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punta di penna, problematiche appena accennate senza<br />

gridare, toni sommessi e <strong>qui</strong>ndi più consapevoli. Niente<br />

di memorabile, ma molta sincerità.<br />

Il Messaggero - Roberta Bottari - 08/02/2008<br />

Una commessa del<strong>la</strong> Coop, due pensionati, un avvocato,<br />

un disoccupato, un’impiegata postale, <strong>la</strong> proprietaria<br />

di una tintoria, uno studente e un falegname. Vivono a<br />

Livorno e, sì, non conducono l’esistenza più sognata<br />

dagli italiani. Per fortuna c’è quel teatrino in cui si<br />

incontrano, unico rifugio dove trovare un momento<br />

ludico. Ma, come quasi tutti abbiamo imparato, niente è<br />

<strong>per</strong> sempre. E <strong>per</strong>fino quel teatro potrebbe svanire: il<br />

proprietario lo vuole sostituire con un’attività più redditizia,<br />

tipo una banca... Ma i teatranti si chiamano ‘I<br />

Perseveranti’ ed è gente che sa lottare. Con “Non c’è<br />

più niente da fare” (da Bobby Solo), Barresi porta al<br />

cinema una favo<strong>la</strong> semplice semplice, che <strong>per</strong>ò scorre<br />

piacevolmente, fra amori, malintesi e ricordi, <strong>la</strong>sciando<br />

sullo sfondo problemi di <strong>la</strong>voro, di denaro ed esistenze<br />

solitarie. Piccolo omaggio al teatro, girato senza troppe<br />

pretese, con grande sincerità, e due immensi Rocco<br />

Papaleo e Alba Rohrwacher.<br />

La Repubblica - Paolo D’Agostini - 15/02/2008<br />

Vita e arte si mesco<strong>la</strong>no in “Non c’è più niente da<br />

fare”. A Livorno un gruppetto di professionisti, impiegati,<br />

artigiani, disoccupati, pensionati e studenti di<br />

giorno, diventano <strong>la</strong> sera <strong>la</strong> Compagnia dei<br />

Perseveranti. La loro picco<strong>la</strong> grande parabo<strong>la</strong> è un<br />

omaggio a tutti gli eroici attori dilettanti sparsi qua e<br />

là <strong>per</strong> l’Italia. E <strong>la</strong> loro <strong>per</strong>severanza è quel<strong>la</strong> che li fa<br />

resistere con il loro maldestro, ma appassionato adattamento<br />

del<strong>la</strong> ‘Cavalleria rusticana’ alle pressioni del<br />

padrone dell’antico teatro che li vuole sfrattare. Teatro<br />

e vita s’intrecciano <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> loro fantasia è il passaporto<br />

<strong>per</strong> rendere più accettabile <strong>la</strong> spesso deludente<br />

realtà. E <strong>per</strong>ché amori, tradimenti e rese dei conti che<br />

in costume da Turiddu o da Alfio essi mettono in<br />

scena si riflettono anche sulle loro esistenze fuori<br />

scena. Li accompagna l’omonima canzone di Bobby<br />

Solo che <strong>per</strong>ò il loro spirito tenace contraddice. Non è<br />

vero che non c’è più niente da fare, e se ‘è stato bello<br />

sognare’ non è neanche vero che essi si accontentino<br />

di questo. Garbato minuscolo film affol<strong>la</strong>to di bravi<br />

attori tra i quali i veterani Valeria Valeri e Raffaele<br />

Pisu. Realizzato dal livornese Emanuele Barresi con<br />

l’aiuto dello sceneggiatore (abituale di Paolo Virzì)<br />

Francesco Bruni.<br />

La Stampa - Lietta Tornabuoni - 08/02/2008<br />

Storia d’una compagnia teatrale di dilettanti a Livorno,<br />

tra canali e nebbie: i Perseveranti, intenti a mettere in<br />

scena un adattamento di CavalIeria rusticana dal racconto<br />

di Verga e dall’o<strong>per</strong>a del livornese Mascagni.<br />

Gelosie, amori, tradimenti si sovrappongono in scena e<br />

nel<strong>la</strong> vita, nel gruppo famigliare di amici (due pensionati,<br />

un disoccupato, un avvocato, una commessa, un<br />

falegname) che trovano recitando conso<strong>la</strong>zione e forza,<br />

che si ritrovano uniti contro il padrone deciso a fare del<br />

teatrino una banca. Pure Cavalleria rusticana ac<strong>qui</strong>sta<br />

un lieto fine, con compare Turiddu resuscitato e innamorato:<br />

tale è <strong>la</strong> forza del teatro. Film semplice, piacevole,<br />

con ottimi attori (Alba Rohrwacher, Rocco<br />

Papaleo,Valeria Valeri, Lucia Poli, Carlo Monni), dal<strong>la</strong><br />

coralità bene e<strong>qui</strong>librata.<br />

<strong>Cine</strong>Corriere.it - Serenel<strong>la</strong> Tartufi - 08/02/2008<br />

Sulle note di Bobby Solo e di Pietro Mascagni, il piccolo<br />

“Teatro dei Perseveranti” di Livorno gioca <strong>la</strong> sua battaglia<br />

<strong>per</strong> l’arte e <strong>per</strong> <strong>la</strong> vita, quel<strong>la</strong> vera, quel<strong>la</strong> che dà<br />

soddisfazioni. La picco<strong>la</strong> compagnia dilettante, “in francese<br />

amateur” come sottolineato dall’avvocato/attore<br />

Massimo Lupi (un esi<strong>la</strong>rante Rocco Papaleo), decide di<br />

mettere in scena l’adattamento del<strong>la</strong> novel<strong>la</strong> di Verga<br />

dell’o<strong>per</strong>a lirica del compositore livornese “Cavalleria<br />

Rusticana”. Le prove si svolgono <strong>la</strong> sera, <strong>per</strong> tutti “sono<br />

l’unico momento bello del<strong>la</strong> giornata” ed è sul palco che<br />

s’intrecciano le loro vite, tra amori interrotti, ce<strong>la</strong>ti o<br />

ingrigiti, giornate buone e giornate no. La compagnia è<br />

diretta da Enrico, (Stefano Filippi) amatore autentico del<br />

teatro, disoccupato ma con <strong>la</strong> sciarpa rossa <strong>per</strong> distinguersi<br />

in quanto regista; amatore autentico di Chiara<br />

(Cristina Cirilli) che <strong>per</strong>ò lo <strong>la</strong>scia <strong>per</strong>ché troppo mammone…<br />

ma non rinuncia al<strong>la</strong> sua parte di Santuzza.<br />

Costretto dalle sue due donne Enrico trova un <strong>la</strong>voro, un<br />

<strong>la</strong>voro precario “<strong>la</strong> piaga del mondo moderno” deve<br />

<strong>per</strong>ò cedere <strong>la</strong> sua parte di Turiddu al suo coin<strong>qui</strong>lino<br />

falegname Daniele (Fabrizio Brandi) il quale senza alcuna<br />

velleità artistica si appassiona al teatro <strong>per</strong>ché “c’è<br />

tutto quel legno”. Nonostante incomprensioni e sguardi<br />

<strong>la</strong>nguidi le prove procedono altalenanti come in una<br />

qualsiasi compagnia teatrale, fino a quando non arriva <strong>la</strong><br />

batosta…: il <strong>per</strong>fido Baciocchi (Andrea Buscemi) pisano,<br />

nonché proprietario del teatro, ha deciso di sfrattare<br />

<strong>la</strong> compagnia <strong>per</strong> adibire lo spazio ad uffici. Succede di<br />

tutto, chi tenta il suicidio, chi si incatena, succede<br />

soprattutto che Livorno, giornalisti inclusi, si schiera<br />

con i teatranti, e quando questi sono costretti a debutta-<br />

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