Osservatorio Astronomico di Torino
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Durante l'ultima assemblea generale dell'Unione Astronomica Internazionale, nell'estate del 2006, il<br />
problema della calibrazione dei parametri polarimetrici è stato sollevato in sede <strong>di</strong> Commissione 15,<br />
e si è deciso <strong>di</strong> costituire dei gruppi <strong>di</strong> lavoro per stu<strong>di</strong>are questo problema e quello correlato della<br />
scarsa accuratezza con cui si conoscono le magnitu<strong>di</strong>ni assolute degli asteroi<strong>di</strong> <strong>di</strong> più recente<br />
scoperta. L’interesse al problema è stato in gran parte stimolato e determinato dall'intervento <strong>di</strong><br />
membri del gruppo torinese, a cui appartiene il nuovo vicepresidente della Commissione 15.<br />
Stu<strong>di</strong>o delle proprietà superficiali degli oggetti near-Earth me<strong>di</strong>ante osservazioni ra<strong>di</strong>ometriche<br />
nell'Infrarosso termico Nel campo della ra<strong>di</strong>ometria termica, si sono analizzati i dati ra<strong>di</strong>ometrici<br />
ottenuti in una serie <strong>di</strong> campagne <strong>di</strong> osservazione me<strong>di</strong>ante i telescopi dell'ESO ed il telescopio<br />
Keck da 10 m nelle isole Hawaii, al fine <strong>di</strong> ricavare una stima dell'inerzia termica superficiale degli<br />
asteroi<strong>di</strong> near-Earth. Questo parametro determina l'efficienza dell’effetto Yarkovsky, un processo<br />
<strong>di</strong> emissione termica che induce una deriva sistematica del semiasse maggiore orbitale, e che è<br />
ritenuto fondamentale per comprendere l'evoluzione orbitale degli oggetti near-Earth e i<br />
meccanismi <strong>di</strong> trasferimento dalla fascia principale. I risultati della ricerca sono stati presentati in<br />
via preliminare al congresso della Divisione per le Scienza planetarie della Società Astronomica<br />
Americana, e più recentemente sono stati sottomessi per la pubblicazione sulla rivista Icarus. In<br />
particolare, si è trovato che l'effetto Yarkovsky dovrebbe essere alquanto meno efficiente <strong>di</strong> quanto<br />
ritenuto in precedenza da <strong>di</strong>versi autori.<br />
Sviluppo <strong>di</strong> un concetto <strong>di</strong> osservatorio spaziale de<strong>di</strong>cato alla caratterizzazione fisica degli oggetti<br />
near-Earth a alla scoperta <strong>di</strong> oggetti con orbita interna rispetto a quella della Terra.<br />
Va menzionato lo stu<strong>di</strong>o per un osservatorio spaziale <strong>di</strong> oggetti near-Earth per la caratterizzazione<br />
fisica e la scoperta <strong>di</strong> oggetti interni all'orbita della Terra. Questo progetto ha mostrato come un<br />
telescopio spaziale in grado <strong>di</strong> osservare sia nel visibile che nel vicino IR termico (intorno a 10<br />
micron) sarebbe un complemento ideale per i telescopi terrestri <strong>di</strong> prossima generazione che<br />
saranno de<strong>di</strong>cati a surveys sistematiche del cielo alla ricerca <strong>di</strong> oggetti potenzialmente pericolosi per<br />
la Terra.<br />
Fisica Solare<br />
Vento solare Nell’ambito della ricerca de<strong>di</strong>cata allo stu<strong>di</strong>o della corona e del vento solare al minimo<br />
<strong>di</strong> attività, sono state approfon<strong>di</strong>te le indagini sulle sorgenti ed i processi <strong>di</strong> accelerazione del vento<br />
solare lento, nelle regioni coronali a bassa latitu<strong>di</strong>ne, e veloce, in corrispondenza dei buchi coronali<br />
polari, attraverso l'analisi <strong>di</strong> dati ottenuti con lo strumento UVCS <strong>di</strong> SOHO.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o del vento lento tiene conto per la prima volta della topologia magnetica coronale,<br />
estrapolata in base ad un modello magnetoidro<strong>di</strong>namico (MHD) tri<strong>di</strong>mensionale utilizzato sia per<br />
definire lo streamer boundary, sia per ricavare il flusso <strong>di</strong> massa lungo i tubi <strong>di</strong> flusso che collegano<br />
le regioni coronali e l'eliosfera. I risultati dell'analisi hanno permesso <strong>di</strong> confermare<br />
l’identificazione delle sorgenti del vento solare lento che risultano essere localizzate all’esterno<br />
degli streamers, nella regione con linee <strong>di</strong> campo magnetico aperte, e <strong>di</strong> definire l’abbondanza<br />
dell’ossigeno del vento lento in corona.<br />
Si è proseguito lo stu<strong>di</strong>o delle proprietà <strong>di</strong>namiche del vento solare veloce nelle regioni coronali<br />
polari determinando la sua velocità fino a 5 raggi solari, dove assume proprietà già molto vicine a<br />
quelle asintotiche. Si è inoltre determinato il grado <strong>di</strong> anisotropia della <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> velocità<br />
degli ioni OVI coronali che è l’in<strong>di</strong>ce più <strong>di</strong>retto delle proprietà del meccanismo <strong>di</strong> deposizione<br />
dell’energia che accelera il vento solare.<br />
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