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MODESTINO Riccardo. Esperienza Ferrara: la ... - Biblioteca Medica

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Infatti i termini “ cultura del<strong>la</strong> sicurezza” e cultura di gruppo” rappresentano – come ben si saconcetti<br />

fondamentali, dai quali non è possibile prescindere qualora si intenda perseguire<br />

effettivamente l’obiettivo el<strong>la</strong> sicurezza e del risk management. Questi termini rivestono infatti<br />

anche connotazioni socio-pedagogiche. : l’agire in sicurezza dipende da un habitus mentale e non<br />

solo da un sapere cognitivo; pertanto poiché l’ambiente di <strong>la</strong>voro è costituito da una comunità di<br />

professionisti, da gruppi ( spesso eterogenei) di <strong>la</strong>voratori, è fondamentale partire dalle dinamiche<br />

in esse connaturate per applicarvi le risorse offerte dalle metodologie comunicative ed educative.<br />

Come è noto l’ambiente di <strong>la</strong>voro è un ambiente sociale e come tale governato da re<strong>la</strong>zioni che si<br />

concretizzano quando più individui riescono ad orientarsi reciprocamente, coi loro comportamenti<br />

di attori. Sociali intenzionali, così da instaurare un nesso di continuità orientato al<strong>la</strong> conformità.<br />

La conformità nasce dal<strong>la</strong> condivisione e dal consolidamento delle re<strong>la</strong>zioni sociali.<br />

La formazione è quindi <strong>la</strong> base per <strong>la</strong> condivisione e <strong>la</strong> creazione di comportamenti uniformi in<br />

tema di sicurezza.<br />

All’interno del gruppo di <strong>la</strong>voro si può riconoscere come l’agire in sicurezza sia quantomeno lungi<br />

da un agire prettamente razionale, in quanto esso è profondamente influenzato dal carico di <strong>la</strong>voro,<br />

dal<strong>la</strong> percezione soggettiva del carico di <strong>la</strong>voro, da fattori organizzativi, strutturali, economici e<br />

culturali(socio-psico-antropologici).<br />

Il gruppo che non opera in sicurezza genera una cultura del<strong>la</strong> non-sicurezza (si stima che il costo<br />

medio annuale del<strong>la</strong> “ non sicurezza” è pari a 600-700 Euro per ciascun <strong>la</strong>voratore dell’U.E.) e<br />

richiama alle proprie regole tutti coloro che vi si inseriscono, creando una diseducazione<br />

autoalimentatesi nel principio del conformismo di gruppo.<br />

L’educazione al<strong>la</strong> sicurezza è quindi un’opera costante, pratica ed attiva, che deve produrre una<br />

continua stimo<strong>la</strong>zione del gruppo al confronto, al<strong>la</strong> discussione, al<strong>la</strong> condivisione, al<strong>la</strong> condivisione<br />

dei principi e al<strong>la</strong> ricerca in azione.<br />

In tal modo il gruppo – inteso come setting ambientale – permette ai suoi membri di sperimentare<br />

dimensioni di interdipendenza operativa e migliorare <strong>la</strong> qualità <strong>la</strong>vorativa degli operatori,<br />

rafforzando il senso di empowerment dei partecipanti e promuovendo lo sviluppo di modalità<br />

re<strong>la</strong>zionali di complessità crescente ( passaggio dal<strong>la</strong> “ cultura di coppia” al<strong>la</strong> “ cultura di<br />

gruppo”).<br />

Il passaggio da un livello all’altro ( dal<strong>la</strong> situazione di coppia al piccolo gruppo-micro- al grande<br />

gruppo collettivo dell’organizzazione –macro -) avviene secondo alcuni AA( Spaltro et Altri,1999),<br />

per salti, cioè per cambio di cultura, e comporta l’aumento del<strong>la</strong> complessità del comportamento dei<br />

<strong>la</strong>voratori ma anche <strong>la</strong> crescita del loro benessere psico-fisico.<br />

Il gruppo di operatori diventa così uno strumento moltiplicatore delle capacità orientandole verso<br />

una direzione innovativa ( oltre che conformista),permettendo al contempo al singolo membro di<br />

esercitare una notevole influenza (empowerment) sul gruppo di appartenenza e aumentando il senso<br />

di competenza di entrambi.<br />

Secondo il Comitato Consultivo per <strong>la</strong> Sicurezza sul Lavoro del<strong>la</strong> Gran Bretagna “ <strong>la</strong> cultura del<strong>la</strong><br />

sicurezza è il prodotto di valori,attitudini,competenze, modi di comportamento, individuali e di<br />

gruppo, che determinano l’impegno, lo stile ed il progresso nei programmi per <strong>la</strong> salute e <strong>la</strong><br />

sicurezza sul <strong>la</strong>voro” (ACSB,1999).<br />

La cultura del<strong>la</strong> sicurezza dipende cioè dalle re<strong>la</strong>zioni tra <strong>la</strong> percezione e l’attitudine dei traguardi<br />

per <strong>la</strong> sicurezza, il comportamento quotidiano rispetto agli obiettivi e traguardi a <strong>la</strong> presenza di un<br />

sistema organizzativo per supportare tale comportamento.<br />

Sul<strong>la</strong> base delle esperienze condotte crediamo che sia possibile pensare un modello strategico di<br />

cultura del<strong>la</strong> sicurezza in termini di modello del<strong>la</strong> “ sicurezza reciproca”, nel quale si ritrova <strong>la</strong><br />

presenza mutua ed interattiva di fattori tecnico-organizzativi di contesto, di fattori psico-cognitivi e<br />

comportamentali dei <strong>la</strong>voratori.<br />

In tal senso <strong>la</strong> nostra posizione si riassume nel<strong>la</strong> definizione di cultura del<strong>la</strong> sicurezza reciproca<br />

quale prodotto di interazioni triadiche tra il personale, il <strong>la</strong>voro e l’organizzazione, che sono<br />

rivolte purtuttavia al perseguimento di scopi diversi ( come si evince dal<strong>la</strong> slide seguente):

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