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RS<br />

RICERCHE STORICHE<br />

Direttore<br />

Ettore Borghi<br />

Direttore Responsab<strong>il</strong>e<br />

Carlo Pellacani<br />

Anno XXXIX<br />

N. <strong>100</strong> ottobre 2005<br />

Rivista semestrale di <strong>Istoreco</strong><br />

(Istituto per la storia della resistenza<br />

e della società contemporanea <strong>in</strong><br />

prov<strong>in</strong>cia di Reggio Em<strong>il</strong>ia)<br />

Coord<strong>in</strong>atore di Redazione ed edit<strong>in</strong>g<br />

Glauco Bertani<br />

Comitato di Redazione:<br />

Lorenzo Capitani, Mirco Carrattieri, Alberto Ferraboschi,<br />

Barbara Mantovi, Fabrizio Montanari, Ugo Pell<strong>in</strong>i,<br />

Massimo Storchi, Antonio Zambonelli<br />

Direzione, Redazione,<br />

Amm<strong>in</strong>istrazione<br />

Via Dante, Il - Reggio Em<strong>il</strong>ia<br />

Telefono (0522) 437.327 FAX 442.668<br />

http://www.istoreco.re.it<br />

e.ma<strong>il</strong>: editoria@istoreco.re.it<br />

Cod. Fisc. 80011330356<br />

Foto di copert<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> senso orario:<br />

1) Vittorio Pellizzi - 2) Dirigenti politici<br />

della Resistenza reggiani ripresi su di<br />

un balcone del teatro Municipale nei<br />

primi giorni della Liberazione. 3) G<strong>in</strong>o<br />

Prandi - 4) Don Prospero Si monelli - 5)<br />

Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i e Alberta Rossi - 6)<br />

Cesare Campioli.<br />

Prezzo del <strong>fascicolo</strong> € 20,00<br />

Numeri arretrati <strong>il</strong> doppio<br />

Abbonamento annuale € 33,00<br />

Abbonamento sostenitore € 73,00<br />

Abbonamento benemerito € 365,00<br />

Abbonamento estero € 50,00<br />

I soci dell'Istituto ricevono gratuitamente la rivista<br />

I versamenti vanno <strong>in</strong>testati a ISTORECO,<br />

specificando <strong>il</strong> tipo di Abbonamento,<br />

ut<strong>il</strong>izzando <strong>il</strong> Conto Corrente bancario<br />

BIPOP-CARIRE n. 11701 oppure <strong>il</strong> c.c.p.<br />

N.14832422<br />

La collaborazione alla rivista è fatta solo<br />

per <strong>in</strong>vito o previo accordo con la redazione.<br />

Ogni scritto pubblicato impegna<br />

politicamente e scientificamente<br />

l'esclusiva responsab<strong>il</strong>ità dell'autore.<br />

I manoscritti e le fotografie<br />

non si restituiscono.<br />

Stampa<br />

GRAFITALIA - Via Raffaello, 9 Reggio Em<strong>il</strong>ia<br />

Tel. 0522 511.251<br />

Fotocomposizione<br />

ANTEPRIMA - Via Raffaello, 11/2 Reggio Em<strong>il</strong>ia<br />

Tel. 0522 511.251<br />

Editore proprietario<br />

ISTORECO<br />

Istituto per la Storia della Resistenza<br />

e della Società contemporanea<br />

<strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia di Reggio Em<strong>il</strong>ia<br />

cod. fisco 80011330356<br />

Registrazione presso <strong>il</strong> Tribunale di<br />

Reggio Em<strong>il</strong>ia n. 220 <strong>in</strong> data 18 marzo 1967<br />

g<br />

Fg~~~2~E<br />

__ DI REGGIO EMIliA __<br />

PIETRO MANODORI<br />

Con <strong>il</strong> contributo della Fondazione Pietro Manodori


Indice<br />

Editoriale<br />

Giannetto Magnan<strong>in</strong>i, Prospettive di lavoro 7<br />

Ricerche<br />

Mirco Carrattieri, R<strong>il</strong>eggendoSi. Appunti per una storia lunga cento numeri 13<br />

Romeo Guarnieri, La politica comunista dopo la guerra di Liberazione, nel<br />

governo locale, nel lavoro, nell'economia e verso i ceti medi 43<br />

Davide Bolognesi, Traiettorie di vita attraverso la scrittura: due epistolari di<br />

contad<strong>in</strong>i reggiani dispersi sul fronte russo (II parte) 67<br />

Memoria<br />

Andrea Moretti, Il caso Piron. Voci di un cippo partigiano 129<br />

Fabrizio Montanari, Cento anni fa moriva Louise Michel, 1830-1905 136<br />

Didattica<br />

Maria Assunta Ferretti, Interrogare un popolo di statue. It<strong>in</strong>erari didattici sui<br />

monumenti di r<strong>il</strong>evanza storica 145<br />

Lorenzo Capitani, L'anno della Costituente 157<br />

Maurizia Mor<strong>in</strong>i, Agli studenti direi... 161<br />

Note e Rassegne<br />

Roberto V<strong>il</strong>la, La Costituzione italiana e <strong>il</strong> contributo reggiano 167<br />

Francesco Paolella, Camus <strong>in</strong> rivolta. La separazione da Sartre 176<br />

Lucia Bonfreschi, Lettere di un <strong>in</strong>tellettuale-resistente: Raymond Aron a<br />

La France Libre durante la seconda guerra mondiale 182<br />

Alessandra Ferretti, La costituzione spirituale della Repubblica Federale 188<br />

Tedesca<br />

Recensioni 193<br />

Glauco Bertani, Indice analitico. RS dali o <strong>fascicolo</strong> al n. 99 217<br />

3


RS non dimentica che l'anno <strong>in</strong> corso segna <strong>il</strong><br />

novantesimo dall'entrata del nostro Paese nella<br />

Grande guerra. Abbiamo <strong>in</strong>teso ricordare la<br />

drammatica ricorrenza corredando questo<br />

numero con un <strong>in</strong>sieme di cartol<strong>in</strong>e tipiche della<br />

"educazione dell'italiano" negli anni Venti.<br />

Una pedagogia nazionalista senza dubbio<br />

if.ficace, fautrice dell 'avventurosa attesa collettiva<br />

di nuovi "eroici" sacrifici, che non tarderanno ad<br />

essere imposti agli stessi uom<strong>in</strong>i e donne, ai loro<br />

figli e nipoti, nel precipizio dei decenni successivi.<br />

Per cogliere <strong>il</strong> senso dell'immane catastrofe con<br />

cui si apre la "età degli estremi': r<strong>in</strong>viamo al<br />

cap. III (Distruggere: la guerra totale) <strong>in</strong> Enzo<br />

Traverso, La violenza nazista, una genealogia,<br />

<strong>il</strong> Mul<strong>in</strong>o, Bologna; prezioso, anche per i molti<br />

rimandi letterari: p Fussel, La grande guerra e la<br />

memoria moderna, dello stesso Editore.


Prospettive di lavoro *<br />

Giannetta Magnan<strong>in</strong>i<br />

Presidente ISTORECO<br />

Nel primo anno del triennale mandato del Comitato Direttivo prendemmo<br />

atto delle condizioni diffic<strong>il</strong>i <strong>in</strong> cui si trovava !'Istituto e <strong>in</strong>iziammo un<br />

severo lavoro per riorganizzare le strutture e progettare nel contempo un<br />

r<strong>il</strong>ancio delle sue funzioni. Col 2004 possiamo affermare che <strong>il</strong> lavoro di<br />

riorganizzazione e risanamento è stato compiuto.<br />

Nel corso dell 'anno si è svolto un lavoro nettamente positivo: si è riannodato<br />

un rapporto di collaborazione con tutti i Comuni. Oggi quarantun Comuni<br />

hanno r<strong>in</strong>novato l'impegno di adesione ad ISTORECO e hanno accolto la<br />

proposta del raddopPio della quota di contributo. Hanno con ciò compreso<br />

e favorito l'opera di ristrutturazione, consentendo di avere un b<strong>il</strong>ancio<br />

f<strong>in</strong>anziario <strong>in</strong> forte aumento di entrate e di spese, premessa <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>e<br />

per lo sv<strong>il</strong>uppo dell'Istituto.<br />

Nel corso dell'anno 2004 si è data cura al nostro patrimonio più prezioso,<br />

l'archivio storico, la biblioteca, la fototeca, ma <strong>in</strong> questo campo resta tanto<br />

ancora da fare.<br />

Si è lavorato molto sul piano didattico <strong>in</strong> rapporto con la scuola, sui viaggi<br />

della memoria con visite ai campi di concentramento, nella comunicazione<br />

col pubblico, con i ricercatori, con le fonti di <strong>in</strong>formazione, nel campo<br />

dell'editoria (Tra storia e memoria e Venti mesi per la libertà, Don Pasqu<strong>in</strong>o<br />

Borghi, altre pubblicazioni <strong>in</strong> collaborazione con l'Archivio di Stato, le<br />

Circoscrizioni, altri enti, Comuni).<br />

*Dalla relazione tenuta all'Assemblea dei soci ISTORECO <strong>il</strong> 20 apr<strong>il</strong>e 2005.<br />

7


Va ben considerata l'uscita regolare della rivista Ricerche Storiche (che<br />

si avvale del prezioso sostegno della Fondazione Manodori) e l'impegno<br />

dell'Istituto nella gestione del Polo archivistico.<br />

Nel corso dell'anno vi è stato soprattutto un notevole lavoro di rapporti e<br />

contatti con l'ANPI, ALPI, l'Istituto Cervi, l'Università, le associazioni di arma,<br />

i S<strong>in</strong>dacati, diverse cooperative, con l'Istituto Storico di Trento, con varie<br />

altre associazioni di categoria. In particolare positivi sono i rapporti con le<br />

associazioni partigiane, con l'ANPPIA e l'associazione dei combattenti e reduci,<br />

rapporti che ci <strong>in</strong>ducono a vedere <strong>in</strong> modo ottimistico la collaborazione per<br />

raggiungere gli obiettivi comuni.<br />

Altre <strong>in</strong>iziative importanti sono stati i sem<strong>in</strong>ari con l'Università, la<br />

presentazione di libri, la partecipazione a varie manifestazioni.<br />

Importante è stata l'idea di aprire una collaborazione diretta con i giovani<br />

ricercatori, che ha trovato buona corrispondenza e che apre la possib<strong>il</strong>ità di<br />

ampi sv<strong>il</strong>uppi.<br />

112004 ha visto soprattutto l'impegno per <strong>il</strong> programma di celebrazioni del<br />

60° anniversario della Liberazione. Le proposte fatte sono state accolte dalla<br />

Regione Em<strong>il</strong>ia Romagna, dall'Amm<strong>in</strong>istrazione Prov<strong>in</strong>ciale, dal Comune<br />

capoluogo, con un solido contributo f<strong>in</strong>anziario, e dall'ANPI-ALPI.<br />

Profonda adesione ha accolto l'idea delle cartelle del Sessantesimo con<br />

la consegna di attestati di benemerenza ai partigiani da parte dei Comuni<br />

comprendenti le schede con le foto e la s<strong>in</strong>tesi della partecipazione alla lotta<br />

dei partigiani: qu<strong>in</strong>dici mostre sono aperte <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia.<br />

Si può dire che <strong>il</strong> Sessantesimo anniversario della lotta di Liberazione è<br />

onorato come ben merita.<br />

Il ricco programma che abbiamo predisposto non si concluderà col 25<br />

apr<strong>il</strong>e, ma cont<strong>in</strong>uerà nei prossimi anni <strong>in</strong> cui si ricorderà <strong>il</strong> Sessantesimo<br />

della fondazione della Repubblica e l'elezione della Costituente.<br />

A sessant'anni dalla Liberazione ci si pone un <strong>in</strong>terrogativo: ha senso<br />

la presenza di un Istituto che si richiama alla Resistenza, e se è s~ come<br />

riteniamo, quale deve essere <strong>il</strong> suo ruolo<br />

La riflessione deve partire dal contesto dei problemi che si presentano alla<br />

società odierna e dal quadro della situazione istituzionale e politica.<br />

Nonostante l'impegno del Presidente della Repubblica e la sensib<strong>il</strong>ità delle<br />

Regioni e dei Comuni per la celebrazione del Sessantesimo, constatiamo una<br />

sequela di fatti preoccupanti.<br />

Il Presidente del Consiglio ha dichiarato più volte di non partecipare alle<br />

manifestazioni del 25 apr<strong>il</strong>e, <strong>il</strong> Senato ha deliberato un modesto contributo<br />

per le celebrazioni <strong>in</strong> un decreto omnibus, con una procedura che di fatto ne<br />

nega l'importanza poiché lo confonde tra una miriade di piccoli contributi <strong>in</strong><br />

vari campi. Il capo di un gruppo parlamentare della maggioranza dichiara<br />

che <strong>il</strong> 25 apr<strong>il</strong>e andrà a onorare i caduti di Salò, per non parlare dell'<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita<br />

serie di atti che da varie parti nel corso degli ultimi anni sono stati diretti a<br />

denigrare o a negare i valori della Resistenza.<br />

L'ondata revisionista contro la Resistenza e i suoi valori viene condotta con<br />

tenacia <strong>in</strong> tutti i campi, non ultimo nelle scuole e nei testi di <strong>in</strong>segnamento<br />

della storia.<br />

8


L'atto Più significativo e drammatico è rappresentato dal progetto di legge<br />

di parificare coloro che si erano posti a servizio dell'occupante straniero -<br />

assecondandone l'ideologia razzista e la pratica dello sterm<strong>in</strong>io - con coloro<br />

che hanno combattuto a fianco delle potenze alleate per la f<strong>in</strong>e della guerra,<br />

per l'<strong>in</strong>dipendenza e la sovranità nazionale, per la libertà e la democrazia.<br />

Dobbiamo aver presente che si riaprono temi e problemi <strong>in</strong> tutta l'Europa<br />

e <strong>in</strong> vari cont<strong>in</strong>enti. Campagne per nascondere orrori della guerra,<br />

<strong>in</strong>terpretazioni che favoriscono ancora <strong>il</strong> razzismo, <strong>il</strong> nazionalismo,<br />

<strong>il</strong> terrorismo, la violenza di Stato contro altri Stati, sp<strong>in</strong>gendosi s<strong>in</strong>o a<br />

riproporre veleni che conducono a nuovi atroci conflitti.<br />

In vari settori, anche democratici, <strong>il</strong> dibattito si impernia su fascismo,<br />

antifascismo, afascismo. È vero che <strong>il</strong> fascismo è stato sepolto e che non ha<br />

Più senso def<strong>in</strong>irsi antifascisti<br />

Il fatto che gli Istituti storici della Resistenza da una dec<strong>in</strong>a di anni<br />

abbiano assunto la denom<strong>in</strong>azione di "Istituti per la storia della Resistenza<br />

e della società contemporanea", impone forse di abbandonare <strong>il</strong> richiamo<br />

alla Resistenza, passando alla denom<strong>in</strong>azione di "Istituto della storia<br />

contemporanea o della storia moderna,,<br />

Al contrario riteniamo che <strong>il</strong> richiamo alla Resistenza sia fondamentale<br />

perché è con l'antifascismo e la Resistenza che si compie un salto qualitativo<br />

culturale, che ha portato alla Repubblica e alla nuova Costituzione, rompendo<br />

col passato <strong>in</strong> un quadro di convivenza basato sulla libertà, la democrazia<br />

partecipata, la solidarietà sociale.<br />

È con questa apertura culturale che si allarga l'orizzonte del nostro lavoro<br />

allo studio e alla conoscenza non solo dei venti mesi della Resistenza, ma<br />

anche del periodo precedente e seguente, almeno per tutto <strong>il</strong> Novecento.<br />

Per giungere a una visione <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e condivisa della nostra storia<br />

occorre studiare, conoscere Più a fondo <strong>il</strong> nostro passato, comprendere le<br />

ragioni che hanno impedito la soluzione di nodi di vecchia data che sono<br />

tuttora tristemente presenti e condizionanti la vita culturale e sociale.<br />

<strong>Istoreco</strong> perciò deve porsi sempre di Più come l'Istituto di storia <strong>in</strong> cui<br />

tutti i cittad<strong>in</strong>i reggiani possano riconoscersi, con positivi collegamenti<br />

con l'Università, con gli organi decentrati dello Stato, i Comuni, con altri<br />

istituti (<strong>il</strong> "Cervi" <strong>in</strong> primo luogo), con le organizzazioni imprenditoriali,<br />

cooperative, s<strong>in</strong>dacali e le associazioni di carattere sociale.<br />

Per fare questo occorre favorire un trapasso generazionale delle<br />

responsab<strong>il</strong>ità.<br />

Con le elezioni amm<strong>in</strong>istrative dello scorso anno è venuta alla ribalta<br />

una nuova generazione di amm<strong>in</strong>istratori, più che i figli sono i nipoti dei<br />

protagonisti della Resistenza e delle vicende di questi ultimi decenni. Come<br />

<strong>Istoreco</strong> abbiamo trovato nei nuovi amm<strong>in</strong>istratori sensib<strong>il</strong>ità, passione,<br />

nuove aperture per conoscere e far tesoro dei valori della Resistenza.<br />

Per quanto ci riguarda, <strong>in</strong> questi mesi già si è ottenuto una proficua<br />

collaborazione con dec<strong>in</strong>e di giovani ricercatori. È ad essi che vogliamo<br />

rivolgerei, con la guida e la cordiale collaborazione dei ricercatori e degli<br />

storici già affermati, che hanno già al loro attivo un 'apprezzata opera di<br />

ricerca sui temi e i problemi della storia contemporanea.<br />

9


lO<br />

Noi vorremmo operare per fare di ISTORECO <strong>il</strong> centro di <strong>in</strong>contro dei nuovi<br />

ricercatori. Siano loro stessi ad essere protagonisti di un nuovo e ampio<br />

campo di ricerca. Qui vi sono gli strumenti che vogliamo rendere ancor<br />

più accessib<strong>il</strong>i, gli archivi, la biblioteca, le sale di lettura. Soprattutto ci<br />

proponiamo di promuovere <strong>in</strong>contri, dibattiti, confronti con la partecipazione<br />

di studiosi oltre che della nostra prov<strong>in</strong>cia anche regionali e nazionali.<br />

Restano aperti nuovi campi di ricerca. Per quanto riguarda la Resistenza<br />

occorre approfondire ulteriormente gli studi. Quelli s<strong>in</strong>o ad ora compiuti<br />

hanno dato attenzione e <strong>in</strong>terpretazioni troppo circoscritte ai pur importanti<br />

aspetti m<strong>il</strong>itari. Ma la Resistenza non è stata solo m<strong>il</strong>itare, essendovi<br />

stata una larga partecipazione popolare, la cosiddetta resistenza civ<strong>il</strong>e:<br />

una collaborazione di tante forme che non ha ancora avuto <strong>il</strong> giusto<br />

riconoscimento. Pensiamo soprattutto al mondo contad<strong>in</strong>o e all'apporto<br />

determ<strong>in</strong>ante delle donne.<br />

Occorre poi sP<strong>in</strong>gere la ricerca sul dopoguerra. Giustamente si sono<br />

compiuti studi critici su atti di violenza verificatisi all'<strong>in</strong>domani della<br />

Liberazione. Occorre però andare oltre. Cosa hanno fatto <strong>in</strong> seguito i quasi<br />

diecim<strong>il</strong>a partigiani, cosa hanno fatto i contad<strong>in</strong>i che si sono opposti alle<br />

razzie dei prodotti da parte dell'<strong>in</strong>vasore, cosa hanno fatto gli operai che<br />

sabotavano la guerra, le donne che hanno subito <strong>il</strong> peso maggiore durante la<br />

guerra, cosa hanno fatto le migliaia di <strong>in</strong>ternati <strong>in</strong> Germania alloro rientro<br />

<strong>in</strong> Italia<br />

Operai, contad<strong>in</strong>i, braccianti a fianco dei partigiani sono stati i<br />

protagonisti della nuova Italia. Sono stati i protagonisti nei Consigli<br />

Comunali, nei Consigli delle cooperative, nelle organizzazioni s<strong>in</strong>dacali. È<br />

tempo di studiare anche la seconda parte del secolo scorso, almeno s<strong>in</strong>o al<br />

1970 quando si sono istituite le Regioni. Un periodo complesso, diffic<strong>il</strong>e, con<br />

processi di disgregazione sociale, con cambiamento di condizioni sociali,<br />

famigliari e di lavoro, con sradicamenti ambientali e domic<strong>il</strong>iari, con<br />

l'avvento del boom economico, ma non senza crisi drammatiche.<br />

Le generazioni dell'<strong>in</strong>izio del secondo m<strong>il</strong>lennio hanno bisogno di<br />

conoscere almeno <strong>il</strong> recente passato per capire i problemi e la realtà di oggi,<br />

per capire da dove vengono e dove devono cercare di andare.<br />

<strong>Istoreco</strong> pertanto deve proseguire <strong>il</strong> suo camm<strong>in</strong>o operando <strong>in</strong> due<br />

direzioni:<br />

- Perfezionare le sue strutture per essere strumento valido per i ricercatori<br />

e favorire una nuova leva di storici.<br />

- Fare di ISTORECO l'Istituto storico di riferimento per tutta la comunità<br />

reggiana sui temi della contemporaneità.<br />

In questo contesto urgono problemi che richiedono r<strong>in</strong>novato impegno:<br />

- riord<strong>in</strong>are, computerizzare, <strong>in</strong>formatizzare le ricche fonti esistenti<br />

nell 'archivio dell1stituto;<br />

- avanzare nuove proposte per l'arricchimento dell'archivio del Polo<br />

archivistico valorizzando <strong>in</strong> pieno questo importante e necessario strumento<br />

di servizio, non senza negoziare un Più adeguato riconoscimento da parte<br />

del governo locale;<br />

- costituire una nuova associazione autonoma per la promozione e la


gestione dei viaggi della memoria e di <strong>in</strong>iziative culturali rivolte ai giovani,<br />

per la divulgazione e l'acquisizione dei valori sanciti dalla Resistenza e dalla<br />

Costituzione.<br />

Quanti hanno contribuito al positivo lavoro s<strong>in</strong>ora compiuto meritano un<br />

s<strong>in</strong>cero r<strong>in</strong>graziamento, con l'auspicio, o piuttosto la certezza, che sapranno<br />

adeguatamento proseguirlo.<br />

11


R<strong>il</strong>eggendoSi.<br />

Appunti per una storia<br />

lunga cento numeri<br />

Mirco Carrattieri<br />

Premessa<br />

Con questo <strong>fascicolo</strong> la rivista «Ricerche Storiche-Rs»l tocca <strong>il</strong> traguardo<br />

dei <strong>100</strong> numeri nom<strong>in</strong>ali (<strong>in</strong> realtà si tratta del 73° <strong>fascicolo</strong>). Data anche la<br />

corrispondenza col prossimo quarantennale di ISTORECO, è parso opportuno<br />

un b<strong>il</strong>ancio di questa avventura editoriale, che rappresenta uno dei pr<strong>in</strong>cipali<br />

motivi di orgoglio dell'istituto, avendone garantite la cont<strong>in</strong>uità e la promozione<br />

su scala nazionale.<br />

Non si tratta ovviamente di una storia l<strong>in</strong>eare e <strong>in</strong>contrastata: numerosi,<br />

come vedremo, sono stati i momenti di difficoltà, sia specifici che legati al<br />

contesto generale; di qui i frequenti e drastici aumenti di prezzo (da quello<br />

<strong>in</strong>iziale di 500 lire si arriva ai 20 euro di oggi); la consistenza diseguale<br />

dei fascicoli (i numeri unici vanno dalle 50 alle 250 pag<strong>in</strong>e); la difficoltà a<br />

rispettare la scadenza quadrimestrale (si pensi ai ritardi di pubblicazione dei<br />

numeri 17-18, 50-51 e 86; alla periodicità del tutto disattesa nel decennio<br />

'84-'94; alla formalizzazione della semestralità solo col nuovo m<strong>il</strong>lennio); <strong>il</strong><br />

ricorso a numeri doppi e tripli (<strong>il</strong> 56-58 del '87 e <strong>il</strong> 64-66 del '90; da qui lo<br />

scarto tra numerazione e fascicoli effettivamente pubblicati); ma soprattutto la<br />

disomogeneità e talvolta disorganicità dei contenuti espressi.<br />

Nonostante questi problemi, di cui si cercherà di dare debito conto, RS è<br />

rimasta per quasi quarant'anni e oltre 7500 pag<strong>in</strong>e un punto di riferimento<br />

per la vita culturale della prov<strong>in</strong>cia; ha costituito una palestra preziosa per<br />

un trent<strong>in</strong>a di redattori e oltre cento tra collaboratori e recensori di quattro<br />

generazioni (senza contare i lettori, data la tiratura ormai da tempo attorno<br />

alle c<strong>in</strong>quecento copie e, <strong>in</strong> alcuni casi, alle m<strong>il</strong>le); ha rappresentato la prima<br />

pubblicazione locale di storia contemporanea (precedendo <strong>il</strong> «Bollett<strong>in</strong>o Storico<br />

Reggiano», comparso nel 1968; «Contributi» - 1977; «Reggio Storia» - 1978; gli<br />

«Annali dell'Istituto Cervi» - 1979; «L'Almanacco» - 1982); ed è stata anche<br />

13


l'unica <strong>in</strong> regione, tra quelle legate alla rete degli istituti per la Resistenza, a<br />

uscire <strong>in</strong><strong>in</strong>terrottamente dalla fondazione (e, per un certo periodo, gli anni<br />

Settanta, l'unica <strong>in</strong> assoluto).<br />

Ho qu<strong>in</strong>di motivo di r<strong>in</strong>graziare la redazione per aver consentito che<br />

fossi io, uno dei collaboratori più recenti e meno autorevoli, ad offrire un<br />

primo disegno di questa vicenda, nell'ambito di un più ambizioso progetto di<br />

recupero e valorizzazione dell'<strong>in</strong>tero campo storiografico reggiano. La necessità<br />

di r<strong>il</strong>eggere l'<strong>in</strong>tera serie di RS si è <strong>in</strong>fatti ben presto trasformata nel piacere di<br />

recuperare una memoria territoriale e discipl<strong>in</strong>are di notevole <strong>in</strong>teresse.<br />

Fatta salva questa nota di soddisfazione personale, premetto che non è<br />

mia <strong>in</strong>tenzione <strong>in</strong>dulgere oltre <strong>in</strong> considerazioni di carattere celebrativo che<br />

suonerebbero stonate, tanto più <strong>in</strong> riferimento ad una esperienza che della<br />

retorica ha auspicato da sempre <strong>il</strong> superamento; del resto l'impossib<strong>il</strong>ità<br />

di reperire materiale d'archivio sulla vicenda redazionale della rivista (e<br />

la scelta, almeno <strong>in</strong> questa fase, di non affidarsi a testimonianze orali, che<br />

avrebbero <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>mente condizionato la prospettiva di analisi), limitano<br />

necessariamente queste note ad una sorta di rassegna impressionistica sulla<br />

storia della rivista, vista <strong>in</strong> pratica solo attraverso le sue pag<strong>in</strong>e 2 .<br />

Mi auguro <strong>in</strong> ogni caso che questa fatica non sia del tutto <strong>in</strong>ut<strong>il</strong>e ed<br />

anzi possa fornire un m<strong>in</strong>imo contributo a quel ripensamento autocritico<br />

del proprio lavoro che caratterizza la rete degli istituti, e certamente anche<br />

<strong>Istoreco</strong>, <strong>in</strong> questo scorcio di XXI secolo; e che appare prelim<strong>in</strong>are a qualsiasi<br />

ipotesi non velleitaria di r<strong>il</strong>ancio.<br />

In questo senso va precisato che la rivista ha provveduto da sé a costruirsi<br />

una propria tradizione: lo ha fatto attraverso la commemorazione dei<br />

collaboratori scomparsi3; la (rara) ripubblicazione di articoli significativi 4 ; ma<br />

soprattutto con la raccolta analitica degli <strong>in</strong>dici5 (qui opportunamente ripresa<br />

e aggiornata da Glauco Bertani). Questo mio contributo si <strong>in</strong>serisce dunque <strong>in</strong><br />

un percorso già configurato, la cui consistenza mi sembra tra l'altro r<strong>il</strong>evante<br />

per segnalare la talvolta faticosa ma comunque viva riflessione sulle proprie<br />

prerogative e i propri limiti che ha accompagnato <strong>il</strong> camm<strong>in</strong>o di RS.<br />

Non va tuttavia taciuto <strong>il</strong> fatto che <strong>in</strong> mancanza di un riscontro esterno,<br />

che f<strong>in</strong>ora si è prodotto solo <strong>in</strong> misura episodica 6 , tale memoria rischia di<br />

degenerare nell'autoreferenzialità. Auspico qu<strong>in</strong>di che questi appunti possano<br />

avviare una discussione seria e vivace sulla storia della rivista, e più <strong>in</strong> generale<br />

dell'istituto, che contribuisca ad una memoria consapevole e sia di premessa<br />

ad un lavoro fruttuoso.<br />

1967-1970 La memoria del CLN<br />

La prima fase della storia della rivista co<strong>in</strong>cide con gli esordi dell'Istituto e<br />

ne recepisce <strong>il</strong> carattere di testimonianza diretta dell'esperienza resistenziale.<br />

Come apprendiamo dalle note poste al term<strong>in</strong>e di ogni <strong>fascicolo</strong>, <strong>il</strong>5 novembre<br />

1965 sorge anche a Reggio, per <strong>in</strong>iziativa degli enti locali e delle associazioni<br />

partigiane7, l'Istituto per la storia della Resistenza e della guerra di Liberazione,<br />

aff<strong>il</strong>iato all'INsMLI nazionaleB. Per statuto esso ha <strong>il</strong> compito di ricordare<br />

l'esperienza resistenziale, di raccoglierne e conservarne cimeli e documenti,<br />

di approfondirne lo studio, di promuoverne la conoscenza <strong>in</strong>segnandone e<br />

14


divulgandone lo spirito e i contenuti.<br />

La prima assemblea dei soci (sessantasei tra privati e istituzionali) si svolge <strong>il</strong><br />

27 marzo 1966 <strong>in</strong> Municipio e solo <strong>il</strong>2 apr<strong>il</strong>e 1967, alla presenza del presidente<br />

nazionale Ferruccio Parri9, avviene l'<strong>in</strong>augurazione ufficiale della sede, ricavata<br />

<strong>in</strong> un appartamento di piazza San Giovanni 4 messo a disposizione dalla<br />

Prov<strong>in</strong>cia e arredato dalla Cassa di Risparmio. Proprio <strong>in</strong> quella occasione<br />

viene annunciata l'uscita del primo numero dell'organo RS lO , che viene poi<br />

presentato ufficialmente <strong>in</strong> Sala del Tricolore <strong>il</strong> 13 maggio successivo.<br />

Il momento non è casuale: <strong>il</strong> ventennale del '65 segna <strong>in</strong>fatti una fase<br />

di ripresa della memoria pubblica della Resistenza, legata alla stagione del<br />

Centro-S<strong>in</strong>istra, ma anche alle vicende della decolonizzazione e agli albori<br />

del movimentismo; <strong>il</strong> pr<strong>in</strong>cipale risultato è <strong>il</strong> riconoscimento dell'INsMLI come<br />

ente morale con personalità giuridica proprio all'<strong>in</strong>izio del '67. Intanto anche<br />

a livello locale fioriscono le prime rappresentazioni storiografiche accreditate<br />

dell'evento resistenziale ll , come <strong>il</strong> volume Aspetti e problemi della Resistenza<br />

reggiana (che raccoglie le opere v<strong>in</strong>citrici del concorso <strong>in</strong>detto dalla prov<strong>in</strong>cia<br />

nel '65 12 ) e soprattutto la Storia della Resistenza reggiana di Guerr<strong>in</strong>o<br />

F ranz<strong>in</strong>i 13.<br />

L'organigramma della nuova rivista, co<strong>in</strong>cidente con quello dell'Istituto,<br />

riunisce, dopo oltre vent'anni, alcuni tra i pr<strong>in</strong>cipali protagonisti della lotta<br />

di Liberazione nel reggiano. Il direttore è <strong>in</strong>fatti Vittorio Pellizzi Fossa, già<br />

presidente del CLN prov<strong>in</strong>ciale e prefetto del postliberazione; <strong>il</strong> condirettore è<br />

G<strong>in</strong>o Prandi Barra, membro del Comando Piazza; nel comitato di direzione<br />

figurano poi Cesare Campioli Marzi, anch'egli membro fondatore del<br />

CLN reggiano e s<strong>in</strong>daco del dopoguerra; e Gismondo Veroni Tito, Bortesi<br />

o Franchi, comandante prov<strong>in</strong>ciale SAP (e nel '67 presidente dell'ANPI); <strong>il</strong><br />

segretario è <strong>il</strong> già citato Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i Frigio; nel comitato di redazione<br />

siede <strong>in</strong>vece don Prospero Simonelli Reggiani, altro membro del CLN; e cariche<br />

di r<strong>il</strong>ievo spettano anche ad <strong>in</strong>tellettuali «impegnati" come Giann<strong>in</strong>o Degani,<br />

Carlo Galeotti e Antonio Grandi.<br />

Nel programma pubblicato <strong>in</strong> prima pag<strong>in</strong>a, nel quale si del<strong>in</strong>eano lo spirito<br />

del periodico e gli auspici della redazione, emergono spunti non banali: una<br />

concezione «allargata" della Resistenza vista come evento complesso (con<br />

componenti m<strong>il</strong>itari, politiche, sociali), di lunga durata (dal sorgere del<br />

fascismo o tutt'al più dal 1925 f<strong>in</strong>o ai «venti mesi,,) e di portata <strong>in</strong>ternazionale<br />

(che, con caratteristiche, forme, mete particolari, si <strong>in</strong>serisce «nel moto più<br />

generale che nel ventesimo secolo anima la vita dei popoli oppressi,,). A<br />

questo fenomeno ci si vuole avvic<strong>in</strong>are con un approccio oggettivo e s<strong>in</strong>tetico,<br />

co<strong>in</strong>volgendo e confrontando due generazioni, quella di attori e testimoni, e<br />

quella dei successori che vogliono farsene eredi. La prospettiva ideologica<br />

adottata è crocianamente def<strong>in</strong>ita come concordia discors 14 e <strong>in</strong>tende di fatto<br />

recuperare lo spirito ciellenistico: rispetto dei diversi <strong>in</strong>dirizzi dottr<strong>in</strong>ali, ma<br />

unità d'<strong>in</strong>tenti democratici; e soprattutto fiducia <strong>in</strong>tatta nel valore pedagogico<br />

della lotta liberatrice.<br />

Nella sua prima stagione, corrispondente ai numeri f<strong>in</strong>o al 10-11 del '70, la<br />

rivista rappresenta senza dubbio <strong>il</strong> maggior impegno dell'Istituto che, privo di<br />

risorse e di collaboratori, si limita altrimenti alla raccolta ancora disord<strong>in</strong>ata di<br />

15


16<br />

documenti e materiale bibliografico15. Rs costa 500 lire (1200 l'abbonamento)<br />

e viene distribuita <strong>in</strong> poco più di un cent<strong>in</strong>aio di copie (gli associati, che<br />

<strong>in</strong>izialmente hanno diritto ad uno sconto del 35 percento, dal '69 la ricevono<br />

gratuitamente). L'amm<strong>in</strong>istrazione è formalmente autonoma e questo comporta<br />

<strong>il</strong> ricorso alla pubblicità commerciale, che occupa una dozz<strong>in</strong>a di pag<strong>in</strong>e <strong>in</strong><br />

coda ad ogni <strong>fascicolo</strong> a partire dal 3 '67.<br />

I contenuti appaiono fondamentalmente <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con i propositi enunciati nel<br />

programma e riflettono soprattutto le posizioni del fondatore-direttore Pellizzi:<br />

non solo <strong>in</strong>fatti egli si dimostra particolarmente motivato nel promuovere la<br />

rivista, ma non esita a <strong>in</strong>tervenire <strong>in</strong> prima persona con memorie, recensionP6<br />

e osservazioni generali (racchiuse nella pur effimera rubrica .. Contrabbando»);<br />

e anche quando, riscontrando nell'ambiente politico e culturale una m<strong>in</strong>or<br />

sollecitud<strong>in</strong>e di quella auspicata, rassegna le dimissioni dall'istituto 17 e qu<strong>in</strong>di<br />

dalla redazione (dove è sostituito da Prandi), Pellizzi cont<strong>in</strong>ua a collaborare<br />

con articoli e segnalazioni, f<strong>in</strong>o alla nom<strong>in</strong>a a presidente onorario nel 1973.<br />

Particolarmente significativa per recuperare <strong>il</strong> contesto dell'epoca (ma<br />

anche per evidenziare l'autonomia <strong>in</strong>tellettuale del personaggio) mi pare la<br />

nota (pubblicata <strong>in</strong> 2 '67) <strong>in</strong> cui Pellizzi rivendica la perdurante validità degli<br />

ideali resistenziali di libertà e giustizia, ma esprime anche la necessità di farli<br />

fecondare con nuovi riferimenti, più adeguati alla stagione <strong>in</strong> corso, come<br />

quello alla pace, chiamata <strong>in</strong> causa a proposito di Viet-Nam e Medio Oriente 18 ;<br />

e <strong>in</strong>sieme denuncia, auspicandone uno studio approfondito, gli scarti tra le<br />

premesse resistenziali e la classe dirigente che ne è scaturita 19 .<br />

Sorprendente è anche la commemorazione della vittoria nella prima guerra<br />

mondiale, pubblicata <strong>in</strong> 9 '69, nella quale l'ex prefetto testimonia <strong>il</strong> suo<br />

trasporto per l'ultima guerra .. del primo Risorgimento» e <strong>in</strong> generale per le forze<br />

armate; ma coglie anche l'occasione per deprecare le celebrazioni di facciata<br />

che lasciano scoperte le magagne politiche del paese; per criticare la tesi della<br />

Resistenza come guerra civ<strong>il</strong>e; per apprezzare non solo i m<strong>il</strong>itari di Vittorio<br />

Veneto, ma anche quelli del CIL, associando loro <strong>il</strong> CVL e pers<strong>in</strong>o i protagonisti<br />

delle lotte sociali del dopoguerra (lette <strong>in</strong> chiave democratica e antiterroristica)<br />

e i giovani contestatori del Sessantotto (ritenuti alla ricerca di nuovi motivi<br />

ideali); per auspicare la f<strong>in</strong>e delle guerre combattute e la trasformazione delle<br />

onorificenze m<strong>il</strong>itari <strong>in</strong> attestati di merito civ<strong>il</strong>e.<br />

Notevole per rigore e freschezza è anche la lunga recensione che proprio<br />

nel primo numero Pellizzi dedica al volume di Franz<strong>in</strong>i; oltre ad elencare i<br />

numerosi meriti .. del buon Frigio», <strong>in</strong>fatti, <strong>il</strong> direttore non esita a criticarne<br />

la cronologia troppo ristretta, l'<strong>in</strong>teresse schiacciante per gli eventi m<strong>il</strong>itari e<br />

lo sb<strong>il</strong>anciamento a favore delle componenti comuniste 20 • In tempi come gli<br />

odierni, <strong>in</strong> cui trionfano i paludamenti corporativi, stupisce questa assenza<br />

di blandizie nei confronti di quello che appare comunque f<strong>in</strong> da subito <strong>il</strong><br />

vero p<strong>il</strong>astro dell'Istituto e della rivista: Franz<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>fatti, oltre a fornire col suo<br />

volume lo spunto di molti saggi a venire, svolge praticamente da solo <strong>il</strong> ruolo<br />

di archivista del materiale <strong>in</strong> corso di raccolta; cura una prima bibliografia della<br />

Resistenza reggiana (pubblicata <strong>in</strong> 5 '68 e 7-8 '69); e dalle carte stipate nel suo<br />

studiolo estrae periodicamente una primizia per le pag<strong>in</strong>e di RS, soffermandosi<br />

<strong>in</strong> particolare sulla vicende della lotta <strong>in</strong> montagna. Non a caso è lui ad essere


designato per la collaborazione alle prime <strong>in</strong>iziative nazionali come l'Atlante<br />

e poi l'Enciclopedia della Resistenza (oltre che per una pur sommaria Guida<br />

archivistica).<br />

Il terzo protagonista della redazione è Giann<strong>in</strong>o Degani, avvocato<br />

comunista, già noto come commosso narratore della Resistenza reggiana.<br />

Il suo lungo saggio sulla storia del movimento operaio e contad<strong>in</strong>o come<br />

premessa storica alla guerra di Liberazione, che compare <strong>in</strong> undici parti f<strong>in</strong>o<br />

al numero 13-14 della rivista, è <strong>in</strong>fatti paradigmatico dell'approccio al fascismo<br />

proprio del materialismo storico (evidenti le suggestioni di Manacorda); r<strong>il</strong>etto<br />

oggi <strong>il</strong> testo si dimostra <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>mente datato, ma ancora colpisce lo sforzo<br />

s<strong>in</strong>cero di riflettere sulla dimensione economico-sociale e nella lunga durata.<br />

Tale scelta risalta ancora di più se confrontata con la storiografia dom<strong>in</strong>ante<br />

<strong>in</strong> quella fase, che, come testimoniano anche le pag<strong>in</strong>e della rivista reggiana<br />

(<strong>in</strong> particolare i saggi sulla gioventù nel primo dopoguerra)21, è propensa a<br />

concentrarsi sullo studio congiunturale delle orig<strong>in</strong>i del fascismo negli anni<br />

1918-1922; e ad adottare comunque una scansione di carattere politicoculturale,<br />

che ricalca evidentemente logiche partitiche. Va r<strong>il</strong>evata peraltro la<br />

notevole attenzione per la storia del movimento cattolico (espressa già nel<br />

primo numero da Corrado Corghi e poi portata avanti soprattutto da Carlo<br />

Galeotti); nonché lo spazio che collaboratori come Guido Laghi e Ercole<br />

Camurani garantiscono a componenti m<strong>in</strong>oritarie della vita politica reggiana<br />

come i repubblicani e i liberali.<br />

Il tentativo di superare la visione strettamente m<strong>il</strong>itare della vicenda<br />

resistenziale attraverso una storia essenzialmente politica si ritrova anche <strong>in</strong><br />

quella che è da considerare l'<strong>in</strong>iziativa più r<strong>il</strong>evante ospitata dalle pag<strong>in</strong>e di RS<br />

nei suoi primi anni, cioè i convegni periodici sul CLN. La volontà, esplicitamente<br />

affermata, di ovviare alle carenze documentarie attraverso un contraddittorio<br />

tra i superstiti di quella vicenda nelle sue diverse fasi, si dimostra pienamente<br />

<strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea tanto con l'enfasi testimoniale propria del periodo che con la logica<br />

parlamentaristica del contesto politico che ne costituisce lo sfondo. Ciò detto<br />

non si può che r<strong>il</strong>evare la notevole riuscita dell'<strong>in</strong>iziativa, che oltre a fornire<br />

numerosi dati trasmette vividamente le differenti sensib<strong>il</strong>ità presenti nella<br />

Resistenza, <strong>il</strong> loro sforzo comune di collaborare <strong>in</strong> un momento drammatico, le<br />

diverse rielaborazioni compiute dalle s<strong>in</strong>gole culture politiche. Né va trascurato<br />

<strong>il</strong> tentativo pionieristico di <strong>in</strong>crociare non solo più voci, ma anche memoria<br />

e storia, attraverso la presenza di coord<strong>in</strong>atori qualificati (compresi studiosi<br />

come Odoardo Rombaldi che non appartengono alla redazione). Anche per<br />

questo è lecito esprimere rammarico per la sospensione dell'<strong>in</strong>iziativa; ma<br />

anche così <strong>in</strong>completo <strong>il</strong> ciclo merita ampiamente la pubblicazione <strong>in</strong> volume<br />

che <strong>in</strong>fatti ne scaturisce (Orig<strong>in</strong>i e atti del CIN viene distribuito nelle scuole<br />

<strong>in</strong> c<strong>in</strong>quecento copie per <strong>il</strong> 25° - nel 1970 - e poi <strong>in</strong> sette m<strong>il</strong>a copie per 30°<br />

- nel 1974). Né l'esaurimento di questo format impedisce <strong>il</strong> proseguimento del<br />

dibattito, come dimostrano i periodici appelli per la raccolta di materiale e le<br />

numerose lettere alla redazione, nelle quali si ribadisce la comune volontà di<br />

unire le forze per impedire la dispersione del patrimonio resistenziale.<br />

In questo quadro abbastanza mosso cont<strong>in</strong>ua peraltro a prevalere un<br />

approccio essenzialmente memoriale, che si concentra soprattutto sulle<br />

17


esperienze <strong>in</strong>dividuali, tra diari d'epoca (come quello di Didimo Ferrari<br />

recuperato da Franz<strong>in</strong>i <strong>in</strong> 9 '69) e ricostruzioni a posteriori (si pensi alla<br />

testimonianza di don Angelo Cocconcelli <strong>in</strong> 9 e 10-11 '69).<br />

Per completare <strong>il</strong> quadro della prima fase della rivista mi pare vada<br />

segnalato l'emergere di alcune tendenze che si riveleranno poi durature:<br />

l'apertura al contesto regionale e <strong>in</strong> particolare <strong>il</strong> legame con Bologna e la<br />

sua università, testimoniato dal co<strong>in</strong>volgimento di Luciano Casali (importante<br />

la sua recensione al volume di Spreafico sulle Reggiane <strong>in</strong> 9 '69); la scelta<br />

di valorizzare, attraverso pubblicazioni quasi <strong>in</strong>tegrali, i lavori di tesi di<br />

argomento reggiano (a partire da quello di Lucia Federica Oliva, figlia del<br />

generale Adriano, discusso a Trieste con Enzo Collotti e pubblicato <strong>in</strong> 9 e<br />

10-11 '69 e <strong>in</strong> 12 '70); la scelta di recensire ad ampio raggio, ottemperando<br />

al ruolo istituzionale di osservatorio locale aggiornato, ma senza trascurare<br />

pubblicazioni di <strong>in</strong>teresse generale (come dimostra ad esempio la recensione<br />

di Pellizzi alla storia della Resistenza di Bocca sul primo <strong>fascicolo</strong>).<br />

1971-197611 paradigma resistenziale<br />

Dopo un breve <strong>in</strong>termezzo, <strong>in</strong> cui l'istituto è retto da Grandi e la rivista da<br />

Prandi, una nuova fase di relativa stab<strong>il</strong>ità si apre <strong>il</strong> 28 marzo 1971, quando<br />

direttore di RS viene nom<strong>in</strong>ato Giann<strong>in</strong>o Degani (nel marzo del '73 Grandi,<br />

gravemente ammalato, viene sostituito da D<strong>in</strong>o Felisetti). All'<strong>in</strong>izio degli anni<br />

Settanta l'Istituto appare ormai consolidato: conta novantasette soci; conserva<br />

un congruo materiale archivistico (compresi i documenti del CLNP, lo schedario<br />

completo dei partigiani reggiani e una raccolta di negative fotografiche) e<br />

una biblioteca di oltre trecento volumi; soprattutto può f<strong>in</strong>almente contare sul<br />

comando stab<strong>il</strong>e del maestro Antonio Zambonelli, di lì <strong>in</strong> avanti presenza fissa<br />

e preziosissima negli organi dirigenti (e soprattutto nello staff operativo) della<br />

rivista.<br />

Il rafforzamento degli <strong>in</strong>teressi e delle competenze <strong>in</strong>tellettuali rappresentata<br />

a livello locale da Degani e Zambonelli trova corrispondenza nella vicenda dell'<br />

INSMLI, segnata <strong>in</strong> questa fase dalla presidenza di Guido Quazza e caratterizzata<br />

dall'ampliamento cronologico della ricerca (da cui deriva anche <strong>il</strong> mutamento<br />

di testata della rivista)22.<br />

L'istituto reggiano, ormai pienamente <strong>in</strong>serito nella rete nazionale e regionale<br />

(cui dipende per i primi corsi di aggiornamento per <strong>in</strong>segnanti), è ora <strong>in</strong> grado<br />

di avviare una raccolta pianificata delle memorie (con la distribuzione, nel '74,<br />

di duecento questionari appositi); di organizzare <strong>in</strong> proprio mostre e convegni<br />

(oltre che una pionieristica proiezione di f<strong>il</strong>mati LUCE); di produrre importanti<br />

sforzi editoriali per fornire i primi strumenti di alfabetizzazione sulla Resistenza<br />

(come dimostra <strong>il</strong> volumetto <strong>il</strong>lustrato Fascismo, Resistenza, Repubblica per le<br />

scuole dell'obbligo, distribuito <strong>in</strong> trem<strong>il</strong>a copie nel '71; la ripubblicazione degli<br />

atti del CLN nel '74 e della cronologia di Franz<strong>in</strong>i nel '78; la nuova bibliografia su<br />

Fascismo, Antifascismo, Resistenza curata per <strong>il</strong> trentennale <strong>in</strong> collaborazione<br />

con <strong>il</strong> Comune e la Biblioteca Panizzi).<br />

Il fatto che <strong>il</strong> direttore non sia più <strong>il</strong> presidente dell'Istituto fa<br />

<strong>in</strong>tanto guadagnare una relativa autonomia d'<strong>in</strong>dirizzo alla rivista23;<br />

contemporaneamente però essa perde quella economica (<strong>il</strong> suo b<strong>il</strong>ancio viene<br />

18


<strong>in</strong>fatti progressivamente a gravare su quello generale). Così si spiega l'aumento<br />

del prezzo: un <strong>fascicolo</strong> passa da 500 a 800 lire (l'abbonamento annuale costa<br />

2200) tra <strong>il</strong> '72 e <strong>il</strong> '74 e arriva a 1400 nel '75. La rivista viene distribuita <strong>in</strong> oltre<br />

duecento copie, di cui una sessant<strong>in</strong>a <strong>in</strong> abbonamento e una c<strong>in</strong>quant<strong>in</strong>a <strong>in</strong><br />

libreria; viene avviata anche la ristampa dei primi numeri ormai esauriti.<br />

Mentre l'editoria locale registra <strong>il</strong> boom della memorialistica prodotta<br />

dai pr<strong>in</strong>cipali comandanti partigiani (basti pensare ad Aldo Ferretti - 1971,<br />

Gismondo Veroni - 1975, Gianetto Patac<strong>in</strong>i - 1975, Egidio Baraldi - 75;<br />

Avvenire Paterl<strong>in</strong>i - 1977, Osvaldo Poppi - 1979) RS cont<strong>in</strong>ua a seguire questo<br />

f<strong>il</strong>one24, allargando però <strong>il</strong> quadro all'<strong>in</strong>tero periodo fascista; si segnalano <strong>in</strong><br />

questo senso i ricordi di Aldo Magnani sulla prigionia condivisa con Gramsci<br />

(12 '70); le note di Vivaldo Salsi sulla ribellione al calzificio M<strong>il</strong>ano del '42 (16<br />

'72); e soprattutto i vivaci <strong>in</strong>terventi di Francesco Bellentani sul socialismo<br />

clandest<strong>in</strong>o (<strong>in</strong> 17-18 '72 e <strong>in</strong> 28 e 29-30 '76)25.<br />

Contemporaneamente si avverte <strong>il</strong> tentativo di ampliare lo spettro delle<br />

fonti traducendo testimonianze straniere26, ricorrendo a fonti fasciste 27 e<br />

soprattutto pubblicando i documenti frutto della missione Degani all'Acs 28. Da<br />

queste ricerche <strong>il</strong> direttore, sempre attivo anche sul piano dei ricordi29, ricava<br />

due lunghi saggi sulla nascita del fascismo e sull'opposizione nella stampa<br />

reggiana30.<br />

Un altro frutto importante di questa stagione è la ricerca di Zambonelli sui<br />

reggiani nella guerra di Spagna che, <strong>in</strong>iziata nel '69, viene pubblicata nei numeri<br />

19 e 20-21 '73; essa si pone all'avanguardia su scala nazionale e, nel contesto<br />

locale, apre la strada alla mostra del '76 e al successivo convegno dell'85. La<br />

morte di Pasquale Marconi sollecita <strong>in</strong>vece l'<strong>in</strong>teresse di Carlo Galeotti3\ ed <strong>in</strong><br />

generale proseguono i segnali d'<strong>in</strong>teresse per <strong>il</strong> mondo cattolic032.<br />

Fondamentale è poi la promozione di nuove ricerche realizzata attraverso i<br />

tre concorsi banditi tra <strong>il</strong> '70 e <strong>il</strong> '74; i testi premiati vengono <strong>in</strong>fatti pubblicati<br />

sulla rivista33, favorendo tra l'altro <strong>il</strong> co<strong>in</strong>volgimento nelle attività dell'Istituto di<br />

studiosi giovani ma già affermati come Rolando Cavandoli34 .<br />

Peculiare di questa stagione è anche la rubrica «Note e discussioni» <strong>in</strong> cui<br />

si ritrovano precisazioni f<strong>il</strong>ologiche (Franz<strong>in</strong>i contesta un uso acritico delle<br />

testimonianze <strong>in</strong> 12 '70; e chiede correttezza nelle citazioni <strong>in</strong> 23-24 '74); ma<br />

anche commenti sui media (un documentario tv a proposito di Montefior<strong>in</strong>o <strong>in</strong><br />

10-11 '69; una trasmissione di Petacco sulla l<strong>in</strong>ea gotica <strong>in</strong> 12 '70; e anche un<br />

f<strong>il</strong>mato rievocativo della battaglia di Botteghe poi non andato <strong>in</strong> onda).<br />

Nelle recensioni <strong>in</strong>tanto si approfondisce l'<strong>in</strong>teresse per le storie dei s<strong>in</strong>goli<br />

paesi della prov<strong>in</strong>cia35 (notevole <strong>in</strong> questo senso l'impegno di Sergio Mor<strong>in</strong>i,<br />

già assessore prov<strong>in</strong>ciale alla Pubblica Istruzione) e per la storia moderna<br />

reggiana (<strong>in</strong> cui si dist<strong>in</strong>gue Renzo Barazzoni, che <strong>in</strong>izialmente si firma<br />

«Bren»)36; da r<strong>il</strong>evare anche l'attenzione per gli studi di storia <strong>in</strong>tellettuale ad<br />

ampio raggio (da Carlo Cattaneo ad Ernesto Rossi) del reggiano Giuseppe<br />

Anceschi.<br />

Notevole è poi lo spazio che la rivista dedica alle <strong>in</strong>iziative per <strong>il</strong> trentesimo<br />

anniversario della Liberazione: dalla commemorazione dell'8 settembre svolta<br />

da Otello Montanari nel '7337 a quella degli scioperi alla Lombard<strong>in</strong>i pronunciata<br />

da Giannetto Magnan<strong>in</strong>i l'anno successiv038; ma anche <strong>il</strong> convegno nazionale<br />

19


su donne e Resistenza svoltosi a Castelnuovo Monti nel '74 e la mostra sulle<br />

case di latitanza organizzata <strong>in</strong>sieme all'Istituto Cervi nel '75. Culm<strong>in</strong>e delle<br />

celebrazioni è <strong>il</strong> numero speciale 26-27 del '75 che, oltre a presentare i dati<br />

numerici e nom<strong>in</strong>ativi sui partigiani reggiani messi <strong>in</strong>sieme da Franz<strong>in</strong>i e gli<br />

autorevoli commenti di Pellizzi e Degani, si caratterizza per l'adozione di<br />

alcuni nuovi accorgimenti grafici (come i titoli bianchi <strong>in</strong> copert<strong>in</strong>a e gli <strong>in</strong>serti<br />

fotografici).<br />

1977-1983 Il successo e la crisi<br />

La morte di Degani nel '76 impone la nom<strong>in</strong>a di un nuovo direttore,<br />

<strong>in</strong>dividuato quasi fisiologicamente <strong>in</strong> Franz<strong>in</strong>i. Al suo posto come segretario<br />

viene nom<strong>in</strong>ato Zambonelli. Questa dichiarata cont<strong>in</strong>uità (cui si aggiunge <strong>il</strong><br />

secondo mandato di Felisetti come presidente dell'Istituto) sembra <strong>in</strong>dicare<br />

la maturità conseguita dalla memoria resistenziale con le celebrazioni del<br />

trentennale e sancita dalla fruttuosa collaborazione col «Cervi» (dal già citato<br />

convegno del '75 a quello del 1982 sul forese reggiano).<br />

In effetti l'Istituto usufruisce nel '75 di un aumento dei contributi comunali;<br />

l'archivio risulta f<strong>in</strong>almente ord<strong>in</strong>ato; si ampliano la biblioteca (che supera i<br />

duem<strong>il</strong>a volumi, tutti schedati), l'emeroteca (che recupera anche le agognate<br />

copie del «Solco Fascista»), e la fototeca (che acquisisce l'immag<strong>in</strong>e di tutti i<br />

caduti reggiani)39; viene <strong>in</strong>augurata una attività autonoma nelle scuole; e si<br />

fa più assidua la partecipazione alle attività nazionali (<strong>il</strong> sem<strong>in</strong>ario di Ariccia<br />

'79, <strong>il</strong> convegno di Rim<strong>in</strong>i '80, <strong>il</strong> corso sulle fonti orali di Venezia dell'81 ,<br />

l'<strong>in</strong>contro di Tor<strong>in</strong>o '82 sull'uso dei video). La rivista, nonostante <strong>il</strong> congruo<br />

aumento di prezzo (un <strong>fascicolo</strong> passa da 1400 a 2500 lire, gli abbonamenti da<br />

trem<strong>il</strong>aduecento a c<strong>in</strong>quem<strong>il</strong>a), mantiene un livello di vendite costante.<br />

In realtà però gli osservatori più attenti non hanno mancato di notare come<br />

la f<strong>in</strong>e degli anni Settanta segni l'<strong>in</strong>izio di una crisi strisciante per <strong>il</strong> paradigma<br />

resistenziale, foss<strong>il</strong>izzato dal mal<strong>in</strong>teso unanimismo delle celebrazioni ufficiali<br />

(e della solidarietà nazionale) e solcato da fratture (anche generazionali)<br />

profonde, che lasciano spazio all'<strong>in</strong>debita appropriazione della Resistenza<br />

portata avanti dal terrorismo.<br />

La rivista denuncia puntualmente tali deformazioni, come anche le derive<br />

reazionarie che esse determ<strong>in</strong>an0 40 ; ma si tratta di equ<strong>il</strong>ibri delicati e assai<br />

frag<strong>il</strong>i; e <strong>in</strong> generale <strong>il</strong> corto circuito tra politica e storia sem<strong>in</strong>a segnali negativi<br />

che mostreranno solo <strong>in</strong> seguito la loro effettiva portata (basti pensare al<br />

s<strong>il</strong>enzio con cui viene accolta la battaglia per la verità combattuta da Egidio<br />

Baraldi a partire dal 1979; o la chiusura del Museo della Resistenza di Reggio<br />

nel 1982).<br />

In questo contesto la storiografia, scossa dalla tempesta defeliciana, cerca<br />

di opporre al mito negativo della «rivoluzione mancata» <strong>il</strong> modello di «storia<br />

di paese» messo a punto da Cavandoli41 e perfezionato poi da Zambonelli 42 ,<br />

che tenta di recuperare virtuosamente <strong>il</strong> «f<strong>il</strong>o rosso» che nella nostra terra<br />

lega la tradizione prampol<strong>in</strong>iana di <strong>in</strong>izio secolo, i moti sociali postbellici, le<br />

manifestazioni antifasciste durante <strong>il</strong> Ventennio e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, attraverso la Spagna e<br />

l'Etiopia, la Resistenza vera e propria.<br />

20


Sulle pag<strong>in</strong>e di RS, che questi lavori pure recensisce ed apprezza, sembrano<br />

però prevalere altre logiche. Da una parte <strong>in</strong>fatti si assiste al tentativo, da<br />

parte di Franz<strong>in</strong>i (ma anche di Gismondo Veroni e Otello Montanari), di<br />

recuperare la memoria degli episodi e dei protagonisti della Resistenza43 ,<br />

magari ricorrendo al metodo dell'<strong>in</strong>tervista 44 ; dall'altra si r<strong>il</strong>eva uno sforzo di<br />

ampliamento tematico e metodologico.<br />

Innanzitutto l'<strong>in</strong>gresso nel comitato di direzione di Ermanno Dossetti (dal<br />

'76), quella nel comitato di redazione di Sereno Folloni (dal '78) e la nom<strong>in</strong>a<br />

a presidente dell'Istituto di Luigi Ferrari (dal '79) sollecitano <strong>il</strong> def<strong>in</strong>itivo<br />

«sdoganamento» della Resistenza cattolica: lo testimoniano i saggi di Cesare<br />

Grazioli e V<strong>in</strong>cenzo Casotti sulla storia del cattolicesimo reggiano prima,<br />

durante e dopo <strong>il</strong> fascism045; l'attenzione per la prima stagione di studi<br />

storico-politici su Giuseppe Dossetti (con le puntuali recensioni a Fangareggi<br />

e Campan<strong>in</strong>i); <strong>il</strong> confronto a tutto campo con <strong>il</strong> lavoro di Spreafico sulla Chiesa<br />

reggiana (Zambonelli <strong>in</strong> 38-39 '79).<br />

Inoltre si rivaluta <strong>il</strong> ruolo dei m<strong>il</strong>itari, riportando le memorie dell'ufficiale<br />

di collegamento Alberto Ferrari (<strong>in</strong> 37 '79) e del colonnello Alberto Codazzi<br />

- deportato - (<strong>in</strong> 40 e 41-42 '80 e <strong>in</strong> 43 '81); studiando <strong>il</strong> contributo dei<br />

carab<strong>in</strong>ieri (Montanari); proponendo una riflessione teorica sui rapporti tra<br />

guerra partigiana e guerra regolare (Laghi <strong>in</strong> 38-39 '79). Si dimostra <strong>in</strong>oltre<br />

una particolare attenzione per <strong>il</strong> tema della violenza, come dimostrano le<br />

testimonianze sul campo di concentramento di Bibbiano (Cesar<strong>in</strong>o Faietti <strong>in</strong><br />

34 '78) e sulle carceri partigiane (G<strong>in</strong>o Rozzi, nello stesso <strong>fascicolo</strong>); ma anche<br />

la documentazione sulle scuole antiribelli e sui condannati a morte <strong>in</strong> 38-39<br />

'79 46 .<br />

Sulla scia dei nuovi programmi di ricerca nazionali si avverte anche <strong>il</strong><br />

tentativo di estendere la ricerca al periodo del dopoguerra, come dimostrano<br />

i saggi v<strong>in</strong>citori del IV concors0 47 e i passi ricavati da alcune tesi 48 ; notevole<br />

anche <strong>il</strong> ritorno di <strong>in</strong>teresse per <strong>il</strong> periodo della fascistizzazione 49 e del<br />

consens050 . Meritano <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e una segnalazione, per <strong>il</strong> loro ruolo pionieristico,<br />

gli <strong>in</strong>terventi di Guido Laghi su l<strong>in</strong>gua e fascismo (<strong>in</strong> 34 '78) e sui manifesti<br />

come fonte (<strong>in</strong> 44-45 '81); la nota di Norberto Cattabiani sulle elezioni del 1913<br />

(<strong>in</strong> 43 '81); e, anche per la r<strong>il</strong>evanza nazionale, i saggi di Dianella Gagliani e<br />

Luciano Casali sull'organizzazione del pC! a Reggio (<strong>in</strong> 46 '82 e 52-53 '84).<br />

1984-1988 Una fase di transizione<br />

I primi anni Ottanta sono occupati dall' esplicitarsi della crisi dell'antifascismo,<br />

tanto come tradizione di studi che come sistema di legittimazione del sistema<br />

politico. Da un lato si segnala la riflessione critica portata avanti dall'<strong>in</strong>terno<br />

del mondo INSMLI da Nicola Gallerano, che <strong>in</strong> un coraggioso saggio del 1986<br />

denuncia dall'<strong>in</strong>terno i pr<strong>in</strong>cipali difetti del paradigma resistenziale: falso<br />

unanimismo patriottico, rimozione dei compromessi e delle cont<strong>in</strong>uità;<br />

elusione del problema della violenza. Dall'altro <strong>il</strong> tentativo craxiano di mettere<br />

<strong>in</strong> discussione i fondamenti di legittimazione della «Repubblica nata dalla<br />

Resistenza» apre la strada all'offensiva revisionista cavalcata da De Felice<br />

nell'ennesima <strong>in</strong>tervista del 1988.<br />

A Reggio, per giunta, <strong>il</strong> quarantennale della Liberazione si <strong>in</strong>treccia con<br />

21


22<br />

<strong>il</strong> ventennale dell'Istituto; e <strong>in</strong> questa fase di transizione si assiste ad un<br />

mutamento di uom<strong>in</strong>i, di luoghi, di norme. La pr<strong>in</strong>cipale <strong>in</strong>stab<strong>il</strong>ità deriva dalla<br />

morte, nell'84, di Franz<strong>in</strong>i e Pellizzi, che segna un momento di trapasso anche<br />

generazionale; nell'85 cambia anche <strong>il</strong> presidente con la nom<strong>in</strong>a di Vittorio<br />

Parenti. Importante è anche <strong>il</strong> fatto che si vada formando un nuovo nucleo<br />

stab<strong>il</strong>e di collaboratori: ne fanno parte Paola Davoli e Egidio Baraldi (che si<br />

impegnano <strong>in</strong> una ricerca sui deportati); gli obiettori di coscienza, a partire<br />

da Massimo Bressan (che svolgono un ruolo fondamentale nella schedatura e<br />

gestione della biblioteca, che supera ormai i trem<strong>il</strong>ac<strong>in</strong>quecento volumi); ma<br />

soprattutto giovani ricercatori come Massimo Storchi e S<strong>il</strong>via Pastor<strong>in</strong>i51.<br />

Intanto nel 1984 l'Istituto vive una modifica statutaria consistente (dopo<br />

quelle tutto sommato marg<strong>in</strong>ali del '68 - per l'adeguamento dell'anno sociale a<br />

quello solare - e del '73 - per l'istituzione della carica di presidente onorario):<br />

la prima novità di r<strong>il</strong>ievo è la possib<strong>il</strong>ità di associazione per i comuni diversi<br />

dal capoluogo (saranno nove nel '86, ventiquattro nel '90, quarantuno nel<br />

2004), che crea una nuova base di sostenitori e committenti, e favorisce<br />

<strong>in</strong>direttamente <strong>il</strong> passaggio nella nuova sede di via Dante, avvenuto nel 1986;<br />

si registra poi l'<strong>in</strong>troduzione della carica (amm<strong>in</strong>istrativa e non di <strong>in</strong>dirizzo)<br />

di direttore dell'Istituto, dist<strong>in</strong>ta da quella per la rivista, e attribuita <strong>in</strong> prima<br />

istanza a Zambonelli (sostituito come segretario da Montanari); <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, dopo<br />

molti auspici <strong>in</strong>ascoltati (Degani nel '71, Felisetti nel '73, Zambonelli nel '79)<br />

nasce f<strong>in</strong>almente un comitato scientific052, che pubblica <strong>il</strong> 28 gennaio 1987 un<br />

programma di ricerca poliennale.<br />

Nel frattempo l'attività ord<strong>in</strong>aria procede <strong>in</strong> maniera diseguale: ma tra m<strong>il</strong>le<br />

problemi si avviano <strong>in</strong>iziative importanti, come i sem<strong>in</strong>ari di aggiornamento<br />

per <strong>in</strong>segnanti, la mostra sul manifesto resistenziale, le conferenze sulla<br />

Costituzione. Consistenti anche le <strong>in</strong>iziative organizzate per <strong>il</strong> quarantesimo,<br />

dal convegno Mimose e scarpe rotte del 1985, (dedicato alle varie dimensioni<br />

della Resistenza al femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e) alla mostra sulla fotocronaca del ventennio di<br />

Renzo Vaiani53.<br />

La rivista, affidata a partire dal numero 52-53 '84 a monsignor Prospero<br />

Simonelli, non può contare sull'auspicato contributo regionale, ma ugualmente<br />

cessa la pubblicità commerciale (dopo <strong>il</strong> numero 48); arriva così a costare<br />

6000 lire (10.000 l'abbonamento) e a pubblicare (talvolta anche <strong>in</strong> ritardo) un<br />

solo numero all'anno. Nonostante ciò, essa circola <strong>in</strong> oltre settecento copie e<br />

cont<strong>in</strong>ua a vendere bene (tanto che nel 1985 si progetta un'antologia delle sue<br />

pag<strong>in</strong>e migliori).<br />

Prosegue l'attenzione per i protagonisti della Resistenza reggiana (Magnani<br />

su Vittorio Salt<strong>in</strong>i <strong>in</strong> 52-53 '84; Ugo Benassi, Vittorio Parenti e Giuseppe<br />

Carretti su Gismondo Veroni <strong>in</strong> 54-55 '85), ma si impone soprattutto l'uso di<br />

fonti orali, con la pubblicazione di diverse <strong>in</strong>terviste ai testimoni sopravvi.ssuti<br />

(Zambonelli a Elg<strong>in</strong>a Pifferi <strong>in</strong> 50-51 '83; Nadia Caiti a Bruno Catt<strong>in</strong>i <strong>in</strong> 52-53<br />

'84 e a Valdo Magnani <strong>in</strong> 61 '88)54.<br />

Cont<strong>in</strong>ua poi l'<strong>in</strong>vestimento sui giovani, attraverso la pubblicazione di<br />

alcune tesi (<strong>in</strong> particolare quella di Marco Mietto sulla ricostruzione della DC<br />

- <strong>in</strong> 52-53 '84 e <strong>in</strong> 54-55 '85 - e quella di Marcello Rossi sul pcr - <strong>in</strong> 54-55 '85);<br />

e dei primi risultati delle pionieristiche ricerche di Storchi sulla ricostruzione e


della Pastor<strong>in</strong>i sui deportati (sempre <strong>in</strong> 54-55 '85). Prevale qu<strong>in</strong>di l'attenzione<br />

per <strong>il</strong> periodo postbellico, come dimostrano <strong>il</strong> numero 56-68 '87 (con due<br />

importanti saggi di Boiardi sul r<strong>in</strong>novamento dello stato e di Romeo Guarnieri<br />

sulla rifondazione delle camere del lavoro) e <strong>il</strong> 59-60 '87 (sulla ricostruzione<br />

di Reggio vista attraverso i verbali del CLN). Da notare anche i due <strong>in</strong>terventi<br />

ravvic<strong>in</strong>ati di Quazza, di cui vengono riportati una conferenza e una recensione<br />

a Baraldi (<strong>in</strong> 61 '88).<br />

La rivista si dimostra comunque ricettiva delle modifiche <strong>in</strong> corso all'Istituto:<br />

lo dimostra l'<strong>in</strong>fittirsi dei riferimenti alla documentazione fotografica (sulla<br />

cui catalogazione riferisce Anna Appari <strong>in</strong> 61 '88); e l'attenzione all'attività<br />

didattica (con un primo resoconto di Marco Paterl<strong>in</strong>i <strong>in</strong> 56-58 '87).<br />

In particolare <strong>il</strong> 1988, con <strong>il</strong> c<strong>in</strong>quantesimo delle leggi razziali e <strong>il</strong><br />

quarantesimo della Costituzione segna un notevole fervore di <strong>in</strong>iziative, tra<br />

le quali si dist<strong>in</strong>gue la meticolosa ricerca di Zambonelli sugli ebrei reggiani<br />

(pubblicata <strong>in</strong> 61 e 62-63 '88); non va <strong>in</strong>vece <strong>in</strong> porto <strong>il</strong> progetto di un <strong>fascicolo</strong><br />

monografico sul tribunale speciale.<br />

1989-1994 Tra revisionismo e antirevisionismo<br />

Alla f<strong>in</strong>e degli anni Ottanta l'Istituto riesce a raggiungere una r<strong>in</strong>novata<br />

solidità, che gli consente di affrontare a viso aperto gli sconvolgimenti<br />

nazionali e <strong>in</strong>ternazionali del 1989-1991.<br />

Fondamentale <strong>in</strong> questo senso è <strong>il</strong> contributo offerto dalla Regione <strong>in</strong><br />

term<strong>in</strong>i di risorse: f<strong>in</strong>anziarie, dopo la legge quadro promulgata, sull'esempio<br />

piemontese e veneto, <strong>il</strong> 18 marzo 1989; scientifiche, grazie al sapiente impulso<br />

alla ricerca sulla storia sociale del fascismo e della guerra fornito da Luciano<br />

Casali; umane, con l'<strong>in</strong>carico ad Anna Appari di ord<strong>in</strong>are la cospicua fototeca<br />

dell'Istituto reggiano.<br />

Questa nom<strong>in</strong>a si <strong>in</strong>serisce <strong>in</strong> un più generale riassetto dello staff, garantito<br />

soprattutto dal bando di ricerca comunale del 1986, che stab<strong>il</strong>izza la posizione<br />

di molti collaboratori come Marco F<strong>in</strong>cardi e i già citati Grazioli e Storchi; nel<br />

1988 Magnani diviene presidente onorari055; nel 1991 si attua un massiccio<br />

turn over con la nom<strong>in</strong>a di Carubbi a presidente e di Zambonelli a direttore,<br />

e l'<strong>in</strong>gresso di Antonio Canovi nel comitato di direzione e di Ettore Borghi <strong>in</strong><br />

quello scientifico.<br />

Con questa nuova configurazione (forte di ventiquattro comuni aff<strong>il</strong>iati e<br />

centoundici soci privati; e di una biblioteca specializzata con oltre c<strong>in</strong>quem<strong>il</strong>a<br />

volumi) l'Istituto si impegna nella difesa della memoria resistenziale nei confronti<br />

degli attacchi dell'op<strong>in</strong>ione pubblica nazionale56; ma soprattutto predispone un<br />

programma di ricerca sul dopoguerra57 che anticipa (e <strong>in</strong> qualche modo svuota<br />

preventivamente) le polemiche strumentali seguite nell'estate 1990 all'appello<br />

di Otello Montanari sul "Chi sa parli»58. Fondamentale <strong>in</strong> questo senso appare<br />

<strong>il</strong> varo dei sem<strong>in</strong>ari annuali su Fascismo, guerra e ricostruzione che tra 1'89<br />

e <strong>il</strong> '93 consentono una messa a punto della storiografia resistenziale e un<br />

r<strong>il</strong>ancio della prospettiva scientifica dell'istituto; ma va ricordato anche <strong>il</strong> ruolo<br />

di apripista svolto dalle ricerche di Zaccaria sulla destal<strong>in</strong>izzazione ('84), di<br />

Storchi sul fascismo ('86), di Spreafico sulla Resistenza cattolica (a partire<br />

dall'86), di Zambonelli sugli ebrei ('88), di Giannoccolo sugli <strong>in</strong>ternati ('89), di<br />

23


24<br />

Magnan<strong>in</strong>i sul dopoguerraC'92)59.<br />

Data la notevole maturità scientifica dei suoi lavori e <strong>il</strong> costante impegno<br />

per la depoliticizzazione della ricerca e la flessib<strong>il</strong>izzazione degli organi<br />

dell'istituto, si dist<strong>in</strong>gue <strong>in</strong> particolare la figura di Massimo Storchi, che <strong>in</strong>fatti<br />

nel 1993 viene cooptato nel direttivo direttamente come presidente, <strong>in</strong> vista del<br />

c<strong>in</strong>quantenario della Resistenza 6o . Nel frattempo la riorganizzazione consente<br />

maggior chiarezza e autonomia nel lavoro delle diverse sezioni dell'istituto<br />

(archivio, biblioteca, emeroteca, fototeca), cui si aggiungono <strong>in</strong> questa fase un<br />

autonomo comparto didattico e un ufficio esteri.<br />

Anche la rivista vive un'importante rottura di cont<strong>in</strong>uità con la nom<strong>in</strong>a<br />

alla sua guida (1'8 novembre '88, dopo la morte di Simonelli) di Salvatore<br />

Fangareggi, <strong>il</strong> primo direttore privo di una attiva esperienza resistenziale.<br />

Egli promuove l'apertura del comitato di redazione ai nuovi collaboratori<br />

dell'istituto (Appari, Paterl<strong>in</strong>i, Storchi, ma anche Laura Artioli); e soprattutto<br />

vara un programma di r<strong>il</strong>ancio della rivista che prevede <strong>il</strong> suo r<strong>in</strong>novamento<br />

grafico e l'ampliamento della strategia di diffusione.<br />

Rs cambia <strong>il</strong> sottotitolo (che dal 62-63 '89 diviene, anticipando quanto avverrà<br />

per l'Istituto, "Rivista di storia della Resistenza e della società contemporanea»)<br />

e la copert<strong>in</strong>a, che da arancione diventa gialla e poi bianca, con una grande<br />

foto al centro. Viene riaffermata la periodicità quadrimestrale e <strong>il</strong> prezzo viene<br />

fissato <strong>in</strong> 10.000 lire per la s<strong>in</strong>gola copia e 25.000 per l'abbonamento annuale;<br />

Fangareggi scrive personalmente ai presidi reggiani e promuove la pubblicità<br />

sui quotidiani locali, portando così la rivista a tirare m<strong>il</strong>le copie (delle quali un<br />

cent<strong>in</strong>aio spettano ai soci, una settant<strong>in</strong>a sono scambiate con gli altri istituti,<br />

trecentoc<strong>in</strong>quanta vengono date <strong>in</strong> omaggio agli amm<strong>in</strong>istratori, circa duecento<br />

vanno agli abbonati e le restanti f<strong>in</strong>iscono <strong>in</strong> libreria).<br />

Ma <strong>il</strong> r<strong>in</strong>novamento non si limita alle forme: Fangareggi si presenta con un<br />

editoriale nel quale riscontra i limiti di penetrazione della ricerca nel senso<br />

comune, r<strong>il</strong>evando <strong>il</strong> peso giocato <strong>in</strong> questo senso dall'orrore postbellico e<br />

poi del salto generazionale, ma attribuendo notevoli responsab<strong>il</strong>ità anche<br />

alla scuola e agli altri agenti di memoria; da qui la rivendicazione di una<br />

scelta di ampliamento cronologico (con particolare <strong>in</strong>teresse per <strong>il</strong> fascismo<br />

del Ventennio) e la sfida di coniugare professionalità tecnica e fruizione<br />

popolare, rifiutando tanto le canonizzazioni che le demonizzazioni del fatto<br />

resistenziale.<br />

Il direttore diventa una presenza fissa, non solo per i suoi <strong>in</strong>terventi sul mondo<br />

cattolico reggiano (sull'Ac <strong>in</strong> 67-68 '91; sulle pastorali del vescovo Brettoni e<br />

sui conti Calvi <strong>in</strong> 69 '92; su don Carlo Orland<strong>in</strong>i <strong>in</strong> 72 '93), ma soprattutto per<br />

le prese di posizione circa l'attualità politica e culturale, nelle quali, sempre<br />

con tono lieve e misurato, non esita ad affrontare di petto le polemiche più<br />

scottanti, ritenendole una buona occasione per l'approfondimento critico e la<br />

maturazione di un serio dibattito pubblic0 61 .<br />

La rivista si apre <strong>in</strong> generale al problema dei rapporti tra storia e memoria,<br />

come dimostra la riflessione di Mietto sulla memoria del fascismo e <strong>il</strong> suo uso<br />

<strong>in</strong> 64-66 '90 (che deriva tra l'altro da uno dei sem<strong>in</strong>ari didattici dell'istituto); e<br />

<strong>il</strong> resoconto di Canovi sul convegno IRSIFAR dedicato a Passato e presente della<br />

Resistenza, pubblicato <strong>in</strong> 72 '93.


Rs si propone sempre più spesso <strong>in</strong> una veste monografica, con numeri<br />

speciali e dossier di grande richiamo. In particolare l'attenzione si concentra<br />

sul tema della violenza, esam<strong>in</strong>ata nei suoi riflessi postbellici (cui sono dedicati<br />

i fascicoli 64-66 '9062, 67-68 '91 63 e 71 '93)64, ma anche nel periodo resistenziale,<br />

attraverso la trattazione delle stragi nazifasciste (come quella di V<strong>il</strong>la Sesso <strong>in</strong><br />

74-75 '94)65 e delle deportazioni (<strong>il</strong> memoriale di Roberto Torelli <strong>in</strong> 64-66 '90;<br />

i ricordi di prigionia di Welmore Bottazzi <strong>in</strong> 71 '92; la testimonianza dell'IMI<br />

Lic<strong>in</strong>io Ferrosi <strong>in</strong> 71 '93).<br />

Coraggioso (e discutib<strong>il</strong>e) anche <strong>il</strong> saggio di Folloni sui commissari che<br />

compare <strong>in</strong> 62-63 '89, sollecitando le reazioni di Bertol<strong>in</strong>i e Magnani (che<br />

trovano <strong>in</strong>vece spazio <strong>in</strong> 70 '92); e dello storico cattolico escono anche i diari<br />

e una lunga <strong>in</strong>tervista <strong>in</strong> 72 '9366.<br />

Una diversa l<strong>in</strong>ea di ricerca è quella del recupero dei caratteri di lunga<br />

durata nella mentalità delle campagne reggiane; <strong>in</strong> questo f<strong>il</strong>one si muovono<br />

F<strong>in</strong>cardi con alcune <strong>in</strong>terviste sul primo maggio (<strong>in</strong> 64-66 '90)67; Riccardo<br />

Bertani con <strong>il</strong> suo <strong>in</strong>tervento sul mito della Russia tra i nostri contad<strong>in</strong>i <strong>in</strong> 70<br />

'92; Paola Davoli nella rievocazione del primo funerale civ<strong>il</strong>e a Cavazzoli nel<br />

1898 <strong>in</strong> 71 '93. Aggiornata sul piano epistemologico anche la tesi di Andrea<br />

Lugli sulla classe politica dirigente a Reggio <strong>in</strong> 62-63 '89.<br />

1995-1998 ISTOREco e Rs<br />

Il 9 apr<strong>il</strong>e 1994 viene varato <strong>il</strong> nuovo statuto con cui l'«Istituto per la storia<br />

della Resistenza e la guerra di Liberazione" diventa «Istituto per la storia<br />

della Resistenza e dell'età contemporanea" (ISTORECO). Le celebrazioni del<br />

c<strong>in</strong>quantenario (che producono tra l'altro le mappe storiche della Liberazione6 8<br />

e una nuova bibliografia di James Malaguti)69 sono l'occasione per completare<br />

la transizione avvenuta negli anni precedenti e varare i nuovi programmi di<br />

lavoro della presidenza Storchi.<br />

Passaggi r<strong>il</strong>evanti di questa fase sono la prima edizione dei Sentieri<br />

partigiani; <strong>il</strong> convegno sugli ebrei dell'apr<strong>il</strong>e '93; e quello sulla RSI dell'autunno<br />

'95; ma decisiva, anche per verificare i pareri (non univoci) sul nuovo corso<br />

è la riunione allargata del 6 settembre '96 a Busana. Qui si esplicitano <strong>in</strong>fatti<br />

le problematiche di una istituzione che ha ormai decuplicato <strong>il</strong> volume delle<br />

attività (e di conseguenza <strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio reale), trasformandosi di fatto <strong>in</strong> una<br />

agenzia di servizi culturali; ma che come tale si pone <strong>il</strong> problema di conservare<br />

la propria funzione sociale e di far rivivere nel nuovo contesto i valori di cui<br />

si sente portatrice70. Il risultato di questo confronto è la riconferma di Storchi<br />

come presidente nella tornata del '97, che sancisce anche lo spostamento della<br />

sede (sempre agli ex-Stalloni ma <strong>in</strong> un'altra ala del complesso).<br />

Proprio la rivista, fiore all'occhiello dell'Istitut07\ viene <strong>in</strong>dividuata come<br />

emblema di un r<strong>in</strong>novamento consapevole 72 , e col numero speciale 76 '95 si<br />

<strong>in</strong>augura una nuova serie73, con <strong>il</strong> nome abbreviato <strong>in</strong> RS e una veste grafica di<br />

gran pregi074, che prevede un ampio uso delle fotografie f<strong>in</strong> dalla copert<strong>in</strong>a75.<br />

L'impag<strong>in</strong>azione, già anticipata nel numero 74-7576, prevede una struttura<br />

più articolata 77, che affida ai nuovi redattori, dotati di notevole spessore<br />

epistemologico e di vasti <strong>in</strong>teressi di ricerca, alcune rubriche particolarmente<br />

<strong>in</strong>novative.<br />

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26<br />

In particolare Antonio Torrenzano si occupa della sezione «Conversazioni»,<br />

<strong>in</strong> cui vengono presentate <strong>in</strong>terviste esclusive con nomi di primo piano<br />

della storiografia e delle scienze sociali nazionali (Marcello Flores <strong>in</strong> 80 '96;<br />

Enzo Santarelli <strong>in</strong> 81 '97; Aldo Agosti <strong>in</strong> 82 '97; Enzo Traverso <strong>in</strong> 86 '98),<br />

e <strong>in</strong>ternazionali (Lutz Kl<strong>in</strong>khammer <strong>in</strong> 74-75 '94; Paul G<strong>in</strong>sborg e Jacques<br />

Rancière <strong>in</strong> 76 '95; Denis Mack Smith <strong>in</strong> 77 '95; Jean-Pierre Azéma <strong>in</strong> 78 '95;<br />

Ala<strong>in</strong> Toura<strong>in</strong>e <strong>in</strong> 79 '96). Si sollecitano soprattutto riflessioni di carattere teorico<br />

sul mestiere dello storico e la narrazione; e si tenta di ampliare l'orizzonte di<br />

analisi all'età contemporanea e al mondo globalizzato, attraverso un sapiente<br />

gioco di ritmi e scale.<br />

Mario Lanzafame cura <strong>in</strong>vece la sezione «Crocevia» <strong>in</strong> cui, con la preziosa<br />

collaborazione di Giampaolo Calchi Novati, si presentano note storiche e<br />

cronologiche sui s<strong>in</strong>goli paesi di provenienza degli immigrati residenti nel<br />

reggiano. La rassegna (che tocca via via Marocco, Ghana, Nigeria, Egitto,<br />

Senegal, Sudafrica, Tunisia, Algeria) deve la sua particolarità al fatto di essere<br />

presentata <strong>in</strong> versione b<strong>il</strong><strong>in</strong>gue; e dal proporsi come spazio aperto di confronto,<br />

che ospita ed anzi richiede i commenti delle comunità cui si fa riferimento.<br />

Viene poi varata una apposita sezione


che nei suoi studi sulle migrazioni recupera lo spiazzamento foucaultiano come<br />

chiave di accesso ad una storia (prevalentemente orale)94 che si fa sempre più<br />

soggettiva, mediata ed <strong>in</strong>stab<strong>il</strong>e, rispetto alla quale la memoria fa problema<br />

ma <strong>in</strong>sieme gioca un ruolo <strong>in</strong>eludib<strong>il</strong>e. La rivista <strong>in</strong>somma si propone come<br />

avanguardia di un nuovo agire storiografico con forti suggestioni parig<strong>in</strong>e, che<br />

propone <strong>in</strong>dubbiamente spunti di notevole suggestione, ma talvolta si avvita<br />

<strong>in</strong> questioni astratte con scarsa presa (e con ricaduta non sempre virtuosa)<br />

sulla ricerca empirica.<br />

Fondamentale per mantenere <strong>in</strong> equ<strong>il</strong>ibrio vecchio e nuovo mi sembra<br />

ancora una volta <strong>il</strong> ruolo di Storchi, i cui <strong>in</strong>terventi riescono a calare<br />

nel contesto del dibattito reggiano le pr<strong>in</strong>cipali problematiche <strong>in</strong> gioco,<br />

proponendo un r<strong>in</strong>novamento che non sia però perdita di identità95; la<br />

questione dei presupposti metodologici viene posta dunque non di per sé,<br />

ma come strumento dirimente per scard<strong>in</strong>are le vecchie logiche para politiche<br />

o moralistiche e gli irrigidimenti rituali della memoria istituzionalizzata.<br />

Importante è soprattutto <strong>il</strong> tentativo di ricostruire la vicenda dei rapporti tra<br />

storia, memoria e politica nella nostra prov<strong>in</strong>cia, denunciando i vantaggi ma<br />

anche i rischi della svolta degli anni Novanta, tra pericolose nostalgie della<br />

RSI, deterioramenti della logica ciellenistica e opportunistiche fughe <strong>in</strong> avanti;<br />

Storchi vede soprattutto nella nuova mitopoietica del Tricolore (e <strong>in</strong> m<strong>in</strong>or<br />

misura <strong>in</strong> quella mat<strong>il</strong>dica)96 <strong>il</strong> tentativo strisciante da parte di una nuova<br />

generazione di politici e di amm<strong>in</strong>istratori di mettere a tacere storici non più<br />

<strong>in</strong>ibiti dal contesto e qu<strong>in</strong>di non più disposti al «pronto soccorso democratico»,<br />

sciogliendo <strong>in</strong> un unanimismo fac<strong>il</strong>e quanto superficiale le asperità della storia<br />

(e <strong>in</strong> particolare di un evento complesso e drammatico come la Resistenza) e<br />

affidandosi con scarsa lungimiranza al d<strong>il</strong>ettantismo <strong>in</strong>teressato, all'uso acritico<br />

(cioè all'abuso feticistico) delle fonti o alla mistica ormai depotenziata della<br />

testimonianza. La dist<strong>in</strong>zione tra «prodotti generici di argomento storico» e una<br />

«storiografia matura e consapevole» (anche dei suoi limiti); e <strong>il</strong> richiamo ad una<br />

ricerca «seria e libera, oltre revisionismi e rivendicazionismi" sono elementi di<br />

una deontologia professionale giustamente ambiziosa97, che mira a fecondare <strong>il</strong><br />

dibattito sulla riconc<strong>il</strong>iazione, animato <strong>in</strong> questa fase da un'importante omelia<br />

del vescovo Gibert<strong>in</strong>i (riprodotta <strong>in</strong> 77 '95), dall'<strong>in</strong>edito confronto Barbieri<br />

Manodori-Magnan<strong>in</strong>i (<strong>in</strong>teramente pubblicato <strong>in</strong> 80 '96), dalle discussioni<br />

seguite alla morte di Giuseppe Dossetti (per cui si veda 81 '97).<br />

Nel complesso <strong>il</strong> tentativo, almeno <strong>in</strong> prima istanza riuscito, è quello di<br />

offrire un prodotto di grande qualità formale e sostanziale, ad un prezzo alto<br />

(20.000 lire, 50.000 l'abbonamento), ma con buone garanzie di stab<strong>il</strong>ità e<br />

periodicità.<br />

1999-2005 Nel nuovo m<strong>il</strong>lennio<br />

La via del r<strong>in</strong>novamento non è tuttavia priva di asperità. Se la rivista si rivela<br />

ben avviata, pur <strong>in</strong> un mercato ormai saturo di opzioni, l'istituto si trova di<br />

fronte ad una vera e propria crisi di crescita. Da un lato i timori di Storchi circa<br />

l'appiattimento del dibattito <strong>in</strong> un conc<strong>il</strong>iazionismo a buon mercato si rivelano<br />

del tutto fondati: <strong>il</strong> centenario del Tricolore nel 1997 favorisce <strong>il</strong> prevalere di<br />

una vulgata unanimista e aconflittuale che occulta gli sforzi di ripensamento<br />

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28<br />

critico della Resistenza (a partire dal suo Combattere si può, v<strong>in</strong>cere bisogna<br />

del 1998)98 e drena <strong>in</strong>teressi e f<strong>in</strong>anziamenti da ricerche meno spendib<strong>il</strong>i e più<br />

problematiche. Dall'altro la nuova presidenza di Leonardo Paggi, nel lodevole<br />

tentativo di proseguire lo sforzo di sprov<strong>in</strong>cializzazione già avviato, f<strong>in</strong>isce per<br />

smagliare l'identità di ISTORECO, <strong>in</strong>terrompendo <strong>il</strong> circolo virtuoso col territorio,<br />

e creando tensioni e malumori che dividono lo staff. Pur <strong>in</strong> queste strettoie<br />

l'Istituto riesce ugualmente ad avviare <strong>in</strong>iziative importanti, come i viaggi<br />

della memoria (dal '99)99, <strong>il</strong> sito Internet (dal 2001), <strong>il</strong> varo del nuovo polo<br />

archivistico (dal 2002).<br />

Rs, pur mantenendo una relativa <strong>in</strong>dipendenza, risente sia nel bene che<br />

nel male delle vicende <strong>in</strong> corso. Nel 1998, ritenendo fisiologico un passaggio<br />

di consegne, Fangareggi si accomiata dai lettori lasciando <strong>il</strong> testimone di<br />

direttore ad Ettore Borgh<strong>il</strong>OO, la cui prima preoccupazione è di salvare la rivista<br />

dalla bancarotta. Una volta superata l'emergenza (grazie al contributo della<br />

Fondazione Manodori e alla decisione, pur tardiva, di passare alla periodicità<br />

semestrale), si riparte da un maggior flessib<strong>il</strong>ità, che non r<strong>in</strong>nega la veste grafica<br />

e l'aggiornamento metodologico, ma cerca di recuperare una dimensione più<br />

adeguata alle possib<strong>il</strong>ità e alle esigenze dell'Istituto10l e del suo territorio102.<br />

In un primo tempo cont<strong>in</strong>uano a prevalere le l<strong>in</strong>ee della stagione<br />

precedente103, decl<strong>in</strong>ate magari secondo criteri più mossp04: «Conversazioni"<br />

ospita un vero e proprio forum sulla globalizzazione (85 '98); «Crocevia" si<br />

occupa di Asia (di India e Pakistan <strong>in</strong> 85 '98; di curdi <strong>in</strong> 86 '98); la storia delle<br />

migrazioni e quella della memoria vengono riprese a partire dall'osservatorio<br />

reggiano105. Proprio lo spiccato ritorno alla «reggianità" mi sembra costituire la<br />

chiave del mutamento <strong>in</strong> corso, come dimostrano lo spazio dedicato a Loris<br />

Malaguzzi <strong>in</strong> 84 e 86 '98106; le note sull'«Em<strong>il</strong>ia rossa" di Aldo Agosti <strong>in</strong> 85 '98<br />

e di Sezzi <strong>in</strong> 86 '98; <strong>il</strong> programma di lavoro di M<strong>in</strong>ardi sulle cooperative di<br />

consumo come «luogo della memoria" locale <strong>in</strong> 86 '98.<br />

Poi, soprattutto dopo <strong>il</strong> passaggio di m<strong>il</strong>lennio, diviene esplicito <strong>il</strong> tentativo<br />

di mutare <strong>in</strong>dirizzo107, ritornando, pur con la consapevolezza teorica acquisita<br />

negli anni Novanta, ad una prospettiva empirica di «ricerca,,108. L'esigenza è<br />

<strong>in</strong>nanzitutto quella di ampliare lo spettro cronologico degli <strong>in</strong>teressi, <strong>in</strong>serendo<br />

la Resistenza <strong>in</strong> una prospettiva di lunga durata che arrivi a comprendere<br />

l'<strong>in</strong>tera vicenda reggiana del Novecento. Sul periodo prefascista scrivono<br />

Canovi (<strong>in</strong> 87-88 '99 su Borciani e la prima amm<strong>in</strong>istrazione socialista a<br />

Reggio); Festanti (<strong>in</strong> 94 2002 sul carteggio Prampol<strong>in</strong>i-Zibordi); Ferraboschi<br />

(<strong>in</strong> 98 2004 sulla «Grande armata,,). Ma anche, parlando di storia sociale, la<br />

Pastor<strong>in</strong>i (<strong>in</strong> 89 2000 sull'istruzione obbligatoria a Poviglio a <strong>in</strong>izio secolo); e<br />

Marco Paterl<strong>in</strong>i (sulla pellagra nelle campagne <strong>in</strong> 96 2003). Sul dopoguerra 109<br />

<strong>in</strong>tervengono <strong>in</strong>vece M<strong>in</strong>ardi (<strong>in</strong> 87-88 '99) sul governo alleato; ancora Canovi<br />

(nello stesso <strong>fascicolo</strong>) sullo sv<strong>il</strong>uppo a CorreggiollO; Boccolari (<strong>in</strong> 90 2001) sui<br />

socialisti reggiani tra 1945 e 1960.<br />

Un ulteriore sforzo è quello di ampliare lo spettro dell'analisi alle facce meno<br />

note del prisma resistenziale: i reduci 111 ; i m<strong>il</strong>itari <strong>in</strong>ternati e i deportati civ<strong>il</strong>i 112 ;<br />

le vittime delle stragP13 e <strong>in</strong> generale delle asperità del tempo di guerrall4;<br />

le donne e i giovani115 . Non solo si cerca di dar conto dell'ampio dibattito<br />

<strong>in</strong> corso su questi temi (Resistenza civ<strong>il</strong>e, Resistenza esistenziale, Resistenza


passiva, ecc.), ma, completando <strong>il</strong> lavoro avviato da Baraldi, si raccolgono<br />

e si pubblicano tutti i dati nom<strong>in</strong>ativi relativi alle vittime di deportazioni e<br />

bombardamenti a Reggio e prov<strong>in</strong>cia. Contemporaneamente si prova a dare<br />

un volto più def<strong>in</strong>ito anche al nemico nazista e fascista, attraverso i documenti<br />

e le testimonianze dei v<strong>in</strong>ti116.<br />

In generale, dopo <strong>il</strong> successo del libro di Pansa sulle stragi postbelliche,<br />

si cerca da un lato di contestualizzare e problematizzare meglio la questione<br />

della violenza (Luciano Casali <strong>in</strong> 96 2003; Francesco Paolella <strong>in</strong> 97 2004); e<br />

dall'altro di ribadire le conquiste democratiche della Resistenza, sia <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i<br />

costituzionali (da cui <strong>il</strong> ritorno d'<strong>in</strong>teresse per Dossetti) che, soprattutto nel<br />

contesto reggiano, di formazione della classe dirigente postbellica (come<br />

dimostra la lunga <strong>in</strong>tervista a Paride Allegri sulla scuola di Rivaltella <strong>in</strong> 99<br />

2005),<br />

Inoltre, soprattutto per merito del direttore Borghi, si mantiene viva la presa<br />

sull'attualità, con <strong>in</strong>terventi puntuali a proposito della memoria condivisa l17 ;<br />

dei rapporti tra storia e giustizia118; della morte della patria119; del monopolio<br />

della cultura comunista nel dopoguerra 120; della storia a scuola121.<br />

Sul piano della configurazione la pr<strong>in</strong>cipale novità della rivista è l'ampia<br />

sezione "Note e rassegne», <strong>in</strong> cui vengono raccolti non solo le recensioni (più<br />

brevi, ma più numerose), ma anche i cataloghi di alcune mostre (sui partigiani<br />

italiani <strong>in</strong> 90 2001; sugli ebrei reggiani <strong>in</strong> 90 2001; sul canale di Secchia <strong>in</strong> 93<br />

2002; sui manifesti del dopoguerra <strong>in</strong> 96 2003); e i resoconti da importanti<br />

convegni nazionali (Matthias Durchfeld su memoria e politiche giovan<strong>il</strong>i <strong>in</strong><br />

89 2000; Lucia Bonfreschi sulla legittimazione nei sistemi politici europei <strong>in</strong><br />

94 2002; Alessandra Ferretti sulle fonti orali <strong>in</strong> 99 2005). Si ripropone anche<br />

la formula del numero monografico, con i fascicoli sulla RSI (89 2000), sugli<br />

ebrei reggiani (91-92 2000)122, sul 7 luglio 1960 (95 2003), sui bombardamenti<br />

(97 2004)123. Si sperimenta <strong>in</strong>oltre (proprio a partire da questo numero) la<br />

soluzione della recensione multipla, confrontando le letture che di uno stesso<br />

libro fanno studiosi di età e formazioni diverse124.<br />

Alla redazione collaborano <strong>in</strong>fatti <strong>in</strong> questa fase almeno tre generazioni di<br />

ricercatori: tra i più anziani si rivela fecondo <strong>il</strong> dialogo del direttore Borghi<br />

con <strong>il</strong> nuovo presidente Giannetto Magnan<strong>in</strong>P25, con Zambonelli126, con Amos<br />

ContP27; centrale è poi <strong>il</strong> ruolo di Glauco Bertani (curatore del sito dell'Istituto e<br />

responsab<strong>il</strong>e della redazione di RS)128, di Maria Assunta Ferretti (vicepresidente<br />

e nuova guida della sezione didattica)129, di Lella V<strong>in</strong>sani (conservatrice<br />

dell'archivio e della fototeca)130; ma importante anche <strong>il</strong> nucleo di giovanissimi<br />

che fa capo ai già citati Paolellal3l e Bellelli132 (<strong>in</strong> redazione dal 93 2002).<br />

Proprio i giovani appaiono la maggior risorsa per affrontare le difficoltà<br />

organizzative ed economiche riemerse nel 2003133 . Dopo alcune turbolenze<br />

<strong>in</strong>terne134 (parallele alle difficoltà della rete nazionale)135 ISTORECO si dà un<br />

nuovo assetto, affidandosi a Magnanimi come presidente136 e a W<strong>il</strong>liam<br />

Casotti come direttore; i due riescono a riattivare <strong>il</strong> rapporto con le istituzioni<br />

(da cui viene l'appalto di gestione del nuovo polo archivistico) e a creare<br />

un nuovo comitato scientifico, guidato da Alberto Melloni (che rappresenta<br />

un importante collegamento con la neonata università). All'<strong>in</strong>terno del<br />

programma di lavoro 2003-2006 (riportato <strong>in</strong> 96 2003)137 particolare r<strong>il</strong>ievo<br />

29


ivestono le manifestazioni per <strong>il</strong> sessantesimo della Liberazione (compresa<br />

la pubblicazione del volume 20 mesi per la libertà che, quarant'anni dopo<br />

Franz<strong>in</strong>i, tenta una s<strong>in</strong>tesi divulgativa dell'<strong>in</strong>tera esperienza resistenziale<br />

reggiana)138; ma si guarda soprattutto al futuro, con <strong>il</strong> r<strong>in</strong>novo della redazione<br />

di RS139 e la formazione di un Forum permanente di ricercatori, <strong>il</strong> cui primo<br />

<strong>in</strong>contro si tiene <strong>il</strong> 26 maggio 2004 (gli atti sono pubblicati <strong>in</strong> 98 2004).<br />

Gli <strong>in</strong>terventi succedutisi nel corso di questa giornata mi sembrano<br />

estremamente <strong>in</strong>dicativi delle diverse possib<strong>il</strong>ità e <strong>in</strong>sieme dei v<strong>in</strong>coli propri<br />

di ISTORECO <strong>in</strong> questa ennesima fase della sua storia. Le parole del presidente e<br />

del direttore cercano <strong>in</strong>fatti di del<strong>in</strong>eare un nuovo corso, sforzandosi di lasciar<br />

cadere tutte quelle pregiudiziali di lungo periodo che hanno <strong>in</strong>ibito f<strong>in</strong> qui una<br />

piena affermazione dell'istituto. Storchi ripropone la Resistenza come tema<br />

non residuale, ma anzi estremamente caldo per la nostra zona (si ricollegano<br />

ad essa tanto la classe dirigente dell'Em<strong>il</strong>ia rossa che la mentalità diffusa della<br />

nostra comunità) e comunque centrale per <strong>il</strong> Novecento; ma che rischia di<br />

rimanere schiacciato dalla perdurante tensione tra mito e rimozione; essa va<br />

<strong>in</strong>vece considerata a tutti gli effetti come un fenomeno storico, complesso e<br />

drammatico, i cui f<strong>il</strong>i di lungo periodo e di vasta portata vanno tessuti con<br />

pazienza e fatica. Alberto de Bernardi conferma questa prospettiva, mettendo<br />

sul tavolo i nodi del dibattito storiografico nazionale (rapporti tra Resistenza<br />

e antifascismo, democrazia, rivoluzione; nesso storia-memoria) e sostenendo<br />

l'estrema fecondità di una fase <strong>in</strong>certa come quella attuale. Melloni esam<strong>in</strong>a<br />

poi i vari aspetti della presenza pubblica dello storico, denunciando <strong>il</strong> diffic<strong>il</strong>e<br />

equ<strong>il</strong>ibrio tra frammentazione specialistica e urgenze della s<strong>in</strong>tesi comunicativa;<br />

chiede a ISTORECO di approfondire l'aggiornamento bibliografico e la critica delle<br />

fonti, ma soprattutto di superare le <strong>in</strong>certezze metodologiche e di mettere le<br />

sue forze <strong>in</strong> rete con quelle degli altri istituti culturali della prov<strong>in</strong>cia, pena uno<br />

spreco di risorse o politiche culturali del tutto strumentali. Mi pare che siano<br />

proprio queste le sfide che, a partire dal numero 101, attendono RS ...<br />

Osservazioni conclusive<br />

Nel frattempo, sulla base di queste <strong>in</strong>dicazioni e della rassegna che ho<br />

abbozzato, mi pare opportuno formulare qualche giudizio d'<strong>in</strong>sieme sulla<br />

lunga e articolata vicenda della rivista; <strong>in</strong> particolare credo vadano riconsiderate<br />

alcune pregiudiziali abbastanza diffuse (e non del tutto <strong>in</strong>fondate) circa i limiti<br />

di questa esperienza, non per compiere difese d'ufficio, ma per puntualizzare<br />

meglio le questioni più r<strong>il</strong>evanti sul tappeto.<br />

Per quanto riguarda <strong>in</strong>nanzitutto <strong>il</strong> supposto d<strong>il</strong>ettantismo di RS, credo<br />

vada rigettato <strong>il</strong> collegamento meccanico tra status professionale degli autori,<br />

consapevolezza teorica e rigore metodologico. È evidente come, soprattutto<br />

nella prima fase della rivista, prevalgano i contributi di protagonisti e testimoni<br />

piuttosto che di storici veri e propri; ed è altresì vero che, anche <strong>in</strong> seguito,<br />

molte pag<strong>in</strong>e si debbono ad appassionati, amatori o studiosi <strong>in</strong> erba; ma ald<strong>il</strong>à<br />

di alcune <strong>in</strong>genuità e delle (fisiologiche) ambiguità della storia del tempo<br />

presente C<strong>in</strong>tendendola, alla francese, come ricostruzione di anni ancora<br />

coperti dalla memoria viva), appare nel complesso improprio un r<strong>il</strong>ievo di<br />

merito <strong>in</strong> questo senso. Un autodidatta come Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i si dimostra <strong>in</strong><br />

30


più occasioni legatissimo alla faticosa e meticolosa <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e del documento,<br />

f<strong>in</strong>o a contestare benevolmente sul piano della critica delle fonti un<br />

accademico come Casali (<strong>in</strong> 12 'lO); o di richiamare alla correttezza editoriale<br />

un collaboratore come Fangareggi a proposito delle modalità di citazione (<strong>in</strong><br />

38-39 79); e lo stesso si potrebbe dire di Pellizzi, che nello stesso <strong>fascicolo</strong> non<br />

esita a criticare su questo piano una giovane studiosa come Luciana Sp<strong>in</strong>ato;<br />

né va dimenticato l'orgoglio con cui la redazione si preoccupa di specificare<br />

che vengono pubblicati solo contributi orig<strong>in</strong>ali, <strong>in</strong>tendendo come tali quelli<br />

che ut<strong>il</strong>izzano fonti <strong>in</strong>edite. Forse talvolta <strong>il</strong> problema è quello opposto, cioè<br />

di un culto f<strong>in</strong> troppo m<strong>in</strong>uzioso Ce quasi feticistico) del documento e della<br />

testimonianza, che si rivela carente sul piano della contestualizzazione e<br />

privo di un approccio teorico e problematico adeguato. Diverso, ma per certi<br />

versi speculare, <strong>il</strong> caso dei giovani ricercatori e degli <strong>in</strong>segnanti delle scuole<br />

secondarie, che si dimostrano <strong>in</strong>vece molto aperti alle novità metodologiche<br />

e si presentano come un'avanguardia sul piano della riflessione teorica, salvo<br />

poi talvolta perdersi <strong>in</strong> questioni prelim<strong>in</strong>ari troppo distanti dalle fonti C o<br />

loro troppo artificiosamente sovrapposte). Quello che appare decisamente<br />

perfettib<strong>il</strong>e è <strong>in</strong>somma la saldatura tra <strong>il</strong> livello tecnico della ricerca e quanto<br />

ad essa sta a monte e a valle; ma sarebbe <strong>in</strong>giusto dimenticare come RS, nel<br />

suo piccolo, abbia proposto ricerche di notevole <strong>in</strong>teresse e di riconosciuta<br />

affidab<strong>il</strong>ità su terreni come la storia degli ebrei, delle migrazioni, delle<br />

violenze postbelliche; e abbia partecipato <strong>in</strong> prima l<strong>in</strong>ea alle <strong>in</strong>novazioni<br />

metodologiche nel campo della storia della memoria, della storia orale, della<br />

storia del tempo presente.<br />

Più plausib<strong>il</strong>i mi sembrano <strong>in</strong>vece le osservazioni circa i rischi della flessib<strong>il</strong>ità<br />

che da sempre caratterizza la rivista, sempre pronta a seguire le necessità<br />

dell'Istituto o l'attualità di un dibattito, ma talvolta per ciò stesso disorganica;<br />

e nel complesso priva di un'identità discipl<strong>in</strong>are precisa Co piuttosto portatrice<br />

di molte identità sovrapposte e <strong>in</strong>trecciate, non sempre virtuosamente). La<br />

scelta di mantenere una struttura elastica e dutt<strong>il</strong>e, esplicitamente collegata ad<br />

un prof<strong>il</strong>o pragmatico Ce ad un dom<strong>in</strong>io cronologico piuttosto che tematico<br />

o teorico), comporta <strong>in</strong> effetti qualche sacrificio <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di orig<strong>in</strong>alità e di<br />

riconoscib<strong>il</strong>ità, più evidente se confrontato con esperienze come quella di<br />

«Novecento», la rivista del vic<strong>in</strong>o istituto modenese, che negli ultimi anni ha<br />

<strong>in</strong>vece scelto la strada del confronto storiografico ad ampio raggio e della forte<br />

caratterizzazione problematica, completando di fatto <strong>il</strong> passaggio a rivista di<br />

storia contemporanea taut caurt. Ma RS, dopo aver seguito un percorso sim<strong>il</strong>e<br />

nello scorso decennio, constatandone anche i pericoli e i costi, ha preferito,<br />

consapevolmente, recuperare una dimensione più contenuta, senza trascurare<br />

l'aggiornamento, ma anche senza smarrire la propria vocazione territoriale e di<br />

servizio. Si tratta di una scelta responsab<strong>il</strong>e, ma non è detto che <strong>in</strong> futuro non<br />

si ripresenti la necessità di osare di più ...<br />

In merito poi al supposto prov<strong>in</strong>cialismo, <strong>in</strong>teso sia come ossessione<br />

localistica che come ristrettezza di orizzonti, anche questo r<strong>il</strong>ievo rischia di<br />

apparire pregiudiziale nella misura <strong>in</strong> cui trascura i notevoli progressi compiuti<br />

dalla rivista e non tiene sufficientemente conto delle esigenze proprie di una<br />

istituzione comunque legata ad un contesto. F<strong>in</strong> dai primi numeri RS appare<br />

31


32<br />

attenta, soprattutto nelle recensioni, al quadro regionale (tanto storico che<br />

storiografico); e nel periodo più recente non manca un ampliamento di<br />

scala <strong>in</strong> ottica anche (e non solo) nazionale. Inoltre si avverte <strong>il</strong> tentativo di<br />

valorizzare <strong>il</strong> circolo locale-globale-locale per fare una storia "di Reggio», ma<br />

non necessariamente solo "per Reggio». Mi sembra che <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo da fare sia<br />

piuttosto quello di non aver fatto fecondare a sufficienza gli stimoli ricevuti e<br />

le competenze acquisite <strong>in</strong> un'ottica comparativa, sia all'<strong>in</strong>terno del territorio<br />

prov<strong>in</strong>ciale, che verso l'esterno; <strong>in</strong> particolare noto una scarsa attenzione per<br />

le ricerche <strong>in</strong> corso negli altri istituti della rete INSMLI, che <strong>il</strong> rimando al nuovo<br />

sito Internet non rende meno grave. Sensib<strong>il</strong>i mi sembrano poi le lacune di<br />

carattere cronologico, se si pensa alla evidente concentrazione sui venti mesi<br />

della lotta di Liberazione e, solo <strong>in</strong> second'ord<strong>in</strong>e, sulle orig<strong>in</strong>i del fascismo. I<br />

programmi <strong>in</strong> corso hanno <strong>in</strong> realtà già aperto la strada a ricerche sul socialismo<br />

prebellico, sulla fascistizzazione degli anni '30, sui fatti del luglio '60; ma<br />

permangono ancora troppe pag<strong>in</strong>e bianche rispetto alla volontà di coprire,<br />

secondo la nuova <strong>in</strong>titolazione, l'<strong>in</strong>tera storia della società contemporanea.<br />

Compatib<strong>il</strong>mente con le fonti e le forze disponib<strong>il</strong>i credo vadano quanto prima<br />

colmati (o almeno ridotti) i vuoti riguardanti l'età giolittiana e la prima guerra<br />

mondiale; e, all'altra estremità, la stagione dei movimenti e del terrorismo.<br />

Per certi aspetti mi sembra poi che anche la dimensione locale abbia marg<strong>in</strong>i<br />

di sv<strong>il</strong>uppo molto consistenti; non parlo solo di valorizzazione delle s<strong>in</strong>gole<br />

realtà prov<strong>in</strong>ciali, quanto piuttosto di s<strong>in</strong>ergia con gli altri luoghi di ricerca ed<br />

elaborazione (da parte di ISTORECO) e di confronto con le altre pubblicazioni<br />

reggiane (relativamente a RS). Troppo pochi <strong>in</strong>fatti sono stati f<strong>in</strong>ora i riferimenti<br />

all'ampio panorama della carta stampata (e r<strong>il</strong>egata) reggiana 140 ; e le recensioni<br />

(soprattutto nella estensione e col taglio attuale) non possono bastare per<br />

sv<strong>il</strong>uppare un sano dibattito storiografico che voglia superare <strong>il</strong> livello della<br />

mera erudizione o della polemica personale. La gelosa difesa delle proprie<br />

prerogative, spesso accompagnata dall'omertoso s<strong>il</strong>enzio sui meriti altrui, è<br />

forse <strong>il</strong> pr<strong>in</strong>cipale segno di ristrettezza di orizzonti che si possa addebitare ad<br />

un'impresa culturale; vale qu<strong>in</strong>di la pena di arrischiarsi nel mare magnum della<br />

discussione, senza degenerare nella polemica, ma allo scopo di risvegliare le<br />

(molte) energie sopite della città.<br />

Quanto <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e al problema (di portata nazionale) della smaccata<br />

connotazione politica della rivista, è opportuno notare come <strong>il</strong> discorso non<br />

vada espresso solo, come troppo spesso si fa, <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di nomi o di temi; a<br />

guidare la rivista sono stati <strong>in</strong>fatti uom<strong>in</strong>i di varia collocazione ideologica e<br />

politica, pur all'<strong>in</strong>terno dell'arco costituzionale; e non è mancata l'attenzione<br />

per questioni e personaggi che poco hanno a che fare con la tradizione<br />

comunista. È vero che non si debbono confondere i ruoli e l'attività, per cui<br />

l'alternanza di presidenti o direttori di altra matrice non deve occultare la forte<br />

dom<strong>in</strong>ante "rossa» della redazione; e che talvolta la pressione di amm<strong>in</strong>istratori<br />

e uom<strong>in</strong>i di partito si è fatta esplicita attraverso lettere e precisazioni. Non<br />

mi pare <strong>in</strong> ogni caso di poter ravvisare una uniformità forzosa, ed anzi sono<br />

rimasto piacevolmente impressionato nel ravvisare anche <strong>in</strong> pag<strong>in</strong>e non<br />

recenti della rivista contributi r<strong>il</strong>evanti di provenienza e tematica non solo<br />

cattolica o radical-socialista; ma addirittura anarchica, repubblicana o liberale


(tradizioni meno significative nel Novecento reggiano). Sorprenderà anzi <strong>il</strong><br />

fatto che dopo <strong>il</strong> primo numero la redazione riceva sì accuse di esclusivismo,<br />

ma a scapito dei comunisti. ..<br />

Il problema è semmai quello di una certa degenerazione partitocratrica del<br />

legame ciellenistico, che ha portato anche <strong>in</strong> sede storiografica ad una spartizione<br />

Clottizzazione) delle memorie; per cui le diverse anime resistenziali, pur<br />

compresenti, sono rimaste <strong>in</strong> genere giustapposte, senza riuscire a riconoscersi,<br />

a confrontarsi, a <strong>in</strong>teragire. Al di sopra di questo nodo si pone poi quello più<br />

generale del legame tra storia e politica, rispetto al quale par lecito osservare<br />

come la legittima (e spesso doverosa) protesta contro i revisionismi strumentali<br />

ha però lasciato <strong>in</strong> ombra <strong>il</strong> fatto che anche <strong>il</strong> lodevole ruolo di educazione<br />

civica perseguito da RS presenti i suoi punti oscuri. Tra i quali <strong>il</strong> pr<strong>in</strong>cipale mi<br />

sembra l'abuso di committenza, ossia <strong>il</strong> sott<strong>il</strong>e ricatto posto da amm<strong>in</strong>istrazioni<br />

<strong>in</strong>teressate più ad usare la storia come risorsa cont<strong>in</strong>gente della polemica<br />

politica che a promuoverne l'approfondimento e a tutelarne l'autonomia. Né<br />

si può negare che <strong>il</strong> v<strong>in</strong>colo statutario alle associazioni partigiane comporti<br />

<strong>il</strong> rischio di una <strong>in</strong>erzia sull'elemento retorico-celebrativo piuttosto che sulle<br />

legittime aspirazioni scientifiche (e di conseguenza un ricorrente mal<strong>in</strong>teso tra<br />

storicizzazione e attualizzazione). Ma è anche giusto r<strong>il</strong>evare come, almeno nel<br />

contesto storiografico reggiano, la pratica celebrativa abbia rivelato feconde<br />

potenzialità euristiche, nella misura <strong>in</strong> cui gli anniversari hanno stimolato non<br />

solo la pubblicistica d'occasione e i convegni mondani, ma anche studi seri<br />

e programmi di ricerca a medio raggio. Del resto è ormai svanita da tempo<br />

l'<strong>il</strong>lusione che si possa fare storia al di sopra della mischia; né si può chiedere<br />

ad una rivista come RS di far quadrare un cerchio che ha resistito a ben altre<br />

pressioni. Piuttosto va sottol<strong>in</strong>eato come cont<strong>in</strong>ui a rivelarsi preziosa la non<br />

co<strong>in</strong>cidenza tra istituto e rivista, che garantisce una camera di compensazione<br />

alle sp<strong>in</strong>te eterodirette; e come i redattori di RS abbiano maturato, soprattutto<br />

nell'ultima fase, quella correttezza deontologica che impone di esplicitare i<br />

propri presupposti ideali e al tempo stesso di sforzarsi per non <strong>in</strong>fìciare con<br />

essi le pratiche di ricerca.<br />

In conclusione credo vada ribadito <strong>il</strong> fatto che la rivista non ha mai smesso<br />

di <strong>in</strong>terrogarsi sulle proprie lacune, arrivando <strong>in</strong> taluni casi, soprattutto nelle<br />

recensioni, a esplicitare anche dissensi tra i s<strong>in</strong>goli collaboratorF4\ né sono<br />

mancati gli appelli a superare logiche e pratiche ormai controproducenti per <strong>il</strong><br />

bene stesso dei valori da difendere. Mi auguro che anche queste poche pag<strong>in</strong>e<br />

possano contribuire all'autocoscienza di RS e partecipare costruttivamente al<br />

perfezionamento di una tradizione preziosa.<br />

1 D'ora <strong>in</strong> avanti solo RS; <strong>il</strong> titolo della rivista è «Ricerche Storiche» f<strong>in</strong>o al 75 '94; «RS» a<br />

partire dal 76 '95 (seconda serie).<br />

2 Anche per questo i riferimenti bibliografici saranno limitati al numero di <strong>fascicolo</strong><br />

e all'annata di edizione; per <strong>in</strong>dicazioni circa <strong>il</strong> titolo esatto e le pag<strong>in</strong>e occupate dai<br />

s<strong>in</strong>goli <strong>in</strong>terventi citati si rimanda all'<strong>in</strong>dice analitico comp<strong>il</strong>ato da Glauco Bertani <strong>in</strong><br />

chiusura di questo numero.<br />

3 Tra le quali ricordiamo quelle di Arrigo Negri <strong>in</strong> 5 '68; di Cesare Campioli <strong>in</strong> 13-<br />

33


34<br />

14 '70; di Viterbo Cocconcelli <strong>in</strong> 17-18 '72; di Antonio Grandi <strong>in</strong> 25 '75; di Giann<strong>in</strong>o<br />

Degani <strong>in</strong> 31 '77 e <strong>in</strong> 56-58 '87; di Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i <strong>in</strong> 50-51 '83 e poi <strong>in</strong> 72 '93; di<br />

Prospero Simonelli e Rolando Cavandoli <strong>in</strong> 61 '88; di Guido Laghi su 71 '93; di Olga<br />

Baccarani <strong>in</strong> 72 '93; di Junio Valerio Maggiani <strong>in</strong> 78 '95; di Luigi Ferrari <strong>in</strong> 93 2002;<br />

di Salvatore Fangareggi <strong>in</strong> 96 2003; di Marco Paterl<strong>in</strong>i <strong>in</strong> 97 2004. Da notare le varie<br />

modalità di commemorazione: dalla nota redazionale anonima alla apposita rubrica «I<br />

nostri lutti»; dai veri e propri saggi rievocativi (nel caso di Franz<strong>in</strong>i e Fangareggi) alle<br />

note bio-bibliografiche sui risvolti di copert<strong>in</strong>a.<br />

4 È <strong>il</strong> caso delle ricerche di Antonio Zambonelli sugli ebrei reggiani (<strong>in</strong> 61 e 62-63 '88<br />

e poi <strong>in</strong> 91-92 2000) e dei ricordi di Margherita Valli sul comando tedesco (<strong>in</strong> 64-66<br />

'90 e poi <strong>in</strong> 89 2000).<br />

5 Curati da Franz<strong>in</strong>i <strong>in</strong> 31 '77 e da Paterl<strong>in</strong>i <strong>in</strong> 52-53 '84.<br />

6 Cfr. A. Appari L Istituto storico della resistenza e la sua rivista: per un primo b<strong>il</strong>ancio<br />

<strong>in</strong> «L'Almanacco» 1985 p. 61.<br />

7 Va ricordato <strong>il</strong> ruolo di preparazione svolto <strong>in</strong> precedenza dall'Ufficio storico ANPI.<br />

8 Fondato nel 1949 e istituito ufficialmente nel 1951; <strong>in</strong> regione <strong>il</strong> primo istituto è stato<br />

quello modenese, sorto nel 1950<br />

9 Nel suo discorso, riportato <strong>in</strong> 2 '67, Parri attribuisce <strong>il</strong> successo della Resistenza<br />

all'unità del CLN; ricorda l'importanza della lotta come scuola di democrazia e moralità;<br />

rievoca lo spirito dell'epoca, evidenziando le speranze di libertà e giustizia; ma,<br />

significativamente, chiama gli istituti ad un dialogo vivo con i giovani; ed esprime la<br />

necessità di «adeguare i valori di ieri ai problemi di oggi», come la pace e la fame.<br />

lO Registrato al Tribunale di Reggio <strong>il</strong> 18 marzo 1967.<br />

11 In precedenza, anche <strong>in</strong> occasione del primo decennale, si erano avute solo<br />

rappresentazioni memorialistiche (Pellizzi, Cervi), artistiche (i «maggi», i racconti di<br />

Degani) o celebrative (gli elenchi dei caduti, <strong>il</strong> monumento <strong>in</strong> piazza, i Quaderni del<br />

decennale del pcI). Uniche eccezioni di r<strong>il</strong>ievo gli opuscoli di Franz<strong>in</strong>i; La Resistenza<br />

nelle campagne reggiane di Alfredo Gianolio, pubblicato presso Feltr<strong>in</strong>elli nel '56,<br />

ma <strong>in</strong>cluso <strong>in</strong> una raccolta a più voci; e <strong>il</strong> volume su Dossetti di Franco Boiardi, di<br />

carattere essenzialmente politologico.<br />

12 Da notare che, a parte <strong>il</strong> comandante Paride Allegri Siria, gli altri quadro v<strong>in</strong>citori<br />

del concorso (Carlo Galeotti, Alfredo Gianolio, Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i e Vittorio Franzoni)<br />

saranno tutti collaboratori di RS.<br />

13 L'opera sarà riedita nel 1970 e nel 1982 (con una ulteriore ristampa nel 1995);<br />

<strong>in</strong>tanto Franz<strong>in</strong>i pubblica anche una prima cronologia della Resistenza reggiana <strong>in</strong><br />

La Resistenza <strong>in</strong> Em<strong>il</strong>ia Romagna Galeati, Imola 1966. Alla stessa stagione di studi<br />

appartengono i ricordi di Cesare Campioli, Seraf<strong>in</strong>o Prati e Paride Allegri; <strong>il</strong> volume<br />

di Ermanno Gorrieri su Montefior<strong>in</strong>o; <strong>il</strong> lavoro di Sandro Spreafico sulle Reggiane; ma<br />

anche <strong>il</strong> r<strong>in</strong>novato <strong>in</strong>teresse c<strong>in</strong>ematografico per i Cervi (con I sette fratelli di Pucc<strong>in</strong>i<br />

e Papà Cervi di Cigar<strong>in</strong>i); e <strong>il</strong> convegno sulla Donna reggiana nella Resistenza del 5<br />

apr<strong>il</strong>e '65.<br />

14 Il riferimento a Croce, molto evidente <strong>in</strong> Pellizzi, è esplicitato nel primo numero<br />

della rivista dalla commossa rievocazione che <strong>il</strong> direttore fa del suo <strong>in</strong>contro con <strong>il</strong><br />

f<strong>il</strong>osofo di Pescasseroli nel 1930 (dalla quale scaturisce tra l'altro l'esperienza de «Il<br />

segno,,).<br />

15 Basti pensare al fatto che la sede è aperta al pubblico solo due ore nel tardo<br />

pomeriggio dei giorni feriali.<br />

16 Pellizzi si sobbarca praticamente da solo le recensioni della prima annata, e anche <strong>in</strong><br />

seguito si occupa dei libri più importanti, dimostrandosi analista attento, che sv<strong>il</strong>uppa<br />

critiche mai banali o f<strong>in</strong>i a se stesse. Si vedano ad esempio le sue note sul volume<br />

di Gorrieri <strong>in</strong> 1 '67 (<strong>in</strong> cui si contesta la def<strong>in</strong>izione di Repubblica per Montefior<strong>in</strong>o<br />

e si rivendica un maggior spazio per la politica del CLN e per l'attività delle donne);<br />

su Aspetti e problemi <strong>in</strong> 6 '68 (dove si r<strong>il</strong>eva <strong>il</strong> carattere di élite della Resistenza);<br />

sulla Storia di Reggio di Guido Var<strong>in</strong>i (alias Cavandoli e Gianolio) <strong>in</strong> 7-8 '69 (di cui


si apprezzano l'approccio didattico e <strong>il</strong> tentativo di smitizzazione dei luoghi comuni<br />

della memoria pubblica reggiana)<br />

17 Si veda la sua lettera pubblica di dimissioni <strong>in</strong> 7-8 '69; ma già l'anno precedente<br />

egli aveva manifestato <strong>in</strong>sofferenze verso l'irrigidimento della direzione nazionale e<br />

denunciato un dis<strong>in</strong>teresse al limite del boicottaggio da parte dei partiti reggiani.<br />

18 A proposito di questa sensib<strong>il</strong>ità per l'attualità, che riecheggia le già citate posizioni<br />

di Parri, va ricordato <strong>il</strong> tentativo della redazione (fallito) di <strong>in</strong>contrare i giovani<br />

contestatari; e l'appello contro <strong>il</strong> regime dei colonnelli <strong>in</strong> Grecia pubblicato <strong>in</strong> 3 '67.<br />

19 Il tema è quello azionista della "Resistenza tradita» ma va notato come <strong>in</strong> Pellizzi<br />

non si decl<strong>in</strong>i mai <strong>in</strong> chiave moralistica o a detrimento delle fondamentali conquiste<br />

democratiche scaturite dalla Liberazione.<br />

20 Si confronti questa posizione con la difesa d'ufficio di Franz<strong>in</strong>i fatta da Gismondo<br />

Veroni (<strong>in</strong> risposta a Gorrieri) <strong>in</strong> 10-11 '70.<br />

21 Si tratta dei lavori sui giovani socialisti di Anna Maria Parmeggiani <strong>in</strong> 2 '67; sui fascisti<br />

di Aurora Cattabiani <strong>in</strong> 3 '67, sui cattolici di Vittorio Cen<strong>in</strong>i <strong>in</strong> 4 '68; sui comunisti di<br />

Rolando Cavandoli <strong>in</strong> 6 '68. Nello stesso f<strong>il</strong>one si collocano anche le ricerche di Edda<br />

Carmeli sulle orig<strong>in</strong>i dell'ideologia fascista <strong>in</strong> 6 '68 e di Sergio Mor<strong>in</strong>i sulle elezioni<br />

amm<strong>in</strong>istrative del maggio 1925 <strong>in</strong> 9 '69.<br />

22 Che da "Il Movimento di Liberazione <strong>in</strong> Italia» diviene "Italia Contemporanea» nel<br />

1974.<br />

23 Va ricordato peraltro che cont<strong>in</strong>ua a valere la co<strong>in</strong>cidenza tra comitato di presidenza<br />

dell'uno e comitato di direzione dell'altra.<br />

24 Si vedano ad esempio le testimonianze di don Vasco Casotti sulla canonica di Febbio<br />

<strong>in</strong> 15 '71; di Pellizzi sul colpo di mano all'UNucI <strong>in</strong> 22 '74; di Mario Ferrari su Bibbiano<br />

<strong>in</strong> 23-24 '74. Per la caratura nazionale del personaggio merita una citazione anche lo<br />

scambio epistolare tra Didimo Ferrari e Roberto Battaglia riportato <strong>in</strong> 29-30 '76.<br />

25 Importanti <strong>in</strong> questo senso anche <strong>il</strong> saggio di Giuseppe Zaccaria su Zibordi <strong>in</strong> 23-24<br />

'74 e la tesi di Mara Pellegr<strong>in</strong>o sui socialisti reggiani nel 1914-18 nei fascicoli dal 12<br />

al 15.<br />

26 Cfr. le memorie dell'<strong>in</strong>glese Moore, prigioniero a Fossoli, <strong>in</strong> 13-14 '71; <strong>il</strong> volume del<br />

partigiano russo Tarassov sui Cervi pubblicato a puntate <strong>in</strong> 20-21 '73 e <strong>in</strong> 22 e 23-24<br />

'74; i ricordi dell'ufficiale <strong>in</strong>glese Farran sull'attacco di Botteghe; e <strong>il</strong> memoriale del<br />

partigiano tedesco Jundt <strong>in</strong> 25 '75. Sul tema si veda anche l'articolo di Franz<strong>in</strong>i sui<br />

partigiani russi <strong>in</strong> 10-11 '69.<br />

27 Importanti soprattutto le sentenze del tribunale speciale commentate da Salsi <strong>in</strong> 10-<br />

11 '69 e <strong>in</strong> 19 '73; e la relazione prefettizia del 1934 presentata da don Simonelli <strong>in</strong><br />

20-21 '73.<br />

28 In 16 '72 Degani pubblica i documenti sull' aggressione a Zibordi e Prampol<strong>in</strong>i del<br />

'22; <strong>in</strong> 19 '73 la scheda di Prampol<strong>in</strong>i al cpc; <strong>in</strong> 20-21 '73 alcuni materiali sul 25 luglio<br />

a Reggio.<br />

29 Cfr. le memorie SUll'OVRA e su Luigi Longo <strong>in</strong> 17-18 '72.<br />

30 Pubblicati a puntate rispettivamente <strong>in</strong> 22 e 23-24 '74; e nei fascicoli dal 25 al 31.<br />

31 Si vedano <strong>il</strong> suo ricordo <strong>in</strong> 17-18 '72; e la pubblicazione di uno scritto <strong>in</strong>edito di<br />

Marconi <strong>in</strong> 19 '73 (che trattando dei problemi medici della Resistenza si ricollega ad<br />

un pionieristico <strong>in</strong>tervento di Laghi <strong>in</strong> 9 '69 e anticipa <strong>il</strong> memoriale di Giuseppe Giberti<br />

pubblicato <strong>in</strong> 76 '95).<br />

32 Come <strong>il</strong> ricordo di monsignor Tesauri pubblicato da Magnani <strong>in</strong> 22 '74; o <strong>il</strong> memoriale<br />

di Enrico Piazzi curato da Fermo Carubbi <strong>in</strong> 29-30 '76.<br />

33 Il primo concorso viene lanciato <strong>il</strong> 7 marzo 1970 (la commissione giudicatrice è<br />

composta da Grandi, Simonelli, Degani, Corghi, Magnani; i premi sono di 300.000,<br />

150.000 e <strong>100</strong>.000); <strong>il</strong>7 dicembre '70 <strong>il</strong> direttivo estende <strong>il</strong> term<strong>in</strong>e di consegna dei lavori<br />

al 28 febbraio successivo. Vengono <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e premiate le ricerche di Rolando Cavandoli<br />

su Quattro Castella ribelle (pubblicato da 13-14 a 19); di Anna Maria Parmeggiani sul<br />

fuoruscitismo (<strong>in</strong> 16 '72); di Pasqu<strong>in</strong>a Pigoni sulle cooperative socialiste durante <strong>il</strong><br />

35


36<br />

fascismo (<strong>in</strong> 17-18 72). Il secondo concorso, dedicato ai contesti locali, viene bandito<br />

<strong>il</strong> 12 giugno 'lI (i premi sono di 300.000, 250.000 e 200.000); non avendo ottenuto<br />

proposte esso decade. Il 17 novembre 73 viene però promulgato un nuovo bando più<br />

ampio e munifico (con premi di 500.000, 300.000 e 250.000 lire); i partecipanti sono<br />

addirittura nove; e anche se la commissione decide di non assegnare <strong>il</strong> primo premio,<br />

molti saggi vengono pubblicati almeno parzialmente sulla rivista. Vi compaiono <strong>in</strong>fatti<br />

i lavori di Luisa Stefani sulla donna nella Resistenza (<strong>in</strong> 25 75); di Patrizia Parisi sulle<br />

esperienze di autogoverno democratico (<strong>in</strong> 26-27 75); di Laura Sp<strong>in</strong>abelli sui partiti<br />

politici (<strong>in</strong> 28 76); di Luciana Magnani sulle lotte agrarie nel reggiano tra '19 e '20 (<strong>in</strong><br />

29-30 76); di Franca Galloni sul movimento socialista nel 1919-21 (<strong>in</strong> 31 77). Sulla<br />

rivista trovano spazio anche le ricerche v<strong>in</strong>citrici dei concorsi <strong>in</strong>terni banditi al Liceo<br />

Classico nel 1972 e all'Istituto Commerciale nel 1976.<br />

34 Si vedano le positive recensioni di Pellizzi a Le orig<strong>in</strong>i del fascismo a Reggio Em<strong>il</strong>ia<br />

e di Franz<strong>in</strong>i a Fascismo omicida (pubblicati da Cavandoli nel '72-73) <strong>in</strong> 19 73.<br />

35 Del tutto episodica è <strong>in</strong>vece la pubblicazione del saggio di Anna Lisa Cornia sulla<br />

storia dell'8 settembre <strong>in</strong> 29-30 76<br />

36 Sia Mor<strong>in</strong>i che Barazzoni entrano <strong>in</strong> redazione nel '69, seguiti nel 'lI dall'attuale<br />

direttore Ettore Borghi.<br />

37 Pubblicata <strong>in</strong> 20-21 73 <strong>in</strong>sieme ad alcuni documenti <strong>in</strong>editi prodotti da Franz<strong>in</strong>i.<br />

38 Cfr. 22 74.<br />

39 In occasione del trentennale (nel 1974) viene anche pubblicato <strong>il</strong> volume Resistenza<br />

reggiana (documenti fotografici) che avrà grande fortuna (e due nuove edizioni nel<br />

1982 e nel 1992).<br />

40 Cfr. le prese di posizione dell'80 e dell'84 contro <strong>il</strong> terrorismo; ma anche quella del<br />

9 dicembre '80 contro le dichiarazioni di Dalla Chiesa circa presunte tangenze tra i<br />

terroristi e la rete degli istituti.<br />

41 Dal già citato Quattro Castella ribelle del 74 attraverso i lavori su Cavriago, Ciano,<br />

Luzzara, Scandiano, Novellara, Gualtieri f<strong>in</strong>o al volume su fabbrico del 1986.<br />

42 Con le sue ricerche su Poviglio (78), Rubiera ('80), Castellarano ('82), Campagnola<br />

('84).<br />

43 Si pensi alla commemorazione di Raimonda Manz<strong>in</strong>i (<strong>in</strong> 38-39 79), di Riccardo<br />

Cocconi (<strong>in</strong> 41-42 '80 e <strong>in</strong> 43 '81), di Gianetto Patac<strong>in</strong>i (<strong>in</strong> 47-48 '82); ma anche al<br />

ricordo di alcune figure di r<strong>il</strong>evanza nazionale viste dalla prospettiva reggiana (come<br />

Luigi Longo - <strong>in</strong> 41-42 '80 o Giorgio Amendola - <strong>in</strong> 40 '80).<br />

44 È <strong>il</strong> caso del colloquio tra Zambonelli e Otello Sarzi riportato <strong>in</strong> 44-45 '81.<br />

45 Rispettivamente <strong>in</strong> 47-48 '82; 46 '82; 34 e 35-36 78.<br />

46 Indicativa <strong>in</strong> questo senso mi sembra anche la presa di posizione di Franz<strong>in</strong>i contro<br />

la mancata condanna dei crim<strong>in</strong>i nazisti <strong>in</strong> Germania <strong>in</strong> 37 79.<br />

47 Il concorso viene bandito nel 1979 (i premi sono di 1 m<strong>il</strong>ione, 600.000 e 300.000<br />

lire). Vengono pubblicati i saggi di Tiziana Cristofori Valli sulle lotte contad<strong>in</strong>e nel<br />

secondo dopoguerra (<strong>in</strong> 41-42 '80 e <strong>in</strong> 43 e 44-45 '81) e di Moreno Simonazzi sulla<br />

rifondazione della Camera del Lavoro (<strong>in</strong> 44-45 '81).<br />

48 Come quella di Luciana Sp<strong>in</strong>ato sul governo ciellenistico postliberazione <strong>in</strong> 35-36 78<br />

e 37 79 (peraltro criticata da Pellizzi <strong>in</strong> 38-39 79); e di Tiziana Fontanesi sui convitti<br />

scuola <strong>in</strong> 47-48 '82.<br />

49 Cfr. <strong>il</strong> saggio di Giovanna Barazzoni sul fascismo alla conquista del potere <strong>in</strong> 37 e<br />

38-39 78; la tesi di Paterl<strong>in</strong>i sull'economia reggiana 1922-29 (<strong>in</strong> 38-39 79).<br />

50 In quest'ambito si segnalano <strong>il</strong> saggio di Zaccaria sui conflitti <strong>in</strong>terni al fascismo<br />

reggiano (<strong>in</strong> 40 '80) e la tesi di Armando Sacchetti su fascismo e antifascismo (<strong>in</strong> 47-<br />

48 '82).<br />

51 I quali peraltro nel 1988, privi di garanzie, rischiano di dover abbandonare<br />

l'istituto.<br />

52 Composto da Giorgio Boccolari, Franco Boiardi, Corrado Corghi, Salvatore<br />

Fangareggi, Romolo Fioroni, Alfredo Gianolio, Marco Mietto, Athos Porta, Odoardo


Rombaldi, Laura Sp<strong>in</strong>arelli, Sandro Spreafico.<br />

53 Tra le pubblicazioni più r<strong>il</strong>evanti del quarantennale si segnalano <strong>il</strong> lavoro di Sereno<br />

Folloni sulla Resistenza nella V zona (a parziale <strong>in</strong>tegrazione dell'opera di matrice<br />

comunista edita sullo stesso tema nel '75); <strong>il</strong> volume di Magnan<strong>in</strong>i sul Fronte della<br />

Gioventù; e la ricerca di Laghi sulla 77° Brigata SAP. Ma va r<strong>il</strong>evata anche la prima<br />

luce portata sugli eventi del dopoguerra dalle memorie di Baraldi e dal lavoro a più<br />

mani su Umberto Farri. Negli stessi anni escono anche (a fascicoli) due importanti<br />

ricostruzioni della storia reggiana: quella di Bad<strong>in</strong>i e Serra (1985) e quella a cura di<br />

Festanti e Gherpelli per AIEP (1987).<br />

54 Il lavoro ultradecennale della Caiti sulla raccolta della «memoria dei rossi» è poi<br />

culm<strong>in</strong>ato nell'omonimo lavoro curato per la Camera del Lavoro di Reggio nel 1996.<br />

55 Si veda la sua commossa lettera alla redazione <strong>in</strong> 87-88 '99 <strong>in</strong> occasione degli auguri<br />

per <strong>il</strong> suo 95° compleanno.<br />

56 In quest'ottica si leggano <strong>il</strong> documento <strong>in</strong> difesa dell'antifascismo del 1988 e quello<br />

del 1989 contro la parificazione degli ufficiali della RSI a quelli dell'esercito regio.<br />

57 Il programma del progetto, che vede co<strong>in</strong>volti, oltre a Storchi, anche Marco M<strong>in</strong>ardi,<br />

Antonio Canovi e Paolo Trionf<strong>in</strong>o, viene pubblicato <strong>in</strong> 64-66 '90.<br />

58 Sul quale si veda l'ampio studio di Glauco Bertani <strong>in</strong> 93 2002. In generale nei primi<br />

anni Novanta si diffondono le critiche violente alla Resistenza, soprattutto nella sua<br />

decl<strong>in</strong>azione comunista: si vedano gli atti del convegno La Resistenza tradita del 1990<br />

( e la relativa recensione di Folloni <strong>in</strong> 67-68 '91); le polemiche seguite ai processi<br />

Mirotti e don Pess<strong>in</strong>a (cfr la recensione di Storchi a C. Rabotti L'<strong>in</strong>giustizia è uguale<br />

per tutti e quella della Caiti a E. Baraldi Il delitto Mirotti <strong>in</strong> 67-68 '91; ma anche quella<br />

di Boiardi a G. Nicol<strong>in</strong>i Nessuno vuole la verità <strong>in</strong> 71 '93); e addirittura <strong>il</strong> rialzare la<br />

testa dei reduci della RSI con la pubblicazione di L'ultima crociata nel '91 (poi riedito<br />

nel '94).<br />

59 Importanti anche gli <strong>in</strong>terventi del guastalI es e Canova sugli <strong>in</strong>ternati m<strong>il</strong>itari<br />

Poubblicati a partire dal 1987.<br />

o Da r<strong>il</strong>eggere <strong>il</strong> suo editoriale Reggio deve decidere cosa fare della propria storia <strong>in</strong><br />

71 '93, <strong>in</strong> cui propone la Resistenza come nocciolo-cerniera della storia reggiana del<br />

Novecento.<br />

61 Si vedano gli editoriali sul «chi sa parli» <strong>in</strong> 64-66 '90; sull'antisemitismo <strong>in</strong> 70 '92;<br />

sull'eccidio di Sesso <strong>in</strong> 74-75 '94. Da notare anche la sua difesa, non solo d'ufficio,<br />

della collaboratrice Anna Appari, criticata per una recensione non edulcorata sulla<br />

storia dell'AcM (<strong>in</strong> 62-63 '89).<br />

62 In cui compaiono tra l'altro le carte segrete di Eros commentate da Zambonelli; una<br />

<strong>in</strong>tervista di Storchi al generale Pasquale Vesce; e la testimonianza di Margherita Valli<br />

sul suo periodo come <strong>in</strong>terprete al comando tedesco nella Reggio occupata.<br />

63 Dove vengono pubblicate le relazioni ufficiali del '46 sull'ord<strong>in</strong>e pubblico e<br />

l'<strong>in</strong>quietante memoriale Luigi Meglioraldi sul processo Mirotti.<br />

64 In cui Storchi, oltre al già citato editoriale, anticipa alcuni documenti sul dopoguerra<br />

reggiano e recensisce <strong>il</strong> volume di Magnan<strong>in</strong>i sulle morti del postliberazione.<br />

65 Ma si vedano anche le carte di polizia su Vivaldo Salsi ed Elg<strong>in</strong>a Pifferi pubblicate<br />

da Zambonelli <strong>in</strong> 70 '92 e 71 '93.<br />

66 In quegli stessi anni escono i due importanti lavori di Folloni sul movimento<br />

cattolico reggiano ('91) e su Fede e Resistenza ('95).<br />

67 Si tratta di una parte dell'ampia ricerca pubblicata <strong>in</strong> due volumi nello stesso 1990.<br />

68 A partire da Storia <strong>in</strong> città, la mappa storica del centro curata nel 1995 da Glauco<br />

Bertani, Simonetta G<strong>il</strong>ioli e Matthias Durchfeld.<br />

69 Cfr. 76 '95. L'elenco di testi è presentato anche come documento per una storia della<br />

letteratura popolare, <strong>in</strong> quanto prodotto delle scelte di un autodidatta che costruisce<br />

una sua biblioteca di letture e qu<strong>in</strong>di un orig<strong>in</strong>ale percorso di m<strong>il</strong>itanza dentro una<br />

cultura politica locale.<br />

70 Si veda <strong>in</strong> proposito la nota di Canovi su <strong>Istoreco</strong> allo specchio <strong>in</strong> 80 '96.<br />

37


38<br />

71 Peraltro la nuova l<strong>in</strong>ea editoriale porta ad un rapporto più mediato con ISTORECO,<br />

come dimostra l'abolizione della sezione «Atti e attività dell'istituto».<br />

72 Come si vede dal varo della collana «RS libri» che riprende <strong>il</strong> nome e la veste editoriale<br />

della rivista; e dal lancio dei supplementi <strong>il</strong>lustrati.<br />

73 I riferimenti sul dorso compaiono a partire dal 77 '95.<br />

74 Si pensi alla carta pat<strong>in</strong>ata e ai caratteri moderni, secondo <strong>il</strong> progetto grafico curato<br />

da Pietro Muss<strong>in</strong>i.<br />

75 In ogni numero <strong>il</strong> materiale fotografico (che proviene <strong>in</strong> parte anche dalla Fototeca<br />

Panizzi) si trova distribuito con apposite didascalie <strong>in</strong> tutto l'arco del <strong>fascicolo</strong> e<br />

costituisce <strong>in</strong> pratica un saggio supplementare, dedicato o alla valorizzazione di un<br />

fondo specifico (Cigar<strong>in</strong>i, Corghi, Vaiani, Gall<strong>in</strong>ari) o ad approfondire un tema (la<br />

Liberazione <strong>in</strong> 76 '95, i bombardamenti <strong>in</strong> 77 '95, le manifestazioni degli anni Settanta<br />

<strong>in</strong> 82 '97; le missioni <strong>in</strong>glesi <strong>in</strong> 83 '97).<br />

76 Questo numero <strong>in</strong>fatti, pur edito nella vecchia veste grafica, propone già alla base <strong>il</strong><br />

nuovo nome dell'istituto e soprattutto, all'<strong>in</strong>terno, la nuova scansione delle rubriche.<br />

77 Da notare anche la pregnante citazione posta <strong>in</strong> apertura di ogni <strong>fascicolo</strong>.<br />

78 Cfr. 79 '96; ma si vedano anche le perplessità di Fangareggi sulla Storia di delitti e di<br />

passioni di Mauro del Bue <strong>in</strong> 76 '95.<br />

79 Emblematico per l'<strong>in</strong>sistenza sulla problematicità e la complessità del tempo<br />

presente mi sembra l'<strong>in</strong>tervento di Lanzafame per <strong>il</strong> trentennale della rivista <strong>in</strong> 39 '96;<br />

ma si vedano anche, <strong>in</strong> 79 '96, <strong>il</strong> saggio di Chiara Ottaviano sui riflessi didattici dell'uso<br />

pubblico e <strong>il</strong> resoconto di Maria Nella Casali sul convegno nazionale dedicato alla<br />

comunicazione storica.<br />

80 Sia quelle politiche (Celso Beltrami su Fortichiari <strong>in</strong> 76 '95 e <strong>in</strong> 84 '98, Canovi sugli<br />

lemmi di Drancy <strong>in</strong> 78 '95) che quelle sociali (Zambonelli sui montanari <strong>in</strong> 77 '95;<br />

F<strong>in</strong>cardi sugli emigrati <strong>in</strong> America <strong>in</strong> 78 '95 e nella rassegna pubblicata <strong>in</strong> 86 '98).<br />

81 A questo tema è dedicato <strong>il</strong> bel <strong>fascicolo</strong> 83 '97 che presenta un saggio di Fabrizio<br />

Montanari sul giovane Berneri a Reggio; una riflessione generale di Patrizia Dogliani;<br />

e una rassegna bibliografica <strong>in</strong>ternazionale.<br />

82 çfr. Junio Valerio Maggiani su Nizan <strong>in</strong> 78 '95.<br />

83 E <strong>il</strong> caso della documentazione <strong>in</strong>glese pubblicata da Storchi <strong>in</strong> 76 '95.<br />

84 Cfr. l'<strong>in</strong>tervento di G<strong>in</strong>sborg sul confronto Italia-Francia <strong>in</strong> 77 '95; <strong>il</strong> saggio di Matteo<br />

Terzi sulla Resistenza ceca <strong>in</strong> 79 '96; e più avanti le considerazioni di F<strong>in</strong>cardi sul<br />

comunismo bretone <strong>in</strong> 87 2000.<br />

85 Del cui soggiorno a San Polo si occupa Zambonelli <strong>in</strong> 76 '95.<br />

86 I suoi ricordi reggiani si possono leggere <strong>in</strong> 76 '95; per una commossa rievocazione<br />

cfr Renzo Bonazzi <strong>in</strong> 78 '95.<br />

87 È <strong>il</strong> caso del bel memoriale di Barazzoni sulla sua prigionia americana <strong>in</strong> 77 '95.<br />

88 Per esempio quella di Paola Davoli del '93, pubblicata dalla Casali <strong>in</strong> 77 '95.<br />

89 Come nella lunga <strong>in</strong>tervista di Canovi ad Arrigo Boldr<strong>in</strong>i sul tema (pavoniano) della<br />

scelta <strong>in</strong> 77 '95.<br />

90 Si veda ad esempio l'<strong>in</strong>tervento di Zambonelli sulla prima costruzione della memoria<br />

resistenziale nelle foto delle vittime portate dai parenti sui luoghi della violenza (<strong>in</strong> 79<br />

'96); su questa l<strong>in</strong>ea si <strong>in</strong>serirà poi <strong>il</strong> volume sulle Pietre dolenti, dedicato nel 2000 a<br />

tutti i monumenti commemorativi della Resistenza <strong>in</strong> città e prov<strong>in</strong>cia.<br />

91 Da notare anche l'<strong>in</strong>gresso di nuove firme, come Roberto V<strong>il</strong>la, Lorenzo Capitani e<br />

Roberto Marcuccio.<br />

92 Come quella reggiana Ogni contrada è patria del ribelle commentata da Paterl<strong>in</strong>i <strong>in</strong><br />

77 '95.<br />

93 Cfr. la sua recensione a Ecrire l'histoire du temps présent <strong>in</strong> 78 '95; la rassegna <strong>in</strong> 82<br />

'97; e più <strong>in</strong> generale l'attività del «Laboratorio di storia del tempo presente» sorto nel<br />

1997. «Tempo presente» è anche <strong>il</strong> titolo della effimera newsletter dell'istituto uscita<br />

come supplemento di RS a partire dall'ottobre 1996; e Archivio del tempo presente si<br />

<strong>in</strong>titola la raccolta di testimonianze edite da <strong>Istoreco</strong> nel 1998.


94 Canovi (<strong>in</strong>sieme a Mietto) presenta un paper sulla memoria del 7 luglio 1960 al<br />

Congresso mondiale di storia orale di G6teborg '95 (cfr 82 '97, con una esauriente<br />

<strong>in</strong>troduzione sul tema); va <strong>in</strong>oltre ricordato <strong>il</strong> convegno reggiano Il lavoro della<br />

memoria dellO dicembre 1996.<br />

95 Si vedano gli editoriali <strong>in</strong> 76 e 77 '95; <strong>in</strong> 80 '96; <strong>in</strong> 81 e 82 '97.<br />

96 Ma cita anche <strong>il</strong> caso della tragedia della Shoah, strumentalizzata come elemento di<br />

neutralizzazione dei conflitti<br />

97 In quest'ottica si vedano le osservazioni critiche di Paterl<strong>in</strong>i su alcune pubblicazioni<br />

del '95 che replicano <strong>il</strong> consunto schema celebrativo <strong>in</strong> 78 '96.<br />

98 Di cui RS pubblica la lunga recensione firmata da Paolo Mieli sulla «Stampa" <strong>in</strong> 85 '98.<br />

99 Della cui organizzazione si occupa la sezione esteri, con Steffen Kreuseler e Matthias<br />

Durchfeld.<br />

<strong>100</strong> Con Piergiorgio Paterl<strong>in</strong>i come direttore responsab<strong>il</strong>e.<br />

101 Come dimostra anche la registrazione delle acquisizioni della biblioteca e delle<br />

pubblicazioni di storia contemporanea di argomento reggiano.<br />

102 Si veda <strong>in</strong> questo senso l'editoriale di <strong>in</strong>sediamento di Borghi <strong>in</strong> 84 '98, nel quale<br />

si def<strong>in</strong>isce RS come «vetr<strong>in</strong>a di ISTORECO"; si ribadisce la sua natura di spazio aperto a<br />

tutti, sulla base della serietà scientifica e con particolare attenzione alle esigenze dei<br />

giovani; si propone una <strong>in</strong>teressante considerazione sulla risonanza virtuosa da creare<br />

tra dimensione micro e macrostorica.<br />

103 Importante l'<strong>in</strong>tervento <strong>in</strong> 85 '98 <strong>in</strong> cui, prendendo a spunto la vittoria francese ai<br />

mondiali di calcio, Canovi ribadisce la sua idea del tempo presente come fulcro di una<br />

progettazione storiografica che mira a codificare l'attualità come tempo storico; poi,<br />

tematizzando la dialettica tra <strong>in</strong>tegrazione e conflitto, esplicita la propria preferenza<br />

per una modello della condivisione piuttosto che della semplice conc<strong>il</strong>iazione.<br />

104 Si pensi alla sperimentazione dell'<strong>in</strong>tervista doppia (Fangareggi e Ferraboschi a<br />

don Angelo Cocconcelli <strong>in</strong> 84 '98); o all'<strong>in</strong>solito confronto con la rivista «L'Almanacco"<br />

avviato da Zambonelli a proposito della storia dell'API (tra l'altro già tematizzata da<br />

Michela Marchioro <strong>in</strong> 80 '96). Ma cambia anche l'ord<strong>in</strong>e di impag<strong>in</strong>azione delle<br />

rubriche.<br />

105 Si vedano rispettivamente la riflessione di Canovi sul paradigma dei Cervi <strong>in</strong> 85 '98<br />

e la rassegna di F<strong>in</strong>cardi <strong>in</strong> 86 '98.<br />

106 Indicativo, mi pare, anche della particolare sensib<strong>il</strong>ità pedagogica del nuovo<br />

direttore; del resto a ISTORECO viene commissionata nel 1997 una ricerca sulle<br />

scuole materne comunali di Reggio, dalla quale scaturisce nel 2001 un volume<br />

significativamente <strong>in</strong>titolato Una storia presente.<br />

107 Si sperimentano anche nuove soluzioni grafiche (<strong>in</strong> corrispondenza della nuova<br />

stampa Grafitalia): dall'84 '98 <strong>il</strong> logo RS colorato sul dorso dei fascicoli; dall'89 2000<br />

l'impag<strong>in</strong>azione senza marg<strong>in</strong>i e <strong>il</strong> carattere più largo; dal 90 2001 l'<strong>in</strong>dice a tutta<br />

pag<strong>in</strong>a; dal 91-92 2001 la foto di chiusura. Dal 93 2002 poi la copert<strong>in</strong>a diventa<br />

colorata, con una riproduzione di documenti sul davanti e l'<strong>in</strong>dice sul retro (ma<br />

nel 99 2005, per <strong>il</strong> sessantesirno, si presenta completamente bianca con un testo di<br />

Calamandrei <strong>in</strong> evidenza).<br />

108 Indicativa è la ripresa dell'espressione «Ricerche Storiche" <strong>in</strong> testa alla copert<strong>in</strong>a;<br />

come pure <strong>il</strong> mutamento di <strong>in</strong>testazione della sezione saggistica, che diventa appunto<br />

«Ricerche".<br />

109 Il primo frutto del programma di lavoro di ISTORECO sul dopoguerra è <strong>il</strong> volume<br />

sulle donne nella costruzione del welfare reggiano (Tra storia e memoria) pubblicato<br />

nel 2004.<br />

110 Si tratta di una vera e propria ricerca di oltre 120 pag<strong>in</strong>e, commissionata dallo SPI­<br />

CGIL e basata su una imponente mole di <strong>in</strong>terviste.<br />

111 Si veda <strong>in</strong> particolare la tesi di Davide Bolognesi <strong>in</strong> 99 2005, nella quale si analizzano,<br />

con sofisticati strumenti l<strong>in</strong>guistici, gli epistolari di due contad<strong>in</strong>i impegnati nella<br />

campagna di Russia.<br />

39


112 M<strong>in</strong>ardi sui prigionieri bagnolesi <strong>in</strong> 93 2002; l'<strong>in</strong>tervista di Barbara Mantovi a Terzo<br />

Giudici <strong>in</strong> 99 2004; <strong>il</strong> diario di Giuseppe Caroli pubblicato da Michele Bellelli <strong>in</strong> 98<br />

2004.<br />

113 Come quelle di Cervarolo (Maria Nella Casali <strong>in</strong> 89 2000 - che riprende <strong>il</strong> suo<br />

<strong>in</strong>tervento al convegno nazionale sulle Memorie della Repubblica del '99) e della<br />

Bettola (Storchi <strong>in</strong> 93 2002). Allo stesso f<strong>il</strong>one appartiene anche la ricerca di Athos<br />

Nob<strong>il</strong>i su Legoreccio pubblicata nel 200l.<br />

114 Cfr. Paterl<strong>in</strong>i sul mercato nero <strong>in</strong> 94 2002.<br />

115 Interessante la rievocazione dell'<strong>in</strong>surrezione giovan<strong>il</strong>e del 13 apr<strong>il</strong>e 1945 offerta da<br />

Ermes Grappi <strong>in</strong> 99 2005.<br />

116 Si veda <strong>in</strong> particolare <strong>il</strong> numero 89 2000 che pubblica documenti tedeschi e fascisti<br />

e un'<strong>in</strong>tervista di Storchi al salo<strong>in</strong>o Gianni Franceschi; ma anche la tesi di Davide Leoni<br />

sui quadri del PFR reggiano <strong>in</strong> 99 2005.<br />

117 In 88 e 89 2000.<br />

118 In 84 '98, con un accenno positivo all'esito della revisione del processo Baraldi; poi<br />

<strong>in</strong> 91-92 2001, riportando una relazione di Anton<strong>in</strong>o Intelisano al convegno fiorent<strong>in</strong>o<br />

del 2000 su Memoria e democrazia.<br />

119 In 93 2002, dove si sottol<strong>in</strong>ea come i veri avanzamenti della storiografia resistenziale<br />

non provengano dalla corrente revisionista; e si stigmatizzano i ritardi nella<br />

storicizzazione del Novecento.<br />

120 In 96 2003, <strong>in</strong> cui Borghi ricorda <strong>il</strong> condizionamento del senso comune esercitato<br />

dalla maggioranza attraverso <strong>il</strong> controllo dei media; poi <strong>in</strong> 98 2004, dove si precisano<br />

le differenze tra propaganda e impegno; si rende giustizia ad alcune grandi figure<br />

<strong>in</strong>dipendenti; si smascherano i term<strong>in</strong>i reali della contesa politica, che non riguardano<br />

tanto la destra e la s<strong>in</strong>istra quanto piuttosto <strong>il</strong> sostegno o l'attacco alla costituzione<br />

democratica.<br />

121 Cfr. anche gli <strong>in</strong>terventi di Grazioli sulle più recenti novità curricolari <strong>in</strong> 89 2000 e<br />

982004.<br />

122 Vengono qui ripubblicati, aggiornati, gli studi sul tema di Zambonelli; r<strong>il</strong>evante la<br />

presentazione redazionale <strong>in</strong> cui si def<strong>in</strong>isce la Shoah «non un argomento qualsiasi, ma<br />

<strong>il</strong> punto focale della coscienza europea •.<br />

123 Importante per la ripresa degli studi sui bombardamenti la testimonianza offerta da<br />

Afro Lancellotti nel 2002.<br />

124 Da notare anche <strong>il</strong> fatto che le foto vengono ora associate come supporto ai s<strong>in</strong>goli<br />

saggi.<br />

125 Del quale recensisce gli ultimi lavori, dedicati al '48 e al regime Badoglio,<br />

rispettivamente <strong>in</strong> 86 '98 e <strong>in</strong> 87-88 '99.<br />

126 Che rientra ufficialmente <strong>in</strong> redazione dal 98 2004.<br />

127 Impegnato <strong>in</strong> un vasto progetto di <strong>in</strong>formatizzazione degli archivi dei caduti<br />

reggiani.<br />

128 Del quale, oltre alla già citata rassegna, si veda <strong>in</strong> particolare <strong>il</strong> saggio su Pl<strong>in</strong>io<br />

Torelli <strong>in</strong> 98 2004.<br />

129 Molto ut<strong>il</strong>i i suoi <strong>in</strong>terventi sull'uso dei f<strong>il</strong>m (<strong>in</strong> 93 2002) e dei documenti (96 2003)<br />

<strong>in</strong> prospettiva didattica.<br />

130 Già autrice di contributi sulla storia della vita quotidiana e sulla storia delle donne<br />

a Reggio.<br />

131 Che pubblica un aggiornamento della bibliografia sulla Resistenza reggiana <strong>in</strong> 93<br />

2002; e due <strong>in</strong>teressanti rassegne su Giuseppe Rensi (<strong>in</strong> 98 2004) e su Cesare Pavese<br />

(<strong>in</strong> 99 2005).<br />

132 Responsab<strong>il</strong>e tra l'altro del progetto di valorizzazione dell'archivio ANPPIA.<br />

133 Il prezzo della rivista ne risente, passando a 13 euro (25) e poi a 20 (33).<br />

134 Dopo le polemiche dimissioni di Paggi si tengono un sem<strong>in</strong>ario programmatico <strong>il</strong><br />

15 novembre 2002 e una conferenza di organizzazione 1'11 dicembre.<br />

135 L'INSMIJ tra l'altro ritorna al regime privatistico a partire dall'<strong>in</strong>izio del 2003.<br />

40


136 Si vedano i suoi editoriali <strong>in</strong> 94 2002 (<strong>in</strong> cui si ammettono le difficoltà di ISTORECO,<br />

ma se ne ricordano i meriti e le potenzialità, auspicando nuovi rapporti con le<br />

amm<strong>in</strong>istrazioni, le istituzioni culturali e le associazioni del territorio); e <strong>in</strong> 99 2005<br />

(<strong>in</strong> cui si loda <strong>il</strong> presidente Ciampi e si deprecano i provvedimenti di parificazione tra<br />

partigiani e m<strong>il</strong>iti della RSI).<br />

137 Nel 2003 viene varato dal direttivo anche un progetto di riord<strong>in</strong>o e r<strong>il</strong>ancio<br />

dell'istituto, volto a promuoverne collegialità e programmazione.<br />

138 Una recensione del volume (cui hanno collaborato diversi redattori di RS) si trova<br />

<strong>in</strong> questo stesso numero; tra le pr<strong>in</strong>cipali pubblicazioni del sessantennale vanno<br />

ricordate anche le ultime fatiche di Giuseppe Giovanelli (La 284 0 Brigate Fiamme<br />

Verdi 2003) e di Massimo Storchi (Sangue al bosco del lupo 2005).<br />

139 Nella quale entrano a partire dal 99 2005 Lorenzo Capitani, Barbara Mantovi,<br />

Fabrizio Montanari, Ugo Pell<strong>in</strong>i (e <strong>il</strong> sottoscritto). Il nuovo direttore responsab<strong>il</strong>e è <strong>il</strong><br />

vice presidente Carlo Pellacani.<br />

140 Escludendo i rimandi alle pubblicazioni del Cervi, mi sovvengono solo la polemica<br />

di Franz<strong>in</strong>i sulla recensione a Fangareggi di «Reggio Storia" <strong>in</strong> 38-39 '79; e <strong>il</strong> riferimento<br />

positivo di Zambonelli al numero speciale dell' «Almanacco" SUll'API <strong>in</strong> 84 '98.<br />

141 Nei già citati casi Pellizzi-Franz<strong>in</strong>i (<strong>in</strong> 1 '67); Franz<strong>in</strong>i-Fangareggi (<strong>in</strong> 38-39 '79),<br />

Paterl<strong>in</strong>i-Zambonelli (<strong>in</strong> 78 '95).<br />

41


«I nostri "cacciatori dell'aria". Il Capitano Baracca e <strong>il</strong> tenente Ruffo di Calabria d<strong>in</strong>anzi<br />

ad un «Albatros», abbattuto»<br />

«Escono le fanterie! .. Il generale Cadorna e <strong>il</strong> generale Porro <strong>in</strong> un osservatorio<br />

avanzato»


La politica comunista<br />

dopo la guerra di liberazione:<br />

nel governo locale, nell'economia<br />

e verso i ceti medi*<br />

Romeo Guarnieri<br />

Nel 1945, all'<strong>in</strong>domani della f<strong>in</strong>e del secondo conflitto mondiale, <strong>il</strong> pcr si<br />

trova ad esercitare a Reggio come <strong>in</strong> Em<strong>il</strong>ia, un ruolo egemone, acquisito con<br />

la guerra di liberazione.<br />

Gli iscritti al partito nell'apr<strong>il</strong>e sono 6200, a f<strong>in</strong>e anno sono oltre 44.000.<br />

Nel 1950 arriveranno ad essere 66.000, <strong>in</strong> una prov<strong>in</strong>cia di meno di 382.000<br />

abitanti (381.801 al censimento del 1951)1.<br />

Il clima del '45, come degli anni immediatamente successivi, quelli della<br />

Ricostruzione, è caratterizzato da diversi fattori, tra loro anche contraddittori:<br />

una forte partecipazione alla vita politica e sociale, che si esplica attraverso la<br />

massiccia adesione ai partiti (non solo a quello comunista, che pure è quello<br />

che raccoglie i maggiori consensi), che godono nel periodo di un prestigio<br />

altissimo, una altrettanto grande adesione alle «organizzazioni di massa»<br />

(secondo la term<strong>in</strong>ologia comunista del tempo), cioè al s<strong>in</strong>dacato ed alla<br />

cooperazione, unitari f<strong>in</strong>o a11948, e ad altre forme associative, e nel contempo<br />

una forte tensione sociale, dovuta all'<strong>in</strong>combere su tutto del tema drammatico<br />

della mancanza di lavoro. I disoccupati sono (secondo i dati dell'Ufficio del<br />

*Relazione tenuta <strong>il</strong> 25 marzo 2004 a Sant'Ilario d'Enza nell'ambito del ciclo di<br />

sem<strong>in</strong>ari sul modello em<strong>il</strong>iano organizzato dall'associazione «Apr<strong>il</strong>e per la s<strong>in</strong>istra<br />

- Reggio Em<strong>il</strong>ia". Il testo è stato adattato dall'autore per la presente pubblicazione.<br />

43


lavoro) 18.714 nell'ottobre '45, e crescono di anno <strong>in</strong> anno, f<strong>in</strong>o ad essere quasi<br />

40.000 nel 1948 e negli anni successivi cresceranno ancora. La disoccupazione,<br />

resa ancor più acuta dalla smob<strong>il</strong>itazione dei partigiani e dal rientro dei<br />

prigionieri di guerra, è soprattutto agricola, ed è forte anche nell'<strong>in</strong>dustria: le<br />

Offic<strong>in</strong>e Reggiane, che nel periodo bellico, prima dei bombardamenti del '44,<br />

erano arrivate ad occupare oltre 11.000 addetti, hanno ora 3500 lavoratori 2 .<br />

Anche le attese di r<strong>in</strong>novamento sociale sono una componente di fondo<br />

del clima del tempo, attese che si connotano come rivoluzionarie per chi si<br />

riconosce nei partiti di s<strong>in</strong>istra, ma che si estendono anche alle componenti del<br />

cattolicesimo sociale, come testimoniano i programmi di tutti i partiti del CLN.<br />

F<strong>in</strong> dall'estate del '45 prende avvio la vertenzialità s<strong>in</strong>dacale, nelle fabbriche<br />

e soprattutto nell'agricoltura: si aprono le vertenze per <strong>il</strong> r<strong>in</strong>novo dei patti<br />

agrari, <strong>il</strong> 31 luglio sf<strong>il</strong>ano a Reggio 30.000 contad<strong>in</strong>i, e 7000 a Guastalla<br />

qualche giorno dopo. Il tema centrale è quello del lavoro per i braccianti, che<br />

costituiscono la gran parte dei disoccupati, ma un r<strong>il</strong>ievo particolare assume<br />

subito problematica dei mezzadri, che danno <strong>in</strong>izio ad una conflittualità che<br />

avrà nelle sue diverse fasi una lunga durata, f<strong>in</strong>o agli anni C<strong>in</strong>quanta3.<br />

In tale situazione <strong>in</strong>izia ad esplicarsi <strong>il</strong> ruolo egemone del PCI, sancito dalle<br />

prime elezioni a suffragio universale della storia d'Italia, quelle del 2 giugno '46<br />

per l'Assemblea costituente ed <strong>il</strong> referendum istituzionale, nelle quali a livello<br />

prov<strong>in</strong>ciale si ebbero i seguenti risultati: PCI 45,5 percento, PSIUP 25,30 percento,<br />

DC 26,50 percento; nel referendum votarono per la repubblica 179.374 elettori,<br />

contro 44.782 per la monarchia.<br />

L'<strong>in</strong>fluenza comunista è ampiamente maggioritaria tra i ceti operai e tra<br />

i braccianti, come anche tra i mezzadri, ed è significativa anche tra i piccoli<br />

proprietari ed i fittavoli.<br />

In questi anni si def<strong>in</strong>iscono alcune connotazioni del PCI reggiano (ed<br />

em<strong>il</strong>iano) che avranno una durata «lunga» rispetto al periodo della «ricostruzione»,<br />

ed un peso r<strong>il</strong>evante nel def<strong>in</strong>irsi di quel «modello em<strong>il</strong>iano», di cui si <strong>in</strong>izierà<br />

a parlare comunque più avanti, dagli anni Sessanta <strong>in</strong> particolare.<br />

Si può tentare di def<strong>in</strong>ire tali connotazioni e specificità attraverso due<br />

questioni:<br />

- <strong>il</strong> rapporto con l'eredità del socialismo reggiano, con le sue cont<strong>in</strong>uità e<br />

le sue rotture<br />

- <strong>il</strong> problema del lavoro, della sua difesa, della sua conquista e del suo<br />

controllo, con le implicazioni sociali, politiche ed ideologiche a questo<br />

collegate.<br />

1. L'eredità del socialismo reggiano: <strong>il</strong> diffic<strong>il</strong>e rapporto coi padri<br />

Il rapporto con la tradizione del socialismo reggiano si def<strong>in</strong>isce per molte<br />

cont<strong>in</strong>uità e per alcune rotture.<br />

Le cont<strong>in</strong>uità si notano su diversi aspetti:<br />

- F<strong>in</strong> dai primi giorni successivi la Liberazione, sulla base delle nom<strong>in</strong>e dei<br />

CLN, <strong>in</strong> tutti i comuni <strong>il</strong> s<strong>in</strong>daco ritorna ad essere <strong>il</strong> rappresentante dei partiti<br />

dei lavoratori, dopo che nel periodo del ventennio fascista anche attraverso la<br />

figura del podestà e la sua provenienza sociale si era manifestata la «riv<strong>in</strong>cita»<br />

dei ceti sociali più «elevati».<br />

44


La memoria del municipalismo socialista compare nel ruolo centrale che<br />

gli enti locali assumono nell'opera di ricostruzione, nell'attenzione prioritaria<br />

alle emergenze sociali drammatiche, nel mettere <strong>in</strong> opera ogni <strong>in</strong>tervento che<br />

possa procurare lavoro, nel riprendere i term<strong>in</strong>i di una politica fiscale che<br />

ut<strong>il</strong>izza i pur limitati strumenti a disposizione del comune per differenziare<br />

l'imposizione <strong>in</strong> modo proporzionale (si opera per limitare l'imposizione<br />

diretta sui consumi, differenziando l'imposta di famiglia, calcolata su base<br />

patrimoniale).<br />

- Nella ricostruzione della organizzazione s<strong>in</strong>dacale si notano da subito sia<br />

elementi di cont<strong>in</strong>uità che di cambiamento.<br />

La cont<strong>in</strong>uità compare nelle modalità organizzative come nei contenuti<br />

rivendicativi: <strong>in</strong> tutti i comuni le Camere del Lavoro sono rapidamente<br />

ricostituite e con esse i s<strong>in</strong>dacati di categoria, <strong>in</strong> particolare la FEDERTERRA che<br />

organizza come prima del fascismo i braccianti agricoli assieme ai mezzadri,<br />

ai fittavoli ed anche ai piccoli proprietari. Anche <strong>in</strong> questo ambito i socialisti<br />

ripropongono come guida per la ricostruzione delle organizzazioni dei<br />

lavoratori <strong>il</strong> legame con la tradizione. Giovanni R<strong>in</strong>aldi, figura storica del<br />

movimento socialista reggiano e vices<strong>in</strong>daco di Reggio nom<strong>in</strong>ato dal CLN,<br />

f<strong>in</strong>o alla sua morte improvvisa nel luglio '45, afferma su .. La Giustizia» che<br />

la ricostruzione dei s<strong>in</strong>dacati deve avvenire .. semplicemente ritornando al<br />

movimento anteguerra, cioè di organizzazioni di <strong>in</strong>dustria con contratti<br />

collettivi di lavoro, conquistati dalle federazioni di mestiere»4. Amleto Ragazzi,<br />

anch' egli dirigente del s<strong>in</strong>dacato nel periodo prefascista, sempre su .. La<br />

Giustizia», ripercorre la storia del s<strong>in</strong>dacato socialista reggiano <strong>in</strong> una serie di<br />

articoli dal titolo significativo Perché i giovani sappiano: la Camera del Lavoro,<br />

<strong>in</strong>dicando questo come l'esempio da seguire: .. Tale era <strong>il</strong> movimento operaio<br />

che <strong>il</strong> fascismo distrusse e che bisogna ricostruire. Bisogna ricostruirlo tenendo<br />

ben presenti i criteri allora seguiti e che, ancor oggi, bisognerà seguire se si<br />

vorrà ben riuscire»5.<br />

In effetti <strong>in</strong> molte delle rivendicazioni avanzate ricompare la memoria<br />

del s<strong>in</strong>dacalismo prefascista, <strong>in</strong> particolare nelle categorie dei .. lavoratori dei<br />

campi», come vengono def<strong>in</strong>iti gli appartenenti alle figure sociali organizzate<br />

dalla FEDERTERRA. Le rivendicazioni per <strong>il</strong> r<strong>in</strong>novo del patto mezzadr<strong>il</strong>e, già<br />

comparse nel periodo della Resistenza <strong>in</strong> alcune zone (San Mart<strong>in</strong>o <strong>in</strong> Rio)6,<br />

si rifanno <strong>in</strong> particolare ai temi della grande vertenza agraria del 1920, come<br />

peraltro la rivendicazione dell'imponib<strong>il</strong>e di manodopera per i braccianti,<br />

l'imposizione di .. opere di miglioria» per procurare lavoro aumentando la<br />

produttività, la revisione dei canoni d'affitto, <strong>il</strong> .. collocamento di classe», cioè<br />

l'attribuzione al s<strong>in</strong>dacato dell'avviamento al lavoro.<br />

Il legame con la tradizione s<strong>in</strong>dacale reggiana compare anche <strong>in</strong> una<br />

vicenda peculiare del movimento s<strong>in</strong>dacale reggiano del periodo della<br />

ricostruzione, quella dell'<strong>in</strong>tegrativo di malattia 7 .<br />

Si tratta di un trattamento <strong>in</strong>tegrativo, a carico del datore di lavoro, di quanto<br />

erogato dalla Cassa mutua malattia comprendente .. l'<strong>in</strong>dennità di cont<strong>in</strong>genza e<br />

gli assegni supplementari, ragguagliati a 40 ore settimanali». L'accordo, stipulato<br />

nel luglio '46 e ottenuto con una vertenza prov<strong>in</strong>ciale, avrebbe dovuto essere<br />

un'anticipazione della riforma del sistema previdenziale <strong>in</strong> quel momento<br />

45


46<br />

<strong>in</strong> discussione (nell'ambito della Costituente è <strong>in</strong> questo periodo costituita<br />

un'apposita commissione presieduta da D'Aragona). In realtà l'accordo rimarrà<br />

isolato e limitato a Reggio; sarà <strong>in</strong> seguito r<strong>in</strong>novato ripetutamente, con sempre<br />

maggiori difficoltà e contenuti più limitati, anche per effetto del mutamento<br />

del clima politico generale. Si dovrà arrivare alla f<strong>in</strong>e degli anni Sessanta per<br />

ritrovare nelle piattaforme contrattuali la rivendicazione di <strong>in</strong>tegrazioni da<br />

parte delle aziende di trattamenti mutualistici.<br />

Il legame con la tradizione s<strong>in</strong>dacale socialista reggiana è riconoscib<strong>il</strong>e<br />

nell'orig<strong>in</strong>e stessa della rivendicazione dell'<strong>in</strong>tegrativo di malattia, che viene<br />

assunta dal s<strong>in</strong>dacato su proposta di Amleto Ragazzi, direttore della Cassa mutua<br />

prov<strong>in</strong>ciale su nom<strong>in</strong>a del CLN. Ragazzi, che rappresenta anche fisicamente<br />

la cont<strong>in</strong>uità col movimento s<strong>in</strong>dacale socialista, propone esplicitamente <strong>il</strong><br />

legame con la tradizione mutualistica prefascista e ritiene anche che la riforma<br />

mutualistica debba prevedere un'autonomia degli istituti prov<strong>in</strong>ciali.<br />

È <strong>in</strong>teressante notare come quella dell'<strong>in</strong>tegrativo di malattia sia ricordata<br />

dai m<strong>il</strong>itanti e dirigenti s<strong>in</strong>dacali comunisti del periodo come una vicenda<br />

importante, ma come qualcosa di nuovo, <strong>in</strong>ventato <strong>in</strong> quel momento per dare<br />

risposta a bisogni reali ed a una sp<strong>in</strong>ta rivendicativa forte, senza riconoscere <strong>il</strong><br />

rapporto con una tradizione rispetto alla quale si <strong>in</strong>tendeva marcare la rottura<br />

piuttosto che la cont<strong>in</strong>uità.<br />

- Anche nella ricostituzione delle associazioni del movimento cooperativoB,<br />

che conosce uno sv<strong>il</strong>uppo straord<strong>in</strong>ario <strong>in</strong> quegli anni (nel 1945 i soci sono<br />

53.000 <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia, nel '47 saranno 77.000), la cont<strong>in</strong>uità appare <strong>in</strong> modo<br />

forte. Presidente della ricostituita Federazione delle cooperative è Arturo<br />

Bellelli, fondatore della Camera del Lavoro nel 1901 e storico esponente<br />

del modello cooperativo reggiano (è sua la proposta nel 1920 di fare delle<br />

Offic<strong>in</strong>e Reggiane una cooperativa). I socialisti propongono <strong>in</strong> modo esplicito<br />

un collegamento diretto con l'esperienza del prefascismo, recuperando l'idea<br />

della cooperazione come «scuola del movimento operaio», come anello<br />

essenziale del passaggio alla società socialista.<br />

Nei paesi come nelle v<strong>il</strong>le del comune capoluogo spesso le sedi delle<br />

cooperative ospitano anche i partiti della s<strong>in</strong>istra, ridando visib<strong>il</strong>ità ai luoghi<br />

della socialità popolare che <strong>il</strong> fascismo aveva cancellato.<br />

Le cooperative hanno un ruolo importante f<strong>in</strong> dai primi mesi successivi alla<br />

f<strong>in</strong>e della guerra nella ricostruzione e nella riorganizzazione della vita civ<strong>il</strong>e:<br />

le cooperative di consumo hanno un ruolo importante nella distribuzione di<br />

beni di prima necessità, le cooperative di lavoro operano nella ricostruzione<br />

delle <strong>in</strong>frastrutture (strade, ponti, ferrovie) danneggiate dalla guerra, facendo<br />

lavorare f<strong>in</strong> dal '45 oltre 7000 operai; nelle nuove cooperative (che si<br />

sv<strong>il</strong>uppano <strong>in</strong> molti ambiti e settori, andando <strong>in</strong> diversi casi anche <strong>in</strong>contro<br />

ben presto a difficoltà gestionali), come <strong>in</strong> quelle sopravvissute o nate durante<br />

<strong>il</strong> fascismo, si adottano i vecchi statuti o comunque ad essi ci si ispira.<br />

Sarà dal '48 <strong>in</strong> poi, <strong>in</strong> un diverso clima politico <strong>in</strong>terno e <strong>in</strong>ternazionale,<br />

che anche nella cooperazione si aprirà un dibattito che vedrà i comunisti<br />

polemizzare contro la concezione «riformista» per proporre la visione


che riguarda <strong>il</strong> diverso rapporto che viene ad <strong>in</strong>staurarsi negli anni del secondo<br />

dopoguerra tra <strong>il</strong> partito, e i partiti <strong>in</strong> generale, e gli altri organismi della vita<br />

sociale ed istituzionale, cioè s<strong>in</strong>dacato, cooperazione, associazionismo <strong>in</strong><br />

genere e gli organi di governo (comuni, prov<strong>in</strong>cia, ecc.).<br />

A questo proposito, gli organismi di fatto più r<strong>il</strong>evanti nella costruzione<br />

dell'esperienza del socialismo reggiano erano stati la Camera del Lavoro, che<br />

riuniva le funzioni di resistenza, cioè tipicamente s<strong>in</strong>dacali, ed economiche,<br />

cioè della gestione diretta delle cooperative, della «imprenditorialità», si direbbe<br />

oggi, dei lavoratori, ed i comuni, che erano divenuti per molti versi simbolo<br />

della capacità di governo alternativo a quello della borghesia. Il ruolo del<br />

partito politico era stato importante, ma per certi versi non di primo piano.<br />

Ora, nel clima di forti attese di r<strong>in</strong>novamento sociale, collegato e<br />

conseguente l'esperienza della Resistenza, <strong>il</strong> partito politico assume una<br />

funzione centrale, un ruolo di primo piano, riconosciuto ed esercitato. Un tale<br />

primato dei partiti politici è per un verso da collocarsi nella fase ciellenistica,<br />

<strong>in</strong> cui i dirigenti degli enti pubblici ai vari livelli, come degli organismi <strong>in</strong> cui<br />

si articola la vita democratica e associativa, sono di nom<strong>in</strong>a politica: a partire<br />

dai primi giorni del maggio '45 vengono <strong>in</strong> questo modo <strong>in</strong>sediati i s<strong>in</strong>daci e<br />

le giunte di tutti i comuni come dell'Amm<strong>in</strong>istrazione prov<strong>in</strong>ciale, e vengono<br />

nom<strong>in</strong>ati i dirigenti delle organizzazioni e degli enti più importanti, dalla<br />

Camera del lavoro alla Alleanza (poi Federazione) delle cooperative, dalla<br />

Cassa di risparmio all'Ospedale, ecc.<br />

In questo possiamo notare un altro importante elemento di discont<strong>in</strong>uità<br />

rispetto all'esperienza del «modello reggiano», cioè la separazione organizzativa<br />

tra s<strong>in</strong>dacato e cooperazione: la Camera del Lavoro <strong>in</strong>fatti viene costituita<br />

sulla base del «patto di Roma» del 1944 e non comprende più gli organismi<br />

cooperativi ed «economici», anche se essa non organizza i soli lavoratori<br />

dipendenti, ma anche artigiani e commercianti e, soprattutto, nella Federterra<br />

(che raccoglie le maggioranza degli aderenti al s<strong>in</strong>dacato) sono compresi,<br />

accanto ai salariati fissi e stagionali, i piccoli proprietari, i fittavoli e i mezzadri,<br />

figura sociale di importanza centrale nella campagna reggiana.<br />

Il primato del partito come luogo della direzione e della decisionalità vale<br />

per tutti, ma <strong>in</strong> particolare per i comunisti. È esemplificativo <strong>in</strong> questo senso<br />

quanto ricordano alcuni testimoni a proposito delle modalità di sostituzione dei<br />

segretari della Camera del Lavoro nel 1946 e nel 1947. All'<strong>in</strong>izio del '46 Att<strong>il</strong>io<br />

Gombia, segretario dal suo rientro a Reggio nel luglio precedente, è sostituito<br />

da Bruno Catt<strong>in</strong>i, che proviene direttamente da un <strong>in</strong>carico di partito, cioè la<br />

responsab<strong>il</strong>ità della commissione «lavoro di massa» della federazione. A Catt<strong>in</strong>i<br />

subentra poi nel marzo '47 Walter Sacchetti, anch'egli f<strong>in</strong>o a quel momento<br />

responsab<strong>il</strong>e della stessa commissione di partito. Al di là delle ragioni di tali<br />

sostituzioni, sulle quali peraltro si possono avanzare ipotesi più che certezze,<br />

è <strong>in</strong>teressante la modalità, che vede <strong>in</strong> modo chiaro spostato <strong>il</strong> livello della<br />

decisione nella sede di partito. Questo è ben testimoniato anche dal modo <strong>in</strong><br />

cui si determ<strong>in</strong>a <strong>il</strong> processo decisionale. Ricorda Catt<strong>in</strong>i a questo proposito:<br />

"La commissione s<strong>in</strong>dacale della federazione comunista era formata da tutti i responsab<strong>il</strong>i<br />

per ogni s<strong>in</strong>dacato di categoria ... Noi non facevamo i s<strong>in</strong>dacalisti, noi impostavamo le<br />

47


attività dei comunisti dentro <strong>il</strong> s<strong>in</strong>dacato,,9. Ancora, la testimonianza di Ivano Pezzarossi, <strong>in</strong><br />

quegli anni s<strong>in</strong>dacalista: .. lo ero nella commissione s<strong>in</strong>dacale del partito dove la politica ...<br />

praticamente la facevi lì ... Poi andavamo a mediarla, ovviamente, a livello della Camera<br />

del Lavoro"lO.<br />

Per i comunisti la sfera della politica <strong>in</strong>tesa come ambito dei rapporti<br />

tra i partiti e ruolo centrale del partito assume una priorità <strong>in</strong>discussa e<br />

universalmente riconosciuta, ed è dest<strong>in</strong>ata ad avere un'<strong>in</strong>fluenza lunga, che<br />

va ben oltre gli anni della «ricostruzione", anche rispetto alla mentalità ed<br />

alla concezione della politica di quella vasta area di m<strong>il</strong>itanti e <strong>in</strong> generale di<br />

«op<strong>in</strong>ione" che ha nel PCI <strong>in</strong> proprio riferimento e che <strong>in</strong> questi anni si viene<br />

formando.<br />

Si def<strong>in</strong>iscono i tratti di una mentalità diffusa, per cui <strong>il</strong> partito stab<strong>il</strong>isce le<br />

priorità politiche e contemporaneamente «garantisce" rispetto alla prospettiva,<br />

alla permanenza di una «alternatività" di sistema, di una diversità del partito che<br />

si proclama rivoluzionario, diversità sulla quale si può fondare la convivenza<br />

tra pragmatismo e opposizione radicale al sistema capitalistico. Tutto questo<br />

sorretto dal mito dell'Unione Sovietica, <strong>il</strong> cui prestigio <strong>in</strong> quegli anni è<br />

altissimo, e non solo tra i comunisti, <strong>il</strong> legame con la quale è considerato un<br />

punto di forza impresc<strong>in</strong>dib<strong>il</strong>e.<br />

In quel momento le priorità politiche <strong>in</strong>dividuate dal partito sono quelle<br />

relative agli assetti istituzionali, alla Costituente ed alle riforme ad essa<br />

demandate, al mantenimento del governo di unità nazionale nell'ambito della<br />

prospettiva della "democrazia progressiva".<br />

Il PCI assume ben presto dimensioni di massa, secondo <strong>il</strong> modello del<br />

"partito nuovo", che rappresenta la vera rottura rispetto al modello del partito<br />

"di quadri" di impronta len<strong>in</strong>ista, ed è la peculiarità del partito italiano. I<br />

caratteri di questo partito sono del<strong>in</strong>eati da Togliatti anche a Reggio, nelle<br />

conclusioni della Conferenza prov<strong>in</strong>ciale di organizzazione della federazione<br />

comunista <strong>il</strong> 25 settembre '46, <strong>in</strong> cui l'adesione di massa è presentata come<br />

<strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>e per un partito che vuole essere dirigente, nella prospettiva<br />

politica della "democrazia progressiva"l1.<br />

In quella occasione Togliatti pronuncia, <strong>il</strong> giorno precedente, anche <strong>il</strong> più<br />

famoso discorso "Ceto medio e Em<strong>il</strong>ia rossa,,12.<br />

Già e stato ricordato <strong>il</strong> numero di iscritti al partito, che dai 44.000 della f<strong>in</strong>e<br />

'45 arrivano ai 66.000 del 1950.<br />

Per avere un'idea dell'<strong>in</strong>fluenza del partito si possono tener presenti anche<br />

altri dati, oltre a quelli elettorali già ricordati, ad esempio quelli relativi al primo<br />

congresso della CGIL del 1947, l'unico del s<strong>in</strong>dacato ancora unitario, <strong>in</strong> cui gli<br />

aderenti sono chiamati al voto su liste def<strong>in</strong>ite per componente politica.<br />

Il congresso prov<strong>in</strong>ciale si tiene <strong>il</strong> 13 e 14 apr<strong>il</strong>e e partecipano al voto<br />

66.328 iscritti (<strong>il</strong> 72 percento) su 91.853 aderentP3.<br />

La corrente comunista ottiene <strong>il</strong> 74 percento dei voti, i socialisti <strong>il</strong> 17<br />

percento, la corrente democristiana <strong>il</strong> 6 percento, e <strong>il</strong> PSLI (<strong>il</strong> futuro psm) <strong>il</strong> 2<br />

percento.<br />

Questi dati si riflettono nelle diverse categorie, con variazioni significative,<br />

ma non tali da ribaltare i rapporti tra componenti politiche. Unica eccezione<br />

48


è <strong>il</strong> s<strong>in</strong>dacato dei maestri, nel quale è la DC che ottiene <strong>il</strong> 76 percento con 222<br />

voti, contro <strong>il</strong> 13 percento del PCI che ha 38 voti.<br />

Tra i s<strong>in</strong>dacati <strong>in</strong>dustriali, nella FIOM la corrente comunista ha <strong>il</strong> 77 percento<br />

con 5159 voti, nel s<strong>in</strong>dacato dei tess<strong>il</strong>i 1'87 percento con 839 voti, tra gli<br />

alimentaristi <strong>il</strong> 66 percento con 827 voti.<br />

Per quel che riguarda la FEDERTERRA, <strong>il</strong> s<strong>in</strong>dacato di maggior peso numerico<br />

(sul quale qu<strong>in</strong>di è <strong>in</strong>teressante soffermarsi), su un totale di oltre 58.000 iscritti,<br />

di cui 46.651 votanti, la corrente comunista ottiene 35.221 voti, pari al 75,50<br />

percento. Nell'ambito delle categorie dei «lavoratori della terra", <strong>il</strong> risultato più<br />

elevato <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i percentuali la corrente comunista lo ottiene tra i mezzadri,<br />

con 10.900 voti su 13.733 votanti, cioè <strong>il</strong> 79,37 percento (a fronte di 15.338<br />

iscritti al s<strong>in</strong>dacato, su un totale stimato di 9692 famiglie per 27.692 unità<br />

lavorative). Tra i braccianti, stimati oltre 41.000, di cui 34.099 aderenti alla<br />

FEDERTERRA, la corrente comunista raccoglie 19.617 voti, pari al 77,74 percento<br />

sui 25.234 votanti 14 .<br />

Un ulteriore elemento da tener presente, per valutare gli effetti di «lungo<br />

periodo" rispetto alla def<strong>in</strong>izione di tratti di un atteggiamento, di una mentalità<br />

diffusa è quello determ<strong>in</strong>ato dalla ampia attività di formazione nella quale i<br />

partiti si impegnano <strong>in</strong> quegli anni, che caratterizza <strong>in</strong> modo particolare <strong>il</strong> PCI.<br />

L'attività formativa è particolarmente <strong>in</strong>tensa, sono migliaia i partecipanti<br />

<strong>in</strong> quegli anni ai vari tipi di corsi ed attività formative che <strong>il</strong> partito mette <strong>in</strong><br />

opera. Secondo i dati del partito stesso, nei primi anni C<strong>in</strong>quanta, quando<br />

l'organizzazione si è compiutamente def<strong>in</strong>ita, sono oltre 37.000 coloro che<br />

partecipano a qualche attività formativa15 .<br />

È anche questo per certi versi un elemento di cont<strong>in</strong>uità con la tradizione<br />

del movimento operaio e col socialismo reggiano, per <strong>il</strong> quale la formazione,<br />

l'alfabetizzazione e l'elevamento culturale <strong>in</strong> genere sempre erano stati un<br />

aspetto fondamentale del processo di emancipazione e liberazione dei ceti<br />

popolari. Ora, <strong>in</strong> una fase <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> prestigio dei partiti è molto alto, nell'antico<br />

contenitore si riversano contenuti nuovi, almeno per alcuni tratti essenziali,<br />

mentre la società ha conosciuto profondi mutamenti accentuando quei tratti<br />

di «società di massa" che, pure presenti nei decenni tra f<strong>in</strong>e Ottocento e <strong>in</strong>izio<br />

N ovecento quando irrompe anche nel reggiano e nelle sue campagne la<br />

«modernità", hanno conosciuto negli anni tragici ed <strong>in</strong>tensi compresi tra le due<br />

grandi guerre del Novecento una forte accelerazione sia sul piano economicosociale<br />

che su quello politico e culturale.<br />

2. Il lavoro: luogo centrale dell'identità comunista<br />

Il lavoro e le lotte per conquistarlo e difenderlo, negli anni del dell'immediato<br />

dopoguerra f<strong>in</strong>o alla prima metà degli anni C<strong>in</strong>quanta, sono <strong>il</strong> problema di<br />

importanza primaria nell'ambito politico, come nei rapporti sociali e <strong>in</strong> genere<br />

nella vita della popolazione nel periodo.<br />

F<strong>in</strong>ita la guerra la situazione dell'occupazione è drammatica, e f<strong>in</strong>o alla<br />

prima metà degli anni C<strong>in</strong>quanta si ha un progressivo aggravamento. I<br />

disoccupati, secondo i dati dell'Ufficio del lavoro, nel 1945 sono 18.714, di<br />

cui 11.570 nell'agricoltura e 5.994 nell'<strong>in</strong>dustria; negli anni successivi crescono<br />

progressivamente, per arrivare nel '49 alla cifra di 39.728, di cui 19.525 <strong>in</strong><br />

49


50<br />

agricoltura e 16.157 nell'<strong>in</strong>dustria. Si tratta di dati superiori a quelli già pesanti<br />

dell'anteguerra: nel 1939 i disoccupati nella prov<strong>in</strong>cia erano 25.564.<br />

Il maggior complesso <strong>in</strong>dustriale della prov<strong>in</strong>cia, le OMI Reggiane, che nel<br />

periodo bellico arrivarono ad occupare oltre 11.000 lavoratori, riprendono<br />

l'attività con 3500 addetti, per arrivare allivello più alto di 5700 nel 1948.<br />

Ma oltre che essere importante <strong>in</strong> quanto drammatica esigenza sociale, la<br />

questione del lavoro assume centralità perché attorno ad esso si determ<strong>in</strong>a un<br />

confronto che riguarda <strong>in</strong> modo diretto aspetti di potere a livello politico e negli<br />

assetti sociali. Il confronto e lo scontro sociale si <strong>in</strong>centra attorno alla quantità<br />

di lavoro, cioè ai livelli occupazionali, ma riguarda anche <strong>il</strong> suo controllo e la<br />

sua f<strong>in</strong>alità. La ricostruzione dell'apparato <strong>in</strong>dustriale e la ripresa produttiva,<br />

anzitutto alle «Reggiane", è un obiettivo prioritario, ma accanto a questo stanno<br />

rivendicazioni quali l'imponib<strong>il</strong>e di manodopera, <strong>il</strong> collocamento «di classe",<br />

la modifica del patto mezzadr<strong>il</strong>e dest<strong>in</strong>ando una quota della parte padronale<br />

a migliorie, la piena parità del mezzadro nelle decisioni <strong>in</strong>erenti la gestione<br />

aziendale.<br />

Anche la massiccia e cap<strong>il</strong>lare diffusione delle cooperative, <strong>in</strong> molteplici<br />

ambiti e settori, promossa assieme da s<strong>in</strong>dacati, partiti e appoggiata dalle<br />

amm<strong>in</strong>istrazioni pubbliche locali, oltre che rispondere - occorre averlo sempre<br />

presente - ad una drammatica esigenza sociale, è <strong>in</strong>dicativa di una diffusa<br />

volontà di controllare <strong>il</strong> lavoro nei suoi diversi aspetti, quale elemento centrale<br />

del r<strong>in</strong>novamento sociale e politico considerato, non solo dai comunisti e dai<br />

socialisti, non soltanto come auspicab<strong>il</strong>e ma all'ord<strong>in</strong>e del giorno.<br />

A determ<strong>in</strong>are una tale situazione contribuiscono diversi fattori:<br />

- anzitutto la vic<strong>in</strong>a esperienza della Resistenza, con le aspettative di<br />

r<strong>in</strong>novamento e di «riscatto del lavoro" da essa suscitate, anche per la presenza<br />

della componente sociale e di classe nella lotta antifascista, come mostrano le<br />

rivendicazioni relative al cambiamento dei patti colonici Cricollegandosi alle<br />

conquiste precedenti <strong>il</strong> fascismo) comparse <strong>in</strong> alcune zone del reggiano già<br />

nel periodo della lotta armata. In generale, <strong>il</strong> fascismo era stato vissuto da larga<br />

parte della popolazione come sconfitta del movimento operaio e contad<strong>in</strong>o,<br />

privato delle sue realizzazioni, come i s<strong>in</strong>dacati e le cooperative, <strong>in</strong>centrate<br />

proprio sul lavoro e sulla sua emancipazione, che erano state distrutte o<br />

espropriate;<br />

- <strong>in</strong> questo torna qu<strong>in</strong>di anche la memoria «lunga" dell'esperienza<br />

compiuta da larga parte dei ceti sociali popolari del territorio reggiano<br />

ed em<strong>il</strong>iano f<strong>in</strong> dagli ultimi decenni dell'Ottocento. Per questi ceti sociali<br />

l'entrata nella modernità, rappresentata dall'affermarsi sempre più rapido<br />

e pervasivo dell'economia «di mercato", era stata accompagnata dalla<br />

diffusione del movimento socialista, che proprio sul lavoro aveva fatto<br />

leva per costruire un progetto di emancipazione sociale generale. Si era<br />

costituita qu<strong>in</strong>di una cultura del lavoro e sul lavoro che era divenuta<br />

elemento di identità collettiva, con larghi tratti comuni tra ceti sociali anche<br />

diversi, quali i salariati e braccianti agricoli, i mezzadri, coloni, fittavoli ed<br />

anche significative componenti di piccoli proprietari Ci «ceti medi" delle<br />

campagne), gli operai dei primi nuclei <strong>in</strong>dustriali. Tale cultura ed identità<br />

collettiva centrata sul lavoro dal punto di vista dei ceti sociali «subalterni"


icompare con forza negli anni del secondo dopoguerra;<br />

- su questi elementi si <strong>in</strong>nesta <strong>il</strong> dato nuovo dell'egemonia del PCI, con<br />

gli aspetti di discont<strong>in</strong>uità di cui si è detto prima. L'egemonia comunista si è<br />

affermata per <strong>il</strong> ruolo avuto dal partito nella Resistenza e per aver rappresentato,<br />

anche durante gli anni del fascismo, l'opposizione più radicale al fascismo<br />

stesso, come presenza sul territorio <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di organizzazione clandest<strong>in</strong>a,<br />

ma anche, e forse soprattutto, per quanto aveva rappresentato nella riflessione<br />

collettiva sulle ragioni della sconfitta subita dal movimento socialista ad opera<br />

del fascismo nei primi anni Venti, una riflessione che si può supporre si sia<br />

sv<strong>il</strong>uppata <strong>in</strong> modo non organico ed organizzato, ma di certo ampio, diffuso<br />

<strong>in</strong> quella larga parte di popolazione che era stata co<strong>in</strong>volta nei movimenti<br />

sociali e nella rete organizzativa del movimento socialista. Agli occhi di molti<br />

ed <strong>in</strong> un diffuso immag<strong>in</strong>ario collettivo, al di là dell'effettivo contatto con<br />

l'organizzazione comunista clandest<strong>in</strong>a, quella dei comunisti dovette apparire<br />

come la risposta v<strong>in</strong>cente a fronte della rov<strong>in</strong>osa sconfitta subita dai socialisti<br />

riformisti e l'esistenza dell'Unione Sovietica, anche prima che gli eventi della<br />

guerra (la vittoriosa resistenza all'aggressione nazista e fascista, Stal<strong>in</strong>grado, ecc.)<br />

aumentassero enormemente <strong>il</strong> suo prestigio, era vista come la dimostrazione<br />

della superiorità della «risposta" comunista.<br />

Questi fattori possono contribuire a spiegare l'ampia adesione al PCI non<br />

solo da parte dei più giovani, ma anche di molti appartenenti a generazioni «di<br />

mezzo» ed oltre, come mostrano molte testimonianze e gli stessi dati elettorali.<br />

L'egemonia del PCI, che si sostanzia come abbiamo visto con la costruzione<br />

di una diffusa rete organizzativa e con una <strong>in</strong>tensa attività «formativa», e la<br />

«mentalità diffusa» che con questa si afferma, è caratterizzata da una forte<br />

dimensione politica <strong>in</strong>centrata sul primato del partito, come si è detto, e dal<br />

dato «costitutivo» del legame con l'URss, che rappresenta <strong>il</strong> modello di società<br />

alternativo.<br />

È questo anche uno degli elementi della «doppiezza» comunista, per cui<br />

<strong>il</strong> mito dell'uRss, cioè di un modello di società rigidamente collettivista, può<br />

convivere con l'obiettivo della «terra ai contad<strong>in</strong>i», lasciando cadere di fatto<br />

l'obiettivo della socializzazione, che solo i socialisti riprendono nel secondo<br />

dopoguerra, anche a Reggio (vedi ad esempio l'articolo La terra ai contad<strong>in</strong>i<br />

di Pietro Zanazzi, <strong>in</strong> «La Giustizia» del 23 giugno 1946)16.<br />

Ci sono <strong>in</strong> verità modi specifici ed anche diversi <strong>in</strong> cui le figure sociali<br />

componenti <strong>il</strong> «mondo del lavoro» reggiano, ed em<strong>il</strong>iano più <strong>in</strong> generale,<br />

vivono e concepiscono <strong>il</strong> problema del controllo e della padronanza del<br />

proprio lavoro, qu<strong>in</strong>di le specificità della «contraddizione di classe», per<br />

riferirci ai term<strong>in</strong>i canonici del marxismo-len<strong>in</strong>ismo.<br />

L'operaio della fabbrica capitalistica (a Reggio le «Reggiane» <strong>in</strong> particolare,<br />

ma anche aziende quali la «Lombard<strong>in</strong>i motori» o la «Land<strong>in</strong>i» di Fabbrico)<br />

si concepisce come parte di un organismo complesso e solo con l'<strong>in</strong>sieme<br />

della classe, collaborando anche coi tecnici, può pensare di controllare<br />

compiutamente <strong>il</strong> proprio lavoro, riappropriandosi del prodotto e delle<br />

f<strong>in</strong>alità. L'esempio emblematico <strong>in</strong> questo senso è la costruzione del trattore<br />

R60, realizzato durante l'occupazione «senza <strong>il</strong> padrone»17.<br />

Per <strong>il</strong> bracciante agricolo <strong>in</strong>vece l'esclusione dal controllo del proprio<br />

51


52<br />

lavoro, e la condizione di marg<strong>in</strong>alità e debolezza sociale che ne consegue, è<br />

visto più direttamente come mancato possesso dei mezzi di produzione, cioè<br />

della terra e degli strumenti di lavoro, poiché <strong>il</strong> bracciante conosce <strong>il</strong> processo<br />

della produzione.<br />

Il mezzadro poi conduce direttamente l'azienda, <strong>in</strong> contraddizione diretta<br />

con <strong>il</strong> proprietario, o <strong>il</strong> fattore che lo rappresenta; <strong>il</strong> forte contrasto che ne<br />

scaturisce si manifesta non solo nella rivendicazione sulla quantità del riparto,<br />

cioè sul prodotto del lavoro del mezzadro, ma anche sugli aspetti tipici della<br />

decisionalità riguardo le scelte di gestione aziendale, quali la tenuta <strong>in</strong> proprio<br />

dei conti, la scelta della latteria o della cant<strong>in</strong>a cui conferire <strong>il</strong> prodotto, su cosa<br />

coltivare, ecc.<br />

Anche tra i fittavoli come tra i piccoli proprietari, l'<strong>in</strong>fluenza della s<strong>in</strong>istra<br />

è presente e <strong>in</strong> alcune zone maggioritaria, pur confrontandosi con una forte<br />

presenza della Democrazia cristiana e della COLDIRETII 18 .<br />

È poi da tener presente come nella realtà sociale reggiana i rapporti tra<br />

le varie componenti sociali dei ceti «popolari» della città e della campagna<br />

fossero fortemente <strong>in</strong>trecciati, per la provenienza contad<strong>in</strong>a di gran parte degli<br />

operai delle fabbriche, e per la stessa contiguità abitativa e residenziale: gli<br />

operai delle fabbriche della città provenivano <strong>in</strong> buona parte dalle v<strong>il</strong>le e dai<br />

paesi; d'altra parte ancora nel '51 almeno la metà degli abitanti del comune<br />

capoluogo risiede nelle v<strong>il</strong>le.<br />

Tutti questi ceti sociali, che come abbiamo visto sono ampiamente co<strong>in</strong>volti<br />

nelle organizzazioni politiche (<strong>in</strong> primo luogo <strong>il</strong> pcI) e sociali della s<strong>in</strong>istra,<br />

sono assieme partecipi dell'esperienza cooperativa, tanto diffusa <strong>in</strong> quegli<br />

anni, nei suoi diversi e <strong>in</strong>trecciati aspetti: dalla cooperazione di consumo,<br />

che si ricostituisce <strong>in</strong> ogni paese e v<strong>il</strong>la, alla cooperazione di lavoro, ai servizi<br />

(come per i trasporti, dai barocciai ai primi mezzi meccanici).<br />

Sono numerose le opere collettive di costruzione o ristrutturazione delle<br />

sedi di case del popolo.<br />

Lo sv<strong>il</strong>uppo e <strong>il</strong> sostegno delle esperienze cooperative, sostenuto <strong>in</strong>sieme<br />

dai partiti, dal s<strong>in</strong>dacato e dalle pubbliche amm<strong>in</strong>istrazioni, è vissuto come<br />

occasione di emancipazione (oltre che tentativo di risposta a problemi<br />

impellenti di occupazione), esperienza collettiva ed egualitaria.<br />

Si vengono a def<strong>in</strong>ire <strong>in</strong> questo modo le caratteristiche di una forte «etica<br />

del lavoro», le cui radici sono nello stesso tempo lontane e <strong>in</strong>trecciate con<br />

eventi e mutamenti recenti, che co<strong>in</strong>volge figure sociali diverse, con <strong>in</strong>teressi<br />

a volte anche opposti, come i braccianti, gli operai di fabbrica, i mezzadri e<br />

altre componenti di quei «ceti medi» della campagna <strong>in</strong> particolare, cui Togliatti<br />

<strong>in</strong>vita a porre attenzione nel suo discorso del settembre '46.<br />

Il lavoro è visto come <strong>il</strong> centro, <strong>il</strong> punto su cui fa leva una visione del<br />

mondo e un progetto di emancipazione; la società capitalistica nega tale<br />

valore, opprimendo e collocando ai marg<strong>in</strong>i chi produce col proprio lavoro<br />

la ricchezza di tutti. Il capitalismo, nella sua fase monopolistica, è considerato<br />

non più <strong>in</strong> grado di produrre progresso neppure per quei ceti medi che <strong>in</strong><br />

qualche modo partecipano del possesso di «capitale», come i mezzadri, che <strong>in</strong><br />

questo trovano la base oggettiva della loro convergenza di <strong>in</strong>teressi con i ceti<br />

operai. Solo i lavoratori possono promuovere <strong>il</strong> progresso di tutta la società,


liberando <strong>il</strong> lavoro e con questo producendo progresso e benessere per tutti.<br />

Da qui la fiducia nel progresso, che solo l'<strong>in</strong>iziativa delle «forze del lavoro»<br />

può garantire.<br />

3. 1945-47: gli anni della ricostruzione<br />

Un'importanza particolare assume, come si è detto, nel clima della<br />

ricostruzione la ripresa dell'attività produttiva alle «Reggiane», gravemente<br />

danneggiate dai bombardamenti del gennaio '44. F<strong>in</strong> dai giorni successivi<br />

la Liberazione <strong>il</strong> problema è affrontato come prioritario dagli organismi<br />

del potere pubblico, espressione del CLN, e dalle ricostituite organizzazioni<br />

politiche e s<strong>in</strong>dacali.<br />

C'è l'importanza oggettiva del complesso <strong>in</strong>dustriale nell'economia della<br />

prov<strong>in</strong>cia e per l'occupazione, <strong>in</strong> un momento <strong>in</strong> cui la disoccupazione ha<br />

l'<strong>in</strong>cidenza che abbiamo visto, ma c'è anche, per i comunisti, nelle «Reggiane»<br />

la raffigurazione esemplare di quella classe operaia cui spetta, secondo i canoni<br />

dell'ideologia marxista-len<strong>in</strong>ista, la direzione del processo di cambiamento<br />

che non si considera concluso con la Liberazione. È la classe operaia di una<br />

grande fabbrica, <strong>in</strong> una prov<strong>in</strong>cia prevalentemente agricola e ricca di «ceti<br />

medi» della campagna, caratterizzata da una politicizzazione diffusa e da un<br />

attivismo di massa, frutto dell'ampia partecipazione alla lotta di Liberazione.<br />

Le «Reggiane» saranno ricostruite abbastanza rapidamente, l'occupazione<br />

nel grande stab<strong>il</strong>imento raggiungerà gli oltre 5000 addetti e effettivamente le<br />

caratteristiche della classe operaia <strong>in</strong> essa impiegata ne faranno un punto di<br />

riferimento, f<strong>in</strong>o alla vicenda dell'occupazione della fabbrica per impedirne la<br />

smob<strong>il</strong>itazione, nel 1950 e 'SI.<br />

L'opera di ricostruzione, nella quale si ottengono risultati significativi<br />

f<strong>in</strong> dai primi mesi successivi alla guerra, almeno per quel che riguarda le<br />

<strong>in</strong>frastrutture quali strade e ferrovie, come la politica dell'unità antifascista e<br />

della convergenza tra le forze sociali per la ripresa delle attività produttive, è<br />

vissuta dai comunisti come l'occasione nella quale dimostrare quella capacità<br />

di dare luogo allo sv<strong>il</strong>uppo delle forze produttive di cui <strong>il</strong> sistema capitalistico<br />

non era più considerato capace. È <strong>il</strong> punto di vista formatosi <strong>in</strong> particolare<br />

negli anni della Terza <strong>in</strong>ternazionale, per <strong>il</strong> quale <strong>il</strong> capitalismo, giunto alla<br />

fase del suo sv<strong>il</strong>uppo monopolistico, non può più garantire lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

della forze produttive, se non attraverso la guerra, qu<strong>in</strong>di la distruzione e la<br />

barbarie. Anche nell'ampia attività di formazione, che, come abbiamo visto, si<br />

sv<strong>il</strong>uppa <strong>in</strong> questi anni, <strong>il</strong> capitalismo viene presentato come <strong>in</strong>sanab<strong>il</strong>mente<br />

regressivo, racchiuso nella difesa degli <strong>in</strong>teressi monopolistici, da cui <strong>il</strong><br />

bisogno di socialismo della società moderna.<br />

La capacità di sv<strong>il</strong>uppare la produzione qu<strong>in</strong>di, oltre che rispondere al<br />

bisogno sociale impellente del lavoro, è la dimostrazione della superiorità<br />

storica della classe operaia ed assume significato rivoluzionario.<br />

È un tale atteggiamento, caratterizzato dal b<strong>in</strong>omio vertenzialità/<br />

produttivismo, che si può notare <strong>in</strong> tutta la grande stagione di lotte sociali che<br />

si apre subito dopo la f<strong>in</strong>e della guerra e si sv<strong>il</strong>uppa per diversi anni, nelle<br />

campagne f<strong>in</strong>o agli anni C<strong>in</strong>quanta.<br />

Si nota per esempio, negli anni della ricostruzione, nella <strong>in</strong>iziativa per i<br />

53


premi di produzione, sv<strong>il</strong>uppata nel '46-47 quale risposta alla possib<strong>il</strong>ità di<br />

re <strong>in</strong>trodurre <strong>il</strong> cottimo per effetto dell'accordo <strong>in</strong>terconfederale del dicembre<br />

'45.<br />

Il premio di produzione collettivo, legato all'aumento complessivo della<br />

produzione ed esteso a tutti gli addetti, è visto come dimostrazione della<br />

capacità dei lavoratori di garantire lo sv<strong>il</strong>uppo della produzione, e con questo<br />

di essere classe dirigente. Scrive Napoleone Azzol<strong>in</strong>i, segretario della FIOM, a<br />

proposito della <strong>in</strong>troduzione dei premi nelle aziende reggiane:<br />

In tutti i casi posso assicurare che sono stati ottenuti ottimi risultati contrariamente alle<br />

<strong>in</strong>s<strong>in</strong>uazioni di parte ... operai impiegati e tecnici, legati nella stessa misura alla produzione<br />

con <strong>il</strong> valido apporto dei Consigli di Gestione e delle Commissioni Interne hanno saputo<br />

crearsi una atmosfera di tale operosità e di collaborazione che alle Offic<strong>in</strong>e Land<strong>in</strong>i la<br />

produzione è addirittura raddoppiata; seguono altre offic<strong>in</strong>e con aumenti di produzione che<br />

fanno veramente onore ai metalmeccanici della nostra prov<strong>in</strong>cia'9.<br />

Nelle campagne, come si è già detto, si sv<strong>il</strong>uppa una forte <strong>in</strong>iziativa<br />

s<strong>in</strong>dacale f<strong>in</strong> dall'estate '45, con al centro <strong>il</strong> r<strong>in</strong>novo dei «patti agrari". Le<br />

lotte sociali delle campagne assumono una acutezza superiore rispetto al<br />

settore <strong>in</strong>dustriale. A questo contribuisce la pesantezza del problema della<br />

occupazione, ma anche l'<strong>in</strong>sopportab<strong>il</strong>ità «psicologica", dopo l'esperienza di<br />

partecipazione diffusa alla Resistenza, di rapporti sociali che <strong>il</strong> fascismo aveva<br />

nettamente spostato a favore dei ceti proprietari. Questo appare <strong>in</strong> particolare<br />

nella vertenza mezzadr<strong>il</strong>e, proprio perché lo scontro verte da subito su temi<br />

non solo economici, ma di «pr<strong>in</strong>cipio", relativi alla decisionalità nell'azienda,<br />

quali la tenuta dei conti, che cosa coltivare e dove conferire i prodotti,<br />

l'abolizione delle regalie e appendici (che sono ricordate spesso come tipiche<br />

di un rapporto «serv<strong>il</strong>e", da parte dei mezzadri), <strong>il</strong> superamento del riparto al<br />

50 percento. La resistenza da parte delle associazioni padronale è da subito<br />

molto forte, soprattutto rispetto a quanto mette <strong>in</strong> discussione <strong>il</strong> «pr<strong>in</strong>cipio di<br />

proprietà". Indicativa della situazione che si viene a creare nelle campagne è<br />

la vicenda dell'accordo prov<strong>in</strong>ciale del novembre '45.<br />

L'accordo, raggiunto <strong>il</strong> 2 novembre tra FEDERTERRA e Associazione agricoltori<br />

su pressione del CLN locale, prevede <strong>in</strong>terventi straord<strong>in</strong>ari a favore dei<br />

mezzadri per gli anni di guerra, l'impegno dei proprietari a compiere lavori<br />

di miglioria e rimanda le modifiche al patto alle riforme che l'Assemblea<br />

costituente avrebbe dovuto compiere. L'accordo è però criticato da Di Vittorio,<br />

<strong>in</strong> un comizio tenuto <strong>il</strong> 5 novembre a Reggio, proprio perché r<strong>in</strong>uncia alle<br />

modifiche al patto e rompe l'unità delle zone mezzadr<strong>il</strong>i, ed è resp<strong>in</strong>to dalle<br />

assemblee dei mezzadri.<br />

Nei mesi successivi l'<strong>in</strong>iziativa s<strong>in</strong>dacale tenderà ad ottenere accordi a<br />

livello delle s<strong>in</strong>gole aziende, tramite l'azione delle Commissioni di fattoria;<br />

queste modalità di lotta, che cont<strong>in</strong>uano anche negli anni successivi, vedono<br />

la contrapposizione diretta tra contad<strong>in</strong>i e s<strong>in</strong>goli proprietari, e si può qu<strong>in</strong>di<br />

presumere che la tensione sociale nelle campagne anche per questo rimanga<br />

elevata.<br />

L'atteggiamento «produttivistico" che abbiamo visto a proposito dell'<strong>in</strong>dustria<br />

54


possiamo riconoscerlo anche <strong>in</strong> rivendicazioni come l'imponib<strong>il</strong>e di manodopera<br />

f<strong>in</strong>alizzato a lavori di miglioria fondiaria e i «piani colturali", la dest<strong>in</strong>azione<br />

di parte della quota padronale del riparto mezzadr<strong>il</strong>e per lavori di miglioria<br />

da far svolgere a braccianti (con <strong>il</strong> «lodo De Gasperi" sarà fissato a tal f<strong>in</strong>e <strong>il</strong> 4<br />

percento del riparto annuale), nell'<strong>in</strong>iziativa degli «scioperi a rovescio", che si<br />

sv<strong>il</strong>uppa <strong>in</strong> particolare dalla f<strong>in</strong>e degli anni Quaranta.<br />

Indicativo e ben esemplificativo di un tale atteggiamento può essere<br />

considerato l'<strong>in</strong>tervento di Celso Giuliani, dirigente della Federterra, su uno<br />

dei primi numeri del giornale dell'associazione, «Il lavoratore dei campi", a<br />

proposito del problema legato alla <strong>in</strong>troduzione di nuove macch<strong>in</strong>e e alle<br />

conseguenze sulla occupazione. Nell'articolo Che cosa faranno i braccianti di<br />

fronte a questa mastodontica macch<strong>in</strong>a da scasso20, <strong>in</strong> un momento <strong>in</strong> cui la<br />

già pesante situazione della carenza di lavoro andava aggravandosi, Giuliani<br />

prende <strong>in</strong> considerazione gli effetti dell'ut<strong>il</strong>izzo nei lavori di preparazione<br />

del terreno per le colture arboree di un aratro da scasso automatico e di<br />

un trattore Caterp<strong>il</strong>lar, che <strong>il</strong> Consorzio agrario aveva acquisito e stava<br />

sperimentando <strong>in</strong> diverse aziende agricole, e si chiede: «Ma che cosa faranno<br />

i braccianti disoccupati della nostra prov<strong>in</strong>cia vedendo <strong>in</strong> funzione questa<br />

potente macch<strong>in</strong>a che eseguisce <strong>in</strong> un'ora di lavoro quanto impiegherebbero<br />

per lo stesso lavoro circa cento operai <strong>in</strong> una giornata". Giuliani risponde che<br />

non ci saranno «atti di violenza sulle macch<strong>in</strong>e", come nei moti luddisti degli<br />

operai tess<strong>il</strong>i <strong>in</strong>glesi, <strong>in</strong> quanto:<br />

Ora <strong>il</strong> proletariato è cosciente dei propri <strong>in</strong>teressi di classe, esso sa che la disoccupazione<br />

non è generata per causa dell'<strong>in</strong>troduzione nel processo produttivo di nuove macch<strong>in</strong>e più<br />

perfezionate atte a risparmiare fatica ai lavoratori, come sa che la causa fondamentale<br />

consiste nell'atteggiamento dei datori di lavoro e qu<strong>in</strong>di fra uom<strong>in</strong>i e uom<strong>in</strong>i e non fra<br />

uom<strong>in</strong>i e macch<strong>in</strong>e. Nel nostro caso, l'<strong>in</strong>troduzione del nuovo trattore nell'agricoltura<br />

rappresenta un progresso agricolo e se l'atteggiamento degli agrari non fosse retrogrado<br />

l'ut<strong>il</strong>izzerebbero tutti assumendo così mano d'opera per completare gli scassi, impiantando<br />

vigneti, frutteti, ed altre culture più elevate. Troppo pochi sono coloro che ut<strong>il</strong>izzano la<br />

predetta macch<strong>in</strong>a e anche questi pochi tirano fuori i denari col contagocce soprattutto<br />

per quanto concerne l'impiego di operai <strong>in</strong> lavori di miglioria fondiaria. Bisogna stimolare<br />

questi ad un maggior impiego di capitali nei lavori di miglioria e soprattutto scuotere<br />

coloro che non hanno mai impiegato e che non <strong>in</strong>tendono impiegare fondi per i citati<br />

lavori, onde alleviare la disoccupazione agricola nella nostra prov<strong>in</strong>cia. I Comitati contro la<br />

disoccupazione agricola devono sorgere ovunque esista un disoccupato ...<br />

Nello stesso numero del giornale, a fianco dell'articolo citato, troviamo un<br />

traf<strong>il</strong>etto dal titolo Un esempio da imitare, dove si cita la situazione di Alb<strong>in</strong>ea,<br />

dove la disoccupazione «era sensib<strong>il</strong>mente aumentata", f<strong>in</strong>ché<br />

a seguito delle decisioni di seguire quanto erasi deliberato nei convegni della Confederterra<br />

e dei braccianti si costituirono Comitati contro la disoccupazione i quali mob<strong>il</strong>itarono tutti<br />

i lavoratori <strong>in</strong> modo da formare gruppi di essi che portandosi nelle case dei s<strong>in</strong>goli agrari<br />

e dimostrando loro la necessità di eseguire lavori di miglioria fondiaria chiesero ad essi<br />

la immediata occupazione. Molti dei proprietari, visitati dai braccianti, offrirono ad essi<br />

55


del denaro riscontrando le loro condizioni pessime ma tali braccianti rifiutarono i denari<br />

elargiti loro <strong>in</strong> forma d'elemos<strong>in</strong>a <strong>in</strong> quanto era loro <strong>in</strong>tendimento guadagnarsi da vivere<br />

lavorando. Il risultato fu eccellente se si pensa che tutti [<strong>il</strong> braccianti trovarono lavoro<br />

ed <strong>in</strong>oltre si concluse un accordo con i rappresentanti locali dell'Associazione Agricoltori<br />

relativo all'impiego del 4 percento per l'annata agraria 1947 previsto dall'accordo tra la<br />

Confida <strong>in</strong> merito all'agitazione mezzadr<strong>il</strong>e; accordo che prevedeva l'impegno, da parte<br />

degli Agrari, di occupare mano d'opera dalle tre alle c<strong>in</strong>que giornate per ogni biolca di<br />

terreno. La Confederterra Prov<strong>in</strong>ciale elogia e consiglia a tutti i braccianti delle altre leghe<br />

di seguire l'esempio di Alb<strong>in</strong>ea.<br />

In questa pag<strong>in</strong>a del giornale dest<strong>in</strong>ato ad essere diffuso ampiamente tra le<br />

categorie agricole, oltre alle <strong>in</strong>dicazioni «di lotta», si possono <strong>in</strong>dividuare anche<br />

gli <strong>in</strong>tenti pedagogici, <strong>in</strong>tesi a formare un atteggiamento mentale, che denotano<br />

alcuni tratti di fondo di un certo modo di guardare al lavoro ed ai rapporti tra<br />

le classi sociali: le macch<strong>in</strong>e sono associate al progresso, assieme al lavoro<br />

umano portano aumento della produzione <strong>in</strong> quantità e qualità, i proprietari<br />

«retrogradi» non sono <strong>in</strong>teressati a questo, solo l'<strong>in</strong>iziativa del movimento dei<br />

lavoratori può produrre lavoro, dignità del lavoro e progresso.<br />

4. F<strong>in</strong>e anni Quaranta e anni C<strong>in</strong>quanta: una lunga "resistenza"<br />

Gli anni della «guerra fredda» e dello scontro frontale vanno dal '48 f<strong>in</strong>o<br />

alla seconda metà degli anni C<strong>in</strong>quanta, quando com<strong>in</strong>cia ad attenuarsi la<br />

tensione. pcr e CGrL acquisiscono la «legittimità» a far parte dell'ord<strong>in</strong>amento<br />

costituzionale, e compaiono i primi segni di quella profonda trasformazione<br />

economico-sociale che segnerà gli anni successivi.<br />

I primi anni C<strong>in</strong>quanta sono caratterizzati a Reggio dalla vicenda delle<br />

«Reggiane". La lunga occupazione di oltre un anno assume un significato<br />

che va ben oltre l'aspetto s<strong>in</strong>dacale di difesa dell'occupazione (problema<br />

che comunque <strong>in</strong> quel periodo permane <strong>in</strong> tutta la sua pesantezza: la<br />

disoccupazione nel 1951 si aggraverà ancora rispetto al '48, aumentando<br />

di circa 5700 unità). Attorno alle «Reggiane» si realizza una mob<strong>il</strong>itazione<br />

ed una solidarietà che vede co<strong>in</strong>volta molta parte della popolazione della<br />

prov<strong>in</strong>cia. I temi politici ed anche simbolici della lotta delle «Reggiane» e della<br />

mob<strong>il</strong>itazione attorno ad essa sono quelli che riassumono i term<strong>in</strong>i di quella<br />

cultura politica di cui abbiamo visto i caratteri, dalla difesa del lavoro alla sua<br />

promozione ad opera del movimento dei lavoratori, contro un capitalismo<br />

che distrugge lavoro e risorse. La costruzione del trattore R60 nella fabbrica<br />

occupata è vista come la dimostrazione della capacità dei lavoratori di produrre<br />

«senza <strong>il</strong> padrone», nel trattore si riassume la capacità di produrre un mezzo<br />

complesso e tecnicamente avanzato, con l'unità tra operai e tecnici, f<strong>in</strong>alizzato<br />

al progresso nelle campagne (mentre riprende la produzione bellica e con la<br />

guerra di Corea si apre la fase più acuta della «guerra fredda»).<br />

Gli operai delle «Reggiane» appoggiano la lotta dei braccianti della Bassa<br />

che fanno lo «sciopero a rovescio» per la realizzazione del Cavo Fiuma, mentre<br />

i mezzadri portano nel Natale '50 agli operai che occupano lo stab<strong>il</strong>imento<br />

le «regalie» (<strong>il</strong> capponeY\ simbolo di una condizione serv<strong>il</strong>e che non è più<br />

tollerata. Il movimento cooperativo realizza un'ampia solidarietà verso gli<br />

56


occupanti: presso le cooperative di consumo le famiglie degli operai ottengono<br />

credito durante tutto <strong>il</strong> periodo dell'occupazione.<br />

Nel movimento cooperativo poi <strong>in</strong> questo periodo si sv<strong>il</strong>uppa l'<strong>in</strong>iziativa<br />

dei comunisti per battere quella che viene def<strong>in</strong>ita la visione «riformista» della<br />

cooperazione, quella «apoliticità» che tendeva a mantenere fuori dallo scontro<br />

politico l'esperienza cooperativa, (e che aveva <strong>in</strong>dotto ad esempio <strong>il</strong> vecchio<br />

cooperatore e presidente f<strong>in</strong>o alla morte della Federazione reggiana, Arturo<br />

Bellelli, a non scegliere mai tra i due partiti socialisti nati dalla scissione del<br />

'47 e schierati su fronti politici opposti). Per i dirigenti comunisti (dal 1949<br />

presidente della Federazione cooperative è Riccardo Cocconi) la lotta delle<br />

«Reggiane» è una occasione per superare gli atteggiamenti «apolitici» e schierare<br />

decisamente la cooperazione nel movimento di lotta sociale e politico della<br />

s<strong>in</strong>istra 22 •<br />

In effetti la difesa, gestione e promozione della cooperazione, come delle<br />

<strong>in</strong>iziative attorno al problema del lavoro <strong>in</strong> genere, sono vissute, e ricordate,<br />

come un <strong>in</strong>teresse e un patrimonio comune, <strong>in</strong> cui si riconoscono e si<br />

confondono ruolo dei partiti, del s<strong>in</strong>dacato, della cooperazione. Si ricorda<br />

ad es. da parte di alcuni testimoni di Montecchio, come l'<strong>in</strong>iziativa di alcuni<br />

operai licenziati dalla Capolo, che si misero <strong>in</strong> proprio dando vita alla Faba,<br />

ebbe l'appoggio della FIOM.<br />

Nelle campagne cont<strong>in</strong>ua per tutti gli anni C<strong>in</strong>quanta la vertenzialità diffusa,<br />

con gli scioperi a rovescio e i «piani colturali» dei braccianti per creare lavoro<br />

aumentando produzione e produttività, e le vertenze mezzadr<strong>il</strong>i, <strong>in</strong> cui i temi<br />

relativi alla decisionalità nella gestione aziendale (come la libertà di adesione<br />

alle latterie e alle cant<strong>in</strong>e sociali, le modalità di voto nelle cooperative e nei<br />

consorzi, l'acquisto delle macch<strong>in</strong>e e le spese relative) permangono centrali.<br />

Nel «Piano del Lavoro» della CGIL si riconoscono le varie componenti del<br />

movimento. Nei diversi comuni della prov<strong>in</strong>cia vengono articolati gli obiettivi<br />

specifici, <strong>in</strong>tesi a creare lavoro e assieme progresso economico e sociale.<br />

A metà degli anni C<strong>in</strong>quanta nascono anche le nuove forme organizzative<br />

facenti riferimento alla s<strong>in</strong>istra politica <strong>in</strong>tese a dare spazio e visib<strong>il</strong>ità ai ceti<br />

di lavoratori autonomi, nell'agricoltura come nei servizi e nella produzione<br />

manifatturiera.<br />

Si sv<strong>il</strong>uppa la Confederazione artigiani, divenendo autonoma l'associazione<br />

di difesa del lavoro artigianale prima facente capo alla Camera del lavoro.<br />

Nasce soprattutto la Alleanza contad<strong>in</strong>i, <strong>in</strong> cui confluiscono i coltivatori<br />

diretti e i fittavoli, prima facenti capo alla FEDERTERRA (<strong>in</strong> cui rimangono braccianti<br />

e mezzadri), con lo scopo esplicito di affermare e difendere la proprietà<br />

contad<strong>in</strong>a, ponendosi <strong>in</strong> confronto diretto con la democristiana Federazione<br />

dei coltivatori diretti. Permane nella costituzione di queste organizzazioni la<br />

logica delle «associazioni di massa», e della c<strong>in</strong>ghia di trasmissione, soprattutto<br />

nella impostazione dei comunisti.<br />

Anche nell'opera di governo locale cont<strong>in</strong>ua per tutti gli anni C<strong>in</strong>quanta un<br />

atteggiamento per cui tutto quanto serve per creare occupazione viene visto<br />

positivamente, sia per la permanenza di un forte problema occupazionale (nella<br />

prima metà del periodo), sia per l'ideologia del «produttivismo» dom<strong>in</strong>ante<br />

anche tra gli amm<strong>in</strong>istratori. L'atteggiamento favorevole a tutte le <strong>in</strong>iziative<br />

57


economiche, come <strong>il</strong> r<strong>in</strong>novamento ed<strong>il</strong>izio anche sp<strong>in</strong>to, può rappresentare<br />

un terreno d'<strong>in</strong>contro di fatto con forze economiche ed imprenditoriali, i cui<br />

riferimenti politici ed associativi permangono su posizioni di contrapposizione<br />

netta alla s<strong>in</strong>istra, ed <strong>in</strong> particolare al PC123 .<br />

Il legame ideologico tiene assieme aspetti anche diversi e contraddittori,<br />

attorno all'idea di lavoro ed al ruolo del partito, esso funge da elemento<br />

unificatore, mostra una forte capacità di resistenza e dispiega a pieno i suoi<br />

effetti <strong>in</strong> questi anni <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> movimento operaio è sottoposto ad un attacco<br />

molto duro, tendente a metterne <strong>in</strong> discussione la sua legittimità e i suo diritto<br />

di cittad<strong>in</strong>anza politica.<br />

Saranno gli effetti della trasformazione economico-sociale degli anni<br />

successivi a far apparire le prime crepe.<br />

Dal punto di vista elettorale, gli anni C<strong>in</strong>quanta sono per <strong>il</strong> PCI un periodo<br />

di resistenza: <strong>in</strong>iziano con una certa flessione, nel '51, specie nel comune di<br />

Reggio, dove si passa dal 46 percento del 1946 al 39 percento. Nel complesso<br />

della prov<strong>in</strong>cia, <strong>il</strong> PCI si attesta sul 40 percento dei voti (dal 41,55 percento del<br />

1953 al 41,38 del 1958), mentre <strong>il</strong> PSI permane tra <strong>il</strong> 15 e <strong>il</strong> 18 percento e la DC si<br />

attesta saldamente su un terzo dell'elettorato (dal 31,7 del '48 al 31,3 percento<br />

del 1958).<br />

5. Dagli anni Sessanta alla .f<strong>in</strong>e del PC!: Modello em<strong>il</strong>iano e rivoluzioni<br />

<strong>in</strong>dustriali<br />

Con <strong>il</strong> superamento della fase più acuta della .. guerra fredda" si attenua<br />

l'attacco frontale alla s<strong>in</strong>istra e alla CGIL tendente a mettere <strong>in</strong> discussione la<br />

loro .. legittimità" democratica, e anche Reggio e l'Em<strong>il</strong>ia conoscono quella<br />

profonda trasformazione che vede l'affermarsi dell'<strong>in</strong>dustrializzazione diffusa.<br />

Allora, quando <strong>il</strong> PCI ha acquisito <strong>il</strong> .. diritto a governare", si passa ad una fase <strong>il</strong><br />

cui l'antagonismo può convivere con la collaborazione.<br />

La realtà economico-sociale conosce una rapida e profonda trasformazione,<br />

che si può riassumere nel dato relativo alla struttura dell'occupazione: nella<br />

prov<strong>in</strong>cia di Reggio, ancora nel 1951 gli addetti all'agricoltura sono <strong>il</strong> 54,7<br />

percento del totale, quelli all'<strong>in</strong>dustria <strong>il</strong> 27,2 percento; nel '61 nell'agricoltura<br />

è impiegato <strong>il</strong> 35,8 percento degli addetti, che diviene <strong>il</strong> 21 percento nel '71,<br />

mentre gli addetti all'<strong>in</strong>dustria passano nel '61 al 38,45 per divenire <strong>il</strong> 45,2 nel<br />

'7 L<br />

Si capovolge un aspetto di fondo del mercato del lavoro, la domanda supera<br />

l'offerta e <strong>in</strong>iziano i flussi immigratori, aumenta l'occupazione nei servizi. Con<br />

gli anni del .. boom economico" 0958-62) si avvia una trasformazione che muta<br />

assetti di fondo della società e dell'economia em<strong>il</strong>iana, che pure f<strong>in</strong> da f<strong>in</strong>e<br />

Ottocento aveva conosciuto grandi cambiamenti.<br />

Con la progressiva e rapida meccanizzazione dell'agricoltura <strong>in</strong>izia a<br />

cambiare rapidamente <strong>il</strong> paesaggio agrario costituitosi f<strong>in</strong> dal Basso medioevo<br />

e mantenutosi tale per secoli: la piantata reggiana <strong>in</strong>izia ad essere rapidamente<br />

sostituita da colture specializzate, e le vaste pianure regolarmente alberate e<br />

mantenute da un assiduo lavoro manuale sono sostituite da ampi spazi liberi<br />

per non <strong>in</strong>tralciare <strong>il</strong> movimento delle macch<strong>in</strong>e 24 •<br />

Lo sv<strong>il</strong>uppo massiccio dell'<strong>in</strong>dustria si registra soprattutto lungo l'asse della<br />

58


via Em<strong>il</strong>ia e a questo proposito <strong>in</strong>dicativo è <strong>il</strong> caso di Sant'Ilario, <strong>il</strong> comune<br />

che conosce <strong>il</strong> maggior <strong>in</strong>cremento demografico <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia tra <strong>il</strong> '51 e <strong>il</strong> '71,<br />

divenendo da borgo quasi esclusivamente agricolo uno dei maggiori centri<br />

<strong>in</strong>dustriali della prov<strong>in</strong>cia.<br />

Con questa profonda trasformazione sociale si confronterà la «mentalità"<br />

nella quale <strong>il</strong> lavoro ha l'importanza centrale che si è detto, contribuendo ai<br />

molteplici percorsi della <strong>in</strong>dustrializzazione diffusa che esplode <strong>in</strong> quegli anni:<br />

ad essa partecipano ampiamente i ceti sociali nei quali l'egemonia culturale<br />

e politica comunista si è <strong>in</strong>sediata, molte attività imprenditoriali sono avviate,<br />

com'è noto, da contad<strong>in</strong>i e braccianti agricoli, come da operai, <strong>in</strong> diversi casi<br />

licenziati per rappresaglia politica. Anche antiche aspirazioni come quelle<br />

che si esprimono attraverso modi di dire quali <strong>il</strong> «mettersi <strong>in</strong> proprio» o «non<br />

stare sotto padrone» si collocano <strong>in</strong> un orizzonte nuovo, <strong>in</strong> cui è presente la<br />

conv<strong>in</strong>zione diffusa di essere parte di un movimento alternativo al sistema<br />

dom<strong>in</strong>ante, e con essa convivono.<br />

Dal punto di vista del «sistema di potere" del pcr, <strong>in</strong> questo periodo, si<br />

com<strong>in</strong>cia effettivamente a parlare di «modello em<strong>il</strong>iano». Il pcr conosce la<br />

fase di quello che è stato chiamato <strong>il</strong> «r<strong>in</strong>novamento», conseguente l'Ottavo<br />

congresso del 1956, e che <strong>in</strong> Em<strong>il</strong>ia arriva con un certo ritardo. Viene<br />

recuperato e re<strong>in</strong>terpretato l'<strong>in</strong>tervento di Togliatti del '46 «Ceto medio e Em<strong>il</strong>ia<br />

rossa", comprendendo nell'accezione di ceto medio i nuovi ceti artigianali ed<br />

<strong>in</strong>dustriali affermatisi con lo sv<strong>il</strong>uppo di quegli anni. Il «r<strong>in</strong>novamento» a Reggio<br />

è rappresentato dalla sostituzione del segretario della Federazione comunista<br />

Onder Boni, che era succeduto nel '51 a Valdo Magnani, con Remo Salati.<br />

Il pcr dell'Em<strong>il</strong>ia dispiega, specie dagli anni Sessanta, quella politica<br />

«riformista» che sarà elemento costitutivo del cosiddetto


60<br />

tendenze più avanzate dell'urbanistica e le riflessioni che questo comporta. Lo<br />

sv<strong>il</strong>uppo <strong>in</strong>dustriale viene gestito e favorito attraverso l'<strong>in</strong>dividuazione di aree<br />

apposite. Anche per favorire lo sv<strong>il</strong>uppo produttivo nasce nel 1962 l'azienda<br />

municipalizzata del gas di Reggio, che circa dieci anni dopo diventerà consorzio<br />

di comuni e coprirà l'<strong>in</strong>tera prov<strong>in</strong>cia.<br />

Negli anni Sessanta si ha anche una evoluzione significativa della<br />

cooperazione: le cooperative di lavoro, soprattutto ed<strong>il</strong>i, <strong>in</strong>iziano a ristrutturarsi<br />

attraverso le unificazioni, per poter affrontare un mercato più vasto; diverse<br />

cooperative, di lavoro e di agricoltori, si danno o sv<strong>il</strong>uppano una struttura<br />

<strong>in</strong>dustriale, come l'Azienda cooperativa macellazione, le Latterie cooperative<br />

riunite, <strong>il</strong> Consorzio produzione e lavoro. Non tarderanno a comparire le<br />

contraddizioni tipiche delle aziende <strong>in</strong>dustriali anche <strong>in</strong> questo ambit0 26 .<br />

Dall'altra parte, un aspetto della vicenda sociale degli anni della<br />

<strong>in</strong>dustrializzazione diffusa forse meno sottol<strong>in</strong>eato rispetto a quelli precedenti,<br />

è l'affermarsi di una significativa presenza s<strong>in</strong>dacale nell'ambito delle piccole<br />

e medie aziende <strong>in</strong> grande espansione. A Reggio come <strong>in</strong> Em<strong>il</strong>ia la presenza<br />

s<strong>in</strong>dacale nel mondo della piccola impresa si registra f<strong>in</strong> dai primi anni<br />

Sessanta, <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i certo non omogenei ma <strong>in</strong> modi e dimensioni notevoli.<br />

Si ha contrattazione anzitutto degli aspetti normativi, per l'applicazione dei<br />

contratti e delle leggi di tutela del lavoro, e si arriva per realizzare ben presto<br />

<strong>in</strong> molte situazioni una contrattazione articolata che riguarda molti aspetti della<br />

condizione operaia.<br />

Le Camere del Lavoro comunali, nate per la tutela e la rappresentanza del<br />

lavoro agricolo, si rapportano con la nuova realtà dell'<strong>in</strong>dustria diffusa e sanno<br />

dare rappresentanza alle nuove forme del lavoro.<br />

Si è spesso sottol<strong>in</strong>eato come molti nuovi imprenditori, artefici della<br />

«rivoluzione <strong>in</strong>dustriale» diffusa che esplode negli anni del «boom" fossero<br />

operai, a volte licenziati per rappresaglia, mezzadri, braccianti e contad<strong>in</strong>i,<br />

spesso partecipi di quella concezione del lavoro di cui si sono visto i<br />

caratteri.<br />

Si dovrebbe, credo, anche considerare che comunque la gran parte di coloro<br />

che abbandonarono <strong>il</strong> lavoro agricolo <strong>in</strong> quegli anni passarono dalla campagna<br />

al lavoro <strong>in</strong> offic<strong>in</strong>a o nell'ed<strong>il</strong>izia, cioè divennero operai, e nella fabbrica<br />

portarono una mentalità e una concezione del lavoro che nell'esperienza delle<br />

campagne si era formata ormai da più generazioni. Questo può contribuire a<br />

spiegare <strong>il</strong> fenomeno non scontato di una presenza diffusa del s<strong>in</strong>dacato <strong>in</strong> un<br />

abito di <strong>in</strong>dustrializzazione molto recente, con manodopera proveniente dalla<br />

campagna.<br />

Per quanto riguarda <strong>il</strong> PCI, negli anni Sessanta si consolida <strong>il</strong> suo primato<br />

nei consensi elettorali: nelle elezioni politiche del '63 <strong>il</strong> partito raccoglie <strong>il</strong> 45,7<br />

percento dei consensi <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia, confermato col 45,5 del '68. Per quanto<br />

riguarda gli altri partiti, a s<strong>in</strong>istra l'unificazione socialista non paga, <strong>in</strong>fatti <strong>il</strong><br />

psu raccoglie nel '68 <strong>il</strong> 13,2 percento, mentre nel '63 PSI e PSDI separati avevano<br />

ottenuto rispettivamente <strong>il</strong> 13,9 e <strong>il</strong> 7 percento, mentre <strong>il</strong> PSIUP, nato dalla<br />

scissione dello PSI nel '68, ha <strong>il</strong> 5 percento; la DC paga <strong>il</strong> prezzo della svolta del<br />

centro s<strong>in</strong>istra, ottenendo nel '63 <strong>il</strong> 27 percento dei voti, mentre <strong>il</strong> PU, contrario<br />

alla svolta a s<strong>in</strong>istra, ottiene <strong>il</strong> 4 percento; nel '68 la DC non recupera, segnando


una ulteriore flessione col 25,5 percento.<br />

Tornando al PCI, <strong>il</strong> ruolo del partito cont<strong>in</strong>ua ad essere riconosciuto come<br />

centrale e dirigente rispetto alle articolazioni che <strong>il</strong> «sistema di potere» ha<br />

assunto negli anni della ricostruzione e della Resistenza all'attacco frontale. Si<br />

accentua però la funzione della mediazione tra sensib<strong>il</strong>ità e «punti di vista» che<br />

al suo <strong>in</strong>terno com<strong>in</strong>ciano a differenziarsi. Questo processo di differenziazione<br />

si sv<strong>il</strong>uppa e si accentua progressivamente, f<strong>in</strong>o a divenire divaricazione, <strong>in</strong><br />

tutto <strong>il</strong> periodo successivo della vita del partito, avendo come pr<strong>in</strong>cipali<br />

riferimenti gli ambiti nei quali compiono la loro esperienza la maggior parte<br />

dei dirigenti e m<strong>il</strong>itanti di partito, cioè quelli della amm<strong>in</strong>istrazione locale,<br />

della gestione di aziende cooperative e di associazioni imprenditoriali, e<br />

quello del s<strong>in</strong>dacato.<br />

È negli anni Settanta che <strong>il</strong> PCI raggiunge i livelli più elevati di consenso,<br />

superando come media prov<strong>in</strong>ciale la metà dei voti validi: nelle politiche del<br />

1976 <strong>il</strong> partito ottiene <strong>il</strong> 52,7 percento confermato nel '79 con <strong>il</strong> 52,2, mentre <strong>il</strong><br />

PSI si attesta tra 1'8 e <strong>il</strong> lO percento - dato che confermerà anche nel decennio<br />

successivo - e la DC vede progressivamente ridurre la sua rappresentatività<br />

elettorale da un terzo a un quarto dei consensi: 29,3 percento nel '76, 28,30<br />

nel '79, 24,7 nell'83, 26,9 nell'87.<br />

In questo decennio, gli anni Settanta, si notano <strong>in</strong> effetti da una parte la<br />

cont<strong>in</strong>uità e l'approfondimento delle sp<strong>in</strong>te provenienti dagli anni Sessanta,<br />

dall'altro i segni di un profondo mutamento.<br />

Cont<strong>in</strong>ua e si approfondisce la esperienza del governo locale, che diviene<br />

modello proposto come alternativo anche a livello nazionale, appunto <strong>il</strong><br />

«modello em<strong>il</strong>iano». Entra <strong>in</strong> funzione l'ente regione, si ricercano nuovi<br />

strumenti di gestione del territorio e delle problematiche sociali e sanitarie,<br />

come i comprensori e i consorzi socio-sanitari, che vogliono caratterizzarsi<br />

attraverso l'approccio basato sulla prevenzione, per superare la sola<br />

medicalizzazione dei problemi sociali come le istituzioni segreganti, soprattutto<br />

si estendono e si qualificano i servizi sociali ed educativi. Vengono istituiti i<br />

consigli di quartiere alla f<strong>in</strong>e degli anni Sessanta, per favorire la partecipazione<br />

dei cittad<strong>in</strong>i, anticipando la legislazione nazionale.<br />

Per quanto riguarda <strong>il</strong> s<strong>in</strong>dacato e l'ambito del lavoro dipendente, i<br />

primi anni Settanta sono caratterizzati dalla cont<strong>in</strong>uità col «ciclo di lotte»<br />

<strong>in</strong>iziato nel decennio precedente: si ha l'estensione dei Consigli di fabbrica<br />

e la generalizzazione della contrattazione aziendale su tutta la condizione<br />

lavorativa, l'avanzamento dell'unità s<strong>in</strong>dacale <strong>in</strong> particolare nelle categorie del<br />

lavoro <strong>in</strong>dustriale, l'istituzione di consigli di zona; <strong>in</strong> particolare a Reggio si<br />

compiono esperienze significative con la vertenza cosiddetta «dell'l %>, cioè di<br />

una quota di <strong>in</strong>vestimenti da calcolarsi sul fatturato aziendale e da dest<strong>in</strong>arsi<br />

a servizi sociali, e con la gestione del diritto allo studio da realizzarsi anche<br />

attraverso l'ut<strong>il</strong>izzo di permessi lavorativi (le «150 Ofe>,) ottenuti per la prima<br />

volta col contratto di lavoro dei metalmeccanici del 1972.<br />

Si manifestano d'altra parte i segni di crisi e trasformazione: compaiono<br />

<strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia i primi lavoratori stranieri, <strong>in</strong> settori quali le fonderie e per lavori<br />

rifiutati dagli italiani, a segnalare l'ormai completo ribaltamento <strong>in</strong> poco più di<br />

un decennio di un aspetto di fondo quale quello del rapporto tra domanda e<br />

61


62<br />

offerta di lavoro; cresce fortemente <strong>il</strong> lavoro autonomo, <strong>il</strong> lavoro poco o per<br />

niente regolato, <strong>il</strong> lavoro nero, <strong>il</strong> cottimismo; nel 1976 si ha <strong>il</strong> fallimento di una<br />

storica manifattura reggiana, <strong>il</strong> calzificio Bloch.<br />

Nell'ambito cooperativo cont<strong>in</strong>ua <strong>il</strong> processo di ristrutturazione/<br />

adeguamento al mercato, accentuando lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>in</strong>dustriale e i processi di<br />

unificazione. I modelli organizzativi e gestionali presi a riferimento sono per<br />

molti aspetti quelli dell'impresa privata. Solo nelle campagne, profondamente<br />

cambiate rispetto agli anni Quaranta e C<strong>in</strong>quanta (basti pensare che è ormai<br />

scomparsa una figura sociale caratterizzante per secoli le campagne reggiane<br />

come quella del mezzadro) si ha negli anni Settanta un notevole sforzo,<br />

compiuto dalla cooperazione e sostenuto dagli enti locali, per realizzare le<br />

stalle sociali, con <strong>il</strong> conferimento completo del bestiame da parte dei soci: è<br />

<strong>il</strong> tentativo di costruire una risposta moderna alla esigenze di cambiamento<br />

nelle condizioni di lavoro maturate nel mondo contad<strong>in</strong>o, tenendo però conto<br />

della tradizione solidaristica dei «lavoratori dei campi». L'esperienza delle stalle<br />

sociali è però <strong>in</strong> gran parte dest<strong>in</strong>ata a concludersi negativamente.<br />

Negli anni Ottanta si accentua la differenziazione.<br />

Il governo locale vede aumentare <strong>il</strong> suo ruolo, con <strong>il</strong> consolidamento della<br />

rete dei servizi, e attraverso <strong>il</strong> governo del territorio come luogo di <strong>in</strong>contro e<br />

mediazione di istanze ed <strong>in</strong>teressi sociali ed economici.<br />

Il s<strong>in</strong>dacato si confronta con una diffic<strong>il</strong>e fase di difesa e di tenuta: pesano<br />

le battute d'arresto dei primi anni Ottanta (sconfitta alla FIAT, attacco alla<br />

scala mob<strong>il</strong>e), la crisi dell'unità s<strong>in</strong>dacale, le profonde e rapide modificazioni<br />

nell'organizzazione del lavoro e della fabbrica che mettono <strong>in</strong> crisi le forme<br />

consolidate di contrattazione e di rappresentanza. Cont<strong>in</strong>ua e si sv<strong>il</strong>uppa<br />

progressivamente l'immigrazione, mentre si amplia <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>controllato <strong>il</strong><br />

cottimismo, <strong>il</strong> lavoro nero e di fatto non regolato.<br />

La cooperazione cont<strong>in</strong>ua <strong>il</strong> suo adeguamento al mercato, ed <strong>il</strong> modello<br />

dell'impresa privata pare divenire qualcosa di più di un solo riferimento per<br />

tecniche organizzative e gestionali. Pare prendere piede <strong>in</strong> alcuni momenti<br />

una sorta di ideologia dell'impresa, con l'entità azienda vista come corpo unico<br />

che si def<strong>in</strong>isce e si giustifica solo <strong>in</strong> funzione del suo ruolo sul mercato e trova<br />

<strong>in</strong> sé i suoi valori di riferimento. Tale ideologia dell'impresa <strong>in</strong> alcuni momenti<br />

attrae, nell'ambito della s<strong>in</strong>istra e del PCI, molti che hanno maturato la loro<br />

esperienza politica <strong>in</strong> ambiti diversi, quali quelli del governo locale ed anche<br />

del s<strong>in</strong>dacato. Sembra per certi versi un bisogno <strong>in</strong>est<strong>in</strong>guib<strong>il</strong>e di riferimenti<br />

ideologici forti: dalla «centralità operaia», che ancora negli anni Settanta era una<br />

parola d'ord<strong>in</strong>e del PCI, alla centralità dell'impresa.<br />

Negli anni Ottanta anche la tendenza elettorale cambia di segno: se nelle<br />

elezioni politiche del 1983 <strong>il</strong> PCI raccoglie nella prov<strong>in</strong>cia ancora <strong>il</strong> 52,9<br />

percento, nel 1987 si torna al di sotto della maggioranza assoluta col 49,6 e<br />

nelle ultime consultazioni elettorali <strong>in</strong> cui compare <strong>il</strong> simbolo del partito, le<br />

amm<strong>in</strong>istrative del 1990, registriamo nelle regionali un 47,8 percento.<br />

Quella che era una differenziazione di sensib<strong>il</strong>ità è ormai divenuta una<br />

differenza profonda: rispetto a quello che era un ruolo sempre più accentuato<br />

di mediazione sembra ormai prevalere la divaricazione.<br />

Significativo <strong>in</strong> questo senso appare l'<strong>in</strong>tervento di Gianfranco Riccò al


Congresso del 1990, che sancisce la f<strong>in</strong>e del pcr. Afferma Riccò: "Al contrario di<br />

un passato comunista nel quale esisteva <strong>il</strong> richiamo ad una sola l<strong>in</strong>ea, sostenuta<br />

a volte da misure repressive delle diversità, la l<strong>in</strong>ea liberale e democratica ha<br />

lasciato crescere molti partiti nello stesso partito. Così abbiamo avuto <strong>il</strong> partito<br />

dei cooperatori, quello dei s<strong>in</strong>dacalisti, degli amm<strong>in</strong>istratori pubblici, degli<br />

artigiani, dei commercianti, dei contad<strong>in</strong>i,p.<br />

Ad un dirigente prov<strong>in</strong>ciale, con conoscenza profonda dell'organizzazione<br />

e della cultura comunista, le differenze <strong>in</strong>terne appaiono ormai tali da parlare<br />

di diversi partiti nello stesso partito.<br />

Quello che era uno dei tratti di fondo dell'egemonia comunista al<br />

momento del suo costituirsi, l'unità e <strong>il</strong> ruolo dirigente del partito, appare<br />

ormai tramontato, e <strong>il</strong> suo tramonto era <strong>in</strong>iziato proprio quando si com<strong>in</strong>ciò a<br />

parlare di


64<br />

Prefazione di L. Casali, Tecostampa, Reggio Em<strong>il</strong>ia 1982.<br />

9 N. CAlTI, R. GUARNlERl, La memoria dei "rossi". Fascismo, Resistenza e Ricostruzione a<br />

Reggio Em<strong>il</strong>ia. Introduzione e cura di A. CANOVI, prefazione di L. Casali, EDIESSE, Roma<br />

1996, p. 103.<br />

lO Ivi, p. 290.<br />

11 P. TOGLIATTI, Un partito di governo e di massa (25 settembre, Reggio Em<strong>il</strong>ia), <strong>in</strong> P.<br />

TOGLIATTI, Politica nazionale e Em<strong>il</strong>ia rossa, a cura di L. Arbizzani, presentazione di N.<br />

lotti, Editori Riuniti, Roma 1974.<br />

12 P. Togliatti, Ceto medio e Em<strong>il</strong>ia rossa (24 settembre, Reggio Em<strong>il</strong>ia), ibidem.<br />

13 "La Verità», 16 marzo 1947.<br />

14 Dati tratti da un opuscolo per i congressisti del 6° Congresso prov<strong>in</strong>ciale del PCI: Partito<br />

Comunista Italiano. Federazione prov<strong>in</strong>ciale reggiana, VI congresso prov<strong>in</strong>ciale 23-24<br />

novembre 1947. Relazione sulla attività della Federazione (appunti per i congressisti),<br />

COT, Reggio Em<strong>il</strong>ia 1947; l'opuscolo è conservato presso l'Archivio del pcr. "Il Lavoratore<br />

dei Campi» (organo della Confederterra prov<strong>in</strong>ciale) del 23 novembre 1947 riporta<br />

i dati delle elezioni degli organi dirigenti comunali e prov<strong>in</strong>ciali di categoria, e dei<br />

delegati ai congressi prov<strong>in</strong>ciali e nazionali: i risultati sono numericamente leggermente<br />

differenti, ma sostanzialmente gli stessi.<br />

15 MIETTO, I partiti negli anni della ricostruzione, cit., p. 609.<br />

16 "Solo grandi complessi agricoli cooperativi e Consorzi di medi e piccoli conduttori<br />

assistiti e sorretti da provvidi istituti statali potranno avviare a felice soluzione <strong>il</strong> grande<br />

problema agrario italiano», P. ZANAZZI, La terra ai contad<strong>in</strong>i, "La Giustizia», 23 giugno<br />

1946.<br />

17 Per l'analisi sulla "cultura operaia» durante l'occupazione delle Reggiane, oltre<br />

ai contributi più recenti contenuti <strong>in</strong> Un territorio e la grande storia del '900, cit.,<br />

mantiene la sua importanza <strong>il</strong> saggio di G. LIGABUE, Le Reggiane e la lotta per una<br />

nuova cultura, <strong>in</strong> Restaurazione capitalistica e Piano del lavoro, cito<br />

18 Vedi i dati nelle elezioni per i consigli di amm<strong>in</strong>istrazione del Consorzio agrario<br />

prov<strong>in</strong>ciale e dei consorzi di bonifica tra f<strong>in</strong>e anni Quaranta primi anni C<strong>in</strong>quanta,<br />

SPEZZANI, BARAZZONI, Lotte democrazia e nuove tecniche nelle campagne reggiane del<br />

dopoguerra, cit., pp.61-81.<br />

19 "La Verità», 19 ottobre 1947.<br />

20 C. GIULIANI, Che cosa faranno i braccianti di fronte a questa mastodontica macch<strong>in</strong>a<br />

da scasso, Il Lavoratore dei Campi, n. 7 settembre 1947.<br />

21 Vedi Il diario di Bleki (Sergio Iori), a cura della FIOM prov<strong>in</strong>ciale di Reggio Em<strong>il</strong>ia,<br />

Teorema, 2001, pp. 41-42.<br />

22 FERRETTI, Riformisti di Len<strong>in</strong>, cit., p.131 e segg.<br />

23 Vedi A. CANOVI, Il mattone della concordia. Dopoguerra a Reggio Em<strong>il</strong>ia. Le case e<br />

la città. L'amm<strong>in</strong>istrazione e la politica, Tecnograf, Reggio Em<strong>il</strong>ia 1990, <strong>in</strong> particolare<br />

pp. 93-98.<br />

24 Sulle trasformazioni dell'agricoltura em<strong>il</strong>iana e reggiana tra '800 e '900, F. CAZZOLA,<br />

La ricchezza della terra. L'agricoltura em<strong>il</strong>iana tra tradizione e <strong>in</strong>novazione, <strong>in</strong> Storia<br />

d'Italia Le regioni dall'Unità ad oggi L'Em<strong>il</strong>ia-Romagna, E<strong>in</strong>audi, Tor<strong>in</strong>o 1997; F.<br />

CAZZOLA, Per un approfondimento sulle relazioni di classe <strong>in</strong> agricoltura, s<strong>in</strong>dacato<br />

e sv<strong>il</strong>uppo nella storia em<strong>il</strong>iana del '900 e R. ROMANO, Le traiettorie dello sv<strong>il</strong>uppo.<br />

Considerazioni sull'orig<strong>in</strong>e dell'<strong>in</strong>dustrializzazione reggiana (1861-1929) <strong>in</strong> Un<br />

territorio e la grande storia del '900, cit.; M. PATERLINI, Gli anni dellafame. Dalla grande


crisi alla Guerra nelle campagne reggia ne, <strong>in</strong> Contad<strong>in</strong>i e antifascisti nelle v<strong>il</strong>le di<br />

Reggio Em<strong>il</strong>ia, Tecnograf, Reggio Em<strong>il</strong>ia 1984.<br />

25 «Nell'urbanistica si rifecero i piani regolatori riducendone la potenziale capienza<br />

(Reggio aveva un piano regolatore che ne avrebbe consentito un'espansione f<strong>in</strong>o a<br />

più di 400.000 abitanti, rispetto ai 120.000 effettivi) e si approvarono i piani di ed<strong>il</strong>izia<br />

economica e popolare", R. BONAZZI, Relazione tenuta <strong>il</strong> 12 novembre 1988 <strong>in</strong> occasione<br />

dell'<strong>in</strong>iziativa Istituzioni e vita della cultura: dieci anni dell'Istituto Antonio Banfi<br />

1978-1988, p. 9.<br />

26 Significative sono le posizioni di Celso Giuliani, dal 1962 presidente dell'AcM, che<br />

giudica «operaistiche" le posizioni espresse dalla Camera del Lavoro di Reggio nel<br />

congresso del 1965 sul problema dello sciopero nelle aziende cooperative, vedi<br />

BARAZZONI, FERRETTI, Celso Giuliani dirigente contad<strong>in</strong>o, cit., pp. 108-111 e la relazione<br />

di M. USAGNl <strong>in</strong> Celso Giuliani dirigente contad<strong>in</strong>o, a cura della Azienda Cooperativa<br />

Macellazione, Reggio Em<strong>il</strong>ia 1982.<br />

27 Testo scritto dell'<strong>in</strong>tervento di G. RIccò al 22° Congresso del PCI, Reggio Em<strong>il</strong>ia, 15<br />

gennaio 1991.<br />

65


.. Le gesta dei barbari. Una bomba <strong>in</strong>cendiaria austriaca.<br />

Contro un camion della Croce Rossa mentre a Plava <strong>in</strong>furia la battaglia»<br />

.. Le gesta dei barbari. Un 305 austriaco contro la Chiesa di S. Ignazio a Gorizia»


Traiettorie di vita<br />

attraverso la scrittura:<br />

due epistolari di contad<strong>in</strong>i reggiani<br />

dispersi sul fronte russo (II parte)*<br />

Davide Bolognesi<br />

Capitolo IV<br />

Sentimenti, sessualità, questioni di genere<br />

1. «stare sempre a testa <strong>in</strong> giù,,: <strong>il</strong> lavoro femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e<br />

Il 6 Luglio 1942 così scrive Mentore Reggiani alla moglie Lucia, all'ottavo<br />

mese di gravidanza:<br />

Lucia sento che e venuta a trovarti Dor<strong>in</strong>a che eri nei campi a mietere e rimasta<br />

pensando che stai così bene anche se sei nel ultimi giorni. CReggiani, 6-7-42)<br />

* Pubblichiamo la seconda parte del saggio Traiettorie di vita attraverso la scrittura,<br />

presente nel n. 99 di RS (Apr<strong>il</strong>e 2005).<br />

Il testo che qui proponiamo si dist<strong>in</strong>gue dal precedente per <strong>il</strong> maggiore peso dato<br />

ai risvolti <strong>in</strong>timi e psicologici dell'esperienza del fronte e della guerra. L'analisi si<br />

addentra nelle tematiche degli affetti e dell'erotismo, sv<strong>il</strong>uppa poi le questioni del<br />

masch<strong>il</strong>e e del femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e dal tema della riproduzione a quello del corpo <strong>in</strong> guerra, dal<br />

cibo alla nostalgia. Lo studio tenta <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e di penetrare l'alienante s<strong>il</strong>enzio tipico della<br />

epistolografia di guerra che anche i nostri scriventi, Luigi Bazzani e Mentore Reggiani,<br />

ergono come una cort<strong>in</strong>a attraverso la pratica costante dell'autocensura.<br />

Breve biografia dell'autore: Davide Bolognesi è nato a Correggio nel 1978. Si è laureato<br />

<strong>in</strong> Lettere Moderne presso l'ateneo bolognese e sta tuttora svolgendo un dottorato <strong>in</strong><br />

Letteratura Italiana presso la Columbia University di New York.<br />

67


Oltre al lavoro domestico, come f<strong>il</strong>are, tessere, lavare, spaccare la legna,<br />

portada <strong>in</strong> casa, accendere <strong>il</strong> fuoco, preparare da mangiare, e numerose altre<br />

mansioni, le donne non erano esenti dai lavori agricoli, soprattutto <strong>in</strong> quei<br />

momenti di particolare necessità, come nel caso appena visto della mietitura,<br />

o altri ancora:<br />

Lucia sento che mi ai detto che avete gia com<strong>in</strong>ciato a dare aqua alla vite e che ci vai<br />

anche te ma ai Diva che ti da tanto aiuto. CReggiani, 27-5-42)<br />

In altre occasioni l'attenzione di Mentore per la salute della moglie Lucia<br />

- che peraltro attraversa l'epistolario non solo come tematica formulare ma<br />

come preoccupazione vera - lo <strong>in</strong>duce a particolari «gent<strong>il</strong>ezze», le quali però<br />

non sottraggono Lucia dai suoi compiti di nuora.<br />

Lucia sento che mi ai detto che vai a mietere ma io spero che ti senti bene ma io spero<br />

che se ti sentissi qualche disturbo a stare sempre a testa <strong>in</strong> giù di stare a casa a fare<br />

qualche cosa daltro a aiutare a mia Mamma che ne a sempre da fare ... CReggiani, 2-<br />

7-42)<br />

Testimonianze non rare concordano così nell'affermare che le donne <strong>in</strong>c<strong>in</strong>te<br />

lavorassero non solo f<strong>in</strong>o agli ultimi giorni prima del parto, ma «f<strong>in</strong>o all'ultimo<br />

momento, f<strong>in</strong>o alla vig<strong>il</strong>ia»1, e non pochi furono i bamb<strong>in</strong>i nati nei campi, nella<br />

vigna, sul sentiero, e i parti senza alcuna assistenza.<br />

Nonostante le trasformazioni che <strong>in</strong>vestono <strong>il</strong> Paese all'<strong>in</strong>izio del nuovo<br />

secolo e <strong>il</strong> miglioramento, seppur m<strong>in</strong>imo, delle condizioni di vita, la donna<br />

contad<strong>in</strong>a <strong>in</strong> Italia non vede la sua situazione mutare <strong>in</strong> senso positivo. Racconti<br />

e testimonianze mettono <strong>in</strong> scena madri e mogli <strong>in</strong>faticab<strong>il</strong>i lavoratrici e grandi<br />

esperte nell'arte dell'arrangiarsi, del far quadrare i conti, del cuc<strong>in</strong>are con<br />

niente. E alla normale mole di lavoro che spettava alle donne, si aggiungeva<br />

quella - non poco pesante - delle <strong>in</strong>combenze agricole lasciate dagli uom<strong>in</strong>i<br />

partiti per <strong>il</strong> fronte 2 •<br />

Non moltissimo sappiamo del lavoro di Ione, la moglie di Luigi, poiché<br />

quasi nessuna traccia di questo capitolo è rimasta nella corrispondenza. Ma<br />

non temiamo di sbagliare di molto affermando che questo s<strong>il</strong>enzio era dovuto<br />

al fatto che probab<strong>il</strong>mente, la situazione specifica si <strong>in</strong>seriva perfettamente,<br />

senza scollamenti, nel quadro generale.<br />

Un po' più articolata <strong>in</strong>vece la vicenda di Lucia, come abbiamo visto, non<br />

solo per la gravidanza, ma anche per <strong>il</strong> fatto che essa <strong>in</strong>traprende un'<strong>in</strong>iziativa<br />

autonoma (ma, a quanto pare, sfortunata), di cui <strong>il</strong> marito Mentore fa tema di<br />

corrispondenza.<br />

Lucia sento che coi tuoi conigli non ai fortuna ma non ci devi star male. CReggiani, 20-<br />

5-42)<br />

Lucia mia sento che con la tua mercanzia di coniglio non ai fortuna e ai comperato<br />

dei conigli che mi domandi un prestito a me ma non sono cose da domandare prendi pure<br />

quello che vuoi... CReggiani, 5-5-42)<br />

68


L'allevamento e la vendita di conigli condotta al f<strong>in</strong>e di <strong>in</strong>tegrare i modesti<br />

<strong>in</strong>vii di denaro dal fronte, non aveva economicamente reso quanto Lucia<br />

si aspettava, e forse, questo piccolo fallimento la rendeva meno autonoma<br />

rispetto alla famiglia, sia nelle spese che nel lavoro e nella vita quotidiana.<br />

Le <strong>in</strong>combenze della vita rurale erano con poca elasticità divise su base<br />

sessuale e agli uom<strong>in</strong>i e alle donne erano riservati diversi ambiti lavorativi.<br />

Se le figlie femm<strong>in</strong>e non erano sempre ben accette questo aveva precise<br />

motivazioni da ricondursi proprio all'attività produttiva. Si accordava una<br />

netta preferenza al maschio non solo perché cont<strong>in</strong>uatore della genealogia<br />

patr<strong>il</strong><strong>in</strong>eare, ma per <strong>il</strong> fatto che da adulto (<strong>in</strong> realtà f<strong>in</strong> da bamb<strong>in</strong>o) egli<br />

apportava due braccia <strong>in</strong> più ai pesanti lavori di campagna, a meno che non<br />

venisse prima arruolato dall'esercito.<br />

Così pur nel grandissimo affetto paterno che Mentore esprime<br />

cont<strong>in</strong>uamente per la figlia Marisa, non mancano parti del discorso <strong>in</strong> cui si<br />

ev<strong>in</strong>ce una preferenza, della società rurale <strong>in</strong> generale e del nostro scrivente<br />

<strong>in</strong> particolare, per i figli di sesso masch<strong>il</strong>e.<br />

Lucia anche mio fratello Otello mi a fatto tanti auguri a me e a te che sia un maschio ...<br />

CReggiani, 25-1-42)<br />

Sorella Valda sento che mi dici che <strong>il</strong> mio maschietto viene molto bene ma cuando<br />

vengo a casa io le metteremo le braghette cosi da lontano sembra un maschio non<br />

femm<strong>in</strong>a ... CReggiani, 19-8-43)<br />

Dopo la notizia della nascita di una bamb<strong>in</strong>a, più di una volta Mentore<br />

riceve le burle scherzose degli amici ai quali talvolta risponde con un sorriso,<br />

talaltra lasciandosi andare a riflessioni particolari. Queste brevi battute ci<br />

lasciano comunque almeno <strong>in</strong>tuire le qualità più importanti che venivano<br />

richieste ad un donna. Oltre all'estetica, che non manca di essere apprezzata,<br />

l'altra dote femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e impresc<strong>in</strong>dib<strong>il</strong>e era la solerzia e lo zelo nellavoro3 .<br />

.. . ora sono contento anche se e una femm<strong>in</strong>a cosi ti dara qualche aiuto a te ma si spera<br />

che quando e alta sia di buona voglia 4 CReggiani, 8-9-42)<br />

In un'altra espressione, che Reggiani con ogni probab<strong>il</strong>ità trae da un detto<br />

locale, egli loda la moglie per le stesse ragioni: è una donna di "buona voglia"<br />

che non gli fa rimpiangere le scelte fatte, cioè - <strong>in</strong> poche parole - che non<br />

spreca, non si lamenta e non si sottrae ai suoi doveri. La metafora del vestito,<br />

ripetuta più volte dal nostro scrivente, <strong>in</strong>dica l'apprezzamento per una moglie<br />

distante dai capricci e dagli sprechi.<br />

Lucia L..J mi fai tanto contento pensando che già di più di due anni che ti o sposato poi<br />

io sono partito e sempre stato lontano ma dalla mia famiglia non o mai sentito cose<br />

all<strong>in</strong>contrario cosi si vede che sei una donna e non una veste. [ . ..J Sento che non ai<br />

perso un m<strong>in</strong>uto nella mietitura ... CReggiani, 6-7-42)<br />

Inf<strong>in</strong>e la testimonianza sotto riportata apre la strada a due ipotesi diverse<br />

69


ma entrambe plausib<strong>il</strong>i e che non si escludono a vicenda: la prima è che le<br />

donne mangiassero separate dagli uom<strong>in</strong>i, e la seconda, che nella fattispecie<br />

ci sembra la più probab<strong>il</strong>e, che <strong>il</strong> lavoro delle donne fosse talmente soffocante<br />

da non lasciare come tempo libero che quello dei pasti (nel caso <strong>in</strong> cui non<br />

dovessero servire a tavola):<br />

Lucia sento che tu mi scrivP mentre glialtri sono dietro mangiare ma o piacere che<br />

tu possi mangiare trancu<strong>il</strong>la senza fare <strong>in</strong> fretta. CReggiani, lettera non datata, probab<strong>il</strong>mente<br />

del marzo 1942)<br />

2. La divisione sessuale del lavoro e della proprietà<br />

Con la conflagrazione del primo conflitto mondiale le donne acquisirono<br />

la possib<strong>il</strong>ità di uscire di casa, trovando per se stesse impieghi differenti da<br />

quello del lavoro domestico. Questo naturalmente comportava tra i vantaggi<br />

quello di una maggiore autonomia non solo economica (rispetto ai mariti o ai<br />

reggitori), ma anche morale, perché ovviamente sottraeva mogli e figlie dalla<br />

supervisione e dal controllo degli uom<strong>in</strong>i 6 .<br />

La stessa divisione sessuale del lavoro, che la società patriarcale contad<strong>in</strong>a<br />

riproduceva da secoli, era strettamente legata ad un'esigenza di controllo delle<br />

donne. Angela Groppi dice che<br />

L'esigenza di proteggere L..l le risorse sessuali e riproduttive delle donne L . .l serve da<br />

supporto ideologico per giustificare l'esclusione delle donne da alcune mansioni e la loro<br />

marg<strong>in</strong>alizzazione nel processo produttiv07.<br />

La segregazione domestica qu<strong>in</strong>di - sostenuta dal pretesto della tutela<br />

della capacità riproduttiva e della maternità - era f<strong>in</strong>alizzata all'esercizio del<br />

controllo masch<strong>il</strong>e. In più, evidentemente, l'ostracismo delle donne rispetto<br />

all'accesso al lavoro non bastava, poiché ad esso vi si aggiungeva, ancora più<br />

radicato, quello all'accesso alla proprietà. Queste due componenti, l'esclusione<br />

dal lavoro e l'esclusione dalla proprietà, erano le colonne portanti di tutta<br />

la società patriarcale che, <strong>in</strong> ultima analisi, si proponeva <strong>il</strong> controllo della<br />

sessualità femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e. La libertà sessuale delle donne <strong>in</strong>fatti, essendo <strong>il</strong> padre<br />

sempre <strong>in</strong>certo, avrebbe addotto gravi problemi, confusione e <strong>in</strong>certezza, <strong>in</strong><br />

ord<strong>in</strong>e al trasferimento della proprietà agli eredi.<br />

Il controllo della sessualità e della fecondità delle donne non era più così una semplice<br />

questione demografica, ma diventava un problema di immediato <strong>in</strong>teresse politico per i<br />

titolari della proprietà 8 .<br />

Nelle zone <strong>in</strong> cui vigeva - come nelle campagne della Valle Padana - un<br />

maggiorascato de facto, <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> figlio maschio primogenito era tenuto <strong>in</strong> una<br />

considerazione particolare, era ancora più sentita la necessità della paternità<br />

certa, poiché l'<strong>in</strong>tera proprietà veniva trasmessa ad un solo erede. La preferenza<br />

accordata al figlio maschio di cui abbiamo parlato era dovuta non solo al fatto<br />

che gli uom<strong>in</strong>i fornivano - una volta divenuti adulti - un valido aiuto nei lavori<br />

agricoli, ma pr<strong>in</strong>cipalmente al fatto che i contad<strong>in</strong>i da poco assunti alla dignità<br />

70


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71


di piccoli proprietari, mal vedevano la trasmissione dell'eredità <strong>in</strong> parti uguali<br />

a tutti i figli. Tale pratica <strong>in</strong>fatti avrebbe determ<strong>in</strong>ato uno smembramento del<br />

fondo con tanta fatica conquistato. Perciò anche laddove queste motivazioni<br />

non avevano poi modo di sussistere o erano state superate dalla pratica,<br />

tale prospettiva era tanto <strong>in</strong>veterata e secolare da rimanere come tratto<br />

culturale caratterizzante nel mondo contad<strong>in</strong>o, e non solo. Il risultato ne fu la<br />

segregazione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e a tutti i livelli.<br />

2.1 «sento che staifabricando un nostro figlio ..."<br />

Un temporaneo cambio di rotta avvenne durante la prima guerra mondiale<br />

quando l'Italia risorgimentale si rese conto di necessitare urgentemente del<br />

lavoro femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e e le donne per la prima volta videro, nel disord<strong>in</strong>e della<br />

guerra, aprirsi quegli spazi sociali che la legge aveva dichiarato, per loro,<br />

luogo <strong>in</strong>naturale: così oltre 200.000 di esse trovarono un impiego nell'<strong>in</strong>dustria<br />

e - nel terzo settore -, come segretarie e datt<strong>il</strong>ografe, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e nei centri<br />

urbani come tranviere, bigliettaie e post<strong>in</strong>e9. Divennero perciò parzialmente<br />

<strong>in</strong>dipendenti, si trasferirono <strong>in</strong> città, sposarono operai e braccianti, formarono<br />

famiglie nucleari, fantasticavano sui romanzi di viaggio e d'amore, cercavano<br />

di imitare la grande borghesia e l'aristocrazia.<br />

Fu una boccata d'ossigeno, un primo passo verso l'emancipazione. Tuttavia<br />

con <strong>il</strong> ritorno alla normalità, al term<strong>in</strong>e della guerra, <strong>il</strong> lungo camm<strong>in</strong>o delle<br />

donne verso la parità fu di nuovo ostacolato. Gli uom<strong>in</strong>i tornati dal fronte<br />

pretendevano <strong>il</strong> re<strong>in</strong>tegro nei loro ruoli tradizionali, come capifamiglia e come<br />

breadw<strong>in</strong>ners.<br />

Le donne furono così nuovamente resp<strong>in</strong>te tra le mura domestiche e<br />

furono riaffermate le loro prerogative di mogli e madri. Al di fuori di questo<br />

ruolo di «angeli del focolare», non c'era per la donna soprattutto nella società<br />

rurale, altra specificazione d'identità10. Lo stato civ<strong>il</strong>e della donna, e non <strong>il</strong> loro<br />

mestiere (come per i colleghi maschi) o le loro qualità umane, rappresentava<br />

l'identità femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e tout court, fatta eccezione per la maestra e la prostituta. Su<br />

quest'ultima categoria non aggiungeremo nulla, mentre sulla prima ricordiamo<br />

significativamente che essendo l'ambito educativo quasi esclusivamente<br />

co<strong>in</strong>cidente con la maternità, veniva comunemente e socialmente accettato<br />

che coloro i quali erano preposti all'educazione dei bamb<strong>in</strong>i fossero anche<br />

di sesso femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e. Simonetta Soldani non a caso def<strong>in</strong>isce le maestre «madri<br />

culturali dei futuri cittad<strong>in</strong>i»11.<br />

Evidentemente <strong>il</strong> ruolo della donna nella società e la sua dislocazione nel<br />

processo produttivo erano tanto contigui da essere una cosa sola, e - accettando<br />

la tesi di Wally Seccombe - <strong>in</strong> realtà la funzione riproduttiva femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e si<br />

sarebbe <strong>in</strong>serita perfettamente nella divisione sessuale dellavoro12.<br />

Nel contesto della f<strong>il</strong>iera produttiva e dello sfruttamento capitalista del<br />

proletariato, la donna assumeva - secondo l'analisi marxista - <strong>il</strong> ruolo di<br />

procreatrice di forza lavoro. In quest'ottica la maternità slegava la donna da<br />

d<strong>in</strong>amiche domestiche e affettive, per collocarla nella logica macroscopica<br />

dello sfruttamento del lavoro da parte del capitale. Non solo nel senso che<br />

alle donne era affidato <strong>il</strong> compito di alimentare le f<strong>il</strong>a del proletariato, ma<br />

- nello specifico della politica fascista - le donne dovevano fornire un popolo<br />

72


alle velleità imperialistiche del duce, <strong>in</strong>grossando l'esercito e soprattutto<br />

rafforzando <strong>il</strong> peso della «razza italica».<br />

Dunque fare e allevare figli non è una scelta delle donne, ma un dovere da<br />

ottemperare fascistamente e cristianamente. Anche la Chiesa <strong>in</strong>fatti predicava la<br />

necessità di una numerosa prole. Così, ad esempio, recita un libello di stampa<br />

cattolica dell'epoca, che come la Casti Connubii presente nella biblioteca di<br />

Luigi, veniva regalato alle giovani donne <strong>il</strong> giorno delle nozze. Pubblicato nel<br />

1942, se ne fecero edizioni s<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e degli anni C<strong>in</strong>quanta:<br />

Quali sono i f<strong>in</strong>i del matrimonio [ .. .l<br />

Primo, la generazione dei figli.<br />

Il mondo moderno crede che, su questo punto, si possa fac<strong>il</strong>mente transigere, mentre<br />

<strong>in</strong>vece esso è così fondamentale che chi fosse <strong>in</strong>ab<strong>il</strong>e per natura a questo scopo, o chi<br />

positivamente lo escludesse, non potrebbe contrarre matrimonio valido. L .. l Iddio ha dato<br />

all'uomo una forte attrattiva verso la donna e viceversa, ma ciò unicamente perché gli<br />

sposi potessero compiere con più fac<strong>il</strong>ità <strong>il</strong> loro dovere13.<br />

L'idea della riproduzione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e come lavoro e come «dovere», sembra<br />

lasciare qualche traccia - almeno l<strong>in</strong>guistica - anche negli epistolari <strong>in</strong> nostro<br />

possesso.<br />

Si tratta <strong>in</strong> molti casi certamente di fare i conti con una testualità che non<br />

riesce a smarcarsi dal lessico concreto desunto dalla quotidianità. E tuttavia,<br />

l'espressione che riportiamo sotto denota un modo di pensare alla gravidanza<br />

strettamente connessa ad una attività pratica, ad una vera e propria mansione,<br />

e non sembra essere soltanto dovuta all'<strong>in</strong>ab<strong>il</strong>ità scrittoria dell'autore.<br />

Anzi, proprio questa <strong>in</strong>capacità di mediare la testualità orale con quella<br />

scritta, ci fornisce una registrazione della mentalità contad<strong>in</strong>a probab<strong>il</strong>mente<br />

più realistica, di quanto non avremmo avuto se, come pensava Tullio De<br />

Mauro, <strong>il</strong> pensiero dello scrivente fosse stato compresso sotto la cappa<br />

dell'italiano scolastico usato dalla borghesia urbanizzata:<br />

Lucia sento che sei tanto contenta di me cuasi tutti i giorni ai mie notizie ma cuesto e<br />

mio dovere perche so che sei mia poi cuando penso che stai fabricando un nostro figlio<br />

che fra un po di mesi sara alla luce che speriamo che io sia al tuo < .... > per darti tutto <strong>il</strong><br />

mio aiuto necessario perche so che tu sofri nove mesi per farmi contento ... CReggiani,<br />

1-2-42)<br />

Non mancano altri <strong>in</strong>dizi. Nelle citazioni seguenti, si associa per esempio,<br />

riproduzione e lavoro nei campi. Per Mentore sono entrambe ottime cose,<br />

ma è al primo dei due doveri che la moglie dovrebbe prestare maggiore<br />

attenzione e cura:<br />

Quelli che ti conoscono si meravigliano del cambiamento che ai fatto sempre a merito<br />

della mia medic<strong>in</strong>a così potente e mi ai detto anche che sei nei campi a lavorare come<br />

prima ma mi raccomando di avere molto riguardo per <strong>il</strong> nostro caro figlio. CReggiani,<br />

15-6-42)<br />

73


Lucia sento che la nostra cara figlia viene cosi bene e che gli dai <strong>il</strong> tuo latte poi dorme<br />

tutto <strong>il</strong> giorno o piacere cosi anche te ti riposi perche penso che del lavoro ne ai<br />

abbastanza ... CReggiani, 1-9-42)<br />

Inf<strong>in</strong>e la produzione stessa del latte è associata, con una metafora efficace,<br />

pers<strong>in</strong>o espressionistica, al lavoro.<br />

o una cosa da dirti a te Lucia che sei una buona Vach<strong>in</strong>a da latte perche la nostra figlia<br />

e cresciuta 1.400 <strong>in</strong> un mese ma cerca di mangiare molta roba se vuoi cont<strong>in</strong>uare a fare del<br />

latte <strong>in</strong> abbondanza. CReggiani, 22-9-42)<br />

... te cerca di mangiare molto così gli potrai preparare molto latte così viene bella grassa ...<br />

CReggiani 15-8-42)<br />

In def<strong>in</strong>itiva, la politica del regime «volta contemporaneamente alla tutela del<br />

ruolo riproduttivo delle donne e alla tutela di quello produttivo",14 si <strong>in</strong>nestava<br />

senza soluzione di cont<strong>in</strong>uità su consuetud<strong>in</strong>i secolari e pienamente vigenti<br />

soprattutto nel mondo contad<strong>in</strong>o e nella società patriarcale. Legislazione,<br />

cultura e tradizione convergevano <strong>in</strong> un'unica direzione: conv<strong>in</strong>cere la donna<br />

che la sua propensione naturale e la sua mansione all'<strong>in</strong>terno della società non<br />

poteva che essere quella di fare dei figli.<br />

3. Paternità tra affetto e autorità<br />

Gli epistolari di Luigi Bazzani e Mentore Reggiani sono dissem<strong>in</strong>ati di<br />

espressioni di amore paterno, capaci di ridare, con freschezza, <strong>il</strong> grandissimo<br />

affetto che essi portavano verso le loro figlie.<br />

I luoghi <strong>in</strong> cui gli scriventi si riferiscono alle bamb<strong>in</strong>e sono quelli<br />

maggiormente pieni di trasporto e nei quali - leggendo tra le righe - traluce<br />

e si disvela la nostalgia, <strong>il</strong> desiderio, la grande sofferenza per la distanza<br />

<strong>in</strong>colmab<strong>il</strong>e, la stanchezza per la guerra.<br />

Così Mentore - nella sua penultima lettera prima del s<strong>il</strong>enzio - con <strong>il</strong><br />

suo modo di scrivere tanto vivace, si rivolge alla moglie che lo <strong>in</strong>forma dei<br />

progressi della figlia.<br />

Lucia [' . .l ogni volta che mi scrivi mi fai venire tanta voglia di vederla che desiderei di<br />

essere una mosca per sapere volare per volare sopra alla mia cara figlia che ancora<br />

non la conosco. CReggiani, 2-1-43)<br />

La metamorfosi di Mentore <strong>in</strong> una mosca crediamo peraltro segni uno dei<br />

momenti più belli della sua orig<strong>in</strong>ale scrittura costruita sui modi dell'oralità e<br />

ricca di concretezza lessicale desunta dal mondo contad<strong>in</strong>o. Essa si dimostra<br />

ricca di quella efficacia e potenza comunicativa tipica dei discorsi «non<br />

mediati", diretti, ed <strong>in</strong> grado di rendere per immag<strong>in</strong>i visib<strong>il</strong>i e tangib<strong>il</strong>li anche<br />

sentimenti <strong>in</strong>teriori e <strong>in</strong>effab<strong>il</strong>i, quali l'affetto e la nostalgia, <strong>in</strong> un modo subito<br />

fruib<strong>il</strong>e dalla pr<strong>in</strong>cipale lettrice di allora, la moglie Lucia, ma allo stesso tempo<br />

evocativo anche per noi <strong>in</strong>discreti lettori di oggi.<br />

74


Il desiderio di Mentore si spiega, come già accennato nei primi capitoli,<br />

nella <strong>in</strong>fausta cronologia degli eventi. Quando nacque la figlia Marisa, <strong>il</strong> 30<br />

luglio del 1942, Mentore era partito da Asti da appena dieci giorni, ed egli non<br />

ebbe mai la possib<strong>il</strong>ità divederla, se non <strong>in</strong> foto. Ma <strong>il</strong> tema della paternità, da<br />

allora <strong>in</strong> poi, attraversa con costanza tutto l'epistolario.<br />

Allo stesso modo anche Luigi segue con costanza e <strong>in</strong>teresse i progressi<br />

della figlia Marialuisa, che allora aveva già sei anni: la cresima, la scuola, i<br />

divertimenti, e ovviamente la salute.<br />

Spero poter restare sempre fra voi poter venire vic<strong>in</strong>o alla mia picc<strong>in</strong>a scherzare un po' con<br />

lei, ho sempre la sua foto appesa alla tenda sopra <strong>il</strong> mio pagliericcio e non passa una sera, che<br />

prima di dormire pensi a lei come a voi tutti, e così è per <strong>il</strong> matt<strong>in</strong>o quando mi sveglio. Ione<br />

mi saprai dire se à già com<strong>in</strong>ciato la scuola e come si comporta <strong>in</strong> seconda classe. CBazzani,<br />

14-942)<br />

Lucia cara <strong>in</strong> una lettera o trovato 4 vostre foto colla mia cara figlia che appena lo vista<br />

asi eme a te o pianto dalla consolazione pensando che potrei essere anchio <strong>in</strong> vostra<br />

compagnia, ma sempre pasiensa ... CReggiani, lettera non datata, con ogni probab<strong>il</strong>ità della<br />

prima metà di settembre 1942)<br />

E quando nelle tue lettere mi parli della nostra picc<strong>in</strong>a, mi sembra di Vederla tutta car<strong>in</strong>a<br />

e sempre svelta, specialmente ora che è com<strong>in</strong>ciata la scuola e mi dici sempre, che è così<br />

buon<strong>in</strong>a. CBazzani, Natale 1941)<br />

Per quanto alcuni studiosi, forse <strong>in</strong>gannati dalle nuove pedagogie sorte<br />

alla f<strong>in</strong>e del Settecento Ca com<strong>in</strong>ciare ovviamente dalle teorie di Rousseau),<br />

sostengano che solo <strong>in</strong> quell'epoca com<strong>in</strong>ciasse ad <strong>in</strong>cr<strong>in</strong>arsi l'<strong>in</strong>differenza dei<br />

padri verso i figli, Jack Goody esprime <strong>in</strong>vece un giudizio diamentralmente<br />

opposto, evidenziando piuttosto come l'affetto dei genitori non fosse affatto<br />

una novità.<br />

Nella prima età moderna si davano nomignoli affettuosi ai bamb<strong>in</strong>i e, nonostante la Chiesa<br />

predicasse lo stoicismo di fronte alla volontà di Dio, se ne piangeva la perdita15 •<br />

In ogni caso, nell'età contemporanea, le convenzioni sociali volevano che<br />

alla madre, piuttosto che al padre, spettassero la cura dei figli, esprimendo<br />

eventualmente sensib<strong>il</strong>ità, comprensione e affetto. D'altra parte i padri<br />

erano tenuti ad esercitare l'autorità. Nonostante tutto, le teorie pedagogiche<br />

- soprattutto quelle che attraverso i preti f<strong>il</strong>travano al popolo - predicavano<br />

l'<strong>in</strong>flessib<strong>il</strong>ità. Vale la pena <strong>in</strong> questo senso riportare estesamente una pag<strong>in</strong>a di<br />

Marzio Barbagli (<strong>il</strong> quale si riferisce ad un periodo compreso tra l'Unità d'Italia<br />

e <strong>il</strong> primo Novecento).<br />

Secondo questa concezione pedagogica, i genitori dovevano amare i figli, allevarli,<br />

curarsi di loro, e per loro fare ogni sacrificio. Ma dovevano anche tenerli a distanza,<br />

farli sentire diversi e <strong>in</strong>feriori. E qu<strong>in</strong>di non potevano concedere loro troppa "fam<strong>il</strong>iarità".<br />

Dovevano <strong>in</strong>vece esercitare un controllo ferreo e cont<strong>in</strong>uo sulle loro emozioni e sentimenti,<br />

75


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76


non manifestare <strong>il</strong> loro affetto all'esterno <strong>in</strong> modo troppo evidente, con parole o gesti, non<br />

lodarli, non vezzeggiarli, non baciarli 16 .<br />

Barbagli si basava sulle testimonianze da lui raccolte, le quali documentano<br />

una presenza piuttosto diffusa di questo tipo di atteggiamento, tuttavia questo<br />

non è <strong>il</strong> caso dei nostri scriventi, che <strong>in</strong>vece esprimono cont<strong>in</strong>uamente un<br />

forte desiderio di potere abbracciare, vedere, toccare, baciare le proprie figlie.<br />

E non ci pare davvero che si tratti di «ornamenti letterari" .<br />

... e <strong>in</strong> tutti questi mesi non ho avuto la consolazione, di prendermi sui g<strong>in</strong>occhi la<br />

nostra Marialuisa, per scherzare con lei, f<strong>in</strong>o al punto di farla bene arrabbiare, camera<br />

mia abitud<strong>in</strong>e. (Bazzani, 23-8-42)<br />

Dopo tanti mesi di lontananza quanta nostalgia pensando alla nostra casetta, quando<br />

mai sarà quel giorno, che potrò str<strong>in</strong>gerti al mio cuore e baciare la mia bamb<strong>in</strong>a ...<br />

(Bazzani, 11-9-42)<br />

Carissima Ione [".1<br />

Proprio oggi ho ricevuto la tua lettera, non puoi immag<strong>in</strong>are la gioia che ho provata<br />

nel trovarvi la fotografia della nostra cara Marialuisa, lo trovata veramente bella e lo<br />

riempita subito di baci, e per averla sempre a me vic<strong>in</strong>a lo appesa al muro di sopra al<br />

mio letto, così tutti i m<strong>in</strong>uti la posso vedere. (Bazzani, 14-6-42)<br />

Lucia quando 17 mi fai contento nel dirmi che la nostra Marisa viene tanto bene e tutti<br />

cuelli che la vedono se ne meravigliano perche e bella ma e nostra e pensa cuando mi<br />

verai a prendere alla stazione con la mia cara che la prendero fra le mie braccia e<br />

non la lasciero più. (Reggiani, 15-9-42)<br />

Lucia sento che la nostra cara gia camicia a ridere ma chissa quanto pagherei per<br />

vederla e poterla str<strong>in</strong>gere fra le mie braccia. (Reggiani, 26-10-42)<br />

Luigi, <strong>in</strong> particolare, non manca di prendere esplicitamente le distanze<br />

dall'educazione punitiva e autoritaria, <strong>in</strong>sistendo <strong>in</strong>vece spesso, come s'è visto,<br />

sulla partecipazione scolastica:<br />

E tu Ione riesci a fare andare la nostra birich<strong>in</strong>a a scuola, mi raccomando però di non<br />

picchiarla ti farà arrabbiare me lo immag<strong>in</strong>o, ma porta pazienza anche tu ... (Bazzani,<br />

2-10-41)<br />

Ione ho ricevuto la cartol<strong>in</strong>a che mi ha mandato la mia adorata picc<strong>in</strong>a, le contracambio<br />

di cuore m<strong>il</strong>le bacioni e mi raccomando di <strong>in</strong>segnarle bene a scrivere e leggere che<br />

presto <strong>in</strong>com<strong>in</strong>cera anche per lei la scuola. (Bazzani, 18-6-42)<br />

Mi raccomando la nostra picc<strong>in</strong>a < ........ > e mandate1a pure a scuola. Ione la bacerai<br />

tanto per me... (Bazzani, 29-8-42)<br />

Inoltre non possiamo non notare, se non altro come curiosità, la premura<br />

77


con cui Mentore, si preoccupa di fare costruire un lett<strong>in</strong>o alla bamb<strong>in</strong>a di<br />

pochissimi mesi, <strong>in</strong> un modo che ricorda quello sforzo prodigato da Pietro<br />

Verri, eletto da Carmela Covato18 ad emblema di una nuova sensib<strong>il</strong>ità paterna,<br />

nel costruire alla figlia un comodo giaciglio, libera da fasce, costrizioni e altri<br />

privazioni preposte al temperamento della costituzione e del carattere.<br />

lo dunque fui l'architetto d'un nido composto da vim<strong>in</strong>i capace di contenere <strong>il</strong><br />

bamb<strong>in</strong>o19 ...<br />

Ti mando altri 350 Lire L.,] mi fai piacere a doperarli specialmente a prendere <strong>il</strong> lett<strong>in</strong>o<br />

come mi ai detto sento che lo vuoI fare Vando ... (Reggiani, lettera non datata, circa della<br />

metà di settembre '42)<br />

Un ultimo punto è poi bene <strong>in</strong>quadrare a proposito del tema della paternità.<br />

La fecondità e la gravidanza sono vissute dall'uomo «come un segno di forza,<br />

di vir<strong>il</strong>ità, un motivo di vanto,,20. Di tale atteggiamento si trovano tracce<br />

abbondanti nell'epistolario di Mentore Reggiani:<br />

G<strong>in</strong>o L.,] mi dice sempre che non sono stato io a farti gonfiare voleva essere capace<br />

solo lui... (Reggiani, 29-1-42)<br />

Il concepimento stesso sembra essere <strong>in</strong>teso come un'azione del tutto<br />

masch<strong>il</strong>e, così come la decisione di procreare. La ster<strong>il</strong>ità <strong>in</strong>vece appare quasi<br />

come una prerogativa solo femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e.<br />

Lucia tu mi dici che io non ti o mai detto della mia idea perche se cuesta bella cosa che<br />

cie sicura ora mi posso proprio far capire della mia idea di avere che era di avere un<br />

figlio come ora sta per venire alla luce <strong>in</strong>vece se tu o pure io non eravamo capace si<br />

stava più male ma io ti volevo bene lo stesso. (Reggiani, 6-1-42)<br />

Mentore considera la propria vir<strong>il</strong>ità alla stregua di un trattamento curativo.<br />

Ritiene, alla lettera, di essere la causa dei miglioramenti fisici della moglie<br />

Lucia (dalla corrispondenza <strong>in</strong>fatti si ev<strong>in</strong>ce che ella soffrisse di mal di testa,<br />

mal<strong>in</strong>conia, scarso appetito). È esattamente la propria capacità sessuale che<br />

Mentore def<strong>in</strong>isce, senza ironia, ma con la massima serietà, «la mia medic<strong>in</strong>a».<br />

Questo pensiero, non affatto casuale ed isolato, proviene da una lunga<br />

tradizione ben salda ancora nel secolo XIX e perdurante anche <strong>in</strong> quello<br />

successivo f<strong>in</strong> dopo <strong>il</strong> secondo dopoguerra, e che co<strong>in</strong>volge sia le classi alte<br />

che quelle popolari. Era credenza che l'ast<strong>in</strong>enza sessuale causasse dolori<br />

al ventre, <strong>in</strong>fiacchimento, brufoli, <strong>il</strong>languidimento, mal<strong>in</strong>conia, perdita di<br />

vitalità. E i medici non mancavano di consigliare <strong>il</strong> matrimonio come cura21.<br />

Nel carteggio Reggiani, sono frequenti i riferimenti <strong>in</strong> questo senso del tipo<br />

riportato sotto:<br />

Lucia sento che non ti senti nessun disturbo stai tanto bene che non sei mai stata cosi e<br />

cu<strong>in</strong>di cuesta e stata una bellissima cura farti guarire senza nessun medico solo la mia<br />

medic<strong>in</strong>a che ti a fatto tanto bene ... (Reggiani, 12-2-42)<br />

78


Fra 5 mesF2 avrai un po da sofrire e questa e tutta colpa mia causa della mia medic<strong>in</strong>a ...<br />

CReggiani, 1-3-42)<br />

Lucia ogni lettera che ricevo da te mi fa sempre più contento nel sentire che stai tanto<br />

bene che non ti senti nessun disturbo che non sei mai stata così <strong>in</strong> tutto <strong>il</strong> tempo di tua vita<br />

ma spero che la mia medic<strong>in</strong>a ti abbia proprio dato la salute per sempre ... CReggiani,<br />

18-3-42)<br />

In questo senso gli esempi sarebbero ancora tanti, ma ne riporteremo di<br />

seguito due soltanto, per la loro densità sia tematica che espressiva. Ancora<br />

una volta, nonostante la fatica di scrivere, <strong>il</strong> l<strong>in</strong>guaggio di Mentore riesce<br />

a essere f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> fondo comunicativo. Anzi, paradossalmente, proprio per<br />

quella stessa fatica di scrivere - evitato "<strong>il</strong> greve rullo" dell'italiano scolastico -<br />

Reggiani mostra una immediatezza dell'espressione assai notevole. In f<strong>il</strong>igrana<br />

vi si legge <strong>il</strong> grande affetto e la grande sensib<strong>il</strong>ità nei confronti della moglie<br />

Lucia, né manca quel sorriso a volte nostalgico e affettuoso, a volte ironico e<br />

burlesco (non è però questo <strong>il</strong> caso), tipico della sua scrittura.<br />

Lucia mi fai tanto contento nel dirmi che ora non ti senti nessun disturbo e tanti che ti<br />

conoscono stanno meravigliati a vederti così grassa con la mia medic<strong>in</strong>a ma ogni<br />

volta che vengo a casa io ti viene sempre qualche disturbo ma cueste cose sono sempre a<br />

causa di poter stare <strong>in</strong>sieme per sempre vengo a casa con troppa fame a riguardo del bene<br />

che ci vogliamo. CReggiani, 26-4-1942)<br />

Lucia sento che pensi come penso anchio che lanno scorso stavi cosi male ed ora con la<br />

mia medic<strong>in</strong>a stai tanto bene sara stata la mia medic<strong>in</strong>a ... CReggiani, 5-5-42)<br />

4. Il matrimonio: «sempre <strong>in</strong>sieme f<strong>in</strong>o alla morte»<br />

Per lungo tempo <strong>il</strong> matrimonio, ben lungi dall'essere un'autonoma e<br />

libera scelta dei due contraenti basato sul reciproco amore ed affetto, fu un<br />

patto tra famiglie. In misura. assai varia nel corso della storia vi furono <strong>in</strong><br />

ord<strong>in</strong>e alla scelta del coniuge vari controlli, <strong>in</strong>tromissioni, <strong>in</strong>terferenze, veti e<br />

obbligazioni 23 .<br />

In particolare modo <strong>il</strong> matrimonio d'<strong>in</strong>teresse, tipico delle classi borghesi<br />

e dell'aristocrazia f<strong>in</strong>o all'Ottocento, si fondava sull'idea che l'amore e la<br />

passione fossero cattivi consiglieri e che le scelte "per tutta la vita" dovessero<br />

<strong>in</strong>vece fondarsi su più solide basi. All'<strong>in</strong>terno di queste classi sociali <strong>il</strong> padre,<br />

con <strong>il</strong> consiglio della consorte, decidevano chi dovesse sposarsi, con chi e<br />

quando, mantenendo un ferreo controllo su tali decisioni almeno f<strong>in</strong>ché non<br />

si <strong>in</strong>cr<strong>in</strong>ò la consuetud<strong>in</strong>e di trasmettere l'<strong>in</strong>tero patrimonio ad uno solo dei<br />

figli.<br />

D'altra parte <strong>in</strong>vece, sottol<strong>in</strong>ea Daniela Lombardi, tra i ceti popolari spesso<br />

i marg<strong>in</strong>i di manovra per l'<strong>in</strong>dividuo erano assai più ampi che non nelle classi<br />

medie, anche se non mancava la necessità dell'approvazione paterna, che<br />

comunque poteva essere aggirata presentando alle famiglie una situazione<br />

"di fatto", quale per esempio una gravidanza, o (nel Meridione) la cosiddetta<br />

"fuit<strong>in</strong>a,,24.<br />

79


Nella ricerca che l'<strong>in</strong>faticab<strong>il</strong>e Nuto Revelli svolse nel Cuneese sul mondo<br />

contad<strong>in</strong>o e che riassunse nel suo Il mondo dei v<strong>in</strong>ti egli tuttavia poteva ancora<br />

affermare:<br />

La base del matrimonio era la roba, l'<strong>in</strong>teresse. Padri e madri decidevano per i figli,<br />

contrattavano. Nelle Langhe i bacialé L.,] erano i sensali, erano i mediatori dei matrimoni:<br />

favorivano gli <strong>in</strong>contri tra le famiglie, evitavano che le contrattazioni divenissero troppo<br />

aspre ... 25 .<br />

Certo la realtà delle campagne piemontesi o em<strong>il</strong>iane non era la stessa, ma<br />

le differenze nemmeno così macroscopiche. Nelle campagne della Pianura<br />

Padana, una delle vittorie ottenute dai contad<strong>in</strong>i nel biennio rosso, fu proprio<br />

<strong>il</strong> r<strong>in</strong>novo dei patti colonici, nell'autunno del 1920, che - tra le altre cose<br />

- decretò la f<strong>in</strong>e dell'obbligo per i mezzadri di chiedere al padrone <strong>il</strong> permesso<br />

di contrarre matrimonio.<br />

Tuttavia, da una parte quest'uso cont<strong>in</strong>uava a sussistere anche nei primi<br />

anni Venti, e dall'altra, semplicemente, al padrone si sostituì <strong>il</strong> capofamiglia,<br />

<strong>il</strong> quale era responsab<strong>il</strong>e di qualsiasi cosa avvenisse nel podere. Perciò <strong>il</strong><br />

reggitore doveva svolgere un'ab<strong>il</strong>e politica demografica, f<strong>il</strong>trando al giusto<br />

tempo <strong>il</strong> numero dei matrimoni <strong>in</strong> base alla situazione cont<strong>in</strong>gente, nonché <strong>il</strong><br />

numero dei figli. Una famiglia troppo numerosa o troppa piccola rispetto al<br />

podere poteva <strong>in</strong>fatti causare dei problemi.<br />

Ad ogni modo non sembra che nelle campagne del Reggiano i giovani che<br />

desideravano sposarsi subissero particolari <strong>in</strong>gerenze da parte dei genitori<br />

o del padrone. Ed <strong>in</strong> effetti le relazioni coniugali che sembrano del<strong>in</strong>earsi<br />

nel corso della lettura degli epistolari sono assolutamente improntate ad un<br />

sentimento s<strong>in</strong>cero, <strong>in</strong> cui trovano posto l'affetto, la stima e la passione.<br />

Se un'osservazione prelim<strong>in</strong>are deve essere fatta prima di approfondire i<br />

legami particolari tra i nostri scriventi e le loro <strong>in</strong>terlocutrici, è rammentare<br />

quanto dicevamo a proposito delle qualità femm<strong>in</strong><strong>il</strong>i, che Mentore riassume<br />

nell'espressione «di buona voglia", con la quale pensa ad una donna operosa<br />

e solerte.<br />

Non si trattava qui effettivamente di comb<strong>in</strong>are <strong>il</strong> matrimonio, o arricchirsi<br />

con esso, e non era una questione, come afferma Revelli, «di <strong>in</strong>teresse", ma si<br />

trattava di acquisire uno status sociale più stab<strong>il</strong>e. In sostanza pur nella libertà<br />

di scelta non mancavano svantaggi per celibi e nub<strong>il</strong>i. Per le donne questi<br />

erano soprattutto economici, per gli uom<strong>in</strong>i <strong>in</strong>vece sociali. Un contad<strong>in</strong>o <strong>in</strong>fatti<br />

poteva sopravvivere più fac<strong>il</strong>mente con <strong>il</strong> proprio lavoro, anche se <strong>il</strong> suo<br />

celibato oltre che tassato dal regime era oggetto di chiacchiere e maldicenze.<br />

Per una donna <strong>in</strong>vece era molto più diffic<strong>il</strong>e rendersi <strong>in</strong>dipendente. Le donne<br />

moderne possono uscire di casa e trovare da lavorare, assai più ostica era<br />

l'impresa per una ragazza contad<strong>in</strong>a. Rimanere «Zitelle" o, come si dice nel<br />

Reggiano, «putte", <strong>in</strong> def<strong>in</strong>itiva significava povertà, assenza di protezione,<br />

emarg<strong>in</strong>azione sociale.<br />

Per questo nelle campagne per una giovane contad<strong>in</strong>a rimanere <strong>in</strong>c<strong>in</strong>ta<br />

poteva volere dire accelerare i tempi del matrimonio e «sistemarsi", nel senso<br />

di essere <strong>in</strong>globati alla lettera «nel sistema,,26. L'organizzazione della società<br />

80


--<br />

, <strong>in</strong>- ClIflÙ. Gr.l rlcl.ta.


su base famigliare predicata ancora oggi dalla Chiesa era allora ancora più<br />

forte. Fuori dalla famiglia si era anche fuori dalla società, e perciò molte<br />

donne accondiscendevano a sposarsi e ad affrettare questo passaggio, pur<br />

non essendone particolarmente attratte. Non era affatto raro qu<strong>in</strong>di che anche<br />

l'attesa di un figlio accelerasse <strong>il</strong> passaggio: anzi nelle società contad<strong>in</strong>e la<br />

maggior parte delle ragazze si sposavano <strong>in</strong>c<strong>in</strong>te, non solo per l'assenza di<br />

validi contraccettivi, ma anche per una calcolata volontà 27 . Gli uom<strong>in</strong>i <strong>in</strong>vece<br />

acquisivano nello sposarsi un valido aiuto e sostegno, purché appunto<br />

trovassero, secondo l'espressione di Mentore, «una donna e non una veste»28.<br />

Naturalmente non riteniamo che Mentore e Lucia, così come Luigi e Ione<br />

si fossero sposati per <strong>in</strong>teresse nel senso stretto, ma era necessario mettere <strong>in</strong><br />

risalto che <strong>in</strong> quel particolare contesto sociale, marg<strong>in</strong>i di spazio e di manovra<br />

autonomi erano quelli lasciati dall'organizzazione della società contad<strong>in</strong>a, con<br />

la sua impronta cattolica e patriarcale, i suoi retaggi semifeudali, la sua miseria.<br />

In questa cornice la scelta del partner era libera, come si ev<strong>in</strong>ce dalle lettere<br />

<strong>in</strong> nostro possesso.<br />

Gli esempi che riportiamo non concernono <strong>il</strong> rapporto tra i nostri scriventi<br />

e le loro mogli, ma sono spaccati di vita quotidiana del tempo che possono<br />

aiutarci nella comprensione delle d<strong>in</strong>amiche del corteggiamento e della<br />

seduzione, nonché della dialettica tra giudizi sociali, <strong>in</strong>terventi esterni e scelte<br />

autonome. Nelle prime due citazioni Mentore scherza con la sorella Diva che<br />

sembra «<strong>in</strong>tendersela» con un giovane fornaio:<br />

Diva sento che con < ..... > hai fatto cristiana mia figlia con <strong>il</strong> fornaio di Correggio che siete<br />

andati con la macch<strong>in</strong>a ai fatto bella figura perche cuelli che ti anno vista sulla macch<strong>in</strong>a <strong>il</strong><br />

tuo cavagliere non sembrava zoppo non diventerai farsi una fornaia ... CReggiani, 17-8-42)<br />

Diva sento che non sai diventare 29 una fornaia ma cie Miro 30 che sp<strong>in</strong>ge molto non sarà<br />

che cuando vero a casa che tu sia già a Coreggio che ti venesse un pensiero tutto <strong>in</strong> un<br />

colpo ma queste sono cose che ti riguardano a te ma per mio conto è meglio Bruno<br />

come mi ai detto che gia e <strong>in</strong> africa che gia e stato <strong>in</strong> combattimento ... CReggiani, lettera<br />

non datata, metà settembre '42)<br />

La storia delle mentalità dunque ben può giovarsi di questo prezioso<br />

reperto, poiché pur sullo sfondo delle considerazioni fatte f<strong>in</strong>ora ben pochi<br />

equivoci possono <strong>in</strong>sorgere quando leggiamo che «queste sono cose che<br />

riguardano te».<br />

Inf<strong>in</strong>e, due spezzoni tratti dalla scrittura di Bazzani. Anche qui un episodio<br />

esterno ai protagonisti che però sembra confermare la persistenza di quella<br />

pratica secolare della «promessa», tramite cui <strong>il</strong> giovane <strong>in</strong>namorato, dopo<br />

avere rassicurato la ragazza sulle sue <strong>in</strong>tenzioni di condurla all'altare, poteva<br />

da lei ottenere una caparra dei piaceri coniugali, che secondo l'<strong>in</strong>segnamento<br />

cattolico non potevano essere «gustati» all'<strong>in</strong>fuori del sacramento nuziale (<strong>in</strong><br />

realtà non potevano essere «gustati" neanche sotto <strong>il</strong> v<strong>in</strong>colo matrimoniale,<br />

poiché l'atto sessuale doveva essere esclusivamente preposto alla riproduzione<br />

non al piacere).<br />

I tribunali custodiscono le carte di numerosissimi processi a giovani<br />

82


donne, le quali per sottrarsi all'accusa d'avere contravvenuto a tale norma,<br />

si giustificano affermando d'avere ricevuto "la promessa» di matrimonio. La<br />

promessa di matrimonio era considerata a tutti gli effetti al pari dello statuto<br />

matrimoniale nel quale doveva confluire secondo schemi rituali che poco<br />

avevano a che fare con la dottr<strong>in</strong>a ufficiale e molto <strong>in</strong>vece con l'esperienza e<br />

la sensib<strong>il</strong>ità collettiva. Laddove <strong>in</strong>fatti la consumazione del rapporto carnale<br />

era, per la Chiesa, successivo alla stipula delle nozze, per <strong>il</strong> senso comune<br />

avveniva <strong>in</strong> realtà <strong>il</strong> percorso <strong>in</strong>verso.<br />

Di fatto qu<strong>in</strong>di la parola e l'<strong>in</strong>timità amorosa tra i due fidanzati aveva <strong>il</strong><br />

valore stesso di prendere moglie o marito. La formalizzazione, discipl<strong>in</strong>ata<br />

dopo <strong>il</strong> conc<strong>il</strong>io di Trento, contribuiva solo ad approvare una situazione di<br />

fatto annullando la riprovazione sociale, non solo verso le donne, ma anche<br />

verso gli uom<strong>in</strong>i, nel caso <strong>in</strong> cui la ragazza rimanesse <strong>in</strong>c<strong>in</strong>ta31.<br />

Tuttavia disattendere la parola data era un gesto gravemente oltraggioso e<br />

riprovevole, ed è questo forse <strong>il</strong> caso che ci troviamo ad esam<strong>in</strong>are. Da notare,<br />

<strong>in</strong> particolare modo, come la fuga e l'abbandono, fossero non solo ovviamente<br />

dolorosi per la ragazza co<strong>in</strong>volta, ma gravemente lesivi anche per l'onore della<br />

famiglia, che doveva essere spicciamente riprist<strong>in</strong>ato "tra uom<strong>in</strong>i»:<br />

Sento [ ... ] con dispiacere la stupida figura che Gigetto fà, con nostra cug<strong>in</strong>a Edmea, una<br />

figura non da uomo, ma da uno stupido quale egli è ed è sempre stato. Bisognerebbe<br />

che provasse questa Vita per qualche anno, solo allora si potrebbe correggere


84<br />

scritto o, comunque, non avrebbero scritto lettere d'amore. Avrebbero <strong>in</strong>vece<br />

firmato contratti, comp<strong>il</strong>ato tabelle contab<strong>il</strong>i, ed esercitato la scrittura <strong>in</strong> poche<br />

altre occasioni. E se oggi ci pare che la lettera d'amore sia particolarmente<br />

«romantica», ai nostri scriventi dovette apparire probab<strong>il</strong>mente solo una<br />

necessità di cui avrebbero fatto volentieri a meno. Insomma, è solo all'<strong>in</strong>ferno<br />

che si scrive d'amore, perché dell'<strong>in</strong>ferno stesso - della guerra - non si<br />

può dire nulla, non si riesce a dire nulla. ParIare del diavolo con dovizia di<br />

particolari, come fa Dante, può riuscire solo nella f<strong>in</strong>zione letteraria. Ai nostri<br />

scriventi riuscì solo di parIare d'amore e della «vita libera dei nostri campi».<br />

Si è dunque <strong>in</strong> guerra e si scrivono lettere d'amore per non perdere l'amore<br />

e per dimenticare, almeno nell'<strong>in</strong>ganno della scrittura, l'orrore della morte.<br />

Ma non per questo a Mentore e Luigi doveva sembrare «naturale» esprimere i<br />

propri sentimenti con la penna. La relazione d'amore, per la sua immediatezza<br />

ed <strong>in</strong>timità, diffic<strong>il</strong>mente poteva essere <strong>in</strong>canalata <strong>in</strong> un sentiero scosceso<br />

come quello della scrittura.<br />

Ciò che costituisce la relazione d'amore nella sua essenza, <strong>in</strong>vece, sembrava<br />

essere altro: l'abbraccio, la concretezza dei corpi e l'immediatezza della voce<br />

e dello sguardo. Che poi la scrittura fosse uno spazio dell'<strong>in</strong>timo e del privato,<br />

e che quella epistolare fosse particolarmente adatta alla comunicazione<br />

amorosa, come asserivano Francois Furet e Jacques Ozouf, è una caratteristica<br />

vera sicuramente solo tra le classi medio-alte, <strong>in</strong> quelle aree sociali <strong>in</strong> cui<br />

lettura e scrittura erano pratiche non collettive e la scioltezza dello scrivere più<br />

spesso conseguita.<br />

Ciò non di meno, però, rimane fermo che la scrittura epistolare era l'unico<br />

mezzo per preservare, r<strong>in</strong>novare, rivivere e riproporre <strong>il</strong> legame coniugale<br />

<strong>in</strong> tutti i suoi aspetti, da quello della gestione fam<strong>il</strong>iare al desiderio erotico,<br />

attraversando i temi del tradimento e della gelosia.<br />

A differenza di altre questioni, sulle quali i due scriventi si comportano<br />

<strong>in</strong> modo analogo, nel caso specifico si riscontrano modalità differenti di<br />

comunicazione. Luigi Bazzani è molto più impegnato a f<strong>il</strong>trare i suoi sentimenti<br />

attraverso le forme letterarie che conosceva, desunte dalle sue letture, e<br />

dai copioni teatrali che aveva avuto modo di studiare. Si tratta di tipologie<br />

espressive derivate dalla tradizione operettistica dell'Ottocento, o tipiche del<br />

romanzo d'appendice.<br />

Sono espressioni formulari, che hanno una presenza e un'importanza<br />

molto m<strong>in</strong>ore nella scrittura di Reggiani e che qui <strong>in</strong>vece vengono messe <strong>in</strong><br />

particolare evidenza. Anzi sono l'unico canale attraverso cui la comunicazione<br />

dei sentimenti passa e viene trasmessa alla moglie.<br />

Ovviamente questa vestizione «romantica» non <strong>in</strong>ficiava per niente la<br />

s<strong>in</strong>cerità dei sentimenti espressi. Lo stesso tono delle lettere (che con troppa<br />

difficoltà si potrebbe rendere attraverso poche citazioni scelte) che funge<br />

da sfondo a queste espressioni d'affetto e d'amore, le trasforma <strong>in</strong> qualcosa<br />

d'orig<strong>in</strong>ale. Il dramma su cui tali espressioni si collocano rende loro uno<br />

spessore tale, da sgravarIe da quella apparente banalità che le adombra fuori<br />

dal contesto.<br />

Si tratta di una parte importante delle lettere, ed è perciò che vi <strong>in</strong>dugeremo<br />

un po' più a lungo.


Che forte abbraccio al nostro <strong>in</strong>contro, quale gioia ritornerà nei nostri cuori non è vero<br />

Ione Speriamo che quel tanto aspettato giorno venga presto, e che nessuno più ci allontani<br />

uno dall'altro. (Bazzani, 5-5-42)<br />

Ione immag<strong>in</strong>a quanto è grande <strong>il</strong> desiderio di vederti, str<strong>in</strong>gerti forte al cuore, che da<br />

tanti mesi è solo e triste. Verrà non è vero quel giorno <strong>in</strong> cui torneremo felici ... (Bazzani,<br />

42-4-42)<br />

Ione quando torneranno quei bei giorni felici Gli anni passano e i giorni più belli se<br />

ne vanno, pensa che è dal lontano 1937 che si spera di rimanere sempre uniti e felici per<br />

sempre ma f<strong>in</strong>o a qui tutto vano. (Bazzani, Natale 1941)<br />

Mi fa tanto felice nel pensare alla nostra vita trascorsa poi mi rattristo e penso alla<br />

lontananza che ci divide ch<strong>il</strong>ometri e ch<strong>il</strong>ometri ci separano ma ti assicuro che <strong>il</strong> mio<br />

pensiero è sempre rivolto a te. (Bazzani, 6-6-41)<br />

Ione ai ragione a dirmi che com<strong>in</strong>cia a diventare lunga, quanto e triste la vita passarla per<br />

tanti mesi, così divisi e lontani, quante volte penso ai giorni passati così felici ... (Bazzani,<br />

17-4-42)<br />

Quando mai verrà quel giorno <strong>in</strong> cui resteremo uniti per sempre, che felice giorno che<br />

sarà quando lascieremo queste terre per ritornare, nella nostra bella Italia nelle tue braccia.<br />

(Bazzani, 19-1-42)<br />

Lo specifico del lettera d'amore di Bazzani, come si vede, è la rievocazione<br />

del passato e la profonda venatura nostalgica. Una riflessione, si potrebbe<br />

quasi dire, sulla caducità dell'esistenza, anche se nell'esempio che riportiamo<br />

sotto, particolarmente emblematico, la sottol<strong>in</strong>eatura di questa tendenza è data<br />

dall'enorme ritardo della posta.<br />

Da notare <strong>in</strong>oltre <strong>il</strong> tentativo <strong>in</strong> questo caso di <strong>in</strong>nalzare lo st<strong>il</strong>e (per<br />

esempio la ricercatezza del verbo «rievocare,,); e la scelta del supporto, una<br />

carta rosa (unica <strong>in</strong> tutta la colleZione), morbida e spessa; la grafia chiara;<br />

la stesura regolare e ord<strong>in</strong>ata. Insieme all'<strong>in</strong>testazione «Mia d<strong>il</strong>etta Ione" (più<br />

ricercata della diffusissima «Carissima Ione,,), tutto denuncia la volontà di<br />

scrivere strettamente una lettera d'amore.<br />

Quanto sono felicie, nel leggere e nel r<strong>il</strong>eggere tanti scritti cari, dopo tanta attesa, è<br />

pur vero Ione, che <strong>in</strong> tutti quei giorni di attesa, si fanno tanti pensieri, si rievoca tutto <strong>il</strong><br />

passato <strong>in</strong> quei giorni, così belli quando tutta la nostra Vita sorrideva d<strong>in</strong>anzi a noi, gli<br />

anni belli della nostra gioventù, poi i primi anni del nostro matrim.onio, allorchè<br />

compariva alla luce la nostra piccola Marialuisa, ormai lunica nostra gioia, poi ecco<br />

<strong>il</strong> soldato e ormai sono quattro anni, che <strong>il</strong> dest<strong>in</strong>o ci tiene divisi e lontani. Ione mi<br />

raccomando, non rattristarti, anche questo passa, tutto à f<strong>in</strong>e, f<strong>in</strong>irà anche questa lotta, colla<br />

nostra Vittoria. Allora si sarà un abbraccio felicie. (Bazzani, 11-3-42)<br />

Unica nota apertamente erotica (ma a dire <strong>il</strong> vero più triviale che erotica) di<br />

tutto l'epistolario è la citazione di una lettera scherzosa recapitata all'<strong>in</strong>dirizzo<br />

85


di Bazzani dagli amici di un tempo, ma che Luigi non sembra apprezzare<br />

particolarmente. Coglie l'occasione <strong>in</strong>vece per ribadire l'unico suo desiderio:<br />

rivedere Ione.<br />

Carissima Ione,<br />

[ .. .l sento anche come ai passato le feste di Pasqua piena di tristezza, me l'immag<strong>in</strong>o<br />

purtroppo è stata così anche per me, per quanto abbiamo fatto una grande festa. Ma <strong>il</strong><br />

desiderio di te è troppo grande, che nulla può farmi felice nemmeno «la figa che mi<br />

manderanno i miei amich.34 CBazzani, 27-4-42)<br />

Non mancano <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e screzi ed <strong>in</strong>comprensioni, forse <strong>il</strong> timore che i<br />

sentimenti siano mutati, o la paura del tradimento, così come sembra ev<strong>in</strong>cersi<br />

da questa lettera:<br />

Ione desidero sapere <strong>il</strong> perchè dei tuoi pensieri tanto tristi come mi dici e che ti<br />

pesano tanto, non lasciarmi tutte queste cose sospese, spiegati meglio, queste mezze<br />

parole, mi fanno pensare male anche a mè, perciò mi raccomando, fammi sapere tutto<br />

ciò che ai da dirmi e non tacere neppure una parola come se io fossi vic<strong>in</strong>o a te,<br />

ai forse paura di non saperti spiegare per iscritto o ai paura. lo credo che lunico tuo<br />

pensiero sia, la mia mancanza, mi spiego35 lo manco da qu<strong>in</strong>dici mesi e <strong>in</strong> tutto<br />

questo tempo cosa è successo Spiegati come puoi cercherò di capirti Però f<strong>in</strong> da<br />

questo momento ti dirò, non badare a certe cosette ... CBazzani, 24-9-42)<br />

L'<strong>in</strong>fedeltà masch<strong>il</strong>e, a dispetto di quella femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e, che <strong>in</strong>vece era<br />

giudicata con molta severità e senza nessuna <strong>in</strong>dulgenza, non era condannata<br />

con eccessiva riprovazione dalla società. Le «scappatelle" masch<strong>il</strong>i erano viste<br />

con affetto tutto bonario, e sia la frequentazione di prostitute, sia le relazioni<br />

con donne diverse dalla fidanzata o dalla moglie erano ricondotte a presunte<br />

«esigenze fisiologiche <strong>in</strong>sopprimib<strong>il</strong>i,,36. Soltanto <strong>il</strong> co<strong>in</strong>volgimento emotivo<br />

e sentimentale, o una relazione pubblica, diveniva anche per gli uom<strong>in</strong>i<br />

scandalosa.<br />

Se l'adulterio femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e oltre che peccato era anche reato, per gli<br />

uom<strong>in</strong>i e «tra uom<strong>in</strong>i" questi «momenti di debolezza" si risolvevano con la<br />

comprensione cameratesca del gruppo, quando non addirittura con la stima<br />

e <strong>il</strong> compiacimento. Le donne <strong>in</strong>vece temevano (<strong>in</strong> questo non diversamente<br />

da vescovi e prelati), i rischi «generati dalla guerra, del traviamento morale e<br />

delle <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>i rotture della norma, specie sessuale, fra le classi subalterne <strong>in</strong><br />

divisa,,37.<br />

Ecco allora che alla preoccupazione della moglie giungono puntuali le<br />

rassicurazioni del marito.<br />

Proprio la tua lettera è quella del 6. corrente.m. <strong>in</strong> risposta alla mia dove ti chiedevo<br />

tante cose, mi immag<strong>in</strong>avo già cosa poteva essere, ad ogni modo non preoccuparti...<br />

CBazzani, 22-10-42)<br />

Oggi ho pure ricevuto una lettera della Mimma, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e si è raccomandata a noi di non<br />

lasciarsi prendere da cattive aspirazioni (puoi stare tranqu<strong>il</strong>la). Mi fa tanto piacere<br />

87


Ione sentirvi tanto amiche, e che vi trovate spesso, e passate delle belle ore assieme.<br />

lo e Walter38 facciamo uguale, siamo sempre <strong>in</strong>sieme, specialmente nei momenti tristi ...<br />

(Bazzani, 5-5-42)<br />

Alcuni piccoli malumori completano <strong>il</strong> quadro di un rapporto improntato a<br />

s<strong>in</strong>cero amore ed affetto dove gelosie, paure e <strong>in</strong>comprensioni - amplificate<br />

dalla distanza - non mancano d'essere presenti. Sembra però di potere dire,<br />

osservando queste ultime battute che <strong>il</strong> rapporto fosse, <strong>in</strong> armonia con <strong>il</strong><br />

contesto della società contad<strong>in</strong>a patriarcale, sb<strong>il</strong>anciato a favore dell'uomo,<br />

che attende un pronto e preciso riscontro alle sue richieste-ord<strong>in</strong>i.<br />

Carissima Ione,<br />

oggi ho ricevuto <strong>il</strong> pacco <strong>in</strong>viatomi <strong>il</strong> 17 ott. bre dove vi ho trovato le due maglie dentifricio<br />

sapone latte e <strong>il</strong> rotolo, e anche quattro pachetti di africa, ti r<strong>in</strong>grazio <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itamente di tutto,<br />

però <strong>in</strong> quanto al fumare non eravamo d'accordo così, sono due mesi che cont<strong>in</strong>uo<br />

a chiederti fumare ma un pacco, non quattro pacchetti solo, di questi non né avrò<br />

nemmeno per una settimana ... (Bazzani, 7-11-42)<br />

Ione nella tua ultima ricevuta oggi, sento che te ne sei avuta molto amale, per <strong>il</strong><br />

piccolo rimprovero che ti ho fatto a riguardo ai pacchi del fumare, forse avrai<br />

ragione tu, non ne dubito, però eravamo anche d'accordo che col 16 ottobre mi<br />

dovevi spedire tutta la roba da me richiesta. (Bazzani, 10-12-42)<br />

Più che la nostalgia, che pure non è assente nella gamma dei sentimenti<br />

e degli stati d'animo espressi da Mentore Reggiani, <strong>in</strong> questo caso la cifra<br />

peculiare delle lettere alla moglie è quella dell'erotismo.<br />

A differenza di Luigi, Mentore non sembra preoccupato e forse nemmeno<br />

capace di aderire ai modelli espressivi del romanzo rosa, anche se -lo vediamo<br />

subito - <strong>in</strong> alcune parti <strong>il</strong> saccheggio operato al serbatoio della letteratura<br />

sembra addirittura richiamare Dante e Leopardi. E questo non deve stupire<br />

se si pensa che proprio una caratteristica della scrittura popolare è quella di<br />

accostare i modi desunti dalla scrittura colta, divenuti patrimonio comune, con<br />

forti <strong>in</strong>terferenze dell'oralità.<br />

Ci capita così di trovare:<br />

per tutto <strong>il</strong> tempo di tua vita, sempre <strong>in</strong>sieme con me f<strong>in</strong>o alla morte ... (Reggiani, 29-<br />

1-42)<br />

Che fa eco alleopardiano «Quel tempo della tua vita mortale», oppure la<br />

variante:<br />

per tutto <strong>il</strong> tempo di nostra vita sempre uniti... (Reggiani, 6-2-42)<br />

<strong>il</strong> tempo di nostra vita sempre felice ... (Reggiani, 28-6-42)<br />

con voi per tutto <strong>il</strong> tempo di nostra vita ... (Reggiani, 5-11-42)<br />

88


Che richiama <strong>il</strong> primo verso della commedia dantesca "Nel mezzo del<br />

camm<strong>in</strong> di nostra vita". Perciò non vogliamo affermare che Mentore fosse<br />

estraneo a quei cascami letterari che permanevano, a livello di cultura<br />

popolare, nell'ambiente contad<strong>in</strong>o. Tutt'altro. Egli ne era <strong>in</strong>fluenzato come<br />

e più di Luigi Bazzani, <strong>il</strong> quale forse ne aveva anche conoscenza diretta e<br />

non solo mediata, dato che nella sua raccolta privata di testi abbiamo trovato<br />

antologie letterarie, drammi teatrali, saggi, romanzi d'amore e libretti politici.<br />

Mentore quasi sicuramente non aveva questa esperienza di lettura, ma le<br />

formule che egli usa fanno appunto parte di quella che Pietro Clemente<br />

chiama "letterari età diffusa riciclata,,39.<br />

In parte dunque, per esprimere i propri sentimenti, Mentore si affida<br />

a questa fonte, <strong>in</strong> parte, quasi senza f<strong>il</strong>trarlo, riproduce <strong>il</strong> discorso orale<br />

contad<strong>in</strong>o. Ne abbiamo un quadro vivido, realistico, concreto, molto diretto ed<br />

esplicito, fatto di doppi sensi e anche di battute salaci, che però nulla tolgono<br />

al sentimento che Mentore esprimeva alla moglie Lucia. Anzi, <strong>il</strong> l<strong>in</strong>guaggio di<br />

Mentore, restituisce uno spaccato assai realistico delle relazioni tra due sposi<br />

di orig<strong>in</strong>e contad<strong>in</strong>a dell'epoca. E proprio grazie al fatto che egli non era<br />

abbastanza ab<strong>il</strong>e per mediare nel registro della scrittura ciò che aveva <strong>in</strong> animo<br />

di dire, la fotografia che ne esce è di gran lunga più def<strong>in</strong>ita e chiara.<br />

Anzitutto, allora, noteremo, come Mentore e Lucia esprimono l'un l'altra<br />

senza pudore i propri desideri erotici.<br />

Ben diversamente dal "dovere" procreativo <strong>in</strong>dicato dai libelli cattolici<br />

dell'epoca, <strong>il</strong> sesso viene def<strong>in</strong>ito come un divertimento, un godimento e un<br />

momento di gioia e relazione profonda tra due giovani <strong>in</strong>namorati. Li vediamo<br />

parlare e fare l'amore, scherzare e fantasticare, sognare e fare progetti per <strong>il</strong><br />

futuro.<br />

In accordo con la teoria di Paolo Sorc<strong>in</strong>elli che attribuisce proprio alle classi<br />

popolari più basse, <strong>in</strong>sieme a quelle aristocratiche, la capacità di smarcarsi dalle<br />

norme sociali o dalle regole confessionali, la tematica del sesso è affrontata<br />

apertamente, allo stesso tempo con grande naturalezza e delicatezza, da parte<br />

di entrambi i coniugi. Ne traspaiono affetto e dolcezza.<br />

Lucia sento che sempre ti sogni che io sono a dormire con te ma io spero che cuel<br />

sogno venga vera presto che ne o tanta voglia ... CReggiani, 1-1-43)<br />

Lucia cuando penso che ore fa ero con te con tanta gioia e con tanto divertimento<br />

solo una cosa che sono rientrato con un po di sonno perche nella ultima notte o<br />

dormito poco ma [al desso o tempo [. .. l cosi nel dormire mi sogno sempre te come o<br />

fatto questa notte che appena mi sono dormito mi sognavo ancora che ero con te a<br />

letto che si parlava di tante belle cose che sono <strong>in</strong> viaggio ... 40 CReggiani, 12-1-42)<br />

Lucia sento che mi ai detto che com<strong>in</strong>ci a diventare grossa e mi ai detto se vengo a casa<br />

non sei più svelta come prima ma io cerco solo di venire <strong>in</strong> tua compagnia se anche<br />

non posso godere non me ne importa perche so che tu sono mesi che fai sacrifici per<br />

mettere alla luce <strong>il</strong> nostro figlio tanto desiderato. CReggiani, 12-6-42)<br />

Lucia che 9 giorni abbiamo pasati cosi belli sempre parlando del nostro caro figlio che<br />

89


tanto stiamo disiderando di averlo fra le nostre braccia che sono stato con te nove giorni<br />

sempre con gent<strong>il</strong>ezza per non farti del male perche del male ne ai soferto abbastanza<br />

[, . .1 e nessuna cosa ci potra separarci perche ci siamo sempre voluto bene e sempre<br />

cont<strong>in</strong>uera. CReggiani, 8-4-42)<br />

Lucia non pensare che ogni volta che sono venuto a casa mi sono sempre divertito ma sai<br />

da tanto bene che ti voglio avevo sempre paura di farti del male ... CReggiani, 5-5-42)<br />

Più scherzoso <strong>il</strong> tono di alcuni altri brani. Ma abbiamo già accennato al fatto<br />

che non manca nell'epistolario di Reggiani, <strong>il</strong> ricorso all'ironia e alla battuta. Da<br />

notare però che i term<strong>in</strong>i avvertiti come volgari, sono autocensurati e quando<br />

non espressi metaforicamente sostituiti con uno scarabocchio, uno svolazzo,<br />

diffic<strong>il</strong>mente leggib<strong>il</strong>e, che abbiamo reso con le parentesi unc<strong>in</strong>ate.<br />

Lucia G<strong>in</strong>o ti a domandato se o solo voglia di uva sicuro che o voglia anche di < .... ><br />

ma cuesta bisogna dimenticarla per un po di tempo ne mangierò molto al mio ritorno ora<br />

digli a G<strong>in</strong>o che ne mangia molto lui che a più comb<strong>in</strong>azione di noi poi cui le donne sono<br />

troppo sporche io amo molto la polissia ... CReggiani, 15-9-42)<br />

... digli che le donne Russe non mi fanno <strong>in</strong>amorare anche se o un po voglia di marmellata<br />

perche nel ritorno mi potro sfamare di < ..... > ... CReggiani, 29-9-42)<br />

Si evidenzia qu<strong>in</strong>di una grande distanza tra i comportamenti reali della<br />

gente e l'<strong>in</strong>segnamento della Chiesa, che come abbiamo già visto, escludeva la<br />

possib<strong>il</strong>ità della ricerca del piacere nel rapporto <strong>in</strong>timo, <strong>il</strong> quale doveva essere<br />

f<strong>in</strong>alizzato alla procreazione.<br />

In questo senso abbiamo anche uno spaccato sull'idea della contraccezione 41 .<br />

I mesi della gravidanza <strong>in</strong>fatti sono quelli <strong>in</strong> cui i due sposi possono «senza<br />

nessun pericolo" lasciare libero corso al proprio reciproco desiderio.<br />

Lucia sento che avesti molto desiderosa che fossi a casa <strong>in</strong> cuesti momenti che e<br />

unico per potersi divertire senza nessun pericolo ... CReggiani, 25-1-42)<br />

Lucia spero presto di venirti a vedere che tanto ne o voglia perche so che sono mesi<br />

che bisogna aprofitare senza nessuna paura che ora si com<strong>in</strong>cia a vedere <strong>il</strong> segno<br />

delle mie altre licenze passate cosi dei bei giorni che sono passati cosi presto. CReggiani,<br />

9-2-42)<br />

... e fac<strong>il</strong>e che dopo <strong>il</strong> lO di febbraio noi avremo un po di giorni di licenza siamo cui<br />

tutti con la speranza proprio di averla come ci aspetta di diritto cosi potremo stare un po <strong>in</strong><br />

compagnia che penso che sono i giorni cosi belli e senza nessun pericolo. CReggiani,<br />

1-2-42)<br />

Il tema del tradimento cont<strong>in</strong>ua su questa lunghezza d'onda ed è affrontato<br />

da Mentore con la consueta ironia.<br />

Lucia [ .. .1 mai non ti dimentico sempre penso a te non come dice Torquato che io cui<br />

90


o tante belle ragazze ma sempre si pensa alle donne Italiane le Russe non fanno<br />

perdere la testa poi non sono di compagnia perche non si capisce a parlare. CReggiani,<br />

8-12-42)<br />

R<strong>in</strong>o e rimasto [stupito] a vederti cosi <strong>in</strong> ottima salute e poi <strong>in</strong> piu che stai diventando<br />

sempre piu grossa ma lui ti diceva che non era colpa mia ma appena lo vedi gli poi dire che<br />

io sono sempre contento lostesso perche sono sempre al pari di lui con le corna<br />

ansi i suoi saranno più lunghi perche si e sposato prima ... CReggiani, 11-3-42)<br />

Sento che Anna dice che mi ai fatto becco perche la bamb<strong>in</strong>a e Mora ... CReggiani, 15-<br />

8-42)<br />

Sento da Diva che Torquato ti dice sempre che mi ai fatto becco con un tuo amico<br />

di < ......... > ma io lo r<strong>in</strong>grazio tanto del piacere che mi a fatto quel tuo amico che L.,]<br />

mandatemi sempre a dire qualche < .... > cosi <strong>il</strong> tempo passa e rido. CReggiani, 18-8-<br />

42)<br />

Saluti a Enzo Paterl<strong>in</strong>i che sento che era andato a letto con Lucia così mia figlia a già suo<br />

padre vic<strong>in</strong>o. CReggiani, 19-8-42)<br />

In un altro lasso, che riportiamo di seguito, <strong>il</strong> tema della fedeltà si <strong>in</strong>crocia<br />

con l'estetica. E <strong>in</strong> realta un punto controverso. Per usare un gioco di parole,<br />

siamo di fronte quasi ad un'etica dell'estetica, ma non si capisce bene a cosa<br />

Mentore stia pensando, se al fatto che una donna debba mantenersi bella<br />

nonostante la lontananza del marito o se, <strong>in</strong>vece - e sarebbe l'espressione<br />

più vieta della società patriarcale - non debba sembrare troppo bella e<br />

appariscente per non correre <strong>il</strong> rischio di essere poco «seria".<br />

Lucia spero che sarai sempre pet<strong>in</strong>ata come mi ai detto non come cuando ero <strong>in</strong> Albania<br />

che avevi le cov<strong>in</strong>e4 2 ma se anche una donna a suo marito lontano non conta andare<br />

mal vestita conta più di tutto essere donne serie non come sono tante che gia noi<br />

li conosiamo che fanno f<strong>in</strong>ta di volere bene a suo marito o al suo fidanzato poi<br />

stanno con altri come gia e successo dei nostri che so cui. CReggiani, 8-12-42)<br />

Il senso sembra però chiarirsi <strong>in</strong> un luogo precedente dell'epistolario:<br />

Lucia <strong>in</strong> una lettera c'era dentro la foto da me tanto gradita che mi e piaciuta tanto che<br />

sono rimasto molto contento nel vedervi te e la mia Marisa che e tanto grassa con gliocchi<br />

aperti che sembra che mi guarda stai tanto bene anche te specialmente pet<strong>in</strong>ata cosi<br />

che me piace tanto e la veste non mi sembra tua mi sembra della Diva non so se mi<br />

sbaglio ma io spero che anche a casa i capelli li terrai bene non con le cov<strong>in</strong>e come<br />

cuando era <strong>in</strong> Albania ... C5-11-42)<br />

Il rapporto tra Mentore e Lucia, dunque non è messo <strong>in</strong> pericolo dai dubbi,<br />

dalla paura del tradimento, dalle burle degli amici. Una fiducia <strong>in</strong>condizionata<br />

è alla base di questa relazione, e non - ci pare proprio di poterlo affermare<br />

senza timore -l'<strong>in</strong>teresse, la roba. E <strong>in</strong>tanto nei sogni dei due coniugi, l'amore<br />

91


~:~:=~r=i~.~ac!~~p::t:::': ~~ ::~I:-:~I:::~'!ti ,:<br />

SIni .. perfcclo te vit .. lua e quell. d_l tuoi eam.retL!u '.<strong>il</strong><br />

argomenJl d.vI f""re con lUtti I<br />

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~1 '~;r_~ . 1( -:J.~ MJ~.~<br />

92


eciproco, superati d'un balzo gli anni cruenti e dolorosi della guerra, si<br />

proietta su uno sfondo d'eternità.<br />

Lucia ai ragione che per noi cuella malattia della gelosia per noi non esiste e non<br />

esistera f<strong>in</strong>o alla morte che saremo sempre noi due cosi ... CReggiani, 5-5-42)<br />

5. Masch<strong>il</strong>ità e guerra<br />

Abbiamo com<strong>in</strong>ciato questo capitolo parlando del lavoro femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e e <strong>in</strong><br />

modo particolare di un aspetto del lavoro femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e, la riproduzione, al quale<br />

le donne erano relegate dal pensiero masch<strong>il</strong>ista, dalla propaganda fascista,<br />

dal catechismo cattolico. E, quasi fondata sulla maledizione biblica che nella<br />

Genesi colpisce Adamo ed Eva, <strong>il</strong> primo a «lavorare con sudore» e la seconda a<br />

«partorire con dolore», questa divisione sessuale dei ruoli sociali e delle funzioni<br />

produttive, viene prontamente riprist<strong>in</strong>ata con <strong>il</strong> regime fascista. Questo però<br />

non manca di aggiungere al sudore della fronte, che gli uom<strong>in</strong>i avrebbero<br />

dovuto versare con <strong>il</strong> loro lavoro e la loro fatica, un ulteriore compito: morire<br />

per la patria versando <strong>il</strong> proprio sangue. L'idea, ben compendiata nel motto<br />

«molti morti, molto onore" dava anche un chiaro metro di misura della vir<strong>il</strong>ità.<br />

Durante <strong>il</strong> Ventennio <strong>il</strong> fascismo lavorò con grande zelo per def<strong>in</strong>ire la<br />

propria identità sulla base dell'esperienza <strong>in</strong>iziatica della guerra 43 . Non per<br />

niente i Fasci di combattimento trovarono terreno fert<strong>il</strong>e tra i veterani e i<br />

giovani studenti desiderosi di riscattare la propria esistenza dalle mollezze<br />

della vita borghese, diventando fieri uom<strong>in</strong>i d'azione. Del resto l'identificazione<br />

tra fascismo e guerra trova piena conferma nel suo battesimo pubblico nelle<br />

sangu<strong>in</strong>ose scorribande delle squadre fasciste.<br />

Al corpo masch<strong>il</strong>e fu così conferito <strong>il</strong> primato dell'azione, così come a<br />

quello femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e venne attribuita la funzione passiva di un fert<strong>il</strong>e ricettacolo<br />

che accoglie la vita.<br />

Questo tema si accompagna ad un'associazione tra femm<strong>in</strong><strong>il</strong>ità passiva e terra come materia<br />

che deve essere penetrata, esplorata, addomesticata al servizio della modernità nazionale.<br />

L'immag<strong>in</strong>e della natura, solitamente associata con le donne, è privata delle sue connotazioni<br />

specificamente femm<strong>in</strong><strong>il</strong>i, e presentata <strong>in</strong> unione con la creazione e le gesta masch<strong>il</strong>i 44 .<br />

In questo senso, si può ricondurre all'attività e all'orgoglio masch<strong>il</strong>e l'idea<br />

di Mentore di attribuire al proprio seme una funzione non solo generatrice, ma<br />

ri-generatrice e terapeutica. E poi non manca l'aspetto del possesso, <strong>il</strong> dom<strong>in</strong>io<br />

esercitato sulla donna, come <strong>il</strong> duce lo esercita sulla folla, che ha bisogno<br />

d'essere protetta e guidata. Spie l<strong>in</strong>guistiche ne sono i numerosissimi passaggi<br />

come quello che riportiamo di seguito:<br />

non passa mai un m<strong>in</strong>uto sempre senza ricordarvi, che siete mie45 . CReggiani, 6-1-41)<br />

Lo stesso avviene per Luigi, che esprime la volontà, <strong>in</strong>dipendente dalla<br />

moglie, di «fare un maschio". È cioè l'estro, la potenza vir<strong>il</strong>e dell'uomo, a<br />

fare, ad essere foriera di vita, mentre <strong>il</strong> ruolo fe.mm<strong>in</strong><strong>il</strong>e è quello di angelica e<br />

sottomessa accettazione.<br />

93


sento nelle vostre lettere che Enea à un bel maschietto (al mio ritorno proverò anchio).<br />

(Bazzani, 20-11-41)<br />

Ma soprattutto viene stab<strong>il</strong>ito <strong>in</strong> epoca fascista un parallelo tra corpo<br />

masch<strong>il</strong>e e corpo sociale, <strong>il</strong> quale diviene letteralmente un corpo mistico,<br />

cioé un corpo collettivo che trascende <strong>il</strong> s<strong>in</strong>golo, e lo <strong>in</strong>troduce <strong>in</strong> un culto<br />

misterico ed esoterico, completamente identificato e cont<strong>in</strong>uato nei suoi riti<br />

<strong>in</strong>iziatici46.<br />

Il primo naturalmente di questi riti, da cui poi scaturisce la rappresentazione<br />

dell'uomo fascista <strong>in</strong>carnato dal suo leader Mussol<strong>in</strong>i, nonché l'etica della<br />

vir<strong>il</strong>ità come dom<strong>in</strong>azione, controllo, superiorità, vittoria, e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e naturalmente<br />

anche razza, è appunto la guerra.<br />

L'esperienza della guerra, mitizzata e fatta propria non solo dai totalitarismi,<br />

ma anche dalle democrazie europee47, portava gli uom<strong>in</strong>i sottratti alle famiglie<br />

e «alla vita" a partecipare ad esperienze collettive fortemente emotive, dove si<br />

legavano <strong>in</strong> un solo nodo la sperimentazione del limite (ovvero della morte<br />

e della dissoluzione), l'orgasmo dell'uccisione e del sangue, nonché «la festa<br />

del corpo collettivo omoerotico,,48, cioè sostanzialmente <strong>il</strong> senso di potere e<br />

di gioia derivato dall'appartenenza collettiva al gruppo, alla divisione, alla<br />

nazione.<br />

Il fascismo naturalmente, obbedendo alla propria orig<strong>in</strong>e e vocazione<br />

guerresca, fa sue tutte queste cose e propaga l'identificazione tra nazione<br />

e corpo masch<strong>il</strong>e rimodellando quest'ultimo sull'esperienza della guerra. Ai<br />

marg<strong>in</strong>i delle carte, fornite dai comandi, ut<strong>il</strong>izzate da Mentore e Luigi per<br />

corrispondere a casa troviamo scritto <strong>il</strong> compendio della ideologia fascista:<br />

«uno popolo di guerrieri, un esercito di cittad<strong>in</strong>i".<br />

Dunque masch<strong>il</strong>ità, violenza, sangue, squadrismo, mito della guerra,<br />

identificazione nel corpo collettivo (ma femm<strong>in</strong>eo abbandono al corpo vir<strong>il</strong>e<br />

per eccellenza, quello del duce) vanno di pari passo e contribuiscono a<br />

formare l'idea che gli uom<strong>in</strong>i hanno di se stessi.<br />

In questo senso vanno le «dichiarazioni" di guerra che troviamo nelle lettere,<br />

gli slogan re-citati, che fanno parte del bagaglio l<strong>in</strong>guistico fornito dal potere<br />

per rendere accettab<strong>il</strong>e e comprensib<strong>il</strong>e ciò che non lo è, cioé l'esperienza<br />

del fronte. Ma queste «grida di battaglia" sono sempre, appena un momento<br />

dopo, disattivate dalla nostalgia e dalle motivazioni profonde del desiderio di<br />

vittoria, cioè tornare a casa.<br />

Niente di ideologico qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> questo contradditorio assentire-dissentire<br />

verso la guerra, piuttosto soltanto l'espressione di un'identità masch<strong>il</strong>e ben<br />

diversa da quella evocata dal regime, un masch<strong>il</strong>ità debole, nostalgica,<br />

desiderosa d'affetto e d'abbracci, con nessun <strong>in</strong>tento bellicoso.<br />

Meglio allora, come dice Mentore, che sia nata una bamb<strong>in</strong>a, piuttosto che<br />

un maschio perché una volta cresciuto non fosse costretto anch'egli a fare<br />

la vita del padre, guerriero suo malgrado, nel ruolo un po' stretto di vir<strong>il</strong>e<br />

cont<strong>in</strong>uatore della «stirpe italica".<br />

Acute e profetiche, queste ultime parole avrebbero forse fatto balzare sulla<br />

sedia anche Mussol<strong>in</strong>i, che mai avrebbe creduto di poter sentire un italiano<br />

desiderare una figlia femm<strong>in</strong>a, pur di non dare eroici patrioti all'esercito:<br />

94


Ora sono contento che sia una bamb<strong>in</strong>a perche penso che se era un maschio poi<br />

che dovesse fare la mia vita specialmente fra 20 anni che sono capace di fare un<br />

altra guerra ... (Reggiani, 13-8-42)<br />

Sull'attualità e la lucida valenza profetica di queste parole non diciamo<br />

oltre, se non per notare che dell'idea della vir<strong>il</strong>ità maschia, identificata con<br />

l'attività bellica, molto era stato consapevolmente rispedito al mittente.<br />

Capitolo V<br />

L'esperienza della guerra<br />

1. «questa baracca», ovvero la guerra<br />

Il pomeriggio del 23 luglio 1941, «all'una dopo pranzo" (Bazzani, 22-7-41),<br />

nella stazione di S. Bonifacio <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia di Verona, migliaia di soldati della<br />

Divisione Celere, sono pronti a salire sulle tradotte che dovranno condurli<br />

verso l'Ucra<strong>in</strong>a49.<br />

Il 21 giugno di quell'anno Hitler aveva aperto <strong>il</strong> fronte russo attaccando<br />

di sorpresa l'uRss, e Mussol<strong>in</strong>i si era <strong>in</strong>testardito nel volere ad ogni costo un<br />

corpo d'armata italiana a fianco dell'alleato tedesco. Nonostante le sconfitte<br />

già subite dall'Italia sul fronte francese, <strong>in</strong> Albania e <strong>in</strong> Grecia, dove soltanto<br />

l'<strong>in</strong>tervento tedesco aveva, per così dire, tolto le castagne dal fuoco al duce<br />

e relegandolo così <strong>in</strong> un ruolo subalterno, Mussol<strong>in</strong>i non può non rimanere<br />

ammaliato dall'idea di una crociata anticomunista su cui aveva fondato f<strong>in</strong><br />

dalle orig<strong>in</strong>i <strong>il</strong> proprio potere50 .<br />

Così <strong>il</strong> capo del fascismo, giocandosi la carta della guerra ideologica,<br />

nella speranza di ricementare un consenso sempre più <strong>in</strong>cr<strong>in</strong>ato, e conv<strong>in</strong>to<br />

- con poco sforzo - di trarre enorme vantaggio dalle prodezze dell' esercito<br />

germanico, getta l'Italia <strong>in</strong> una delle sue avventure belliche più tragiche, e <strong>il</strong><br />

15 giugno avvisa i suoi generali di tenersi pronti ad allestire alla meno peggio<br />

alcune divisioni da spedire nella steppa russa. Con la fretta e l'impreparazione<br />

che hanno contraddist<strong>in</strong>to anche le altre campagne m<strong>il</strong>itari italiane, <strong>il</strong> 9 luglio<br />

viene costituito lo csm. 51<br />

Quattordici giorni dopo, tra i soldati <strong>in</strong> partenza, alla stazione di S.<br />

Bonifacio, troviamo anche Luigi Bazzani. Forse era già lì dalla matt<strong>in</strong>a, forse<br />

dal giorno prima. Ad ogni treno, facendosi largo tra la folla dei comm<strong>il</strong>itoni<br />

e dei passeggeri, cercava di vedere se dalle vetture scendessero per caso,<br />

<strong>in</strong>speratamente, anche la moglie Ione, con la figlioletta Marialuisa.<br />

Vi aspettavo prima di partite per terre così lontane, desideravo vedervi per stare un<br />

po' <strong>in</strong>sieme e essere vic<strong>in</strong>i al momento della partenza e tutti i treni che arrivavano a S.<br />

Bonifacio, guardavo se potevo scorgere tra i numerosi viaggiatori qualcuno di Voi. Ma<br />

nonostante questo sono partito senza tristezza. Anzi dovevo partire col sergente<br />

Tre giorni prima per venire quà a trovare l'aloggiamento, ma ho cercato di farmi<br />

sostituire tanto perche speravo rivederci prima di partire. L.,] Speriamo ritornare felici<br />

per restare per sempre con le nostre care famiglie. (Bazzani, 1-8-41)<br />

95


La speranza di Luigi è disattesa, e dobbiamo annoverare quel suo «sono<br />

partito senza tristezza» tra gli <strong>in</strong>numerevoli esempi di autocensura che<br />

riempiono le lettere dei soldati al fronte. Questa è solo la prima tra le molte<br />

bugie e i molti s<strong>il</strong>enzi che Luigi come tanti suoi compagni di sventura dovranno<br />

raccontare a casa, alle famiglie sempre speranzose di ricevere buone notizie.<br />

Quella matt<strong>in</strong>a, come le precedenti e le successive (così come nelle partenze<br />

che un anno dopo vedranno co<strong>in</strong>volte anche le divisioni dell'ARMIR), lungo<br />

i b<strong>in</strong>ari è assiepata una folla varia e chiassosa: chi canta per darsi coraggio,<br />

chi piange, chi, <strong>in</strong>vece, con i figli <strong>in</strong> braccio, str<strong>in</strong>gendosi alla moglie, rimane<br />

<strong>in</strong> s<strong>il</strong>enzio. Nei crocchi che vengono a formarsi ci si chiede quanto durerà<br />

la guerra. Tutti si dicono conv<strong>in</strong>ti che sarà come <strong>in</strong> Albania, solo per pochi<br />

mesi, e un po' per cacciare cattivi pensieri, un po' perché entusiasmati dalle<br />

fulm<strong>in</strong>ee vittorie tedesche, ci si crede veramente 52 .<br />

Anche Luigi rassicura i famigliari:<br />

Non datevi nessun pensiero per questo che per noi sarà una paseggiata come quella<br />

che abbiamo fatto <strong>in</strong> Jugoslavia. CBazzani, 19-7-41)<br />

Mentore Reggiani, <strong>in</strong>vece, partirà l'anno seguente, nel 1942, al seguito della<br />

Trident<strong>in</strong>a53 , una delle divisioni alp<strong>in</strong>e dell'Armata Italiana <strong>in</strong> Russia. Le cose<br />

a quel punto non sono andate come Hitler sperava: la Russia non è caduta <strong>in</strong><br />

otto settimane come gli strateghi avevano previsto e l'<strong>in</strong>verno è stato diffic<strong>il</strong>e<br />

per l'Asse, che ha subìto alcune controffensive da parte dell'Armata Rossa.<br />

Alcuni com<strong>in</strong>ciano a dubitare di un vittoria che sembrava certa.<br />

Se <strong>il</strong> dittatore tedesco <strong>in</strong> un primo momento aveva creduto di fare tutto da<br />

solo, <strong>in</strong>vitando addirittura Mussol<strong>in</strong>i a non <strong>in</strong>tervenire <strong>in</strong> Russia concentrandosi<br />

<strong>in</strong>vece sul fronte africano, adesso si vede obbligato a chiedere ulteriori<br />

divisioni al duce. In questo contesto viene costituito l'ARMIR, l'Armata Italiana <strong>in</strong><br />

Russia, consistente <strong>in</strong> sette divisioni aggiuntive rispetto a quelle già presenti,<br />

di cui tre alp<strong>in</strong>e. E <strong>in</strong> totale constava di circa 230.000 uom<strong>in</strong>i.<br />

Il 14 luglio del '42 com<strong>in</strong>ciano le operazioni di trasferimento.<br />

Mentore Reggiani ne <strong>in</strong>forma la famiglia senza accennare neppure alla<br />

dest<strong>in</strong>azione, avvertendo la moglie, a mo' di consolazione, che si tratta di<br />

sopportare una sofferenza condivisa da migliaia di altre famiglie, quasi che<br />

la sofferenza collettiva potesse <strong>in</strong> qualche modo alleviare una sorte privata<br />

<strong>in</strong>fausta.<br />

Lucia come mi ai sempre detto che se dovesse partire avesti piacere di saperlo prima ora<br />

sono per dirti questa brutta novita che <strong>il</strong> giorno 15 di questo mese sia di partenza<br />

ma quello che mi raccomando di stare trancu<strong>il</strong>la che noi andiamo <strong>in</strong> un posto a presidiare<br />

[ .. .1 ma pero voglio che sii tanto forte come sono io perche <strong>in</strong> questi momenti non<br />

ci sono solo io cené tanti noi siamo <strong>in</strong> 17.000 cene che a due o tre figli. CReggiani,<br />

9-7-42)<br />

Cerca poi di m<strong>in</strong>imizzare, Mentore, senza però riuscire a celare del tutto i<br />

propri sentimenti:<br />

97


Abbiamo un giretto un po lungo ma faremo anche cuesto cosi speriamo che sia<br />

lultimo ... CReggiani, 20-7-42)<br />

In realtà, che si prof<strong>il</strong>asse una tragedia, Mentore, pur non conoscendo<br />

bene la situazione <strong>in</strong>ternazionale, lo aveva avvertito. L'esperienza della guerra<br />

albanese lo aveva ormai dis<strong>il</strong>luso del fatto che <strong>il</strong> fronte fosse una paseggiata.<br />

E cerca <strong>in</strong>vano di evitarlo con la complicità e l'appoggio della rete cattolica<br />

astigiana:<br />

Lucia avevo provato per andare a lospedale come mi anno aiutato anche le suore col<br />

vescovo ma la cura delle tonsiglie e una cosa troppo da poco e non mi mandano, ma<br />

io non vorrei andare a Verona perche li mandano tutti <strong>in</strong> africa ed io preferisco piu<br />

<strong>il</strong> treno anche viaggiando molto che <strong>il</strong>... 54. CBazzani, 13-7-42)<br />

Dunque, per quanto entrambi i nostri scriventi cerch<strong>in</strong>o di rimandare più<br />

che possono quella sventurata partenza, i giochi sono già fatti e non c'è modo<br />

di evitare quel dest<strong>in</strong>o se non con la diserzione vera e propria (<strong>in</strong>fatti possiamo<br />

considerare la simulazione di Mentore come un timido tentativo di diserzione),<br />

o adottando la proverbiale pasiensa. La scelta ricade su quest'ultima possib<strong>il</strong>ità<br />

soprattutto perché tutti s<strong>in</strong>ceramente confidano <strong>in</strong> una «guerra lampo". Si<br />

tratta comunque di segnali significativi che smarcano Mentore e Luigi da<br />

quei caratteri di sottomissione e accettazione attribuiti al mondo contad<strong>in</strong>o e<br />

che abbiamo già visto essere stati spesso rovesciati di senso da pratiche e da<br />

episodi di resistenza55.<br />

Questi episodi sono spie del dissenso verso la guerra, non ultima quella<br />

che si trova alla f<strong>in</strong>e dell'epistolario di Reggiani, <strong>il</strong> quale riferendosi proprio<br />

alla guerra la chiama «questa baracca" (2-1-43). Chiamare «baracca" la guerra<br />

significa <strong>in</strong>fatti privarla di ogni di razionalità e ragione; significa destituirla di<br />

ogni fondamento ideologico accettab<strong>il</strong>e, perché l'espressione «fare baracca"<br />

designa propriamente la confusione carnevalesca <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> serio viene<br />

rovesciato <strong>in</strong> faceto, e <strong>il</strong> senso comune viene annullato e alterato dall'ironia<br />

sarcastica delle maschere, che pur f<strong>in</strong>gendo di occultare svelano <strong>in</strong> realtà i<br />

non-sensi della «normalità", o <strong>in</strong> questo caso, i dis-sensi.<br />

E che poi la scelta sia ancora, per Reggiani ma anche per Bazzani, quella<br />

della pasiensa, è solo una questione di opportunismo, di tattica, e non è<br />

<strong>in</strong> contrapposizione con <strong>il</strong> dissenso radicale (esistenziale, non ideologico)<br />

espresso verso la guerra.<br />

Ma <strong>il</strong> corollario di questa scelta verrà a costituire poi <strong>il</strong> leitmotiv della lettera<br />

di guerra. Alla pasiensa si accodano <strong>in</strong>fatti alcuni tratti caratteristici di queste<br />

produzioni epistolari: le rassicurazioni sulla salute; la riproduzione degli slogan<br />

patriottici con cui venivano bombardati i soldati e che Bazzani esemplarmente<br />

condensa nella formula: «salute ottima, morale alto,,; <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio sulle catastrofi<br />

della guerra; <strong>il</strong> tema del mangiare e della vita dei campi. Tutto è f<strong>in</strong>alizzato<br />

ad allontanare la realtà <strong>in</strong> cui si vive quotidianamente, e ad avvic<strong>in</strong>are quella<br />

perduta della famiglia e degli affetti.<br />

98


1.1 «un bellissimo viaggio <strong>in</strong> carozze di terza classe»<br />

F<strong>in</strong> da subito allora, la mistificazione della realtà attraverso le lettere e la<br />

scrittura trova la sua ragion d'essere. E <strong>il</strong> tema del viaggio non fa ovviamente<br />

eccezione ed è anzi emblematico della distanza tra reale e rappresentazione<br />

scritta del reale, ad uso e consumo soltanto della propria <strong>il</strong>lusione e di quella<br />

<strong>in</strong> cui vengono tenuti i parenti.<br />

Così i «carri bestiame» <strong>in</strong> cui, non diversamente dai muli che scaldano<br />

sulle pareti di legno dei loro temporanei ricoveri, vengono stipati i m<strong>il</strong>itari, si<br />

trasformano <strong>in</strong> comodissimi vagonP6<br />

facciamo un bellissimo viaggio <strong>in</strong> carozze di terza classe siamo molto comodi<br />

CBazzani, 25-7-42)<br />

In treno si mangia:<br />

Sul treno non manca niente abbiamo di tutto da mangiare per f<strong>in</strong>o da fumare.<br />

CReggiani, 21-7-42)<br />

Si beve:<br />

Abbiamo preso con noi una damegiana di v<strong>in</strong>o cosi beviamo tutto <strong>il</strong> viaggio CReggiani,<br />

senza data, probab<strong>il</strong>mente f<strong>in</strong>e luglio '42)<br />

Si canta:<br />

Sempre coraggio e alti di morale perche siamo tutti amici che siamo allegri tutti <strong>il</strong> viaggio<br />

abbiamo Giorgio che fa sempre cualche cantat<strong>in</strong>a. CReggiani, 21-7-42)<br />

Si fa turismo:<br />

Abbiamo fatto un buonissimo Viaggio, un Viaggio di quattro giorni cont<strong>in</strong>ui che ci à<br />

portato al conf<strong>in</strong>e ungherese traversando dal Brennero tutta l'ex austria dove abbiamo<br />

visto tante cose belle ... CBazzani, 29-7-41)<br />

Ma nei soldati scatta anche un <strong>in</strong>consapevole spirito conquistatore quando<br />

vedono davanti ai propri occhi i segni dei russi <strong>in</strong> ritirata e le grandi distese di<br />

terra grassa e nera, che nella mente dei contad<strong>in</strong>i si trasformano <strong>in</strong> meravigliosi<br />

poderi coltivati57• Né Mentore, né Luigi fanno eccezione <strong>in</strong> questo senso. Il<br />

primo tra i due <strong>in</strong> particolare sembra coniugare <strong>in</strong>sieme i due aspetti della<br />

conquista e del «turismo m<strong>il</strong>itare».<br />

Anche oggi vi do novita del mio ottimo viaggio che sempre prosegue bene ci<br />

impieghiamo un po di tempo perche stiamo fermi delle giornate a visitare tanti<br />

luoghi gia <strong>in</strong> Rusia gia conchistata da noi Italiani e Tedeschi. CReggiani, 26-7-42)<br />

In realtà però se i soldati rimangono «fermi dei giorni» non è certo per<br />

volontà dei comandi che desiderano... accrescere la loro cultura. Mancano<br />

99


<strong>in</strong>vece i mezzi per cont<strong>in</strong>uare: le l<strong>in</strong>ee ferroviare sono gestite dai tedeschi che<br />

dànno la precedenza alle loro truppe e ai loro materiali; i camion su cui alcune<br />

divisioni proseguono <strong>il</strong> viaggio si rompono e si piantano nelle strade fangose<br />

e nei tornanti delle rotab<strong>il</strong>i che attraversano i Carpazi; <strong>in</strong> conseguenza di ciò<br />

alcuni reggimenti dovranno percorrere a piedi migliaia di ch<strong>il</strong>ometri non solo<br />

nella ritirata, ma anche nell'avanzata.<br />

E a Bazzani toccherà constatare di persona che «la guerra di movimento è<br />

molto faticosa" CBazzani, 7-11-41). Un'affermazione che suona sarcastica, se si<br />

pensa che i soldati italiani vedevano i tedeschi sfrecciare davanti a loro con i<br />

treni, e l'onda d'urto delle divisioni corazzate panzer.<br />

La guerra degli italiani <strong>in</strong>vece ha un altro ritmo:<br />

Il mese passato abbiamo molto faticato, perché eravamo sempre <strong>in</strong> marcia [, . .1<br />

dovevamo cont<strong>in</strong>uamente sp<strong>in</strong>gere i nostri automezzi carichi di materiale, sempre<br />

piantati f<strong>in</strong>o alle balestre. (Bazzani, 23-11-41)<br />

Ma tornando al «turismo m<strong>il</strong>itare", rivediamo con maggiore attenzione<br />

l'affermazione <strong>in</strong> cui Reggiani, scrivendo a casa, f<strong>in</strong>ge di fare <strong>il</strong> turista,<br />

affermando che ad ogni tappa «stiamo fermi delle giornate a visitare tanti<br />

luoghi".<br />

Viene da chiedersi se entrando <strong>in</strong> Polonia, scendendo alla stazione di<br />

Varsavia e fermandosi «delle giornate a visitare .. la città, non abbia visto come<br />

<strong>il</strong> suo più noto comm<strong>il</strong>itone Nuto Reve1li58, fantasmi vestiti di stracci, con una<br />

stella gialla a sei punte cucita su una manica, controllati a vista, picchiati ed<br />

uccisi dai soldati delle ss.<br />

Dice un testimone:<br />

Venire a conoscenza per la prima volta della efferata condotta dei nazisti fu uno choc,<br />

per me e per i miei alp<strong>in</strong>i, talmente drammatico che <strong>in</strong> pr<strong>in</strong>cipio stentavamo a credere che<br />

i tedeschi fossero arrivati a così mostruosi comportamenti nei confronti degli ebrei59 •<br />

In realtà gli alp<strong>in</strong>i, ma anche i soldati del CSIR un anno prima, avevano<br />

visto e sentito, toccato con mano le aberrazioni della guerra f<strong>in</strong> dal secondo,<br />

terzo giorno di viaggio. Quasi tutti avevano com<strong>in</strong>ciato a provare ripugnanza<br />

per l'alleato tedesco. Se prima non riconoscevano i reali motivi della guerra,<br />

adesso sono ancor più confusi ed estranei ad essi. Quando poi nel giro<br />

di alcuni giorni, faranno <strong>il</strong> loro <strong>in</strong>gresso <strong>in</strong> Ucra<strong>in</strong>a (lo CSIR attraversando<br />

Ungheria e Romania, l'ARMIR Germania e Polonia) hanno ben presto un quadro<br />

completo. Le sortite dei partigiani, le controffensive dell'Armata rossa, i morti<br />

per fame, i congelati, i bombardamenti aerei, la mancanza di armi e di mezzi<br />

di trasporto adeguati.<br />

Tutto questo si presenta immediatamente agli occhi dei soldati e viene<br />

censurato nelle lettere, rendendo la caratteristica della rimozione, una<br />

peculiarità di questa tipologia di testi. Ma <strong>in</strong> questo contesto, proprio a fianco<br />

del totale s<strong>il</strong>enzio <strong>in</strong>torno a queste esperienze che i nostri scriventi dovettero<br />

fare, quello che immediatamente balza all'occhio - tra le «<strong>in</strong>nocenti .. bugie che<br />

caratterizzano le lettere - è <strong>il</strong> particolare r<strong>il</strong>ievo che assume una tematica come<br />

<strong>100</strong>


quella del cibo e sulla quale conviene <strong>in</strong>dugiare un po' più a lungo.<br />

2. "da mangiare non me ne manca"<br />

La lettera di guerra assomma <strong>in</strong> sé alcune caratteristiche tipiche che, volendo<br />

concentrare <strong>in</strong> categorie di ord<strong>in</strong>e generale, potremmo dividere <strong>in</strong> due gruppi:<br />

anzitutto <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio, come nel caso dell'<strong>in</strong>contro con gli ebrei, con i partigiani<br />

impiccati, con la miseria della guerra; e <strong>in</strong> seconda battuta una serie di<br />

tematiche come la salute, gli affetti e la vita dei campi, f<strong>in</strong>alizzate a distogliere<br />

l'attenzione sia degli scriventi che degli <strong>in</strong>terlocutori dai problemi della guerra.<br />

Tra queste ultime ce n'è una di particolare <strong>in</strong>teresse, che è quella del cibo, non<br />

solo per essere <strong>in</strong> generale un tratto caratteristico dell'epistolografia di guerra<br />

ma per l'importanza che questa tematica riveste nel mondo contad<strong>in</strong>o.<br />

Come le pietanze che vengono servite <strong>in</strong> numerose forme e modi, così<br />

anche <strong>il</strong> tema del cibo è stato riproposto nelle lettere nelle più svariate figure.<br />

I soldati al fronte <strong>in</strong>fatti non sempre si lamentano, e non sempre dicono<br />

di soffrire la fame. A volte questo avviene, anche se non sempre <strong>in</strong> modo<br />

esplicito, ma spesso i soldati si abbandonano anche a descrizioni accurate e<br />

precise di grandi abbuffate, sontuosi banchetti, goliardiche bevute. Salvo poi<br />

mandare richieste alla famiglia per averne pasta, biscotti, marmellate e ogni<br />

altro bene che potesse essere imballato e spedito.<br />

E naturalmente questa grandissima attenzione verso la tematica del cibo,<br />

e ancora di più quei passaggi <strong>in</strong> cui sono evocate mangiate pantagrueliche<br />

descritte con m<strong>in</strong>uzia di particolari, <strong>in</strong>sospettiscono e richiamano la nostra<br />

attenzione. Solo pochissime ammissioni e qualche lapsus talvolta presentano<br />

una verità più credib<strong>il</strong>e.<br />

Da tutto ciò, se ne ricava un dato certo e f<strong>in</strong> quasi banale: i soldati <strong>in</strong> Russia<br />

avevano fame. Luigi Bazzani su questa tematica riesce ad abbandonare la sua<br />

consueta sorveglianza solo dopo oltre sedici mesi di servizio <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotto:<br />

Se devo dire la Verità ho tanta Voglia di passare qualche settimana a una Mensa molto<br />

migliore di questa, solo al pensiero che sono diciassette mesi, che si mangia pane nero e<br />

pasta e acqua ... 60 . CBazzani, 10-12-42)<br />

La sottol<strong>in</strong>eatura e soprattutto le tre significative <strong>in</strong>iziali maiuscole di Verità,<br />

Voglia e Mensa, casomai ce ne fosse bisogno, non lasciano dubbi su quanto <strong>il</strong><br />

fantasma del cibo dovesse essere ass<strong>il</strong>lante nel pensiero dei soldati.<br />

Tuttavia quando sfogliamo l'epistolario di Mentore ci troviamo di fronte a<br />

descrizioni totalmente opposte, fatte con un'<strong>in</strong>consueta ricchezza di sfumature<br />

e precisazioni, tali da fare <strong>in</strong>sorgere <strong>in</strong> noi alcuni dubbi. Ci chiediamo allora se<br />

la tematica del cibo sia così ridondante «solo» per <strong>il</strong> fatto che si ha fame oppure<br />

se esiste anche una diversa spiegazione.<br />

In una lettera di Mentore a Lucia troviamo:<br />

... un altra cosa da dirti come ti dico sempre di mangiare tanto, e prendere cualche<br />

bottiglia di licuore non voglio che ti manca niente perche io dei soldi te ne mando perche<br />

cui non mi occore niente anche oggi o mangiato delle buonissime tagliatelle a luovo<br />

e qu<strong>in</strong>di da mangiare non me ne manca solo una cosa mi manca luva che da [voi]<br />

101


gia sara matura che un grappo[l01 chisa cosa lo pagherei dalla voglia che ne o Lucia<br />

ti diro che dove si troviamo ora vic<strong>in</strong>o a noi ce un altra squadra di panettieri di Novara L.,]<br />

ci anno <strong>in</strong>vitato con loro a cena che avevano una buonissima pasta siutta e dopo delle<br />

buone bistecche e anche qualche bicchiere di v<strong>in</strong>o e dei pann<strong>in</strong>i a loglio poi lultimo<br />

<strong>il</strong> caffe. CReggiani, 1-9-42)<br />

Tantissime altre lettere sim<strong>il</strong>i a questa sono occupate <strong>in</strong> grandissima parte<br />

dal tema del cibo, tanto da permetterci di fare considerazioni aggiuntive<br />

oltre al fatto di segnalare l'ennesimo tentativo di distrarre gli <strong>in</strong>terlocutori da<br />

argomenti più scabrosi, per riempire cioè quel vuoto che non poteva essere<br />

dedicato alla fame e al freddo, alla morte, alla paura, alle ragioni di una guerra<br />

<strong>in</strong>compresa.<br />

2.1 Cibo e salute, cibo e affetti<br />

Anzitutto, prendendo spunto dal brano appena citato, constatiamo un ferma<br />

e solida relazione tra cibo e salute, e per scendere ancor più nello specifico,<br />

tra v<strong>in</strong>o (<strong>in</strong> questo caso licuore) e saluté 1 .<br />

Il tema della salute nell'epistolografia di guerra è <strong>in</strong> genere di carattere<br />

formulare e si presenta per lo più come rituale di apertura, del tipo: "sento che<br />

sei <strong>in</strong> ottima salute come pure tutta la famiglia come ti posso dire di me stesso»<br />

CReggiani, 10-6-42).<br />

Mentore preoccupato dalla gravidanza della moglie ne fa un tema un poco<br />

più ampio, meno formulare, meno di circostanza. Tuttavia, potremmo anche<br />

aggiungere che <strong>il</strong> secolare stato di degrado, miseria e sottomissione delle classi<br />

rurali e dei lavoratori della terra - dal feudalesimo alla mezzadria - aveva<br />

determ<strong>in</strong>ato un'<strong>in</strong>cidenza della mortalità molto elevata. Il decesso poteva<br />

sopraggiungere per motivi che oggi sembrerebbero fut<strong>il</strong>i e banali, come<br />

un'<strong>in</strong>fluenza o un'appendicite. Si moriva di parto e di denutrizione, e <strong>in</strong> ogni<br />

caso si riteneva la malattia un flagello div<strong>in</strong>o a cui era <strong>in</strong>ut<strong>il</strong>e e forse anche<br />

immorale opporsi 62 .<br />

Tutto ciò naturalmente aveva determ<strong>in</strong>ato nei secoli un atteggiamento<br />

mentale del contad<strong>in</strong>o di estrema apprensione verso la salute, che <strong>in</strong> parte<br />

spiega anche la ritualità delle rassicurazioni <strong>in</strong> merito a tale questione. In ogni<br />

caso <strong>il</strong> contad<strong>in</strong>o, aveva <strong>in</strong>dividuato immediatamente <strong>il</strong> legame strettissimo tra<br />

cibo e salute.<br />

Il v<strong>in</strong>o, per esempio - che pure non aveva nell'alimentazione del contad<strong>in</strong>o<br />

una parte preponderante -, bevuto con moderazione, faceva "buon sangue». Se<br />

ne dava perf<strong>in</strong>o ai bamb<strong>in</strong>i <strong>in</strong> fasce ed era considerato un'ottima prevenzione<br />

contro malattie di vario tipo, crescita es<strong>il</strong>e e rachitica, debolezza. Non stupisce<br />

allora che Mentore <strong>in</strong>sistentemente raccomandi alla moglie di comprarsi<br />

bottiglie di liquore e marsala senza badare a spese.<br />

Lucia L.,] io spero che anche te possi stare bene come mi dici dimmi se non ti senti<br />

niente specialmente col tuo male di stomaco che non ti a mai lasiato <strong>in</strong> pace ma<br />

spero che tu ora possi star bene perche del male ne ai soferto abbastanza ma cuello che<br />

mi raccomando di mangiare molto specialmente ora che devi far cresere tanto la<br />

nostra Marisa mi dirai se sei venuta grassa o magra dopo che la bamb<strong>in</strong>a se ti vuole<br />

102


cualche bottiglia di licuore prend<strong>il</strong>a non stare per i soldi ... (Reggiani, 4-10-42)<br />

Il legame tra salute e cibo è esplicito e diretto. Non solo: <strong>il</strong> liquore stesso<br />

sembrerebbe essere oltre che terapeutico anche preposto alla produzione<br />

del latte. Inoltre l'<strong>in</strong>teresse di Reggiani nel sapere se la moglie è <strong>in</strong>grassata o<br />

dimagrita non è né casuale né isolato. Piuttosto, <strong>il</strong> concetto di salute, bellezza<br />

e «grassezza" viene qui confermato come un dato culturale diffuso e, per<br />

quanto riguarda <strong>il</strong> canone estetico, si protrarrà f<strong>in</strong>o agli ultimi decenni, quando<br />

l'ideale di bellezza viene a co<strong>in</strong>cidere piuttosto che con le forme abbondanti,<br />

con la figura femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e es<strong>il</strong>e, dai fianchi stretti 63 .<br />

Mangiare, avere appetito ed essere «grassa" dunque sono s<strong>in</strong>onimi di salute<br />

e di bellezza:<br />

Lucia che grande gioia mi dai sempre nel dirmi che la nostra cara Marisa diventa sempre<br />

piu grassa che ora com<strong>in</strong>cia di già essere car<strong>in</strong>a. (Reggiani, 22-9-42)<br />

Vi dirò che oggi sono andato a trovare Poli e Casali che si trovano a due Km da mè <strong>in</strong><br />

riposo, sono stato con loro mezza giornata, sempre parlando delle nostre care famiglie e<br />

sempre colla speranza di ritornare presto. Li ho trovati <strong>in</strong> buonissima salute Poli poi<br />

molto grasso. Anche di morale sono alti... (Bazzani, 2-4-42)<br />

Lucia sento che ancora non ai appetito ma speriamo che presto ti sia un buon<br />

cambiamento di appetito di star bene per tutto <strong>il</strong> tempo di tua vita. (Reggiani, 22-12-41)<br />

Nell'equivalenza salute/cibo, troviamo una prima ragione per cui i nostri<br />

scriventi, Reggiani <strong>in</strong> particolare, dicono di mangiare abbastanza e addirittura<br />

<strong>in</strong> abbondanza.<br />

Ma quando <strong>il</strong> contad<strong>in</strong>o parla di cibo lo fa rievocando implicitamente<br />

anche relazioni e significati con una forte radice rituale ed una impresc<strong>in</strong>dib<strong>il</strong>e<br />

valenza simbolica, che trascendono (ma non annullano) gli altri sensi (<strong>il</strong><br />

legame con la salute e <strong>il</strong> desiderio di mangiare meglio).<br />

Cibo e festa, cibo e comunione fam<strong>il</strong>iare, cibo e donne. Sono questi i<br />

significati che a livello <strong>in</strong>conscio, per tradizione secolare, per cultura, vengono<br />

attivati nella società rurale all'atto della nom<strong>in</strong>azione del cib0 64 .<br />

Il tema del cibo, come <strong>il</strong> tema dei campi, come <strong>il</strong> tema degli affetti, sono<br />

dunque stratagemmi, tattiche di sopravvivenza, motivi di rafforzamento<br />

spirituale e cartaceo dei legami affettivi. Non solo, <strong>in</strong>fatti, <strong>il</strong> cibo nel mondo<br />

contad<strong>in</strong>o è legato a doppio f<strong>il</strong>o al lavoro della terra, o, come direbbe Bazzani,<br />

alla «vita libera dei nostri campi", ma ogni cibo ha anche una sua precisa<br />

valenza simbolica, tra <strong>il</strong> pagano ed <strong>il</strong> religioso, tra <strong>il</strong> magico e <strong>il</strong> sacrale, la cui<br />

orig<strong>in</strong>e si perde nella notte dei tempi, ma i cui effetti permangono ormai nel<br />

DNA culturale della società rurale.<br />

Il pane, per esempio, non per niente assurto dalla liturgia cattolica a corpo di<br />

Cristo, è la vita stessa, l'elemento primario e quasi esclusivo dell'alimentazione<br />

delle campagne; la carne <strong>in</strong>vece per la sua rarità e la sua ricchezza proteica<br />

simboleggiava la festa, perciò se ne vietava <strong>il</strong> consumo nei venerdì di quaresima;<br />

l'uovo era <strong>il</strong> simbolo misterioso della vita: nelle realtà mezzadr<strong>il</strong>i era associato<br />

103


alla preparazione cul<strong>in</strong>aria della Pasqua (la sfoglia, i dolci all'uovo) e della<br />

primavera pagana (da qui la tradizione delle uova di Pasqua).<br />

E poi c'erano le donne, a cui era affidata totalmente la preparazione del<br />

cibo. Potremmo dire che le donne contad<strong>in</strong>e non smettavano mai di «nutrire"<br />

gli uom<strong>in</strong>i, dall'<strong>in</strong>fanzia alla vecchiaia. Da piccoli al seno, da adulti nella<br />

preparazione dei pasti. Sempre, l'alimentazione della famiglia contad<strong>in</strong>a<br />

<strong>in</strong>fatti rimase esclusivo appannaggio delle donne. Mangiare ed evocare cibo<br />

e banchetti succulenti per i soldati significava allora un bisogno di protezione<br />

e cura, non solo di nutrimento, era una sorta di ritorno <strong>in</strong>conscio al seno<br />

materno. Essi esprimono così, tra le righe, <strong>il</strong> desiderio di un ritorno al focolare<br />

domestico, custodito dalle donne, imbandito a festa,<br />

chiuso, raccolto, dove <strong>il</strong> legame fam<strong>il</strong>iare si forgiava e si perpetuava con la forza di<br />

un'<strong>in</strong>visib<strong>il</strong>e, formidab<strong>il</strong>e catena attorno ad un tavolo sul quale <strong>il</strong> cibo veniva distribuito e,<br />

<strong>in</strong> comunione, consumato.65<br />

Come già detto naturalmente questo non significava affatto che i soldati non<br />

avessero «anche" fame, fame reale come già attestato da Bazzani. Cercavano<br />

però di non farlo sapere, per non preoccupare le mogli, e con la scusa di<br />

variare <strong>il</strong> menù chiedevano da casa pacchi che puntualmente arrivavano, a<br />

r<strong>in</strong>forzare non solo lo scarso apporto alimentare delle gallette e del rancio, ma<br />

bensì <strong>il</strong> v<strong>in</strong>colo fam<strong>il</strong>iare.<br />

Mi farà però piacere se mi mandate un pacco al mese con roba da mangiare<br />

per questo non dovete pensare che si patisca la fame, tuttaltro, solo per mangiare<br />

qualche boccone differente dal solito m<strong>in</strong>estrone. (Bazzani, 15-4-42)<br />

se vi sarà possib<strong>il</strong>e mandatemi un pezzo di formaggio da mettere nella m<strong>in</strong>estra.<br />

Ve ne sarò riconoscente. Poi se vi fosse possib<strong>il</strong>e trovare qualche scatola di latte concentrato,<br />

per mettere nel caffè, altrimenti e tutta acqua e senza zucchero, poi fuori non si può trovar<br />

nulla perciò bisogna sempre stare con quel po' che ci danno. (Bazzani, 2-4-42)<br />

Oggi ho ricevuto <strong>il</strong> vostro pacco del 3 apr<strong>il</strong>e dove vi ho trovato sigarette salame e<br />

formaggio, questi mi faranno molto comodo perché è roba che si mangia sempre<br />

volentieri ... (Bazzani, 26-4-42)<br />

Oggi stesso con molto piacere ho ricevuto <strong>il</strong> pacco dove Vi ho trovato un salame<br />

formaggio e una scatola di latte, col formaggio e <strong>il</strong> burro che trovo qui mi faccio certe<br />

paste al burro molto buone anche <strong>il</strong> salame è squisito, <strong>il</strong> latte lo tengo e lò mangerò<br />

quando mi troverò provvisto di altre cose. (Bazzani, 20-5-42)<br />

Lucia mi raccomando di stare trancu<strong>il</strong>la che io mi trovo tanto bene e lontano da ogni<br />

pericolo <strong>il</strong> mio pensiero [è solo quello] di fare delle buone cene con tortelli gnocchi<br />

e a giorni capeletti ... (Reggiani, 13-11-42)<br />

Si ha l'impressione <strong>in</strong>somma che <strong>in</strong>torno alla tematica del cibo si <strong>in</strong>croc<strong>in</strong>o<br />

e si sald<strong>in</strong>o <strong>in</strong>numerevoli questioni, non solo quella della fame.<br />

104


3. La censura<br />

La censura non fu un'<strong>in</strong>novazione del fascismo, anche se questo l'adoperò<br />

ampiamente e con zelo al f<strong>in</strong>e sia di <strong>in</strong>tercettare <strong>in</strong>formazioni compromettenti<br />

la segretezza delle operazioni m<strong>il</strong>itari e l'ortodossia ideologica del regime,<br />

sia di registrare, <strong>in</strong> presa diretta, gli umori dell'op<strong>in</strong>ione pubblica 66 .<br />

Introdotta <strong>in</strong> Italia con <strong>il</strong> primo conflitto mondiale, f<strong>in</strong>o al 1917 era estesa a<br />

tutta la posta sia civ<strong>il</strong>e che m<strong>il</strong>itare, ma con l'<strong>in</strong>cremento dell'impegno bellico<br />

si dovette limitare l'<strong>in</strong>tervento censorio solo a quest'ultima. Fu tuttavia<br />

uno dei mezzi coercitivi-discipl<strong>in</strong>ari più potenti con cui le autorità politiche e m<strong>il</strong>itari<br />

riuscirono a controllare e a soffocare ogni manifestazione di dissenso e di opposizione<br />

alla guerra. 67<br />

Il fascismo perfezionò questo dispositivo attraverso l'eufemistico apparato<br />

del Servizio Statistiche, che faceva capo direttamente al duce. Così <strong>il</strong> 13<br />

giugno 1940, tre giorni dopo la dichiarazione di guerra a Francia e Ingh<strong>il</strong>terra,<br />

tornava <strong>in</strong> Italia la censura, che era prevista per tutta la posta da e per i<br />

m<strong>il</strong>itari al fronte, ma anche per le trasmissioni telegrafiche e telefoniche.<br />

La censura preventiva dei mezzi di stampa e <strong>in</strong> generale di <strong>in</strong>formazione<br />

era <strong>in</strong>vece riservata all'oVRA, la polizia politica del regime, addetta alla<br />

supervisione e alla repressione delle attività antifasciste, con precisi compiti<br />

di spionaggi0 68 .<br />

Già nel luglio del 1940 però, la parallela coesistenza della censura m<strong>il</strong>itare<br />

e civ<strong>il</strong>e aveva creato confusioni e ritardi, ai quali si rimediò sopprimendo<br />

gli uffici m<strong>il</strong>itari e unificandoli alle commissioni prov<strong>in</strong>ciali che era compito<br />

del prefetto istituire. Attraverso queste commissioni teoricamente venivano<br />

vagliate tutte le lettere <strong>in</strong> partenza o <strong>in</strong> arrivo dai luoghi delle operazioni<br />

m<strong>il</strong>itari, mentre c'era un controllo solo parziale per quel che riguarda la<br />

posta civ<strong>il</strong>e, attuato a seconda dell'importanza delle s<strong>in</strong>gole prov<strong>in</strong>ce.<br />

Le due funzioni della censura a cui abbiamo accennato poco sopra,<br />

cioè quella repressiva e quelle f<strong>in</strong>alizzata al monitoraggio delle truppe e<br />

dell'op<strong>in</strong>ione pubblica, nel fascismo - a differenza che nella prima guerra<br />

mondiale quando la funzione repressiva era predom<strong>in</strong>ante - coesistono.<br />

L'ut<strong>il</strong>izzo dei dati statistici fu dunque la peculiarità apportata dal regime al<br />

servizio censorio, e ciò fu giustificato dal fatto che la percezione degli «umori»<br />

della gente era assolutamente necessaria al doppio scopo di mantenerne <strong>il</strong><br />

controllo e plasmarne <strong>il</strong> pensiero e l'esistenza <strong>in</strong> senso fascista. L'obiettivo<br />

del regime, fedele alla sua vocazione m<strong>il</strong>itare, era creare «un esercito di<br />

cittad<strong>in</strong>i, un popolo di soldati».<br />

Tuttavia <strong>in</strong> questo sistema sembra esserci una contraddizione: è <strong>in</strong>fatti<br />

ovvio che reprimere <strong>il</strong> dissenso e raccogliere dati veritieri non sempre<br />

sono attività compatib<strong>il</strong>i, e vien da chiedersi allora quale effettiva efficacia<br />

e funzione svolgesse la censura. Il nodo si risolve se pensiamo a questa<br />

istituzione come ad una propagg<strong>in</strong>e, delle più raff<strong>in</strong>ate, della propaganda di<br />

regime.<br />

Infatti imponendo un limite <strong>in</strong>valicab<strong>il</strong>e a determ<strong>in</strong>ate pratiche discorsive<br />

e def<strong>in</strong>endo così l'<strong>in</strong>dicib<strong>il</strong>e, si veniva a determ<strong>in</strong>are per contrasto ciò che<br />

105


106<br />

Lettera censurata


poteva/doveva essere detto. La censura fascista perciò era non solo divieto<br />

dell'<strong>in</strong>dicib<strong>il</strong>e, ma anche prescrizione del dicib<strong>il</strong>e.<br />

La censura oltre che repressione, <strong>in</strong>terdizione, divieto a parlare, è anche prescrizione,<br />

imposizione, obbligo a diré9.<br />

In questo senso la censura era un meccanismo altamente raff<strong>in</strong>ato, uno<br />

strumento di propaganda tra i più subdoli, perché con <strong>il</strong> suo potere nascosto<br />

e senza volto, pronto sempre ad <strong>in</strong>tervenire a discrezione dell'ufficiale addetto<br />

non solo sui passaggi della corrispondenza evidentemente vietati ma anche<br />

su quelli ambigui, diviene una presenza oscura che lo scrivente arriva ad<br />

<strong>in</strong>teriorizzare, attraverso un <strong>in</strong>conscio meccanismo psicologico. E fu questa<br />

<strong>in</strong>troiezione che rese tanto efficace la censura, che così si presentava agli<br />

estensori delle lettere:<br />

Camerata <strong>in</strong> grigio-verde! Ricorda che tutto quanto riguarda <strong>il</strong> servizio fa parte del segreto<br />

m<strong>il</strong>itare. Che ne parla, anche ai suoi fam<strong>il</strong>iari, trasgredisce un dovere e si rende passib<strong>il</strong>e<br />

di severe punizioni!<br />

Oppure:<br />

Un'<strong>in</strong>discrezione, fatta anche ai tuoi cari, sui trasferimenti o partenze dell'unità a cui<br />

appartieni, può mettere spesso <strong>in</strong> grave pericolo la vita tua e quella dei tuoi camerati. Su<br />

tali questioni devi tacere con tuttFO!<br />

Quanto diverse potrebbero essere state le lettere senza questa presenza<br />

occulta non è dato saperlo. Bazzani dimostra comunque di avere appreso la<br />

lezione, anche se poi con <strong>il</strong> passare del tempo allenterà la guardia:<br />

Mi dispiace Tanto non potervi dire dove mi trovo. Ma pasiensa, se cont<strong>in</strong>ua così<br />

ben presto l'esercito Russo sarà annientato, così ritorneremo felici alle nostre case ...<br />

CBazzani, 20-8-41)<br />

3.1 Autocensura<br />

Attraverso un modello di lettura psicanalitico dell'epistolografia di guerra<br />

possiamo paragonare la lettera ad un lapsus o ad un sogn07 1 . Essa rappresenta<br />

cioè un compromesso tra <strong>il</strong> desiderio di dire e <strong>il</strong> bisogno di parlare. Soltanto<br />

a volte, un flash rivelatore offre uno squarcio improvviso, velocissimo, sulla<br />

profondità della tragedia bellica, sul malumore dei soldati, sul dissenso verso<br />

<strong>il</strong> regime. La maggior parte delle volte <strong>in</strong>fatti c'è un rimosso cont<strong>in</strong>uo che<br />

viene operato però non dai censori (perché i loro righi neri sono altrettanti<br />

segnali rivelatori che sollecitano i dubbi e le ansie dei dest<strong>in</strong>atari), ma dagli<br />

stessi scriventi che hanno <strong>in</strong>troiettato <strong>in</strong> se stessi <strong>il</strong> meccanismo di selezione<br />

del dicib<strong>il</strong>e e dell'<strong>in</strong>dicib<strong>il</strong>e.<br />

Certo, non si vuoI dire che tutta l'autocensura sia dettata dagli impedimenti<br />

politici, perché vi è anche un'autocensura di altro tipo. Si pensi all'esempio del<br />

soldato Francesco Ferrari, di cui dà notizia Att<strong>il</strong>io Bartoli Langeli, <strong>il</strong> quale nel<br />

107


108<br />

momento <strong>in</strong> cui dovrebbe scrivere «morte» o «tr<strong>in</strong>cea», dismette l'alfabeto e fa<br />

uno scarabocchion . Abbiamo già <strong>in</strong>contrato <strong>in</strong> precedenza un comportamento<br />

di Mentore analogo, 1addove 10 scrivente deve nom<strong>in</strong>are <strong>il</strong> sesso femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e,<br />

e fa uno svolazzo <strong>il</strong>leggib<strong>il</strong>e. La stessa pratica di autocensura era esercitata<br />

spesso dai soldati anche con le tematiche della morte e del dolore. Questo<br />

fa parte delle rimozioni che ubbidiscono alla volontà di autoconservazione,<br />

poiché - parafrasando George Semprun -, la guerra non è semplicemente<br />

<strong>in</strong>dicib<strong>il</strong>e, ma bensì <strong>in</strong>vivib<strong>il</strong>e e pertanto viene rimossa dall'<strong>in</strong>dividuo ogni<br />

volta gli sia possib<strong>il</strong>e, anche a livello grafic0 73 . Pena è <strong>il</strong> morirne e diventare<br />

mattF4.<br />

Anche quando la scrittura è strumento di salvezza, atto di microresistenza<br />

quotidiana, quando viene ut<strong>il</strong>izzata come luogo di elaborazione e superamento<br />

de11utto, non sempre un tale percorso risulta così l<strong>in</strong>eare. Ovviamente se la<br />

scrittura rappresenta una sorta di fuga dal reale, sebbene addolcita rispetto<br />

all'autolesionismo, alla follia, alla diserzione o addirittura al suicidio, proprio<br />

per questo deve prevedere un mondo «altro» rispetto a quello bellico. Allora<br />

narrazione e rimozione si alternano. Si racconta per sopravvivere, ma si<br />

tacciono o si ammorbidiscono le esperienze più do10rose75 .<br />

La comb<strong>in</strong>azione di questi meccanismi, da una parte attuati più o meno<br />

<strong>in</strong>consciamente dall'<strong>in</strong>dividuo, dall'altra molto subdolamente dal fascismo, dà<br />

qu<strong>in</strong>di come risultante la stesura di lettere preposte non alla comunicazione,<br />

ma all'occultamento della situazione reale.<br />

L'<strong>in</strong>troiezione dei meccanismi censori però non era sempre così<br />

approfondita da produrre una rimozione totale, e talvolta, come «l'anello che<br />

non tiene» montaliano, la catena si rompe e si mostra per un attimo la verità.<br />

Poiché però la verità poteva <strong>in</strong>nescare un circolo vizioso di lettere esplicite<br />

di tale portata a cui mai la censura avrebbe potuto opporsi, <strong>il</strong> pr<strong>in</strong>cipale compito<br />

di quest'ultima non era l'ut<strong>il</strong>izzo ricorrente delle forbici, ma semplicemente <strong>il</strong><br />

brandirle <strong>in</strong> modo m<strong>in</strong>accioso.<br />

La censura cioè aveva 10 scopo, attraverso <strong>il</strong> suo potere segreto e anonimo,<br />

e l'evocazione di nemici ombra subdoli e occhiuti, con la sua presenza<br />

s<strong>il</strong>enziosa, di trasformarsi <strong>in</strong> autocensura. In questo modo si affidava al<br />

mittente ignaro la responsab<strong>il</strong>ità di tranqu<strong>il</strong>lizzare i parenti, la moglie, i figli, e<br />

<strong>il</strong> compito di creare consenso <strong>in</strong>torno alle scelte del regime.<br />

Quando tale pressione psicologica non era sufficiente (ma 10 fu quasi<br />

sempre) a <strong>in</strong>cutere timore, <strong>in</strong>terveniva la repressione attiva: non ci voleva<br />

molto sotto <strong>il</strong> fascismo ad essere tacciati di disfattismo, e per 10 stesso motivo,<br />

i reduci della Russia, verranno censurati alloro ritorno, nascosti e allontanati<br />

dai loro cari e dalla popolazione.<br />

In questa prospettiva di <strong>in</strong>terferenza tra la comunicazione mittentedest<strong>in</strong>atario,<br />

ad opera di un terzo che nel segreto è <strong>in</strong> grado di impedirla<br />

totalmente, chi scrive modifica <strong>il</strong> proprio discorso. Poiché ogni messaggio<br />

ambiguo è potenzialmente censurab<strong>il</strong>e, si tende a esplicitare solo discorsi<br />

chiari, cioè i discorsi «del regime», magari estrapolati dalle cartol<strong>in</strong>e franchigie<br />

e dalle lettere fornite dall'esercito. Oppure, d'altra parte, a scrivere senza dire<br />

nulla, anche se quel mondo «<strong>in</strong>dicib<strong>il</strong>e» e «<strong>in</strong>vivib<strong>il</strong>e» che censura e autocensura<br />

hanno contribuito a seppellire, a volte trapela improvvisamente.


3.2 "Se voglio proprio dire la Verità"<br />

Questo mondo «<strong>in</strong>vivib<strong>il</strong>e» prende forma per esempio <strong>in</strong> certi s<strong>il</strong>enzi: ad<br />

esempio Mentore e Luigi non parlano mai di morte. Poche le eccezioni e assai<br />

significative: la prima che riportiamo di seguito è anche uno dei due casi di<br />

esercizio tangib<strong>il</strong>e del potere censorio da parte dell'ufficiale addetto che si<br />

trovano negli epistolari:<br />

In questi giorni ............................................................................ . ........................................ .<br />

............................................................................ e come ho saputo da tutti; di Massenzatico<br />

manca e<strong>il</strong>loni forse sarà prigioniero. (Bazzani, 6-1-42)<br />

In controluce però le macchie d'<strong>in</strong>chiostro nere sparse dalla censura<br />

lasciano congetturare queste parole con buona sicurezza: «la m<strong>il</strong>izia ha ucciso<br />

quei feriti dato <strong>il</strong> grande freddo».<br />

Il tema della morte viene poi affrontato <strong>il</strong>2 novembre del 1941, <strong>in</strong> occasione<br />

del «giorno dei morti». Senza fare riferimenti espliciti Bazzani riesce a dip<strong>in</strong>gere<br />

<strong>in</strong> un attimo <strong>il</strong> mondo sommerso della guerra, che si prof<strong>il</strong>a come <strong>il</strong> luogo<br />

senza senso, <strong>in</strong> cui è abolito, non tanto <strong>il</strong> sentimento religioso, quanto l'umana<br />

pietà per i morti, perché «<strong>in</strong> mezzo a questa gente» i morti sono ovunque. E<br />

quel giorno passa <strong>in</strong>osservato.<br />

Ione, oggi come giorno dei morti, mi immag<strong>in</strong>o che tutti i tuoi, genitore e fratelli si<br />

troveranno <strong>in</strong> questo giorno lì da te, per portarsi sulla tomba, della tua adorata mamma,<br />

sebbene qua, <strong>in</strong> mezzo a questa gente, questo grande giorno, passa <strong>in</strong>osservato, ma<br />

nella mia mente mi siete tutti presenti, e mi par di vedervi addolorati e tristi, e la mia picc<strong>in</strong>a<br />

chissa quali fiori avrà portato sulla tomba della sua nonna ... (Bazzani, 2-11-41)<br />

La questione della morte è <strong>in</strong>vece liquidata <strong>in</strong> due righe da Mentore. In<br />

questo caso siamo già nel gennaio 1943, le divisioni italiane sono già quasi<br />

tutte distrutte, tranne la Trident<strong>in</strong>a e parte delle altre divisioni alp<strong>in</strong>e, che<br />

sono accerchiate. Significativo <strong>in</strong> questo contesto è lo stupore con cui Mentore<br />

parla di un comm<strong>il</strong>itone e compaesano deceduto. Davvero <strong>in</strong> questo s<strong>il</strong>enzio,<br />

c'è la volontà di esorcizzare la paura e non dare ulteriori preoccupazioni ai<br />

fam<strong>il</strong>iari.<br />

Lucia sono rimasto [molto sorpreso] nel sentire la morte di Dante Vezzani era <strong>in</strong> Rusia ma<br />

io non lo sapevo ... (Reggiani, 2-1-43)<br />

Barlumi di verità si trovano poi nei discorsi di regime, troppo altisonanti per<br />

risultare credib<strong>il</strong>i, e troppo stonati rispetto al contesto di mal<strong>in</strong>conica nostalgia<br />

espresso dalle lettere. A proposito di questo punto conviene qui leggere una<br />

pag<strong>in</strong>a di Antonio Gibelli che assai bene descrive <strong>il</strong> significato delle parole<br />

d'ord<strong>in</strong>e della propaganda adottate dagli scriventi:<br />

Tocchiamo qui uno dei fenomeni decisivi L..J collegati all'accesso degli <strong>il</strong>letterati alla<br />

scrittura. Stato e classi dom<strong>in</strong>anti mentre scatenano con la prima guerra di massa un <strong>in</strong>edito<br />

bisogno di comunicazione e di scrittura, offrono (anzi impongono) le parole necessarie<br />

109


a soddisfarla. Perché oltre al bisogno di scrittura l'esperienza sconvolgente della guerra<br />

offre un bisogno di parole, dal momento che quelle presenti nel patrimonio di cultura<br />

delle classi contad<strong>in</strong>e non servono a spiegare e a dare conto dell'esperienza vissuta, a esse<br />

completamente estranea. 76<br />

Parole, queste, che trovano un'esatta corrispondenza negli epistolari dei<br />

nostri scriventi e che <strong>in</strong>dicano come l'esercito fornisse ai m<strong>il</strong>itari non solo la<br />

carta da scrivere, le cosiddette cartol<strong>in</strong>e franchigie, ma anche le parole con<br />

cui farlo .<br />

... tutto nella vita ha f<strong>in</strong>e, perciò presto avrà la f<strong>in</strong>e lesercito russo, poi per forza<br />

o per amore, anche l'Ingh<strong>il</strong>terra dovrà piegare le g<strong>in</strong>occhia, alla forza dell'Asse.<br />

(Bazzani,23-11-41)<br />

Speriamo che <strong>in</strong> pochi mesi l'esercito Rosso sia a terra, e che f<strong>in</strong>almente Venga quel<br />

tanto sospirato giorno della Vittoria. (Bazzani, 25-7-42)<br />

Ci sono poi rarissimi momenti di eccessiva lucidità o di eccessiva stanchezza,<br />

oppure di rabbia e sconforto, laddove la sorveglianza viene abbandonata per<br />

poco, <strong>in</strong> cui la guerra si rivela nella sua essenza di privazione, distacco e<br />

morte.<br />

Ione <strong>in</strong> una tua lettera mi ai chiesto che ti faccia un riassunto della Vita che trascorro<br />

quà <strong>in</strong> Russia, se voglio proprio dire la Verità, la Vita è molto faticosa per i frequenti<br />

spostamenti, che abbiamo fatto, lunico mese trascorso bene, per quel mese, che eravamo <strong>in</strong><br />

funzione collospedale, <strong>il</strong> lavoro era molto, ma eravamo ben accomodati e non ci mancava<br />

niente, però anche là eravamo <strong>in</strong> pericolo dato, che eravamo lospedale più avansato<br />

di tutti, ma tutto ando bene ... (Bazzani, 7-11-41)<br />

<strong>in</strong> quanto ai pacchi li ho ricevuti quasi tutti, mi farà piacere ugualmente se me ne<br />

mandate almeno uno al mese, con sigarette e qualcosa da mangiare, perché qua si<br />

mangia proprio male (Bazzani, 2-4-42)<br />

C<strong>il</strong>loni, come forse già sapete manca dal giorno di Natale, speriamo ancora che<br />

sia prigioniero, e che f<strong>in</strong>ita la guerra possa anche lui ritornare alla sua famiglia. (Bazzani,<br />

2-4-42)<br />

E <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, <strong>il</strong> peso della (auto)censura si svela ogni volta che si procrast<strong>in</strong>a<br />

la narrazione degli eventi ad un futuro prossimo o remoto, quando, felici e<br />

sereni, si potrà essere di nuovo <strong>in</strong>sieme, e soprattutto si potrà parlare.<br />

In questi giorni poi sono rimasto anche senza fumare, anche questo, poi<br />

comprenderai a quale punto riduce, quasi quasi ti dico che resterei più volentieri<br />

senza pane, che senza la vostra posta, e anche senza fumare poi penso sempre a te e<br />

alla mia cara picc<strong>in</strong>a e anche alla mia famiglia con tanta nostalgia solo <strong>in</strong> quei momenti<br />

che penso a voi sono felice perché <strong>in</strong> quei momenti mi sembra di vivere tra voi poi<br />

è come se mi svegliassi da un sogno, non vi vedo e non vi sento più vic<strong>in</strong>o a me [. . .J<br />

110


Avrei tante altre cose da dirti ma ad altro tempo. CBazzani, 11-12-42)<br />

Da raccontarvi sempre le stesse cose, sarebbero tante ma dà raccontare a voce, e al<br />

mio ritorno. CBazzani, 3-6-42)<br />

Quanta nostalgia mi riempie <strong>il</strong> cuore nel leggere le tue lettere e anche quella della nostra<br />

bamb<strong>in</strong>a, pensando che là lasciata così picc<strong>in</strong>a e ora è lei che mi scrive quanta è grande la<br />

voglia di vedervi, stare a Voi vic<strong>in</strong>o e raccontarvi, tutte quelle cose che per iscritto non<br />

si può, spero ed ho fiducia che i vostri auguri si avver<strong>in</strong>o presto, e che la nostra felicità<br />

ritorni per sempre nei nostri cuori. CBazzani, 9-8-42)<br />

Non siamo più ben messi come quando funzionava l'ospedale ma ancora non<br />

possiamo lamentarsi noi, poi ne avrei tante di cose da dire, ma spettiamo <strong>il</strong> mio<br />

ritorno per raccontare queste cose.CBazzani, 22-10-41)<br />

Insistere sul tema della rimozione, mettere <strong>in</strong> risalto paradossalmente<br />

l'esclusione della guerra dalle lettere, significa <strong>in</strong>dividuare l'architrave<br />

strutturale di queste produzioni epistolari. La guerra, nelle parole che i soldati<br />

hanno affidato alla carta, provoca un rumore assordante, proprio a causa del<br />

s<strong>il</strong>enzio a cui è relegata.<br />

Diego Leoni afferma che nonostante questa esclusione, gli scritti dei soldati,<br />

sono nella loro essenza scrittura della morte 77 • Per due ragioni: la prima è che<br />

queste scritture crescono, si generano, proliferano <strong>in</strong> un contesto di morte:<br />

non sarebbero esistite altrimenti, sono una creatura della guerra.<br />

La seconda ragione è che le lacerazioni dell'identità, provocate dal distacco<br />

forzato e dagli eventi tragici <strong>in</strong> cui l'<strong>in</strong>dividuo viene co<strong>in</strong>volto, vengono<br />

convogliate nelle contraddizioni stesse delle lettere.<br />

A differenza delle memorie e delle autobiografie, nelle quali l'autore tenta<br />

di ricomporre le contraddizioni della sua esistenza a posteriori, <strong>in</strong> base ad un<br />

senso che riproduce l'immag<strong>in</strong>e che ha di se stesso nel momento <strong>in</strong> cui scrive,<br />

diari e lettere registrano più fac<strong>il</strong>mente mutamenti, contraddizioni, crisi di<br />

senso.<br />

Spie l<strong>in</strong>guistiche e testuali di queste perdite d'identità sono espresse quasi<br />

ad ogni lettera, dove nella stessa pag<strong>in</strong>a, si <strong>in</strong>coraggiono i fam<strong>il</strong>iari, si afferma<br />

di essere <strong>in</strong> «ottima salute, di morale alto», salvo poi dire di non conoscere<br />

altra felicità che quella di ritornare. Si fanno proclami sull'imm<strong>in</strong>ente sconfitta<br />

dell'esercito russo, per poi affermare poco dopo <strong>il</strong> desiderio di una vittoria,<br />

f<strong>in</strong>alizzata soltanto al ritorno a casa.<br />

Del resto la scrittura di guerra non può essere che questa perché se la<br />

guerra è la perdita del senso, <strong>il</strong> caos, l'abbandono di ogni coerenza, la morte<br />

improvvisa e casuale, la scrittura che nasce da essa non potrà che rappresentare<br />

un <strong>in</strong>dividuo lacerato. La scrittura di guerra è come uno specchio rotto che<br />

restituisce l'immag<strong>in</strong>e di un volto alluc<strong>in</strong>ato, sconvolto, trasformato da una realtà<br />

<strong>in</strong>vivib<strong>il</strong>e. Perciò non si deve ricercare nella lettera di guerra una composizione<br />

che non avrà mai, ma prendere atto della sua essenza frammentaria, cogliendone<br />

come fondamentale e quanto mai eloquente la s<strong>in</strong>tesi mal assemblata di<br />

euforiche espressioni di patriottismo, di tragiche disperazioni, di sogni per <strong>il</strong><br />

futuro e di <strong>in</strong>coraggiamenti, di frustrazioni e abbattimenti.<br />

111


Questi passi di Bazzani ben rappresentano una tipologia di lettera <strong>in</strong> cui<br />

proposizioni antifrastiche vengono giustapposte tra loro, quasi ad annullarsi<br />

vicendevolmente:<br />

Ione <strong>in</strong> una tua lettera, mi chiedi di farti sapere come passo questa grande festa di Natale.<br />

In poche parole cercherò di narrartelo. Certam.ente non bene come si trovassi tra<br />

Voi, ma ad ogni modo non cè stato male, però lavorando da matt<strong>in</strong>a a sera senza tregua,<br />

e proprio oggi abbiamo avuto trenta malati uscenti, perciò potete immag<strong>in</strong>are <strong>il</strong> lavoro, poi<br />

si sperava di avere un bel pacco <strong>in</strong>vece appena un po' di sigarette poi si capisce rancio<br />

come al solito che <strong>il</strong> giorno di Natale è passato, tristezza che non potete immag<strong>in</strong>are,<br />

perché pensavo direttamente solo a voi, ed anche se avessi avuto mari e monti felice<br />

non lo sarei stato ugualmente <strong>in</strong> questo giorno, però Voi non dovete preoccuparvi<br />

per questo, Natale è passato, passerà <strong>il</strong> primo dellanno, e arriverà anche per noi la<br />

felicità ... (Bazzani, Natale 1941)<br />

Analizzando punto per punto questa lettera si può vedere come Bazzani<br />

subito cerchi di corrispondere ad una richiesta esplicita della moglie. Poi<br />

fa una dichiarazione di <strong>in</strong>tenti, prende fiato, come se si acc<strong>in</strong>gesse ad una<br />

cosa assai impegnativa (


Ci troviamo ancora una volta a pochissimi km: dal fronte, siamo <strong>in</strong> un ospedale<br />

con un buon numero di malati, ed io sempre al solito servizio me la passo<br />

discretamente bene, e posso proprio dire che tutti gli ufficiali nostri mi vogliono bene,<br />

come anche tutti i malati. L . .J Ora vi racconterò come ho passato le feste di Natale. <<br />

Con molto lavoro e tanta tristezza.<br />

E questa grande festa solo <strong>in</strong> famiglia si passa felice, <strong>in</strong>vece con questa grande<br />

distanza neppure la posta si è arrivata, e <strong>in</strong> tutto dicembre solo una lettera ho potuto<br />

leggere dei miei, aspettavo un pacco, che sono certo che me l'anno mandato ma neppure<br />

quello è arrivato, così bisogna passare si belle feste, senza fumare, senza un < ....... > di<br />

cioccolata o di torrone, come quei felici anni che si trascorrevano <strong>in</strong> famiglia.<br />

Ma speriamo che presto abbia f<strong>in</strong>e colla nostra grande Vittoria. CBazzani, 27-12-<br />

41)<br />

4. La vita al fronte<br />

Se <strong>il</strong> significato di queste lettere dunque deve essere ricercato proprio<br />

nei suoi dissidi <strong>in</strong>terni e nella particolare attenzione che si deve dare alle<br />

cose non dette, alle <strong>in</strong>formazioni «tra le righe", all'assenza sorprendente della<br />

tematica di guerra, conviene vedere meglio dietro quali frasi, apparentemente<br />

<strong>in</strong>significanti, Mentore e Luigi potevano celare la realtà del contesto <strong>in</strong> cui si<br />

erano trovati.<br />

Lo facciamo attraverso due vicende esemplificative, rese possib<strong>il</strong>i dalle<br />

testimonianze e dalle conoscenze apprese dopo la guerra, le quali ovviamente<br />

non potevano essere note ai fam<strong>il</strong>iari.<br />

Mentore Reggiani era assegnato alla 61 a Squadra panettieri forni Weiss,<br />

appartenente alla divisione Trident<strong>in</strong>a, ma purtroppo non sappiamo a quale<br />

reggimento. Tra i suoi compiti anche quello di recuperare, appunto, la far<strong>in</strong>a<br />

necessaria. Così ne parla alla moglie, quasi en passant, con una frasetta:<br />

Ieri sono andato col mio tenente <strong>in</strong> un altro paese a prendere <strong>100</strong> qu<strong>in</strong>tali di far<strong>in</strong>a siamo<br />

ritornati alla mezzanotte della sera. CReggiani, 31-10-42)<br />

Ma se questa brevissima narrazione, <strong>in</strong> cui si parte e si torna, e non si dice<br />

nulla di quanto è successo nel mezzo, f<strong>in</strong>o a «mezzanotte", può, nel contesto<br />

della lettera, addirittura non essere notata, avremo però un'altra prospettiva, una<br />

differente idea della guerra vissuta da Mentore, se consideriamo nuovamente<br />

la testimonianza del tenente Giuliano Cassandr<strong>in</strong>F9. Da questa si ev<strong>in</strong>ce che <strong>il</strong><br />

reperimento della far<strong>in</strong>a e del grano non era cosa tanto <strong>in</strong>nocua:<br />

Mi trovavo nello scalo merci della stazione ferroviara di Rossosch, dove c'era un<br />

grande s<strong>il</strong>os, dal quale dovevo prelevare centodieci qu<strong>in</strong>tali di grano e caricarli su un<br />

grande autocarro con rimorchio: per portarlo al mul<strong>in</strong>o, mac<strong>in</strong>arlo alla svelta e fornire la<br />

far<strong>in</strong>a ai panettieri per la confezione e la cottura delle pagnotte.<br />

Durante le operazioni di carico L . .J le sirene dell'allarme suonarono e subito apparvero dei<br />

caccia russi che lanciarono spezzoni e mitragliarono maledettamente. L . .J Gli aerei russi che<br />

cont<strong>in</strong>uavano a sottoporci tranqu<strong>il</strong>lamente alloro <strong>in</strong>tenso mitragliamento e spezzonamento,<br />

avevano le loro basi a pochi ch<strong>il</strong>ometri di distanza.<br />

L . .J Rimasi disteso a terra <strong>in</strong>tontito per un po' e quando alzai la testa per guardare <strong>il</strong> s<strong>il</strong>os<br />

113


alto circa 30 metri non era più dritto, ma fortemente piegato ... 8o •<br />

Qualche giorno più tardi fui richiamato al comando della mia divisione e mi fu<br />

ord<strong>in</strong>ato di prendere una squadra di uom<strong>in</strong>i e due camion per andare allo scalo<br />

merci di Rossosch a prelevare la far<strong>in</strong>a per fare le pagnotte per la truppa, poichè le<br />

scorte erano esaurite.<br />

Ero molto preoccupato per la situazione rischiosa cui andavo <strong>in</strong>contro perchè i russi<br />

scorazzavano <strong>in</strong> varie colonne per la steppa ... 81.<br />

Dunque andare "<strong>in</strong> giro" per la steppa russa a procurarsi la far<strong>in</strong>a, non è<br />

cosa tanto semplice da fare ma soprattutto da spiegare a casa.<br />

D'altra parte anche Bazzani sembra fare alcune "<strong>in</strong>nocenti" richieste ai suoi<br />

fam<strong>il</strong>iari, che <strong>in</strong>iziano nell'autunno del '42 e si ripetono per tre, quattro volte.<br />

Tra le altre cose, domanda anche un orologio da polso.<br />

Sai Ione cosa desidererei, avere un bel orologio da braccio, mi servirebbe molto nel<br />

mio servizio ... CBazzani, 25-7-42)<br />

a giorni mi troverò sprovvisto di sigarette se sapeste come è brutto essere senza fumare,<br />

poi desidererei avere l'orologio, e qualche maglietta e mutante ... CBazzani, 5-9-42)<br />

Se puoi spedire piccolissimi pacchi, mandami carta francobolli dentifricio, e se si può<br />

fare un pacchett<strong>in</strong>o con l'orologio ... CBazzani, 14-9-42)<br />

In realtà l'orologio da polso era una merce di scambio assai pregiata, che<br />

secondo alcune testimonianze aveva contribuito a salvare la vita ad alcuni<br />

soldati italiani. Un orologio si poteva barattare non solo <strong>in</strong> cambio di cibo, ma<br />

dell'<strong>in</strong>columità stessa, o comunque, con un trattamento di riguardo, al punto<br />

che alcuni soldati se ne procuravano più di uno. Scrive Arrigo Petacco:<br />

Se agli italiani <strong>in</strong> fuga fanno gola i valenki,82 ai russi che li <strong>in</strong>seguono <strong>in</strong>teressano<br />

soprattutto i casy, gli orologi. Forse non ne hanno mai visto uno e ne vanno pazzi. Quando<br />

catturano un soldato subito gli scoprono <strong>il</strong> polso s<strong>in</strong>istro: se c'è l'oggetto del desiderio<br />

diventano quasi amichevoli. Si <strong>in</strong>formano a gesti sul funzionamento, chiedono tutte le<br />

istruzioni possib<strong>il</strong>i e spesso lasciano libero <strong>il</strong> soldato magari dopo avergli offerto un sorso<br />

di vodka o un pezzo di pane nero. I casy hanno salvato molte vite. Scoperta l'importanza<br />

di quella forma di scambio, molti soldati se ne sono costituiti una scorta sottraendoli ai<br />

caduti83•<br />

Racconta poi un testimone:<br />

Con Ferraris eravamo riusciti a mettere <strong>in</strong> salvo l'orologio. Avevo nascosto <strong>il</strong> mio tra le<br />

mutande e i pantaloni. Il provvedimento ci fu di grande aiuto. Durante le nostre tappe, i<br />

contad<strong>in</strong>i, assetati com'erano di orologi, riuscivano ad avvic<strong>in</strong>arsi a noi e <strong>il</strong> baratto era fatto.<br />

Per <strong>il</strong> mio orologio ebbi una bottiglia di latte e un paio di ch<strong>il</strong>i di pane. Poi venne <strong>il</strong> turno<br />

dell'orologio di Ferrari che ci procurò altro cibo 84 •<br />

114


Forse allora, più che motivi di servizio, dietro quella richiesta di un orologio<br />

da polso c'è <strong>il</strong> timore della fame o, peggio ancora, della prigionia, c'è <strong>in</strong>somma<br />

<strong>il</strong> dramma della guerra nascosta dietro frasi apparentemente <strong>in</strong>significanti.<br />

4.1 "non mi sembra più di essere un contad<strong>in</strong>o»<br />

Potremmo riassumere quanto f<strong>in</strong>ora detto, asserendo che Luigi Bazzani<br />

e Mentore Reggiani pur vivendo <strong>in</strong> prima persona l'evento catastrofico della<br />

guerra, fecero di tutto per fornire ai fam<strong>il</strong>iari una versione <strong>in</strong>dorata della loro<br />

esperienza.<br />

In altre parole <strong>il</strong> messaggio che essi cercarono (talvolta non riuscendovi)<br />

di affidare alle lettere potrebbe essere parafrasato <strong>in</strong> questo modo: «state pure<br />

tranqu<strong>il</strong>li, è vero siamo qui <strong>in</strong> Russia, ma a parte un po' di freddo, <strong>il</strong> menù<br />

fisso e qualche noiosa passeggiata <strong>in</strong> mezzo al fango, non si vede neanche un<br />

nemico, l'avversario sarà travolto <strong>in</strong> brevissimo tempo, la salute è ottima e <strong>il</strong><br />

morale è alto».<br />

Insomma, dalle lettere, l'esperienza di guerra sembra essere stata quasi<br />

<strong>in</strong>esistente. Nella guerra di Mentore e Luigi, come direbbe Mario Isnenghi, c'è<br />

tutto «fuor che ammazzare e farsi ammazzare»85.<br />

Così Reggiani:<br />

Lucia L.,] ancora non sappiamo dove sia <strong>il</strong> fronte per <strong>il</strong> pericolo mi sembra di essere<br />

a dasti... (Reggiani, 4-10-42)<br />

non sembra neanche di essere <strong>in</strong> guerra ... (Reggiani, 8-8-42)<br />

non sappiamo cosa vuoI dire naia ... (Reggiani, senza data, primi di settembre '42)<br />

Lo spazio della scrittura viene allora <strong>in</strong>vaso da argomenti positivi, dal cibo,<br />

dall'<strong>in</strong>teresse per l'andamento dei lavori di campagna, dall'affetto per le figlie e<br />

per le mogli. Tra le cose <strong>in</strong>vece strettamente legate all' esperienza di guerra che<br />

vengono amplificate, vi sono: per Mentore <strong>il</strong> contatto con la gente del posto<br />

e, <strong>in</strong> particolare modo, la felice permanenza <strong>in</strong> un'isba contad<strong>in</strong>a, nella quale<br />

trova riparo negli ultimi mesi del 1942; per Luigi <strong>il</strong> nuovo lavoro da <strong>in</strong>fermiere;<br />

per entrambi <strong>il</strong> tema della posta, però non sempre piacevole.<br />

Per Mentore l'<strong>in</strong>contro con la popolazione del luogo sembra positivo, e<br />

anche se «con questi Russi non si capise neanche una parola» (8-8-42), pian<br />

piano saprà adattarsi.<br />

Lucia non so dirti <strong>il</strong> bene che mi vogliono cuei due vecchi dove sono a dormire che L.,]<br />

li o trovati ancora alzati che mi aspettavano come se fosse stato via un suo figlio appena<br />

rivato mi anno riscaldato una gavetta di latte poi o mangiato dei pann<strong>in</strong>i a lolio col del<br />

miele che fanno loro che anno le ape poi ti diro che la vecchia quando riceve posta da<br />

te o pure scrivo sempre piange perche anche lei anno due figli che da 7 mesi non anno<br />

sue notisie ma cerco sempre di tenerli allegri li faccio ridere perche gia com<strong>in</strong>cio a capire<br />

cualche parola poi <strong>in</strong> più che due volte alla settimana mi fanno fare <strong>il</strong> bagno e mi lavano<br />

tutto come se fosse a casa. (Reggiani, 31-10-41)<br />

115


Bazzani <strong>in</strong>vece comunica della guerra soprattutto l'esperienza<br />

professionalizzante che ha avuto modo di svolgere come <strong>in</strong>fermiere, tanto<br />

da r<strong>il</strong>evare <strong>in</strong> se stesso un cambiamento mentale assai significativo laddove<br />

esprime <strong>il</strong> desiderio di cont<strong>in</strong>uare, anche dopo <strong>il</strong> congedo, quel mestiere. Per<br />

<strong>il</strong> resto, <strong>il</strong> lavoro <strong>in</strong> un ospedale da campo, è però forse peggiore che quello<br />

della prima l<strong>in</strong>ea. Gli ospedali <strong>in</strong>fatti non erano risparmiati dalle bombe degli<br />

aerei, non avevano medic<strong>in</strong>e sufficienti, dovevano operare <strong>in</strong> grande difficoltà<br />

tra moribondi e feriti 86 .<br />

Scrive Bazzani:<br />

Ora io non mi sembra più di essere un contad<strong>in</strong>o ma un <strong>in</strong>fermiere di professione<br />

tanto ho imparato bene, e chissa per quanto tempo mi toccherà farlo. (Bazzani, 14-1-42)<br />

Ora mi sembra proprio che l<strong>in</strong>fermiere sia sempre stato la mia arte, anche per la<br />

grande passione che vi ho preso. (Bazzani, 27-12-41)<br />

Per me <strong>il</strong> lavoro è sempre quello l<strong>in</strong>fermiere di cui mi sono proprio specializzato su<br />

tutto, dato che qua se ne vede di tutte le qualità. (Bazzani, 12-5-42)<br />

Inf<strong>in</strong>e l'attesa della posta, <strong>in</strong> quanto evento più significativo della stessa<br />

esperienza di guerra, è quotidiano e trepidante. Quando <strong>il</strong> flusso epistolare si<br />

<strong>in</strong>terrompe, per le strade impercorrib<strong>il</strong>i o, nel dicembre '42, per la controffensiva<br />

russa, allora rimane solo lo sconforto e tutto diviene <strong>in</strong>sopportab<strong>il</strong>e.<br />

Mia Carissima Ione,<br />

Se sapessi quanto sono lunghi i giorni ansi i mesi senza nemmeno un tua lettera,<br />

giorno per giorno aspettiamo io come tutti gli altri, ma posta niente, arriva qualche pacco,<br />

ma i pacchi con le sigarette non fanno felici, come quando si leggono le vostre<br />

lettere, sarei felice se sapessi che almeno la mia vi arrivasse regolarmente ... (Bazzani, 10-<br />

2-42)<br />

Ecco proprio <strong>in</strong> questo momento giunge <strong>il</strong> nostro auto, si corre fuori con ansia, si<br />

grida tutti ce posta, e la posta ce, lettere <strong>in</strong> ritardo, ma ugualmente <strong>in</strong>teressanti [' . .J.<br />

Le ho lette tutte due volte ... (Bazzani, 2-11-41)<br />

5. Ultime lettere<br />

Le ultime lettere degli epistolari sono le più drammatiche, ben poco<br />

lasciano trapelare della reale situazione che noi sappiamo essere stata già<br />

molto confusa, poiché l'azione controffensiva dell'Armata Rossa era <strong>in</strong>iziata<br />

prepotentemente 1'11 dicembre con un <strong>in</strong>tenso fuoco d'artiglieria, anche se<br />

poi lo sfondamento vero e proprio della l<strong>in</strong>ea difensiva approntata da italiani,<br />

tedeschi e romeni sulle anse del fiume Don avverrà soltanto <strong>il</strong> 16 dicembre.<br />

Le divisioni di fanteria, compresa la divisione Celere, vengono completamente<br />

distrutte, i soldati sono decimati e fatti prigionieri ed <strong>in</strong>viati nei campi di<br />

concentramentoB 7 .<br />

Quasi sicuramente Bazzani viene co<strong>in</strong>volto con <strong>il</strong> suo ospedale <strong>in</strong> questa<br />

operazione di sfondamento, <strong>in</strong>fatti la sua ultima lettera risale al 15 dicembre.<br />

116


Di lui, come di tanti comm<strong>il</strong>itoni, si perdono le tracce, f<strong>in</strong>ché, <strong>in</strong> seguito ai<br />

mutamenti politici occorsi nell'Europa dell'Est e la successiva apertura degli<br />

Archivi Segreti di Stato a Mosca, <strong>il</strong> 6 giugno del 1997 una comunicazione alla<br />

famiglia del M<strong>in</strong>istero della Difesa rende noto che<br />

<strong>il</strong> Vostro congiunto, C.le Magg. BAZZANI Luigi, già dichiarato disperso, è stato catturato<br />

dalle FF.AA. Russe, <strong>in</strong>ternato nel n. 188 TAMBOV - Reg. TAMBOV, [ .. .l ave è deceduto <strong>il</strong><br />

15-03-1943.<br />

Il campo di Tambov era uno dei più grandi luoghi di concentrazione dei<br />

prigionieri di guerra della Russia, le condizioni di vita - secondo i pochi<br />

testimoni tornati - erano <strong>in</strong>umane, e la gran parte dei soldati vi morì di fame<br />

e di tifo petecchiale, piaga questa che tra i prigionieri <strong>in</strong>deboliti, si propagò<br />

come una vera e propria epidemia mortale 88 .<br />

Inesistenti <strong>in</strong>vece le notizie sulla sorte di Mentore. I russi dopo avere<br />

sfondato a Nord e a Sud delle posizioni tenute dalle divisioni alp<strong>in</strong>e,<br />

penetrano all'<strong>in</strong>terno chiudendo la sacca <strong>in</strong>torno alla Julia, alla Cuneense e alla<br />

Trident<strong>in</strong>a, dove appunto prestava servizio Reggiani. L'ultima sua lettera è del<br />

6 gennaio proprio perché <strong>in</strong> quel giorno o <strong>il</strong> seguente si <strong>in</strong>terrompe anche <strong>il</strong><br />

servizio postale. Infatti le retrovie delle divisioni alp<strong>in</strong>e, a differenza dei soldati<br />

<strong>in</strong> prima l<strong>in</strong>ea, furono le prime ad essere travolte dalla piena russa.<br />

Con almeno qu<strong>in</strong>dici giorni di ritardo, ad accerchiamento ormai ultimato,<br />

la Trident<strong>in</strong>a riceve l'ord<strong>in</strong>e di ritirata (17 gennaio). La divisione di Mentore fu<br />

anche l'unica divisione italiana ad abbandonare le proprie posizioni quasi ad<br />

organico completo, perciò non abbiamo nessun dato per congetturare cosa<br />

avvenne a Reggiani dopo <strong>il</strong> 6 gennaio, ed ogni ipotesi è ugualmente plausib<strong>il</strong>e.<br />

Se egli, come sembra, non era proprio sul fiume Don, ma nelle immediate<br />

retrovie, fu, negli ultimi giorni del '42 e nei primi giorni di gennaio, travolto<br />

dall'attacco sovietico, qu<strong>in</strong>di ucciso <strong>in</strong> combattimento o fatto prigioniero e<br />

<strong>in</strong>ternato <strong>in</strong> qualche campo di concentramento. Se <strong>in</strong>vece riuscì ad aggregarsi<br />

agli alp<strong>in</strong>i <strong>in</strong> ritirata, probab<strong>il</strong>mente morì o sotto <strong>il</strong> fuoco russo <strong>in</strong> una delle<br />

tante battaglie che la divisione <strong>in</strong>traprese per rompere l'accerchiamento,<br />

o rimase vittima del freddo che spesso superava i 40° gradi sotto lo zero.<br />

Insomma, come recitano noiosamente le targhette sui monumenti celebrativi,<br />

e gli elenchi dell'Onorcaduti, Mentore Reggiani è «disperso».<br />

Tale dicitura non rende però giustizia a quelle tracce che i nostri autori<br />

attraverso la scrittura hanno lasciato e che vanno a disegnare traiettorie di<br />

vita che <strong>in</strong> qualche modo abbiamo potuto ripercorrere e seguire. Dunque se<br />

è stato possib<strong>il</strong>e metterci dietro le tracce di <strong>in</strong>chiostro delle loro lettere non è<br />

vero che essi sono def<strong>in</strong>itivamente smarriti e irrimediab<strong>il</strong>mente «dispersi».<br />

L'anonima vittima del protagonista del romanzo di Erich Maria Remarque<br />

potè assumere agli occhi del proprio assass<strong>in</strong>o un volto, un nome ed una<br />

identità proprio nel momento <strong>in</strong> cui ricevette i colpi mortali. Solo allora Paolo<br />

Baumer, <strong>il</strong> protagonista del romanzo, davanti alla pietà suscitata dalla morte<br />

s<strong>in</strong>gola riconosce <strong>il</strong> tipografo Gérard Duval, di cui prima vedeva solo la divisa<br />

e la m<strong>in</strong>accia, ma di cui dopo può immag<strong>in</strong>are <strong>in</strong>vece i sogni, gli affetti e quella<br />

donna, la moglie, a cui egli forse scriveva «tutti i giorni»:<br />

117


Ella riceverà ancora lettere di lui, domani, fra una settimana, forse una lettera perduta<br />

ancora fra un mese. Ella la leggerà e lui le parlerà di nuovd9.<br />

Anche nel nostro caso le lettere sono l'ultima voce di vite spezzate dalla<br />

guerra, e nonostante questo (o forse soprattutto per questo) cont<strong>in</strong>uano ad<br />

avere qualcosa da dire, riscattando l'anonima morte subita da Luigi e Mentore.<br />

Ci sembra opportuno allora arricchire quei s<strong>in</strong>tetici estratti degli epistolari che<br />

abbiamo usato per le nostre argomentazioni, con stralci più ampi degli stessi.<br />

Concluderemo pertanto <strong>il</strong> nostro lavoro con la trascrizione completa delle<br />

ultime missive ricevute, facendoci da parte e lasciando la parola direttamente<br />

ai protagonisti, sperando così di averli sottratti - per una volta - alla loro<br />

condizione di «dispersi» e di vittime mute, «testimoni <strong>in</strong>tegrali» zittiti prima dalla<br />

Storia e talvolta anche dagli storici.<br />

La ragione per cui scegliamo proprio le ultime lettere è che <strong>in</strong> esse bene<br />

si condensano molte delle tematiche altrove esposte dagli scriventi. Esse<br />

contengono <strong>in</strong>fatti una dimensione drammatica particolare (determ<strong>in</strong>ata<br />

dall'aggravarsi della situazione al fronte), la quale accentua le caratteristiche<br />

e le tensioni <strong>in</strong>terne alla scrittura epistolare di guerra: l'autocensura, le<br />

ammissioni, lo sconforto, la speranza, l'espressione degli affetti, gli stati<br />

d'animo dei soldati.<br />

Ma la ragione più importante si colloca però sul piano simbolico. Esse<br />

<strong>in</strong>fatti rappresentano gli <strong>in</strong>teri s<strong>in</strong>goli epistolari per <strong>il</strong> fatto che, già allora,<br />

giungevano postume nelle mani dei dest<strong>in</strong>atari. Queste lettere cioè furono<br />

veramente sostitutive di una presenza perduta, nonché totalmente def<strong>in</strong>itive:<br />

dopo di esse non poteva essere detto niente altro. Perciò ci è sembrato<br />

opportuno e significativo che la conclusione del nostro lavoro fosse lasciata,<br />

non semplicemente alle parole degli scriventi, ma alle loro ultime parole,<br />

perché è con queste che essi si congedarono dalle persone che amavano.<br />

5.1 « un forte abbraccio e tanti bacioni sempre»<br />

P.M. 40 10-12-42-XXI<br />

Mia Carissima Ione<br />

Anche oggi ho ricevuto due tue care lettere, e portano la data dell'otto, e una del 19<br />

novembre, con tanta ansia e gioia le ho lette, dopo un mese circa, che mi trovavo sensa<br />

tue notisie, due giorni fa ho ricevuto anche la lettera di mio padre, felice nel sentirvi anche<br />

<strong>in</strong> quella [lettera] tutti <strong>in</strong> buona salute, sono pure contento nel sentire <strong>in</strong> quella di mio<br />

padre che gl'<strong>in</strong>teressi Vanno abbastanza bene, poi mi ha promesso che al mio arrivo <strong>in</strong><br />

Italia, ucciderà <strong>il</strong> bel maiale che avete, però se tardassi qualche settimana ancora, fatelo<br />

pure, qualcosa ci rimarrà lostesso per me, che se devo dire la Verità ho tanta Voglia, di<br />

passare qualche settimana a una Mensa molto migliore di questa, solo al pensare, che sono<br />

diciassette mesi, che si mangia pane nero e pasta e acqua<br />

Ione nella tua ultima ricevuta oggi, sento che te ne sei avuta amale, per <strong>il</strong> piccolo<br />

rimprovero che ti ho fatto a riguardo ai pacchi del fumare, forse avrai ragione tu, non ne<br />

dubito, però eravamo anche daccordo che col 16 ottobre mi dovevi spedire tutta la roba<br />

da me richiesta. Parlando daltro sappi che ieri abbiamo fatto un'altro spostamento di oltre<br />

i cento km con una giornata molto fredda, così è stato un viaggio non tanto bello. Quà<br />

118


però <strong>il</strong> posto è discreto ci siamo già sistemati bene, e forse funsioneremo coll'ospedale. In<br />

quanto al nostro rimpatrio, aspettiamo giorno, per giorno <strong>il</strong> cambio, perciò entro questo<br />

mese speriamo partire, quando leggerai questa mia sarò già <strong>in</strong> Viaggio, per la nostra Italia,<br />

che bei giorni saranno quelli, quando mi troverò Vic<strong>in</strong>o a te e alla mia cara picc<strong>in</strong>a, allora<br />

solo sarò Veramente felice.<br />

Ione <strong>in</strong> una tua lettera tavevo parlato, del Vaglia, che dovevi spedirmi, appena fossi<br />

arrivato a Ud<strong>in</strong>e, con questa ti dirò che puoi risparmiarlo, dato che posso cambiare 75<br />

marchi, uguale a lire 550, così mi basteranno per i giorni di contumacia, ho anche saputo<br />

che Munari non si trova più a Ud<strong>in</strong>e, nonostante questo farò tutto <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e mandarti un<br />

telegramma, appena sarò <strong>in</strong> Italia.<br />

La mia salute è buonissima, auguro sia uguale per te, Marialuisa, Mamma, Famiglia<br />

Tanti saluti farai per me ai zii fam. Munari, Guido e Angiol<strong>in</strong>a. Bacioni cari alla nostra<br />

Marialuisa, baci alla Famiglia, un forte bacio a te e tanti abbracci sempre tuo Gigi<br />

Oggi ho ricevuto una cartol<strong>in</strong>a da Iviglio si trova bene ma è distante da me<br />

Anche con questa anticipo un lieto Natale 90<br />

P.M. 40 - 13-12-42 - XXI<br />

Carissimi<br />

Anche con queste mie poche righe, non faccio altro, che notificarvi lottimo mio stato di<br />

salute, spero e auguro, l'uguale a Voi tutti.<br />

La vostra ultima ricevuta alcuni giorni orsono, è <strong>in</strong> data del 18 novembre attendo con<br />

ansia qualche altro scritto più recente, perché solo le Vostre lettere, e al sapervi tutti bene<br />

mi rende felice, questi ultimi giorni di permanenza <strong>in</strong> Russia, così spero. Chi avrebbe<br />

pensato di trovarsi ancora a così grande distanza dopo di oltre un mese, che i primi<br />

convogli sono partiti per l'Italia, noi non sappiamo ancora quando sarà quel giorno felice,<br />

speriamo presto però. Quà solite cose, io mi trovo bene, e al medesimo posto al momento<br />

non abbiamo ammalati. La stagione fà sentire giorno per giorno, maggiormente freddo.<br />

Mi raccomando coraggio per le feste diffic<strong>il</strong>mente sarò con Voi ma, spero ancora essere,<br />

almeno <strong>in</strong> Viaggio.<br />

CaramenteVi saluto e Vi abbraccio tutti, tanti bacioni alla nostra picc<strong>in</strong>a, e Vi auguro un<br />

lieto e buon Natale.<br />

Con speranza di baciarvi presto sempre vostro aff.mo Gigi<br />

P.M. 40 - 15-12-42 - XXI<br />

Mia d<strong>il</strong>etta Ione<br />

Ti anticipo questo mio scritto, dandoti notizie, della mia buona salute, spero e auguro sia<br />

uguale di te nostra cara Marialuisa, e <strong>in</strong>tera famiglia.<br />

Questa mia lettera, lo consegnata personalmente, a uno dei nostri Tenenti medico che per<br />

motivi di famiglia Viene avicendato, così ti sarà fac<strong>il</strong>e, riceverla <strong>in</strong> pochi giorni siccome mi<br />

ha fatto <strong>il</strong> grande favore di portarla con sé f<strong>in</strong>o <strong>in</strong> Italia.<br />

Ti dirò anche che con questo buon ufficiale ciò prestato servizio per tutto i diciassette<br />

mesi passati <strong>in</strong> Russia e anche <strong>in</strong> Jugoslavia, se devo dire <strong>il</strong> vero mi r<strong>in</strong>cresce molto vederlo<br />

allontanare, ma se fra poche settimane pertiremo tutti per l'Italia, spero costì ritrovarlo.<br />

In quanto alla nostra partenza non sappiamo nulla, speriamo presto però, ma nulla di<br />

positivo. Se sapessi Ione quanto <strong>in</strong>com<strong>in</strong>cia a diventar dura questa vita, già da quaranta<br />

giorni aspettiamo giorno per giorno, <strong>il</strong> cambio, e mai non arriva, quando penso a poi che<br />

tò fatto sospendere di spedirmi i pacchi, così sono di nuovo senza sigarette, poi mi faceva<br />

119


comodo anche l'orologio, ad ogni modo per <strong>il</strong> momento non <strong>in</strong>viarne, scrivi però, che<br />

almeno, non rimanga anche senza i tuoi scritti.<br />

In quanto alla stagione è discretta <strong>in</strong> confronto all'anno passato, però <strong>in</strong>tendiamoci,<br />

siamo <strong>in</strong> Russia perciò, cè sempre da stare ben coperti, non pensare [male] che <strong>in</strong> quanto<br />

agli <strong>in</strong>dumenti sono a posto. In quanto poi al mangiare bisogna accontentarci con quel po'<br />

che ci dànno.<br />

Ione ti dirò anche, che i soldi del mese di novembre, non li ho spediti perché li porto<br />

con mé, quando rientrerò, però se entro <strong>il</strong> mese di dicembre non partirò ti mandero un<br />

quatrocento lire alla f<strong>in</strong>e di questo mese.<br />

Ione quando mi scriverai mi farai sapere come si comporta la nostra picc<strong>in</strong>a a scuola, io<br />

spero sia buona e impari bene, siccome per <strong>il</strong> santo Natale non ho la gioia di passarlo, unito<br />

a te e picc<strong>in</strong>a come speravo <strong>in</strong> novembre, alla nostra cara Marialuisa, le farai un bel regalo<br />

<strong>in</strong> soldi, poi aspetto, una sua letter<strong>in</strong>a che le leggo sempre tanto Volentieri aff<strong>in</strong>che sono <strong>in</strong><br />

si tanta distanza <strong>il</strong> mio più bel regalo che posso portarle, sono i miei baci.<br />

Mi raccomando, Ione abbi coraggio che Verrà anche per noi <strong>il</strong> giorno felice forse anche<br />

prima di quanto se l'aspettiamo. Ti dirò anche che non ho più l'<strong>in</strong>dirisso di Landa e<br />

Angiol<strong>in</strong>a, perciò le farai per me tanti saluti e auguri di buone feste. Auguri anche alla tua<br />

famiglia, e sorella Amalda.<br />

Ti auguro a te un buon e lieto Natale, come a tutta la mia famiglia. Bacia per mela nostra<br />

cara Marialuisa, a te un forte abbraccio e tanti bacioni sempre tuo aff.mo Gigi<br />

5.2 «tanti saluti chi sempre vi ricorda"<br />

PM:<br />

Carissima Lucia Marisa Famiglia<br />

Oggi con tanta gioia mi e giunto tra voi e parenti e amici 31 tra cartol<strong>in</strong>e e lettere<br />

<strong>in</strong>somma <strong>in</strong>somma non f<strong>in</strong>ivo piu di leggere dalla cuantita < .... > godo nel sentire <strong>in</strong> tutte le<br />

lettere che siete tutti <strong>in</strong> ottima salute come vi posso dire di me che mi trovo proprio bene<br />

Lucia cuanta gioia mi dai nel dirmi che la nostra cara [bamb<strong>in</strong>a] viene sempre bene che<br />

ora mangia tanto e diventa sempre piu car<strong>in</strong>a ma cuanta voglia che o di vederla di poterci<br />

dare tanti bacioni asieme a te famiglia che gia da 5 mesi che vi o visto ma si spera che<br />

presto f<strong>in</strong>isca cuesta vita cosi nel nostro ritorno non ci sara più cuel pensiero di essere<br />

lontani che e gia da anni che non faciamo più le nostre feste <strong>in</strong> compagnia<br />

Lucia nelle tue lettere o trovato delle belle cartol<strong>in</strong>e che fanno ricordare i bei giorni<br />

della bella borghesia e fanno ricordare tanto <strong>il</strong> bene che ti voglio che non ti scordo mai un<br />

m<strong>in</strong>uto sempre asieme con Marisa.<br />

Lucia sono rimasto nel sentire che cuel mio amico di Bagnolo non e potuto venire causa<br />

di gran dolore che gia si trova a lospedale per la cura di p<strong>in</strong>dicite ma spero che tutto sia<br />

andato bene cosi appena stara bene vi vera a trovare per darvi mie ottime notisie come<br />

gia vi a detto Anna che lei a potuto vederlo appena vedete Anna mandate a salutare cuel<br />

mio amico<br />

Lucia sento che sempre ti sogni che io sono a dormire con te ma io spero che cuel<br />

sogno venga vera presto che ne o tanta voglia di stare con te <strong>in</strong> compagnia che o tante<br />

belle cosette da raccontarti ma prima bisogna che mi lasi dormire molto perche mi sono<br />

abbituato a dormire molto perche la notte e molto lunga poi <strong>in</strong> piu e gia da giorni che<br />

<strong>in</strong>corniciato a dormire anche a mezzo giorno dopo mangiato. Lucia sento che ai ricevuto<br />

<strong>il</strong> vaglia e poi devi prendere anche <strong>il</strong> premio di natalita che ti vai prendere una veste ma<br />

120


perche non la presa prima ti dico sempre di comperarti tutto cuello che ti occore per te e<br />

per la nostra cara figlia che giorni fa ti o fatto un altro vaglia di Lire 341 mi devi comperare<br />

anche una camicia per me che so che ne o bisogno poi o piacere che della roba ce ne sia<br />

<strong>in</strong> casa <strong>in</strong> cuesti momenti.<br />

Famiglia sento che siete rimasti contenti delle mie cartol<strong>in</strong>e come io delle vostre che tutti<br />

mi avete ricordato anche se sono lontano spero che avete passato delle buone feste io me<br />

li sono pasate abbastanza bene con i miei vecchi e amici con tortelli di Zucca e di patate e<br />

gnocchi e delle buone gall<strong>in</strong>e ma sempre col pensiero rivolto a tutti voi<br />

Diva sento che gia da due mesi che non ai notisia da Romeo ma spero che <strong>in</strong> cuesti<br />

giorni abbi avuto cualche notisia. Tanti saluti Baci chi sempre vi ricorda vostro Mentore<br />

Ciao Lucia Baci<br />

Bacioni a Marisa Rosanna < ..... > < ............. > N<strong>il</strong>de Eletta Bacioni Lucia Marisa vostro<br />

Mentore 91 PM: 2-1-43<br />

Carissima Lucia Marisa Famiglia<br />

Sempre <strong>in</strong> risposta di tutte le vostre care lettere che mi anno dato tanta gioia nel sentire<br />

che siete tutti <strong>in</strong> ottima salute come vi posso dire di me sempre con i miei vecchi che mi<br />

vogliono tanto bene che guai se alla sera vado a letto senza bere la mia tazza di latte bolito<br />

e alla matt<strong>in</strong>a non mi manca mai <strong>il</strong> mio cafe e latte con dentro cuchiai di miele e sempre<br />

troppo dolce 92 ma loro anno sempre paura che sia amaro<br />

Lucia sento che la nostra cara figlia viene tanto bene che ora e tanto car<strong>in</strong>a ma ogni volta<br />

che mi scrivi mi fai venire tanta voglia di vederla che desidere[reli di essere una mosca per<br />

sapere volare per volare sopra alla mia cara figlia che ancora non la consco<br />

Lucia come mi avete scritto che cuella carta che o fatto per Torquato ne ai avuto bisogno<br />

te per prendere <strong>il</strong> premio di natalita ma io sono pronto che <strong>in</strong> cuesta lettera gia ne metto un<br />

altra cosi se ci viene bisogno ce la gia ma io spero che non venga <strong>il</strong> momento che ci possa<br />

fare bisogno perche abbiamo bisogno che [Torquatol stia a casa a darvi un aiuto che tanto<br />

ne avete bisogno specialmente a Papa e Mamma che avrebbero i suoi giorni di comiciare a<br />

fare poco perche anno lavorato anche troppo ed ora lavorano ancora per la ostra mancansa<br />

ma sempre si spera che f<strong>in</strong>isca presto cuesta baracca cosi ritorneremo noi al lavoro che<br />

sono stanco di fare niente lucidare due scarpe e fare un letto <strong>in</strong> tutto <strong>il</strong> giorno<br />

Lucia come ti avevo gia detto che Giorgio ora si trova lontano da noi 20 ch<strong>il</strong>ometri<br />

perche anno riunito <strong>il</strong> complesso dei autisti come cuando eravamo a dasti ma ogni pochi<br />

giorni mi viene sempre a trovare stasera stessa e cua con me che fa cualche cartol<strong>in</strong>a cui <strong>in</strong><br />

compagnia con amici e i miei vecchi che anche loro avevano tanto piacere cuando Giorgio<br />

veniva <strong>in</strong> casa nostra<br />

Lucia cara sono stato un po di giorni senza tue notisie a causa della posta che noi<br />

eravamo gia [avlvisati dai nostri uficiali ma cuando o ricevuto <strong>in</strong> un giorno 32 tue lettere<br />

cartol<strong>in</strong>e che sai parenti e amici i miei vecchi si sono messi a piangere dalla consolasione<br />

nel vedere tanta posta e domandare se siete tutti <strong>in</strong> salute e sempre mi dicono di salutarvi<br />

Lucia sono rimasto nel sentire la morte di Dante Vezzani era <strong>in</strong> Rusia ma io non lo sapevo<br />

che fosse cua <strong>in</strong> Rusia e a che divisione facesse parte.<br />

Sento che Pietro ora si trova a Reggio e spera di restarvi f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e ma cuello non e<br />

fare <strong>il</strong> soldato a dessere lO ch<strong>il</strong>ometri distanti da casa che io ne o 5000 m<strong>il</strong>a e pure <strong>il</strong> tempo<br />

passa sono gia cuasi sei mesi.<br />

Famiglia sono rimasto tanto contento nel sentire che Otello e venuto a casa con altri 40<br />

121


giorni cosi vi darà un aiuto nella potatura e <strong>in</strong> altri lavori che tanto ne avete bisogno spero<br />

che nella stalla tutto vada bene sento due mucche li portate al raduno cosi avete abbastanza<br />

fì[elno senza andare tanto <strong>in</strong> giro. Tanti saluti e Baci chi sempre vi ricorda vostro Mentore<br />

Bacioni Rosanna Marisa < ... .> < ... > Ni![del Eletta<br />

Ciao Lucia vado a letto sempre col pensiero verso di voi tutti Baci<br />

Ancora freddo non e si sta bene<br />

Bacioni Lucia Marisa vostro Mentore93<br />

PM: 6-1-43<br />

Carissima Lucia Marisa Famiglia<br />

Vengo da voi per notificarvi lottimo stato di mia salute come spero di tutti voi <strong>in</strong><br />

famiglia.<br />

Lucia spero sempre che la nostra cara figlia sempre cont<strong>in</strong>ui a venir bene come sempre<br />

mi scrivi col dirmi anche che e tanto car<strong>in</strong>a ma cuanta foglia94 o di vederla che o sempre<br />

la vostra foto fra le mie mane perche non passa mai un m<strong>in</strong>uto sempre senza ricordarvi<br />

che siete mie<br />

Lucia <strong>in</strong> cuesti biglietto ci metto dentro cuesto modolo che serve per mandarmi <strong>il</strong> pacco<br />

ma non so se farai <strong>in</strong> tempo perche a la durata di solo del mese di gennaio ma non<br />

preoccuparti perche se non fai <strong>in</strong> tempo te ne mando un altro nel mese di febbraio cosi<br />

avrai più tempo nel mesi di febbraio cosi avrai più tempo prima di fare <strong>il</strong> pacco dovete<br />

leggere cuesto biglietto che vi spiega cosa dovete mettere io mi occore p<strong>il</strong>e sé potete<br />

trovare due maglie senza maniche per cuesta primavera colorate cualche fasoletto ma non<br />

pensate che io sia senza e un rotolo per foto<br />

Lucia mi trovo sempre con i miei buoni vecchi ora cui con me ce anche Davoli Alfeo che<br />

tutto <strong>il</strong> giorno si fa altro che ridere è fare dei buoni mangiare.<br />

Diva la sera del ultimo del Anno abbiamo fatto <strong>il</strong> gioco del vent<strong>in</strong>o sulla fronte come<br />

cuando labbiamo fatto cuella sera che cera Edmondo Foll<strong>in</strong>i a casa nostra non vi dico <strong>il</strong><br />

ridere che abbiamo fatto con noi cera anche Giorgio che ogni pochi giorni viene sempre<br />

a trovarci Spaggiari cie venuto <strong>il</strong> mal di pancia dal gran ridere perche cuel gioco laveva<br />

visto ancora a casa nostra. Spero che nella stalla tutto vada bene anche nei campi avete gia<br />

comiciato la potatura spero che non avete tanto freddo perche anche cua non fa freddo<br />

come dicono glialtri che sono ritornati <strong>in</strong> Italia.<br />

Tanti saluti chi sempre vi ricorda vostro Mentore<br />

Bacioni Marisa Rosanna < .... > < ....... > N<strong>il</strong>de Eletta<br />

l N. REVELLI L'anello forte. La donna: storie di vita contad<strong>in</strong>a, E<strong>in</strong>audi, Tor<strong>in</strong>o 1985, p.<br />

LXXII.<br />

2 Sul lavoro femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e <strong>in</strong> campagna cfr. A. BRAVO, La nuova Italia: madri fra oppressione<br />

ed emancipazione, <strong>in</strong> M. D'AMELIA Ca cura di), Storia della maternità, Laterza, Roma­<br />

Bari 1997, pp. 138-183. Si veda anche A. BRAVO, A.M. BRUZZONE, In guerra senza armi.<br />

Storie di donne. 1940-1945. Laterza, Roma-Bari 1995.<br />

3 Il sacrificio, la remissività e la sopportazione come qualità fondamentali della donna<br />

e soprattutto della moglie-madre <strong>in</strong> epoca fascista sono approfondite da F. KOCK, La<br />

madre di famiglia nell'esperienza sociale cattolica, <strong>in</strong> M. d'Amelia Ca cura di), Storia<br />

della maternità, Laterza, Roma-Bari 1997, pp. 239-272.<br />

4 Il senso è: «si spera che una volta diventata adulta abbia voglia di lavorare».<br />

5 La figlia di Lucia e Mentore, Marisa, ci conferma che la madre aveva frequentato<br />

122


appena la seconda elementare e che nello scrivere e nel leggere le lettere si faceva<br />

aiutare da una delle cognate, più spesso Diva.<br />

6 Cfr. V. DE GRAZIA, Le donne nel regime fascista, Venezia, Mars<strong>il</strong>io 1993.<br />

7 A. GROPPI, Introduzione a A. GroPPI Ca cura dO, Il lavoro delle donne, Laterza, Roma­<br />

Bari 1996, pp. III-XVI: XII.<br />

8 W. SECCOMBE, Le trasformazioni della famiglia nell'Europa Nord-Occidentale: m<strong>il</strong>le<br />

anni di storia tra feudalesimo e capitalismo, La Nuova Italia, Firenze 1997, p. 55.<br />

9 Cfr. sulla condizione lavorativa femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e tra le due guerre M.V. BALLESTRERO, La<br />

protezione concessa e l'uguaglianza negata: <strong>il</strong> lavoro femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e nella legislazione<br />

italiana, <strong>in</strong> GROPPI Ca cura dO, Il lavoro delle donne, cit., pp. 445-470.<br />

lO Cfr. anche M. PALAZZI, Donne sole. Storia dell'altrafaccia dell'Italia tra antico regime<br />

e società contemporanea, Mondadori, M<strong>il</strong>ano 1997, pp. 35-47.<br />

II S. SOLDANI, Maestre d'Italia, <strong>in</strong> A. GROPPI Ca cura dO, Il lavoro delle donne, Laterza,<br />

Roma-Bari 1996, pp. 368-397: 380.<br />

12 SECCOMBE, Le trasformazioni, cit., particolarmente pp. 1-56.<br />

13 M. VINCENTI, A te, sposa cristiana, Edizioni Paol<strong>in</strong>e, Alba 1942, pp. 151.<br />

14 P. PALLA VICINI , Uom<strong>in</strong>i e donne, <strong>in</strong> M. FIRPO, P.G. ZUNINO Ca cura dO, La storia e le sue<br />

immag<strong>in</strong>i: L'Italia dall'Unità ad oggi, VoI. I, Ambienti, persone, economia, Garzanti,<br />

M<strong>il</strong>ano 2002, p. 249-290: 268.<br />

15 J. GOODY, Lafamiglia nella storia europea, Laterza, Roma-Bari 2000, p. 258.<br />

16 M. BABAGLI, Sotto lo stesso tetto. Mutamenti della famiglia <strong>in</strong> Italia dal XV al XX<br />

secolo, Il Mul<strong>in</strong>o, Bologna 2000, pp. 426-434: 431.<br />

17 Per: «quanto".<br />

18 Sulle idee dell'<strong>il</strong>lum<strong>in</strong>ista lombardo rispetto all'educazione e alla crescita dei bamb<strong>in</strong>i<br />

e <strong>in</strong> merito alla sua esperienza privata, C. COVATO, Bamb<strong>in</strong>e e cure paterne, <strong>in</strong> E. BECCHI,<br />

A. SEMERARO Ca cura dO, Archivi d'<strong>in</strong>fanzia. Per una storiografia della prima età, La<br />

Nuova Italia, Firenze 2001, pp. 271-288.<br />

19 P. VERRl <strong>in</strong> G. BARBARISI Ca cura dO ,Manoscritto» per Teresa, led, M<strong>il</strong>ano 1999, p. XV,<br />

citato da Covato, Bamb<strong>in</strong>e, cit., p. 286.<br />

20 REVELLI, L'anello, cit., p. LXXV.<br />

21 Cfr. P. SORCINELLI, Storia e sessualità. Casi di vita, regole e trasgressioni tra Ottocento e<br />

Novecento, Mondadori, M<strong>il</strong>ano 2001, pp. 138-150.<br />

22 Al term<strong>in</strong>e della gravidanza.<br />

23 Per un excursus storico sul matrimonio cfr. BARBAGLI, Sotto lo stesso tetto, cit., pp. 376-<br />

389. Si veda anche I. FAZIO, Percorsi coniugali nell'Italia moderna, <strong>in</strong> M. DE GIORGIO,<br />

C. KiAPISCH-ZUBER Ca cura dO, Storia del matrimonio, Laterza, Roma-Bari 1996, pp. 151-<br />

214. Anche M. DE GIORGIO, Le italiane dall'Unità a oggi, Laterza, Roma-Bari 1992.<br />

24 Su questo punto, D. LOMBARDI, Fidanzamenti e matrimoni dal Conc<strong>il</strong>io di Trento al<br />

700, <strong>in</strong> DE GIORGIO, KiAPISCH-ZUBER Ca cura dO, Storia del matrimonio, cit., pp. 215-<br />

250.<br />

25 N. REVELLI, Il mondo dei v<strong>in</strong>ti, E<strong>in</strong>audi, Tor<strong>in</strong>o 1979, p. 16.<br />

26 «Un amico mi diceva che <strong>in</strong> italiano «accasato" si dice sistemato. Avevo trovato<br />

molto bello che <strong>in</strong>vece di dire: «Un tale si è accasato", «Un tale è sposato", si potesse<br />

immag<strong>in</strong>arlo «sistemato", preso <strong>in</strong> un sistema", R. BARTHEs, Frammenti di un discorso<br />

amoroso, E<strong>in</strong>audi, Tor<strong>in</strong>o 2001, p. 238.<br />

27 P. SORCINELLI, Storia e sessualità cit., particolarmente pp. 93-106.<br />

28 In un'<strong>in</strong>chiesta del 1906 di Paola Lombroso e Mario Carrara sui «sentimenti morali delle<br />

classi popolari", un contad<strong>in</strong>o di sesso masch<strong>il</strong>e afferma: «l'ho sposata per costituire<br />

una famiglia ed una unione, una buona compagna che fa servizio e pulizia vale tutto<br />

<strong>in</strong> casa", <strong>in</strong> M. De Giorgio, Raccontare un matrimonio moderno, <strong>in</strong> DE GIORGIO, C.<br />

KiAPISCH-ZUBER Ca cura dO, Storia del matrimonio, cit., pp. 307-390: 313.<br />

29 Non ti decidi a diventare.<br />

30 Non sappiamo chi sia, forse un amico.<br />

31 Sulla «promessa" S. SEIDEL MENCHI, Elogio del matrimonio post-trident<strong>in</strong>o, <strong>in</strong> S. SEIDEL<br />

123


124<br />

MENcHI e D. QUAGLIONI (a cura dO, Matrimoni <strong>in</strong> dubbio. Unioni controverse e nozze<br />

clandest<strong>in</strong>e <strong>in</strong> Italia dal XVI al XVIII, Il Mul<strong>in</strong>o, Bologna 2001, pp. 17-60; S. LuPERlNI, La<br />

promessa sotto accusa (Pisa 1584), ibidem, particolarmente pp. 363-394. Si veda anche<br />

M. Pelaja, La promessa <strong>in</strong> DE GIORGIO, hlAPISCH-ZUBER (a cura dO, Storia del matrimonio,<br />

cit., pp. 391-416.<br />

32 Il segno è di Bazzani <strong>il</strong> quale forse voleva mettere <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo <strong>il</strong> suo commento <strong>in</strong><br />

merito all'episodio descritto.<br />

33 BARTHES, Frammenti, cit., p. 185.<br />

34 Il virgolettato di Bazzani.<br />

35 Le virgolette sono di Bazzani.<br />

36 S. BELLASSAI, Mascol<strong>in</strong>ità e relazioni di genere nella cultura politica comunista (1947-<br />

1956), <strong>in</strong> S. BELLASSAI, M. MALATESTA, Genere e mascol<strong>in</strong>ità: uno sguardo storico, Bulzoni<br />

Editore, Roma 2000, pp. 265-301: 297.<br />

37 La volontà di preservare la buona condotta e la moralità dei soldati al fronte, fu<br />

<strong>il</strong> primo impulso che sp<strong>in</strong>se l'operato cattolico a costituire nella Grande Guerra, le<br />

Case del Soldato, contrapposte idealmente a quelle «di prostituzione". Cfr. E. FRANZIAN,<br />

Cas<strong>in</strong>i di guerra, Paolo Gasparri, Ud<strong>in</strong>e 1999, particolarmente pp. 71-106: 80.<br />

38 Si tratta di un comm<strong>il</strong>itone, marito di Mimma.<br />

39 P. CLEMENTE, Tavola rotonda, <strong>in</strong> «Materiali di lavoro", 1990/1-11, pp. 315-322: 319.<br />

40 «che sono <strong>in</strong> viaggio", cioè che stanno capitando: si riferisce alla gravidanza della<br />

moglie.<br />

41 Cfr. P. AruÈs, La contraccezione di una volta, <strong>in</strong> aa.vv., L'amore e la sessualità,<br />

Edizioni Dedalo, Bari 1994, pp. 129-144.<br />

42 Italianizzazione del dialettale «cuvlè<strong>in</strong>i", la cosidetta «coda di cavallo". Le donne però<br />

non erano solite tenere i capelli sciolti, più spesso venivano raggruppati <strong>in</strong> un crocchio<br />

dietro la nuca, tenuto fermo da sp<strong>il</strong>loni di metallo o, quelli più lavorati, di osso.<br />

43 Cfr. G.L. MOSSE, L'immag<strong>in</strong>e dell'uomo. Lo stereo tipo masch<strong>il</strong>e nell'epoca moderna,<br />

E<strong>in</strong>audi, Tor<strong>in</strong>o 1997, soprattutto pp. 207-237 sull'idea di masch<strong>il</strong>ità durante <strong>il</strong> ventennio<br />

fascista.<br />

44 L. ELLENA, Mascol<strong>in</strong>ità e immag<strong>in</strong>ario nazionale nel c<strong>in</strong>ema italiano degli anni<br />

Trenta, <strong>in</strong> Bellassai, Malatesta, Genere, cit., pp. 243-264: 253.<br />

45 Il senso della frase è: «non passa mai un m<strong>in</strong>uto senza che vi ricordi, perché siete<br />

mie". Questa espressione, qui al plurale riferita sia a Lucia che a Marisa, ricorre al<br />

s<strong>in</strong>golare un'<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ità di volte, troppe perché non si possa pensare ad un atteggiamento<br />

paternalistico, appunto di vir<strong>il</strong>e esercizio di protezione e dom<strong>in</strong>io.<br />

46 Cfr. G.L. MossE, L'uomo e le masse nelle ideologie nazionaliste, Laterza, Roma-Bari<br />

1982, particolarmente pp. 195-214.<br />

47 La banalizzazione della morte e <strong>il</strong> Mito dei caduti, rendevano <strong>il</strong> conflitto un evento<br />

non tragico, ma carico di senso positivo e, anzi, sacro. Cfr. G.L. MossE, Le guerre<br />

mondiali. Dalla tragedia al mito dei caduti, Laterza, Roma-Bari 1990.<br />

48 A. CAPONE, Corporeità masch<strong>il</strong>e e modernità, <strong>in</strong> Bellassai, Malatesta, Genere, cit., pp.<br />

205-221: 206.<br />

49 Sulla campagna di Russia cfr. A. PETACCO, L'armata scomparsa, l'avventura degli<br />

italiani <strong>in</strong> Russia, Mondadori, M<strong>il</strong>ano 1998.<br />

50 Per un'idea più completa della situazione <strong>in</strong>ternazionale, e <strong>in</strong> particolare<br />

sull'Operazione Barbarossa con cui Hitler cercò di soprendere l'uRss, si veda R. OVERY,<br />

Russia <strong>in</strong> guerra, 1941-1945, Il Saggiatore, M<strong>il</strong>ano 2000.<br />

51 Si veda N. REVELLI, Le due guerre. Guerrafascista eguerrapartigiana, E<strong>in</strong>audi, Tor<strong>in</strong>o<br />

2003, nello specifico della campagna di Russia pp. 60-120. Cfr. anche M. 1SNENGHI, Le<br />

guerre degli italiani. Parole, immag<strong>in</strong>i, ricordi (1848-1945), Mondadori, M<strong>il</strong>ano 1989.<br />

52 Tra le tante testimonianze fornite sul giorno della partenza da N. REVELLI, Lettere<br />

dal fronte. Lettere di soldati caduti o dispersi nella seconda guerra mondiale, E<strong>in</strong>audi,<br />

Tor<strong>in</strong>o 1995, si vedano ad esempio pp. 112-113.<br />

53 Cfr. F. MAGONI, La Trident<strong>in</strong>a <strong>in</strong> Russia, Borgosatollo, Gruppo Alp<strong>in</strong>i di Borgosatollo,


1999; N. REVELLI, La guerra dei poveri, E<strong>in</strong>audi, Tor<strong>in</strong>o 1962; IDEM, Mai tardi, E<strong>in</strong>audi,<br />

Tor<strong>in</strong>o 1967.<br />

54 Carta corrosa.<br />

55 Non a caso <strong>in</strong>fatti la diserzione veniva considerata quasi alla stregua di una malattia,<br />

a causa della sua contiguità con fenomeni di autolesionismo e di <strong>in</strong>sorgenza di turbe<br />

psichiche, noti a tutti gli eserciti. La diserzione <strong>in</strong>oltre sembra confutare quella teoria<br />

della rassegnazione e della passività attribuita (o più che altro desiderata dai comandi)<br />

soprattutto ai soldati di orig<strong>in</strong>e contad<strong>in</strong>a. Cfr. M. ISNENGID, Gli uom<strong>in</strong>i <strong>in</strong> guerra, <strong>in</strong><br />

M. ISNENGHI, M. ROCHAT, La Grande Guerra 1914-1918, La Nuova Italia, Firenze 2000,<br />

particolarmente pp. 243-252.<br />

56 Il treno nasce nella prima metà dell'Ottocento per soddisfare esigenze prima di<br />

tipo m<strong>il</strong>itare e solo successivamente civ<strong>il</strong>i, tant'è vero che, forse per questo motivo,<br />

ne conserverà la forte connotazione ideologica di conquista. Per lungo tempo rimane<br />

nell'immag<strong>in</strong>ario collettivo come <strong>il</strong> simbolo delle fortune politiche e sociali e della<br />

modernità. Cfr. R. CESERANI, Treni di carta. L'immag<strong>in</strong>ario <strong>in</strong> ferrovia: l'irruzione del<br />

treno nella letteratura moderna, Marietti, Genova 1993.<br />

57 Sul viaggio dello CSIR e dell'ARMIR cfr. REVELLI, Le due guerre, cit., pp. 90-97.<br />

58 Anche Nuto Revelli <strong>in</strong>fatti faceva parte della Trident<strong>in</strong>a.<br />

59 Testimonianza del tenente Giuliano Cassandr<strong>in</strong>i, della divisione Trident<strong>in</strong>a. Cassandr<strong>in</strong>i<br />

si trovava con ogni probab<strong>il</strong>ità sullo stesso convoglio di Mentore Reggiani partito da<br />

Asti <strong>il</strong> giorno 19 luglio 1942. Era la prima tradotta della divisione ed era composta<br />

esclusivamente dai reparti dei servizi logistici a cui anche Mentore era assegnato.<br />

Inoltre <strong>il</strong> tenente era responsab<strong>il</strong>e della distribuzione della far<strong>in</strong>a ai panettieri e non<br />

è escluso che conoscesse di persona Mentore, che appunto svolgeva quel servizio.<br />

L'<strong>in</strong>tervista si trova <strong>in</strong> B. GHIGI, P.L. BERTINARIA (a cura di), La tragedia italiana sulfronte<br />

russo (1941-1943). Immag<strong>in</strong>i di un sofferto sacrificio, con documenti e testimonianze,<br />

Bruno Ghigi editore, Rim<strong>in</strong>i 1993, pp. 270-280.<br />

60 La sottol<strong>in</strong>eatura è di Bazzani.<br />

61 A questo proposito P. SORCINELLI, Per una storia sociale dell'alimentazione. Dalla<br />

polenta ai crackers, <strong>in</strong> A. CAPATTI, A. DE BERNARDI, A. VARNI (a cura di), Storia d'Italia,<br />

Annali XIII, L'alimentazione, E<strong>in</strong>audi, Tor<strong>in</strong>o 1998, pp. 453-496. Sul cibo ancora P.<br />

SORCINELLI, Gli italiani e <strong>il</strong> cibo. Appetiti, digiuni e r<strong>in</strong>unce dalla realtà contad<strong>in</strong>a alla<br />

società del benessere, clueb, Bologna 1992.<br />

62 Cfr. P. SORCINELLI, Uom<strong>in</strong>i ed ePidemie nel primo Ottocento, <strong>in</strong> F. DELLA PERUTA (a cura<br />

di), Storia d'Italia, Annali VII, Malattia e medic<strong>in</strong>a, E<strong>in</strong>audi, Tor<strong>in</strong>o 1984, pp. 497-<br />

540.<br />

63 A questo proposito SORCINELLI, Per una storia sociale, cit., pp. 453-456.<br />

64 Per questa <strong>in</strong>terpretazione cfr. F. TADDEI, Il cibo nell'Italia mezzadr<strong>il</strong>efra Ottocento e<br />

Novecento, <strong>in</strong> Capatti, De Bernardi, Varni (a cura di), Storia d'Italia, cit., pp. 23-40.<br />

65 Ivi, p. 36.<br />

66 Cfr. L. RIZZI, Lo sguardo del potere, La censura m<strong>il</strong>itare <strong>in</strong> Italia nella seconda guerra<br />

mondiale (1940-45), Rizzoli, M<strong>il</strong>ano 1984. Anche A. LEPRE, L'occhio del duce. Gli<br />

italiani e la censura di guerra 1940-1943, Mondadori, M<strong>il</strong>ano 1992.<br />

67 Rizzi, Lo sguardo, cit., p.12.<br />

68 Cfr. S. COLARIZI, L'op<strong>in</strong>ione degli italiani sotto <strong>il</strong> regime 1929-1943, Laterza, Roma-Bari<br />

2000, pp. 8-15.<br />

69 RIZZI, Lo sguardo, cit., p. 31.<br />

70 Si tratta di avvertenze stampate ai lati della carta da lettera fornita dai comandi.<br />

71 RIZZI, Lo sguardo, cit., pp. 28-30.<br />

72 A. BARTOLI UNGELI, La scrittura dell'italiano, Il Mul<strong>in</strong>o, Bologna 2000, p. 161. Sul<br />

tema dell'autocensura e dei rapporti epistolari tra i soldati e le famiglie cfr. anche G.<br />

PROCACCI, Soldati e prigionieri italiani nella Grande Guerra, Bollati Bor<strong>in</strong>ghieri, Tor<strong>in</strong>o<br />

2000, particolarmente pp. 102-150.<br />

73 Cfr. P. CLEMENTE, Vite esposte: scritture autobiografiche <strong>in</strong> libri, archivi, coscienze, <strong>in</strong><br />

125


126<br />

Q. ANTONELLI, A. 1uso (a cura di), Vite di Carta, L'ancora del mediterraneo, Napoli 2000,<br />

pp. 133-158.<br />

74 Sui meccanismi di autodifesa e sulle ferite psicologiche causate dalla guerra cfr.<br />

A. Gibelli, L'offic<strong>in</strong>a della guerra. La grande guerra e le traiformazioni del mondo<br />

mentale, Bollati Bor<strong>in</strong>ghieri, Tor<strong>in</strong>o 1998.<br />

75 Cfr. S. TUTINo, Scrivere di sé: storia e memoria, <strong>in</strong> ANTONELLI, 1uso (a cura di), Vite di<br />

carta, cit., pp. 101-118.<br />

76 GIBELLI, L'offic<strong>in</strong>a, cit., pp. 99-103: 99.<br />

77 «è <strong>il</strong> morire e <strong>il</strong> far morire - <strong>il</strong> soffrire - che circoscrive lo spazio della scrittura» <strong>in</strong> D.<br />

LEONI, Il s<strong>il</strong>enzio della scrittura, <strong>in</strong> «Materiali di lavoro», 1991/1, pp. 179-185: 184.<br />

78 Sei divisioni russe attaccarono violentemente le posizioni difese dalla Celere, tra <strong>il</strong><br />

25 e <strong>il</strong> 30 dicembre, fu la famosa «battaglia di Natale», che provocò migliaia di morti<br />

e feriti. Si combatteva precisamente a Stal<strong>in</strong>o, dove Bazzani riferisce di essere dal 23-<br />

11-41, e che si trasformò <strong>in</strong> uno dei più grandi cimiteri di guerra italiani <strong>in</strong> Russia. Cfr.<br />

R. Cuccu, Le operazioni italiane <strong>in</strong> Russia 1941-1943, <strong>in</strong> AA.Vv, Gli italiani sul fronte<br />

russo, De Donato, Bari 1982, pp. 209-227.<br />

79 Cfr. nota 59.<br />

80 G. Cassandr<strong>in</strong>i <strong>in</strong>tervistato da B. GHIGI, La tragedia, cit., p. 572-573.<br />

81 1vi, p. 575.<br />

82 Calzatura di feltro pressato, molto calda, <strong>in</strong> dotazione ai soldati russi.<br />

83 PETACCO, L'armata scomparsa, cit., p. 574.<br />

84 G. ROTOLO, Dal Piave al Don, tre guerre nella vita di un chirurgo, Mursia, M<strong>il</strong>ano<br />

1984, p. 112.<br />

85 1SNEGHI, Gli uom<strong>in</strong>i, cit., pp. 232-239: 233.<br />

86 Per alcuni riferimenti alla storia dell'assistenza medica <strong>in</strong> guerra, particolarmente<br />

nel secondo conflitto mondiale, vedi G. COSMACINI, Medic<strong>in</strong>a e sanità <strong>in</strong> Italia nel<br />

ventesimo secolo, dalla Spagnola alla 2° guerra mondiale, Laterza, Roma-Bari 1989,<br />

particolarmente pp. 323-331. Si veda anche Rotolo, Dal Piave al Don, cito<br />

87 Sui campi di prigionia e sulla famosa marcia del davai (avanti) cfr. V. ZILLI, Gli<br />

italiani prigionieri di guerra <strong>in</strong> Urss: vicende, esperienze, testimonianze, <strong>in</strong> AA.Vv, Gli<br />

italiani sul fronte russo, cit., pp. 295-321.<br />

88 Sul campo di Tambov cfr. ROTOLO, Dal Piave al Don, cit., pp. 111-120.<br />

89 E.M. REMARQUE, Niente di nuovo sul fronte occidentale, Mondadori, M<strong>il</strong>ano 1998, p.<br />

166.<br />

90 Queste ultime due proposizioni sono poste ai lati del corpo centrale della lettera, a<br />

mo' di post scripta.<br />

91 Post scriptum.<br />

92 Da notare che scrive dolce corretto su un precedente dolche.<br />

93 Sono tutte glosse fatte a lato dopo la stesura della lettera.<br />

94 Sta per «voglia».


Il caso Piron.<br />

Voci di un cippo partigiano<br />

Andrea Moretti*<br />

Ci sono, tra le nostre terre em<strong>il</strong>iane, schegge piantate nella terra che<br />

raccontano storie vecchie di sessant'anni. Ai bordi delle strade, tra le valli<br />

negli angoli più solitari, sospesi sugli arg<strong>in</strong>i, o timidamente sopravvissute,<br />

anacronistiche e mal<strong>in</strong>coniche, tra nuovi caseggiati e zone <strong>in</strong>dustriali, dove<br />

c'era la campagna. Sono lì, con sotto fiori di plastica e cartell<strong>in</strong>i tricolore<br />

siglati CVL 1 . Sono lapidi, steli, cippi. Sono le tracce superstiti di una lotta durata<br />

dall'armistizio alla Liberazione, frutto di un impegno sociale e politico che <strong>in</strong><br />

quei venti mesi imbraccia le armi, ma che durante <strong>il</strong> ventennio fascista non<br />

dorme, e si alimenta d'<strong>in</strong>contri, volant<strong>in</strong>i, tipografie clandest<strong>in</strong>e. Ogni cippo ha<br />

una foto, due date, e una storia da raccontare. Ogni cippo è <strong>il</strong> punto d'arrivo<br />

di una vicenda umana. Ogni cippo era un ragazzo che <strong>in</strong> quei mesi cruciali ha<br />

scelto una parte, o è stato scelto da chissà quale dest<strong>in</strong>o, mettendo <strong>in</strong> gioco<br />

la propria vita per i grandi ideali di libertà, democrazia, giustizia. Con ansia di<br />

autodeterm<strong>in</strong>azione, scansando l'attesismo, disertando <strong>il</strong> precetto di leva della<br />

Repubblica sociale italiana, dando vita ad un vero e proprio esercito popolare,<br />

quello dei Partigiani.<br />

A Campagnola Em<strong>il</strong>ia, affacciato al fosso di via Prampol<strong>in</strong>i, sulla strada<br />

prov<strong>in</strong>ciale che conduce a Novellara, un cippo parla di un ragazzo che dalla<br />

foto accenna un sorriso, la faccia pulita, e l'ombra sugli occhi di un cappello<br />

*Andrea Moretti nasce a Carpi nel 1976. Vive a Rolo (RE). Nel 2003 si laurea presso<br />

l'Università degli Studi di Bologna <strong>in</strong> F<strong>il</strong>osofia, con una tesi sulla "nozione di capacità".<br />

Da ottobre 2002 lavora presso <strong>il</strong> comune di Rolo come collaboratore del s<strong>in</strong>daco e<br />

di Giunta, seguendo vari progetti nelle aree cultura, sociale, giovani. In qualità di<br />

addetto stampa segue le pubblicazioni e i comunicati del Comune. Collabora con un<br />

periodico locale.<br />

129


dell'esercito tedesco. La data di nascita non c'è, la data di morte ha un che<br />

di fam<strong>il</strong>iare per un rolese, co<strong>in</strong>cide con l'eccidio della Righetta, <strong>il</strong> nome è<br />

Giovanni Piron. Queste le sole parole del cippo, criptiche e <strong>in</strong>sufficienti.<br />

Chi è Giovanni Piron<br />

Gaetano Davolio, Presidente ANPI sezione di Campagnola, ex partigiano,<br />

racconta 2 :<br />

Piron è un caduto per la Libertà, morto a Campagnola Em<strong>il</strong>ia <strong>il</strong> 15 apr<strong>il</strong>e 1945 nel<br />

rastrellamento effettuato dalle Brigate nere guidate dal terrib<strong>il</strong>e tenente Lod<strong>in</strong>i. Nel<br />

rastrellamento vengono catturate e <strong>in</strong>terrogate ventic<strong>in</strong>que persone, poi r<strong>il</strong>asciate, tranne<br />

tre, candidate alla morte, tra queste, Giovanni. Il CVL di Campagnola ha eretto <strong>il</strong> cippo alla<br />

sua memoria nel luogo <strong>in</strong> cui è stato fuc<strong>il</strong>ato dai brigatisti neri, e lo ha sepolto con gli altri<br />

caduti civ<strong>il</strong>i e partigiani combattenti presso <strong>il</strong> cimitero comunale. A Piron Campagnola ha<br />

<strong>in</strong>titolato una via.<br />

L'ufficio anagrafico del comune di Campagnola è <strong>in</strong> possesso di altri dati.<br />

Dall'atto di morte si legge che Piron Giovanni, di Angelo e Segato Giovanna,<br />

è nato a Clouange, <strong>in</strong> Francia, 1'8 Agosto dell'anno 1922. L'atto è datato 1949,<br />

quattro anni dopo la morte di Giovanni. Per questo <strong>il</strong> cippo e la lapide non<br />

portano la data di nascita, la loro costruzione è antecedente all'atto.<br />

Queste le sole notizie. Un francese, dal nome italiano, «caduto per la<br />

Libertà». Il cippo è muto, non sa raccontare una storia, una vita, ma solo alcuni<br />

. istanti prima della morte. Non dice, ad esempio, perché i fascisti lo hanno<br />

barbaramente ucciso, non dice cosa faceva <strong>in</strong> Italia Giovanni, a Campagnola,<br />

non dice neppure che ruolo ha avuto nella lotta per la Libertà.<br />

Per far parlare un cippo ci sono tanti modi, uno è quello di chiudersi<br />

<strong>in</strong> biblioteca, cercando notizie tra i testi di storia locale. L'Albo d'oro della<br />

Resistenza3, a proposito della rappresaglia del 15 apr<strong>il</strong>e a Campagnola riporta:<br />

«la terza vittima fu certo Piron Giovanni che pare fosse un fuggiasco da un<br />

campo di concentramento». In una pubblicazione successiva 4 , edita dall'ANPI di<br />

Campagnola, Renato Bolondi, nome di battaglia Maggi, commissario della 77 a<br />

Brigata SAP, parla di Piron come di un giovane piemontese5 che non ha mai<br />

conosciuto personalmente, probab<strong>il</strong>mente disertore dell'esercito fascista ed<br />

<strong>in</strong>tenzionato ad unirsi ai partigiani. Nel testo, viste le poche notizie, Maggi <strong>in</strong>vita<br />

le scuole e i giovani ad effettuare nuove ricerche sul suo conto, ricostruendo la<br />

storia di questo e tanti altri partigiani ignoti. Altra pubblicazione, Guido Laghi,<br />

La 77' Brigata SAP F.lli Manfredi6, ma Piron figura solo come nom<strong>in</strong>ativo, tra le<br />

liste dei caduti civ<strong>il</strong>i. Nel testo Una scelta diffic<strong>il</strong>é, che raccoglie testimonianze<br />

e racconti di protagonisti della Resistenza, si ritrova <strong>il</strong> partigiano Davolio, che<br />

nel racconto Il dopo liberazione scrive:<br />

Ancora a Campagnola, <strong>il</strong> 15 apr<strong>il</strong>e 1945, fu attuata un'altra rappresaglia, l'ultima, sapendo<br />

che ormai non c'era speranza di vittoria, i nazifascisti si accanirono contro tutti e tutto.<br />

Occuparono la piazza, obbligarono i baristi a tenere aperto <strong>il</strong> bar per consumare <strong>il</strong> loro<br />

bivacco, operarono un primo rastrellamento di cittad<strong>in</strong>i vecchi e giovani, compreso <strong>il</strong><br />

parroco don Cantarelli, riempirono un camion e li portarono <strong>in</strong> carcere ai Servi di Reggio.<br />

Nel pomeriggio arrestarono Bellesia Pier<strong>in</strong>o di 16 anni, Salati Secondo di 25 anni, appena<br />

130


itornato dal fronte russo, e Piron Giovanni 23 anni prigioniero di guerra, fuggito da un<br />

campo di concentramento per raggiungere la famiglia <strong>in</strong> Francia, e tutti e tre vennero<br />

picchiati e torturati ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e uccisi <strong>in</strong> diversi punti della periferia del paese.<br />

Queste le tracce di Piron, tracce di marmo, quelle del cippo, tracce<br />

d'<strong>in</strong>chiostro, quello dei libri e dell'ufficio anagrafico, <strong>in</strong> cui si sa e si dice poco<br />

di lui. La rivista «Ricerche Storiche»8, nella recensione al testo citato di Bolondi,<br />

scrive: «Sorprendente tuttavia che, a 35 anni dalla Liberazione, non si sappia<br />

ancora nulla sulla biografia di Giovanni Piron, fuc<strong>il</strong>ato <strong>il</strong> 15 apr<strong>il</strong>e 1945 ... ».<br />

Giovanni è un mistero e <strong>il</strong> suo cippo sembra essere senza passato.<br />

Eppure a Rolo, a pochi ch<strong>il</strong>ometri da Campagnola Em<strong>il</strong>ia, c'è chi9 giura di<br />

averlo conosciuto bene, di aver vissuto con lui, pers<strong>in</strong>o dormito con lui, e a<br />

sostegno di queste parole porta un medaglione con due foto, da una parte<br />

<strong>il</strong> fratello Alfredo, nome di battaglia Carnera, morto <strong>il</strong> 15 apr<strong>il</strong>e 1945 alla<br />

Righetta 10 , dall'altra Giovanni Piron, ritratto <strong>in</strong> divisa da prigioniero tedesco, la<br />

stessa del cippo, e morto lo stesso giorno, poche ore più tardi, a Campagnola.<br />

Il medaglione, portato al collo f<strong>in</strong>o alla morte, era della signora Costanza<br />

Barlera, moglie di C<strong>in</strong>zio Monz<strong>in</strong>i, madre di Alfio, Alfredo e altri fratelli.<br />

Il cippo <strong>in</strong>izia a raccontare, non più di date ed eventi tratti dalla voce di un<br />

libro o di un documento, ma attraverso una viva testimonianza. E <strong>il</strong> racconto<br />

parla di una vita, di un passato enigmatico che lentamente riaffiora, nella sua<br />

normalità, considerati i tempi duri.<br />

Secondo Alfio, Piron è un francese di radici padovane, giunto a Rolo<br />

verso <strong>il</strong> Novembre del '44, prigioniero di guerra accorpato allocale comando<br />

tedesco di via Nuova <strong>in</strong>sieme a quattro soldati russi. I tedeschi lasciavano<br />

questi prigionieri piuttosto liberi di spostarsi nelle ore di riposo, così tanto<br />

Giovanni quanto i quattro russi prendono a frequentare la famiglia Monz<strong>in</strong>i,<br />

che abitava nella vic<strong>in</strong>anze, <strong>in</strong> via Borgazzo.<br />

Giovanni chiama la signora Costanza mamma, e spesso si presenta la sera<br />

con qualcosa da mangiare per cenare a tavola con la famiglia. Frequentando<br />

quella casa rolese, Giovanni si rende conto che la famiglia Monz<strong>in</strong>i è strana,<br />

uno dei figli, Alfredo, vive <strong>in</strong> latitanza, e visita l'abitazione saltuariamente, <strong>in</strong><br />

orario notturno. Alfredo è un partigiano combattente, un sappista della 77 a ,<br />

distaccamento «Aldo» e anche <strong>il</strong> padre C<strong>in</strong>zio è <strong>in</strong> contatto con la Resistenza<br />

rolese ll . In più occasioni Giovanni chiede di essere <strong>in</strong>serito nella SAP, per<br />

fuggire ai tedeschi. Ma C<strong>in</strong>zio non si fida, teme <strong>il</strong> doppio gioco, f<strong>in</strong>ge di non<br />

capire e prende tempo. Verso la f<strong>in</strong>e del '44 però <strong>il</strong> tempo <strong>in</strong>izia str<strong>in</strong>gere,<br />

Giovanni si sente m<strong>in</strong>acciato, ha paura, e le sue richieste si fanno più <strong>in</strong>sistenti.<br />

I tedeschi, stremati dallo sforzo bellico di occupazione, ormai faticano a gestire<br />

i prigionieri, ed è pratica comune, quando questi sono <strong>in</strong> soprannumero,<br />

condurli verso <strong>il</strong> Po per ucciderli e occultare i cadaveri nel grande fiume.<br />

Giovanni sa che di lì a poco sarà condotto a Po e una sera di gennaio (1945)<br />

a casa Monz<strong>in</strong>i scoppia <strong>in</strong> lacrime, <strong>in</strong>vocando l'aiuto dei partigiani. C<strong>in</strong>zio<br />

deve prendere una decisione, ma ormai si fida di quel ragazzo ed è disposto a<br />

rischiare, fornendogli <strong>in</strong>dicazioni per sganciarsi dai tedeschi <strong>in</strong> una certa zona,<br />

durante <strong>il</strong> trasferimento, lì i partigiani lo avrebbero coperto. Alfio, che all'epoca<br />

aveva 15 anni, non sa spiegare la d<strong>in</strong>amica dei fatti, probab<strong>il</strong>mente un gruppo<br />

131


di partigiani ha teso un'imboscata ai tedeschi <strong>in</strong> movimento, ma sa di certo che<br />

queste sono le premesse, e che verso i primi del febbraio 1945, una staffetta<br />

porta al padre un biglietto manoscritto. È Giovanni, dice di stare bene e di aver<br />

trovato riparo a Rolo <strong>in</strong> una casa di latitanza <strong>in</strong> località Pontenuovo, verso le<br />

Tullie, presso la famiglia Calzolari. Questa è l'ultima notizia, poi più niente f<strong>in</strong>o<br />

al fatidico 15 Apr<strong>il</strong>e, quando una camionetta di Camicie nere preleva Giovanni<br />

<strong>in</strong> un fien<strong>il</strong>e nei pressi del Ponte Rosso, sul conf<strong>in</strong>e con Fabbrico, per condurlo<br />

a Campagnola, all'appuntamento con la storia. Il resto è già stato detto, è storia<br />

appunto.<br />

Possib<strong>il</strong>e. Possib<strong>il</strong>e la cattura, visto che <strong>il</strong> 15 apr<strong>il</strong>e la zona è stata oggetto<br />

di vasti rastrellamenti e gli episodi della Righetta, Fosdondo e Campagnola ne<br />

sono la prova. I brigatisti neri facevano <strong>in</strong>cursioni <strong>in</strong> tutte le case segnalate,<br />

alla ricerca di sospetti, <strong>in</strong> risposta al successo ottenuto dalla giornata<br />

<strong>in</strong>surrezionale <strong>in</strong>detta dal CLN reggiano pochi giorni prima 12 . Possib<strong>il</strong>e anche<br />

la fuga dai tedeschi verso Po, visto che i quattro russi menzionati si sono<br />

sganciati <strong>in</strong> quel modo, con la copertura dei partigiani. La storia di Monz<strong>in</strong>i è<br />

plausib<strong>il</strong>e dunque, ma non certa.<br />

Per divenire fatto storico, una testimonianza orale, pur genu<strong>in</strong>a e lucida<br />

come quella di Alfio, necessita di prove documentarie, di una vera e propria<br />

<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e. La difficoltà maggiore è quella di r<strong>in</strong>tracciare fonti ulteriori,<br />

controprove, su fatti avvenuti sessant'anni fa, e su cui si è già <strong>in</strong>dagato senza<br />

risultati esaurienti nella redazione dei testi di Bolondi, nel 1979 e di Laghi,<br />

nell'85 e nel '90 13 .<br />

Agost<strong>in</strong>o Nasi, nome di battaglia Cesare, comandante del distaccamento<br />

«Aldo» della 77 a Brigata SAP e Vasco Baraldi, segretario del CLN clandest<strong>in</strong>o di<br />

Rolo, erano presenti ai fatti, e contattati, si sono resi disponib<strong>il</strong>i a fornire altre<br />

testimonianze.<br />

Nasi racconta:<br />

lo ero <strong>il</strong> comandante di distaccamento, se questo Piron avesse combattuto con noi l'avrei<br />

conosciuto, lo ricorderei, ma non ha mai partecipato ad azioni m<strong>il</strong>itari, non l'ho mai sentito<br />

nom<strong>in</strong>are,,14 Stesso ritornello a casa Baraldi. Vasco, con la foto di Giovanni <strong>in</strong> mano, scuote<br />

la testa e dice che i sappisti di Rolo li conosceva quasi tutti, ma questo non lo ricorda 15<br />

Piron sembra essere un fantasma, ha lasciato tracce di sé qui <strong>in</strong> terra<br />

em<strong>il</strong>iana, ha lasciato qui la vita stessa dei suoi 23 anni non ancora compiuti,<br />

eppure solo Monz<strong>in</strong>i giura di averlo conosciuto, di sapere la sua storia. Ma<br />

la sua testimonianza sembra smentita da altri ricordi, altre voci. «Ma allora la<br />

foto sul medaglione», cont<strong>in</strong>ua a ripetere Monz<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>credulo di fronte alle<br />

testimonianze discordanti. L'<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e sembra arenarsi, <strong>il</strong> cippo ha parlato<br />

troppo, di voci contraddittorie.<br />

L'ultima carta, l'archivio comunale di Rolo. Se Campagnola è <strong>in</strong> possesso<br />

dell'atto di morte, perché lì Giovanni si è trovato a morire, forse a Rolo, dove<br />

probab<strong>il</strong>mente ha vissuto ... Certo è un'ipotesi remota, Giovanni era un latitante,<br />

ma vale la pena tentare. La ricerca non è poi così diffic<strong>il</strong>e, perché l'addetto<br />

<strong>in</strong>caricato 16 <strong>il</strong> nome di Giovanni Piron ha la certezza di averlo già sentito,<br />

e sa dove mettere le mani. E <strong>in</strong>fatti, <strong>in</strong> un faldone contenente le pratiche<br />

132


m<strong>il</strong>itari dal '40 al '45, la scoperta <strong>in</strong>aspettata, la prova che mancava, esce a fare<br />

chiarezza.<br />

In una lettera datata 20 giugno 1945 17 a firma del s<strong>in</strong>daco Picc<strong>in</strong><strong>in</strong>i <strong>il</strong><br />

comune di Rolo scrive alla famiglia Piron Giovanni, a Campodarsego di<br />

Padova, comunicando quando segue:<br />

Non so se <strong>il</strong> Comune di Campagnola Em<strong>il</strong>ia od altro Ente le abbia comunicato quanto sto<br />

per comunicarle, comunque mi faccio un dovere di portare a sua conoscenza la disgrazia<br />

toccata al povero Giovanni <strong>il</strong> 15 apr<strong>il</strong>e 1945.<br />

Verso i primi del mese di apr<strong>il</strong>e stesso, trovandosi aggregato ad un reparto di soldati<br />

tedeschi dislocato <strong>in</strong> questo Comune, <strong>il</strong> povero Piron Giovanni si sbandava e andava ad<br />

<strong>in</strong>grossare un gruppo di partigiani di questa zona <strong>in</strong> mezzo ad una valle.<br />

Il 15 apr<strong>il</strong>e suddetto da un 150/200 m<strong>il</strong>iti della Brigata nera e tedeschi veniva<br />

disgraziatamente circondata la posizione e mentre 8/10 partigiani venivano uccisi sul posto,<br />

<strong>il</strong> vostro congiunto veniva condotto a Campagnola Em<strong>il</strong>ia e riconosciutolo quale disertore<br />

delle FF.AA. tedesche veniva <strong>in</strong> quel posto fuc<strong>il</strong>ato ed <strong>in</strong> quel cimitero sepolto.<br />

In questo paese, presso <strong>il</strong> Sig. Monz<strong>in</strong>i C<strong>in</strong>zio - via Borgazzo, ove ha risieduto <strong>il</strong> vostro<br />

congiunto sono conservati un biglietto scritto di proprio pugno che potrete consultare<br />

quando crederete opportuno venire a visitare la tomba del vostro caro.<br />

Gradite le più vive condoglianze.<br />

Tutto sembra combaciare, i tempi, i luoghi, pers<strong>in</strong>o <strong>il</strong> biglietto manoscritto<br />

citato da Monz<strong>in</strong>i. E questa volta si tratta di un documento <strong>in</strong> orig<strong>in</strong>ale, firmato<br />

e timbrato dal primo s<strong>in</strong>daco del dopoguerra, Mario Picc<strong>in</strong><strong>in</strong>i, già organizzatore<br />

del locale Comitato di Liberazione Nazionale. Ma qualcosa ancora stride, la<br />

frase di Cesare, comandante del distaccamento, che giura di non aver mai<br />

combattuto con Piron.<br />

Monz<strong>in</strong>i offre una spiegazione. Ripensando a Giovanni ricorda la salute<br />

malandata di quel giovane. Sembra avesse contratto la malaria. Altri testimoni<br />

raccontano di ricordare un ragazzo, nei pressi della casa colonica da cui<br />

fu prelevato <strong>il</strong> 15 apr<strong>il</strong>e, rigirarsi tra i prati umidi di rugiada alle prime ore<br />

dell'alba, a f<strong>in</strong>e marzo, <strong>in</strong> preda a convulsioni. Forse Giovanni cercava ristoro<br />

agli accessi di febbre malarica che sempre più spesso lo attanagliavano.<br />

Probab<strong>il</strong>mente non partecipò mai ad azioni di sabotaggio o m<strong>il</strong>itari nella<br />

SAP rolese, al contrario dei quattro russi liberati con lui e provenienti dal<br />

medesimo comando tedesco, due dei quali troveranno la morte nell'eccidio<br />

della Righetta 18 . Non un combattente, qu<strong>in</strong>di, ma neppure un civ<strong>il</strong>e, vivendo<br />

<strong>in</strong> latitanza, liberato e poi protetto dai partigiani. Tenere nascosto un uomo,<br />

si sa, era un rischio per tutti. Per la famiglia contad<strong>in</strong>a che lo ospitava, per i<br />

sappisti che lo coprivano. Se Giovanni è stato salvato e tenuto <strong>in</strong> latitanza dai<br />

partigiani è segno che questi videro <strong>in</strong> lui una persona fidata, un patriota.<br />

Questo allora è Giovanni Piron, nato <strong>in</strong> Francia da genitori italiani,<br />

prigioniero dei tedeschi, liberato dai partigiani, ucciso dai fascisti, caduto nella<br />

lotta per la Libertà.<br />

L'<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e è f<strong>in</strong>ita. Ma al di là delle etichette che la storia <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>mente<br />

attribuisce, c'è un aneddoto che descrive Giovanni nel suo carattere, nella sua<br />

umanità, nel suo porsi contro i soprusi. I genitori di Alfio avevano una piccola<br />

133


stalla con una sola mucca dall'altra parte del paese rispetto all'abitazione di via<br />

Borgazzo, nei pressi del Naviglio. Compito di Alfio ragazz<strong>in</strong>o era di portare un<br />

po' di barbabietole tritate alla mucca, perché facesse più latte. Ma nel recarsi<br />

alla stalla veniva tutti i giorni fermato, perquisito e sbeffeggiato da una coppia<br />

di soldati tedeschi di un comando sulla strada, che Alfio ricorda, non avranno<br />

avuto più di sedici anni, la sua età. Stanco della cosa ne parla <strong>in</strong> famiglia, e<br />

Giovanni, uno di famiglia, dice: «Non ti preoccupare, domani ti accompagno<br />

io». Il giorno dopo Alfio parte a piedi per <strong>il</strong> solito giro, Giovanni lo segue <strong>il</strong><br />

bicicletta, a pochi metri. Nei pressi del comando <strong>il</strong> solito rituale, i tedeschi che<br />

<strong>in</strong>timano l'alt, la perquisizione, <strong>il</strong> sacchetto che cade a terra rovesciando sulla<br />

strada le barbabietole. Ma ecco che Giovanni compare fulm<strong>in</strong>eo, prende i due<br />

soldat<strong>in</strong>i tedeschi per <strong>il</strong> colletto, quasi sollevandoli da terra, e li percuote tra<br />

loro. Poi sparisce, raccomandando all'amico Alfio di non raccontare nulla. Dal<br />

comando esce un graduato armato di pistola, vede Alfio <strong>in</strong> piedi e i due soldati<br />

a terra, fa qualche domanda, poi lo lascia proseguire.<br />

«Da quella volta - dice Monz<strong>in</strong>i - non mi hanno più fermato»19.<br />

1 Corpo dei Volontari della Libertà.<br />

2 Gaetano Davolio, <strong>in</strong>tervistato telefonicamente nei mesi di gennaio e febbraio 2005.<br />

3 AA.Vv., Albo d'oro dei partigiani della Prov<strong>in</strong>cia di Reggio E. caduti nella guerra di<br />

liberazione 1943-1945, Società tipografica modenese, Modena 1950.<br />

4 R. BOLONDI Maggi, Campagnola Em<strong>il</strong>ia, 8 settembre 1943 - 25 apr<strong>il</strong>e 1945. I caduti<br />

per la libertà, ANPI e Comune di Campagnola, 1979.<br />

5 In realtà Piron ha orig<strong>in</strong>i venete, come si dirà più avanti nel testo.<br />

6 G. LAGlfl, 77' Brigata SAP F<strong>il</strong>i Manfredi, Tipografia Artestampa, Ravenna 1985.<br />

7 R. CANTONI (a cura dO, Una scelta diffic<strong>il</strong>e, Dea Cagna Editrice, Montecavolo (RE),<br />

1995.<br />

8 «Ricerche Storiche», quadrimestrale dell'Istituto per la storia della Resistenza e della<br />

guerra di liberazione <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia di Reggio Em<strong>il</strong>ia, 1980/40, p.105.<br />

9 Alfio Monz<strong>in</strong>i, classe 1929, residente a Rolo. Più volte <strong>in</strong>tervistato da agosto 2004 a<br />

Febbraio 2005. L'<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e storica sul caso Piron è stata fortemente <strong>in</strong>coraggiata dal<br />

suo impegno.<br />

lO Nell'eccidio della Righetta (Fabbrico) muoiono sette sappisti della 77" facenti parte<br />

del distaccamento «Aldo- di Rolo. Notizie <strong>in</strong> merito si trovano <strong>in</strong> tutti i testi citati e <strong>in</strong>:<br />

G. FRANZINI, Storia della Resistenza Reggiana, Tecnostampa, Reggio Em<strong>il</strong>ia 1966.<br />

11 C<strong>in</strong>zio Monz<strong>in</strong>i, classe 1901. Tessera ANPI n. 2574, sez. Rolo. Nella scheda è<br />

identificato come collaboratore della 77" SAP dal 15 dicembre 1944, autore di atti di<br />

sabotaggio e azioni locali.<br />

12 LAGlfl, op. cito<br />

13 G. LAGlfl, Rolo nella Resistenza e nella lotta per la Libertà, Tipografia Lugli, Rolo, 1990.<br />

14 Agost<strong>in</strong>o Nasi Cesare, Rolo. Tessera ANPI n. 2582, già n. 283, sez. Rolo. Comandante<br />

di Battaglione distaccamento .Aldo-. Intervistato telefonicamente 1'11.01.05 e <strong>il</strong> 9.03.05<br />

presso l'abitazione.<br />

15 Vasco Baraldi, Rolo. Tessera ANPI n. 219, già n. 9196, Segretario GLN clandest<strong>in</strong>o.<br />

Intervistato di persona presso l'abitazione <strong>il</strong> 12.01.05.<br />

16 Stefano Cadetti, impiegato del comune di Rolo.<br />

17 Protocollo 1734 del 20.06.1945. Il timbro datario porta ancora, sotto l'anno,<br />

l'<strong>in</strong>dicazione XXIV, che <strong>in</strong>dica l'anno dell'era fascista.<br />

18 Nikolai Mironenco e Ivan Miha<strong>il</strong>ow.<br />

19 Alfio Monz<strong>in</strong>i, classe 1929, residente a Rolo. Intervista del 2.02.05.<br />

134


«M<strong>il</strong>ano. I Granatieri dopo la vittoria»<br />

«La consegna della medaglia d'argento al valore m<strong>il</strong>itare alla duchessa Elena d'Aosta<br />

Ispettrice generale delle Dame <strong>in</strong>fermiere della Croce Rossa»


Cento anni fa moriva<br />

Louise Michel, 1830-1905<br />

Fabrizio Montanari<br />

È stata, per def<strong>in</strong>izione, l'ero<strong>in</strong>a del movimento socialista e anarchico di<br />

f<strong>in</strong>e Ottocento. Alta, long<strong>il</strong><strong>in</strong>ea, dal temperamento ardente, dedicò tutta la<br />

vita al riscatto degli um<strong>il</strong>i, alla lotta contro le oligarchie e <strong>il</strong> potere imperiale<br />

francese, subendone per questo persecuzioni, es<strong>il</strong>io, prigionia.<br />

Chiamata anche la «Vierge Rouge» per <strong>il</strong> suo rifiuto, quasi ideologico, del<br />

matrimonio, la francese Louise Michel venne da tutti, anche dagli avversari più<br />

accaniti, rispettata, ammirata, temuta.<br />

I suoi molteplici <strong>in</strong>teressi culturali e sociali la portarono, f<strong>in</strong> da ragazza,<br />

a scrivere opuscoli di propaganda, romanzi popolari e drammi sociali<br />

permeati da una sott<strong>il</strong>e vena di misticismo e caratterizzati da esplicite f<strong>in</strong>alità<br />

educative.<br />

«Femm<strong>in</strong>ista» ante litteram, rivolse grande attenzione ed energia a esam<strong>in</strong>are<br />

la condizione civ<strong>il</strong>e e sociale nella quale si trovavano le donne del suo tempo,<br />

che, con alcuni fortunati opuscoli, non si stancò d'<strong>in</strong>vitare a lottare per la loro<br />

emancipazione.<br />

Fedele a quella che lei sentì sempre essere la sua «missione», teorizzò anche<br />

una visione etica e rivoluzionaria dell'arte, che concepì sempre al servizio della<br />

«causa del popolo». A questo proposito amava ricordare a se stessa e agli altri:<br />

«l'artista e lo scrittore hanno una missione sociale da compiere e l'opera deve<br />

essere un'azione, <strong>il</strong> romanzo deve essere scritto <strong>in</strong> un l<strong>in</strong>guaggio semplice e<br />

accessib<strong>il</strong>e al popolo»l.<br />

Su di lei fiorirono canzoni, leggende e storie popolari. Dissero, ad esempio,<br />

che durante i suoi settantac<strong>in</strong>que anni di vita avesse amato un solo uomo<br />

molto più giovane di lei, senza, per altro, essere da questi corrisposta.<br />

Quale sia stata la verità, Louise scelse, <strong>in</strong> ogni caso, di non sposarsi e di<br />

non avere figli per non togliere alla causa rivoluzionaria una sola energia e un<br />

solo momento della sua vita.<br />

136


Lo sguardo severo nascondeva, <strong>in</strong> realtà, un animo generoso e l'assoluta<br />

disponib<strong>il</strong>ità a mettersi al servizio del prossimo, specie quando questi risultava<br />

essere un emarg<strong>in</strong>ato e un perseguitato.<br />

Nutriva un'<strong>in</strong>differenza totale per la sua persona, per i vestiti e l'acconciatura,<br />

tanto da essere accusata <strong>in</strong>giustamente di lesbismo dalla stampa transalp<strong>in</strong>a.<br />

Ad un pretendente, pronto a sposarla, pare abbia risposto senza esitazione:<br />

,Dovete rischiare la vostra vita, perché io rischio la mia .. 2 •<br />

Era quello un provocatorio, ma esplicito, <strong>in</strong>vito ad uccidere, anche <strong>in</strong><br />

segno d'amore, l'Imperatore dei francesi da lei considerato un despota e un<br />

liberticida.<br />

Louise Michel nacque <strong>il</strong> 29 maggio 1830 a Vroncourt la-Cote, vic<strong>in</strong>o a<br />

Dornrémy, da una relazione tra <strong>il</strong> padre Etienne Demahis, ricco castellano e<br />

s<strong>in</strong>daco del paese, e la sua avvenente domestica Marianne Michel.<br />

Louise venne allevata, non senza qualche imbarazzo per la morale del<br />

tempo, presso <strong>il</strong> castello paterno con <strong>il</strong> fratellastro Laurent, potendo così<br />

godere e assim<strong>il</strong>are le idee progressiste del capo famiglia, impregnate della<br />

f<strong>il</strong>osofia di Voltaire e Rousseau.<br />

Visse pertanto un'<strong>in</strong>fanzia tutto sommato fortunata, potendo contare sulla<br />

protezione della famiglia, sui suoi discreti mezzi economici e godendo di un<br />

ambiente culturale stimolante e vivace.<br />

Protetta dall'affetto domestico, ricevette una buona educazione e imparò<br />

anche a suonare <strong>il</strong> piano, a dip<strong>in</strong>gere e ad amare la natura e gli animali.<br />

Stando alla sua stessa testimonianza, <strong>il</strong> padre, uomo sensib<strong>il</strong>e e colto, seppe<br />

trasmetterle l'amore per la lettura, le raccontò gli avvenimenti più significativi<br />

della rivoluzione francese, la educò alla compassione per gli um<strong>il</strong>i e i deboli.<br />

Louise poté, <strong>in</strong> ogni caso, godere contemporaneamente anche<br />

dell'attenzione e dell'amore delle molte donne di casa. Marianne, la nonna<br />

materna e la zia Vittoria la circondarono sempre, <strong>in</strong>fatti, di s<strong>in</strong>cero affetto e di<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite attenzioni.<br />

La loro costante presenza, l'attenzione di cui era oggetto e l'affetto che<br />

sentiva <strong>in</strong>torno a sé rappresentarono per lei un sicuro e <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>e punto<br />

di riferimento, di cui sarà grata per tutta la vita.<br />

Ma era scritto che tutto doveva cambiare.<br />

A vent'anni <strong>in</strong>fatti, quando <strong>il</strong> padre e sua moglie erano già morti da alcuni<br />

anni, forse nell'<strong>in</strong>tento d'evitare al fratello Laurent delicate questioni legate<br />

all'asse ereditario, fu allontanata def<strong>in</strong>itivamente dal castello e, <strong>in</strong> qualche<br />

modo, abbandonata a se stessa.<br />

Da quel momento dovette affrontare la vita da sola, potendo contare<br />

unicamente sulla sua forza d'animo e sulle sue capacità.<br />

Dopo aver concluso un regolare ciclo di studi e aver conseguito <strong>il</strong> brevetto<br />

di istitutrice, nel 1853, non avendo voluto prestare giuramento di fedeltà<br />

all'Impero, dovette r<strong>in</strong>unciare all'<strong>in</strong>segnamento nelle scuole pubbliche francesi<br />

per ripiegare su un istituto privato a Chaumout.<br />

Coerente con i suoi conv<strong>in</strong>cimenti, Louise adottò subito <strong>il</strong> metodo<br />

d'<strong>in</strong>segnamento cosiddetto «sperimentale..<br />

e <strong>in</strong>trodusse per la prima volta,<br />

suscitando qualche scandalo tra i «benpensanti.. del tempo, l'istituzione delle<br />

classi miste, poi legalmente adottate <strong>in</strong> tutte le scuole francesi.<br />

137


138<br />

Per evitare, tuttavia, provvedimenti discipl<strong>in</strong>ari, che le avrebbero molto<br />

probab<strong>il</strong>mente precluso per sempre la strada dell'<strong>in</strong>segnamento, fu costretta,<br />

dopo qualche tempo, ad <strong>in</strong>terrompere anche quella esperienza e a trasferirsi<br />

a Parigi. Nella capitale cont<strong>in</strong>uò, a partire dal 1856, ad <strong>in</strong>segnare, <strong>in</strong>sieme<br />

all'amica Giulia, <strong>in</strong> una scuola privata di rue du Chateau d'Eau.<br />

Ogni sudato e magro risparmio, frutto di quella precaria attività, venne<br />

da lei impiegato nell'acquisto di libri e messo a disposizione dei suoi più<br />

bisognosi allievi.<br />

Gran parte dei suoi studi di quel tempo fu rivolta ai fanciulli, specie a quelli<br />

affetti da disturbi psichici, troppo spesso allora abbandonati o r<strong>in</strong>chiusi, nella<br />

più generale <strong>in</strong>differenza, <strong>in</strong> tristi e diseducative istituzioni.<br />

A loro volle dedicare molti lavori letterari, <strong>il</strong> più fortunato dei quali risultò<br />

essere <strong>il</strong> saggio Bagliori nel buio: non più idioti, non più folli.<br />

Nella capitale francese fu immediatamente attratta dal vivace clima<br />

culturale che si poteva respirare <strong>in</strong> ogni angolo della città e dai fermenti<br />

rivoluzionari sostenuti dai blanquisti, dagli anarchici e dagli animatori della<br />

Prima Internazionale.<br />

Quell'ambiente particolarmente stimolante dal punto di vista culturale f<strong>in</strong>ì<br />

ben presto per co<strong>in</strong>volgerla completamente. Non vi fu, <strong>in</strong>fatti, manifestazione<br />

culturale o <strong>in</strong>iziativa sociale che la vedesse assente o che la lasciasse<br />

<strong>in</strong>differente.<br />

Il cerchio delle sue frequentazioni si andò così pian piano def<strong>in</strong>endo. Si<br />

legò d'amicizia con le femm<strong>in</strong>iste Maria Deraismes, Andrée Leo e con George<br />

Sand3, della cui figlia fu istitutrice e con loro prese parte attiva al gruppo<br />

denom<strong>in</strong>ato .. I diritti delle donne».<br />

Apprezzata e stimata dal gruppo di donne a lei più vic<strong>in</strong>o, fu eletta<br />

segretaria della .. Società democratica di miglioramento morale», <strong>il</strong> cui scopo<br />

dichiarato era volto ad evitare che le donne più povere fossero costrette a<br />

mantenersi con la prostituzione. Denunciò con forza e conv<strong>in</strong>zione anche la<br />

doppia prostituzione, quella cioè che si svolgeva per la strada e quella che<br />

aveva luogo all'<strong>in</strong>terno del matrimonio: .. L'una prende chi vuole; l'altra è nelle<br />

mani di colui che la vuole. È sempre la stessa prostituzione».<br />

Nello stesso periodo fu designata tesoriera del .. Comitato di soccorso ai<br />

profughi russi», <strong>il</strong> cui presidente era <strong>il</strong> romanziere Victor Hugo.<br />

Secondo le recenti ricerche del giornalista Yves Murie, Michel avrebbe<br />

conosciuto <strong>il</strong> Nate» già nel lontano 1851 a Parigi e con lui, nonostante i suoi<br />

fermi pr<strong>in</strong>cipi, pare abbia avuto una relazione amorosa, poi culm<strong>in</strong>ata nella<br />

nascita di una figlia, tenuta però accuratamente segreta. Victor<strong>in</strong>e sarebbe<br />

stato <strong>il</strong> nome assegnato al frutto di quell'amore.<br />

Subito dopo la piccola sarebbe stata affidata, per fugare ogni sospetto, ad<br />

una famiglia della Normandia che portava lo stesso nome della madre.<br />

Per quanto se ne sa lo scrittore più famoso di Francia non si curò mai di<br />

quella sua creatura, che, tra l'altro, non volle vedere nemmeno una volta.<br />

La sensib<strong>il</strong>ità dello scrittore non co<strong>in</strong>cideva, evidentemente, con quella<br />

dell'uomo, anche se, nel 1871,· subito dopo l'esito del processo che vide<br />

Louise condannata, volle dedicarle, quasi come segno di riparazione, la poesia<br />

.. Viro Major»:


E coloro che come me, ti sanno <strong>in</strong>capace<br />

di qualunque cosa non sia eroismo e virtù,<br />

che sanno che, se Dio ti dicesse - Da dove vieni-,<br />

risponderesti - Vengo dalla notte <strong>in</strong> cui si soffre;<br />

Dio, esco dal dovere di cui voi fate abisso/-<br />

Che conoscono i tuoi versi misteriosi e dolci,<br />

i tuoi giorni, le tue notti, i tuoi affanni, le tue lacrime donate a tutti,<br />

l'oblio di te stessa nel soccorrere gli altri,<br />

le tue parole sim<strong>il</strong>i alle fiamme degli apostoli;<br />

che conoscono <strong>il</strong> tetto senza fuoco, senz'aria, senza pane,<br />

la branda col tavolo di abete,<br />

la tua bontà, la tua fierezza di donna del popolo,<br />

l'agra tenerezza che dorme sotto la tua collera,<br />

<strong>il</strong> tuo profondo sguardo d'odio per tutti gli <strong>in</strong>umani,<br />

e i Piedi dei bimbi riscaldati tra le tue mani;<br />

costoro, donna, davanti alla tua <strong>in</strong>domita maestosità,<br />

meditavano e, malgrado la piega amara della tua bocca,<br />

malgrado l'esecratore che, accanendosi su di te,<br />

ti scagliava contro le urla <strong>in</strong>dignate della legge,<br />

malgrado la tua voce fatale e alta che t'accusa,<br />

vedevano splendere l'angelo attraverso la medusa,,4.<br />

Ma <strong>il</strong> corso della storia stava cambiando molto velocemente: alcuni<br />

avvenimenti del tutto imprevisti segnarono, di lì a poco, <strong>il</strong> dest<strong>in</strong>o di m<strong>il</strong>ioni di<br />

uom<strong>in</strong>i e, di conseguenza, anche <strong>il</strong> suo.<br />

Durante la breve, ma esaltante, stagione della Comune di Parigi, <strong>in</strong>fatti,<br />

Louise non esitò a battersi sulle barricate che facevano allora di ogni strada<br />

parig<strong>in</strong>a una l<strong>in</strong>ea del fronte.<br />

Come è noto, durante l'assedio prussiano, nel corso della guerra francoprussiana,<br />

Parigi fu governata dalla Guardia mazionale, forte di quasi 400.000<br />

uom<strong>in</strong>i, che diede vita ad organismi di autogoverno nei quartieri della città dal<br />

18 marzo al 28 maggio 187l.<br />

Quando si sparse la voce che <strong>il</strong> governo provvisorio di A. Thiers5 era<br />

<strong>in</strong>tenzionato a disarmare la Guardia nazionale, <strong>il</strong> popolo di Parigi <strong>in</strong>sorse. Fu<br />

allora eletto un Consiglio municipale (la Comune) formato da neogiacob<strong>in</strong>i,<br />

discepoli di Proudhon e di Blanqui, <strong>in</strong>ternazionalisti e radicali.<br />

Il governo di Thiers vide nella Comune un pericoloso esempio di governo<br />

proletario e una m<strong>in</strong>accia per l'ord<strong>in</strong>e e ne decise la repressione. Tale governo<br />

rivoluzionario, che come è noto contò l'autorevole opposizione di Giuseppe<br />

Mazz<strong>in</strong>i, fu, alla f<strong>in</strong>e, sconfitto dall'esercito regolare nel 187l.<br />

Gli scontri tra <strong>il</strong> popolo e l'esercito lasciarono sul campo oltre 20.000<br />

morti. La repressione governativa si rivelò durissima: cent<strong>in</strong>aia di comunardi<br />

sopravvissuti all'<strong>in</strong>iziale resa dei conti, subirono la deportazione nelle colonie<br />

più lontane dalla madrepatria.<br />

Fu proprio <strong>in</strong> quei giorni e durante quegli scontri che nacque, si alimentò e<br />

si diffuse <strong>in</strong> Francia e nel mondo <strong>il</strong> mito della «Vierge Rouge».<br />

Durante quella breve esperienza rivoluzionaria Louise fece parte del 61 0 139


attaglione e ricoprì la carica di presidente del "Comitato di vig<strong>il</strong>anza della<br />

Guardia Nazionale della XVIII circoscrizione".<br />

Per sottol<strong>in</strong>eare <strong>il</strong> grande contributo dato dalle donne nei moti parig<strong>in</strong>i era<br />

solita ricordare: "Le donne quando vale la pena di combattere, non si tirano<br />

<strong>in</strong>dietro. Il vecchio lievito della rivolta che è <strong>in</strong> fondo al cuore di tutte fermenta<br />

rapidamente,,6.<br />

Il 6 dicembre 1871, vestita a lutto per ricordare i caduti <strong>in</strong> difesa della<br />

Comune, battuta ma non v<strong>in</strong>ta, comparve davanti al Consiglio di guerra di<br />

Versa<strong>il</strong>les, che non esitò a condannarla all'ergastolo.<br />

L'atto d'accusa specificava che durante la sua attività aveva <strong>in</strong>cessantemente<br />

cont<strong>in</strong>uato ad<br />

aizzare la plebaglia, applaudire gli omicidi, rov<strong>in</strong>are i bamb<strong>in</strong>i, predicare la guerra civ<strong>il</strong>e,<br />

<strong>in</strong> una parola, <strong>in</strong>citare a tutti i crim<strong>in</strong>i possib<strong>il</strong>i. Ella andò ancora oltre, dando personalmente<br />

l'esempio e mettendo <strong>in</strong> gioco la propria persona.<br />

Chiamata a deporre d<strong>in</strong>anzi ai giudici, fece appello a tutte le sue forze e<br />

pronunciò una dichiarazione che non lasciò ombra d'equivoco e segnò la sua<br />

condanna, peraltro già scontata:<br />

Sono accusata di essere complice della Comune!<br />

Certo che lo sono perché la Comune voleva prima di tutto la rivoluzione sociale che è ciò<br />

che desidero ansiosamente; è un onore per me essere una delle autrici della Comune, che<br />

peraltro non ha niente a che fare con omicidi e/o <strong>in</strong>cendi dolosi. Volete sapere chi sono i<br />

veri colpevoli La polizia 7 .<br />

La pena fu, tuttavia, commutata <strong>in</strong> dieci anni d'es<strong>il</strong>io da trascorrere, <strong>in</strong>sieme<br />

a molti altri compagni, nella colonia penale della lontana Nuova Caledonia.<br />

Dopo aver trascorso oltre venti mesi di prigione a Auberive nel dipartimento<br />

della Marna, raggiunse la sua dest<strong>in</strong>azione d'oltre oceano.<br />

Il viaggio sulla «Virg<strong>in</strong>ia", una vecchia carretta del mare, durò quattro mesi<br />

e si svolse <strong>in</strong> condizioni spesso al limite della sopravvivenza. F<strong>in</strong>almente <strong>il</strong>IO<br />

dicembre 1873 toccò terra, più morta che viva.<br />

Durante la traversata, come lei stessa ammise, divenne anarchica.<br />

Si trattò, <strong>in</strong> ogni caso, di un'adesione dettata più dall'ist<strong>in</strong>to e dal sentimento<br />

che non da una conv<strong>in</strong>ta adesione ideologica.<br />

"Sono qu<strong>in</strong>di anarchica perché solo l'anarchia può rendere felici gli uom<strong>in</strong>i<br />

e perché è l'idea più alta che l'<strong>in</strong>telligenza umana possa concepire, f<strong>in</strong>ché un<br />

apogeo non sorgerà all'orizzonte,,8.<br />

In Nuova Caledonia9, dopo essere stata ospite delle galere dell'Ile des P<strong>in</strong>s,<br />

alloggiò <strong>in</strong> una delle povere capanne della colonia, e là <strong>in</strong>contrò e str<strong>in</strong>se<br />

amicizia con <strong>il</strong> vecchio rivoluzionario italiano Am<strong>il</strong>care Cipriani, che, nelle sue<br />

memorie, la ricordò sempre buona e affettuosa con tutti.<br />

Am<strong>il</strong>care le <strong>in</strong>segnò i segreti per sopravvivere anche <strong>in</strong> condizioni estreme<br />

come quelle che entrambi stavano subendo, la sostenne nei suoi progetti<br />

didattici presso la popolazione locale e gli altri deportati, la protesse dalle<br />

angherie dei guardiani.<br />

140


Le loro vite, da quel momento, ebbero uno sv<strong>il</strong>uppo parallelo e affasc<strong>in</strong>arono<br />

m<strong>il</strong>ioni di uom<strong>in</strong>i <strong>in</strong> tutto <strong>il</strong> mondo.<br />

Nacquero così due miti e due leggende, che varcarono i conf<strong>in</strong>i di tutti i<br />

paesi e di ogni cont<strong>in</strong>ente<br />

Una volta presa confidenza con <strong>il</strong> luogo di conf<strong>in</strong>o, volle entrare <strong>in</strong> contatto<br />

coi Canachi, abitanti orig<strong>in</strong>ari di quelle isole, f<strong>in</strong>o ad allora considerati temib<strong>il</strong>i<br />

tagliatori di teste e per loro organizzò, co<strong>in</strong>volgendo con successo quanti nella<br />

colonia la potevano aiutare, corsi d'istruzione primaria. Nel 1878 appoggiò la<br />

rivolta dei Canachi che fu stroncata nel sangue.<br />

Grazie però all'amnistia generale concessa dal governo, <strong>il</strong> 5 giugno 1879,<br />

venne graziata e poté f<strong>in</strong>almente fare ritorno <strong>in</strong> Francia.<br />

Alla Gare Sa<strong>in</strong>t-Lazare fu accolta <strong>il</strong> 9 novembre 1880, da oltre diecim<strong>il</strong>a<br />

persone, corse a salutare lei e gli altri valorosi comunardi di ritorno dalle<br />

galere1o.<br />

I francesi e, <strong>in</strong> particolare, i pangml non avevano, evidentemente,<br />

dimenticato i suoi sacrifici e la speranza che aveva saputo suscitare <strong>in</strong> loro<br />

durante i giorni della Comune.<br />

Forte della solidarietà dimostrata dai compagni e sempre più presa dalla<br />

sua «Missione», <strong>in</strong>iziò a collaborare assiduamente al giornale «La Révolution<br />

sociale», allora molto diffuso e apprezzato negli ambienti rivoluzionari e ad<br />

esprimere apertamente <strong>il</strong> suo pensiero.<br />

Nel 1881 partecipò come delegata all'importante e storico Congresso<br />

<strong>in</strong>ternazionale di Londra, appositamente convocato per rimettere un po'<br />

d'ord<strong>in</strong>e nelle f<strong>il</strong>a anarchiche e presieduto da Pietro Kropotk<strong>in</strong>.<br />

Accusata d'essere l'istigatrice dei saccheggi avvenuti durante una<br />

manifestazione di disoccupati <strong>il</strong> 3 marzo 1883, quando <strong>il</strong> popolo si ribellò<br />

alla sua triste condizione economica, fu nuovamente condannata a sei anni di<br />

reclusione e r<strong>in</strong>chiusa nel tristemente famoso carcere di Sa<strong>in</strong>t-Lazare.<br />

Coerente con se stessa, durante la detenzione rifiutò ogni trattamento<br />

di favore, volendo condividere la stessa sorte penosa degli altri compagni<br />

<strong>in</strong>carcerati.<br />

Rimase così <strong>in</strong> isolamento, r<strong>in</strong>chiusa <strong>in</strong> una angusta e malsana cella per<br />

diversi mesi.<br />

Solo <strong>il</strong> 12 dicembre le fu concesso di vedere per l'ultima volta la vecchia<br />

madre paralitica, che per tutta la vita aveva seguito con apprensione e orgoglio<br />

le imprese della figlia.<br />

Louise venne, fortunatamente, liberata <strong>il</strong> 14 gennaio 1886, <strong>in</strong> seguito<br />

all'amnistia generale concessa dal governo. Ma la sua avventura doveva<br />

cont<strong>in</strong>uare e sfiorare la tragedia.<br />

Il 22 gennaio 1888, durante uno dei tanti suoi giri di conferenze, mentre<br />

stava parlando a Havre, un esaltato di nome Lucas le sparò diversi colpi di<br />

pistola, che fortunatamente riuscirono a ferirla solo superficialmente.<br />

Pare che <strong>in</strong> quella circostanza sia stata lei stessa ad <strong>in</strong>tervenire con un gesto<br />

d'estrema generosità, per far liberare <strong>il</strong> suo aggressore e sottrarlo all<strong>in</strong>ciaggio<br />

della folla. Louise era fatta così: decisa e tollerante, <strong>in</strong>transigente e generosa,<br />

libera e disposta ad ogni sacrificio pur d'affermare i suoi diritti di donna e di<br />

rivoluzionaria.<br />

141


Dopo aver subito altri arresti, <strong>il</strong> più famoso dei quali avvenne <strong>il</strong> lO maggio<br />

1890, accettò l'<strong>in</strong>vito di Kropotk<strong>in</strong> d'andare ad abitare a Londra.<br />

Nella capitale <strong>in</strong>glese frequentò e str<strong>in</strong>se amicizia con molti maestri del<br />

libero pensiero, tra i quali: Errico Malatesta, Sebastian Faure, Eliseo Reclus,<br />

Charles Malato, Em<strong>il</strong>e Ponget, Bernard Lazare e Pietro Gori, <strong>il</strong> "Cavaliere<br />

errante" dell'anarchismo italiano.<br />

Quando quest'ultimo si ammalò e fu ricoverato <strong>in</strong> cl<strong>in</strong>ica perché affetto da<br />

una grave forma di esaurimento nervoso, lei accorse ad assisterlo, rimanendo<br />

accanto a lui per giorni e notti con <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito affetto.<br />

In Ingh<strong>il</strong>terra rimase quasi c<strong>in</strong>que anni, prima di tornare <strong>in</strong> Francia, nel<br />

1895, per seguire Sébastien Faure nell'avventura del giornale "Le Libertaire".<br />

Quando scoppiò <strong>il</strong> caso Dreyfus, l'ufficiale ebreo alsaziano arrestato per<br />

spionaggio e condannato alla deportazione nell'isola del Diavolo, Louise si<br />

fece promotrice di una campagna <strong>in</strong> favore di quest'ultimo fondata sui pr<strong>in</strong>cipi<br />

antim<strong>il</strong>itaristi propri dell'anarchismo ll .<br />

Nel 1898 pubblicò forse la sua opera più importante, almeno dal punto<br />

di vista storico-politico, La Comune, l'unica sua opera di cui conosciamo la<br />

traduzione <strong>in</strong> italiano.<br />

Attiva f<strong>in</strong>o all'ultimo giorno, e sempre presente <strong>in</strong> ogni manifestazione<br />

popolare, morì a Marsiglia proprio durante l'ennesimo giro di conferenze, <strong>il</strong><br />

lO gennaio 1905.<br />

1122 gennaio una folla stimata <strong>in</strong>torno alle centom<strong>il</strong>a persone l'accompagnò<br />

dalla Gare de Lyon al cimitero di Levallois-Perret.<br />

Il poeta, <strong>il</strong> "Cavaliere errante dell'anarchia" Pietro Gori che, <strong>in</strong> occasione<br />

del grande comizio del lO maggio 1895 tenutosi a Londra, aveva scritto per<br />

lei la poesia Tempesta di maggio, <strong>in</strong> altre pag<strong>in</strong>e della sua opera Pag<strong>in</strong>e di<br />

vagabondaggio così volle ricordarla ai presenti e ai posteri<br />

Quella vecchia, pur tanto nella sua bruttezza bella di gioventù ideale, coi capelli grigi<br />

svolazzanti, su cui era passato <strong>il</strong> soffio tragico della rivoluzione parig<strong>in</strong>a di Marzo, si ergeva<br />

- come la nemesi della storia <strong>in</strong> faccia agli uragani - contro le raffiche che le flagellavano<br />

con le grosse gocce di pioggia le guance emaciate: mentre gli occhi, due occhi grigi pieni<br />

d'<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita dolcezza anche tra i lampi di sdegno umano, stavano fissi, mentr'ella parlava, e<br />

come irradiati dalla luce trionfale d'un meriggio lontano.<br />

Le sue parole suonavano squ<strong>il</strong>lanti e sicure, come un vatic<strong>in</strong>io: ed ognuno degli<br />

ascoltatanti vedeva ascendere la realtà viva di quei sogni, <strong>in</strong> un domani immancab<strong>il</strong>e.<br />

Rivedo le migliaia di facce, <strong>in</strong>tente e commosse, nella visione dolce, e ascolto la parola che<br />

corre di bocca <strong>in</strong> bocca, <strong>in</strong> tutte le l<strong>in</strong>gue, per la folla sterm<strong>in</strong>ata: .. È Luisa ... ".<br />

Così la chiamava semplicemente <strong>il</strong> popolo d'ogni paese, che la sentiva sorella 12 .<br />

l Archivio G. P<strong>in</strong>elli, "Bollett<strong>in</strong>o", n. 12, 1999.<br />

2 Ibidem.<br />

3 Sand George, pseud. di Aurore Dup<strong>in</strong> (1804-1876), scrittrice francese. Sposata al<br />

barone Dudevant, lo abbandonò per vivere liberamente; celebre la sua unione con A.<br />

de Musset e, <strong>in</strong> seguito, quella con Chop<strong>in</strong>. Tra i suoi romanzi: La pozza del diavolo,<br />

La piccola Fadette.<br />

142


.. Più grande di un uomo», <strong>in</strong> L'Humanité, di Victor Hugo, nella raccolta Toute la lyre,<br />

Parigi 1893.<br />

5Thiers Louis Adolphe (1797-1877), storico e uomo politico francese, primo presidente<br />

(1871-73) della Terza Repubblica. Stipulò con Bismarck <strong>il</strong> trattato di Francoforte che<br />

metteva f<strong>in</strong>e alla guerra franco-prussiana. Scrisse: Storia della Rivoluzione francese e<br />

Storia del Consolato e dell'impero.<br />

6 Archivio G. P<strong>in</strong>elli: .. Bollett<strong>in</strong>o», n. 12, 1999.<br />

7 Ibidem.<br />

8 Ibidem.<br />

9 Isola dell'Oceano Pacifico a est dell'Australia. Scoperta nel 1774 dall'<strong>in</strong>glese J. Cook,<br />

che la chiamò con l'antico nome della Scozia, passò alla Francia nel 1853 e fu sede di<br />

una colonia penale. Nel 1946 diventò territorio d'oltremare francese: <strong>il</strong> legame con la<br />

Francia venne confermato nel referendum del 1987.<br />

10 A. CIPRIANI, Una vita di avventure eroiche, memorie raccolte da Luigi Campolonghi,<br />

Società Editoriale Italiana.<br />

Cipriani (1844-1918) combatté con Garibaldi nella II e III guerra d'<strong>in</strong>dipendenza e<br />

sull'Aspromonte. Partecipò alla Comune di Parigi; condannato a morte, fu deportato<br />

<strong>in</strong> Nuova Caledonia. Tornato <strong>in</strong> Italia rimase <strong>in</strong> carcere dal 1881 al 1888. Difese le<br />

posizione anarchiche al congresso socialista del 1892.<br />

11 La protesta venne guidata, oltre che da Louise, da G. Clemenceau e J. ]aures.<br />

Lo scrittore E. Zola scrisse per <strong>il</strong> giornale .. Aurora» <strong>il</strong> famoso articolo l'accuse, che<br />

denunciò al mondo l'<strong>in</strong>giustizia perpetrata dalle autorità francesi.<br />

12 Cfr. M. ANTONIOLI, Pietro Cori, <strong>il</strong> cavaliere errante dell'anarchia, BFS, 1995 .<br />

.. La fanteria va all'attacco»<br />

143


Interrogare un popolo di statue.<br />

It<strong>in</strong>erari didattici sui monumenti di r<strong>il</strong>evanza storica<br />

Maria Assunta Ferretti<br />

LEPORELLO<br />

o statua gent<strong>il</strong>issima/Benché di marmo siate .. ./<br />

A padron mio! Mirate!/Che seguita a guardar!<br />

DON GIOVANNI<br />

Mori ...<br />

LEPORELLO<br />

No, no ... attendete! (alla statua)/Signor; <strong>il</strong> padron mio .. ./<br />

Badate ben ... non io .. ./Vorria con voi cenar ...<br />

A che scena è questa! (la statua ch<strong>in</strong>a la testa)/Oh ciel! Ch<strong>in</strong>ò la testa!<br />

(Lorenzo Da Ponte, Don Giovanni, Atto II, scena XV, 1787)<br />

La città è un grande giacimento di storia e di storie. Le generazioni passate<br />

ne hanno modellato <strong>il</strong> paesaggio e hanno lasciato una scia lum<strong>in</strong>osa - ma<br />

solo per gli osservatori attenti - delle loro esistenze e dei loro progetti di<br />

vita negli edifici, nelle strade e nelle piazze, nei tracciati urbanistici, nella<br />

toponomastica. Tra le tracce, nel contempo visib<strong>il</strong>i e nascosti, i monumenti:<br />

visib<strong>il</strong>i perché sono parte dello sfondo fam<strong>il</strong>iare su cui si stagliano i nostri<br />

spostamenti quotidiani; nascosti perché lo sguardo è spesso distratto e la<br />

mente concentrata su altri e più urgenti problemi. Un popolo di statue, una<br />

costellazione di steli, di targhe commemorative, di toponimi ci accompagna<br />

senza parlarci, perché la nostra capacità di decodificare immag<strong>in</strong>i e scritte<br />

è compromessa dal trascorrere del tempo: personaggi, eventi e riferimenti<br />

simbolici che all'epoca dell'edificazione di un monumento o dell'<strong>in</strong>titolazione<br />

di una strada erano ampiamente noti, appaiono ora <strong>in</strong>comprensib<strong>il</strong>i. Anche<br />

145


146<br />

quando nomi e riferimenti sono conosciuti, può rimanere comunque oscuro<br />

<strong>il</strong> significato profondo della scelta che ha portato - trenta, quaranta o magari<br />

cento anni fa - ad erigere un monumento che celebra un eroe della storia<br />

patria o commemora i defunti della prima guerra mondiale.<br />

Dietro l'edificazione di un monumento e la sua collocazione nel contesto<br />

urbano vi sono <strong>in</strong>fatti complessi progetti politico-pedagogici che, <strong>in</strong> vario<br />

modo, hanno riguardato e riguardano le compag<strong>in</strong>i statali e al loro <strong>in</strong>terno<br />

le diverse comunità locali. Negli ultimi decenni del XIX secolo, quando <strong>in</strong><br />

numerosi paesi europei nascono o si consolidano gli stati nazionali, si sv<strong>il</strong>uppa<br />

la società di massa e dunque si allarga la partecipazione alla vita politica,<br />

diviene sempre più urgente per i governanti creare un esteso consenso<br />

popolare. Da ciò la necessità di elaborare strategie atte a favorire tali processi<br />

di <strong>in</strong>tegrazione nello stato, ad esempio attraverso l'identificazione del cittad<strong>in</strong>o<br />

con la nazione e l'assim<strong>il</strong>azione di valori collettivi <strong>in</strong>dividuati di volta <strong>in</strong> volta,<br />

nel corso del tempo, come esemplari.<br />

Si è più volte sottol<strong>in</strong>eato che .. le nazioni quali modo naturale e di<br />

derivazione div<strong>in</strong>a di classificare gli uom<strong>in</strong>i, come dest<strong>in</strong>o politico ... <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seco,<br />

sono un mito»! e che sono più spesso .. la conseguenza della nascita di uno<br />

stato che non la causa della sua creazione»2. Questo è particolarmente vero<br />

per la realtà italiana, <strong>in</strong> cui lo stato nazionale nasce nel 1861, l'uso della l<strong>in</strong>gua<br />

italiana <strong>in</strong> sostituzione dei dialetti si diffonde ampiamente solo con l'arrivo<br />

della televisione e ancora all'<strong>in</strong>izio del XX secolo la coscienza nazionale è<br />

così imperfettamente sv<strong>il</strong>uppata da far sentire migrante <strong>in</strong> un paese straniero<br />

chi si sposta da una regione all'altra, come <strong>in</strong> una testimonianza del 1906<br />

sui contad<strong>in</strong>i abruzzesi mandati a fare <strong>il</strong> servizio m<strong>il</strong>itare <strong>in</strong> altre regioni, di<br />

cui si diceva che .. partivano per l'Italia», come se l'Italia fosse un territorio di<br />

cui l'Abruzzo non faceva affatto parte, a tutti gli effetti straniero3. Soprattutto<br />

a partire dall'avvento al potere della S<strong>in</strong>istra storica, quando l'<strong>in</strong>tegrazione<br />

delle masse popolari diviene un obiettivo scientemente perseguito, lo stato si<br />

dota degli strumenti necessari ad <strong>in</strong>tervenire cap<strong>il</strong>larmente nella formazione<br />

del cittad<strong>in</strong>o: attraverso la trasformazione monumentale della città, la<br />

toponomastica, <strong>il</strong> calendario delle feste nazionali, le celebrazioni pubbliche,<br />

i luoghi della memoria patria, l'opera educativa svolta dalla scuola, <strong>il</strong> servizio<br />

m<strong>il</strong>itare. Il passato prossimo e remoto viene ripercorso isolando avvenimenti<br />

storici r<strong>il</strong>evanti nella costruzione dello stato-nazione e personaggi da additare<br />

come esempi di patriottismo e di valore m<strong>il</strong>itare, di altruismo sp<strong>in</strong>to s<strong>in</strong>o al<br />

sacrificio di sé, di <strong>in</strong>gegno esercitato nei più diversi ambiti culturali. Il cittad<strong>in</strong>o<br />

è chiamato ad identificarsi con tali personaggi, sentendosi parte di quello<br />

stesso .. genio nazionale» che ha dato <strong>in</strong> loro prove così alte.<br />

Se da queste brevi considerazioni storiche passiamo a considerazioni<br />

più propriamente didattiche, risulta chiaro come i monumenti possano<br />

diventare una preziosa fonte per esplorare la formazione delle identità locali,<br />

nazionali e, a partire dall'<strong>in</strong>tegrazione europea, sovranazionali, soprattutto<br />

per quanto riguarda i processi progettati e diretti dall'alto, dai governi e<br />

dalle amm<strong>in</strong>istrazioni locali. L'uso di <strong>in</strong>ternet consente fra l'altro di ampliare<br />

enormemente <strong>il</strong> campo dei monumenti analizzab<strong>il</strong>i, con un giro del mondo<br />

stimolante ma non privo di pericoli. Il rischio maggiore è ovviamente quello di


essere travolti dalla massa delle <strong>in</strong>formazioni e dalla difficoltà di comprendere<br />

contesti storico-culturali molto diversi da quelli che ci sono più fam<strong>il</strong>iari.<br />

Nonostante qualche possib<strong>il</strong>e <strong>in</strong>cursione extraeuropea, è opportuno limitare<br />

l'analisi alla dimensione locale, nazionale o europea, per di più con una<br />

drastica selezione delle fonti su cui condurre la ricerca. L'analisi può prendere<br />

le mosse dalla città di appartenenza, proprio da quei monumenti ignorati di<br />

cui dicevamo, per decodificarne i caratteri artistico-iconografici e i testi scritti<br />

di accompagnamento, nonché per ricostruire <strong>il</strong> contesto storico coevo. Anche<br />

la storia del progetto monumentale, soprattutto quando si tratta di opere<br />

imponenti, costose e durate anni - la storia <strong>in</strong>somma della committenza,<br />

dei dibattiti all'<strong>in</strong>terno dei comitati promotori, degli eventuali concorsi per la<br />

realizzazione, dei cambiamenti apportati al progetto orig<strong>in</strong>ario - può gettare<br />

luce sul significato ideale ad esse sotteso ed anche talvolta sui contrasti tra<br />

le forze politico-culturali che ne volevano l'edificazione o la contrastavano 4 .<br />

La ricerca può poi allargarsi proficuamente ad un confronto tra monumenti<br />

appartenenti a realtà geografiche diverse nell'ambito nazionale o europeo, ma<br />

accomunati dalle tematiche affrontate o dall'epoca della costruzione. Emergono<br />

qui significative convergenze e altrettanto significative divergenze legate, com'è<br />

ovvio, alle tante storie che confluiscono nella storia d'Italia e d'Europa.<br />

Particolarmente <strong>in</strong>teressante è la ricerca comparativa sui miti fondatori<br />

della nazione, anche per la possib<strong>il</strong>ità di ut<strong>il</strong>izzare ormai classiche letture<br />

storiografiche di supporto. Un esempio per tutti: l'analisi che Mosse dedica<br />

al monumento a Ermanno (1841-1847) di Ernst von Bandel, alla sua genesi<br />

e al significato che vollero dargli i contemporanei e i posteri. Il monumento<br />

è collocato su una coll<strong>in</strong>a della foresta di Teutoburgo, laddove <strong>il</strong> mitico<br />

Hermann aveva <strong>in</strong>flitto una sconfitta def<strong>in</strong>itiva all'esercito di Augusto ed è così<br />

descritto da George Mosse:<br />

Il monumento a Ermanno voleva essere <strong>il</strong> simbolo dell'eterna forza giovan<strong>il</strong>e della<br />

Germania e ancor oggi l'eroe si erge, sgua<strong>in</strong>ando la spada, pronto a dare battaglia <strong>in</strong><br />

qualsiasi momento; <strong>il</strong> massiccio piedistallo, che lo sorregge, stava a simboleggiare la forza<br />

del barbaro v<strong>in</strong>citore delle legioni romane. La statua di Ermanno, enorme e monumentale,<br />

rappresenta un cavaliere nella sua armatura, ma la sua immag<strong>in</strong>e ricorda pur sempre i<br />

modelli classici ... Il piedistallo della statua ha una sagoma vagamente piramidale, tanto<br />

usata da chi voleva suscitare un'impressione di forza massiccia; ma qui soprattutto vi sono<br />

elementi gotici, specie nella Sala della Fama racchiusa al suo <strong>in</strong>terno. Questa sala era<br />

dest<strong>in</strong>ata a ospitare i busti dei tedeschi <strong>il</strong>lustri ... Questa parte del monumento non fu mai<br />

completata e ancor oggi la sala è vuotas.<br />

Hermann è qui raffigurato come l'eroe la cui vittoria segna <strong>il</strong> remoto <strong>in</strong>izio<br />

del riscatto germanico, dovendo costituire nelle <strong>in</strong>tenzioni dei contemporanei<br />

un sempiterno e corroborante esempio per l'orgoglio tedesco.<br />

La storia è dunque, per chi abbia la necessità di costruire delle efficaci<br />

mitologie politiche, un ricco serbatoio di eventi e figure pronti per essere<br />

riesumati e sottoposti ad un processo di glorificazione che, a torto o a ragione,<br />

li trasformi <strong>in</strong> icone della coscienza patriottica, come dimostra la recente<br />

assunzione di Pontida a luogo simbolico dell'identità «padana", dopo essere<br />

147


148<br />

stato a lungo, a partire dall'età risorgimentale, un luogo simbolico dell'identità<br />

italiana 6 . Segno che degli stessi episodi e personaggi possono appropriarsi<br />

forze politiche diverse <strong>in</strong> momenti successivi della storia nazionale, lasciando<br />

su di essi <strong>il</strong> segno di <strong>in</strong>terpretazioni divergenti. Tutto ciò è particolarmente<br />

evidente nella figura di Garibaldi, onnipresente nelle strade e nelle piazze<br />

d'Italia, nei quadri o nei manifesti politici come eroe senza sfumature e dalle<br />

molte resurrezioni f<strong>in</strong>o all'attuale, forse def<strong>in</strong>itiva, dipartita: eroe popolare<br />

democratico, coraggioso e obbediente esecutore del disegno monarchico<br />

di Vittorio Emanuele II, precursore dell'attivismo e vitalismo fascista, nume<br />

tutelare delle s<strong>in</strong>istre, ecc. ecc. Con <strong>il</strong> potere di far scendere <strong>il</strong> suo carisma<br />

anche su chi gli fu fedele compagno-compagna, come dimostra la figura di<br />

Anita. Il suo monumento sul Gianicolo, <strong>in</strong>augurato da Mussol<strong>in</strong>i nel 1932 7 , la<br />

mostra su un cavallo rampante, <strong>in</strong> improbab<strong>il</strong>e e precario equ<strong>il</strong>ibrio, nell'atto<br />

di alzare <strong>in</strong> aria <strong>il</strong> braccio destro armato di pistola e contemporaneamente<br />

str<strong>in</strong>gere al seno con <strong>il</strong> braccio s<strong>in</strong>istro un bamb<strong>in</strong>o-fagotto, come se <strong>il</strong> suo<br />

ruolo di pasionaria combattente potesse essere accettato solo a patto di<br />

affiancarle quello - impresc<strong>in</strong>dib<strong>il</strong>e per <strong>il</strong> fascismo - di madre. Sulla base delle<br />

considerazioni ora sv<strong>il</strong>uppate, risulta chiaro che un altro possib<strong>il</strong>e percorso<br />

didattico consiste nell'analizzare, secondo una griglia opportunamente<br />

predisposta, un'antologia di immag<strong>in</strong>i realizzate <strong>in</strong> anni successivi (monumenti<br />

<strong>in</strong> primo luogo, ma anche quadri, <strong>il</strong>lustrazioni popolari, <strong>in</strong> tempi più recenti<br />

manifesti) relative ad un evento o a un personaggio, quale per l'appunto<br />

Garibaldi, ricorrente nell'immag<strong>in</strong>ario politico nazionale. Si tratterà di operare<br />

una selezione di materiali iconografici tale da far emergere la diversa lettura e<br />

<strong>il</strong> diverso uso pubblico che dell'evento o del personaggio sono stati proposti.<br />

Se dai veri o presunti miti fondativi della nazione ci spostiamo ad una storia<br />

più recente, cioè a quel xx: secolo che ha lasciato traccia di sé nei monumenti<br />

pubblici e privati, non c'è da stupirsi che questi abbiano spesso un carattere<br />

funebre, commemorando i caduti delle guerre. In primo luogo la prima.<br />

In nome della gloria e della religione della patria, si cerca di neutralizzare<br />

l'orrore di un conflitto che aveva provocato m<strong>il</strong>ioni di morti ed <strong>in</strong>validi e<br />

di aiutare i sopravvissuti ad elaborare <strong>il</strong> lutto per quelle perdite, erigendo<br />

<strong>in</strong> tutto <strong>il</strong> cont<strong>in</strong>ente europeo per <strong>in</strong>iziativa pubblica e per <strong>in</strong>iziativa privata<br />

un'impressionante moltitud<strong>in</strong>e di steli, cippi, statue commemorative, cimiteri<br />

monumentali. Anche <strong>in</strong> questo caso <strong>il</strong> confronto tra monumenti appartenenti<br />

a più realtà storico-geografiche e culturali può servire agli studenti per<br />

comprendere i modi <strong>in</strong> cui l'Europa ha faticosamente <strong>in</strong>tegrato nella propria<br />

storia quell'immane tragedia e anche le specificità nazionali, ad esempio,<br />

con riferimento all'Italia, i modi peculiari <strong>in</strong> cui, nel clima di mob<strong>il</strong>itazione<br />

bellica permanente proprio del ventennio, la prima guerra mondiale è stata<br />

trionfalmente presentata come prova estrema (e ardentemente desiderata) di<br />

patriottismo e orig<strong>in</strong>e del r<strong>in</strong>novamento fascista.<br />

A titolo esemplificativo mi servirò di due monumenti che anche ad un'analisi<br />

superficiale da parte dello studente - chiamato <strong>in</strong> primo luogo, semplicemente,<br />

a descrivere ciò che vede - presentano <strong>in</strong>terpretazioni contrastanti dei disastri<br />

della guerra, gettando luce sul differente contesto socio-politico ed emotivo<br />

<strong>in</strong> cui vennero concepiti. Il primo monumento funebre è peculiare quanto a


genesi e <strong>in</strong>tensità espressiva. Si tratta dell'opera dell'artista berl<strong>in</strong>ese Kathe<br />

Kollwitz, collocata nel 1932 nel cimitero di guerra tedesco a pochi ch<strong>il</strong>ometri<br />

dal v<strong>il</strong>laggio fiamm<strong>in</strong>go di Valdslo: la data tardiva del monumento funebre e<br />

la semplice e struggente composizione - un uomo ed una donna <strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiati<br />

<strong>in</strong> atteggiamento di dolore immoto e compunto - testimoniano <strong>il</strong> tormento<br />

della Kollwitz, che decise di dare espressione alle sofferenze sue e di tanti<br />

altri genitori già all'<strong>in</strong>domani della morte del figlio, partito volontario per la<br />

guerra nel 1914 e ucciso dopo pochi mesi. Come è raccontato nell'opera di<br />

Jay W<strong>in</strong>ter Il lutto e la memoria B , <strong>il</strong> monumento ora ricordato fu <strong>il</strong> frutto di una<br />

decisione strettamente privata e <strong>il</strong> risultato di un lungo e faticoso processo di<br />

elaborazione del lutto da parte dell'artista9. Nell'opera di W<strong>in</strong>ter monumenti<br />

come quello della Kollwitz confermerebbero l'ipotesi <strong>in</strong>terpretativa che egli dà<br />

del "furore costruttivo» seguito al primo conflitto mondiale:<br />

i monumenti commemorativi venivano realizzati come luoghi dove la gente potesse<br />

esprimere <strong>il</strong> suo cordoglio, e renderlo pubblico. Il significato rituale è stato spesso messo <strong>in</strong><br />

ombra dalla simbologia politica che, adesso che <strong>il</strong> momento del lutto è passato, è tutto ciò<br />

che rimane visib<strong>il</strong>e. All'epoca, l'arte commemorativa collettiva fornì soprattutto un contesto<br />

e una legittimazione al dolore dei s<strong>in</strong>goli e delle famiglie lO.<br />

Tale monumento può essere fac<strong>il</strong>mente confrontato con quello eretto<br />

c<strong>in</strong>que anni prima a Reggio Em<strong>il</strong>ia - l'<strong>in</strong>augurazione avvenne <strong>il</strong> 30 ottobre<br />

1927 - su progetto di Alberto Bazzoni, quando <strong>il</strong> regime fascista si era già<br />

pienamente affermato ed era impegnato a re <strong>in</strong>terpretare la storia italiana <strong>in</strong><br />

chiave bellicista. Il monumento commemorativo (vedi Foto 2 e 3), un alto<br />

parallelepido di pietra decorato da statue e bassor<strong>il</strong>ievi bronzei, è collocato nei<br />

giard<strong>in</strong>i pubblici e presenta nella faccia orientata verso la strada un gigantesco<br />

fante poggiante su un piedistallo, la baionetta <strong>in</strong>astata e <strong>il</strong> mantello al vento, <strong>in</strong><br />

posizione di riposo ma con lo sguardo vig<strong>il</strong>e, deciso e imperturbab<strong>il</strong>e (vedi.fig.<br />

1 e 2). Nella faccia orientata verso i giard<strong>in</strong>i una statua di Vittoria alata e ancora,<br />

nella parte superiore del monumento, bassor<strong>il</strong>ievi raffiguranti le tre Parche, un<br />

soldato morente sorretto da una donna come <strong>in</strong> una pietà, una scena di lavoro<br />

nei campi, figure di combattenti. Il monumento reggiano, soprattutto nelle<br />

statue del fante e della Vittoria, appare <strong>in</strong> stridente contrasto con la struggente<br />

scena fam<strong>il</strong>iare di Kathe Kollwitz, a testimoniare le <strong>in</strong>tenzioni presenti nei due<br />

monumenti: da <strong>in</strong>serire <strong>in</strong> una personale e dolente esperienza di elaborazione<br />

del lutto, <strong>il</strong> primo; da collocare entro una precisa politica culturale di impronta<br />

nazionalistica rigidamente diretta dall'alto, <strong>il</strong> secondo ll .<br />

Con questi s<strong>in</strong>tetici spunti di riflessione si <strong>in</strong>tende sottol<strong>in</strong>eare come i<br />

monumenti possano essere ut<strong>il</strong>izzati <strong>in</strong> ambito didattico per istituire proficui<br />

confronti s<strong>in</strong> cronici e diacronici tra contesti diversi, compresi momenti storici<br />

successivi entro la stessa storia nazionale, proprio perché sono <strong>in</strong> grado di<br />

registrare fedelmente cont<strong>in</strong>uità, mutamenti e rotture nella coscienza collettiva<br />

e nelle politiche culturali dei governi che si sono succeduti nel tempo. Gli<br />

stessi progetti monumentali non realizzati possono diventare didatticamente<br />

significativi per del<strong>in</strong>eare lo spirito imperante <strong>in</strong> una data epoca. È <strong>il</strong> caso, ad<br />

esempio, della grande Statua del Fascismo (vedi .fig. 3) fortemente voluta da<br />

149


150<br />

Fig. 1 - A. Bazzoni, Monumento ai caduti della prima guerra mondiale,<br />

Reggio Em<strong>il</strong>ia 1927. (Fonte: M.A. Ferretti)


Fig. 2 - A. Bazzoni, Monumento ai caduti<br />

della prima guerra mondiale, particolare.<br />

(Fonte: M.A. Ferretti)<br />

Fig. 3 - La grande Statua<br />

del Fascismo: particolare,<br />

anni Trenta. (Fonte: "Storia<br />

e Dossier», 1990/45, <strong>in</strong><br />

copert<strong>in</strong>a)<br />

151


152<br />

Renato Ricci che doveva competere <strong>in</strong> altezza con la Statua della Libertà e, nel<br />

panorama di Roma, con la cupola di San Pietro e che già <strong>in</strong> epoca fascista si<br />

decise di non erigere, per cui le poche parti bronzee realizzate vennero, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e,<br />

fuse 12 .<br />

Là dove <strong>in</strong>oltre la rottura nella storia nazionale è stata più netta - com'è nella<br />

storia italiana <strong>il</strong> passaggio dalla dittatura fascista alla repubblica democratica<br />

- <strong>il</strong> salto tra <strong>il</strong> prima e <strong>il</strong> dopo evidenziato dai monumenti risalta maggiormente<br />

e la ricerca portata avanti dagli studenti può anche prendere la forma di una<br />

ricerca sui monumenti abbattuti e sui toponimi cambiati, perché troppo<br />

<strong>in</strong>timamente legati ad un regime r<strong>in</strong>negato. Basti pensare ai tanti simboli<br />

fascisti e ai tanti ritratti di Mussol<strong>in</strong>i che, appena caduto <strong>il</strong> regime, furono a<br />

furor di popolo distrutti <strong>in</strong> tutta Italia 13.<br />

L'efficacia di una ricerca didattica condotta sui monumenti risulta potenziata<br />

nel momento <strong>in</strong> cui viene <strong>in</strong> parte affiancata da altre fonti. Se è vero che la<br />

formazione di una memoria pubblica non passa solo attraverso i monumenti,<br />

ma anche attraverso la toponomastica, <strong>il</strong> calendario delle feste nazionali, gli<br />

<strong>in</strong>ni, le celebrazioni pubbliche, l'opera educativa svolta dalla scuola e magari<br />

i f<strong>il</strong>m o <strong>in</strong> tempi più recenti la fiction televisiva (l'elenco ovviamente non è<br />

completo ... ), si possono analizzare altre fonti coeve ai monumenti dietro cui<br />

sia lecito cogliere un'analoga <strong>in</strong>tenzione per quanto riguarda la formazione<br />

del consenso. Mi limito qui a considerare l'attività educativa svolta dalla scuola<br />

attraverso i libri di testo o i volumi presenti nelle biblioteche scolastiche.<br />

F<strong>in</strong>o agli anni Sessanta del secolo scorso, l'obiettivo di sv<strong>il</strong>uppare nell'alunno<br />

uno spirito patriottico secondo un'impronta ancora ottocentesca era fac<strong>il</strong>mente<br />

riconoscib<strong>il</strong>e nei libri - manuali scolastici e opere di narrativa - dest<strong>in</strong>ati ai<br />

bamb<strong>in</strong>i della scuola elementare. Era centrale l'idea di fornire modelli di<br />

comportamento mediante storie esemplari e racconti con morale, come <strong>in</strong><br />

una delle opere che più hanno contribuito alla formazione della coscienza<br />

nazionale <strong>in</strong> Italia: Cuore di Edmondo De Amicis, pubblicato per la prima<br />

volta nel 1886 14 . Com'è noto, nell'opera si comb<strong>in</strong>ano variamente le vicende<br />

quotidiane del piccolo Enrico e dei suoi compagni di scuola durante l'anno<br />

scolastico 1881-82, narrate <strong>in</strong> forma diaristica dallo stesso Enrico, con i racconti<br />

mens<strong>il</strong>i proposti <strong>in</strong> classe dal maestro e gli <strong>in</strong>terventi educativi del padre di<br />

Enrico: Storia d'un anno scolastico, scritta da un alunno di terza d'una<br />

scuola municipale d1talia recita <strong>in</strong>fatti <strong>il</strong> sottotitolo del libro. Nella galleria dei<br />

personaggi che emergono nel romanzo sono additati come esempi bamb<strong>in</strong>i<br />

coraggiosi che si sacrificano precocemente per la patria e personaggi storici<br />

che hanno contribuito all'unità e all'<strong>in</strong>dipendenza d'Italia. Tali personaggi sono<br />

per l'appunto quelli che ritroviamo nella statuaria del periodo postunitario:<br />

Garibaldi e Mazz<strong>in</strong>i, i re Vittorio Emanuele II e Umberto 1.<br />

Nella pag<strong>in</strong>a di diario che porta la data del 3 apr<strong>il</strong>e, Enrico, <strong>il</strong> compagno<br />

di scuola Coretti e suo padre - un modesto rivenditore di legna - vanno a<br />

vedere <strong>il</strong> passaggio del re Umberto 1. Coretti padre, che ha avuto occasione<br />

di conoscere <strong>il</strong> re molti anni addietro durante la terza guerra di <strong>in</strong>dipendenza,<br />

tesse l'elogio del sovrano per <strong>il</strong> suo coraggio senza affettazione non solo<br />

sui campi di battaglia, ma anche «tra i colerosi e i terremoti». Il momento<br />

più emozionante dell'<strong>in</strong>contro si ha quando Coretti si fa avanti mostrando


ad Umberto <strong>il</strong> petto ricoperto di medaglie e rammentandogli la comune<br />

appartenenza ad un battaglione di cui <strong>il</strong> sovrano, allora pr<strong>in</strong>cipe, era stato<br />

valoroso generale. Il re si ferma per un attimo, fissa Coretti e gli tende la mano,<br />

che quest'ultimo si affretta a str<strong>in</strong>gere con entusiasmo. Slanciandosi poi verso<br />

<strong>il</strong> figlio, «egli gridò: - Qua, picc<strong>in</strong>o, che ho ancora calda la mano! - e gli passò<br />

la mano <strong>in</strong>torno al viso, dicendo: - Questa è una carezza del re». Pochi istanti<br />

più tardi si dirà disposto a dare <strong>il</strong> suo sangue per <strong>il</strong> sovrano. Questo <strong>il</strong> tono<br />

dom<strong>in</strong>ante dell'opera deamicisiana quando si parla di un re che, diciotto anni<br />

dopo l'episodio immag<strong>in</strong>ario ora riferito, avrebbe trovato la morte per mano<br />

di Gaetano Bresci.<br />

Il tono già sopra le righe di Cuore diventa esaltazione senza limiti - neppure<br />

quelli imposti dal senso del ridicolo - nelle pag<strong>in</strong>e dei dettati, dei libri di<br />

lettura e f<strong>in</strong>anche dei problemi di aritmetica per le scuole elementari quando<br />

dai padri della patria si passa alla figura del duce. Nel racconto conclusivo del<br />

libro di lettura per la classe quarta dell'anno :xx dell'era fascista, <strong>in</strong>titolato Il<br />

foro Mussol<strong>in</strong>i, si f<strong>in</strong>ge che <strong>il</strong> gigantesco monolito di marmo, futuro obelisco<br />

<strong>in</strong> onore del duce, racconti <strong>in</strong> prima persona la sua storia dall'estrazione nelle<br />

Alpi Apuane f<strong>in</strong>o alla collocazione a Roma, nel Foro Mussol<strong>in</strong>i. Vale la pena di<br />

riportare le righe conclusive del monologo:<br />

Dalla vic<strong>in</strong>a Accademia fascista escono squadre di giovani perfetti nei movimenti e<br />

impeccab<strong>il</strong>i nello st<strong>il</strong>e g<strong>in</strong>nastico.<br />

Passando d<strong>in</strong>anzi a me, alzano gli occhi e ammirano. Lungo una mia faccia è scritto, <strong>in</strong><br />

grandi lettere sovrapposte, un nome che li rende fieri: MUSSOLINI DUX.<br />

È bello assistere ogni giorno alla vita forte e sana di questi giovani. Più bello ancora, è<br />

quando convengono al Foro tutti i bal<strong>il</strong>la e le piccole italiane di Roma.<br />

Abbronzati dal sole, forti di membra e di animo gent<strong>il</strong>e, questi giovanetti sono la bellezza<br />

del Foro.<br />

Ma a volte pare che un uragano improvviso scuota i marmi. Questo avviene quando, alto<br />

sulla tribuna d'onore, un uomo appare d<strong>in</strong>anzi alla folla che gremisce lo stadio.<br />

Allora anche dal petto dei piccoli esce un grido che fa tremare la terra.<br />

- È lui! - mi dico. - È lui!<br />

Fremo tutto. Divento più sfav<strong>il</strong>lante al sole, e le lettere che porto <strong>in</strong>cise ripetono alto <strong>il</strong><br />

suo nome 15 .<br />

In questo caso - nel riferimento al fremito di godimento che anche un<br />

blocco di marmo prova alla vista del duce - la retorica propagandistica<br />

si commenta da sé. Tuttavia è evidente che anche <strong>in</strong> testi scolastici o <strong>in</strong><br />

monumenti civ<strong>il</strong>i più sobri la rappresentazione tende spesso, date le <strong>in</strong>tenzioni<br />

ad essa sottese, ad essere aproblematica, a presentare i processi storici, che<br />

sono sempre complessi e conflittuali, <strong>in</strong> modo semplificato e pacificato:<br />

le dissonanze rispetto all'immag<strong>in</strong>e oleografica sono espulse dal quadro.<br />

Riprist<strong>in</strong>arle è naturalmente compito dell'<strong>in</strong>segnante, che deve chiarire<br />

allo studente come la rappresentazione che i monumenti propongono non<br />

serva a gettare luce su eventi e personaggi, ma fornisca piuttosto preziose<br />

<strong>in</strong>dicazioni sulla percezione che di esse avevano, <strong>in</strong> un dato momento storico,<br />

forze politicamente connotate e sulle strategie da queste messe <strong>in</strong> atto per la<br />

153


creazione del consenso. Sarà dunque opportuno - per evitare gli equivoci di<br />

cui si è detto - affiancare e fare <strong>in</strong>teragire le pag<strong>in</strong>e di Cuore e le immag<strong>in</strong>i<br />

dei monumenti con la ricostruzione proposta dalla storiografia contemporanea<br />

o quale emerge da altri tipi di fonte. L'assass<strong>in</strong>io del re Umberto I quattordici<br />

anni dopo la pubblicazione di Cuore o le terre desolate del paesaggio bellico<br />

mostrate dalle foto non ufficiali della prima guerra mondiale dovrebbero<br />

pertanto fare da contraltare al ritratto idealizzato di De Amicis o a quello del<br />

glorioso fante di Bazzoni.<br />

1 E. GELLNER, Nazioni e nazionalismo, Roma 1985, p. 3.<br />

2 Per un'analisi ormai classica della questione si rimanda, oltre che al già citato Gellner,<br />

a E.]. HOBSBAWM, Nazioni e nazionalismo, Tor<strong>in</strong>o 1990 e a B.R.O. ANDERSON, Comunità<br />

immag<strong>in</strong>ate: orig<strong>in</strong>e e diffusione dei nazionalismi, Roma 1996.<br />

3 .. Saranno istituzioni ed eventi particolari, come l'esercito di leva e le guerre, o<br />

processi reali come le migrazioni <strong>in</strong>terne dalle campagne alle città, e <strong>in</strong> seguito dal Sud<br />

al Nord, a dare la sp<strong>in</strong>ta decisiva a una più nitida presa di coscienza dei ritardi dello<br />

stato e della necessità del suo <strong>in</strong>tervento. Siamo comunque <strong>in</strong> presenza di d<strong>in</strong>amiche<br />

di lungo periodo, tanto che, ad esempio, ancora agli <strong>in</strong>izi del Novecento dei soldati<br />

chiamati dalle nuove leve si diceva che partivano per !'Italia, come scriveva nel 1906<br />

un memorialista abruzzese.» (S. SOLDANI e G. TURI, a cura di, Fare gli italiani. Scuola e<br />

cultura nell'Italia contemporanea, Bologna 1993, p. 19)<br />

4 Esemplare <strong>in</strong> proposito la ricostruzione proposta da B. TOBIA (Il Vittoriano, <strong>in</strong> M.<br />

ISNENGHI, a cura di, I luoghi della memoria. Simboli e miti dell'Italia unita, Laterza,<br />

Roma-Bari 1996) dei travagliati progetti di costruzione del Vittoriano: .. da palcoscenico<br />

apprestato per l'esaltazione della monarchia e dell'unità, ad Altare della Patria, dalla<br />

significazione politica, cioè, a quella civ<strong>il</strong>e e poi, attraverso lo snodo della tumulazione<br />

dal M<strong>il</strong>ite ignoto, a quella m<strong>il</strong>itare» (p. 251).<br />

5 G.L. MOSSE, La nazionalizzazione delle masse. Simbolismo politico e movimenti di<br />

massa <strong>in</strong> Germania (1815-1933), Bologna 1975, p. 97.<br />

6 Chiunque abbia frequentato le scuole elementari italiane f<strong>in</strong>o agli anni Settanta<br />

del secolo scorso sa bene quanto maestri e libri di testo abbiano <strong>in</strong>sistito sul mito<br />

fondativo dei Comuni, che nella loro lotta contro Federico Barbarossa avrebbero<br />

compattamente rivendicato l'<strong>in</strong>dipendenza dell'Italia contro lo straniero. Inut<strong>il</strong>e dire<br />

quanto questa immag<strong>in</strong>e sia <strong>in</strong> palese contrasto con la ricostruzione che gli storici<br />

hanno fatto dell'età comunale.<br />

7 Il c<strong>in</strong>egiornale relativo all'<strong>in</strong>augurazione del monumento può essere visto ed ascoltato<br />

sul sito www.archivioluce.com: giornale Luce B0098, 00/00/1932. La scheda descrittiva<br />

che accompagna <strong>il</strong> f<strong>il</strong>mato riassume i momenti salienti della cerimonia e del discorso del<br />

duce. La presenza di Ezio Garibaldi, discendente dell'eroe e presidente dell'associazione<br />

garibald<strong>in</strong>a, nonché <strong>il</strong> discorso tenuto da Mussol<strong>in</strong>i mostrano l'avvenuta ascrizione<br />

di Garibaldi ai ranghi delle camicie nere: .. Due reduci garibald<strong>in</strong>i. Cade <strong>il</strong> tricolore<br />

che copre la statua di Anita Garibaldi. Panoramica verticale dall'alto <strong>in</strong> basso del<br />

monumento equestre. Mussol<strong>in</strong>i, <strong>il</strong> governatore di Roma pr<strong>in</strong>cipe Boncompagni, Ezio<br />

Garibaldi, nipote del Condottiero e presidente dell'associazione volontari garibald<strong>in</strong>i.<br />

Il governatore Boncompagni prendendo <strong>in</strong> consegna <strong>il</strong> monumento pronuncia<br />

<strong>il</strong> discorso celebrativo. Nel palco d'onore Vittorio Emanuele III e la Reg<strong>in</strong>a Elena<br />

accompagnati da una folta rappresentanza delle autorità dello Stato ascoltano <strong>in</strong> piedi.<br />

Al term<strong>in</strong>e risuonano applausi. Cartello: Il Duce rievoca le glorie garibald<strong>in</strong>e. Riprese<br />

del Duce mentre <strong>in</strong> piedi legge <strong>il</strong> suo discorso celebrativo alternate con visioni generali<br />

e particolari del monumento. Mussol<strong>in</strong>i, spesso <strong>in</strong>terrotto da applausi, rievoca le glorie<br />

154


garibald<strong>in</strong>e prefigurando un'ideale discendenza degli ideali delle camicie rosse negli<br />

arditi di Vittorio Veneto e nelle camicie nere. Inquadratura panoramica dei tetti di<br />

Roma dal colle gianicolense. Applausi e sventolio di berretti garibald<strong>in</strong>i accolgono la<br />

conclusione del discorso. Mussol<strong>in</strong>i mentre lascia <strong>il</strong> palco dal quale ha parlato seguito<br />

dal pr<strong>in</strong>cipe Boncompagni e da Ezio Garibaldi. Le autorità m<strong>il</strong>itari e le alte cariche<br />

fasciste. Applausi e saluti fascisti. Il gruppo con Vittorio Emanuele III, la reg<strong>in</strong>a Elena,<br />

Mussol<strong>in</strong>i, lo scultore Rutelli, Ezio Garibaldi mentre si dirigono verso <strong>il</strong> monumento.<br />

Visione generale della statua equestre".<br />

8 J. WINTER, Il lutto e la memoria. La Grande Guerra nella storia culturale europea, Il<br />

Mul<strong>in</strong>o, Bologna 1998.<br />

9 Le <strong>in</strong>tenzioni di Kathe Kollwitz e l'<strong>in</strong>izio del percorso artistico-esistenziale che<br />

l'avrebbe condotta alla realizzazione dell'opera sono efficacemente riassunte nelle<br />

pag<strong>in</strong>e del suo toccante diario, <strong>in</strong> data 31 dicembre 1914, citate da Jay W<strong>in</strong>ter: «Mio<br />

caro Peter, voglio cercare d'essere leale ... Cosa significa Di amare <strong>il</strong> mio paese alla<br />

mia maniera, come hai fatto tu nella tua. E di far sì che quest'amore sia efficace. Di<br />

guardare i giovani ed essere leale con loro. Oltre a ciò farò <strong>il</strong> mio lavoro, lo stesso<br />

lavoro, bamb<strong>in</strong>o mio, che ti è stato negato. Voglio onorare anche Dio con le mie<br />

opere, <strong>il</strong> che significa che voglio essere onesta, vera e s<strong>in</strong>cera ... Quando cercherò di<br />

essere tale, caro Peter, allora ti chiederò di starmi d'attorno, di aiutarmi, di mostrarti<br />

a me. Lo so che ci sei, ma ti vedo solo <strong>in</strong> modo confuso, come fossi avvolto <strong>in</strong> una<br />

nebbia. Stai con me ... " (WINTER, op. cit., p. 153).<br />

lO WINTER, op. cit., p. 134.<br />

11 Va ricordato <strong>in</strong> proposito anche <strong>il</strong> progetto di sistemazione dei cimiteri di guerra<br />

predisposto dal regime fascista negli anni Trenta, progetto «che corrispose al bisogno<br />

di ripulire, ord<strong>in</strong>are, discipl<strong>in</strong>are anche i luoghi di culto, smantellando gli orig<strong>in</strong>ari<br />

cimiteri sorti spontaneamente durante e subito dopo la guerra" (P. DOGLIANI, Redipuglia,<br />

<strong>in</strong> ISNENGHI, op. cit., p. 382). Questa volontà accentratrice avrebbe avuto la sua massima<br />

espressione nel cimitero di Redipuglia, costruito tra <strong>il</strong> 1936 e <strong>il</strong> 1938 per riunire i resti<br />

di <strong>100</strong>.187 caduti di cui 39.867 noti e 60.330 ignoti.<br />

12 Per un'ag<strong>il</strong>e ricostruzione delle vicende relative al progetto, alla parziale realizzazione<br />

e alla distruzione della grande Statua del Fascismo si rimanda all'articolo di S. SETTA<br />

Il volto del fascismo, apparso sulla rivista «Storia e dossier", anno V, n. 45, novembre<br />

1990, pp. 46-49.<br />

13 La questione della toponomastica è tornata negli ultimi anni di attualità nelle<br />

pubblico dibattito <strong>in</strong> seguito decisione di alcuni consigli comunali italiani di <strong>in</strong>titolare<br />

strade e piazze a personalità legate al regime fascista. Ovviamente l'Italia non è <strong>il</strong><br />

solo paese che abbia sperimentato tali mutamenti; basti pensare ai paesi dell'Europa<br />

orientale e <strong>in</strong> particolare all'ex Unione Sovietica. Sulla questione <strong>in</strong>terviene Micha<strong>il</strong><br />

Rozanskij nel saggio Urss. Caricyn, Stal<strong>in</strong>grad o Volgograd L'eterna questione dei<br />

toponimi (<strong>in</strong> AA. Vv., A est, la memoria ritrovata, E<strong>in</strong>audi, Tor<strong>in</strong>o 1991), <strong>il</strong> cui titolo<br />

allude per l'appunto ai tanti nomi assunti nel corso della storia novecentesca dalla<br />

stessa città (va notato peraltro che <strong>il</strong> toponimo orig<strong>in</strong>ario «Caricyn" non è, come si<br />

potrebbe pensare, un'allusione a qualche zar<strong>in</strong>a, ma un riferimento al fiume Carica).<br />

14 Il contributo fornito dall'opera di De Amicis alla formazione dell'identità italiana è<br />

esplicitamente riconosciuto da Isnenghi nell'<strong>in</strong>troduzione ai volumi sui Luoghi della<br />

memoria, là dove afferma: «La memoria nazionale diffusa attraverso <strong>il</strong> patriottismo<br />

scolastico è una delle dimensioni della memoria collettiva che abbiamo preso <strong>in</strong><br />

considerazione. Naturalmente, non c'è memoria senza oblio. E proprio la scuola - <strong>il</strong><br />

Liceo classico, cui non potevamo r<strong>in</strong>unciare a dedicare una voce specifica, ma più <strong>in</strong><br />

generale la scuola elementare, quella che, da un certo momento <strong>in</strong> poi, frequentano<br />

tutti i bamb<strong>in</strong>i nati <strong>in</strong> Italia - costituisce un percorso di base attraverso cui un repertorio<br />

di «luoghi comuni" si è venuto formando e modificando nel tempo, scartando certe<br />

presenze e priv<strong>il</strong>egiandone altre: alternando cioè la memoria all' oblio, due meccanismi<br />

generativi dell'identità con i quali abbiamo avuto cont<strong>in</strong>uamente a che fare. La nostra<br />

155


156<br />

rassegna comprende anche per questo quel monumento alla scuola elementare, ai<br />

maestri e alla maestre, e alle geografie sociali e territoriali dell'«<strong>in</strong>fanzia della Nazione»,<br />

che si può considerare Cuore: un libro che, assieme a P<strong>in</strong>occhio e a pochissimi altri,<br />

ha accompagnato l'<strong>in</strong>fanzia di diverse generazioni di piccoli scolari, raggiungendo una<br />

diffusione di m<strong>il</strong>ioni e m<strong>il</strong>ioni di copie.» (ISNENGHI, op. cit., p. VIII). Nell'opera curata da<br />

Isnenghi <strong>il</strong> compito di <strong>il</strong>lustrare <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo di Cuore nella formazione dell'identità italiana<br />

è affidato ad Antonio Faeti.<br />

15 Il libro della IV classe elementare. Letture, La Libreria dello Stato, Roma 1942, pp.<br />

214-218.


L'anno della Costituente<br />

Lorenzo Capitani<br />

Si può ancora convenire con un giudizio espresso da Pietro Scoppola nel<br />

'98, a c<strong>in</strong>quant'anni dalla entrata <strong>in</strong> vigore della nostra Costituzione, quando<br />

rifletteva criticamente sui primi seri tentativi di mettere mano all'<strong>in</strong>tero impianto<br />

costituzionale. «Nessun processo di autentico r<strong>in</strong>novamento istituzionale e<br />

culturale - scriveva - sarà possib<strong>il</strong>e senza attenzione alla storia, se non vi sarà<br />

cioè senso della storia, di una storia ricca e complessa".<br />

Ci si riferiva allora ai profondi limiti di una visione politica, che attraversava<br />

tutti gli schieramenti, <strong>in</strong> cui veniva sempre più attenuandosi la capacità di<br />

guardare alla Costituente stessa come ad un evento, «un accadimento che,<br />

pur cont<strong>in</strong>gente come tutti i fatti umani, esprime tuttavia una realtà profonda<br />

e complessa", come quella della guerra e della Resistenza. Del resto, <strong>in</strong> una<br />

sim<strong>il</strong>e visione, gli stessi caratteri di vera e propria s<strong>in</strong>tesi, del tutto orig<strong>in</strong>ale,<br />

dell'<strong>in</strong>tera storia politico-costituzionale del nostro Paese, che si possono<br />

r<strong>in</strong>tracciare <strong>in</strong> una lettura attenta del lavoro dei costituenti, sembrano non a<br />

caso smarrirsi a favore di una valutazione «dis<strong>in</strong>voltamente <strong>in</strong>novatrice", con le<br />

conseguenze rov<strong>in</strong>ose che oggi abbiamo tutti sotto i nostri occhi.<br />

Per uno strano paradosso della nostra storia politica più recente, <strong>in</strong>fatti, ci<br />

troviamo a ricordare i sessant'anni della Costituente, proprio nel momento <strong>in</strong><br />

cui un <strong>in</strong>sidioso processo di revisione costituzionale ne mette fortemente <strong>in</strong><br />

pericolo gli stessi presupposti ideali.<br />

Non mi <strong>in</strong>teressa sv<strong>il</strong>uppare <strong>in</strong> questa sede un ragionamento sulla<br />

cont<strong>in</strong>genza politica e sui suoi discutib<strong>il</strong>i scenari. Tuttavia, penso assolutamente<br />

necessario, anche per fronteggiare più efficacemente quelle che Giuseppe<br />

Dossetti ha saputo bollare come superficiali approssimazioni alla materia<br />

costituzionale, s<strong>in</strong> dai tempi della Bicamerale, uno sguardo più attento ai<br />

processi reali che hanno condotto <strong>il</strong> nostro Paese alla Costituente e ai suoi<br />

esiti, per certi versi <strong>in</strong>attesi e comunque straord<strong>in</strong>ari.<br />

157


La proposta alla nostra città, alle sue istituzioni educative e culturali, alle<br />

diverse realtà di studio e di ricerca presenti sul nostro territorio è dunque<br />

molto semplice ma alquanto impegnativa: caratterizzare i prossimi due anni<br />

per una r<strong>in</strong>novata e qualifìcata attenzione proprio ai lavori della Costituente,<br />

alla genesi del nostro lessico civ<strong>il</strong>e e democratico, al prof<strong>il</strong>arsi dei caratteri<br />

dist<strong>in</strong>tivi di un patto costituzionale <strong>in</strong> buona parte <strong>in</strong>edito anche se raffrontato<br />

ad altri modelli.<br />

Attraverso le modalità più differenti, ma anche con uno sforzo possib<strong>il</strong>mente<br />

coord<strong>in</strong>ato, è possib<strong>il</strong>e mettere a punto un serie di appuntamenti che super<strong>in</strong>o<br />

la dimensione meramente celebrativa, sapendo suscitare curiosità ed <strong>in</strong>teresse<br />

specie tra i giovani e soprattutto nel mondo della scuola.<br />

Sappiamo tutti quanto arduo si sia dimostrato <strong>il</strong> compito di diffondere<br />

elementi di educazione costituzionale, anche nelle sperimentazioni più<br />

motivate e consolidate, s<strong>in</strong> dai tempi più lontani, quando ad esempio <strong>il</strong><br />

m<strong>in</strong>istro dell'Istruzione Aldo Moro tentò l'<strong>in</strong>troduzione, nel giugno del 1958,<br />

della educazione civica nella scuola. Nessuno detiene oggi la soluzione di<br />

un problema così complesso, anche perché le quotidiane dimostrazioni di<br />

smarrimento del senso civico da parte dello stesso ceto politico fanno perdere<br />

significato e credib<strong>il</strong>ità ai più generosi tentativi.<br />

Tuttavia, nella città di alcune grandi figure costituenti, come viene ricordato<br />

<strong>in</strong> questo stesso numero, qualcosa si può fare.<br />

Del resto per difendere ed aggiornare <strong>in</strong> modo equ<strong>il</strong>ibrato la nostra<br />

Costituzione non si può sfuggire a quella esigenza culturale e politica ben<br />

evidenziata recentemente da Stefano Rodotà:<br />

Solo grandi pr<strong>in</strong>cipi possono risvegliare l'attenzione dei cittad<strong>in</strong>i, e permettere così la<br />

nascita del patriottismo costituzionale. Deve essere riaperto <strong>il</strong> canale di comunicazione tra<br />

la prima parte, isolata e muta <strong>in</strong> questi anni, e <strong>il</strong> resto della Costituzione. Una politica delle<br />

libertà e dei diritti è quella che deve orientare le modifiche della seconda parte, altrimenti<br />

prigioniera di <strong>in</strong>teressi particolari e cont<strong>in</strong>genti, affidata ad un'efficienza <strong>in</strong>gannevole, privata<br />

di una bussola che la orienti verso f<strong>in</strong>alità generali e condivise, ignorante dell'essenziale<br />

valore democratico dell'equ<strong>il</strong>ibrio dei poteri. Questa è la via da seguire per l'<strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>e<br />

ricostituzionalizzazione della Costituzione.<br />

Le regole e la loro natura, <strong>il</strong> riconoscimento del conflitto sociale <strong>in</strong> una<br />

società di disuguali, <strong>il</strong> rapporto tra lavoro, diritti e democrazia, la valorizzazione<br />

di quelli che oggi vengono def<strong>in</strong>iti felicemente come beni comuni: i grandi<br />

problemi del nostro tempo possono <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>are ed essere <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>ati da una<br />

ricognizione non superficiale sui lavori, sugli scontri e sugli <strong>in</strong>contri dei<br />

costituenti, sui lori esiti più effimeri e più duraturi.<br />

In un'<strong>il</strong>lum<strong>in</strong>ante riflessione sulla "democrazia critica", Gustavo Zagrebelsky,<br />

commentando <strong>il</strong> processo di Gesù, si pone l'antica domanda: chi è <strong>il</strong><br />

democratico Gesù o P<strong>il</strong>ato<br />

Chiara ed <strong>in</strong>equivoca la risposta.<br />

La folla che gridava <strong>il</strong> crucifige! era esattamente <strong>il</strong> contrario di quel che la democrazia<br />

critica presuppone: aveva fretta, era atomistica ma totalitaria, non aveva né istituzioni<br />

158


né procedure, era <strong>in</strong>stab<strong>il</strong>e, emotiva e qu<strong>in</strong>di estremistica e manipolab<strong>il</strong>e ... una folla<br />

terrib<strong>il</strong>mente sim<strong>il</strong>e al «popolo» al quale la democrazia potrebbe affidare le sue sorti nel<br />

futuro prossimo. Essa condannava Gesù «democraticamente» e così f<strong>in</strong>iva per rafforzare <strong>il</strong><br />

dogma del S<strong>in</strong>edrio e <strong>il</strong> potere di P<strong>il</strong>ato.<br />

Dunque «l'amico della democrazia - della democrazia critica - è piuttosto<br />

Gesù, colui che, s<strong>il</strong>ente, f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e <strong>in</strong>vita al dialogo e al ripensamento».<br />

L'<strong>in</strong>vito che Zagrebelsky ci propone è tuttavia quello di reagire contro chi<br />

rifiuta <strong>il</strong> dialogo e ricerca solo <strong>il</strong> potere, con la forza del modello, quello della<br />

mitezza e della determ<strong>in</strong>azione critica.<br />

In una prospettiva sim<strong>il</strong>e, la proposta, che ho qui sommariamente<br />

formulato, <strong>in</strong>tende rifuggire dalle agiografie e dalle retoriche «monumentali",<br />

che tanto danno hanno arrecato alla memoria della Resistenza, <strong>in</strong> favore di un<br />

approccio storico e culturale più stimolante.<br />

Paolo Pombeni, nelle sue acute ricostruzioni del clima e del dibattito<br />

che hanno preceduto i lavori della Costituente, mette l'accento proprio<br />

sulla complessità dello scenario «poiché da un certo punto di vista si arrivò<br />

alla costituente del tutto impreparati quanto ad idee su una costituzione da<br />

scrivere, da un altro si giunse ad essa con alle spalle un formidab<strong>il</strong>e bagaglio di<br />

riflessioni teoriche e di sensib<strong>il</strong>ità circa l'esigenza di un radicale r<strong>in</strong>novamento<br />

dei sistemi politici".<br />

Di questa polarità, le voci, le idee, le personalità del «teatro costituente"<br />

possono offrire un'immag<strong>in</strong>e viva e non stereotipata, se solo saremo <strong>in</strong> grado<br />

di costruire un racconto credib<strong>il</strong>e ed efficace.<br />

Quali le coord<strong>in</strong>ate di un sim<strong>il</strong>e racconto Qui non mi resta che richiamare<br />

alcune esigenze forse impresc<strong>in</strong>dib<strong>il</strong>i, ma <strong>il</strong> confronto è quanto mai aperto.<br />

In primo luogo, occorrebbe ripercorrere i tratti essenziali delle complesse<br />

relazioni tra storia e costituzione tra Ottocento e Novecento, sulla scia del<br />

lavoro da tempo proposto ci da Gustavo Zagrebelsky.<br />

Per <strong>il</strong> gusto delle simmetrie, si potrebbe concludere così. La costituzione della Rivoluzione<br />

guardava soltanto avanti. La costituzione della Conservazione guardava soltanto <strong>in</strong>dietro. Le<br />

costituzioni del nostro tempo guardano al futuro tenendo fermo <strong>il</strong> passato, cioè <strong>il</strong> patrimonio<br />

di esperienza storico-costituzionale che esse vogliono salvaguardare e arricchire. ... La<br />

«storia» costituzionale non è un passato <strong>in</strong>erte ma è la cont<strong>in</strong>ua rielaborazione delle radici<br />

costituzionali dell'ord<strong>in</strong>amento che ci è imposta nel presente dalle esigenze costituzionali<br />

del futuro.<br />

In secondo luogo, bisognerebbe concentrare l'attenzione sulla orig<strong>in</strong>alità<br />

della storia italiana, <strong>in</strong> particolare su quei momenti che Gramsci def<strong>in</strong>iva<br />

felicemente «Momenti di vita <strong>in</strong>tensamente collettiva e unitaria nella vita del<br />

popolo italiano". Si potrebbe ancora accogliere la sua proposta «operativa",<br />

contenuta <strong>in</strong> una sua non dimenticata nota. «Cercare nella storia italiana dal<br />

1800 ad oggi tutti i momenti <strong>in</strong> cui al popolo italiano si è posto da risolvere un<br />

compito potenzialmente comune, <strong>in</strong> cui avrebbe potuto verificarsi un'azione o<br />

un movimento collettivi (<strong>in</strong> profondità e <strong>in</strong> complessità) e unitari".<br />

Come non pensare al vuoto creato dall'8 settembre nella stessa coscienza<br />

159


160<br />

nazionale e al modo con cui esso è stato almeno parzialmente colmato<br />

dall'<strong>in</strong>surrezione resistenziale Come non pensare all'<strong>in</strong>terrogativo bruciante<br />

nelle menti dei più, dopo la catastrofe della guerra: come parlare di costituzione<br />

di fronte a tanta rov<strong>in</strong>a<br />

Inf<strong>in</strong>e, <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>e allargare lo sguardo alle più clamorose domande del<br />

mondo contemporaneo, alle contraddizioni tra mercato e democrazia, tra<br />

sv<strong>il</strong>uppo e ambiente, tra cooperazione <strong>in</strong>ternazionale e povertà, tra esigenze<br />

di pace e diffondersi della guerra come strumento quasi quotidiano di relazioni<br />

tra i popoli. Così Riccardo Petrella, <strong>in</strong> un recentissimo appello alle coscienze<br />

democratiche: «È arrivato <strong>il</strong> momento di dichiarare <strong>il</strong>legale la povertà ...<br />

Dichiarare <strong>il</strong>legale la povertà significa concretamente abrogare le disposizioni<br />

legislative e amm<strong>in</strong>istrative che alimentano i meccanismi che provocano e<br />

mantengono la povertà nel mondo, anche nei paesi sv<strong>il</strong>uppati».<br />

La mente allora subito corre all'art. 3 della nostra Costituzione, alla sua<br />

genesi, al suo profondo significato, <strong>in</strong> un testo che si propone di aggredire le<br />

disuguaglianze e vuole offrire a tutti i cittad<strong>in</strong>i le stesse opportunità.<br />

E si potrebbe cont<strong>in</strong>uare <strong>in</strong> questo gioco di rimandi storici, politici e culturali.<br />

A dimostrazione che di questi temi si può parlare, evitando i miti e i dis<strong>in</strong>canti,<br />

guardando a come siamo, con preoccupazione e con fiducia, rispolverando<br />

quel pr<strong>in</strong>cipio di speranza di cui recentemente si è tanto parlato.


Agli studenti direi. ..<br />

Maurizia Mar<strong>in</strong>i<br />

Quando, nell'ultimo anno delle scuole medie superiori, l'<strong>in</strong>segnante di<br />

storia si acc<strong>in</strong>ge ad affrontare <strong>il</strong> corposo capitolo relativo agli anni quaranta,<br />

coglie spesso da parte degli studenti sbuffi, sbadigli, sguardi annoiati e si pone<br />

<strong>il</strong> problema di come spiegare eventi e temi <strong>in</strong> parte già noti.<br />

Il fascismo, <strong>il</strong> secondo conflitto mondiale, la Resistenza sono «argomenti»<br />

che nel curriculum scolastico vengono ripresi <strong>in</strong> tre cicli e <strong>il</strong> rischio oggettivo<br />

di ripetizioni è possib<strong>il</strong>e, soprattutto <strong>in</strong> presenza di una notevole mole di<br />

materiale a disposizione.<br />

In particolare sulla Resistenza, tanto si è declamato e detto, sfiorando a<br />

volte la retorica con <strong>il</strong> risultato di <strong>in</strong>generare un senso di rifiuto verso ciò che<br />

è stato def<strong>in</strong>ito <strong>in</strong>vece come l'unico fenomeno «confortante della nostra più<br />

recente storia». E una delle sostanze della Resistenza, fra le numerosissime<br />

e valide testimonianze, la si può cogliere nelle parole di un protagonista: «I<br />

partigiani non sono solo dei combattenti volontari che eseguono azioni audaci<br />

e rischiose, ma essi sono anche, e pr<strong>in</strong>cipalmente, una nuova società che si<br />

è organizzata con leggi proprie sotto l'oppressione e ... da questa convivenza<br />

di uom<strong>in</strong>i è scaturito, naturalmente, una specie di Codice primitivo, valevole<br />

con poche differenze nelle più diverse regioni dell'Italia del Nord. È questa,<br />

secondo me, l'esperienza più preziosa compiuta dal movimento partigiano»<br />

(R. Battaglia, Un uomo, un partigiano, Il Mul<strong>in</strong>o, Bologna 2004 p. 11).<br />

L'elemento dell'esperienza, <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ievo dato ai protagonisti, la loro parola<br />

sono certamente piste di lavoro che ci permettono di affrontare <strong>il</strong> tema<br />

storico da una valenza significativa e di vita vissuta. Sottol<strong>in</strong>eare, <strong>in</strong>oltre, <strong>il</strong><br />

dato generazionale permette di stab<strong>il</strong>ire, anche se ovviamente solo su un<br />

piano teorico, possib<strong>il</strong>i elementi di vic<strong>in</strong>anza: i partigiani sono stati perlopiù<br />

giovani, anche giovanissimi, che hanno compiuto una scelta precisa quando<br />

le circostanze, cioè 1'8 settembre, lo hanno richiesto.<br />

161


162<br />

In questa direzione i saggi contenuti nel libro 20 mesi per la libertà. La<br />

guerra di liberazione dal Cusna al Po, mi permettono di affrontare valenze<br />

resistenziali che esulano dai manuali scolastici, a partire dal fattore della<br />

territorialità.<br />

La montagna: primo luogo di elezione per sbandati, renitenti, antifascisti<br />

da sempre; nel testo di Michele Bellelli, "Dagli Appenn<strong>in</strong>i a Reggio», si snodano<br />

persone, eventi, entusiasmi, successi, sconfitte e luoghi che hanno visto<br />

protagonisti i partigiani reggiani e gli abitanti dei borghi montani.<br />

La pianura: Glauco Bertani <strong>in</strong> "Per combattere <strong>in</strong> pianura», descrive la<br />

formazione e le azioni dei Gruppi d'Azione Patriottica (GAP) , delle Squadre<br />

d'Azione Pattriottica (SAP) , la presenza di esponenti del Partito comunista<br />

reggiano usciti dalla clandest<strong>in</strong>ità. Nell'evidenziare l'aspetto organizzativo<br />

della Resistenza, si sottol<strong>in</strong>ea l'importanza politica dell'attività dei GAP e <strong>il</strong><br />

ruolo di preparazione, aiuto e fiancheggiamento delle SAP verso le formazioni<br />

partigiane e i GAP. Sono riportati esempi concreti di movimenti partigiani a<br />

Cavriago, Correggio, Rio Saliceto e altri comuni, con precise sottol<strong>in</strong>eature sul<br />

ruolo dei contad<strong>in</strong>i, sull'apertura delle loro case come supporto <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>e<br />

ai resistenti.<br />

Al proposito preciso che sia nella lezione frontale e ancor più<br />

nell'approfondimento <strong>in</strong>dividuale dello studente, la ricerca locale <strong>in</strong>tesa come<br />

luoghi, persone, concretezze rappresenta un corollario <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>e nel<br />

conoscere <strong>il</strong> macro-fenomeno. In altri term<strong>in</strong>i, la Resistenza, come evento<br />

storico, si alimenta e si sostanzia anche nella specificità locale.<br />

In quest'ultima va <strong>in</strong>serito l'approfondimento di Antonio Zambonelli<br />

sull'antifascismo a Reggio nel ventennio che ripercorre una storia di reggianità;<br />

vale a dire la tradizione di lotte politiche ed economiche ispirate, <strong>in</strong> gran parte,<br />

agli <strong>in</strong>segnamenti del socialista Cam<strong>il</strong>lo Prampol<strong>in</strong>i. Si parte dagli anni del<br />

"biennio rosso», attraverso l'opposizione clandest<strong>in</strong>a dei comunisti e <strong>il</strong> dissenso<br />

antifascista, con relativa repressione, per arrivare al luglio del 1943, con la<br />

manifestazione degli operai delle "Reggiane».<br />

Questa fabbrica, che tanta parte ha avuto nella storia della città, potrebbe<br />

essere ulteriore oggetto di approfondimento, ad esempio per tes<strong>in</strong>e,<br />

ut<strong>il</strong>izzando riferimenti e notizie contenuti <strong>in</strong> altri saggi di 20 mesi per la libertà<br />

e pubblicazioni specifiche.<br />

Zambonelli prosegue <strong>il</strong> percorso analizzando la nascita del cln reggiano<br />

- quel mitico 28 settembre nella canonica di San Francesco - e di cui facevano<br />

parte rappresentanti dei partiti comunista, socialista, d'azione e democristiano.<br />

Dalla struttura politica si è dovuto poi costruire concretamente la Resistenza<br />

vera e propria, nella quale l'uccisione dei fratelli Cervi e di don Pasqu<strong>in</strong>o<br />

Borghi hanno segnato punti di non ritorno.<br />

L'ultima sottol<strong>in</strong>eatura mi permette, <strong>in</strong> queste note di st<strong>il</strong>e e tono didattico,<br />

di aggiungere un altro spunto di ricerca rappresentato da approfondimenti<br />

biografici; le storie <strong>in</strong>dividuali di uom<strong>in</strong>i e donne resistenti; noti (Dossetti,<br />

Ferrari Eros ... e altri) e meno noti (tanti, i più).<br />

Pure la specificità di genere ha trovato da anni <strong>in</strong> ricerche e studi ad hoc<br />

una sua collocazione; spiace constatare come nel libro preso <strong>in</strong> esame <strong>il</strong> bel<br />

saggio di Lella V<strong>in</strong>sani sia l'unico a trattare tale realtà. Si parla del nuovo ruolo


femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e espresso nel gestire le case di latitanza, nell'offrire un lavoro di<br />

cura verso partigiani di passaggio, nel prendere parte attiva nella Resistenza.<br />

A Reggio, anche per le donne, si esprime quella caratteristica di combattività,<br />

tenacia, organizzazione, tipiche di questa area territoriale sia per le operaie<br />

che per le contad<strong>in</strong>e.<br />

«Di gradevole effetto» risultano oggi gli episodi come la manifestazione di<br />

protesta contro <strong>il</strong> latte scremato, la tecnica del baratto - olio con far<strong>in</strong>a - <strong>il</strong><br />

recupero di sale ricavato dall'ebollizione delle acque termali di Monticelli.<br />

La V<strong>in</strong>sani espone ampi tratti di quotidianità <strong>in</strong> cui le donne, mob<strong>il</strong>i e<br />

visib<strong>il</strong>i, <strong>in</strong> quel freddo <strong>in</strong>verno del '44, sono alla ricerca costante di cibo, si<br />

<strong>in</strong>ventano o riscoprono modi per sopravvivere alla miseria: cacciare rane,<br />

uccell<strong>in</strong>i, raccogliere erbe commestib<strong>il</strong>i, creare surrogati artigianali, riciclare<br />

<strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e senza dimenticare lo storico maiale del quale nulla andava<br />

sprecato.<br />

Si ritrovano aspetti del quotidiano anche <strong>in</strong> Michele Bellelli che tratta<br />

dell'occupazione tedesca, resa esplicita <strong>in</strong> poche ore dopo l'armistizio<br />

con <strong>il</strong> controllo completo della città di Reggio. Gli uffici tedeschi preposti<br />

si <strong>in</strong>stallano <strong>in</strong> diverse zone del centro storico e si occupano di ogni<br />

aspetto della vita pubblica, dai maggiori problemi ai m<strong>in</strong>imi dettagli<br />

delle produzioni <strong>in</strong>dustriali e agricole. Ad esempio le pr<strong>in</strong>cipali fabbriche<br />

passano sotto <strong>il</strong> controllo tedesco e sono a disposizione per l'economia<br />

bellica e vengono requisiti alla popolazione automezzi, carburante e<br />

derrate alimentari.<br />

L'Ufficio del lavoro si occupava di reclutare civ<strong>il</strong>i per lavorare per le forze<br />

di occupazione o direttamente <strong>in</strong> Germania; molto rapidamente dall'uso<br />

di volontari si passa a metodi brutali per reperire manodopera; tanti civ<strong>il</strong>i<br />

arrestati e <strong>in</strong>ternati nel campo di concentramento provvisorio di Bibbiano<br />

sono costretti a lavorare per l'organizzazione Todt per realizzare <strong>in</strong>frastrutture<br />

e opere di fortificazione <strong>in</strong> Italia.<br />

Altri, oltre m<strong>il</strong>le, furono deportati a lavorare nei campi di lavoro e nelle<br />

fabbriche tedesche; tristemente famoso è <strong>il</strong> luogo di prigionia di Kahla, dove<br />

furono <strong>in</strong>viati numerosi reggiani provenienti dai paesi dell'Appenn<strong>in</strong>o. In<br />

caverne scavate nei d<strong>in</strong>torni della città operava una fabbrica sotterranea per<br />

costruire <strong>il</strong> primo aereo a reazione; <strong>in</strong> quelle m<strong>in</strong>iere lavorarono per mesi e<br />

morirono molti prigionieri.<br />

Ultimo tema, la violenza, così come si è manifestata nei confronti degli<br />

ebrei, dei deportati civ<strong>il</strong>i e m<strong>il</strong>itari, nelle numerose stragi tedesche e fasciste<br />

a Reggio Em<strong>il</strong>ia e prov<strong>in</strong>cia. Ampio materiale iconografico e documentario a<br />

disposizione nel testo per sv<strong>il</strong>uppare un fenomeno dalle diverse sfacettature<br />

che hanno tristemente caratterizzato quegli anni di guerra.<br />

Nella mia esperienza di docente, pur non tralasciando di spiegare e<br />

raccontare «<strong>il</strong> brutale orrore» connesso al fascismo e al nazismo, <strong>il</strong> necessario<br />

uso delle armi degli antifascismi per ottenere la libertà e la democrazia, tendo<br />

a priv<strong>il</strong>egiare altri aspetti caratterizzanti quel periodo, con la implicita speranza<br />

di potere affermare un odierno «mai più».<br />

SUL PIANO OPERATIVO, gli argomenti ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i per lezioni, ricerche <strong>in</strong>dividuali<br />

163


164<br />

e di gruppo, tes<strong>in</strong>e per l'Esame di Stato possono essere così schematicamente<br />

<strong>in</strong>dividuati:<br />

- l'antifascismo reggiano dagli anni '20;<br />

- la Resistenza nei suoi aspetti territoriali; montagna, pianura, Reggio Em<strong>il</strong>ia<br />

e i Comuni <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia;<br />

- i moduli organizzativi della Resistenza: CLN, GAP, SAP;<br />

- la parola ai protagonisti, la vita vissuta;<br />

-l'esperienza di una generazione di giovani;<br />

- biografie di protagonisti: uom<strong>in</strong>i e donne;<br />

- <strong>il</strong> lavoro coatto durante l'occupazione tedesca;<br />

- la deportazione civ<strong>il</strong>e e m<strong>il</strong>itare;<br />

- stragi e uso della violenza;<br />

-la quotidianità della popolazione, fame, paura ...


"Messa al campo»


La Costituzione italiana<br />

e <strong>il</strong> contributo reggiano*<br />

Roberto V<strong>il</strong>la<br />

Se può essere <strong>in</strong>teressante parlare di un «contributo reggiano» ai lavori<br />

dell'Assemblea costituente, lo si può fare - e credo ut<strong>il</strong>mente - più per evocazioni<br />

che per altro; comunque senza pretesa di ricostruzione storiografica (né su un piano<br />

generale né, men che meno, su un piano di storia locale) - e senza tentazioni di<br />

autocelebrazione localistica. Anzitutto perché non renderebbe giustizia ai protagonisti<br />

di cui dovremo parlare - Giuseppe Dossetti, Leon<strong>il</strong>de lotti e Meuccio Ru<strong>in</strong>i - che,<br />

anche presc<strong>in</strong>dendo del tutto da ogni radicamento nel loro territorio d'orig<strong>in</strong>e Ci loro<br />

it<strong>in</strong>erari personali <strong>in</strong>fatti si «delocalizzano» ben presto), conserverebbero comunque<br />

una statura di r<strong>il</strong>ievo nazionale, seppure per motivi diversi, nella storia del nostro<br />

Paese. In secondo luogo perché le nostre aspettative, soprattutto nel contesto delle<br />

attuali celebrazioni, devono mirare più <strong>in</strong> alto: <strong>in</strong>quadrare e dare un senso alla nostra<br />

storia reggiana entro un orizzonte più ampio.<br />

Certo, non si può non riconoscerlo: è un fatto più unico che raro, nella «geopolitica»<br />

italiana, che una città di medio-piccole dimensioni come Reggio abbia dato un contributo<br />

così r<strong>il</strong>evante al «lavoro costituente», alla realizzazione (sia sostanziale che materiale)<br />

della carta repubblicana promulgata <strong>il</strong> 27 dicembre 1947. C<strong>in</strong>quecentoc<strong>in</strong>quantasei<br />

erano i membri dell'Assemblea Costituente, eletta <strong>il</strong> 2 giugno del '46 e presieduta da<br />

Giuseppe Saragat (solo dall'8 febbraio del '47 da Umberto Terrac<strong>in</strong>i), quelli che oggi<br />

vengono chiamati un po' enfaticamente i «padri costituenti», ma soltanto 75 vennero<br />

designati dalla Presidenza, con criterio proporzionale e su <strong>in</strong>dicazione dei gruppi<br />

politici, a costituire la Commissione per la Costituzione, che cioè elaborasse, redigesse<br />

e presentasse un progetto concreto di Costituzione all'esame dell'Assemblea Plenaria.<br />

'Conversazione, rivista dall'Autore, tenuta <strong>il</strong> 12 giugno 2005 nella Sala del Consiglio comunale<br />

di Rubiera, <strong>in</strong> occasione della consegna degli attestati di r<strong>in</strong>graziamento ai partigiani rubieresi<br />

per <strong>il</strong> 60° anniversario della Resistenza e della Liberazione.<br />

167


168<br />

E di fatto solo quei Settantac<strong>in</strong>que possono essere considerati i veri facitori, meglio<br />

sarebbe dire gli <strong>in</strong>ventori, del nostro ord<strong>in</strong>amento istituzionale e della tavola dei<br />

pr<strong>in</strong>cipi e dei diritti e doveri cui esso si ispira.<br />

Ru<strong>in</strong>i 0877-1970) ne è <strong>il</strong> presidente dall'<strong>in</strong>izio alla f<strong>in</strong>e dei lavori (23 luglio 1946<br />

- 22 dicembre 1947); Dossetti 0913-1996) e la lotti 0920-1999) sono membri della<br />

prima delle tre sottocommissioni <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> gruppo si articola, che ha <strong>il</strong> compito specifico<br />

di formulare i diritti e i doveri dei cittad<strong>in</strong>i (ad esclusione di quelli economico-sociali<br />

che sono affidati alla terza; mentre alla seconda è affidata l'organizzazione dello Stato),<br />

ma che de facto esercita un ruolo di <strong>in</strong>dirizzo e di leadership <strong>in</strong>discussa su tutto <strong>il</strong><br />

lavoro costituente.<br />

Indubbiamente questo fenomeno di così fitta presenza di reggiani <strong>in</strong> un momento<br />

e <strong>in</strong> un ruolo tanto cruciali per la storia istituzionale d'Italia, oltre che essere motivo<br />

di legittimo orgoglio campan<strong>il</strong>istico, è piuttosto curioso. Viene naturale, <strong>in</strong>somma,<br />

domandarsi se all'orig<strong>in</strong>e via sia soltanto una bella dose di casualità o anche una<br />

matrice comune di qualche consistenza, un m<strong>il</strong>ieu generativo di <strong>in</strong>teressi e attitud<strong>in</strong>i<br />

comuni.<br />

Ovviamente io penso l'una e l'altra cosa, ma l'<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e su quest'ultimo versante<br />

andrebbe consegnata ad altri, più competenti e <strong>in</strong>teressati di me ad una riflessione<br />

complessa, <strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>are, che potrebbe però portare lontano. Dovrebbe essere<br />

imm<strong>in</strong>ente un importante convegno su Ru<strong>in</strong>i, promosso dall'lsToRECO, dall'ANPI e da<br />

altre istituzioni; sento dire che l'Istituto «Cervi" sta portando avanti un lavoro di ricerca<br />

sulla lotti; mi auspico che <strong>il</strong> decennale della morte di Dossetti, nel 2006, co<strong>in</strong>cidente<br />

proprio con <strong>il</strong> sessantesimo della proclamazione della Repubblica (svolta storica nella<br />

quale, come accenneremo, <strong>il</strong> deputato reggiano ha giocato un ruolo di primissimo<br />

piano, forse determ<strong>in</strong>ante) motivi ad un approfondimento della genesi di questa<br />

straord<strong>in</strong>aria concentrazione territoriale di impegno politico-istituzionale.<br />

L'auspicio è d'obbligo, anche se forse non sono del tutto mature le condizioni<br />

perché ciò avvenga <strong>in</strong> modo significativo, almeno <strong>in</strong> tempi brevi. Perché bisogna<br />

dire, anzitutto, che la storiografia <strong>in</strong> genere sulla genesi istituzionale dell'Italia<br />

repubblicana è ancora piuttosto debole, sia sul piano della ricostruzione oggettiva dei<br />

fatti, così come essi si sono realmente svolti, sia sul piano dell'<strong>in</strong>terpretazione. Anche<br />

le opere maggiori hanno risentito <strong>in</strong> modo marcato, almeno f<strong>in</strong>o ad un decennio<br />

fa, di entrambe queste lacune: fatti spesso imprecisi, raccontati per sentito dire;<br />

altri sconosciuti o proprio deliberatamente omessi; <strong>in</strong>terpretazioni eccessivamente<br />

ideologiche, quando non proprio di parte. Un esempio per tutti, emblematico, di<br />

omissione e pressapochismo storiografici, è appunto quello del contributo di Dossetti.<br />

Contributo riesumato, per così dire forzosamente (a causa cioè del suo <strong>in</strong>op<strong>in</strong>ato<br />

rientro sulla scena pubblica), soltanto una dozz<strong>in</strong>a di anni fa e, nonostante le fonti<br />

scritte da tempo conosciute e <strong>il</strong> grosso impatto della sua testimonianza sull'op<strong>in</strong>ione<br />

pubblica, <strong>in</strong> un f<strong>il</strong>one di ricerca che potremmo def<strong>in</strong>ire di nicchia. Un contributo,<br />

<strong>in</strong>somma, ancora scarsamente recepito dalla storiografia «ufficiale" che, anche quella<br />

più recente, cont<strong>in</strong>ua per esempio a considerare De Gasperi protagonista pr<strong>in</strong>cipale,<br />

da parte cattolica, del processo istituzionale, quando lo statista trent<strong>in</strong>o, <strong>in</strong> materia<br />

di Repubblica e Costituzione, non ha fatto né detto alcunché; semmai ha posto<br />

degli ostacoli e delle limitazioni. Storiografia, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, che <strong>in</strong>vece di sentirsi stimolata<br />

dal pressante dibattito <strong>in</strong> corso, pare latitare o, almeno, tradire ancora un'eccessiva<br />

sensib<strong>il</strong>ità alle consunte chiavi ermeneutiche che l'attuale querelle politica cont<strong>in</strong>ua ad


applicare a quel periodo storico: penso, per esempio, a concetti ambigui come quelli<br />

di «compromesso istituzionale» e di «prima repubblica».<br />

Per chi non fa della ricerca storiografica, restano però - legittime, se un tant<strong>in</strong>o<br />

motivate - le possib<strong>il</strong>i suggestioni del «genius loci». Ci sono, <strong>in</strong> altri term<strong>in</strong>i, troppe<br />

«cose» che <strong>in</strong>tersecano questi tre percorsi esistenziali, pur tanto diversi tra loro, per<br />

non venire <strong>in</strong>dotti a pensare che ci deve pur essere qualcosa di comune, se non<br />

nelle loro categorie mentali astratte, nello «spirito» del loro ambiente di formazione,<br />

che li abbia concretamente resi capaci di dialogare, di comprendersi e di convenire<br />

progressivamente su posizioni comuni; cioè di apprendere l'attitud<strong>in</strong>e essenziale al<br />

lavoro costituente, che non aveva altro scopo se non quello di edificare appunto una<br />

«casa comune».<br />

n prampol<strong>in</strong>ismo, per esempio, con tutte le sfaccettature di quel variegato<br />

fenomeno, è un dato comune della formazione di Ru<strong>in</strong>i come della lotti (da parte<br />

del padre). Gli stessi fermenti, <strong>in</strong> buona sostanza, di quella «solidarietà più vasta»,<br />

recl<strong>in</strong>ata soprattutto sugli um<strong>il</strong>i e gli <strong>in</strong>difesi che Dossetti ritrova <strong>in</strong> certe ascendenze<br />

garibald<strong>in</strong>e della cavriagh<strong>in</strong>a famiglia materna, impregnata di spirito civ<strong>il</strong>e dal sapore<br />

schiettamente risorgimentale.<br />

Lo spiccato senso religioso che, comunque, li anima: <strong>il</strong> senso religioso dello<br />

Stato, ben<strong>in</strong>teso, che Ru<strong>in</strong>i esprime più volte nei suoi lunghi <strong>in</strong>terventi <strong>in</strong> Plenaria<br />

a <strong>il</strong>lustrazione del Progetto di Costituzione, è pers<strong>in</strong>o commovente. n cattolicesimo<br />

«profondamente s<strong>in</strong>cero ed estremamente coerente» della lotti l la accompagna f<strong>in</strong>o<br />

alla laurea e nel '43, prima di risolversi per scelte differenti, va a fare gli esercizi<br />

spirituali. Alla Cattolica di M<strong>il</strong>ano aveva seguito <strong>il</strong> corso di Diritto Romano di Dossetti<br />

ed era già così perspicua da rendersi conto che <strong>in</strong> quella università «fascistissima» la<br />

«forma nascondeva una sostanza diversa: forse un truCCO»2.<br />

n senso di solidarietà, la propensione comune all'assistenza, alla «protezione<br />

degli um<strong>il</strong>i» avrebbe detto A.c. Jemolo nel '45 <strong>in</strong> un opuscolo divulgativo <strong>in</strong>titolato<br />

Cos'è la Costituzione Ru<strong>in</strong>i, giovane funzionario del m<strong>in</strong>istero dei Lavori Pubblici, si<br />

strema nell'impegno a favore dei terremotati di Mess<strong>in</strong>a e poi dei problemi emergenti<br />

del Mezzogiorno, tra <strong>il</strong> 1908 e <strong>il</strong> 1913: è lì che si impongono agli occhi della classe<br />

dirigente giolittiana la serietà e l'autorevolezza di quel radicale, vic<strong>in</strong>o a Bissolati e a<br />

Bonomi <strong>in</strong> occasione dello storico congresso socialista di Reggio (912). Quel giovane<br />

sanpolese avrebbe potuto benissimo essere tra le migliaia di curiosi convenuti da tutta<br />

la prov<strong>in</strong>cia nel 1910 al mitico contraddittorio fra <strong>il</strong> socialista Bonavita e don Tesauri<br />

nell'aia di Scarabelli a Cavriago, moderato dal nonno di Dossetti, Ettore Ligabue, già<br />

s<strong>in</strong>daco di Bibbiano e poi consigliere comunale di Cavriago. Al term<strong>in</strong>e dell'asprissima<br />

contesa ideologica, i due oratori si diedero civ<strong>il</strong>mente la mano.<br />

E a Cavriago, guarda caso, si ritrovano a un certo punto tutti e tre: la lotti sfollata<br />

nell'autunno del '43 da Reggio, Ru<strong>in</strong>i da San Polo, Dossetti da M<strong>il</strong>ano, sempre più<br />

orientato, dopo l'Università degli Studi, ad un impegno attivo, conv<strong>in</strong>to che fosse l'ora<br />

di fare qualcosa per <strong>il</strong> Paese caduto nel baratro del nazifascismo. Cavriago diventa<br />

allora per lui «l'Università della vita»: l'ascolto e <strong>il</strong> confronto, senza concessioni, ma<br />

s<strong>in</strong>cero e leale, con comunisti duri e dogmatici, che avevano fatto le galere fasciste.<br />

E comunque un lavoro concreto comune: l'assistenza ai poveri e alle famiglie<br />

dei perseguitati. Da quell'andare <strong>in</strong>sieme casa per casa ad alleviare le sofferenze,<br />

come altrove avevano fatto i Cervi, nasce una solidarietà, un rispetto reciproco che<br />

consentiranno la condivisione della m<strong>il</strong>itanza partigiana. «Quella - sottol<strong>in</strong>ea Dossetti<br />

169


- fu la mia <strong>in</strong>iziazione vera alla Costituente. Così si è tentato di fare la Costituzione,<br />

impastata, direi, a Cavriago, nella madia, con la far<strong>in</strong>a, come le resdore facevano<br />

la sfoglia quP. N<strong>il</strong>de <strong>in</strong>tuisce l'importanza di quell'opzione, tanto da replicarla<br />

nell'immediato dopoguerra a Reggio, <strong>in</strong>sieme a tutte le associazioni femm<strong>in</strong><strong>il</strong>i, ed<br />

aprirsi così le porte per la candidatura alle elezioni politiche, <strong>in</strong>dipendentemente<br />

dall'impegno partitico diretto <strong>in</strong> cui altri la vorrebbe co<strong>in</strong>volgere.<br />

Li accomuna, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, una spiccata coscienza dell'evento storico che hanno<br />

attraversato: la guerra, con la sua immane tragicità e con le conseguenze epocali<br />

che avrebbe avuto sul costume sociale, sull'economia, la politica, i rapporti<br />

<strong>in</strong>ternazionali.<br />

Saranno, presi tutti e tre <strong>in</strong>sieme, proprio perché così diversi per età, la perfetta<br />

rappresentazione dell'Italia: <strong>in</strong> b<strong>il</strong>ico tra un passato irrimediab<strong>il</strong>mente travolto<br />

dalle proprie macerie, e un mondo nuovo, un «ord<strong>in</strong>e nuovo» dirà Dossetti con<br />

un'<strong>in</strong>tonazione gramsciana, che urge e non si può trattenere.<br />

Ru<strong>in</strong>i è l'uomo del passato - così lo vede la lotti dai banchi di Montecitori0 4 - che<br />

guarda al futuro. Ha lottato f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e perché anche solo un frammento della<br />

sua utopia riformistica ed elitaria sopravvivesse; ora è al capol<strong>in</strong>ea, <strong>in</strong>tuisce che <strong>il</strong><br />

futuro è delle masse organizzate; r<strong>in</strong>uncia ad un ruolo residuale, troppo fac<strong>il</strong>mente<br />

strumentalizzab<strong>il</strong>e, che gli viene proposto come vicepresidente del primo governo De<br />

Gasperi; accetta la presidenza del Consiglio di Stato: rientra nel suo ruolo di modesto<br />

servitore dello Stato. Questa um<strong>il</strong>tà gli apre l'ultima, la più grande chance della sua<br />

vita: farsi garante, mallevadore di una svolta storica, di una vera e propria rivoluzione<br />

statuale, la repubblica fondata su due ord<strong>in</strong>i, la sovranità popolare e <strong>il</strong> lavoro. Durante<br />

i lavori della Commissione la lotti è colpita dalla sua grande capacità di s<strong>in</strong>tesi e di<br />

<strong>in</strong>tuizione del «nucleo giuridico-politico delle questioni» e dall'attitud<strong>in</strong>e a trovare<br />

soluzioni ampiamente condivise. Instancab<strong>il</strong>e mediatore, consigliere, sp<strong>in</strong>ge gli uni e<br />

gli altri verso <strong>in</strong>tese e convergenze.<br />

Vi è una parola che ha aleggiato qui - dice durante la discussione <strong>in</strong> aula del Progetto<br />

di Costituzione - ed è stata ripetuta come un ritornello: la parola «compromesso» ... Essa<br />

grava come un <strong>in</strong>cubo e m<strong>in</strong>accia di avvelenare ogni l<strong>in</strong>ea d'azione ... Non si è trattato<br />

di un baratto, di una comb<strong>in</strong>azione oscura di <strong>in</strong>teressi ... Parleremo piuttosto di un patto,<br />

di accordo, di convergenza di pensiero e di forze sovra punti determ<strong>in</strong>anti». E conclude:<br />

«F<strong>in</strong>ora, qui dentro, ci siamo anzi divisi, urtati, lacerati nella nostra discussione del testo<br />

costituzionale ... Mi darete atto che sono riuscito ad evitare molte difficoltà ... Ma vi era<br />

uno sforzo per raggiungere l'accordo e l'unità. Ed ora io sono sereno che, al di sotto di una<br />

superficie di contrasto, vi è una sola anima italiana5.<br />

Magistrale è la semplicità della sua descrizione del Progetto, della sua «architettonica»:<br />

un esempio didascalico straord<strong>in</strong>ario che sarebbe ancora oggi capace di mostrare<br />

l'<strong>in</strong>fondatezza della più gran parte delle critiche <strong>in</strong> voga a una Costituzione tra «le più<br />

semplici, brevi e chiare, tale che tutto <strong>il</strong> popolo la possa comprendere», dalla «struttura<br />

logica, quadrata», sorretta da una profonda unità culturale del testo. Ru<strong>in</strong>i ha anche<br />

dei meriti «tecnici» specifici: recupera <strong>in</strong> qualche modo nei «pr<strong>in</strong>cipi fondamentali» lo<br />

sconfitto ord<strong>in</strong>e del giorno Calamandrei sul cosiddetto «preambolo», cioè sugli articoli<br />

<strong>in</strong>iziali di valenza più programmatica che normativa - così li <strong>in</strong>tendeva Calamandrei<br />

- da separare nettamente dalle disposizioni giuridiche concrete. Sconfitto da Dossetti e<br />

170


Togliatti, che giudicavano questa separazione «suscettib<strong>il</strong>e di equivoci" e, così <strong>in</strong>gessata,<br />

non più capace di predeterm<strong>in</strong>are di volta <strong>in</strong> volta <strong>in</strong> senso progressivo la legislazione<br />

ord<strong>in</strong>aria. Ru<strong>in</strong>i ottiene, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, che la seconda parte del testo costituzionale, quella<br />

def<strong>in</strong>itoria dell'ord<strong>in</strong>amento statuale, com<strong>in</strong>ci con <strong>il</strong> Parlamento e non con le Regioni,<br />

«perché <strong>in</strong> esso - sottol<strong>in</strong>ea - sta <strong>il</strong> fondamento della sovranità popolare". In questo<br />

lavoro, um<strong>il</strong>e e di cerniera, Ru<strong>in</strong>i - a differenza dei suoi coetanei, dei Croce, degli<br />

Orlando, dei Nitti e degli E<strong>in</strong>audi, cioè della classe dirigente prefascista - ha un<br />

colpo d'ala generoso e si sp<strong>in</strong>ge avanti, sulle vie realmente democratiche del<br />

costituzionalismo.<br />

La lotti, appena ventiseienne, personifica !'Italia del futuro: Non formatasi dentro<br />

i dogmatismi e le rigidità della vecchia dottr<strong>in</strong>a marxista della lotta di classe, avverte<br />

che l'evento che tutti stanno vivendo è così grande da costr<strong>in</strong>gere le forze politiche<br />

tradizionali «a fare i conti con se stesse e con le loro impostazioni ideali" e adottarne<br />

di profondamente diverse dal passato.<br />

"Ho avuto la fortuna - dirà a Monteveglio <strong>il</strong> 15 apr<strong>il</strong>e del '94, accogliendo l'appello<br />

di Dossetti a promuovere a tutti i livelli comitati impegnati per una difesa dei valori<br />

fondamentali espressi dalla nostra Costituzione - di far parte di quella Assemblea<br />

Costituente, di far parte della Commissione dei 75 e di quella prima sottocommissione<br />

che preparò ... i pr<strong>in</strong>cipi fondamentali del nostro ord<strong>in</strong>amento giuridico. Devo dire che a<br />

differenza del professor Dossetti, che fu uno dei protagonisti di quell'Assemblea, io sono<br />

stata soprattutto una ascoltatrice. Quell'esperienza è stata per me la più grande scuola<br />

politica a cui abbia mai avuto occasione di partecipare anche nel prosieguo della mia vita<br />

politica. Ed era talmente forte da parte mia, oltre che <strong>il</strong> rispetto verso uom<strong>in</strong>i così pieni<br />

di storia, di cultura, di saggezza; erano talmente acuti la curiosità e <strong>in</strong>sieme lo sforzo per<br />

conoscere e per capire le idee che stavano venendo alla luce, che ripeto sono stata <strong>in</strong><br />

quel periodo soprattutto un'ascoltatrice. Ciò non di meno potrei raccontare le vicende di<br />

quell'assemblea e di quella prima sottocommissione seduta per seduta senza ricorrere a<br />

suggerimenti di sorta6.<br />

Peccato, per la storiografia, che nessuno ne abbia approfittato.<br />

Quando la lotti rievoca quel contesto umano, si lascia andare ad un eccesso di<br />

stima tipico dell'età giovan<strong>il</strong>e. Dossetti, quando lei afferma queste cose, sarà stato<br />

senz'altro tentato di sussurrarle quel versetto sapienziale che <strong>in</strong>vita a non credere che<br />

i tempi antichi fossero migliori del presente, perché questa credenza non è ispirata a<br />

saggezza Ccfr. Qoèlet, 7,10). E <strong>in</strong> effetti le cose, dentro e fuori quell'Assemblea, non<br />

erano propriamente esaltanti: l'elaborazione della Carta avvenne <strong>in</strong> un ambiente, <strong>in</strong><br />

un clima spirituale che C. Mortati, <strong>il</strong> più importante costituzionalista di quel momento,<br />

<strong>in</strong> un articolo del 20.11.'46 descrisse così: "<strong>in</strong>differenza del paese di fronte all'attività<br />

<strong>in</strong>iziata ... , mancanza di <strong>in</strong>iziativa dei partiti e <strong>il</strong>legalismo negli stessi supremi organi<br />

dello Stato". La stessa lotti riconoscerà che sulla Costituente la mob<strong>il</strong>itazione del suo<br />

partito "ci fu sì e no" e che "per <strong>il</strong> PCI i grossi temi erano altri: sociali, politici, Trieste,<br />

<strong>il</strong> governo". Alla seduta di presentazione del Progetto, Ru<strong>in</strong>i si trovò di fronte un'aula<br />

semivuota. D'altra parte, se si escludono Togliatti, Dossetti e Lelio Basso, <strong>in</strong> seconda<br />

f<strong>il</strong>a alcune figure di fama <strong>in</strong>tellettuale come Calamandrei, Marchesi e Mortati, non<br />

c'erano leaders politici tra i Settantac<strong>in</strong>que. Figure di un certo r<strong>il</strong>ievo come Di Vittorio,<br />

Pert<strong>in</strong>i, Terrac<strong>in</strong>i, E<strong>in</strong>audi, Fanfani, Lucifero, Vanoni e altri, diedero presto le dimissioni,<br />

171


172<br />

spesso per cariche governative.<br />

Tutti arrivarono impreparati all'appuntamento con l'evento storico istituzionale del<br />

nostro Paese. Non c'era stato uno sv<strong>il</strong>uppo di riflessione sulla democrazia e le sue<br />

istituzioni né durante la Resistenza né durante la Consulta Nazionale. Tutto si mette <strong>in</strong><br />

moto, caoticamente e disorganicamente, solo <strong>in</strong> vista delle elezioni del 2 giugno '46,<br />

ma anche allora l'atteggiamento complessivo, sia del cattolicesimo sia della s<strong>in</strong>istra, è<br />

di grande diffidenza, sospensione di giudizio, attesa, come se <strong>in</strong> fondo la questione<br />

istituzionale e la Costituzione non fossero tutto, anzi.<br />

La lotti dunque non riesce a dist<strong>in</strong>guere la realtà dall'effetto alone che la sua<br />

quotidiana convivenza con «giganti" come Togliatti e Dossetti, Calamandrei, Mortati,<br />

Basso e pochissimi altri (una dec<strong>in</strong>a di persone <strong>in</strong> tutto) riverberava, ai suoi occhi, su<br />

un'Assemblea piena di <strong>in</strong>differenza, particolarismi, partigianerie, trasformismi. Perché<br />

sarebbe un errore di snobismo storiografico non dare <strong>il</strong> suo giusto risalto ad un'altra<br />

<strong>in</strong>tersezione esistenziale (questa volta soltanto tra i due più giovani deputati reggiani),<br />

ad una questione «privata", con tutti i suoi limiti, se si vuole, ma impresc<strong>in</strong>dib<strong>il</strong>e: <strong>il</strong> loro<br />

personalissimo rapporto con Togliatti.<br />

C'è probab<strong>il</strong>mente nella scelta del «Migliore", da molti dei suoi non apprezzata,<br />

di portarsi dietro <strong>in</strong> Commissione la giovane e <strong>in</strong>esperta deputata reggiana, anche<br />

un'<strong>in</strong>tenzionalità pedagogica: offrire a lei, e dunque alla generazione nuova del suo<br />

partito, un'occasione di crescita politica unica, come solo lui, Dossetti e pochi altri<br />

potevano immag<strong>in</strong>are. Una formazione istituzionale di lunga durata che le permetterà,<br />

<strong>in</strong>fatti, di svolgere un ruolo costituzionale (Presidente della Camera dei Deputati)<br />

unanimemente apprezzato, proprio nel periodo di maggiore debolezza delle istituzioni<br />

repubblicane, dall'SO al '92. Lei è lì, lo dice, più come spettatrice che altro. Si impegna<br />

però con zelo nel compito affidatole di relazionare alla prima sottocommissione su<br />

un tema di r<strong>il</strong>ievo come la famiglia, che è sicuramente far<strong>in</strong>a del suo sacco; ma<br />

quando lo presenta Togliatti non c'è, è impegnato altrove. E non è vero che lei se<br />

la deve vedere con giuristi cattolici oltranzisti, che l'avrebbero duramente osteggiata.<br />

Corsanego e chi prepara con lui la controrelazione sono dei dossettiani e <strong>il</strong> dibattito<br />

<strong>in</strong>torno alle sue proposte sulla parità dei diritti dei coniugi, sul diritto al lavoro della<br />

donna, sulla contrarietà ad <strong>in</strong>serire <strong>in</strong> Costituzione l'<strong>in</strong>dissolub<strong>il</strong>ità del matrimonio, sul<br />

riconoscimento dei figli <strong>il</strong>legittimi, sulla maternità come funzione sociale da difendere,<br />

sulla protezione morale e materiale della maternità, dell'<strong>in</strong>fanzia e della gioventù, è<br />

più un'<strong>in</strong>tegrazione - di matrice cattolica, certo - che un contraddittorio. Sono solo<br />

le prime prove di un possib<strong>il</strong>e, ma ancora <strong>in</strong>certissimo, accordo su una questione più<br />

ampia e complessa: i rapporti fra lo Stato e la Chiesa. E comunque le sue proposte,<br />

<strong>in</strong>sieme a quella di Dossetti e Togliatti a favore della donna lavoratrice, saranno <strong>in</strong><br />

larga misura <strong>in</strong>serite tra gli articoli dei diritti etico-sociali ed economici.<br />

Dossetti, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, è <strong>in</strong> quell'Assemblea l'uomo del presente, cosciente come pochi che<br />

ogni epoca storica esige un r<strong>in</strong>novamento delle categorie spirituali, culturali, politiche<br />

che hanno presieduto all'epoca precedente. Si è formato da tempo a questo ruolo, già<br />

dal '42, tra i primi <strong>in</strong> Italia, nelle aule «truccate" della Cattolica dove Padre Gemelli ne<br />

aveva immediatamente <strong>in</strong>tuito le doti di leader e di legislatore. Arriva <strong>in</strong> montagna, alla<br />

f<strong>in</strong>e del '44, presidente del CLN reggiano, con già <strong>in</strong> tasca un progetto di Costituzione:<br />

promuove convegni partigiani al riguardo, scrive o.d.g. <strong>in</strong>terprov<strong>in</strong>ciali di CLN, appelli ai<br />

preti, Sa che non ci potrà essere un progresso reale delle condizioni spirituali, culturali<br />

e sociali del Paese senza una trasformazione profonda della forma di Stato. Perciò


perseguirà <strong>in</strong> ogni modo, f<strong>in</strong>o quasi alla rottura con De Gasperi, l'opzione repubblicana:<br />

è lui che porta i voti cattolici del Veneto per la Repubblica allo Congresso Nazionale<br />

della DC (f<strong>in</strong>o ad allora agnostica); da cooptato per raccomandazione di Gemelli e di<br />

ambienti vaticani, oltre che per rarissimi - <strong>in</strong> ambiente cattolico - meriti partigiani, ne<br />

esce primo degli eletti, leader politico e vicesegretario del partito.<br />

Da quel partito, però, sembra che nessuno voglia andare nella Commissione per<br />

la Costituzione. Va lui: è sua la mozione d'ord<strong>in</strong>e del regolamento dei lavori, suo lo<br />

schema di tripartizione della Commissione, sua l'<strong>in</strong>dividuazione schematica dei temi<br />

pr<strong>in</strong>cipali da affrontare, sua la prima proposta sullo Stato come ord<strong>in</strong>amento giuridico<br />

e i suoi rapporti con gli altri ord<strong>in</strong>amenti e sui diritti della persona (<strong>in</strong> essa c'è già <strong>in</strong><br />

larga misura <strong>il</strong> tracciato e lo spirito della prima parte della Costituzione). Suoi, <strong>in</strong> modo<br />

specifico, gli artt. 7 (Stato-Chiesa) e 8 (libertà religiosa); determ<strong>in</strong>ante <strong>il</strong> suo contributo<br />

agli artt. lO (ord<strong>in</strong>amento <strong>in</strong>ternazionale) e 11 (ripudio della guerra), agli artt. 33<br />

e 34 (istruzione e scuola). Insomma, un <strong>in</strong>atteso, imprevedib<strong>il</strong>e «deus ex mach<strong>in</strong>a»<br />

del lavoro costituente: otto ore al giorno, tutti i giorni, <strong>in</strong>sieme a Togliatti, Basso, La<br />

Pira, Moro. Affermerà L. Basso: «Quando eravamo d'accordo noi c<strong>in</strong>que l'articolo era<br />

fatto».<br />

Quando si tratta di entrare - dirà Ru<strong>in</strong>i con una metafora biblica che bene<br />

rappresenta la crucialità della questione - nel «roveto ardente» dei rapporti fra Stato<br />

e Chiesa, di trovare cioè una s<strong>in</strong>tesi fra <strong>il</strong> passato e <strong>il</strong> presente della storia d'Italia,<br />

con un'operazione imperfetta, certo, e subita dallo stesso Dossetti per disposizioni<br />

«superiori», ma capace di garantire la pace sociale, lì <strong>in</strong> quel «roveto ardente» dove<br />

tutti si aspettano <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e la rottura di quello strano «compromesso», Dossetti gioca la<br />

carta della sua testimonianza esperienziale, per r<strong>in</strong>saldare un'unità nazionale travolta<br />

dal crollo del fascismo e dalla guerra civ<strong>il</strong>e: alla f<strong>in</strong>e di una dottissima esposizione<br />

giuridica racconta la battaglia di Cà Marastoni. ,


174<br />

dobbiamo avvertire la pressura e <strong>il</strong> gemito del nuovo mondo che sta sorgendo e che<br />

dobbiamo <strong>in</strong>ch<strong>in</strong>arci su questo mondo nuovo, con religioso rispetto, perché <strong>in</strong> nulla<br />

venga menomato e tradito <strong>il</strong> messaggio che i nostri morti ci hanno lasciato,,7.<br />

Benedetto Croce, onusto di anni e fierissimo sostenitore del pr<strong>in</strong>cipio laicista di<br />

«Libera Chiesa <strong>in</strong> libero Stato», si alza dal suo scranno, attraversa l'emiciclo, s'avvic<strong>in</strong>a<br />

al «professor<strong>in</strong>o» cattolico e gli porge la mano. A distanza di quarant'anni Dossetti<br />

ricordava ancora con commozione quel gesto <strong>in</strong>atteso e improbab<strong>il</strong>e, come la più<br />

grossa soddisfazione <strong>in</strong>tellettuale e politica della sua vita. Quella stretta di mano<br />

rappresentava concretamente le parole conclusive della relazione di Ru<strong>in</strong>i sul Progetto:<br />

«L'Italia avrà una carta costituzionale che sarà sacra per tutti». Quanto possa aver<br />

<strong>in</strong>fluito la malleveria di Ru<strong>in</strong>i, almeno sul versante moderato dell'Assemblea, è diffic<strong>il</strong>e<br />

misurarlo, ma certamente non deve essere stata di scarso r<strong>il</strong>ievo. E <strong>in</strong> effetti avvenne,<br />

<strong>in</strong> quell'uomo come <strong>in</strong> quel largo consenso (quasi <strong>il</strong> 90 percento dei deputati) che<br />

portò alla votazione f<strong>in</strong>ale del testo, un'accelerazione del processo storico, un balzo<br />

<strong>in</strong> avanti delle coscienze e un'apertura di credito verso le possib<strong>il</strong>ità di sv<strong>il</strong>uppo del<br />

processo democratico, di una democrazia reale, sostanziale, non formalistica come<br />

era stata quella liberale, non solo se lo si guarda con gli «occhi di poi», del repent<strong>in</strong>o<br />

e <strong>in</strong>superab<strong>il</strong>e congelamento <strong>in</strong>ternazionale dei blocchi e della rottura dell'alleanza<br />

tripartitica nel nostro Paese verificatasi subito dopo, ma anche e soprattutto se lo si<br />

guarda con gli «occhi di prima», cioè con le premesse politiche, culturali, ideologiche<br />

che alla f<strong>in</strong>e del '45 escludevano quel casuale, per tanti versi fortuito e <strong>in</strong>vece così<br />

fert<strong>il</strong>e, <strong>in</strong>contro di persone e di idee <strong>in</strong>novatrici.<br />

Ma vennero presto, troppo presto gli anni della «rivoluzione mancata» o della<br />

«Costituzione tradita». Quella breve parentesi, <strong>in</strong> qualche modo, almeno <strong>in</strong>cipiente, di<br />

reale democrazia, nel primo dopoguerra, naufragò nella lunghissima stagione della<br />

«doppia coscienza» italiana: italiani sì, ma con riserva, con pregiudizio a favore della<br />

propria scelta ideologica. Per gli uni e per gli altri non si doveva tanto operare per<br />

l'adempimento dei diritti e dei doveri del popolo, ma degli <strong>in</strong>teressi della propria<br />

parte. Tutta la visione unitaria dello Stato venne così alterata, con la conseguenza<br />

che le strutture del<strong>in</strong>eate <strong>in</strong> Costituzione vennero piegate proprio perché non<br />

potessero funzionare: <strong>il</strong> mantenimento del Governo <strong>in</strong> una posizione di debolezza,<br />

<strong>il</strong> bicameralismo perfetto, con un congegno legislativo macch<strong>in</strong>oso e lentissimo,<br />

un <strong>in</strong>tervento spesso politicamente <strong>in</strong>vasivo dei poteri di garanzia, <strong>il</strong> progressivo<br />

plebiscitarismo del sistema referendario.<br />

Eppure sarebbe bastato poco, dirà <strong>il</strong> monaco Dossetti subito dopo quella grande<br />

disfatta della «eticità statuale» che fu Tangentopoli. «Che la Costituzione potesse essere<br />

un punto di riferimento per la <strong>in</strong>dividuazione di diritti e di doveri è mai stato detto alla<br />

moralità del cristiano ... Se facevano c<strong>il</strong>ecca i comandamenti di Dio, si poteva almeno<br />

fare riferimento alla Costituzione ... Non è avvenuto»8.<br />

Si apre così, quando ormai sembra tutto perduto, per l'urgenza di un senso<br />

fortissimo di responsab<strong>il</strong>ità civ<strong>il</strong>e che prevale pers<strong>in</strong>o sulle proprie scelte più <strong>in</strong>time<br />

e def<strong>in</strong>itive, la seconda fase costituente di Dossetti. Egli capisce che <strong>il</strong> pericolo è così<br />

grave da richiedere una reazione non improvvisata, una riflessione solida e organica.<br />

E' una stagione breve e <strong>in</strong>tensissima come la prima, non moralistica e retorica, ma con<br />

la stessa lucidità politica e acutezza giuridica, tanto da sorprendere e coagulare attorno<br />

a sé l'<strong>in</strong>tero arco dei costituzionalisti democratici contemporanei.<br />

Dossetti costituente f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e, c<strong>in</strong>quant'anni dopo, padre davvero di un


"patriottismo costituzionale» che nel nostro Paese non c'era mai stato: radicato <strong>in</strong> valori<br />

imperituri sanciti da un atto consensuale, quello del 27 dicembre '47, ancora vitale e<br />

capace di guardare al futuro con creatività. Perché questo, <strong>in</strong> f<strong>in</strong> dei conti, fu allora<br />

e deve cont<strong>in</strong>uare ad essere oggi la Costituzione Repubblicana, come aveva <strong>in</strong>tuito<br />

Ru<strong>in</strong>i: un patto, non un contratto tra soggetti che hanno parità di controprestazioni<br />

(come <strong>in</strong> questi ultimi anni si è voluto far <strong>in</strong>tendere la politica nel nostro Paese).<br />

Un patto è l'atto più alto e solenne - quasi religioso, avrebbe detto Ru<strong>in</strong>i - che un<br />

popolo possa compiere; che si str<strong>in</strong>ge dopo grandi momenti storici che hanno segnato<br />

profondamente la coscienza della collettività; con <strong>il</strong> quale essa tutta si impegna a<br />

realizzare un'elevazione progressiva delle proprie condizioni, anche per i soggetti<br />

meno favoriti, perché sp<strong>in</strong>ta nella propria moralità da valori trascendenti gli <strong>in</strong>teressi<br />

particolari: le libertà e i diritti della persona, che possono essere garantiti soltanto<br />

da una rigorosa osservanza del pr<strong>in</strong>cipio della divisione e dell'equ<strong>il</strong>ibrio dei poteri<br />

fondamentali.<br />

Questa è la soglia che deve essere rispettata <strong>in</strong> ogni modo. Ogni modificazione del<br />

testo costituzionale che oltrepassasse questa soglia si metterebbe fuori del comune<br />

sentire di quel patto sociale e davvero, per <strong>il</strong> nostro Paese, com<strong>in</strong>cerebbe tutta un'altra<br />

storia9.<br />

1 L. IOTII, I momenti eccezionali della mia esperienza, <strong>in</strong> La memoria dei «rossi»: Fascismo,<br />

Resistenza e ricostruzione a Reggio Em<strong>il</strong>ia, a cura di N. CAITI, R. GUARNIERI, EDIESSE, Roma 1996.<br />

2 Ibidem.<br />

3 G. DOSSETTI, Ho imparato a guardare lontano, Pozzi, Reggio Em<strong>il</strong>ia 1988.<br />

4 L. lOTTI, Introduzione, <strong>in</strong> G. DOSSETTI, L. IOTII, M. RUlNI, Interventi alla Costituente, a cura di F.<br />

BOJARDI, Analisi, Reggio Em<strong>il</strong>ia 1986.<br />

5 M. RUINI, "Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica Italiana;<br />

relazione <strong>in</strong>troduttiva alla discussione generale; seduta di mercoledì 12 marzo 1947», <strong>in</strong><br />

ibidem.<br />

6 L. lOTTI, "Intervento dell'ono N<strong>il</strong>de lotti», <strong>in</strong> I valori della Costituzione. Giuseppe Dossetti e N<strong>il</strong>de<br />

lotti a Monteveglio, Pozzi, Reggio Em<strong>il</strong>ia 1995.<br />

7 G. DOSSETTI, I rapporti Stato-Chiesa nella Costituzione. Seduta plenaria del 213.1947, <strong>in</strong> La<br />

ricerca costituente, a cura di A. Melloni, Bologna 1994.<br />

8 G. DOSSETTI, Etica e politica: pr<strong>in</strong>cipi generali, a cura di G. GAETA, "La Terra vista dalla Luna.<br />

Rivista dell'<strong>in</strong>tervento sociale», 1993/9.<br />

9 G. DOSSETII, Sent<strong>in</strong>ella, quanto resta della notte, <strong>in</strong> La Parola e <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio, a cura della Piccola<br />

Famiglia dell'Annunziata, Bologna 1997.<br />

175


Camus <strong>in</strong> rivolta.<br />

La separazione da Sartre<br />

Francesco Paolella<br />

Ci occupiamo qui di un litigio, allo stesso tempo f<strong>il</strong>osofico, politico, mediatico,<br />

oltre che privato. Protagonisti sono stati Jean-Paul Sartre e Albert Camus. Dobbiamo<br />

tornare al secondo dopoguerra ed all'esplosione della Guerra fredda, esplosione che<br />

ha <strong>in</strong>vestito radicalmente i rapporti fra <strong>in</strong>tellettuali e politica. Trasferiamoci nella Parigi<br />

dei primi anni C<strong>in</strong>quanta, <strong>in</strong> piena voga esistenzialista.<br />

Sartre e Camus avevano molto <strong>in</strong> comune, ma dovevano anche sostenere molte<br />

differenze. I primi contatti avvennero, come spesso accade, attraverso la lettura degli<br />

scritti dell'altro. Camus scoprì La nausea, Sartre Lo straniero. La conoscenza diretta<br />

ci fu nel giugno 1943, <strong>in</strong> occasione della prima della Pièce sartriana Les mouches. Fu<br />

un'amicizia segnata da una concreta aff<strong>in</strong>ità politica, anzitutto nella lotta antifascista.<br />

Divennero due guide della s<strong>in</strong>istra non-comunista. Ciascuno dei due cercò per molti<br />

anni di evitare la rottura. Il culm<strong>in</strong>e del loro sodalizio si ebbe al momento della<br />

Liberazione. Camus, oltre che scrittore affermato, era redattore capo a .Combat», <strong>il</strong><br />

pr<strong>in</strong>cipale quotidiano della s<strong>in</strong>istra non-comunista e sapeva <strong>in</strong>carnare lo spirito della<br />

Resistenza. A sua volta, Sartre prese, partendo da posizioni «anarchiche», sempre più<br />

la via dell'impegno politico. La rivista «Les Temps Modernes», da lui fondata, divenne<br />

manifesto dell'engagement. Sartre e Camus rappresentavano per molti delle giovani<br />

generazioni una via di fuga (<strong>in</strong>dividualista ed anti-conformista), anche dalla discipl<strong>in</strong>a<br />

del partito comunista. Occupando lo spazio di una s<strong>in</strong>istra scettica e libertaria,<br />

entrambi si opponevano al capitalismo e alla morale borghese, sentendo <strong>il</strong> dovere di<br />

spendersi per una certa idea di socialismo. .Bien qu'<strong>il</strong>s soient issus de mondes très<br />

différents, <strong>il</strong>s considèrent tous deux le bien-etre du prolétariat comme la pierre de<br />

touche du changement socia!»l.<br />

Questo connubio <strong>in</strong>iziò, però, a segnare <strong>il</strong> passo, prima <strong>in</strong> maniera sotterranea,<br />

poi, via via sempre più chiaramente. L'<strong>in</strong>tesa politica fra Sartre e Camus non è stata<br />

accidentale, ma nemmeno solida, né duratura. Riportiamo qui un solo episodio, per<br />

dar conto dei cambiamenti <strong>in</strong> atto, e <strong>in</strong> Sartre e <strong>in</strong> Camus. Era una serata di f<strong>in</strong>o anno<br />

176


del 1946, a Parigi, <strong>in</strong> casa Viano Scoppiò un litigio fra Camus e Merleau-Ponty, f<strong>il</strong>osofo e<br />

capo redattore politico di "Les Temps Modernes». Quest'ultimo aveva scritto un saggio<br />

(Le Yogi et le prolétaire) per stroncare due libri di Koestler, Lo Yogi e <strong>il</strong> commissario<br />

e Buio a mezzogiorno, feroci critiche del terrore stal<strong>in</strong>iano. Camus accusò Merleau­<br />

Ponty di giustificare i processi di Mosca, Sartre difese <strong>il</strong> secondo. Camus rimase<br />

lontano da Sartre f<strong>in</strong>o al marzo 1947. Per dirla con de Beauvoir, <strong>il</strong> dopoguerra stava<br />

f<strong>in</strong>endo di f<strong>in</strong>ire.<br />

Merleau-Ponty pensava <strong>in</strong> quegli anni che la violenza ed <strong>il</strong> terrore fossero<br />

gli unici mezzi (efficaci) a disposizione delle forze rivoluzionarie per difendersi<br />

dall'accerchiamento e per farla f<strong>in</strong>ita con la violenza del capitalismo. Camus aveva<br />

già <strong>in</strong>iziato ad associare rivoluzione e assass<strong>in</strong>io. Alla metà di novembre 1946, <strong>in</strong> un<br />

clima di esasperato manicheismo, lo scrittore alger<strong>in</strong>o compose una serie di articoli<br />

per "Combat», raccolti con <strong>il</strong> titolo Ni victimes ni bourreaux (Né vittime, né carnefici)2.<br />

Ecco qualche titolo: Il secolo della paura, Il socialismo mistificato. In lunghi anni,<br />

almeno dalla metà degli anni Trenta, Camus aveva <strong>in</strong>iziato un diffic<strong>il</strong>e camm<strong>in</strong>o<br />

di allontanamento dal marxismo (Camus era stato iscritto al partito comunista), <strong>in</strong><br />

nome di un socialismo libertario. L'esperienza della guerra lo portò ad assumere<br />

consapevolmente la Resistenza (di cui fu protagonista) come un fondamento ideale<br />

per <strong>il</strong> cambiamento sociale. Camus scelse l'anticomunismo. Ciò non significa che<br />

Camus si trasferisse nel campo reazionari o che approvasse la logica della Guerra<br />

fredda. Cercava, all'opposto, una via di fuga.<br />

Il legame con Camus cont<strong>in</strong>uò, fra alti e bassi, f<strong>in</strong>o all'autunno 1951. Un timido<br />

tentativo di riavvic<strong>in</strong>amento ci fu quando Sartre pubblicò su "Les Temps Modernes» un<br />

articolo di Camus su Nietzsche, un capitolo dell' Uomo <strong>in</strong> rivolta, libro che ebbe una<br />

lunga <strong>in</strong>cubazione, con più stesure. Già nel 1945 Camus aveva scritto le Osservazioni<br />

sulla rivolta. L'uomo <strong>in</strong> rivolta si pone su una l<strong>in</strong>ea di cont<strong>in</strong>uità rispetto a Il mito<br />

di Sisifo: Camus voleva ora <strong>in</strong>dagare la rivolta, <strong>il</strong> movimento metafisico che segue<br />

alla constatazione dell'assurd03. La rivolta cerca di lasciarsi <strong>in</strong>dietro <strong>il</strong> nich<strong>il</strong>ismo. È<br />

<strong>in</strong> questo libro che Camus scrive:


iconoscendo la novità e la validità di tante conquiste del 1789, vuole far emergere<br />

un nesso, semmai, fra le due esperienze di terrore. La rivoluzione uccide l'uomo<br />

per creare l'uomo nuovo. Il totalitarismo rivoluzionario giunge per vie diverse al<br />

medesimo risultato, al trionfo del nich<strong>il</strong>ismo. «Tout révolutionnaire f<strong>in</strong>it en oppresseur<br />

ou en hérétique. Dans l'univers purement historique qu'elles ont choisi, la révolte et<br />

la révolution débouchent sur la mème d<strong>il</strong>emme: ou la police ou la folie,,6. L'alternativa<br />

proposta da Camus consiste nel pensiero meridiano, nell'equ<strong>il</strong>ibrio mediterraneo, <strong>in</strong><br />

un nuovo senso della misura e della dignità umana. Lasciando da parte la div<strong>in</strong>ità della<br />

storia, l'uomo potrà, limitando <strong>il</strong> proprio campo d'azione, spendersi per migliorare la<br />

vita.<br />

Il libro di Camus andò bene: più di 60.000 esemplari venduti nei primi mesi.<br />

Le recensioni furono generalmente favorevoli, specie da parte della s<strong>in</strong>istra non<br />

comunista, come anche da parte dei commentatori di destra. Alla redazione della rivista<br />

di Sartre, L'uomo <strong>in</strong> rivolta non piacque per niente. Dopo mesi di s<strong>il</strong>enzio, Francis<br />

}eanson, giovane redattore e futuro esegeta di Sartre, si offrì di «trattare" quel libro così<br />

<strong>in</strong>digesto per la s<strong>in</strong>istra marxista. Sartre <strong>in</strong>formò, nel febbraio 1952, un Camus stupito<br />

che la recensione non sarebbe stata favorevole. }eanson non conosceva di persona<br />

Camus (lo avrebbe <strong>in</strong>contrato, per caso, solo molti anni dopo). L'articolo di }eanson,<br />

Camus ou l'ame révoltée7, è composto di 21 pag<strong>in</strong>e di pura asprezza. Già <strong>il</strong> titolo è<br />

un implicito riferimento all'«anima bella" di hegeliana memoria (Fenomenologia dello<br />

spirito), la quale vive nell'ossessione di macchiare la propria purezza con l'azione.<br />

L'onestà al prezzo dell'<strong>in</strong>consistenza. }eanson afferma che, nel libro di Camus, la forma<br />

dom<strong>in</strong>a <strong>il</strong> contenuto e l'arte non lascia che trasparire che un fievole umanismo. Camus<br />

non va al di là dei limiti che già erano emersi con <strong>il</strong> romanzo La peste: non sa andare<br />

oltre una morale da Croce Rossa, non sa valicare la rivolta metafisica per giungere<br />

alla rivolta storica. Camus ha oltraggiato <strong>il</strong> valore della rivoluzione, ed ha messo <strong>in</strong><br />

questione Hegel e, soprattutto, Marx. Camus, amico del s<strong>in</strong>dacalismo rivoluzionario<br />

e della socialdemocrazia scand<strong>in</strong>ava, si è ritratto dalla storia non appena ottenuta la<br />

Liberazione. Non volendosi più «sporcare le mani", Camus ha <strong>in</strong>iziato a moralizzare la<br />

storia. Ecco <strong>il</strong> commento di }eanson, a distanza di vent'anni:<br />

Quando apparve L'uomo <strong>in</strong> rivolta, io non conoscevo Albert Camus: avevo soltanto<br />

letto tutti i suoi libri, tra i quali non ne avevo davvero amato eccetto Lo straniero. Non<br />

l'ho conosciuto <strong>in</strong> seguito: solo <strong>il</strong> caso L . .l aveva mantenuto tale distanza fra noi f<strong>in</strong>o a<br />

quel momento; la polemica ne fece una necessità. r...l lo non amavo certo <strong>il</strong> modo <strong>in</strong> cui<br />

Camus rigettava a priori ogni impegno rivoluzionario, <strong>in</strong> nome di una «rivolta» personale<br />

e che non poteva essere collettivamente preconizzata che al prezzo di sprofondare<br />

nell'<strong>in</strong>dividualismoB.<br />

}eanson colloca Camus nel campo dell'astrazione, accusandolo di voler negare<br />

ogni peso all'elemento economico ed allo storico nell'orig<strong>in</strong>e delle rivoluzioni. Camus<br />

si lancia <strong>in</strong> un attacco disperato alla rivolta trionfante, quella sovietica. Muoversi contro<br />

<strong>il</strong> PCF (parti communiste !rançais) è dare addosso alla classe operaia. Rifiutando la<br />

rivoluzione, Camus rifiuta le speranze della classe operaia. }eanson vede <strong>in</strong> Camus una<br />

malcelata vocazione al quietismo.<br />

Camus rimase sbigottito, <strong>in</strong>tendendo nello scritto di }eanson la deliberata scelta di<br />

um<strong>il</strong>iarlo. La sua collera si rivolse, però, f<strong>in</strong> subito verso Sartre, che egli non aveva<br />

178


dubbi essere l'ispiratore ed, <strong>in</strong> ultima analisi, <strong>il</strong> vero «responsab<strong>il</strong>e" di quello scritto.<br />

Camus lesse come un affronto <strong>il</strong> fatto che Sartre non si fosse direttamente <strong>in</strong>teressato<br />

alla recensione del libro. ]eanson non era che un giovane, ignoto collaboratore. La<br />

replica di Camus è datata 30 giugno 1952 e fu pubblicata nel numero di agosto della<br />

rivista sartriana, nella rubrica «Corrispondenza", e con titolo Lettre au Directeur des<br />

«Temps Modernes,,9. Si tratta di diciassette pag<strong>in</strong>e offese e sofferte, dirette sempre a<br />

Sartre.<br />

Il suo collaboratore non può fare a meno di pensare che non c'è una netta divisione<br />

tra l'uomo di destra e <strong>il</strong> critico del marxismo dogmatico. Secondo lui, si toccano almeno<br />

<strong>in</strong> un punto, ed è qui allora che una s<strong>in</strong>istra confusione viene a prodursi. Chi <strong>in</strong> modo<br />

esplicito o dissimulato non è marxista, s'<strong>in</strong>camm<strong>in</strong>a o d'adatta a destra. L.,] Non potendo<br />

L.,] classificarmi ancora a destra, si potrà almeno mostrare, previa analisi st<strong>il</strong>istica o esegesi<br />

dell'opera, che <strong>il</strong> mio atteggiamento è irreale, antistorico e senza efficacia lO •<br />

Camus sente messa <strong>in</strong> discussione la sua biografia, più che L'uomo <strong>in</strong> rivolta.<br />

Rifiuta l'accusa di trascendentalismo, di fuga dalla storia. ]eanson si sarebbe rifiutato<br />

di discutere tout court gli argomenti centrali del libro, sul profetismo marxista, sulla<br />

dialettica della storia, sulla div<strong>in</strong>izzazione dell'uomo. Secondo ]eanson, per Camus<br />

tutto <strong>il</strong> male è nella storia, e, anzi, <strong>il</strong> male è la storia stessa. Negando la storia, Camus<br />

nega la realtà, per rifugiarsi nell'<strong>in</strong>azione. «Il mio libro non nega la storia (negazione<br />

che sarebbe senza senso), ma critica solo l'atteggiamento che mira a fare della storia<br />

un tutto assoluto. Non la storia dunque è resp<strong>in</strong>ta ma una posizione <strong>in</strong>tellettuale<br />

rispetto alla storia"ll. La tesi camusiana è presto riassunta: l'esistenzialismo, che si<br />

afferma come f<strong>il</strong>osofia della libertà, si unisce alla necessità storica e, per questo,<br />

diventa complice dello stal<strong>in</strong>ismo. ]eanson mostra di preferire la necessità della storia<br />

e la liberazione <strong>in</strong> astratto (e un possib<strong>il</strong>e asservimento «concreto" degli uom<strong>in</strong>i), alla<br />

libertà relativa della democrazia, <strong>il</strong> «meno peggio" fra i regimi politici.<br />

Liberare l'uomo da ogni servitù per poi <strong>in</strong>gabbiarlo praticamente <strong>in</strong> una necessità<br />

storica significa, <strong>in</strong>fatti, privarlo anzitutto delle sue ragioni di lotta per buttarlo <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e <strong>in</strong><br />

un partito qualunque, purché esso non abbia altra regola che l'efficacia. Secondo la legge<br />

del nich<strong>il</strong>ismo, ciò significa passare dall'estrema libertà all'estrema necessità: null'altro che<br />

votarsi a fabbricare degli schiavi. L.,] La verità è che <strong>il</strong> nostro [Jeansonl vorrebbe che ci si<br />

ribellasse contro tutto e tutti, salvo contro <strong>il</strong> partito e lo Stato comunisti 12 .<br />

]eanson parla del marxismo non come di una politica, ma come di un dogma. Di<br />

più, ]eanson vuole ignorare ogni tradizione rivoluzionaria che sia diversa rispetto al<br />

marxismo. Tutto va ricondotto alla necessità storica, considerando, <strong>in</strong> questo modo,<br />

«idealista" ogni pensiero che si apra al rischio storico, come appunto si fa ne L'uomo <strong>in</strong><br />

rivolta. Un colpo ancora più grave è quello assestato al s<strong>il</strong>enzio di]eanson, di Sartre e<br />

dei più, sul terrore del socialismo autoritario. Discutendo di marxismo rivoluzionario,<br />

non ci si può sottrarre alla discussione sullo scandalo del Gulag.<br />

Nello stesso numero, quello agostano, di «Les Temps Modernes", uscirono sia la<br />

controreplica di Sartre, Réponse à Albert Camus, sia quella dello stesso ]eanson, Pour<br />

tout Vous dire ... Le venti pag<strong>in</strong>e sartriane, unite alle trenta di ]eanson, sembrarono<br />

un assalto. Il testo di Sartre tradisce f<strong>in</strong> da subito un senso di liberazione. La lettera<br />

179


furente di Camus, <strong>il</strong> tono sprezzante di questi verso ]eanson (mai citato per nome13)<br />

permisero a Sartre di non rispettare più gli obblighi dell'amicizia. Camus tratta<br />

]eanson come mosso da una superiorità morale. Camus si pone al fuori del dibattito,<br />

resp<strong>in</strong>ge le critiche tr<strong>in</strong>cerandosi dietro i morti della Resistenza14. Sartre vuole demolire<br />

l'<strong>in</strong>tangib<strong>il</strong>ità delle tesi camusiane. «Se <strong>il</strong> suo libro rivelasse semplicemente la sua<br />

<strong>in</strong>competenza f<strong>il</strong>osofica Se risultasse scritto con nozioni raccolte <strong>in</strong> fretta e di seconda<br />

mano,,15. Siamo poi alla questione dei campi sovietici. Sartre non ammette che Camus<br />

usi <strong>il</strong> pretesto dei campi per mettere a tacere le critiche al suo libro. Sartre ricorda di<br />

aver scritto dell'esistenza dei campi <strong>in</strong> più occasioni, dopo la denuncia di Rousset16.<br />

Sartre non vuoI farsi sp<strong>in</strong>gere all'angolo con questo argomento:<br />

Sì, Camus, io reputo, come lei, <strong>in</strong>ammissib<strong>il</strong>i questi campi di concentramento; ma trovo<br />

altrettanto <strong>in</strong>ammissib<strong>il</strong>e l'uso che la «stampa cosiddetta borghese« ne fa ogni giorno. [ .. .l<br />

Ho visto gli anticomunisti rallegrarsi di questi luoghi di pena e servirsene per mettersi<br />

la coscienza <strong>in</strong> pace; e non mi è sembrato che fossero d'aiuto al turkmeno, ma che ne<br />

sfruttassero la disgrazia come l'URss ne sfrutta <strong>il</strong> lavoro. [".l L'unico sentimento che quelle<br />

notizie [sui campi] hanno suscitato <strong>in</strong> lui [nell'anticomunista] - e mi costa doverlo dire - è<br />

un sentimento di gioia: gioia, perché f<strong>in</strong>almente l'aveva ottenuta, la sua prova, e si sarebbe<br />

visto che sia doveva vedere. L..J Se aprivamo la bocca per protestare contro un'angheria,<br />

ce la richiudevano subito: «E i campi". Si <strong>in</strong>timava alla gente di denunciare i campi di<br />

concentramento se non volevano apparire complici17.<br />

La cort<strong>in</strong>a di ferro è uno specchio: Est ed Ovest vi si riflettono. Sartre evita di<br />

affrontare direttamente la questione morale, che rimane dietro alla sua posizione:<br />

«accepter un système qui engendre des camps de trava<strong>il</strong> peut-<strong>il</strong> jamais conduire à une<br />

f<strong>in</strong> positive Les horreurs évidentes qu'on y pratique ne trahissent-elles pas un défaut<br />

fataI dans le projet révolutionnaire lui-meme et n'appellent-elles pas un rejet clair du<br />

communisme,,18. Se la questione della violenza rivoluzionaria rimane <strong>in</strong>evasa, Sartre<br />

non concede a Camus di sottrarsi al peso della scelta nella storia.<br />

Vedo <strong>in</strong>fatti attorno a me soltanto libertà già asservite che tentano di sottrarsi alla schiavitù<br />

natale. Oggi, la nostra libertà consiste soltanto nella libera scelta di lottare per diventare<br />

liberi. L'aspetto paradossale di questa formula <strong>in</strong>dica semplicemente <strong>il</strong> paradosso della<br />

nostra condizione storica. Non si tratta, vede, di chiudere <strong>in</strong> gabbia i miei contemporanei;<br />

sono già <strong>in</strong> gabbia; si tratta <strong>in</strong>vece di unirci a loro per spezzare la sbarre. Anche noi,<br />

<strong>in</strong>fatti, caro Camus, siamo chiusi <strong>in</strong> gabbia, e se lei desidera veramente impedire che un<br />

movimento popolare degeneri <strong>in</strong> tirannia, non deve condannarlo subito, senza possib<strong>il</strong>ità<br />

di ricorso, oppure m<strong>in</strong>acciare di ritirarsi nel deserto, visto che i suoi deserti non sono altro<br />

che una zona un po' meno abitata della nostra gabbia; per meritarsi <strong>il</strong> diritto di <strong>in</strong>fluenzare<br />

gli uom<strong>in</strong>i che lottano, bisogna <strong>in</strong>nanzi tutto prendere parte alla loro lotta; bisogna accettare<br />

da pr<strong>in</strong>cipio molte cose, se si vuoI tentare di cambiarne qualcuna19•<br />

Camus è un moralista che, avendo scorto una volta <strong>il</strong> volto terrib<strong>il</strong>e della storia,<br />

se ne è allontanato. Preferisce la saggezza alla lotta, poiché cerca di negare <strong>il</strong> tempo<br />

storico, rimanendo concentrato nella lotta all'assurdo. Dice Sartre: .. Lei voleva attuare<br />

<strong>in</strong> lei, e per mezzo suo, la felicità mediante una tensione morale; la folla oscura<br />

che com<strong>in</strong>ciavamo a scoprire chiedeva che r<strong>in</strong>unciassimo ad essere felici per poter<br />

180


diventare un po' meno <strong>in</strong>felice. [' .. l Avevamo creduto che ci fosse un solo modo di<br />

resistere e scoprivamo che c'erano due modi di vedere la Resistenza»2o. Camus ha<br />

assim<strong>il</strong>ato la storia all'assurdo ed ha r<strong>in</strong>unciato a scegliere; all'opposto, per Sartre è<br />

solo nella scelta che si coglie <strong>il</strong> senso. Non è giusto chiedersi se la storia ha un senso:<br />

«la Storia, al di fuori dell'uomo che la fa, è solamente un concetto astratto e immob<strong>il</strong>e,<br />

del quale non si può dire se ha o non ha un f<strong>in</strong>e; <strong>il</strong> problema non sta nel conoscerne<br />

<strong>il</strong> f<strong>in</strong>e, ma nel dargliene uno»21.<br />

Nel 1960, <strong>in</strong> occasione della morte di Camus, Sartre scrisse <strong>in</strong> un <strong>in</strong>tervento per<br />

«France-Observateur»: «una controversia è cosa da poco - non avremmo più dovuto<br />

rivederci - è solo un'altra maniera di vivere <strong>in</strong>sieme»22.<br />

l R. ARONSON, Sartre et Camus. Amitié et combat, Alvik éditions, Paris 2005, p. 76.<br />

2 Cfr. A. CAMUS, Actuelles. Cronache 1939-1958, Bompiani, M<strong>il</strong>ano 1961. Nell'apparato di note<br />

abbiamo preferito ut<strong>il</strong>izzare, ove possib<strong>il</strong>e, la più recente traduzione italiana dei testi francesi.<br />

3 «La rivolta metafisica è <strong>il</strong> movimento per <strong>il</strong> quale un uomo si erge contro la propria condizione<br />

e contro l'<strong>in</strong>tera creazione. È metafisica perché contesta i f<strong>in</strong>i dell'uomo e della creazione.<br />

Lo schiavo protesta contro la condizione che gli viene fatta all'<strong>in</strong>terno del suo stato: l'<strong>in</strong>sorto<br />

metafisico contro la condizione che gli viene fatta <strong>in</strong> quanto uomo» (A. CAMUS, L'uomo <strong>in</strong> rivolta,<br />

<strong>in</strong> IDEM, Opere. Romanzi, racconti, saggi, Bompiani, M<strong>il</strong>ano 2000, p. 647).<br />

4 Ivi, p. 634.<br />

5 Cfr. o. TODD, Albert Camus. Una vita, Bompiani, M<strong>il</strong>ano 1997, p. 526.<br />

6 ARONSON, Sartre et Camus, cit., p. 206.<br />

7 Cfr. F. JEANSON, Albert Camus ou l'ame révoltée, «Les Temps Modernes», maggio 1952, n079.<br />

8 Cfr. F. JEANSON, Sartre dans sa vie, Seu<strong>il</strong>, Paris 1974, p. 188 (corsivi nel testo).<br />

9 Cfr. A. CAMUS, Lettre au Directeur des «Temps Modernes», «Les Temps Modernes» agosto 1952, nO<br />

82 (tr. it. Rivolta e servitù <strong>in</strong> ID., Actuelles, cit.); cfr. anche A. CAMUS, L'estate e altri saggi solari,<br />

Bompiani, M<strong>il</strong>ano 2003.<br />

lO CAMUS, Actuelles, cit., pp. 97-98.<br />

11 Ivi, pp. 105-106.<br />

12 Ivi, p. 116.<br />

13 «Lei si rivolge a me, mentre la sua vera <strong>in</strong>tenzione è di confutare Jeanson: è questo è un<br />

procedimento malevolo. Il suo scopo non è forse di trasformare <strong>il</strong> suo critico <strong>in</strong> oggetto, <strong>in</strong> un<br />

morto Parla di lui, come se fosse una zuppiera o un mandol<strong>in</strong>o; a lui, mai» (J.-P. SARTRE, Che<br />

cos'è la letteratura, Il saggiatore, M<strong>il</strong>ano 1995, p. 453, corsivi nel testo).<br />

14 «L'Homme révolté non sarebbe né meglio né peggio se lei non fosse entrato nella Resistenza<br />

o se fosse stato deportato» Civi, p. 451, corsivo nel testo).<br />

15 Ivi, p. 456.<br />

16 David Rousset, già deportato dai nazisti a Buchenwald e <strong>in</strong> altri campi, una volta tornato<br />

<strong>in</strong> Francia, si dedicò, oltre che alla scrittura (L'universo concentrazionario), ed all'attività<br />

politica (con Sartre nel RDR), ed alla denuncia dell'esistenza dei campi di concentramento <strong>in</strong><br />

Unione Sovietica. La s<strong>in</strong>istra comunista lo accusò di mentire. Merleau-Ponty e Sartre scrissero<br />

un editoriale su «Les Temps Modernes» per affermare che Rousset aveva avuto ragione a<br />

pubblicare, nel 1949, stralci dal Codice del lavoro collettivo dell'URss, ma che, allo stesso tempo,<br />

si dissociavano dalla sua campagna di sensib<strong>il</strong>izzazione.<br />

17 Ivi, p. 459 (corsivi nel testo).<br />

18 ARONSON, Sartre et Camus, cit., p. 245.<br />

19 SARTRE, Che cos'è la letteratura, cit., p. 462 (corsivi nel testo).<br />

20 Ivi, p. 468.<br />

21 Ivi, p. 472 (corsivi nel testo).<br />

22 Ivi, p. 527 (corsivo nel testo).<br />

181


Lettere di un <strong>in</strong>tellettuale-resistente:<br />

Raymond Aron a La France Libre<br />

durante la seconda guerra mondiale<br />

Lucia Bonfreschi<br />

Introduzione<br />

Raymond Aron 0905-1983), del quale quest'anno si celebra <strong>il</strong> centenario della<br />

nascita, è stato nel secondo dopoguerra la figura più importante del liberalismo<br />

francese. Politicamente, però, egli "nacque" nella s<strong>in</strong>istra pacifista che, alla f<strong>in</strong>e degli<br />

anni venti, si riconosceva nella figura di Em<strong>il</strong>e Chartier (detto Ala<strong>in</strong>) e nella sua f<strong>il</strong>osofia,<br />

che voleva <strong>il</strong> cittad<strong>in</strong>o schierato contro i poteri. In quegli anni Aron frequentò anche la<br />

V sezione parig<strong>in</strong>a del partito socialista francese (Section Française de l'Internationale<br />

Ouvrière, SFIO), del quale rimase simpatizzante anche negli anni successivi, una volta<br />

prese le distanze dal pacifismo di Ala<strong>in</strong>.<br />

L'<strong>in</strong>vasione nazista della Polonia nel settembre del 1939 trovò Aron a Tolosa, città<br />

nella quale si era trasferito dopo la recentissima nom<strong>in</strong>a a "maJ:tre de conférences"<br />

all'Università. Mob<strong>il</strong>itato come sergente, passò i mesi della "dròle de guerre" <strong>in</strong> una<br />

stazione meteorologica alla frontiera con <strong>il</strong> Belgio. L'offensiva nazista del maggio 1940<br />

sorprese tutto l'esercito francese e costr<strong>in</strong>se l'unità di Aron alla ritirata. Più tardi egli<br />

avrebbe ricordato così quei giorni: "le settimane della battaglia e del disastro furono<br />

moralmente <strong>in</strong>tollerab<strong>il</strong>i. Si aveva <strong>il</strong> sentimento di essere totalmente <strong>in</strong>ut<strong>il</strong>i, di essere<br />

impotenti. In seguito, siamo stati trasc<strong>in</strong>ati dall'esercito <strong>in</strong> rotta e dall'esodo dei civ<strong>il</strong>i.<br />

Non si può immag<strong>in</strong>are cosa siano state quelle settimane per chi le ha vissute"l.<br />

A Bordeaux Aron e i suoi compagni udirono <strong>il</strong> discorso alla radio del maresciallo<br />

Péta<strong>in</strong>, che <strong>il</strong> 16 giugno aveva sostituito <strong>il</strong> dimissionario Paul Reynaud alla guida del<br />

governo e che riteneva giunto <strong>il</strong> momento di "cesser le combat". Molti francesi <strong>in</strong> quei<br />

frangenti si augurarono che <strong>il</strong> Maresciallo concludesse un armistizio con <strong>il</strong> nemico<br />

nazista 2 , ormai padrone di Parigi. A Tolosa, verso la quale Aron riusd a dirigersi,<br />

l'atmosfera era diversa: i suoi amici non appoggiavano le scelte che <strong>in</strong> quei giorni<br />

compieva <strong>il</strong> nuovo Presidente del Consiglio - l'armistizio fu firmato <strong>il</strong> 22 giugno -,<br />

consapevoli del fatto che <strong>il</strong> governo francese avrebbe dovuto cedere progressivamente<br />

davanti a tutte le richieste dell'occupante.<br />

182


Aron decise di lasciare la Francia per cont<strong>in</strong>uare a combattere i nazisti, ritenendo <strong>in</strong><br />

quel momento che quanti fossero rimasti sul cont<strong>in</strong>ente si sarebbero dovuti rassegnare<br />

all'<strong>in</strong>azione. In ogni caso, per <strong>il</strong> giovane professore, di conv<strong>in</strong>zioni democratiche<br />

assodate, ant<strong>in</strong>azista, autore di testi contro la mistica nazionalsocialista, le possib<strong>il</strong>ità<br />

d'azione sul suolo patrio sarebbero state molto limitate. A ciò egli doveva aggiungere,<br />

benché la considerazione della propria orig<strong>in</strong>e ebraica non avesse affatto <strong>in</strong>fluito<br />

sulla sua scelta resistenziale, dettata dal patriottismo, la consapevolezza che i nazisti<br />

avrebbero potuto imporre alle vestigia dello Stato francese misure discrim<strong>in</strong>atorie nei<br />

confronti degli ebrei3.<br />

Dopo <strong>il</strong> viaggio compiuto sul transatlantico Ettrick tra <strong>il</strong> 24 ed <strong>il</strong> 26 giugno 4 ,<br />

Aron sbarcò a Portsmouth e fu condotto nel campo m<strong>il</strong>itare di Birkenhead, vic<strong>in</strong>o<br />

a Liverpool. Qui le autorità <strong>in</strong>glesi gli offrirono la scelta fra tre alternative: rientrare<br />

<strong>in</strong> patria; vivere <strong>in</strong> Gran Bretagna come libero cittad<strong>in</strong>o; impegnarsi nelle truppe da<br />

poco tempo istituite dal generale de Gaulle, le Forze francesi libere (FFL). In effetti, nel<br />

frattempo Charles de Gaulle aveva lanciato alla radio l'appello del 18 giugno - non<br />

udito, tuttavia, da Aron - nel quale rifiutava l'armistizio stipulato da Péta<strong>in</strong> e si era<br />

posto alla guida di un gruppo di fuoriusciti francesi, che si organizzarono nella Francia<br />

libera per cont<strong>in</strong>uare la battaglia contro i nazisti. Aron scelse di unirsi alle FFL e fu<br />

collocato nel settore della contab<strong>il</strong>ità di un'unità di carri d'assalto.<br />

Nell'agosto del 1940 fu contattato da André Labarthe, che prima della guerra aveva<br />

fatto parte del gab<strong>in</strong>etto di Pierre Cot, m<strong>in</strong>istro nel governo del Fronte Popolare, e<br />

che apparteneva ora allo stato maggiore del generale de Gaulle. Labarthe gli propose<br />

di collaborare ad un mens<strong>il</strong>e di nuova creazione, La France Libre. Aron, <strong>in</strong>soddisfatto<br />

per <strong>il</strong> lavoro burocratico e per <strong>il</strong> senso di <strong>in</strong>azione, accettò e divenne <strong>il</strong> segretario<br />

di redazione della rivista. Nei c<strong>in</strong>que anni successivi vi svolse un ruolo decisivo,<br />

diventando la vera e propria colonna portante di una pubblicazione che ai suoi occhi<br />

aveva l'obiettivo di «rappresentare l'<strong>in</strong>tellighenzia francese».<br />

In quanto segretario di La France Libre Aron venne a trovarsi al centro di una<br />

battaglia politica per <strong>il</strong> controllo della rivista e di un gioco di rivalità personali. Infatti,<br />

<strong>il</strong> direttore Labarthe, passato all'opposizione nei confronti di de Gaulle nelle f<strong>il</strong>e<br />

dell'ammiraglio Muselier, <strong>in</strong>tese ut<strong>il</strong>izzare la pubblicazione contro i disegni politici<br />

golliani: alla f<strong>in</strong>e del 1942 egli si schierò apertamente con <strong>il</strong> generale Giraud, <strong>il</strong> quale,<br />

sostenuto dagli Americani, conduceva una battaglia politica per sottrarre a de Gaulle <strong>il</strong><br />

controllo delle forze francesi che combattevano contro i nazisti e la legittimità politica<br />

che da esso derivava. Non giovò alle buone relazioni con l'organizzazione gollista<br />

neanche la vic<strong>in</strong>anza di Labarthe e dello stesso Aron ai gruppi di socialisti e radicali<br />

della III Repubblica rifugiatisi a Londra, i quali, benché m<strong>in</strong>oritari nel panorama<br />

politico della s<strong>in</strong>istra francese, mantennero un atteggiamento di opposizione a de<br />

Gaulle dagli <strong>in</strong>izi del conflitto f<strong>in</strong>o alla Liberazione. Questi circoli erano rappresentati<br />

precipuamente dal Gruppo Jean Jaurès, che era stato creato nell'agosto 1940 come<br />

«Comitato di collegamento dei socialisti francesi <strong>in</strong> Gran Bretagna» ed era animato da<br />

Charles e Georges Gombault, Louis Lévy e Gustave Moutet. Tali ambienti rivolgevano<br />

a de Gaulle due critiche che la rivista di Aron, dopo alcune cautele, fece proprie:<br />

essi percepivano dietro le mosse politiche del leader della Francia libera la volontà<br />

di approfittare della guerra per imporre alla liberazione una dittatura impedendo<br />

l'espressione democratica dei Francesi tramite consultazioni elettorali; <strong>in</strong>oltre, essi mal<br />

tolleravano l'atteggiamento spesso altezzoso di de Gaulle nei confronti degli Alleati,<br />

183


<strong>in</strong> particolare degli Americani. Per quanti avevano una conoscenza approfondita<br />

degli ambienti francesi di Londra, la rivista apparve ben presto un «focolaio<br />

dell'antigollismo» .<br />

Dal canto suo <strong>il</strong> leader della Francia Libera desiderava una pubblicazione che<br />

conducesse la stessa battaglia della sua organizzazione, esigenza che era stata<br />

all'orig<strong>in</strong>e del suo appoggio <strong>in</strong>iziale a La France Libre e che non si trovava soddisfatta<br />

né dal quotidiano radical-socialista France, né dalle trasmissioni <strong>in</strong> francese alla BBC<br />

«Des français parlent aux Français». Alle pressioni dei gollisti nei confronti del mens<strong>il</strong>e<br />

si aggiunsero talvolta le pressioni dello stesso governo britannico, che ribadì la propria<br />

politica volta a cercare di sopprimere, nel contesto della «guerra al comune nemico»,<br />

non solo ogni polemica, ma anche «ogni critica, diretta o <strong>in</strong>diretta», al leader dei<br />

francesi.<br />

In questo contesto, una parte della corrispondenza di Aron durante <strong>il</strong> periodo<br />

bellico permette non solo di cogliere la posizione politica del segretario di «La<br />

France Libre», <strong>in</strong> quel periodo vic<strong>in</strong>o agli ambienti radical-socialisti, e la solitud<strong>in</strong>e<br />

dell'<strong>in</strong>tellettuale all'<strong>in</strong>terno di una rivista <strong>il</strong> cui direttore si era votato al soddisfacimento<br />

delle proprie ambizioni personali; ma offre anche uno scorcio dell'atmosfera politica<br />

del periodo, che Aron qualificò «di ortodossia aggressiva», e dell'opposizione tra<br />

la l<strong>in</strong>ea editoriale del suo mens<strong>il</strong>e e gli ambienti gollisti. Di seguito sono proposti<br />

<strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e cronologico estratti di alcune lettere che <strong>il</strong> segretario di La France Libre<br />

scrisse al sociologo Roger Ca<strong>il</strong>lois (1913-1978), attivista di estrema s<strong>in</strong>istra emigrato <strong>in</strong><br />

Argent<strong>in</strong>a nel 1939 e ivi fondatore delle rivista Les Lettres jrançaises, e estratti di una<br />

lettera all'amico Albert Palle (1916), scrittore e giornalista nonché ex allievo di Aron.<br />

Inoltre, vengono riportate due lettere di corrispondenti: la prima è dell'italiano Nicola<br />

Chiaromonte (1905-1972), m<strong>il</strong>itante di Giustizia e Libertà, emigrato nel 1941 negli Stati<br />

Uniti; la seconda è dello scrittore Roger Mart<strong>in</strong> du Gard (1881-1958), premio Nobel<br />

per la letteratura e amico di famiglia. A quest'ultima missiva Aron rispose <strong>in</strong> una lettera<br />

dalla quale sono stati scelti alcuni paragrafi.<br />

Tutte le lettere sono depositate presso le Archives personnelles Raymond Aron,<br />

Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. L'autrice r<strong>in</strong>grazia Dom<strong>in</strong>ique<br />

Schnapper per averle messe a disposizione e per averne autorizzato la pubblicazione.<br />

Un s<strong>in</strong>cero r<strong>in</strong>graziamento va anche Elisabeth Dutartre, archivista del Centre Raymond<br />

Aron, per la sua disponib<strong>il</strong>ità e gent<strong>il</strong>ezza. La traduzione dal francese all'italiano e le<br />

note sono dell'autrice.<br />

Corrispondenza<br />

I) Lettera di Raymond Aron a Roger Ca<strong>il</strong>lois, Londra, 12 dicembre 19415<br />

Mio caro Ca<strong>il</strong>lois,<br />

[ .. .l Una cronaca della vita <strong>in</strong>tellettuale dei Francesi di Londra mi pare pericolosa perché<br />

sfortunatamente ci sono ben pochi Francesi a Londra. Mi sembra preferib<strong>il</strong>e parlare della<br />

Francia Libera, o di qualsiasi altra attività nel momento <strong>in</strong> cui questa si manifesta, senza<br />

arrischiare un quadro d'<strong>in</strong>sieme che metterebbe troppo <strong>in</strong> risalto le carenze e le <strong>in</strong>sufficienze<br />

o quantomeno i limiti. [' . .l<br />

Raymond Aron<br />

II) Lettera di Raymond Aron a Roger Ca<strong>il</strong>lois, Londra, 16 agosto 1943<br />

184


Caro amico,<br />

Da molto tempo non ho sue notizie e temo che ci sia stato tra noi qualche mal<strong>in</strong>teso. Ne<br />

sarei profondamente addolorato, le sue testimonianze sono state per me così preziose e ho<br />

l'impressione che abbiamo agito a tal punto nella stessa direzione, per la stessa causa, che<br />

un disaccordo mi sembrerebbe non solo odioso, ma anche assurdo. Nel caso si tratti di altra<br />

cosa e non di un'<strong>il</strong>lusione, scorgo due possib<strong>il</strong>i ragioni.<br />

Innanzi tutto, l'atteggiamento assunto da Labarthe nella sua azione politica e, <strong>in</strong> parte,<br />

sulla rivista. Sarebbe diffic<strong>il</strong>e spiegargliene completamente le cause e le giustificazioni.<br />

Tuttavia, <strong>in</strong> poche parole, credo lei abbia già <strong>in</strong>dov<strong>in</strong>ato le <strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>i che lo ispirano. Da<br />

noi, <strong>in</strong> Francia, i tentativi di potere personale si avvolgono sempre <strong>in</strong> un vocabolario, <strong>in</strong><br />

colori di «s<strong>in</strong>istra". Non ne discende che ci si debba fermare alle parole ed agli atteggiamenti.<br />

Siamo <strong>in</strong> presenza di un tentativo di questo tipo o siamo vittime di un'aberrazione Il futuro<br />

lo dirà, ma sono punti sui quali si possono avere op<strong>in</strong>ioni differenti, <strong>in</strong> buona fede, molto<br />

onestamente e, se posso dirlo, molto cordialmente.<br />

L'altro motivo che è potuto <strong>in</strong>tervenire è quello della racccolta dei miei articoli. Lei me<br />

ne aveva proposto la pubblicazione, avevo accettato. Forse ha ritenuto un venir meno<br />

alla parola data <strong>il</strong> fatto che <strong>in</strong> seguito io li abbia offerti a Marita<strong>in</strong>6. Mi lasci spiegare con<br />

franchezza tutta la faccenda. Ho avuto l'impressione che questa pubblicazione costituisse<br />

per lei un peso f<strong>in</strong>anziario, temo che questo libro sia troppo diffic<strong>il</strong>e per avere un gran<br />

successo <strong>in</strong> libreria. Le relazioni tese tra La France Libre e le organizzazioni della Francia<br />

combattente7 rischiavano di privarla del sostegno di queste ultime, ho pensato che lei si<br />

era speso <strong>in</strong> questa faccenda solo per amicizia personale e che non sarebbe stato affatto<br />

scontento di essere sollevato da una pubblicazione che rischiava di essere onerosa. Se<br />

mi sono sbagliato, mi perdoni. Ancora una volta sarei stato felice e fiero che <strong>il</strong> mio libro<br />

comparisse per le Edizioni delle Lettres Françaises.<br />

Attendo con impazienza sue notizie, una lettera che dissipi le brume che ho forse<br />

immag<strong>in</strong>ato a torto sorgere fra noi. [ .. .J<br />

Raymond Aron<br />

III) Lettera di Raymond Aron a Roger Ca<strong>il</strong>lois, Londra, 19 novembre 1943<br />

Mio caro amico,<br />

grazie per la sua lettera. Capisco che da lontano le mie <strong>in</strong>quietud<strong>in</strong>i le siano apparse<br />

assurde, ma lei non immag<strong>in</strong>a <strong>in</strong> quale atmosfera di ortodossia aggressiva noi viviamo qui e<br />

a quali attacchi di ogni tipo siano sottoposti coloro ai quali sta molto a cuore semplicemente<br />

rimanere calmi e tenere gli occhi aperti. L..l<br />

Raymond Aron<br />

IV) Lettera di Raymond Aron a Albert Palle, Londra, 7 febbraio 1944<br />

Caro amico,<br />

L..l Cosa dirle dopo così tanto tempo Bisognerebbe raccontare l'evasione, l'arrivo<br />

<strong>in</strong> Gran Bretagna, la compagnia dei carri d'assalto, l'<strong>in</strong>contro con Labarthe, la rivista, <strong>il</strong><br />

successo di La France libre Cal quale contribuisco un po' più di quanto <strong>il</strong> titolo di segretario<br />

di redazione lasci trasparire), le battaglie politiche di Londra, la distanza tra la rivista e <strong>il</strong><br />

movimento ...<br />

[ .. .J Per due anni credo che La France libre abbia reso dei servizi. Temo che diventi o che<br />

185


sia diventata una rivista come le altre. Ho spesso voglia di lasciarla, ma a cosa servirebbe<br />

marcire nella corte di una caserma E nel 1940, quando volevo andare <strong>in</strong> un carro, mi<br />

<strong>in</strong>caricarono di tenere i conti della compagnia. Lo feci, ma era l'impiego migliore L . .l<br />

Raymond Aron<br />

V) Lettera di Raymond Aron a Roger Ca<strong>il</strong>lois, Londra, 24 luglio 1944<br />

Caro amico,<br />

[ .. .l Pensa di cont<strong>in</strong>uare Les Lettres jrançaises dopo la guerra In Argent<strong>in</strong>a In Francia La<br />

prima ipotesi sarebbe la più seducente, ma lei ha senza dubbio voglia di tornare <strong>in</strong> Francia.<br />

Per quanto riguarda La France Libre <strong>il</strong> suo futuro è <strong>in</strong>certo. Si è attirata una tale animosità<br />

da parte degli ortodossi di Algeri che ignoro quanto essa potrebbe essere tollerata. La libertà<br />

è più all'ord<strong>in</strong>e del giorno nei discorsi fatti a tavola che nelle ord<strong>in</strong>anze.<br />

La f<strong>in</strong>e dell'<strong>in</strong>cubo si avvic<strong>in</strong>a. Ma attraverso quali atrocità, attraverso quali distruzioni<br />

dovrà ancora passare <strong>il</strong> nostro <strong>in</strong>felice paese Più che mai si distoglie lo sguardo da tutte le<br />

mediocrità, probab<strong>il</strong>mente <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>i nell'es<strong>il</strong>io, pensando a quelli rimasti laggiù L.l<br />

Raymond Aron<br />

VI) Lettera di Nicola Chiaromonte a Aron, New York, 4 gennaio 1943<br />

Caro amico,<br />

sono sempre felice di ricevere sue nOtiZIe, benché mi tenga <strong>in</strong> contatto per quanto<br />

possib<strong>il</strong>e con <strong>il</strong> suo pensiero attraverso La France libre. I suoi articoli mi <strong>in</strong>teressano<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>itamente: sono tra gli assai rari che mi hanno aiutato a difendermi dall'»empirismo»<br />

circostante.<br />

Capisco molto bene cio che lei mi dice, e direi, anzi, che lo <strong>in</strong>dov<strong>in</strong>avo prima di scriverle:<br />

conoscendola un poco, mi rendevo conto che lei doveva, ancora una volta, trovarsi nella<br />

situazione dell'»isolato». Tutto cio che posso dire è che mi congratulo. Per quanto sia<br />

pesante a momenti, è <strong>il</strong> solo modo per rimanere fedeli agli amici e ai compagni di cui non<br />

udiamo più la voce. Ora, la sola cosa che sarebbe veramente <strong>in</strong>sopportab<strong>il</strong>e, sarebbe di<br />

sentirsi separati da essi moralmente e <strong>in</strong>tellettualmente. L . .l<br />

Nicola Chiaromonte<br />

VII) Lettera di Roger Mart<strong>in</strong> du Gard a Aron, 10 novembre 1945<br />

Mio caro amico,<br />

è <strong>il</strong> libro che ci mancava 8 : <strong>il</strong> diario delle reazioni di un'<strong>in</strong>telligenza lucida e non prevenuta<br />

davanti alla successione di avvenimenti sconcertanti. È sorprendente come da lontano lei<br />

abbia potuto essere cosi ben <strong>in</strong>formato e che <strong>il</strong> beneficio del distacco, evidentemente<br />

favorevole per dare un giudizio dall'alto e d'<strong>in</strong>sieme, non abbia come controparte una<br />

mancanza di esattezza o f<strong>in</strong>anche divagazioni d'<strong>in</strong>terpretazione!... Sto fantasticando Mi<br />

sembra - dal tono, da alcune reticenze, da certi moti di improvviso accaloramento e di<br />

emozione a stento trattenuta - di scorgere <strong>in</strong> queste pag<strong>in</strong>e un accento di grande, di patetica<br />

solitud<strong>in</strong>e Non avrei mai la velleità di dire «ecco cosa 'si' pensava <strong>in</strong> un tal momento a<br />

Londra, nella resistenza». Sento dappertutto l"io' ed un 'io' molto solitario - forse pers<strong>in</strong>o <strong>in</strong><br />

opposizione con l'ambiente. L . .l<br />

Il suo amico R.M.G.<br />

186


VIII) Lettera di Raymond Aron à Mart<strong>in</strong> du Gard, Parigi, 17 novembre 1945<br />

Caro amico,<br />

Grazie per la sua lettera. Lei ha ragione su tutta la l<strong>in</strong>ea. In effetti, ero quasi l'unico a<br />

giudicare <strong>in</strong> tal modo gli eventi francesi. Contro Péta<strong>in</strong> e <strong>il</strong> péta<strong>in</strong>ismo, la violenza, la superviolenza<br />

erano di buon gusto a Londra. La posta <strong>in</strong> gioco era molto alta poiché si adulava<br />

<strong>in</strong> quel modo l'équipe concorrente, quella che contava di arrivare al potere soppiantando<br />

gli «approfittatori della sconfitta«. Mi era necessaria una certa resistenza per non [ ... ]9 e per<br />

conservare la mente lucida (almeno, credo, nonostante tutto, di essere rimasto onesto e<br />

lungimirante). C<strong>in</strong>que anni dopo non ho trovato molti errori nei saggi scritti .. a caldo«. [. .. ]<br />

Raymond Aron<br />

l R. ARoN, L'etica della libertà. Memorie di mezzo secolo, Arnoldo Mondadori Editore, M<strong>il</strong>ano<br />

1982 [trad. it. di: Le Spectateur engagé. Entretiens avec jean-Louis Missika et Dom<strong>in</strong>ique Wolton,<br />

Paris: ]ulliard, 1981l; p. 70.<br />

2 R RÉMOND, L'op<strong>in</strong>ion jrançaise des années 1930 aux années 1940. Poids de l'événement,<br />

permanence des mentalités, <strong>in</strong> ].-P. AZÉMA e F. BÉDARIDA (a cura di), Le régime de Vichy et les<br />

Français, Fayard, Paris 1992; pp. 481-492; pp. 483-484 e 489-490.<br />

3 In effetti già <strong>il</strong> 13 ottobre 1940 <strong>il</strong> regime di Vichy adottò lo statuto degli ebrei di nazionalità<br />

francese.<br />

4 Secondo Témoignage de M. Raymond Aron, recue<strong>il</strong>li par Mme Granet le 26 octobre 1948,<br />

Archives de la Bibliothèque du Comité d'Histoire de la Deuxième Guerre Mondiale, <strong>in</strong>edito.<br />

5 In questa lettera Aron tratta dell'argomento di un suo eventuale articolo da scrivere per Les<br />

Lettres Françaises. Durante la guerra Aron e Ca<strong>il</strong>lois <strong>in</strong>staurarono una collaborazione che<br />

profittò molto alle riviste di entrambi; <strong>in</strong> particolare, essi cercarono di favorire la diffusione delle<br />

rispettive pubblicazioni, si scambiarono articoli, consigli ed <strong>in</strong>formazioni sugli scrittori [NDT].<br />

6 ]acques Marita<strong>in</strong> (1882-1973), f<strong>il</strong>osofo francese, studioso del pensiero di Tommaso d'Aqu<strong>in</strong>o,<br />

fra i pr<strong>in</strong>cipali <strong>in</strong>terpreti del neotomismo nel XX secolo [NDT].<br />

7 La Francia combattente era l'organizzazione risultante dall'unificazione fra la Francia libera e<br />

la Resistenza francese dell'<strong>in</strong>terno [NDT].<br />

8 Mart<strong>in</strong> du Gard probab<strong>il</strong>mente fa riferimento a L'age des emPires et l'avenir de la France,<br />

raccolta di articoli aroniani degli anni 1944-1945, pubblicato per i tipi di Défense de la France<br />

nell'autunno di quell'anno [NDR].<br />

9 In questo punto della lettera vi sono due parole <strong>il</strong>leggib<strong>il</strong>i.<br />

187


La costituzione spirituale<br />

della Repubblica Federale Tedesca<br />

Alessandra Ferretti<br />

Quando si parla della transizione della Germania da regime nazionalsocialista<br />

di tipo dittatoriale-totalitario a regime liberaldemocratico, quale essa diventò anche<br />

formalmente nel 1949, si fa spesso riferimento ai soli fattori politico-istituzionali<br />

della sua storia. Il primo tra tutti è <strong>il</strong> Grundgesetz che, proclamato nel 1949 per la<br />

Germania Occidentale, fissava i diritti fondamentali della persona umana e, <strong>in</strong> base<br />

all'<strong>in</strong>segnamento lasciato da Weimar, stab<strong>il</strong>iva una serie di meccanismi giuridici volti a<br />

promuovere e difendere una vita democratica realmente funzionante. Ma non bisogna<br />

dimenticare che, a fianco di una storia <strong>in</strong> senso stretto «politica", ne esiste una, talvolta<br />

relegata sullo sfondo, ma importante al pari della prima, che co<strong>in</strong>volge appieno la<br />

società <strong>in</strong> ogni suo aspetto e che non vive solo di patti <strong>in</strong>ternazionali o di sedute<br />

parlamentari. Si tratta di una lettura della storia dal punto di vista della sua cultura<br />

politica.<br />

Che significato assume questo discorso nel caso specifico della storia tedesca<br />

del secondo dopoguerra Nel 1949 non fu scritta soltanto una costituzione di tipo<br />

strettamente «politico". In quegli stessi anni ne veniva proclamata anche un'altra: una<br />

costituzione di tipo «spirituale". I suoi padri non erano i costituenti di Bonn, ma uom<strong>in</strong>i<br />

che condividevano i propri ragionamenti e le proprie riflessioni con l'<strong>in</strong>tera op<strong>in</strong>ione<br />

pubblica, attraverso la parola pubblicata o pronunciata e che def<strong>in</strong>iamo «<strong>in</strong>tellettuali".<br />

Non era semplice orientarsi dopo <strong>il</strong> 1945 <strong>in</strong> un contesto politico, economico,<br />

sociale e morale <strong>in</strong> cui la Germania aveva perduto la propria legittimazione e la<br />

propria dignità. Dalla Seconda guerra mondiale, essa usciva lasciandosi alle spalle<br />

una delle p<strong>il</strong>i terrib<strong>il</strong>i catastrofi politiche, economiche e morali che mai ci fossero<br />

state nella storia. Come reagirono gli <strong>in</strong>tellettuali di fronte a questa catastrofe morale<br />

di dimensioni cosi notevoli Per rispondere a questa domanda, si devono scorrere<br />

proprio le pag<strong>in</strong>e di quella «costituzione spirituale" scritta dagli <strong>in</strong>tellettuali negli anni<br />

successivi alla guerra: le riviste di cultura politica.<br />

Nell'ambito della politica d'occupazione alleata e limitatamente al r<strong>il</strong>ascio della<br />

188


licenza di pubblicazione e alle norme di controllo e di censura emesse dai governi<br />

m<strong>il</strong>itari di zona, le riviste gravitavano tutte, chi piti chi meno, <strong>in</strong>torno al polo moderato<br />

dello spettro politico. Il qu<strong>in</strong>dic<strong>in</strong>ale liberale nato alla f<strong>in</strong>e del 1945, «Die Gegenwart",<br />

si concepiva per esempio come l'erede del vecchio liberalismo conservatore<br />

weimariano; la rivista rappresentante del cattolicesimo di s<strong>in</strong>istra, «Frankfurter Hefte"<br />

sperava di realizzare nella seconda repubblica quanto non si aveva avuto nella prima<br />

ovvero un sistema di socialismo democratico, <strong>in</strong> primo luogo economico. Ancora,<br />

i sostenitori della scelta atlantica adenaueriana si raccoglievano <strong>in</strong>torno all'organo<br />

<strong>in</strong>ternazionale liberale «Der Monat", decisi a combattere <strong>il</strong> totalitarismo <strong>in</strong> tutte le<br />

sue forme; <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, gli <strong>in</strong>tellettuali «puri" che s'identificavano nella tradizione tedesca<br />

conservatrice trovavano <strong>in</strong> «Merkur" <strong>il</strong> luogo ideale <strong>in</strong> cui riscoprire la cultura cristianooccidentale<br />

dell'Abendland.<br />

La semplice lettura di queste riviste <strong>in</strong> un arco temporale di lungo periodo<br />

permette di procedere ad un altro tipo di lettura, che verifichi la tesi sostenuta da<br />

buona parte della pubblicistica, nonché della storiografia, secondo cui gli <strong>in</strong>tellettuali<br />

della Repubblica Federale anni C<strong>in</strong>quanta sarebbero stati «distanti, avulsi dalla realtà",<br />

<strong>in</strong> una parola, «impolitici" (K. Sontheimer, K. Harpprecht).<br />

Si tratta di una tesi radicale, che va oltre l'<strong>in</strong>terpretazione della mancanza di<br />

comunicazione tra gli <strong>in</strong>tellettuali e i politici della Repubblica Federale. Certo, dopo<br />

le grandi aspettative degli anni tra <strong>il</strong> 1945-1949, coloro che speravano di sfruttare<br />

la chance dell'«ora zero" per una rigenerazione profonda del paese rimasero delusi<br />

di fronte all'imporsi delle forze cosiddette «restauratrici" guidate da Adenauer e dal<br />

suo staff governativo. In conseguenza delle accuse di «restaurazione" da parte degli<br />

<strong>in</strong>tellettuali nei confronti dello stato di Bonn, alcuni studiosi hanno pers<strong>in</strong>o def<strong>in</strong>ito<br />

quegli <strong>in</strong>tellettuali dei «buffoni alla corte del signor Konrad Adenauer" (H. Glaser).<br />

Ma la trasformazione del sentimento di delusione sentito dagli <strong>in</strong>tellettuali <strong>in</strong> un<br />

atteggiamento di rassegnazione che assumesse la «cultura come alibi" da parte degli<br />

<strong>in</strong>tellettuali non è stata dimostrata. Riconosciamo pure, col senno di poi, che la<br />

stab<strong>il</strong>ità e <strong>il</strong> successo della Repubblica di Bonn siano stati <strong>il</strong> prodotto della Realpolitik<br />

dei vari Adenauer, Erhard e StraufS. Su questo, oggi, nessuno storico nutre più dubbi.<br />

Ma com'è possib<strong>il</strong>e escludere a priori, su questa base, un contributo <strong>in</strong>tellettuale che<br />

per def<strong>in</strong>izione non è fatto di decisioni pragmatiche, ma di uno stimolo al dibattito<br />

<strong>in</strong>tellettuale<br />

Per rispondere, dobbiamo prima accordarci sulla def<strong>in</strong>izione che diamo di «politica".<br />

Se con l'espressione «fare politica" <strong>in</strong>tendiamo non solo prendere una serie di decisioni<br />

e farle eseguire, ma anche contribuire con <strong>il</strong> dibattito, le discussioni e gli scontri<br />

ad un sano confronto d'op<strong>in</strong>ioni, si può ancora sostenere la tesi dell'impoliticità<br />

dell'<strong>in</strong>tellettuale nella Germania degli anni C<strong>in</strong>quanta Proprio l'esperienza di Weimar<br />

non aveva dimostrato che la democrazia era <strong>in</strong> realtà qualche cosa di più che un<br />

susseguirsi meccanico di decisioni Ancora, per noi che studiamo questo tema, è<br />

legittimo usare lo stesso metro di misura per <strong>il</strong> contributo di un deputato che siede<br />

al Bundestag e per quello a volte impalpab<strong>il</strong>e di un <strong>in</strong>tellettuale che, <strong>in</strong>vece di votare<br />

una legge, esprime giudizi sulla sua validità e propone posizioni alternative magari<br />

dalle pag<strong>in</strong>e di un giornale<br />

Per dare una lettura della «politicità" o della «impoliticità" dell'<strong>in</strong>tellettuale, le riviste<br />

di cultura politica sono tanto ut<strong>il</strong>i quanto l'analisi dell'engagement politico dei loro<br />

rispettivi direttori.<br />

189


190<br />

A favore della tesi dell'


proprio contributo allo sv<strong>il</strong>uppo del processo politico, come sostiene una parte della<br />

letteratura. Certo, alcuni rimasero delusi e voltarono le spalle allo Stato, ma questa non<br />

fu la tendenza generale. I più si trasformarono <strong>in</strong> critici acuti, senza rifiutare con ciò<br />

la nuova forma di Stato - come era accaduto <strong>in</strong> parte a Weimar.<br />

Se con le loro prese di posizione gli <strong>in</strong>tellettuali dimostrarono di non identificarsi<br />

con lo Stato di Adenauer, ciò non significava che essi dovessero per forza astenersi<br />

dall'<strong>in</strong>tervenire nel dibattito politico pubblico. Quando l'oggetto della contesa fu, per<br />

esempio, <strong>il</strong> riarmo della Repubblica Federale, se ci furono coloro che si tennero fuori<br />

da ogni tipo di critica e protesta, la maggior parte <strong>in</strong>tervenne non solo scrivendo pro<br />

o contro <strong>il</strong> riarmo, ma anche partecipando a marce su strada, firmando petizioni,<br />

sottoscrivendo documenti e prendendo parola a dibattiti pubblici.<br />

Il contributo degli <strong>in</strong>tellettuali alla politica tedesca degli anni '50 avvenne cioè su<br />

diversi livelli. In contrasto ad una certa tradizione storica tedesca <strong>in</strong> base alla quale<br />

gli <strong>in</strong>tellettuali si astenevano dalla m<strong>il</strong>itanza politica, dopo <strong>il</strong> 1945 proprio gli storici<br />

fondatori di questa rivista, Walter Dirks ed Eugen Kogon, così come altri rappresentanti<br />

dell'<strong>in</strong>tellighentja di s<strong>in</strong>istra assunsero ruoli politici sia nella nascente CDU assiana, sia<br />

nell'elaborazione della carta costituzionale del Land dell'Assia, sia nella costruzione<br />

dell'Europa.<br />

Scendendo un grad<strong>in</strong>o più sotto, si vede come, anche quando gli <strong>in</strong>tellettuali si<br />

astenevano dall'impegno politico diretto, tuttavia, lavoravano per scuotere <strong>il</strong> dibattito<br />

politico e per proporre delle alternative. Rispetto allo schieramento ad ovest della<br />

Repubblica Federale, per esempio, l'alternativa proposta dai «Frankfurter Hefte» e «Die<br />

Gegenwart» fu quella della via <strong>in</strong>dipendente o «Terza via» tra Est e Ovest, complice la<br />

speranza di riunificare al più presto <strong>il</strong> paese.<br />

Se davvero questi <strong>in</strong>tellettuali - così spesso messi sotto <strong>in</strong>chiesta - fossero stati<br />

davvero «avulsi dalla realtà», avrebbero forse cont<strong>in</strong>uato a sostenere le proprie idee,<br />

anche quando queste si fossero rivelate <strong>in</strong>sostenib<strong>il</strong>i. Dagli articoli, tuttavia, emerge<br />

come le riviste abbiano cambiato strada, quando quella percorsa com<strong>in</strong>ciasse a rivelarsi<br />

impraticab<strong>il</strong>e. Quando, per esempio, si trattò di scegliere tra una Germania riarmata<br />

e un'Europa <strong>in</strong>tegrata politicamente, da un lato, e una Germania disarmata, dall'altro<br />

lato, i «Frankfurter Hefte» soppesarono la posta <strong>in</strong> gioco e, coerentemente alloro credo<br />

federalista, si fecero sostenitori della prima opzione. Quando le mosse dell'Unione<br />

Sovietica resero impossib<strong>il</strong>e la realizzazione parallela dei pr<strong>in</strong>cipi dell'unità e della<br />

libertà per la Germania, «Die Gegenwart» decise di sc<strong>in</strong>dere i due obiettivi ed assegnò<br />

l'assoluta priorità al perseguimento della libertà.<br />

Ennesima cart<strong>in</strong>a di tornasole fu quella del dibattito sul problema della<br />

rifondazione democratica della Germania. Le risposte che le riviste fornirono <strong>in</strong><br />

proposito confermano la posizione di ciascuna rivista sulla scala di valori che va dal<br />

polo «impolitico» di «Merkur» a quello assai «politicizzato» dei «Frankfurter Hefte».<br />

Se <strong>in</strong>fatti «Merkur» mise l'accento sulla necessità di restituire alla morale un ruolo<br />

nella società, «Die Gegenwart» <strong>in</strong>sistette sull'importanza di educare <strong>il</strong> cittad<strong>in</strong>o alla<br />

politica e i «Frankfurter Hefte» avanzarono una vera e propria alternativa all'assetto<br />

<strong>in</strong>terno fornito dal cancelliere federale. Si trattava di tre modi di <strong>in</strong>tendere la catastrofe:<br />

nel primo caso, essa andava superata nella sfera della morale, nel secondo, <strong>in</strong> quella<br />

dell'educazione, nel terzo, <strong>in</strong> quella della politica.<br />

Se nel caso di «Merkur» l'idea di v<strong>in</strong>cere la catastrofe politica, economica e<br />

psicologica attraverso la riscoperta degli autori che avevano fatto la grandezza della<br />

191


192<br />

cultura europea fosse un modo palese per non affrontare <strong>il</strong> presente, negli altri due casi<br />

fu un'idea assolutamente pragmatica quella che motivò le riviste. Quale contributo, <strong>in</strong><br />

fondo, avrebbero potuto fornire gli <strong>in</strong>tellettuali al processo di rifondazione democratica<br />

tedesca Le alternative potevano essere tra un contributo di tipo pedagogico, che<br />

avrebbe avuto un effetto diretto sull'op<strong>in</strong>ione pubblica, e uno di tipo propriamente<br />

politico, che <strong>in</strong>tendeva mettere sul tavolo un vero e proprio programma politico.<br />

Che quella della Repubblica Federale sia una storia di successo, oggi, nessuno<br />

storico lo mette più <strong>in</strong> dubbio. E <strong>il</strong> fatto che <strong>il</strong> primo «padre» di questo successo<br />

sia stato Adenauer, nessuno osa smentirlo. Tuttavia, nel 1945, quale strada avrebbe<br />

<strong>in</strong>trapreso la Germania e dove essa avrebbe condotto, nessuno avrebbe potuto dirlo<br />

con certezza. Se e come gli <strong>in</strong>tellettuali abbiano avuto un <strong>in</strong>flusso determ<strong>in</strong>ante sul<br />

processo politico non era la questione a cui qui si voleva rispondere. Per rispondere<br />

ad un <strong>in</strong>terrogativo del genere, <strong>in</strong>fatti, si dovrebbero vedere i verbali parlamentari<br />

piuttosto che le riviste di cultura politica. Tuttavia, per rovesciare o <strong>in</strong> parte smentire<br />

la tesi dell'«impoliticità" dell'<strong>in</strong>tellettuale dell'era Adenauer va tenuto conto anche del<br />

rapporto che i politici del tempo <strong>in</strong>trattennero con gli <strong>in</strong>tellettuali e dell'eventuale<br />

spazio e credito che i primi concessero ai secondi. Un'idea <strong>in</strong> proposito la dà quanto<br />

Eugen Kogon scrisse a proposito dei politici. Secondo l'analisi dell'autore, essi<br />

leggevano soltanto i quotidiani, perché là trovavano quello che dicevano loro stessi,<br />

«e troppo poco i libri e le riviste giusti per condurre un dialogo». Vale a dire che,<br />

nella percezione degli <strong>in</strong>tellettuali, da parte dei politici mancava quella mano tesa che<br />

avrebbe potuto permettere loro di esprimersi al meglio e di far valere la propria voce<br />

e le proprie idee.<br />

Resta cioè aperta una questione ovvero se, per una collaborazione diretta tra<br />

<strong>in</strong>tellettuali e politici, i tempi fossero quelli sbagliati. Non è un caso, <strong>in</strong>fatti, che,<br />

quando l'opportunità lo permise, gli <strong>in</strong>tellettuali ampliarono la propria sfera d'azione.<br />

Sarà <strong>il</strong> cosiddetto «affare Spiegel», nel 1962, a fornire una prima occasione. L'episodio,<br />

che la storiografia ha def<strong>in</strong>ito una «svolta storica», coagulò una partecipazione politica<br />

e un dibattito pubblico <strong>in</strong>concepib<strong>il</strong>i negli anni quieti dell'egemonia adenaueriana.<br />

Esso, <strong>in</strong>fatti, radicalizzò e portò alla luce la divisione storica tra «spirito» e «potere».<br />

Dopo <strong>il</strong> 1945, quella fu la prima occasione <strong>in</strong> cui si può dire che gli <strong>in</strong>tellettuali<br />

abbiano v<strong>in</strong>to sui politici. Le dimissioni obbligate di StrauB, la promessa strappata con<br />

la forza ad Adenauer che l'anno dopo si sarebbe ritirato dalla scena politica e <strong>il</strong> boom<br />

di vendite che guadagnò <strong>il</strong> settimanale furono solo alcune delle conferme del fatto che<br />

gli <strong>in</strong>tellettuali erano riusciti a far sentire la propria voce. Il «potere» perse, questa volta,<br />

nella lotta con lo «spirito» e a guadagnarci fu l'engagement dell'iptellettuale.<br />

In realtà, gli <strong>in</strong>tellettuali che si impegnarono direttamente nella politica non<br />

rappresentavano la corrente pr<strong>in</strong>cipale nell'<strong>in</strong>tellighentia tedesca, quanto piuttosto<br />

una m<strong>in</strong>oranza capace di <strong>in</strong>fluenzare la società e la politica di allora. Ciò significava,<br />

tuttavia, che l'<strong>in</strong>tellettuale «apolitico» e dedicato alle faccende dello spirito apparteneva<br />

al passato e che la Repubblica Federale aveva fatto un passo considerevole sulla via<br />

della normalità europeo-occidentale.


Recensioni<br />

N<strong>il</strong>de lotti: Una donna della repubblica, Edizione Camera dei Deputati<br />

Il 4 dicembre 2003, a palazzo Montecitorio, nel quarto anniversario della scomparsa<br />

di N<strong>il</strong>de lotti, <strong>in</strong> occasione della pubblicazione dei suoi discorsi parlamentari, per<br />

<strong>in</strong>iziativa del presidente della Camera dei Deputati, onorevole Cas<strong>in</strong>i, si è tenuta, alla<br />

presenza del Presidente della Repubblica, una giornata di studio su N<strong>il</strong>de lotti.<br />

Il sem<strong>in</strong>ario Ci cui atti possono essere richiesti alla Presidenza della Camera),<br />

costituisce la prima occasione di rivisitazione organica ed articolata del ruolo che<br />

questa donna eccezionale ha avuto nella vita della Repubblica, <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>ando, grazie<br />

al contributo di autorevoli <strong>in</strong>terventi, i diversi aspetti del pensiero politico e della<br />

personalità di quella che Violante def<strong>in</strong>isce nel suo <strong>in</strong>tervento "prima ed unica signora<br />

della Repubblica".<br />

Già <strong>il</strong> Presidente della Camera dei Deputati, aprendo <strong>il</strong> Convegno, e sottol<strong>in</strong>eando<br />

<strong>il</strong> "riconoscimento unanime del suo equ<strong>il</strong>ibrio e della sua imparzialità nel ruolo di<br />

Presidente della Camera dei deputati", afferma che "<strong>il</strong> suo impegno politico sulla<br />

condizione delle donne e per i diritti delle persone la colloca fuori dalle logiche e dalle<br />

vicende di partito, senza negare la fierezza e l'orgoglio della sua identità politica" e<br />

sottol<strong>in</strong>ea la sua capacità di essere <strong>in</strong>sieme "donna di parte e donna delle istituzioni".<br />

Rita Levi Montalc<strong>in</strong>i, che con lei ebbe un rapporto di reciproca stima ed amicizia,<br />

<strong>il</strong>lustrandone la biografia, evidenzia che, nel caso di N<strong>il</strong>de, "l'armonica <strong>in</strong>terazione<br />

dell'<strong>in</strong>nato e dell'appreso hanno <strong>in</strong>fluito nel plasmare <strong>il</strong> suo straord<strong>in</strong>ario percorso".<br />

Nella relazione di Giorgio Napolitano, (riassuntiva del più ampio saggio <strong>in</strong>troduttivo<br />

ai due volumi degli scritti parlamentari) questi concetti vengono ampiamente ribaditi<br />

e documentati ripercorrendo le tappe fondamentali di un impegno che si snoda dalla<br />

sua partecipazione, ancora giovane deputata, alla Assemblea costituente s<strong>in</strong>o al suo<br />

ultimo <strong>in</strong>tervento <strong>in</strong> difesa della Costituzione nel gennaio 1998.<br />

Napolitano sottol<strong>in</strong>ea <strong>in</strong>nanzi tutto l'arco eccezionalmente ampio dell'impegno<br />

parlamentare della lotti, non riconducib<strong>il</strong>e al periodo, pure unico per durata (tredici<br />

anni) e senza precedenti, della sua Presidenza della Camera dei Deputati.<br />

Pone <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo, <strong>in</strong>nanzi tutto, <strong>il</strong> suo impegno all'Assemblea costituente "per lei vera<br />

e propria scuola di valori e pr<strong>in</strong>cipi, per <strong>il</strong> clima del confronto politico che vi si svolse"<br />

e talmente fondante del suo pensiero che, come afferma Napolitano" lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

delle sue posizioni non è altro che lo svolgersi del f<strong>il</strong>o della Costituente, di quegli<br />

orientamenti e <strong>in</strong>segnamenti".<br />

Ne fa fede la sua relazione sulla famiglia, che apre <strong>il</strong> discorso su un <strong>in</strong>tero orizzonte<br />

di battaglie per l'avanzamento delle donne <strong>in</strong> tutti i campi, cui N<strong>il</strong>de darà un contributo<br />

decisivo ed <strong>in</strong>novativo anche negli anni successivi.<br />

Ne fa fede l'impegno su problematiche di legislazione civ<strong>il</strong>e quali <strong>il</strong> divorzio,<br />

<strong>in</strong> cui la lotti si confronta con le posizioni della DC e della Chiesa, rivendicando<br />

la scelta del pcr sull'art. 7 della Costituzione ed <strong>in</strong>sieme la scelta di non <strong>in</strong>serire <strong>in</strong><br />

Costituzione <strong>il</strong> pr<strong>in</strong>cipio della <strong>in</strong>dissolub<strong>il</strong>ità del matrimonio. Al riguardo, di assoluto<br />

r<strong>il</strong>ievo l'<strong>in</strong>tervento del dicembre '69 che Napolitano considera "<strong>il</strong> più alto, impegnativo<br />

e ricco culturalmente dei suoi discorsi parlamentari", nel quale emerge una visione<br />

profondamente meditata che, resp<strong>in</strong>gendo le posizioni confessionali della DC,<br />

rivendica, come fonte ispiratrice, <strong>il</strong> valore della Costituzione come "<strong>in</strong>contro tra forze<br />

e culture diverse sul terreno della politica, punto di arrivo di una comune esperienza<br />

politica".<br />

Sul tema del divorzio, come su altri temi, <strong>il</strong> confronto con la DC sarà serrato ed<br />

<strong>in</strong>sieme caratterizzato da un'<strong>in</strong>telligente e sensib<strong>il</strong>e attenzione al mondo cattolico, cui<br />

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194<br />

la lotti saprà rivolgersi costantemente con apertura e rispetto.<br />

Riferendosi al lungo periodo <strong>in</strong> cui la lotti fu Presidente della Camera, Napolitano<br />

richiama <strong>il</strong> ruolo di «garanzia» che ella svolse, a tutela dei diritti delle m<strong>in</strong>oranze, ma<br />

anche del diritto dovere del parlamento di legiferare e di rispondere alle attese del<br />

paese (vedasi <strong>il</strong> suo ruolo nel dibattito sulle misure antiterrorismo negli anni '80, sulle<br />

modifiche al regolamento della Camera, sul decreto sulla scala mob<strong>il</strong>e).<br />

Napolitano sottol<strong>in</strong>ea la fermezza della lotti nel difendere <strong>il</strong> ruolo e la dignità del<br />

Parlamento, rispetto a pratiche diffuse quali l'ostruzionismo, e la sua imparzialità ed<br />

autonomia, che la oppose, come nel caso del decreto sulla scala mob<strong>il</strong>e, al gruppo<br />

comunista cui pure apparteneva.<br />

Sottol<strong>in</strong>ea altresì la sollecitazione costante e l'impulso dato ad affrontare <strong>il</strong><br />

tema delle riforme istituzionali, <strong>in</strong> particolare nel 1992-93 come Presidente della<br />

Commissione bicamerale per le riforme istituzionali (tentativo che purtroppo fallì<br />

per l'esplodere di tangentopoli). Al riguardo, N<strong>il</strong>de lotti ebbe a dire «se falliremo, la<br />

storia futura del paese ed anche la nostra, sarà più diffic<strong>il</strong>e e sofferta». l fatti, ricorda<br />

Napolitano, le hanno dato ragione.<br />

Citando l'ultimo discorso del gennaio '98, Napolitano richiama l'<strong>in</strong>treccio tra<br />

l'appassionata esaltazione e difesa della Costituzione, dei suoi pr<strong>in</strong>cipi e valori, e la<br />

lucida rivendicazione della riforma dei meccanismi istituzionali e di decisione e di un<br />

equ<strong>il</strong>ibrio più razionale del rapporto tra Parlamento e Governo.<br />

L'excursus di Napolitano si chiude con un elogio dell'oratoria parlamentare di N<strong>il</strong>de<br />

lotti, «<strong>in</strong> cui si esprime <strong>il</strong> senso della missione dell'istituzione, che solo può esaltare <strong>il</strong><br />

prestigio ed <strong>il</strong> ruolo della più alta rappresentanza della volontà popolare».<br />

Nella seconda relazione alla giornata di studio, della giovane storica Grazia<br />

Pagnotta, si affronta più direttamente, <strong>il</strong> tema di


sentimenti, come base morale dell'unione fam<strong>il</strong>iare nel mondo moderno.<br />

Grazia Pagnotta dedica ampio spazio anche al ruolo che N<strong>il</strong>de lotti svolse, come<br />

Presidente dell'vOI e come responsab<strong>il</strong>e della commissione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e del PCI, per<br />

affermare e sostenere <strong>il</strong> valore autonomo della lotta per l'emancipazione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e,<br />

che non sarebbe venuta come automatica conseguenza dell'emancipazione della<br />

classe operaia.<br />

Su quel terreno si battè tenacemente e coerentemente contro chiusure e resistenze<br />

fortemente radicate nel suo stesso partito, nella società e tra le donne stesse, rifiutando<br />

<strong>il</strong> ruolo sussidiario assegnato alle donne di riserva e di appoggio alle lotte generali.<br />

Si battè perché <strong>il</strong> movimento operaio comprendesse la questione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e come<br />

uno dei nodi fondamentali della evoluzione della società e dello sv<strong>il</strong>uppo della<br />

democrazia, attraverso un'elaborazione molto ricca che caratterizzò la commissione<br />

femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e nazionale con la sua direzione, culm<strong>in</strong>ata <strong>in</strong> un importante Convegno<br />

teorico dell'Istituto Gramsci del 1964: «Famiglia e società nell'analisi marxista».<br />

Riferendosi al periodo <strong>in</strong> cui fu Presidente della Camera, Pagnotta ricorda come, pur<br />

nel suo nuovo ruolo di carattere generale, N<strong>il</strong>de non dimenticò mai le donne italiane,<br />

rivendicando nel suo discorso di <strong>in</strong>sediamento, <strong>il</strong> suo stesso ruolo istituzionale come<br />

punto di arrivo di un camm<strong>in</strong>o collettivo delle donne italiane, sostenendo sempre le<br />

loro battaglie e apponendo la sua firma su importanti proposte di legge quali la legge<br />

sulla violenza sessuale, quella sui tempi di vita e per la parità di accesso dei due sessi<br />

alle cariche pubbliche.<br />

Alle due relazioni <strong>in</strong>troduttive citate segue una tavola rotonda, coord<strong>in</strong>ata da<br />

Miriam Mafai, cui partecipano Lorenza Carlassare, Fernanda Contri (prima donna alla<br />

Cof!e Costituzionale), Leopoldo Elia, Barbara Pollastr<strong>in</strong>i, Luciano Violante.<br />

E un confronto che da diversi punti di osservazione mette <strong>in</strong> r<strong>il</strong>ievo altri aspetti<br />

meno conosciuti e scontati del suo pensiero e della sua personalità e la sua dimensione<br />

umana.<br />

Mafai ricorda <strong>il</strong> riserbo e la dignità con cui visse l'<strong>in</strong>tima sofferenza delle sue<br />

drammatiche vicende personali.<br />

Lorenza Carlassare richiama <strong>il</strong> contributo dato alla battaglia attualissima per<br />

<strong>il</strong> riequ<strong>il</strong>ibrio della rappresentanza politica delle donne, Fernanda Contri r<strong>il</strong>eva la<br />

modernità, lungimiranza e l'ampio respiro della sua visione della famiglia; Leopoldo<br />

Elia ricorda <strong>il</strong> suo impegno lungimirante nel suo ruolo di presidente della Prima<br />

commissione bicamerale sulle riforme istituzionali, Barbara Pollastr<strong>in</strong>i <strong>il</strong> suo <strong>in</strong>imitab<strong>il</strong>e<br />

st<strong>il</strong>e, la sua eleganza e misura ed <strong>il</strong> valore che attribuiva ai sentimenti, Luciano Violante,<br />

ricordando l'emozione popolare e la grande folla ai funerali, riconosce che <strong>il</strong> suo<br />

stesso partito non ha forse compreso appieno cosa questa donna abbia rappresentato<br />

nella vita del paese e nell'animo del popolo e delle donne italiane.<br />

Gli <strong>in</strong>terventi segnalano <strong>in</strong> modo unanime la fermezza e l'autonomia politica con<br />

cui condusse battaglie non fac<strong>il</strong>i dentro e fuori <strong>il</strong> suo partito e nel contempo l'apertura<br />

e la capacità di ascolto delle posizioni altrui, la coerenza e la dignità con cui affrontò<br />

diffic<strong>il</strong>i e anche drammatici momenti della sua vita privata.<br />

Ne emerge <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o di una donna eccezionale, che ha attraversato da par suo<br />

la storia della Repubblica. Nella sua vita vicende collettive e personali si sono<br />

profondamente ed <strong>in</strong>sc<strong>in</strong>dib<strong>il</strong>mente <strong>in</strong>trecciate <strong>in</strong> un percorso politico ed umano<br />

irripetib<strong>il</strong>e.<br />

Per la ricchezza di spunti, di <strong>in</strong>formazioni e riflessioni, è auspicab<strong>il</strong>e che questa<br />

pubblicazione sia di stimolo anche a Reggio, la sua città, per ricordare e studiare<br />

una delle sue personalità più r<strong>il</strong>evanti e sia ut<strong>il</strong>izzata, specie nelle scuole, come ut<strong>il</strong>e<br />

strumento per conoscere meglio una donna del Novecento, la cui testimonianza può<br />

ancora dire molto ai giovani e alle ragazze di oggi.<br />

Eletta Bertani<br />

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M. STORCHI (a cura di), Venti mesi per la libertà. La guerra di Liberazione dal Cusna<br />

al Po, Bertani editore, Cavriago 2005, 25 euro<br />

Non vi è periodo della nostra vicenda di popolo e di nazione che sia stato percorso,<br />

esplorato e descritto come e quanto quel terrib<strong>il</strong>e qu<strong>in</strong>quennio della seconda guerra<br />

mondiale che va dal 1940 al 1945 e che co<strong>in</strong>cide con la fase più eroica della Resistenza<br />

antifascista.<br />

Prima <strong>in</strong> chiave celebrativa e poi con più smagata riflessione critica, storiografi di<br />

vaglia o scrittori improvvisati, comandanti o fanti di quel s<strong>in</strong>golare esercito alla macchia<br />

che fu <strong>il</strong> Corpo Volontari della Libertà, hanno consegnato a futura memoria un'enorme<br />

mole di testimonianze, di documenti, di volumi e di diari che da soli formano una<br />

ricca biblioteca. A riempirne gli scaffali hanno concorso, <strong>in</strong> notevole misura, le estese<br />

ricerche sulla Resistenza reggiana, tra le quali spicca ed eccelle la ponderosa opera di<br />

Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i. In essa sembra narrato ed esaurito ogni più m<strong>in</strong>uto dettaglio sulla<br />

lotta di liberazione. Eppure, suolo e sottosuolo di quel periodo non è stato ancor<br />

tutto scavato. Nel corso del sessantennio nuovi studi, altri saggi, altri <strong>in</strong>terventi hanno<br />

proposto nuovi aspetti e nuove fasi del pianeta Resistenza: valga a conferma <strong>il</strong> prezioso<br />

contributo di Teresa Vergalli Annuska con le sue Storie di una staffetta partigiana e<br />

valga soprattutto la più importante impresa editoriale del 2005 che va sotto <strong>il</strong> titolo<br />

Venti mesi per la Libertà. Si tratta di un volume di 430 pag<strong>in</strong>e che si impone a prima<br />

vista per <strong>il</strong> pregevole impianto tipografico, per la ricca documentazione fotografica,<br />

per l'orig<strong>in</strong>ale impag<strong>in</strong>azione, merito dell'editore Bertani di Cavriago.<br />

Se poi si considera <strong>il</strong> contenuto, non è certo con una modesta recensione che se ne<br />

può rendere l'ampiezza dei temi e delle <strong>in</strong>formazioni. Basti dire che alla elaborazione<br />

dei testi hanno concorso, nell'ord<strong>in</strong>e: Antonio Zambonelli (tre capitoli) Michele Bellelli<br />

(tre capitoli) Glauco Bertani, Giuseppe Giovanelli (tre capitoli) Michele Bellelli e Lella<br />

V<strong>in</strong>sani, (due capitoli) Enrico Galavotti.<br />

Questa serie di autori e la successiva appendice che comprende memorie <strong>in</strong>edite e<br />

le vicende resistenziali riassunte <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e cronologico, sono già <strong>in</strong> grado di anticipare<br />

<strong>il</strong> disegno di vasto respiro che costituisce una nuova e più aggiornata .. Summa" della<br />

storiografia reggiana su quei venti mesi di fame, di dolore e di sangue. In essa si<br />

rivelano .. le basi della nostra identità nazionale e democratica" come afferma Giannetto<br />

Magnan<strong>in</strong>i nella sua <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>ante prefazione; basi costruite non solo con le armi <strong>in</strong><br />

pugno ma f<strong>in</strong> dai lontani primordi della Resistenza antifascista, nella clandest<strong>in</strong>ità, nelle<br />

carceri, nell'es<strong>il</strong>io. Inoltre, nuova luce viene proiettata sulla deportazione di m<strong>il</strong>itari e<br />

civ<strong>il</strong>i italiani nei lager nazisti; sulle leggi razziali e sul calvario degli Ebrei; sui feroci<br />

eccidi perpetrati dai nazifascisti, tanto più estesi e feroci, quanto più andava crescendo<br />

la presenza di comunisti, socialisti e cattolici nelle f<strong>il</strong>e della resistenza, ivi compresa la<br />

partecipazione oscura ed eroica delle donne <strong>in</strong> prima l<strong>in</strong>ea o nelle retrovie. Vi sono<br />

capitoli che rimarranno vicende e protagonisti <strong>in</strong> parte noti. Altri, <strong>in</strong>vece, descrivono<br />

ambienti e situazioni <strong>in</strong>edite, come i crudeli .. retroscena" della occupazione.<br />

Renzo Barazzoni<br />

G. MAGNANINI, Gli operai delle Reggiane: contro <strong>il</strong> regime fascista nella lotta di<br />

Liberazione 0921-1945), FroM, Reggio Em<strong>il</strong>ia 2005, p. 113, 7,00 euro<br />

Chi erano e quanti erano gli operai, gli impiegati ed i tecnici della più importante<br />

fabbrica cittad<strong>in</strong>a che per oltre venti anni cercarono di opporsi alla dittatura fascista,<br />

alla guerra e all'occupazione nazista È la domanda cui cerca di dare una risposta<br />

Giannetto Magnan<strong>in</strong>i. Partendo dal periodo immediatamente successivo alla prima<br />

guerra mondiale, con la prima e poco nota occupazione delle Reggiane nel 1920<br />

(durante <strong>il</strong> biennio rosso), <strong>il</strong> volume svela l'attività e l'impegno antifascista dei<br />

dipendenti delle OMI.<br />

196


Oltre alla normale attività lavorativa della ditta, già nota nelle sue l<strong>in</strong>ee essenziali e<br />

qui riproposta, alcuni fatti poco noti o assolutamente <strong>in</strong>editi sono portati all'attenzione<br />

del lettore; ad esempio la creazione e delle «guardie rosse» e degli «arditi del popolo»<br />

che negli anni di massima violenza degli squadristi tentarono un'opposizione armata<br />

contro i fascisti <strong>in</strong> collaborazione, ad esempio, con gli antifascisti più accesi del<br />

parmense.<br />

Un altro argomento approfondito dall'autore è stata la presenza degli operai delle<br />

Reggiane <strong>in</strong> Lombardia e Veneto fra <strong>il</strong> 1944 e <strong>il</strong> 1945, analizzata da un punto di vista sia<br />

strettamente lavorativo ed economico (non mancarono vertenze s<strong>in</strong>dacali a proposito<br />

dei salari e dell'orario di lavoro) che da quello politico (con la presenza dei delegati<br />

del PFR da una parte e di operai-partigiani dall'altra). Alcuni <strong>in</strong>teressanti rapporti dei<br />

dirigenti dell'epoca svelano poi i tentativi della direzione di sopravvivere alla guerra<br />

con <strong>il</strong> m<strong>in</strong>or danno possib<strong>il</strong>e, programmando contemporaneamente <strong>il</strong> futuro postbellico<br />

dell'azienda. Ecco allora venire alla luce <strong>il</strong> progetto per la costruzione di «una<br />

vettura automob<strong>il</strong>e di produzione Reggiane», oppure una relazione sulle prospettive<br />

dell'Offic<strong>in</strong>a nei giorni successivi 1'8 settembre 1943 quando <strong>il</strong> «noto nuovo cliente»,<br />

cioè l'esercito tedesco, aveva occupato la fabbrica e annunciato la requisizione dei<br />

macch<strong>in</strong>ari, della produzione e degli stessi operai. Decisamente <strong>in</strong>teressante è <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e<br />

la descrizione della liberazione di Reggio Em<strong>il</strong>ia dal punto di vista dei dirigenti delle<br />

Reggiane, con i tentativi, coronati da successo, di impedire la distruzione della fabbrica<br />

da parte dei m<strong>il</strong>itari tedeschi <strong>in</strong> ritirata e i primi <strong>in</strong>certi tentativi di riprendere <strong>il</strong> lavoro<br />

all'<strong>in</strong>domani della liberazione della città.<br />

Queste memorie e relazioni, disponib<strong>il</strong>i nell'archivio dell'Istituto, sono <strong>in</strong> buona<br />

parte opera dei managers che dirigevano lo stab<strong>il</strong>imento di via Agosti, uom<strong>in</strong>i come<br />

Antonio Alessio, Arnaldo Vischi e Ferruccio Bellelli autore, quest'ultimo, di un<br />

<strong>in</strong>edito volume di memorie personali; ma anche rapporti di anonime guardie che<br />

denunciavano alle autorità, provocando l'<strong>in</strong>tervento del Tribunale Speciale o di quello<br />

m<strong>il</strong>itare, gli atti di sabotaggio e di <strong>in</strong>discipl<strong>in</strong>a che avvenivano all'<strong>in</strong>terno dei reparti:<br />

diffusione di volant<strong>in</strong>i antifascisti, scritte <strong>in</strong>neggianti a Stal<strong>in</strong>, manomissione delle<br />

fusoliere e dei motori degli aerei, f<strong>in</strong>o agli attacchi dei partigiani contro i magazz<strong>in</strong>i<br />

dell'azienda situati <strong>in</strong> varie località della prov<strong>in</strong>cia.<br />

Michele Bellelli<br />

V. LECIS, Togliatti deve monre. Il luglio rosso della democrazia, prefazione di Oliviero<br />

D<strong>il</strong>iberto, Rob<strong>in</strong> Edizioni SRL, Roma 2005<br />

Il luglio 1948 rimane ancora non solo nella storiografia ma soprattutto nella<br />

memoria come uno snodo importante e per molti versi non risolto, l'attentato a<br />

Togliatti, <strong>il</strong> timore di una guerra civ<strong>il</strong>e e la salvifica vittoria di Bartali al Tour sono parti<br />

di un racconto che ha ormai mescolato elementi reali a coloriture mitologiche f<strong>in</strong>o a<br />

comporre un mosaico diffic<strong>il</strong>mente districab<strong>il</strong>e.<br />

Sull'attentato a Togliatti torna <strong>il</strong> racconto di Lecis, <strong>il</strong> secondo dopo quello dedicato<br />

all'immediato dopoguerra (La resa dei conti. Per fortuna che c'era Togliatti, 2003),<br />

raccontandoci un immag<strong>in</strong>ario fallimento, quello di Antonio Sanna, m<strong>il</strong>itante comunista,<br />

<strong>in</strong>caricato proprio di vig<strong>il</strong>are sull'<strong>in</strong>columità del segretario comunista m<strong>in</strong>acciato da un<br />

complotto che prevede la sua elim<strong>in</strong>azione. Un fallimento reale perché l'attentato non<br />

sarà evitato, anche se per un caso fortunato non avrà conseguenze mortali, immag<strong>in</strong>ario<br />

perché, pur con grande attenzione allo scenario reale e con cont<strong>in</strong>ui riferimenti a fonti<br />

documentarie reali, l'autore ci conduce su una pista parallela a quelle che sono le<br />

letture consolidate dell'accaduto, ma con assoluta verosimiglianza. Diremmo purtroppo<br />

con verosimiglianza perché nella storia dell'Italia repubblicana gli <strong>in</strong>trecci fra mafia,<br />

servizi segreti esteri e apparati dello Stato (deviati) non appartengono all'immag<strong>in</strong>ario<br />

ma appartengono ormai ad una coscienza sensib<strong>il</strong>e e offesa, quella di cittad<strong>in</strong>i di<br />

197


uno Stato <strong>in</strong>capace di dare verità e giustizia alle domande rimaste <strong>in</strong>evase su tante<br />

vicende di violenza che hanno colpito <strong>in</strong>nocenti. Così seguiamo Antonio Sanna <strong>in</strong><br />

quell'Italia del 1948, dove già la strage di Portella delle G<strong>in</strong>estre ha annunciato la<br />

durezza dello scontro politico e dove del<strong>in</strong>quenza comune e politica troppo spesso si<br />

sarebbero r<strong>in</strong>contrate a condizionare la crescita democratica del paese. Un m<strong>il</strong>itante<br />

sardo (come l'autore) che si muove, con <strong>in</strong>carichi di responsab<strong>il</strong>ità, all'<strong>in</strong>terno di un<br />

Partito comunista ancora impegnato <strong>in</strong> una diffic<strong>il</strong>e transizione fra azione rivoluzionaria<br />

(e l'<strong>in</strong>gombrante legame con l'Unione Sovietica) e prassi democratica, <strong>in</strong> una fase<br />

<strong>in</strong> cui gli strascichi della guerra hanno lasciato una traccia profonda non solo della<br />

doppiezza che caratterizzava ogni partito, compresi quelli di governo, ma anche nella<br />

umanità di ogni m<strong>il</strong>itante, costretto ad anteporre l'impegno politico spesso totalizzante<br />

alla propria personale esperienza di vita. Togliatti deve morire, nella piacevolezza nel<br />

racconto che ha l'andamento serrato della spy-story, ci racconta una Italia diversa, dura<br />

e divisa, ma piena di potenzialità e di speranze, una Italia che, nelle sue istituzioni,<br />

non sempre è poi stata <strong>in</strong> grado nei decenni successivi di rispondere alle aspettative<br />

di una generazione che aveva attraversato la tragedia della guerra e del fascismo.<br />

L'attentato a Togliatti, sui cui retroscena reali ben poco si <strong>in</strong>dagò, rimane così un<br />

caso esemplare e <strong>in</strong>quietante di un paese troppo spesso <strong>in</strong>capace di raggiungere, e<br />

mantenere, un normale rapporto fra istituzioni e cittad<strong>in</strong>i, fra diritti civ<strong>il</strong>i e sociali e <strong>il</strong><br />

loro democratico raggiungimento.<br />

m.s.<br />

R. BALUGANI, La scia di sangue lasciata dai «TuP<strong>in</strong>» 0943/1945), SIGEM, Modena<br />

2004, pp. 184, 12,00 euro<br />

Ai tempi della Repubblica sociale italiana <strong>il</strong> capo della prov<strong>in</strong>cia di Ferrara Enrico<br />

Vezzal<strong>in</strong>i creò una sua piccola polizia personale, nota come la banda dei "Tup<strong>in</strong>" che<br />

rimase sempre fedele al suo fondatore. I "Tup<strong>in</strong>" seguirono <strong>in</strong>fatti Vezzal<strong>in</strong>i <strong>in</strong> tutti i<br />

suoi spostamenti durante la sua carriera di gerarca repubblich<strong>in</strong>o, non solo a Ferrara,<br />

ma ·anche nella bassa modenese e a Novara, per poi ritrovarsi ad operare nei pressi<br />

di Dongo (Como).<br />

Balugani ricostruisce la storia di questa banda, formalmente <strong>in</strong>quadrata nella<br />

Guardia nazionale repubblicana, ma di fatto polizia privata del suo fondatore. Le<br />

vicende di Vezzal<strong>in</strong>i e dei suoi "poliziotti" sono raccontate nel contesto della lotta<br />

partigiana dei territori nei quali la banda si trovò ad operare. Così ad esempio vediamo<br />

alcuni dei suoi membri co<strong>in</strong>volti alla strage di Ferrara del 16 novembre 1943 perpetrata<br />

dai fascisti per vendicare l'uccisione del federale della città Ghisell<strong>in</strong>i, oppure viene<br />

anche ricordata l'attività della brigata nera "Pappalardo" nella zona di Concordia sulla<br />

Secchia (MO). La specialità dei "Tup<strong>in</strong>" era l'uccisione dei prigionieri antifascisti,<br />

assass<strong>in</strong>ati durante f<strong>in</strong>ti tentativi di fuga.<br />

La seconda parte del libro, la più ampia, ricostruisce <strong>in</strong>chieste e processi sui crim<strong>in</strong>i<br />

compiuti dai membri della banda (Vezzal<strong>in</strong>i fu condannato a morte e fuc<strong>il</strong>ato) e di<br />

altri gerarchi delle zone <strong>in</strong>teressate dalla sua attività, quali Franz Pagliani (comandante<br />

della brigata nera "Pappalardo,,) e V<strong>in</strong>cenzo Falanga ex capo dell'ufficio politico<br />

<strong>in</strong>vestigativo della GNR di Modena. Due furono i processi che videro imputati i membri<br />

della banda celebratisi nel 1946 e 1947 e ricostruiti dall'autore <strong>in</strong>cludendovi anche<br />

alcuni stralci del dibattimento: "lo sono stato soldato di un'idea, non lo sgherro di un<br />

sistema e nemmeno <strong>il</strong> servo di uno straniero" (Vezzal<strong>in</strong>i), "Lei è stato uno dei più feroci<br />

rappresentanti di un sistema reazionario che speriamo di non subire più per secoli" (<strong>il</strong><br />

pubblico m<strong>in</strong>istero che chiese la pena capitale).<br />

Michele Bellelli<br />

198


G. ANCESCHI, Corti e Cortigiani, arte di governo e buone maniere nella vita di corte,<br />

<strong>in</strong>terl<strong>in</strong>ea edizioni, Novara 2005, 15 euro<br />

«Un lettore di prov<strong>in</strong>cia», così Ezio Raimondi ebbe a def<strong>in</strong>ire Renato Serra, con una<br />

formula che <strong>in</strong>dicava l'angolo visuale, ma non certo l'orizzonte di quella «lettura», che<br />

nel caso del critico cesenate co<strong>in</strong>cideva con l'<strong>in</strong>tero panorama nazionale e con una<br />

stagione fra le più ricche e meno fac<strong>il</strong>mente decifrab<strong>il</strong>i (riviste fiorent<strong>in</strong>e, crocianesimo,<br />

D'Annunzio ... ).<br />

Senza disporre delle penombre protettive della Malatestiana, Scandiano ha<br />

comunque offerto a Beppe Anceschi un sufficiente riparo per la sua personalissima<br />

ricerca. Mai occasionale, anzi costante nell'<strong>in</strong>dirizzo, pressoché <strong>il</strong>limitata nei riferimenti,<br />

perseguita per decenni senza concessioni alle mode cont<strong>in</strong>genti. La città ne è stata<br />

ripagata con la dedizione assidua (anche se non esclusiva) al suo maggiore poeta: ne<br />

sono usciti importanti contributi diretti, per non parlare del lavoro <strong>in</strong>sostituib<strong>il</strong>e svolto<br />

dallo studioso scandianese <strong>in</strong> qualità di promotore di convegni e di collane editoriali.<br />

Ma, pur se legatissimo ai suoi Boiardo, Venturi e Spallanzani, Anceschi dispone di<br />

un cerchio di letture di straord<strong>in</strong>aria ampiezza (basti fare attenzione alle fitte trame di<br />

rimandi delle note che accompagnano i suoi lavori) da cui emerge un proprio canone<br />

di scelta che approda a un orig<strong>in</strong>ale catalogo. Se lo si scorre, non si trova alcuna<br />

reverenza per la vieta classificazione scolastica <strong>in</strong> autori «maggiori» o «m<strong>in</strong>ori», «<strong>il</strong>lustri»<br />

o «volgari», né per qualsivoglia gerarchia di «valori» di matrice accademica, ma piuttosto<br />

la personale e sicura percezione dei meriti e dei significati, <strong>in</strong>dividuati spesso <strong>in</strong> siti<br />

<strong>in</strong>sospettab<strong>il</strong>i: «librettisti» d'opera, poeti che scrivono nei dialetti, trattatisti, scrittori di<br />

erudizione ed autori «popolari». Con un sotteso criterio che guida le scelte e conduce<br />

ad <strong>in</strong>dividuare le parentele fra le arti: poesia, ben<strong>in</strong>teso, ma teatro, biografia, pittura,<br />

musica ... Un criterio che, con formula sicuramente impropria, potremmo def<strong>in</strong>ire<br />

l'<strong>in</strong>chiesta sul significato civ<strong>il</strong>e dei testi e sul valore della loro ricezione per <strong>il</strong> costituirsi<br />

dell'identità nazionale.<br />

Esploratore acuto delle opere letterarie, Anceschi ne mette <strong>in</strong> luce la portata<br />

di specchio della società, <strong>in</strong>dugiando su quegli aspetti di dignità e di decoro che<br />

costituiscono la nostra «nob<strong>il</strong>tà dello spirito», e che fanno contrasto con la ricorrente<br />

propensione italica - un vizio cronico - a far salire sulla pubblica ribalta figure<br />

(dell'autorità, della fama paradigmatica e del costume) em<strong>in</strong>enti per la tronfia volgarità<br />

e per la c<strong>in</strong>ica idolatria del potere.<br />

Da questo punto di vista <strong>il</strong> libro che qui segnaliamo - strutturalmente <strong>il</strong> più libero,<br />

tanto da essere def<strong>in</strong>ito dall'Autore «un percorso divagante e volutamente bizzarro sul<br />

f<strong>il</strong>o di una memoria» - ci sembra anche <strong>il</strong> più esemplare. Tra nostalgia e denuncia,<br />

<strong>il</strong> percorso dalle Corti r<strong>in</strong>ascimentali (nella loro storia effettuale e nell'<strong>in</strong>venzione<br />

artistica di quella storia) s<strong>in</strong>o a tempi e temi a noi vic<strong>in</strong>issimi, ci conduce a riflettere<br />

sugli st<strong>il</strong>i di vita e sui caratteri pubblici comparsi nei secoli, sulle possib<strong>il</strong>ità non attuate<br />

o rimaste m<strong>in</strong>oritarie, sulle risorse morali che un miglior uso della memoria potrebbe<br />

oggi offrire alla pedagogia civ<strong>il</strong>e dell'italiano.<br />

Giocando su un noto passaggio del Don Giovanni «


G. AGOSTI, Dopo <strong>il</strong> tempo del furore (Diario 1946-1988), E<strong>in</strong>audi, Tor<strong>in</strong>o 2005, 22<br />

euro<br />

Si attribuisce a Hegel l'affermazione che la lettura del giornale è la preghiera del<br />

matt<strong>in</strong>o del buon cittad<strong>in</strong>o moderno, cioè la sua ripresa di contatto con lo spirito<br />

del mondo. E <strong>il</strong> contrappunto alle notizie quotidiane forma la parte più consistente<br />

di questo diario, manifestazione di un attento <strong>in</strong>teresse per <strong>il</strong> quadro <strong>in</strong>ternazionale<br />

(Algeria, Viet Nam, Urss, Usa, processi e protagonisti della decolonizzazione), ma<br />

anche per le vicende nazionali della politica e del costume (Andreotti e Saragat assieme<br />

agli studenti del liceo «Par<strong>in</strong>i", <strong>il</strong> terrorismo e l'avvicendarsi dei direttori dei grandi<br />

quotidiani, l'elezione dei pontefici e <strong>il</strong> processo al vescovo di Prato ... ). I frequenti<br />

commenti ai libri (storia, letteratura, politica) concorrono poi a fare di questo Dopo<br />

<strong>il</strong> tempo del furore <strong>il</strong> ritratto <strong>in</strong>tellettuale di un grande, severo e documentatissimo<br />

osservatore della scena culturale e politica durante mezzo secolo.<br />

Già queste caratteristiche basterebbero a offrire una rara occasione per ripercorrere<br />

<strong>il</strong> «come eravamo", con l'<strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>e stupore di fronte all'enorme ammasso dei fatti<br />

dimenticati. Ancor più, la diuturna scrittura di Agosti ha <strong>il</strong> potere di fam<strong>il</strong>iarizzare con<br />

la viva carne degli anni repubblicani quanti, per la giovane o giovanissima età, sono<br />

oggi costretti a soggiacere a narrazioni figlie di selezioni senz'anima, o prodotte con<br />

f<strong>il</strong>tri <strong>in</strong>teressati ed ottiche distorcenti.<br />

È bene aggiungere che Agosti ha dalla sua parte una storia personale che gli<br />

consente di presentare un (ben diverso dal notissimo andreottiano) campionario di<br />

«visti da vic<strong>in</strong>o,,: figura importante della cultura tor<strong>in</strong>ese negli anni di E<strong>in</strong>audi, Bobbio,<br />

G<strong>in</strong>zburg, resistente <strong>in</strong> «Giustizia e libertà", questore della Liberazione, poi dirigente<br />

<strong>in</strong>dustriale e custode attivo delle memorie del primo come del secondo Risorgimento,<br />

egli ricostruisce giorno per giorno - <strong>in</strong>contri, ricordi, discussioni - la rete di un'Italia<br />

m<strong>in</strong>oritaria per <strong>il</strong> seguito politico (tipica la vicenda degli amici del «Mondo" e del<br />

primo partito radicale), ma senza uguali per dignità morale, valore culturale e impegno<br />

civ<strong>il</strong>e.<br />

Chi oggi si <strong>in</strong>terroga sul significato di laicità (<strong>in</strong>tesa come atteggiamento mentale)<br />

o su che cosa significhi essere un liberaldemocratico, si affidi fiduciosamente a queste<br />

pag<strong>in</strong>e. Non vi troverà alcuna def<strong>in</strong>izione astratta, ma bensì <strong>il</strong> libero st<strong>il</strong>e dei giudizi,<br />

l'<strong>in</strong>transigenza morale nutrita anche del dubbio, e, onnipresente, quell'apertura allo<br />

svolgersi tanto degli eventi quanto delle idee, che è <strong>il</strong> contrario della «neutrale"<br />

<strong>in</strong>differenza. Lo storico Aldo Agosti - <strong>il</strong> figlio che è curatore del volume assieme a<br />

Giovanni De Luna - a questa apertura avrà certamente pensato nello scegliere la foto<br />

di copert<strong>in</strong>a: <strong>il</strong> laico e, all'occorrenza, anticlericale Giorgio Agosti <strong>in</strong>tento a leggere<br />

«Esprit", la rivista fondata da Emmanuel Mounier, teorico del personalismo e, con<br />

Marita<strong>in</strong>, <strong>il</strong> più importante artefice del passaggio di una parte del cattolicesimo politico<br />

europeo su posizioni decisamente democratiche.<br />

Ettore Borghi<br />

C.M. NIRONI, Andavamo a cento all'ora, Tipolitografia La Reggiana, Reggio Em<strong>il</strong>ia<br />

2005, s.i.p.<br />

In senso «tecnico", Carla Nironi non ha fatto che scrivere per tutta la vita: documenti<br />

d'ufficio, verbali, testi dest<strong>in</strong>ati al ciclost<strong>il</strong>e o alla stampa ... Non che fossero sempre<br />

solo collaborazioni - preziosissime peraltro - alle ideazioni altrui (a com<strong>in</strong>ciare<br />

dall'<strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>e supporto offerto al lavoro di Malaguzzi), poiché nella storia di Carla<br />

ci sono momenti di protagonismo diretto, specialmente nelle rivendicazioni politiche<br />

a sostegno delle scuole comunali dell'<strong>in</strong>fanzia (centrale l'evento della V<strong>il</strong>letta). Resta<br />

tuttavia che la sua ab<strong>il</strong>ità di impag<strong>in</strong>atrice (dall'Olivetti al computer) e di <strong>in</strong>terprete<br />

dell'altrui scrittura rischiava di metterne <strong>in</strong> ombra gli aspetti di osservatrice attenta ed<br />

200


ironica, donna adatta al posto adatto durante una delle avventure di più ampio respiro<br />

fra quante i fervidi anni Sessanta e Settanta hanno visto avviarsi nella nostra città.<br />

Fortunatamente ora Carla ha scritto per sé (e per noi) un libro di cose vissute e<br />

viste, un testo che trasmette la gioia di aver partecipato a un lungo viaggio dentro<br />

le istituzioni nel magico momento <strong>in</strong> cui esse prendevano corpo e anima dalla<br />

partecipazione, creativa e pugnace, di tutto un movimento di donne, di uom<strong>in</strong>i e<br />

bamb<strong>in</strong>i.<br />

Troppo poco allora def<strong>in</strong>irlo una testimonianza: la concreta attenzione al dettaglio<br />

significativo e ai caratteri delle persone fa di Andavamo a cento all'ora una vera e<br />

propria storia (del Comune, delle sue <strong>in</strong>iziative pedagogiche) dall'<strong>in</strong>terno dei fatti, o,<br />

se si vuole, da dietro le qu<strong>in</strong>te. Ovviamente la parte che più ci consente un'autentica<br />

riscoperta è quella «pionieristica», che anche <strong>in</strong> chi l'ha vissuta tende con l'andare degli<br />

anni a smarrirsi, sopraffatta dall'<strong>in</strong>calzare di altri fatti e di più recenti preoccupazioni.<br />

Tuttavia <strong>il</strong> volume, col suo andamento apparentemente leggero e punteggiato di<br />

umorosi aneddoti, percorre a ritmo <strong>in</strong>calzante tutto l'arco di un terzo di secolo, dalle<br />

<strong>in</strong>iziative culturali del comune di Reggio (s<strong>in</strong>daco Renzo Bonazzi) negli anni Sessanta<br />

(un clima generale che non poteva mancare di riflettersi nel settore delle famiglie e dei<br />

bamb<strong>in</strong>i) s<strong>in</strong>o ad un evento che ancora una volta ha co<strong>in</strong>volto l'<strong>in</strong>tera città: la nascita<br />

di Reggio Ch<strong>il</strong>dren.<br />

Chi scrive vorrebbe segnalare almeno due motivi di <strong>in</strong>teresse e di conforto<br />

che questa lettura non mancherà di suscitare <strong>in</strong> chiunque la voglia <strong>in</strong>traprendere.<br />

Innanzitutto la straord<strong>in</strong>aria galleria di personaggi, evocati con grande generosità<br />

e penetranti caratterizzazioni: tanto gli <strong>il</strong>lustri «<strong>in</strong> transito», quanto gli <strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>i<br />

lavoratori «della vigna», vengono sempre presentati come persone, non come generici<br />

ruoli. E poi <strong>il</strong> senso di crescita civ<strong>il</strong>e emergente dalla rievocazione di anni (la bistrattata<br />

«prima Repubblica»!) che una certa immemore (o falsamente selettiva) ricostruzione<br />

corrente sembra collegare soltanto alle forme di deterioramento crim<strong>in</strong>ale della<br />

vita collettiva. La Reggio evocata da Carla canta ben altra canzone, non solo più<br />

consolante, ma anche più vera. Che, poi, sia anche <strong>in</strong> più luoghi molto divertente,<br />

non è certo cosa che guasta.<br />

e.b.<br />

A. FERRARI, Colpevoli (Pregiudizio e potere <strong>in</strong> un 'epoca di migrazioni globali), Pardes<br />

Edizioni, Bologna 2005, 12 euro<br />

Affrontare le tematiche del pregiudizio etnico-sociale e del potere (nelle sue<br />

manifestazioni tanto «macro» quanto «micro») è impresa che non si esaurisce nella loro<br />

attualità, o magari nell'urgenza di vederci chiaro qui ed ora. Di più, vi è la necessità di<br />

confrontarsi con un vastissimo campo teorico di natura <strong>in</strong>terdiscipl<strong>in</strong>are, che percorre<br />

tutto <strong>il</strong> Novecento, avendo un suo retroterra nell'Illum<strong>in</strong>ismo e precorrimenti molto<br />

antichi (a com<strong>in</strong>ciare da Erodoto) oltre a disporre, per la modernità, di significative<br />

anticipazioni <strong>in</strong> risvolti non marg<strong>in</strong>ali dell'Umanesimo.<br />

Ovviamente le diverse discipl<strong>in</strong>e chiamate <strong>in</strong> causa - e, alloro <strong>in</strong>terno, gli <strong>in</strong>dirizzi<br />

<strong>in</strong> cui si ripartono - offrono campi semantici non co<strong>in</strong>cidenti per quanto riguarda sia i<br />

fenomeni presi a bersaglio, sia l'apparato categoriale e la metodologia ad essi applicati.<br />

Ferrari non si smarrisce <strong>in</strong> questa selva e rende conto con molta precisione dei contesti<br />

(antropologico, f<strong>il</strong>osofico, sociologico, ecc.) <strong>in</strong> cui l'analisi dei rapporti di potere e<br />

delle forme di pregiudizio dà luogo a peculiari accezioni (o variazioni semantiche) dei<br />

term<strong>in</strong>i <strong>in</strong> questione, mettendo così <strong>in</strong> luce ora aspetti di complementarità, ora più o<br />

meno netti contrasti.<br />

Ben<strong>in</strong>teso l'autore non cade nella trappola di esporre secondo un'ottica preferenziale<br />

(dunque pre-giudiziale) l'enorme mole di materiale affrontato. Offre piuttosto s<strong>in</strong>tesi<br />

ragionate, esposte con scrupolo di oggettività e, come si suoI dire, di disponib<strong>il</strong>ità<br />

201


all'ascolto. Se c'è nel libro un messaggio complessivo, questo è l'<strong>in</strong>vito a non<br />

abbandonarsi a soluzioni fac<strong>il</strong>i e a non chiamarsi fuori dalla condivisione, si direbbe<br />

universale, degli stereotipi e degli approcci b<strong>in</strong>ari (noi/loro) alle relazioni sociali.<br />

Basti pensare, fra i molti esempi offerti, all'<strong>in</strong>dividuazione - sorretta da importanti<br />

riferimenti - di una «personalità autoritaria» di s<strong>in</strong>istra, a complemento degli studi dei<br />

francofortesi su analoghe strutture, bensì di destra, nella mentalità corrente americana<br />

al tramonto dello spirito New Deal (vero e proprio «fascismo» sostanziale, celato sotto<br />

la coltre delle professioni pubbliche di democrazia).<br />

La lettura di questo volume, che associa chiarezza e rigore, si raccomanda<br />

particolarmente ai giovani che <strong>in</strong>traprendono studi sulla storia e la società<br />

contemporanea. Al di là dell'<strong>in</strong>teresse <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seco dei temi trattati, vi troveranno <strong>in</strong>fatti<br />

un'importante lezione di metodo: come ascoltare le grandi voci che hanno costituito la<br />

ricchezza del pensiero sociale moderno, voci disponib<strong>il</strong>i per attrezzarsi ad andare al di<br />

là della banalità della chiacchiera quotidiana <strong>in</strong> cui tutti siamo giornalmente impigliati<br />

e leggere con strumenti adeguati i fenomeni che ci circondano.<br />

Ettore Borghi<br />

M. SARFATTI, La Shoah <strong>in</strong> Italia. La persecuzioni degli ebrei sotto <strong>il</strong> fascismo, E<strong>in</strong>audi,<br />

Tor<strong>in</strong>o 2005, p. 165, 8,5 euro<br />

A tre anni di distanza dall'ut<strong>il</strong>e volumetto sulle leggi antiebraiche, Sarfatti, ricercatore<br />

presso Il CDEC (Centro di documentazione ebraica contemporanea) di M<strong>il</strong>ano, ha<br />

licenziato un nuovo lavoro sull'antisemitismo fascista. Questa nuova fatica si occupa<br />

della persecuzione nel suo complesso, cercando anzitutto di <strong>in</strong>serire la Shoah italiana<br />

nel più ampio contesto di violenza sistematica contro l'ebraismo europeo. Vale la pena,<br />

però, f<strong>in</strong> da subito sgomberare <strong>il</strong> campo da possib<strong>il</strong>i fra<strong>in</strong>tendimenti. L'antisemitismo<br />

fascista non è stato «buono» o «blando». Detto ciò, è possib<strong>il</strong>e ricostruire le specificità<br />

storiche della realtà italiana. Primo dato r<strong>il</strong>evante riguarda la cesura, nettissima, fra<br />

due successive forme di persecuzione che gli ebrei (italiani e stranieri) subirono. Tra<br />

l'autunno del 1938 e l'estate del 1943 ci fu la «persecuzione dei diritti»: ecco le ben<br />

note normative sulla scuola e sull'università, sul lavoro e sulla proprietà. Dopo <strong>il</strong> vuoto<br />

dell'8 settembre, con la nascita di Salò e l'occupazione nazista, <strong>in</strong>iziarono gli arresti, le<br />

deportazioni, verso Auschwitz-Birkenau.<br />

Il libro di Sarfatti è una m<strong>in</strong>iera di <strong>in</strong>formazioni e di spunti, per chi voglia, semmai<br />

approfondire <strong>il</strong> tema. I giudizi dello studioso sono <strong>in</strong>equivocab<strong>il</strong>i: la persecuzione<br />

antiebraica fu una decisione (mussol<strong>in</strong>iana) con una chiara «f<strong>in</strong>alità antiebraica». L'autore<br />

non si piega al pregiudizio del fascismo «buono» e costretto all'antisemitismo per<br />

ragioni di politica estera (alleanza italo-tedesca). Il fascismo ha voluto punire gli ebrei,<br />

anzitutto perché gruppo separato e scarsamente fascistizzato. È chiaro <strong>il</strong> passaggio da<br />

un razzismo più che altro nazionalistico ad uno più strettamente biologico (<strong>il</strong> regime<br />

volle, <strong>in</strong> buona sostanza, fare l'analisi del sangue agli italiani). Non bisogna, d'altra<br />

parte, esagerare <strong>il</strong> ruolo del razzismo spiritualistico, à la Evola. Di sicuro, <strong>il</strong> regime ebbe<br />

difficoltà ad <strong>in</strong>serire <strong>il</strong> discorso antisemita <strong>in</strong> un Paese, <strong>in</strong> cui non c'era antisemitismo<br />

radicato (se non cattolico) e <strong>in</strong> cui mancava un partito esplicitamente antisemita. Il PNF<br />

volle sicuramente ut<strong>il</strong>izzare anche l'antisemitismo <strong>in</strong> un'ottica totalitaria: l'uomo nuovo<br />

fascista doveva essere (orgogliosamente) antisemita. Di qui la prem<strong>in</strong>enza e la severità<br />

delle epurazioni dal mondo della scuola e della cultura. Anche da questa piccola<br />

storia dell'antisemitismo italiano contemporaneo emerge <strong>il</strong> ruolo (spesso paranoico)<br />

della burocrazia, nel male e nel peggio. Riportiamo di seguito un brano sulle attività<br />

vietate agli ebrei: «Nel novembre 1938 venne decretata l'espulsione degli ebrei da<br />

tutti gli impieghi pubblici o comunque controllati dallo Stato. Nel 1942 venne decisoli<br />

licenziamento degli ebrei che lavoravano <strong>in</strong> aziende private qualificate «aus<strong>il</strong>iarie» per<br />

la produzione bellica (la Fiat, le aziende elettriche, ecc.) e nei cantieri navali. Tra <strong>il</strong><br />

202


1938 e <strong>il</strong> 1940 vennero espulsi dalle banche di <strong>in</strong>teresse nazionale, dalle assicurazioni<br />

(solo i non «discrim<strong>in</strong>ati»), dall'attività di borsa e cambiavalute. Tra <strong>il</strong> 1939 e <strong>il</strong> 1942<br />

fu loro vietato di essere commerciante ambulante, albergatore, <strong>in</strong>segnante privato,<br />

allevatore di piccioni viaggiatori, saltimbanco girovago, fotografo, cartolaio, venditore<br />

di oggetti sacri (cattolici), ecc.».<br />

Francesco Paolella<br />

V. ONIDA, La Costituzione. La legge fondamentale della Repubblica, <strong>il</strong> Mul<strong>in</strong>o,<br />

Bologna 2004, pp. 136, 8 euro<br />

Tra i molti titoli, recentemente dedicati a temi politici e storici, e, nello specifico,<br />

alla Costituzione, spicca questo volumetto di Onida per chiarezza ed attenzione<br />

all'attualità. L'autore è un costituzionalista - è anche stato giudice alla Corte<br />

costituzionale - ed imposta <strong>il</strong> suo lavoro, più che su una ricostruzione storica dell'idea<br />

(moderna ed occidentale) di Costituzione e sulle vicende della nostra Assemblea<br />

costituente (cui sono rispettivamente dedicati due <strong>in</strong>teri capitoli), su un'<strong>in</strong>troduzione<br />

«pratica» al testo. «Come leggere la Costituzione» è <strong>il</strong> titolo del terzo capitolo, dedicato<br />

ad <strong>il</strong>lustrare i «l<strong>in</strong>guaggi» della Carta: quello storico, quello giuridico e quello più<br />

propriamente politico.<br />

Il seguito del libro è dedicata alla classica dist<strong>in</strong>zione fra diritti e doveri, alla<br />

decl<strong>in</strong>azione italiana della «triade francese» Cliberté, égalité,fraternité), al significato ed<br />

alle applicazioni del pr<strong>in</strong>cipio di legalità, all'ord<strong>in</strong>amento della Repubblica. Gli ultimi<br />

due capitoli parlano del contesto <strong>in</strong>ternazionale <strong>in</strong> cui si è trovata l'Italia democratica,<br />

dalla nascita dell'oNu alla guerra fredda, dalle discussioni sulla guerra alla Costituzione<br />

europea, con i problemi di sovranità che ne seguono. Alla f<strong>in</strong>e del libro l'attenzione<br />

si rivolge agli scenari futuri della Costituzione, anzitutto alle riforme della Carta ed <strong>in</strong><br />

particolare della forma di governo, che tante polemiche suscita. Onida fa prova di<br />

«realismo», elencando i punti critici della vita della Costituzione. Dalla battaglia per la<br />

sua applicazione, ai movimenti di revisione costituzionale, dalle critiche rivolte alla<br />

Carta ai tentativi delle varie Commissioni, f<strong>in</strong>o alle riforme del 2001 e oltre: queste <strong>il</strong><br />

quadro (con più luci che ombre) che risulta dalla storia della nostra Costituzione: la<br />

debolezza dell'esecutivo, lo strapotere dei partiti, i conflitti fra politica e giustizia.<br />

Sono significative anche le parole di Onida sulle discussioni a proposito del<br />

compromesso, da cui sarebbe nata la Costituzione. Invitando a tenere sempre<br />

<strong>in</strong> considerazione <strong>in</strong> cui gli eventi avvengono (l'Italia della Costituente era una<br />

democrazia neonata, <strong>in</strong> cui venne celebrato per la prima volta <strong>il</strong> suffragio universale),<br />

l'autore toglie ogni velo di dispregio sulla parola «compromesso». Tutte le costituzioni<br />

moderne sono frutto di una compromesso e nessuna costituzione, specie nelle società<br />

di massa, viene dal nulla, dal mondo etereo degli ideali. Anche pensando alla nostra<br />

Costituente, la questione è di valutare la qualità del compromesso (non fra élites, ma<br />

fra grandi partiti di massa), nel riconoscere un ruolo anche alle forze m<strong>in</strong>ori, sulla<br />

durevolezza dell'equ<strong>il</strong>ibrio escogitato. «Il "compromesso" si formò su queste basi:<br />

rifiuto e rovesciamento dei postulati dello Stato fascista (autoritarismo, partito unico,<br />

nazionalismo bellicista); riprist<strong>in</strong>o delle libertà e delle garanzie dello Stato di diritto;<br />

larga apertura ai pr<strong>in</strong>cipi dello Stato sociale; democrazia parlamentare come strumento<br />

di <strong>in</strong>tegrazione della società di massa nel sistema istituzionale» (p. 33).<br />

Francesco Paolella<br />

M. FLORES, Tutta la violenza di un secolo, Feltr<strong>in</strong>elli, M<strong>il</strong>ano 2005, pp. 206, 13,00<br />

euro<br />

È una buona <strong>in</strong>troduzione all'universo della violenza del secolo Ventesimo. Flores<br />

203


ha saputo condensare <strong>in</strong> una vent<strong>in</strong>a di capitoli, i problemi più pesanti, che emergono<br />

dall'esercizio della forza, esercizio legale o <strong>il</strong>legale (repressione, guerre, massacri,<br />

genocidi).<br />

Anche se spicca per <strong>in</strong>tensità del crim<strong>in</strong>e e numero delle vittime, la Shoah viene<br />

riportata nel suo «naturale" contesto delle violenze politiche. Dal sistema del Gulag<br />

ai golpe, dalle violenze etniche a quelle di matrice religiosa, è sempre <strong>il</strong> ruolo<br />

della politica ad emergere: tutto può essere sempre riferito al potere statuale, vero<br />

protagonista trasversale delle violenze del Novecento.<br />

Particolarmente ut<strong>il</strong>e può risultare la rapida ricostruzione storica dei più gravi<br />

episodi di violenza, anche se <strong>il</strong> libro è soprattutto un <strong>in</strong>sieme coerente di domande<br />

sulle cause, sulle responsab<strong>il</strong>ità e sulle conseguenze degli atti violenti - specie di quelli<br />

di massa. È sufficiente scorrere l'<strong>in</strong>dice: Le violenze sono tutte uguali; Ci sono stati<br />

violenti e società propense alla violenza; Tutte le violenze si possono giustificare; Le<br />

responsab<strong>il</strong>ità dell'Occidente, eccetera.<br />

La difficoltà «classica" di chi studia la violenza è quella di riuscire a def<strong>in</strong>irla e a<br />

classificarne le diverse forme. Questo uno stralcio del tentativo di Flores: «Ci sono le<br />

violenze territoriali, guerre di conquista o di mantenimento del proprio predom<strong>in</strong>io<br />

geopolitico; ci sono le violenze etniche, che hanno accompagnano l'<strong>in</strong>staurazione di<br />

stati-nazione impossib<strong>il</strong>itati a essere omogenei o <strong>il</strong> dissolvimento di imperi; ci sono<br />

le violenze ideologiche, legate alle grandi religioni politiche che si sono costruite <strong>in</strong><br />

epoca contemporanea attorno e dentro stati totalitari e dittatoriali; ci sono le violenze<br />

fratricide, dei conflitti civ<strong>il</strong>i <strong>in</strong>terni agli stati e tra cittad<strong>in</strong>i della stessa nazione; ci<br />

sono violenze strategiche, come i bombardamenti aerei delle popolazioni civ<strong>il</strong>i; ci<br />

sono violenze economiche, motivate da scelte di efficienza e di produttivismo. Ma ci<br />

sono anche altre possib<strong>il</strong>i categorie di violenza: offensiva o difensiva, oppressiva o di<br />

liberazione; o anche, ... violenza legale o <strong>il</strong>legale (secondo le leggi <strong>in</strong>ternazionali o<br />

dei s<strong>in</strong>goli stati), giustificata o condannata (secondo l'op<strong>in</strong>ione pubblica o una parte<br />

di essa)" (p. 26).<br />

Ovviamente, nessun tipo di violenza è esclusivo: pensiamo al Gulag sovietico,<br />

unione di violenza economica e violenza ideologica od ancora ai recenti conflitti <strong>in</strong><br />

Bosnia e <strong>in</strong> Kosovo, dove alla violenza territoriale si sono presto sommate violenza di<br />

tipo etnico e religioso.<br />

Non meno <strong>in</strong>teressanti sono i capitoli dedicati alla responsab<strong>il</strong>ità di fronte alla<br />

violenza (da parte degli esecutori, dei mandanti e dei cosiddetti «spettatori,,): ci<br />

riferiamo ai limiti della giustizia (da Norimberga al Ruanda), ma anche ai ritardi ed<br />

all'<strong>in</strong>differenza (a volte con conseguenze catastrofiche) della comunità <strong>in</strong>ternazionale<br />

(oggi <strong>in</strong> Africa).<br />

Un ultimo cenno è per i temi legati alla memoria della violenza: <strong>il</strong> diritto a ricordare,<br />

ma anche a dimenticare ed alla possib<strong>il</strong>ità del perdono e della riconc<strong>il</strong>iazione. A<br />

proposito di quest'ultimo argomento, emerge l'esperienza di Flores, che si è occupato<br />

del caso sudafricano del post-apartheid'. Completa <strong>il</strong> volume una ricca bibliografia per<br />

temi.<br />

*Cfr. M. FLORES (a cura di), Verità senza vendetta. L'esperienza della commissione<br />

sudafricana per la verità e la riconc<strong>il</strong>iazione, Roma 1999.<br />

Francesco Paolella<br />

It<strong>in</strong>erari nei luoghi della memoria 1943-1945: Em<strong>il</strong>ia Romagna, Bologna, Tour<strong>in</strong>g<br />

club italiano 2005, pp. 176, s.i.p.<br />

Una guida turistica particolare del Tour<strong>in</strong>g Club presenta <strong>in</strong> un volume pratico<br />

i pr<strong>in</strong>cipali luoghi di tutta la regione legati alla Resistenza e all'antifascismo. Diviso<br />

<strong>in</strong> vari capitoli quante sono le prov<strong>in</strong>ce dell'Em<strong>il</strong>ia Romagna la guida, come detto<br />

204


nell'<strong>in</strong>troduzione, non <strong>in</strong>tende fare storia bensì evidenziare alcuni it<strong>in</strong>erari turistici,<br />

24 <strong>in</strong> tutto, per stimolare la curiosità del viaggiatore con una fac<strong>il</strong>e consultazione e<br />

<strong>in</strong>coraggiarlo ad approfondire le sue conoscenze. I capitoli dedicati ad ogni prov<strong>in</strong>cia<br />

sono suddivisi <strong>in</strong> vari paragrafi, generalmente uno riguardante <strong>il</strong> comune capoluogo e<br />

gli altri concernenti le varie zone <strong>in</strong>teressanti della prov<strong>in</strong>cia, non solo a per la guerra<br />

di Liberazione, ma anche a livello storico e paesaggistico.<br />

Fotografie e piccoli specchietti con schede <strong>in</strong>formative su alcuni eventi particolari<br />

(ad esempio le barricate di Parma nel 1922 o la scuola antiribelli di Ciano d'Enza) e<br />

piant<strong>in</strong>e geografiche con it<strong>in</strong>erari scelti per fare alcune escursioni <strong>in</strong> quei luoghi nei<br />

quali, come ricorda Calamandrei, sono nate la democrazia e la costituzione italiane.<br />

m.b<br />

A. CANOVI, M. MaRINI, ... Siate uno Stradella, Stradello, Casalgrande 2005, pp. 276<br />

s.i.p.<br />

La Cooperativa sociale Stradello di Scandiano ha da poco compiuto vent'anni di<br />

<strong>in</strong>tensa attività che gli autori si propongono di ricordare. Tanti gli attori co<strong>in</strong>volti nel<br />

progetto della cooperativa quali comuni, ASL, associazioni, servizio civ<strong>il</strong>e e volontari.<br />

Dopo una prima parte dedicata al «come" è nata l'idea dello Stradello e alle cooperative<br />

sociali, vengono presentati ricordi e memorie dei vari amm<strong>in</strong>istratori che si sono<br />

succeduti alla guida del consorzio scandianese, ma anche dei numerosi operatori<br />

che vi hanno prestato servizio: obiettori di coscienza, volontari e fam<strong>il</strong>iari. La parte<br />

centrale dell'opera <strong>il</strong>lustra la nascita, la crescita e lo sv<strong>il</strong>uppo della cooperativa, dalla<br />

richiesta presentata nel 1982 alla regione Em<strong>il</strong>ia Romagna di un f<strong>in</strong>anziamento per<br />

un «progetto sperimentale teso al recupero sociale e psicofisico di soggetti m<strong>in</strong>orati<br />

psichici", culm<strong>in</strong>ata nel 1984 con la fondazione della cooperativa, f<strong>in</strong>o ai giorni nostri<br />

con i suoi più recenti impegni.<br />

Il volume è completato <strong>in</strong> appendice con l'elenco di tutti gli amm<strong>in</strong>istratori<br />

succedutisi <strong>in</strong> venti anni di lavoro e con alcune schede e grafici che s<strong>in</strong>tetizzano<br />

l'attività svolta allo Stradello.<br />

m.b<br />

F. LONGa, M. MODER, Storia della Venezia Giulia, 1918-1998. Da Francesco Giuseppe<br />

all'<strong>in</strong>contro F<strong>in</strong>i-Violante, Bald<strong>in</strong>i Castoldi Dalai, M<strong>il</strong>ano 2004, 13,20 euro<br />

Si parla di pag<strong>in</strong>e oscure, mai chiarite a proposito dei tragici fatti che segnarono la<br />

storia del conf<strong>in</strong>e orientale italiano all'<strong>in</strong>domani dell'8 settembre 1943 e della f<strong>in</strong>e della<br />

seconda guerra mondiale, del maggio 1945. Ma la bibliografia esistente sulle foibe,<br />

scrivono gli autori, «parla chiaro. A livello nazionale esistono qu<strong>in</strong>tali di libri, più o<br />

meno seri a disposizione di chiunque volesse veramente sapere".<br />

Il punto è: ma si vuole veramente sapere Noi, per rispondere alla domanda degli<br />

autori, consigliamo la lettura di questo libretto non solo a coloro che sono <strong>in</strong>teressati o<br />

per d<strong>il</strong>etto o per studio alla storia di quella regione di conf<strong>in</strong>e, ma anche, e soprattutto,<br />

a coloro che, professionisti della politica, per un confuso senso di storia condivisa<br />

(con la memoria dei post fascisti) dimenticano che gli <strong>in</strong>foibamenti sono <strong>in</strong>nanzi tutto<br />

la conseguenza di vent'anni di regime monarco-fascista e non <strong>il</strong> tragico risultato del<br />

regime «slavo-comunista", secondo la def<strong>in</strong>izione razzista della destra nostrana. E tutti<br />

gli storici seri non parlano di «pulizia etnica", ma piuttosto di ragioni politiche - e<br />

di vendette nei confronti degli italiani quali rappresentanti dello stato fascista - che<br />

collocano nella giusta (anche se drammatica) prospettiva e nel contesto storico di<br />

allora le foibe, oggi a rischio di diventare, con la Giornata del ricordo, <strong>il</strong> contrappeso<br />

della Risiera di San Sabba.<br />

205


Questo non toglie o cancella, come sottol<strong>in</strong>eano Longo e Moder, la drammaticità di<br />

quelle morti che furono anche <strong>il</strong> frutto della confusione che regnò <strong>in</strong> Istria, soprattutto<br />

all'<strong>in</strong>domani dell'8 settembre '43, quando nelle f<strong>il</strong>e dei partigiani (italiani, sloveni e<br />

croati) si <strong>in</strong>f<strong>il</strong>trarono quelli "dell'ultima ora». Per un approfondimento di questi fatti <strong>in</strong><br />

particolare è ut<strong>il</strong>e la lettura del libro di Giacomo Scotti, Dossier Foibe, Manni, Lecce<br />

2005.<br />

L'ag<strong>il</strong>e libretto dei due giornalisti, arricchito di un'<strong>in</strong>telligente bibliografia ragionata<br />

sull'argomento, consente una rapida, ma non superficiale, conoscenza della complessa<br />

storia della Venezia Giulia da Francesco Giuseppe all'<strong>in</strong>contro F<strong>in</strong>i-Violante. Insomma,<br />

da leggere.<br />

g.b<br />

A. NEGRI, La differenza italiana, Nottetempo, Roma 2005, p. 28, 3,00 euro<br />

Sono poche pag<strong>in</strong>e per dire che la f<strong>il</strong>osofia italiana non ha conosciuto <strong>il</strong> Novecento<br />

o quasi. "Oltre <strong>il</strong> Risorgimento, la f<strong>il</strong>osofia non è andata. Zavorra universitaria, fracasso<br />

delle mode, sciocchezze dei nuovi strumenti mediatici, tutto questo si è affermato<br />

nel passaggio secolare, costruendo e diffondendo visioni f<strong>il</strong>osofiche dogmatiche,<br />

compiacimenti settari o divagazioni letterarie. Tuttavia se l'Italia non ha un centro,<br />

la f<strong>il</strong>osofia italiana non è neppure prov<strong>in</strong>ciale: è solo debole, è da sempre f<strong>il</strong>osofia<br />

debole, debole davanti alla politica e ai padroni, ai dittatori e ai papi» (p. 6).<br />

Negri <strong>in</strong>dividua, a metà tra <strong>il</strong> desiderio di provocare e la ricerca di ciò che è<br />

"radicale», <strong>in</strong> Mario Tronti, Antonio Gramsci e Luisa Muraro, le tre eccezioni a questo<br />

deserto da "pensiero molle», tre resistenze al dom<strong>in</strong>io <strong>in</strong> nome della differenza<br />

(sociale, di genere ... ). In loro è lo spirito di sovversione, globale e creativo. "Queste<br />

posizioni della differenza, mentre rivalutano la scena f<strong>il</strong>osofica italiana fuori dalle<br />

"terze pag<strong>in</strong>e" e dall'accademia, son divenute seme di una nuova f<strong>il</strong>osofia a livello<br />

globale» (pp. 22-23).<br />

In particolare, Gramsci è <strong>il</strong> vero ponte fra Risorgimento e :xx secolo. Gramsci ha<br />

saputo, da traditore dello stal<strong>in</strong>ismo, riportare la f<strong>il</strong>osofia nelle lotte vitali, muovendosi<br />

per un avvenire. "Purtroppo, la non-f<strong>il</strong>osofia degli epigoni togliattiani (ovvero l'orrib<strong>il</strong>e<br />

c<strong>in</strong>ismo ormai divenuto egemone nella s<strong>in</strong>istra) e la voluttà di sterm<strong>in</strong>io degli stal<strong>in</strong>isti<br />

(che così bene si espresse contro i movimenti negli anni Settanta) hanno nascosto e<br />

mistificato anche questa povera voce rivoluzionaria» (p. 11). L'opera gramsciana è <strong>il</strong><br />

segno di una rottura, di una resistenza, non materia da "storia della f<strong>il</strong>osofia».<br />

Francesco Paolella<br />

M. FRANZINELLI (a cura di), Ultime lettere di condannati a morte e di deportati<br />

della resistenza, 1943-1945, Mondadori, M<strong>il</strong>ano 2005, 18,50 euro<br />

A sessant'anni dalla f<strong>in</strong>e della seconda guerra mondiale, <strong>il</strong> dibattito<br />

sull'<strong>in</strong>terpretazione dei drammatici avvenimenti che hanno contraddist<strong>in</strong>to i venti<br />

mesi compresi tra l'armistizio dell'8 settembre 1943 e la f<strong>in</strong>e dell'apr<strong>il</strong>e 1945 è ancora<br />

vivo: fu lotta di liberazione, guerra civ<strong>il</strong>e, scontro di classe Una fonte autentica per<br />

sapere che cosa muoveva gli animi dei combattenti della Resistenza è costituita dai<br />

messaggi <strong>in</strong>dirizzati ai fam<strong>il</strong>iari nell'imm<strong>in</strong>enza dell'esecuzione o durante <strong>il</strong> penoso<br />

trasferimento verso i campi di sterm<strong>in</strong>io del Reich. Questo libro raccoglie le lettere di<br />

cento partigiani trucidati dai fascisti o dai tedeschi e di quaranta tra oppositori politici<br />

ed ebrei stroncati dalla deportazione.<br />

Il volume si situa a più di c<strong>in</strong>quant'anni di distanza dalle celebri Lettere di<br />

condannati a morte della Resistenza italiana, curate da Piero Malvezzi e Giovanni<br />

Pirelli per l'editore E<strong>in</strong>audi, nel 1952. Da un lato, rispetto al classico e<strong>in</strong>audiano, <strong>il</strong><br />

206


volume di Franz<strong>in</strong>elli si pone <strong>in</strong> una prospettiva di <strong>in</strong>tegrazione per ciò che concerne<br />

la scelta del materiale documentario: accanto a novanta lettere di fuc<strong>il</strong>ati, <strong>in</strong>fatti,<br />

vengono prese <strong>in</strong> considerazione sia la categoria dei deportati nei lager tedeschi<br />

per motivi razziali e politici, sia quella dei testamenti spirituali - rispettivamente<br />

con quaranta e dieci testi, per un totale di centoquaranta documenti. Si trova poi <strong>in</strong><br />

questi messaggi, <strong>in</strong> queste lettere prevalentemente di giovani; figli, mariti, fidanzati,<br />

che si rivolgono alla madre, alla fidanzata, alla moglie, ai figli, una scrupolosissima<br />

attenzione f<strong>il</strong>ologica che accompagna la selezione e la riproduzione dei testi, affrontate<br />

sistematicamente a partire non da successive trascrizioni, spesso viziate da alterazioni<br />

e imprecisioni di diversa natura, ma dagli esemplari orig<strong>in</strong>ali: ciò mantenendo gli<br />

eventuali, frequenti errori di grammatica e di s<strong>in</strong>tassi che vi compaiono, i quali<br />

possono derivare tanto da una scarsa frequentazione del condannato con la scrittura,<br />

quanto dagli effetti fisici della tortura o dallo sgomento provato a poche ore dalla<br />

morte. La scelta dei documenti ha cercato un'equ<strong>il</strong>ibrata rappresentazione delle classi<br />

sociali impegnate nel movimento di resistenza: preponderanza di contad<strong>in</strong>i e operai,<br />

qu<strong>in</strong>di impiegati, studenti, artigiani, m<strong>il</strong>itari, <strong>in</strong>tellettuali (per quanto riguarda l'età,<br />

si va dai 16 ai 25 anni per due terzi dei trucidati presi <strong>in</strong> esame). Inoltre, l'<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e<br />

sui prof<strong>il</strong>i biografici dei morituri - volta alla preparazione delle schede personali che<br />

<strong>il</strong> curatore ha meritoriamente affiancato a ciascuna lettera - ha osservato sempre<br />

criteri impostati alla massima trasparenza e completezza. Chi sfogli questo volume<br />

trarrà, probab<strong>il</strong>mente, una sensazione di omogeneità: centoquaranta prof<strong>il</strong>i biografici<br />

suddivisi <strong>in</strong> quattro sezioni, con le foto degli autori, come se ad ogni condannato<br />

a morte o <strong>in</strong>ternato <strong>in</strong> un lager venisse offerta la possib<strong>il</strong>ità di un'ultima lettera,<br />

di un commiato: <strong>in</strong> realtà diverse migliaia di partigiani e di civ<strong>il</strong>i sono stati uccisi<br />

senza poter rivolgere l'estremo saluto ai fam<strong>il</strong>iari e i loro corpi dispersi, vivi solo nel<br />

ricordo dei loro cari.<br />

Si è discusso e si discute pretestuosamente di equiparazioni e riconc<strong>il</strong>iazioni.<br />

Sim<strong>il</strong>i discorsi - ovviamente neppure pensab<strong>il</strong>i altrove <strong>in</strong> Europa - cesserebbero di<br />

avere statuto nel dibattito pubblico della nostra nazione, se solo si tornasse a prestare<br />

ascolto alle voci, irriducib<strong>il</strong>mente contrastanti, di coloro che si vorrebbe equiparare<br />

e riconc<strong>il</strong>iare. In questo senso <strong>il</strong> libro di Franz<strong>in</strong>elli ci <strong>in</strong>duce a un «ritorno alle fonti»<br />

quanto mai salutare: è un libro che ha <strong>in</strong>teso accettare, prima di altre, la «sfida contro<br />

l'oblio» e che esce <strong>in</strong> segno di «dolorosa riconoscenza» nei confronti «di chi è stato<br />

ucciso per essersi opposto alla dittatura fascista e all'occupazione nazista».<br />

È <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>ante <strong>il</strong> confronto - sostenuto da numerosi esempi empirici - che <strong>il</strong><br />

curatore propone, nell'Introduzione, fra le ultime lettere dei caduti della Resistenza<br />

e quelle di chi è morto combattendo nelle f<strong>il</strong>e della Repubblica sociale. I secondi<br />

riuscivano a scrivere ai propri cari piuttosto regolarmente; <strong>il</strong> messaggio essenziale<br />

che comunicavano era la loro permanenza <strong>in</strong> vita tra un'azione di guerra e l'altra. I<br />

primi non scrivevano per non mettere parenti e amici a rischio di ritorsione; quando<br />

lo facevano - ammesso che fosse dato loro <strong>il</strong> permesso, cosa nient'affatto scontata<br />

- era per trasmettere la notizia della loro morte imm<strong>in</strong>ente. Terreno comune, negli<br />

epistolari dei due schieramenti, si riscontra solo nella dimensione privata del lutto,<br />

nel dolore che pervade <strong>il</strong> congedo dai parenti e dalle persone amate: <strong>il</strong> dato affettivo<br />

è quello dom<strong>in</strong>ante <strong>in</strong> entrambi i casi, come ripetute sono anche le espressioni di<br />

fede religiosa.<br />

I messaggi più toccanti sono quelli rivolti ai figli, sia dai condannati a morte<br />

che dai deportati; alcune lettere dovranno attendere anni prima di essere lette e<br />

comprese dal dest<strong>in</strong>atario. L'ultima lettera rappresenta una prova molto dura per <strong>il</strong><br />

condannato, una sfida con se stesso per trovare <strong>il</strong> coraggio di staccarsi da tutti gli<br />

affetti, per togliersi dalla mente l'idea di un futuro, per sé.<br />

Il messaggio che ci viene oggi dalla lettura di queste lettere pone degli <strong>in</strong>terrogativi<br />

morali di grande spessore: anche se l'attuale società non ha nulla <strong>in</strong> comune con<br />

quella contro cui gli scriventi si sono ribellati; cosa abbiamo fatto della società che<br />

207


ci hanno affidato Cosa abbiamo fatto del loro ideale di solidarietà Che significato<br />

abbiamo dato alla loro morte<br />

Lella V<strong>in</strong>sani<br />

L'Italia del Novecento. Le fotografie e la storia. Il potere da Giolitti a Mussol<strong>in</strong>i (1900-<br />

1945), a cura di G. De Luna, G. D'Aut<strong>il</strong>ia e L. Crescenti, E<strong>in</strong>audi, Tor<strong>in</strong>o 2005, 78<br />

euro<br />

Una «storia fotografica dell'Italia» <strong>in</strong>solita e <strong>in</strong>novativa: nei tre volumi che<br />

costituiranno l'opera, <strong>il</strong> rapporto testo/immag<strong>in</strong>e è capovolto, con <strong>il</strong> testo che assume<br />

un ruolo anc<strong>il</strong>lare rispetto alle immag<strong>in</strong>i. Le fotografie non <strong>il</strong>lustrano un discorso<br />

storico già impostato su documenti scritti, ma diventano uno strumento autonomo<br />

del raccontare e una fonte per la conoscenza storica, <strong>in</strong> grado di mostrare la storia<br />

«latente» degli uom<strong>in</strong>i: quello che essi provano senza sapere che i loro dolori, <strong>il</strong> loro<br />

lavoro e <strong>il</strong> loro riposo è a pieno titolo «storia». Il primo volume è dedicato allo sguardo<br />

dall'alto, quello istituzionale del potere politico che si autorappresenta; <strong>in</strong> particolare,<br />

al rapporto tra l'organizzazione dello spazio pubblico e <strong>il</strong> potere durante <strong>il</strong> fascismo.<br />

Numerose sono le foto dell'Istituto Luce che documentano la rappresentazione di tale<br />

rapporto attraverso gli eventi, la monumentalizzazione dei luoghi, la simbologia, ma<br />

anche e soprattutto attraverso la «fisicità» della politica, la dimensione che i «corpi»<br />

hanno assunto nella politica massificata del Novecento.<br />

L'Italia del Novecento è la descrizione dell'Italia e degl'italiani attraverso lo sguardo<br />

delle istituzioni e dei partiti, quello dei fotografi professionisti o delle agenzie e quello<br />

stesso degli italiani che si sono autorappresentati attraverso la fotografia di famiglia.<br />

Dall'<strong>in</strong>crocio di questi sguardi emerge una storia italiana <strong>in</strong> cui la complementarità<br />

tra locale, regionale e nazionale rappresenta la soluzione adottata, autonomamente<br />

dal basso, per sopperire alle carenze dell'«artificialismo» statuale; queste identità locali<br />

sono, <strong>in</strong>fatti, sopravvissute con spontanea vitalità, non ponendosi <strong>in</strong> alternativa allo<br />

Stato unitario ma semmai sottol<strong>in</strong>eando i limiti nella capacità di attivare un efficace<br />

processo di <strong>in</strong>tegrazione.<br />

Questa storia italiana nasce proprio con <strong>il</strong> nuovo Stato: fatta l'Italia si avverte<br />

la necessità di istituzionale di costruire un accurato <strong>in</strong>ventario degli italiani, e, allo<br />

stesso, tempo del paesaggio e delle bellezze artistiche. Ma è ancora una produzione<br />

fotografica rivolta all'<strong>in</strong>terno, è lo Stato a mostrare a se stesso <strong>il</strong> Paese.<br />

Il vero atto fondante di una fotografia davvero istituzionale si avrà solo con<br />

l'avvento della Grande guerra.<br />

Quella che ci è pervenuta è una rappresentazione «f<strong>il</strong>trata» del conflitto che farà<br />

scuola di lì a pochi anni presso i responsab<strong>il</strong>i dell'immag<strong>in</strong>e del regime fascista istruiti<br />

dalle <strong>in</strong>tuizioni mussol<strong>in</strong>iane, costoro si faranno <strong>in</strong>terpreti della necessità di supportare,<br />

attraverso la fotografia e i f<strong>il</strong>m dell'Istituto Luce, quella mob<strong>il</strong>itazione permanente<br />

del cittad<strong>in</strong>o che avrebbe dovuto costituire la premessa di una sua trasformazione<br />

nell'«uomo nuovo» fascista.<br />

Questo primo volume di un'opera che si prevede consti di quattro tomi è dedicato<br />

alle foto e ai saggi di storici <strong>il</strong>lustri, quali, Giovanni De Luna, Antonio Gibelli, Luca<br />

Crescenti, Sergio Luzzatto e altri volti a mostrare <strong>il</strong> rapporto tra fotografia e potere,<br />

<strong>in</strong>teso nelle sue tante accezioni.<br />

La fotografia di guerra è strumento di propaganda già «mediato»; <strong>in</strong>fatti la guerra<br />

sofferta, dolorosa e mortifera, disgustosa e disord<strong>in</strong>ata, rimane sullo sfondo. Le sue<br />

tracce fotografiche sono fugaci ed episodiche, mai tali da <strong>in</strong>taccare la compattezza<br />

della visione accettab<strong>il</strong>e, se non addirittura sacralizzata del conflitto.<br />

Vi è poi descritta, per immag<strong>in</strong>i, tutta l'epopea dell'ascesa e della caduta di Mussol<strong>in</strong>i<br />

al potere; gli anni fulgidi, <strong>in</strong> cui le foto mostravano folle oceaniche <strong>in</strong> ascolto delle<br />

parole del duce, gli anni <strong>in</strong> cui le sf<strong>il</strong>ate si susseguivano per «fascistizzare» l'Italia e<br />

208


gl'italiani f<strong>in</strong>o alla guerra di Liberazione, all'Italia di Salò e di chi scelse di combattere per<br />

la bella morte e l'Italia dei cosiddetti ribelli, dei partigiani, dei resistenti. L'iconografia<br />

che riguarda questi ultimi ha un tratto ben diverso dalle foto ufficiali del regime e del<br />

potere <strong>in</strong> senso lato; a sfogliare le immag<strong>in</strong>i prodotte dalle varie brigate partigiane si<br />

ha una sensazione di improvvisazione; sopra ogni cosa dom<strong>in</strong>a un atteggiamento di<br />

sospetto verso <strong>il</strong> mezzo fotografico, che si può rivelare, nel caso le immag<strong>in</strong>i cadano<br />

<strong>in</strong> mani nemiche, causa di ritorsioni sui combattenti ritratti e sui loro fam<strong>il</strong>iari o nei<br />

confronti della popolazione civ<strong>il</strong>e.<br />

Anche dal punto di vista della documentazione storica di quanto stava avvenendo,<br />

l'attenzione alle potenzialità delle immag<strong>in</strong>i si manifesterà solo negli ultimi mesi e<br />

talvolta negli ultimi giorni della guerra.<br />

Lella V<strong>in</strong>sani<br />

F. FOCARDI, La guerra della memoria. La resistenza nel dibattito politico italiano dal<br />

1945 a oggi. Laterza, Roma-Bari, 2005, pp. 364, 20 euro<br />

AA.W., La Resistenza contesa. Memoria e rappresentazione dell'antifascismo nei<br />

manifesti politici degli anni settanta, a cura di Diego Melegari, Ilaria La Fata. M<strong>il</strong>ano,<br />

Edizioni Punto rosso, 2004, pp. 128, 12 euro<br />

In occasione del sessantesimo anniversario gli scaffali delle librerie si sono<br />

nuovamente riempiti di opere dedicate al periodo resistenziale. Accanto alle nuove<br />

ricerche storiche e alla riproposizione di altre che hanno segnato svolte determ<strong>in</strong>anti<br />

per la storiografia resistenziale, sono comparse anche nuove pubblicazioni dedicate<br />

al tema della «memoria della Resistenza" ossia alle modalità attraverso le quali si è<br />

cercato, nei sessant'anni di storia dell'Italia repubblicana, di costruire un'immag<strong>in</strong>e ad<br />

uso pubblico della Resistenza. Il tentativo di fondo è stato sempre lo stesso: costruirne<br />

una memoria da trasmettere alle future generazioni, <strong>in</strong> grado di essere condivisib<strong>il</strong>e<br />

e capace di veicolare valori nei quali tutta la nazione potesse riconoscersi. Eppure,<br />

la costruzione di questa memoria non è operazione semplice e soprattutto non è<br />

operazione avulsa dal contesto storico nella quale si è svolta, come dimostra <strong>il</strong> lavoro<br />

di F<strong>il</strong>ippo Focardi La guerra della memoria. L'autore, attraverso l'analisi di discorsi<br />

pubblici, articoli di giornale e <strong>in</strong>terventi su riviste specialistiche o di divulgazione<br />

fatte da storici o esponenti politici di spicco di vari partiti, ricostruisce le varie tappe<br />

attraverso le quali si è costruita e mantenuta una memoria della Resistenza attraverso<br />

i sessant'anni dell'Italia repubblicana.<br />

Entrando nello specifico, Focardi <strong>in</strong>dividua come <strong>il</strong> primo tentativo di costruire<br />

un'immag<strong>in</strong>e dell'antifascismo, nella quale tutti gli italiani potessero riconoscersi, venne<br />

fatto già nei primi giorni immediatamente successivi all'armistizio dell'8 settembre '43.<br />

Infatti, <strong>il</strong> repent<strong>in</strong>o cambiamento di alleanze operato dal governo italiano lo costr<strong>in</strong>sero<br />

a giustificare <strong>il</strong> suo operato agli occhi dei cittad<strong>in</strong>i italiani ed a costruire un'immag<strong>in</strong>e<br />

della nazione <strong>in</strong> grado di farle acquisire credib<strong>il</strong>ità presso i governi Alleati. Si affermò,<br />

<strong>in</strong> questo modo, una narrazione dell'antifascismo che faceva leva su alcuni punti<br />

fenni che solo <strong>in</strong> parte avevano a che vedere con la realtà storica e molto con <strong>il</strong> clima<br />

politico nazionale ed <strong>in</strong>ternazionale che seguì la svolta dell'8 settembre. Venne così<br />

a costituirsi, sostenuta dal governo Badoglio, una narrazione storica autoassolutoria<br />

che nel tentativo di rispondere alle accuse di «tradimento", avanzate dal neo costituito<br />

governo di Salò, presentava l'Italia come nazione non «artefice" ma piuttosto «vittima"<br />

di un governo oppressivo e dittatoriale che ha portato ad alleanze <strong>in</strong>naturali -come<br />

quella con la Germania di Hitler - che <strong>il</strong> popolo italiano nella sua maggioranza non<br />

ha voluto. L'accusa di «tradimento" venne dunque rispedita al mittente dal governo<br />

italiano, che, al tempo stesso, tagliando i ponti col passato fascista si presentava come<br />

alleato credib<strong>il</strong>e nei confronti di Ingh<strong>il</strong>terra e Stati Uniti. Tuttavia, come è fac<strong>il</strong>e <strong>in</strong>tuire,<br />

209


210<br />

si costruiva un paradigma dell'antifascismo che, se pure rispondeva a legittime e<br />

comprensib<strong>il</strong>i esigenze politiche, aveva <strong>il</strong> grave difetto di produrre un racconto storico<br />

parziale e con diverse reticenze. Sostenuto dalla propaganda governativa nacque, <strong>in</strong><br />

questo modo, <strong>il</strong> mito del «buon italiano" che seppur aveva combattuto a fianco del<br />

«cattivo tedesco», <strong>in</strong> realtà, non ne aveva mai condiviso gli ideali di sopraffazione ed <strong>il</strong><br />

f<strong>in</strong>e di conquista, dist<strong>in</strong>guendosi, anzi, per <strong>il</strong> grado di umanità dimostrato negli scenari<br />

di guerra nei quali fu co<strong>in</strong>volto.<br />

Con la f<strong>in</strong>e del secondo conflitto mondiale e l'<strong>in</strong>izio delle trattative per gli accordi di<br />

pace, tale impostazione venne ripresa anche dall'antifascismo v<strong>in</strong>citore che cont<strong>in</strong>uava<br />

a sostenere l'idea secondo la quale l'Italia democratica non poteva pagare per le colpe<br />

dell'«Italia di Mussol<strong>in</strong>i». Anzi, secondo lo schieramento antifascista la maggioranza<br />

del popolo italiano appena la dittatura aveva allentato la sua stretta repressiva ha<br />

combattuto unitariamente <strong>in</strong> una nuova guerra di liberazione nazionale, un secondo e<br />

glorioso Risorgimento, con la quale si è riscattato - se mai ce ne fossero state - dalle<br />

colpe del passato.<br />

Da tale narrazione, vennero volutamente omessi aspetti storici fondamentali come<br />

l'esistenza di un consenso diffuso al regime, <strong>il</strong> carattere di guerra civ<strong>il</strong>e e di classe<br />

della Resistenza e, soprattutto, si cercò di scaricare su Mussol<strong>in</strong>i ogni responsab<strong>il</strong>ità del<br />

fascismo e della guerra glissando sul comportamento degli italiani e sulle ragioni che<br />

portarono all'avvento del fascismo e all'alleanza con la Germania.<br />

Grazie ad un bombardamento a livello istituzionale, di pubblicistica e giornali, fra <strong>il</strong><br />

1945 ed <strong>il</strong> 1947, questo paradigma dell'antifascismo venne fatto proprio, anche se con<br />

diverse sfumature, da tutti i partiti democratici, costituendo quella che Focardi chiama<br />

la «narrazione egemonica dell'antifascismo". Ed è proprio <strong>in</strong>torno all'affermazione,<br />

messa <strong>in</strong> discussione, svalutazione, rivalutazione della «narrazione egemonica<br />

dell'antifascismo», costruita ad arte dopo 1'8 settembre, che nel dopoguerra si è giocata<br />

- anche se sarebbe meglio dire «si gioca» - la guerra della memoria.<br />

All'<strong>in</strong>terno della storia dell'Italia repubblicana, <strong>in</strong>fatti, sono ravvisab<strong>il</strong>i diversi periodi<br />

che segnano di volta <strong>in</strong> volta o un'aperta condivisione della «narrazione egemonica»<br />

oppure una sua messa <strong>in</strong> discussione parziale o complessiva. Ripercorrere le fasi di<br />

questo scontro significa allora ricostruire la storia della guerra della memoria della<br />

Resistenza che non è stata solamente una contrapposizione tra due opposti campi,<br />

quello del neofascismo e dell'antifascismo, ma è stata combattuta anche all'<strong>in</strong>terno<br />

dello stesso schieramento antifascista. Infatti, mentre le critiche e le rivendicazioni<br />

della destra neofascista <strong>in</strong> cerca di riab<strong>il</strong>itazione rimarranno pressoché costanti<br />

per tutto <strong>il</strong> periodo repubblicano - nel tentativo di presentare la resistenza come<br />

«guerra fratricida" che ha contrapposto due parti alle quali spetta lo stesso grado di<br />

legittimità - all'<strong>in</strong>terno dello stesso schieramento antifascista le frizioni non tarderanno<br />

ad emergere soprattutto nel clima della guerra fredda e negli anni successivi al<br />

1947, caratterizzati sul piano politico nazionale dalla estromissione delle s<strong>in</strong>istre dal<br />

governo e dalla rottura dell'unità delle forze che durante la lotta partigiana avevano<br />

dato vita al CLN. Mentre la s<strong>in</strong>istra, <strong>in</strong> cerca di legittimazione e sbocco di governo,<br />

cont<strong>in</strong>uava a difendere ed a r<strong>in</strong>verdire la memoria della Resistenza secondo i canoni<br />

della «narrazione egemonica», <strong>in</strong>sistendo particolarmente sul suo aspetto unitario e<br />

popolare; diversamente agì <strong>il</strong> fronte dei partiti moderati che, pur non rigettando <strong>il</strong><br />

passato resistenziale, tendeva a considerarlo come un pesante fardello storico e si<br />

mostrava più <strong>in</strong>teressato - operazione non esente da <strong>in</strong>teressi elettoralistici - a creare<br />

un clima di pacificazione e ricomposizione delle fratture politiche del paese che, <strong>in</strong><br />

alcuni casi, slitta pericolosamente verso la rimozione della memoria della Resistenza,<br />

pur senza mai giungere a questo punto. In questo contesto non certo l<strong>in</strong>eare, come<br />

testimonia l'elezione di Gronchi a presidente della Repubblica nel 1955, era dunque<br />

normale assistere ad un offuscamento a livello statale dei valori della Resistenza la cui<br />

memoria veniva celebrata soprattutto dalle forze della s<strong>in</strong>istra.<br />

Offuscati dalle contrapposizioni degli anni del centrismo, i valori della Resistenza


trovarono un loro r<strong>il</strong>ancio dopo la caduta dal governo Tambroni e l'<strong>in</strong>gresso dei<br />

socialisti nell'area di governo all'<strong>in</strong>terno di un clima <strong>in</strong>ternazionale più disteso. Negli<br />

anni Sessanta la «narrazione egemonica" dell'antifascismo venne r<strong>il</strong>anciata, tanto da<br />

affermarsi come «ideologia" diffusa nel paese e condivisa da tutti i partiti dell'arco<br />

costituzionale. La svolta si notò anche a livello commemorativo, tanto che nel 1965,<br />

per la prima volta, le celebrazioni per <strong>il</strong> 25 apr<strong>il</strong>e si tennero sotto l'alto patronato<br />

del Presidente della Repubblica e segnarono l'ufficializzazione della memoria della<br />

Resistenza che si pone come mito fondante della Repubblica italiana secondo la ben<br />

nota formula: «Repubblica nata dalla Resistenza". Successivamente, tale tendenza<br />

celebrativa e politica si mantenne e rafforzò, almeno s<strong>in</strong>o agli anni Ottanta, come è<br />

testimoniato dal grande sforzo celebrativo <strong>in</strong> occasione del trentesimo anniversario e<br />

dall'elezione di Sandro Pert<strong>in</strong>i a Presidente della Repubblica nel 1978. Senza entrare<br />

eccessivamente nei dettagli, è tuttavia necessario sottol<strong>in</strong>eare come anche all'<strong>in</strong>terno<br />

di questo quadro unitario, che segna <strong>il</strong> periodo di massima rivalutazione della<br />

memoria della Resistenza, le contrapposizioni ideologiche non riuscivano ad essere<br />

completamente ricomposte nel nome della Resistenza. Seppure nell'unità, la memoria<br />

della Resistenza cont<strong>in</strong>uava ad essere una memoria <strong>in</strong>quieta e le diverse componenti<br />

politiche faticavano nell'<strong>in</strong>dividuare un'<strong>in</strong>terpretazione comune. Intatti, mentre i partiti<br />

della s<strong>in</strong>istra <strong>in</strong>sistevano nel considerare la Resistenza come <strong>il</strong> punto di partenza di<br />

una serie di riforme democratiche e sociali che ancora dovevano essere realizzate, <strong>in</strong><br />

polemica con le forze di governo; i partiti moderati si appropriavano della memoria<br />

della Resistenza considerandola come una lotta contro al totalitarismo, <strong>in</strong> contrasto<br />

con <strong>il</strong> partito comunista.<br />

Nonostante le divisioni, che non <strong>in</strong>cr<strong>in</strong>avano lo sforzo commemorativo unitario,<br />

compiuto da tutte le forze politiche (MSI escluso, ovviamente), la visione «egemonica<br />

dell'antifascismo" venne posta sotto dura critica da quelle forze politiche sorte<br />

sull'onda del movimento studentesco e delle lotte operaie del biennio '68-69. Le<br />

ragioni profonde di questa messa <strong>in</strong> discussione risiedevano nel clima nella quale<br />

si trovava l'Italia dopo <strong>il</strong> 12 dicembre 1969 con lo scoppio della bomba <strong>in</strong> Piazza<br />

Fontana a M<strong>il</strong>ano, che segnava l'<strong>in</strong>izio delle strategia della tensione - fatta di<br />

bombe, stragi, omicidi sospetti, ma anche di un generale aumento della violenza<br />

politica nelle piazze ad opera di gruppi del neofascismo che spesso agivano con la<br />

complicità e la connivenza di alcuni settori dello Stato - volta alla destab<strong>il</strong>izzazione<br />

del sistema politico al f<strong>in</strong>e di favorire svolte conservatrici e autoritarie. Per le forze<br />

che compongono l'arco costituzionale (dalla DC al PCI, dal PLI al psr), la risposta allo<br />

stragismo, all'eversione della destra radicale, ai rischi di una <strong>in</strong>voluzione autoritaria<br />

e, successivamente, al terrorismo rosso, doveva compiersi sul terreno della legalità<br />

tramite l'unità delle forze democratiche nella difesa della garanzie e delle istituzioni<br />

repubblicane considerate come massima conquista della Resistenza. Diversamente,<br />

i gruppi della «nuova s<strong>in</strong>istra", <strong>in</strong> contrapposizione ed <strong>in</strong> competizione con la<br />

«narrazione egemonica" dell'antifascismo, si fecero <strong>in</strong>terpreti di un antifascismo<br />

«m<strong>il</strong>itante", che mirava sia alla delegittimazione del fenomeno neofascista, negando ad<br />

esso gli spazi concreti per l'<strong>in</strong>iziativa politica, <strong>in</strong>dividuava nella cont<strong>in</strong>uità fra lo Stato<br />

fascista e lo Stato repubblicano l'orig<strong>in</strong>e della strategia della tensione, e recuperava<br />

i temi della tradizione azionista e dei comunisti dissidenti, connotando la Resistenza<br />

come lotta di classe e «rivoluzione tradita". Alla memoria ufficializzata della Resistenza<br />

dell'«antifascismo tricolore", così come venne chiamato quello dei partiti istituzionali,<br />

venne contrapposto dai partiti della nuova s<strong>in</strong>istra l' «antifascismo rosso" o «antifascismo<br />

m<strong>il</strong>itante" che alle stanche e ritualizzate celebrazioni ufficiali contrapponeva l'attivismo<br />

della piazza e recuperava l'aspetto di lotta antisistemica <strong>in</strong>sita nell'antifascismo e nella<br />

Resistenza che la narrazione egemonica, <strong>in</strong> nome dell'unità, aveva messo da parte.<br />

Sulla contrapposizione tra queste due diverse decl<strong>in</strong>azioni dell'antifascismo si<br />

<strong>in</strong>centrano alcuni <strong>in</strong>teressanti saggi storici contenuti nel libro La Resistenza contesa<br />

prodotto dal Centro Studi per la Stagione dei movimenti di Parma che - attraverso<br />

211


l'analisi dei manifesti politici prodotti dalle forze appartenenti ai partiti democratici e<br />

alla nuova s<strong>in</strong>istra durante la stagione dei movimenti - riescono a mettere <strong>in</strong> luce <strong>il</strong><br />

tentativo operato da tutte le forze politiche, dalla destra liberale alla s<strong>in</strong>istra radicale,<br />

di costruire un immag<strong>in</strong>ario collettivo che ut<strong>il</strong>izzava la Resistenza come riferimento<br />

storico con <strong>il</strong> quale legittimare <strong>il</strong> proprio agire politico.<br />

Tornando al saggio di Focardi, che prosegue con la sua analisi s<strong>in</strong> oltre <strong>il</strong> 2000, <strong>il</strong><br />

quadro appena del<strong>in</strong>eato e che ha caratterizzato gli anni Settanta cambiò drasticamente<br />

negli anni successivi, quando venne lanciata una nuova sfida alla memoria della<br />

Resistenza. Anche se non è possib<strong>il</strong>e <strong>in</strong>dividuare con esattezza un anno di svolta - dato<br />

che alcune tendenze di messa <strong>in</strong> discussione della Resistenza erano già presenti prima<br />

del 1980 - si può comunque osservare che mentre negli anni Settanta la discussione<br />

sulla Resistenza rimase pur sempre un dibattito <strong>in</strong>terno al campo delle forze che si<br />

riconoscevano nell'antifascismo, con la svolta politica degli anni '80 - <strong>il</strong> drammatico<br />

passaggio della fase del terrorismo, l'<strong>in</strong>izio dei governi di pentapartito, la volontà di<br />

Bett<strong>in</strong>o Craxi di compiere un profondo r<strong>in</strong>novamento istituzionale e l'accantonamento<br />

di ogni prospettiva di <strong>in</strong>gresso nel governo da parte del PCI - la memoria della<br />

Resistenza, che negli anni precedenti era sembrata una salda acquisizione, fu sottoposta<br />

ad un nuovo attacco. Sul piano culturale l'azione venne condotta su due fronti: da<br />

una parte si portarono alla ribalta <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>calzante episodi già noti nei quali<br />

erano co<strong>in</strong>volti partigiani comunisti (si veda <strong>il</strong> processo per l'attentato di Via Rasella,<br />

Porzus, ed altri); dall'altra, venne avviato un processo di costante edulcorazione del<br />

regime fascista dip<strong>in</strong>to come «autoritarismo all'italiana». In questo modo, si creò <strong>il</strong><br />

retro terra ideale e culturale nel quale è potuto nascere e sv<strong>il</strong>upparsi <strong>il</strong> fenomeno<br />

del «revisionismo storico». Complice <strong>il</strong> crollo dei regimi (cosiddetti) del «socialismo<br />

reale» e lo sconquasso causato da Tangentopoli - che porta alla nascita di partiti<br />

sv<strong>in</strong>colati dall'eredità antifascista come la Lega Nord e Forza Italia, e la trasformazione<br />

del MSI <strong>in</strong> Alleanza Nazionale - si assistette ad un decennio di «<strong>in</strong>torpidimento della<br />

memoria» che è culm<strong>in</strong>ato negli anni Novanta con una vera e propria offensiva alla<br />

memoria della Resistenza che ha portato - secondo la def<strong>in</strong>izione data da Em<strong>il</strong>io<br />

Gent<strong>il</strong>e - ad un processo di «defascistizzazione retroattiva». L'obiettivo di fondo era<br />

quello di <strong>in</strong>durre l'op<strong>in</strong>ione pubblica ad accettare una pacificazione fra le due parti<br />

- molto spesso somigliante ad un'equiparazione fra fascismo e antifascismo - ut<strong>il</strong>e a<br />

ridef<strong>in</strong>ire i valori sui quali affermare una nuova identità nazionale, all'<strong>in</strong>terno della<br />

quale anche le destre post fasciste potessero riconoscersi ed entrare legittimamente,<br />

come effettivamente avvenne, nell'area di governo. Contro a tale assalto alla memoria<br />

della Resistenza la s<strong>in</strong>istra solo <strong>in</strong> parte riuscì a rispondere, riaffermando i canoni<br />

della «narrazione egemonica» e sfruttando le mob<strong>il</strong>itazioni di massa <strong>in</strong> occasione<br />

del 25 apr<strong>il</strong>e 1994 - che si tengono a pochi giorni dalla vittoria del primo governo<br />

Berlusconi che comprendeva al suo <strong>in</strong>terno anche gli eredi del neofascismo del MSI.<br />

Tuttavia, le risposte più efficaci arrivarono dai «grandi vecchi» dell'antifascismo come<br />

Leo Valiani, Vittorio Foa e Claudio Pavone, disposti ad un confronto con le tesi del<br />

revisionismo, come dimostra la rielaborazione del concetto di «guerra civ<strong>il</strong>e» compiuta<br />

da quest'ultimo. Sulla scia di questo r<strong>in</strong>novato dibattito, Focardi <strong>in</strong>dividua a partire<br />

dalla metà degli anni Novanta l'emergere di una nuova tendenza storiografica - tutt'ora<br />

vitale - che di fronte alle nuove istanze pone una r<strong>in</strong>novata attenzione ai crim<strong>in</strong>i del<br />

fascismo, gettando nuova luce sulla falsa immag<strong>in</strong>e del «buon italiano», rimediando<br />

così ad uno dei limiti storiografici sui quali, a causa dell'affermazione della «narrazione<br />

egemonica» dell'antifascismo, si era posato un pesante macigno.<br />

A livello politico, Focardi ricorda anche <strong>il</strong> ruolo svolto dal presidente della Repubblica<br />

Carlo Azelio Ciampi che, anche <strong>in</strong> anni diffic<strong>il</strong>i, è spesso <strong>in</strong>tervenuto contro al fac<strong>il</strong>e<br />

revisionismo storico schierandosi per una riaffermazione dei valori della Resistenza.<br />

Tuttavia, tale operazione, per quanto ut<strong>il</strong>e a non sp<strong>in</strong>gere la memoria della Resistenza<br />

verso l'oblio, è apparsa ancora legata all'<strong>in</strong>terpretazione tradizionale dell'antifascismo,<br />

senza la proposta di nuovi temi, priv<strong>il</strong>egiando la riaffermazione del carattere di lotta di<br />

212


liberazione nazionale della Resistenza, rivalutando <strong>il</strong> ruolo dell'esercito, stemperando<br />

"f<strong>in</strong> quasi a nascondere, gli elementi di differenziazione e di attrito fra le varie<br />

componenti antifasciste e l'aspetto di guerra civ<strong>il</strong>e» [p. 104] e re<strong>in</strong>troducendo, allo<br />

stesso tempo, alcuni di quei limiti <strong>in</strong>siti nel paradigma dell'antifascismo egemonico.<br />

Tuttavia, è anche grazie a Ciampi che si è compiuta la "rifondazione della memoria<br />

della Resistenza» ma, come nota lo stesso Focardi: "La sua difesa (per <strong>il</strong> momento<br />

riuscita) non ne garantisce la persistenza nel futuro né attesta di per sé la sua vitalità».<br />

Sul tema della difesa della memoria si chiude <strong>il</strong> saggio di Focardi, che sembra <strong>in</strong>dicare<br />

- più che nel contesto storico e nelle forze politiche - nella storiografia <strong>il</strong> nuovo<br />

baluardo contro le fac<strong>il</strong>i condanne e le comode rimozioni dei valori della Resistenza.<br />

Per concludere, è ut<strong>il</strong>e notare che nella seconda parte del libro di Focardi, <strong>il</strong> lettore<br />

può trovare un <strong>in</strong>teressante apparato documentario costituito da articoli di giornale,<br />

<strong>in</strong>terventi e discorsi fatti da esponenti politici sul tema resistenziale divisi secondo la<br />

periodizzazione fatta dall'autore nella prima parte del volume e ut<strong>il</strong>e per far capire con<br />

quale grado di tensione si è svolta - e si sta svolgendo - la guerra della memoria.<br />

Gianluca Pietri<br />

A. MALAVASI "LAlLA», Storia di una donna nel '900. La fatica della libertà, Reggio<br />

Em<strong>il</strong>ia 2005, 7 euro.<br />

Il racconto di Annita Malavasi La<strong>il</strong>a è stato selezionato come f<strong>in</strong>alista del premio<br />

LiberEtà, promosso dalla rivista mens<strong>il</strong>e dello SPI-CGIL <strong>in</strong> collaborazione con la<br />

Fondazione Archivio diaristico nazionale Pieve Santo Stefano. Titolo e sottotitolo<br />

delle memorie di Annita Malavasi <strong>in</strong>troducono f<strong>in</strong> dall'<strong>in</strong>izio le parole-chiave del<br />

racconto autobiografico, che si articola come una storia di emancipazione, <strong>in</strong>sieme<br />

<strong>in</strong>dividuale - della donna decisa e appassionata che Annita-La<strong>il</strong>a è stata ed è tuttora<br />

all'età di ottantaquattro anni - e collettivo - delle donne reggiane/italiane. Si tratta di<br />

un percorso scandito dai grandi e spesso tragici eventi che hanno segnato <strong>il</strong> secolo<br />

scorso nella dimensione nazionale e locale.<br />

Annita è nata nel 1921 <strong>in</strong> una famiglia contad<strong>in</strong>a di idee antifasciste e ha preso<br />

coscienza della realtà del fascismo prima nelle forme <strong>in</strong>genue tipiche dell'età <strong>in</strong>fant<strong>il</strong>e,<br />

poi <strong>in</strong> modi via via più consapevoli e "politici» a partire da un contesto <strong>in</strong> cui la<br />

tradizione socialista cont<strong>in</strong>uava a scorrere come un fiume sotterraneo e <strong>in</strong> cui soprusi e<br />

violenze erano sotto gli occhi di tutti. Basti qui ricordare, a titolo di esempio, i racconti<br />

della madre che tramandavano <strong>il</strong> mito di Prampol<strong>in</strong>i; le <strong>in</strong>giustizie subite perché non<br />

iscritta alle Piccole italiane o le um<strong>il</strong>iazioni imposte per avere <strong>in</strong>consapevolmente<br />

<strong>in</strong>dossato una cravatta bordò durante una sagra di paese <strong>il</strong> lO maggio; le violenze<br />

di cui ha sentito parlare - "... i fascisti gliel'hanno sf<strong>il</strong>onato» dicevano i bamb<strong>in</strong>i di<br />

Castelnovo Sotto riferendosi al padre di un loro compagno di classe - o di cui è<br />

stata testimone diretta. La narrazione si del<strong>in</strong>ea nei primi capitoli, o forse nell'<strong>in</strong>tero<br />

volume, come racconto di formazione, perché Annita cresce <strong>in</strong>tellettualmente e<br />

moralmente attraverso le esperienze di vita e attraverso la lettura e lo studio (proprio<br />

l'amore per la cultura e i libri è un elemento che eredita dalla famiglia, dal nonno che<br />

nella stalla le leggeva i classici della letteratura russa). Tra le esperienze formative più<br />

significative, oltre al trasferimento <strong>in</strong> città, <strong>in</strong> quella via Dalmazia, dove si respirava<br />

"l'aria delle Reggiane» e dove ha conosciuto alcuni perseguitati politici, sicuramente la<br />

Resistenza, quando Annita diventa La<strong>il</strong>a, nome che prende a prestito da un libro <strong>in</strong> cui<br />

esso designa una ribelle <strong>in</strong>diana e che non a caso le è rimasto attaccato f<strong>in</strong>o ad oggi<br />

facendo dimenticare <strong>il</strong> suo nome di battesimo.<br />

Che cosa è stata la Resistenza per Annita-La<strong>il</strong>a Certamente opposizione all'<strong>in</strong>giustizia<br />

e sp<strong>in</strong>ta a costruire un mondo nuovo, ma anche sperimentazione di nuovi tipi di rapporti<br />

umani fondati su relazioni (più) paritarie tra i sessi, sull'assunzione di responsab<strong>il</strong>ità<br />

e sul riconoscimento del valore di ciò che si fa a presc<strong>in</strong>dere dall'appartenenza di<br />

213


genere, sull'importanza della discussione collettiva anche dei problemi privati.<br />

Dopo un'esperienza così non si può più tornare <strong>in</strong>dietro alla condizione femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e<br />

precedente, quando, anche <strong>in</strong> una famiglia aperta come quella di Annita, <strong>il</strong> contributo<br />

del lavoro femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e non era riconosciuto e, nel momento <strong>in</strong> cui si doveva decidere<br />

quali figli fare studiare, si sceglievano comunque i maschi perché "le donne si sposano<br />

e vanno fuori, quello che [si] spende andrebbe a beneficio degli altri».<br />

Così, nel dopoguerra, ritroviamo La<strong>il</strong>a nel partito comunista e nel s<strong>in</strong>dacato come<br />

segretaria dei tess<strong>il</strong>i e abbigliamento, impegnata ancora una volta a "costruire se stessa»<br />

- studiando, v<strong>in</strong>cendo <strong>il</strong> terrore di parlare <strong>in</strong> pubblico e di scrivere articoli, imparando<br />

a discutere e a prendere decisioni - e impegnata a combattere una lunga serie di<br />

battaglie s<strong>in</strong>dacali. Il racconto di La<strong>il</strong>a ci riporta alle condizioni lavorative di Reggio e<br />

prov<strong>in</strong>cia negli anni C<strong>in</strong>quanta-Sessanta <strong>in</strong> un settore, quello tess<strong>il</strong>e, <strong>in</strong> cui la presenza<br />

femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e è diffusa. Emerge con particolare vivezza, forse per <strong>il</strong> contrasto con la realtà<br />

contemporanea, la descrizione del lavoro femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e a domic<strong>il</strong>io, soprattutto quello<br />

delle borse e dei cappelli di paglia, <strong>il</strong> cui centro di distribuzione era Reggiolo. Qui le<br />

riunioni a cui la s<strong>in</strong>dacalista La<strong>il</strong>a partecipa sono <strong>in</strong>contri di discussione e di lavoro: le<br />

donne, disposte a lavorare ai marg<strong>in</strong>i della sala, riempiono di trecce l'<strong>in</strong>tera stanza nel<br />

corso della riunione, grazie alla straord<strong>in</strong>aria sveltezza e perizia, mentre La<strong>il</strong>a relaziona<br />

e raccoglie le richieste delle lavoratrici <strong>in</strong> un dialogo partecipe e fattivo. Proprio nel<br />

lavoro a domic<strong>il</strong>io lo sfruttamento femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e - e dell'<strong>in</strong>tera famiglia - è particolarmente<br />

evidente, basti pensare alla maglieria <strong>in</strong> cui la lavoratrice/<strong>il</strong> lavoratore a domic<strong>il</strong>io non<br />

ha tutele contrattuali o assicurative, deve pagare le macch<strong>in</strong>e per lavorare e si vede<br />

restituire <strong>il</strong> lavoro che presenta qualche difetto, dovendo per di più pagare all'azienda<br />

<strong>il</strong> f<strong>il</strong>ato consumato. È da una realtà come questa che si sv<strong>il</strong>uppano poi le aziende per la<br />

confezione <strong>in</strong> serie che progressivamente r<strong>in</strong>unciano al lavoro a domic<strong>il</strong>io e diventano<br />

talvolta - come la Max Mara - imprese di successo. Proprio <strong>in</strong> relazione alla Max Mara,<br />

<strong>il</strong> racconto di La<strong>il</strong>a sottol<strong>in</strong>ea tutta la fatica a cui allude <strong>il</strong> titolo: "Tu facevi lo sciopero e<br />

lui [Maramotti] ti licenziava la Commissione <strong>in</strong>terna, la sezione s<strong>in</strong>dacale e la maggior<br />

parte delle operaie che avevano scioperato e trovava manodopera a buon mercato<br />

disponib<strong>il</strong>e ad andare a lavorare, perché tra la manodopera femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e giovan<strong>il</strong>e c'era<br />

una grande disoccupazione».<br />

Quale b<strong>il</strong>ancio trarre da una vita così attiva e appassionata Conclude La<strong>il</strong>a: " ... la<br />

responsab<strong>il</strong>ità è mia e nessuno mi ha imposto niente, cioè ha pesato la realtà, però le<br />

scelte le ho fatte io e questo mi ha dato una certa serenità».<br />

m.a!<br />

Tesi di laurea<br />

L. NOTARI, I volant<strong>in</strong>i della Resistenza reggiana, relatore prof. Dianella Gagliani,<br />

Università degli Studi di Bologna - Facoltà di Lettere e F<strong>il</strong>osofia, corso di laurea <strong>in</strong><br />

Storia <strong>in</strong>dirizzo contemporaneo, a.a. 1995-96<br />

Cent<strong>in</strong>aia di volant<strong>in</strong>i della Resistenza sono stati raccolti, catalogati e commentati<br />

<strong>in</strong> questa tesi di laurea. La maggior parte di essi proviene dall'archivio dell'Istituto<br />

storico della Resistenza di Reggio Em<strong>il</strong>ia o dall'Archivio Centrale dello Stato di Roma,<br />

ma anche da collezioni ed archivi di privati CLuca Pallai e <strong>il</strong> volume di Guerr<strong>in</strong>o<br />

Franz<strong>in</strong>i sulla storia della Resistenza reggiana) che hanno fortunatamente salvato dalla<br />

distruzione questo prezioso materiale. Duecentodiciassette volant<strong>in</strong>i sono rivolti alla<br />

popolazione civ<strong>il</strong>e: <strong>in</strong>viti a collaborare coi partigiani, a sabotare le istituzioni fasciste e<br />

le truppe d'occupazione naziste, proclami <strong>in</strong> vista dell'imm<strong>in</strong>ente f<strong>in</strong>e della guerra, ed<br />

altri ancora. I restanti 55 manifest<strong>in</strong>i erano dest<strong>in</strong>ati ad uso <strong>in</strong>terno per le formazioni<br />

partigiane comprendenti, ad esempio, cambiamenti di organici <strong>in</strong> seno alle formazioni,<br />

oppure spostamenti dei comandi e delle unità da un luogo ad un altro, ecc. Nel suo<br />

214


elaborato l'autore ha deliberatamente tralasciato quelle circolari che si possono def<strong>in</strong>ire<br />

«politiche», vale a dire quelle riguardanti esclusivamente l'attività dei commissari politici<br />

dei reparti e per questo considerate non pert<strong>in</strong>enti con la tesi. Il capitolo <strong>in</strong>troduttivo<br />

del volume è suddiviso <strong>in</strong> vari paragrafi che, per così dire, spiegano i volant<strong>in</strong>i da vari<br />

angoli visuali: <strong>il</strong> l<strong>in</strong>guaggio usato, i dest<strong>in</strong>atari (la popolazione civ<strong>il</strong>e o i partigianO,<br />

gli estensori e i mezzi tecnici con i quali sono stati preparati e diffusi. Ma <strong>il</strong> vero<br />

corpo della tesi sono i volant<strong>in</strong>i stessi, <strong>il</strong> più antico dei quali è datato 12 agosto 1943<br />

ed è una dichiarazione del Comitato nazionale d'azione antifascista che chiede al<br />

Governo italiano di porre f<strong>in</strong>e alla guerra e di riconoscere le colpe della dittatura<br />

fascista, f<strong>in</strong>o all'ultimo <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e cronologico, senza data ma riconducib<strong>il</strong>e all'ultima<br />

fase della guerra, che esaltava la comunione d'<strong>in</strong>tenti di tutti i partiti e movimenti<br />

antifascisti, con un <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>e riferimento particolare a quelli marxista e cattolico. Una<br />

piccola appendice f<strong>in</strong>ale <strong>il</strong>lustra alcuni dati statistici e alcune fotografie dei luoghi e<br />

dei materiali usati per preparare i volant<strong>in</strong>i.<br />

Michele Bellelli<br />

G. BEVEVINO, lfatti del luglio 1960, relatore prof. Alberto Melloni, Università degli Studi<br />

di Modena e Reggio Em<strong>il</strong>ia - Facoltà di Scienze della Comunicazione e dell'Economia,<br />

corso di laurea <strong>in</strong> Scienze della Comunicazione <strong>in</strong>dirizzo di Comunicazione Politica,<br />

a.a. 2003-2004<br />

Il lavoro prende avvio dalla considerazione che l'argomento trattato, nonostante<br />

l'enorme mole documentaria a riguardo, ad oltre quarant'anni di distanza è ancora<br />

fonte di discussione e, come per molti temi storici, non rappresenta una memoria<br />

condivisa tra le generazioni che si ritrovano a discuterne: «La verità è che si vede quel<br />

che ci si aspetta di vedere, quel che è tollerab<strong>il</strong>e, quel che pare aiutarci a vivere, a<br />

batterci. Se siamo stati <strong>in</strong>gannati, ci siamo volentieri lasciati <strong>in</strong>gannare». Così diceva<br />

Rossana Rossanda <strong>in</strong> una sua famosa opera, e così Beviv<strong>in</strong>o vuole <strong>in</strong>iziare a parlare<br />

dei fatti del luglio 1960, dimostrando la consapevolezza del diffic<strong>il</strong>e compito che spetta<br />

allo storico nel narrare con imparzialità gli eventi del passato. Mai come <strong>in</strong> episodi<br />

complessi di questo tipo, è necessario chiarire f<strong>in</strong> dall'<strong>in</strong>izio le proprie <strong>in</strong>tenzioni,<br />

stab<strong>il</strong>ire i conf<strong>in</strong>i del proprio lavoro, mostrare con chiarezza di conoscere i limiti e le<br />

difficoltà della corretta ricerca storica. Beviv<strong>in</strong>o questo lo sa e lo chiarisce nelle prime<br />

pag<strong>in</strong>e del suo lavoro fugando così le riserve del lettore che si avvic<strong>in</strong>a allo scritto e<br />

creando le condizioni di scrivere con la necessaria libertà; unico metodo per un buon<br />

lavoro.<br />

La tesi si suddivide <strong>in</strong> undici capitoli a loro volta raggruppati <strong>in</strong> tre parti, ciascuna<br />

delle quali sv<strong>il</strong>uppa una tematica specifica.<br />

La prima parte che <strong>in</strong>clude la premessa metodologica che accennavamo, s<strong>in</strong>tetizza<br />

gli avvenimenti politici verificatisi <strong>in</strong> campo nazionale, nel periodo che va da febbraio<br />

(caduta del governo SegnO, a f<strong>in</strong>e giugno 1960 (moti di Genova). Sempre <strong>in</strong> questa<br />

prima parte si trova la ricostruzione accurata delle manifestazioni del 7 luglio a Reggio<br />

Em<strong>il</strong>ia e le tappe che portano alla caduta del governo Tambroni.<br />

La seconda parte <strong>in</strong>vece, si occupa della risistemazione degli accadimenti. Si tratta<br />

del nucleo centrale della tesi nel quale Beviv<strong>in</strong>o non solo analizza più sistematicamente<br />

i fatti, ma li estrapola dal loro contesto nel tentativo (dobbiamo dire riuscito) di attribuire<br />

le responsab<strong>il</strong>ità <strong>in</strong>dividuali e di analizzare criticamente le <strong>in</strong>terpretazioni che negli<br />

anni a questi avvenimenti erano state attribuite: premeditazione e provocazione. In<br />

questa parte qu<strong>in</strong>di la ricostruzione storica si affianca alla ricerca di un'<strong>in</strong>terpretazione<br />

che sappia uscire dal rigido schema ideologico di chi nel tempo ha raccontato la sua<br />

storia, la storia di chi non riesce ad avere una visione d'<strong>in</strong>sieme ma solo particolare.<br />

In questa parte, premeditazione e provocazione collassano su se stesse e forniscono<br />

al lettore una chiave di lettura molto più conv<strong>in</strong>cente e imparzialmente accurata della<br />

215


216<br />

storia di Reggio Em<strong>il</strong>ia.<br />

L'ultima parte è probab<strong>il</strong>mente la più <strong>in</strong>teressante sul piano delle fonti e del<br />

lavoro; è la sezione più propriamente di ricerca. In questa parte troviamo un'analisi<br />

straord<strong>in</strong>ariamente approfondita dell'<strong>in</strong>formazione. Strettamente legata alla parte<br />

f<strong>in</strong>ale del lavoro e qu<strong>in</strong>di agli allegati che concludono la tesi, essa analizza e discute<br />

la grande massa di documenti storici a sostegno delle tesi discusse f<strong>in</strong>o a questo<br />

momento: dallo spoglio dei giornali nazionali e locali, alla r<strong>il</strong>ettura critica dei verbali<br />

dei comitati federali del pcr reggiano, dagli atti del processo di M<strong>il</strong>ano, alle planimetrie<br />

e alle fotografie di Reggio Em<strong>il</strong>ia nel 1960.<br />

Il lavoro di Beviv<strong>in</strong>o si conclude, qu<strong>in</strong>di, trasformando <strong>in</strong> immag<strong>in</strong>e i volti e i<br />

luoghi di cui tratta nelle oltre c<strong>in</strong>quecento pag<strong>in</strong>e della tesi.<br />

In conclusione, I fatti del luglio 1960 sono di grandissimo <strong>in</strong>teresse storico per<br />

chi s'<strong>in</strong>teressa della storia reggiana e sono fonte, non solo di studio (molto ampia<br />

e articolata la bibliografia f<strong>in</strong>ale), ma anche materiale più che mai attuale vista la<br />

dichiarazione (agosto 2004) dell'onorevole Soda di voler presentare una proposta di<br />

legge per l'istituzione di una commissione d'<strong>in</strong>chiesta sui tragici fatti del luglio 1960.<br />

La speranza è quella che tesi come questa non rest<strong>in</strong>o relegate ad ambienti<br />

accademici ma trov<strong>in</strong>o la possib<strong>il</strong>ità di una pubblicazione, o almeno una diffusione,<br />

più ampia. Il sicuro <strong>in</strong>teresse che queste pag<strong>in</strong>e potrebbero generare <strong>in</strong> molti cittad<strong>in</strong>i<br />

reggiani e non solo, è un patrimonio morale e culturale che non dovrebbe essere<br />

disperso.<br />

Davide Folloni


Indice analitico.<br />

RS dal 1 o <strong>fascicolo</strong> al n. 99*<br />

Glauco Bertani<br />

Arrivati al numero cento - traguardo non trascurab<strong>il</strong>e per una rivista<br />

con le caratteristiche come la nostra che Mirco Carrattieri mette <strong>in</strong> chiaro<br />

nel saggio che apre <strong>il</strong> presente <strong>fascicolo</strong> - (e ai quarant'anni dell'Istituto),<br />

abbiamo ritenuto impresc<strong>in</strong>dib<strong>il</strong>e elaborare un ulteriore <strong>in</strong>dice analitico che<br />

comprendesse tutti i saggi pubblicati f<strong>in</strong>ora, compresi i numeri della rivista già<br />

«setacciati» dai lavori di Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i e Marco Paterl<strong>in</strong>i.<br />

Naturalmente i problemi che si sono presentati allora nella sistemazione <strong>in</strong><br />

categorie organiche dei saggi pubblicati si sono ripresentati puntuali anche <strong>in</strong><br />

questa occasione, con <strong>in</strong> più temi che l'evoluzione della rivista ha affrontato <strong>in</strong><br />

questi ultimi anni. A questo proposito si veda, ad esempio, la voce «Argomenti<br />

<strong>in</strong>ternazionali» dove sono raccolti studi su realtà africane ed asiatiche.<br />

Abbiamo cercato di far tesoro delle sistemazioni precedenti «mixando» <strong>in</strong><br />

certi casi le categorie che Franz<strong>in</strong>i e Paterl<strong>in</strong>i avevano creato per ord<strong>in</strong>are<br />

<strong>il</strong> materiale saggistico. Così, ad esempio, alla macrocategoria PREFASCISMO<br />

abbiamo aggiunto ulteriori specificazioni quali POLITICA-SOCIETÀ ed<br />

ECONOMIA con l'<strong>in</strong>tento di agevolare chiunque volesse sfogliare le migliaia<br />

di pag<strong>in</strong>e della rivista e farsi un'idea precisa sull'argomento.<br />

Chi si soffermerà alla voce DOPOGUERRA troverà anche specificazioni<br />

quali STORIA-STORIOGRAFIA-POLITICA. In questo caso si è voluto dare<br />

conto della ricchezza dei saggi pubblicati raggruppando i numerosi studi<br />

che gli storici hanno dedicato alla vicende resistenziale (non solo italiane),<br />

*Avvertenza: L'<strong>in</strong>dice analitico non comprende né gli atti e le attività delle Istituto né<br />

le recensioni. Per quest'ultime non è esclusa una loro elencazione su un prossimo<br />

numero della rivista.<br />

217


accontandole ma anche riflettendo «teoricamente» sulle stesse.<br />

Nella categoria GUERRE MONDIALI abbiamo raggruppato tutto quel<br />

materiale che non poteva essere collocato nelle voci FASCISMO/ANTIFASCISMO<br />

- 25 Luglio/8 Settembre 1943 e RESISTENZA/GUERRA DI LIBERAZIONE<br />

- occupazione tedesca - Repubblica sociale italiana.<br />

Inf<strong>in</strong>e, ci sembra ut<strong>il</strong>e spiegare la voce MEMORIE-BIOGRAFIE. In essa<br />

abbiamo raccolto materiali <strong>il</strong> cui oggetto pr<strong>in</strong>cipale era, naturalmente, <strong>il</strong><br />

racconto biografico e memorialistico, raggruppando <strong>in</strong> una sola voce (con<br />

esclusione delle memorie relative ai «quaranta c<strong>in</strong>que giorni badogliani» che<br />

abbiano scelto di tenere unite organicamente al materiale di altro genere<br />

che la categoria FASCISMO/ANTIFASCISMO - 25 Luglio/8 Settembre 1943<br />

raccoglie) anche memorie e biografie non strettamente legate a personaggi<br />

locali. Un esempio per tutti: la biografia di Paul Nizan redatta da Junio Valerio<br />

Maggiani.<br />

La prima cifra corrisponde al numero della rivista, la seconda al n. di<br />

pag<strong>in</strong>a.<br />

PREFASCISMO - Politica - Società<br />

ARDUINI SILVIA, Don Luigi Bocconi: dalla Democrazia cristiana di <strong>in</strong>izio<br />

secolo al fascismo, 90/25.<br />

CANOVI ANTONIO, 20 dicembre 1899. Alberto Borciani, <strong>il</strong> primo s<strong>in</strong>daco<br />

socialista di Reggio Em<strong>il</strong>ia, si presenta alla città, 87-88/9.<br />

CATTABIANI NORBERTO, Le prime elezioni politiche a suffragio universale<br />

masch<strong>il</strong>e nei c<strong>in</strong>que collegi elettorali del Reggiano (Ottobre-Novembre 1913),<br />

43/39.<br />

DAVOLI PAOLA, 1898: Morte di una maestra socialista. (Il primo funerale civ<strong>il</strong>e<br />

a V<strong>il</strong>la Cavazzoli), 71/31.<br />

DEGANI GIANNINO, Le premesse storiche della lotta di Liberazione. Il<br />

movimento operaio e contad<strong>in</strong>o nel Reggiano, (I parte), 1/65; (II parte), 2/77;<br />

(III parte), 3/61; (IV parte), 4/81; (V parte), 5/55; (VI parte), 6/61; (VII parte),<br />

7-8/31; (VIII parte), 9/33; (IX parte), 10-11/55; (X parte),12/51; (XI parte),13-<br />

14/83.<br />

-, Fermenti antisocialisti nel Reggiano dopo la Vittoria del 4 novembre 1918,<br />

22/19.<br />

-, Prodromi delfascismo a Reggio Em<strong>il</strong>ia, 23-24/23.<br />

FERRABOSCHI ALBERTO, Agrari e nuovi ceti urbani: la «Grande Armata" a<br />

Reggio Em<strong>il</strong>ia all'alba del xx secolo, 98/11.<br />

FESTANTI MAURIZIO, Le lettere di Cam<strong>il</strong>lo Prampol<strong>in</strong>i a Giovanni Zibordi,<br />

94/11.<br />

GALLONI FRANCA, Momenti del movimento socialista a Reggio Em<strong>il</strong>ia dal<br />

1919 al 1921 , (I parte), 31/5; (II parte), 32-33/55.<br />

GIAROLI GIUSEPPE, Una testimonianza sui primordi del fascismo reggiano,<br />

n.2/35.<br />

MINARDI MARCO, Tutti per uno e uno per tutti. La Cooperativa Agricola di<br />

Santa Vittoria attraverso <strong>il</strong> racconto di due suoi dirigenti, 86/19.<br />

218


PATERLINI MARCO, Nel campo della pellagra. Note per uno studio della<br />

malattia della miseria, 96/17.<br />

PASTORINI SILVIA, L'istruzione obbligatoria a Poviglio fra <strong>il</strong> 1864 e <strong>il</strong> 1915,<br />

89/123.<br />

PELLEGRINO MARA, Il socialismo reggiano dal 1914 al 1918, CI parte), 12/3;<br />

(II parte), 13-14/67; (III parte), 15/6l.<br />

ZACCARIA GIUSEPPE, L'ideologia socialista attraverso <strong>il</strong> pensiero di Giovanni<br />

Zibordi, 23-24/3.<br />

ZAMBONELLI ANTONIO, Dopo aver fatto fronte a c<strong>in</strong>que mesi di "Straik». Sulle<br />

tracce di montanari emigranti <strong>in</strong> America, 78/50.<br />

PREFASCISMO - Economia<br />

FINCARDI MARCO, Mob<strong>il</strong>ità bracciant<strong>il</strong>e e secolarizzazione nella pianura<br />

padana. Guastalla e Mantova alla f<strong>in</strong>e del XIX secolo, 81/30.<br />

MAGNANI LUCIANA, Lotte agrarie nel Reggiano (1919-20), 29-30/3.<br />

FASCISMO/ ANITFASCISMO - Politica - Società<br />

ANTIFASCISTI DI FRONTE AL TRIBUNALE SPECIALE, a cura di VivaI do Salsi, 19/79.<br />

ARFÈ, GAETANO, Italia-Spagna-Europa: dalla lotta antifranchista, alla<br />

Resistenza alla Comunità europea, 56-58/75.<br />

BARANI BRUNO, SARTORI MICHELE, SIMONAZZI MORENO, Le Offic<strong>in</strong>e<br />

Reggiane centro della resistenza antifascista, 17-18/130.<br />

BARAZZONI GIOVANNA, Il fascismo alla conquista del potere a Reggio Em<strong>il</strong>ia<br />

1923-1926, CI parte), 37/5; (II parte), 38-39/4l.<br />

BELLELLI MICHELE, L'atlante dell'antifascismo reggiano: 1925-1943. Progetto<br />

di valorizzazione dell'archivio ANPPIA, 99/95.<br />

BELLENTANI FRANCESCO, Sulle elezioni politiche del 1924, 15/10l.<br />

-, Socialisti reggiani nell'emigrazione politica <strong>in</strong>terna 17-18/113.<br />

-, La situazione del Reggiano nel 1921 nella testimonianza di un dirigente<br />

socialista, 23-24/127.<br />

-, Come Prampol<strong>in</strong>i "difese » <strong>il</strong> suo giornale, 28/81.<br />

-, Il pessimismo realistico di Prampol<strong>in</strong>i, 29-30/14l.<br />

BIONDI MARINO, La nascita del fascismo a Reggio Em<strong>il</strong>ia. Orig<strong>in</strong>i locali del<br />

regime nelle ricerche d'archivio di Degani, 56-58/85.<br />

CAMURANI ERCOLE, Post<strong>il</strong>le al repertorio sulla stampa antifascista di Degani.<br />

Dalle carte di Meuccio Ru<strong>in</strong>i, 28/63.<br />

CARMELI EDDA, Orig<strong>in</strong>i e fondamento dell'ideologia fascista, 6/37.<br />

CASALI LUCIANO, Cultura, società e politica nelle campagne reggiane<br />

contemporanee, 46/89.<br />

CATELLI LUCIANA, Note sulla stampa politica reggiana nel primo dopoguerra,<br />

23-24/35.<br />

CATTABIANI AURORA, I giovani nelle orig<strong>in</strong>i delfascismo, 3/2l.<br />

CAVANDOLI ROLANDO, La gioventù comunista Reggiana negli Anni Venti,<br />

6/9.<br />

-, L'<strong>in</strong>cubo del Primo Maggio. Cronache grottesche del fascismo reggiano, 20-<br />

21/135.<br />

CENINI VITTORIO, La gioventù reggiana di Azione cattolica dal 1918 al<br />

219


220<br />

1922,4/25.<br />

CORGHI CORRADO, Il Centro studi social-cristiano premessa per la nascita a<br />

Reggio della Dc, 54-55/117.<br />

DEGANI GIANNINO, Le violenze fasciste nella prov<strong>in</strong>cia di Reggio Em<strong>il</strong>ia, (I<br />

parte), 13-14/47; (II parte), 15/45; (III parte), 16/73; (IV parte), 17-18/71; (V<br />

parte), 19/71; (VI parte), 20-21/11; (VII parte), 22/31.<br />

-, L'aggressione fascista agli on.li Prampol<strong>in</strong>i e Zibordi, 16/93.<br />

-, Come si viveva a Reggio Em<strong>il</strong>ia sotto l'occhio vig<strong>il</strong>e dell'OVRA, 17-18/91.<br />

-, L'«Avventura" reggiana di Luigi Longo, 17-18/83., Cam<strong>il</strong>lo Prampol<strong>in</strong>i nella<br />

scheda biografica della Pubblica Sicurezza, 19/33.<br />

-, Fermenti antisocialisti nel Reggiano dopo la Vittoria del 4 novembre 1918,<br />

22/19.<br />

-, La situazione del Reggiano nel 1921 <strong>in</strong> documenti delle autorità dell'epoca,<br />

23-24/115.<br />

-, L'opposizione alfascismo nella stampa reggiana, (I parte), 25/41; (II parte),<br />

26-27/135; (III parte), 28/45; (IV parte), 29-30/89; (V parte), 31/33.<br />

FERRETTI ALDO, Sul rapporto di Teresa Noce «Estella", n. 49/77.<br />

FRANZINI GUERRINO, nfascismo reggiano alla vig<strong>il</strong>ia della guerra (1939), <strong>in</strong><br />

alcuni documenti del tempo, 44-45/47.<br />

FRANZONI LUCIANO, Lotta di classe e fascismo a Reggio, 32-33/5.<br />

FINCARDI MARCO, Racconti del 1 o Maggio. Una cultura dispersa dalfascismo,<br />

64-66/119.<br />

GAGLIANI DIANELLA, I problemi della costruzione del Partito comunista di<br />

massa. Centro dirigente e organizzazione reggiana: <strong>il</strong> 1932, n. 46/49.<br />

GALEOTII CARLO, «Tempo nostro", un'<strong>in</strong>teressante testimonianza di giovani<br />

cattolici, 1/57.<br />

GRAZIOLI CESARE, n movimento cattolico reggiano dal primo dopoguerra al<br />

regime fascista, n. 46/3.<br />

-, Valori e ideologia del cattolicesimo reggiano durante <strong>il</strong>fascismo, 47-48/63.<br />

-, I cattolici reggiani nel regime reazionario di massa, 49/25.<br />

LAGHI GUIDO, Il Partito Repubblicano a Reggio Em<strong>il</strong>ia dal 1919 al 1945, 7-<br />

8/7.<br />

LEONI DAVIDE, I quadri del Partito nazionalefascista, Federazione di Reggio<br />

Em<strong>il</strong>ia, 99/83.<br />

LUGLI ANDREA, La classe politica dirigente a Reggio Em<strong>il</strong>ia dal 1926 al '43,<br />

62-63/59.<br />

MAGNANI ALDO, Due <strong>in</strong>contri con mons. Tesauri, 22/81.<br />

MORINI SERGIO, Come si votava durante <strong>il</strong>fascismo, 9/49.<br />

- (a cura di), Una lettera di Guido Picelli a Cam<strong>il</strong>lo Montanari, 7-8/89.<br />

OLIVA MARIAFEDERICA, La tradizione socialista a Reggio Em<strong>il</strong>ia e l'opposizione<br />

alfascismo, (I parte), 9/3; (II parte), 10-11/87; (III parte), 12/23.<br />

PARMEGGIANI ANNA MARIA, La gioventù socialista nel primo dopoguerra,<br />

2/39.<br />

-, L<strong>in</strong>eamenti di una storia del fuoriscitismo reggiano, 16/3.<br />

PATERLINI AVVENIRE, Incendio e saccheggio della Cooperativa di S. Ilario<br />

d'Enza, 15/83.<br />

PELLIZZI VITIORIO, Incontro con Croce, 1/43.


SACCHETII ARMANDO, Fascismo reggiano e consenso: strumenti e<br />

organizzazioni, 47-4817.<br />

-, Lapiccola borghesia e <strong>il</strong> consenso alfascismo, 49/43.<br />

SALSI VIVALDO, La prima sentenza del Tribunale speciale contro antifascisti<br />

reggiani, 10-11/105.<br />

-, Sull'antifascismo a Reggio e alle Reggiane (1943), 44-45/93.<br />

SERRA LUCIANO, Una drammatica testimonianza su Prampol<strong>in</strong>i nella<br />

corrispondenza di Zibordi e Bellentani, 44-45/89.<br />

SI RIBELLANO LE OPERAlE REGGIANE DELLE MANIFATIURE MAGLIERIE MILANO, a cura di<br />

Vivaldo Salsi, 16/85.<br />

SIMONELLI PROSPERO (a cura dO, Relazione prefettizia del 1934 sull'Azione<br />

Cattolica a Reggio Em<strong>il</strong>ia, 20-21/116.<br />

TONDELLI ERMES, Lettera <strong>in</strong>edita di Cam<strong>il</strong>lo Montanari dall'es<strong>il</strong>io francese, a<br />

cura di Antonio Zambonelli, n. 43/99.<br />

ZACCARIA GIUSEPPE, Conflitti <strong>in</strong>terni al fascismo reggiano dal 1927 alla<br />

metà degli anni Trenta, 40/7.<br />

ZAMBONELLI ANTONIO, Reggiani <strong>in</strong> difesa della Repubblica spagnola (1936-<br />

1939), CI parte), 19/3; (II parte), 20-21/51.<br />

-, Fascio e cattolici a Campagnola Em<strong>il</strong>ia (1921-1927), documenti, 47-48/85.<br />

-, Fascismo e Chiesa locale: Castelnovo Sotto 1928-1941, 54-55/127.<br />

-, L'epurazione e <strong>il</strong> CILN di Parigi nelle carte di Alfredo lotti, 77/130.<br />

FASCISMO/ANTIFASCISMO - Economia<br />

PASTORINI SILVIA, La produzione della ricerca storica attraverso l'esempio di<br />

una ricostruzione dell'emigrazione di lavoratori reggiani <strong>in</strong> Germania (1938-<br />

1943), 54-55/91.<br />

- (a cura dO, «Camerati contad<strong>in</strong>i" <strong>in</strong> Germania, Introduzione e postfazione<br />

di Ettore Borghi, <strong>in</strong>terviste a don Angelo Cocconcelli, Walter C<strong>il</strong>loni, Pepp<strong>in</strong>o<br />

Gatti, Leonardo Rossi, 94/63.<br />

PATERLINI MARCO, L'economia reggiana dalla marcia su Roma alla crisi del<br />

1929, 38-39/5.<br />

PIGONI PASQUINA, La Cooperazione reggiana di orientamento socialistico<br />

durante <strong>il</strong>fascismo, 17-18/5.<br />

SACCANI MAURO, Aspetti economici delle campagne reggiane e prime<br />

<strong>in</strong>dicazioni di lotta del PC! (1939-1943), 50-51/53.<br />

GUERRE MONDIALI<br />

BARALDI EGIDIO, PASTORINI SILVIA, Ricerca sui reggiani prigionieri di<br />

guerra e deportati civ<strong>il</strong>i. Primi risultati, 59-60/209.<br />

BELLELLI MICHELE, Reggio sotto le bombe. Giornata di studi sui bombardamenti<br />

alleati del 7/8 gennaio 1944, Atti del convegno «7/8 gennaio '44: bombe su<br />

Reggio», 97/27.<br />

-, La Resistenza s<strong>il</strong>enziosa: breve storia degli Internati m<strong>il</strong>itari italiani (IMI),<br />

98/67.<br />

BERTOLANI ALDO, Cronistoria dell'Istituto Psichiatrico di San Lazzaro<br />

durante la guerra, Atti del convegno «7/8 gennaio '44: bombe su Reggio»,<br />

97/85.<br />

221


BOLOGNESI DAVIDE, Traiettorie di vita attraverso la scrittura: due epistolari<br />

di contad<strong>in</strong>i reggiani dispersi sulfronte russo (Iparte), 99/9.<br />

CARO LI GIUSEPPE: Ricordi di prigionia, 98/78.<br />

CONTI AMOS, La missione americana: i bombardamenti aerei delle OMI<br />

Reggiane e dello scalo ferroviario. Reggio Em<strong>il</strong>ia, 7/8 gennaio 1944, Atti del<br />

convegno «7/8 gennaio '44: bombe su Reggio», 97/39.<br />

DURCHFELD MATTHIAS, I record della diserzione, 82/34.<br />

DURCHFELD MATTHIAS, ZAMBONELLI ANTONIO Ca cura dO, Ovunque tira<br />

un'aria sconsolata. Lettere da casa a soldati Wehrmacht, 64-66/73.<br />

ELENCO DELLE VITTIME DEI BOMBARDAMENTI DEL 7/8 GENNAIO 1944, Atti del convegno<br />

«7/8 gennaio '44: bombe su Reggio», 97/95.<br />

MANTOVI BARBARA, VINSANI LELLA, Le conseguenze dei bombardamenti<br />

del 7 e 8 gennaio a Reggio Em<strong>il</strong>ia, Atti del convegno «7/8 gennaio '44: bombe<br />

su Reggio», 97/69.<br />

MORINI MAURIZIA, Mi ricordo ... voci dalfronte, 94/171.<br />

-, Lettere <strong>in</strong>viate ad Annita Malavasi, 94/177.<br />

PELLIZZI VITTORIO, Discorso celebrativo del 4 novembre 1969. Un nuovo<br />

modo di celebrare una ricorrenza patriottica, 9/57.<br />

TERZI MATTEO, Il fallimento del movimento nazionale di resistenza nel<br />

protettorato di Boemia e Moravia, 1939-1945,79/28.<br />

ZAMBONELLI ANTONIO, Dietrich Bonhoeffer e le sue lettere a San Polo<br />

d'Enza, 76/44.<br />

FASCISMO/ANTIFASCISMO - 25 Luglio/8 Settembre 1943<br />

28 LUGLIO - 8 SETTEMBRE ALLE «REGGIANE». TESTIMONIANZE DI PROTAGONISTI, [Luciano<br />

Curti, Franco Car<strong>in</strong>i, G<strong>in</strong>o Bigi, Sergio Mal<strong>in</strong>verni], a cura di Antonio<br />

Zambonelli, 49/53.<br />

FRANZINI GUERRINO, L'8 settembre 1943 al5r Distretto m<strong>il</strong>itare, 44-45/75.<br />

L'ATTACCO TEDESCO ALLA CASERMA «ZUCCHI» IN UN RAPPORTO DEL COMANDANTE DEL DEPOSITO<br />

DEL 3° ARTIGLIERIA, a cura Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i, 20-21/121.<br />

CARRATTIERI MIRCO, Otto settembre 1943: le storie e le storiografie. Reggio<br />

Em<strong>il</strong>ia, 4-5 settembre 2003, 97/133.<br />

CORNIA ANNA LISA, La Resistenza a Sassuolo 1'8 settembre 1943, 29-30/145.<br />

DEGANI GIANNINO, 1125 luglio a Reggio Em<strong>il</strong>ia nelle carte ufficiali, 20-21/3.<br />

GLI EVENTI DEL 1943 NEL DIARIO DI UN PARROCO, [don Bassoli, parroco di Fabbrico]<br />

49/51.<br />

FOLLONI SERENO, Quel settembre del '43 (Pag<strong>in</strong>e di diario), 72/15.<br />

MONTANARI OTELLO, Ricordando 1'8 settembre, 20-21/103.<br />

SIMONELLI PROSPERO, 25 luglio 1943,49/49.<br />

PELLIZZI, VITTORIO, Un manifesto non pubblicato, 23-24/143.<br />

VERONI GISMONDO, «L'<strong>in</strong>no ai lavoratori" contro «La guerra cont<strong>in</strong>ua,,: la<br />

caduta del duce tra i soldati italiani <strong>in</strong>fugoslavia, n. 49/65.<br />

ZAMBONELLI ANTONIO, 25 luglio-agosto '43: caduta del fascismo e azione<br />

popolare nella prov<strong>in</strong>cia reggiana, 49/5.<br />

222


RESISTENZA/GUERRA DI LIBERAZIONE - Occupazione tedesca -<br />

Repubblica sociale italiana<br />

AGGIORNAMENTO DEPORTATI CIVILI IN GERMANIA DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA, RS N.<br />

94/2002, 95/123.<br />

BARALDI EGIDIO, ZAMBONELLI ANTONIO, I 1170 civ<strong>il</strong>i deportati <strong>in</strong><br />

Germania dalla prov<strong>in</strong>cia di Reggio Em<strong>il</strong>ia: i nomi e i luoghi, 94/103.<br />

BIGI WALTER, A proposito degli <strong>in</strong>ternati civ<strong>il</strong>i a Bagnolo e San Tomaso della<br />

Fossa, 98/144.<br />

CALESTANI PAOLA, Guglielmo Ferri, {ascista <strong>in</strong>tegrale», 89/39.<br />

CARO LI GIOVANNA, Deportati a Kahla, 94/133.<br />

CASALI MARIA NELLA, Memorie diverse, memorie remore. Il caso di Cerredolo<br />

di Toano, 89/57.<br />

DOCUMENTI INEDITI SULLA RAPPRESAGLIA DEL 30 GENNAIO 1944, 22/75.<br />

DUE VERSIONI SUL DISARMO DEL PRESIDIO DELLA GNR DI CARPINETI. Tesimonianza del<br />

partigiano Romeo Tambur<strong>in</strong>i, a cura di Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i, 5/75.<br />

FAIETTI CESARINO, Un campo di concentramento a Bibbiano, 34/53.<br />

FRANCESCHI GIANNI, «Avevamo la morte addosso», a cura di Massimo Storchi,<br />

89/90.<br />

FRANZINI GUERRINO, Un ord<strong>in</strong>e di operazione del Comando prov<strong>in</strong>ciale GNR,<br />

4/97.<br />

-, L'evasione dei detenuti politici dalle Carceri Giudiziarie di S. Tommaso, 7-<br />

8/63.<br />

-, Un grave <strong>in</strong>fortunio dei servizi segreti tedeschi. Documenti della Scuola di<br />

combattenti antiribelli, 35-36/115.<br />

-, Faticosa ricostruzione dell'esercito della RSI. Documentata la ribellione delle<br />

giovani reclute, 46/119.<br />

-, Un ord<strong>in</strong>e di operazione del Comando prov<strong>in</strong>ciale GNR, 4/97.<br />

GIANNANTONI FRANCO, Enzo Savorgnan, capo della prov<strong>in</strong>cia di Varese.<br />

Settembre 1944- apr<strong>il</strong>e 1945,97/7.<br />

lOTTI GINO, dottore, Paolo Davoli e un <strong>in</strong>tervento chirurgico nella caserma<br />

della M<strong>il</strong>izia <strong>in</strong> via Gazzata, 99/133.<br />

L'AZIONE DELITTUOSA DELL'UFFICIO POLITICO INVESTIGATIVO DELLA GNR IN UNA SENTENZA<br />

DELLA CORTE D'ASSISE STRAORDINARIA, a cura di Aldo Magnani, 7-8/73.<br />

MANTOVI BARBARA, «Alla .f<strong>in</strong>e ero stato via da casa otto mesi». Intervista a<br />

Terzo Giudici, deportato civ<strong>il</strong>e <strong>in</strong> Austria, 98/91.<br />

MINARDI MARCO, Reggio Em<strong>il</strong>ia nelle carte della M<strong>il</strong>itarkommandantur<br />

<strong>100</strong>8,89/27.<br />

-, I prigionieri di San Tomaso della Fossa. Internati civ<strong>il</strong>i nel comune di<br />

Bagnolo <strong>in</strong> Piano, 1943-1945, 93/5l.<br />

MINARDI MARCO, STORCHI MASSIMO Ca cura di): Repertorio di documenti<br />

provenienti dal Fondo "Carteggio fascista 1943-45» (archivio ISTOREco), 89/95.<br />

SENTENZA DI UN TRIBUNALE REPUBBLICHINO CONTRO IL DOTT. MANIGA E IL PERSONALE DELLE<br />

CARCERI DI S. TOMMASO, 10-11/113.<br />

STORCHI MASSIMO, "Il mio onore si chiama fedeltà», <strong>il</strong> Partito Fascista<br />

Repubblicano a Reggio Em<strong>il</strong>ia (ottobre 1943- agosto 1944), 89/1l.<br />

- Ca cura di ) , Documenti <strong>in</strong>editi sulla strage della Bettola, 93/73.<br />

TOMBACCINI SIMONETTA, Fascismo e Resistenza del Nord-Em<strong>il</strong>ia negli ultimi<br />

223


apporti della RSI, 40/35.<br />

TORELLI ROBERTO, Ma allora cosa c'è rimasto dell'Italia Memorie di un<br />

deportato di 17 anni, 64-66/91.<br />

ZAMBONELLI ANTONIO, Cronaca di una guerra civ<strong>il</strong>e. L'eccidio di V<strong>il</strong>la<br />

Sesso: 17-21 dicembre 1944,74-75/5.<br />

RESISTENZA/GUERRA DI liBERAZIONE - Politica - Società<br />

ARBIZZANI LUIGI, Il problema operaio nei periodici clandest<strong>in</strong>i em<strong>il</strong>ianoromagnoli<br />

(1943-1945), 50-51173.<br />

CAVANDOLI ROLANDO, Quattro Castella ribelle. Cronache della Resistenza e<br />

della Guerra di Liberazione (1919-1945), 13-1417; (II parte), 15/27; (III parte),<br />

16/55; (IV parte), 17-18/39.<br />

COCCONCELLI don ANGELO, Un nodo di resistenza partigiana: la Canonica<br />

di S. Pellegr<strong>in</strong>o, (I parte), 9179; (II parte),l0-11/119.<br />

CORGHI CORRADO, Una nota di storia politica locale, 1/53.<br />

DOCUMENTO SUL POTERE DEI CLN DURANTE LA GUERRA DI LIBERAZIONE, a cura di Guerr<strong>in</strong>o<br />

Franz<strong>in</strong>i, 23-24/137.<br />

ESPERlENZE DI GOVERNO NELLA ZONA APPENNINICA REGGIANA LIBERATA DAI PARTIGIANI, a cura<br />

di Viterbo Cocconcelli, 9/65.<br />

FANGAREGGI SALVATORE, Sulle tenebre di questa notte profonda. L'Azione<br />

cattolica reggiana difronte alfascismo re pubblich<strong>in</strong>o, 67-68/47.<br />

- (a cura di ), Guerra e dopoguerra nelle pastorali del vescovo Eduardo<br />

Brettoni, 69/49.<br />

FRANZINI GUERRINO, Note sulla stampa non periodica prodotta nel Reggiano<br />

durante la lotta di Liberazione, 43/9l.<br />

LAGHI GUIDO, Lettera con la quale Guido Laghi, riferendosi allo studio di<br />

Vittorio Pellizzi «I Fogli tricolore» comparso sul n. 3 di «Rs», <strong>in</strong>forma che l'allora<br />

Federale fascista Armando Wender, morì <strong>in</strong> combattimento, 4/10l.<br />

-, Note su alcuni manifest<strong>in</strong>i partigiani, 44-45/37.<br />

MAGNANI ALDO (a cura dO, Direttive del PC! alla vig<strong>il</strong>ia della liberazione di<br />

Reggio, 17-18/83.<br />

ORlGINE, COSTITUZIONE, ATTIVITÀ E VICENDE DEL CLN CLANDESTINO DELLA PROVINCIA DI<br />

REGGIO EMILIA, (I parte), 1/5; (II parte), 2/3; (III parte), 4/3; (IV parte), 5/5.<br />

PARISI PATRIZIA, Esperienze di governo democratico nella Resistenza reggiana,<br />

26-27/ 15.<br />

PELLIZZI VITTORIO, I luoghi di riunione del CIN Prov<strong>in</strong>ciale clandest<strong>in</strong>o,<br />

6/3.<br />

-, I «Fogli Tricolore", 3/5.<br />

PATRONCINI GINO, La tipografia clandest<strong>in</strong>a, 3/82.<br />

PRANDI GINO,


UNA «GUIDA DEL COMMISSARIO», a cura di Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i, 38-39/112.<br />

I VERBALI DELLE RIUNIONI DEL MARZO 1945 TRA CLN PROVINCIALE E COMANDO UNICO ZONA,<br />

a cura di Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i, 25/65.<br />

VERONI GISMONDO, Come i dirigenti comunisti decisero di dare <strong>in</strong>izio alla<br />

lotta armata, 20-21/15.<br />

-, I verbali delle riunioni del marzo 1945 tra CIN Prov<strong>in</strong>ciale e Comando Unico<br />

Zona, a cura di Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i, 25/65.<br />

-, Gli <strong>in</strong>izi della guerriglia nel Reggiano: <strong>il</strong> «lavoro sportivo» dei primi mesi, a<br />

cura di Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i, 41-42/139.<br />

ZAMBONELLI ANTONIO Ca cura dD, Appenn<strong>in</strong>o reggiano dicembre '44. I<br />

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RESISTENZA/GUERRA DI LmERAZIONE - Economia<br />

ROMANI GIANFRANCO, Le ragazze del frumento, del sangue raccolto e gli<br />

uom<strong>in</strong>i degli alberi rubati. 1944-1945, 96/81.<br />

PATERLINI MARCO, Mercato nero: colpa vostra! Una questione di morale e di<br />

politica, 94/137.<br />

RELAZIONE SULLE CONDIZIONI DEI CONTADINI REGGIANI DURANTE LA GUERRA DI LIBERAZIONE,<br />

a cura di Celso Giuliani, 20-21/127.<br />

SIMONAZZI MORENO, Il s<strong>in</strong>dacalismo nel corso della guerra di Liberazione a<br />

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RESISTENZA/GUERRA DI LmERAZIONE - Fatti m<strong>il</strong>itari - Vita partigiana<br />

BERTOLINI GIOVANNI, MAGNANI ALDO, Sul saggio di Folloni<br />

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CARRETTI GIUSEPPE, Precisazioni sulla Liberazione di Ligonchio, 47-48/97.<br />

CASALI LUCIANO, La relazione ufficiale <strong>in</strong>glese su Botteghe di Alb<strong>in</strong>ea, 44-<br />

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Franz<strong>in</strong>i, 7-8/97.<br />

DOSSETTI GIUSEPPE, Gli <strong>in</strong>editi di «Benigno», a cura di Salvatore Fangareggi,<br />

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FARRAN ROY, L'attacco di Botteghe, 25/55.<br />

FERRARI DIDIMO, Diario di guerra, a cura di Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i, 12/65.<br />

FERRARI DIDIMO-BATTAGLIA ROBERTO, Dialogo epistolare del 1944 tra<br />

Didimo Ferrari (Eros) e Roberto Battaglia (BaroccO, a cura di Guerr<strong>in</strong>o<br />

Franz<strong>in</strong>i, 29-30/119.<br />

FERRARI MARIO, Episodi della Resistenza a Bibbiano, 23-24/127.<br />

FOLLONI SERENO, Sul disarmo dei cc. di Toano (ottobre 1943),49/73.<br />

-, Commissariato e Commissari nella guerra di liberazione a Reggio Em<strong>il</strong>ia,<br />

69/5.<br />

FRANZINI GUERRINO, I partigiani russi nel Reggiano, 10-11/15.<br />

-, Cronologia dei fatti m<strong>il</strong>itari e politici Più importanti o signiftcativi della<br />

guerra di liberazione nel reggiano, 32-33/89.<br />

-, Precisazioni varie, 32-33/137.<br />

- Ca cura dD, Due lettere <strong>in</strong>edite di condannati a morte, 38-39/103.<br />

225


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FRIGERI MARIO, L'attacco partigiano al presidio fascista-repubblicano di<br />

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GILLI LUIGI EMORE, Precisazioni sul lavoro cospirativo a Cavriago, 31/10l.<br />

GIMPEL BRUNO, La Missione <strong>in</strong>glese presso i partigiani reggiani, 40177.<br />

L'INTENDENZA GENERALE NEL SETTEMBRE 1944, a cura di Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i, 6/83.<br />

LAGHI GUIDO, Appunti sul problema sanitario presso le formazioni partigiane<br />

reggiane, 9/49.<br />

MAGNANINI GIANNETTO, Lo sciopero del f maggio 1944 alla "Lombard<strong>in</strong>i",<br />

22171.<br />

MONTANARI OTELLO, Un settimanale valorizza l'apporto dei Carab<strong>in</strong>ieri alla<br />

Resistenza, 43/105.<br />

OPERAZIONE "Crsco RED". IL MIO INCARICO ERA DI UCCIDERE O CATTURARE IL GENERALE "X", a<br />

cura di Massimo Storchi, 76/96.<br />

PATERLINI AVVENIRE, Diario di guerra di un Commissario, a cura di Antonio<br />

Zambonelli, 41-42175.<br />

PELLIZZI VITTORIO, Il clamoroso colpo di mano all'UNuCI, 22/3.<br />

-, Precisazioni su un drammatico salvataggio [si riferisce all'articolo Il<br />

clamoroso colpo di mano all'UNUCI, 22/3], 23-24/142.<br />

LE RELAZIONI DI «MIRO» E DI «EROS» SUL RASTRELLAMENTO DELL'ESTATE 1944, a cura di<br />

Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i, 1/79.<br />

IL DISTACCAMENTO SABOTATORI «SANTA BARBARA» DELLA BRIGATA FIAMME VERDI «ITALO», a<br />

cura di Salvatore Rotanti, 7-8/93.<br />

ROZZI GINO, Il carcere partigiano della Val d'Asta, 34179.<br />

SABOTAGGIO DELLA STRADA DEL CERRETO. Una azione laboriosa e ifortunata condotta<br />

<strong>in</strong> montagna sulf<strong>in</strong>ire della lotta armata, a cura di Brenno Orland<strong>in</strong>i, 6175.<br />

SALVARANI OSVALDO, Appenn<strong>in</strong>o reggiano, luglio '44, 64-66/115.<br />

Lo «SCAMBIO WENDER». UNA TRAVAGLIATA E INFELICE TRATTATIVA TRA PARTIGIANI E NAZI­<br />

FASCISTI IN UN CARTEGGIO DELL'EPOCA, a cura di Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i, 32-33/123.<br />

SITUAZIONE AMMINISTRATIVA NELLA LIBERA NEL VERBALE DI UNA RIUNIONE TRA I CLN PROVINCIALE<br />

E DELLA ZONA MONTAGNA, a cura di Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i, 31/89.<br />

UNA «GUIDA DEL COMMISSARIO», a cura di Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i, 38-39/ 112.<br />

VERONI GISMONDO, Il sabotaggio, 16/8l.<br />

-, Considerazioni sui Cervi, 38-39/117.<br />

-, Il rifornimento, 40/85.<br />

DOPOGUERRA - Società - Politica -Economia<br />

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BADINI GINO, Ilfondo CLNP dell'Archivio di Stato <strong>in</strong> La ricostruzione a Reggio<br />

attraverso i verbali del CLNP, 59-60/5.<br />

BOCCOLARI GIORGIO, I m<strong>il</strong>itanti socialisti reggiani nel dopoguerra (1945-<br />

1960). Caratteristiche ideologiche e orientamento politico tra autonomia e<br />

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CANOVI ANTONIO Ca cura di), Memorie di mortadelle e bulloni. Materiali per<br />

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226


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CASOTII VINCENZO, La formazione della democrazia Cristiana a Reggio<br />

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CORGHI CORRADO, Don Prospero, 61/4.<br />

CRISTOFORI VALLI TIZIANA, Struttura agraria e lotte contad<strong>in</strong>e nella<br />

prov<strong>in</strong>cia di Reggio Em<strong>il</strong>ia (1945-1949), (I parte), 41-42/11; (II parte), 43/3;<br />

(III parte), 44-45/17.<br />

FONTANESI TIZIANA, Il Convitto scuola R<strong>in</strong>ascita "L. Fornaciari» di Reggio<br />

Em<strong>il</strong>ia, 47-48/27.<br />

GUARNIERI ROMEO, La rifondazione della CDL reggiana nella memoria dei<br />

protagonisti (1945-1947), 56-58/29.<br />

MIETIO MARCO, La s<strong>in</strong>istra DC a Reggio nei primi anni del dopoguerra, 54-<br />

55/47.<br />

MINARDI MARCO, I primi cento giorni. L'esperienza dell'Allied M<strong>il</strong>itary<br />

Government a Reggio Em<strong>il</strong>ia, 87-88/142.<br />

PELLIZZI VITIORIO, Sui reali poteri del CIN nel dopoguerra, 37/129.<br />

-, Iniziative degli organi della Resistenza per <strong>il</strong> primo avvio alla vita<br />

democratica, 26-27/65.<br />

ROSSI MARCELLO, Il PC! e la società reggiana del dopoguerra, 54-55/11.<br />

SPINATO L UCIANA, Il governo ciellenistico a Reggio Em<strong>il</strong>ia dopo la Liberazione,<br />

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STORCHI MASSIMO, L'avvio della ricostruzione <strong>in</strong> una comunità montanara:<br />

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-, Il CIN reggiano: "un 'isola non trovata» nel mare della cont<strong>in</strong>uità, <strong>in</strong> La<br />

ricostruzione a Reggio attraverso i verbali del CLNP, 59-60/7.<br />

- (a cura dO, Scene da una ricostruzione. Reggio 1945: <strong>il</strong> dif.fic<strong>il</strong>e ritorno alla<br />

normalità, 99/121.<br />

ZAMBONELLI ANTONIO, Avvertenze per la lettura dei verbali del CLNP <strong>in</strong> La<br />

ricostruzione a Reggio attraverso i verbali del CLNP 59-60/47.<br />

-, Il dopoguerra reggiano nelle "carte segrete» di "Eros», 64-66/7.<br />

DOPOGUERRA - Storia - Storiografta<br />

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11.<br />

-, I comunisti: la memoria della generazione <strong>in</strong>ternazionalista, 85/54.<br />

AZÉMAJ.P., Dal regime di Vichy alla nuova Repubblica. luglio 1940- novembre<br />

1946, a cura di Antonio Torrenzano, 78/12.<br />

BERTANI GLAUCO, La lente dei media. Settembre 1990: "operazione verità»<br />

"La Repubblica nata dalla Resistenza» tra storiografia, politica e mass media,<br />

93/11<br />

BOIARDI FRANCO, I temi del r<strong>in</strong>novamento dello stato a Reggio Em<strong>il</strong>ia (1942-<br />

1947), 56-58/5.<br />

BONFRESCHI LUCIA, Convegno: "La costituzione del consenso. Ord<strong>in</strong>e,<br />

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CANOVI ANTONIO, Cronache dal 50°. Istituti storici o partigiani, 72/3.<br />

-, La terra dei Cervi. Un paradigma e mezzo secolo di Resistenza, 85/24.<br />

CARRATIIERI MIRCO, Revisioni e revisionismi nella storia d'Italia, Tre<br />

227


228<br />

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15 marzo 2003, 95/115.<br />

-, La transizione politica <strong>in</strong> Italia e Germania dal fascismo alla democrazia<br />

Istituto storico germanico. Roma, 23-24 giugno 2004, 98/117.<br />

-, Conf<strong>in</strong>i-Grenzen. Bolzano, 23-25 settembre 2004, 98/134.<br />

-, Memoria e giustizia. Dalla crisi dell'antifascismo al mito della memoria<br />

condivisa. Lettura del giorno della memoria. Sala degli specchi, Reggio Em<strong>il</strong>ia,<br />

27 gennaio 2005, 99/139.<br />

CASALI LUCIANO, La "doppia l<strong>in</strong>ea". Appunti e proposte di ricerca sui<br />

comunisti reggiani nella Resistenza, 52-53/5.<br />

-, Riflessioni sulla violenza, 96/9.<br />

CASOTII WILLIAM, Presentazione, ("Futuro della Resistenza tra storia e<br />

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DE BERNARDI ANTONIO ,«La prima questione cruciale era l'antifascismo .. . ",<br />

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LAGHI GUIDO, L<strong>in</strong>gua ejascismo, 34/41.<br />

-, Guerra regolare e guerra partigiana, 38-39/89.<br />

LANDINI LANDa, Le vittime del post-liberazione. Consideriamo concluso <strong>il</strong><br />

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LA «LINEA GOTICA" IN Tv, 12/99.<br />

MAGNANINI GIANNETTa, Introduzione, «Futuro della Resistenza tra storia e<br />

memoria". Forum <strong>Istoreco</strong>, Reggio Em<strong>il</strong>ia 26 maggio 2004, 98/43.<br />

MALAGUTI JAMES (a cura dO, C<strong>in</strong>quant'anni di pubblicazioni a Reggio<br />

Em<strong>il</strong>ia su Fascismo, Antifascismo, Resistenza, lotte politiche e sociali, 76/182.<br />

MELLONI ALBERTO, ISTOREco: osservazioni sul jare storia <strong>in</strong> una città, (


-, Una nuova serie per nuovi scenari, 7617.<br />

-, Miti e storiografta, 7717.<br />

-, Ancora sulla riconc<strong>il</strong>iazione, 80/10.<br />

-, Mito antifascista e identità comunitaria: <strong>il</strong> caso reggiano, (Convegno .. Futuro<br />

della Resistenza tra storia e memoria». Forum ISTORECO, Reggio Em<strong>il</strong>ia 26 maggio<br />

2004, 98/47.<br />

STORCHI MASSIMO, BASENGHI IVAN, Bisogna farlo fuori. Reggio Em<strong>il</strong>ia:<br />

estate 1946. L'ord<strong>in</strong>e pubblico nelle relazioni di prefettura e polizia, 67-68/5.<br />

SUL DOPOGUERRA A REGGIO. UN PROGETTO DI RICERCA, 64/66-167.<br />

UNA LETTERA DELL'ON. FELISETTI SULLA VICENDA GIUDIZIARIA DI EGIDIO BARALDI, 96/95.<br />

UN DOCUMENTARIO TELEVISIVO SULL'ATTACCO DI ALBINEA, 7-8/133.<br />

VERONI GISMONDO, Un giudizio avventato, 10-11/129.<br />

ZAMBONELLI ANTONIO, 500 operai da <strong>in</strong>viare <strong>in</strong> Germania. L'ufficio<br />

personale prepari la dist<strong>in</strong>ta, 67-68/3l.<br />

-, Resistenza reggiana. La costruzione della memoria. 1946-1948,79/60.<br />

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BARAZZONI RENZO, Hereford, la mia seconda università, 77/146.<br />

BARBIERI MANODORI RICCARDO, MAGNANINI GIANNETIO, 20 mesi di<br />

guerra civ<strong>il</strong>e, 50 anni di dopoguerra, 80/58.<br />

BELLENTANI FRANCESCO, Prampol<strong>in</strong>i e Matteotti 50 anni fa, 22/25.<br />

-, Ricordo di Renato Bertol<strong>in</strong>i (Brenno), 37/125.<br />

BELTRAMI CELSO, MAGGIANI ]UNIO VALERIO, Vita e idee di Bruno<br />

Fortichiari, 74-75/53.<br />

BELTRAMI CELSO, MAGGIANI ]UNIO VALERIO, Vita e idee di Bruno<br />

Fortichiari, CI parte), 76/53.<br />

BELTRAMI CELSO, Vita e idee di Bruno Fortichiari (II parte), 84/18.<br />

BENASSI UGO, PARENTI VITIORIO, CARRETII GIUSEPPE, Ricordo di<br />

Gismondo Veroni, 54-55/3.<br />

BERTANI GLAUCO, Pl<strong>in</strong>io Torelli. Il prezzo della libertà, 98/98.<br />

BERTANI RICCARDO, Notizie <strong>in</strong>edite sugli antenati della famiglia Cervi di<br />

Campeg<strong>in</strong>e, 49/69.<br />

-, Russia primo amore. Il richiamo dell'estremo matt<strong>in</strong>o, 67-68/53.<br />

BOIARDI GIOVANNA, La scuola convitto "R<strong>in</strong>ascita" di Rivaltella. Paride<br />

racconta 1945-1949 (Cà Ros<strong>in</strong>i, febbraio-apr<strong>il</strong>e 2003), .. Intervista a Paride<br />

Allegri" 99/10l.<br />

BOLDRINI ARRIGO, Il dovere di una scelta, a cura di Antonio Canovi, 77 /3 l.<br />

BONAZZI RENZO, Un ricordo di Bufal<strong>in</strong>o, 78/6.<br />

BOTIAZZI WALTER, Dal disastro dell'8 settembre allo Stammlager X-C-621,<br />

70/17.<br />

BUFALINO GESUALDO, Un sic<strong>il</strong>iano a Reggio (1944-45), 76/119.<br />

CAITI NADIA, Un altro commissario. Intervista a Bruno Catt<strong>in</strong>i, "Zenith", 52-<br />

53/77.<br />

CAPITANI LORENZO, La memoria, i giovani la storia. Ricordando Marco<br />

Paterl<strong>in</strong>i, 97/119.


CARRETTI GIUSEPPE, Orazione funebre per <strong>il</strong> compagno Franz<strong>in</strong>i, 50-51/7.<br />

CASALI GIUSEPPE, La lezione di «Frigio», 50-51/13.<br />

CASOTTI don VASCO, La Canonica di Febbio nei primi mesi del 1944, 15/93.<br />

CASOTTI WILLIAM, Luciano Grossi. Una vita di avventure, di fede e di<br />

passione, 96/69.<br />

CASTAGNETTI PIERLUIGI, Un ricordo di Salvatore Fangareggi, 96/65.<br />

CODAZZI ALBERTO, Memorie di un ufficiale cattolico deportato, CI parte),<br />

40/51; (II parte), 41-42/101; (III parte), 43/61.<br />

CUGINI DESIDERIO, Vita di m<strong>il</strong>itante, 31/81.<br />

DAVOLI PAULETTE, I miei ricordi e le mie emozioni nei giorni 24 e 25 apr<strong>il</strong>e<br />

1945, a cura di Maria Nella Casali, 77/157.<br />

FANGAREGGI SALVATORE, Una famiglia nella Resistenza: i conti Calvi di<br />

Coenzo, 69/53.<br />

-, Don Carlo. Una vicendaforse unica nella Resistenza italiana, 72/11.<br />

-, Ricordo di don Giuseppe Dossetti, 81/13.<br />

FANGAREGGI SALVATORE, FERRABOSCHI ALBERTO (a cura di), Un prete<br />

negli anni della guerra, <strong>in</strong>tervista a don Angelo Cocconcelli, 84/57.<br />

FELISETTI DINO, Ricordo di Giann<strong>in</strong>o Degani, 31/3.<br />

FERRARI ALBERTO, Memorie di un ufficiale di collegamento, 37/103.<br />

FERRARI LUIGI, La bontà di «Frigio», 50-51/5.<br />

FERRETI ALDO, SEVERI ELEONORA, Notizie sull'autore del ,Memoriale di un<br />

partigiano cattolico», 31/97.<br />

FERRETTI LINO, La testimonianza di unfuc<strong>il</strong>ato, 28/73.<br />

FERRONI LUCINIO, Scrivevo qualche lettera col sangue dei miei compagni, a<br />

cura di Antonio Zambonelli, 71/47.<br />

FONTANI LUIGIA, Nome di battaglia Sitva. Non c'è Più nulla da perdere, a<br />

cura di Ivan Basenghi, 76/127.<br />

FRANZINI GUERRINO, Vicende di una formazione garibald<strong>in</strong>a - Il Diario del<br />

Distaccamento «G. Bedeschi», 26-27/129.<br />

-, La scomparsa di Mario Ferrari ,Marius» 35-36/7.<br />

-, Ricordando Osvaldo POPPi (DaVide), 40/3.<br />

-, Ricordo di Riccardo Cocconi ,Miro», 41-42/3<br />

-, Un 'altra gloriosa famiglia partigiana: I Fratelli Vecchi di V<strong>il</strong>la Gavasseto,<br />

41-42/69.<br />

-, Pio Monterm<strong>in</strong>i (Luigi), 47-48/82.<br />

-, Autobiografia di un m<strong>il</strong>itante, 50-51/17.<br />

-, Pag<strong>in</strong>e di diario. 1956-1958, 50-51/41.<br />

FRANZONI VITTORIO, GALEOTTI CARLO, Ricordo di Pasquale Marconi, 17-<br />

18/149.<br />

FUCILI GIOVANNI, Ricordo del prete don Domenico Orland<strong>in</strong>i «Carlo», 32-<br />

33/3.<br />

G.D., Viterbo Cocconcelli, 17-18/3.<br />

GAMBARELLI TAMBURINI ITALINA, Una madre partigiana, 26-27/129.<br />

GIAROLI GIUSEPPE, Una testimonianza sui primordi del fascismo reggiano,<br />

2/35.<br />

GIARONI ANGELO, Memorie di un bracciante comunista, a cura di Antonio<br />

Zambonelli, 38-39/107.


232<br />

GIBERTI GIUSEPPE, Ricordi di guerra e di corsia, la camera n. 3, a cura di<br />

Sereno Folloni, 76/112.<br />

GILIOLI ULISSE Ca cura di), Il volontario della Libertà, 80/74.<br />

GRAFPI HERMES, Ricordo del 13 apr<strong>il</strong>e 1945 a Reggio Em<strong>il</strong>ia. Una giornata<br />

particolare per le donne e gli studenti. La figura di Marcello Bigliardi, 99/114.<br />

GROSSI RICCARDO, Memorie di vita partigiana, a cura di Sereno Folloni,<br />

46/95.<br />

MAGGIANI ]UNIO VALERIO, Paul Nizan, 78/32.<br />

MAGNANI ALDO, In memoria di Att<strong>il</strong>io Gombia. Un tenace dirigente operaio,<br />

un valoroso comandante partigiano, 9/85.<br />

-, Antonio Gramsci nei ricordi di un m<strong>il</strong>itante comunista reggiano, 12/89.<br />

-, Vittorio Salt<strong>in</strong>i "Toti" e <strong>il</strong> ,partito nuovo", 52-53/93.<br />

-, Una lettera di Aldo Magnani, [sulla biografia di Bruno Fortichiari], 77 /2 l.<br />

-, Pensando al futuro. Una lettera di Aldo Magnani, 87-88/170.<br />

MAGNANINI GIANNETTO, Lafigura di Salvatore Fangareggi, 96/6l.<br />

MALAGUZZI LORIS, Che io <strong>in</strong>f<strong>il</strong>assi la strada dell'<strong>in</strong>segnare, a cura di Laura<br />

Artioli, 84/40.<br />

MANARI FIORINI ARMANDA, Il segreto di don Paol<strong>in</strong>o, a cura di Antonio<br />

Zambonelli,71/39.<br />

MARCONI PASQUALE, Chirurgia partigiana, 19/85.<br />

MATTIOLI EMILIO, Ricordo di Ennio (NannO Scolari, 95/11l.<br />

IL MEMORIALE DI UN PARTIGIANO TEDESCO [Ernesto ]undtl. STORIA DEL SERVIZIO DI<br />

INFORMAZIONI SEGRETO DI "GANCIA», a cura di Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i, 25/8l.<br />

MONTANARI FABRIZIO, La giov<strong>in</strong>ezza di Berneri, 83/12.<br />

MONTANARI OTELLO, Luigi Longo e Reggio Em<strong>il</strong>ia: mezzo secolo di storia,<br />

41-42/53.<br />

-, Riccardo Cocconi, protagonista della Ricostruzione e del r<strong>in</strong>novamento del<br />

Paese, 43/53.<br />

MOORE ALFRED, Ricordi di un ex prigioniero di guerra <strong>in</strong>glese evaso dal<br />

campo di Fossoli, 13-14/97.<br />

OLIVA ADRIANO, La nostra vita non è stata fac<strong>il</strong>e, <strong>in</strong>tervista con <strong>il</strong> generale<br />

Adriano Oliva «Mart<strong>in</strong>i", a cura di Antonio Canovi, 74-75/19.<br />

PIAZZI ENRICO, Memoriale di un partigiano cattolico, 29-30/47.<br />

QUAZZA GUIDO, Storia e memoria nei ricordi di un partigiano reggiano,<br />

61/55.<br />

PIFFERI ELGINA, Storia di una donna, a cura di A. Zambonelli, 50-51/90.<br />

RICORDO DI OLGA BACCARANI VED. CAPRARI, 72/47.<br />

RICORDO DI EMILE CHANOUX, 72/49.<br />

ROMANI EBER, Una conversazione con Alcide Cervi, registrata nel 1962, 10-<br />

11/7.<br />

PELLIZZI VITTORIO, Ricordando Ennio Pacchioni, 35-36/3.<br />

SIMONELLI PROSPERO, Ricordo dell'avv. Antonio Grandi, 25/3.<br />

-, Ricordo di Raimonda Mazz<strong>in</strong>i, 38-39/3.<br />

Su CESARE CAMPIOLI, 13-14/3.<br />

TONI ROGGERI GIUSEPPE, Un maledetto giorno del (43, 67-68/35.<br />

VALLI MARGHERITA, Platzkommandantur Reggio. Apr<strong>il</strong>e 1944-Apr<strong>il</strong>e 1945,<br />

64-66/61; ripubblicato <strong>in</strong> 89/79.


SALVARANI OSVALDO «ALDO», Quando Dollman chiese scusa ai partigiani, a<br />

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TARASSOV ANATOLI], La vita dei Cervi nell'autunno 1943, 20-21/15.<br />

-, Sui monti d1talia. Memorie di un garibald<strong>in</strong>o russo, (II parte), 22/41; (III<br />

parte), 23-24/63.<br />

ZAMBONELLI ANTONIO, Paolo Davoli nelle lettere dell'es<strong>il</strong>io e nei documenti<br />

della P.S., 35-36/83.<br />

- (a cura di ), I Cervi ed altro nei ricordi di un protagonista: Otello Sarzi, 44-<br />

45/57.<br />

-, In ricordo di Gianetto Patac<strong>in</strong>i, 47-48/82.<br />

-, Il «Colonnello Monti", 61/3.<br />

-, Rolando Cavandoli, 61/5.<br />

-, Vivaldo Salsi: un antifascista nelle carte di polizia 0932-1944), 69/57.<br />

-, Amerigo Clocchiatti: un comunista «duro e puro" amico di Pasquale Marconi,<br />

69/77.<br />

- (a cura di ), Una comunista reggiana nelle carte di polizia: Elg<strong>in</strong>a Pifferi,<br />

71/53.<br />

-, Ricordo di Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i «Frigio" nel primo decennale della morte,<br />

72/7.<br />

-, Ricordo di L<strong>in</strong>a Cecch<strong>in</strong>i, 81/15.<br />

ZAMBONINI SANDRA, Non parlò. L'uccisero e l'appesero a un ramo, 52-53/101.<br />

DIDATTICA<br />

BARAZZONI GIOVANNA (a cura di), «A lezione dal pro! Spielberg", 74-75/59.<br />

-, Ogni contrada è patria del ribelle: resoconto di una visita nel passato<br />

virtuale, 77/200.<br />

BORGHI ETTORE, ((V<strong>in</strong>citori" e "V<strong>in</strong>ti" nel secondo dopoguerra: concetti<br />

signifìcativi e didatticamente ut<strong>il</strong>i, 87-88/180.<br />

BRUSA ANTONIO, Il nuovo curriculo di storia, 81/80.<br />

CANOVI ANTONIO, Memorie presenti e Alfabeti storici, 74-75/57.<br />

-, Il territorio abitato dalla memoria. Una proposta didattica per le scuole<br />

dell'obbligo, 79/88.<br />

CAPITANI LORENZO, Viaggio visivo nel Novecento totalitario. Un laboratorio<br />

didattico. Modena 15 febbraio 2005, 99/159.<br />

CASALI MARIA NELLA, Incontri ravvic<strong>in</strong>ati: alcuni testimoni reggiani<br />

raccontano, 77/218.<br />

-, Sulle tracce del f<strong>il</strong>o d'Arianna. In marg<strong>in</strong>e al convegno nazionale.<br />

Comunicazione della storia e fabbisogni formativi fra ricerca, didattica e<br />

divulgazione, 78/109.<br />

DE BERNARDI ALBERTO, R<strong>il</strong>evanze storiografiche del Novecento, 82/102.<br />

DELLA NAVE MARCO, Death from Above. I bombardamenti aerei nel c<strong>in</strong>ema<br />

bellico angloamericano dagli anni 'lO all'alba del nuovo secolo, 97/107.<br />

DONDI MIRCO, Scrivere di Resistenza, scrivere per la scuola, a cura di Antonio<br />

Canovi, 76/175.<br />

FERRETTI MARIA ASSUNTA, Presenza/Assenza della storia. Brevi considerazioni<br />

sulla percezione del passato presso i giovani e sulle proposte didattiche<br />

dell'istituto, 91-92/135.<br />

233


-, La Resistenza nello specchio dei decenni: una proposta didattica, 93/87.<br />

-, I bamb<strong>in</strong>i del '95: resoconto di un'esperienza didattica, 96/89.<br />

FERRETTI MARIA ASSUNTA, IORI GIOVANNA, Antologia della mostra<br />

permanente: Il Canale di Secchia: storia ed usi dal medioevo all'età<br />

contemporanea, 93/101.<br />

FERRETTI MARIA ASSUNTA, SALVIOLI MARIANI MARIA, I diritti del cittad<strong>in</strong>o<br />

nel tempo delle grandi migrazioni: spunti di riflessione e ricerca attraverso<br />

una bibliografia ragionata, 85/95.<br />

FRANZINI GUERRINO (a cura di), Concorso per ricerche storiche tra studenti,<br />

17-18/129.<br />

GRAZIOLI CESARE, Manuale e documenti: da nemici ad alleati, 80/104.<br />

-, Il Novecento, secolo scorso e storia del presente, 83/62.<br />

-, Una proposta di laboratorio didattico sul novecento, 84/98.<br />

-, «Il documento dei Saggi» e l'<strong>in</strong>segnamento della storia, 86/63.<br />

-, Il nostro convegno sul curricolo verticale della storia, 89/153.<br />

-, Il curricolo verticale di storia: un'altra battaglia, 90/63.<br />

-, La Storia della Moratti, 98/111.<br />

KLINKHAMMER LUTZ, L'occupazione tedesca <strong>in</strong> Italia: crisi e decomposizione<br />

di un sistema, 76/158.<br />

LANCELLOTTI SILVIA, La formazione del consenso nelle scuole degli anni<br />

Trenta <strong>in</strong> Germania. Intervista allo storico Kay Kufeke, 97/113.<br />

«LA LIBERTÀ: DIFFICILE» UNA COLLABORAZIONE RIUSCITA, 56-58/115.<br />

OTTAVIANO CHIARA, L'uso pubblico della storia e <strong>il</strong> mestiere dell'<strong>in</strong>segnante,<br />

78/92.<br />

QUAZZA GUIDO, La storia come ricerca e <strong>in</strong>segnamento, 52-53/49.<br />

LA RESISTENZA NEI TEMI DI DUE GIOVANI STUDENTI, 31/102.<br />

ROSSO ERMANNO, Un laboratorio di storia, 79/104.<br />

TERRONI ALICE, Il territorio e la memoria. L'esperienza biennale condotta <strong>in</strong><br />

una scuola media di Campeg<strong>in</strong>e, 79/96.<br />

TOBATY ANNIE, Memoria e Liceo, 90/69.<br />

EBRAISMO<br />

ZAMBONELLI ANTONIO, Ebrei reggiani tra leggi razziali ed Olocausto. 1938-<br />

1945, CI parte), 61/5; (II parte), 62-6317.<br />

-, Ebrei reggiani tra leggi razziali e shoah. 1938-1945, 91-92/9. (si tratta di<br />

una revisione e di un approfondimento del saggio già pubblicato nei numeri<br />

61 e 62-63).<br />

-, (a cura dO, Testimonianze, Alessandro Cantoni. Dalla tradizione sefardita<br />

all 'impegno nella Resistenza; Vera Padoa: tra i montanari di Costabona; Franco<br />

Tedeschi: ospitalità contad<strong>in</strong>a e fuga <strong>in</strong> Svizzera; Fausto Ravà: dal ghetto di<br />

Reggio al passaggio oltre le l<strong>in</strong>ee; Mons. Angelo Cocconcelli: come ho difeso gli<br />

ebrei; Leone Ravenna: ebrei italiani all'Università di Losanna, 91-92/9.<br />

DOCUMENTI DELLA PERSECUZIONE 1943-1944, a cura di Antonio Zamonelli, 91-92/<br />

90.<br />

ANTOLOGIA DELLA MOSTRA: EBRAISMO MEMORIA DEL TEMPO PRESENTE. STORIA DI UNA COMUNITÀ.<br />

REGGIO EMILIA, 1413-1945, a cura di Antonio Canovi e Antonio Zambonelli 91-<br />

92/97.<br />

234


CRONOLOGIA DELLA PRESENZA EBRAICA A REGGIO EMILIA, 91-92/121.<br />

MAPPA DEL GHETTO DI REGGIO EMILIA, 91-92/122.<br />

TESTO LEGGI RAZZIALI DEL '38 E DEL '44, 91-92/123.<br />

- RS 73, «Gli Ebrei a Reggio Em<strong>il</strong>ia nell'età contemporanea tra cultura e<br />

impegno civ<strong>il</strong>e (21,22 apr<strong>il</strong>e 1993)>><br />

MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REpUBBLICA E DEI PRESIDENTI DEL SENATO E CAMERA DEI<br />

DEPUTATI, 73/5.<br />

STORCHI MASSIMO, Presentazione, 73/9.<br />

PARENTI VITTORIO, Introduzione, 73/11.<br />

ALATRI PAOLO, Assumendo la presidenza, 73/12.<br />

SPAGGIARI ANTONELLA, Saluto ai convegnisti, 73/13.<br />

BOIARDI FRANCO, Gli ebrei reggiani dall'Età napoleonica alla :Yl Guerra<br />

mondiale, 73/15.<br />

BADINI GINO, L'Archivio Bassani dell'Università israelitica. Inventario<br />

dell'Archivio (a cura di G<strong>in</strong>o Bad<strong>in</strong>i), 73/27.<br />

FORESTI FABIO, La parlata giudeo-reggiana, 73/81.<br />

BUSI GIULIO, Gli ebrei reggiani tra Ancien Régime ed Età napoleonica, 73/93.<br />

ANCESCHI GIUSEPPE, A. Balletti e L. Padoa storici dell'ebraismo reggiani,<br />

73/103.<br />

ARTIOLI LAURA, Presenza e contributo della famiglia Franchetti a Reggio<br />

Em<strong>il</strong>ia, 73/113.<br />

BARICCHI WALTER, L'<strong>in</strong>sediamento ebraico e le città, 73/125.<br />

MAUGERI VINCENZA, Oggetti rituali e arredi s<strong>in</strong>agoga li della comunità di<br />

Reggio, 73/139.<br />

FABBRICI GABRIELE, Le comunità ebraiche Tra Sette e Ottocento: <strong>il</strong> caso di<br />

Correggio, 73/153.<br />

PETRUCCI ANTONIO, Reggio 1938. I professori ebrei, 73/165.<br />

BERTI ARNOALDI FRANCESCO, assumendo la presidenza, 73/183.<br />

APPARI ANNA, Tra pedagogia e difesa dei diritti della donna. L'esperienza di<br />

Clelia Fano, 73/185.<br />

FERRABOSCHI ALBERTO, Le traiformazioni del notab<strong>il</strong>ato. Dalla<br />

rappresentazione sociale all'<strong>in</strong>termediazione politica. Il caso Uldirico Levi,<br />

73/207.<br />

LANZAFAME MARIO, Cam<strong>il</strong>lo Grassetti, un democratico nell'Ottocento, 73/223.<br />

ZAMBONELLI ANTONIO, Dalle persecuzioni fasciste allo Sterm<strong>in</strong>io, 73/239.<br />

PARDO LUCIO, Un limud per ricordare, 73/251.<br />

EDITORIALI<br />

BORGHI ETTORE, Editoriale, 84/7.<br />

-, Una premessa per <strong>il</strong> futuro, 86/7.<br />

-, La scuola sotto tiro, 93/7.<br />

-, Editoriale, 96/7.<br />

CANOVI ANTONIO, ISTORECO allo specchio, 80/6.<br />

-, Riconoscimento e tempo presente, 85/6.<br />

CARUBBI FERMO, Resistenza e democrazia nel 4r anniversario della<br />

Liberazione, 69/3.<br />

235


FANGAREGGI SALVATORE, Storia e società, 62-63/3.<br />

-, V<strong>il</strong>la Sesso e le altre pag<strong>in</strong>e dolorose, 74-75/3.<br />

-, Uno spettro si aggira per l'Europa, 70/3.<br />

-, Attenzione ai falsi profeti, 76/9.<br />

-, Editoriale, 83/9.<br />

LANZAFAME c. MARIO, Trent'anni, 79/8.<br />

MAGNANINI GIANNETTO, ISTORECO e le ~de del nuovo m<strong>il</strong>lennio, 94/7.<br />

MINARDI MARCO, Un luogo della memoria: la "Coop», 86/9.<br />

SIMONELLI PROSPERO, Cont<strong>in</strong>uando, 52-53/3.<br />

STORCHI MASSIMO, Editoriale, 81/9.<br />

-, Editoriale, 82/7.<br />

-, Editoriale, 87-88/7.<br />

ETÀ REPUBBLICANA<br />

BONINI ELISA, La donna a Reggio Em<strong>il</strong>ia tra realtà locale e istanze nazionali:<br />

storia di un 'evoluzione culturale attraverso i manifesti di pubblica ut<strong>il</strong>ità.<br />

1945-1986, 96/97.<br />

DOGLIANI PATRIZIA, La storia dei giovani nell'età contemporanea, 83/22.<br />

MARCHIORO MICHELA, L'Associazione Pionieri d'Italia, 80/38.<br />

MIETTO MARCO, CANOVI ANTONIO, Nati <strong>il</strong> 7 luglio. Manifestazioni,<br />

magliette a strisce, comunisti, 82/58.<br />

QUARANT'ANNI FA: LO SCONTRO POLITICO DEL LUGLIO 60'. L'ESTATE DI TAMBRONI. I RAGAZZI<br />

CON LE MAGLIE A STRISCE, Atti del convegno tenuto a Reggio Em<strong>il</strong>ia <strong>il</strong> 7 luglio 2000,<br />

a cura di Franco Bojardi, 95/9.<br />

SEZZI AZIO, Alle radici del Boom, 82/20.<br />

LA STRAGE DEL RAPIDO 904, 52-53/127.<br />

VALLI FRANCO, La Cooperativa e la città, 90/53.<br />

TEMPO PRESENTE<br />

CANOVI ANTONIO, Il territorio e i suoi segni, 70/5.<br />

-, Sologno: per una topologia della formazione malaguzziana, 86/31.<br />

CHÉNEAU SIMONE, Gli lemmi di Drancy, a cura di Antonio Canovi, 78/60.<br />

LE GURRIER PATRICK, FINCARDI MARCO: Comunismo locale, Resistenza e<br />

Partito comunista francese: i tre elementi del potere <strong>in</strong> un comune bretone,<br />

89/140.<br />

RANCIÈRE ]ACQUES, Storia delle parole, le parole della Storia, a cura di<br />

Matyne Perrat e Mart<strong>in</strong> de la Soudiére, 76/25.<br />

SEMÉLIN ]ACQUES, Totalitarismo e memoria della resistenza civ<strong>il</strong>e. Un<br />

repertorio per <strong>il</strong> presente, a cura di Antonio Canovi, 78/23.<br />

«SULLE TRACCE DI ANNE FRANK: PERSECUZIONI, GIOVANI, MEMORIA», sem<strong>in</strong>ario con <strong>il</strong><br />

sostegno della Commissione europea 17-18-19 ottobre 1999,89/161.<br />

TRAVERSO ENZO, Antifascismo e contemporaneità, a cura di Antonio Canovi,<br />

86/13.<br />

TURAINE ALAIN, Una lezione critica della modernità, a cura di Antonio<br />

Torrenzano, 79/18.<br />

VÉGLÉRIS EUGÉNIE, Conversazioni sul XX secolo ed i suoi labir<strong>in</strong>ti, a cura di<br />

Antonio Torrenzano, 84/10.<br />

236


ARGOMENTI INTERNAZIONALI<br />

CALCHI NOVATI GIAMPAOLO, Marocco, un prof<strong>il</strong>o, 76/138.<br />

-, Il corno d'Africa, un prof<strong>il</strong>o, 77/168.<br />

-, Il Ghana e <strong>il</strong> suo ruolo <strong>in</strong> Africa, 78/7l.<br />

-, Nigeria: un gigante malato, 79/64.<br />

-, L'Egitto per sé e per <strong>il</strong> mondo arabo, 80/84.<br />

-, L'orig<strong>in</strong>alità sudafricana, 82/84.<br />

-, Da Burghiba a Ben Alì, 83/104.<br />

-, Algeria: Crisi di regime, crisi dello Stato, 84/70.<br />

-, India e Pakistan, fratelli nemici, e le bombe parallele, 85/62.<br />

-, Curdi e questione curda: un popolo, tanti Stati nessuno Stato, 86/53.<br />

CARBONE CARLO, GALBRAITH JOHN KENNETH, LATOUCHE SERGE,<br />

TALIANI UGO, Dal Nord-Sud alla globalizzazione, a cura di Antonio<br />

Torrenzano, 85/14.<br />

ERESSO ZALEKE, L'Etiopia, la mia storia, 78/85.<br />

FALL MAMADOU, L'avventura del capitano dei Wolof del Senegal, 82/96.<br />

KOLAL HASSAN, Il Marocco, la mia storia, 77/194.<br />

MaRINI MAURIZIA, Donne d'Algeria. Incontriamo Ines Nour, 85/82.<br />

OHUE IDEMUDIA PEDRO, Comments, 80/1Ol.<br />

WALKER JOSEPH, Note africane, 79/83.<br />

VARIE<br />

APPARI ANNA, Il censimento fotografico, 61/107.<br />

FRANZINI GUERRINO, Indice analitico di Ricerche storiche, 31/49.<br />

-, Mancata condanna dei crim<strong>in</strong>i nazisti, 37/3.<br />

FRANZINI GUERRINO, ZAMBONELLI ANTONIO, Guida sommaria all'Archivio<br />

delllstituto storico, 17-18/12l.<br />

HOUBRE GABRIELLE, "La jeunesse au f<strong>il</strong> du temps», bibliografia degli studi<br />

sulla gioventù <strong>in</strong> Francia. 1815-1945, 83/84.<br />

LAGHI GUIDO, Una lettera di Guido Laghi, 32-33/137.<br />

PATERLINI MARCO, Indice analitico di "Ricerche storiche» 35-51 (dicembre<br />

1977-dicembre 1983), 52-53/57.<br />

v.P. (VITTORIO PELLIZZI), Contrabbando, 1/89.<br />

-, Contrabbando, 2/105.<br />

237


F<strong>in</strong>ito di stampare<br />

nel mese di ottobre 2005<br />

da Grafitalia - Reggio Em<strong>il</strong>ia

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