Sommario - CCIAA di Catanzaro - Camera di Commercio

tezza dell’argento e l’incorrutibilità dell’oro, ha
voluto parlare di se stesso e della sua terra a tutti
coloro i quali, attraverso le sue opere, sono penetrati
nel suo intimo, nella sua memoria, nelle sue
radici.
La struttura espositiva catanzarese, per due mesi,
è diventata uno scrigno di opere orafe di grande
valore artistico che, insieme ad una sezione dedicata
agli argenti e all’arte contadina, hanno fatto
emergere, come affermato dallo stesso maestro,
«la Calabria per quello che è veramente: una terra
ricca di tradizione, cultura ed arte». Oltre diecimila
i visitatori che hanno potuto “leggere” il racconto
di una storia artistica, lunga quarant’anni,
coniugatasi con il percorso creativo di un artistaartigiano
che, in maniera indissolubile, come la
trama e l’ordito di un tessuto, s’intreccia con la
storia, l’identità e la memoria della terra in cui è
nato, si è formato e continua a vivere.
La mostra, quindi, è stata, nello svolgersi delle
undici sale, un racconto “prezioso”, non soltanto
per le opere in mostra, quanto per la preziosità
dei ricordi e delle “storie” che ruotano intorno ad
ogni gioiello e che rendono il legame, tra l’orafo
crotonese ed ogni singola creazione, unico e
irripetibile. Memoria e identità, quindi, di un
orafo, di un artigiano, di un artista che celebra
la Calabria e ferma la sua storia in opere esclusive
e straordinarie le quali, oltre ad essere state
ammirate, hanno meritato l’attenzione di essere
“contemplate” attraverso passaggi e vibrazioni
che solo questi oggetti sanno evocare.
L’arte del maestro orafo calabrese ha, agli albori
delle sue creazioni, un concetto quasi platonico
in cui l’arte è la traduzione dell’artigiano, ovvero,
è la copia di un oggetto che a sua volta è copia di
un’idea. Ma è il concetto di “copia” che all’orafo
di Crotone inizia a stare stretto e via via diventa
interpretazione che si traduce, ad ogni esperienza,
creazione, commissione, al risalire ad un significato
partendo da un segno.
È questa la straordinaria capacità di Sacco quella
di accostarsi continuamente all’arte secondo un
concetto caro ad un altro calabrese, Corrado Alvaro,
il quale affermava che essa «non è altro che
la forza di suggestione di un particolare». I gioielli
e gli argenti di Sacco sono “particolari” di un’arte
più vasta che attendono all’occhio dell’osservatore
perché vogliono essere scrutati, osservati,
capiti, contemplati. Particolari che arrivano dalla
tradizione, dalla storia, intrisi di una identità
e di una memoria che anche nelle creazioni più
eterogenee riecheggiano i colori, le forme, gli
spazi della sua Calabria.
La Calabria è per Sacco il deus ex machina onnipresente
e invisibile e i suoi capolavori non
sono fatti per sbalordire, bensì, per persuadere,
per convincere, per entrare in chi l’osserva infondendo
i pensieri e le passioni del maestro al
contempo uomo artigiano e artista. I suoi ori e i
suoi argenti, in una continua evoluzione e studio
delle materie e delle forme, sposati a patterns disegnativi
sempre più moderni e allo stesso tempo
tradizionali, diventano pretesto, segno, simbolo,
38 - Obiettivo Calabria