Sommario - CCIAA di Catanzaro - Camera di Commercio

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di Commercio
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SOMMARIO
Redazione
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2 EDITORIALE
L’importanza
di essere uniti
di Paolo Abramo
4 UNIONCAMERE
Un sistema camerale
all’altezza della sfida
8 PREMI
Il prezzario 2010
raddoppia le voci
di Antonietta Bruno
10 POLITICHE SOCIALI
“Il futuro non è finito”
di Franco Caccia
14 COOPERATIVE
Il sapere, evoluzione
della cooperazione
di Giulia Zampina
19 AGRUMICOLTURA
Aziende agrumicole
in vetrina
di Antonietta Bruno
22 ARTIGIANATO
Una bottega chiamata scuola
di Maria Giovanna Carbone
24 CATEGORIE
Il passato ritorna da
“Dietro il bancone”
26 RICONOSCIMENTI
Selezione regionale
“Forbici d’oro”
di Nico De Luca
31 ECCELLENZE
Valentina e il suo
sogno realizzato
di Maria Rita Galati
35 CULTURA
Un uomo, la sua terra
e la sua storia
di Oreste Sergi
40 LABORATORIO
La responsabilità sociale
organizzativa: prospettive
di analisi
di Rocco Reina e Marzia Ventura
46 IN FIERA
La Calabria alle Olimpiadi
di Vancouver 2010
di Ilenia Aiello
48 ATTIVITÀ CAMERALI
- Unioncamere: insediato
l’ufficio di presidenza
- Imprese in crescita
ma calano le piccole
- Registro imprese, cariche
e partecipazioni in un colpo
d’occhio
50 STORIA
Bande, capobanda
e briganti nel 1865
di Giovanni Bruni
55 STORIA
Mottola, una famiglia
d’impegno sociale
di Cesare Mulè
58 NEWS
- Comitato piccola industria:
Aldo Ferrara presidente
- Varati provvedimenti
per imprenditori balneari
- Università Magna Graecia:
14 programmi ricerca finanziati
dal Ministero
Editore
Camera di Commercio di Catanzaro
Autorizzazione Tribunale di Catanzaro
n. 67 del 1 giugno 1962 - Poste Italiane
Spedizione in A.P. Tab.D - Aut. DCO/DC
CZ/184 - Valida dal 24/4/2003
38 PREMI
Nel ricordo di
un grande presidente
di Emanuela Gemelli
Obiettivo Calabria - 3

EDITORIALE
di Paolo Abramo
L’importanza
di essere uniti
La vicenda di Unioncamere
Calabria con
la volontà di scissione
delle Camere di Commercio
di Reggio e Cosenza, è stata
una vicenda grave sulla quale
è opportuno e necessario ritornare,
soprattutto alla luce
dell’assemblea straordinaria di
Unioncamere Nazionale, svoltasi
recentemente a Roma.
È opportuno e necessario ritornare
non certo per gli aspetti
di natura giuridica: la riforma
attualmente all’esame del Parlamento,
infatti (della quale
diamo conto in questo numero
di “Obiettivo Calabria”), è
fin troppo chiara nel rendere
obbligatoria l’adesione delle
Camere di Commercio alle
Unioni regionali; una chiarezza
ampiamente confermata ed illustrata
in assemblea nazionale
dal presidente Dardanello, dal
rappresentante del ministero
dello Sviluppo, Giuseppe Tripoli
e dal professor Antonio
d’Atena, illustre costituzionalista.
È opportuno e necessario ritornare
soprattutto per gli aspetti
di ordine “politico” e per i rischi
a cui, quella stessa volontà
di scissione, ha esposto l’intero
sistema camerale e il tessuto
imprenditoriale della nostra
regione.
Com’era ampiamente prevedibile,
sin da subito il presidente
di Unioncamere, Ferruccio
Dardanello, non ha
per niente avallato l’iniziativa
delle Camere di Commercio
di Reggio e Cosenza all’interno
di Unioncamere Calabria,
né tantomeno la conseguente
ipotesi di realizzare la cosiddetta
Unioncamere Nord-Sud.
Le parole pronunciate dal presidente
Dardanello - ancor pri-
4 - Obiettivo Calabria

ma dell’assemblea nazionale -
in occasione dell’incontro coi
presidenti degli Enti camerali
calabresi, non potevano infatti
essere più esplicite e ferme, lì
dove egli ha saggiamente ribadito
l’importanza di orientare
l’azione di tutti alla ricostituzione
di un sistema locale coeso
tra le Istituzioni camerali
della regione, nessuna esclusa,
sottolineando al contempo
come l’unità del sistema camerale
locale si realizzi nell’Unione
Regionale che non può che
essere una ed una sola. Una
linea, quella del presidente
Dardanello, che non poteva
che trovare conferma nell’assemblea
di Roma.
La manifestata volontà di dividere
il sistema camerale calabrese
e con esso l’unitaria
rappresentanza del sistema
economico regionale, si è dunque
rivelato, dall’inizio alla
fine, una scelta quantomeno
imprudente, perché potenzialmente
dannosa; indirizzata
cioè a perseguire interessi particolaristici,
frammentando così
la rappresentanza di un sistema
economico ancora eccessivamente
debole rispetto a quelli
delle aree più forti del Paese e
dunque un sistema che ha bisogno,
semmai, di quella unità
e di quella coesione contenute
nello spirito della legge di riforma
e negli argomenti che
abbiamo ascoltato nel corso
dell’assemblea nazionale.
Una scelta, quella delle Camere
di Commercio di Reggio
Calabria e Cosenza, soprattutto
ingenerosa rispetto ai criteri
cui si è ispirata, nel corso degli
ultimi anni, Unioncamere Calabria;
criteri che hanno sempre
avuto a fondamento non
solo l’assoluta pari dignità tra
le Camere di Commercio ma
altresì la più ampia disponibilità
a farsi carico dei problemi
che pure hanno caratterizzato
i singoli territori rappresentati,
nonché delle loro esigenze
e delle loro aspirazioni, anche
quando a questo non hanno
corrisposto oculatezza e buon
senso nella gestione delle diverse
problematiche. Un dato
oggettivo, quest’ultimo, che
sarebbe stato opportuno tenere
in debito conto.
Se esistesse una “macchina della
verità” certamente si avrebbe
la possibilità di conoscere le
motivazioni che hanno animato
comportamenti e atteggiamenti
che non aiutano di
sicuro a risolvere problemi,
ammesso che ve ne siano, di
tipo relazionale, istituzionale
o di altra natura. Peccato che
una “macchina della verità”
non l’abbiano ancora inventata.
E forse è meglio così, perché
è sempre inutile scavare in
fondo alle cose; meglio cercare
serenamente ciò che deve - e ripeto
- “deve” unire.
Accogliamo dunque con soddisfazione
le indicazioni emerse
a Roma, condividendo pienamente
lo spirito “unitario”
che le ha animate e che, d’altra
parte, ha da sempre costituito
per noi la strada maestra. E’
anche in virtù di questo che
ritenevamo e riteniamo tuttora
che l’interesse da difendere
rimane quello della nostra regione,
della sua economia, dei
suoi cittadini, che da quella
stessa economia dipendono. E
nessuno potrebbe sostenere il
contrario. E’ per questo che ribadiamo
con forza che la soluzione
ai problemi legati ai rapporti
e agli equilibri tra Enti
camerali non possono essere
affidate solo alle imposizioni
di legge; perché a prescindere
dai vincoli imposti per legge,
le questioni si risolvono garantendo
la propria presenza
ai tavoli istituzionali, dove si
ha il “dovere di esserci” per
prendere insieme decisioni e
fare insieme scelte responsabili.
Dove ciascuno è chiamato a
offrire il proprio contributo di
saggezza, di capacità e di esperienza,
consapevole e cosciente
del fatto che pari dignità significa
essere titolare del diritto di
concorrere a scelte e decisioni
ma nella stessa misura in cui
lo sono tutti gli altri. Questo è
lo spirito che anima la riforma
ma, in ogni caso, deve essere lo
spirito con cui lavorare in una
regione ancora troppo debole
e che per questo ha bisogno di
assoluta compattezza.
Nonostante gli sforzi di ciascuno
puntino a risollevare la
nostra economia, l’impegno
dovrà continuare ad essere coordinato
e comune per il futuro
dell’intera regione. Sono più
che convinto che, malgrado le
incomprensioni sempre possibili,
raggiungeremo l’obiettivo
grazie al buon senso e all’attaccamento
agli interessi generali
e agli scopi collettivi.
Obiettivo Calabria - 5

UNIONCAMERE
Il Governo vara la riforma
delle Camere di Commercio.
Dardanello: «un salto in
avanti per tutto il sistema
delle imprese, per il Paese
ma anche per le Istituzioni
nel loro complesso»
Un sistema camerale
all’altezza della sfida
«La riforma delle Camere
di Commercio
fa fare un salto
in avanti a tutto il sistema delle
imprese e al Paese, verso un assetto
più moderno e in grado di
rispondere alle sfide del nostro
tempo». Questo il commento
del presidente di Unioncamere,
Ferruccio Dardanello, all’approvazione
del decreto legislativo
di riforma delle Camere di
commercio, disposta dal Consiglio
dei Ministri.
Ma quali sono le principali novità
introdotte Qui di seguito,
una breve sintesi.
Natura giuridica
Si inserisce nella legge la categoria
delle autonomie funzionali,
le cui attività sono esercitate sulla
base del principio di sussidiarietà,
nel rispetto dell’articolo
118 della Costituzione.
Viene inserito e definito il concetto
di “sistema camerale”, di
cui fanno parte le Camere di
commercio, le unioni regionali,
l’Unioncamere nazionale, le
strutture di sistema e le Camere
di commercio italiane all’estero.
Si stabilisce che ove nascano
nuove Province, l’istituzione
di nuove Camere può avvenire
solo se nel Registro delle Imprese
delle Camere coinvolte
6 - Obiettivo Calabria

siano iscritte o annotate almeno
40.000 imprese.
Funzioni e competenze
Vengono indicati espressamente
alcuni compiti e funzioni delle
Camere di commercio a sostegno
del sistema delle imprese,
come stratificatesi nel corso degli
ultimi 15 anni:
1.tenuta del registro delle imprese,
del Repertorio Economico
Amministrativo, ai sensi
dell’articolo 8 della presente
legge, e degli altri registri ed albi
attribuiti alle Camere di Commercio
dalla legge;
2.semplificazione per l’avvio e
lo svolgimento di attività economiche;
3.promozione del territorio e
delle economie locali al fine di
accrescerne la competitività, favorendo
l’accesso al credito per
le PMI anche attraverso il supporto
ai consorzi fidi;
4.realizzazione di osservatori
dell’economia locale e diffusione
di informazione economica;
5.supporto all’internazionalizzazione
per la promozione del
sistema italiano delle imprese
all’estero;
6.promozione dell’innovazione
e del trasferimento tecnologico
per le imprese, anche attraverso
la realizzazione di servizi e infrastrutture
informatiche e telematiche;
7.costituzione di commissioni
arbitrali e conciliative per la risoluzione
delle controversie tra
imprese e tra imprese e consumatori
e utenti;
8.predisposizione di contrattitipo
tra imprese, loro associazioni
e associazioni di tutela degli
interessi dei consumatori e degli
utenti;
9.promozione di forme di controllo
sulla presenza di clausole
inique inserite nei contratti;
10.vigilanza e controllo sui prodotti
e sulla metrologia legale e
rilascio dei certificati d’origine
delle merci;
11.raccolta degli usi e delle consuetudini;
12.cooperazione con le istituzioni
scolastiche e universitarie,
in materia di alternanza scuolalavoro
e per l’orientamento al
lavoro e alle professioni.
Viene stabilito che, per le Camere
con meno di 40.000 imprese
iscritte nel Registro, tali compiti
e funzioni possono essere svolte
in forma associata (l’obbligo
scatta sempre per i punti 7, 8, 9
e 10).
Potestà regolamentare e pari
opportunità
Viene confermata la potestà regolamentare
delle Camere di
commercio.
Si inserisce una norma per assicurare
le pari opportunità, per
promuovere la presenza di entrambi
i sessi negli organi collegiali
delle camere di commercio,
nonché degli enti, aziende ed
istituzioni da essi dipendenti.
Vigilanza
La vigilanza sulle Camere,
nell’ambito delle rispettive
competenze, spetta allo Stato e
alle Regioni.
Sullo scioglimento degli organi,
si stabilisce che spetta al Ministro
dello Sviluppo Economico
sciogliere il consiglio camerale,
oltre che per gravi motivi di ordine
pubblico, anche nel caso di
gravi e persistenti violazioni di
legge e nel caso di mancata ricostituzione
del Consiglio in caso
di ritardi da parte delle Regioni.
Spetta invece alla Regione il potere
di scioglimento degli organi
nelle altre ipotesi.
Obiettivo Calabria - 7

Si prevede la possibilità di nominare
un Commissario ad acta
nel caso in cui la Giunta camerale
non predisponga nei termini
di legge il preventivo economico
ed il bilancio d’esercizio.
Unioni regionali
Si rende obbligatoria l’adesione
delle Camere di commercio alle
Unioni regionali.
L’Unioncamere individua principi
e linee guida degli Statuti
delle Unioni.
Le Camere di commercio possono
avvalersi delle Unioni per
lo svolgimento di compiti e
funzioni delle Camere, anche in
forma associata.
Viene data la possibilità alle
Unioni di formulare pareri e
proposte alle Regioni.
Si stabilisce che le Unioni svolgano
funzioni di monitoraggio
dell’economia locale.
Unioncamere
Si prevede espressamente che
l’Unioncamere possa stipulare
Accordi di Programma in rappresentanza
del sistema camerale
che è vincolato a darne attuazione.
Inoltre, l’Unioncamere
formula direttive ed indirizzi al
sistema camerale per lo svolgimento
delle sue funzioni.
Viene ampliata la composizione
del Comitato esecutivo di
Unioncamere con la presenza
di altri 6 membri, di cui 3 nominati
dal Ministro dello Sviluppo
Economico e 3 dalla Conferenza
Unificata.
Registro delle imprese
Viene prevista la possibilità
per il Ministero dello Sviluppo
Economico, d’intesa con il Ministero
della Giustizia e sentita
l’Unioncamere, di emanare direttive
vincolanti sulla tenuta
del Registro delle Imprese.
Consiglio
Nel regolamento per la ripartizione
dei Consiglieri secondo
le caratteristiche economiche
della circoscrizione territoriale
di riferimento, si deve tenere
conto della classificazione Istat
delle attività economiche e dei
seguenti 4 parametri:
1) il numero delle imprese;
2) l’indice di occupazione ;
3) il valore aggiunto;
4) l’ammontare del diritto annuale
versato dalle imprese di
ogni settore.
Dei consigli camerali, oltre ai
componenti in rappresentanza
delle organizzazioni sindacali e
delle associazioni dei consumatori,
si prevede che faccia parte
anche un componente in rappresentanza
dei liberi professionisti.
Funzioni del Consiglio
Tra le funzioni del Consiglio è
inserita quella relativa alla determinazione
degli emolumenti
per i componenti degli organi
della Camera di commercio e
delle aziende speciali sulla base
di criteri definiti con un Decreto
del Ministro dello Sviluppo
Economico, di concerto con il
Ministro dell’Economia.
Finanziamento delle Camere
di commercio
La determinazione del diritto
non avviene più su base annuale
ma soltanto in caso di novità
nella determinazione del fabbisogno
del sistema camerale o
8 - Obiettivo Calabria

delle esigenze di contenimento
della spesa pubblica.
Si inserisce una sorta di Patto di
stabilità per le Camere di commercio
che sarà definito con
decreto interministeriale Mise
- Mef per semplificare l’attività
delle Camere.
Segretari Generali
Viene rafforzato il ruolo dei Segretari
Generali delle Camere di
commercio, cui competono le
funzioni di vertice dell’amministrazione.
Vengono modificate
le procedure per l’accesso la relativo
Albo.
«È un passaggio di grande responsabilità
da parte del Governo
- ha aggiunto il presidente
Dardanello - frutto della determinazione
del Ministro Scajola
al quale va reso merito di aver
colto le tante implicazioni collegate
alla riforma delle Camere di
commercio per lo sviluppo del
sistema produttivo del Paese. Innanzitutto
perché si tratta di una
riforma a costo zero per le casse
dello Stato, ma che potrà avere
fortissime ricadute positive sul
mondo delle imprese che, nelle
nuove Camere di commercio,
potranno trovare alleati ancora
più autorevoli ed utili, soprattutto
in questo momento in cui
è urgente ritrovare la via dello
sviluppo».
«Riconoscendo alle Camere di
Commercio la natura di autonomie
funzionali - ha concluso
il Presidente di Unioncamere - il
testo varato dal Governo fa fare
poi un passo in avanti a tutto il
sistema delle istituzioni. Un passo
in direzione di un federalismo
più equilibrato e solidale, capace
di dare risposte efficaci a imprese
e cittadini. Avere responsabilizzato
le imprese nella loro dimensione
di autogoverno è un segno
di maturità perché finalmente,
oltre al valore del lavoro, il nostro
ordinamento possa giungere
a dare il giusto riconoscimento
anche all’altro momento in
cui si esprime la dignità dell’uomo,
e cioè il fare impresa».
Obiettivo Calabria - 9

ECONOMIA
di Antonietta Bruno
Rispetto alla precedente
edizione l’importante
strumento si arricchisce
di informazioni e diventa
ancora più incisivo per la
regolazione del mercato
Il prezzario 2010
raddoppia le voci
È
stato presentato presso la
sede di Unioncamere Calabria
di viadella Nazioni
a Lamezia Terme, il nuovo prezzario
regionale dei costruttori.
Uno strumento importante,
utile ed innovativo, che nasce
non solo con l’intento di regolare
il mercato dell’edilizia e delle
opere pubbliche calabresi ma,
soprattutto, di riportare trasparenza
e legalità all’interno di
questo delicato sistema economico.
A presentare l’opera che si compone
di 40.000 voci rispetto ad
una prima edizione del 2007
che ne indicava appena 20.000,
il presidente di Unioncamere
Calabria Roberto Salerno, il
già presidente dello stesso Ente
calabrese nonché già massimo
rappresentante Ance e attuale
presidente della Camera di
commercio di Catanzaro Paolo
Abramo, il presidente dell’Associazione
nazionale costruttori
edili (Ance) Francesco Cava
e l’assessore regionale ai Lavori
pubblici della Calabria, Luigi
Incarnato.
E dopo l’introduzione da parte
del padrone di casa Salerno che
10 - Obiettivo Calabria

ha rimarcato la positiva azione
sinergica tra l’Unione camerale
che ha il dovere di coordinare
il lavoro dei vari ambiti economici,
l’associazione di categoria
Ance ed in primis la regione
Calabria che ha, poi di fatto
determinato la norma, a prendere
la parola è toccato a Paolo
Abramo: «Il fatto di prendere
parte oggi alla presentazione di
questo prezzario calabrese - ha
detto il presidente - è sintomatica
perché questa che io definisco
un’operazione brillantissima,
è maturata qualche anno
fa sotto la guida dell’assessore
Incarnato che informalmente
ha avuto una felice intuizione a
favore del sistema delle Camere
di commercio della nostra regione.
Un’idea, che in qualità
di presidente Ance, ebbi anch’io
qualche anno fa ma gli elaborati,
a causa della mancanza di collaborazione,
rimasero chiusi in
scatoloni. Faccio questa sottolineatura
- ha continuato Paolo
Abramo - perché quando non
si coltivano gli stessi interessi e
non c’è sinergia, è impossibile
che vengano fuori le energie positive
di una Calabria per molti
versi, rimane la Cenerentola
d’Italia. Le Camere di Commercio
hanno il dovere di assistere
tutti i settori con impegno e responsabilità,
e io mi auguro con
tutto il cuore - ha poi concluso
- che Unioncamere si riappropri
del suo ruolo attraverso la partecipazione
di tutti. Senza alcuna
polemica, mi aspetto che attorno
a questo tavolo si siedano i
cinque presidenti delle cinque
Camere di commercio della Calabria
perché il sistema è sistema.
E mi auguro anche che il presidente
Ance per la sua autorevolezza
del luogo, sia dalla nostra
parte e ci voglia dare una mano
affinchè il sistema si ricompatti».
Di responsabilità e sinergia,
durante la presentazione del
manuale visitabile anche sul sito
internet http://prezzario.unioncamere-calabria.it
ha parlato poi
il presidente dell’Associazione
nazionale costruttori edili, Francesco
Cava. Portando a conoscenza
della stampa presente che
il prezzario regionale ha visto per
la prima volta la luce nel 2006
grazie ad una legge regionale, il
massimo esponente l’osservatorio
che annualmente aggiorna i
prezzi e le voci delle varie lavorazioni,
ha auspicato che «questo
utile strumento di lavoro diventi
al più presto di adozione e non
più di riferimento», e questo per
tutta una serie di buoni motivi
tra cui la regolamentazione dei
ribassi che in Calabria si attestano
attorno al 30% rispetto al
resto dell’Italia che sono invece
al 21%.
A chiudere i lavori, è toccato invece
all’assessore regionale Luigi
Incarnato: «Se noi prendessimo
questo metodo della concertazione
e della sinergia su tanti
altri settori della vita calabrese
- ha esordito l’esponente della
Giunta regionale - penso che
molte cose potrebbero cambiare
in meglio. In questo ambizioso
percorso, io ho avuto la fortuna
di incontrare soggetti che hanno
saputo tutelare le istituzioni che
rappresentano in una visione
non più e soltanto di interesse
di parte, ma facendosi carico
anche delle problematiche che
riguardavano l’insieme. Paolo
Abramo ha avuto coraggio - ha
ribadito e concluso Incarnato
- perché questo strumento
che abbiamo messo insieme e
che per la prima volta ha solo la
Calabria, si basa su studi, fattibilità,
ricerche e analisi. E al di là
della sua articolazione, per tutti
noi è rappresenta anche “un
caso unico”. In questa regione,
infatti, con il prezzario che stiamo
presentando oggi, siamo riusciti
a costruire un qualcosa di
rilevante senza “spendere una
lira”. Un qualcosa di unico che
ha lo scopo di regolare il mercato
dell’edilizia e riportare legalità
in particolarissimo settore
dell’economia calabrese».
Obiettivo Calabria - 11

POLITICHE SOCIALI
di Franco Caccia
Nello slogan del primo
meeting mndiale dei giovani
l’obiettivo di costruire uno
sviluppo che rispetta e non
distrugge. Nutrita la
presenza dei rappresentanti
della nostra regione
“Il futuro non è finito”
I
giovani bussano ma spesso
e volentieri trovano porte
sbarrate. Le nuove generazioni
di tutto il mondo, pur
essendo i legittimi titolari del
processo di costruzione di un
futuro basato su stili di vita sostenibili,
continuano a restare
ai margini e concorrono poche
alle decisioni strategiche legate
al modello di sviluppo adottato
a livello locale e globale.
Nonostante vi sia piena consapevolezza
sui forti rischi per la
qualità di vita dell’umanità, legati
allo sfruttamento dell’ambiente,
la povertà, la disparità
della ricchezza tra i popoli, le
diverse opportunità di istruzione
e formazione, si continua a
perseverare con sistemi di governo
autodistruttivi. È urgente
pertanto investire su quanti,
a livello mondiale, saranno
chiamati a ruoli di responsabilità
pubbliche (politiche,
civiche ed imprenditoriali) e
dovranno assumere decisioni
vincolanti per lo sviluppo.
Saranno quelle decisioni che
danno effettivamente forma ai
luoghi in cui viviamo, al modo
in cui mangiamo, ai consumi
ed ai comportamenti che adottiamo,
ai trasporti e al consumo
di energia. Per confrontarsi su
questa importante tematica
si è tenuto a Bari un grande e
Foto Pasquale Luisi
12 - Obiettivo Calabria

iuscito evento a livello internazionale.
Al meeting mondiale
hanno risposto all’appello oltre
1000 persone, di cui oltre 500
giovani delegati stranieri provenienti
da oltre 140 paesi di tutti
i continenti. Fra i partecipanti
anche una nutrita delegazione
di studenti delle università calabresi.
L’esperienza di giovani giornalisti,
studenti, imprenditori,
leader, attivisti, è stata oggetto
del confronto tra di loro e con
politici internazionali, responsabili
di reti, organizzazioni
pubbliche e private, per dimostrare
che è possibile costruire
un mondo sostenibile dal punto
di vista economico, sociale e
ambientale.
Tra i promotori più convinti
dell’evento sono da annoverare
due rappresentati delle istituzioni
come il ministro della
gioventù, on.le Giorgia Meloni
ed il governatore della regione
Puglia, on.le Niki Vendola. Pur
provenendo da aree politiche
diametralmente opposte, i due
esponenti istituzionali si sono
trovati pienamente concordi su
un giudizio severo nei confronti
della politica: occorre mettere
da parte le politiche giovanili
di nicchia, spesso fatte solo per
prendere voti, e passare al coinvolgimento
diretto di giovani
per interrogarsi su quello che la
politica sta lasciando e guardare
al futuro. Particolarmente efficiente
si è mostrata l’organizzazione
dei lavori del Meeting,
imperniata su alcune lezioni
magistrali su temi quali: Le
prospettive e le sfide per la democrazia
in un mondo di città
globali”, “La sostenibilità ambientale
come precondizione
per lo sviluppo umano” e “Le
nuove frontiere per lo sviluppo
sociale ed economico dopo la
crisi della finanza globale”.
Accanto alle relazioni, tenute
da docenti, sociologi ed esperti
internazionali, i lavori sono
stati basati su lavori di gruppo
centrati sull’approfondimento
di tematiche di scottante
attualità come: Cittadinanza;
Educazione Ambiente Lavoro e
Economia Sicurezza e Sviluppo
Umano. Questi diversi gruppi
tematici sono stati il vero luogo
di confronto e di produzione
di idee tra i diversi partecipanti.
Un occasione quella offerta
dal meeting, per stimolare ed
orientare, anche i giovani calabresi,
verso un nuovo e moderno
approccio al mondo
dell’imprenditoria e dello sviluppo
locale.
Da tutti i gruppi, accanto a proposte
specifiche, si è levato con
forza lo stesso grido: è possibile
costruire un futuro migliore, è
possibile bloccare la tendenza
alla distruzione e progettare un
mondo sostenibile in una prospettiva
di tempo compatibile .
I partecipanti al meeting non si
sono limitati alle intenzioni ma
hanno prodotto un documento
finale che costituisce una vera e
Foto Pasquale Luisi
propria agenda imperniata su
12 priorità da utilizzare per la
costruzione del futuro.
Un’agenda ricca di impegni e
carica di responsabilità che i
giovani presenti a Bari si sono
dichiarati pronti ad assumere, a
cominciare dalla diffusione dei
citati impegni presso i rispettivi
territori. La sfida è lanciata.
Il tempo rimasto per correre ai
ripari è poco ma il futuro potrà
essere diverso. Le scelte dei governi
locali e territoriali, le decisioni
degli abitanti delle città
e dei loro rappresentanti sono
fattori determinanti per ogni
possibile percorso verso uno
sviluppo sostenibile delle società
umane. I giovani possono
fare la loro parte.
Appuntamento per la giornata
mondiale della gioventù in
programma il 12 agosto 2010
a Istambul, dove anche i calabresi
porteranno la loro testimonianza
di giovani capaci di
aprire la porta del futuro.
Obiettivo Calabria - 13

L’AGENDA DEI GIOVANI DEL MEETING
1. Scegliere insieme, scegliere bene, scegliere
in tempo Noi pensiamo di usare
le nostre energie e risorse per rendere la
partecipazione della gioventù una realtà!
Sosterremo e coopereremo con tutti
gli attori coinvolti per generare o migliorare
i meccanismi per un’ efficace partecipazione
della gioventù nell’assunzione
di decisioni. Useremo l’esperienza di tutti
noi per sviluppare le abilità necessarie
alla gioventù per farsi carico delle nuove
responsabilità.
2. Creare pari opportunità che generano
un futuro sostenibile La diseguaglianza
di genere è una delle cause principali
per le violazioni dei diritti dell’uomo
dappertutto. Le azioni di crescita e sviluppo
dovranno essere indirizzate sia
agli uomini che alle donne.
3. Conoscenza e formazione: risorse
necessarie per vivere con dignità. Noi,
la gioventù del meeting, crediamo che la
formazione sia vitale per uno sviluppo
sostenibile delle comunità, per il futuro
della società globale e per l’affermazione
dei diritti umani. La formazione dovrebbe
permettere ai giovani di migliorare
la qualità di vita e dovrebbe fornire
i mezzi per migliorare le abilità umane,
la tecnologia, le infrastrutture e le politiche
dei settori pubblici e privati.
4. Imparare attraverso le esperienze per
una nuova cittadinanza responsabile del
mondo. L’istruzione è per tutti, ma quando
ci sono milioni di bambini che non
hanno mai visto un libro, donne che non
possono leggere né scrivere e individui i
cui diritti vengono negati perché a loro
sconosciuti, allora abbiamo il dovere di
trovare nuove risposte. Una di queste è
Foto Pasquale Luisi
14 - Obiettivo Calabria

la diffusione della formazione informale,
vale a dire un’attività educativa organizzata
e continua che mira ad assicurare
almeno l’istruzione di base (saper leggere
e scrivere). In taluni ambienti caratterizzati
da povertà estrema, guerre
e calamità, questa opportunità è l’unica
possibile.
5. La povertà non deve essere un destino.
La nostra mission è di ridurre la povertà
universale, particolarmente quella che
colpisce i giovani:attraverso il coinvolgimento
di istituzioni pubbliche e private;
sostenendo creando progetti locali che
abbiano un’influenza sui temi globali;
migliorando ed incrementando l’accesso
alla formazione; incoraggiando l’innovazione
attraverso l’ampliamento delle
relazioni imprenditoriali e l’aumento
dell’occupazione.
6. Un lavoro decente è un diritto; i lavori
infantili sono una forma di violenza
L’eliminazione dei lavori infantili ha bisogno
di un approccio multidimensionale
che include la necessità di sviluppare e
fare rispettare le leggi e passa attraverso
politiche di sensibilizzazione culturale.
È pertanto necessario sottrarre i bambini
dal lavoro minorile ed inserirli in
adeguati programmi di formazione e di
reinserimento sociale.
7. Le finanze criminali ostacolano lo sviluppo
umano. I partecipanti al gruppo di
lavoro credono fortemente che le priorità
principali per la lotta contro il crimine
organizzato ruotano intorno al cambiamento
culturale. Questa deve essere
realizzata attraverso la collaborazione
intersettoriale tra istituzioni e deve sviluppare
cambiamenti educativi ed economici.
8. Necessario, utile, superfluo. I giovani
sottolineiamo la necessità di investire sulle
scelte dei consumatori al fine di favorire
lo sviluppo di una coscienza critica
e responsabile centrata sull’eliminazione
di ogni spreco.
9. Raffreddare il pianeta. Più del 50%
della popolazione del mondo vive nelle
aree urbane. Dobbiamo riuscire ad assicurare
una migliore qualità mediante
campagne di informazione rivolte agli
amministratori locali per la gestione del
territorio e per la diffusione di sistemi
moderni di produzione di energia elettrica
: energie rinnovabili, gestione rifiuti.
10. Acqua: risorsa fondamentale ma
limitata . Dichiariamo l’acqua una fonte
di vita ed un diritto umano inalienabile.
Per questi motivi ci battiamo per
una gestione pubblica degli impianti
idrici e per una facilitazione di accesso
dell’acqua alle popolazioni. Suggeriamo
di realizzare questi obiettivi, ove necessario,
attraverso petizioni verso i governi
per rendere illegale la privatizzazione
dell’acqua.
11.Sicurezza, sviluppo umano e diritto
alla sicurezza alimentare Noi crediamo
che: il problema della carestia di beni
alimentari può essere attenuata mediante
l’accesso alla terra per le popolazioni
indigene di tutto il mondo. Un ruolo
importante è inoltre ricoperto dalle istituzioni
civiche locali per sostenere una
politica edilizia equa in materia di alloggi
che garantisca un efficiente utilizzo
dei materiali impiegati e delle risorse
umane utilizzate.
12. In fuga alla ricerca di un futuro Attraverso
un approccio integrato in materia
di migrazione che considera i mezzi
di comunicazione come strumenti didattici
ed i giovani come veicolo di politiche
attive di accoglienza abbiamo l’opportunità
di garantire sia una migrazione
sicura che affrontare alla radice stessa
del processo.
Obiettivo Calabria - 15

COOPERATIVE
di Giulia Zampina
Un protocollo d’intesa per
promuovere la creazione di
Cooperative di professionisti
di alta formazione con un
consistente patrimonio
professionale e culturale.
Il sapere, evoluzione
della cooperazione
In tempo di crisi ma anche
in un momento in cui diventano
importanti competitività
e specializzazione la
formula cooperativa può offrire
un contributo allaripresa
dell’economia e alla collocazione
sul mercato del lavoro di
chi non c’è ancora entrato o ne
è stato troppo anticipatamente
espulso. È questo il parere unanime,
secondo Legacoop e Ciu
(Confederazione italiana unione
delle professioni intellettuali),
protagoniste a Catanzaro
della firma di un protocollo
d’intesa di livello nazionale che
ha l’obiettivo di promuovere la
creazione di “Cooperative del
sapere”.
Teatro dell’importante appuntamento,
che vedrà nel resto del
Pese ulteriori momenti di presentazione,
la Camera di Commercio
della Città dei Tre Colli,
presieduta da Paolo Abramo.
All’incontro erano presenti:
ilpresidente Legacoop nazionale,
Giuliano Poletti; il presidente
nazionale Ciu, Corrado
Rossitto; il presidente regionale
Legacoop, Giorgio Gemelli;
il segretario regionale Ciu, Fi-
16 - Obiettivo Calabria

lippo Capellupo. Ed è proprio
quest’ultimo a illustrare i contenuti
del progetto, le prospettive
e il futuro delle cooperative
del sapere.
Quali finalità e obiettivi ha il
Protocollo d’intesa sulle Cooperative
del Sapere sottoscritto
da Ciu con Legacoop
Le cooperative del sapere, basate
su professionisti di alta formazione
e sul loro patrimonio
professionale e culturale, rappresentano
un’inevitabile evoluzione
della forma cooperativa
ed una risorsa indispensabile
nell’economia della conoscenza
alla quale la stessa Unione
Europea affida il proprio futuro
sviluppo. La creazione di
Cooperative di Professionisti
Intellettuali, denominate “Cooperative
del sapere”, può favorire
l’obiettivo di assicurare
al cliente dei servizi la fruizione
di diversificate prestazioni professionali
attraverso i soci Professionisti.
Obiettivo che non
va circoscritto ai confini nazionali,
ma che può avere anche
connotati comunitari, se non
internazionali. La Ciu al fine di
rendere aderenti le cooperative
del Sapere alle mutazioni del
mercato della committenza,
nonché all’apporto che le diverse
specializzazioni professionali
possono fornire sotto il profilo
organizzativo, si propongono
- a titolo esemplificativo - le
seguenti possibilità di aggregazione,
sia monoprofessionale
che pluriprofessionale:
- creazione di cooperative composte
solo da quadri che hanno
perso il posto di lavoro o professionisti
di elevata competenza e
qualifica, con particolare attenzione
ai giovani. Possono rientrare
altresì le donne professioniste
ed ex-quadro (provenienti
da ristrutturazioni aziendali,
delocalizzazione, etc…) dopo
un corso di formazione di riconversione;
- costituzione di cooperative di
ricerca che tutelino i ricercatori
e li aiutino a collocarsi nel mercato
del lavoro qualificato;
- costituzione di cooperative
di professionisti intendendo,
con tale termine, sia coloro che
appartengono ad ordini professionali
regolamentati sia a
professioni non ordinistiche in
base alla direttiva comunitaria
2005/36/CE, nel rispetto dei
limiti e dei vincoli previsti per
le professioni ordinistiche;
- costituzione di cooperative
miste di cittadini di Paesi Terzi
dotati di “Carte Blu” e professionisti
italiani;
- società cooperative europee
tra professionisti italiani residenti
in Italia e all’estero nonché
dei Paesi ospitanti;
- cooperative con prevalenza di
giovani quadri o professionisti
junior.
Quali sono le difficoltà che
oggi incontrano i professionisti
intellettuali nell’ingresso
nel mondo del lavoro, soprattutto
in Calabria
Il problema spesso è quello
di trovarsi di fronte a individui
- ed in particolare giovani
e donne che, pur avendo una
soddisfacente formazione e
pur rappresentando un’offerta
lavorativa di alto valore qualitativo,
restano assolutamente
ai margini di un mercato del
lavoro asfittico, dominato dalla
presenza della pubblica amministrazione
e da meccanismi di
carattere nepotistico e clientelare.
Che cosa accade, secondo i
dati che avete preso in considerazione,
ai professionisti
calabresi che, invece, si misurano
in contesti internazionali
Per la fase post-crisi e l’attivazione
del Trattato europeo di
Obiettivo Calabria - 17

Lisbona, con il passaggio ad
un’economia che si basa sulla
conoscenza, si rende necessario
ripensare ad un’organizzazione
delle libere professioni in chiave
europea e non più protezionistica
e locale al fine di consentire
anche ai professionisti italiani
di concorrere con le grandi
strutture professionali europee
ed uscire da un conservatorismo
autolesionistico.
Dal momento che siamo
all’inizio di un nuovo anno
e in atmosfera di auspici,
che cosa si augura avvenga
a livello dei diversi soggetti
coinvolti, per invertire queste
tendenze penalizzanti per i
nostri “cervelli”
Speriamo che nel 2010 si possa
promuovere una nuova cooperazione,
che può rappresentare
una soluzione reale ai bisogni di
occupazione, emancipazione
e di attuazione delle idee. Ciò
che i “cervelli” non devono perdere
è la creatività che è una delle
caratteristiche della cooperazione,
sei efficiente se inventi,
se crei, se osi sempre di più in
modo sempre più moderno in
tutti i settori. È una sfida importante
perché formare delle
cooperative implica qualcosa di
diverso e di più che formare dei
lavoratori.
Trasmettere consapevolezza,
valori, percezione di essere parte
di un movimento oltre che
specifiche competenze di carattere
gestionale e manageriale.
Tornando all’intesa con Legacoop,
attraverso quali strumenti
questo accordo porterà
novità positive su questo
fronte
La Ciu e la Legacoop metteranno
a disposizione la propria
esperienza nazionale ed europea
per realizzare una formula
organizzativa adeguata alla circolazione
dei liberi professionisti
e fornire la possibilità di affrontare
la concorrenza proveniente
da altri Paesi nonché ai
mutamenti avvenuti a seguito
della globalizzazione del mercato
del lavoro, impegnando
nel progetto anche ingenti risorse
finanziarie .
Come le cosiddette cooperative
europee del sapere possono
influire positivamente
sulla situazione che si registra,
invece, a livello europeo
e internazionale
La costituzione delle “Cooperative
del Sapere” ha come
obiettivo l’“occupabilità”. In
primo luogo come nuovo “ammortizzatore
sociale” per quadri,
professionisti dipendenti,
ricercatori, che hanno perso o
rischiano di perdere il posto di
lavoro.
Inoltre, tali cooperative aprono
possibilità di lavoro per i giovani,
per i liberi professionisti
che intendono organizzarsi con
modalità multidisciplinare ed
in forma societaria, anche allo
scopo di superare molte difficoltà
tra cui, per esempio, la
concorrenza estera nel mercato
della committenza più ricca,
delle imprese ed altro, sempre
più internazionalizzata.
La Ciu svolge un’attività che
spazia dal piano sindacale a
quello politico: oltre all’accordo
del quale nello specifico
ci siamo occupati, quali
sono le altre attività in cui è
attualmente impegnata e
quali gli obiettivi generali
che nel nuovo mercato del lavoro
si pone
La Ciu rappresenta gli interessi
dei quadri, professionisti
dipendenti, ricercatori vice dirigenti,
consulenti, medio-alte
professionalità , ed altri, sia persone
fisiche che associazioni, è
membra del Cnel riconosciuta
dallo stato tra le grandi Organizzazioni
sindacali comparative.
Il progetto della Ciu è
guidare il cambiamento che è
18 - Obiettivo Calabria

dettato già dall’Europa, lavorando
all’interno del Cese, recependo,
adeguando e trasmettendo
in tutte le nazioni dove
opera. La formazione delle reti
riesce oggi a superare il lavoro
tradizionale ed a salvaguardare
i progetti che sono di carattere
europeo o mondiale.
Non più emisferi separati ma
sinergia sociale fra pubblico e
privato che quindi si parlano e
si riconoscono anche se cittadini
stranieri.
Quindi accompagnamento ad
un cambiamento di cultura e di
tutela, studiata con una strategia
ad ampio raggio.
Quali sono i numeri della Ciu
in Calabria
Sono circa duecento, gli iscritti
alla Ciu, professionisti , quadri
o dirigenti, ma ve ne sono altri
quattrocento potenziali che si
collegano con le strutture e discutono
sulle problematiche
correnti.
In base ai segnali, ai dati e ai
numeri circolati in questo
biennio, come usciranno secondo
lei le professioni intellettuali
dalla crisi economica
Potranno offrire un contributo
significativo alla ripresa,
e in che modo
L’economia sta conoscendo un
periodo di cambiamenti radicali,
innescati da fattori positivi
quali la diffusione delle nuove
tecnologie informatiche e telematiche
e dall’apertura dei
mercati su scala planetaria, e da
fattori meno positivi, per usare
un eufemismo, quale la recente
crisi, che ha scosso le più importanti
economie ed ha coinvolto
tutti i sistemi economici
e sociali.
L’economia è percorsa da mutamenti
profondi del peso relativo
delle diverse aree del mondo
nell’ambito degli scambi
economici e finanziari globali.
In questo contesto si affacciano
le istanze di soggetti e emergono
nuovi bisogni per cui è
necessario individuare nuovi
spazi di crescita, modelli e strumenti
attraverso cui è possibile
promuovere la soddisfazione di
tali bisogni.
Tra i nuovi bisogni, si affacciano
quelli di generazioni di
professionisti e di giovani altamente
professionalizzati che
non trovano più nelle tradizionali
aree di impiego la risposta
al bisogno di lavoro e devono
costruire il proprio futuro lavorativo
in modo dignitoso e con
prospettive di lungo periodo.
Ciò che conterà - sarà sempre
più la capacità di utilizzare le
proprie basi di conoscenza, in
genere costruite su un ambito
locale caratteristico, per creare
competenze distintive in grado
di entrare nelle reti di formazione
della conoscenza globale
e della formazione globale del
valore.
Obiettivo Calabria - 19

AGRUMICOLTURA
di Antonietta Bruno
Sei milioni di fatturato, cento
ettari di vivai, trecento
dipendenti. Questi i numeri
significativi del comparto
economico messo in mostra
nelle giornate lametine
Aziende agrumicole
in vetrina
Oltre duecento diversi cultivar di agrumi
tra arance, mandarini, clementine,
pompelmi, satsuma, limoni, kumquat,
pummeli e ibridi, sono stati i veri protagonisti
della prima giornata di agrumicoltura e mostra
pomologica tenutasi presso il centro agroalimentare
di Lamezia Terme, su iniziativa del
consorzio O.P. Piante e Fiori di Calabria, in
collaborazione con la Camera di Commercio e
la Confederazione italiana agricoltori della provincia
di Catanzaro.
Una prima giornata interamente dedicata alle
piante rutacee tradizionali e ai nuovi innesti, per
accendere i riflettori su un settore, anch’esso in
crisi oggi, ma soprattutto sul lavoro e l’impegno
degli addetti ai lavori per mantenere viva quella
realtà vivaistica che sta alla base della moderna
agricoltura.
Obiettivo Calabria - 21

Ad aprire i lavori che si sono protratti per l’intera
giornata con la presenza delle scolaresche prima
e un incontro-dibattito subito dopo per meglio
affronta rei temi delle innovazioni varietali per
il rilancio dell’agricoltura meridionale; le nuove
selezioni e ibridi di agrume per l’agrumicoltura
italiana; le innovazioni varietali e miglioramento
genetico nel vivaismo agrumicolo ornamentale;
l’importanza della certificazione volontaria negli
agrumi con riferimento alle malattie emergenti;
la difesa entomologica in agrumicoltura tra vecchi
e nuovi problemi; la normativa fitosanitaria
del comparto agrumicolo; le nuove varietà e
sbocchi di mercato, il presidente di O.P. Piante
e Fiori di Calabria, Franco Lucia. Lui per primo,
ha evidenziato l’importante lavoro delle aziende
calabresi e tradotto in numeri quella che è una
passione, prima ancora che un impegno, che tutti
coloro, soprattutto giovani, che nonostante le
difficoltà hanno inteso, e intendono tutt’oggi,
investire in questo particolare e antico settore.
Sei milioni di euro di fatturato annuo, 300 dipendenti,
100 ettari di terreno trasformati in vivaio
di cui 30 coperti in serra, sono solo alcuni dei
dati che denotano una certa vivacità produttiva,
ai quali si aggiungono anche gli oltre duecento
campioni, compresi i quattro nuovi ibridi con
marchio registrato (Alkantara, Lemox, Mandalate
e Mandared) provenienti da Calabria secondo
produttore agrumicolo in Italia, ma anche
dalla Sicilia, dalla Puglia, dalla Basilicata e dalla
Campania. «Dietro ad ogni pomo - ha voluto
precisare Lucia - c’è non solo il lavoro attento dei
vivaisti, ma anche dei ricercatori tant’è che molti
di questi campioni, provengono dal Centro di
ricerca per l’agrumicoltura di Acireale che è la
massima autorità per la ricerca agrumicola nel
nostro Paese. Poi, per quanto riguarda la nostra
Calabria, e in particolare la Piana di Lamezia,
questi campioni provengono da aziende importanti
come Bertolami, Squadrito, Milone, Serratore,
Cosentino e Maiorana, tutte facenti parte
dell’Organizzazione produttori e capaci quindi,
di offrire al mercato piante garantite e certificate».
Alberi da frutto tardivi e precoci per meglio
servire il mercato e allargare il raggio temporale
dal punto di vista commerciale, ma soprattutto
esenti da virus.
Un settore dunque, che non si ferma ma che ha
comunque bisogno di essere maggiormente so-
Obiettivo Calabria - 22

stenuto poiché tante sono le iniziative in cantiere
per cercare di tamponare l’emergenza. Dall’aiuto
al reddito alle nuove strategie di rilancio dell’intero
settore. Dalla maggiore resa dei frutti tradizionali
e nuovi con caratteristiche organolettiche
migliori, alla conversione dei vecchi agrumeti.
Dalla concentrazione dell’offerta a una maggiore
capacità di penetrazione sul mercato e quindi anche
di nuove politiche di marketing.
Tra i tanti esperti e addetti ai lavori, all’inaugurazione
della giornata lametina e al consueto taglio
del nastro, hanno preso parte anche il sindaco di
Lamezia Terme Gianni Speranza, il vicepresidente
O.P. Calabria Mario Maiorana, il presidente
del Centro Agroalimentare Leopoldo Chieffallo
e il presidente della Camera di Commercio di
Catanzaro, Paolo Abramo. «Siamo qui per espletare
con correttezza la mission istituzionale - ha
detto quest’ultimo - la Camera di Commercio si
interessa di ogni settore e sistema produttivo e
di conseguenza, dedichiamo la nostra attenzione
anche e soprattutto all’agricoltura in virtù del
fatto che nella nostra regione, ma in particolar
modo nella Piana di Lamezia, insistono aziende
florovivaiste e ortofrutticole di grande spessore.
Con questa iniziativa che non è la prima e non
sarà neppure l’ultima patrocinata e finanziata
dalla Camera di Commercio di Catanzaro - ha
aggiunto ancora Abramo - cerchiamo di difendere
un sistema in difficoltà. Istituzionalmente
abbiamo il dovere di farlo, e lo facciamo anche da
cittadini consumatori per elevare il livello qualitativo
dei prodotti che nella nostra terra sono
davvero d’eccellenza». Di mostra importante ed
evento promozionale verso un prodotto fondamentale
della nostra Piana e della Calabria intera,
ha parlato anche il sindaco Speranza che,
ricordando la richiesta avanzata alla Regione
Calabria per la costruzione del distretto agroalimentare
del lametino, ha asserito sulla concreta
possibilità che buona parte dell’attività didattica
e di ricerca della facoltà di Agraria venga portata
a “Palazzo Blasco”, nel centro storico della città.
Tra numero di visitatori della mostra, significativa
è stata poi la presenza di una nutrita delegazione
tunisina. Guidata da Fabrizio Contento
dell’Istituto agronomico Mediterraneo di Bari,
sette ispettori fitosanitari, funzionari del Ministero
dell’agricoltura tunisina e 4 vivaisti, tutti
facenti parte del progetto sulla certificazione in
Tunisia per il miglioramento della qualità ortofrutticola,
hanno cercato di capire come funziona
il sistema della autenticazione dei prodotti in
vista dell’apertura del mercato comune del Mediterraneo,
e di rafforzare quel rapporto di collaborazione
che già esiste tra Italia e Tunisia.
Obiettivo Calabria - 23

ARTIGIANATO
di Maria Carbone
Il progetto pilota del Coser
ha l’obiettivo di creare un
ponte tra passato e futuro
atraverso la tradizione
storico-culturale degli
antichi Maestri artigiani
Una bottega
chiamata scuola
Per mantenere viva la tradizione
è necessario trasmetterne
espressioni e
saperi alle generazioni future.
Nasce con questa consapevolezza
“Botteghe Scuola” il progetto
pilota che ha l’obiettivo
di creare un ponte tra passato
e futuro attraverso cui la tradizione
e gli antichi mestieri
possano transitare senza perdere
il loro significato storicoculturale
e ponendosi allo stesso
tempo come una importante
risorsa economica per i giovani.
La legge regionale 15 marzo
2002, n 15 ha introdotto la figura
del “Maestro artigiano” e
“le Botteghe Scuola”, le quali
per come recita testualmente
l’art. 4 della legge regionale
“…svolgono attività formative
nell’ambito dello specifico settore
dell’artigianato artistico e tradizionale
di cui sono espressione”.
Ad oggi il Comitato Regionale
dell’Artigianato Artistico ha
riconosciuto il titolo di “Maestro
Artigiano” ad oltre 150
artigiani. I laboratori artigiani
riconosciuti quali botteghe
scuola possono diventare
luogo privilegiato d’incontro
tra giovani, che vedono nel
mondo dell’artigianato l’opportunità
di esprimere la propria
creatività, e i saperi dei
Maestri Artigiani riconosciuti
tali ai sensi dell’articolo 5 della
legge regionale.
Tale tipo di formazione e le incentivazioni
previste, dovrebbero
consentire non solo una
maggiore specializzazione delle
Botteghe esistenti, ma anche
promozione di attività cui
potranno essere interessate le
nuove professionalità espresse
da giovani che hanno compiuto
particolari cicli scolastici
(Istituti d’Arte, Accademie e
Studi Professionali).
Il Coser Calabria, (società
consortile formata dalle organizzazioni
di categoria Confartigianato,
Cna, Casa), sulla
scorta di quanto già realizzato
in Piemonte, ha proposto alla
Regione Calabria un primo
progetto sperimentale di Botteghe
Scuola, che è stato di
recente deliberato. Il Progetto,
in attuazione di quanto pre-
24 - Obiettivo Calabria

visto dalla Legge Regionale
15/02, si propone la riscoperta
e la comunicazione ai
giovani delle identità positive
regionali e delle antiche tradizioni
locali con trasferimento
di esperienze, culture, tecnologie
da parte dei maestri agli allievi.
Ciò consentirà ai giovani
di pervenire ad una maggiore
consapevolezza delle sinergie
esistenti e delle opportunità
che possano favorire l’apertura
e la creazione d’impresa.
Gli obiettivi di questa sperimentazione
(la prima nella
nostra regione) sono molteplici
e ambiziosi: da una parte si
tende a fornire ai Maestri artigiani
quelle competenze di conoscenze
dei mercati di riferimento,
di qualificazione delle
produzioni attraverso innovazioni
anche di natura stilistica
che favoriscano l’incontro con
i gusti del grande pubblico,
dall’altra l’opportunità, a giovani
fortemente motivati, di
inserimento professionale in
determinate lavorazioni artistiche
e/o tradizionali. Pertanto
le “botteghe scuola” saranno il
“luogo” istituzionale d’incontro,
di formazione e di interazione
tra istruzione, mestieri e
professionalità.
La finalità complessiva del progetto
è la promozione di attività
artigiane legate al recupero
e alla valorizzazione del patrimonio
culturale del territorio,
nonchè la possibilità di favorirne
lo sviluppo tramite la creazione
di nuove opportunità
imprenditoriali con particolare
attenzione ai nuovi bacini di
impiego, mediante il potenziamento
delle attività artigianali
in un’ottica di recupero dei valori
culturali ed economici di
riferimento.
Il progetto prevede inoltre l’attivazione
di un portale informatico
a supporto dell’iniziativa,
sia per assicurare la massima
diffusione delle iniziative intraprese,
sia per organizzare un
“Forum” sul quale far veicolare
tutte le informazioni tra
i vari soggetti interessati. Sarà
pubblicizzato con un avviso
pubblico sui quotidiani locali
e sulla home page di www.
artiqua.it, che è il sito ufficiale
dell’Artigianato Artistico Calabrese
realizzato dal Coser.
Trattandosi di un progetto
pilota, in questa prima fase di
attuazione non sarà possibile
attivare le 150 e più botteghe
artigiane che sono state fin’ora
riconosciute dal Comitato
Tecnico Regionale. Pertanto
in attesa di ulteriori finanziamenti,
il Comitato Regionale,
successivamente all’emanazione
del bando, provvederà a selezionare
tra le domande pervenute:
50 imprese che hanno
ottenuto il riconoscimento di
“Bottega scuola” e 50 giovani
di età compresa tra i 18 e i 35
anni, interessati ad apprendere
uno dei mestieri artigiani previsti,
con priorità ai giovani in
possesso di un titolo scolastico
coerente con il mestiere che si
intende intraprendere (scuole
d’arte, istituti professionali,
accademia, ecc.).
Al fine di dare la massima trasparenza
alla valutazione delle
richieste il Comitato, insieme
alle associazioni di categoria,
ha individuato rigorosi criteri
di priorità per l’inserimento
nella graduatoria iniziale, alla
quale certamente ne farà seguito
un’altra, che potrà abbracciare
tutti i settori e consentire
la più ampia trasmissione della
cultura calabrese artigiana alle
nuove generazioni.
Obiettivo Calabria - 25

CATEGORIE
Una originale mostra
fotografica rievoca gli
esercizi commerciali storici
della città di Catanzaro.
Luoghi di economia ma
anche di preziosa tradizione
Il passato ritorna
da “Dietro il bancone”
Un affascinante percorso
che ha legato indissolubilmente
presente
e passato. È questa l’immagine
restituita da “Dietro il bancone…
la storia continua”,
mostra fotografica ideata e
organizzata dalla Cicas, Confederazione
Imprenditori,
Commercianti, Artigiani, Turismo
e Servizi, che si è svolta
nella suggestiva cornice delle
gallerie del Complesso Monumentale
del S. Giovanni a
Catanzaro.
La mostra è stata un’occasione
utile per rendere omaggio,
attraverso la fotografia, all’attività
degli esercizi commerciali
“storici” di Catanzaro e provincia,
quelli, per intendersi,
con oltre mezzo secolo di vita.
Immagini d’epoca si sono alternate
ad immagini attuali per
sottolineare il legame esistente
tra passato, presente e futuro:
le nuove generazioni, gli eredi
dei primi titolari continuano
con la stessa professionalità,
cura e competenza di chi li ha
26 - Obiettivo Calabria

preceduti, quelle attività che
troppo spesso soffrono la crisi
dei nostri tempi. Un modo,
dunque, per presentare ai giovani
queste persone che hanno
combattuto per loro stesse
e per le loro famiglie e hanno
vinto le difficoltà; questi
ambienti fisici, molto spesso
di profondo interesse storicoartistico,
all’interno dei quali
si svolgevano le vicende di un
variegato microcosmo in cui
gli individui erano legati da
sentimenti di fiducia, rispetto
ed amicizia.
Un evento significativo, dunque,
come dimostra anche
l’attenzione riservatagli dalle
istituzioni, Camera di Commercio
e Amministrazione
Provinciale, che hanno patrocinato
la mostra. «L’idea di
realizzare una mostra fotografica
itinerante, per celebrare i
negozi storici di Catanzaro, è
un’idea che abbiamo subito
accolto con favore - ha detto
il presidente dell’Ente camerale,
Paolo Abramo. Chi ha
seguito l’attività della Camera
di Commercio nel corso di
questi ultimi anni, infatti, sa
bene quanta attenzione l’Ente
ha riservato verso tutte quelle
iniziative tese a conservare la
memoria, soprattutto quando
queste non davano l’impressione
di fini a se stesse ma di
costituire piuttosto uno stimolo
per costruire il futuro,
attraverso la rivisitazione e la
rievocazione del passato. Dietro
il bancone… la storia continua
- ha concluso - ci è parsa
un’idea perfettamente in linea
con questa filosofia. Per questo
l’abbiamo sostenuta».
Giorgio Ventura, presidente
della Cicas, organizzatore e
anima dell’evento, si è detto
entusiasta della risposta della
cittadinanza e ha ringraziato
coloro che hanno collaborato
alla realizzazione della mostra
fornendo materiale fotografico
prezioso, le autorità che hanno
supportato l’evento e l’Arma
dei Carabinieri, che ha organizzato
un corner all’interno
della mostra, in cui, oltre ad
ammirare foto d’epoca della
Benemerita, si è anche potuto
interloquire con i carabinieri
stessi che hanno fornito, a chi
ne ha fatto richiesta, informazioni
sulla pubblica sicurezza.
L’assessore provinciale Costanzo
ha sottolineato come un
evento che presenti un’immagine
della provincia così suggestiva,
originale e vera, non
possa non essere appoggiato
immediatamente, e ha ribadito
più volte la ferma intenzione
dell’Amministrazione Provinciale
di replicarlo con l’integrazione
e l’aggiunta di materiale
nuovo. Lo storico Cesare
Mulè ha ricordato come quella
della fotografie fosse una Catanzaro
limpida, serena, che è
indelebile nella memoria viva
di tutti.
“Dietro il bancone… la storia
continua” ha anche riservato
agli attuali gestori dei negozi
storici dei riconoscimenti e le
rispettive gigantografie esposte
alla mostra. È stato realizzato
sempre a cura della Cicas
un libro fotografico curato da
Giorgio Ventura, contenente
tutte le immagini della mostra,
libro che è stato offerto -
insieme con un dvd realizzato
dalla New Help e un artistico
oggetto in ceramica di Squillace
- agli operatori economici.
Alla redazione del libro hanno
contribuito tra gli altri Cesare
Mulè, Antonio Benefico,
Gianni Bruni, Paolo Abramo,
Vincenzo De Virgilio, Antonio
Argirò, Roberto Costanzo.
Gli allestimenti sono stati curati
da Maria Concetta Bianco
e Rosanna Fabietti Castagna.
Obiettivo Calabria - 27

RICONOSCIMENTI
di Nico De Luca
Lo stilista catanzarese
Marcello Vero lancia l’idea
di un meeting dei grandi
sarti calabresi per
valorizzare a livello
internazionale
l’abbigliamento su misura
Selezione regionale
“Forbici d’Oro”
Nasce sull’asse Tiriolo-
Roma-Torino-New
York un’idea di rilancio
della sartoria artigiana. In una
fredda domenica di gennaio,
nella sala municipale del comune
presilano, le fasi conclusive
della XXX edizione de “Le
Forbici d’Oro” hanno regalato
una salubre ventata di rinnovamento.
Il concorso regionale
promosso dall’Accademia nazionale
dei Sartori che ogni anno
iscrive nuovi talenti dell’ago
e del filo ha preparato tre “chicche”
di tutto conto, proponendo
alcuni collegamenti in video
conferenza con illustri artigiani
calabresi del settore.
Sotto l’egida del cavaliere Domenico
Mancuso, figlio e nipote
d’arte, deus ex machina della
delegazione regionale e strenuo
propugnatore della sartoria artigiana,
si sono trovati a dialogare
(via skype) il giovane stilista
catanzarese Marcello Vero, da
anni nella “Grande Mela” dove
veste molti nomi dell’alta finanza
e della politica americana,
ma anche autentici big italiani
come Padoa Schioppa e lo stesso
Valentino che ha voluto un
28 - Obiettivo Calabria

abito personale da lui; il veterano
Giuseppe Caristo di Gioiosa
Jonica (trapiantato ormai
a Torino) e Gaetano Aloisio di
Rocca di Neto (residente a Roma
a Villa Borghese). Marcello
Vero - fratello gemello di un noto
avvocato del Foro catanzarese
- ha lanciato l’idea di un grande
meeting internazionale dei sarti
calabresi famosi nel mondo che
si incontreranno presso l’aeroporto
di Lamezia Terme. Ipotesi
subito condivisa dagli altri sarti
in collegamento ed anche dalla
platea riunita nella sala del Concorso.
Un epilogo inaspettato ma
anche di forte impatto che da
Tiriolo, comune di antiche tradizioni
artigiane e di esclusive
prerogative storico-geografiche,
dovrà essere ora recepito e rilanciato
a livello locale con il sostegno
delle istituzioni. Quelle
stesse che, però, continuano
misteriosamente a trascurare la
formazione professionale nel
campo della moda, settore in cui
alcuni corsi specifici negli istituti
professionali vengono tenuti
da ingegneri, geometri e gente
che con il talento del gesso, delle
forbici, dei bottoni e delle asole,
ha davvero poco a che spartire!
E di formazione c’è davvero gran
bisogno se molti tra gli attuali
concorrenti alle “Forbici d’Oro”
sono autodidatti.
Nel piccolo centro, da dove è
possibile ammirare le sponde
ioniche e tirreniche della fascia
centrale della regione, sono arrivati
da quasi tutte le cinque
province, titolari di sartoria,
praticanti, ed anche alcune studentesse
superiori, stagiste di un
corso scolastico finanziato con i
Pon.
Al termine di una mattinata di
selezione la commissione esaminatrice,
presieduta da Vincenzo
Fedele di S.Eufemia d’Aspromonte,
ha premiato il lavoro di
Francesco Servidio da Cerisano
(Cosenza), che ha portato una
giacca da uomo a 3 bottoni, un
classico fresco di lana, pettinato
scuro, con spacchi laterali.
Nella motivazione c’è il “risalto
che l’artigiano ha saputo dare
allo stile, alla capacità tecnica,
all’estro creativo ed al rigore
formazione di un capo sartoriale
su misura”. Sarà lui quindi a
rappresentare la Calabria in occasione
delle finali nazionali in
programma presso l’hotel Parco
Obiettivo Calabria - 29

dei Principi di Roma a metà del
prossimo mese di aprile.
La giuria ha poi deciso di classificare
ex aequo al secondo
posto tutti gli altri concorrenti.
Momenti di commozione alla
consegna degli attestati ai sarti
in pensione ed ancor di più per
quelli alla memoria. Non sono
mancati spunti polemici da parte
della categoria nei confronti
delle istituzioni. «Il made in
Italy è la nostra moneta di scambio
- ha detto il cavaliere Mancuso,
appassionato e battagliero
“giovanotto” di bottega - un orgoglio
nazionale di cui la Calabria
è protagonista fin dal 1945
quando gli emigranti tornavano
in America in nave con i vestiti.
Ci hanno da poco richiesto trenta
sarti calabresi da impiegare
subito, ma non ci sono. Eppure
gli stipendi medi sono da favola.
Siamo importanti ma trascurati.
Occorre intestare le strade
ai nostri straordinari artigiani
italiani, orafi, falegnami, sarti,
che tengono alto il nome della
Nazione nel mondo. La nostra
categoria si batte per attribuire
la carica di senatore ad honorem
a Giorgio Armani. Questi sono
i messaggi che lo Stato deve
mandare agli artigiani di cui - ha
ribadito con modi gentili ma parole
forti Mancuso - si ricorda
solo per le ingenti tasse che gli
impone. Ci diano sconti fiscali
e contributi per l’apprendistato,
ed in pochi anni rinverdiremo
la tradizione sartoriale con centinaia
di nuove sartorie». Sono
tantissimi, dai più conosciuti
come i reggini Gianni e Donatella
Versace ad altri come Cesare
Sapienza (Roccella), Franco
Smalto (Reggio), Cristiano
Cristiani (Vena di Maida), Luigi
Giardino (Cotronei), Leo
Cataldo (Roccella), Giuseppe
Bovalino (Sappo Minulio),
Gregorio Luzzi (Acquaro), Domenico
Musolino, Domenico
Mancuso (Tiriolo, nonno del
cavaliere) le firme illustri della
sartoria calabrese nel mondo.
Alcuni sfuggono alle copertine
patinate ed ai servizi televisivi
in quanto operano per conto di
grandi marche oppure lavorano
per proprio conto, vantando
una clientela molto selezionata
che li ripaga a peso d’oro. Ma la
tradizione calabra della sartoria
è in pericolo ed il Made in Italy
potrebbe presto avere un vago ricordo
del talento dei nostri sarti.
Gran parte di essi vive ed opera
fuori regione, se non fuori Italia.
Occorre una svolta, prima che
le botteghe sartoriali - diminuite
drasticamente rispetto all’era
pre-industriale dell’abbigliamento
- scompaiano assieme
ai loro grandi maestri, che vorrebbero
tramandare la propria
arte degli abiti su misura se solo
gli si consentisse di insegnarla.
Domanda ed offerta ci sono: ed
allora, chi deve farle incontrare
30 - Obiettivo Calabria

FORBICI D’ORO 2010
I partecipanti
Angela Adriano (Chiaravalle
Centrale), Francesca Aloisio
(Isca Ionio), Marcella Ilaria
Badolato (Chiaravalle), Rossella
Caroleo (Tiriolo), Rosa Conidi
(Catanzaro), Bernardina Froio
(Davoli), Chiara Garieri (Chiaravalle)
Stefania Gariano (Marcellinara), Maria Elisa
Graziano (Cardinale), Maria celeste Lardo
(Catanzaro), Valentina Mellace (Catanzaro),
Ermelinda Nobile (gimigliano), Arcangela
Olivadoti (Palermiti), Elisabetta Pace (torre di
Ruggero), Jessica Paone (Tiriolo), Irene Politi
(Settingiano), Antonietta Maria Sanna (Cardinale),
Teresa Sanzo (Chiaravalle), Francesco
Servidio (CErisano, CS), Sara Trapasso
(tiriolo), Caterina Neri (Pellaro, RC), Antonella
Misisca (Cosenza).
La commissione
esaminatrice
Domenico Mancuso - presidente
giuria
Giuseppe Fata - Presidente
camera calabrese della moda
Vincenzo Fedele - S.Eufemia
d’Aspromonte (RC)
Demetrio Gioia - Reggio Calabria
Eva Costanzo - Cosenza
Nicola Lo Scavo- Catanzaro
Luciano Grenci - Davoli (CZ)
Domenico Fedele - S.Eufemia d’Aspromonte (RC)
Domenica Tripoli - Pellaro (RC)
Vincitore
Francesco Servidio – Cerisano (CS)
Obiettivo Calabria - 31

ECCELLENZE
Maria Rita Galati
Nel cuore del centro storico
di Catanzaro un caffè
letterario realizzato da una
giovane che sognava una
libreria che le somigliasse.
È stato da subito un successo
Valentina e il suo
sogno realizzato
di entrare in una libreria che
mi assomigliasse. Un posto che parlasse
di sentimenti. Non l’ho trovata «Sognavo
e così, ne ho aperta una». La chiave del moto
profondo che l’ha spinta a sfidare le leggi della
finanza e della logica del mercato per dare voce
a un sussulto dell’anima, capace di coniugare le
sue due grandi passioni - la cucina e la lettura
- e aprire un Caffè letterario nel centro storico
di Catanzaro, Valentina Amato, la trova guarda
caso in un libro, “Noi due come un romanzo”.
Per Valentina Amato, che come Emma - la protagonista
del bel libro di Paola Calvetti - è alla ricerca
di un posto dove “starsene in pace tra amori
di carta, trovare risposte, suggerire soluzioni, fare
ipotesi su l’amore”, la sua bottega dei “Sogni e bisogni”
ha le sembianze accoglienti ed essenziali
del locale con le pietre a vista di via Menniti Ippolito.
Uno spazio di oltre 150 metri quadri (è
previsto un ulteriore ingrandimento), ristrutturati
allo stato dell’arte con soluzioni dal sapore
antico, materiali scelti con cura e pregio, forme
essenziali che riservano un posto in primo piano
agli scaffali ad hoc per ospitare oltre sei mila
volumi.
Quando pensa al “Caffè letterario”, Valentina
materializza non un luogo ma un’idea: nata
dentro di lei una mattina di marzo, dopo aver
finito di leggere quel libro che racconta di una
signora che riceve in eredità una cartolibreria e
la trasforma in una libreria, regalata da un lungimirante
amico. L’idea si staglia nell’aria degli
ambienti con i tavolini minimal e i cuscini piazzati
strategicamente per potersi sentire sempre
a proprio agio. Gli spazi si scompongono e si
ricompongono a seconda dell’evento grazie ad
una pedana perfettamente attrezzata, pronta
in ogni momento per ospitare musica dal vivo,
presentazioni di libri, incontri di letteratura con
gli autori, musica dal vivo, proiezioni, mostre
d’arte, di fotografia.
Il tocco di classe è un pianoforte che rimane fisso
in attesa della prossima occasione che disegna
un’atmosfera magica, quasi surreale. La quotidiana
normalità, invece, è affidata al lungo bancone
un’ampia selezione di distillati, liquori e
vini; e personale qualificato pronto a servire una
ricca selezione di caffè, thè e tisane da tutto il
mondo, ma anche piatti da degustazione o pie-
Obiettivo Calabria - 33

tanze leggere per uno spuntino veloce, oppure
dolci raffinati.
Valentina è catanzarese d’adozione, ha attività
nella sua città di origine, Lecce ma anche a Vasto,
mentre nella nostra città si è trasferita sette
anni fa per stare vicina al suo compagno, Luigi
Fabiano, con il quale collabora ad una serie di attività
ma ad un certo punto ha sentito forte la
necessità di lavorare ad una propria idea, creare la
sua bottega da curare quotidianamente, nei particolari.
Il suo bagaglio di conoscenze filosoficoculinarie,
le sue specializzazioni di barman, sommelier,
corsi di cucina seguiti a Roma, mescolati
sapientemente alla passione che è la caratteristica
predominante del suo carattere, fanno il resto.
«Dopo aver letto il libro regalato da un amico
che raccontava la storia di una signora che trasformava
la sua cartolibreria in libreria - racconta
Valentina - una mattina mi sono svegliata con
l’idea del caffè letterario in mente. Ho detto la
mia idea al mio compagno e lui mi ha detto: facciamolo.
Ad aprile l’ho comunicato, a maggio
ho trovato il locale e il 16 dicembre lo abbiamo
inaugurato». Solo questioni burocratiche hanno
rallentato l’apertura, calenderazziata per la fine
di settembre, in occasione della Notte Piccante.
«È stato complicato ottenere una licenza che ricomprendesse
due esercizi perché sia la vendita
che la somministrazione», dice ancora Valentina.
Anche questo mette in evidenzia la particolarità
della fattispecie commerciale coraggiosamente
intrapresa da Valentina.
«La “risposta” al Caffè letterario l’ho avuta subito,
da quando ho lanciato l’idea di creare questo
tipo di attività a Catanzaro - continua Valentina.
C’è stato chi mi ha detto “sei una pazza”. Mio padre
sinceramente ha esclamato: “Figlia mia che
coraggio”. Altri mi hanno consigliato di non proseguire,
ma in molti hanno accolto l’opportunità
di intraprendere questa strada come un’occasione
attesa, qualcosa di diverso che si materializza.
Da qui ho iniziato a capire che la città avrebbe
risposto bene.
Non ho fatto le mie valutazioni pensando all’incasso
giornaliero, all’affluenza: il mio risultato
l’ho raccolto da subito, dalla prima persona
che ha accolto con entusiasmo l’apertura di un
Caffè letterario a Catanzaro, dicendomi che se
ne sentiva l’esigenza». Non a caso da settembre
ad oggi il contato facebook del Caffè letterario
vanta 3590 richieste di amicizia che continuano
ad affluire. Un attività in crescendo, frenata nel
periodo natalizio dove nel locale era difficile perfino
entrare e che oggi si sta mettendo a regime
per seguire quella che è la sua mission. «Fino a
dopo Natale era difficile organizzare eventi perché
nel locale non si camminava, per leggere dei
passi, presentare un libro, non si poteva fare ancora
- continua -. La percentuale degli interessati
ad usufruire del locale come caffè letterario era
inferiore rispetto a quella dei curiosi di conoscere
un nuovo locale che apriva».
Quando pensa al “Caffè letterario”, quindi, Valentina
pensa non ad un luogo ma ad un’idea. «È
un’idea che passa alle altre persone che la condividono,
non si può circoscrivere ad un luogo
- prosegue nella nostra chiacchierata - come locale
in queste quattro mura. Del Caffè letterario
si deve parlare all’esterno, perché chi ci frequenta
“porta fuori” quel passo di poesia che hai sentito
leggere, quel libro che è stato presentato, l’interpretazione
del quadro di una mostra, o sempli-
34 - Obiettivo Calabria

cemente una discussione su un evento musicale.
Ecco perché mi piace anche girare tra i tavoli, fare
la “salottiera”, per dare l’input a chi ci frequenta
di alzare lo sguardo al muro da cui si affaccia
un’immagine su cui riflettere, alimentando
l’idea che si spinge oltre. Fuori di qui».
Non un posto per ritrovarsi nel senso classico
del termine, sbirciando chi c’è al tavolo accanto
- «per “vedere chi c’è” si va in discoteca, esclama
Valentina - quanto un’occasione per guardarsi
dentro, e tirare fuori un percorso, una storia,
un’idea che cammina e richiama a sé altre idee.
«Per questo vorrei che alla presentazione dei libri
ci sia il critico, il giornalista, che stiano accanto ai
clienti interessati anche per tracciare quel percorso
che tira fuori le idee comuni, lo stesso sentire
- afferma ancora -. Così come non mi piace che
i quadri delle mostre stiano appesi nell’attesa di
essere notati, è giusto che qui ci sia una persona
sempre pronta a spiegare chi ha fatto il quadro,
che tecnica ha usato, cosa voleva dire. Si aprono
tante chiavi di lettura che sono altrettante porte
sul mondo che ci circonda».
Il Caffè letterario è la casa di chi scrive, di chi
dipinge, di chi legge: artisti e non, persone che
hanno qualcosa da dire con i particolari linguaggi
dell’arte, ma anche semplicemente fruitori
di una curiosità altra che li “condanna” a stare
al mondo alla ricerca dell’approfondimento e
del dubbio che solo un buon libro, una poesia,
una melodia, un’immagine, possono disvelare:
«L’idea che ho avuto e ho in testa nell’allestire il
mio Caffè letterario corrisponde alla creazione
di un luogo di coesione tra gli artisti, scrittori,
pittori, musicisti e noi, gente comune, che siamo
spinti verso questo mondo dalla stessa passione».
A Valentina non possiamo che chiedere, infine:
cosa bolle in pentola In quella della passione legata
alla cucina, delle belle crepes alla crema alla
base di Cointreau; ma la sua specialità è la crema
pasticcera della nonna, non a caso il dolce più
quotato è il “cuore caldo”.
Per il resto, abbiamo già avuto modo di imbatterci
nella mostra interattiva “I Fantasmi del mare”
(foto di Luigi Briglia), una performance recitativa
di Emanuela Bianchi, la proiezione del film
“La vera leggenda di Tony Vilar” di Giuseppe
Gagliardi e la presenza di Peppe Voltarelli (quasi
certamente ospite della serata), nel ruolo di attore
protagonista. In gennaio la presentazione
del corto sull’accoglienza “Il volo” nella raffinata
visione del cineasta tedesco Wim Wenders. E
ancora un incontro-dibattito con il giornalista
Paride Leporace per la presentazione del suo rovente
libro-inchiesta “Toghe rosso sangue”, un
seminario sul caffè con Daniele Rossi della “Gugliemo”;
il grande jazz di Carla Marciano e Alessandro
La Corte, così come sta per partire un fitto
calendario di appuntamento organizzato con
la Rubbettino.
Per rimanere sempre aggiornati con gli eventi del
“vulcanico” Caffè letterario non resta che collegarsi
quotidianamente al sito www.caffeletterariocz.it.
Obiettivo Calabria - 35

CULTURA
di Oreste Sergi
Gerardo Sacco e la “sua”
Calabria preziosa
per celebrare quarant’anni
di carriera, raccontati
in una mostra
al Complesso Monumentale
del San Giovanni
Un uomo, la sua terra
e la sua storia
Un bagno di folla quello che il 19 dicembre
2009 ha accompagnato il maestro
Gerardo Sacco all’inaugurazione della
mostra “D’Oro e D’Argento. La Calabria Preziosa
di Gerardo Sacco” presso il Complesso
Monumentale del S. Giovanni di Catanzaro.
Una folla convenuta solo per lui, per celebrare
l’arte e il “genio” di questo maestro dell’arte
orafa mondiale e ammirare le sue creazioni nelle
sale della prestigiosa struttura espositiva catanzarese.
Una Catanzaro colpita dalla semplicità
e dall’affabilità di questo grande calabrese che,
commosso, ha fatto ritorno nella città capoluogo
di regione. Una città che già tanti anni fa lo
aveva sostenuto e lo aveva visto protagonista, in
diverse occasioni, insieme ai suoi gioielli.
Chi sperava di vedere da vicino e conoscere
l’“orafo delle dive” del cinema internazionale,
tuttavia, sarà rimasto deluso. Al S. Giovanni,
quella sera, era presente “il calabrese” Gerardo
Sacco il quale, quasi come un novello Mattia
Preti, con i colori delle perle scaramazze, le trasparenze
delle paste vitree, la lucentezza delle
pietre preziose, il cremisi dei coralli, la lucen-
Obiettivo Calabria - 37

tezza dell’argento e l’incorrutibilità dell’oro, ha
voluto parlare di se stesso e della sua terra a tutti
coloro i quali, attraverso le sue opere, sono penetrati
nel suo intimo, nella sua memoria, nelle sue
radici.
La struttura espositiva catanzarese, per due mesi,
è diventata uno scrigno di opere orafe di grande
valore artistico che, insieme ad una sezione dedicata
agli argenti e all’arte contadina, hanno fatto
emergere, come affermato dallo stesso maestro,
«la Calabria per quello che è veramente: una terra
ricca di tradizione, cultura ed arte». Oltre diecimila
i visitatori che hanno potuto “leggere” il racconto
di una storia artistica, lunga quarant’anni,
coniugatasi con il percorso creativo di un artistaartigiano
che, in maniera indissolubile, come la
trama e l’ordito di un tessuto, s’intreccia con la
storia, l’identità e la memoria della terra in cui è
nato, si è formato e continua a vivere.
La mostra, quindi, è stata, nello svolgersi delle
undici sale, un racconto “prezioso”, non soltanto
per le opere in mostra, quanto per la preziosità
dei ricordi e delle “storie” che ruotano intorno ad
ogni gioiello e che rendono il legame, tra l’orafo
crotonese ed ogni singola creazione, unico e
irripetibile. Memoria e identità, quindi, di un
orafo, di un artigiano, di un artista che celebra
la Calabria e ferma la sua storia in opere esclusive
e straordinarie le quali, oltre ad essere state
ammirate, hanno meritato l’attenzione di essere
“contemplate” attraverso passaggi e vibrazioni
che solo questi oggetti sanno evocare.
L’arte del maestro orafo calabrese ha, agli albori
delle sue creazioni, un concetto quasi platonico
in cui l’arte è la traduzione dell’artigiano, ovvero,
è la copia di un oggetto che a sua volta è copia di
un’idea. Ma è il concetto di “copia” che all’orafo
di Crotone inizia a stare stretto e via via diventa
interpretazione che si traduce, ad ogni esperienza,
creazione, commissione, al risalire ad un significato
partendo da un segno.
È questa la straordinaria capacità di Sacco quella
di accostarsi continuamente all’arte secondo un
concetto caro ad un altro calabrese, Corrado Alvaro,
il quale affermava che essa «non è altro che
la forza di suggestione di un particolare». I gioielli
e gli argenti di Sacco sono “particolari” di un’arte
più vasta che attendono all’occhio dell’osservatore
perché vogliono essere scrutati, osservati,
capiti, contemplati. Particolari che arrivano dalla
tradizione, dalla storia, intrisi di una identità
e di una memoria che anche nelle creazioni più
eterogenee riecheggiano i colori, le forme, gli
spazi della sua Calabria.
La Calabria è per Sacco il deus ex machina onnipresente
e invisibile e i suoi capolavori non
sono fatti per sbalordire, bensì, per persuadere,
per convincere, per entrare in chi l’osserva infondendo
i pensieri e le passioni del maestro al
contempo uomo artigiano e artista. I suoi ori e i
suoi argenti, in una continua evoluzione e studio
delle materie e delle forme, sposati a patterns disegnativi
sempre più moderni e allo stesso tempo
tradizionali, diventano pretesto, segno, simbolo,
38 - Obiettivo Calabria

funzione. Tutto questo ha avuto come scenario
la mostra diretta e curata dallo scrivente e fortemente
voluta e realizzata dall’Assessorato alla
Cultura del Comune di Catanzaro, in collaborazione
con la Fondazione Carical, la Rubbettino
Editore, il Parco Commerciale “Le Fontane” e il
Coser Calabria.
La filosofia dell’evento-intervento di allestimento
della mostra, progettato da parte di chi scrive
e realizzato dalla Viola Edile di Lamezia Terme e
dalla Salvatori s.r.l. di Catanzaro, ha tenuto conto
e ha avuto come fine principale quello di valorizzare
al massimo le creazioni di Sacco. L’oro,
l’argento, le gemme preziose, i cammei, le paste
vitree, le monete, in queste opere, diventano tipologie
e simboli di alcune “intuizioni liriche”
nate nella mente dell’artista la cui creatività si
traduce in un mezzo materiale, fisico che, pur
appartenendo al mondo della materia e della
tecnica, diventa intuizione ed espressione di una
“forma” percettibile che parla di una identità linguistica
e artistica propria.
Il percorso espositivo, infatti, ha proposto l’approfondimento
della storia dell’orafo-artista anche
attraverso la pannellistica - curata da Barbara
Rotundo con fotografie di Antonio Cilurzo e
testi di Oreste Sergi e di Gerardo Sacco - che, partendo
dalla “formazione” del maestro fino alle
creazioni per il cinema e il teatro, ha presentato,
descritto e narrato una Calabria inedita.
Una mostra-racconto, pertanto, questa allestita
a Catanzaro, occasione per celebrare la bellezza
plasmata delle opere di Gerardo Sacco dalle sfaccettature
vaste ed estremamente diversificate in
cui l’incanto dell’effimero dialoga con un passato
ed una storia più “importante”: quella di un
uomo e della sua terra “d’Oro e d’Argento”.
PERCORSO DELLA MOSTRA
Undici sale attraverso le quali riscoprire:
l’“Arte contadina” evocata dalla ceramica
popolare di Seminara e quella tradizionale documentata
da “vozze”, “giarre, “salatùri”, “cannàte”,
“vrascèri” i quali, realizzati interamente
in argento hanno acquisito nuova e preziosa dignità;
la Calabria “preziosa”di Gerardo Sacco,
descritta dai gioielli arbëreshe, da quelli ispirati
alla “Varia” di Palmi, dalla riproposizione in
miniatura degli abiti delle “Pacchiane” di Calabria;
la “Magna Graecia”, espressa dai “ritratti”
in argento dei protagonisti dell’Odissea, dai
gioielli che celebrano il drago marino di Kaulon,
dall’eleganza del Satiro danzante di Mazara o
dai “rinnovati” pinakes locresi; il Mare e il Mito,
raccontati attraverso straordinarie creazioni
che vogliono emozionare, stupire, sorprendere,
per la loro unicità ed esclusiva irripetibilità;
l’“Arte Sacra”, rappresentata principalmente
dagli arredi sacri che nel 2007 hanno fatto da
cornice alle celebrazioni liturgiche in occasione
del V centenario della morte di S. Francesco di
Paola, dal trittico della Madonna di Capocolonna
e dalla copia della croce pettorale che la
città di Catanzaro donò a Giovanni Paolo II, in
occasione della visita pastorale del 1984; il “Cinema”,
documentato attraverso i gioielli realizzati
per l’“Otello” di Franco Zeffirelli con Katia
Ricciarelli e Placido Domingo, per l’“Amleto”
con Glenn Close e Mel Gibson, per “Il Giovane
Toscanini” con Elizabeth Taylor, per l’“Aida”,
al Teatro dell’Opera di Roma, e per il “Don Carlos”,
con Luciano Pavarotti, in scena alla Scala
di Milano; i “Pezzi Unici”, rappresentati da
splendide creazioni orafe che più di ogni cosa
segnano e disegnano il percorso di orafo del
maestro, in una sorta di contrastante e differente
vocazione; e infine gli “Argenti”, sfavillanti lavorazioni
manuali di sbalzo, bulino e cesello che
rapportano il maestro crotonese a questa arte
antica che, come per l’oreficeria, ha lungamente
studiato ed oggi interpretato in morfologie e apparati
modulari tra i più diversi.
Obiettivo Calabria - 39

PREMI
di Emanuela Gemelli
È andato al CT della
Nazionale di calcio,
Marcello Lippi, il premio
intitolato al compianto
patron dell’U.S. Catanzaro
Nicola Ceravolo
Nel ricordo di un
grande presidente
Da Ranieri a Lippi. La
seconda edizione del
premio “Nicola Ceravolo”
è andata a lui: il commissario
tecnico che ha alzato
la coppa del mondo ed ha avuto
il coraggio di tornare sulla
panchina azzurra ed affrontare
per la seconda volta una sfida
già vinta.
Per la Calabria una grande serata,
per Catanzaro un tuffo
nel passato del grande calcio,
quando i colori giallorossi
della società guidata dal presidente
gentiluomo, regalarono
alla regione la prima serie
“A” della storia. Una storia
che appartiene al passato ma
i cui valori Lippi, uomo del
presente, ha mostrato di condividere
in pieno: «Mi piace
ricevere questo premio - ha
detto il Commissario Tecnico
della Nazionale, perché Ceravolo
rappresenta un modo di
fare calcio che dovrebbe poter
tornare, insieme ai valori dei
quali gli uomini come lui, restano
bandiera. Di Ceravolo
e di tutti quelli come lui che
hanno creduto nel calcio della
competizione leale, questo nostro
calcio di oggi, avrebbe un
gran bisogno. È per questo che
sono sinceramente orgoglioso
che abbiate pensato a me per
questa seconda edizione».
Il premio, ideato dal giornalista
Maurizio Insardà, è stato
organizzato grazie ai contributi
della Camera di Commercio
e della Provincia ed ha portato
sul palco dell’auditorium
Casalinuovo il gota del calcio
italiano. A presentare la manifestazione
i giornalisti di Rai
Due, Sabrina Gandolfi e Paolo
Paganini, testimonial Italo
Cucci, ribattezzato dalla stampa
sportiva il maestro.
Marcello Lippi, fedele al suo
stile, abito grigio occhialino
argentato, la festa e il premio
se li è goduti ma senza lasciarsi
incastrare nelle trappole
mediatiche del tormentone:
convocazioni per il Sud Africa.
Sull’argomento il Ct ha glissato,
con simpatia, ma ha glissato.
Niente nomi, niente anticipazioni.
A Catanzaro come del
resto fa ormai da mesi, Lippi
ha parlato di lavoro duro, di
costruzione di un gruppo che
prima di ogni altra cosa deve
essere affiatato, ma niente di
più.
Niente su Totti, Iaquinta, Cassano,
per Lippi sono tutti in
corsa senza nessuna certezza.
La serata ha proposto poi un
video sul mondiale vinto dagli
Azzurri di Lippi. Immagini
viste e riviste, immagini che
continuano a commuovere
ed è successo anche la sera del
Premio Ceravolo, tanti gli occhi
lucidi tra il pubblico e una
scintilla negli occhi del Commissario
tecnico.
Il calcio c’è chi lo gioca e chi lo
racconta e il Premio Ceravolo,
in questa seconda edizione, ha
voluto rendere omaggio a due
giornalisti che in Calabria il
pallone lo raccontano da tantissimi
anni. Premio alla carriera
a Vito Macrìna che, sulle
colonne della Gazzetta del Sud
e del Corriere dello Sport, ha
scritto la non sempre facile
storia del Catanzaro Calcio. A
premiare Macrìna, decano dei
giornalisti sportivi catanzaresi,
il presidente della Camera
di Commercio. «Non sono
un esperto di calcio - ha detto
Paolo Abramo - ma il valore
di questo sport va al di là delle
competizioni atletiche. Lo
sappiamo bene a Catanzaro,
dove la storia stessa della città,
si fonde con quella della squadra
le cui sorti ai catanzaresi
stanno a cuore, come pochissime
altre cose. Alla base del calcio
- ha proseguito Abramo -
40 - Obiettivo Calabria

ci sono senz’altro valori agonistici importanti e
che non possono essere trascurati ma c’è anche
un valore sociale aggiunto, che le Istituzioni
non devono sottovalutare. I ragazzi impegnati
nello sport, sono ragazzi sottratti a situazioni di
rischio perché chi pratica una disciplina sportiva,
non solo il calcio, non può che condividere
valori di competizione e di vita sani. I risultati
raggiunti del presidentissimo Ceravolo - ha aggiunto
Paolo Abramo - sono convinto, pur non
essendo io un uomo di calcio, che siano arrivati
proprio perché Ceravolo guardava alla squadra
e ai suoi ragazzi, come fa un buon padre di famiglia.
Il premio a lui intitolato non deve essere - ha
concluso Abramo - solo il ricordo commosso di
un uomo che ha saputo raggiungere traguardi
importanti, ma l’esempio di una figura da tenere
presente oggi e nel futuro».
L’altro premio alla carriera è andato ad Emanuela
Giacoia, voce del 90° minuto della Rai,
oggi direttore de Il quotidiano della Calabria.
The voice lo ha definito Italo Cucci, ricordando
i suoi interventi da Catanzaro, la voce vellutata
con la quale commentava le gesta della
squadra calabrese. Wanda Ferro, presidente della
Provincia di Catanzaro, ha consegnato il premio
ad un Emanuele Giacoia commosso fino
alle lacrime, che con la voce rotta dal pianto
ha ricordato i momenti di autentica amicizia
vissuta sugli spalti di quello che allora era il Militare
di Catanzaro accanto a Nicola Ceravolo,
un presidente conosciuto, stimato e anche un
po’ temuto, sui campi di tutta Italia.
Ancora commozione poi, sul palco del Casalinuovo,
per l’intervento di Mariella Ceravolo,
figlia dell’avvocato. La signora Mariella ha ricordato
la proposta, allettante per chiunque,
ricevuta dal padre di diventare vicepresidente
della Lega. «Papà rinunciò - ha raccontato la figlia
- perché questo avrebbe significato doversi
dimettere da presidente del Catanzaro e per lui
sarebbe stato davvero troppo». Altri tempi, un
altro metro per giudicare le cose e forse anche
un altro calcio.
Dal passato al presente, come in un film ad
episodi al Premio Ceravolo c’è spazio per l’eroe
calcistico di oggi: Gaetano Auteri, l’allenatore
dell’Fc Catanzaro versione 2010, che tante soddisfazioni
sta regalando al pubblico catanzarese.
Per Auteri gli auguri di Marcello Lippi e l’applauso
caloroso del pubblico che, a quest’uomo
introverso e schietto come solo i siciliani sanno
essere, chiede di restituire alla piazza di Catanzaro
la gloria della storia strappata in questi
anni.
Obiettivo Calabria - 41

LABORATORIO
di Rocco Reina* e
Marzia Ventura**
Sommario: Introduzione;
1. approcci di analisi;
2. framework di riferimento;
3. responsabilità sociale e
performance organizzativa;
prime sintesi;
riferimenti bibliografici
La responsabilità sociale
organizzativa: prospettive
di analisi
(prima parte)
Introduzione
Il tema della responsabilità sociale delle imprese
rappresenta un tema relativamente recente nel
dibattito aziendale nazionale ed ancor di più
nelle pratiche economiche nostrane, andandosi
a sviluppare in maniera parallela alle necessarie
attenzioni che le organizzazioni hanno dovuto
riporre - anche per effetto dell’aumento della
concorrenza - nell’allargare i propri obiettivi
dal perseguimento del “profitto nel mercato” a
quello di rivendicazione di “valore sul territorio”.
Infatti, l’obiettivo aziendale è stato tradizionalmente
definito nella massimizzazione dell’utile,
pari alla massima differenza possibile tra ricavi
totali e costi totali, perseguibile solo allorquando
si raggiunge e si supera il break even point 1
- punto di pareggio tra le vendite realizzate e
l’ammontare dei costi sostenuti per ottenerle
- a partire dal quale qualsiasi unità aggiuntiva
venduta andrà a vantaggio dell’impresa. Tuttavia,
se tale obiettivo appare fattibile in una situazione
economica caratterizzata da una forte
presenza dell’azienda sul mercato, tale da farla
apparire unica (brevetti aziendali, know how, risorse
finanziarie, brand affermato, innovazione,
…), esso appare molto più difficilmente raggiungibile
in un contesto caratterizzato da elevata
frammentazione nell’offerta e forte competizione
sui mercati, che finisce per imporre
alle imprese un’attenzione a 360°.
D’altronde appare, difficile immaginare l’impresa
unicamente nelle sue relazioni fondamentali
con i propri fornitori e clienti, vista la
profonda interdipendenza che finisce per ben
interpretare la rete di relazioni semplici e complesse
che ogni azienda (sia privata che pubblica,
ma anche profit e non profit) ha con le altre
organizzazioni del territorio, dalla cui consistenza
dipenderà la sua stessa capacità di competere
e svilupparsi 2 . Così, già dalle considerazioni
neoclassiche di Friedman 3 , scaturiscono
quelle attenzioni alla necessità di considerare
il territorio, che finiranno per individuare
nell’obiettivo dell’impresa la massimizzazione
del valore economico ed il contributo al bene
comune attraverso il fare bene il proprio dovere,
premesse teoriche sulle quali viene poi a
svilupparsi la responsabilità sociale d’impresa o
corporate social responsability.
* Docente Università “Magna Græcia” di Catanzaro
** Dottoranda di Ricerca Università “Magna Græcia”di Catanzaro
1 - Sulla definizione del break even point, vd. Sciarelli S - Il sistema d’impresa - Cedam 1984;
2 - Sono queste le principali motivazioni teoriche che hanno permesso lo sviluppo di quella che gli anglosassoni
indicano con il termine stakeholder theory;
42 - Obiettivo Calabria

Approcci di analisi
Già dalle prime righe dello scritto, appare possibile
osservare come le relazioni tra impresa,
obiettivi e valore sociale siano state oggetto di
attenzioni differenti nel tempo, senza per questo
aver influenzato direttamente ed in maniera
pervasiva le pratiche aziendali, non foss’altro
per la consapevolezza necessaria a produrle ed a
conoscerle e riconoscerle nel tempo 4 .
Se volessimo comunque identificare gli sforzi
che l’azienda nel tempo ha prodotto al fine
di rispondere alle sfide del mercato, il grafico
precedente evidenzia in maniera diacronica le
possibilità sviluppate dalle imprese nella ricerca
della performance.
Alcune delle preferenze iniziali si sono pertanto
concentrate sulle capacità imprenditoriali
di offrire qualcosa di richiesto dal mercato, finendo
inevitabilmente per spingere a quel fenomeno
di autoreferenzialità, che ha portato
spesso le aziende ad allontanarsi via via dalle
tendenze dei propri clienti; successivamente,
dalla capacità “artigiana” 5 del capo d’azienda,
l’attenzione si è spostata su quanto riusciva il
sistema d’impresa fondamentalmente a produrre.
L’identificazione tra impresa e prodotto
offerto, è stata la causa delle successive crisi, in
quanto spingeva spesso l’organizzazione a non
ricercare l’innovazione, che avrebbe modificato
il sistema-prodotto e determinato nei fatti un
indebolimento identitario aziendale.
L’ulteriore passaggio, necessario anche in corrispondenza
alla crescita del numero di competitor
sui mercati, ha imposto pertanto alle imprese
di ridisegnare le proprie strategie nell’ottica
3 - Vd. M. Friedman – Capitalism and freedom – University of Chicago Press, 1962;
4 - Considerando che nel tempo le stesse pratiche sarà necessario rinnovarle, per effetto della relazione dinamica tra
azienda e contesto di riferimento;
5 - Il riferimento alle capacità artigiane, ben si confà alla situazione presente nelle PMI del sistema dell’artigianato
italiano, ma in tale contesto vuole riferirsi in maniera più generica a tutte le imprese, a prescindere dalla soglia dimensionale
di riferimento;
Obiettivo Calabria - 43

del perseguimento delle preferenze dei propri
clienti ed a considerare il mercato come il momento
fulcrale nel quale gli equilibri economico-aziendali
possono trovare compensazione e
soddisfazione. Ma di fronte alla crescita della
concorrenza, il cercare il segmento di mercato
più appropriato per la crescita aziendale, ha parallelamente
richiesto maggiori investimenti sia
in R&D (ricerca e sviluppo) sia per le ricerche
di marketing necessarie, tanto da dover ricorrere
in maniera più massiccia a nuove fonti di finanziamento,
tanto da imporre lo sviluppo della
funzione finanza in azienda, quale strumento
operativo capace di dare ossigeno e risorse alle
imprese nella competizione sui mercati.
Il mondo dei servizi e del prosumer, quale consumatore
esperto ed avido di prodotti sempre
più complessi sui mercati, apre alle aziende la
possibilità di rendere la propria offerta molto
più attrattiva, arricchendo l’originario prodotto
(prodotto core) di servizi aggiuntivi (pheripheral),
capaci di competere in maniera nuova e
diversa sui mercati e vincere la tradizionale concorrenza;
ma nel frattempo le stesse modalità
competitive si sono progressivamente complessificate,
a seguito di processi di globalizzazione,
che vedono i prodotti circolare in maniera più
completa e veloce all over the world, grazie ad
un più ricco sistema dei trasporti, che finisce
per ridurre le distanze tra luoghi di produzione
e luoghi di consumo, così come rendere i gusti e
le tendenze più facilmente trasferibili tra paesi,
con i quali le aziende devono necessariamente
confrontarsi per la loro crescita ed evoluzione.
Nel frattempo il fattore tecnologico diventa
elemento centrale in questa situazione globalizzata,
tanto che le logiche dell’Information
and Communication Technology, finiscono per
rappresentare un must necessario a consentire
le relazioni d’impresa con mercati lontani, così
come uno strumento potente di riorganizzazione,
laddove appare possibile governare i processi
produttivi e decisionali interni attraverso
strumenti di efficientamento, quali i sistemi
informativi aziendali.
Un ulteriore momento di crescita aziendale è
quindi rappresentato dalla qualità aziendale,
che permette alle aziende di mettere al centro
delle proprie attenzioni il cliente, distinguendo
in maniera netta le distanze (gap) da risolvere,
tra le attese del consumatore ed il prodotto offerto
ed erogato dall’organizzazione; la certificazione
– momento che acclara ed attesta le dichiarazioni
di offerta aziendale rispetto i propri
clienti – ha rappresentato e rappresenta ancora
per tanti versi la necessità aziendale di acquisire
fiducia e trasferire affidabilità al mercato di
riferimento, divenendo pertanto essa stessa in
tante occasioni strumento di marketing operativo,
laddove diventa fattore differenziante
dell’offerta aziendale.
Tutte le differenti situazioni e sfide proposte,
lungi dal rappresentare l’universo delle possibilità
affrontate dalle imprese nella loro competizione
sui mercati, vuole semplicemente testimoniare
come nel tempo le attenzioni degli
imprenditori siano state molteplici, senza per
altro verso voler a tutti costi presentare una scaletta
predittiva di quella che è stata o può essere
l’evoluzione aziendale, che viceversa finisce per
attagliarsi differentemente in organizzazioni diverse,
con modalità proprie ed uniche.
Infine – rispetto quanto presentato – la responsabilità
sociale organizzativa (come viene
chiamata per porre maggiormente l’accento
sull’organizzazione) quale ulteriore modalità di
risposta aziendale alle sfide imposte dai mercati
e dalla modernità, che finisce per riguardare il
modo in cui le pratiche aziendali, producono
effetti sull’ambiente competitivo e sull’agire
degli stakeholder aziendali 6 , usando il bilancio
sociale quale strumento esplicativo delle modalità
con le quali poterla attuare all’interno delle
singole realtà organizzative.
Framework di riferimento
Per tutto quanto proposto, la Responsabilità
Sociale d’Impresa (RSO) appare un termine relativamente
giovane, la cui origine è difficile da
determinare, non esistendo alcun accordo da
parte dei diversi studiosi, al fine di inquadrare
l’inizio dell’interesse per la RSI. Alcuni autori
fissano la nascita dell’idea di responsabilità sociale
delle imprese negli anni 20 e in particolare
nel 1923, data in cui Oliver Sheldon pubblicò
il suo libro in cui si afferma che “le responsabilità
di fondo della gestione sono sociali”. Per altri
studiosi, come Carroll, (1999) l’origine della
RSI risale alla metà del XX secolo, esattamente
negli anni ‘50, allorquando il mondo imprenditoriale
dovette fronteggiare grandi scandali
finanziari; in particolar modo nel 1953, data in
cui Bowen pubblicò il suo libro “Social responsibility
of businessmen”. Ma è durante gli anni ’70
e ‘80 che si produssero i maggiori contributi
al concetto di RSI, incentrati nell’analizzarne
significati e responsabilità.
Tra gli altri è da sottolineare il contributo di
Quazi e O’Brien (2000), che propone un modello
bidimensionale per presentare i punti focali
della RSI dando prospettiva organizzativa
6 - Vd. Waddock & Bodwell, 2004;
44 - Obiettivo Calabria

(vd. figura seguente); le due dimensioni proposte
sono: ambito della responsabilità sociale
(ridotto o ampio), e percezioni delle conseguenze
dell’azione sociale delle imprese (costi
o benefici). Partendo da queste dimensioni il
modello definisce quattro punti fondamentali
o prospettive per capire la RSI: classica, socioeconomica,
filantropica e moderna.
Ma sicuramente il maggior sviluppo della RSI
è stato collegato agli scandali finanziari successi
negli ultimi anni (Enron, World-Com)
che hanno messo in dubbio le condotte delle
imprese e che hanno fatto perdere credibilità
e fiducia nel sistema. Queste circostanze hanno
determinato nelle imprese un cambiamento
nelle rispettive modalità di gestione, da una gestione
tradizionale dove l’unica responsabilità
sociale delle imprese è massimizzare il beneficio
per i propri azionisti, modello economico o
approccio shareholders (Friedman, 1962, 1970)
ad una gestione imprenditoriale di tipo socioeconomica
o approccio stakeholders (Freeman,
1984, Carrol, 1991) che considera le pressioni
o necessità della società con le quali si convive,
affidando praticamente alle imprese la responsabilità
addizionale di massimizzare il beneficio
dei suoi stakeholders.
Diversi sono stati gli organismi internazionali
che hanno pertanto studiato la RSI sugli impatti
enunciati, senza pervenire ad una definizione
generalmente accettata della stessa; tutto
questo ha fatto in modo che il concetto e la
stessa applicazione della RSI, sia divenuto ambiguo
per le imprese, tanto da ingenerare falsamente
rispetto al termine responsabilità sociale,
quell’attenzione a situazioni diverse quali il patrocinio
di eventi, il mecenatismo, le donazioni
a fondo perduto, etc., associando dette azioni
all’ottenimento di benefici in termini economici
o di vantaggio competitivo (concetto filantropico
di RSI).
Anche organizzazioni del calibro dell’ONU e
della OCDE hanno dato grande importanza
alla RSI, non arrivando comunque a concettualizzarla,
ma limitandosi all’enunciazione di
principi e raccomandazioni, di carattere volontario,
per quelle imprese più responsabili verso
la comunità e che vogliano contribuire al suo
sviluppo sostenibile.
A livello europeo il Consiglio di Lisbona nel
2000 ha sottolineato l’importanza della responsabilità
sociale delle imprese per realizzare
il nuovo obiettivo strategico “… crescita economica
sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro
e con una maggiore coesione sociale”, con la
pubblicazione del Libro Verde: Incoraggiando
un marchio Europeo per la Responsabilità sociale
di impresa, arrivando a definirla nel luglio
2001 quale “l’integrazione volontaria, da parte
delle imprese, della preoccupazione sociale e
ambientale e commerciale e sulle relazioni con
i suoi interlocutori”.
Obiettivo Calabria - 45

Come conseguenza, l’impatto della RSI sulle
imprese finisce per implicarne una triplice responsabilità:
- responsabilità economica, è la prospettiva
economica, rispetto la quale la RSI ha come
obiettivo la massimizzazione del valore per il
gruppo di interesse o stakeholders;
- responsabilità sociale, è un punto di vista sociale,
la responsabilità dell’impresa sarà da un
lato, incontrare le esigenze legate a questa materia,
dall’altro, adempiere ai costumi e cultura
della società in con cui interagisce. Altro aspetto
importante è contribuire al benessere della
società in cui si opera, mediante la generazione
di impiego, contribuendo alle attività economiche
di interesse generale, partecipando ad atti e
eventi socio culturali, etc...;
- responsabilità ambientale, le aziende devono
evitare qualsiasi impatto ambientale della loro
attività a livello globale. Si deve prendere in
considerazione l’impatto per l’acquisto e il consumo
di materiali per la vendita e il successivo
uso dei loro prodotti.
Queste tre aree di intervento richiedono un
coordinamento stretto e che vi sia un equilibrio
tra di loro in modo che una impresa sia
considerata socialmente responsabile, se riesce
a contribuire allo sviluppo sostenibile, secondo
un approccio gestionale definito nel Focus della
Triple Bottom Line.
Responsabilità sociale e performance organizzativa
Al fine di meglio comprendere le ricadute della
responsabilità sociale sui risultati organizzativi,
appare necessario fare un passo indietro e
comprendere chi sono gli interlocutori dell’impresa
o stakeholder; esistono infatti, un insieme
di teorie e/o definizioni che cercano di fornire
una spiegazione della necessità per le imprese di
essere socialmente responsabili, tra le quali una
delle più diffuse è quella dei gruppi di interesse
o Stakeholder Theory.
Quest’ultima parte dalla considerazione che la
responsabilità sociale delle imprese non si semplifica
nella ricerca di valore o nella massimizzazione
del beneficio solo per gli azionisti, ma
arriva alla ricerca del valore per tutti gli interessati
all’intrapresa. D’altronde, non vi è alcuna
incoerenza nel perseguire obiettivi economici
e sociali, tanto che l’impresa deve rispondere
senza dubbio alla sua responsabilità economica
(produzione di ricchezza e di sopravvivenza),
ma sempre in accordo con le esigenze dei propri
stakeholder. A questo proposito, Carroll (1991)
pone le basi sulle quali fondare il resto della responsabilità
d’impresa (a carattere legale, etico,
filantropico o discrezionale) sulla responsabilità
economica. Nella letteratura economica, la relazione
tra RSI e successo competitivo si basa
nel verificare come l’assumersi le proprie responsabilità
a livello sociale e ambientale, oltre
che economico, diventi premiante per le parti
interessate, consentendo di consolidare la posizione
dell’impresa nel mercato e, quindi, maggiori
benefici. Diversi sono gli studi empirici
che hanno trovato evidenza nella relazione tra
la responsabilità sociale e il rendimento finanziario
(Orlitzky, 2001), anche se esistono altri
studi discordanti in merito (Moore, 2001) tanto
da doverli considerare con prudenza (Vogel,
2005).
L’importanza della responsabilità sociale delle
imprese si può anche vincolare alla raccolta di
capitali legati alla crescente domanda di investimento
socialmente responsabile. Così, secondo
il forum di investimenti sociale europeo Eurosif,
la ISR ha avuto un grande progresso nel mercato
europeo raggiungendo un miliardo di euro
nell’anno 2006, che rappresenta una crescita
del 36% rispetto all’anno precedente e quasi
il 10% dei fondi totali europei; d’altronde, le
stesse ricerche di marketing mostrano come la
RSI finisca per influenzare positivamente i suoi
consumatori (Owen & Scherer, 1993), che preferiscono
prodotti provenienti da imprese che
investono in azioni di difesa ambientale e che
mantengono un buon comportamento con la
società (Zaman et al., 1996).
Allo stesso modo, alcuni autori sostengono che
la gestione efficace delle relazioni con i lavoratori
finisce per incidere sul rendimento finanziario,
potendo fornire idoneo vantaggio competitivo
per l’impresa (Greening & Turban, 2000). In
più un buon ambiente di lavoro ha un impatto
diretto sull’offerta aziendale, attraverso lo stesso
aumento della produttività dei suoi dipendenti
(Munoz, 2004). Si è dimostrato inoltre come la
responsabilità sociale, ha influenza sulla reputazione
dell’azienda (Turban & Greening, 1997;
Freeman, 2006) e nella sua stessa attrattività rispetto
i potenziali impiegati (McGuire, et al.,
1988), concludendo inoltre che le imprese con
una buon adempimento sociale e pratiche non
discriminatorie, hanno più probabilità di attrarre
persone con alta preparazione.
Partendo da tali riflessioni e nella consapevolezza
che le risorse umane e professionali rappresentano
una della maggiori leve del vantaggio
competitivo aziendale, da ciò si potrebbe dedurre
che parlare di responsabilità sociale delle
imprese finisce per avere forti impatti organizzativi
e pertanto potrebbe rappresentare una risorsa
fondamentale per il successo competitivo
delle imprese (Greening & Turban 2000).
46 - Obiettivo Calabria

Prime sintesi
Dalle riflessioni svolte, appare evidente come
in un periodo di forte competizione aziendale,
spesso a carattere transnazionale, le indicazioni
che otteniamo sulla responsabilità sociale d’impresa,
sembrano favorirne una sua attenzione
crescente, soprattutto in situazioni nelle quali
la differenziazione finisce per giocare un suo
ruolo ben definito.
Ma se la visione strumentale della RSI, può
rappresentarne una sua peculiarità rispetto altre
situazioni organizzative locali ed extra-nazionali,
che non sembrano interessarsi del tema della
responsabilità sociale delle imprese, maggiore
e più profondo interesse può essere indirizzato
rispetto quanto della responsabilità d’impresa
finisce per assumere connotati interni e quindi
essere apprezzata dall’organizzazione (da cui la
neo concettualizzazione proposta di responsabilità
sociale organizzativa).
Ecco perché una parte della responsabilità sociale
finisce con l’essere collegata alle modalità
con le quali le aziende si relazionano con i
propri dipendenti, investendo nella salute, nella
sicurezza e nella gestione del cambiamento.
D’altronde, soprattutto con riferimento a contesti
altamente competitivi e dinamici, appare
maggiormente rilevante la gestione delle risorse
umane, anche in considerazione della liberalizzazione
dei mercati e del processo di globalizzazione
che permette alle persone la libera
trasferibilità di funzione e di mercati in modi
precedentemente non ottenibili, chiedendo
pertanto alle aziende la necessità di attrarre
competenze e mantenerle nel tempo.
Alcuni studi, infatti, evidenziano che le risorse
umane siano diventate un fattore chiave per
le performance organizzative (Pfeffer, 1994),
dovendo essere i primi stakeolders ai quali
l’impresa deve prestare una speciale attenzione
nel momento in cui disegna le politiche di responsabilità
sociale, capaci di attrarre potenziali
risorse idonee a sostenere le sfide competitive
delle imprese e come segnale delle condizioni
di lavoro nell’organizzazione.
È proprio con riferimento a tale aspetto ed
all’impatto che la RSO ha sulle risorse professionali
ed umane coinvolte nell’impresa che ha
senso focalizzare le attenzioni degli studiosi di
economia aziendale, al fine di comprenderne
caratteristiche, condizioni e peculiarità per una
sua gestione più efficace e profittevole.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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organizational stakeholders. Business Horizons, July-August;
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responsabilità sociale delle imprese. Brusel: CCE. COM (2001) 366;
- De Vita P., Mercurio R., Testa F. Organizzazione Aziendale: assetto e meccanismi di relazione - Giappichelli
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- Freeman, R.E. (1984). Strategic management: a stakeholder approach. Pitman Publishing Inc., Marshfield,
MA;
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- Vogel, D. (2005). The market for virtue: the potential and limits of corporate social responsibility. Washington,
D.C.: Brookings Institution Press;
Obiettivo Calabria - 47

IN FIERA
IN FIERA - IN FIERA - IN FIERA - IN FIERA - IN FIERA
prossimi Giochi Olimpici e Paraolimpici degli
Sport Invernali.
«E’ indubbio - ha detto Fortunato Roberto
Salerno, presidente di Unioncamere Calabria
- i riflettori mediatici mondiali sono puntati
su Vancouver 2010 e lo Showroom “Discover
Calabria” rappresenta una intuizione brillante,
una sorta di punto di raccordo, una base operativa,
una piattaforma espositiva per le imprese
calabresi, resa possibile grazie alla condivisione
programmatica messa in campo con la Regione.
Ancora una volta a rappresentare il comparto
produttivo calabrese - ha aggiunto - saranno
esclusivamente le eccellenze del panorama
imprenditoriale regionale, l’agroalimentare con
la produzione di conserve alimentari a base di
tonno, di fichi secchi, il vino, l’olio extra verdi
Ilenia Aiello
La Calabria alle olimpiadi
di Vancouver 2010
Una vetrina mondiale, una location
esclusiva a cui è prevista la partecipazione
di oltre 7 mila atleti provenienti
da più di 80 Paesi, l’imprenditoria calabrese di
eccellenza che si declina nei comparti chiave
dell’economia regionale: agroalimentare, artigianato,
gioielleria, alta moda e poi ancora il
turismo e la promozione del territorio calabrese
in tutta la sua straordinaria imponenza.
Questi gli elementi peculiari che trovano ampia
e congeniale collocazione all’interno dello
Showroom “Discover Calabria” realizzato da
Unioncamere Calabria e dall’assessorato regionale
alle Attività Produttive in collaborazione
con l’ICRI e la Camera di Commercio Italiana
di Vancouver, inaugurato l’8 febbraio e che
resterà aperto fino al 7 marzo in occasione dei

IN FIERA - IN FIERA - IN FIERA - IN FIERA - IN FIERA - IN FIERA - IN FIERA - IN FIERA
gine di oliva, ma non solo il meglio dell’artigianato
calabrese, la gioielleria, l’alta moda, il
design. All’interno di Discover Calabria”, aperto
tutti i giorni per un mese, abbiamo inteso
realizzare un fitto programma di eventi sia di
carattere prettamente commerciale, prevedendo
quotidianamente incontri d’affari, sia di
tipo educational attraverso seminari specialistici
sul turismo, sul sistema socio-economico
calabrese ma anche sui valori nutrizionali e sui
benefici dell’olio d’oliva, del vino rosso e della
cucina mediterranea. Il tutto, modulato all’interno
di settimane tematiche per restituire al
pubblico di partecipanti una chiara immagine
della Calabria, della sua identità produttiva e
territoriale».
«Le nostre imprese - ha osservato dal canto suo
l’assessore regionale, Sulla - non temono il confronto
con nuovi mercati ed hanno superato la
timidezza e la sindrome da cenerentola attraverso
le numerose iniziative condotte a Montreal
e Toronto e le visite delle delegazioni calabresi.
Ritengo che il segreto sia non condurre
iniziative spot ma consolidare i rapporti avviati
e proprio secondo tale strategia lo showroom
a Vancouver è una occasione che non poteva
certo andare persa. Occorre continuare nella
ricerca di manifestazioni che consentano di
realizzare vetrine internazionali per l’esposizione
delle eccellenze calabresi come appunto
lo showroom Discover Calabria che consente
di aprirsi non solo al pubblico canadese ma al
mondo intero. Bisogna, inoltre, comprendere
che si deve vendere non solo il singolo prodotto
ma l’intero territorio, i processi produttivi, le
tecnologie, l’ambiente, la cultura solo in questo
modo risulta più facile attrarre gli operatori
commerciali e posizionare i nostri prodotti sui
mercati mondiali».
L’obiettivo principale dell’ICRI, altro partner
dell’iniziativa in Canada, è quello di unire ed
integrare i Calabresi all’estero nonché di valorizzare
le risorse economiche ed imprenditoriali
che agevolano gli scambi intersettoriali con
la terra di origine. «Dunque - sostiene il suo
presidente, Nicolino Congestrì - quale migliore
occasione dei Giochi Olimpici e Paraolimpici
degli Sport Invernali Vancouver 2010 per cercare
di raggiungere questi obiettivi Toronto e
la provincia dell’Ontario sono già mercato ove
la presenza dei prodotti calabresi è capillarmente
diffusa, non è così per le province di British
Columbia e Alberta, con le città di Vancouver,
Edmonton e Calgary, quest’area del Canada
è costituita da circa otto milioni di abitanti e
da tali territori ci sono giunte richieste talvolta
specifiche di prodotti calabresi. L’ICRI - ha aggiunto
Congestrì - è convinta che in parallelo
allo showroom “Discover Calabria” le comunità
italo canadesi possano diventare volano per
una larga diffusione dei nostri prodotti».
Obiettivo Calabria - 49

ATTIVITTÀ CAMERALI
ATTIVITÀ CAMERALI - ATTIVITÀ CAMERALI - ATTIVITÀ
UNIONCAMERE: INSEDIATO
L’UFFICIO DI PRESIDENZA
i è ufficialmente insediato lo scorso me-
di gennaio l’Ufficio di Presidenza di
Sse
Unioncamere, l’organo statutario costituito
alla fine del 2009. Insieme al presidente di
Unioncamere, Ferruccio Dardanello, hanno
preso parte alla riunione i presidenti delle
Camere di commercio di Viterbo (Ferindo
Palombella), di Avellino (Costantino Capone),
di Potenza (Pasquale Lamorte), di Siracusa
(Ivanhoe Lo Bello), di Prato (Carlo Longo),
di Trieste (Antonio Paoletti), di Ferrara
(Carlo Alberto Roncarati) e di Treviso (Federico
Tessari).
Nelle sue comunicazioni, il presidente Dardanello
ha fornito un aggiornamento sulla
situazione venutasi a creare - a seguito degli
eventi alluvionali delle scorse settimane - nelle
province toscane di Lucca e Pisa e dell’impegno
che stanno profondendo le locali Camere
di Commercio a sostegno delle proprie
imprese, nonché dell’ipotesi di intervenire,
se necessario, anche come Unioncamere nazionale.
Il Presidente ha inoltre riferito dell’incontro
avuto - nella stessa mattina - con i presidenti
delle Camere di Commercio della Calabria
in merito all’uscita dall’Unione Regionale
delle Camere di Cosenza e Reggio Calabria
e alla costituzione, tra queste ultime, di una
nuova struttura associativa. A tale riguardo,
il presidente ha ribadito l’importanza di
orientare l’azione di tutti alla ricostituzione di
un sistema locale coeso tra le istituzioni camerali
della regione, nessuna esclusa. Allo
stesso modo, ha sottolineato come l’unità del
sistema camerale locale si realizzi nell’Unione
Regionale che non può che essere una sola,
come peraltro prevede anche lo schema
di decreto legislativo di riforma delle Camere
di Commercio, già approvato dal Consiglio
dei Ministri nello scorso mese di dicembre.
Nel corso della riunione, è stata inoltre approvata
la sottoscrizione di un protocollo
d’intesa tra Unioncamere e Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e
del Mare per l’istituzione di un nuovo sistema
informatico di controllo della tracciabilità
dei rifiuti (SISTRI), nonché la sottoscrizione di
un protocollo d’intesa con il Ministro per la
Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta,
finalizzato alla definizione, per le Camere di
Commercio, di un percorso condiviso nell’attuazione
dei principi e i dispositivi previsti dal
Decreto Legislativo 150/2009 per la modernizzazione
degli apparati pubblici; infine, il
Presidente ha dato un ampio aggiornamento
sull’andamento della riforma delle Camere
di Commercio, contenuta nello schema di
Decreto Legislativo approvato dal Consiglio
dei Ministri del 17 dicembre scorso.
IMPRESE IN CRESCITA,
MA CALANO LE PICCOLE
azienda Italia tiene, ma il sistema imprenditoriale
continua a muoversi a due
L’
velocità. Si è chiuso infatti con segno positivo
di +17.385 il bilancio complessivo 2009
sulla nati-mortalità delle imprese. A fronte
di 385.512 imprese che hanno aperto i battenti
lo scorso anno 368.127 aziende hanno
cessato l’attività. Tuttavia se il saldo generale
resta attivo è sostanzialmente merito
della vitalità delle società di capitali che con
un aumento di 45mila unità hanno più che
compensato il calo di 30mila ditte individuali.
Sono i piccoli imprenditori infatti a pagare
il conto più salato degli effetti della crisi. E’
quanto emerge dalla fotografia scattata da
Unioncamere sulla base di Movimprese, la
rilevazione trimestrale sulla natalità e mortalità
delle imprese condotta da InfoCamere. E’
stato il Centro dal punto di vista territoriale,
50 - Obiettivo Calabria

ATTIVITÀ CAMERALI - ATTIVITÀ CAMERALI
con oltre 9mila imprese in più, ad aver registrato
il risultato migliore, seguito dal Nord-
Ovest (+8mila unità) e il Sud e Isole (quasi
5mila in più). Unica area in arretramento
è il Nord-Est, che perde complessivamente
4.869 imprese. “Il continuo incremento delle
società di capitali ci dice che la scelta di fare
impresa è sempre più un progetto consapevole,
che coinvolge competenze elevate e risorse
adeguate. Il dato d’insieme, però, non
deve farci sottovalutare l’allarme che viene
dal mondo delle piccole imprese, in particolare
dell’artigianato e dell’agricoltura.
Un allarme che interpella con forza tutte le
istituzioni pubbliche e il mondo del credito”
ha sottolineato il Presidente di Unioncamere,
Ferruccio Dardanello. Occorre dunque secondo
il numero uno dell’Ente “consolidare
il miglioramento del quadro che stiamo rilevando
da qualche mese, innanzitutto ripristinando
un regime di normalità nel rapporto
banca-impresa”. Alle istituzioni ha continuato
Dardanello “spetta invece il compito
di sostenere e promuovere i processi di internazionalizzazione
e il modello, oggi vincente,
delle reti e delle filiere”.
all’introduzione di un innovativo sistema
grafico, è infatti possibile visualizzare in un
“colpo d’occhio” le connessioni esistenti tra
cariche e partecipazioni societarie. Una novità
che si aggiunge al tradizionale sistema
di consultazione e navigazione dei dati e che
consente di ricavare facilmente una visione
d’insieme della struttura societaria di un’impresa.
Il servizio è economicamente regolamentato
nelle nuove tabelle sui diritti di segreteria
per il Registro delle imprese valide
dal I° gennaio. Sarà gratuita invece per gli
operatori la visura laddove necessaria per il
completamento della pratica in corso.
Sempre a partire da inizio anno è inoltre
entrato in vigore il decreto del Ministero
dello Sviluppo economico, del 21 dicembre
2009, che definisce per l’anno 2010 il
concorso delle imprese al finanziamento
all’Organismo italiano di contabilità (OIC).
Si riduce da 3 a 2,70 euro la maggiorazione
che si aggiunge al diritto di segreteria da
corrispondere per la pratica di deposito del
bilancio.
REGISTRO IMPRESE, CARICHE
E PARTECIPAZIONI IN UN COLPO
D’OCCHIO
ttenere una fotografia istantanea delle
Orelazioni che intercorrono tra imprese
e persone è da quest’anno più semplice.
Attraverso il Registro delle Imprese, grazie
Obiettivo Calabria - 51

STORIA
di Gianni Bruni
Uno spaccato della
complessa storia
catanzarese emerge dal
prezioso contributo della
relazione del generale
Pallavicini
Bande, capobanda
e briganti nel 1865
Da secoli, nelle regioni
meridionali, il fenomeno
del brigantaggio
aveva rappresentato e si era
reso interprete di una violenta
forma di reazione a presunte o
vere ingiustizie sociali, sfociata
nell’odio dei meno abbienti
contro i detentori del potere e
delle ricchezze. Era un brigantaggio
“contadino”, nato dalla
fame, dalle umiliazioni, dalla
disoccupazione, dall’ignoranza
contro cui era difficile opporre
una valida azione repressiva,
in particolare per la difficoltà
di aggredire un nemico sfuggente,
abituato alla guerriglia,
conoscitore dei luoghi, spesso
protetto dalle popolazioni.
Il massimo sforzo, nelle provincie
napoletane, lo condusse
Ferdinando II di Borbone, senza
riuscire a risolvere, se non in
52 - Obiettivo Calabria

minima parte e nell’hinterland
delle grandi città, il problema.
Il rapido dissolversi del Regno
di Napoli, l’avvento dell’unità
nazionale e con essa il venir
meno delle speranze di riscatto
delle classi più umili per come
promesso da Garibaldi, il tentativo
operato da alcune forze
reazionarie di riportare sul
trono i Borbone, trasformarono
rapidamente quel brigantaggio
che abbiamo definito
“contadino” nel brigantaggio
“organizzato”, come ha voluto
denominarlo Augusto Placanica
in un suo saggio sui processi
politici in Calabria dopo il
1860. Questo vasto fenomeno,
iniziato subito dopo il processo
di unificazione e protrattosi
per quasi un decennio,vide
riproporsi il senso di frustrazione
delle classi povere tradite
nelle loro aspettative,nelle cui
file si aggiunsero ufficiali e soldati
borbonici sbandati, disertori
di quello che doveva essere
l’esercito del nuovo Stato che
aveva introdotto subito la leva
obbligatoria, ex detenuti e delinquenti
comuni, facilmente
arruolabili in momenti di confusione
anche per perseguire
vendette personali.
Se queste erano le vere e proprie
“bande” che infestavano
campagne e villaggi, non
mancava la fronda delle connivenze
per le tante destituzioni
operate nei pubblici uffici
dal nuovo governo, vi era un
tentativo estremo di difesa dei
vecchi persecutori ormai divenuti
perseguitati dai trionfanti
“liberali”, mancava una coscienza
civile in grado di valutare
obiettivamente la grande
svolta storica che interessava
il Paese. E non possiamo neanche
dimenticare l’appoggio
che una parte del clero ancora
offriva al deposto Borbone e,
soprattutto, l’invio di denaro
e di consulenti militari da
parte di quanti ancora sostenevano
Francesco II rifugiatosi a
Roma. La Calabria, ovviamente,
non rimase immune dalla
piaga del brigantaggio post
unitario, che, come abbiamo
ricordato, assommava alla lotta
politica il mai sopito rancore
nei confronti della borghesia
e delle classi abbienti: tanto si
traduceva in episodi di efferata
criminalità e violenza sulle persone
e sulle cose. Addirittura
vennero assicurati “presidi di
truppa” a tutela della proprietà
e della vita di quanti avrebbero
denunciato i “briganti” ed
i loro “manutengoli”; praticamente
una misura che anticipava
di oltre un secolo l’attuale
normativa di protezione dei
pentiti.
Di quanto è accaduto nella nostra
regione non si è discusso
molto o, almeno manca una
storiografia vasta ed approfondita
per come, invece, è avvenuto
nella altre “provincie” del
Regno di Napoli, in particolare
in Lucania, Puglia e Molise.
Peraltro in Calabria mancò la
figura del brigante capopopolo,
quasi venerato dalle povere
popolazioni che lo ritenevano
unico e vero portatore delle
loro speranze di riscatto, anche
se alcuni “capobanda” fecero a
lungo parlare delle loro gesta.
Rinveniamo ora un rarissimo
documento sottoscritto da quel
generale Pallavicini che per la
lotta al brigantaggio nell’ex Regno
di Napoli si avvalse di circa
120.000 soldati, esercitando
una repressione dura ed implacabile
(cui i “briganti” rispon-
Obiettivo Calabria - 53

devano con altrettanta ferocia);
un documento, datato 26
dicembre 1865, che fornisce
in dettaglio le operazioni comprese
nel periodo tra il maggio
ed il dicembre di quell’anno e
quindi l’andamento della lotta
al brigantaggio nelle provincie
di Catanzaro e di Cosenza.
La relazione è ricca di dettagli
sulla individuazione dei “briganti”
e dei territori in cui operavano,
sulla loro fine (uccisi
in combattimento, giustiziati,
incarcerati) e sulla ricerca dei
latitanti. Limiteremo questa
nostra indagine a quelle bande
che più da vicino minacciarono
Catanzaro evidenziando,
ad esempio, come Gagliano,
un quartiere della città, fosse
il covo di parecchi briganti, e
come altri comuni limitrofi
fossero infestati dalla malavita.
Comunque, alla data di quel
dicembre 1865, quando già era
stata realizzata una vasta opera
di “bonifica” da parte della
truppa e dalle “squadriglie”
paramilitari sovvenzionate dal
nuovo Stato, risultava che in
provincia di Catanzaro 67 briganti
(tra cui 4 capobanda) “infestavano”
il territorio; di essi
44 erano caduti “in potere della
giustizia”, altri 23 rimanevano
a battere le campagne. Ma il
fenomeno del brigantaggio nel
Catanzarese si protrasse ancora
negli anni tanto che, vale la
pena ricordarlo, nel giugno del
1867, una banda di malviventi
assaltò, alle porte della Città, la
carrozza del procuratore generale
che a stento riuscì a salvarsi
con la fuga. Ed ancora, nello
stesso anno, nottetempo alcuni
briganti entrarono in Catanzaro
affiggendo manifesti con offerte
di taglia per l’uccisione di
amministratori e giudici. Furono
decisamente anni tristi,
in cui, come dicevamo prima,
ad una repressione feroce, anche
nei confronti delle popolazioni
che si ritenevano colluse
con i briganti, fece riscontro
una altrettanto crudele risposta
dei briganti: basta pensare ai
soldati catturati, in gran parte
piemontesi, scuoiati e bruciati
vivi.
Sono pagine di storia che, indubbiamente,
meritano di
essere meglio conosciute e
studiate per un necessario ed
obiettivo riscontro di come
nacque, anche in Calabria,
l’Unità d’Italia.
54 - Obiettivo Calabria

I NOMI, LA SORTE E LE LOCALITÀ IN CUI OPERAVANO
I PRINCIPALI BRIGANTI DELLA PROVINCIA DI CATANZARO
GAGLIANO: Antonio Trapasso, detto
Gallo, catturato dalla squadriglia “Muraca”
composta da truppa, carabinieri e
squadriglieri e subito fucilato; Giovanni
Gualtieri, ucciso in combattimento; Gioacchino
Longhi, latitante; Evangelista
Russo, costituitosi all’autorità militare e
sotto procedimento;
Antonio Critelli, detto Grio, catturato da
un drappello di truppa e sotto procedimento;
Michele Trapasso ed Antonio Caroleo
costituitisi e condannati (si ignora
la condanna inflitta); Vincenzo Muraca,
catturato da una squadra di carabinieri
e guardia nazionale e subito fucilato.
ALBI: Pietro Corea, detto Simonetta,
capobanda, catturato dalla squadriglia
“Muraca” e fucilato; Pasquale Dardano
detto Bufalaro, sotto procedimento; Antonio
Dardano, detto Tabacchera, sotto
procedimento; Giuseppe Marchese, ucciso
in combattimento; Carmine Meliti,
catturato e morto per malattia; Carmine
Dardano, detto Zaccarella, catturato da
un drappello di truppa della sottozona
di Squillace e sotto procedimento.
CARLOPOLI: Serafino Greco, ucciso
dalla truppa; Filippo Pettinato e Salvatore
Tallarico uccisi in uno scontro a fuoco
da due guardiani; Francesco Gentile, latitante;
Cesare Fabiano, catturato da un
drappello di truppa e carabinieri.
GIMIGLIANO: Giuseppe Critelli, detto
Rosso, latitante; Nicola Chiarella, detto
Paneperso, latitante; Pietro De Fazio,
catturato da un drappello di truppa e
condannato; Donato Gesualdo, latitante;
Raffaele Paonessa, detto Sciameo,
capobanda, latitante; Raffaele Paonessa,
detto Angotti, latitante; Domenico
Paonessa, ucciso in conflitto con un
drappello di truppa; Giosefatto Rotundo,
catturato e condannato; Anselmo Rotundo,
catturato e condannato; Eduardo
Trapasso, condannato;
Saverio Sacco, catturato e fucilato; Luigi
De Fazio, detto Zigrino, latitante; Giuseppe
Mussari, latitante.
CICALA: Davide Esposito, capobanda,
trovato morto “dietro ferite”; Giuseppe
Antonio Cerminara, latitante.
SAN PIETRO APOSTOLO: Giuseppe
Tallarico, capobanda, latitante; Smeraldo
Sacco, detto Cozzinero, latitante.
CASTAGNA: Pasquale De Fazio, costituitosi
all’Autorità militare.
SERRASTRETTA: Giovanni Fragale,
detto Diallo, ucciso in conflitto con un
drappello di truppa.
MAGISANO: Carmine Muraca, fucilato
a seguito di condanna.
TIRIOLO: Gabriele Donato, catturato
sotto procedimento; Giuseppe Donato,
detto Angelazzo, costituitosi all’Autorità
militare; Beniamino Ferreri, costituitosi;
Pasquale Perrelli, capobanda, costituitosi
all’Autorità militare; Giuseppe Filippis,
catturato da un drappello di Carabinieri
e Truppa della sottozona di Tiriolo
e fucilato a seguito di sentenza; Giuseppe
Rotella, Francesco Smalto, Giuseppe
Grande, Tommaso Catanzaro e Michele
Trapasso, tutti catturati e condannati.
STALETTÌ: Rocco Casalenuovo, latitante,
poi catturato e condannato.
CENADI: Antonio Casalenuovo, si costituiva
al sindaco di San Vito.
SAMBIASE: Bruno Gallo, detto Bazzarini,
ed Antonio Gallo, latitanti.
SERSALE: Francesco Mancuso, latitante.
BORGIA: Antonio Sabatino, detto Cioto,
catturato da un drappello di truppa e
condannato.
SORBO SAN BASILE: Luigi Tarantino,
latitante.
MONTAURO: Giuseppe Barbuto, latitante.
CARAFFA: Tommaso Pallario, catturato
da una squadriglia di Carabinieri e
Guardia Nazionale e fucilato.
Obiettivo Calabria - 55

STORIA
di Cesare Mulè
«La schiavitù
è abolita, il lavoro è libero,
tutti gl’individui
hanno eguali diritti,
non ci sono più privilegi
feudali, la proprietà e la
persona sono inviolabili»
Mottola, una famiglia
d’impegno sociale
La Famiglia Mottola è emersa nel 1647
allorchè s’insediò in Amato dove prese
il titolo marchionale. Trasferitasi a Catanzaro
sono segnalati di stato nobiliare un
Antonio, nel 1750, un Donato, decano della
Cattedrale e, nel 1755, un Francesco prevosto
del convento dei chierici teatini nel 1762 seppellito
“con molto decoro” nella chiesa di S.
Caterina, nel sito dell’attuale Questura,( officiata
dalla Congregazione).
Domenico Mottola (1868-1958) proseguì accentuando
l’impegno pubblico della famiglia
(uno zio Raffaele era stato capitano della Guardia
Nazionale e sindaco di Catanzaro dal 1895
al 1899) ricoprendo incarichi pubblici che
secondo G.V. Galati svolse in modo “solerte
Obiettivo Calabria - 57

e combattivo” occupandosi di studi giuridiciamministrativi
d’interesse generale e componendo
vari saggi e manuali: Sulla responsabilità
degli Ufficiali di governo (1894), Scienza
dell’amministrazione (1894), Diritto amministrativo
(1904).
Radice ed ispirazione del suo impegno sono
in una epigrafe a cui tenne fede: «La schiavitù
è abolita, il lavoro è libero, tutti gl’individui
hanno eguali diritti, non ci sono più privilegi
feudali, la proprietà e la persona sono inviolabili».
ln questa luce vorrei tratteggiare il versante
socio-politico della sua attività sulla scorta di
alcuni cenni biografici redatti da Galati che lo
ebbe amico e collaboratore.
Mottola partì da un forte interesse per la cooperazione
già dal 1892 ritenendola utile per
superare le esigenze avide del capitalismo e per
soddisfare le attese sempre più imperiose del
proletariato. L’adesione al cooperativismo e la
solidarietà lo posero in antitesi al nascente socialismo
economico privilegiando, piuttosto,
la concezione mazziniana ed esaltando in ogni
modo la democrazia e la libertà. Operò nel concreto
per lo sviluppo proponendo l’istituzione
di una cattedra di agricoltura, associando sue
risorse finanziarie prima in una impresa elettrica
e poi in un’altra di cinematografia sino a
quando diede vita ad una Cassa rurale (1922)
trasformata successivamente in banca in coerenza
con le concezioni da lui espresse in articoli
apparsi su giornali del tempo. Anche il figlio
Gennaro fu noto per profonda fede cattolica ed
impegno pubblico. Nato il 1908 ha chiuso nel
1980 la sua operosa esistenza nella considerazione
generale. Formatosi nel culto integerrimo
della probità e di buona preparazione culturale,
fu attratto maggiormente
dalla problematica sociale
di cui vide la soluzione
alla luce degli ideali democristiani.
Nella sfera ecclesiale si
adoperò per rinzelare la
vita e le espressioni religiose
svolgendo per lungo
tempo le funzioni di
Priore dell’Arciconfraternita
della chiesa dell’Immacolata
che portò, con
la determinante cooperazione
dell’arcivescovo
Fiorentini e del parroco
Salvatore Durante, a Basilica
Minore suggellata
dalla imposizione della
corona alla Madonna benedetta
da Pio XII e con fervore esaltata dal cardinale
Cingolani nel tripudio di tutto il popolo
festante (1954). In riconoscimento del suo zelo
l’anno successivo ebbe la Commenda dell’Ordine
della Repubblica. Nella sfera pubblica il
suo curriculum di lavoro ebbe inizio a ridosso
del dopoguerra con l’emergenza connessa alla
ricostruzione e al nomino dell’assetto slatuale
in un clima sociale molto vivace. Nominato
componente della commissione distrettuale
delle imposte di Catanzaro rappresentò la Confederazione
dei Coltivatori Diretti nella Commissione
circondariale per la definizione delle
controversie relative ai rapporti di affitto, venne
poi chiamato a far parte della Commissione distrettuale
delle Imposte Dirette per il quadriennio
1949-1952, nonché della Commissione di
Sconto della Cassa di Risparmio della Calabria.
La conoscenza della problematica tecnica degli
affari dei tributi e dei meccanismi amministrativi
gli valsero la fiducia degli agricoltori che,
nel maggio 1949, lo designarono a rappresentare
la categoria nella Giunta camerale. Evidentemente
dalla prova di equilibrio e di conoscenza
più generale crebbero considerazione e apprezzamento
che gli valsero, dai ministri Togni e
Segni, la nomina a presidente della Camera di
Commercio, incarico tenuto per 12 anni con
scrupolosa competenza e sobrietà gestendo problemi
di cui propose soluzioni soprattutto per i
contributi unificati, il miglioramento delle comunicazioni
ferroviarie, la valorizzazione delle
attività industriali ed agricole.
Dall’ultimo incarico se ne dipartirono altri in
conseguenza della sua reputazione di esperto:
nel 1951 componente della G.P. in sede giurisdizionale
e successivamente consigliere della
58 - Obiettivo Calabria

Cassa di Risparmio della
Calabria e Lucania.
Qualche tempo dopo
assunse anche l’incarico
di consigliere della Cassa
per il Mezzogiorno proprio
negli anni di maggiore
rigoglio della politica
meridionalista.
Il “Grido di Calabria”,
battagliero giornale catanzarese
ideato e diretto
con passione da Egidio
Trapasso, nel darne notizia
lo definì «gentiluomo
di stampo antico, esperto
economico e conoscitore
dei problemi del Sud
come pochi altri» e ne
esaltò il disinteresse e la
dirittura morale in uno alla semplicità e modestia
dei modi.
Queste affermazioni ultime ci riconducono
all’uomo, alla sua formazione, al suo habitat
etico, all’apertura alle esigenze della gente, alla
sua educazione cattolica insomma. Gennaro
Mottola nel 1943 fu uno dei protagonisti della
eletta e ardita schiera dei fondatori della Democrazia
Cristiana di Catanzaro, uno dei primissimi
comitati provinciali sorti, pervenendo
a ricoprire la vice segreteria provinciale e ad essere
componente del comitato regionale. Dalla
on. Maria Jervolino, con la motivazione della
“nota competenza e lo speciale studio”, venne
chiamato a far parte del comitato tecnico per il
Mezzogiorno presieduto a Roma da don Luigi
Sturzo. Non felicissimo nell’attività comiziale,
Mottola era invece capace e persuasivo argomentatore
su questioni economiche. Ricordo
di lui alcune posizioni propositive d’indubbio
ed elevato interesse pubblico: la relazione base
sulla industrializzazione della Calabria tenuta
nella sede nel 1959 in seno al comitato provinciale
della DC di Catanzaro da cui scaturì
un ampio dibattito al quale presero parte anche
Pujia, Ferrara, Pucci, La Scala, Caiola ed il
sindacalista Cisl Pomini; la relazione tenuta a
Bari sulla trasformazione agraria nel Sud in cui
pose in evidenza la necessità della sospensione
dei contributi unificati nelle more del miglioramento
delle strutture, l’irrigazione con l’utilizzo
delle acque del Tacina, Crocchio, Simeri; la
relazione più organica svolta a Roma nel 1961
in seno alla Conferenza nazionale dell’agricoltura
e del mondo rurale in cui analizzò le cause
della scarsezza del reddito (oneri fiscali, istruzione
professionale, capitali di esercizio, infrastrutture,
esodo dei giovani). E con la diagnosi
le proposte: riforma della finanza locale, l’adozione
del libretto di lavoro ai fini dei contributi
unificati, consolidamento dei debiti agrari, intervento
dello Stato per la riduzione degli interessi
bancari, l’estensione della previdenza ed
assistenza sociale, maggiore prudenza nell’uso
dei pesticidi e dei disinfettanti, la riduzione
dell’esodo rurale.
Nel 1969 Guido Mantella, segretario provinciale
della Dc, lo chiamò a fare parte del Comitato
provinciale del partito come riconoscimento di
aver fatto parte, il 5 dicembre 1943, del gruppo
fondativo della Dc. Da allora Mottola seguì
come potè le vicende del partito con la discrezione
british, tipica della sua personalità.
Mottola faceva parte del blocco Spasari-Pavone
e la sua linea era piuttosto moderata, disprezzava
i rampanti sbracati e manteneva buoni rapporti
con la città-bene ed intravedevo in lui un
esponente dell’aristocrazia nera. Non partecipò
a tenzioni elettorali forse per timidezza o forse
per ritegno considerando disdicevole chiedere
voti o coltivare in prima persona gli elettori. Per
35 anni fu sul palcoscenico della vita pubblica
e mai cercò i riflettori, operò con onestà e
compostezza ed ebbe riconoscimenti e meritati
sostegni. La coltre del silenzio copre Salomone,
Pugliese, Galati. Foderaro, campioni tutti
appassionati, preparati, presenti non in modo
estemporaneo nello scenario pubblico eppure
sono uomini che hanno “fatto” la storia di altri
uomini.
La memoria può essere utile per immaginare un
futuro meno dimezzato ed alimentare fiducia
nelle generazioni odierne canalizzando le loro
risorse verso la crescita del bene pubblico.
Obiettivo Calabria - 59

RUBRICA
NEWS - NEWS - NEWS - NEWS - NEWS - NEWS
COMITATO PICCOLA INDUSTRIA:
ALDO FERRARA PRESIDENTE
Aldo Ferrara è il nuovo presidente del
comitato Piccola industria di Confindustria
provinciale; eletto all’unanimità, è
diventato vice presidente di diritto dell’associazione
degli industriali a livello provinciale.
Già presidente del gruppo Giovani
imprenditori, Ferrara è amministratore di
“Tecnogest srl” e “MediaService srl” oltre
che membro del Parlamento europeo delle
imprese in rappresentanza del sistema
delle imprese calabresi. «Ringrazio tutti
i colleghi - ha dichiarato dopo l’elezione
- per la fiducia accordata nella consapevolezza
che sarà necessaria, nel prossimo
futuro, una forte azione d’insieme capace
di raccogliere le istanze del territorio e definire,
contestualmente, le priorità. La Piccola
industria - ha annunciato Ferrara - dovrà
svolgere un ruolo attivo, di partecipazione
convinta e di stimolo costruttivo all’interno
del sistema associativo al fine sostenere e
portare avanti, con determinazione, le giuste
richieste di quel variegato mondo delle
piccole imprese che continua a rappresentare
la struttura portante del sistema economico.
Se è vero come è vero che la fragilità non
è un fattore competitivo di successo e che,
quindi, bisogna crescere sotto il profilo dimensionale
e della patrimonializzazione, è
anche vero, per contro, come hanno dimostrato
i fatti recenti, che non bisogna farsi
affascinare da modelli astratti di ingegneria
finanziaria caratterizzati, di per sé, da
inconsistenza competitiva e lontani mille
miglia dai valori e dai fondamentali del sistema
impresa. Sotto questo aspetto - ha
concluso Ferrara - una più efficace spinta
propulsiva nell’innovazione ed una cultura
imprenditoriale in grado di sviluppare alleanze
ed aggregazioni, rappresentano, certamente,
gli ingredienti giusti per il rilancio
economico e sociale del territorio». Particolare
attenzione sarà riservata alla pubblica
amministrazione, «cercando di valorizzare
e sostenere quella parte che lavora con
dedizione e senso del dovere a fianco dei
processi di cambiamento del paese e, nello
stesso tempo, combattendo, quelle sacche
di lassismo e sprechi che tanto male fanno
ai cittadini ed alle imprese».
60 - Obiettivo Calabria

NEWS - NEWS - NEWS - NEWS - NEWS - NEWS - NEWS - NEWS - NEWS - NEWS
VARATI PROVVEDIMENTI
PER IMPRENDITORI BALNEARI
Gli imprenditori balneari calabresi, in
virtù della legge approvata nell’ultima
seduta del Consiglio Regionale, avranno la
possibilità di chiedere l’estensione della durata
delle concessioni fino a un massimo di
vent’anni in ragione dell’entità degli investimenti
che saranno effettuati per il miglioramento
dei servizi offerti. Si tratta di un
provvedimento per tutti quanti operano in
settore di così vitale importanza per l’intera
economia calabrese e per evitare gli effetti
negativi che le disposizioni dell’Unione Europea
in materia avrebbero potuto creare
nei confronti dei concessionari. In termini
pratici la legge approvata in aula consentirà
al concessionario di rinegoziare la durata
dell’atto concessorio fino ad un massimo
di 20 anni in ragione dell’entità degli investimenti
proposti dal concessionario stesso.
UNIVERSITÀ MAGNA GRAECIA: 14
PROGRAMMI RICERCA FINANZIATI
DAL MINISTERO
S
ono 14 i programmi di ricerca, di rilevante
interesse nazionale, ammessi
al finanziamento da parte del Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca,
che vedono l’Università Magna Graecia
di Catanzaro. Il rapporto percentuale,
nella misura del 24%, tra i progetti presentati
e quelli ammessi al finanziamento dal
MIUR - spiega un comunicato - testimoniano
la grande vivacità culturale e capacità
di innovazione scientifica dell’Ateneo catanzarese.
I 14 programmi ammessi al cofinanziamento
ministeriale, pari a 364mila
euro, sono riferiti ai settori scientifico - disciplinari
di tutte le facoltà presenti nell’Ateneo.
Tra i progetti cofinanziati dal Ministero,
ben 6 sono i programmi di ricerca, che
vedono docenti dell’Ateneo del capoluogo
calabrese nella prestigiosa funzione scientifica
di coordinamento a livello nazionale,
rappresentando le unità guida dei programmi
di ricerca da realizzare. Si tratta,
in particolare, di progetti di ricerca che si
riferiscono all’area medica e a quella delle
scienze biologiche, per un cofinanziamento
totale da parte del MIUR pari a 452mila
euro.
Obiettivo Calabria - 61

Scriviamo progetti
per lo sviluppo
www.cz.camcom.it