rivista n. 1/2009 (pdf) - Carmelitani Scalzi di Sicilia
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mento dell’amore visibile e sensibile Teresa<br />
viene inserita nella preghiera; ella l’accetta<br />
e si sente immersa nella sua atmosfera: non<br />
aspetta in essa una risposta <strong>di</strong>retta e personale<br />
<strong>di</strong> Dio. La risposta è già implicita in<br />
questo pregare insieme».<br />
«Avevo soltanto buoni esempi intorno<br />
a me, naturalmente volevo seguirli». Così<br />
scrive Teresina e, infatti, ciò che imme<strong>di</strong>atamente<br />
risalta da un primo approccio con<br />
la famiglia Martin è proprio l’esempio dato<br />
da due genitori che si amano e che fa intuire<br />
che <strong>di</strong>etro a quel loro amore c’è Dio.<br />
Genitori che insieme pregano,<br />
che insieme s’inginocchiano<br />
e insieme fanno <strong>di</strong>giuno,<br />
che hanno in comune<br />
l’obiettivo della santità.<br />
Sono d’esempio in<br />
tutto: nel lavoro, nella<br />
pietà, nella prova,<br />
nella gioia, nel far<br />
elemosina... e in<br />
tutto testimoniano<br />
una quoti<strong>di</strong>anità<br />
sempre vissuta alla<br />
presenza <strong>di</strong> Dio.<br />
In casa Martin<br />
la fede si respira in<br />
modo naturale come<br />
l’aria. Se Zelia <strong>di</strong>ce spesso<br />
che «Dio è il Maestro e<br />
fa ciò che vuole», il marito le<br />
fa eco ripetendo «Dio è il primo<br />
servito». All’infuori del Signore, tutto<br />
è considerato vanità: la preghiera vivifica<br />
l’esistenza e, in questo modo, la stessa vita<br />
<strong>di</strong>viene un’incessante preghiera. Ogni cosa,<br />
ogni evento che capita, serve a portare l'anima<br />
a Dio; tutto è organizzato in funzione<br />
dell'eternità e tutto concorre a svegliare e far<br />
sviluppare nelle figlie la fede, alla luce della<br />
quale è affrontato non solo ogni aspetto della<br />
vita ma anche la morte.<br />
Il motivo conduttore dell’Epistolario <strong>di</strong><br />
Zelia e la piccola Teresa Martin<br />
Zelia, «Non avere paura, il buon Dio è con<br />
noi!», mette in luce la spiritualità dell'abbandono<br />
propria della famiglia Martin. In ogni<br />
circostanza, anche durissima, essi scoprono<br />
la positività <strong>di</strong> un <strong>di</strong>segno buono e provvidente<br />
<strong>di</strong> Dio: «Quando chiudevo gli occhi<br />
ai miei cari piccini tutti mi <strong>di</strong>cevano: "Meglio<br />
sarebbe stato non averli mai avuti”. Non<br />
potevo tollerare questo linguaggio. Non trovavo<br />
che i miei dolori ed affanni potessero<br />
essere commisurati con la felicità eterna dei<br />
miei bambini».<br />
I due sposi hanno l’intuizione<br />
<strong>di</strong> una comunione d’anime che<br />
va oltre la morte, salutano il<br />
loro morticino come «il<br />
vero vivente» e, quando<br />
Elena si ammala<br />
<strong>di</strong> otite, la mamma la<br />
sprona a recitare una<br />
preghiera al fratellino.<br />
Alla morte della<br />
piccola, i genitori,<br />
capaci <strong>di</strong> vedere oltre<br />
la “notte”, “insieme”<br />
la offrono al<br />
Signore, esemplari in<br />
questo riconsegnare<br />
coscientemente i figli<br />
nelle mani del Creatore.<br />
L'offerta <strong>di</strong>viene in ogni<br />
circostanza un'abitu<strong>di</strong>ne,<br />
un bisogno del cuore.<br />
Anche davanti alla clausura<br />
dell’ultima figlia rimasta, Celina, la<br />
reazione <strong>di</strong> Luigi Martin è sublime: «Vieni,<br />
an<strong>di</strong>amo insieme davanti al Santissimo<br />
a ringraziare il Signore che mi fa l'onore <strong>di</strong><br />
prendermi tutte le mie figliole».<br />
I coniugi Martin cominciano la loro<br />
giornata con la santa Messa quoti<strong>di</strong>ana, alle<br />
cinque e mezzo del mattino. Alla sera, dopo<br />
le dure giornate <strong>di</strong> lavoro, i loro pensieri, le<br />
loro preghiere sono rivolte tutte verso il piccolo<br />
essere che sta per arrivare.<br />
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