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Fascicolo contentente la relazione del Rettore, gli interventi del ...

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16<br />

Moneta romana. 44 a.C., in commemorazione<br />

<strong>del</strong>le Idi di Marzo [EIDibus MARtiis].<br />

Due pugnali e un pilleus libertatis.<br />

Conio voluto da Marco Giunio Bruto, cesaricida.<br />

l’ottica su cui anche oggi varrebbe <strong>la</strong> pena di<br />

insistere, e non solo per rivendicare al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />

un ruolo ben diverso da quello di fornire<br />

panche o luoghi di intrattenimento a tempo<br />

determinato (almeno finché dura l’adolescenza).<br />

Mameli peraltro vi aveva trovato, grazie<br />

al<strong>la</strong> cultura c<strong>la</strong>ssica e moderna, quel<strong>la</strong> fucina<br />

di idee e quei mo<strong>del</strong>li di comportamento che<br />

avrebbero ispirato <strong>la</strong> sua vena poetica e politica<br />

e che successivamente <strong>gli</strong> avrebbero<br />

prestato quelle coordinate socioculturali<br />

lungo le quali sviluppare il suo entusiastico<br />

credo. Non è un mistero, fra l’altro, che nel<br />

pensiero dei padri <strong>del</strong> Risorgimento l’eredità<br />

c<strong>la</strong>ssica (e l’eredità di Roma in partico<strong>la</strong>re) fu<br />

per l’appunto strumento di pianificazione<br />

politica, cioè conditio sine qua non per progettare<br />

il futuro <strong>del</strong><strong>la</strong> Nazione 6 . L’Italia unita,<br />

nell’ambito <strong>del</strong>l’istruzione sco<strong>la</strong>stica, Rossi 1993; più<br />

in generale, per <strong>la</strong> funzione assolta dalle letture giovanili<br />

nel<strong>la</strong> formazione dei patrioti italiani, cfr. Banti 2000,<br />

pp. 37 sgg.], ma anche di una ‘confessione’ - per niente<br />

professorale - sulle possibili ricadute politiche e civili di<br />

un sistema educativo incentrato sull’intelligenza <strong>del</strong>le<br />

civiltà antiche. Merita di essere letto per intero questo<br />

passo di De Sanctis, vuoi per i suoi toni sentimentali,<br />

vuoi - diciamolo pure - per l’uso che ancora oggi<br />

potremmo farne a mo’ di citazione contro l’ ‘incauto’<br />

proposito di accompagnare una lenta ma inesorabile<br />

espulsione <strong>del</strong>l’antichistica dalle nostre aule sco<strong>la</strong>stiche:<br />

“L’educazione - scrive De Sanctis - era stata c<strong>la</strong>ssica da<br />

secoli. Il nostro ideale era Roma e Grecia; i nostri eroi<br />

Bruto e Catone; i nostri libri Livio, Tacito e Plutarco.<br />

E se questo in tutta Europa, quanto più in Italia, dove<br />

questa storia poteva chiamarsi domestica, cosa nostra,<br />

parte <strong>del</strong>le nostre tradizioni, viva ancora a<strong>gli</strong> occhi nelle<br />

città e ne’ monumenti Onde da Dante al Macchiavelli,<br />

dal Macchiavelli al Metastasio <strong>la</strong> nostra tradizione c<strong>la</strong>ssica<br />

non fu mai interrotta. Questo ideale, senza alcun riscontro<br />

con <strong>la</strong> realtà, senza possibile applicazione, era rimaso un<br />

ideale da scuo<strong>la</strong>, accademico ed arcadico; […] era una<br />

perfezione astratta, tenuta superiore all’umanità e rimasa<br />

un ozioso concetto, un ente di ragione. Nel<strong>la</strong> dissoluzione<br />

sociale <strong>del</strong> passato secolo, tutto sparve, fuorché quello ideale<br />

[…]. Esso dalle scuole passò nel<strong>la</strong> vita, dominò le fantasie,<br />

infiammò le volontà; tutto allora sembrava possibile,<br />

tutti credettero di poterlo effettuare. Si operò e si morì<br />

romanamente. In America le nuove città presero nomi<br />

greci e romani; in Francia <strong>gli</strong> uomini si ribattezzarono<br />

Bruti, Fabrizii e Catoni; si giunse fino al<strong>la</strong> pedanteria,<br />

fino al grottesco. Sotto l’aspetto ridicolo ci era però qualche<br />

cosa di ben serio: il ridicolo è ito via, il serio è rimasto.<br />

La rivoluzione parlò […] col linguaggio <strong>del</strong>le scuole.<br />

Pompose sentenze. Citazioni e paragoni greci e romani.<br />

Figure rettoriche. Orazioni ciceroniane. Cose moderne in<br />

forma antica. Si facea guerra al feudalismo con vocaboli<br />

tolti alle guerre civili […]. Il c<strong>la</strong>ssicismo nel suo senso più<br />

elevato significa due cose: <strong>la</strong> patria fatta principio e fine di<br />

ogni virtù; <strong>la</strong> dignità <strong>del</strong>l’uomo, l’agere ed il pati fortia.<br />

Questa patria e questa dignità non viveva più che nelle<br />

scuole” [cfr. De Sanctis 1855, pp. 632-634].<br />

6 - Si legge in Pivato 2003, p. 149: “Da<strong>gli</strong> storici <strong>del</strong><br />

repubblicanesimo ottocentesco è stato osservato che<br />

l’ «l’estetica repubblicana […] proprio nell’identificazione<br />

con <strong>la</strong> tradizione <strong>del</strong>l’antichità aveva trovato<br />

come entità nazionale, non godeva di alcun<br />

precedente storico e si insisteva, anche durante<br />

l’età risorgimentale, nell’ascrivere proprio<br />

all’età antica (romana e pre-romana) le presunte<br />

matrici di un ‘popolo italico’ 7 . L’opzione<br />

unitaria, certamente traumatica sul piano<br />

dei fatti (perché mai avvenuta fino ad allora),<br />

poteva trovare, quindi, solo sul terreno <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

cultura e al più <strong>del</strong><strong>la</strong> storia antica 8 i mezzi<br />

necessari al<strong>la</strong> propria legittimazione e i vocaboli<br />

indispensabili al proprio racconto. Ecco<br />

perchè, nata ex nihilo e per giunta col pesante<br />

far<strong>del</strong>lo di atavici partico<strong>la</strong>rismi, l’Italia<br />

avrebbe fatto appello, anche per una sorta di<br />

obbligo morale, al glorioso passato <strong>del</strong>le antichità<br />

c<strong>la</strong>ssiche e soprattutto all’egida di<br />

Roma, l’unica a garantire nel corso di tanti<br />

secoli, sebbene nell’alveo <strong>del</strong>l’universalismo<br />

imperiale, l’esperienza di un’aggregazione<br />

territoriale. Ne era ben consapevole anche<br />

Giuseppe Mazzini: correva infatti l’anno<br />

1849, quando, scacciato il Pontefice, indette<br />

le elezioni a suffragio universale e finalmente<br />

insediatasi l’Assemblea Costituente, il 9 febbraio,<br />

per decreto, si sancì il crollo <strong>del</strong> potere<br />

temporale <strong>del</strong> Papato e <strong>la</strong> nascita <strong>del</strong><strong>la</strong> Repubblica<br />

Romana. Il 6 marzo, infatti, Giuseppe<br />

Mazzini, intervenuto al<strong>la</strong> seduta<br />

<strong>del</strong>l’Assemblea, dichiarò: “Roma fu sempre una<br />

specie di talismano per me: giovinetto io studiava<br />

<strong>la</strong> storia d’Italia, e trovai che, mentre in<br />

tutte le altre storie tutte le nazioni […] cadevano,<br />

[…] una so<strong>la</strong> città era privilegiata da Dio<br />

nel potere di morire, e di risorgere più grande di<br />

prima. […] Dopo <strong>la</strong> Roma che operò col<strong>la</strong><br />

conquista <strong>del</strong>le armi, dopo <strong>la</strong> Roma che operò<br />

una <strong>del</strong>le sue fondamentali chances per imporsi, a<br />

livello di stile di vita, di mo<strong>del</strong>li di comportamento,<br />

all’attenzione <strong>del</strong>le giovani generazioni di bohémien<br />

tardo-risorgimentali»; appunto per questo «non esitava<br />

ad assecondare, anche inconsapevolmente, <strong>la</strong> retorica<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> ‘terza Roma’ (cfr. G. Spadolini, L’Italia repubblicana,<br />

Roma 1988, p. 30)». Non a caso già nel<strong>la</strong> strofe<br />

iniziale, secondo uno schema <strong>del</strong><strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssicità allora<br />

assai in voga nel<strong>la</strong> simbologia repubblicana, <strong>la</strong> prima<br />

citazione <strong>del</strong>l’inno è dedicata al<strong>la</strong> figura di Scipione<br />

(«<strong>del</strong>l’elmo di Scipio / s’è cinta <strong>la</strong> testa»). Con tutta<br />

evidenza si tratta <strong>del</strong> richiamo ad un personaggio che<br />

non solo aveva contribuito a rafforzare il primato di<br />

Roma, ma aveva anche rappresentato un momento di<br />

apertura ideale contro il tradizionalismo. In questo senso<br />

l’evocazione di Scipione, secondo l’uso <strong>del</strong><strong>la</strong> storia<br />

e<strong>la</strong>borato dai rivoluzionari francesi, stava a significare<br />

l’elevazione <strong>del</strong>l’epopea c<strong>la</strong>ssica a mo<strong>del</strong>lo di una società<br />

nuova. In partico<strong>la</strong>re, Scipione simboleggiava non<br />

già <strong>la</strong> Roma imperiale dei Cesari ma, secondo <strong>la</strong> vulgata<br />

<strong>del</strong> c<strong>la</strong>ssicismo giacobino, <strong>la</strong> grandezza e il riscatto <strong>del</strong><br />

popolo romano nei confronti dei cartaginesi di Annibale.<br />

La citazione di Scipione non costituisce l’unico<br />

debito di Mameli nei confronti di quel<strong>la</strong> cultura <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

Rivoluzione francese cara a<strong>gli</strong> eredi <strong>del</strong> giacobinismo.<br />

Fin troppo evidente è infatti nel verso «Stringiamoci<br />

a coorte» l’evocazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Marsi<strong>gli</strong>ese «formez vos<br />

bataillons»” (poi in Pivato 2005, p. 48).<br />

7 - In generale, sull’immagine <strong>del</strong>l’Italia e sul<strong>la</strong> sua<br />

fortuna sia in Roma antica (a partire dal<strong>la</strong> fine <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

guerra sociale), sia nel<strong>la</strong> tradizione culturale e letteraria<br />

italiana (specie trecentesca), cfr. Cracco Ruggini -<br />

Cracco 1973.<br />

8 - Sul<strong>la</strong> storia romana e <strong>la</strong> sua presenza nel<strong>la</strong> storiografia<br />

italiana <strong>del</strong>l’Ottocento cfr. Gabba 1993; a proposito,<br />

in partico<strong>la</strong>re, <strong>del</strong><strong>la</strong> ricezione <strong>del</strong><strong>la</strong> storia di Roma<br />

antica nel pensiero e ne<strong>gli</strong> scritti di Carlo Pisacane, cfr.<br />

Melillo 2007. Per <strong>la</strong> storia greca e il suo riuso in senso<br />

patriottico nel<strong>la</strong> letteratura italiana ottocentesca cfr.<br />

Braccesi 1993 (dove si riprendono, almeno in parte,<br />

i contenuti espressi in Braccesi 1983).<br />

Moneta romana. 68 d.C.<br />

Sul verso Libertas publica che regge<br />

il pilleus libertatis.<br />

col<strong>la</strong> conquista <strong>del</strong><strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, verrà, io diceva a<br />

me stesso, verrà <strong>la</strong> Roma che opererà col<strong>la</strong> virtù<br />

<strong>del</strong>l’esempio: dopo <strong>la</strong> Roma de<strong>gli</strong> imperatori,<br />

dopo <strong>la</strong> Roma dei papi, verrà <strong>la</strong> Roma <strong>del</strong> popolo”.<br />

Senza dubbio, <strong>la</strong> ‘terza Roma’ vagheggiata<br />

da Mazzini molto doveva al<strong>la</strong> res publica<br />

poi schiacciata dal<strong>la</strong> Roma dei principes: <strong>la</strong><br />

menzione dei soli calchi romani, adoperati<br />

sistematicamente per le cariche istituzionali<br />

(triumvirato, conso<strong>la</strong>to, tribunato, dittatura,<br />

al pari di quanto era accaduto durante <strong>la</strong> repubblica<br />

proc<strong>la</strong>mata nel 1798), non farebbe<br />

giustizia <strong>del</strong>l’ampio dibattito che, fino al 3<br />

lu<strong>gli</strong>o di quell’anno, accompagnò <strong>la</strong> redazione<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> Costituzione, profondamente segnata<br />

dal<strong>la</strong> riflessione sul mo<strong>del</strong>lo costituzionale<br />

antico 9 . Né <strong>la</strong> visione ‘romanocentrica’, orgo<strong>gli</strong>osamente<br />

rivendicata dai mazziniani,<br />

escludeva prospettive europeiste e sovranazionali.<br />

Tutt’altro. “L’Europa ci guarda, l’Italia<br />

aspetta <strong>la</strong> sua vita da Roma”: questa celebre<br />

definizione, che Mazzini offrì all’Assemblea<br />

in quei giorni di marzo, ambiva a soddisfare,<br />

per certi versi, quel requisito di ‘cosmopolitismo’<br />

tradizionalmente preteso dai cultori<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> romanità c<strong>la</strong>ssica. Eppure, ancora nel<br />

1871, a pochi mesi dal<strong>la</strong> breccia di Porta Pia,<br />

il problema <strong>del</strong><strong>la</strong> difficile integrazione di<br />

Roma in un quadro nazionale sembrava irrisolto;<br />

a colloquio con Quintino Sel<strong>la</strong>, allora<br />

Ministro <strong>del</strong>le Finanze <strong>del</strong> Regno d’Italia, lo<br />

storico e filologo Theodor Mommsen, fe<strong>del</strong>e<br />

all’ideale di Roma come caput mundi, chiedeva<br />

con toni perentori: “Ma che cosa intendete<br />

fare a Roma Questo ci inquieta tutti; a<br />

Roma non si sta senza avere dei propositi<br />

cosmopoliti” 10 . È storia nota il fatto che il<br />

monito a salvaguardare <strong>la</strong> vocazione universale<br />

di Roma trovasse, proprio in Sel<strong>la</strong>, un<br />

interprete intelligente, ma non fortunato. Il<br />

suo progetto di fare di Roma una capitale<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> scienza non ebbe successo. E così, il<br />

passo dal cosmopolitismo al colonialismo fu<br />

breve: ben presto <strong>la</strong> ‘naturale’ disposizione di<br />

Roma verso dimensioni sovra-nazionali fu<br />

declinata nelle forme <strong>del</strong><strong>la</strong> conquista militare<br />

e non, come forse Mommsen avrebbe gradito,<br />

nei termini di un internazionalismo di<br />

ordine politico e culturale. La campagna in<br />

Eritrea (1887-) e quel<strong>la</strong> in Libia (1911-) diventarono,<br />

fra le altre, il simbolo di una ‘volontà<br />

di potenza’, pericolosa e velleitaria, che<br />

auspicava il ritorno in auge <strong>del</strong>l’impero. Fu<br />

allora che, di nuovo, i fantasmi dei c<strong>la</strong>ssici<br />

9 - Cfr. almeno Giardina - Vauchez 2000, pp. 175<br />

sgg. e Balzani 2006, praes. p. 81.<br />

10 - Sel<strong>la</strong> 1887, p. 292. In generale, sul<strong>la</strong> questione<br />

<strong>del</strong>l’universalismo come tratto distintivo <strong>del</strong><strong>la</strong> storia e<br />

<strong>del</strong>l’idea di Roma, cfr. Treves 1962, pp. 6 sgg.<br />

furono evocati nel tentativo di mutuarne<br />

precedenti illustri e incontestabili. In generale,<br />

in età fascista, il processo di ‘torsione’ in<br />

senso propagandistico <strong>del</strong><strong>la</strong> civiltà antica fu<br />

massivo: l’operazione passò per molteplici<br />

iniziative culturali anche meritorie (si pensi<br />

al<strong>la</strong> costituzione <strong>del</strong>l’Istituto Nazionale <strong>del</strong><br />

Dramma Antico), per l’accurata selezione e<br />

promozione di c<strong>la</strong>ssicisti opportunamente<br />

‘allineati’, per <strong>la</strong> tuttora celebre riforma gentiliana,<br />

che dal 1923 impresse al<strong>la</strong> formazione<br />

c<strong>la</strong>ssica una posizione - non giustificabile<br />

- di egemonia socio-culturale. Accanto alle<br />

azioni intraprese sul terreno <strong>del</strong>l’educazione<br />

e <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura accademica, è persino superfluo<br />

citare il prolifico recupero di icone romane (e<br />

‘rivoluzionarie’: si pensi solo al fascio littorio<br />

11 ) assurte a ‘logo di regime’, per non<br />

par<strong>la</strong>re <strong>del</strong>l’impulso dato ad un genere cinematografico<br />

(il peplum) che, nelle forme <strong>del</strong><br />

‘kolossal casereccio’, affidava il mondo antico<br />

ad una patina di buoni sentimenti e nerboruto<br />

eroismo. Anche in questo caso, il ‘fantasma’<br />

di Scipione non tardò a materializzarsi,<br />

bucando ‘il grande schermo’ e rag giungendo<br />

l’insidioso terreno <strong>del</strong>l’attualità. Nel 1937<br />

Carmine Gallone curò <strong>la</strong> regia di Scipione<br />

l’Africano 12 , film che, nel bimillenario <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

nascita di Augusto, doveva celebrare il revival<br />

<strong>del</strong>l’impero su suolo africano 13 . Un’iniziativa,<br />

questa, che si collocava, in realtà, nell’ambito<br />

di una più vasta pubblicistica anti-cartaginese<br />

promossa dal regime e, come si è visto,<br />

avviata già ai tempi <strong>del</strong> ‘colonialismo liberale’.<br />

Se al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong> secolo XIX l’Italia e i suoi<br />

governanti erano “cul<strong>la</strong>ti dall’illusione di divenire<br />

<strong>gli</strong> eredi <strong>del</strong> dominio africano <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

Roma antica” 14 , durante il ventennio fascista<br />

i Cartaginesi, dipinti come <strong>gli</strong> antenati de<strong>gli</strong><br />

‘imperi demo-plutocratici’ di origine semita<br />

(Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti), sarebbero<br />

diventati il bersa<strong>gli</strong>o di una strumentale<br />

propaganda a sfondo razzista (come anche di<br />

una tradizione letteraria 15 ). L’origine etnica<br />

affine a quel<strong>la</strong> de<strong>gli</strong> Ebrei avrebbe indotto i<br />

tanti ‘yes-man’ <strong>del</strong> fascismo a considerare i<br />

‘semiti <strong>del</strong><strong>la</strong> colonia di Tiro’ come i nemici di<br />

un tempo ancora da debel<strong>la</strong>re: <strong>la</strong> guerra, già<br />

giustificata - nel caso <strong>del</strong>le colonie - con il<br />

ricorso al<strong>la</strong> retorica <strong>del</strong><strong>la</strong> ‘missione civilizzatrice’,<br />

sarebbe stata alimentata, in più, da<br />

falsi presupposti biologici (il mito <strong>del</strong><strong>la</strong> razza<br />

impura) e storici (<strong>la</strong> necessità di volgersi ad<br />

una “quarta guerra punica” 16 ). Se E. Pais<br />

equiparava l’impero inglese a quello cartaginese,<br />

<strong>la</strong> mistica fascista, più in generale, ebbe<br />

gioco facile nel disegnare <strong>la</strong> nuova lotta contro<br />

l’impero ‘siro-giudaico’ con i tratti <strong>del</strong>l’an-<br />

11 - Cfr. Giardina - Vauchez 2000, pp. 224 sgg.<br />

12 - Cfr. Braccesi 1999, p. 149 e Barberis 2002,<br />

p. 6.<br />

13 - Cfr., in generale, Giardina - Vauchez 2000,<br />

pp. 248 sgg.<br />

14 - Sono le parole riferite, a proposito <strong>del</strong><strong>la</strong> politica<br />

coloniale <strong>del</strong> Regno d’Italia, da un segretario <strong>del</strong>l’ambasciata<br />

francese a Roma: cfr. Cagnetta 1979, p. 24<br />

e p. 119 n.14.<br />

15 - Per vari esempi che risalgono a G. Carducci, G.<br />

D’Annunzio e G. Pascoli, cfr. Braccesi 1989, pp.<br />

19 sgg.<br />

16 - F. W. Deakin, Storia <strong>del</strong><strong>la</strong> Repubblica di Salò,<br />

Torino 1963, p. 8, come leggo in Cagnetta 1979,<br />

p. 90 e p. 147 n. 2.

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