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Mattino<br />
E la canzone dell’acqua<br />
è una cosa eterna.<br />
È la linfa profonda<br />
che fa maturare i campi.<br />
È, sangue <strong>di</strong> poeti<br />
che lasciarono smarrire<br />
le loro anime nei sentieri<br />
della Natura.<br />
Che armonia spande<br />
sgorgando dalla roccia!<br />
Si abbandona agli uomini<br />
con le sue dolci cadenze<br />
Il mattino è chiaro.<br />
I focolari fumano<br />
e i fiumi sono braccia<br />
che alzano la nebbia.<br />
Ascoltate i romances<br />
dell’acqua tra i pioppi.<br />
sono uccelli senz’ala<br />
sperduti nell’erba!<br />
Gli alberi che cantano<br />
si spezzano e seccano.<br />
E <strong>di</strong>ventano pianure<br />
le montagne serene.<br />
Ma la canzone dell’acqua<br />
è una cosa eterna<br />
Federico Garcia Lorca<br />
Abbeveratoio sui Monti<br />
Nebro<strong>di</strong> (Sicilia)<br />
(Ph R.B.S.)<br />
Segni dell'uomo (Lessinia)<br />
(Ph U.S.)<br />
Vecchio mulino -Cadore<br />
(Ph. U.S.)
63<br />
<strong>Febbraio</strong><br />
<strong>2012</strong><br />
L’uomo e l’acqua
L’acqua dei pastori<br />
64<br />
Majella-Focalone. Coppelle per<br />
la raccolta dell’acqua piovana<br />
(Ph Edoardo Micati)<br />
A destra:<br />
Majella-Rava del <strong>di</strong>avolo.<br />
Vaschetta<br />
(Ph Edoardo Micati)<br />
Sulle nostre montagne, oltre una certa quota, l’acqua è un bene<br />
raro. La pioggia e l’acqua delle nevi penetrano fra le rocce e le<br />
rade erbe per raggiungere, attraverso mille vene sconosciute,<br />
i gran<strong>di</strong> bacini racchiusi nel grembo dei monti. Molto più in<br />
basso, nei ripi<strong>di</strong> valloni, essa torna in superficie scendendo impetuosa,<br />
o comparendo all’improvviso fra le rocce per sparire<br />
<strong>di</strong> nuovo dopo un breve tratto, mentre in alto, dove vivevano i<br />
pastori e le loro greggi, scorre fra le pietre e i muschi in piccoli<br />
rivoli silenziosi e gocciola dalle pareti in un lento stillici<strong>di</strong>o.<br />
I gran<strong>di</strong> fontanili sono piuttosto rari, mentre i laghetti e le piccole<br />
pozze stagionali li troviamo solo nelle zone degli altipiani,<br />
tanto che il pastore ha dovuto necessariamente imparare ad<br />
essere frugale anche nell’uso dell’acqua: infatti in questi piccoli<br />
invasi naturali gli animali entrano per abbeverarsi rendendo<br />
l’acqua inutilizzabile per gli uomini. I modesti segni lasciati nei<br />
luoghi che ha frequentato per secoli testimoniano in quale considerazione<br />
il pastore avesse le più piccole sorgenti e con quale<br />
cura le preservasse. Le ha curate a tal punto che i luoghi assunsero,<br />
in alcuni casi, carattere sacro.
Morrone. Pozzo<br />
(Ph EM.)<br />
Nel lento percorrere le balze montuose pastore e gregge<br />
tornavano giornalmente in quei luoghi dove sapevano <strong>di</strong><br />
poter trovare un minimo <strong>di</strong> acqua e un riparo dal sole del<br />
mezzogiorno. Una minuscola vena, che a malapena riempiva<br />
una brocca in una intera ora, veniva curata religiosamente<br />
scavando una vaschetta dove raccoglierla,<br />
circondandola <strong>di</strong> pietre e coprendola per preservarla dagli<br />
animali. In queste piccole pozze <strong>di</strong> acqua chiarissima il pastore<br />
beveva poggiando leggermente le labbra sulla superficie<br />
per non turbare il precario equilibrio con i se<strong>di</strong>menti<br />
del fondo.<br />
I pastori che frequentavano i pascoli più alti andavano sui<br />
nevai per sfruttare l’acqua <strong>di</strong> scioglimento prima che sparisse<br />
fra le pietre; dopo l’abbeverata le pecore si ammassavano<br />
sulla neve, nelle ore più calde, alla ricerca <strong>di</strong> refrigerio.<br />
Sulle gran<strong>di</strong> rocce piatte è facile trovare numerose coppelle<br />
fra loro collegate da canalette e tutte confluenti in una canaletta<br />
principale terminante nel punto più basso della roccia:<br />
sotto veniva posto un recipiente che si riempiva ad ogni<br />
pioggia. A volte troviamo solo delle incisioni, o delle canalette<br />
per far convergere l’acqua verso una coppella, una<br />
vasca, o un qualsiasi recipiente.<br />
66
In alcune zone è ancora possibile trovare delle vasche realizzate<br />
con lastre <strong>di</strong> pietra o ad<strong>di</strong>rittura scavate in grossi macigni. Esistono<br />
anche esempi <strong>di</strong> abbeveratoi ricavati <strong>di</strong>rettamente nelle<br />
formazioni rocciose del monte. Ricor<strong>di</strong>amo quello <strong>di</strong> S. Spirito<br />
a Majella (Roccamorice-Pe), al servizio <strong>di</strong> una ricca e numerosa<br />
comunità monastica, e quelli <strong>di</strong> Fonte della Spogna e Fonte S.<br />
Martino (Lama de’ Peligni-Ch) per gli eremiti <strong>di</strong> Grotta Sant’Angelo<br />
e i pastori che frequentavano quei <strong>di</strong>fficili pascoli.<br />
Un’altra piccola fonte ricavata nella roccia la troviamo lungo il<br />
sentiero che conduce all’eremo <strong>di</strong> San Giovanni d’Orfento. Ma<br />
l’intera Majella è piena, nei luoghi più nascosti, <strong>di</strong> piccoli punti<br />
d’acqua che possono <strong>di</strong>ssetare anche nelle stagioni più secche.<br />
Non è <strong>di</strong>fficile trovare, dove scaturiscono minuscole vene d’acqua,<br />
canalette in legno o metallo, ma spesso fatte anche con<br />
larghe foglie, per potervi attingere più facilmente.<br />
Nel secolo scorso la captazione delle sorgenti montane per la<br />
realizzazione <strong>di</strong> acquedotti ha favorito la costruzione <strong>di</strong> numerosi<br />
fontanili <strong>di</strong>sseminati sui pascoli, ma non era certamente<br />
questa la situazione dei secoli ad<strong>di</strong>etro. Fontanili ed abbeveratoi<br />
si trovavano solo dove l’acqua nasceva e in tali punti confluivano<br />
le greggi anche dai pascoli più lontani. Altrimenti<br />
uomini ed animali dovevano accontentarsi <strong>di</strong> quello che la<br />
montagna offriva ed ogni tanto sperare in qualche benifico acquazzone.<br />
Gli abbeveratoi che troviamo sui pascoli abruzzesi<br />
sono le classiche vasche a scomparti comunicanti (fontanili),<br />
in pietra o in cemento. Tutte le sorgenti hanno un serbatoio <strong>di</strong><br />
carico dal quale l’acqua arriva al fontanile. Le vasche del fontanile<br />
possono essere addossate al pen<strong>di</strong>o e quin<strong>di</strong> al muro <strong>di</strong><br />
67<br />
Majella-S. Antonino. Sorgente e<br />
vasca abbeveratoio<br />
(Ph EM.)
68<br />
Majella-Fonte Tarì.<br />
Abbeveratoio<br />
(Ph EM.)<br />
contenimento che chiude la cisterna <strong>di</strong> carico, o perpen<strong>di</strong>colari<br />
a questo permettendo l’abbeverata da entrambi i lati. Nel primo<br />
caso le vasche sono in comunicazione fra <strong>di</strong> loro tramite dei<br />
fori nel settore <strong>di</strong> separazione; nel secondo caso sono a livelli<br />
<strong>di</strong>gradanti.<br />
Alcune fonti, anche situate a notevole quota, possono vantare<br />
un aspetto monumentale come Fonte Tarì sulla Majella Orientale,<br />
o essere impreziosite da fregi e rilievi come Fonte Fredda<br />
sul Morrone.<br />
Nelle zone pastorali dove non esistono sorgenti, una grossa cisterna<br />
<strong>di</strong> carico, in genere costruita in fondo a vallette molto<br />
innevate, raccoglie l’acqua <strong>di</strong> scioglimento delle nevi e quella<br />
piovana restituendola attraverso le tra<strong>di</strong>zionali vasche.<br />
Sul Morrone troviamo delle “piscine”, gran<strong>di</strong> pozzi scoperti in<br />
muratura, ai quali si accede tramite delle scalette interne. Dai<br />
pozzi l’acqua veniva prelevata con dei secchi e versata negli<br />
abbeveratoi.<br />
La penuria <strong>di</strong> sorgenti ha spesso provocato delle liti fra comuni<br />
confinanti. Ai primi del 1800 i Comuni <strong>di</strong> Palombaro e Fara S.<br />
Martino riven<strong>di</strong>cavano entrambi il possesso <strong>di</strong> due sorgenti situate<br />
al confine fra i due Comuni. In effetti le sorgenti erano da<br />
tempo usate e curate dai pastori <strong>di</strong> entrambi i Comuni, ma nel<br />
1811 l’acquirente delle erbe estive <strong>di</strong> quella zona, vietò l’accesso<br />
alle fonti ai pastori palombaresi scatenando così una lite <strong>di</strong><br />
confine.
69<br />
La Fonte <strong>di</strong> S. Maria, detta anche <strong>di</strong> “S. Maria <strong>di</strong>ruta”, fu anch’essa<br />
oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sputa nel 1700 fra il monastero <strong>di</strong> S. Liberatore<br />
e l’Università <strong>di</strong> Manoppello. Quest’area, fra Fosso S.<br />
Angelo e la Valle dell’Alento, all’epoca era utilizzata per il pascolo<br />
e si può comprendere l’importanza che aveva questa<br />
fonte in una zona povera <strong>di</strong> sorgenti.<br />
Nei Capitoli <strong>di</strong> Roccaraso troviamo invece <strong>di</strong>versi articoli che<br />
regolamentano l’accesso all’acqua <strong>di</strong> quelle greggi che occupano<br />
“poste pascolative” prive <strong>di</strong> sorgenti.<br />
Edoardo Micati<br />
(CAI Fera S. Martino - Ch)<br />
Gran Sasso-Campo Imperatore.<br />
Lago <strong>di</strong> Pietransoni<br />
(Ph EM.)<br />
Gran Sasso-La fossetta.<br />
Laghetti naturali<br />
(Ph EM.)<br />
FONTI:<br />
Micati E., “Grotte e incisioni<br />
dei pastori della<br />
Majella”, Carsa, Pescara<br />
2000.<br />
Micati E., “L’acqua dei<br />
pastori”, in La montagna<br />
<strong>di</strong> Celestino. Maiella<br />
madre, a cura <strong>di</strong> A. Campanelli,<br />
MAC 2010, pp.<br />
110-116.
Sorgenti, cisterne, pozze:<br />
i “segni d’acqua” tra abbandono e riuso<br />
nelle Prealpi Trevigiane<br />
Pozza <strong>di</strong> abbeveraggio<br />
70<br />
L’acqua è sempre stata una risorsa preziosa in montagna, soprattutto<br />
nei rilievi carsici che ne favoriscono l’infiltrazione e<br />
sistemata dal Gruppo<br />
cacciatori, versante<br />
meri<strong>di</strong>onale del Monte Pallone,<br />
rendono più <strong>di</strong>fficile il suo utilizzo. È questo il caso delle Prealpi<br />
Cison <strong>di</strong> Valmarino<br />
(Ph A.F.)<br />
Trevigiane, in cui l’intensa colonizzazione agro pastorale in<br />
quota richiedeva una presenza <strong>di</strong>ffusa della risorsa, soprattutto<br />
nei mesi estivi. Una ricerca 1 , condotta nelle terre alte <strong>di</strong> Cison <strong>di</strong><br />
Valmarino in provincia <strong>di</strong> Treviso può raccontare l’evoluzione<br />
nell’uso dei “segni d’acqua” nella fase <strong>di</strong> passaggio dall’economia<br />
tra<strong>di</strong>zionale all’economia turistica. Per secoli l’uomo ha realizzato<br />
manufatti per aumentare la <strong>di</strong>sponibilità d’acqua sui<br />
versanti, con soluzioni volte a sfruttare al meglio le piccole sorgenti<br />
esistenti e conservare l’acqua piovana.<br />
Sono stati censiti tre tipi <strong>di</strong> manufatti, che rappresentano tipologie<br />
comuni a molte altre aree prealpine: sorgenti attrezzate,<br />
pozze <strong>di</strong> abbeveraggio, vasche <strong>di</strong> raccolta.<br />
Le sorgenti, <strong>di</strong> importanza strategica, erano l’unica fonte <strong>di</strong><br />
acqua potabile. Durante la permanenza sul versante per effettuare<br />
lo sfalcio, per il pascolo del bestiame e per la raccolta <strong>di</strong><br />
prodotti del bosco il ristoro idrico era offerto da microsorgenti<br />
(localmente fontanéi). La posizione delle <strong>di</strong>more temporanee<br />
(casère) coincide spesso con quella <strong>di</strong> queste fonti d’acqua. Nell’area<br />
sono state mappate 39 sorgenti <strong>di</strong> cui oggi solo 8 risultano<br />
attrezzate per gli escursionisti, 8 sono utilizzate<br />
dall’acquedotto comunale, 5 sono allacciate ad abitazioni private.<br />
Poco meno della metà <strong>di</strong> esse attualmente risultano trascurate<br />
o <strong>di</strong>smesse.<br />
Le pozze <strong>di</strong> abbeveraggio, depressioni circolari nel terreno che<br />
conta<strong>di</strong>ni e malgari impermeabilizzavano con l’argilla perché<br />
mantenessero l’acqua piovana nella stagione estiva, sono <strong>di</strong>f-
fuse in tutta l’area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Un sistema <strong>di</strong> canalizzazioni<br />
permetteva in molti casi <strong>di</strong> raccogliere le precipitazioni dai<br />
tetti e dal terreno a monte. L’abbeveraggio del bestiame<br />
era l’attività che poneva i problemi maggiori dal punto <strong>di</strong><br />
vista dell’approvvigionamento idrico: quando le pozze si<br />
seccavano i conta<strong>di</strong>ni erano costretti a scendere verso le<br />
sorgenti con i vasi. Nell’area sono state censite 41 pozze:<br />
la metà sono abbandonate, le altre, ripristinate, hanno ricevuto<br />
funzioni <strong>di</strong>verse dall’originaria (8 sono state sistemate<br />
da un gruppo <strong>di</strong> cacciatori a fini venatori, 2 dalla<br />
Comunità Montana per la protezione <strong>di</strong> una salamandra).<br />
Le vasche <strong>di</strong> raccolta sono manufatti più recenti delle<br />
pozze. In due casi le seconde sono state sostituite dalle<br />
prime. Sono spesso rettangolari, seminterrate, costruite<br />
accanto alle casère in cemento o calce. Oltre a servire per<br />
gli usi domestici, l’acqua raccolta nelle vasche era utilizzata<br />
per la solforazione delle viti coltivate nella fascia più<br />
bassa del versante. Di 27 vasche soltanto 3 oggi raccolgono<br />
ancora l’acqua piovana ad uso domestico, 4 risultano ancora<br />
ben conservate, le altre sono tutte in <strong>di</strong>suso e trascurate,<br />
a testimonianza della ridotta permanenza in quota a<br />
seguito dell’abbandono delle attività tra<strong>di</strong>zionali.<br />
Il rapporto con l’acqua è dunque profondamente cambiato<br />
negli ultimi decenni. Si è potenziata la rete dell’acquedotto<br />
comunale, che garantisce l’approvvigionamento a tutte le<br />
case del fondovalle a partire da sette sorgenti. Alcune tra<br />
le sorgenti minori sono state sistemate da gruppi <strong>di</strong> appassionati<br />
e dai proprietari dei terreni per uso escursionistico<br />
o privato.<br />
Altre sono trascurate e rischiano <strong>di</strong> scomparire, coperte<br />
dalla vegetazione. Le pozze hanno cambiato funzione: da<br />
abbeveraggio per il bestiame ed uso domestico a oasi <strong>di</strong><br />
preservazione degli anfibi (Comunità Montana) o ristoro<br />
controllato per la selvaggina (gruppo dei cacciatori). Le vasche<br />
sono state abbandonate assieme alle casére e ai vigneti.<br />
Il materiale con cui sono costruite e l’eccessiva<br />
profon<strong>di</strong>tà le rendono inadatte all’abbeveraggio <strong>di</strong> cinghiali<br />
e caprioli.<br />
I segni dell’acqua hanno quin<strong>di</strong> seguito il destino delle attività<br />
agricole e dell’allevamento. Inizialmente abbandonati,<br />
sono stati recentemente riattati in maniera selettiva, assumendo<br />
nuove funzioni. Se guar<strong>di</strong>amo al totale dei segni,<br />
meno della metà sono utilizzati. L’abbandono è certamente<br />
un fatto che ha segnato anche le terre alte <strong>di</strong> Cison <strong>di</strong> Valmarino.<br />
Alcuni segni dell’acqua hanno però reagito acquisendo<br />
nuovi significati, cambiando le proprie forme,<br />
richiamando nuovi utilizzatori. All’uso concentrato per la<br />
rete dell’acquedotto si è affiancata una serie <strong>di</strong> interventi<br />
<strong>di</strong> recupero <strong>di</strong>spersi e <strong>di</strong>versificati ma forse labili, non più<br />
sostenuti da un rapporto forte fra uomo e montagna.<br />
Alessio Faraon<br />
Abbeveratoio in legno costruito<br />
attorno ad una sorgente a ...<br />
(Ph A.F.)<br />
1<br />
FARAON A., Il sasso nello stagno.<br />
Segni d’acqua nelle ‘terre alte’ <strong>di</strong><br />
Cison <strong>di</strong> Valmarino, Quaderni del Mazarol,<br />
n. 14, Circolo culturale “Al Mazarol”,<br />
Cison <strong>di</strong> Valmarino, 2010.<br />
Vasca fontanile mantenuta<br />
(Ph A.F.)<br />
71
73<br />
<br />
<br />
<br />
Mercoledì<br />
Giovedì<br />
Venerdì<br />
Sabato<br />
Domenica<br />
Lunedì<br />
Martedì<br />
Mercoledì<br />
Giovedì<br />
Venerdì<br />
Sabato<br />
Domenica<br />
Lunedì<br />
Martedì<br />
Mercoledì<br />
Giovedì<br />
Venerdì<br />
Sabato<br />
Domenica<br />
Lunedì<br />
Martedì<br />
Mercoledì<br />
Giovedì<br />
Venerdì<br />
Sabato<br />
Domenica<br />
Lunedì<br />
Martedì<br />
Mercoledì<br />
1<br />
2<br />
3<br />
4<br />
5<br />
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8<br />
9<br />
10<br />
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29<br />
FEBBRAIO <strong>2012</strong>
74FEBBRAIO 2 012<br />
Acqua sorgente<br />
“Senza le raccoglienti montagne, severe e lente serbatrici, non ci sarebbe<br />
quasi fruibile acqua per l’ uomo e ogni essere vivente, in ogni<br />
dove. Prima fonte inesauribile <strong>di</strong> vita, scende l’ acqua dal cielo, sopravvive<br />
in vasti o pensili ghiacciai estremi, imbibe e penetra la terra<br />
preservante in falde e rampollantemente nutrice, per risalire alta in<br />
superficie e poi sempre più ri<strong>di</strong>scendere a valle, negli abissi profon<strong>di</strong>,<br />
a risollevarsi evaporando in alto e svaporando nuovamente da condensata<br />
nube atmosferica a precipitazione al suolo.<br />
Nuvola e pioggia, rugiada e fiume, vapore e mare, neve e cascata,<br />
ghiaccio e nebbia, torrente e umi<strong>di</strong>tà, pozzanghera e palude, goccia e<br />
lago, sorgente e lacrima <strong>di</strong>cono soltanto alcune delle sue forme imposse<strong>di</strong>bili<br />
e reali , deboli e incoercibili.<br />
(da “ Filosofia della montagna”<br />
<strong>di</strong> F. Tomatis – e<strong>di</strong>t. Tascabili Bompiani – Milano 2005<br />
7. La conca dell’alpe Veglia<br />
1<br />
S.<br />
MERCOLEDÌ<br />
Severio e Santa Ver<strong>di</strong>ana<br />
⧖ 5 . 32 - 334 7,23 - 17,24<br />
(esempio <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> presa e <strong>di</strong>stribuzione<br />
d’acqua)<br />
Presa d’acqua<br />
in Alpe<br />
Veglia<br />
(Ph A.G.)<br />
La prima volta che sono entrato<br />
nella conca dell’Alpe Veglia sono<br />
rimasto incantato.<br />
Una vera conca circondata da<br />
cime che raggiungono i 3000 m,<br />
con qualche ghiacciaio, un unico<br />
scaricatore (Cairasca) che ha scavato<br />
una stretta forra. Alcune piccole<br />
contrade sparse. Un luogo<br />
del cuore. Per me abituato alle<br />
Prealpi venete ed alle Dolomiti<br />
una cosa totalmente nuova.<br />
Ma ero andato per lavoro e perciò<br />
iniziai a guardarmi in giro e<br />
non potei ignorare la presenza <strong>di</strong><br />
una serie <strong>di</strong> piccolissimi canali<br />
che coprivano tutta la zona a pascolo.<br />
Mai avevo vista una cosa del genere.<br />
Piccole ricerche mi informarono<br />
che si trattava <strong>di</strong> un<br />
sistema <strong>di</strong> irrigazione dei prati. In<br />
realtà si trattava <strong>di</strong> un qualcosa <strong>di</strong><br />
ben più complesso.<br />
Questi sistemi, perché sono più <strong>di</strong><br />
uno, almeno quattro, anche se<br />
non tutti ancora in uso, servono<br />
per portare acqua alle contrade,<br />
ai prati, lavare le stalle, accumulare<br />
lo stallatico e poi portarlo nei<br />
campi. La prese dell’acqua sono a<br />
monte, ovviamente, in un caso<br />
anche molto in alto, poi il percorso<br />
segue l’andamento del terreno<br />
in modo che la pendenza sia<br />
costante e leggera e perciò può<br />
trovarsi a passare anche in luoghi<br />
improbabili. Le bassure oppure i<br />
ruscelli vengono passati con<br />
“ponti” fatti da tronchi <strong>di</strong> larici<br />
scavati.<br />
All’inizio delle contrade iniziano<br />
le <strong>di</strong>ramazioni per portare l’acqua<br />
alle case. Dato che esiste un corso<br />
principale dove l’acqua scorre<br />
sempre, le varie <strong>di</strong>ramazioni vengono<br />
gestite semplicemente spostando<br />
una pietra per aprire o<br />
chiudere una <strong>di</strong>ramazione.<br />
Alla mattina dopo che le vacche<br />
sono uscite dalla stalla, bisogna<br />
ricordarsi che siamo in un luogo<br />
<strong>di</strong> alpeggio dove il carico del bestiame<br />
era notevole (attualmente<br />
è in contrazione), le stalle venivano<br />
lavate dalle deiezioni, e queste<br />
accumulate in vasche. Quando<br />
erano piene e comunque sempre<br />
a fine stagione, venivano svuotate,<br />
immettendo acqua, ed il<br />
tutto portato nei prati per mezzo<br />
<strong>di</strong> una rete capillare <strong>di</strong> canali gestiti<br />
dallo spostamento delle pietre.<br />
Per la gestione <strong>di</strong> questo<br />
complesso sistema esiste uno statuto<br />
e tutto è co<strong>di</strong>ficato.<br />
Questi sistemi <strong>di</strong> raccolta acqua<br />
per irrigazione o più semplicemente<br />
per portare acqua a singole<br />
malghe oppure a piccole<br />
contrade sono/erano piuttosto<br />
<strong>di</strong>ffusi in alcune parti delle Alpi.<br />
Antonio Guerreschi<br />
(CAI Ferrara)<br />
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15<br />
M G V S D L M M G V S D L M M
2<br />
Presentazione<br />
GIOVEDÌ<br />
del Signore<br />
⧖ 5 . 33 - 333 7,22 - 17,25<br />
3<br />
S.<br />
VENERDÌ<br />
Biagio<br />
⧖ 5 . 34 - 332 7,21 - 17,27<br />
4<br />
S.<br />
SABATO<br />
Gilberto<br />
⧖ 5 . 35 - 331 7,20 - 17,28<br />
FEBBRAIO <strong>2012</strong><br />
Alpe Veglia uscita acqua<br />
dalle stalle<br />
(Ph A.G.)<br />
5<br />
S.<br />
DOMENICA<br />
Agata<br />
⧖ 5 . 36 - 330 7,19 - 17,29<br />
75<br />
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29<br />
G V S D L M M G V S D L M M
76FEBBRAIO 2 012<br />
6<br />
S.<br />
LUNEDÌ<br />
Paolo Miki<br />
⧖ 6 . 37 - 329 7,18 - 17,31<br />
Le Alpi sono una zona generosa<br />
d’acqua per sè e per la pianura,<br />
dovuta alle precipitazioni ed<br />
anche a ghiacciai, neve, sorgenti,<br />
laghi alpini e torrenti vari.<br />
Non così dappertutto, però; dunque,<br />
in zone poco piovose, a<br />
causa <strong>di</strong> vari fattori, ma in primis<br />
delle caratteristiche orografiche,<br />
come accade in Val Venosta, è<br />
importantissimo riuscire a captare<br />
e regolare la ricchezza che<br />
proviene da ghiacciai (Ortles-Cevedale),<br />
nevai e laghetti <strong>di</strong> quota<br />
che nella zona fortunatamente<br />
abbondano (circa 40).<br />
Nel corso dei secoli, a partire dal<br />
Me<strong>di</strong>oevo, quando anche la montagna<br />
vive perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> optimum climatico<br />
e <strong>di</strong> fervore demografico,<br />
la gente laboriosa ed ingegnosa<br />
della montagna, ha messo a<br />
punto un sistema <strong>di</strong> canali, chiamati<br />
Waale; alcuni <strong>di</strong> essi sono ci-<br />
7<br />
S.<br />
MARTEDÌ<br />
Romualdo<br />
⧖ 6 . 38 - 328 7,17 - 17,32<br />
tati in documenti già del XIII<br />
secolo, ma probabilmente sono<br />
precedenti, perchè tali documenti<br />
paiono fare riferimento a <strong>di</strong>ritti<br />
precedenti, che venivano così riconfermati.<br />
Nel corso <strong>di</strong> questo<br />
lungo periodo sono state apportate<br />
migliorie, risolti problemi tecnici<br />
e superate <strong>di</strong>fficoltà orografiche:<br />
vengono costruite condotte,<br />
si oltrepassano pareti a<br />
strapiombo come in Val Senales,<br />
si superano elevati <strong>di</strong>slivelli, come<br />
i 2000 m che separano la valle <strong>di</strong><br />
Penaud e Coldrano più a valle, e<br />
<strong>di</strong> tratti ripi<strong>di</strong> o franosi. Il sistema<br />
<strong>di</strong> irrigazione si estendeva per<br />
centinaia <strong>di</strong> chilometri (oltre<br />
600), servendo <strong>di</strong>versi campi e<br />
particelle, a volte con una portata<br />
d’acqua <strong>di</strong>seguale e provocando<br />
pertanto tensioni e liti tra i conta<strong>di</strong>ni;<br />
per questo da parte delle<br />
Comunità (che restavano proprietarie<br />
dell’acqua) venivano nominati<br />
annualmente degli addetti, i<br />
Waaler, con lo scopo <strong>di</strong> controllo<br />
del sistema stesso, ed il dovere <strong>di</strong><br />
mantenerlo in esercizio a fronte<br />
<strong>di</strong> smottamenti, frane e valanghe.<br />
Il <strong>di</strong>ritto d’acqua era ed è tuttora<br />
legato in<strong>di</strong>ssolubilmente al maso<br />
(non al suo proprietario), tanto<br />
che alla ven<strong>di</strong>ta della proprietà<br />
8<br />
S.<br />
MERCOLEDÌ<br />
Girolamo Emiliani<br />
⧖ 6 . 39 - 327 7,16 - 17,33<br />
8. Sistemi <strong>di</strong> irrigazione tra<strong>di</strong>zionali (I Waale della Val Venosta)<br />
viene ceduto anche il <strong>di</strong>ritto d’acqua:<br />
un maso senz’acqua non ha<br />
valore. I conta<strong>di</strong>ni, invece, avevano<br />
il compito <strong>di</strong> regolare il passaggio<br />
dell’acqua nelle varie<br />
canalizzazioni, <strong>di</strong>rottandola con<br />
ru<strong>di</strong>mentali transenne, oltre alla<br />
gestione quoti<strong>di</strong>ana, percorrendo<br />
i sentieri <strong>di</strong> servizio accanto ai canali<br />
stessi, per controllarne il corretto<br />
funzionamento.<br />
Ora sono pochi i canali superstiti.<br />
Ed accanto ad essi sono rimasti i<br />
loro sentieri che consentono ancora<br />
semplici e piacevoli escursioni,<br />
come a Senales, nella zona<br />
<strong>di</strong> Silandro, sul versante solatio<br />
verso Talatsch, e in quella <strong>di</strong> Sluderno<br />
dove il museo etnografico<br />
de<strong>di</strong>ca un settore proprio ai<br />
Waale.<br />
Michela Ivancich<br />
(CAI Seregno)<br />
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15<br />
M G V S D L M M G V S D L M M
9<br />
S.<br />
GIOVEDÌ<br />
Apollonia<br />
⧖ 6 . 40 - 326 7,14 - 17,34<br />
10<br />
S.<br />
VENERDÌ<br />
Scolastica<br />
⧖ 6 . 41 - 325 7,13 - 17,36<br />
11<br />
Nostra<br />
SABATO<br />
Signora <strong>di</strong> Lourdes<br />
⧖ 6 . 42 - 324 7,12 - 17,37<br />
FEBBRAIO <strong>2012</strong><br />
DOMENICA<br />
Eulalia<br />
12S.<br />
⧖ 6 . 43 - 323 7,11 - 17,38<br />
77<br />
La Conca <strong>di</strong> Veglia<br />
(Ph A.G.)<br />
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29<br />
G V S D L M M G V S D L M M
78FEBBRAIO 2 012<br />
13<br />
S.<br />
LUNEDÌ<br />
Fosca e S. Maura<br />
⧖ 7 . 44 - 322 7,09 - 17,40<br />
L’idea <strong>di</strong> canalizzare l’acqua per<br />
azionare macchinari ed utensili<br />
vari è molto antica: nell’area me<strong>di</strong>terranea<br />
erano preferiti macchinari<br />
mossi da animali o<br />
dall’uomo, ma nell’arco alpino,<br />
data l’abbondanza <strong>di</strong> acqua in<br />
corsi regolari con grande portata,<br />
si <strong>di</strong>ffuse ampiamente la tecnologia<br />
che sfruttava la forza motrice<br />
dell’acqua. La sua applicazione<br />
pratica <strong>di</strong>retta erano i mulini, utilizzati<br />
generalmente per macinare<br />
cereali, ma si possono citare<br />
anche frantoi per macinare le<br />
noci e ricavarne il prezioso olio,<br />
attrezzi per sfibrare la canapa e<br />
schiacciare le mele, dalle quali si<br />
produceva, invece, il sidro. L’acqua<br />
era parte integrante della vita<br />
<strong>di</strong> un villaggio: in generale la comunità<br />
intera si occupava della<br />
costruzione e manutenzione dei<br />
canali che conducevano l’acqua ai<br />
campi, nonché del funzionamento<br />
del mulino. Possedere un mulino<br />
era la chiave per produrre il pane,<br />
base dell’alimentazione montanara:<br />
il mulino era fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to<br />
14<br />
S.<br />
MARTEDÌ<br />
Valentino m.<br />
⧖ 7 . 45 - 321 7,08 - 17,41<br />
9. L’acqua come forza motrice<br />
per i proprietari e controllarlo era<br />
il metodo più semplice per ottenere<br />
il pagamento delle decime.<br />
Durante il Me<strong>di</strong>oevo era, infatti,<br />
proibito macinare i propri cereali<br />
al <strong>di</strong> fuori del feudo <strong>di</strong> appartenenza.<br />
Con la scomparsa dei feudatari<br />
e l’avvento dell’economia<br />
comunale, si moltiplicarono i mulini<br />
pubblici, parallelamente alla<br />
<strong>di</strong>ffusione dell’idea che l’acqua<br />
fosse utilizzabile per produrre un<br />
lavoro: ognuno poteva macinarvi,<br />
a turno, i propri cereali, e chi non<br />
aveva partecipato alla costruzione<br />
del mulino doveva pagare la<br />
molitura, anche in natura. Ecco<br />
quin<strong>di</strong> che l’utilizzo dell’acqua<br />
venne regolamentato con l’aggiunta<br />
<strong>di</strong> una tassazione in<br />
quanto dal suo utilizzo se ne poteva<br />
ricavare un guadagno. Solamente<br />
nel 1920 <strong>di</strong>venne illegale la<br />
macinatura comunitaria. La tecnologia<br />
più antica utilizzata per<br />
macinare i cereali prevede una<br />
ruota orizzontale a palette, nella<br />
quale è la forza dell’acqua che<br />
spinge la ruota e la trasmissione<br />
15<br />
S.<br />
MERCOLEDÌ<br />
Faustino e S. Giovita<br />
⧖ 7 . 46 - 320 7,07 - 17,42<br />
del moto attraverso l’albero verticale<br />
è <strong>di</strong>retta, dalla ruota alla<br />
macina: ad ogni giro <strong>di</strong> ruota motrice<br />
corrisponde un giro della<br />
mola superiore.<br />
Tale tecnologia è adatta per torrenti<br />
impetuosi, con una forte<br />
pressione, ma <strong>di</strong> bassa portata, tipici<br />
dell’arco alpino e delle vallate<br />
strette. In pianura erano più <strong>di</strong>ffusi<br />
i mulini a ruota verticale,<br />
provvista <strong>di</strong> cassettoni, ai quali<br />
l’acqua giungeva grazie ad una<br />
derivazione dal torrente principale,<br />
tramite una canaletta in<br />
legno. Tale tecnologia sfrutta il<br />
peso dell’acqua e non la sua<br />
quantità: l’acqua viene temporaneamente<br />
immagazzinata nei<br />
cassettoni, sulla parte superiore<br />
della ruota, fino al loro svuotamento<br />
al termine del semigiro inferiore.<br />
Il ruotone è esterno al<br />
mulino, e la trasmissione del<br />
moto avviene grazie ad una serie<br />
<strong>di</strong> ingranaggi interni, che permettono<br />
la moltiplicazione dei giri ed<br />
anche il passaggio del movimento<br />
<strong>di</strong> rotazione da verticale nella<br />
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15<br />
M G V S D L M M G V S D L M M
16<br />
S.<br />
GIOVEDÌ<br />
Giuliana<br />
⧖ 7 . 47 - 319 7,05 - 17,43<br />
17<br />
S.<br />
VENERDÌ<br />
Donato m.<br />
⧖ 7 . 48 - 318 7,04 - 17,45<br />
Ruota orizzontale<br />
con palette<br />
(Mulino <strong>di</strong> Massello)<br />
(Ph S.M.)<br />
18<br />
S.<br />
SABATO<br />
Giulia e S. Simeone<br />
⧖ 7 . 49 - 317 7,03 - 17,46<br />
DOMENICA<br />
Alvaro e S. Mansueto<br />
19S.<br />
⧖ 7 . 50 - 316 7,01 - 17,47<br />
FEBBRAIO <strong>2012</strong><br />
79<br />
ruota ad orizzontale nella mola. In<br />
genere la parte interna <strong>di</strong> un mulino<br />
era costituita da una coppia<br />
<strong>di</strong> mole, o macine, in pietra, delle<br />
quali solo la superiore girava; entrambe<br />
erano provviste <strong>di</strong> solchi<br />
ra<strong>di</strong>ali con spigoli taglienti, rigenerati<br />
perio<strong>di</strong>camente con un<br />
lungo lavoro <strong>di</strong> martellatura<br />
(“rabbigliatura”) da parte del mugnaio,<br />
con scalpello e martello. I<br />
cereali venivano caricati dall’alto<br />
grazie all’utilizzo <strong>di</strong> tramogge. Per<br />
evitare la <strong>di</strong>spersione del macinato,<br />
le mole erano avvolte da un<br />
cassettone in legno, che lo convogliava<br />
in una ma<strong>di</strong>a dopo l’attraversamento<br />
<strong>di</strong> una serie <strong>di</strong><br />
setacci, che <strong>di</strong>videvano la crusca<br />
dalla farina. Ultima operazione<br />
era l’insaccamento, che poteva<br />
essere effettuato grazie all’aiuto<br />
<strong>di</strong> un bastone per tenere aperto il<br />
sacco da riempire.<br />
Serena Maccari<br />
(CAI Pinasca)<br />
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29<br />
G V S D L M M G V S D L M M
80FEBBRAIO 2 012<br />
LUNEDÌ<br />
Eleuterio e S. Zenobio<br />
20S.<br />
⧖ 8 . 51 - 315 7,00 - 17,48<br />
21<br />
S.<br />
MARTEDÌ<br />
Eleonora e S. Pier Damiani<br />
⧖ 8 . 52 - 314 6,58 - 17,50<br />
10. Conservazione delle nevi: le ghiacciaie<br />
Lessinia - ghiacciaia<br />
(Ph A.G.)<br />
Dal XVI secolo, in a<strong>di</strong>acenza agli<br />
abitati rurali, alle ville e alle malghe,<br />
venivano costruiti questi “frigoriferi”<br />
naturali per la<br />
conservazione degli alimenti durante<br />
i cal<strong>di</strong> mesi estivi, conosciuti<br />
nel Nord-Est come giazere. La<br />
ghiacciaia è generalmente composta<br />
da una cisterna in muratura<br />
inserita nel suolo per metà della<br />
sua altezza e completamente coperta<br />
da uno strato isolante <strong>di</strong><br />
terra nella parte superiore. Una<br />
piccola porta rivolta a nord era<br />
l’unico accesso alla costruzione,<br />
seguita da un breve corridoio interrato<br />
e da una scaletta interna<br />
che scendeva fino al livello superiore<br />
del ghiaccio, spesso alcuni<br />
metri. L’aspetto d’insieme è <strong>di</strong><br />
una piccola collina raccordata al<br />
profilo naturale del terreno, circondata<br />
e ombreggiata ove possibile<br />
da alberi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a<br />
grandezza, superiormente inerbata<br />
e talora coperta da arbusti.<br />
Il ghiaccio veniva prelevato nei<br />
mesi più fred<strong>di</strong> dai rami secondari<br />
dei fiumi, dai torrenti o dalle lame<br />
d’acqua utilizzate per l’abbeverata<br />
animale, e veniva utilizzato<br />
durante le stagioni calde per la<br />
MERCOLEDÌ<br />
delle Ceneri<br />
22Mercoledì<br />
⧖ 8 . 53 - 313 6,57 - 17,51<br />
conservazione degli alimenti, in<br />
particolare della carne.<br />
Le maestranze impegnate nel caricamento<br />
della ghiacciaia procedevano<br />
quin<strong>di</strong> a sezionare la<br />
superficie gelata dei corsi d’acqua<br />
in blocchi quadrilateri che venivano<br />
caricati nei carri o trasportati<br />
a mano. Il fondo della cisterna<br />
<strong>di</strong> stoccaggio veniva preventivamente<br />
preparato costipandovi<br />
della neve, quin<strong>di</strong>, in strati sovrapposti<br />
ed alternati da un <strong>di</strong>aframma<br />
<strong>di</strong> paglia, venivano<br />
sistemati i blocchi <strong>di</strong> ghiaccio.<br />
In alternativa a <strong>di</strong>cembre l’interno<br />
del manufatto veniva riempito <strong>di</strong><br />
neve che, ben pressata, si trasformava<br />
lentamente in ghiaccio.<br />
La temperatura interna era costantemente<br />
molto bassa ed il<br />
sole estivo non riusciva a sciogliere<br />
la neve, così i cibi ben ricoperti<br />
si potevano conservare<br />
tutto l’anno, fino alla successiva<br />
stagione invernale.<br />
Luca De Bortoli<br />
(CAI Belluno)<br />
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15<br />
M G V S D L M M G V S D L M M
GIOVEDÌ<br />
Policarpo<br />
23S.<br />
⧖ 8 . 54 - 312 6,55 - 17,52<br />
24<br />
S.<br />
VENERDÌ<br />
E<strong>di</strong>lberto re e S. Sergio<br />
⧖ 8 . 55 - 311 6,54 - 17,53<br />
SABATO<br />
Cesario<br />
25S.<br />
⧖ 8 . 56 - 310 6,52 - 17,55<br />
DOMENICA<br />
Domenica <strong>di</strong> Quaresima<br />
26Iª<br />
⧖ 8 . 57 - 309 6,51 - 17,56<br />
FEBBRAIO <strong>2012</strong><br />
81<br />
Ghiacciaia in Lessinia<br />
(Ph U.S.)<br />
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29<br />
G V S D L M M G V S D L M M
82FEBBRAIO 2 012<br />
LUNEDÌ<br />
Leandro<br />
27S.<br />
⧖ 9 . 58 - 308 6,49 - 17,57<br />
11. Impianti idroelettrici<br />
MARTEDÌ<br />
Romano abate<br />
28S.<br />
⧖ 9 . 59 - 307 6,48 - 17,58<br />
MERCOLEDÌ<br />
Giusto<br />
29S.<br />
⧖ 9. 60 - 306 6,46 - 17,59<br />
La trasformazione dell’energia<br />
idraulica dei fiumi in corrente<br />
elettrica è stata, per le Alpi, la<br />
grande impresa della prima metà<br />
del XX secolo. Per la prima volta,<br />
sul piano economico, la montagna<br />
autorizzava gran<strong>di</strong> speranze<br />
e gran<strong>di</strong> aspettative.<br />
Tutte le regioni alpine, caratterizzate<br />
da valli profonde con un bacino<br />
ampio, che ricevono abbondanti<br />
precipitazioni e sono chiuse<br />
da una strettoia presso lo sbocco,<br />
presentano le caratteristiche<br />
ideali per la creazione <strong>di</strong> bacini<br />
idroelettrici, ossia <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> invasi<br />
idrici necessari per trasformare<br />
l’energia idraulica in energia elettrica<br />
attraverso i cosiddetti impianti<br />
idroelettrici.<br />
Strettoie, gole, orri<strong>di</strong> dove sono<br />
state costruite <strong>di</strong>ghe <strong>di</strong> sbarramento<br />
hanno portato, oltre alla<br />
possibilità <strong>di</strong> produrre energia<br />
elettrica, anche un certo tipo <strong>di</strong><br />
benessere presso i montanari che<br />
vi hanno trovato spesso un’occupazione<br />
che ha consentito <strong>di</strong> migliorare<br />
le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita loro,<br />
dei familiari e delle strutture abitative.<br />
Altro beneficio <strong>di</strong> questi<br />
interventi è stato il miglioramento<br />
della rete stradale e la possibilità<br />
<strong>di</strong> portare a compimento altri importanti<br />
lavori all’interno delle<br />
nostre montagne.<br />
Attualmente la potenza installata<br />
dagli impianti idroelettrici è <strong>di</strong><br />
poco meno <strong>di</strong> 23 milioni <strong>di</strong> KW<br />
con una produzione annua netta<br />
<strong>di</strong> oltre 50 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> kWh, vale a<br />
<strong>di</strong>re circa un quinto della produzione<br />
elettrica totale. Con una<br />
Lago <strong>di</strong> Fedaia<br />
(Ph D.G.)<br />
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15<br />
M G V S D L M M G V S D L M M
Interno <strong>di</strong> una<br />
vecchia centralina<br />
idroelettrica<br />
(Ph U.S.)<br />
FEBBRAIO <strong>2012</strong><br />
83<br />
quantità assai inferiore, nel corso<br />
dei primi cinquant’anni <strong>di</strong> vita del<br />
nuovo Stato italiano (dall’unità<br />
fino alla prima guerra mon<strong>di</strong>ale),<br />
il “carbone bianco” è stato decisivo<br />
per il decollo dell’industria<br />
nazionale. Oggi le centinaia <strong>di</strong> impianti<br />
<strong>di</strong>sseminati lungo tutte le<br />
vallate alpine, appenniniche e<br />
delle isole possono considerarsi<br />
oramai inseriti nel quadro paesaggistico<br />
locale, <strong>di</strong> cui contribuiscono<br />
a mo<strong>di</strong>ficare le con<strong>di</strong>zioni<br />
microclimatiche. Tali opere testimoniano<br />
inoltre l’entità delle trasformazioni<br />
apportate dall’uomo<br />
all’ambiente per la sod<strong>di</strong>sfazione<br />
delle proprie esigenze produttive.<br />
Nell’area nord-est dell’arco alpino,<br />
appunto per le caratteristiche<br />
geomorfologiche e <strong>di</strong> notevole<br />
piovosità, è sicuramente collocata<br />
la massima concentrazione<br />
<strong>di</strong> questi bacini idrografici: principali<br />
da elencare sono quelli del<br />
Brenta, del Piave e del Tagliamento.<br />
Per quanto riguarda il Piave dobbiamo<br />
ricordare quello del Vajont;<br />
prima della tragica frana (che ha<br />
con<strong>di</strong>zionato un’intera area con i<br />
suoi 2000 morti e il cancellamento<br />
<strong>di</strong> interi centri abitati) questo<br />
bacino costituiva il più ampio<br />
serbatoio idroelettrico dell’intera<br />
area settentrionale. Aveva infatti<br />
160 milioni <strong>di</strong> metri cubi <strong>di</strong> capienza,<br />
ottenuti grazie alla <strong>di</strong>ga<br />
che chiude la forra del Vajont e<br />
che presenta un’altezza <strong>di</strong> 261 m.<br />
Se continuiamo a pensare al<br />
Piave, dalle sue sorgenti alla foce<br />
incontriamo <strong>di</strong>versi sbarramenti<br />
e interruzioni del suo fluire: fra<br />
questi quello del Comelico, quello<br />
<strong>di</strong> Santa Caterina ad Auronzo,<br />
quello del Centro Cadore per trovare,<br />
prima <strong>di</strong> deviare in Val Belluna,<br />
quelli laterali <strong>di</strong> Pontesei,<br />
Vajont, Val Gallina e, subito dopo<br />
Belluno, quelli del Mis e <strong>di</strong> Busche.<br />
Quest’ultimo utilizzato, più cheper<br />
produrre energia elettrica,<br />
come regolazione <strong>di</strong> piena e per<br />
scopi irrigui nel periodo estivo.<br />
Ugo Scortegagna<br />
(CAI Mirano)<br />
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29<br />
G V S D L M M G V S D L M M
84<br />
12. L’attraversamento <strong>di</strong>namico: traghetti e gua<strong>di</strong>..<br />
Mentre i ponti rimanevano (quasi)<br />
tutti ben sal<strong>di</strong> a collegare le opposte<br />
rive dei fium per far passare<br />
uomini, mezzi ed animali,<br />
c’era chi invece si “<strong>di</strong>lettava” ad<br />
attraversarl in modo più attivo,<br />
utilizzando mezzi mobili.<br />
Uno <strong>di</strong> questi era il traghetto, una<br />
imbarcazione atta a superare<br />
“ostacoli acquatici” su <strong>di</strong>stanze<br />
relativamente brevi, e il “traghettare”<br />
ne definisce l’azione.<br />
Ma non è sempre stato così….<br />
Ad esempio, nel 1500, la “Nave <strong>di</strong><br />
S. Antonio” (il traghetto sull’Arno<br />
presso il “porto” <strong>di</strong> S. Ellero), utilizzata<br />
dai monaci <strong>di</strong> Vallombrosa<br />
per attraversare il fiume e recarsi<br />
nei loro poderi sulla riva dell’Arno,<br />
effettuava un “passo <strong>di</strong> nave”,<br />
con <strong>di</strong>ritti al passaggio da ban<strong>di</strong>re<br />
rigorosamente all’asta ogni anno<br />
presso i “Capitani <strong>di</strong> Parte”, pena<br />
la per<strong>di</strong>ta degli stessi!<br />
Pressappoco nello stesso periodo,<br />
sul Tagliamento (definito anticamente<br />
“rapax” e “ferox”, quando<br />
rompeva gli argini con le sue<br />
acque tumultuose) funzionavano<br />
le “burchielle”, antiche imbarcazioni<br />
venete in legno, condotte da<br />
“marinai <strong>di</strong> fiume” con esperienza<br />
e “vigoria dei muscoli” tali<br />
da vincere un fiume tanto <strong>di</strong>fficile,<br />
oppure le zattere a due remi, condotte<br />
dagli “zatars”. In questi casi<br />
si parlava invece <strong>di</strong> “passi a<br />
barca”…<br />
Che <strong>di</strong>re, poi, del magnifico traghetto<br />
leonardesco <strong>di</strong> Imbersago,<br />
(LC), da molti attribuito al grande<br />
Leonardo Da Vinci, che ancor<br />
oggi “scivola” silenzioso sulle<br />
acque dell’Adda grazie a un cavo<br />
teso tra sponda e sponda, a cui si<br />
agganciano i traghettatori con<br />
una speciale asta per imprimere<br />
il movimento al natante. Nessun<br />
rumore, nessun inquinamento….<br />
Costituito da due barconi affiancati<br />
e fissati tra loro, sormontati<br />
da una piattaforma in legno che<br />
porta una guar<strong>di</strong>ola a pianta esagonale,<br />
il suo primo modello risale<br />
a prima del Cinquecento. Un<br />
tempo utilizzato prevalentemente<br />
per traffico e commerci, oggi è<br />
principalmente de<strong>di</strong>cato al turismo:<br />
uno dei suoi più assidui “trasportati”<br />
fu il fanciullo Papa<br />
Giovanni XXIII, quando si recava<br />
in pellegrinaggio al Santuario<br />
della Madonna del Bosco. L’importanza<br />
del traghetto era anche<br />
dovuta alle con<strong>di</strong>zioni delle<br />
strade, che al tempo non collegavano<br />
troppo efficacemente i paesi<br />
ed il traffico “pesante” (asini, cavalli<br />
carri e/o carrette con i loro<br />
carichi) si svolgeva quin<strong>di</strong> più facilmente<br />
via acqua.<br />
Un guado è un punto poco profondo<br />
lungo un corso d’acqua,<br />
che può essere agevolmente attraversato<br />
a pie<strong>di</strong>, a cavallo o su<br />
un veicolo: guadare un fiume è<br />
quin<strong>di</strong> il modo più semplice per<br />
passare dall’altra sponda senza<br />
bisogno <strong>di</strong> ponti e traghetti, per<br />
cui i gua<strong>di</strong> hanno sempre avuto<br />
grande importanza strategica,<br />
economica e militare nella storia<br />
delle vie <strong>di</strong> comunicazione <strong>di</strong><br />
terra: in corrispondenza <strong>di</strong> gua<strong>di</strong><br />
sono spesso sorti centri abitati,<br />
punti fortificati e città, opportunamente<br />
attrezzati e <strong>di</strong>fesi. In<br />
certi perio<strong>di</strong> dell’anno, però, la<br />
potenza delle acque impe<strong>di</strong>va<br />
ogni collegamento, isolando i centri<br />
abitati anche per mesi e rendendo<br />
totalmente vana<br />
l’arrendevolezza del fiume al passaggio<br />
dell’uomo…<br />
Dolores De Felice<br />
(CAI SEM Milano)<br />
Guado nel ruscello nel versante<br />
NO dell'Etna<br />
(Ph R.B.S.)
13. L’attraversamento “statico” dell’acqua: i ponti<br />
Ponte <strong>di</strong> Campodolcino (SO)<br />
(Ph U.S.)<br />
Un lampo… un’esplosione…uno<br />
schianto fragoroso : ed ecco che<br />
d’improvviso quel nastro argenteo<br />
che spumeggiando sbarrava<br />
il cammino ai primi uomini era <strong>di</strong>ventato<br />
oltrepassabile, complice<br />
involontario un tronco d’albero<br />
fortunosamente caduto <strong>di</strong> traverso<br />
al torrente.<br />
Molto probabilmente il primo<br />
ponte che ha consentito ai nostri<br />
antenati <strong>di</strong> attraversare un corso<br />
d’acqua era nato così…<br />
Il passo successivo poteva essere<br />
la collocazione <strong>di</strong> un secondo<br />
tronco, stavolta appositamente<br />
tagliato, per allargare e facilitare<br />
ulteriormente il passaggio a pie<strong>di</strong>,<br />
in seguito rinforzato e ulteriormente<br />
ampliato con la posa <strong>di</strong><br />
altri tronchi per far passare ad<br />
esempio un cavallo o un piccolo<br />
carro…<br />
Da allora in poi, molte e assai <strong>di</strong>versificate<br />
fra loro sono state le<br />
costruzioni <strong>di</strong> ponti, in funzione<br />
dell’utilizzo, della posizione, della<br />
<strong>di</strong>stanza fra le due basi principali,<br />
del materiale, della tecnica <strong>di</strong> costruzione<br />
e della struttura.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista architettonico, il<br />
ponte può essere definito una<br />
struttura realizzata per il superamento<br />
<strong>di</strong> un ostacolo, naturale o<br />
artificiale che sia.<br />
Il nome del ponte può cambiare a<br />
seconda del tipo <strong>di</strong> ostacolo da<br />
esso superato: se è un corso d’acqua,<br />
il nome rimane quello “classico”,<br />
se è invece lanciato<br />
attraverso una vallata si chiamerà<br />
viadotto, mentre quando esso si<br />
pone a scavalcare un’altra via <strong>di</strong><br />
comunicazione (es una strada),<br />
avrà nome cavalcavia.<br />
Ma entriamo un attimo in un<br />
aspetto un po’ più “tecnico” : infatti<br />
non tutti sanno che…<br />
-la struttura orizzontale posta a<br />
sorreggere il piano su cui viaggiano<br />
persone e mezzi si chiama<br />
IMPALCATO<br />
- alle estremità dell’impalcato, al<br />
quale danno sostegno, si trovano<br />
le SPALLE (da proteggere dall’erosione<br />
se il ponte attraversa<br />
un corso d’acqua)<br />
-gli elementi principali della struttura<br />
del ponte sono le TRAVI<br />
- le strutture a prevalente sviluppo<br />
verticale che danno sostegno<br />
alle travi sono i PILONI o<br />
PILASTRI<br />
- le strutture su cui piloni e spalle<br />
sono impostate sono le FONDA-<br />
ZIONI, che trasferiscono al terreno<br />
i carichi da essi provenienti;<br />
- il tratto <strong>di</strong> un ponte tra due appoggi<br />
(piloni o spalle) si chiama<br />
CAMPATA<br />
Spesso queste opere architettoniche,<br />
a volte molto antiche seppure<br />
tuttora soli<strong>di</strong>ssime, a <strong>di</strong>spetto<br />
<strong>di</strong> alcune strutture<br />
moderne con criticità costruttive<br />
ad<strong>di</strong>rittura letali, sono legate a<br />
leggende affascinanti, come ad<br />
esempio il bellissimo ponte<br />
Gobbo o Del Diavolo sul fiume<br />
Trebbia presso Bobbio (PC), nella<br />
costruzione del quale il Maligno si<br />
adoperò in mille mo<strong>di</strong> per far <strong>di</strong>spetto<br />
agli umani… o il Ponte<br />
della Maddalena, detto “a schiena<br />
d’asino” per la sua particolare<br />
conformazione, che si inarca ad<br />
unire le due sponde del fiume<br />
Serchio, presso Borgo a Mozzano<br />
( LU ), nella cui costruzione il “povero<br />
Diavolo” venne invece dagli<br />
uomini bellamente beffato…<br />
A giu<strong>di</strong>care dalle tante leggende<br />
<strong>di</strong> cui è protagonista, pare proprio<br />
che il Signore delle Tenebre si <strong>di</strong>vertisse<br />
un mondo con queste<br />
strutture…<br />
Il nostro bel territorio, così variato<br />
nelle sue forme, è <strong>di</strong>sseminato <strong>di</strong><br />
ponti <strong>di</strong> ogni genere… ad arco, sospesi,<br />
mobili, girevoli, ribaltabili,<br />
levatoi o <strong>di</strong> barche…<br />
Tanti nomi e forme <strong>di</strong>verse con<br />
un identico scopo: un volo verso<br />
lo sconosciuto, un salto nel vuoto<br />
verso nuove terre, ad unire popoli<br />
e culture…<br />
Dolores De Felice<br />
(CAI SEM Milano)<br />
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