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Gioachino Rossini L'inganno felice - Teatro La Fenice

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ATTO UNICO<br />

Il teatro rappresenta un vallone che ha in prospettiva<br />

una catena di montagne, per una delle quali si<br />

scende al piano dalla parte che indica la strada comune.<br />

Da un lato una roccia con alcune cavità che<br />

suppongono l’ingresso alle miniere. A canto alla roccia,<br />

esterno della casa di Tarabotto con porta praticabile.<br />

Dirimpetto, un grand’arbore con una panca<br />

attacco al medesimo. 1<br />

SCENA PRIMA<br />

(TARABOTTO ch’esce da una delle cavità con minatori,<br />

poi isabella)<br />

TARABOTTO (parlando ai minatori)<br />

Cosa dite! Il nostro Duca 2<br />

qui vicino adesso a noi!<br />

(Ad uno)<br />

Non ti sei di già ingannato!<br />

(Ad un altro)<br />

1 Sinfonia. Andante sostenuto-Allegro vivace – - , Re.<br />

Il giovane <strong>Rossini</strong> muove con sicurezza i primi passi nel mondo dell’opera e delle sue convenzioni, e lo dimostra<br />

fin da questa sinfonia, la prima fra quelle scritte per le farse del San Moisè ad esibire una struttura formale rilucente<br />

e articolata, che contribuisce a definire il canone per le opere successive. Un’introduzione lenta, che mette<br />

in bella mostra passaggi cromatici ed eleganti volatine dei violini, precede un tempo veloce tripartito, animato da<br />

un primo tema ‘sillabato’ proprio della vena migliore del Pesarese, anche perché colorito dall’emissione prescritta<br />

sul ponticello:<br />

ESEMPIO 1 (Sinfonia, p. 5)<br />

<strong>La</strong> dinamica sequenza sfocia in un tipico crescendo che s’innesca a partire da una settima diminuita, ma si ferma<br />

subito per far sentire il secondo tema, più cantabile, alla dominante. Il crescendo, lo stilema forse più rappresentativo<br />

della vena comica rossiniana, riprende alla fine dell’esposizione, sfogandosi fragorosamente sulla dominante:<br />

poche battute interlocutorie e tutto il materiale viene riesposto alla tonica.<br />

2 [n. 1.] Introduzione. Allegro giusto-Andante-I Tempo – - , Sol-Mi .<br />

L’opera inizia con un’elaborata introduzione tripartita: Tarabotto viene informato dai suoi minatori che il Duca<br />

sta per visitare le miniere, e palesa la sua agitazione in un assolo vivace. Gli fa eco la protagonista femminile, che<br />

esce in scena immersa nella sua malinconia. Un’abile modulazione porta distante dal tono principale, e il cantabile<br />

si snoda in un dialogo espressivo tra il soprano e la sezione dei legni. Nell’esuberante sezione conclusiva i<br />

due personaggi vengono a confronto: la bontà d’animo di Tarabotto che, insospettito dall’atteggiamento della<br />

donna, si premura di conoscere le ragioni del suo turbamento, viene fotografata dal temino che regge la parte<br />

iniziale e quella conclusiva di questo numero in orchestra, una ricerca di coerenza formale che attesta l’adesione<br />

sostanziale di <strong>Rossini</strong> ai principi del classicismo:<br />

ESEMPIO 2 (n. 1, p. 34)<br />

Fra le mani di Nisa (questo il nome assunto da Isabella dopo che Tarabotto l’ha salvata dal mare e ospitata come<br />

sua nipote), spunta il ritratto del Duca, che mette in ansia il buonuomo. Nella stretta del numero il buffo, secondo<br />

tradizione, sciorina sillabe a profusione, sormontato dal canto di coloratura di lei che si spinge fino al Si 4:<br />

la protagonista ha sofferto e sta soffrendo, ma la sua capacità di riscossa non è affatto spenta.

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