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rivista n. 3/2011 (pdf) - Carmelitani Scalzi di Sicilia

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iale. Non è solo una festa per la nostra famema anche per i nostri occhi, poiché fissiamostupiti l'autodonazione <strong>di</strong> amore per la nostrasalvezza.Ma Lutero non la vede così. Per lui, nonesiste alcun legame ontologico tra quantoavvenne sul Calvario e quanto avvienesull'altare, per questo la teologia luterananon dà adeguato valore all'aspetto sacrificaledella Santa Messa. Pone soprattutto l'accentosull'aspetto conviviale della Cena.È forse questa la ragione per cui Luteronon <strong>di</strong>ede molta importanza alla teologia delsacerdozio, specialmente nella sua <strong>di</strong>mensionesacrificale, come è esposto nella letteraagli Ebrei.Al contrario, per la teologia cattolica,ogni volta che si celebra l'Eucaristia, si rinnovail sacrificio <strong>di</strong> Cristo sul Calvario, cosìcome ha <strong>di</strong>chiarato Papa Pio XII: «L'augustosacrificio dell'altare non è una pura e semplicecommemorazione della passione e morte<strong>di</strong> Gesù Cristo, ma è un vero e proprio sacrificio,nel quale, immolandosi incruentamente,il Sommo Sacerdote fa ciò che fece unavolta sulla croce offrendo al Padre tutto sestesso, vittima gra<strong>di</strong>tissima» (68).Nell'Eucaristia, il nostro sguardo si elevacon profonda fede, umile venerazionee adorazione <strong>di</strong>nanzi all'augusta persona<strong>di</strong> Gesù sulla croce. Infatti, il vangelo <strong>di</strong>san Giovanni (19,37) presenta la crocifissionequale compimento della profezia <strong>di</strong>Zaccaria: «Guarderanno a colui che hannotrafitto» (Zac 12,10). È il sacrificio verso ilquale guardò e sperimentò la fede il centurione,quando riconobbe in Gesù il Salvatore:«Davvero quest'uomo era Figlio <strong>di</strong> Dio!»(Mc 15,39).L'Eucaristia, con la forza <strong>di</strong> quanto ripresenta– la più ra<strong>di</strong>cale e potente espressionedell'amore <strong>di</strong> Dio nell'auto-offerta <strong>di</strong> Gesù,il Figlio <strong>di</strong> Dio – esige da noi che rivolgiamoil nostro sguardo su <strong>di</strong> Lui e che proclamiamola nostra fede in Lui.Questa è la base della fede <strong>di</strong> sant'Agostinoche con grande chiarezza annuncia chepeccheremmo se, prima <strong>di</strong> riceverlo, nonlo adorassimo. Questo mirabile sacrificio<strong>di</strong> Cristo, il suo auto-spezzarsi per <strong>di</strong>venirenostro cibo <strong>di</strong>vino, deve essere guardato congrande stupore e profonda fede.Infatti Gesù pre<strong>di</strong>sse che, al momentodella sua morte salvifica, dovevamo guardareverso <strong>di</strong> Lui per riconoscere la Sua <strong>di</strong>vinità:«Quando avrete innalzato il Figlio dell'Uomo,allora saprete che Io Sono» (Mc 15,39).È lo stesso verbo usato dal Signore per spiegare"l'innalzamento" qui con "l'innalzamento"del serpente <strong>di</strong> bronzo nel desertofatto da Mosè per salvare il popolo d'Israelea cui fa riferimento (Gv 3,14).È interessante notare che in entrambe leoccasioni, Gesù si riferisce al riconoscimentodella Sua persona nella fede: «Perché chiunquecrede in Lui» (Gv 3,15), e «conoscereteche Io Sono» (Gv 8,28).È guardando al sacrificio <strong>di</strong> Cristo cheviene confermata la fede e si è salvati. Adogni Eucaristia in cui l'unico sacrificio <strong>di</strong>Cristo sul Calvario è ripresentato, nasce lafede e lo adoriamo come Figlio <strong>di</strong> Dio. È unpregustare la nostra salvezza – un pregustareil para<strong>di</strong>so. Per questo, un'Eucaristia senzasguardo adorante su Cristo, sarebbe più povera.Diversamente, se i nostri cuori non siinnalzano allo stupore della salvezza sullacroce, l'Eucaristia stessa si ridurrebbe a unaformalità in più, a uno schiamazzo rumoroso,a una vuota esperienza senza fede e senzagusto.La tendenza, pertanto, a rendere la Messapiù moderna e colorita è, come minimo,<strong>di</strong> cattivo gusto. Se quando lo riceviamo,non lo adoriamo, non sapremmo nemmenochi è Colui che viene a farci Suoi. Sarebbeun modo <strong>di</strong> ricevere l'Eucaristia senza senso.Proprio questo il Papa sottolinea quando<strong>di</strong>ce: «Soltanto nell'adorazione può maturareun'accoglienza profonda e vera» (66).15

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