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rivista n. 3/2011 (pdf) - Carmelitani Scalzi di Sicilia

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nelCuoreChiesaRivista perio<strong>di</strong>ca del Carmelo Teresiano <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong> - N. 3/<strong>2011</strong>dellaSpe<strong>di</strong>zione in abbonamento postale - Art. 2 comma 20/C - Legge 662/96 - Filiale <strong>di</strong> CataniaPanemNostrum


nelCuoredelladellaChiesaRivista trimestraledel Carmelo <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>N. 3/<strong>2011</strong>luglio - agosto - settembreAnno 12Sede legaleSantuario Madonna dei Rime<strong>di</strong>Piazza In<strong>di</strong>pendenza, 9 - PalermoAutorizzazione del Tribunale <strong>di</strong> Palermon. 15 del 20/04/1973Con approvazione dell’Or<strong>di</strong>nein copertinaMaestrodell'Osservanza,Antonio ascoltail vangelodel giovane ricco,1430-1440,Berlino,Gemaeldegalerieder Staatlichen MuseenS O M M A R I OAmministratorepadre Teresio Iu<strong>di</strong>ceDirettore Responsabilepadre Renato Dall’AcquaRedattore Capopadre Mariano Tarantino<strong>Carmelitani</strong> <strong>Scalzi</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>Contrada Monte Carmelo96010 Villasmundo (SR)Tel. 0931.959245 - Fax 0931.950514www.carmelosicilia.ite-mail: <strong>rivista</strong>@carmelosicilia.itImpaginazione graficabrunomarchese@virgilio.itStampawww.ital-grafica.itABBONAMENTIOr<strong>di</strong>nario € 13,00Sostenitore € 20,00Promotore € 30,00C.C.P. n. 12641965 intestato a:<strong>Carmelitani</strong> <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>Commissariato <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong>Contrada Monte Carmelo96010 Villasmundo (SR)47810121620243 E<strong>di</strong>torialeCon gli occhidell'anima...dal Cammino<strong>di</strong> PerfezioneSenza andarelontano«Mangiafigliola»A cuore apertoIl Dio presenteAntropologiadella preghieraCristo in me26 «Ascoltatelo!»3034363840424345Il CorpusDomini e ilculto eucaristicoImparandoa farglicompagniaStoria<strong>di</strong> un <strong>di</strong>alogoChiusuradel CentenarioPer la Chiesain EgittoIo vengoper farela tua volontàGiovani ra<strong>di</strong>catinella fedeUn fiume<strong>di</strong> latte2


E D I T O R I A L EAlla mensa <strong>di</strong> Gesù<strong>di</strong> padre Mariano TarantinoIl lungo cammino verso la “perfezione” chela Santa Madre ha in<strong>di</strong>cato alle sue figliee ai suoi figli giunge al termine in unamaniera inattesa.Pare non sia nelle ultime pagine del Cammino<strong>di</strong> Perfezione che vada ritrovato l'epilogodel <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Teresa: i suoi «avvisi econsigli», ben prima <strong>di</strong> giungere all'ultima petizionedel Pater Noster, sembra arrivino alloro vero obiettivo quando la Santa si trova acommentare il «Fiat voluntas tua», detto daGesù nell'Orto degli Ulivi e ripetuto insieme aLui da ogni buon <strong>di</strong>scepolo.«Tutto quello su cui vi ho avvisato in questolibro va <strong>di</strong>retto a questo punto <strong>di</strong> darci del tuttoal Creatore e mettere la nostra volontà nellasua e <strong>di</strong>staccarci dalle creature» (C 32,9): questopassaggio potrebbe essere considerato il veroepilogo dell'opera, il vero obiettivo della faticaletteraria <strong>di</strong> Teresa.Tutto quello che ci ha detto nel Camminovuole giungere a questa offerta <strong>di</strong> sé, a questoamore al Padre, a questa libertà da tuttociò che non è Lui, a questa umiltà <strong>di</strong> sapersiin profon<strong>di</strong>tà “un nulla” chiamato però, come<strong>di</strong>ce la Santa, a <strong>di</strong>alogare con un Dio Grandeche fa cose gran<strong>di</strong> nel cuore, nella vita dei suoifigli. Dare la nostra volontà a Dio in manierache «faccia in tutto quello che ci tocca conformea essa»: è il mistero del Getsemani in cuiGesù sceglie quello che vuole il Padre, ovvero<strong>di</strong> amare i suoi fino alla fine, fino all'estremadonazione <strong>di</strong> Sé. È quello che ogni buon <strong>di</strong>scepolodeve giungere a compiere nella sua vita,accettando le concretissime vie attraverso cuiDio lo chiama a questo amore «fino alla fine» escegliendo <strong>di</strong> rimanervi fedeli.Se questo è, dunque, l'obiettivo <strong>di</strong> tutto ilcammino <strong>di</strong> perfezione, se questa è, come ricordaTeresa, la «contemplazione perfetta»,la meta <strong>di</strong> ogni cammino spirituale, come sigiungerà a questa unione delle volontà per cuiil credente sceglie <strong>di</strong> assecondare quella volontà<strong>di</strong> Dio intuita nella preghiera e nella vita?Qui l'epilogo teresiano si apre al misteroeucaristico. Cogliendo il passaggio alla nuovapetizione del Pater che sta commentando«(Dacci oggi il nostro pane quoti<strong>di</strong>ano)», Teresaintuisce che solo l'Eucaristia è il luogo nelquale il cristiano può <strong>di</strong>sporsi a “ fare la Suavolontà”. Nessun <strong>di</strong>scorso moralistico ci vienedalla Madre, ma solo il rinnovato invito allacontemplazione dell'unico mistero che può insegnarciogni cosa. Solo contemplando nel sacramentodel pane e del vino «l'estremo amore<strong>di</strong> Gesù», il <strong>di</strong>scepolo potrà determinarsi a piùamore, a quel <strong>di</strong> più <strong>di</strong> amore che la volontà <strong>di</strong>Dio intuita gli sta in<strong>di</strong>cando.Il “cammino <strong>di</strong> perfezione” trova il suonaturale approdo proprio alla mensa <strong>di</strong> Gesù,dove ogni figlio e figlia <strong>di</strong> Teresa potrà contemplarel'altezza, la larghezza e la profon<strong>di</strong>tàdell'amore <strong>di</strong> Cristo per Lui e sentirsi spinto aduna risposta che, attraverso concreti gesti e parolevere, <strong>di</strong>rà un amore che va imparando «dalgran Capitano dell'amore» ad essere veramentetale, ad essere eucaristico, ad essere donazione,ad essere ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> grazie3


Con gli occhidell'animaPregare con l'eucaristiasecondo santa Teresa<strong>di</strong> Michele SavastaTUTTI siamo sotto gli occhi <strong>di</strong>Dio, chi fa orazione lo è in modospeciale, perché sente che Dio loguarda. È strana questa insistenza sullasensibilità, sulla "fisicità" in una santa cheimmaginiamo sempre rapita in estasi, quasi<strong>di</strong>staccata dal corpo per una incessanteunione con Dio.Eppure Teresa <strong>di</strong> Gesù vive <strong>di</strong> questavicinanza, quasi fisica, <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong> questiocchi addosso <strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong> questo "sentire"Gesù come una persona in carne e ossa,4Anonimo spagnolo, Cristo risorto e santa Teresa, sec. XVII, Coll. Privata


che nell'Eucarestia trova la sua piena econtinua realizzazione, tanto da indurla aridere tra se stessa quando sentiva <strong>di</strong> altriche avrebbero desiderato vivere al tempodegli apostoli per vedere Gesù da vicino(cfr C 34,6). Nell'Eucarestia infatti non c'èlo stesso Gesù vivo,vero, reale che ha vissutoin Palestina? E allora, è con Lui chedobbiamo stabilire un rapporto intimo <strong>di</strong>amicizia, certi <strong>di</strong> essere da Lui amati, daLui guardati e, per ciò stesso <strong>di</strong> poterci intrattenerefrequentemente «da solo a solo»con Lui (cfr V 8,5).E così Teresa, prendendoci per mano, ciintroduce nel mistero del suo castello interioresvelandoci con semplicità, con simpatia,con enorme esperienza mistica, la suavita <strong>di</strong> amore appassionato a Cristo.Amicizia... uguaglianza e <strong>di</strong>sparità<strong>di</strong> con<strong>di</strong>zione«Perchè l'amore sia vero e l'amicizia durevole- osserva subito la Santa - occorconoparità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni e noi invece sappiamo -continua con spiazzante senso pratico - chementre nostro Signore non può avere alcun<strong>di</strong>fetto, noi, invece, siamo viziosi, sensualied ingrati, per cui - è logico e leviamocelosubito dalla testa - non possiarno amarequanto Egli si merita» (V 8,5).E allora abbandoniamo tutto e ci scoraggiamo?No, la Santa, con bonaria ironiae abissale umiltà, riconosce sì che noi siamoviziosi, sensuali ed ingrati ma, <strong>di</strong>stogliendolo sguardo da se stessa, in cui non vede nulla<strong>di</strong> buono, continua: «Tuttavia, considerandoquanto ci sia vantaggioso averlo peramico, e quanto Egli ci ami (...) pazienza,vuol <strong>di</strong>re che ci tocca sopportare la pena<strong>di</strong> stare a lungo con uno che sentiamo così<strong>di</strong>verso da noi» (V 8,5). Insomma, non èLui che deve sopportare la presenza <strong>di</strong> noipeccatori, ma siamo noi peccatori a doverrassegnarci alla nostra <strong>di</strong>versità da un Dioche ha dato la sua vita per noi!? E restiamoscioccati: davvero i santi amavano cosìintensamente Gesù? Davvero è possibilestabilire con Lui un rapporto <strong>di</strong> confidenza,<strong>di</strong> amicizia, <strong>di</strong> amore così <strong>di</strong>vinamenteprofondo, così umanamente impossibile?Ma Teresa va oltre, ha ancora il coraggio<strong>di</strong> passare all'attacco e, prima, rimproveral'eccesso <strong>di</strong> amore <strong>di</strong> Gesù, e poi, sottovoce,borbottando quasi con se stessa, «eche eccesso <strong>di</strong> amore pure in quel Padre»!(C 33,3)E con commovente sensibilità <strong>di</strong> sposa e<strong>di</strong> madre, rivolgendosi proprio a Lui, esigespiegazioni: «Ma voi, o Eterno Padre, comeavete potuto acconsentire che vostro Figliorimanga sempre in mezzo a noi per soffrireogni giorno nuovi generi <strong>di</strong> strapazzi? (...)Ed è possibile che la vostra tenerezza permettache sia esposto ogni giorno - sì, <strong>di</strong>coogni giorno - a tanti maltrattamenti?» (C33,3).E si permette persino farGli delle raccomandazioni:«Non lasciateVi abbagliaredall'amore che ci porta, perchè Egli, pur <strong>di</strong>compiere in tutto la vostra volontà e lavorarealla nostra salute, si lascerebbe metterein brani ogni giorno! Spetta Voi avernepensiero, perchè per conto suo non si cura<strong>di</strong> nulla. E poi, è possibile che ogni nostrobene ci debba sempre venire a Sue spese?Forse perchè non parla mai; ma ci deve esserealcuno che si prenda le <strong>di</strong>fese <strong>di</strong> questomansuetissimo Agnello!» (C 33,4).E le lacrime ti irrigano silenziose il volto,la commozione ti stringe il cuore e un<strong>di</strong>ffuso fremito ti scuote misto a un profondo,sentito stupore per tanta amicizia, pertanto amore, per tanta gelosia. Sì, Teresa ègelosa <strong>di</strong> Gesù tanto da rammaricarsi filialmentecon Dio Padre che permette che ilsuo Gesù - <strong>di</strong> Teresa - debba soffrire ancoranell'Eucaristia i maltrattamenti e le tanteirriverenze.Questo sì che è Amore!5


«Mire che le mira» (V 13,22)Ma <strong>di</strong>nanzi all'Ostia, <strong>di</strong>nanzi a GesùEucaristia qual è il comportamento <strong>di</strong> santaTeresa? La prima reazione, al pensiero che la«tremenda Maestà» èpresente nel SS. Sacramentoche sta perricevere, è quella che«i capelli mi si rizzanosulla testa» (V38,19). «Come potreiio, povera peccatriceche tante volte l'hooffeso, avere il coraggio<strong>di</strong> stargli vicino,se lo vedessi in tuttala sua maestà. Invecesotto gli accidenti delpane è molto più accessibilea quel modoche quando un re sitraveste, sembra che,parlando con lui, nonsi debbano avere tantiriguar<strong>di</strong> e soggezioni, e pare che anch'Egli siaobbligato ad acconsentire per il fatto che si ètravestito. Ora se non si fosse così travestito,chi <strong>di</strong> noi oserebbe accostarlo?» (C 34,9).«Quanto a voi fategli buona compagnia enon vogliate perdere una così bella occasioneper trattare dei vostri interessi, come quellache vi offre dopo la santa comunione. (...)quel tempo è assai prezioso perchè allora ilmaestro ci istruisce: facciamo d'ascoltarlo,baciamogli i pie<strong>di</strong>, riconoscenti per tantasua degnazione e supplichiamolo<strong>di</strong> rimaneresempre con noi» (C 34,10).E questo per deferenza anche al Padre,perché, scrive la Santa: «Un giorno appenacomunicata, mi fu dato d'intendere che ilcorpo sacratissimo <strong>di</strong> Cristo viene ricevutonell'interno dell'anima dallo stesso suo Padre»(R 57,1), e prosegue: «Compresi chiaramenteche le Tre Divine Persone sono dentro6Appena comunicate,chiudete gli occhidel corpo e aprite quellidell'anima per fissarli infondo al vostro cuore,dove il Signore è <strong>di</strong>sceso.<strong>di</strong> noi e il Padre gra<strong>di</strong>sce molto l'offerta cheGli facciamo <strong>di</strong> suo Figlio, perchè Gli si offrela possibilità <strong>di</strong> trovare in Lui le sue delizie ele sue compiacenze anche sulla terra».Ecco allora perché «quel tempo è assaiprezioso», e perché,«se si vuole godere<strong>di</strong> questa ebrezza <strong>di</strong>vina,non dobbiamoabbandonarlo appenaricevuto, per correre<strong>di</strong>etro alle miseriedella terra, nelle brighedel mondo, quasisi facesse il possibileper indurre il Signorea sgombrare prestola nostra casa, maappena comunicatichiudere gli occhi delcorpo e aprire quellidell'anima per fissarliin fondo al nostrocuore dove il Signoreè <strong>di</strong>sceso» (C 34,12).Quando ricevi Gesù Eucaristia chiu<strong>di</strong> gliocchi, ma quando sei davanti a Lui espostonel SS. Sacramento, allora «miri che le mira».L'amore, lo sappiamo, si nutre <strong>di</strong> sottiliintese, <strong>di</strong> sguar<strong>di</strong> profon<strong>di</strong>, <strong>di</strong> assordanti silenzi,ma Gesù è uomo e anche lui preferiscele nostre intese, i nostri sguar<strong>di</strong>, i nostri silenzi.E l'ha <strong>di</strong>mostrato: s'è sentito addossogli occhi curiosi <strong>di</strong> Zaccheo, ha incontrato gliocchi smarriti <strong>di</strong> Pietro, ha incrociato e fissatoa lungo gli occhi del giovane ricco, e inogni caso c'è stata una risposta <strong>di</strong> salvezza e<strong>di</strong> amore: intuitus eum <strong>di</strong>lexit eum, ti guardadentro, ti ama tutto.A Gesù piacciono i nostri sguar<strong>di</strong>, sì, nondesidera altro che lo guar<strong>di</strong>amo: ed è preghiera,è dono, è grazia. «Miri che le mira», guardarloche ti sta guardando: i tuoi occhi dentroi Suoi si riempiono <strong>di</strong> Dio e tu ti scopri figliodel Padre!


...dal Cammino <strong>di</strong> PerfezioneQuanto a voi, fategli buona compagniae non vogliate perdere unacosì bella occasione per trattare deivostri interessi, come quella che vi sioffre dopo la Santa Comunione.Se l'obbe<strong>di</strong>enza vi occupain altre cose, procurate<strong>di</strong> rimanergli unite conl'anima.Ma se voi portate ilpensiero ad altre cose,non fate conto <strong>di</strong> Luie neppur pensate chevi sta nell'anima, comevolete che vi si <strong>di</strong>a aconoscere? Quel tempo èassai prezioso perché allorail Maestro ci istruisce: facciamod'ascoltarlo, baciamogli i pie<strong>di</strong>, riconoscentiper tanta sua degnazione, e supplichiamolo<strong>di</strong> star sempre con noi. (34,11)Appena comunicate, chiudetegli occhi del corpo e apritequelli dell'anima per fissarliin fondo al vostro cuore,dove il Signore è <strong>di</strong>sceso.Vi <strong>di</strong>co, vi torno a<strong>di</strong>re e ve lo vorreiripetere all'infinito, chese vi abituate a questapratica ogni qualvoltavi accostate alla comunione,il Signore non sinasconderà mai così deltutto da non manifestarsi conqualcuno <strong>di</strong> quei molti espe<strong>di</strong>entiche ho detto, in proporzione del vostrodesiderio: lo potreste desiderare con tantoardore da indurlo talvolta a manifestarsi deltutto.Procurate <strong>di</strong> mantenervi in tali <strong>di</strong>sposizionida poterlo godere con frequenza. (34,12)Ma se noi non facciamo conto <strong>di</strong> Lui, e loabbandoniamo appena ricevuto per correr<strong>di</strong>etro alle miserie della terra, che volete chefaccia?Deve costringerci a guardarloper potersi manifestare? Giàuna volta gli avvenne <strong>di</strong> mostrarsia tutti svelatamentee <strong>di</strong> <strong>di</strong>re chi Egli era,ma si sa in che modo futrattato e quanto pochigli credettero!Non è già per una suagrande misericor<strong>di</strong>a se ciassicura che Egli si trovanel Santissimo Sacramentoe vuole che ci cre<strong>di</strong>amo?Ma quanto a mostrarsi svelatamente,a comunicare le sue grandezzee a <strong>di</strong>ffondere i suoi tesori, è esso un favoreche non vuol concedere se non a coloro chene vede molto desiderosi.Questi sono i suoi amici, machiunque non gli è tale, e noncerca <strong>di</strong> <strong>di</strong>venirlo neanchequando lo riceve nellacomunione, faccia purea meno d'importunarlo,ché non si manifesterà.Costui, pago d'aversod<strong>di</strong>sfatto al precettodella Chiesa, non vedel'ora <strong>di</strong> uscir dal tempioe <strong>di</strong> cacciarsi il Signoredall'anima.Si ingolfa negli affari, nelleoccupazioni e nelle brighe del mondo,quasi faccia il possibile per indurre ilSignore a sgombrargli presto la casa. (34,13)Antica medaglia votiva in bronzo celebrativa <strong>di</strong> sanGiovanni della Croce raffigurato al dritto con santaTeresa d'Avila, irra<strong>di</strong>ati dalla colomba <strong>di</strong>vina, alrovescio la Sacra Famiglia.7


Senza andarelontanoEsperienzae pedagogia eucaristicain Teresa <strong>di</strong> GesùA cura della Redazione«Ero molto devota <strong>di</strong> Santa MariaMaddalena, e pensavo spesso allasua conversione, specie quando micomunicavo. Sapendo che il Signorestava allora con me, mi gettavo aisuoi pie<strong>di</strong> immaginandomi che le mielacrime non meritassero <strong>di</strong> esser deltutto <strong>di</strong>sprezzate» (V 9,2).IN TERESA DI GESÙ il misterodell’Eucaristia si presenta sotto dueaspetti fondamentali: quello dell’esperienzae quello della catechesi pratica allesue consorelle e ai suoi lettori.Della formazione eucaristica <strong>di</strong> Teresanon abbiamo documentazione o testimonianzescritte, essa avviene in casa, comeè normale nella Chiesa pretridentina, ed ècostituita dalla partecipazione alla messadomenicale, dalla comunione, in particolarimomenti della vita familiare, da processioni,prima fra tutte quella della festa delCorpus.Nel monastero dell’Incarnazione la pietàeucaristica vissuta da Teresa è quella <strong>di</strong>8Simon Vouet, La Maddalena lava i pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Cristo nella casa <strong>di</strong> Simone, 1650 ca., USA, Coll. Privata


una normale comunità religiosa <strong>di</strong> allora.La comunità assiste alla messa quoti<strong>di</strong>anala mattina, ma sono poche le date in cui èpermessa la comunione. Secondo le Costituzionidel tempo la comunione è previstala prima domenica <strong>di</strong> Avvento, a Natale, laprima domenica <strong>di</strong> Quaresima, il Giovedìsanto, per Pasqua, Ascensione, Pentecoste,Corpus, Madonna del Carmine, Tutti iSanti, e in altre circostanze con il permessodel confessore e della superiora.Un certo peso nello sviluppo e nellaformazione della pietà eucaristica <strong>di</strong> Teresadevono avere avuto la lettura e l’assiduame<strong>di</strong>tazione <strong>di</strong> opere come l’Imitazione <strong>di</strong>Cristo, e più ancora la Vita Christi <strong>di</strong> Ludolfo<strong>di</strong> Sassonia, libri che lei ritiene fondamentaliper le biblioteche dei suoi Carmeli.Sappiamo dal racconto della Vita cheTeresa, dopo la morte del padre, per la revisione<strong>di</strong> vita che ne segue, si comunica ogniquin<strong>di</strong>ci giorni, e il suo primo biografo,Francisco de Ribera, scrive che, prima <strong>di</strong>lasciare il monastero dell’Incarnazione perfondare il monastero <strong>di</strong> San Giuseppe, lasanta avesse iniziato a comunicarsi quoti<strong>di</strong>anamente.Come altri ambiti della suo camminospirituale, anche questo resta inspiegabilesenza tenere conto dell’esperienza mistica.Un rapido sguardo alle grazie mistichecontenute negli appunti delle Relazioni evidenziache gran parte <strong>di</strong> esse Teresa le riceveal momento della comunione (R 1,23– C 24,6, R 36), compresa la missione e ilcarisma <strong>di</strong> fondatrice (V 32,11) e la graziadel matrimonio mistico, ricevendo la comunionedalle mani <strong>di</strong> san Giovanni dellaCroce (R 35; 7M 2,1).All’avviare il nuovo stile <strong>di</strong> vita comunitarianei suoi Carmeli Teresa riflette attentamentesull’importanza dell’Eucaristia.Nelle Costituzioni primitive ha un posto <strong>di</strong>rilievo la messa quoti<strong>di</strong>ana e, senza arrivarea proporre la comunione quoti<strong>di</strong>ana, aumentail numero delle comunioni, permessead ogni domenica e festa del Signore edella Madonna, oltre che nei giorni concessidal confessore e dalla priora.Le sue <strong>di</strong>sposizioni trovano uno svilupppopedagogico nel commento allapetizione del Pater: «Dacci oggi il nostropane quoti<strong>di</strong>ano». Il dato più notevole dellasua pedagogia è il realismo della fede nellapresenza reale del Signore (C 34,6-8) che lefa <strong>di</strong>re «Non c'è d'andar molto lontano percercare il Signore».L’eucaristia è prolungamento della presenza<strong>di</strong> Cristo tra gli uomini, presenza velatadella sua umanità come l’incarnazionefu presenza velata della sua <strong>di</strong>vinità, nuovotravestimento della sua persona gloriosa.Questa misteriosa presenza <strong>di</strong> Cristo nelsacramento è la più eccellente piattaformaper aprire l’accesso a tutte le modulazionedell’orazione - adorare, domandare, renderegrazie-, e in particolare per unirsi a Cristoe pregare con lui e in lui il Padre per laChiesa.L’eucaristia è mistero <strong>di</strong> comunione,principio e germe <strong>di</strong> unione. La comunionestessa è proposta da Teresa come un processo<strong>di</strong> interiorizzazione <strong>di</strong> Cristo, essenzastessa della santità, per cui l’eucarestia <strong>di</strong>ventacentro stesso della vita cristiana.A sua volta l’eucaristia è teofania, manifestazione<strong>di</strong> Cristo e del suo amore,Egli ha mille mo<strong>di</strong> per manifestarsi, ma siscopre solo a chi lo desidera molto (C 34,10.12).Infine nell’eucaristia, Cristo è sacrificatoper renderci possibile l’offerta <strong>di</strong> Luial Padre, da parte <strong>di</strong> tutti noi, chiamati aesercitare il sacerdozio battesimale (C 35).Quest’ultimo aspetto ha una importanzaspeciale nella formazione della carmelitana.La Santa, fin dal primo capitolo delCammino, ha responsabilizzate le sue figliealle gran<strong>di</strong> necessità della Chiesa: non solol’orazione ma tutta la vita della carmelita-9


na deve puntare a questo. Teresa termina lasua lezione <strong>di</strong> pietà eucaristica convocandole sorellle alla grande preghiera eucaristicaper la Chiesa.Come era naturale nella pietà del suotempo - e anticipando l’esplosione riparatricedei maestri del XIX secolo - il fattodelle profanazioni del sacramento si convertein lei in stimolo riparatore, che lasciafluire nell’ orazione all’Eterno Padre, dove,in una sorta <strong>di</strong> banchetto eucaristico improvvisato,ella convoca le sorelle per unapreghiera eucaristica che comincia con leparole: «Padre Santo che siete nei cieli, eche non osando negarci un favore <strong>di</strong> tantanostra utilità, avete desiderato e volutoche Vostro Figlio rimanesse sulla terra,possibile che non vi sia alcuno che sorga aprenderne le <strong>di</strong>fese, visto che Egli non si<strong>di</strong>fende mai?E perché, o figliuole, non le pren<strong>di</strong>amonoi? Certo che nella nostra miseria sarebbeuna grande temerità.Ma facciamoci coraggio!» (C 35.3)E conclude: «E allora che altro potreifare se non presentarvi questo Pane sacratissimo?Voi ce l'avete dato e io ve lo ritorno,e per i meriti <strong>di</strong> questo vostro Figlio che hatutti i motivi <strong>di</strong> essere esau<strong>di</strong>to, vi supplico<strong>di</strong> concedermi quello che vi chiedo. Oh! Sì,Signor mio, non tardate più oltre, calmatefinalmente questo mare, affinché la navedella Chiesa non sia sempre in burrasca.Salvateci o Signore, perché siamo inprocinto <strong>di</strong> perire!» (C 35.5)Tutto questo, vissuto fino all’ultimogiorno, che si conclude con l’ultima orazioneeucaristica <strong>di</strong> Teresa sul letto <strong>di</strong> morte:ormai esausta, all’avvicinarsi del Santissimo,riprende forza e inizia a voce alta il<strong>di</strong>alogo con il suo Signore ripetendo piùvolte: «È tempo, mio sposo, che ci ve<strong>di</strong>amo».Era un ultimo eco del Cantico deiCantici che aveva vissuto intensamente intante eucaristie della sua vita.«Mangia, figCristo offre il pane a Teresa:racconto ed immagineL'AVVENIMENTO rappresentatonei <strong>di</strong>pinti non deve confondersicon quello della comunione <strong>di</strong> santaTeresa, benchè il fatto sia imparentato conquesto. Teresa non sta ricevendo il corpo <strong>di</strong>Cristo nel pane eucaristico, ma è Cristo chele appare e la esorta ad alimentarsi con unpane or<strong>di</strong>nario.Ella stessa racconta l'episo<strong>di</strong>o, accadutonel monastero dell'Incarnazione ad Avilanel 1572: «Ero stata, credo per tre giorni,immersa in quella gran pena a cui vadosoggetta più o meno fortemente per la lontananza<strong>di</strong> Dio. Ma in quei giorni la penaera così viva che mi pareva <strong>di</strong> non poterlapiù oltre sopportare. Dopo aver molto sofferto,mi accorsi che si era fatto tar<strong>di</strong> perla cena. Del resto, non ne avevo neppur10Anonimo francese, Cristo nutre santa Teresa, sec. XVII, Francia, Collezione privata


nendone moltoconsolata, per sembrarmi che il Signorestesse veramente con me» (R 26).Non si tratta, è vero <strong>di</strong> una grazia eucaristicama la stretta relazione con essa ètanto più evidente in quanto nello stessoracconto fattone dalla Santa, aquella visione segue poi una verae propria grazia eucaristica.«La domenica delle Palme,appena fatta la comunione, mitrovai in così grande sospensioneda non poter neppure inghiottirela Sacra Ostia. Tornata alquantoin me stessa, e avendola ancorain bocca, mi parve che la boccami si riempisse <strong>di</strong> sangue, e che<strong>di</strong> sangue mi sentissi bagnato ilvolto e tutta la persona: un san-liola»voglia. Per i mieivomiti mi è <strong>di</strong>grande incomodonon poter cenareun po’ prima.Tuttavia, facendomimoltaforza, mi posi ilpane davanti perincoraggiarne amangiarlo. Imme<strong>di</strong>atamentemi sipresentò il Signore,il quale, spezzatoil pane - cosìalmeno mi parve- me lo pose inbocca <strong>di</strong>cendomi:"Mangia, figliuola,e rassegnatimeglio che puoi!Mi <strong>di</strong>spiace vedertisoffrire, maper ora ti convienecosì". Mi <strong>di</strong>sparveogni pena, rima-gue caldo, come se nostro Signore l'avesseversato allora allora. Mentre ne assaporavola straor<strong>di</strong>naria dolcezza, il Signore mi<strong>di</strong>sse: "Figliola, voglio che il mio sangue tigiovi. Non temere che la mia misericor<strong>di</strong>ati manchi. Io l'ho versato fra acerbissimidolori, e tu lo go<strong>di</strong> fra inenarrabili delizie.Ve<strong>di</strong> dunque che ti pago bene il banchettoche oggi mi prepari".Disse così perché da più <strong>di</strong> trent'anni, ilgiorno delle Palme, quando potevo, mi accostavoalla comunione cercando <strong>di</strong> prepararmil'anima in modo da offrire ospitalitàal Signore, parendomi che gli ebrei fosserostati ben cattivi, quando, dopo averlo accoltocon tanto trionfo, lasciarono che andassea mangiare lontano.Facevo conto <strong>di</strong> trattenerlo con me, benchénon gli apprestassi che un alloggio assaimisero, come ora mi accorgo, e mi abbandonavoad alcune ingenue considerazioniche il Signore doveva gra<strong>di</strong>re. Questa è unadelle visioni che io ritengo più sicure, dallaquale ebbi molto vantaggio per la santa comunione».(R 26)Il testo è estremamente caratteristicodella necessità fondamentale <strong>di</strong> Teresa <strong>di</strong>sentirsi alla presenza del Signore. Per leila vita mistica costituisce una relazione dapersona a persona, una unione progressiva aCristo al fine <strong>di</strong> compiere in tutto la volontà<strong>di</strong> Dio.Anonimo spagnolo, Cristo nutre santa Teresa, sec. XVII, Avila, Museo de la Santa11


A cuore apertoPer una teologia dell'Adorazione Eucaristica<strong>di</strong> Malcolm Card. Ranjith Arcivescovo <strong>di</strong> Colombo12


siamo davanti al SantissimoSacramento, invece <strong>di</strong>«Quandoguardarci attorno, chiu<strong>di</strong>amogli occhi e la bocca; apriamo il cuore; il nostrobuon Dio aprirà il suo; noi andremo aLui. Egli verrà a noi, l'uno chiede, l'altro riceve;sarà come un respiro che passa dall'unoall'altro», queste erano le parole con le qualiil curato d'Ars, San Giovanni Maria Vianney,cercava <strong>di</strong> spiegare l'adorazione.Adorazione è stare <strong>di</strong>nanzi a Dio onnipotentein un atteggiamento <strong>di</strong> silenzio,potente espressione <strong>di</strong> fede: «Parla, Signore,perché il tuo servo ti ascolta» (1 Sam.3,10). Èdavvero inspiegabile in termini umani. PapaBenedetto XVI ha spiegato il significato <strong>di</strong>adorazione come una proskynesis, «il gestodella sottomissione, il riconoscimento <strong>di</strong> Diocome nostra vera misura, la cui norma accettiamo<strong>di</strong> seguire, e come ad oratio contattobocca a bocca, bacio, abbraccio e quin<strong>di</strong> infondo amore». È tale processo <strong>di</strong> presenzadavanti a Dio che ci trasforma. San Paolo,parlando <strong>di</strong> coloro che si volgono verso il Signorecome fece Mosè, <strong>di</strong>chiara: «quando civolgeremo verso il Signore, il velo sarà tolto...e noi tutti, a viso scoperto, riflettendocome in uno specchio la gloria del Signore,veniamo trasformati in quella medesima immagine,<strong>di</strong> gloria in gloria» (2 Cor 3,16.18).È interessante notare che il verbo usato qui èlo stesso usato per spiegare la trasfigurazione<strong>di</strong> Cristo sul monte Tabor.La presenza dell'adorante <strong>di</strong>nanzi a Diolo trasforma. Ciò è mirabilmente espresso inquelle parole del libro dell'Esodo: «quandoMosè scese dal monte Sinai con le due tavoledella Testimonianza nelle mani, non sapevache la pelle del suo viso era <strong>di</strong>ventata raggiante,poiché aveva conversato con Yahweh.Ma Aronne e tutti gli israeliti, vedendo chela pelle del suo viso era raggiante, ebberotimore <strong>di</strong> avvicinarsi a lui» (Es 34, 29-30).È come quando qualcuno si mette a fissareintensamente un tramonto; dopo un po' <strong>di</strong>tempo, anche il suo volto assume un coloritodorato.Il vescovo Fulton J. Sheen nota, nellospiegare tale esperienza, che quando guar<strong>di</strong>amoall'Eucaristia in un atteggiamento <strong>di</strong>adorazione, <strong>di</strong> profonda riverenza e amoreaccade qualcosa in noi <strong>di</strong> molto simile aquanto accadde ai <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Emmaus. Ilpomeriggio della domenica <strong>di</strong> Pasqua, quandoil Signore si fece loro incontro, domandòperché fossero così tristi. Trascorse alcuneore alla Sua presenza e ascoltando <strong>di</strong> nuovo ilsegreto della spiritualità – il Figlio dell'Uomodeve soffrire per entrare nella Sua gloria»– finito il tempo <strong>di</strong> stare con Lui, i loro cuoriardevano (Un tesoro nell'argilla). L'adorazioneeucaristica è quin<strong>di</strong> un incontro profondamentepersonale e, in qualche misura, comunitariocon il Signore. L'atteggiamento innato<strong>di</strong> riverenza non è dato da alcun senso <strong>di</strong>remissività, ma da un atteggiamento <strong>di</strong> fedeprofonda e dal grande desiderio <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo,o meglio, un atteggiamento <strong>di</strong> presenza eascolto tra l'"Io" e il grande "Tu" – la ricercadella comunione.È come quando Mosè guardava il rovetoardente. Il roveto continuava a bruciare,ma non si <strong>di</strong>struggeva. La nostra presenzadavanti al Signore eucaristico non <strong>di</strong>minuiscela Sua gloria, ma parla a noi e noi <strong>di</strong>aloghiamocon Lui. E in tutto questo, veniamotrasformati. Non è Lui che cambia, ma noi.Eppure, lungo la storia della Chiesa, questagrande fede nella Presenza <strong>di</strong> Gesù in personanella Santissima Eucaristia, ha avutoanche dei detrattori, soprattutto quelli checriticavano la pratica ecclesiale dell'adorazioneeucaristica.Obiezioni all'AdorazioneIl Santo Padre, papa Benedetto XVI,nella Esortazione apostolica post-sinodales,parla <strong>di</strong> un'opinione che si era <strong>di</strong>ffusa mentrela riforma liturgica conciliare muoveva i pri-Alessandro Bonvicino detto "Il Moretto", Cristo eucaristico con i santi Bartolomeo e Rocco,1545, Castenedolo (Brescia), Chiesa <strong>di</strong> san Bartolomeo13


munione (in usu, non extra). Infatti i luteranicredono nella presenza reale solo tra la consacrazionee la Santa Comunione. Posizioneche fu fermamente condannata dal Concilio<strong>di</strong> Trento, che decretò che «se qualcuno <strong>di</strong>ràche, una volta terminata la consacrazione,nel mirabile sacramento dell'Eucaristia nonvi sono il corpo e il sangue del Signore nostroGesù Cristo, ma che vi sono solo durantel'uso, mentre lo si riceve, ma né prima nédopo; e che nelle ostie o particole consacrate,che si conservano o avanzano dopo la comunione,non rimane il vero corpo del Signore:sia anatema» (canone 731).Per la Chiesa cattolica dunque la presenza<strong>di</strong> Cristo nelle specie consacrate dell'Eucaristia,non è limitata solo al momento dellaComunione, ma permane. In altre parole,non è fatta solo per essere "mangiata", maanche per essere adorata.Papa Benedetto XVI sottolinea proprioquesto aspetto quando <strong>di</strong>chiara che «riceverel'Eucaristia significa porsi in atteggiamento<strong>di</strong> adorazione verso colui che riceviamo»(66). Effettivamente, l'Eucaristia non è semplicementel'anticipazione gioiosa del banchettoceleste che avverrà alla parusia, ma èpure il Sacrificio del Calvario e suo memomipassi, secondo cui «l'intrinseco rapportotra la santa Messa e l'adorazione del SantissimoSacramento non fu abbastanza chiaramentepercepito». Dichiara il Papa: «Un'obiezioneallora <strong>di</strong>ffusa prendeva spunto, adesempio, dal rilievo secondo cui il Pane eucaristiconon ci sarebbe stato dato per esserecontemplato, ma per essere mangiato» (66).Una situazione scaturita probabilmente daqualche influsso della teologia protestante,dal momento che tracce <strong>di</strong> tale errore riflettonoquanto avvenuto durante la riformaprotestante.Quasi tutti i riformatori contrad<strong>di</strong>cevanola dottrina tridentina sulla presenza permanentee transustanziata <strong>di</strong> Cristo nel pane evino consacrati, riducendolo a un mero fattosimbolico, affermando peraltro che l'Eucaristiaera solo una cena conviviale, ma non unsacrificio riattualizzato, per cui veniva menol'adorazione.Benché Lutero, Zwingli, Melantone eGiovanni Calvino avessero prospettive particolaritra loro a volte contrad<strong>di</strong>ttorie, ingenere la loro interpretazione dell'Eucaristiaera in contrasto con la teologia cattolica deltempo. Lutero sosteneva che la presenza realesi limitava alla ricezione della Santa Co-14


iale. Non è solo una festa per la nostra famema anche per i nostri occhi, poiché fissiamostupiti l'autodonazione <strong>di</strong> amore per la nostrasalvezza.Ma Lutero non la vede così. Per lui, nonesiste alcun legame ontologico tra quantoavvenne sul Calvario e quanto avvienesull'altare, per questo la teologia luterananon dà adeguato valore all'aspetto sacrificaledella Santa Messa. Pone soprattutto l'accentosull'aspetto conviviale della Cena.È forse questa la ragione per cui Luteronon <strong>di</strong>ede molta importanza alla teologia delsacerdozio, specialmente nella sua <strong>di</strong>mensionesacrificale, come è esposto nella letteraagli Ebrei.Al contrario, per la teologia cattolica,ogni volta che si celebra l'Eucaristia, si rinnovail sacrificio <strong>di</strong> Cristo sul Calvario, cosìcome ha <strong>di</strong>chiarato Papa Pio XII: «L'augustosacrificio dell'altare non è una pura e semplicecommemorazione della passione e morte<strong>di</strong> Gesù Cristo, ma è un vero e proprio sacrificio,nel quale, immolandosi incruentamente,il Sommo Sacerdote fa ciò che fece unavolta sulla croce offrendo al Padre tutto sestesso, vittima gra<strong>di</strong>tissima» (68).Nell'Eucaristia, il nostro sguardo si elevacon profonda fede, umile venerazionee adorazione <strong>di</strong>nanzi all'augusta persona<strong>di</strong> Gesù sulla croce. Infatti, il vangelo <strong>di</strong>san Giovanni (19,37) presenta la crocifissionequale compimento della profezia <strong>di</strong>Zaccaria: «Guarderanno a colui che hannotrafitto» (Zac 12,10). È il sacrificio verso ilquale guardò e sperimentò la fede il centurione,quando riconobbe in Gesù il Salvatore:«Davvero quest'uomo era Figlio <strong>di</strong> Dio!»(Mc 15,39).L'Eucaristia, con la forza <strong>di</strong> quanto ripresenta– la più ra<strong>di</strong>cale e potente espressionedell'amore <strong>di</strong> Dio nell'auto-offerta <strong>di</strong> Gesù,il Figlio <strong>di</strong> Dio – esige da noi che rivolgiamoil nostro sguardo su <strong>di</strong> Lui e che proclamiamola nostra fede in Lui.Questa è la base della fede <strong>di</strong> sant'Agostinoche con grande chiarezza annuncia chepeccheremmo se, prima <strong>di</strong> riceverlo, nonlo adorassimo. Questo mirabile sacrificio<strong>di</strong> Cristo, il suo auto-spezzarsi per <strong>di</strong>venirenostro cibo <strong>di</strong>vino, deve essere guardato congrande stupore e profonda fede.Infatti Gesù pre<strong>di</strong>sse che, al momentodella sua morte salvifica, dovevamo guardareverso <strong>di</strong> Lui per riconoscere la Sua <strong>di</strong>vinità:«Quando avrete innalzato il Figlio dell'Uomo,allora saprete che Io Sono» (Mc 15,39).È lo stesso verbo usato dal Signore per spiegare"l'innalzamento" qui con "l'innalzamento"del serpente <strong>di</strong> bronzo nel desertofatto da Mosè per salvare il popolo d'Israelea cui fa riferimento (Gv 3,14).È interessante notare che in entrambe leoccasioni, Gesù si riferisce al riconoscimentodella Sua persona nella fede: «Perché chiunquecrede in Lui» (Gv 3,15), e «conoscereteche Io Sono» (Gv 8,28).È guardando al sacrificio <strong>di</strong> Cristo cheviene confermata la fede e si è salvati. Adogni Eucaristia in cui l'unico sacrificio <strong>di</strong>Cristo sul Calvario è ripresentato, nasce lafede e lo adoriamo come Figlio <strong>di</strong> Dio. È unpregustare la nostra salvezza – un pregustareil para<strong>di</strong>so. Per questo, un'Eucaristia senzasguardo adorante su Cristo, sarebbe più povera.Diversamente, se i nostri cuori non siinnalzano allo stupore della salvezza sullacroce, l'Eucaristia stessa si ridurrebbe a unaformalità in più, a uno schiamazzo rumoroso,a una vuota esperienza senza fede e senzagusto.La tendenza, pertanto, a rendere la Messapiù moderna e colorita è, come minimo,<strong>di</strong> cattivo gusto. Se quando lo riceviamo,non lo adoriamo, non sapremmo nemmenochi è Colui che viene a farci Suoi. Sarebbeun modo <strong>di</strong> ricevere l'Eucaristia senza senso.Proprio questo il Papa sottolinea quando<strong>di</strong>ce: «Soltanto nell'adorazione può maturareun'accoglienza profonda e vera» (66).15


Il Dio presenteTratto da: Eugene McCaffrey, Patterns of prayer.Traduzione dall’inglese <strong>di</strong> Maria Rita Campo e padre Angelo Gatto16Cima da Conegliano, Pietà (part.), 1490 ca., Venezia , Gallerie dell'Accademia


VI È UN VECCHIO proverbio portogheseche <strong>di</strong>ce «Quando Dio vuolenascondere qualcosa la mette propriodavanti ai nostri occhi». Forse, da nessunaparte questa verità viene rivelata in modo piùchiaro che nel mistero della sua presenza nelmondo. La presenza <strong>di</strong> Dio è una presenzanascosta ma soltanto per coloro che non voglionovederlo.Tutta la religione, tutta la spiritualità è inun certo senso una risposta, o una consapevolezzadella presenza <strong>di</strong> Dio nelle nostre vite.La religione è fondamentalmente il luogod'incontro tra Dio e l'umanità, un incontroche ha luogo qui e adesso in questo nostromondo, un mondo che Egli ha creato ed hariempito con lo splendore della sua presenza.Non esiste nessun momento, nessun luogonelle nostre vite quoti<strong>di</strong>ane in cui Dio nonsia presente.Dio è sempre lo stesso. Egli non "va” e"viene" da un luogo all'altro. Dovunque e inogni momento Egli è interamente e totalmentepresente in tutto ciò che esiste.Le impronte <strong>di</strong> DioForse la cosa più importante da ricordareriguardo la presenza <strong>di</strong> Dio nel mondo è cheesso non è una forza impersonale o un'energiache esercita la sua influenza da qualcheregione remota dello spazio esterno. La suainfluenza è infinitamente personale ed imme<strong>di</strong>ata.Poiché ha creato tutte le cose dalnulla, Egli è continuamente presente nellasua creazione, infondendo vita <strong>di</strong> attimo inattimo. E solo attraverso questa presenza epotenza che il mondo continua ad esistere eche tutte le creature continuano a vivere e asvilupparsi: "in lui viviamo, ci muoviamo edesistiamo" (At 17,28).La creazione è un modo attraverso il qualeDio ci rivela se stesso. Egli ci parla nellabellezza delicata <strong>di</strong> un bucaneve o nell'imponenzamaestosa delle elevate montagne. Avolte riusciamo ad intravvedere la sua presenzanel sole che tramonta o sentire la sua vocenel silenzio del mare o nel lieve sussurro dellabrezza della sera: «I cieli narrano la gloria <strong>di</strong>Dio, l'opera delle sue mani annunzia il firmamento».(Sl 19). I santi si sono sempre resiconto <strong>di</strong> questo: san Francesco lo ha celebratonel Cantico <strong>di</strong> Frate Sole; san Giovanni dellaCroce ha parlato della creazione che recale le “impronte" <strong>di</strong> Dio, mentre «egli passavain fretta, <strong>di</strong>ffondendo migliaia <strong>di</strong> grazie, ammantandola<strong>di</strong> bellezza».Forse, una delle più belle espressioni riguardociò si trova negli scritti <strong>di</strong> Giuliana <strong>di</strong>Norwich: «Egli mi mostrò una piccola cosa,delle <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> una nocciola, nel palmodella mia mano, ed era rotonda come unapalla. La guardai con l'occhio della mente epensai: "Cosa sarà?" e la risposta arrivò: "Essaè tutto ciò che è stato creato". Mi meravigliaiche potesse conservarsi poiché pensai che sisarebbe dovuta <strong>di</strong>ssolvere nel nulla, tanto erapiccola. E la risposta <strong>di</strong> nuovo mi soggiunse:"Essa si conserva e sempre si conserverà perchéDio la ama, poiché tutte le cose esistonotramite l'amore <strong>di</strong> Dio". In questa piccolacosa, dunque, compresi tre verità. La prima èche Dio l'ha creata. La seconda è che Dio laama. La terza è che Dio se ne prende cura».Una presenza personaleIl punto massimo da ricordare è che lapresenza <strong>di</strong> Dio è personale proprio perchéEgli stesso è persona. Egli non è la "superficiedel nostro essere" in una qualche fredda e remotamaniera. Noi non siamo "circondati" daDio come dall'aria, dalla luce o dall'energiacomeun pesce nell'oceano o un uccello nelcielo. Dio è un Dio personale e lo è nella manierain cui si è manifestato; Egli ci conoscepersonalmente, ci ama in modo in<strong>di</strong>viduale,si prende cura <strong>di</strong> noi in modo unico. I suoi occhisono amorevoli e le sue cure sono speciali:«Ti ho chiamato per nome, tu mi appartieni»17


piuttosto che nei confronti <strong>di</strong> uno sconosciutosu un autobus affollato. Quando gli innamoratisi incontrano, la relazione è <strong>di</strong>namica edentrambi interagiscono in modo creativo allapresenza dell'altro. Così avviene con la presenza<strong>di</strong> Dio. Egli non è presente in me propriofisicamente; è presente in me nell'amore,nell'amicizia e nella con<strong>di</strong>visione.Sebbene Dio sia presente in tutte le cosecreate, solo lo spirito dell'uomo è in grado <strong>di</strong>interagire con lui. Solo il cuore dell'uomo hala capacità ed il privilegio <strong>di</strong> essere consapevoledella presenza <strong>di</strong> Dio. Noi abbiamo lepotenzialità per conoscere Dio in modo personale,per amarlo e vivere consapevolmentenella sua presenza. È questo il cuore dell'esperienzareligiosa ed il punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong>tutta la spiritualità. Esso è anche l'inizio el'origine della preghiera: tutta la preghiera èin qualche modo una risposta al mistero dellapresenza <strong>di</strong> Dio nelle nostre vite. È un viaggiodentro la presenza.Una presenza interiore(Is 43, l) «Ti ho <strong>di</strong>segnato sulle palme dellemie mani» (Is 49, 16).La presenza personale è <strong>di</strong>versa dallapresenza fisica o materiale. La presenzapersonale è caratterizzata dalla conoscenzae dall'amore, dalla comunicazione e dallacon<strong>di</strong>visione. Un casuale "buongiorno" o unabreve telefonata <strong>di</strong> lavoro non determinanouna presenza personale. Io posso essere piùpresente nei confronti <strong>di</strong> un amico al telefonoNonostante Dio non sia proprio fisicamentepresente in noi, non importa quantociò possa essere personale ed imme<strong>di</strong>ato, egliè anche presente dentro <strong>di</strong> noi. Attraverso undono bellissimo e speciale che chiamiamo"grazia", Egli ha fatto del cuore dell'uomo lasua personale <strong>di</strong>mora sulla terra. Questa presenzaè puro dono e puro amore. Tramite ciòDio <strong>di</strong>mora nel cuore dell'uomo come in unacasa. È stata la grande promessa fatta durantel'Ultima Cena e adempiuta con la Pentecoste:«Se uno mi ama osserverà la mia parolae il Padre mio lo amerà e noi verremo alui e prenderemo <strong>di</strong>mora presso <strong>di</strong> lui» (Gv14,23). Chiamiamo questa presenza "<strong>di</strong>morante"perché Dio fa del cuore dell'uomo lasua personale <strong>di</strong>mora sulla terra. Egli è comeun amico che va in cerca dell'amicizia o comeun innamorato che va in cerca <strong>di</strong> una rispostad'amore. Essa è una presenza <strong>di</strong>namica. Ci18Cima da Conegliano, Pala <strong>di</strong> san Pietro martire (part.), 1505-1506, Milano, Pinacoteca <strong>di</strong> Brera


chiama alla presa <strong>di</strong> coscienza e alla risposta.Al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> tutto vi è una presenza amorevolee l'amore è, per sua stessa natura, creativo.Essa è un invito a con<strong>di</strong>videre la vitaperfetta <strong>di</strong> Dio, presente dentro <strong>di</strong> noi e comesan Paolo afferma: «Per essere santi e immacolatial suo cospetto». (Ef l, 4).Preghiera e presenzaÈ questa presenza che contrad<strong>di</strong>stingue lapreghiera <strong>di</strong> un cristiano e dà significato allapratica <strong>di</strong>: “Vivere nella presenza <strong>di</strong> Dio". Viverenella sua presenza non ha niente a chefare con il possedere una buona memoria ocon qualche specie <strong>di</strong> ginnastica mentale.E più una questione <strong>di</strong> consapevolezza e <strong>di</strong>attenzione. Essa proviene dalla presa <strong>di</strong> coscienzache Dio è vicino «più vicino a me delmio stesso io» come ha affermato sant' Agostino-e che per trovarlo devo solo guardaredentro il mio cuore. Pochi hanno compreso oespresso questa verità meglio <strong>di</strong> Frate Lorenzodella Risurrezione, Carmelitano del secoloXVII. Secondo lui, la pratica della presenza<strong>di</strong> Dio era una pratica <strong>di</strong> vita quanto una pratica<strong>di</strong> preghiera. «Ho rinunciato a tutti gliatti <strong>di</strong> devozione non obbligatori e alle preghierepreformate e mi sono concentrato invecesullo stare sempre alla sua presenza. Misono mantenuto in quella presenza attraversouna semplice assiduità ed un'amorevole consapevolezza<strong>di</strong> Dio. Quanto ai momenti <strong>di</strong>preghiera prestabiliti, essi sono solo una continuazione<strong>di</strong> questa pratica».Il primo principio della preghiera è cheDio è aperto ed accessibile. Egli mi conoscenon da lontano, ma dal <strong>di</strong> dentro. Preghierasignifica con<strong>di</strong>videre quella presenza. Essa èun incontro tra due presenze. In verità, unacorretta definizione <strong>di</strong> preghiera è "esserepresente alla Presenza". Nella preghiera nondobbiamo rendere Dio presente. Dobbiamosolo essere consapevoli che lui è lì, dentro ciòche santa Teresa chiama "il para<strong>di</strong>so dell'anima"o ciò a cui si riferisce Frate Lorenzocome "l'oratorio del cuore".Quando Gesù ha detto ai suoi <strong>di</strong>scepoli<strong>di</strong> «pregare sempre» (Lc 18, l) non stava chiedendol'impossibile.Poiché non stava parlando del recitarepreghiere in quanto tali, ma della preghieracome pratica <strong>di</strong> vita. Vivere da completocristiano significa vivere costantemente allapresenza <strong>di</strong> Dio ed è proprio questo un altromodo per <strong>di</strong>stinguere una preghiera dallavita stessa.Essa non è un dovere che si è costretti acompiere, ma un <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> nascita del cristiano.19


Antropologiadella preghiera:aspetti psicologicie teologici<strong>di</strong> Marco La Loggia, EHESS-CARE(Centre d'anthropologie religieuse européenne), Paris20


DOPO che Gesù in persona ci hainsegnato la preghiera del PadreNostro, cosa possiamo noi <strong>di</strong>re <strong>di</strong>più? Dopo che Teresa d'Avila, riconosciutamaestra <strong>di</strong> preghiera, ci ha lasciato la letturadella sua autobiografia con tutte le sfumaturee gli accorgimenti da adottare nella relazioned'amore con Dio, come possiamo aggiungerenoi qualcosa? Farlo allora significa soltantorinviare a Gesù vivente e al Vangelo. Forsescrivere sulla preghiera è utile per riba<strong>di</strong>re cheessa è soprattutto risposta ad un dono ricevutogratuitamente. Infatti il centro della relazionea Dio è la fede. La preghiera è un movimentoverso Colui che ci amati per primi (Rm 5, 8).La <strong>di</strong>mensione della gratuità del donodella fede cristiana è fondamentale per nongiu<strong>di</strong>care coloro che affermano non credere (ocredere in altro). Moretti, nel suo ultimo HabemusPapam coglie con finezza il nodo dellaquestione. «Dove c'è la fede, non c'è prova(argumentum)» <strong>di</strong>cevano i Padri. Ogni <strong>di</strong>scorsointorno alla preghiera, dunque, deve averecome necessaria premessa tale dono <strong>di</strong> Diofatto agli uomini e alle donne, soprattutto aipiccoli (Lc 10, 21-23).Un'ancestrale saggezza religiosa:il ruolo del corpoQualche anno fa durante un viaggio sulleorme <strong>di</strong> Teresa d'Avila e Giovanni della Crocemi trovavo in Spagna. Arrivati a Segoviaricordo come fosse ieri, quanto fu grande lamia sorpresa nel vedere un pa<strong>di</strong>glione a<strong>di</strong>acenteai carmelitani scalzi <strong>di</strong> quel convento,de<strong>di</strong>cato specialmente alla pratica dello yoga.Lo stupore era in me sintomo <strong>di</strong> incomprensioneche andava fino a pensare che tale praticafosse inaccettabile perché pratica sincretista.Tanti anni sono passati ed oggi rivisitocon umiltà la mia posizione ritenendo chenon sia più valida. Allora aveva vinto in mela paura della <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> una cultura sconosciuta.Col passare del tempo, infatti, mi sonoreso conto che nel cristianesimo occidentaleavevamo perso tutta l'importanza e lo spazioche il corpo deve avere nella preghiera. Delresto il corpo, ammettiamolo, è per noi occidentaliun problema. Da una parte è esaltatoe glorificato come nel culturismo; dall'altro lenuove psicopatologie si incentrano sul corpo:l'anoressia e la bulimia. Troppo amato o troppobistrattato, la relazione al corpo è lontanadall'essere pacifica ai giorni nostri. Inoltrenel cristianesimo e nell'espressione della preghieraoccidentale il corpo è a volte ostacoloe impe<strong>di</strong>mento piuttosto che essere un abilecollaboratore. In effetti, il corpo è sia segnoche in<strong>di</strong>ca l'anima orante ma anche supportoe trampolino verso la prossimità del Regno.Il contrasto, per esempio, tra una liturgiaeuropea ed una liturgia africana, trova i fedelidei due continenti riuniti in una stessa assemblea,a <strong>di</strong>sagio e <strong>di</strong>sorientati. Dopo il VaticanoII, il <strong>di</strong>verso non è più soltanto l'altro fuori lemura delle chiese, ma la liturgia cattolica invarie parti del mondo esprime nella <strong>di</strong>versitàdelle lingue liturgiche e nelle <strong>di</strong>fferenza delA sinistra: Safet Zec, Luigi II, 2009-2010, Coll. Privata. In alto: Safet Zec, Abbracci, 2001, Coll. Privata21


ito o dei canti, l'armonia della sinfonia dellaverità.Il nostro corpo, dunque, è legato alla nostraanima in modo imprensci<strong>di</strong>bile. Il corponon è solo segno della vita dell'anima, ma èla vita stessa poiché non esiste materia chenon abbia ricevuto soffio vitale (Gen 2, 7). Diconseguenza, la vita spirituale abbraccia tuttoquello che noi siamo: spirito, anima (psyché)e corpo. Le religioni altre allora ci ri<strong>di</strong>conol'importanza del ruolo del corpo nella preghierae del contributo che può avere perchéessa sia ancora incisiva nelle nostre vite.Teresa d'Avila semina <strong>di</strong> riflessioni le paginedel libro della Vita, per suggerirci comeper una preghiera fruttuosa non sia necessarial'immobilità fisica. Anche facendo la cucina èpossibile vivere in intimità con Dio, così Teresarassicura le monache che vorrebbero restareimmobili nella cappella. Il "cuore a cuore"dell'amato con l'amata è certo al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ognisituazione concreta che impe<strong>di</strong>sca al corpo <strong>di</strong>essere strumento liturgico. Eppure è necessario,trovare tempo e spazio per far in modoche il corpo sia segno visibile <strong>di</strong> lode a Dio; ilcorpo in <strong>di</strong>alogo con l'anima deve poter esprimereinsieme a tutto il creato la Gloria <strong>di</strong> Dio.In questo senso, alcune tecniche comportamentalisuggerite dall'evoluzione dello stu<strong>di</strong>odella psicologia umana, se vogliamo sono anoi fornite per metterle in pratica. Impariamoa rispettare ed amare il nostro corpo, perchésiamo stati creati come esseri trinitari (corpo,anima e spirito).Del resto noi postmoderni abbiamo serie<strong>di</strong>fficoltà a capire l'ascesi <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione cristianache somiglia in modo imbarazzante aquella dei filosofi dell'antica Grecia. Invecel'ascesi è esercizio quoti<strong>di</strong>ano affinché tuttoquello che siamo sia orientato a Dio. Giovannidella Croce chiamava questi esercizi (ascesi):«Notte attiva dei sensi». Adesso possiamoriscoprire il ruolo liturgico del corpo, attraversodegli esercizi pratici per aiutare il nostrocorpo a partecipare alla preghiera. In questo imonaci orientali (anche <strong>di</strong> altre religioni), magli orientali in genere, hanno qualcosa da insegnarci.La "porta stretta": quando Dio domandatuttoNell'introduzione ho fatto allusione alnuovo film <strong>di</strong> Moretti perché tocca la questionedella fede. Il film racconta i dubbi dellafede <strong>di</strong> un papa alle prese con una psicoterapia.I cattolici non devono scandalizzarsi daltema proposto dal regista. In effetti in unasocietà sempre più pluralista e sempre menocristiana il punto su cui <strong>di</strong>alogare è la fedeperché non è frutto <strong>di</strong> una cultura ma donodall'alto. La secolarizzazione, dunque, non èuna malattia sociale contagiosa ma possibilità<strong>di</strong> riscoprire tutta la forza del Vangelo senzacompromessi (il sine glossa <strong>di</strong> Francesco d'Assisi).Una volta accettato e compreso il dono <strong>di</strong>Dio, il cammino è appena cominciato.Il dono della fede va, infatti, a scontrarsicon tutto quello che nell'uomo e nella donnanon è <strong>di</strong>vino. Da questo capiamo il significatodel contenuto del Castello interiore oppuredel Cammino <strong>di</strong> Perfezione <strong>di</strong> Teresa <strong>di</strong> Gesù.Teresa ci ricorda che il cristianesimo è innanzittutoconversione del cuore, cioè collaborazioneattiva con la grazia ricevuta. Eppure esisteuna parte della vita del cristiano che non èsolo risposta attiva come nella preghiera (ve<strong>di</strong>sopra).In modo chiaro è detto nelle Scritture chenessuno può vedere Dio e restare vivo (Es33, 20). La "porta stretta" è la risposta "finoin fondo" al dono ricevuto per accedere allarelazione privilegiata con Lui. Se Giovannidella Croce ricorda che pochi sono quelliche la trovano non è responsabilità <strong>di</strong> Dioma nostra. Qui entra in gioco la «notte dellafede». Non è facile afferrare la posta in paliose non si è passati attraverso <strong>di</strong> essa. Sono icarmelitani scalzi francesi (in perfetto accor-22


do con la tra<strong>di</strong>zione spirituale del Carmelo)che agli inizi del '900, nella <strong>rivista</strong> Etudescarmélitaines, capirono quale fosse il "prezzo"della «notte». La vita cristiana e carmelitanachiede il passaggio attraverso la "porta stretta". Quando la persona accetta la proposta delVangelo, lo Spirito inizia nella persona un lavoro<strong>di</strong> purificazione. Fu soprattutto il padreMarie Eugène de l'Enfant Jésus nel suo Vogliovedere Dio (1957) a spiegare quali fossero leconseguenze dell'azione <strong>di</strong> Dio al <strong>di</strong> là dello"spirituale". La «notte» <strong>di</strong> fatto avvolge la "vitatutta" dei cristiani. Giobbe perde tutti i benie tutti i membri della famiglia. Teresa d'Avilaè toccata nel corpo. Giovanni della Croce èimprigionato dai suoi stessi fratelli.Per altri invece può avere aspetti psicologici,cosa che i carmelitani francesi hanno ilmerito <strong>di</strong> avere particolarmente approfon<strong>di</strong>to.La psicologia come il corpo è sotto la dominazionedel peccato. In contatto con lo Spiritoessa viene letteramente sconvolta. Da qui ilfatto che la «notte dello spirito» somiglia parecchioad una depressione or<strong>di</strong>naria oppurepuo' prendere altre forme psicopatologiche. Isacerdoti e gli accompagnatori spirituali hannoin questo senso il <strong>di</strong>fficilissimo compito <strong>di</strong><strong>di</strong>scernere l'azione <strong>di</strong> Dio nell'anima prima <strong>di</strong>inviare troppo rapidamente il fedele da unopsicologo.Oggi sappiamo che i santi non hanno ricevutouna missione particolare nella Chiesasenza essere passati prima dalla notte dellospirito. La pubblicazione del <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> MadreTeresa <strong>di</strong> Calcutta che racconta la sua lungatraversata nel deserto della fede, ce lo conferma.Chiariamo subito un possibile malinteso:Giacobbe non esce indenne dalla lotta conl'angelo, ma zoppicante (Gn 32, 32). Il corponella Bibbia porta le tracce dell'incontroscontro<strong>di</strong>vino.La sofferenza bruciante della «notte» perGiovanni della Croce equivale a vivere il purgatoriogià sulla terra (FA 1, 17) per poi farnepoco nel Regno (2N 6,6) o ad<strong>di</strong>rittura nulla(2N 20, 5). La conversione <strong>di</strong> ogni strato delnostro essere è dolorosa ma è l'unica "porta"verso una vita nella pienezza dell'Amore sinda questa terra. L'abbandono nelle braccia delPadre è il frutto del delicato spogliamento<strong>di</strong> tutto ciò che in noi non è Dio. Una vera"decostruzione" della nostra persona e personalitàsi mette in moto: apparenze sociali,false virtù, relazioni umane idolatrate, poteri,carrierismi, ecc. Il tempo allora si appiattiscee l'eterno entra nel presente.Il cristiano entra in un "vissuto mistico" enon parla più <strong>di</strong> preghiera da recitare ma <strong>di</strong>presenza dell'Amato, <strong>di</strong> compagnia amorosa...Abbiate fiducia, Dio dopo la prova ridonaa Giobbe il «doppio» (Gb 42, 10), egli ritrovai membri della famiglia e gli amici che loavevano abbandonato compresi sette figli e trefiglie (Gb 42, 13). Giobbe passato attraversoil fuoco dell'amore <strong>di</strong> Dio ha ritrovato più <strong>di</strong>quello che aveva perduto. Adesso il timoredel Dio vivente non lo lascerà più insieme allamemoria della traversata del deserto. Amico<strong>di</strong> Dio, anche Giobbe come Giacobbe ormaizoppica marciando verso il Regno.Safet Zec, Abbracci, 2001, Coll. Privata23


Cristo in meIl mio modo <strong>di</strong> fare orazioneA cura della RedazioneMENTRE con tutto il Carmeloci prepariamo a celebrare il VCentenario della nascita <strong>di</strong> SantaTeresa <strong>di</strong> Gesù (1515-2015), ci poniamo inascolto <strong>di</strong> questa «maestra degli spirituali» perlasciarci educare su quella preghiera che fu lasua stessa vita, l’avventura del rapporto d'amiciziacon Dio. Abbiamo voluto raccoglierein un percorso semplice ed imme<strong>di</strong>ato le suefondamentali in<strong>di</strong>cazioni, mettendo insiemela sua dottrina sintetizzata in tre punti, tremomenti della sua preghiera:• mettersi alla presenza <strong>di</strong> Dio• stare in Sua compagnia: sotto il Suo sguardo,in ascolto della Sua parola• fare la Sua volontàIl nostro personale modo <strong>di</strong> pregare potràcosì facilmente confrontarsi con quello <strong>di</strong>Santa Teresa, considerando questo supportouna traccia da seguire, quando ci <strong>di</strong>sponiamoa pregare. Impareremo ben presto che lasua orazione può riassumersi nel desiderio <strong>di</strong>«tenere presente dentro <strong>di</strong> sé il Cristo Gesù,nostro bene» (V 4,7); scopriremo che i suoiconsigli ad altro non servono che a farci trovareil nostro “modo” <strong>di</strong> stare in preghiera,custodendo in essa la Sua amabile presenza.Alla Tua PresenzaGesù accanto a te«Immaginatevi questo nostro Signorevicino a voi e considerate con quale amore econ quanta umiltà vi istruisce; credetemi, fateil possibile per non privarvi <strong>di</strong> un così buonamico. Se vi abituerete a tenervelo vicino, seegli vedrà che lo fate con amore e vi adoperatea contentarlo, non potrete, come suol <strong>di</strong>rsi,togliervelo <strong>di</strong> torno; vi assisterà sempre; viaiuterà in tutte le vostre <strong>di</strong>fficoltà; l’avrete convoi dappertutto» (C 26,1)Prega con le parole <strong>di</strong> Gesù«Avvicinatevi dunque a questo buon Maestro,con la ferma risoluzione <strong>di</strong> imparare ciòche egli vi insegnerà… Me<strong>di</strong>tate le parole che24Anonimo Spagnolo, El Cristo de los lindos ojos, sec XVI, Avila, Monastero san Giuseppe


pronuncia quella bocca <strong>di</strong>vina, e fin dalla primacomprenderete subito l’amore che ha pervoi: Padre Nostro...» (C 26,10)Fra le pagine del Vangelo«Io ho amato sempre molto le pagine delVangelo che mi hanno procurato in ogni circostanzapiù raccoglimento <strong>di</strong> libri scritti assaibene» (C 21,4)Il “Chi con chi”«Cominciate anche a pensare con Chi stateper parlare e chi siete voi che parlate, pervedere come dovete trattare con lui» (C 22,3)«Io l'ho provato varie volte: e il miglior rime<strong>di</strong>oche trovo <strong>di</strong> fronte alla <strong>di</strong>strazione ètener fisso il pensiero su colui al quale rivolgole parole. Pertanto abbiate pazienza e cercate<strong>di</strong> acquistare l'abitu<strong>di</strong>ne a una pratica così necessaria»(C 24,6)Vi ho chiamati amiciReciproco sguardo amoroso«Vi chiedo solo <strong>di</strong> guardarlo. E chi puòimpe<strong>di</strong>rvi <strong>di</strong> volgere gli occhi della vostraanima, anche solo per un attimo, se nonpotete <strong>di</strong> più, a questo Signore?… Pensatelolegato alla colonna, spasimante <strong>di</strong> dolori,con tutte le carni a brandelli per il grandeamore che vi porta! Quanti patimenti! …Egli vi guarderà con quei suoi occhi tantobelli, compassionevoli, pieni <strong>di</strong> lacrime, e<strong>di</strong>menticherà i suoi dolori per consolare i vostri,solo perché vi rivolgete a lui per essereconsolati e volgete la testa dalla sua parte perguardarlo» (C 26, 3.5)Il <strong>di</strong>alogo con il Signore«“O Signore del mondo”..., potrete <strong>di</strong>rgli,se il vederlo vi ha intenerito il cuore a talpunto che non solo desiderate guardarlo,ma che sentiate la gioia <strong>di</strong> parlare con lui,non con preghiere stu<strong>di</strong>ate, ma con la penadel vostro cuore, <strong>di</strong> cui egli fa gran<strong>di</strong>ssimoconto» (C 26,6)…«chiedendogli aiuto nel bisogno, piangendocon lui nel dolore, rallegrarsi con luinelle gioie, senza <strong>di</strong>menticarlo mai a causa<strong>di</strong> esse e senza andare in cerca <strong>di</strong> orazionistu<strong>di</strong>ate, ma servendosi <strong>di</strong> parole che rispondanoai propri desideri e alle proprie necessità»(V 12,2)«L’orazione non è altro, per me, che unintimo rapporto <strong>di</strong> amicizia, un frequentetrattenimento da solo a solo con Colui da cuisappiamo <strong>di</strong> essere amati» (V 8,5)Sia fatta la Tua volontàIl molto amare«Il nodo della questione non sta nel pensaremolto, ma nell’amare molto; pertantofate ciò che può incitarvi maggiormente adamare. Forse non sappiamo che cosa sia amare,e non me ne meraviglierei molto, perchénon consiste nel maggior piacere spirituale,ma nella maggiore determinazione <strong>di</strong> accontentareDio in tutto» (4M 1,7)«È certo che l’amore <strong>di</strong> Dio non consistenel versare lacrime né nel provare piaceri etenerezze – che comunemente desideriamoe con i quali ci consoliamo – ma nel servireDio con giustizia, con fortezza d’animo e conumiltà» (V 11,13)«Io sono convinta che la misura per riuscirea sopportare una grande o una piccolacroce è data dall'amore. Pertanto se avetequest'amore, fate sì che non siano parole <strong>di</strong>compiacimento quelle che rivolgete a cosìgran Signore» (C 32,7)«Camminiamo insieme, Signore: io devoandare dove andrete voi; dovunque passeretepasserò anch'io» (C 26,6)25


«Ascoltatelo!»Me<strong>di</strong>tazione <strong>di</strong>padre Anastasio Ballestreroa cura delle Carmelitane Scalze <strong>di</strong> Canicattini Bagni (SR)26


IL NOSTRO cammino verso Dio alseguito della sua voce ha la sua guida,la sua forza e il suo viatico, insommaha tutto, in Colui che è la Voce <strong>di</strong> Dio, laParola <strong>di</strong> Dio: il Verbo, il Verbo Incarnato.È Lui che conduce gli uomini e li conduceperché è la Parola, la Parola offerta, laParola rivolta, la Parola che <strong>di</strong>venta sostanza,la Parola che <strong>di</strong>venta vita, la partecipazionedel mistero <strong>di</strong> Dio.E il nostro uscire dalla prigionia del peccato,il nostro uscire dallo esilio del mondo,il nostro trovare libertà dalla schiavitù delMaligno è tutto legato a questo seguire ilVerbo <strong>di</strong> Dio fatto nostro.Il Padre, per ben due volte, attraversoquelle misteriose epifanie della vita del Signore,al Giordano e al Tabor, per ben duevolte, ha fatto sentire la sua voce: «Questoè il mio Figliolo <strong>di</strong>letto nel quale mi sonocompiaciuto – Ascoltatelo!».La sequela <strong>di</strong> Gesù è questo ascolto.Ascoltando Gesù, ascoltiamo il Padre.Credendo Gesù, cre<strong>di</strong>amo il Padre, guardandoGesù, guar<strong>di</strong>amo il Padre.«Filippo, chi vede Me vede il Padre».Questo ascoltare, questo vedere misteriosoha nel mistero <strong>di</strong> Gesù veramente lasua sostanza. È per questo che siamo cristiani,è per questo che siamo alla sequela<strong>di</strong> Cristo.È per questo che tutta la vita, tutta lasantità consiste solo in questo: seguireGesù! Ma è giusto che cerchiamo <strong>di</strong> entrareun po’ dentro questa sequela del Signore.A volte rischiamo anche <strong>di</strong> rimanere superficiali.E prima <strong>di</strong> tutto osserviamo l’invitodel Padre: «Ascoltatelo».È il primo atteggiamento della nostrasequela.Può sembrare un atteggiamento quasiesteriore, un atteggiamento quasi superficiale,ma noi sappiamo bene che non è così,perché ascoltare Cristo non è come ascoltareun uomo che parla, il quale ha tanteparole sulle labbra che anche quando sonole più sincere possibili non sono lui, sono lesue parole.Quando parla il Signore Gesù le sue paroleesprimono Lui stesso e Lo esprimononon soltanto per la luce che sprigionano,ma per ciò che operano nell’anima: entranodentro, si ra<strong>di</strong>cano nello spirito come unacomunione con Cristo.E chi accoglie le parole <strong>di</strong> Gesù, chil’accoglie nell’atteggiamento della Fede edella Carità, <strong>di</strong>venta Gesù.Le parole <strong>di</strong> Cristo costruiscono Cristonell’anima <strong>di</strong> chi le ascolta, quando leascolta. Una specie <strong>di</strong> trasferimento personaleche Gesù opera.Entra nella vita dell’uomo e vi si insi<strong>di</strong>acon tutto ciò che la Sua parola eterna è. Luiè figliolanza del Padre è l’uomo che l’ascolta<strong>di</strong>venta figlio.Lui, come figliolanza del Padre, è immagineperfetta, eterna ed infinita del Padree, nella misura che l’uomo ascolta Gesù,<strong>di</strong>venta questa immagine in Gesù. Lui possiedetutti i segreti del Padre, la sua parola lirivela ed ecco che chi ascolta Cristo <strong>di</strong>ventapossessore dei segreti <strong>di</strong> Dio, non soltantosul piano delle nozioni che si incasellanonello spirito, ma sul piano della vita che vaoltre le <strong>di</strong>mensioni dell’intelletto e traboccadappertutto ad animare l’esistenza.Gesù, parlando, rivela non soltanto gliintimi segreti <strong>di</strong> Dio, gli eterni e trinitarisegreti <strong>di</strong> Dio, ma rivela anche i <strong>di</strong>segni <strong>di</strong>salvezza <strong>di</strong> Dio, quei <strong>di</strong>segni, cioè, attraversoi quali il Signore è creatore e Salvatore. Eanche questi <strong>di</strong>segni, quando Lui li rivela esono ascoltati, si ra<strong>di</strong>cano nella coscienza enello spirito dell’uomo e l’uomo viene coinvoltoin questa storia <strong>di</strong> Gesù, viene coinvoltoin questo mistero della salvezza, vienecoinvolto nel mistero della gloria <strong>di</strong> Dio; ne<strong>di</strong>venta un momento, ne <strong>di</strong>venta sostanza,non per una specie <strong>di</strong> arruolamento esterioreattraverso l’impegno <strong>di</strong> una leggeRaffaello, Pesca miracolosa, 1515-1516, Londra, Victoria and Albert Museum27


oppure la convenzione <strong>di</strong> un contratto, maper un’immedesimazione dell’essere e dellavita. E così, attraverso la Parola, Gesù <strong>di</strong>ventaGesù "più grande", un Gesù misteriosamenteperfetto nel quale tutti gli uominiche Lo ascoltano si raccolgono nella comunione<strong>di</strong> una Persona mistica, in un Corpomistico, per una comunione ineffabilmentepiena e perfetta nella quale il Signore Gesùstesso vedrà il traboccamento della sua comunionecon il Padre.Una cosa sola: «Io sono la vite, voi sietei tralci».L’ascolto della parola <strong>di</strong> Cristo offre alsuo mistero una <strong>di</strong>mensione nuova: la nostra.Egli si trova, come Cristo, cioè comeVerbo Incarnato "più grande", si trova <strong>di</strong>latato.E noi, attraverso questo ascolto, ciper<strong>di</strong>amo in Lui, non siamo più noi a vivere,ma è Lui a vivere.Non è, quin<strong>di</strong>, soltanto l’esterno raccoglierele parole del Maestro e affidarlo all’elaborazionedel nostro cervello che quantopiù le elabora tanto più le svuota, e quantopiù le scruta con curiosità attraverso i suoisillogismi tanto meno le rende capaci <strong>di</strong> esserecomunione e <strong>di</strong> essere vita eterna. Èper questo che Gesù, è una cosa strana, nonha mai domandato ai suoi se capivano; hasempre domandato ai suoi se credevano.Di fronte ai <strong>di</strong>scorsi anche più impossibilila conclusione era sempre la stessa: «Cre<strong>di</strong>shoc?» – lo cre<strong>di</strong> ?.«Ipsum au<strong>di</strong>to!» – Che dono questo! chevocazione! che grazia! E nello stesso tempodobbiamo <strong>di</strong>re al Signore: Signore, che fatica!– «durus est hic sermo!»Segue un silenzioso tremendo, gli uominigli volgono le spalle e se ne vanno,restano i pochi <strong>di</strong>scepoli e Gesù li guarda.Non si spiega. Dice anche a loro una parolache esaspera la durezza <strong>di</strong> quella dettaprima: «Vultis et vos abire?». E per fortuna<strong>di</strong> Gesù – è proprio il caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo – e perfortuna nostra, qualcuno tra quelle creatureè folgorato dentro dalla grazia dell’ascolto.Non ha capito niente, è sgomento ci dà ilsenso vero della sequela <strong>di</strong> Gesù, dell’ascolto<strong>di</strong> Gesù, senza aver capito niente; conl’anima oppressa dalla durezza della paroladel Signore, tira solo una conclusione chesembra la conclusione della <strong>di</strong>sperazione edè la conclusione della verità: «Domine, adquem ibimus? Tu solus verba Vitae aeternaehabos!» – «Ma Signore, dove vuoi che an<strong>di</strong>amo?Tu solo hai parole <strong>di</strong> Vita».Come dovette essere avvolgente, penetrante,soave lo sguardo <strong>di</strong> Gesù, rasserenato,<strong>di</strong>ventato tenerezza senza fine, su quelmanipolo che aveva capito senza capire,che aveva accettato la parola perché era laParola e, nell’accettarla aveva capito chesolo quella Parola era Vita eterna. La nostrafede – l’itinerario della nostra sequela<strong>di</strong> Cristo, l’ascolto del Signore – conosce <strong>di</strong>queste vicende.Ma questa sequela <strong>di</strong> Gesù, fatta <strong>di</strong> ascoltoin questo modo, non si esaurisce così. IlSignore ha conseganto la sua parola <strong>di</strong> Vita28


eterna al Vangelo, come ha consegnato Sestesso alla storia del mondo per essere il Verboche tutti possono ascoltare. E proprio perquesta sua consegna alla storia, Lui e il SuoVangelo vengono a me – palpitanti del Verboe palpitanti della Parola <strong>di</strong> Vita eterna – attraversouna me<strong>di</strong>azione, <strong>di</strong>remmo così, chesincronizza la mia vita con la vita del VerboIncarnato, mi rende contemporaneo <strong>di</strong> Lui erende vivo il fluire della Sua Rivelazione dentro<strong>di</strong> me. Il mistero della chiesa come mistero<strong>di</strong> Cristo che parla e come mistero <strong>di</strong>ascolto.Noi non possiamo mai separare la voce <strong>di</strong>Cristo dalla voce della Chiesa. Nella misurache è vero che la parola ci rende sostanza sua,ci rende comunione con Lui, ci rende corpomistico, noi <strong>di</strong>ventiamo Chiesa e <strong>di</strong>ventandoChiesa offriamo a Cristo una <strong>di</strong>mensionenella quale Egli è sempre vivo e contemporaneo<strong>di</strong> tutti.Ma Lui, <strong>di</strong>ventando in noi Chiesa, offreLui a noi la <strong>di</strong>mensione attraverso la qualeLui parla, Lui garantisce l’autenticità dellasua Voce, garantisce l’autenticità della suaintelligenza, l’autenticità della sua comprensione.Chi sono io, povera umana creatura chem’impappino <strong>di</strong> fronte al sillabario, comeposso io affrontare l’arcana parola <strong>di</strong> Dio?Chi mi libererà dalla trepidazione <strong>di</strong> noncapire, dalla trepidazione <strong>di</strong> capir male?Chi mi assicurerà che il tumulto delle mieumane parole non si mescolerà alla semplicitàe alla trasparenza della parola <strong>di</strong> Cristo,creando dentro <strong>di</strong> me la confusione?Chi mi assicurerà <strong>di</strong> questo?Gesù, Lui che è <strong>di</strong>ventato uomo, cheè <strong>di</strong>ventato umanità ci pensa e con la comunioneindefettibile alla sua Chiesa – chesiamo noi, notiamolo bene, - garantisce,attraverso il Suo Spirito, la fedeltà al SuoSpirito, l’infallibilità del nostro intendere,come garantisce l’infallibilità del Suo parlare.Ci siamo abituati a fare troppe <strong>di</strong>stinzioni– anche qui con il sussi<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tanti vocabolarie <strong>di</strong> tante grammatiche – siamo tentati <strong>di</strong>estenuare il messaggio e la voce della Chiesa,ri<strong>di</strong>mensionandola in mille e mille mo<strong>di</strong>;insomma abbiamo perduto la semplicità <strong>di</strong>chi ascolta il Signore e che proprio nella suasemplicità interiore rende dentro <strong>di</strong> sé liberala grazia <strong>di</strong> capire e <strong>di</strong> capire giusto e <strong>di</strong> passarsopra a quello che può essere l’involucro meramenteumano <strong>di</strong> una parola che è eterna, <strong>di</strong>una parola che è tutta luce, <strong>di</strong> una parola cheè tutta verità.Dobbiamo metterci così davanti al Signore.In umiltà e serena speranza, possiamoessere certi che la parola <strong>di</strong> Dio, il verbo <strong>di</strong>Gesù, a poco a poco <strong>di</strong>venterà tanto intimamentenostra realtà che anche noi ci troveremoa <strong>di</strong>re, senza neppure pensare <strong>di</strong> essere deipresuntuosi e degli illusi: «vivo ma non sonopiù io che vivo, ma Cristo che vive in me».Quello sarà un gran giorno e il desiderio <strong>di</strong>quel giorno alimenti dentro <strong>di</strong> noi l’umiltà, lafedeltà, la generosità del nostro ascolto.29


Il Corpus Dominie il culto eucaristiconella vita della ChiesaA cura della Redazione30


L'istituzione della festa delCorpus DominiL'espressione "Corpo <strong>di</strong> Cristo" in<strong>di</strong>ca, apartire da san Paolo, l'in<strong>di</strong>ssolubile unione tral'Eucaristia e la Chiesa, anche se a quest'ultimaè stata progressivamente riservata l'espressione"corpo mistico".A partire dalla metà dell'XI secolo, i <strong>di</strong>battititeologici sulla natura del sacramentoportarono all'affermazione del dogma dellapresenza reale <strong>di</strong> Cristo nelle sante specie. IlCorpo <strong>di</strong> Cristo <strong>di</strong>venne oggetto <strong>di</strong> una intensadevozione che culminò nell'istituzionedella festa detta Corpus Domini. Essa è natanell'ambiente <strong>di</strong> Liegi, da cui sono originarialcuni gran<strong>di</strong> teorici del dogma eucaristicocome Algero <strong>di</strong> Liegi, e che era pure il luogoprivilegiato del beghinaggio, associato allapratica della comunione frequente. Per questaistituzione si era tenacemente adoperata santaGiuliana, prima abbadessa delle monacheagostiniane <strong>di</strong> Mont-Cornillon, grazie aduna visione ricevuta nel 1208 e tenuta segretadal vescovo <strong>di</strong> Liegi, Robert de Thourotte,fino al 1246.Di rilievo storico anche l'opera del car<strong>di</strong>naleUgo <strong>di</strong> Saint Cher, allora legato apostolicoin Germania e nelle Fiandre, che introdussela festa in tutta la sua circoscrizione.Ma bisognerà attendere che l'arcivescovo <strong>di</strong>Campines, Giacomo Pantalèon, <strong>di</strong>ventassepapa con il nome <strong>di</strong> Urbano IV, perché lafesta venisse istituita a Roma nel 1264, conla bolla Transiturus dell'8 settembre. Per unacinquantina <strong>di</strong> anni, la Bolla <strong>di</strong> Urbano IVrestò lettera morta, finché Clemente V, nelcontesto del Concilio <strong>di</strong> Vienne (1311 -13), lapromulgò nuovamente e Giovanni XXII, nel1317, istituì l'ottava del Corpus Domini e or<strong>di</strong>nòche si facesse una processione. Con talefesta liturgica, destinata a <strong>di</strong>venire una dellefeste principali e più popolari della cristianitàoccidentale, la devozione eucaristica <strong>di</strong>veniva,da fatto devozionale privato, prassi eucaristicaecclesiale: la sua istituzione è stata quin<strong>di</strong> peril papato l'occasione per affermare il suo ruoloegemone nell'ambito della liturgia. La bollaTransiturus del 1264 conteneva infatti in allegatoi testi dell'ufficio e della messa che ilPapa voleva venissero utilizzati per la festa intutta la cristianità e che san Tommaso d'Aquino,autore anche del celebre inno Pangelingua, aveva composto <strong>di</strong>etro sua richiesta.Le finalità erano: manifestare riconoscenza aCristo per il sacramento, confondere gli eretici,riparare le irriverenze e negligenze commessedurante la Messa, prepararsi a riceverecon riverenza la comunione nel giorno dellafesta.Il successo <strong>di</strong> questa festa alla fine del Me<strong>di</strong>oevosi evince chiaramente dal moltiplicarsidelle pre<strong>di</strong>cazioni, delle sacre rappresentazioni,dal proliferare delle confraternite votate alSantissimo Sacramento e soprattutto dall'importanzadelle processioni eucaristiche con lapartecipazione delle autorità e del popolo, cosìda far "vedere" l'ostia e poterle tributare il dovutoomaggio. La processione si concludevacon la bene<strong>di</strong>zione eucaristica. In tal modo,la devozione eucaristica si arricchì <strong>di</strong> nuoveforme <strong>di</strong> culto, tra cui i cosiddetti "sepolcri"<strong>di</strong> Pasqua, le celebri "infiorate" <strong>di</strong> Genzano o<strong>di</strong> Bolsena, l'apparizione <strong>di</strong> nuovi schemi iconografici.L'immagine più ricorrente a partiredal 1320, soprattutto nella pittura italiana,riprende un tema dell'iconografia bizantina,la Comunione degli Apostoli.Nei manoscritti francesi gli artisti preferironorappresentare il Corpus Domini me<strong>di</strong>anteun soggetto che troppo spesso è statoconfuso con quello della Cena, l'istituzionedell'Eucaristia, o me<strong>di</strong>ante la rappresentazionedella processione che fa la sua apparizionea partire dalla metà del XIV secolo esi impone nel corso del XV. Tuttavia l'ostensionedel Sacramento durante la processionee la bene<strong>di</strong>zione con l'elevazione dell'ostianon bastavano a sod<strong>di</strong>sfare la pietà popolare,Hubert e Jan van Eyck, Polittico dell'Agnello mistico (Adorazione dell'Agnello, part.), 1424-1432, Gand,Cattedrale <strong>di</strong> san Bavone31


la quale reclamò un'esposizione prolungatadell'ostia sull'altare. A tale scopo si crearonogli ostensori derivati dai reliquiari, forniti <strong>di</strong>una lunetta <strong>di</strong> cristallo, in modo che i fedelipotessero vedere l'ostia. Ma questa enfasinel celebrare il Corpo <strong>di</strong> Cristo sfociò anchenello sviluppo <strong>di</strong> pratiche paraliturgiche, cioèmagiche, fonti <strong>di</strong> numerosi abusi e <strong>di</strong> asprecontestazioni da parte degli eretici. Va notato,inoltre, che questo fervore eucaristico non favorìun risveglio nella partecipazione all'Eucaristiame<strong>di</strong>ante la comunione: la festa delCorpus Domini fu essenzialmente una solennee pubblica manifestazione <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> amorea Cristo realmente presente nell'Eucaristia, inrisposta agli eretici, in particolare Berengarioe Wyclif, i quali negavano tale presenza.Il culto eucaristico dopo ilconcilio <strong>di</strong> TrentoIl culto eucaristico consiste essenzialmentenell'adorazione <strong>di</strong> Cristo presente sotto lespecie del pane e del vino, rimaste dopo lacelebrazione eucaristica e conservate primariamenteper la comunione dei malati e secondariamenteper la comunione dei fedeliche non hanno potuto partecipare alla celebrazioneeucaristica e per l'adorazione pubblicae privata. Fino al secolo XVI il cultoeucaristico si sviluppò sempre più nella Chiesama, con l'avvento della Riforma, esso subìun attacco ra<strong>di</strong>cale. I Riformatori infatti nonsoltanto denunciarono gli eccessi e gli abusidel culto eucaristico, ma ne respinsero tuttele forme come idolatria, poiché affermavanoche la presenza <strong>di</strong> Cristo nell'Eucaristia nonpermane dopo la Messa, e quin<strong>di</strong> l'adorazionedell'ostia consacrata conservata nei tabernacolio portata in processione è una forma<strong>di</strong> idolatria. Il Concilio <strong>di</strong> Trento nella SessioneXIII (11 ottobre 1551) condannò comeeretiche le affermazioni, pur <strong>di</strong>versificate, deiRiformatori, definendo che nelle ostie consa-crate che si conservano e avanzano dopo lacomunione, rimane il vero corpo del Signore:ad esso è dovuto il culto <strong>di</strong> latria anche all'esternoe lo si deve venerare con feste particolari,lo si può portare solennemente in processionee lo si deve proporre all'adorazionedel popolo, anche pubblica. In tal modo, ilConcilio giustificava dogmaticamente il cultoeucaristico in tutte le sue espressioni tra<strong>di</strong>zionali:festa del Corpus Domini, processioni eadorazione eucaristica <strong>di</strong>nanzi al Sacramentoesposto o chiuso nel tabernacolo.Il culto eucaristico acquistò così una propriaidentità e autonomia, e quin<strong>di</strong> un maggiore<strong>di</strong>stacco dalla celebrazione eucaristica.Infatti proprio dopo il Concilio <strong>di</strong> Trento ilculto eucaristico al <strong>di</strong> fuori della Messa raggiungeil massimo splendore: le cerimonie ele feste solenni si concludono con la bene<strong>di</strong>zioneeucaristica; si <strong>di</strong>ffondono le Quarantore,cioè l'adorazione dell'Eucaristiaprolungata per 40 ore, in memoria delle 40ore che Gesù passò nel sepolcro. Col tempole Quarantore si sviluppano in tutta Italia e32Hubert e Jan van Eyck, Polittico dell'Agnello mistico (Adorazione dell'Agnello, part.), 1424-1432, Gand,Cattedrale <strong>di</strong> san Bavone


assumono un carattere espiatorio e riparatoreper i peccati commessi durante il carnevale.Si <strong>di</strong>ffonde la devozione della visita al SantissimoSacramento, che nel Settecento videin sant'Alfonso Maria de' Liguori colui chel'ha maggiormente promossa. Una nuova fiorituradel culto eucaristico si ebbe soprattuttoin Francia nel secolo XIX: nacquero opere <strong>di</strong>adorazione perpetua, notturne e con carattere<strong>di</strong> riparazione; sorsero numerose congregazionireligiose che avevano come fine l'adorazioneperpetua del Santissimo Sacramentopubblicamente esposto. Si può anzi notareche l'insieme delle congregazioni religiosefondate nel secolo XIX professavano un cultoparticolare dell'Eucaristia con l'adorazioneperpetua riparatrice e con esercizi <strong>di</strong> devozionedavanti al Signore esposto.La riforma post-conciliaredel culto eucaristicoQuesto millennio <strong>di</strong> culto eucaristico haindubbiamente concentrato la pietà cristianasul dogma della presenza reale <strong>di</strong> Cristonell'Eucaristia, e quin<strong>di</strong> sull'adorazione <strong>di</strong>Cristo: in tal modo la celebrazione eucaristicacome ripresentazione del mistero pasquale ecome partecipazione del banchetto eucaristicoè stata posta - per così <strong>di</strong>re - in secondopiano. Tant'è vero che proprio nei secoli in cuipiù intensa fu la devozione eucaristica, la partecipazionealla Messa si era ridotta in molticasi a un'assistenza muta, e la comunioneera <strong>di</strong>venuta rara. In altre parole, si era giuntial culto assoluto della presenza reale e dellaconseguente adorazione eucaristica a scapitodella totalità del mistero eucaristico; totalitàespressa, invece, dalla celebrazione dell'Eucaristia.Il culto eucaristico non dev'essere quin<strong>di</strong>visto come fatto a sé stante, ma come un suoelemento, e quin<strong>di</strong> deve essere posto all'interno<strong>di</strong> esso: è quello che ha compiuto la riformaliturgica voluta dal Concilio Vaticano II, apartire dalla Costituzione sulla Liturgia, approvatail 4 <strong>di</strong>cembre 1963. A questo proposito,si deve sfatare come falsa e contraria all'intenzionedella riforma l'opinione secondo laquale questa avrebbe tolto vali<strong>di</strong>tà al cultoeucaristico, denunciandone i limiti teologicie liturgici e gli eccessi pietistici e sentimentalisticiin cui esso è talvolta caduto lungo isecoli, facendo della presenza eucaristica unarealtà (una res) statica e quasi fisica e della pietàeucaristica un mezzo per riparare le offesee le negligenze dei cristiani o per consolareCristo, "<strong>di</strong>vin prigioniero" abbandonato neltabernacolo.La verità è che la riforma liturgica hacollocato il culto eucaristico nella sua giustaprospettiva e in tal modo lo ha rivalutato, riconoscendogliil posto essenziale che esso hae deve avere nella vita cristiana come mezzoin<strong>di</strong>spensabile <strong>di</strong> santificazione e <strong>di</strong> crescitaspirituale. Quali sono, allora, il posto e ilsenso del culto eucaristico fuori della Messa?Il posto è all'interno della celebrazione eucaristica.Esso cioè non si colloca in parallelocon la Messa; non è autonomo e in<strong>di</strong>pendentedalla Messa, ma è relativo ad essa e, soprattutto,non si sostituisce ad essa. Infatti ha originedalla celebrazione eucaristica e ad essaconduce come al suo fine, che è la comunione.Il senso del culto eucaristico, poi, è quello <strong>di</strong>"estendere la grazia del sacrificio" eucaristicoe <strong>di</strong> portare alla comunione eucaristica, siasacramentale sia spirituale. In conclusione, ilmagistero della Chiesa in campo eucaristiconel dopo Concilio ha il merito <strong>di</strong> aver liberatoil culto eucaristico fuori della Messa dal suoisolamento e dalla sua assolutizzazione: essoinfatti lo ha inserito nel cuore della celebrazioneeucaristica, affermando che questa neè la fonte e il fine, poiché da essa deriva e adessa conduce e, inoltre, che il culto eucaristico"estende" nel tempo la grazia del sacrificioeucaristico, la cui durata è limitata al tempodella celebrazione.33


Imparandoa farglicompagnia<strong>di</strong> Maria NikaRICORDO ancora oggi l'emozioneprovata quando lessi per la primavolta santa Teresa <strong>di</strong> Gesù e ricordoancora che desideravo fortemente imitare ilsuo modo <strong>di</strong> pregare credendo fermamenteche fosse assolutamente possibile.Ma fra il <strong>di</strong>re e il fare... anche perchésono madre e moglie e a quel tempo lavoravopure. Non avevo tempo e quandol'avevo ero talmente stanca che desideravosolo riposare.Però così come per arrivare acompiere per bene i miei doveri miorganizzavo, capii che anche il pregareseriamente richiede un certoor<strong>di</strong>ne, quasi un programma. Laprima cosa che feci fu <strong>di</strong> ritagliareun'ora al giorno possibilmente sempreallo stesso orario. Chiusa in camera,ad occhi chiusi in penombra esoprattutto il silenzio. Non semprec'era in casa ma capii che occorrevasilenzio interiore, cioè isolarsi, sforzarmi<strong>di</strong> non sentire e come <strong>di</strong>cesanta Teresa occorre volontà, nonintelligenza o cultura.È chiaro che anche l'amore, anzisoprattutto l'amore è la chiave chespinge la volontà ad agire e lo stessoamore e il credere fermamente <strong>di</strong>essere riamata da Lui, mi <strong>di</strong>sponevaad attirarLo come un amico sincero,un fratello, uno sposo dell'anima.FarGli compagnia risultava facilissimo,quasi naturale, spontaneo;raccontarGli le mie pene, le necessità,i dolori, i desideri cioè fare richiesteera la prima cosa che facevo.Poi col tempo parlavo sempre menoperché quando io non parlavo eracome se parlasse Lui. Credete forse- <strong>di</strong>ce Madre Teresa - che Dio nonparli perché non ne u<strong>di</strong>amo la voce?Quando è il cuore che prega, Eglirisponde. (C 24,5).Così, meno parlavo, più "ascoltavo", piùGli <strong>di</strong>cevo con parole semplici e naturaliquanto io Lo amassi, più desideravo starecon Lui, non vedevo l'ora <strong>di</strong> farlo e ciò mispingeva ad orgarizzarmi meglio per compieretutti i miei doveri che facevo con piùgioia e quin<strong>di</strong> ancora meglio.Piano piano non facevo più richieste34Polidoro da Caravaggio(?), Stu<strong>di</strong>o per un Cristo bene<strong>di</strong>cente, sec.XVI, Palermo, Galleria Regionale <strong>di</strong> Palazzo Abatellis


personali ma per gli altri e certe volte nonchiedevo niente limitandomi a stare in silenziofelice soltanto <strong>di</strong> fargli compagniaoppure con<strong>di</strong>videvo con Lui le mie gioiestimando e apprezzando in modo <strong>di</strong>versoogni piccola cosa come dono d'amore. PiùLo amavo e più mi sentivo riamata e più misentivo riamata e più Lo amavo. Compresicosì che l'Amore si nutre <strong>di</strong> amore e se ilmio era limitato il Suo è sconfinato.Nutrendomi alla fonte del Suo amorenotavo che cambiava il mio modo <strong>di</strong> amaregli altri, cambiava profondamente me spingendomia desiderare <strong>di</strong> fare <strong>di</strong> piu per Lui;ma per fare ciò occorreva che Lo conoscessiancora meglio. Cominciai a partecipare piùspesso alla Santa Messa, a confessarmi, aleggere la Bibbia - riuscendo a decifrare ciòche prima era misterioso - a pensare prima<strong>di</strong> parlare, a non sprecare tempo guardandoprogrammi spazzatura alla tivù, a privarmi<strong>di</strong> piccole cose per amor Suo, a de<strong>di</strong>carGlipiccoli slanci d'amore mentre mi occupavo<strong>di</strong> altre cose (pulire, cucinare, stirare ecc.).Aumentava silenziosamente e misteriosamentein me la pace e la quiete quasisenza che io me ne rendessi conto. SantaTeresa <strong>di</strong>ce: «Fate il possibile per non privarvi<strong>di</strong> un così buon amico. Se vi abitueretea tenervelo vicino, se Egli vedrà che lofate con amore e vi adoperate a contentarlo,non potrete, come suol <strong>di</strong>rsi, togliervelo <strong>di</strong>torno; vi assisterà sempre, vi aiuterà in tuttele vostre <strong>di</strong>fficoltà; l'avrete con voi dappertutto»(C 26,1).Io desideravo fortemente - come lo desideroancora oggi - avere un rapporto <strong>di</strong>intimità sempre più profonda con Lui e perottenerlo so che devo fare il possibile pernon offenderlo, devo evitare <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgustarlo,devo in poche parole ascoltare santa Teresamettendo in pratica tutti i suoi insegnamenti.«Camminiamo insieme, Signore: iodevo andare dove andrete Voi; dovunquepasserete passerò anch'io» (C 26,6).Preghiera Teresianaa Marina <strong>di</strong> RagusaUn gruppo <strong>di</strong> carmelitani, religiosi e laici,hanno voluto vivere ed offrire questo gestoattraverso la proiezione <strong>di</strong> un filmatoappositamente realizzato, con immaginie testi teresiani (vd p.24-25) Qual'era ilmodo in cui pregava Santa Teresa? Comesi può fare orazione così che la vita <strong>di</strong>ventipreghiera e la preghiera <strong>di</strong>venti vita vissutain comunione d'amore con Dio? Queste, ledomande a cui voleva rispondere l'iniziativa,intesa come un invito ad accostarsi senzapaura alla dottrina <strong>di</strong> santa Teresa, perlasciarsi contagiare dalla sua esperienza<strong>di</strong> Dio. Dopo una breve introduzione, lapresentazione del video e <strong>di</strong> alcune testimonianze(vd p. 34-35), è seguito un momento<strong>di</strong> orazione silenziosa davanti al SantissimoSacramento, in un “appuntamento delleanime” con le monache carmelitane <strong>di</strong>Ragusa, ideatrici del momento <strong>di</strong> preghiera,voluto come tappa nell'itinerario <strong>di</strong>celebrazioni del centenario <strong>di</strong> fondazionedel Monastero.35


Storia <strong>di</strong> un <strong>di</strong>alogoLe due comunità del Carmelo <strong>di</strong> Ragusa<strong>di</strong> padre Angelo GattoQuest'anno il Carmelo Teresiano<strong>di</strong> Ragusa fa memoria della sualunga e significativa storia in uncornice ecclesiale e civile. L'occasione sonoi 100 anni trascorsi dalla fondazione delMonastero delle Carmelitane Scalze <strong>di</strong> ViaMarsala.Per centoanni ragazze, provenienti davari paesi della <strong>Sicilia</strong> ed anche d'Italia,sono entrate in questo monastero <strong>di</strong> SantaTeresa, sono vissute e sono morte senza notorietà.Hanno offerto la loro vita e le loropreghiere per il bene della Chiesa che è inRagusa e per il mondo intero.Testimoni e coprotaganisti <strong>di</strong> questalunga storia sono stati anche i Confratelli<strong>Carmelitani</strong> <strong>Scalzi</strong> <strong>di</strong> Piazza Carmine.Era il 28 settembre 1946, quando i primiquattro Padri <strong>Carmelitani</strong> <strong>Scalzi</strong> cominciaronoad officiare la Chiesa del Carmine;impressionando l'opinione pubblica per laloro gioventù, per il loro entusiasmo, per illoro abito e per la chiarezza dei loro intenti.«Non siamo venuti per fare sol<strong>di</strong> o per ricavarnedei vantaggi, ma solo per obbe<strong>di</strong>enzae servire il Carmelo» (Discorso inaugurale<strong>di</strong> padre Casimiro).Proprio da questo ideale <strong>di</strong> servire ilCarmelo incominciò la bellissima storia del<strong>di</strong>alogo tra le Carmelitane e i <strong>Carmelitani</strong>36Salvatore Cascone, Cristo in gloria con Maria e Giuseppe, 1937, Ragusa, Chiesa santa Teresa.In basso padre Casimiro a Ragusa


<strong>Scalzi</strong>; <strong>di</strong>alogo che perdura tuttora e che haportato le due comunità maschile e femminilea vivere quasi in simbiosi <strong>di</strong> ideali e <strong>di</strong>intenti, come desiderava la fondatrice SantaTeresa d'Avila. Sembra impossibile tesserela storia <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>alogo vitale, <strong>di</strong> questacomunione tra le "prigioniere dell'Invisibile"e i "fratelli della Beata Vergine Maria".Tuttavia è bello ricordarne le origini, riassumerneil percorso, descriverne l'apice, checoincide con la beatificazione della MadreCan<strong>di</strong>da della Eucaristia.Le originiIl periodo delle origini è segnato dall'iniziativa<strong>di</strong> Madre Can<strong>di</strong>da e dalle <strong>di</strong>fficoltàincontrate dai primi pionieri.Il <strong>di</strong>alogo è partito senz'altro dal cuoreeucaristico <strong>di</strong> Madre Can<strong>di</strong>da dell'Eucaristiae dal suo amore per tutto Carmelo. Sullascia della sua fondatrice, che voleva semprei Padri, accanto alle sue monache per la loroassistenza spirituale, essa, neoeletta prioranel 1929, cominciò subito a sollecitare i Superiori<strong>di</strong> Roma a mandare i Frati in <strong>Sicilia</strong>,per restaurare il Carmelo maschile, scomparsocon la soppressione sancita dalle leggiSiccar<strong>di</strong>, nel 1866. Nel 1946, dopo varietrattative con il Centro dell'Or<strong>di</strong>ne, scendevafinalmente, un gruppo <strong>di</strong> religiosi dellaprovincia Veneta, per attuare questo ideale.È il periodo delle origini. Il <strong>di</strong>alogo portail segno dell'entusiasmo, della con<strong>di</strong>visione,del coraggio, dell'abnegazione e dell'ospitalità.Una grande gioia invadeva il cuore <strong>di</strong>tutti, frati e monache, perché finalmente ilgrande desiderio <strong>di</strong> Madre Maria Can<strong>di</strong>dasi era avverato e i Padri non solo eranoarrivati a Ragusa, ma ad<strong>di</strong>rittura vivevanonella foresteria del Monastero, perché, persei mesi, non trovarono altra possibilità <strong>di</strong>alloggio. «E facevano un mondo <strong>di</strong> bene».(Testimonianza)Ragusa, Chiostro del Monastero Santa Teresa37


Pochi conoscono i legami che si creanoquando si prega insieme, si con<strong>di</strong>vide la povertàe si passano, a volte, ore <strong>di</strong> ricreazioneinsieme. Fu questa la vita e la grazia degliinizi. Le più contente erano proprio loro,le Carmelitane, sempre pronte ad ospitarei frati che arrivavano dal Nord per visitarela nuova fondazione, e incoraggiare e pre<strong>di</strong>care.Mons. Tarcisio Benedetti, allora Provincialedel Veneto e poi vescovo <strong>di</strong> PoggioMirteto e <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong>, ne dà testimonianza nellasua relazione al Centro dell'Or<strong>di</strong>ne. C'è entusiasmosia per la formazione spirituale ecarmelitana, sia per l'apostolato. Senza toglierenulla al grande prestigio che godevanoi sacerdoti che assistevano le Carmelitane,come don Giorgio La Perla, e don GiovanniBoscarino, con l'arrivo dei Padri il Monaste-Chiusura del Centenario del Monastero <strong>di</strong> RagusaCon la concelebrazione officiata dal Vescovodella <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Ragusa, mons. Paolo Urso, si èchiuso, mercoledì 15 settembre, presso il largoBeata Maria Can<strong>di</strong>da dell’Eucaristia, l’annocentenario <strong>di</strong> fondazione del monastero <strong>di</strong> santaTeresa. I festeggiamenti sono stati aperti da unconvegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e dalla presentazione dellibro Un giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Dio nella città ricco <strong>di</strong> contributistorici e riflessioni teologiche sulla presenzadelle Carmelitane a Ragusa.L’esposizione della reliquia <strong>di</strong> Suor Maria Can<strong>di</strong>dae la lettura <strong>di</strong> alcuni brani dei suoi scritti hapoi messo in luce i tratti della figura <strong>di</strong> MadreCan<strong>di</strong>da che, come <strong>di</strong>sse Papa Giovanni PaoloII il 21 marzo del 2004, in piazza San Pietro,a Roma, proclamandola beata, «s’innamorò atal punto <strong>di</strong> Gesù eucaristico da avvertire uncostante ardente desiderio <strong>di</strong> essere apostolainfaticabile dell’Eucaristia. Sono certo – aggiunseil Pontefice – che dal Cielo la Beata Maria Can<strong>di</strong>dacontinua ad aiutare la Chiesa, perché crescanello stupore e nell’amore verso questo sommoMistero della nostra Fede».A presenziare alla cerimonia religiosa, anchei rappresentanti delle istituzioni: il PrefettoGiovanna Stefania Cagliostro e il Sindaco NelloDipasquale.La concelebrazione è stata preceduta da unaprocessione partita dal monastero e giunta allacasa madre delle suore del Sacro Cuore <strong>di</strong> Gesùdove è stata effettuata una sosta commemorativasui luoghi dove la prima comunità <strong>di</strong> giovaniaspiranti carmelitane si era potuta stabilire, ospitedella Beata Maria Schininà. Per l'occasione padreMario Cascone ha saputo illuminare quegli avvenimentie quelle figure, in<strong>di</strong>cando nelle due beateragusane, Maria Schininà e Madre Can<strong>di</strong>da,due colonne della Chiesa locale. La cerimoniareligiosa ha visto coinvolto alcune confraternitedella <strong>di</strong>ocesi oltre alla comunità dell’Or<strong>di</strong>nesecolare teresiano <strong>di</strong> <strong>Sicilia</strong> e una partecipazioneattenta e numerosa <strong>di</strong> fedeli della <strong>di</strong>ocesi.38


o, adagio adagio, si affidò a loro per la curapastorale. Solo Dio sa quanti frati si sonoalternati per lo svolgimento delle feste liturgiche,per le confessioni, per le conferenze eper gli esercizi spirituali.L'entusiasmo degli inizi si conservò inalteratosia nei padri, i quali furono semprepronti a de<strong>di</strong>care loro i servizi della liturgiae della cura pastorale con le confessioni e la<strong>di</strong>rezione spirituale, sia nelle sorelle, che simostrarono attentissime alle esigenze deiconfratelli, supportandoli con la preghiera equalche volta con i frutti dell'orto.Le relazioni <strong>di</strong> comunità, lo scambio <strong>di</strong>lettere, le visite canoniche dei Delegati, deiProvinciali, dei Generali lo riferiscono. Esono tanti i confratelli anziani che ricordanocon particolare affetto questo monastero,come padre Pietro Pallaro e padre GrazianoPesenti. Un religioso che amò fuor <strong>di</strong> misurail monastero <strong>di</strong> Ragusa fu padre Silvestro,l'innamorato <strong>di</strong> Madre Can<strong>di</strong>da e suo vicepostulatore.Ebbe il merito e la passione <strong>di</strong>farla conoscere. Era sempre attento a scovare,scrutare e catalogare i documenti dellefigure più carismatiche dell'Or<strong>di</strong>ne nostro,come Mons. Intreccialagli, e la nostra Beata.Ora il <strong>di</strong>alogo si è fatto più vivo perchénon solo i due Carmeli <strong>di</strong> Ragusa, maschilee femminile, sono impegnati a scambiarsi iservizi, ma si sentono investiti <strong>di</strong> una nuovamissione, quella <strong>di</strong> far conoscere e amare ilcarisma Eucaristico della nostra beata, che èstata definita «mistica dell'Eucaristia».È vero che la messe è molta e gli operaisono pochi, per cui dobbiamo forse remarepiù strenuamente, ma è anche vero che maicome oggi i testimoni dell'assoluto, sono significativie il nostro oggi viene proprio ada essere illuminato da Madre Maria Can<strong>di</strong>dadell'Eucaristia. A noi, interpreti e autorioggi, del <strong>di</strong>alogo che continua, tocca esprimerela gratitu<strong>di</strong>ne, la lode verso il Signore.Perché queste attitu<strong>di</strong>ni sono la base dellacontinuità e della intercessione.Da Ragusa al GiapponeCarissimi confratelli e sorelle, amici e conoscentidell'amatissima <strong>Sicilia</strong>. A ricordo del 50°della consacrazione sacerdotale (18-03-1961),insieme a padre Paolo, padre Teresio, padreGino e padre Angelo... Dal 1965! Il vostro primomissionario in Giappone! Nella speranza che nonsia l'ultimo... Voglio il vostro ricordo e la vostrapreghiera per poter continuare fino a quando Luivorrà, il primo "Missionario" e Salvatore nostro.Che almeno possiamo incontrarci lassù con Lui etutti voi per sempre! Ogni bene nel signore padrePietro (Aureliano) Zanchetta e padre Paolo.Abbiamo voluto riporatare questo saluto <strong>di</strong>Padre Aureliano Zanchetta, che dopo l'or<strong>di</strong>nazionesacerdotale fu conventuale a Ragusa, doverimase per tre anni (1962-1965) fino alla partenzaper il Giappone. Attulmente, è conventuale aKomatsu. Qui, racconta il confratello padre CristoforoCavarzan, è <strong>di</strong>venuto una celebrità per laspecializzazione che si è acquistato nella famosacerimonia del tè, cerimonia creata dall’antico Principecristiano Yusto Takayama Ukan, che in essainfuse uno spirito religioso, tolto dalle cerimonie(che vide e fece sue) della nostra Messa. Il fratellogemello Padre Paolo, dopo l'esperienza <strong>di</strong> missionarioin Madagascar, è rientrato da qualche annoin Italia. Attualmente è conventuale a Brescia.39


Per la Chiesa in EgittoA cura della RedazioneERA DA TEMPO che la comunità<strong>di</strong> Boueit nella <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Assiud(Egitto del sud) sperava <strong>di</strong> vedererealizzata una nuova chiesa e un centro pastoraleper la parrocchia, un sogno ed ancheuna necessità, dato che il vecchio e<strong>di</strong>ficio,risalente agli anni ‘40 dava segni <strong>di</strong>ce<strong>di</strong>mento strutturale in più parti.Si è giunti così verso la fine dello scorsonovembre 2010 alla decisione coraggiosa<strong>di</strong> avviare i lavori per una nuova opera,dopo che la comunità, guidata da padreElia Francis, ha valutato positivamente ilprogetto presentato dalla commissione e<strong>di</strong>liziaparrocchiale per la nuova costruzione.Un’ operazione impegnativa, tenendo contodella esiguità delle risorse <strong>di</strong>sponibili, dellapovertà delle famiglie che hanno però volutocredere in un progetto che oltre a darenuovo slancio alla comunità richiede unosforzo non in<strong>di</strong>fferente.I primi ad attivarsi sono stati i parrocchianiche hanno messo a <strong>di</strong>sposizione laloro opera per smantellare la vecchia costruzionedemolita a forza <strong>di</strong> braccia e piccone.Una solidarietà che sta continuandosia con l’offerta gratuita della manodoperaper la costruzione che con l’assistenza delvitto e <strong>di</strong> bibite fresche agli operai impegnatinel lavoro. Importante è anche l’aiutodei parrocchiani emigrati che contribuisconocon le loro offerte inviate dall’estero;decisivo, inoltre, l’aiuto <strong>di</strong> organismi internazionalidalla Spagna e dalla Germania egli aiuti dalla <strong>Sicilia</strong>. Il parroco padre Eliagià da anni in contatto con la nostra terraha potuto contare anche sull’aiuto del nostroCommissariato grazie al fatto che trai suoi parrocchiani c’è quel padre Giovanni40


L'eparchia <strong>di</strong> Assiut è una sede dellaChiesa cattolica suffraganea del patriarcato<strong>di</strong> Alessandria dei Copti. Nel 2010 contava50.000 battezzati. su una popolazione <strong>di</strong> circa4.000.000. Il territorio è sud<strong>di</strong>viso in 41parrocchie con 61 sacerdoti <strong>di</strong> cui 6 religiosifrancescani e 60 religiose appartenenti a 13congregazione e <strong>di</strong>visi in 17 missioni."Copto" deriva dall’arabo qubt che significaegiziano. Dopo la conversione <strong>di</strong> granparte del popolo egiziano all’Islam, il terminecopto iniziò a essere associato agli egizianicristiani.La Chiesa cattolica copta è una dellechiese cattoliche orientali, in comunione conla Chiesa <strong>di</strong> Roma.La formazione <strong>di</strong> comunità cattoliche coptein Egitto nasce dall'opera <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>cazionesvolta prima dai Francescani minori, quin<strong>di</strong>dai Francescani cappuccini, che nel 1630fondarono una missione al Cairo, seguiti nel1675 dai Gesuiti.I copti cattolici hanno pratiche liturgichesostanzialmente simili a quelle della Chiesacopta ortodossa e <strong>di</strong>fferiscono da essaper il ruolo che attribuiscono al Patriarcad'Occidente, il Papa. Nella Chiesa cattolicacopta possono accedere al sacerdozio, manon all'episcopato, anche uomini sposati e,quin<strong>di</strong>, non solo i celibi come nella Chiesacattolica latina. Attuale vescovo dell’Eparchia<strong>di</strong> Assiud è Mons. Kyrillos William Samaan.Kahlil, già studente carmelitano a Trappeto(Catania), e rientrato da alcuni mesi inEgitto, dopo i corsi <strong>di</strong> specializzazione adAvila.L’opera muraria intanto è arrivata abuon punto, con la copertura, mentre nellacripta già la comunità celebra la messa esvolge le attività pastorali essenziali. Perfine anno la chiesa dovrebbe essere completatae quin<strong>di</strong> potrà essere avviata anche lacostruzione del centro pastorale.La citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Boueit conta circa10.000 abitanti <strong>di</strong> cui 4500 musulmani,2500 ortodossi e 3000 cattolici. La chiesa,con i suoi 16x38 metri potrà comodamentecontenere circa 600 fedeli. Le attività inparrocchia consistono nel catechismo con300 bambini e 45 catechisti, catechesi per80 giovani, asilo per 85 bambini, incontri<strong>di</strong> formazione per le mamme e ambulatoriome<strong>di</strong>co. Una parrocchia ricca <strong>di</strong> vocazioni:cinque sacerdoti e due semininaristi, duereligiosi carmelitani e numerose religiose<strong>di</strong> varie congregazioni.Anche questo è l’Egitto, terra che hadato alla chiesa primitiva gran<strong>di</strong> santi eteologi, culla del monachesimo, che ha insant’Antonio Abate il suo più celebre rappresentante.41


Io vengoper farela tuavolontàPrima professione<strong>di</strong> fra Enrico <strong>di</strong> Maria ReginaACCOMPAGNATO dalla comunitàdel Noviziato e sostenuto dallapreghiera dei familiari, dei confratellie <strong>di</strong> tanti amici, lo scorso 17 settembre,fr. Enrico <strong>di</strong> Maria Regina è giunto ademettere la sua professione religiosa nellafamiglia iniziata da santa Teresa.Nella memoria <strong>di</strong> Sant'Alberto, padredella nostra Regola <strong>di</strong> vita, fra Enrico hachiesto <strong>di</strong> potere continuare il suo cammino<strong>di</strong> verifica vocazionale promettendo <strong>di</strong>impegnarsi a vivere nell'ossequio <strong>di</strong> GesùCristo, associandosi così ai tanti fratelli esorelle che, lungo i secoli, hanno abitato l'idealeMonte Carmelo, nella solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>un cuore che cerca solo il Signore e la suagloria.Sostenuto dal suo amore alla Verginedel Carmelo, desideroso <strong>di</strong> vivere nella preghierae nella de<strong>di</strong>zione alla Chiesa, con ildesiderio <strong>di</strong> offrire la sua povertà e le suericchezze per il bene <strong>di</strong> questa nostra famigliareligiosa, fra Enrico era giunto franoi un paio <strong>di</strong> anni fa. Dopo i primi contatticon alcuni nostri confratelli, decise <strong>di</strong>“postulare”, <strong>di</strong> chiedere un tempo <strong>di</strong> verificadentro una nostra comunità religiosa e,lasciando la sua Bisacquino PA, fu accoltopresso l'allora casa <strong>di</strong> Postulandato a TrappetoCT.Nel volgere <strong>di</strong> un anno e mezzo chiese<strong>di</strong> entrare in Noviziato giungendo infinepresso il nostro Convento Monte Carmelonell'agosto del 2010. Ora, dopo un anno <strong>di</strong>formazione e <strong>di</strong> vita fraterna, <strong>di</strong> preghiera e<strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento, sostenuto dal parere dellacomunità formativa, ha deciso <strong>di</strong> consacrare,con la professione semplice dei voti, lasua vita al Signore nel Carmelo: mani nellemani del Commissario, padreGaudenzioGianninoto, fra Enrico ha pronunciato, <strong>di</strong>nanziall'assemblea dei fedeli riunitasi perl'occasione, la formula <strong>di</strong> rito. Lo accompagnala nostra preghiera affinché possagiungere al compimento del dono <strong>di</strong> Dio edel dono <strong>di</strong> sé.42


Giovani ra<strong>di</strong>cati nella fedeAppuntamento giovania Monte Carmelo (SR)<strong>di</strong> Annalisa BonadonnaIL 24 e 25 settembre scorso ha avuto luogo,presso la casa <strong>di</strong> preghiera MonteCarmelo <strong>di</strong> Villasmundo (SR), un nuovoAppuntamento Giovani che ha visto arrivareda <strong>di</strong>verse parti della <strong>Sicilia</strong> un nutrito gruppo<strong>di</strong> ragazzi che aspettavano con gioia questoprezioso momento <strong>di</strong> crescita spirituale dacon<strong>di</strong>videre insieme.Fra i giovani presenti c'erano alcunidei partecipanti agli scorsi ritiri, ma anchemolti che si accostavano per la prima voltaa questo tipo <strong>di</strong> esperienza, desiderosi <strong>di</strong>avere un confronto con i propri coetaneisui temi della fede, che era proprio il puntocentrale dell'incontro stesso il cui titoloprendeva spunto dal messaggio del SantoPadre Benedetto XVI per la XXVI GiornataMon<strong>di</strong>ale della Gioventù: «Ra<strong>di</strong>cati efondati in Cristo, sal<strong>di</strong> nella fede» (Col 2,7).Dopo un breve momento <strong>di</strong> accoglienza, siè subito entrati nel vivo dell'incontro soffermandocisu ciascuno dei tre termini, cercando<strong>di</strong> farli rispecchiare uno ad uno all'internodel proprio vissuto.Dopo cena i giovani si sono raccolti incappella per partecipare alla liturgia dellariconciliazione; dopo un canto sul tema dellamisericor<strong>di</strong>a, ognuno ha ascoltato i branitratti dalla Sacra Scrittura me<strong>di</strong>tandoli nelproprio cuore e preparandosi interiormentealla confessione in<strong>di</strong>viduale. Infine, una lettera<strong>di</strong> santa Teresa <strong>di</strong> Gesù Bambino a donBelliére (21.06.1897) ha seminato nell'animaquesta domanda: «Quando si gettano le propriecolpe, con fiducia tutta filiale, nel braciere<strong>di</strong>vorante dell'amore, come potrebbero nonessere consumate per sempre?».Prima <strong>di</strong> ritirarsi per la notte i giovani sisono riuniti per un momento <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione,con il desiderio <strong>di</strong> volersi conoscere meglio eporsi a vicenda quelle domande che spessobussano alla mente ma che a volte rimangonoinespresse, come ad esempio: «Chi è perte Gesù? Quando e come lo hai incontrato?».La domenica mattina è iniziata con il cantodelle Lo<strong>di</strong> e, a seguire, il secondo momento<strong>di</strong> me<strong>di</strong>tazione sul tema della fede. Ma checos'è per me la fede? Questa è la domanda cheognuno dei partecipanti si è posto durante lariflessione personale, svolta nel silenzio. Ci siè poi ritrovati tutti insieme per parteciparealla liturgia Eucaristica, a quell'incontro conColui che ci ama e ci usa misericor<strong>di</strong>a.Nel primo pomeriggio il gruppo si è riunitoper fare un ultimo momento <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visioneed esporre le proprie impressionisulla esperienza appena trascorsa. Gli interventisono stati tanti, ma quello che sicuramenteè emerso è che il Signore avevaoperato nel cuore <strong>di</strong> ognuno facendo maturareuna nuova consapevolezza sul sensodella fede, e donandogli il coraggio e la forzaper poter testimoniare anche agli altri.43


Da Notoa CataniaLa visita <strong>di</strong> Teresadel Bambino GesùCOME inatteso evento <strong>di</strong> grazia, lenostre comunità <strong>di</strong> Catania hannoricevuto per alcuni giorni la visita delReliquiario <strong>di</strong> Santa Teresa <strong>di</strong> Gesù Bambinoe del Volto santo.Nel suo rientro dalla Diocesi <strong>di</strong> Noto, incammino verso le Puglie, santa Teresina hapotuto sostare fra noi dal 18 al 21 settembre,spargendo la sua promessa “pioggia <strong>di</strong> rose”fra tanti fedeli, consacrate e sacerdoti chesono accorsi a venerarne la presenza e ad invocarlamaestra e guida nella sua “piccola via”della santità.Questa volta è giunto fra noi il primoReliquiario composto per la prima solenneesposizione pubblica delle reliquie <strong>di</strong> SantaTeresa, in occasione della sua <strong>di</strong>chiarazione aPatrona delle Missioni, da papa Pio XI nel1927. Lei, che offriva il suo faticoso camminaredegli ultimi mesi <strong>di</strong> malattia e <strong>di</strong> vita peri missionari, veniva offerta alla venerazionedei fedeli che giungevano a San Pietro esponendoun frammento osseo del piede destro,custo<strong>di</strong>to in questo Reliquiario finementeornato e commentato con alcune frasi cheevocano il senso del cammino e l'immaginedel piede nella Scrittura. Fra queste non potevamancare quella celebre <strong>di</strong> Isaia: «Comesono belli sui monti i pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> chi annuncia ilVangelo» (Is 52, 7). I pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> questa giovanecarmelitana, morta a 24 anni, sono veramente“belli” perché continuano ad annunciarciil Vangelo, continuano a suggerirci la piccolezzae l'umiltà del cuore, insieme al grandedesiderio <strong>di</strong> poter essere, con lei e come lei,nel “cuore della Chiesa”.In ogni luogo, il richiamo <strong>di</strong> questa nostrapiccola sorella ci ha fatto sperimentare,ancora una volta, come la sua parola giungein luoghi spesso insperati e la sua dottrina affascinae coinvolge tanti, ridestando il cuore<strong>di</strong> molti a quella fiducia e a quell'abbandonoche furono i capisal<strong>di</strong> della sua vita e del suotestamento spirituale.Già la sua rinnovata presenza fra noi èstata una grande grazia ma, conoscendo l'audaciae la generosità <strong>di</strong> santa Teresina, siamogià in attesa <strong>di</strong> altre meraviglie e <strong>di</strong> altre sorprese:fossero anche solo quelle che dovesserogermogliare nel nostro cuore animandociad “amare e far amare Gesù” (come la Santastessa spesso ripeteva), già questo sarebbe sìun ulteriore segno <strong>di</strong> quella pioggia <strong>di</strong> grazia,ricaduta in questi giorni, da riversare umilmentenel cuore dei fratelli.44


Un fiume <strong>di</strong> latteProgetto Pnutrizione i i a Marovoay<strong>di</strong> Maurizio CrespiCarissimi Amici,abbiamo una bellissima notizia da darvi.Dal mese <strong>di</strong> Agosto 2010, si è avviato unnuovo progetto nella missione dei Padri <strong>Carmelitani</strong>scalzi, a Marovoay: Aiuto nutrizionaleai bambini malnutriti.Tutto è iniziato con il caso <strong>di</strong> Florine. Unabambina <strong>di</strong> otto mesi, pesava 4 Kg. La nonnal'aveva portata al <strong>di</strong>spensario me<strong>di</strong>co <strong>di</strong>Ambovomavo. Ci aveva preso l'anima quellabambina, non solo a noi che l'abbiamo vista,ma anche a tanti <strong>di</strong> voi che hanno ricevuto ilracconto della sua storia <strong>di</strong> sofferenza; Florineè morta per malnutrizione.Dopo quei fatti alcuni volontari sono arrivatialla missione con omogeneizzati, biscottiper bambini, biberon, vestiti per neonati. Noiabbiamo acquistato il latte in polvere. Insomma,senza che lo volessimo, è iniziato ilprogetto: aiuto nutrizionale ai bambini malnutriti.Ora stiamo seguendo oltre una trentina<strong>di</strong> casi. Tra questi c'è Augustin, bambino <strong>di</strong>L'ostetrica Misoa <strong>di</strong>stribuisce il latte in polvere(sopra) e pesa Kevin con la nuova bilancia,"Dinamometro" arrivata dall'Italia (sotto).45


7 mesi e mezzo, ora pesa 5 kg. Quando l'avevaportato la madre, nel mese <strong>di</strong> Ottobre,aveva 5 mesi, pesava 3,650 Kg, era ammalato,aveva una malnutrizione molto grave; l'abbiamomandato imme<strong>di</strong>atamente all'ospedale <strong>di</strong>Mahajanga. La madre è tornata la settimanasuccessiva al <strong>di</strong>spensario <strong>di</strong> Ambovomavo,dopo che hanno <strong>di</strong>messo dall'ospedale Augustin,ed era già migliorato nel volto. Abbiamodato alla madre il latte sufficiente per unmese, con gli omogeneizzati e i biscotti. Augustinabita a Ma<strong>di</strong>rovalo, un villaggio molto<strong>di</strong>stante da Marovoay, vi si arriva solo con ilbattello lungo il fiume Betsiboka.Dopo un mese la madre non è venuta alcontrollo ed eravamo preoccupati: pensavamoche il bambino stesse male o, come Florine,che fosse deceduto. Dopo qualche giornosi è presentato il fratello più grande <strong>di</strong> Augustin<strong>di</strong>cendo che la madre non l'aveva portatoperché aveva paura delle piogge e il viaggioera molto lungo; ci aveva detto che il fratellostava bene e gli alimenti erano terminati.Gli abbiamo dato solo un barattolo <strong>di</strong> latte inpolvere <strong>di</strong>cendo che dovevano portare il bambino,volevamo vederlo e pesarlo per controllarela crescita, altrimenti non avrebbero piùricevuto gli aiuti.Il 13 <strong>di</strong>cembre si è presentata la madrecon Augustin: stentavamo a credere ai nostriocchi, non vi <strong>di</strong>co la gioia! Augustin eracambiato completamente, sembrava un altrobambino.Le cause della malnutrizione sono varie:1. morte della madre durante il parto2. bambino nato prematuro3. peso basso alla nascita4. povertà della famiglia5. gemelli (nei paesi poveri i gemelli sonosempre a rischio, la madre non ha lattesufficiente per entrambi, il latte in polvereha un costo proibitivo non solo per le famigliepovere ma anche per le benestanti<strong>di</strong> questi paesi)È stata terminata la grotta della Madonna nelpassaggio che unisce il <strong>di</strong>spensario me<strong>di</strong>coe la maternità. Alcuni bambini della scuolacattolica <strong>di</strong> Ambovomavo, costruita da PadreBruno, si fermano in preghiera, prima <strong>di</strong> tornarea casa.Per le famiglie che abitano vicino a Marovoay,facciamo venire il bambino al controllotutte le settimane, <strong>di</strong>amo gratuitamente unbarattolo <strong>di</strong> latte in polvere, omogeneizzati ebiscotti. Pesiamo il bambino e compiliamo ilgrafico nella scheda, che mette in relazione ilpeso con l'età del bambino nelle tre fasce: Rossa - Malnutrizione grave Gialla - Malnutrizione Verde - Peso normaleLo scopo del progetto è quello <strong>di</strong> far salirenella fascia verde il peso <strong>di</strong> questi bambini.Al sabato, insegniamo alle mamme,o alle persone che si occupano del bambi-46


no, a preparare le pappe. Se il bambino, alcontrollo è ammalato, per le famiglie chenon hanno possibilità (la maggior parte)paghiamo gratuitamente i farmaci e se abitanolontani paghiamo il viaggio <strong>di</strong> andatae ritorno con il taxi brousse. Alcuni portavanoil bambino in braccio per 10, 12 km apie<strong>di</strong> sotto il sole cocente.Purtroppo non tutti i bambini che stiamoseguendo vanno bene come Augustin:vi chie<strong>di</strong>amo preghiere per loro.In concreto, il progetto consiste nel fornireai bambini malnutriti latte in polvere(spesa <strong>di</strong> circa 20 euro al mese), biscotti,omogeneizzati e me<strong>di</strong>cine (10 euro al mesecirca) almeno per un anno, o finché il bambinonon abbia raggiunto un peso adegua-to. È evidente che una spesa così notevolenon può essere sostenuta nemmeno dallefamiglie malgasce considerate agiate...Non aggiungiamo altro.Chi vuole, può liberamente contribuireversando l'offerta che crede dadestinare sul c/c postale n. 63322614oppure sul c/c bancario (IBAN)IT40I0503616900CC0451290926 BancaAgricola Popolare <strong>di</strong> Ragusa intestatia "Associazione Progetto Missione MadagascarOnlus" c/o <strong>Carmelitani</strong> <strong>Scalzi</strong>Piazza Carmine, 2 - 97100 Ragusa, riportandonella causale del versamento FondoNutrizione.Il progetto è con<strong>di</strong>viso con l'Associazione"Insieme si può" <strong>di</strong> Belluno.Posa della prima pietraC'è una forte impronta della <strong>Sicilia</strong> nelMadagascar ed è la presenza <strong>di</strong> numerosisiciliani, membri <strong>di</strong> vari or<strong>di</strong>ni e congregazionireligiose. A rinsaldare e rinnovarequesti vincoli è servita anche la visita <strong>di</strong>mons. Paolo Urso, vescovo <strong>di</strong> Ragusa, alla<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Morondava.Mons. Urso, in visita alle missioni dellesuore del Sacro Cuore della beata MariaSchininà, che festeggiano 50 anni <strong>di</strong>presenza nell'isola, ha potutopresenziare alla posa della primapietra del Centro <strong>di</strong> SpiritualitàMadre Can<strong>di</strong>da; si tratta in realtàdell'avvio dei lavori <strong>di</strong> ristrutturazionedei locali della ex scuoladestinata ad accogliere il nuovoCentro <strong>di</strong> formazione della <strong>di</strong>ocesiMalgascia con a capo il nostroconfratello mons. Fabien. Alla realizzazionedel progetto, sostenutodal nostro Commissariato, hannovoluto partecipare anche alcuniMonastei e Conventi carmelitani d'Italia.Questo accadeva a maggio. A fine agosto,mons. Fabien ha potuto ricambiare lavisita, rientrando dalla Giornata Mon<strong>di</strong>aledella Gioventù <strong>di</strong> Madrid, alla quale avevapartecipato con altri 4 vescovi malgasci eun gruppo <strong>di</strong> 130 giovani del Madagascar.Il suo rientro in <strong>di</strong>ocesi, è stato possibilesolo a metà settembre, dopo l'incontrodei vescovi carmelitani <strong>di</strong> tutto il mondosvoltosi ad Ariccia (RM), in occasione delDefinitorio Straor<strong>di</strong>nario dell'Or<strong>di</strong>ne.47


«Se quando era nel mondoguariva gli infermicol semplice tocco delle vesti,come dubitare che,stando in noi personalmente,non abbia a far miracolise abbiamo fede?»Teresa <strong>di</strong> Gesù(CP 34,8)

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