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edi/caco/la stampa rassegnata...<br />

stampa rassegnata...edi/caco/la<br />

Le menzogne di Stato<br />

di Bruno Tinti<br />

(Procuratore Aggiunto della Repubblica di Torino)<br />

La convulsa attività legislativa dell’attuale maggioranza<br />

ha una caratteristica particolare: ogni provvedimento<br />

emesso è preceduto e giustificato da bugie. Non è vero<br />

che esista un problema sicurezza pubblica: il numero<br />

dei reati commessi è in costante flessione. E tuttavia il<br />

problema sicurezza pubblica è percepito dai cittadini come<br />

un problema grave perché tutti i giorni, a pranzo, cena e<br />

colazione, televisioni di Stato e private (le 6 reti controllate<br />

dal Presidente del Consiglio) e giornali di partito spiegano<br />

che c’è un grave problema di sicurezza pubblica e avvalorano<br />

questa “denuncia” con minuziosi racconti di scippi, furticiattoli<br />

e qualche reato grave, morbosamente esibito. Se adottassero<br />

la stessa tignosa diligenza per raccontare le migliaia di<br />

corruzioni che vengono scoperte ogni giorno in<br />

Italia, le decine di migliaia di frodi fiscali che<br />

impoveriscono l’Italia di centinaia di milioni<br />

di euro, le decine di morti sul lavoro che<br />

insanguinano ogni giorno fabbriche e cantieri,<br />

i milioni di abusi edilizi che deturpano il Paese,<br />

gli inquinamenti, le frodi nei finanziamenti UE,<br />

insomma tutti quelli che per la classe dirigente<br />

italiana non sono reati degni di attenzione;<br />

ebbene, è certo che i cittadini italiani<br />

avrebbero del loro Paese una percezione<br />

diversa, assai più preoccupante del preteso<br />

problema sicurezza e certamente assai più<br />

realistica.<br />

Non è vero che, per quanto riguarda<br />

gli extracomunitari e i rumeni che<br />

delinquono, la soluzione giusta consiste<br />

nell’espulsione: la soluzione giusta, come<br />

ognuno può capire, consiste nel metterli in prigione,<br />

proprio come si deve fare con chiunque commetta reati.<br />

Naturalmente per fare questo occorre un sistema giudiziario<br />

che funzioni; quindi bisognerebbe cambiare in fretta e furia il<br />

90 % della legislazione penale e processuale italiana.<br />

Quella penale, eliminando una sterminata quantità di reati<br />

inutili (mi vengono in mente l’omesso versamento di ritenute<br />

INPS, l’omesso versamento delle ritenute d’acconto, l’ingiuria,<br />

la minaccia lieve, la sosta con biglietti prepagati (i vouchers)<br />

falsificati, l’omessa esposizione negli esercizi di ristorazione<br />

della tabella dei giochi leciti; non continuo perché dovrei<br />

riempire un paio di fogli).<br />

E quella processuale, eliminando un centinaio di adempimenti<br />

formali del tutto irrilevanti, rendendo obbligatoria l’elezione<br />

di domicilio presso il difensore, riformando completamente il<br />

regime delle notifiche (obbligatori fax o e-mail per gli avvocati),<br />

abolendo l’appello, abolendo il giudizio collegiale di primo<br />

grado (un solo giudice è più che sufficiente).<br />

E poi, naturalmente, bisognerebbe abolire tutti i tribunali<br />

inutili, quelli formati da meno di 20 giudici, rivedendo tutte<br />

le circoscrizioni giudiziarie, dividendo i tribunali delle<br />

grandi città in 2 o 3 o 4 tribunali (perché tribunali enormi<br />

funzionano malissimo).<br />

E poi bisognerebbe ridurre nella misura da 10 a 1 tutti gli istituti<br />

premiali che fanno si che una pena di 10 anni significhi, nei<br />

fatti, poco più di 4 anni di prigione vera e propria.<br />

E, per finire, bisognerebbe costruire molte carceri nuove<br />

e assumere un sacco di cancellieri, segretari e personale<br />

amministrativo in genere; e naturalmente ammodernare e<br />

far funzionare una struttura informatica disorganizzata e<br />

sottoutilizzate.<br />

E’ ovvio che, piuttosto che mettersi a fare tutto questo,<br />

è più comodo far finta di aver trovato la soluzione<br />

miracolosa: li espelliamo tutti.<br />

Un po’ come i tanti miracolosi rimedi contro il cancro che<br />

avevano il vantaggio di far a meno di lunghe costose e faticose<br />

ricerche mediche e farmacologiche.<br />

Non è vero che gli extracomunitari espulsi, quando vengono<br />

riacchiappati, vengono poi assolti da giudici comunisti e<br />

sabotatori: è vero che nessuno Stato che ha frontiere con<br />

l’Italia accetta di ricevere stranieri privi di documenti; e, se<br />

gli extracomunitari espulsi non collaborano e nascondono i<br />

documenti e dicono di non averli e non si riesce a provare<br />

che invece ce li hanno, c’è poco da fare, il non aver obbedito<br />

all’ordine di espulsione non è reato per via dell’articolo 40<br />

del codice penale: nessuno può essere punito per un fatto<br />

costituente reato se non è conseguenza della sua azione; e<br />

qui il non aver obbedito all’ordine di espulsione<br />

è conseguenza della condotta dei doganieri<br />

spagnoli, francesi, svizzeri etc..<br />

Per quanto può dire il giudice italiano,<br />

l’extracomunitario espulso “ci ha provato” ma<br />

non è riuscito ad andarsene.<br />

Non è vero che il reato di clandestinità<br />

costituisce una soluzione idonea a ridurre il<br />

numero, stimato troppo elevato, di immigrati<br />

nel nostro Paese; prima di tutto un vero reato<br />

di clandestinità, che consiste nel trovarsi<br />

illecitamente in territorio italiano, cioè senza<br />

documenti e/o senza permesso di soggiorno,<br />

significherebbe dover celebrare centinaia<br />

di migliaia di processi, tanti quanti sono gli<br />

immigrati clandestini nel nostro Paese; il che<br />

è assolutamente impossibile, visto che non<br />

si riesce nemmeno a fare i processi che ci sono ora che<br />

terminano per l’85 % con la prescrizione.<br />

E poi, per come è scritto (ma è ancora un progetto), questo<br />

reato di clandestinità consiste in realtà in un ingresso illecito<br />

nel nostro Paese: che viene commesso da chi vi mette piede<br />

per la prima volta in violazione delle leggi sull’immigrazione<br />

e viene acchiappato proprio mentre lo sta commettendo;<br />

per intenderci sul bagnasciuga della spiaggia di Lampedusa<br />

o mentre sta scavalcando la rete al confine tra l’Italia e la<br />

Croazia. Perché, se viene acchiappato 10 minuti dopo, mentre<br />

passeggia sulla spiaggia di Lampedusa o su un viottolo del<br />

Veneto, gli basterà dire che lui è in effetti clandestino e che<br />

però è entrato in Italia circa un mese fa (fra un anno dirà che è<br />

entrato circa un anno e un mese fa); e sarà assolto perché la<br />

legge, un mese fa (o un anno e un mese fa), ancora non c’era<br />

e nessuno può essere punito per un fatto che, nel momento in<br />

cui viene commesso, non è previsto dalla legge come reato: lo<br />

dice l’articolo 2 del codice penale.<br />

Non è vero che occorre limitare le intercettazioni perché se<br />

ne è abusato, come sarebbe dimostrato dal fatto che -- così<br />

dicono gli affannati esponenti della maggioranza che qualche<br />

giustificazione al loro operato debbono pur trovarla -- il numero<br />

degli intercettati è elevatissimo: in realtà le intercettazioni sono<br />

disposte in una ridottissima percentuale dei processi penali (a<br />

Torino 300 processi su 200.000); quindi sono pochissime.<br />

E’ però vero che, tra gli intercettati, vi è un numero ridotto<br />

ma importante di appartenenti alla classe dirigente.<br />

Così, quando qualche politico racconta che vi è un numero<br />

troppo elevato di cittadini intercettati, in realtà sta dicendo<br />

che vi è un numero troppo elevato di politici e amici dei<br />

politici e amici degli amici che sono intercettati; e, certo,<br />

dal suo punto di vista, questa cosa è abbastanza grave:<br />

perché gli affari dei politici e degli amici dei politici e degli<br />

amici degli amici in genere sono un po’ sporchi.<br />

Non è vero che le intercettazioni costano troppo; la spesa<br />

denunciata dal Governo per giustificare il disegno di legge che<br />

riduce le intercettazioni, circa 300 milioni, è una piccolissima<br />

parte del bilancio della giustizia che è pari a 7 miliardi; e<br />

comunque è comprensiva delle somme pagate per i periti<br />

e i consulenti del PM, per le spese di missione della polizia<br />

giudiziaria, per le trascrizioni degli interrogatori e via dicendo.<br />

E poi sarebbe semplice diminuire ulteriormente questo costo<br />

addossandolo ai gestori telefonici che agiscono in regime<br />

di concessione (è lo Stato che gli “concede” di fare il loro<br />

business): lo Stato potrebbe pretendere che le intercettazioni<br />

venissero fatte gratis. O almeno, potrebbe pretendere che<br />

venissero fatte al costo, senza guadagnarci (enormemente,<br />

come avviene oggi).<br />

Infine le intercettazioni fanno scoprire un sacco di reati<br />

economici e fanno recuperare un sacco di soldi; succede così<br />

che quasi sempre le intercettazioni “si pagano da sole”.<br />

Non è vero che le intercettazioni vengano pubblicate<br />

abusivamente e che quindi bisogna intervenire per<br />

bloccare questo malcostume: esse compaiono sui giornali<br />

quando è caduto il segreto investigativo, cioè quando<br />

l’imputato e i suoi difensori le conoscono, ad esempio<br />

perché sono riportate in un provvedimento del giudice che<br />

li riguarda (ordinanza di misura cautelare, di sequestro, di<br />

perquisizione etc.). Quindi, quando vengono pubblicate,<br />

sono pubbliche: non c’è nessun abuso.<br />

Non è vero che le intercettazioni e le altre notizie che riguardano<br />

il processo vengono passate ai giornalisti dai giudici.<br />

Per prima cosa non è mai stato provato. E poi basta chiedere ai<br />

giornalisti; che spiegheranno a chi vuole starli a sentire che le<br />

informazioni che essi pubblicano lecitamente le ricevono dai<br />

difensori degli imputati, subito dopo che loro stessi le hanno<br />

conosciute.<br />

Certe volte le ricevono dagli stessi imputati che poi sfruttano la<br />

pubblicazione per mettersi a strillare che la loro privacy è stata<br />

violata e che il giudice (in realtà il PM) ce l’ha con loro, che deve<br />

essere trasferito, che il processo deve essere celebrato da<br />

un’altra parte e insomma tutto il manuale del perfetto impunito.<br />

Non è vero che i giudici parlano dei loro processi in televisione<br />

o sui giornali: i giudici parlano (quando lo fanno, quando<br />

possono, quando qualcuno glielo chiede) delle difficoltà del<br />

processo italiano, dello stato disperato del sistema giudiziario<br />

italiano, delle pressioni o minacce o avvertimenti che ricevono,<br />

di leggi sbagliate o funzionali ad assicurare l’impunità a questo<br />

o quel potente, a questa o quella casta.<br />

Gli stessi giudici Forleo e De Magistris hanno parlato del loro<br />

isolamento, delle pressioni e minacce ricevute, delle difficoltà<br />

della loro situazione: mai dei loro processi, delle prove raccolte,<br />

delle dichiarazioni rese da imputati o testimoni.<br />

Allora, alla fine, la domanda è: perché questa gente<br />

mente<br />

E la risposta è ovvia: perché si tratta di leggi sbagliate,<br />

demagogiche, dirette a guadagnare popolarità e consenso<br />

e a procurarsi l’impunità.<br />

fonte:<br />

http://toghe.blogspot.com/2008/06/le-menzogne-di-stato.html<br />

caco/news<br />

Boom di fratture del pene in Italia<br />

(e soprattutto nel Veneto)<br />

In Italia sembra ci sia un vero e proprio boom<br />

delle cosiddette “fratture del pene”, termine<br />

con cui si definisce la lacerazione della tunica<br />

albuginea (l’involucro rigido all’interno del quale<br />

dove si gonfiano i corpi cavernosi), che ha<br />

raggiunto quota 100 casi all’anno. Sembra che<br />

il record vada alla provincia di Treviso, che vede<br />

ricoverati d’urgenza ogni anno 3 o 4 uomini.<br />

Un evento quindi relativamente raro, ma in<br />

crescita (secondo alcuni esperti, sarebbe una<br />

conseguenza dello stress).<br />

Solitamente questi incidenti avvengono in<br />

conseguenza di rapporti sessuali troppo vigorosi,<br />

in cui avvengono movimenti troppo bruschi: infatti<br />

il pene è “come un palloncino” e quando è “gonfio”<br />

è sì più rigido ma anche più fragile. Non mancano<br />

però cause molto più insolite per la frattura del<br />

pene: dalla caduta dalla bicicletta, alla caduta<br />

della tavoletta del WC sul pene eretto, ma c’è<br />

anche chi si sarebbe fratturato il pene cadendo<br />

dopo essere inciampato sul cane che dormiva di<br />

fianco al letto.<br />

da Affaritaliani - 21/08/2008<br />

Illustrazione di LU.CE<br />

luceartworks.blogspot.com

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