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Giugno 2011 - Comites Ginevra - Comites Genève

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il giornale<br />

italiano<br />

Lo scrutinio del voto all’estero<br />

Saverio D’Auria<br />

Abbiamo vinto: la sfida del quorun è stata vinta: dai comitati<br />

referendari, ma anche da l’Italia dei Valori. Abbiamo vinto tutti,<br />

ma nell’euforia della vittoria, per una volta sola, ricordiamoci<br />

anche di chi ha raccolto le firme per due referendum, piazza dopo<br />

piazza, di chi ha scritto i quesiti, di chi ha lanciato la campagna<br />

iniziale: l’Italia dei Valori. Diciamolo una volta sola, poi diciamo<br />

anche che è una vittoria di tutti, come é vero, come é giusto che<br />

sia.<br />

Grazie a tutti gli italiani all’estero che hanno votato, grazie a<br />

tutti coloro che hanno votato SI, grazie a tutti coloro che hanno<br />

votato NO perchè volevano dire NO al nucleare e NO al legittimo<br />

impedimento. La percentuale dei NO da noi all’estero è stata più<br />

alta, decisamente più alta. Si tratta di capire quanto ha influito la<br />

completa assenza di informazione, quanto ha influito l’assenza<br />

totale di molti consolati e comites nel fornire spiegazioni. Grazie<br />

di cuore a tutti i consoli e al personale di tutti i consolati che<br />

funzionano bene e che tutelano i<br />

diritti dei cittadini. Purtroppo non<br />

sono tutti così. Grazie a tutti gli<br />

scrutatori: ieri (ndr: 14 giugno) a<br />

Castelnuovo di Porto c’erano circa<br />

6mila persone per scrutinare le<br />

nostre schede. Qual’era<br />

l’atmosfera Diversa. Diversa dalle<br />

politiche, certamente. C’erano i<br />

giovani. Disoccupati, precari,<br />

“diversamente occupati”. Erano lì<br />

per la misera diaria dello<br />

scrutatore Dalle ore 7 alle 23, con<br />

trasporto non pagato (25 km da<br />

Roma), in un posto con 8<br />

distributori automatici di bevande<br />

per 8mila persone, senza possibilità di uscire dalla struttura, in<br />

aperta campagna, con 28 gradi e senza aria condizionata, con<br />

bagni che dopo le 12 erano in condizioni igieniche allucinanti.<br />

Forse lo hanno fatto anche per i 170 euro di diaria, ma non solo<br />

per questo. Stavolta no, c’era in più il senso civico, la voglia di<br />

cambiare. Tanti giovani: presidenti di seggio trentenni,<br />

preparatissimi, precisi. Tagliati fuori dal mondo: relativamente<br />

pochi i telefonini, nessuna radio, nessuno a cui chiedere notizie.<br />

I nostri voti sono<br />

arrivati in Italia e<br />

sono stati contati.<br />

Qualcuno sarà stato<br />

annullato, ma se lo è<br />

stato, è stato per<br />

“rispetto delle<br />

regole”, più che per<br />

malizia: basta il<br />

certficato nella busta<br />

sbagliata e il voto è<br />

nullo, anche se è<br />

chiaramente un errore<br />

materiale, anche se,<br />

Gli scrutatori assegnati ai voti della<br />

Germania erano più fortunati: avevano<br />

l’aria condizionata<br />

anno 17, n. 162 - giugno <strong>2011</strong><br />

I componenti del seggio di <strong>Ginevra</strong><br />

prima dell'inizio dello spoglio<br />

francamente, poco importa che lo scrutatore avrebbe, in teoria,<br />

potuto vedere come ha votato uno sconosciuto tizio residente a<br />

20mila km di distanza. Regola fatta per pura astrazione teorica,<br />

virtuosismo del diritto, al limite del bizantinismo, ma le regole<br />

sono regole.<br />

La mattina dello scrutatore inizia con una coda allucinante nel<br />

vialone alberato che circonda il centro dela Protezione Civile.<br />

Per 6mila persone che vengono da Roma<br />

avrebbero potuto organizzare almeno un paio di<br />

treni speciali da Roma Tiburtina, e un servizio<br />

navetta dalla stazione. Poi la solita scena da<br />

mercato: l’ufficio del Comune di Roma allestito<br />

per rimpiazzare gli scrutatori assenti, aula magna<br />

– teatro zeppo di aspiranti sostituti, a centinaia,<br />

crocchio al centro, in assedio al tavolo dei<br />

delegati del Comune che assegna i posti tanto<br />

desiderati, insieme ai 170 euro tra tre mesi.<br />

Corte d’appello: anche loro indaffarati a<br />

sostituire i presidenti assenti, non tantissimi.<br />

Quasi tutti i seggi hanno iniziato le operazioni di<br />

apertura delle buste a metà mattinata. Quasi<br />

nessuno ha osservato alla lettera le istruzioni,<br />

che sono fin troppo pedanti: decisamente<br />

nessuno ha controllato, ma anche nessuno era in giro a fare da<br />

consulente. Nessun contatto tra seggi e Corte d’Appello, cosa<br />

che avrebbe confortato più di un presidente. Operazioni<br />

preliminari concluse intorno alle 14. Un attimo di pausa: assalto<br />

all’unico spaccio alimentare della struttura, o forse alle poche<br />

distributrici automatiche. C’è chi si rilassa all’aperto, sul prato<br />

all’ombra dei pini, con orizzonte da improbabile film western.<br />

(segue a pagina 9)<br />

Il Sindacato.<br />

Secrétariat de Genève<br />

5, chemin Surinam<br />

1203 Genève<br />

Tel.: 022 949 12 00<br />

Fax: 022 949 12 20<br />

e-mail: geneve@unia.ch<br />

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Chemin de Delay, 26<br />

CH-1214 VERNIER-GENEVE<br />

Tél. +41 22 341 42 10 / Fax +41 22 341 42 11<br />

Natel +41 79 200 42 28


il giornale italiano<br />

Istantanee di un beato<br />

Piergiorgio Odifreddi<br />

anno 17, n. 162 - giugno <strong>2011</strong> - pagina 2<br />

Oggi in Piazza San Pietro (ndr: 1 maggio<br />

<strong>2011</strong>), alla presenza di un milione di<br />

pellegrini festanti, vengono proclamate le<br />

virtù eroiche di Karol Vojtyla, alias<br />

Giovanni Paolo II. Ricordiamone alcune<br />

manifestazioni, per capire meglio che cosa<br />

la Chiesa intenda per “eroismo virtuoso”, e<br />

per contrastrare con una goccia di<br />

razionalità il delirio che circonda questo<br />

sensazionale non-evento mediatico.<br />

4 marzo 1983. All’aeroporto di Managua<br />

in Nicaragua Giovanni Paolo II svillaneggia<br />

pubblicamente il ministro della Cultura<br />

padre Ernesto Cardenal, inginocchiato di<br />

fronte a lui in segno di rispetto, per aver<br />

accettato di partecipare al governo<br />

sandinista. In seguito, in combutta con il<br />

cardinal Joseph Ratzinger, combatterà<br />

duramente la teologia della liberazione, di<br />

cui Cardenal era uno dei principali<br />

esponenti, riducendola al silenzio.<br />

20 febbraio 1987. L’arcivescovo Paul<br />

Marcinkus, presidente dello IOR, riceve un<br />

mandato di cattura dal tribunale di Milano<br />

per il coinvolgimento della banca vaticana<br />

nello scandalo del Banco Ambrosiano: lo<br />

stesso che porterà alla morte dei<br />

bancarottieri Michele Sindona e Roberto<br />

Calvi. Il papa fa quadrato attorno al<br />

“banchiere di Dio”, noto per aver dichiarato<br />

che “non si dirige una banca con le Ave<br />

Maria”, e lo lascerà al suo posto fino al<br />

pensionamento per i raggiunti limiti di età<br />

nel 1997.<br />

3 aprile 1987. A Santiago del Cile<br />

Giovanni Paolo II si affaccia sorridente a<br />

salutare la folla dal balcone del Palazzo<br />

Presidenziale in compagnia del dittatore<br />

Augusto Pinochet, e prega con lui nella<br />

cappella del Palazzo: lo stesso in cui nel<br />

1973 era stato assassinato da Pinochet il<br />

presidente<br />

democraticamente eletto<br />

Salvador Allende. In<br />

seguito, nel 1993,<br />

impartirà al dittatore<br />

cileno una benedizione<br />

apostolica speciale in<br />

occasione delle sue nozze<br />

d’oro. E nel 1999, quando<br />

Pinochet sarà arrestato in<br />

Inghilterra per crimini<br />

contro l’umanità, gli<br />

manderà un messaggio di<br />

solidarietà.<br />

6 ottobre 2002. Giovanni<br />

Paolo II canonizza, dopo<br />

averlo già beatificato il 17<br />

maggio 1992, il prete<br />

franchista Josemaria<br />

Escrivà de Balaguer,<br />

fondatore dell’Opus Dei.<br />

Paga così il debito nei<br />

onfronti della Prelatura<br />

della Santa Croce, i cui<br />

membri e simpatizzanti<br />

l’avevano dapprima eletto al soglio pontificio, e<br />

avevano poi sanato i debiti dello IOR,<br />

dissanguato dai finanziamenti a Solidarnosc.<br />

Alla cerimonia di canonizzazione partecipano,<br />

tra gli altri, per loro e nostra vergogna, anche<br />

Massimo D’Alema e Valter Veltroni.<br />

24 marzo 2003. Giovanni Paolo II ricorda<br />

con affetto il cardinal Hans Hermann Groer,<br />

dimessosi da primate d’Austria nel 1998 per<br />

aver abusato sessualmente di circa duemila<br />

ragazzi. Recentemente il cardinal Schoenborn<br />

ha denunciato la sistematica copertura di Groer<br />

e altri violentatori, da parte della curia di<br />

Giovanni Paolo II, e in particolare dell’ex<br />

segretario di Stato cardinal Sodano e dell’ex<br />

segretario particolare del papa cardinal<br />

Dziwisz, ma è stato messo a tacere e redarguito<br />

ufficialmente da Benedetto XVI.<br />

30 novembre 2004. Giovanni Paolo II<br />

abbraccia pubblicamente padre Marcial Maciel,<br />

fondatore dei Legionari di Dio, nella fastosa e<br />

festosa celebrazione dei suoi sessant’anni di<br />

sacerdozio, e lo omaggia per “un ministero<br />

sacerdotale colmo dei doni dello Spirito Santo”.<br />

Dimentica di dire che per mezzo secolo il prete<br />

ha sistematicamente violentato seminaristi e<br />

fedeli, e ha convissuto regolarmente e<br />

contemporaneamente con quattro donne, da cui<br />

ha avuto cinque figli, che ha sia violentato che<br />

portato in udienza dal Papa.<br />

Novello beato Giovanni Paolo II, se questi sono<br />

esempi delle tue virtù eroiche, ti preghiamo<br />

umilmente: non intercedere per noi! Prega<br />

piuttosto per te stesso, affinchè il tuo Dio ti<br />

perdoni, se può.<br />

(la Repubblica, 1 maggio <strong>2011</strong>)<br />

Tutti i personaggi citati nell’articolo.<br />

Nell’ordine dall’alto a sinistra:<br />

padre Ernesto Cardenal;<br />

l’arcivescovo Paul Marcinikus;<br />

Augusto Pinochet;<br />

Salvador Allende;<br />

Josemaria Escrivà de Balaguer;<br />

Massimo D’Alema;<br />

Valter Veltroni;<br />

Giovanni Paolo II con il cardinale<br />

Hans Hermann Groer;<br />

padre Marcial Maciel.


il giornale italiano<br />

anno 17, n. 162 - giugno <strong>2011</strong> - pagina 3<br />

Tutto cambia: il Pd l'ha capito<br />

di Marco Damilano<br />

Finita l'euforia per la vittoria, nel partito di Bersani rischiano di<br />

tornare i vecchi fantasmi: le correnti, le divisioni, le agghiaccianti<br />

"aperture alla Lega" e l'eterna tentazione di corteggiare Casini.<br />

La Vittoria, dolcissima sconosciuta, nel centrosinistra arriva come<br />

un ospite gradito ma inatteso: i padroni di casa non sono pronti. E'<br />

già capitato altre volte: nell'ottobre 2005 alle primarie che<br />

incoronarono Romano Prodi candidato premier dell'Unione gli<br />

sherpa dei partiti avevano fatto stampare una prudente quantità di<br />

schede elettorali, ma nei gazebo si presentarono a sorpresa in oltre<br />

quattro milioni e l'organizzazione collassò.<br />

Lo stesso è accaduto alla vigilia del<br />

voto amministrativo: il Pd lottava per<br />

"due vittorie e due ballottaggi",<br />

l'obiettivo dichiarato di Pier Luigi<br />

Bersani, un onorevole pareggio. E<br />

all'indomani delle primarie della<br />

Madonnina, che lo scorso novembre<br />

avevano eletto candidato sindaco<br />

Giuliano Pisapia al posto del favorito<br />

Stefano Boeri, i vertici del Pd milanese<br />

che ora esultano si erano dimessi in<br />

blocco, per lo smacco. Per non parlare<br />

di Napoli, dove il centrosinistra si è<br />

lacerato fino al suicidio, aprendo la strada al bulldozer Luigi De<br />

Magistris. "Bersani vede nel risultato di Napoli luci e ombre<br />

Beato lui, io le uniche luci che vedo sono i falò della monnezza",<br />

commenta feroce il sindaco di Salerno Enzo De Luca, uno che<br />

viaggia su percentuali dal 70 in su e che i simboli di partito non li<br />

vuole neppure in cartolina.<br />

Il Popolo degli arancioni, dei non invitati, degli elettori non<br />

previsti, ha consegnato la vittoria al centrosinistra a Milano e a<br />

Napoli, ma anche a Cagliari, dove ha trionfato il sindaco-ragazzino<br />

Massimo Zedda (classe 1976) dopo aver stracciato alle primarie un<br />

big come il senatore Pd Antonello Cabras, o a Novara, dove nella<br />

roccaforte del leghista Roberto Cota ha vinto il quarantenne del Pd<br />

Andrea Ballarè.<br />

Un'onda lunga che parte da lontano. Era dal 28 marzo 2010, giorno<br />

delle elezioni regionali, che l'Italia non andava al voto. Tredici<br />

mesi in cui è successo di tutto: lo scontro Berlusconi-Fini, il ditino<br />

alzato, il caso Ruby, le promesse mancate, la crisi economica che<br />

fa sentire i suoi costi sociali, dal Piemonte alla Sardegna. E le<br />

manifestazioni di protesta, dal Palasharp degli indignati alla<br />

impressionante piazza delle donne del 13 febbraio: è lì, nei lunghi<br />

mesi invernali, che comincia la disaffezione dell'elettorato<br />

berlusconiano e la riscossa del centrosinistra.<br />

"Il mondo è cambiato e la destra non l'ha capito", è la lapidaria<br />

analisi di Prodi, il più veloce ad afferrare il significato del voto. Al<br />

punto di scherzare perfido sul look anni Novanta del suo ex vice a<br />

Palazzo Chigi Walter Veltroni: "Tutto cambia e tu<br />

porti ancora la camicia con i bottoncini,<br />

aggiornati...". Tutto cambia, e bisogna cavalcare il<br />

vento del cambiamento: è il consiglio di Prodi al<br />

centrosinistra, e si deve fare in fretta, "altrimenti il<br />

vento si trasformerà rapidamente in tempesta". Lo<br />

pensa anche Bersani che ha voluto l'ex premier<br />

accanto a sé nell'improvvisata festa di piazza del<br />

Pantheon a poche ore dai ballottaggi. "Nuovo<br />

Ulivo", lo chiama il segretario del Pd. "Lo spirito<br />

dell'Ulivo non se n'è mai andato", apprezza il<br />

Professore, che si candida a fare da padre nobile con<br />

un occhio al Quirinale.<br />

Non facile mettere insieme Vendola, Di Pietro, De Magistris,<br />

la risorta federazione della Sinistra e non perdere contatto con<br />

l'elettorato di Beppe Grillo. Anche se i nuovi partner hanno<br />

voglia di vincere e di governare, non coltivano<br />

narcisisticamente la sconfitta come Bertinotti. Ma faceva un<br />

certo effetto vedere i due emiliani sul palco e i due romani che<br />

hanno egemonizzato gli ultimi vent'anni, zio Massimo e zio<br />

Walter, D'Alema e Veltroni, silenziosi e defilati, sostenitori di<br />

ipotesi diverse. Quella di Veltroni, il Pd maggioritario, è<br />

uscita sconfitta dai numeri: non si può fare da soli se si resta<br />

intorno al 30 per cento.<br />

D'Alema continua a corteggiare il Terzo Polo di Pier<br />

Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e Francesco Rutelli.<br />

"Modello Macerata", lo definisce con una certa<br />

enfasi il presidente del Copasir, la città<br />

marchigiana in cui D'Alema e Casini sono andati<br />

a fare un comizio insieme. Un modello che<br />

richiama il percorso immaginato dal leader ex<br />

Ds nei prossimi mesi: accordo con il centro,<br />

apertura alla Lega per riscrivere la legge<br />

elettorale in senso proporzionale e poi al voto<br />

con un sistema simile a quello della Prima<br />

Repubblica. "Non mi occupo di tattiche", si<br />

disinteressa Prodi. Anche Bersani guarda<br />

altrove. Per evitare che abbia ragione il<br />

novantenne Ettore Bernabei. Che al ricevimento<br />

del Quirinale ha cinicamente constatato: "Berlusconi Si<br />

regge sull'inerzia dell'opposizione". Gli interlocutori non<br />

hanno potuto evitare di acconsentire. Ed erano tutti di<br />

centrosinistra. (L’Espresso, 03 giugno <strong>2011</strong>)<br />

COMUNICATO<br />

Adesso è ufficiale: il 1° novembre <strong>2011</strong> il Consolato italiano<br />

a Losanna chiude, e sarà assorbito dal nostro Consolato a<br />

<strong>Ginevra</strong>. Il nuovo Consolato avrà la competenza su tutta la<br />

Svizzera romanza, e gestirà i servizi consolari per circa<br />

120.000 italiani.<br />

Sarà una bella sfida!<br />

Sono iniziati i preparativi per la fusione: dei lavori di<br />

ristrutturazione saranno effettuati nei prossimi mesi per<br />

guadagnare nuovi spazi di lavoro nell'attuale sede;<br />

prevediamo pure di rifare completamente l'impianto elettrico<br />

e quello informatico. Il software di gestione dei servizi<br />

consolari pure sarà aggiornato.<br />

Cercheremo come sempre di assicurare un servizio efficiente<br />

a tutti.<br />

Vi terremo aggiornati nei prossimi mesi sull'andamento delle<br />

operazioni di incorporazione.<br />

Consolato Generale d’Italia - <strong>Ginevra</strong><br />

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Marchionne, il diritto di<br />

critica e le risposte mai date<br />

Luciano Gallino<br />

Sergio Marchionne ha affermato che l'Italia deve cambiare<br />

atteggiamento nei confronti di Fiat Auto. L'Italia dovrebbe<br />

diventare più comprensiva nei confronti delle sue strategie.<br />

Più aperta al nuovo che esse rappresentano in tema di<br />

relazioni industriali e di piani produttivi. Da ciò si dovrebbe<br />

anzitutto dedurre che i suoi uffici gli passano da tempo una<br />

rassegna stampa largamente incompleta. Una pur rapida<br />

scorsa agli articoli pubblicati nell'ultimo anno o due, alle<br />

dichiarazioni dei politici, ai comportamenti di due dei<br />

maggiori sindacati su tre, porta a concludere che nove articoli<br />

su dieci dei maggiori quotidiani, quattro quinti degli<br />

accademici, l'intero governo, e perfino gran parte dei politici<br />

di opposizione si sono espressi con fervore dalla parte delle<br />

strategie di Fiat. Tutti d'accordo: chi critica Fiat si oppone al<br />

nuovo che avanza, ai dettami della globalizzazione, allo<br />

sviluppo industriale del paese.<br />

Quel che vuole l'ad più noto al mondo tra i costruttori d'auto<br />

(pochissimi tra il pubblico sanno chi sia l'ad di Volkswagen,<br />

del gruppo Peugeot-Citroen, di Ford, ma tutti sanno chi è il<br />

grande comunicatore a capo della Fiat-<br />

Chrysler) non è dunque un atteggiamento<br />

più favorevole del Paese: vuole<br />

semplicemente che nessuno lo critichi.<br />

Ora, dato che nessuno fa nulla per niente,<br />

si potrebbe chiedere a Sergio Marchionne<br />

che cosa sia lui disposto a fare affinché la<br />

minoranza che non lo applaude come invece fanno gli<br />

americani e la maggioranza dei commentatori italiani cambi<br />

atteggiamento. Tra le tante, vengono in mente due o tre cose.<br />

Marchionne dovrebbe riconoscere in primo luogo che lo<br />

sviluppo del diritto del lavoro, ovvero dei diritti personali dei<br />

lavoratori ha rappresentato in Italia tra gli Anni 60 e l'inizio<br />

degli Anni 80, per milioni di persone, la porta di accesso a un<br />

mondo dove anche il più povero, il meno istruito, il più<br />

sprovvisto di mezzi, aveva diritto ad essere trattato come<br />

persona, poteva con i compagni levare la voce per migliorare<br />

la propria condizione, non era più soggetto agli umori ed agli<br />

arbitri dei caporali che con un cenno di mano reclutavano<br />

all'alba, oppure no, i braccianti a giornata.<br />

Questo salto da un mondo dove uno non contava niente a uno<br />

in cui, attraverso i sindacati da un lato, e la legislazione del<br />

lavoro dall'altro, uno sentiva di contare qualcosa, è stato più<br />

ampio e significativo in Italia che non in altri paesi europei i<br />

quali o non avevano visto interrotta da una dittatura la crescita<br />

del movimento sindacale, come in Gran Bretagna e in Francia,<br />

oppure si erano trovati subito dopo la guerra con una<br />

SEGRETERIA DEL C.A.I.G.<br />

(Coordinamento Associazioni Italiane <strong>Ginevra</strong>)<br />

Case postale 1025 / 1227 CAROUGE / Tel. 022 3434927<br />

http://www.caig.ch / ilgiornaleitaliano@caig.ch<br />

Coordinatore : Silvano COCCO, Vice: Giuseppe PUGLISI<br />

Cassiere : Francesco CELIA, Segretario : Christian CINI<br />

Consiglieri : Franco ANTONELLI,<br />

Saverio D’AURIA, Giovanni PAGGI,<br />

Giuseppe PLAIA, Salvino TESTA<br />

anno 17, n. 162 - giugno <strong>2011</strong> - pagina 4<br />

legislazione imposta dai vincitori che assegnava<br />

notevole peso politico ed economico al sindacato,<br />

come in Germania. Un elemento essenziale di tale<br />

salto in avanti e all'insù nella scala dei diritti è<br />

stata, in Italia, la libertà di associazione sindacale<br />

e di contrattazione collettiva. Appunto quella che<br />

il piano di Pomigliano prima e quello di Mirafiori dopo appaiono<br />

voler eliminare alla radice.<br />

In questa prospettiva il confronto che tanto la Fiat quanto i suoi<br />

sostenitori propongono con le relazioni industriali in Usa è del<br />

tutto privo di senso. Per tre ragioni concomitanti: sia la<br />

legislazione che la giurisprudenza americane sono molto più<br />

arretrate di quelle dell'Europa occidentale; i sindacati hanno<br />

subito a causa delle politiche neoliberali, da Reagan in poi,<br />

sconfitte catastrofiche; infine si trovano addosso il peso enorme<br />

delle pensioni e della sanità privata su basi aziendali, per salvare<br />

le quali debbono accettare qualunque compromesso al ribasso.<br />

Come hanno dovuto fare i sindacati della Chrysler.<br />

In secondo luogo chi si permette di non festeggiare ogni mossa<br />

della Fiat potrebbe cambiare atteggiamento se l'ad si disponesse<br />

finalmente a diradare la coltre di nebbia che fino ad oggi grava<br />

sul piano chiamato Fabbrica Italia.<br />

Con le sue 650.000 unità prodotte in patria nel 2010 l'Italia, come<br />

costruttore di auto, è stata ormai sopravanzata non solo da<br />

Germania e Francia, ma anche da Spagna, Regno Unito, Polonia,<br />

e perfino dalla Repubblica Ceca e dalla Serbia. Stando al piano<br />

sopra indicato, nel 2014 la Fiat dovrebbe tornare a produrre nel<br />

nostro Paese oltre un<br />

milione e mezzo di vetture.<br />

Ma dove, e come, con quali<br />

catene di fornitura dei<br />

diversi livelli Tre quarti di<br />

un'auto sono costruiti fuori dagli stabilimenti in cui si effettua<br />

l'assemblaggio finale.<br />

Davvero uno può credere che Mirafiori, che oggi lavora una<br />

settimana al mese quando va bene, sarà definitivamente rilanciato<br />

assemblando grossi suv progettati e costruiti in gran parte in Usa<br />

O che negli stabilimenti della ex Bertone, nel Torinese, saranno<br />

prodotte 50.000 Maserati, bellissime auto da 130.000 euro al<br />

pezzo, una quantità dieci volte superiore a quelli che si vendono<br />

attualmente O, ancora, che Pomigliano ritornerà anch'essa a<br />

nuova vita producendo un modello di utilitaria ormai vecchiotto,<br />

che costa molto meno produrre in Polonia o in Brasile<br />

Ecco, se in merito a questo paio di punti l'atteggiamento della<br />

Fiat cambiasse, smettendo di presentare un balzo all'indietro in<br />

tema di libertà sindacali come il nuovo che avanza, e fornendo<br />

indicazioni realistiche su ciò che progetta di fare quanto a<br />

organizzazione complessiva delle sue produzioni, compreso il<br />

centralissimo capitolo della fornitura, anche coloro che per ora<br />

hanno più di una perplessità sia sul salto all'indietro che essa<br />

propone nel campo delle relazioni industriali, sia sul nebuloso<br />

piano Fabbrica Italia, potrebbero cambiare atteggiamento<br />

(la Repubblica, 5 giugno <strong>2011</strong>)<br />

Patronato A.C.L.I. al Servizio della Gente<br />

Rue de Carouge 76 / CH-1205 GINEVRA<br />

Tel. 022 7810932 - Fax 022 7810933<br />

e-mail: paclige@bluewin.ch<br />

Orari di apertura:<br />

lunedì, martedì, mercoledì, giovedì<br />

09.30-11.30 / 13.00-16.30<br />

venerdì: 09.00-11.30 / 13.00-16.00


il giornale italiano<br />

anno 17, n. 162 - giugno <strong>2011</strong> - pagina 5<br />

Fiat lancia il crossover Freemont,<br />

il ‘gippone’ con i pezzi che fanno<br />

il giro del mondo<br />

di Luca Telese<br />

È lunga cinque metri e consuma più di una vecchia Multipla o<br />

di una Mercedes di pari cilindrata. Eppure con questo<br />

modello l'azienda punta a vendere 30mila auto in Europa. Il<br />

suo motore parte da Avellino, viene montato in Messico, e<br />

dentro al cofano arriva a Genova.<br />

Miracoli della filosofia marchionniana. Ci avevano spiegato che<br />

la Lancia Ypsilon, prodotta in Sicilia a Termini Imerese, aveva<br />

un sovraccosto insostenibile di 800 euro a esemplare perché<br />

doveva poi essere “trasportata in Italia”. Interessante: perché i<br />

motori della “nuova” Fiat Freemont, invece, fanno questo<br />

simpatico viaggetto nel mondo globalizzato: partono in camion<br />

dagli stabilimenti Fiat di Avellino, arrivano a Genova, prendono<br />

un cargo, arrivano fino a Veracruz, in Messico, di nuovo salgono<br />

sul camion e arrivano fino alla fabbrica<br />

Chrysler di Toluca. Finito Macché: a<br />

Toluca vengono impiantati su una<br />

carrozzeria montata con mano d’opera a<br />

12 euro l’ora, poi di nuovo a Veracruz,<br />

poi di nuovo a Genova, e poi dai<br />

concessionari Fiat direttamente a casa<br />

vostra per la modica cifra di 25 mila e<br />

700 euro (24.900 in offerta).<br />

Ma é davvero “nuova” questa Fiat che<br />

paginate intere su tutti i giornali (in due<br />

giorni Stampa, Giornale e Corriere della<br />

Sera) ci magnificano come tale No, affatto. E infatti i recensori<br />

benevoli devono fare salti mortali per spiegare la verità: “Non è il<br />

semplice risultato della rivisitazione del Dodge Journey – scrive<br />

Il Giornale – ma di un lavoro di sviluppo impresso dall’impiego<br />

di motori consoni ai gusti europei, rivolto all’ottimizzazione dei<br />

comfort e alla rivisitazione dello sterzo e dell’assetto”. Aggiunge<br />

Il Corriere: “Alzi la mano chi, anche solo sino a qualche mese fa,<br />

avrebbe scommesso sulla possibilità del ritorno di una grande<br />

familiare, per giunta a sette posti, nei listini di quello che è il<br />

marchio automobilistico italiano per eccellenza. Eppure oggi, con<br />

la Freemont, questa remota ipotesi è divenuta realtà”. Visto che<br />

tutte le macchine sono sempre bellissime nelle recensioni dei<br />

nostri quotidiani, proviamo a tradurre in italiano: il Freemont è<br />

una fotocopia del Dodge Journey, a cui è stato sostituito il<br />

motore, che ora è un multijet Fiat: ma è praticamente identico in<br />

tutto il resto, se si esclude la calandra (cioè la mascherina<br />

anteriore con il logo rosso della Fiat). Un’altra curiosità: la<br />

macchina è molto decantata (“un po’ Suv, un po’ station wagon e<br />

un po’ monovolume. Grazie a questo mix, che la connota come<br />

una crossover – scrive Il Giornale – la vettura intende<br />

accontentare chi si orienta verso un mezzo capiente e versatile”).<br />

Ti credo. Sfiora i 5 metri di lunghezza, e sostituisce l’Ulysse e la<br />

Multipla, la macchina elettiva dei tassisti italiani (oltre il 30 per<br />

cento di quelli romani).<br />

Ma i tassisti non sceglieranno Freemont nemmeno se gliela<br />

regalano. Non solo per le dimensioni imponenti (la Multipla era<br />

lunga come una Punto, si parcheggiava ovunque e aveva sei<br />

posti). Ma per un piccolo dettaglio che le paginate entusiastiche<br />

curiosamente trascurano: i consumi. Sul depliant ufficiale diffuso<br />

nei concessionari c’è scritto 6 litri/100 chilometri (11 km con un<br />

litro in città,<br />

16 fuori). Il<br />

che significa<br />

che la Freemont consuma più di una vecchia Multipla, di una<br />

Mercedes e di una Bmw (di pari cilindrata, cioè 2000).<br />

Possibile Evidentemente sì, visto che ha l’ingombro di un<br />

carroarmato e gli ingegneri Fiat hanno fatto miracoli per<br />

abbassare il costo chilometro. Il prezzo è molto buono, ma<br />

Freemont pesa. Il modello da cui è stata clonata è una Dodge<br />

vecchia di tre anni (il tempo di un restyling!) pensata per il<br />

mercato americano pre-crisi. Ed è curioso che in italia<br />

arrivino consumi “americani”, quando Obama pone a<br />

Marchionne come condizione per finanziarlo di produrre una<br />

macchina che faccia 17 chilometri con un litro in America.<br />

Ancora Il Giornale, estasiato: “Nell’ampio<br />

abitacolo, ben accessibile anche nella terza<br />

fila di sedili grazie alle porte che si aprono<br />

sino a 90 gradi, risalta il moderno stile<br />

dell’arredamento impresso dalla plancia<br />

avvolgente con un grande display centrale a<br />

colori per il sistema di infotainment”. Ora, a<br />

parte che non esiste macchina (a parte la<br />

mitica Duna) con un display in bianco e<br />

nero, per quale miracolo navigatore e radio<br />

diventano “un sistema di infotainment”. Fiat<br />

punta a 30mila macchine in Europa. E<br />

bisognerà fare fanti auguri “al gippone” di Marchionne, se è<br />

vero che le quattro “grandi” Fiat (Multipla, Croma, Ulisse e<br />

Sedici) tutte insieme vendevano 27 mila pezzi l’anno: non è<br />

detto che Toluca sia più vicina di Termini Imerese.<br />

L'Economist torna a mettere<br />

Silvio Berlusconi in copertina.<br />

Dopo la celebre cover del 2001<br />

in cui l'attuale presidente del<br />

Consiglio veniva definito come<br />

inadatto ('unfit') a governare<br />

il Paese per via dei suoi<br />

molteplici conflitti di interesse,<br />

ora la rivista britannica<br />

rilancia con un'immagine sorridente<br />

del premier cui è sovrimposta<br />

la frase "L'uomo<br />

che ha fregato un intero paese".<br />

Nel numero della rivista<br />

in edicola domani (ndr : 10 giugno <strong>2011</strong>), che contiene anche<br />

un rapporto speciale di 14 pagine sul nostro Paese in<br />

occasione dei 150 dall'unificazione, l'Economist pubblica<br />

anche una column dal titolo significativo: "L'era Berlusconi<br />

graverà sull'Italia per anni a venire". La tesi di fondo<br />

è che le politiche di Berlusconi hanno gravemente danneggiato<br />

il Paese e prodotto un decennio di crescita bassissima<br />

caratterizzato anche da una costante perdita di produttività.<br />

E per recuperare il tempo perso, occorreranno<br />

anni e duri sacrifici.


il giornale italiano<br />

Appprovata al Senato la<br />

legge sui <strong>Comites</strong><br />

Al lato della rimarchevole Festa-Simposio degli Italiani di<br />

Francia per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia. organizzata<br />

dal COMITES di Chambéry della quale riferiamo in altro<br />

articolo, nell’intervento del Senatore Raffaele FANTETTI, ha<br />

fatto cenno alla Riforma di COMITES e C.G.I.E. approvata<br />

recentemente dal Senato.<br />

Una procedura alquanto affrettata, dopo un iter legislativo di<br />

più di due anni, ma che era necessaria per poter fare effettuare<br />

le elezioni dei COMITES.<br />

Dopo il suo intervento mi sono avvicinato al Senatore<br />

commentandogli che questa Legge decreterà la fine di<br />

moltissimi COMITES nel Mondo, oltre la difficoltà di ben<br />

dirigere un COMITES, consegnandogli una copia di quello che<br />

avevo già scritto sin dal gennaio 2010 (V. articolo pubblicato<br />

sul n.147 – gennaio 2010 su « Il Giornale Italiano »). E poichè i<br />

ben 175 emendamenti non hanno prodotto alcun effetto, rimarrà<br />

quindi la grave situazione che provocherà questa Riforma se<br />

essa non sarà fortemente emendata alla Camera.<br />

Tempi brutti non solo per i COMITES, ma per i connazionali<br />

tutti, che vedranno sempre più allontanate le istituzioni sulla<br />

quale potevano contare.<br />

Come si può immaginare una riunione del numero dei<br />

componenti il COMITES, che investirà un territorio di<br />

moltissimi chilometri quadrati che non gli consentirà di<br />

conoscere i problemi esistenti nelle differenti Regioni inglobate.<br />

E quali saranno le distanze da percorrere dai suoi membri per<br />

partecipare a queste… fantomatiche riunioni <br />

E quali garanzie potranno assicurare della loro piena<br />

conoscenza dei problemi dei connazionali, dopo il depaupero<br />

dei componenti appartenenti a Patronati, Enti assistenziali,<br />

Gestori ecc., ecc., che invece conoscevano bene e<br />

profondamente <br />

Ed allora non ci resta che sperare che la Camera riesca a far<br />

apportare quelle giuste modifiche atte a poter impedire la<br />

terribile falcidia del numero degli attuali COMITES, anche in<br />

considerazione dell’elevato numero di Consolati sulla lista della<br />

definitiva chiusura, che allontanerà sempre di più i connazionali<br />

che invece avrebbero potuto contare sull’aiuto dei COMITES<br />

per il disbrigo dei loro affari con il Consolato.<br />

Vincenzo Longhi<br />

Risultati per la Svizzera dei referendum<br />

popolari 12-13 giugno <strong>2011</strong><br />

Per i 4 quesiti referendari la partecipazione in Svizzera è stata<br />

di circa il 26 per cento (Italia 54). Tutti i quesiti posti sono<br />

stati accettati con una percentuale variabile dal 73 al 79 per<br />

cento (Italia 95).<br />

Come in Italia e nel resto del Mondo gli elettori hanno massicciamente<br />

detto che non vogliono più il nucleare, che l’acqua<br />

potabile è un bene comune e non deve essere privatizzata<br />

anno 17, n. 162 - giugno <strong>2011</strong> - pagina 6<br />

Celebrato a Chambéry il<br />

150° anniversario<br />

dell’Unità d’Italia<br />

Con la collaborazione della Città di<br />

Chambéry il COMITES di Chambéry ha<br />

presentato una rimarchevole Festa-<br />

Simposio degli Italiani di Francia per il 150° Anniversario<br />

dell’Unità d’Italia.<br />

Erano convenuti a Chambéry i connazionali dall’Alta Savoia e<br />

dalla Maurienne con due pullman completi, ma non solo, il<br />

Coordinatore dei COMITES di Francia, Graziano DEL TREPPO,<br />

aveva convocato a Chambéry il Coordinamento dei Presidenti dei<br />

COMITES, che erano quindi quasi tutti presenti alla<br />

celebrazione.<br />

Oltre alle diverse autorità locali, come il Sindaco Bernadette<br />

LACLAIS, il Primo Vice Sindaco Jean-Pierre RUFFIER, la<br />

Sig.ra Isabelle HERLIN 6° Vice Sindaco, Angela CAPRIOGLIO,<br />

Consigliera Comunale ed altri ancora, è intervenuto il Vice<br />

Presidente del Consiglio Generale di Savoia Claude GIRAUD e<br />

Michel DANTIN, Deputato Europeo dell’Alta Savia. Presente<br />

anche il Console Generale di Lione Laura BOTTÀ e<br />

naturalmente anche i nostri Parlamentari i Senatori Claudio<br />

MICHELONI e Raffaele FANTETTI, ed il Deputato Gianni<br />

FARINA, nonchè il membro del C.G.I.E. Bruno CAPALDI.<br />

Presenti anche i nostri Missionari di Annecy e Chambéry.<br />

Ma anche dall’Umbria è intervenuta la Banda Musicale della<br />

Città di Umertide, la quale, con le camicie rosse, ha dato inizio<br />

alla celebrazione interpretando sul palcoscenico del Centro dei<br />

Congressi “Le Manège”, l’Inno di Mameli, la Marsigliese e<br />

l’Inno Europeo.<br />

Tutti gli autorevoli interventi non hanno fatto che inneggiare il<br />

150° Anniversario dell’Unità d’Italia e l’amicizia italo-francese.<br />

Rimarchevole la nostra storia tracciata dal Prof. FORRAY<br />

corroborata da antiche foto, che ha dato un gran risalto alla Festa,<br />

come anche la spiegazione da parte di Graziano DEL TREPPO<br />

delle parole del nostro inno.<br />

La mattinata si è conclusa con la donazione alla Città di<br />

Chambéry dei Volumi del 19° Secolo della raccolta delle Leggi e<br />

Decreti Italiani, che erano in dotazione presso il Consolato di<br />

Chambéry, effettuata dal Console Generale Laura BOTTÀ a<br />

Bernadette LACLAIS, Sindaco di Chambéry.<br />

Ha avuto luogo il pranzo preparato da bravissimi cuochi locali,<br />

che è stato allietato dall’animazione della Banda Musicale, diretta<br />

da un vivacissimo direttore, il Maestro Galliano CERRINI.<br />

Vincenzo Longhi<br />

(vedere il servizio fotografico a pagina 12)<br />

e quindi oggetto di speculazione e che tutte le alte cariche dello<br />

Stato debbono rendere conto alla Giustizia, se del caso, come<br />

qualsiasi cittadino.<br />

Preoccupante è la percentuale dei partecipanti al voto e la quantità<br />

delle schede nulle, circa il 5 per cento. Se la percentuale dei<br />

voti degli italiani in patria non fosse stata così importante, il<br />

(non) voto degli italiani all’estero avrebbe compromesso il raggiungimento<br />

del quorum e quindi invalidato i referendum.<br />

Dovremo seriamente rivedere le modalità di voto degli italiani<br />

all’estero. Per i risultati precisi e completi:<br />

http://referendum.interno.it/referendum/RF000.htm


il giornale italiano<br />

anno 17, n. 162 - giugno <strong>2011</strong> - pagina 7<br />

Layla Pavone<br />

07 giugno <strong>2011</strong><br />

Precari in Parlamento, ma i<br />

portaborse ora si ribellano<br />

Scritto da Paolo Ribichini il 6 giugno <strong>2011</strong><br />

Anche i parlamentari più sensibili al tema del precariato non<br />

regolarizzano i propri assistenti. Così stanno partendo le<br />

prime cause di lavoro.<br />

I precari sono ovunque, anche in Parlamento. Sì, proprio nel<br />

luogo dove si fanno tanti bei propositi per combattere il<br />

precariato, giovani e meno giovani, sottopagati, spesso in nero e<br />

per poche centinaia di euro al mese, stazionano alla corte del<br />

politico di turno.<br />

Il parlamentare anti-precariato che usa lavoratori precari.<br />

Giuseppe Lumia del Partito Democratico e membro della<br />

commissione Antimafia è stato recentemente convocato dai<br />

giudici della sezione “lavoro” del Tribunale di Palermo. Non per<br />

questioni inerenti la mafia, ma perché è stato citato in giudizio da<br />

Davide Romano, giornalista addetto-stampa precario dello stesso<br />

senatore. Si tratta di una causa da quasi 368mila euro, pari ai<br />

contributi, le tredicesime e ferie non godute negli 8 anni che<br />

Romano ha lavorato per conto di Lumia. Eppure il 24 gennaio<br />

<strong>2011</strong>, il parlamentare del Pd tuonava sull'Ansa: “Il lavoro nero è<br />

una metastasi per l'economia italiana e calpesta la dignità dei<br />

lavoratori”. E poi invitava il governo a “investire risorse per<br />

garantire più opportunità ai giovani e assicurare loro prospettive<br />

di lavoro e di vita più stabili”. Insomma, contro il precariato, sì,<br />

ma quello degli altri.<br />

Gli altri casi. Ma quello di Lumia non è il primo caso.<br />

Nell'ottobre 2009 per la prima volta un parlamentare veniva<br />

costretto a risarcire un suo portaborse. Si trattava di Gabriella<br />

Carlucci, oggi deputato del Pdl, condannata a pagare la sua ex<br />

assistente per tre anni di lavoro non in regola. A seguire<br />

Francesco Barbato dell'Idv, il quale, secondo il settimanale<br />

Panorama, avrebbe chiuso il contenzioso con una sua ex<br />

collaboratrice, grazie ad una transazione di cui non si conosce il<br />

valore.<br />

(segue a pagina 9)<br />

Sesto Potere: Internet siamo noi<br />

Ultimamente, quando mi soffermo a riflettere su questa nuova<br />

aria di “Risorgimento” che si respira nel nostro Paese da<br />

qualche mese a questa parte, mi torna in mente un libro, che<br />

risale ormai al 2004, dal titolo “The wisdom of crowds”<br />

scritto da James Surowiecky.<br />

Il libro sostiene una tesi che, a suo tempo, non venne<br />

condivisa da tutti e cioè che le idee migliori arrivino non dai<br />

grandi geni ovvero da personalità eccezionalmente<br />

straordinarie per il loro pensiero o le loro azioni, bensì dalla<br />

“saggezza dei popoli”.<br />

Attraverso vari casi esemplificativi relativi ad eventi e<br />

fenomeni, Surowiecky dimostra come siano quattro le<br />

condizioni fondamentali che possono portare un’idea, un<br />

progetto, un’iniziativa al pieno compimento ed al successo:<br />

l’indipendenza, la diversità delle opinioni, la<br />

decentralizzazione e il modo con cui si aggregano e si<br />

organizzano i risultati.<br />

È evidente come, oggi più che mai, lo sviluppo delle nuove<br />

tecnologie, del cosiddetto Web 2.0, dei social network, renda<br />

molto più chiara e difficilmente confutabile la tesi dell’autore<br />

del libro. Internet è l’elemento chiave che dà forza alle idee e<br />

alle persone. Stiamo tutti contribuendo alla rinascita di una<br />

coscienza civica, alla ricerca di una “verità condivisa e<br />

collettiva”, totalmente in antitesi con i concetti filosofici<br />

dell’individualismo e del relativismo che sembravano ormai<br />

permeare totalmente la nostra società. Internet siamo Noi, il<br />

Sesto Potere.<br />

Io credo sinceramente che tutti gli ambienti di relazione<br />

sociale e di condivisione delle informazioni online,<br />

rappresentino concretamente e confermino come i quattro<br />

elementi: indipendenza, diversità, decentralizzazione ed<br />

aggregazione, siano alla base di questa presa di coscienza e<br />

di questa straordinaria volontà collettiva di cambiare lo<br />

“status quo” e di recuperare, attraverso l’impegno, la fiducia,<br />

la collaborazione, la partecipazione e la ricerca di nuove<br />

soluzioni, la speranza per un futuro migliore.<br />

Di questo si sta discutendo anche a New York in questi<br />

giorni, in occasione del Personal Democracy Forum.<br />

È grazie a Internet che è partita la rivolta egiziana. Così anche<br />

negli altri Paesi del Nord Africa la Rete è stata un “collante”<br />

fenomenale per aggregare fisicamente giovani e meno giovani<br />

e renderli consapevoli della forza delle loro idee (qui trovate<br />

l’intervista esclusiva fatta a Wael Ghonim, il ragazzo che ha<br />

“innescato” la miccia della rivoluzione egiziana attraverso<br />

Facebook).<br />

Ora, pur essendo il nostro un Paese anziano dal punto di vista<br />

anagrafico, oltretutto “TVcentrico”, mediaticamente parlando,<br />

e quindi passivo; pur scontando ancora il cosiddetto “digital<br />

divide” (sono online circa 25 milioni di utenti ma manca<br />

all’appello ancora una buona metà di italiani che ancora non<br />

utilizzano la Rete), Internet sta finalmente dimostrando come<br />

la possibilità di esprimere le proprie idee liberamente, da<br />

qualunque parte provengano, facendole convergere in luoghi<br />

di aggregazione, senza filtri e condizionamenti di sorta, possa<br />

contribuire a cambiare le sorti anche della nostra bella<br />

Italia. (segue a pagina 9)


il giornale italiano<br />

Referendum nucleare. E dopo<br />

by Guido Ehrenfreund on june 8th, <strong>2011</strong><br />

Chi ha visto la trasmissione « Anno zero » del 2 giugno <strong>2011</strong><br />

se non aveva una opinione sul nucleare forse se l’è fatta, ma<br />

solo su elementi emotivi.<br />

Purtroppo, come la generalità delle trasmissioni di<br />

informazione, l’elemento spettacolo domina<br />

sull’informazione. Di fronte alla sofferenza dei bambini<br />

malati di cancro è difficile non provare un senso di pietà. Chi<br />

sostiene il nucleare afferma tuttavia che le conseguenze di<br />

Chernobyl non significano la corrispondenza automatica<br />

radiazioni – cancro.<br />

Ai 4000 bambini malati di cancro alla tiroide denunciati da<br />

Ignazio Marino, Chicco Testa opponeva che solo 16 erano<br />

morti. Accortasi della gaffe, Daniela Santanché faceva<br />

rimarcare che anche 16 erano troppi. Alla dichiarazione del<br />

professor Battaglia che la decisione della Germania di<br />

chiudere la proprie centrali nucleari provocherà la costruzione<br />

di centrali a carbone e quindi più morti di quanti ne abbia<br />

provocati il nucleare, Adriano Celentano rispondeva che se<br />

una centrale a carbone si può spegnere una centrale nucleare<br />

rimane attiva per sempre.<br />

Al desiderio di Celentano di trasformare ogni tetto della città<br />

in centrale solare, Testa rispondeva che il coppo solare<br />

esisteva già, e che anzi lui ne era rappresentante, ma che<br />

sapeva che quella non era la soluzione sostitutiva del<br />

nucleare.<br />

A ben guardare, tutti avevano ragione, le radiazioni sono<br />

pericolose, ma non hanno provocato più morti di quanti ne<br />

abbia provocato l’inquinamento da carbone o petrolio. Il<br />

nostro benessere è legato a rischi inevitabili e una<br />

contaminazione radioattiva è più facile da individuare che una<br />

chimica, quindi anche il problema delle scorie si può risolvere<br />

confinandole in siti protetti.<br />

Questi dibattiti non vanno mai a fondo del problema energia,<br />

cercano solo di risvegliare le paure dell’ascoltatore. Credo che<br />

sia arrivato il momento di un’analisi che non sia solo l’elenco<br />

di tesi a favore o sfavore delle energie verdi. Dichiarare di<br />

essere contrari all’energia nucleare, senza specificare<br />

chiaramente cosa si intende fare per sostituirla, non<br />

convincerà mai chi la considera indispensabile.<br />

Utilizzare petrolio o carbone come sostituti significa sostituire<br />

un possibile inquinamento radioattivo ad un inquinamento<br />

certo altrettanto pericoloso.<br />

Il gas potrebbe essere la soluzione, ma la situazione geopolitica<br />

mondiale spinge alla prudenza, già si annuncia un<br />

aumento di 25% del prezzo a breve termine.<br />

I fautori delle energie fossili fanno presente che sia solare che<br />

eolico non sono in grado di fornire abbastanza energia nei<br />

momenti di picco, visto che vento e sole non ci sono sempre.<br />

È chiaro quindi che quando si parla di energie rinnovabili<br />

occorre parlare anche di sistema, ovvero occorre passare da<br />

un sistema centralizzato ad un sistema parcellizzato, come<br />

accadrebbe se tutti i tetti delle nostre case fossero dotati di<br />

pannelli fotovoltaici. Il fotovoltaico attuale non può sostituire<br />

in tempi brevi le centrali esistenti e presenta anche il<br />

problema che richiede silicio purissimo per la costruzione<br />

dei pannelli. La ricerca sta esplorando nuovi materiali e<br />

metodi, meno costosi e più efficienti, come vernici o nano<br />

antenne, ma nell’attesa occorre ottimizzare al massimo<br />

quello che abbiamo a disposizione.<br />

Chi vuole continuare con le energie fossili considera<br />

anno 17, n. 162 - giugno <strong>2011</strong> - pagina 8<br />

necessaria un’espansione costante della domanda per realizzare<br />

un’espansione economica, mentre chi chiede una riconversione<br />

alle energie rinnovabili considera che il modello di espansione<br />

continua è impossibile viste che le risorse del pianeta sono<br />

limitate per cui occorrono nuovi paradigmi economici.<br />

Quindi per gli ambientalisti non si tratta solo di azzerare il<br />

nucleare, ma anche di modificare il modello di sviluppo<br />

economico. Questa è una delle ragioni che impediscono uno<br />

sviluppo massiccio delle energie verdi, è sintomatico che la<br />

Spagna, che durante il periodo Zapatero è riuscita a raggiungere<br />

nel marzo <strong>2011</strong> il 42,2% della produzione elettrica con fonti<br />

rinnovabili (di cui 21% con il solo eolico), sia uno dei paesi più<br />

fortemente attaccati dalla speculazione perché sta dimostrando<br />

che il rinnovabile ha le stesse potenzialità del fossile.<br />

Le energie fossili rappresentano una formidabile sorgente di<br />

ricchezza e potere per l’oligopolio energetico mondiale, la<br />

resistenza al nuovo è quindi fortissima. La Spagna in un decennio<br />

è riuscita a coprire quasi la metà del suo fabbisogno, ma con la<br />

guida di un politico atipico che guardava più agli interessi del<br />

paese che a quelli del suo partito. Per questa ragione altri paesi<br />

avanzati sono ancora lontanissimi da questo obbiettivo.<br />

Naturalmente non sono solo le lobbies che bloccano lo sviluppo<br />

delle energie rinnovabili, c’è anche l’estrema parcellizzazione<br />

delle iniziative “verdi”. Il caso ZINCAR è emblematico, la<br />

società, che nel progetto del comune di Milano, era destinata a<br />

creare le condizioni di un trasporto urbano a zero emissioni, è ora<br />

in fallimento. In effetti molte iniziative sono velleitarie, ci si<br />

lancia nella produzione di idrogeno, di energia eolica o solare<br />

senza che queste attività siano inquadrate in un disegno generale.<br />

Anche le iniziative dell’Unione europea mancano di<br />

coordinamento, infatti nonostante il numero impressionante di<br />

iniziative prese dalla Commissione europea, il loro impatto sulla<br />

crescita europea rimane modesto. In questo caso la deriva<br />

intergovernativa, che lascia agli stati le decisioni sulle politiche,<br />

impedisce un approccio globale.<br />

Il potere delle lobbies, che rappresentino il nucleare, il carbone, il<br />

gas o il petrolio è il freno maggiore allo sviluppo delle energie<br />

rinnovabili.<br />

Il cittadino comune non può avere una informazione completa e<br />

quindi le sue preferenze sono solo dettate dalla simpatia e dalla<br />

fiducia in chi rappresenta interessi specifici. Anche i politici<br />

mancano di informazioni complete, decidono per appartenenza<br />

partitica lasciando la parte tecnica ad esperti che sono<br />

generalmente i rappresentanti dei magnati dell’energia.<br />

Per uscire da questa situazione, in cui il controllato controlla se<br />

stesso perché gli altri non hanno competenze per farlo, occorre<br />

coordinare chi sviluppa energie rinnovabili e creare una lobby<br />

capace di influenzare la politica.<br />

Sperare di trovare soluzioni nazionali è la grande debolezza delle<br />

energie verdi, perché il fronte del carbone, del petrolio, del gas e<br />

del nucleare agisce con una strategia che avvolge il pianeta.<br />

Occorre, almeno per iniziare, una strategia europea condivisa da<br />

tutti, solo se i movimenti nazionali troveranno modo di dialogare<br />

e costruire tra loro avranno la forza di imporre il nuovo modello<br />

sociale e di sviluppo.<br />

Il parlamento europeo, e principalmente partiti come l’IDV,<br />

possono giocare un ruolo guida nella ricerca di nuove vie di<br />

sviluppo, avvicinando le istituzioni europee ai cittadini.<br />

Le energie rinnovabili: acqua, vento e sole


il giornale italiano<br />

Lo scrutinio del voto all’estero<br />

(segue da pagina 1)<br />

E c’è occasione per scambiare quattro chiacchiere informali: si,<br />

sono un residente all’estero, esistiamo davvero! In Italia gli<br />

scrutatori incontrano i “loro” elettori, spesso li conoscono<br />

personalmente, scambiano due parole. Con il voto dall’estero non<br />

è cosi`. Hanno schede, libroni, inchiostro. Vedono solo gli altri<br />

colleghi del seggio, e una marea di persone che fanno la stessa<br />

cosa, in grandi saloni di 30 metri per 40, nei corridoi, nelle stanze<br />

al primo piano, con o senza finestre.<br />

Tanti i certificati mancanti, o inseriti nella busta piccola: meno<br />

per la Svizzera e la Francia, circa il 2%, di piu` in Germania e<br />

America latina, intorno al 5%, molto di più in Australia, intorno<br />

al 10 %. Ma secondo le istruzioni dovrebbero fare quorum.<br />

Le buste piccole si possono aprire a partire dalle ore 15, ma<br />

qualcuno si è già portato avanti col lavoro. Tanto siamo tagliati<br />

fuori al mondo, che importanza ha il tempo Si discute sui casi<br />

particolari: se si trovano 3 schede Perfettamente lecito ! e se se<br />

ne trovano 5 Marito e moglie votano, si sbagliano, mettono tutte<br />

le schede insieme, o le mischiano: 5+3. È capitato. La mia<br />

interpretazione si annullano le due uguali, si convalidano le<br />

altre.<br />

Più di un presidente di seggio ha attivato la sveglia del telefonino<br />

per le ore 15: è la fine della ricreazione: le campanelle suonano.<br />

Si parte ! Le buste piccole cadono a brandelli sul pavimento, le<br />

schede vanno timbrate e firmate Pare di sì. Tutti iniziano a<br />

timbrare le schede, qualche seggio resiste, poi cede e iniziano a<br />

timbrare. Nel silenzio verbale, il rumore dei colpi di timbro è<br />

quasi assordante, si sente dall’esterno, 1500 timbri all’unisono:<br />

concerto per burocrazia. Qualcuno sa cosa succede “fuori” <br />

Telefonate febbrili, un pò di incertezza scaramantica, poi, non un<br />

boato, ma un passa-parola, il vociare di fondo aumenta di volume<br />

gradualmente, la notizia corre di bocca in bocca, di seggio in<br />

seggio: il quorm è raggiunto, il lavoro fatto non è vano.<br />

Congratulazioni, facce sorridenti. Ma c’è tanto lavoro da fare,<br />

contare i voti, distinguere i SI dai NO. Molti i NO: avranno<br />

capito bene In molti si chiedono se il messaggio di scrivere SI<br />

per dire NO al nucleare sia passato. Certo, ci sono posti dove<br />

l’energia nucleare è usata, ma non c’è grande differenza tra paesi<br />

nucleari e non nucleari. Io penso che la diversa percentuale dei<br />

NO sia un’indicazione, anche precisa e misurabile, di quanto<br />

l’informazione abbia raggiunto, o meglio, non abbia raggiunto,<br />

gli italiani all’estero. E poi ci sono le varianti “locali”: alcuni<br />

italiani in Francia hanno mandato il solito “coupon”, ritagliando<br />

il quadratino del SI o del NO: in Francia c’è la regola: soprattutto<br />

mai sporcare con penna o matita il foglietto usato per le elezioni.<br />

Costerebbe tanto inviare le istruzioni anche nella lingua del<br />

posto Se abbiamo cittadini italiani, residenti in Italia, che sono<br />

di lingua tedesca, francese, ladina, slovena, albanese e greca,<br />

allora perchè non dobbiamo ammettere ufficialmente che<br />

abbiamo cittadini italiani di lingua spagnola, portoghese, inglese<br />

etc… I cittadini italiani di lingua tedesca, residenti in Germania,<br />

forse sono molti di più di quelli residenti in Alto Adige/ Sud<br />

Tirol. Se non si spende per la cultura italiana, allora anche loro<br />

hanno diritto a essere informati nella lingua che parlano ogni<br />

giorno. Verbali pronti, lavoro terminato, si va a casa, a dormire, o<br />

a festeggiare.<br />

Un altro piccolo pezzo della storia dell’Italia democratica è stato<br />

scritto, un altro passo di cittadinanza attiva. I cittadini hanno fatto<br />

valere la loro volontà, contro la disinformazione, nonostante la<br />

stampa prezzolata e la tv imbavagliata: l’Italia non tornerà<br />

all’energia nucleare, non sarà costretta a privatizzare<br />

l’acqua, e agli italiani non piacciono le leggi fatte apposta per<br />

una sola persona.<br />

anno 17, n. 162 - giugno <strong>2011</strong> - pagina 9<br />

Precari in Parlamento.....<br />

(segue da pagina 7)<br />

Luca Barbareschi e la onlus. E poiché il fenomeno dei<br />

precari “parlamentari” è realmente bipartisan, al di là delle<br />

dichiarazioni d'intenti, ora tocca anche a Luca Barbareschi,<br />

prima del Pdl, poi di Fli e ora del Gruppo misto. L'attorepolitico<br />

ha creato una fondazione anti-pedofilia dove lavorano<br />

alcuni collaboratori. Spesso, però, alcuni di loro venivano<br />

portati a Palazzo Marini, sede degli uffici dei deputati. Qui<br />

possono entrare teoricamente solo assistenti che abbiano<br />

contratto di lavoro regolare. Invece, a quanto pare, la<br />

giornalista che gli ha fatto causa, impiegata presso la onlus,<br />

sarebbe andata spesso a Palazzo Marini.<br />

Lo scandalo del 2007. Il primo scandalo scoppiò nel 2007<br />

con un servizio della trasmissione di Italia 1, Le Iene. Lucci e<br />

co. scoprirono che in Parlamento, su 683 portaborse<br />

accreditati, solo 54 avevano regolare contratto. Tutti gli altri<br />

entravano a Montecitorio o a Palazzo Madama come ospiti o,<br />

udite udite, volontari “a titolo non oneroso”. Oggi la<br />

situazione è migliorata, ma il lavoro nero e il precariato<br />

ancora non sono stati estirpati. Su 630 deputati solo 269<br />

hanno depositato copia del regolare contratto di lavoro, per<br />

accreditare assistenti, portaborse o addetti-stampa. Al Senato,<br />

invece, su 321 (senatori a vita inclusi) 192 hanno provveduto<br />

alla regolarizzazione. Per carità, pochissime assunzioni e<br />

molto precariato: solo 36 sono assunti, 101 hanno un contratto<br />

a progetto, 51 sono pagati come collaboratori occasionali e 4<br />

fanno “apprendistato”.<br />

I rimborsi intascati. Intanto i parlamentari, senza dover<br />

fornire alcuna ricevuta, si intascano 3.690 euro al mese come<br />

rimborso per spese inerenti al rapporto tra eletti ed elettori. In<br />

queste spese dovrebbero rientrare anche quelle per i<br />

portaborse, ma alla fine finiscono in gran parte nelle tasche<br />

del parlamentare di turno.<br />

Una soluzione per superare il problema c'è. Basterebbe<br />

rinunciare o ridurre in maniera consistente questo rimborso e<br />

fare come si fa al Parlamento europeo: l'europarlamentare<br />

designa un assistente che viene pagato direttamente dal<br />

Parlamento, secondo un tariffario chiaro e puntuale. Ma poi<br />

come farebbero a lucrare<br />

Sesto poterere: Internet siamo noi<br />

(segue da pagina 7)<br />

Proprio nel periodo in cui festeggiamo i 150 anni di Unità<br />

Nazionale, cominciamo a riassaporare il valore<br />

dell’indipendenza, della libertà di espressione che, unite alla<br />

partecipazione e alla volontà di collaborazione, possono<br />

realmente e concretamente fare la differenza ed il bene della<br />

nostra Nazione. Lo abbiamo potuto toccare con mano durante<br />

le recenti elezioni amministrative per le quali Internet ha fatto<br />

la differenza e speriamo possa accadere anche per i prossimi<br />

referendum, e la farà sempre di più, anche pensando alla Rai<br />

che ieri ha deciso di eliminare una trasmissione come<br />

Annozero dal palinsesto, nonostante i grandi numeri in<br />

termini di audience e gli importanti ricavi pubblicitari che<br />

generava.<br />

Patronato INCA-CGIL<br />

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il giornale italiano<br />

_â|z| c|ÜtÇwxÄÄÉ<br />

_x aÉäxÄÄx<br />

UN MATRIMONIO IDEALE (3)<br />

Non ne potevamo piú: avevamo tutti le lacrime agli occhi<br />

e ci dolevano i fianchi.<br />

- Ma avrebbe lei questo coraggio - gridò il Todi,<br />

balzando sulla seggiola e appuntando in atto di sfida l'indice<br />

contro Margherita.<br />

Questa allora sorse in piedi, col faccione congestionato<br />

dalle risa. Vi assicuro che era di tutta la testa piú alta di lui<br />

pur cosí montato sulla seggiola.<br />

- Io, il coraggio - gli disse. - Ma dovrebbe averlo lei,<br />

scusi, il coraggio di sposar me!<br />

Applaudimmo tutti, a lungo, strepitosamente, a questa<br />

bella risposta.<br />

- Io ce l'ho! - gridò allora il Todi. - Non ce l'avrà lei!<br />

Scommettiamo<br />

- Accetti, accetti la scommessa, signorina Margherita! - le<br />

gridammo tutti, incitando. - Lo pigli in parola!<br />

- Ebbene, sí, accetto! - rispose lei. - Vediamo un po' chi se<br />

ne pente!<br />

- Io Ah, io no, di certo! - esclamò il Todi; e, saltando<br />

dalla seggiola, seriissimamente, si fece innanzi a Poldo<br />

Carega, s'inchinò e gli disse:<br />

- Ho l'onore, ingegner Carega, di chiederle la mano della<br />

signorina Margherita, sua figlia.<br />

Quel che successe, rinunzio a descriverlo. Parevamo tutti<br />

impazziti. Era una burla Era sul serio Chi sa! Si faceva per<br />

burla, come se fosse una cosa seria. Si ordinò lo Champagne:<br />

l'ingegner Todi fu portato in trionfo a sedere accanto alla<br />

gigantesca sposina, e i brindisi alle faustissime nozze non<br />

finirono piú.<br />

Cosí, proposto dapprima per burla, si concluse sul serio<br />

quel matrimonio ideale d'un nano con una gigantessa.<br />

Il coraggio l'una e l'altro non dovevano averlo tanto per sé,<br />

cioè per tollerar lei un marito come lui e lui una moglie come<br />

lei, quanto per gli altri, voglio dire per resistere alle beffe<br />

della gente, che domani li avrebbe visti insieme marito e<br />

moglie. Ma l'ingegner Todi e Margherita Carega ebbero tanto<br />

spirito da tener fronte a queste beffe e da goderci per giunta,<br />

come se veramente fosse un matrimonio per chiasso, di<br />

carnevale.<br />

Vi assicuro però che tutto il paese - naturalmente - da<br />

principio ruppe in un'omerica risata, ma poi vide bene e sto<br />

per dire che stimò anch'esso ragionevolissima la loro unione,<br />

la quale stabiliva tra i due spropositi della natura una specie di<br />

equilibrio e come un'equa, per quanto comica, riparazione.<br />

Sei mesi dopo, il matrimonio fu celebrato. Quell'omino<br />

coraggioso, già abbastanza maturo e pur cosí panciutello<br />

com'era, si fece alpinista, voglio dire fece sua, davanti agli<br />

uomini e a Dio, quella montagna e... - voi ridete Ma sappiate,<br />

cari miei, che Margherita Todi-Carega ha adesso due figliuoli,<br />

nati a un parto... Parturiunt montes... - Due topi, - voi<br />

credete<br />

Che topi! A dodici anni, sono già alti quanto la mamma.<br />

Ed è raggiante Margherita Todi-Carega: trionfa tra quei due<br />

piccoli colossi degni di lei; mentre lui, invece, l'omettino<br />

ormai vecchierello - che volete - soffre, sí, ma non per causa<br />

anno 17, n. 162 - giugno <strong>2011</strong> - pagina 10<br />

di lei, badiamo! Lei lo ama, lo stima, gli è grata e lo cura, ha<br />

proprio tutti i riguardi per lui. Soffre, il povero ingegner Todi,<br />

perché naturalmente, con gli anni, gli cominciano a seccare e a<br />

pesare un po' troppo le beffe della gente; teme che lo facciano<br />

scapitare di fronte ai figliuoli, da cui vuol essere rispettato, come<br />

un padre sul serio.<br />

I figliuoli lo rispettano; ma via, se vogliamo dire, non è<br />

neanche bella la loro condizione con un padre cosí minuscolo che<br />

par fatto e messo sú quasi per ischerzo.<br />

Questa afflizione c'è, innegabilmente. Perché la vita non sa<br />

esser tutta e sempre una farsa. Un marito e una moglie possono<br />

far ridere finché vogliono; ma la paternità non può non essere una<br />

cosa seria.<br />

FINE<br />

UNA VOCE (1)<br />

Pochi giorni prima che morisse, la marchesa Borghi aveva voluto<br />

consultare, piú per scrupolo di coscienza che per altro, anche il<br />

dottor Giunio Falci, per il proprio figlio Silvio, cieco da circa un<br />

anno. Lo aveva fatto visitare dai piú illustri oculisti d'Italia e<br />

dell'estero e tutti le avevano detto che era afflitto d'un glaucoma,<br />

irrimediabile.<br />

Il dottor Giunio Falci aveva vinto da poco, per concorso, il<br />

posto di direttore della clinica oftalmica; ma sia per la sua aria<br />

stanca e sempre astratta, sia per la figura sgraziata, per quel suo<br />

modo di camminare tutto rilassato e dinoccolato, con la grossa<br />

testa precocemente calva, buttata indietro, non riusciva a<br />

cattivarsi né la simpatia né la confidenza d'alcuno. Egli lo sapeva<br />

e pareva ne godesse. Rivolgeva agli scolari, ai clienti domande<br />

curiose, penetranti, che aggelavano e sconcertavano; e troppo<br />

chiaramente lasciava intendere il concetto che s'era formato della<br />

vita, cosí nudo di tutte quelle intime e quasi necessarie ipocrisie,<br />

di quelle spontanee, inevitabili illusioni che ciascuno, senza<br />

volerlo, si crea e si compone per un bisogno istintivo, quasi di<br />

pudor sociale, che la sua compagnia diveniva a lungo andare<br />

insopportabile.<br />

Invitato dalla marchesa Borghi, aveva esaminato a lungo,<br />

attentamente, gli occhi del giovine senza prestare ascolto, almeno<br />

in apparenza, a tutto ciò che la marchesa intanto gli diceva<br />

intorno alla malattia, ai giudizi degli altri medici, alle varie cure<br />

tentate. Glaucoma No. Non aveva creduto di riscontrare in<br />

quegli occhi i segni caratteristici di questa malattia, il colore<br />

azzurrognolo o verdiccio dell'opacità, ecc. ecc.; gli era parso<br />

piuttosto che si trattasse di una rara e strana manifestazione di<br />

quel male che comunemente suol chiamarsi cateratta. Ma non<br />

aveva voluto manifestare cosí in prima alla madre il suo dubbio,<br />

per non farle nascere di improvviso foss'anche una tenue<br />

speranza. Dissimulando il vivissimo interesse che quel caso<br />

strano gli destava, le aveva invece manifestato il desiderio di<br />

tornare a visitar l'infermo fra qualche mese.<br />

Era infatti ritornato; ma, insolitamente, per quella via nuova,<br />

sempre deserta, in fondo ai Prati di Castello dove sorgeva il<br />

villino della marchesa Borghi, aveva trovato una frotta di curiosi<br />

davanti al cancello aperto. La marchesa Borghi era morta<br />

d'improvviso, durante la notte.<br />

Che fare Tornarsene indietro Aveva pensato che, se nella<br />

prima visita avesse manifestato il dubbio che il male di quel<br />

giovane non fosse, a suo modo di vedere, un vero e proprio<br />

glaucoma, forse quella povera madre non sarebbe morta con la<br />

disperazione di lasciare il figlio irrimediabilmente cieco. Ebbene,<br />

se non gli era piú dato di consolare con questa speranza la madre,<br />

non avrebbe potuto almeno cercare con essa un gran conforto al<br />

povero superstite, cosí tremendamente colpito da quella nuova,<br />

improvvisa sciagura<br />

(segue)


il giornale italiano<br />

anno 17, n. 162 - giugno <strong>2011</strong> - pagina 11<br />

La ricetta del mese<br />

a cura di<br />

Fiorella CELIA-FOSSELLA<br />

Bocconcini con verdure<br />

Ingredienti per 4 persone : 800 gr. di polpa di vitello a bocconcini, un<br />

peperone rosso, un peperone giallo, 800 gr. di patate, 2-3 rametti di<br />

timo, 3 cucchiai d’olio d’oliva, una grossa cipolla, uno spicchio d’aglio,<br />

un cucchiaio di farina, 3 dl di vino bianco secco, 3 dl di brodo, sale,<br />

pepe.<br />

Sbucciare la cipolla e lo spicchio d’aglio e tritarli grossolanamente.<br />

Fare scaldare l’olio in una casseruola, unire la carne e lasciarla rosolare<br />

a fuoco vivo per 4-5 minuti, girando i pezzi con un cucchiaio di legno.<br />

Quando la carne si sarà dorata in modo uniforme, mettere in casseruola<br />

il trito preparato e i rametti di timo ; fare insaporire per pochi istanti,<br />

quindi cospargere tutto con la farina, mescolare bene, perché non si<br />

formino grumi, e sfumare con il vino bianco.<br />

Diluire il fondo di cottura con il brodo caldo, salare, pepare e portare a<br />

ebollizione; quindi coprire, abbassare la fiamma al minimo e proseguire<br />

la cottura per un’ora circa, mescolando spesso.<br />

Intanto, pulire i peperoni : lavarli, privarli del picciolo, tagliarli a metà,<br />

eliminare i semi e le nervature bianche e ridurli a pezzi. Sbucciare le<br />

patate e tagliarle a tocchi.<br />

Trascorso il tempo indicato, mettere le verdure preparate nella<br />

casseruola con la carne; regolare di sale e pepe; mescolare bene e fare<br />

in modo che le patate e i peperoni siano coperti dal fondo di cottura;<br />

coprire e cuocere ancora per 30 minuti circa, o fino a quando le patate<br />

saranno tenere. Al termine, fare addensare il fondo di cottura se<br />

necessario, e servire.<br />

Liquore di fragola (more o lamponi)<br />

Dosi per un litro : 300 gr. di fragole, 1 litro di alcool<br />

fine, 200 gr. di zucchero, 1 pizzico di vaniglia.<br />

Lavare le fragole e privarle del picciolo. Raccogliere in<br />

un barattolo e coprirle di alcool. Tappare il contenitore e<br />

fare macerare il tutto per un paio di mesi, tenendo, se<br />

possibile, il recipiente al sole. Trascorso questo tempo,<br />

aggiungere lo zucchero e agitare; fare riposare un giorno<br />

intero, quindi filtrare e imbottigliare. Tappare con cura e<br />

lasciare il liquore a stagionare ancora per uno o due mesi.<br />

Liquore di rosa<br />

Dosi per circa mezzo litro : 30 gr. di petali di rosa, 150<br />

gr. di zucchero, 200 gr. di alcool fine, 200 gr. d’acqua, 1<br />

pizzico di vaniglia.<br />

Mescolare i petali di rosa a metà dello zucchero.<br />

Lavorarli in una ciotola; poi diluire la poltiglia con<br />

cucchiaiate d’alcool. Trasferire il tutto in un barattolo e<br />

aggiungere il resto dell’alcool. Fare macerare per due<br />

giorni; poi aggiungere l’acqua bollente, in cui sia stato<br />

sciolto il resto dello zucchero. Tappare il barattolo e<br />

riporlo in luogo buio a macerare per una settimana.<br />

Filtrarlo, alla fine, e imbottigliarlo. Tapparlo e lasciarlo<br />

stagionare per uno o due mesi.<br />

Ave Mary<br />

La chiesa è ancora oggi, in Italia, il fattore<br />

decisivo nella costruzione dell'immagine della<br />

donna. Partendo sempre da casi concreti,<br />

citando parabole del Vangelo e pubblicità<br />

televisive, icone sacre e icone fashion,<br />

encicliche e titoli di giornali femminili, questo<br />

libro dimostra che la formazione cattolica di<br />

base continua a legittimare la gerarchia<br />

tra i sessi, anche in ambiti<br />

apparentemente distanti dalla<br />

matrice religiosa. Anche tra chi credente non è. Con<br />

la consapevolezza delle antiche ferite femminili e la<br />

competenza della persona di fede, ma senza mai pretendere di dare<br />

facili risposte, Michela Murgia riesce<br />

AUTORE: Michela Murgia<br />

EDITORE: Einaudi<br />

PAGINE: 200<br />

PREZZO: Euro 16.00<br />

nell'impresa di svelare la trama invisibile<br />

che ci lega, credenti e non credenti, nella<br />

stessa mistificazione dei rapporti tra uomo<br />

e donna.<br />

Libri da leggere<br />

Un piano per salvarci<br />

PREPARIAMOCI<br />

Prepariamoci a vivere in un<br />

mondo con meno risorse,<br />

meno energia, meno<br />

abbondanza.... e forse<br />

più felicità<br />

"Tsunami, allarmi<br />

cliamatici, tragedie nucleari. Paura<br />

e sconcerto. E' a tutti evidente che un equilibrio è saltato,<br />

ma facciamo finta di niente. Finché si può, finché non<br />

capita a noi. Ciò che mi spinge a scrivere questo appello è il<br />

AUTORE: Luca Marcalli<br />

EDITORE: Chiare lettere<br />

PAGINE: 224<br />

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racconto di un'esperienza in prima<br />

persona connessa al senso di<br />

urgenza che incalza. Non basta<br />

teorizzare."<br />

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il giornale italiano<br />

anno 17, n. 162 - giugno <strong>2011</strong> - pagina 12<br />

Celebrato a Chambéry il<br />

150° anniversario Unità d’Italia<br />

Servizio fotografico di Vincenzo Longhi<br />

Da sinistra: gli Onorevoli Gianni Farina (Camera),<br />

Raffaele Fantetti e Claudio Micheloni (Senato)<br />

il giornale italiano<br />

Giornale del CAIG<br />

Coordinamento Associazioni Italiane di <strong>Ginevra</strong><br />

case postale 1025 / CH-1227 CAROUGE<br />

CCP 12-20992-3<br />

tel.: +41 22 3434927 / fax: +41 22 3454016<br />

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ilgiornaleitaliano@caig.ch<br />

Direttore: Silvano Cocco<br />

Capo edizione: Giovanni Paggi<br />

Amministratore: Francesco Celia<br />

Redazione : Franco Antonelli, Saverio D’Auria,<br />

Fiorella Celia-Fossella, Christian Cini,<br />

Giuseppe Plaia, Giuseppe Puglisi,<br />

Carmen Puglisi-Gnazzo, Salvino Testa<br />

Imprimerie du Lion<br />

La firma dell’atto di donazione dei volumi delle Leggi e Decreti<br />

italiani. Sedute da sinistra il sindaco di Chambéry Bernadette<br />

Laclais ed il console generale d’Italia a Lione Laura Bottà<br />

La foto di famiglia...<br />

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