la differenziazione delle<br />

risposte al γ IFN dovute ad infezione con micobatteri patogeni da quelle derivate dall’esposizione<br />

a micobatteri ambientali o da ceppo vaccinale.<br />

’OSSERVATORIO<br />

L<br />

11 Sanità <strong>animale</strong>


Box 2 - Svantaggi del test γ IFN nei confronti <strong>della</strong> prova intradermica<br />

• Specificità apparentemente più bassa. Ciò può essere parzialmente compensato utilizzando<br />

al posto <strong>della</strong> tubercolina bovina determinati antigeni del micobatterio come la<br />

proteina ESAT 6 (early secretory antigenic target) e la proteina filtrata da coltura 10<br />

(CFP). Entrambe le proteine sono codificate da geni presenti nei genomi di M. bovis e<br />

M. tuberculosis e assenti da M. bovis BCG e quasi tutti i micobatteri ambientali;<br />

• una piccola proporzione di bovini infetti che reagiscono al test intradermico non sono<br />

individuati dal test γ IFN;<br />

• è più probabile che vitelli non infetti diano reazioni non specifiche al test. Questo è dovuto<br />

probabilmente alla produzione innata di γ IFN da parte delle cellule natural killer<br />

nel sangue periferico, quando stimolate in vitro con certi antigeni del MTB complex;<br />

• alcune difficoltà logistiche associate alla necessità di trasportare i campioni di sangue<br />

in un ambiente stabile (circa 10-26°C) e di incubarli con l’antigene entro poche ore<br />

dalla raccolta. Ritardi nel processo dei campioni può ridurre significativamente la sensibilità<br />

del test;<br />

• alto costo <strong>della</strong> componente del laboratorio, sebbene si eviti il ritorno in allevamento<br />

e via sia l’automazione e l’economia di scala;<br />

• necessità di un’accurata identificazione degli animali al campionamento, poiché i positivi<br />

non sono marcati nella reazione al test.<br />

lulo-mediata dell’ospite nei confronti dell’infezione<br />

con M. bovis.<br />

Dopo 1-4 settimane dall’infezione, le cellule T nel<br />

sangue periferico del bovino rilasciano quantità misurabili<br />

di γ IFN, quando stimolate dalla tubercolina<br />

bovina o antigeni simili. Nel caso in cui l’infezione<br />

sia causata da M. avium o micobatteri ambientali, la<br />

produzione di γ IFN sarà più copiosa da parte delle<br />

cellule T incubate con la tubercolina aviare. L’infezione<br />

con M. bovis è determinata, quando la tubercolina<br />

bovina stimola una produzione di γ IFN maggiore<br />

<strong>della</strong> tubercolina aviare o dell’antigene di controllo<br />

negativo. La quantità di γ IFN prodotto è misurato<br />

con lo sviluppo di colore all’ELISA test ed è espresso<br />

in unità di densità ottica (DO).<br />

Accuratezza diagnostica, vantaggi e svantaggi del γ<br />

IFN<br />

La performance diagnostica del γ IFN convenzionale<br />

è stata valutata in diversi studi svolti in Australia,<br />

Brasile, Etiopia, Gran Bretagna, Repubblica d’Irlanda,<br />

Italia, Nuova Zelanda, Irlanda del Nord, Spagna<br />

e USA. In questi trias la Se del γ IFN variava tra il<br />

73% e il 100%, con un valore mediano di 87,6%. Il<br />

valore mediano <strong>della</strong> Sp era del 96,6%, con un range<br />

di 85,0-99,6% (tabella 5). Come atteso, i risultati<br />

furono influenzati anche dalle caratteristiche <strong>della</strong><br />

popolazione bovina sottoposta al test, dai differenti<br />

valori di cut-off adottati per classificare gli animali<br />

come positivi, dal lotto e dalla fonte di tubercolina<br />

PPD usata come antigene e dal gold standard usato<br />

per determinare il vero stato d’infezione degli animali<br />

in studio.<br />

Generalmente, si considera che il γ IFN abbia una<br />

sensibilità sovrapponibile alla prova intradermica<br />

(tabella 4). Alcuni autori sostengono che il test del<br />

γ IFN sveli un numero sostanziale di bovini infetti<br />

che sfuggono al test tubercolinico, poiché riesce ad<br />

identificare gli animali ad uno stadio precoce d’infezione.<br />

Perciò, i due test rilevano due sottopopolazioni<br />

di animali tubercolotici leggermente differenti.<br />

I bovini positivi al γ IFN e negativi all’IDT che non<br />

sono immediatamente macellati hanno una maggior<br />

probabilità di reagire a test intradermici susseguenti<br />

rispetto ad animali negativi ad entrambi i test. Recenti<br />

studi in Gran Bretagna hanno dimostrato che<br />

l’intervallo tra l’infezione e il tempo necessario per<br />

giungere ad una risposta positiva al γ IFN (periodo<br />

d’insensibilità) è del tutto indipendente dalla dose infettiva<br />

di M. bovis.<br />

Il γ IFN e l’IDT hanno una bassa probabilità di individuare<br />

bovini infetti anergici (risposta immune cellullo-mediata<br />

depressa).<br />

I vantaggi pratici del test γ IFN paragonati all’IDT<br />

sono riassunti nel box 1.<br />

Nella tabella 3 sono elencati alcuni fattori che deprimono<br />

la risposta cellulo-mediata e che diminuiscono<br />

la sensibilità dell’IDT e del test γ IFN.<br />

Nel box 2 sono evidenziati gli svantaggi del test γ<br />

IFN rispetto all’IDT.<br />

Infl uenza del test intradermico sulla risposta del γ<br />

IFN<br />

Dati preliminari di un lavoro del 1992 hanno suggerito<br />

che risposte al γ IFN in bovini infetti erano<br />

Sanità <strong>animale</strong> 12 ’OSSERVATORIO<br />

L


influenzate dalla precedente applicazione del test intradermico;<br />

in particolare, si osservava un graduale<br />

incremento nei valori OD per il test γ IFN tra 7 e 59<br />

giorni dopo il SIT caudale.<br />

Ad ogni modo, successivi studi differenti hanno portato<br />

a conclusioni contrastanti circa la temporanea diminuzione<br />

nella risposta al γ IFN dopo applicazioni<br />

recenti del test intradermico.<br />

Queste discrepanze sono probabilmente dovute a<br />

condizioni variabili con cui sono stati condotti i diversi<br />

studi, incluso il tipo di skin test applicato. Alcuni<br />

autori hanno valutato il test Bovigam ® in bovini<br />

naturalmente infetti tra 8 e 28 giorni dopo la lettura<br />

del SIT caudale. Le conclusioni sono state favorevoli<br />

all’utilizzo del test anche dopo 8 giorni dalla lettura<br />

del SIT. Questi risultati sono alla base dell’attuale<br />

protocollo del test con γ IFN in Nuova Zelanda, dove<br />

il campionamento di sangue viene eseguito tra 13 e<br />

33 giorni dopo l’inoculazione <strong>della</strong> tubercolina.<br />

Negli USA altri studi confermano che il SIT caudale<br />

incrementa le risposte del γ IFN a partire da tre giorni<br />

dopo lo skin test e fino a 63 giorni. Applicando il<br />

SICCT test a 63 giorni dopo il SIT non si evidenziava<br />

un ulteriore incremento nella risposta al γ IFN.<br />

Inoltre, è stato dimostrato che si raggiungono valori<br />

di OD elevati nel sangue prelevato dopo 3 giorni dal<br />

SIT e conservati per una notte rispetto a campioni<br />

prelevati contestualmente, ma testati immediatamente,<br />

entro 2 ore.<br />

Questi risultati hanno supportato l’autorizzazione da<br />

parte del Dipartimento dell’Agricoltura USA di applicare<br />

il test Bovigam ® tra 3 e 30 giorni dopo il SIT<br />

caudale.<br />

Diversi studi condotti in Irlanda e in Gran Bretagna<br />

non hanno mostrato significative differenze nella<br />

risposta al γ IFN in animali naturalmente infetti e<br />

reattori allo skin test fino a 7 e 65 giorni dopo il test<br />

SICCT. In un altro lavoro si afferma che il test del<br />

γ IFN può essere eseguito su campioni prelevati tre<br />

giorni dopo l’applicazione del SICCT test senza influenzarne<br />

la sensibilità.<br />

Di converso, un altro studio eseguito su vitelli infettati<br />

sperimentalmente con alte dosi di M. bovis, ha dimostrato<br />

una diminuzione pronunciata <strong>della</strong> risposta<br />

al γ IFN in sangue prelevato dopo 3 giorni dall’applicazione<br />

del SICCT test, anche se l’interpretazione<br />

del test non veniva influenzata quando si usavano le<br />

tubercoline bovina e aviare. Anche in Gran Bretagna<br />

è stato segnalato che le risposte del γ IFN alla tubercolina<br />

aviare in vitelli sperimentalmente infettati<br />

aumentano transitoriamente, quando il sangue è raccolto<br />

una settimana dopo il SICCT test.<br />

Questo incremento selettivo <strong>della</strong> risposta alla tubercolina<br />

aviare potrebbe mascherare la diagnosi d’infezione<br />

con il test Bovigam ® .<br />

Nel box 3 sono rappresentate le conclusioni generali<br />

di tutti gli studi presi in considerazione circa gli effetti<br />

dello skin test sulle risposte del γ IFN in animali<br />

infetti.<br />

Applicazioni in campo del γ IFN<br />

Come già affermato, la specificità mediana del γ IFN<br />

convenzionale usando la PPD bovina è 96,6%; può<br />

sembrare alta e solo marginalmente bassa se paragonata<br />

al 99,5% del SICCT test. Ad ogni modo, in un<br />

paese o regione dove la prevalenza di TB a livello<br />

individuale è bassa, questo valore porterebbe a macellare<br />

un numero inaccettabile di bovini non infetti.<br />

Questo è il principale argomento portato contro l’utilizzo<br />

del test Bovigam ® come test di screening di<br />

massa. Inoltre, il test è relativamente costoso e il suo<br />

uso comporta alcuni svantaggi logistici e non identifica<br />

ogni <strong>animale</strong> infetto che reagisce allo skin test.<br />

Perciò, l’applicazione più idonea del γ IFN ad oggi<br />

è il suo uso come test ancillare in parallelo in focolai<br />

di TB o in allevamenti persistentemente infetti a più<br />

skin test, in cui la rimozione di pochi animali o falsi<br />

positivi è di trascurabile importanza. L’impiego sia<br />

dello skin test che del γ IFN in rapida successione<br />

può innalzare la sensibilità diagnostica totale fino al<br />

20% in più rispetto al solo SIT test, con la rimozione<br />

di più bovini infetti, ma non necessariamente tutti, da<br />

allevamenti infetti con più rapidità.<br />

In più, in paesi dove il SIT è il test di screening primario<br />

(compresa l’Italia), il test γ IFN è il test seriale<br />

di scelta per ri-testare i reattori allo skin test in allevamenti<br />

bovini indenni da TB situati in aree a bassa<br />

prevalenza di TB.<br />

Box 3 - Riassunto degli effetti osservati dello skin test su susseguenti risposte di γ IFN<br />

in animali infetti.<br />

• Il SIT caudale può incrementare le risposte del γ IFN in bovini infetti con M. bovis;<br />

• il SICCT test non incrementa significativamente le risposte del γ IFN;<br />

• il sangue per il test Bovigam® può essere prelevato dopo tre giorni dal SIT test, senza<br />

influenzare il risultato;<br />

• vi sono risultati contradditori in relazione al SICCT test. Alcuni risultati supportano<br />

l’affermazione precedente, altri dati sperimentali suggeriscono che è più sicuro evitare<br />

di usare il test Bovigam® nei 7 giorni seguenti il SICCT test.<br />

’OSSERVATORIO<br />

L<br />

13 Sanità <strong>animale</strong>


Tabella 5. Esempi d’applicazioni in campo del test IFN (Bovigam ® ), a complemento dei test diagnostici primari<br />

per TB nel bovino<br />

Paese<br />

Nuova<br />

Zelanda<br />

USA<br />

Sud<br />

Africa<br />

Italia<br />

Repubblica<br />

d’Irlanda<br />

Nord<br />

Irlanda<br />

Gran<br />

Bretagna<br />

(UK)<br />

Test<br />

primario<br />

di<br />

screening<br />

per TB<br />

SIT<br />

caudale<br />

SIT<br />

caudale<br />

SIT<br />

caudale<br />

SIT<br />

cervicale<br />

SICCT<br />

SICCT<br />

SICCT<br />

Test in parallelo in bovini skin test negativi<br />

(interpretazione “qualsiasi positivo) per > Se<br />

Allevamenti infetti in modo acuto o cronico,<br />

per ridurre il tempo d’eradicazione<br />

Pre-movement test in bovini > 6 settimane<br />

da allevamenti infetti<br />

Come alternativa alla macellazione<br />

dell’intero allevamento infetto<br />

Allevamenti bovini e bufalini infetti in modo<br />

acuto o cronico<br />

Allevamenti bovini e bufalini infetti in modo<br />

acuto o cronico<br />

Allevamenti infetti in modo acuto o cronico,<br />

per ridurre il tempo di eradicazione<br />

Possibile screening d’allevamenti contigui<br />

a focolai confermati<br />

Parte di un pilota per supportare la<br />

rilevazione di bovini infetti in allevamenti<br />

“problema” con infezione cronica Gli<br />

allevamenti reclutati (e gli animali positivi<br />

rimossi) sono su base volontaria<br />

In focolai TB persistenti in cui ci sono<br />

reattori con lesioni visibili nei successivi 60<br />

giorni d’intervallo tra gli skin test<br />

In gravi focolai come alternativa alla<br />

macellazione totale o parziale<br />

In nuovi focolai confermati fuori da aree<br />

endemiche<br />

La tabella 5 riassume le diverse applicazioni in campo<br />

del test γ IFN in una selezione di paesi non ufficialmente<br />

indenni da TB con attivi programmi di<br />

controllo.<br />

Negli USA il γ IFN è un test supplementare approvato<br />

nel bovino dal 2001; ora è usato di routine in alternativa<br />

al SICCT per chiarire lo stato dei reattori al<br />

SIT caudale in allevamenti presumibilmente indenni<br />

dall’infezione (test seriale) ed è approvato anche<br />

come test in parallelo con il SIT caudale in allevamenti<br />

infetti, in alternativa al de-popolamento.<br />

Anche in Nuova Zelanda il γ IFN è approvato nel bovino<br />

come test ancillare a complemento del SIT caudale,<br />

sia come test in serie per i reattori allo skin test e<br />

come test in parallelo per gli animali skin test negativi<br />

in allevamenti infetti. Inoltre, il γ IFN è usato in parallelo<br />

con il SIT nel controllo dei bovini al pre-movement<br />

da allevamenti infetti (al contrario degli allevamenti<br />

indenni, in cui i bovini sono testati al pre-movement<br />

solo con il SIT). Nel luglio 2002 il test γ IFN è<br />

Usi operativi del test γ IFN<br />

Test in serie (di conferma) di reattori<br />

allo skin test (interpretazione “entrambi<br />

positivi”) per > Sp<br />

Su tutti i reattori al test primario in<br />

allevamenti indenni. Tre differenti formati di<br />

test sono disponibili, mirati a diversi livelli<br />

di specifcità<br />

Applicati anche in circostanze eccezionali in<br />

allevamenti infetti o sospesi<br />

In allevamenti presumibilmente TB free, per<br />

ri-testare i reattori sospetti di aspecificità al<br />

test primario<br />

stato formalmente riconosciuto dall’Unione Europea<br />

come test parallelo supplementare per aumentare la<br />

rilevazione del numero di bovini infetti in allevamento.<br />

Il test ora è uno strumento standard nel controllo<br />

di bovini nei paesi europei con tubercolosi endemica.<br />

Dal punto di vista del costo-beneficio <strong>della</strong> combinazione<br />

dei due test in situazioni differenti non è stato<br />

pubblicato alcuno studio completo. Un modello decisionale<br />

ad albero dell’uso del γ IFN in allevamenti con<br />

reattori multipli alla tubercolina in Gran Bretagna ha<br />

comunque stimato che ci vorrebbero significativi benefici<br />

nella riduzione <strong>della</strong> diffusione intra e inter-allevamenti<br />

per rendere efficiente il test. Sarebbero necessari<br />

costosi trial rnadomizzati per controllare queste<br />

ipotesi sul campo, ad esempio se l’uso congiunto del<br />

γ IFN e dello skin test potesse significativamente accorciare<br />

il tempo di restrizione cui sono sottoposti gli<br />

allevamenti infetti rispetto all’uso del solo skin test.<br />

Nondimeno, l’impiego del γ IFN in Gran Bretagna si<br />

è diffuso dal 2002 per l’uso ancillare ad hoc a complemento<br />

del SICCT test in situazioni specifiche.<br />

Sanità <strong>animale</strong> 14 ’OSSERVATORIO<br />

-<br />

-<br />

Nel caso di sospetto di reazioni non<br />

specifiche a SICCT, usando un punto di<br />

cut-off più alto e antigeni specifici di M.<br />

bovis<br />

Parte di un trial volontario in un numero<br />

d’allevamenti indenni selezionati random<br />

per stabilire la specificità<br />

In allevamenti reattori non confermati<br />

(NVL, colture negative) senza precedenti<br />

infezioni confermate e in aree a bassa<br />

prevalenza, dove si sospetta una reazione<br />

non specifica alla tubercolina<br />

Rapido ri-controllo di bovini con reazioni<br />

anomale allo skin test, in cui si sospetta<br />

interferenza fraudolenta<br />

L


Diagnosi basata sugli anticorpi<br />

La reazione dell’ospite alla tubercolosi è prevalentemente<br />

rappresentata dall’immunità cellulo-mediata,<br />

affiancata, con il progredire <strong>della</strong> malattia, dalla risposta<br />

anticorpale.<br />

Figura 1. Rappresentazione schematica dello spettro<br />

di risposte del sistema immunitario bovino ai vari test<br />

per TB (adattata da Vordermeier et al., 2004)<br />

La figura 1 rappresenta schematicamente l’evoluzione.<br />

Sulla destra del grafico vi sono gli animali con infezione<br />

avanzata e generalizzata, ma che non rispondono<br />

alla tubercolina a causa di una debole risposta<br />

dell’immunità cellulo-mediata. E’ stato speculato che<br />

questi animali “anergici” sono probabilmente malati<br />

e altamente infettanti e che potrebbero essere la causa<br />

di gravi e persistenti focolai. Un a certa proporzione<br />

di bovini “anergici” può essere rilevata con metodi<br />

sierologici (tipo ELISA). Questi test sono stati sviluppati<br />

nelle ultime due decadi per rilevare la tubercolosi<br />

bovina ed umana, ma generalmente soffrono di<br />

una bassa Se, quando paragonati allo skin test e al γ<br />

IFN, soprattutto quando applicati ad animali ai primi<br />

stadi d’infezione. L’inclusione d’antigeni di M. bovis<br />

più specifici (e.g. MPB70 e MPB83) ha aumentato la<br />

Sp, ma non la Se. Studi recenti hanno mostrato che<br />

la risposta anticorpale contro M. bovis è incrementata<br />

dallo skin test (risposta anamnestica). Questo incremento<br />

è direttamente proporzionale alla gravità <strong>della</strong><br />

malattia e alla sua generalizzazione.<br />

In sintesi, i test sierologici che rilevano gli anticorpi<br />

sono relativamente economici e semplici da fare, ma<br />

non offrono, al momento un’alternativa ai test basati<br />

sull’immunità cellulo-mediata.<br />

Essi possono essere considerati come test ancillari per<br />

lo skin e il γ IFN test in bovini negativi appartenenti<br />

ad allevamenti con infezione cronica confermata o in<br />

caso di focolaio.<br />

Altri test diagnostici complementari<br />

La coltura convenzionale rimane il gold standard per<br />

la rilevazione di M. bovis in campioni clinici come i<br />

tessuti, il muco nasale, il sangue. I metodi basati su<br />

L<br />

’OSSERVATORIO<br />

PCR offrono potenziali vantaggi di sensibilità, flessibilità<br />

e rapidità. Le metodiche PCR non hanno però<br />

fino ad ora mostrato d’essere superiori alla coltura di<br />

routine in termini di sensibilità e specificità. Le limitazioni<br />

probabilmente sono legate al basso numero di<br />

bacilli in campioni clinici, all’eliminazione intermittente,<br />

all’estrazione inefficiente del DNA dei micobatteri<br />

o alla presenza d’inibitori di PCR nei campioni.<br />

PCR rimane d’uso limitato nell’identificazione d’infezione<br />

con M. bovis nei campioni clinici, poiché<br />

richiede elevate quantità di bacilli. In breve, anche<br />

se le metodiche PCR beneficiano di una più precoce<br />

identificazione delle specie di micobatteri rispetto<br />

alla coltura, non è realistico considerale ancora una<br />

valida scelta agli strumenti impiegati per la diagnosi<br />

di routine di TB negli animali in vita.<br />

Infine, sono state investigate le potenzialità di sensori<br />

chimici nel diagnosticare l’infezione con M. bovis,<br />

che si basano sulla rilevazione ed analisi di composti<br />

organici volatili in campioni di siero da vitelli infetti,<br />

un approccio conosciuto come “naso elettronico”<br />

(“e-nose”). Nonostante risultati iniziali promettenti<br />

(8 vitelli infettati sperimentalmente discriminati correttamente<br />

da controlli non infetti tre settimane dopo<br />

l’infezione), sono necessari altri studi allargati per<br />

valicare scientificamente questa tecnologia.<br />

Sviluppi futuri<br />

L’uso d’antigeni o peptici sintetici specifici per M.<br />

bovis, in alternativa alla PPD bovina, sono ancora in<br />

corso di valutazione per lo sviluppo di un test intradermico<br />

più specifico.<br />

Le recenti acquisizioni sulle sequenze genomiche di<br />

M. tuberculosis, M. bovis e M. bovis BCG hanno permesso<br />

di eseguire analisi genomiche comparative per<br />

screening immunologici di potenziali antigeni. Diversi<br />

antigeni possono incrementare la sensibilità e<br />

la specificità del γ IFN quando usati in combinazione<br />

con ESAT-6 e CFP-10, anche se più antigeni vanno<br />

valutati per giungere alla sensibilità <strong>della</strong> tubercolina.<br />

L’uso d’antigeni ESAT-6 e CFP-10 nel test del γ<br />

IFN sono in grado di discriminare gli animali vaccinati<br />

da quelli infetti, ma vi è bisogno di estendere i la<br />

sperimentazione ad un più grande numero di bovini.<br />

In Gran Bretagna si sta acquisendo esperienza circa<br />

l’evidenza di differenze esistenti tra ceppi di M. bovis<br />

(spoligotipi) nella loro capacità di indurre una risposta<br />

cellulo-mediata dell’ospite. Questo fenomeno è già<br />

stato descritto per differenti genotipi di M. tuberculosis.<br />

Il riconoscimento di differenti cloni di M. bovis<br />

consentirà di paragonarli e di identificare differenze<br />

nella virulenza, trasmissibilità e immunogenicità.<br />

Se esiste tale variabilità, la sorveglianza costante dei<br />

tipi molecolari può essere necessaria al fine di mirare<br />

la diagnosi di TB e le misure di controllo concernenti<br />

i ceppi di M. bovis prevalenti a livello locale.<br />

15 Sanità <strong>animale</strong>

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