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rivista n. 3/2011 (pdf) - Carmelitani Scalzi di Sicilia

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oppure la convenzione <strong>di</strong> un contratto, maper un’immedesimazione dell’essere e dellavita. E così, attraverso la Parola, Gesù <strong>di</strong>ventaGesù "più grande", un Gesù misteriosamenteperfetto nel quale tutti gli uominiche Lo ascoltano si raccolgono nella comunione<strong>di</strong> una Persona mistica, in un Corpomistico, per una comunione ineffabilmentepiena e perfetta nella quale il Signore Gesùstesso vedrà il traboccamento della sua comunionecon il Padre.Una cosa sola: «Io sono la vite, voi sietei tralci».L’ascolto della parola <strong>di</strong> Cristo offre alsuo mistero una <strong>di</strong>mensione nuova: la nostra.Egli si trova, come Cristo, cioè comeVerbo Incarnato "più grande", si trova <strong>di</strong>latato.E noi, attraverso questo ascolto, ciper<strong>di</strong>amo in Lui, non siamo più noi a vivere,ma è Lui a vivere.Non è, quin<strong>di</strong>, soltanto l’esterno raccoglierele parole del Maestro e affidarlo all’elaborazionedel nostro cervello che quantopiù le elabora tanto più le svuota, e quantopiù le scruta con curiosità attraverso i suoisillogismi tanto meno le rende capaci <strong>di</strong> esserecomunione e <strong>di</strong> essere vita eterna. Èper questo che Gesù, è una cosa strana, nonha mai domandato ai suoi se capivano; hasempre domandato ai suoi se credevano.Di fronte ai <strong>di</strong>scorsi anche più impossibilila conclusione era sempre la stessa: «Cre<strong>di</strong>shoc?» – lo cre<strong>di</strong> ?.«Ipsum au<strong>di</strong>to!» – Che dono questo! chevocazione! che grazia! E nello stesso tempodobbiamo <strong>di</strong>re al Signore: Signore, che fatica!– «durus est hic sermo!»Segue un silenzioso tremendo, gli uominigli volgono le spalle e se ne vanno,restano i pochi <strong>di</strong>scepoli e Gesù li guarda.Non si spiega. Dice anche a loro una parolache esaspera la durezza <strong>di</strong> quella dettaprima: «Vultis et vos abire?». E per fortuna<strong>di</strong> Gesù – è proprio il caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo – e perfortuna nostra, qualcuno tra quelle creatureè folgorato dentro dalla grazia dell’ascolto.Non ha capito niente, è sgomento ci dà ilsenso vero della sequela <strong>di</strong> Gesù, dell’ascolto<strong>di</strong> Gesù, senza aver capito niente; conl’anima oppressa dalla durezza della paroladel Signore, tira solo una conclusione chesembra la conclusione della <strong>di</strong>sperazione edè la conclusione della verità: «Domine, adquem ibimus? Tu solus verba Vitae aeternaehabos!» – «Ma Signore, dove vuoi che an<strong>di</strong>amo?Tu solo hai parole <strong>di</strong> Vita».Come dovette essere avvolgente, penetrante,soave lo sguardo <strong>di</strong> Gesù, rasserenato,<strong>di</strong>ventato tenerezza senza fine, su quelmanipolo che aveva capito senza capire,che aveva accettato la parola perché era laParola e, nell’accettarla aveva capito chesolo quella Parola era Vita eterna. La nostrafede – l’itinerario della nostra sequela<strong>di</strong> Cristo, l’ascolto del Signore – conosce <strong>di</strong>queste vicende.Ma questa sequela <strong>di</strong> Gesù, fatta <strong>di</strong> ascoltoin questo modo, non si esaurisce così. IlSignore ha conseganto la sua parola <strong>di</strong> Vita28

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