ito o dei canti, l'armonia della sinfonia dellaverità.Il nostro corpo, dunque, è legato alla nostraanima in modo imprensci<strong>di</strong>bile. Il corponon è solo segno della vita dell'anima, ma èla vita stessa poiché non esiste materia chenon abbia ricevuto soffio vitale (Gen 2, 7). Diconseguenza, la vita spirituale abbraccia tuttoquello che noi siamo: spirito, anima (psyché)e corpo. Le religioni altre allora ci ri<strong>di</strong>conol'importanza del ruolo del corpo nella preghierae del contributo che può avere perchéessa sia ancora incisiva nelle nostre vite.Teresa d'Avila semina <strong>di</strong> riflessioni le paginedel libro della Vita, per suggerirci comeper una preghiera fruttuosa non sia necessarial'immobilità fisica. Anche facendo la cucina èpossibile vivere in intimità con Dio, così Teresarassicura le monache che vorrebbero restareimmobili nella cappella. Il "cuore a cuore"dell'amato con l'amata è certo al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ognisituazione concreta che impe<strong>di</strong>sca al corpo <strong>di</strong>essere strumento liturgico. Eppure è necessario,trovare tempo e spazio per far in modoche il corpo sia segno visibile <strong>di</strong> lode a Dio; ilcorpo in <strong>di</strong>alogo con l'anima deve poter esprimereinsieme a tutto il creato la Gloria <strong>di</strong> Dio.In questo senso, alcune tecniche comportamentalisuggerite dall'evoluzione dello stu<strong>di</strong>odella psicologia umana, se vogliamo sono anoi fornite per metterle in pratica. Impariamoa rispettare ed amare il nostro corpo, perchésiamo stati creati come esseri trinitari (corpo,anima e spirito).Del resto noi postmoderni abbiamo serie<strong>di</strong>fficoltà a capire l'ascesi <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione cristianache somiglia in modo imbarazzante aquella dei filosofi dell'antica Grecia. Invecel'ascesi è esercizio quoti<strong>di</strong>ano affinché tuttoquello che siamo sia orientato a Dio. Giovannidella Croce chiamava questi esercizi (ascesi):«Notte attiva dei sensi». Adesso possiamoriscoprire il ruolo liturgico del corpo, attraversodegli esercizi pratici per aiutare il nostrocorpo a partecipare alla preghiera. In questo imonaci orientali (anche <strong>di</strong> altre religioni), magli orientali in genere, hanno qualcosa da insegnarci.La "porta stretta": quando Dio domandatuttoNell'introduzione ho fatto allusione alnuovo film <strong>di</strong> Moretti perché tocca la questionedella fede. Il film racconta i dubbi dellafede <strong>di</strong> un papa alle prese con una psicoterapia.I cattolici non devono scandalizzarsi daltema proposto dal regista. In effetti in unasocietà sempre più pluralista e sempre menocristiana il punto su cui <strong>di</strong>alogare è la fedeperché non è frutto <strong>di</strong> una cultura ma donodall'alto. La secolarizzazione, dunque, non èuna malattia sociale contagiosa ma possibilità<strong>di</strong> riscoprire tutta la forza del Vangelo senzacompromessi (il sine glossa <strong>di</strong> Francesco d'Assisi).Una volta accettato e compreso il dono <strong>di</strong>Dio, il cammino è appena cominciato.Il dono della fede va, infatti, a scontrarsicon tutto quello che nell'uomo e nella donnanon è <strong>di</strong>vino. Da questo capiamo il significatodel contenuto del Castello interiore oppuredel Cammino <strong>di</strong> Perfezione <strong>di</strong> Teresa <strong>di</strong> Gesù.Teresa ci ricorda che il cristianesimo è innanzittutoconversione del cuore, cioè collaborazioneattiva con la grazia ricevuta. Eppure esisteuna parte della vita del cristiano che non èsolo risposta attiva come nella preghiera (ve<strong>di</strong>sopra).In modo chiaro è detto nelle Scritture chenessuno può vedere Dio e restare vivo (Es33, 20). La "porta stretta" è la risposta "finoin fondo" al dono ricevuto per accedere allarelazione privilegiata con Lui. Se Giovannidella Croce ricorda che pochi sono quelliche la trovano non è responsabilità <strong>di</strong> Dioma nostra. Qui entra in gioco la «notte dellafede». Non è facile afferrare la posta in paliose non si è passati attraverso <strong>di</strong> essa. Sono icarmelitani scalzi francesi (in perfetto accor-22
do con la tra<strong>di</strong>zione spirituale del Carmelo)che agli inizi del '900, nella <strong>rivista</strong> Etudescarmélitaines, capirono quale fosse il "prezzo"della «notte». La vita cristiana e carmelitanachiede il passaggio attraverso la "porta stretta". Quando la persona accetta la proposta delVangelo, lo Spirito inizia nella persona un lavoro<strong>di</strong> purificazione. Fu soprattutto il padreMarie Eugène de l'Enfant Jésus nel suo Vogliovedere Dio (1957) a spiegare quali fossero leconseguenze dell'azione <strong>di</strong> Dio al <strong>di</strong> là dello"spirituale". La «notte» <strong>di</strong> fatto avvolge la "vitatutta" dei cristiani. Giobbe perde tutti i benie tutti i membri della famiglia. Teresa d'Avilaè toccata nel corpo. Giovanni della Croce èimprigionato dai suoi stessi fratelli.Per altri invece può avere aspetti psicologici,cosa che i carmelitani francesi hanno ilmerito <strong>di</strong> avere particolarmente approfon<strong>di</strong>to.La psicologia come il corpo è sotto la dominazionedel peccato. In contatto con lo Spiritoessa viene letteramente sconvolta. Da qui ilfatto che la «notte dello spirito» somiglia parecchioad una depressione or<strong>di</strong>naria oppurepuo' prendere altre forme psicopatologiche. Isacerdoti e gli accompagnatori spirituali hannoin questo senso il <strong>di</strong>fficilissimo compito <strong>di</strong><strong>di</strong>scernere l'azione <strong>di</strong> Dio nell'anima prima <strong>di</strong>inviare troppo rapidamente il fedele da unopsicologo.Oggi sappiamo che i santi non hanno ricevutouna missione particolare nella Chiesasenza essere passati prima dalla notte dellospirito. La pubblicazione del <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> MadreTeresa <strong>di</strong> Calcutta che racconta la sua lungatraversata nel deserto della fede, ce lo conferma.Chiariamo subito un possibile malinteso:Giacobbe non esce indenne dalla lotta conl'angelo, ma zoppicante (Gn 32, 32). Il corponella Bibbia porta le tracce dell'incontroscontro<strong>di</strong>vino.La sofferenza bruciante della «notte» perGiovanni della Croce equivale a vivere il purgatoriogià sulla terra (FA 1, 17) per poi farnepoco nel Regno (2N 6,6) o ad<strong>di</strong>rittura nulla(2N 20, 5). La conversione <strong>di</strong> ogni strato delnostro essere è dolorosa ma è l'unica "porta"verso una vita nella pienezza dell'Amore sinda questa terra. L'abbandono nelle braccia delPadre è il frutto del delicato spogliamento<strong>di</strong> tutto ciò che in noi non è Dio. Una vera"decostruzione" della nostra persona e personalitàsi mette in moto: apparenze sociali,false virtù, relazioni umane idolatrate, poteri,carrierismi, ecc. Il tempo allora si appiattiscee l'eterno entra nel presente.Il cristiano entra in un "vissuto mistico" enon parla più <strong>di</strong> preghiera da recitare ma <strong>di</strong>presenza dell'Amato, <strong>di</strong> compagnia amorosa...Abbiate fiducia, Dio dopo la prova ridonaa Giobbe il «doppio» (Gb 42, 10), egli ritrovai membri della famiglia e gli amici che loavevano abbandonato compresi sette figli e trefiglie (Gb 42, 13). Giobbe passato attraversoil fuoco dell'amore <strong>di</strong> Dio ha ritrovato più <strong>di</strong>quello che aveva perduto. Adesso il timoredel Dio vivente non lo lascerà più insieme allamemoria della traversata del deserto. Amico<strong>di</strong> Dio, anche Giobbe come Giacobbe ormaizoppica marciando verso il Regno.Safet Zec, Abbracci, 2001, Coll. Privata23