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Majella-Fonte Tarì.<br />
Abbeveratoio<br />
(Ph EM.)<br />
contenimento che chiude la cisterna <strong>di</strong> carico, o perpen<strong>di</strong>colari<br />
a questo permettendo l’abbeverata da entrambi i lati. Nel primo<br />
caso le vasche sono in comunicazione fra <strong>di</strong> loro tramite dei<br />
fori nel settore <strong>di</strong> separazione; nel secondo caso sono a livelli<br />
<strong>di</strong>gradanti.<br />
Alcune fonti, anche situate a notevole quota, possono vantare<br />
un aspetto monumentale come Fonte Tarì sulla Majella Orientale,<br />
o essere impreziosite da fregi e rilievi come Fonte Fredda<br />
sul Morrone.<br />
Nelle zone pastorali dove non esistono sorgenti, una grossa cisterna<br />
<strong>di</strong> carico, in genere costruita in fondo a vallette molto<br />
innevate, raccoglie l’acqua <strong>di</strong> scioglimento delle nevi e quella<br />
piovana restituendola attraverso le tra<strong>di</strong>zionali vasche.<br />
Sul Morrone troviamo delle “piscine”, gran<strong>di</strong> pozzi scoperti in<br />
muratura, ai quali si accede tramite delle scalette interne. Dai<br />
pozzi l’acqua veniva prelevata con dei secchi e versata negli<br />
abbeveratoi.<br />
La penuria <strong>di</strong> sorgenti ha spesso provocato delle liti fra comuni<br />
confinanti. Ai primi del 1800 i Comuni <strong>di</strong> Palombaro e Fara S.<br />
Martino riven<strong>di</strong>cavano entrambi il possesso <strong>di</strong> due sorgenti situate<br />
al confine fra i due Comuni. In effetti le sorgenti erano da<br />
tempo usate e curate dai pastori <strong>di</strong> entrambi i Comuni, ma nel<br />
1811 l’acquirente delle erbe estive <strong>di</strong> quella zona, vietò l’accesso<br />
alle fonti ai pastori palombaresi scatenando così una lite <strong>di</strong><br />
confine.