Cancerogenesi - Docente.unicas.it
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LE NEOPLASIE<br />
•Il termine Neoplasia significa “letteralmente”<br />
nuova cresc<strong>it</strong>a<br />
•Il termine Tumore, che originariamente<br />
indicava la tumefazione osservabile in un<br />
processo infiammatorio, ormai è utilizzato<br />
come sinonimo di neoplasia<br />
• Cancro è il termine comune per indicare tutte<br />
le neoplasie maligne
LE NEOPLASIE BENIGNE<br />
• Le neoplasie benigne<br />
– non invadono il tessuto circostante ma restano<br />
capsulate<br />
– Non danno metastasi<br />
– Si presentano, di sol<strong>it</strong>o, con cellule ben<br />
differenziate<br />
• Vengono identificate dal suffisso -oma aggiunto<br />
al tipo di cellula coinvolta<br />
– Fibroma (fibroblasti)<br />
– Condroma (condroc<strong>it</strong>i -cartilagine)<br />
– Osteoma (osteoblasti -osso)
LE NEOPLASIE BENIGNE<br />
• Le neoplasie benigne di origine ep<strong>it</strong>eliale hanno<br />
una nomenclatura più articolata<br />
• Adenoma<br />
– Aspetto ghiandolare o di origine ghiandolare pur<br />
avendone persa l’arch<strong>it</strong>ettura<br />
• Papilloma<br />
– Quando producono proiezioni dig<strong>it</strong>iformi<br />
• Cistoadenoma<br />
– Se danno origine a formazioni cistiche<br />
• Polipo<br />
– Se producono escrescenze mucose<br />
macroscopiche
LE NEOPLASIE MALIGNE<br />
• Le neoplasie maligne<br />
– Invadono il tessuto circostante<br />
– Danno metastasi<br />
– Possono mostrare qualsiasi stato di<br />
differenziazione cellulare fino all’anaplasia<br />
• Vengono identificate dal termine sarcoma<br />
– Fibrosarcoma (fibroblasti)<br />
– Condrosarcoma (condroc<strong>it</strong>i -cartilagine)<br />
– Osteosarcoma (osteoblasti -osso)<br />
• I tumori maligni di origine ep<strong>it</strong>eliale prendono<br />
il nome di carcinoma
Fenotipo della cellula trasformata<br />
• Quando le cellule cancerose vengono studiate in<br />
coltura manifestano dei tratti che caratterizzano lo<br />
stato di cellula trasformata<br />
• Perd<strong>it</strong>a dell'inibizione da contatto<br />
• Perd<strong>it</strong>a della dipendenza dall'ancoraggio<br />
(cresc<strong>it</strong>a in un mezzo semisolido “softagar”)<br />
• Indipendenza dai fattori di cresc<strong>it</strong>a<br />
• Cresc<strong>it</strong>a illim<strong>it</strong>ata (immortal<strong>it</strong>à della coltura)<br />
• Cancerogenic<strong>it</strong>à in un organismo<br />
immunotollerante (topo nudo)<br />
• E' possibile dissociare l'immortalizzazione dalla<br />
trasformazione propriamente detta.
Perd<strong>it</strong>a<br />
dell’inibizione<br />
da contatto
INVASIVITA’<br />
• E’ la capac<strong>it</strong>à che dimostra la cellula<br />
neoplastica di penetrare nei tessuti lim<strong>it</strong>rofi<br />
dapprima con un processo infiltrativo e poi<br />
con distruzione del tessuto normale che<br />
viene sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da quello neoplastico.
INVASIVITA’<br />
• L’invasiv<strong>it</strong>à è il risultato dei seguenti fattori<br />
imputabili alla cellula neoplastica:<br />
– modificazioni dell’adesiv<strong>it</strong>à intercellulare.<br />
– produzione di sostanze attive sulla membrana<br />
basale e matrice extracellulare (proteasi).<br />
– mobil<strong>it</strong>à.<br />
– perd<strong>it</strong>a dell’inibizione da contatto.<br />
– produzione di fattori che inducono la formazione<br />
dello stroma e del sistema vascolare<br />
(neoangiogenesi tumorale).
modificazioni<br />
dell’adesiv<strong>it</strong>à<br />
intracellulare
produzione di<br />
sostanze attive<br />
sulla membrana<br />
basale e matrice<br />
extracellulare<br />
(proteasi).<br />
mobil<strong>it</strong>à
Distruzione<br />
della<br />
membrana<br />
basale
Migrazione
LE METASTASI<br />
• Con il termine METASTASI si intende:<br />
• L’autotrapianto spontaneo di cellule<br />
neoplastiche<br />
• Distaccatesi dal tumore prim<strong>it</strong>ivo<br />
• Che raggiungono con varie modal<strong>it</strong>à uno o<br />
più s<strong>it</strong>i distanti da quello sede del tumore<br />
originario<br />
• Qui vi si impiantano e formando una nuova<br />
massa tumorale.
LE METASTASI<br />
• La competenza metastatica è una<br />
prerogativa esclusiva della cellula tumorale.<br />
• La competenza metastatica, rifer<strong>it</strong>a<br />
all’intera popolazione cellulare di un<br />
tumore, rappresenta un evento raro.
LE METASTASI<br />
• Solo poche cellule, durante la progressione<br />
tumorale, acquistano tale competenza<br />
• Su molti milioni di cellule che possono<br />
distaccarsi da un tumore solo poche<br />
possiedono tutti i requis<strong>it</strong>i per compiere<br />
efficacemente tutte le tappe necessarie alla<br />
formazione di una metastasi.
Selezione di<br />
cloni a<br />
differente<br />
potenziale<br />
metastatico
LE METASTASI<br />
• Nel contesto della popolazione neoplastica<br />
tutte le cellule sono tumorigene ma solo<br />
alcune possono essere metastatiche.<br />
• Tutte le cellule metastatiche sono<br />
tumorigene ma non tutte le cellule<br />
tumorigene sono metastatiche.
MODALITA’ DI DIFFUSIONE<br />
METASTATICA<br />
• Contigu<strong>it</strong>à<br />
• Via Celomatica<br />
• Via Linfatica<br />
• Via Ematica<br />
• Via Canalicolare
Principali vie di diffusione<br />
metastatica
Esempi di metastatizzazione per via<br />
ematica
Metastasi linfatiche
ETIOLOGIA DEI TUMORI<br />
DNA e Tumori<br />
Malgrado la loro divers<strong>it</strong>à<br />
Malgrado la molteplic<strong>it</strong>à della loro eziologia<br />
un fatto è certo:<br />
i tumori derivano da una deregolazione del<br />
programma genetico della cellula<br />
cioè da una patologia del DNA.
LE CANCEROGENESI<br />
• Prima dell'avvento dell'ingegneria genetica<br />
gli studi erano indirizzati principalmente<br />
alla ricerca dei fattori eziologici del cancro.<br />
• Si è ricorso all'uso di tre modelli<br />
sperimentali distinti:<br />
• <strong>Cancerogenesi</strong> virale<br />
• <strong>Cancerogenesi</strong> da agenti chimici o fisici<br />
• Tumori ered<strong>it</strong>ari
LE CANCEROGENESI<br />
• numerosi virus venivano utilizzati per indurre<br />
tumori in alcuni animali ma nessuno<br />
sembrava avere un ruolo nell'insorgenza del<br />
tumore umano.<br />
• numerosi agenti fisici e chimici venivano<br />
correntemente utilizzati per indurre tumori<br />
sperimentalmente.<br />
• vennero osservati e studiati numerosi tumori<br />
ered<strong>it</strong>ari quali la poliposi familiare del colon,<br />
neoplasie endocrine multiple, nefroblastoma,<br />
retinoblastoma
LE CANCEROGENESI<br />
Tutte queste osservazioni attiravano<br />
l'attenzione sul DNA, ma mancavano i<br />
risultati che comprovassero la sua<br />
implicazione e ne mostrassero le<br />
modal<strong>it</strong>à
Eventi nella<br />
trasformazione<br />
neoplastica
CANCEROGENESI VIRALE<br />
•All'inizio degli anni '60 del secolo scorso i<br />
virologi hanno compiuto il passo decisivo<br />
dimostrando che:<br />
– Il fenotipo tumorale poteva essere confer<strong>it</strong>o a<br />
cellule normali in coltura in segu<strong>it</strong>o ad infezione<br />
con un virus (Dulbecco, 1963)<br />
– Questi virus erano capaci di integrarsi nel<br />
genoma cellulare tram<strong>it</strong>e la trascr<strong>it</strong>tasi inversa<br />
(Temin; Baltimora, 1970)
CANCEROGENESI VIRALE<br />
• il primo oncogene virale fu isolato nel 1975<br />
(Wang) ed il suo equivalente normale<br />
identificato nel genoma delle cellule di pollo<br />
non infettate (Stehelin & Bishop, 1976) e<br />
quindi nel genoma di tutti gli altri vertebrati<br />
(Spector & Bishop, 1978)<br />
• nel 1980 Cooper & Weinberg dimostrarono<br />
che era possibile trasferire il fenotipo<br />
canceroso a cellule normali trasfettandole<br />
con DNA proveniente da tumori non virali.
VIRUS ONCOGENI<br />
• virus oncogeni a RNA<br />
–retrovirus:<br />
• virus oncogeni a DNA<br />
–hepadnavirus<br />
–papovavirus<br />
–adenovirus<br />
–herpesvirus<br />
–poxvirus<br />
carcinogenesi rapida<br />
carcinogenesi lenta
RETROVIRUS
VIRUS ONCOGENI AD RNA<br />
• I retrovirus oncogeni responsabili di<br />
carcinogenesi rapida provocano delle vere e<br />
proprie forme acute di tumore (soprattutto<br />
sarcomi) che si manifestano nel giro di pochi<br />
giorni.<br />
• Il virus del sarcoma di pollo scoperto da Rous<br />
nel 1911 è il più rapido dei virus oncogeni: i<br />
fibroblasti in coltura acquistano il fenotipo<br />
trasformato dopo 24 ore dall'infezione.<br />
• i tumori da essi provocati sono di origine<br />
policlonale.
VIRUS ONCOGENI AD RNA<br />
• I retrovirus oncogeni responsabili di<br />
carcinogenesi lenta provocano tumore solo dopo<br />
settimane o mesi (anni nel caso di retrovirus<br />
umani) dall'infezione.<br />
• I tumori da essi provocati sono di origine<br />
monoclonale.<br />
• Questa distinzione è fondamentale poiché<br />
sottintende una spiegazione molecolare legata<br />
al differente meccanismo con cui essi inducono<br />
il tumore.
VIRUS ONCOGENI AD RNA
VIRUS ONCOGENI A DNA<br />
• Sono virus a DNA doppio filamento.<br />
• Alcuni di essi condividono la caratteristica di<br />
poter alternare il ciclo l<strong>it</strong>ico alla trasformazione.<br />
• Durante il ciclo l<strong>it</strong>ico, che si verifica nelle cellule<br />
permissive, cioè appartenenti alle specie di cui il<br />
virus è osp<strong>it</strong>e ab<strong>it</strong>uale, si verifica una<br />
moltiplicazione virale intensa con morte della<br />
cellula osp<strong>it</strong>e.
VIRUS ONCOGENI A DNA<br />
• Sono virus a DNA doppio filamento.<br />
• La trasformazione si verifica in assenza di<br />
moltiplicazione virale in cellule non-permissive e<br />
si realizza sempre attraverso l'integrazione del<br />
virus nel genoma della cellula osp<strong>it</strong>e.<br />
• L'integrazione avviene a caso e la probabil<strong>it</strong>à<br />
che dia trasformazione è molto bassa.<br />
• Al momento dell'integrazione una parte del<br />
genoma virale viene perso
VIRUS ONCOGENI A DNA
VIRUS ONCOGENI ED ONCOGENI<br />
• Il primo oncogene è stato scoperto grazie allo<br />
studio del primo virus oncogeno conosciuto, il<br />
virus del sarcoma del pollo (RSV), scoperto<br />
da Rous nel 1911, dimenticato e poi<br />
riscoperto dopo 50 anni.
RETROVIRUS ONCOGENI RAPIDI<br />
• L'analisi genetica classica su ceppi virali mutati<br />
permise, nel 1970, di supporre che il potere<br />
trasformante risiedesse in un unico gene:<br />
• Virus mutanti termo-sensibili si moltiplicavano e<br />
trasformavano le cellule a 35°C.<br />
–A 41°C le cellule infettate perdevano il fenotipo<br />
trasformato ma la replicazione virale non veniva<br />
interrotta.<br />
–Riportando a 35°C le cellule si ripristinava il<br />
fenotipo trasformato
RETROVIRUS ONCOGENI RAPIDI<br />
• L'analisi genetica classica su ceppi virali mutati<br />
permise, nel 1970, di supporre che il potere<br />
trasformante risiedesse in un unico gene:<br />
• Era possibile isolare mutanti privi di potere<br />
trasformante<br />
–Essi avevano una delezione di circa 1 kb<br />
–Il tratto di genoma perso interessava la regione<br />
3' del genoma virale a valle dei geni gag, pol ed<br />
env
RETROVIRUS ONCOGENI RAPIDI<br />
• L'analisi genetica classica su ceppi virali mutati<br />
permise, nel 1970, di supporre che il potere<br />
trasformante risiedesse in un unico gene:<br />
• Il clonaggio del gene (src) permise di identificare<br />
il suo prodotto<br />
–Una proteina con attiv<strong>it</strong>à tirosina-chinasi di 526 aa<br />
presente in tutte le cellule trasformate da RSV<br />
• Questo gene racchiudeva in se tutte le<br />
informazioni necessarie per l'attiv<strong>it</strong>à<br />
trasformante era un oncogene
L'oncogene Virale V-src Deriva Da<br />
Un Gene Cellulare Normale Del Pollo<br />
• Utilizzando il gene v-src come sonda molecolare<br />
si scoprì, nel genoma di pollo, una sequenza<br />
unica equivalente.<br />
• Il gene virale e quello cellulare codificavano per<br />
la stessa proteina.<br />
• La differenza maggiore consisteva nella<br />
mancanza degli introni nel gene virale.<br />
• Il gene cellulare (c-src)<br />
fu individuato in tutte le<br />
altre specie animali e nell'uomo mappava sul<br />
cromosoma 20q1.2
L'oncogene Virale V-src Deriva Da<br />
Un Gene Cellulare Normale Del Pollo<br />
• La localizzazione univoca nel genoma di pollo<br />
del gene c-src contrastava con i s<strong>it</strong>i di inserzione<br />
variabile del virus.<br />
• Il gene v-src doveva quindi derivare dal c-src e<br />
non viceversa.<br />
• Il gene c-src fu perciò defin<strong>it</strong>o proto—oncogene<br />
oncogene<br />
• In segu<strong>it</strong>o fu dimostrato che ceppi di virus<br />
difettivi per il gene v-src potevano acquisire<br />
capac<strong>it</strong>à trasformanti dopo una prolungata<br />
coltura in cellule normali di pollo.
Tutti I Virus Oncogeni Rapidi<br />
Contengono un Oncogene (a volte 2)<br />
• Lo studio di altri virus oncogeni che infettano<br />
uccelli, ratti, felini, scimmie permise, all’epoca, di<br />
individuare altri 25 oncogeni.<br />
• Tutti questi virus erano oncovirus rapidi.<br />
• Per ciascuno di questi v-onc fu possibile<br />
individuare il corrispondente gene cellulare<br />
normale (c-onc) non solo nella specie sensibile<br />
al virus ma in tutte le specie studiate.
Tutti I Virus Oncogeni Rapidi<br />
Contengono un Oncogene (a volte 2)<br />
• In generale, a parte il virus di Rous che è<br />
un'eccezione, il genoma dei retrovirus<br />
trasformanti è incompleto poiché l'oncogene ha<br />
preso il posto di uno o più geni virali.<br />
• Questi virus sono quindi difettivi e necess<strong>it</strong>ano di<br />
un virus helper per moltiplicarsi.
Tutti I Virus Oncogeni Rapidi<br />
Contengono un Oncogene (a volte 2)<br />
• Nei virus difettivi l'oncogene è spesso presente<br />
sotto forma di proteina chimerica:<br />
–una proteina generata dalla fusione del c-onc<br />
con una proteina virale (Es.: gag onc)<br />
• La funzione alterata dell’oncogene virale può<br />
essere ascr<strong>it</strong>ta ad alterazione della sequenza<br />
(mutazioni puntiformi, fusioni, delezioni) che lo<br />
rendono dominante sul corrispondente proto—<br />
oncogene cellulare.
RETROVIRUS ONCOGENI LENTI<br />
• Numerosi virus oncogeni non agiscono<br />
(induzione di fenotipo trasformato in cellule non<br />
permissive) se non dopo una lunga incubazione.<br />
• Come gli oncovirus rapidi, anche i retrovirus<br />
oncogeni lenti si integrano nel DNA delle cellule<br />
osp<strong>it</strong>i ma diversamente dagli oncovirus rapidi:<br />
–provocano proliferazioni monoclonali<br />
–non<br />
contengono oncogeni nel loro genoma
RETROVIRUS ONCOGENI LENTI<br />
• lo studio sistematico di questi virus ha permesso<br />
di scoprire nuovi meccanismi di attivazione dei<br />
proto—oncogeni.<br />
• il meccanismo di trasformazione adottati dagli<br />
oncovirus lenti non è univoco come nel caso dei<br />
retrovirus rapidi.
RETROVIRUS ONCOGENI LENTI<br />
Meccanismi Molecolari dell’Oncogenesi<br />
• Risultati sperimentali hanno dimostrato che nella<br />
cellula trasformata il genoma virale:<br />
–integrato in prossim<strong>it</strong>à di un proto-oncogene<br />
oncogene già<br />
conosciuto ed isolato nella variante v-onc<br />
–integrato in prossim<strong>it</strong>à di un gene noto ma non<br />
come oncogene<br />
–integrato di fianco ad un gene nuovo<br />
–integrato in una regione cromosomica che<br />
apparentemente non contiene geni nelle<br />
vicinanze<br />
–integrato all'interno di un gene determinando la<br />
formazione di una proteina chimerica
RETROVIRUS ONCOGENI LENTI<br />
Meccanismi Molecolari dell’Oncogenesi<br />
• Il meccanismo più comune è quello di<br />
attivazione trascrizionale di un proto-oncogene<br />
cellulare per semplice giustapposizione di una<br />
LTR virale<br />
• Il s<strong>it</strong>o di integrazione è variabile:<br />
– quando è al 5' del proto oncogene, l'attivazione<br />
trascrizionale è forn<strong>it</strong>a dal promoter dell'LTR 3’<br />
– quando è al 3', l'attivazione retrograda parte<br />
dall'enhancer dell'LTR 5'
RETROVIRUS ONCOGENI LENTI<br />
Meccanismi Molecolari dell’Oncogenesi
RETROVIRUS ONCOGENI LENTI<br />
Meccanismi Molecolari dell’Oncogenesi<br />
• Quanto sopra spiega la lentezza dell'oncogenesi<br />
ed il suo carattere monoclonale:<br />
– l'integrazione in prossim<strong>it</strong>à di un<br />
proto-oncogene è un evento raro e del tutto<br />
casuale.<br />
– questo evento unico è sufficiente per<br />
assicurare alla discendenza cellulare un<br />
vantaggio selettivo da cui deriva il carattere<br />
monoclonale.
RETROVIRUS ONCOGENI LENTI<br />
Meccanismi Molecolari dell’Oncogenesi<br />
Il carattere generale del modello è attestato da:<br />
• Uno stesso virus può integrarsi accanto ad uno<br />
o un altro di due proto-oncogeni differenti e<br />
determinare differenti malattie (linfoma piuttosto<br />
che er<strong>it</strong>roleucemia)<br />
• Un virus lento può trasformarsi in rapido dopo<br />
transduzione di un proto-oncogene.
RETROVIRUS ONCOGENI LENTI<br />
Meccanismi Molecolari dell’Oncogenesi<br />
Da ciò si deduce che:<br />
• I retrovirus rapidi sono antichi virus lenti che<br />
hanno trasdotto un proto-oncogene<br />
• L'inserzione-promozione di un proto-oncogene<br />
intatto (non mutato) indica che l'attivazione può<br />
essere anche strettamente quant<strong>it</strong>ativa
Il Caso Particolare dei Retrovirus<br />
Umani Leucemogeni di Tipo HTLV<br />
• Sono stati isolati retrovirus umani nelle sindromi<br />
linfoproliferative dell'adulto che interessano<br />
T-linfoc<strong>it</strong>i (R. Gallo) presenti allo stato di<br />
endemia in alcune regioni (Giappone, Caraibi)<br />
• Questi virus si comportano come oncovirus lenti<br />
con un periodo di latenza lunghissimo (2-10<br />
anni)
Il Caso Particolare dei Retrovirus<br />
Umani Leucemogeni di Tipo HTLV<br />
• Sono costantemente integrati nelle cellule delle<br />
leucemie che inducono ma:<br />
– Sono sprovvisti di oncogeni<br />
– Non si integrano in maniera specifica (non<br />
coinvolgono proto-oncogeni)<br />
– La proliferazione è di tipo monoclonale
Il Caso Particolare dei Retrovirus<br />
Umani Leucemogeni di Tipo HTLV<br />
• questi virus posseggono un gene tax che<br />
codifica per una proteina con funzioni<br />
transattivanti sui geni virali agendo sul<br />
promotore LTR<br />
• La proteina tax è responsabile della del potere<br />
trasformante poiché attiva dei geni cellulari<br />
specificamente espressi nei linfoc<strong>it</strong>i-T tra cui<br />
IL—2 ed il suo recettore.<br />
• tale meccanismo di trasformazione è del tutto<br />
originale e si avvicina al modello prevalente tra i<br />
virus oncogeni a DNA
VIRUS ONCOGENI A DNA<br />
Meccanismi Molecolari dell’Oncogenesi<br />
• Tutti i dati sperimentali dimostrano che gli<br />
oncovirus a DNA non contengono oncogeni (v—<br />
onc) nè esplicano la loro attiv<strong>it</strong>à trasformante<br />
attraverso meccanismi di cis-attivazione<br />
inserzionale<br />
• Il meccanismo più probabile, dimostrato<br />
sperimentalmente in alcuni casi, prevede la<br />
presenza di uno o più geni virali capaci di agire<br />
su geni o proteine della cellula osp<strong>it</strong>e:<br />
effetto transattivante
VIRUS ONCOGENI A DNA<br />
Meccanismi Molecolari dell’Oncogenesi<br />
• Le prime evidenze sperimentali a conferma di<br />
questa ipotesi furono:<br />
– Nelle cellule trasformate era possibile isolare<br />
ogni tipo di mutazione tranne quelle che<br />
interessavano la regione codificante per le<br />
proteine precoci.<br />
– I virus difettivi con delezioni nella regione<br />
precoce non possedevano capac<strong>it</strong>à<br />
trasformante.
VIRUS ONCOGENI A DNA<br />
Meccanismi Molecolari dell’Oncogenesi<br />
• I prodotti dell'espressione della regione precoce<br />
nel virus polioma sono tre:<br />
– T grande (large-T)<br />
– T medio (middle-T)<br />
– T piccolo (small-T)<br />
• Nel virus SV40 sono due:<br />
– T grande (large-T)<br />
– T piccolo (small-T)
VIRUS ONCOGENI A DNA<br />
Meccanismi Molecolari dell’Oncogenesi<br />
• Nell'adenovirus due regioni precoci che<br />
codificano diverse proteine (7) sono necessarie<br />
per l'attiv<strong>it</strong>à trasformante:<br />
– E1A<br />
– E1B<br />
• Nel papillomavirus tre geni precoci posseggono<br />
per attiv<strong>it</strong>à trasformante<br />
– E5<br />
– E6<br />
– E7
VIRUS ONCOGENI A DNA<br />
Meccanismi Molecolari dell’Oncogenesi<br />
• Tali proteine risultano dall'assemblaggio<br />
(splicing) differenziale di un unico trascr<strong>it</strong>to<br />
primario<br />
• Questo fatto ha ostacolato per molto tempo la<br />
dissezione dei singoli geni che non godono di un<br />
carattere di individual<strong>it</strong>à nel genoma ma sono<br />
parzialmente sovrapposti.<br />
• La scoperta che essi corrispondo ad ent<strong>it</strong>à<br />
codificanti distinte fu ottenuta solo dopo il<br />
clonaggio molecolare dei rispettivi cDNA
VIRUS ONCOGENI A DNA<br />
Meccanismi Molecolari dell’Oncogenesi<br />
• L'utilizzo di vettori di espressione codificanti le<br />
tre proteine in maniera indipendente ha<br />
permesso di chiarire il ruolo di ciascuna nella<br />
trasformazione delle cellule infettate.<br />
• polyoma middle-T possiede capac<strong>it</strong>à<br />
trasformante su linee cellulari stabilizzate ma<br />
non su colture primarie di cellule normali.<br />
• polyoma large-T possiede capac<strong>it</strong>à<br />
immortalizzanti su colture primarie di cellule<br />
normali.
VIRUS ONCOGENI A DNA<br />
Meccanismi Molecolari dell’Oncogenesi<br />
• E’ possibile ottenere trasformazione completa su<br />
colture primarie di cellule normali utilizzando le<br />
insieme i due cDNA:<br />
• Le cellule normali che esprimono<br />
sumultaneamente middle-T e large-T diventano<br />
immortali e tumorali.<br />
• L'esperienza su polyomavirus dimostra che il<br />
processo di trasformazione tumorale può essere<br />
scisso in almeno due tappe elementari.
VIRUS ONCOGENI A DNA<br />
Meccanismi Molecolari dell’Oncogenesi<br />
Esperimenti successivi hanno dimostrato che:<br />
• middle-T è localizzata a livello delle membrane<br />
associata al prodotto del gene c-src (cui<br />
conferisce attiv<strong>it</strong>à cost<strong>it</strong>utiva)<br />
• large-T è localizzata nel nucleo e lega il prodotto<br />
del gene Rb sequestrandolo
VIRUS ONCOGENI A DNA<br />
Meccanismi Molecolari dell’Oncogenesi<br />
• In maniera simile E5 di BVP è localizzata in<br />
membrana e potrebbe contrarre interazioni con<br />
proteine di trasduzione del segnale<br />
• E7, E6, E1A ed E1B sono localizzate nel nucleo<br />
ed interagiscono con proteine quali Rb e p53
<strong>Cancerogenesi</strong> Multifasica<br />
L'attivazione concertata di un segnale di<br />
cresc<strong>it</strong>a a livello della membrana<br />
(middle-T/src) e l'inattivazione di fattori<br />
trascrizionali che controllano l'espressione<br />
genica e la sopravvivenza della cellula (p53,<br />
Rb) sono le due tappe minime per ottenere la<br />
trasformazione completa.
<strong>Cancerogenesi</strong> Multifasica
CANCEROGENESI CHIMICA<br />
ORIGINI<br />
•Lo studio della cancerogenesi chimica nasce<br />
ufficialmente nel 1915<br />
•In quell’anno viene pubblicato il primo studio<br />
controllato di cancerogenesi sull’animale<br />
(Yamagiwa & Ychikava: Experimental Studies on Atypical<br />
Ep<strong>it</strong>helial Proliferation)<br />
•Lo studio dimostra che il trattamento locale<br />
prolungato con piccole dosi giornaliere di<br />
catrame è in grado di provocare l’insorgenza<br />
di carcinomi spinocellulari nel coniglio
ORIGINI<br />
•Il lavoro sperimentale condotto dagli autori<br />
giapponesi nel 1915 prendeva spunto da<br />
osservazioni cliniche risalenti a molti anno<br />
addietro<br />
1) Nel 1775 Sir Percival Pott aveva osservato un<br />
considerevole aumento nell’incidenza del<br />
carcinoma dello scroto tra i soggetti che in<br />
gioventù avevano eserc<strong>it</strong>ato il mestiere di<br />
spazzacamino
ORIGINI<br />
•Il lavoro sperimentale condotto dagli autori<br />
giapponesi nel 1915 prendeva spunto da<br />
osservazioni cliniche risalenti a molti anno<br />
addietro<br />
2) Nel 1873 il medico tedesco Richard Wolkmann<br />
pubblicò i risultati delle sue osservazioni<br />
sull’incidenza dei tumori cutanei tra gli addetti<br />
alla lavorazione del catrame.
METE DALLA RICERCA SULLA<br />
CANCEROGENESI CHIMICA<br />
1. Riconoscimento dei tumori umani di sicura<br />
origine occupazionale in modo da poter<br />
dimostrare una relazione di causa-effetto tra<br />
l’esposizione ad un determinato composto e la<br />
comparsa della neoplasia al fine di consentire le<br />
più idonee misure di prevenzione.<br />
2. Analisi con prove di cancerogenic<strong>it</strong>à di vari<br />
composti chimici dei quali si prevede l’utilizzo<br />
da parte dell’uomo.
METE DALLA RICERCA SULLA<br />
CANCEROGENESI CHIMICA<br />
3. Valutazione del rischio oncogeno ambientale.<br />
4. Ricerca di modal<strong>it</strong>à sperimentali idonee alla<br />
determinazione del potere oncogeno di un<br />
composto chimico.<br />
5. Riconoscimento della correlazione tra struttura<br />
molecolare di un composto e potere oncogeno.<br />
6. Studio delle interazioni tra composto<br />
cancerogeno e strutture/molecole cellulari.
METE DALLA RICERCA SULLA<br />
CANCEROGENESI CHIMICA<br />
7.Studio delle eventuali trasformazioni<br />
metaboliche cui va incontro un composto<br />
chimico nell’organismo al fine di individuare<br />
se i derivati metabolici posseggono la<br />
maggiore o minore attiv<strong>it</strong>à oncogena.<br />
8.Ricerca di sistemi biologici più semplici<br />
dell’animale per lo studio dell’attiv<strong>it</strong>à<br />
cancerogena dei composti chimici.
DEFINIZIONE DI CANCEROGENO<br />
CHIMICO<br />
• Sono detti cancerogeni quegli agenti la cui<br />
somministrazione induce comparsa di tumori<br />
in animali da esperimento i quali, in assenza<br />
di tale somministrazione, restano esenti da<br />
insorgenza di neoplasie.
DEFINIZIONE DI CANCEROGENO<br />
CHIMICO<br />
• Vengono inoltre considerati cancerogeni<br />
quegli agenti che inducono un incremento<br />
significativo e/o una comparsa precoce di<br />
quei tumori che generalmente colpiscono la<br />
specie animale in esame anche in assenza<br />
di trattamento.
DEFINIZIONE DI CANCEROGENO<br />
CHIMICO<br />
•Cancerogeni diretti: agiscono direttamente<br />
senza necess<strong>it</strong>à di formazione di derivati<br />
metabolici.<br />
•Procancerogeni: non sono cancerogeni come<br />
tali ma lo sono alcuni dei loro derivati che si<br />
formano nell’organismo in segu<strong>it</strong>o a reazioni<br />
enzimatiche.
DEFINIZIONE DI CANCEROGENO<br />
CHIMICO<br />
•Cancerogeni intermedi: si formano in segu<strong>it</strong>o<br />
a trasformazione metabolica dei<br />
procancerogeni e possiedono un discreto<br />
potere cancerogeno.<br />
•Cancerogeni terminali: derivano dai<br />
precedenti per ulteriore trasformazione<br />
metabolica. Essi risultano dotati di elevata<br />
attiv<strong>it</strong>à cancerogena.
Attivazione metabolica e<br />
detossicazione dei cancerogeni<br />
Procancerogeno<br />
Attivazione<br />
Metabolica Cancerogeno<br />
Prossimale<br />
Cancerogeno<br />
Terminale<br />
“Elettrofilo”<br />
Prodotti di<br />
Detossificazione<br />
Reazione nel s<strong>it</strong>o<br />
Nucleofilo del DNA
DEFINIZIONE DELLA DOSE<br />
SOGLIA<br />
• Ogni cancerogeno è forn<strong>it</strong>o di una DOSE<br />
SOGLIA che indica la quant<strong>it</strong>à minima di<br />
composto che deve essere somministrata<br />
all’animale perché in questo si verifichi la<br />
comparsa di un tumore.<br />
• In molti casi la dose soglia corrisponde ad<br />
una quant<strong>it</strong>à tossica se somministrata in<br />
unica soluzione.
DEFINIZIONE DEL TEMPO DI<br />
LATENZA<br />
•Tutti i cancerogeni chimici sono attivi quando<br />
vengono somministrati a piccole dosi<br />
–intercorre del tempo tra l’inizio della<br />
somministrazione ed il raggiungimento della dose<br />
soglia.<br />
•Tale tempo è detto TEMPO DI LATENZA.<br />
•Pertanto i cancerogeni chimici sono da<br />
considerarsi TOSSICI DA SOMMAZIONE
Insorgenza R<strong>it</strong>ardata del Cancro alla<br />
Vescica in Segu<strong>it</strong>o all’esposizione ad<br />
un Carcinogeno<br />
100<br />
80<br />
più di cinque anni<br />
di esposizione<br />
da 3 a 4 anni di<br />
esposizione<br />
60<br />
meno di 2 anni di<br />
esposizione<br />
40<br />
20<br />
0<br />
0 10 20 30<br />
anni dall'inizio dell'esposizione
Dipendenza<br />
lineare del tempo<br />
di induzione<br />
tumorale dalla<br />
dose<br />
giornaliera<br />
per la n<strong>it</strong>roso<br />
dietilamina<br />
ed il dimetil-4-<br />
aminobenzene
CONCETTO<br />
DELL’ACCELERAZIONE<br />
• Dalle prime osservazioni risalenti al 1943 il<br />
Duckrey derivò la relazione:<br />
d x t = K<br />
•Secondo cui il tempo di latenza è<br />
inversamente proporzionale alla dose<br />
giornaliera e la dose soglia era costante
CONCETTO<br />
DELL’ACCELERAZIONE<br />
• Ne 1963, dopo diversi esperimenti comparativi<br />
tra diverse sostanze cancerogene, corresse<br />
l’equazione nel seguente modo:<br />
d x t n = K<br />
•Per alcuni cancerogeni la dose soglia si<br />
riduceva al ridursi della dose giornaliera<br />
•Le dosi giornaliere non sono semplicemente<br />
add<strong>it</strong>ive
Dipendenza<br />
lineare del tempo<br />
di induzione<br />
tumorale dalla<br />
dose<br />
giornaliera<br />
per la n<strong>it</strong>roso<br />
dietilamina<br />
ed il dimetil-4-<br />
aminobenzene
Tassi di incidenza specifici per età del cancro del<br />
polmone in fumatori, standardizzati per dose
Attiv<strong>it</strong>à cancerogena del 2-acetilaminofluorantrene<br />
in specie differenti<br />
Si to di induz ione del tumore<br />
Spec ie Loca le Vesc ica Rene Fega to Intes ti no<br />
Do tt o<br />
au ri co lare<br />
Mamm ell a Altr o<br />
Topo no SI no SI no no SI no<br />
Ra tt o no SI SI SI SI SI SI Va ri o<br />
Ha mster no no no SI no no no no<br />
Cav ia no no no no no no no no<br />
Con igli o no SI no no no no no Uretere<br />
Gatt o no no no SI no no no Po lm one<br />
Sc immi a no no no no no no no no<br />
Pesc i no no no SI no no no no<br />
Po ll o no no SI SI no no no Ova io
Differenze legate al ceppo nell’induzione del<br />
cancro del fegato da etionina<br />
Ceppo murino sesso durata in mesi<br />
del trattamento<br />
incidenza<br />
Carwort Farms Wistar M 5,0 86<br />
Holtzman M 5,0 0<br />
Carwort Farms Wistar M 7,5 100<br />
F 7,5 100<br />
Holtzman M 7,5 60<br />
F 7,5 25<br />
Fischer M 7,5 100<br />
F 7,5 90
LA CANCEROGENESI COME<br />
PROCESSO MULTIFASICO<br />
• Le osservazioni riportate da Isaac Berenblum fin<br />
dal 1949 sulla progressione tumorale indotta da<br />
idrocarburi restano del tutto attuali ed aiutano a<br />
scheatizzare e sempificare lo studio della<br />
cancerogenesi.<br />
– BERENBLUM I, SHUBIK P.: The persistence of latent tumour cells<br />
induced in the mouse's skin by a single application of 9:10-dimethyl-<br />
1:2-benzanthracene. Br J Cancer. 1949 Sep;3(3):384-6.<br />
– BERENBLUM I, HARAN N.: The significance of the sequence of<br />
in<strong>it</strong>iating and promoting actions in the process of skin carcinogenesis<br />
in the mouse. Br J Cancer. 1955 Jun;9(2):268-71.
LA CANCEROGENESI COME<br />
PROCESSO MULTIFASICO<br />
1.Se il trattamento con cancerogeno viene<br />
sospeso PRIMA della comparsa del tumore<br />
si assiste alla regressione delle<br />
manifestazioni iperplastiche e dei papillomi.<br />
2.Se il trattamento con cancerogeno viene<br />
sospeso DOPO la comparsa del tumore non<br />
si assiste ad alcuna regressione della<br />
lesione.
LA CANCEROGENESI COME<br />
PROCESSO MULTIFASICO<br />
3. Se dopo l’interruzione del trattamento si<br />
riprende, anche dopo molto tempo,<br />
l’applicazione del cancerogeno si assiste alla<br />
ricomparsa delle lesioni ed allo sviluppo del<br />
tumore.<br />
4. Se dopo l’interruzione del trattamento si<br />
applica uno stimolo diverso (produzione di<br />
fer<strong>it</strong>e; l’applicazione di sostanze irr<strong>it</strong>anti) si<br />
assiste alla comparsa del tumore.
LA CANCEROGENESI COME<br />
PROCESSO MULTIFASICO<br />
• L’insorgenza del tumore nell’animale trattato<br />
con cancerogeno non è improvvisa ma è<br />
l’evento terminale di processi a svolgimento<br />
sequenziale (Isaac Berenblum).
LA CANCEROGENESI COME<br />
PROCESSO MULTIFASICO<br />
• La cancerogenesi cutanea nell’animale<br />
appare, infatti, dipendere da almeno due<br />
tappe:<br />
–L’iniziazione, evocata dall’applicazione del<br />
cancerogeno in quant<strong>it</strong>à subliminale<br />
–La promozione, che può essere prodotta, oltre<br />
che dal cancerogeno stesso, anche da<br />
trattamenti diversi dall’iniziante. (produzione di<br />
fer<strong>it</strong>e, agenti irr<strong>it</strong>anti etc.)
LA CANCEROGENESI COME<br />
PROCESSO MULTIFASICO<br />
• Vengono defin<strong>it</strong>i cocancerogeni o agenti<br />
promuoventi quei composti che di per sé<br />
sono sforn<strong>it</strong>i di potere oncogeno ma che<br />
sono in grado di indurre negli animali da<br />
esperimento la comparsa di neoplasie dopo<br />
trattamento iniziante (cioè con un<br />
cancerogeno a dosi subottimali).
INIZIAZIONE<br />
• L’iniziazione è un processo cellulare<br />
provocato dall’azione di agenti fisici, chimici<br />
o biologici che inducono nel genoma un<br />
danno per il quale la cellula diviene<br />
"potenzialmente neoplastica"; ha cioè<br />
maggiori probabil<strong>it</strong>à di dare origine ad un<br />
clone di cellule neoplastiche in segu<strong>it</strong>o ad<br />
ulteriori stimoli (promozione).
INIZIAZIONE<br />
• L’iniziazione è inducibile anche nelle cellule<br />
in coltura.<br />
• Dagli studi su colture cellulari è emerso che il<br />
periodo nel quale la cellula corre il maggior<br />
rischio di subire il danno iniziante<br />
corrisponde con la parte iniziale della fase S.
Procancerogeno<br />
Attivazione<br />
Metabolica<br />
Cancerogeno<br />
Terminale<br />
“Elettrofilo”<br />
Lesione<br />
del DNA<br />
Cellula<br />
Normale<br />
Riparazione<br />
Proliferazione<br />
Cellulare<br />
Cancerogeno<br />
Cellula<br />
Iniziata
PROMOZIONE<br />
• La fase di promozione è indotta dall’azione,<br />
su cellule iniziate, dalla dose residua di<br />
cancerogeno o dai cocancerogeni.<br />
• Gli agenti promuoventi provocano<br />
un’alterazione reversibile dell’espressione<br />
genica con conseguente stimolo alla<br />
proliferazione cellulare ed espansione<br />
clonale della(e) cellula(e) iniziata(e).
PROMOZIONE<br />
• Gli agenti promuoventi puri non<br />
interagiscono con il DNA e,<br />
conseguentemente, non sono mutageni.<br />
• I promotori sono detti COMPLETI se sono in<br />
grado di indurre da soli la promozione (olio di<br />
Croton; TPA)<br />
• INCOMPLETI se lo fanno in associazione tra<br />
loro -di sol<strong>it</strong>o con sequenzial<strong>it</strong>à obbligata-<br />
(trementina, mezereina etc.) .
PROMOZIONE<br />
• La fase di promozione può a sua volta<br />
essere suddivisa in due tappe chiamate dal<br />
Boutwell<br />
CONVERSIONE<br />
PROPAGAZIONE
PROMOZIONE<br />
• Se difatti nel topo già trattato con un agente<br />
iniziante il trattamento promuovente con olio di<br />
croton viene sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da un trattamento cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o<br />
da metà dose di olio di croton segu<strong>it</strong>o da<br />
trementina si verifica ugualmente la comparsa del<br />
tumore<br />
• Il tumore non compare se invece si utilizza la<br />
trementina da sola o se si inverte l’ordine di<br />
somministrazione tra olio di croton e trementina.<br />
• La trementina, quindi, sost<strong>it</strong>uisce alcuni degli effetti<br />
terminali dell’olio di croton ma non quelli iniziali.
CANCEROGENESI FISICA<br />
•<strong>Cancerogenesi</strong> da corpi estranei<br />
–Protesi dentarie difettose<br />
–Calcolosi<br />
–Fibre di Asbesto<br />
•<strong>Cancerogenesi</strong> da RADIAZIONI<br />
–Ultravioletto<br />
–Ionizzanti
CANCEROGENESI FISICA<br />
• ULTRAVIOLETTO<br />
–Radiazione Solare<br />
–UV per uso cosmetico<br />
• IONIZZANTI<br />
–Radiazione ambientale (Radon, raggi cosmici)<br />
–Raggi X<br />
–Raggi gamma<br />
–Radioisotopi per uso diagnostico<br />
–Radioisotopi contaminanti (Chernobyl)
Effetto della radiazione UV sulla struttura<br />
del DNA<br />
Scheletro del DNA<br />
Radiazione UV<br />
Dimero di Timina
ESEMPIO SPERIMENTALE DI<br />
CANCEROGENESI FISICA DA CORPO<br />
ESTRANEO<br />
• TUMORI DA LAMINA:<br />
• L’inserzione chirurgica di una lamina d’oro o di<br />
materiale plastico nel sottocutaneo del topo o<br />
del ratto è segu<strong>it</strong>a a distanza di tempo dalla<br />
comparsa di un sarcoma.<br />
• L’incidenza della comparsa del tumore<br />
diminuisce fino a scomparire se vengono<br />
impiantate lamine traforate.<br />
• Il decremento è proporzionale al numero ed al<br />
diametro dei fori.
ESEMPIO SPERIMENTALE DI<br />
CANCEROGENESI FISICA DA CORPO<br />
ESTRANEO<br />
• Non esiste alcuna relazione tra la natura chimica<br />
della lamina e l’insorgenza dei tumori:<br />
–lo stesso materiale, se impiantato sotto cute in eguali<br />
quant<strong>it</strong>à ma sotto forma di polvere risulta privo di<br />
potere oncogeno.<br />
• L’incidenza di comparsa del tumore è tanto<br />
maggiore quanto maggiore è la superficie della<br />
lamina ed è correlata alla forma della stessa:<br />
–L’incidenca è maggiore se la lamina ha la forma di un<br />
bottone.
PROGRESSIONE<br />
• Con l’acquisizione delle conoscenze forn<strong>it</strong>e<br />
dalla biologia molecolare il termine<br />
cancerogenesi multifasica è passato a<br />
descrivere non più la plurifasic<strong>it</strong>à morfologica<br />
del processo cancerogenetico bensì il verificarsi<br />
a livello cellulare di una sequenza di eventi<br />
molecolari che non si esauriscono con la<br />
comparsa del tumore.<br />
• L'insieme di tali fenomeni provoca il fenomeno<br />
della progressione neoplastica.
PROGRESSIONE
PROGRESSIONE<br />
• Il tumore non è un'ent<strong>it</strong>à statica ma dinamica<br />
in quanto continuamente suscettibile di<br />
modificazioni che si estrinsecano con la<br />
comparsa di nuove caratteristiche<br />
fenotipiche.<br />
• Il concetto di progressione non va lim<strong>it</strong>ato al<br />
tumore già cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o ma va esteso anche alle<br />
cellule che hanno sub<strong>it</strong>o il processo di<br />
iniziazione
PROGRESSIONE<br />
• Tutta la storia naturale del tumore, dal<br />
momento in cui la cellula progen<strong>it</strong>rice della<br />
popolazione cellulare neoplastica ha sub<strong>it</strong>o il<br />
processo di iniziazione fino al momento in<br />
cui avviene la morte dell'osp<strong>it</strong>e, è<br />
contraddistinta da una successione di<br />
fenomeni che contribuiscono a modificare<br />
continuamente la fisionomia molecolare della<br />
neoplasia.
PROGRESSIONE<br />
• Oggi con il termine progressione, quindi, si<br />
intendono tutte le varie tappe di<br />
trasformazione sequenziale che hanno luogo<br />
nelle cellule tumorali dal momento<br />
dell'iniziazione e proseguono fino a quando il<br />
tumore è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o ed anche dopo,<br />
indipendentemente dal metodo col quale la<br />
comparsa del tumore è stata indotta.
PROGRESSIONE
Test di Mutagenic<strong>it</strong>à<br />
• Per evidenziare le sostanze chimiche<br />
mutagene e quantizzarne l’attiv<strong>it</strong>à sono stati<br />
approntati diversi saggi genetici<br />
• Il più noto di essi è il test di Ames
Test di Ames
Test di Mutagenic<strong>it</strong>à<br />
Organismo<br />
Rilevamento<br />
Tempo di<br />
risposta<br />
Costo<br />
Batteri<br />
Liev<strong>it</strong>i<br />
Miceti<br />
Neurospora crassa<br />
Cellule di mammifero<br />
in coltura<br />
Insetti<br />
Drosophila melanogaster<br />
Piante<br />
Vicia faba<br />
Tradescantia paludosa<br />
Mammiferi (rod<strong>it</strong>ori)<br />
Reversione genica, riparazione<br />
DNA<br />
Reversione genica, mutazione in<br />
avanti, ricombinazione, nondisgiunzione<br />
cromosomica<br />
Mutazione genica, nondisgiunzione<br />
cromosomica<br />
Mutazione in avanti, aberrazioni<br />
cromosomiche, sintesi di DNA non<br />
programmata<br />
Mutazioni, aberrazioni<br />
cromosomiche, non-disgiunzione<br />
cromosomica, ricombinazione<br />
Aberrazioni cromosomiche<br />
Mutazioni geniche<br />
Aberrazioni cromosomiche<br />
Mutazioni: puntiformi, letali<br />
2-5 giorni<br />
Meno di<br />
10 giorni<br />
1-3<br />
settimane<br />
2-5<br />
settimane<br />
2-7<br />
settimane<br />
3-8 giorni<br />
2-5 sett<br />
1-5 sett<br />
2-4 mesi<br />
Molto<br />
basso<br />
Basso<br />
Moderato<br />
Moderato<br />
alto<br />
Moderato<br />
Basso<br />
Moderato<br />
Alto<br />
Altissimo
CLASSIFICAZIONE DEI<br />
CANCEROGENI CHIMICI<br />
• Sostanze Alchilanti<br />
• Idrocarburi Aromatici Policiclici<br />
• Amine Aromatiche<br />
• Composti Azoici (azocomposti)<br />
• Idrocarburi Alogenati<br />
• Sostanze Naturali<br />
• Composti Organici Naturali<br />
• Composti Inorganici
SOSTANZE ALCHILANTI<br />
PER ALCHILAZIONE INTENDE QUELLA<br />
REAZIONE CHIMICA NEL CORSO<br />
DELLA QUALE UN COMPOSTO<br />
(Sostanza Alchilante) CEDE UNO O PIÙ<br />
GRUPPI ALCHILICI (Metilici od Etilici) AD<br />
UN ALTRO COMPOSTO CHE DIVENTA,<br />
PERTANTO, ALCHILATO
SOSTANZE ALCHILANTI<br />
Sono detti alchilanti spontanei quei<br />
composti che cedono i loro gruppi alchilici<br />
senza preventiva trasformazione<br />
metabolica:<br />
Si comportano, pertanto, come<br />
Cancerogeni Diretti
SOSTANZE ALCHILANTI<br />
Gli alchilanti non spontanei richiedono<br />
invece attivazione metabolica affinché<br />
siano in grado di cedere i loro gruppi<br />
alchilici:<br />
Si comportano, pertanto, come<br />
Procancerogeni<br />
Esempi: Uretano (anestetico)<br />
Etionina (prodotto nell’intestino da<br />
microrganismi dalla metionina)<br />
N<strong>it</strong>rosamine, N<strong>it</strong>rosamidi
SOSTANZE ALCHILANTI<br />
• Le reazioni di alchilazione possono essere<br />
monofunzionali o bifunzionali<br />
• Nelle reazioni monofunzionali (sn 1 ) si ha la<br />
cessione di un solo gruppo alchilico con<br />
mutazione puntiforme su un solo filamento di<br />
DNA<br />
• Nelle reazioni bifunzionali (sn 2 ) si ha la<br />
cessione di due gruppi alchilici con<br />
conseguente interessamento di entrambi i<br />
filamenti di DNA
SOSTANZE ALCHILANTI<br />
Le alterazioni che si producono in segu<strong>it</strong>o<br />
alla fissazione di un gruppo alchilico sono:<br />
1. Sost<strong>it</strong>uzione di una base<br />
2. Rottura di un filamento<br />
3. Rottura di entrambi i filamenti<br />
4. Depurinazione<br />
5. Legami crociati intra ed <strong>it</strong>erfilamento<br />
6. Esterificazione del gruppo fosforico
SOSTANZE ALCHILANTI<br />
Tra gli Alchilanti diretti ricordiamo:<br />
1. Propiolattone<br />
2. Mostarda Azotata<br />
3. Ipr<strong>it</strong>e<br />
4. Etilenamina<br />
5. N-Metil-N<strong>it</strong>roso-Urea<br />
6. Diepossi-Butano
IDROCARBURI AROMATICI<br />
POLICICLICI<br />
La maggior parte degli idrocarburi<br />
aromatici policiclici si forma nel corso<br />
della combustione di materiali organici ad<br />
elevate temperature
IDROCARBURI AROMATICI<br />
POLICICLICI<br />
Tutti gli idrocarburi aromatici policiclici<br />
contengono una struttura di base<br />
riportabile all’antracene e/o al fenantrene.<br />
Alcuni autori inseriscono tra le strutture di<br />
base anche il pirene ed il crisene
IDROCARBURI AROMATICI<br />
POLICICLICI<br />
Antracene<br />
Fenantrene<br />
Pirene<br />
Crisene
IDROCARBURI AROMATICI<br />
POLICICLICI<br />
1:2 Benzoantracene Benzofenantrene<br />
Benzopirene<br />
Dibenzoantracene
IDROCARBURI AROMATICI<br />
POLICICLICI<br />
CH 3<br />
9,10-dimetilantracene<br />
CH 3<br />
CH 3<br />
CH 3<br />
1,4-dimetilfenantrene<br />
CH 3<br />
CH 3<br />
7,12-dimetilbenzoantracene<br />
CH 3<br />
CH 3 CH3<br />
20-metilcolantrene
IDROCARBURI AROMATICI<br />
POLICICLICI<br />
I primi idrocarburi aromatici policiclici di<br />
cui fu dimostrato il potere cancerogeno<br />
furono il<br />
3,4-benzopirene<br />
e<br />
1,2,5,6-dibenzoantracene<br />
ottenuti per distillazione a 300 °C del<br />
catrame
IDROCARBURI AROMATICI<br />
POLICICLICI<br />
L’ossigenazione/ossidazione metabolica<br />
degli idrocarburi porta alla formazione di:<br />
Dioli<br />
Epossidi<br />
OH<br />
Diolo-epossidi<br />
OH<br />
O<br />
OH<br />
che sono in grado di interagire con le<br />
macromolecole biologiche<br />
OH<br />
O
IDROCARBURI AROMATICI<br />
POLICICLICI<br />
Il sistema multienzimatico responsabile<br />
dell’ossidazione è il<br />
DMES (Drug Metabolizing Enzyme<br />
System)<br />
del quale un COMPONENTE essenziale è<br />
il c<strong>it</strong>ocromo P-450
IDROCARBURI AROMATICI<br />
POLICICLICI<br />
Altre vie di attivazione degli idrocarburi<br />
sono l’ossidazione ad opera delle<br />
perossidasi e la fotoconversione
ATTIVAZIONE METABOLICA DEL<br />
BENZOPIRENE<br />
Mono-ossigenasi<br />
Microsomiale<br />
Benzopirene O 7,8-eposside<br />
In grado di formare addotti con le basi puriniche<br />
HO<br />
O<br />
OH<br />
7,8-diidrodiolo-<br />
9,10-epossido<br />
Mono-ossigenasi<br />
Microsomiale<br />
HO<br />
OH<br />
Epossido<br />
Idrasi<br />
microsomiale<br />
7,8-diidrodiolo
AMINE AROMATICHE<br />
Le amine aromatiche sono sostanze<br />
coloranti cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e da una struttura<br />
aromatica nella quale un atomo di<br />
idrogeno è sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dal gruppo aminico<br />
NH 2
AMINE AROMATICHE<br />
Anilina<br />
molto tossica ma non cancerogena<br />
NH 2<br />
NH 2<br />
4-aminodifenile<br />
NH 2<br />
NH 2<br />
Benzidina<br />
NH 2<br />
utilizzati x coloranti o esplosivi<br />
2-naftiamina<br />
CA vescicale uomo ma no Topo<br />
Viene coniugata con acido glicuronico nel fegato e si accumula in vescica
AMINE AROMATICHE<br />
Il cancro vescicale da amine aromatiche è<br />
una delle forme più subdole e gravi di tumore<br />
professionale
AZOCOMPOSTI<br />
•I composti azoici o azocomposti sono<br />
cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i da molecole caratterizzate dalla<br />
presenza di anelli benzenici contenenti<br />
almeno un gruppo aminico e riun<strong>it</strong>i da<br />
due atomi di azoto tra i quali è interposto<br />
un doppio legame<br />
•Nel Ratto provocano epatomi<br />
•La v<strong>it</strong>amina B svolge azione protettiva
AZOCOMPOSTI<br />
• Azocomposto cancerogeno derivato da un<br />
colorante<br />
• Dal Rosso Scarlatto usato come disinfettante per<br />
fer<strong>it</strong>e dal 1906 per tutto il periodo della grande<br />
guerra
AZOCOMPOSTI<br />
• Deriva un potente cancerogeno<br />
• O-amino-azotoluolo
AZOCOMPOSTI<br />
• Azocomposto cancerogeno derivato da un<br />
colorante<br />
• Dal Giallo Burro, utilizzato per anni come<br />
colorante per margarina e pasta deriva il<br />
Dimetilaminobenzene
IDROCARBURI IDROGENATI<br />
• Gli idrocarburi alogenati comprendono<br />
composti di produzione industriale con<br />
applicazioni varie:<br />
• Solventi<br />
• Resine<br />
• Insetticidi (DDT, TCDD diossina)<br />
• Sostanze plastiche (cloruro di vinile<br />
CH 2 =CHCl)
Sostanze Naturali<br />
• Nell’alimentazione umana:<br />
• Cicasina (farina alimentare ottenuta dalla noce di<br />
cycas in estremo oriente)<br />
• Aflatossina (tossina prodotta da miceti<br />
contaminanti le farine alimentari)<br />
• Nell’industria cosmetica:<br />
• Safrolo (presente nell’olio essenziane di<br />
sassofrasso)<br />
• Medicamenti:<br />
• Cloramfenicolo (antibiotico)<br />
• N<strong>it</strong>rofurantoina (chemioterapico)<br />
• Fenacetina (analgesico)
Sostanze Naturali