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IA INGEGNERIA AMBIENTALE - Harpo spa

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ISSN: 0394 - 5871<br />

ANNO XXXVIII N. 3 MARZO 2009 POSTE ITAL<strong>IA</strong>NE S.P.A. – Sped.ne abbon. postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano<br />

<strong>IA</strong> INGEGNER<strong>IA</strong><br />

<strong>AMBIENTALE</strong>


<strong>IA</strong><br />

in copertina<br />

COPERTURE A VERDE E AMBIENTE URBANO SOSTENIBILE<br />

L.G. Lanza<br />

In copertina:<br />

COPERTURA A VERDE PENSILE<br />

DELLA SEDE DEL COMUNE DI<br />

GENOVA, PALAZZO ALBINI (1963)<br />

Il Municipio della città di Genova ha<br />

sede sin dal 1848 nel prestigioso palazzo<br />

Doria-Tursi (1565), l’edificio più<br />

maestoso della via Garibaldi, già in<br />

origine concepito con due ampi giardini<br />

pensili posti sui corpi laterali. Tra il<br />

1950 ed il 1963, al fine di ampliare gli<br />

<strong>spa</strong>zi del Municipio, l’architetto<br />

Franco Albini ha progettato il nuovo<br />

palazzo degli uffici comunali, realizzato<br />

alle <strong>spa</strong>lle di palazzo Tursi fino a<br />

raggiungere la spianata di Castelletto,<br />

le cui coperture gradonate racchiudono<br />

giardini pensili di particolare efficacia<br />

architettonica e paesaggistica.<br />

Il Prof. Luca G. Lanza è docente di<br />

Costruzioni Idrauliche e Idrologia presso<br />

la Facoltà di Ingegneria dell’Università<br />

degli Studi di Genova. È autore o co-autore<br />

di circa 230 pubblicazioni tra articoli su<br />

libri, riviste internazionali, nazionali e<br />

comunicazioni a convegni. I relativi temi<br />

di ricerca coprono diversi settori delle<br />

costruzioni idrauliche, tra cui l’idrologia<br />

di bacino, la previsione e mitigazione dei<br />

fenomeni idrologici estremi, l’idrologia<br />

urbana e la gestione e controllo delle<br />

acque meteoriche, il monitoraggio ambientale<br />

e la gestione delle risorse idriche.<br />

Una moderna ed attenta politica di gestione<br />

delle acque meteoriche in ambiente urbano<br />

non può prescindere dalla ricerca di soluzioni<br />

“sostenibili” che consentano di ripristinare,<br />

per quanto possibile, il naturale sistema<br />

di drenaggio nelle aree urbanizzate. Ciò si<br />

ottiene, in particolare, individuando sistemi<br />

“locali” che controllino la generazione dei<br />

deflussi superficiali prima del loro ingresso<br />

nel reticolo di drenaggio naturale (corsi<br />

d’acqua) ed artificiale (fognature) e prevedendo<br />

interventi “globali” (a scala di sottobacino<br />

e a scala regionale) per ottenere, a<br />

lungo termine, il ripristino della originale<br />

capacità d’infiltrazione dei suoli.<br />

La diffusione delle superfici impermeabili in<br />

ambiente urbano, la fruizione esasperata di<br />

ogni <strong>spa</strong>zio libero del territorio, le esigenze<br />

di percorribilità, sicurezza e manutenzione<br />

delle infrastrutture di trasporto, infatti, sono<br />

tutti elementi che riducono il naturale processo<br />

idrologico dell’infiltrazione dell’acqua<br />

nel suolo, fino ad inibirlo in alcuni casi,<br />

determinando una rapida trasformazione<br />

delle acque di precipitazione meteorica in<br />

deflussi superficiali, il cui smaltimento viene<br />

posto totalmente a carico delle infrastrutture<br />

idrauliche per il drenaggio urbano. L’incremento<br />

delle superfici impermeabili si traduce<br />

pertanto in un aumento delle portate al<br />

colmo di piena e dei volumi defluiti in rete,<br />

in conseguenza del quale, oltre ai ben noti<br />

problemi di fallanza delle reti di drenaggio<br />

urbano e di allagamento nelle aree urbanizzate,<br />

si osservano problemi di erosione e di<br />

inquinamento dei corpi idrici ricettori dovuti<br />

al dilavamento operato dalle acque di origine<br />

meteorica, nonché una riduzione nell’efficienza<br />

degli impianti di depurazione<br />

delle acque reflue urbane (e/o un aumento<br />

dei relativi costi di gestione) nel caso di reti<br />

di drenaggio di tipo unitario.<br />

L’infiltrazione rappresenta soltanto l’elemento<br />

preponderante – tra i diversi processi<br />

* Prof. Luca G. Lanza; Università degli Studi di<br />

Genova, Dipartimento di Ingegneria delle<br />

Costruzioni, dell’Ambiente e del Territorio<br />

(DICAT) – Via Montallegro, 1 – 16145,<br />

Genova – Tel. 010.3532301/2123, Fax<br />

010.3532481, e-mail: luca.lanza@unige.it.<br />

che contribuiscono alle dinamiche del ciclo<br />

idrologico naturale – ad essere inibito totalmente<br />

o parzialmente nelle condizioni<br />

ambientali tipiche degli insediamenti antropici.<br />

Altri processi importanti che risultano<br />

limitati in tali condizioni sono ovviamente<br />

costituiti dall’intercettazione, evaporazione,<br />

evapo-traspirazione, ed alimentazione del<br />

deflusso sub-superficiale e profondo. Operare<br />

con attenta consapevolezza tecnica e<br />

scientifica in un’ottica di sviluppo ambientalmente<br />

sostenibile nel settore della gestione<br />

e del controllo delle acque meteoriche<br />

nelle aree urbanizzate significa senz’altro<br />

incentivare, pianificare, e realizzare soluzioni<br />

ingegneristiche che abbiano l’obiettivo di<br />

ripristinare i processi del ciclo idrologico<br />

naturale nell’ambiente urbano (“hydrologic<br />

restoration”).<br />

In generale, gli interventi strutturali e non<br />

strutturali indirizzati ad un parziale ripristino<br />

della condizione di drenaggio “naturale”,<br />

citati nella letteratura inglese con l’acronimo<br />

SUDS (Sustainable Urban Drainage Systems)<br />

e nella letteratura americana, con sottili differenze,<br />

“Low Impact Development” (LID),<br />

richiedono grandi aree disponibili per la realizzazione<br />

di strutture di infiltrazione ed<br />

immagazzinamento (trincee di infiltrazione,<br />

pozzi drenanti, vasche volano, elementi di<br />

disconnessione), oppure prevedono l’utilizzo<br />

di pavimentazioni permeabili, strisce filtro<br />

inerbite, cunette inerbite, tetti verdi, ecc. Tra<br />

queste tuttavia la tecnica del verde pensile,<br />

sfruttando gli ampi <strong>spa</strong>zi disponibili sulle<br />

coperture a tetto (altrimenti inutilizzate), può<br />

essere applicata anche in ambienti urbani densamente<br />

edificati, ed è di particolare interesse<br />

ambientale per l’insieme dei benefici (non<br />

limitatamente idraulici ma termodinamici,<br />

acustici, ecc.) che comporta alla scala del singolo<br />

edificio e del comprensorio urbano circostante.<br />

Il verde pensile (detto anche in alcune sue<br />

versioni tetto verde, oppure copertura continua<br />

a verde, copertura a verde, o copertura<br />

vegetata) può essere definito come un<br />

sistema tecnologico utilizzato quale soluzione<br />

costruttiva per la copertura anche<br />

parziale di un generico manufatto edilizio<br />

con lo scopo di garantire le condizioni di<br />

72


<strong>IA</strong><br />

in copertina<br />

vita nel tempo di uno strato di vegetazione<br />

programmato (Lanza et al., 2009). Tale<br />

sistema tecnologico, installato su coperture<br />

continue di forma e inclinazione variabili, è<br />

generalmente costituito dalla sovrapposizione<br />

di diverse stratificazioni, costituite da<br />

precisi elementi tecnici. Nella terminologia<br />

anglosassone la definizione corrisponde,<br />

talvolta anche solo parzialmente, ai cosiddetti<br />

“green roofs” (tetti verdi), “living<br />

roofs” (tetti vivi), “vegetated roofs” (tetti<br />

vegetati) oppure “eco-roofs” (tetti ecologici).<br />

Il tetto verde si differenzia invece<br />

sostanzialmente dal cosiddetto giardino<br />

pensile (indicato come “roof garden” nella<br />

terminologia anglosassone), normalmente<br />

realizzato mediante la disposizione di vasi<br />

o contenitori indipendenti per la vegetazione<br />

(a fini principalmente ornamentali)<br />

posati su di una copertura tradizionale, una<br />

terrazza, o direttamente su di un suolo di<br />

riporto racchiuso entro strutture di contenimento<br />

verticali (muri di contenimento).<br />

Il verde pensile, ed in generale la diffusione<br />

di aree verdi in area urbana, si inserisce a<br />

pieno titolo tra gli strumenti di mitigazione e<br />

compensazione ambientale. In particolare,<br />

permette di contenere l’aumento delle temperature,<br />

attraverso l’evapotraspirazione e<br />

l’assorbimento della radiazione solare incidente,<br />

di abbattere considerevolmente il<br />

ricircolo delle polveri inquinanti mediante la<br />

capacità di assorbimento e trattenuta delle<br />

stesse, di ridurre e controllare gli afflussi ai<br />

sistemi di drenaggio mediante la ritenzione e<br />

la detenzione delle acque meteoriche, di<br />

mitigare l’inquinamento acustico con la<br />

riduzione della riflessione del suono all’esterno<br />

e della diffusione all’interno, ed infine<br />

di preservare la biodiversità grazie alla<br />

creazione di nuovi ambienti di vita per animali<br />

e piante.<br />

Oltre al suo intrinseco valore ecologico, il<br />

verde pensile presenta numerosi vantaggi<br />

rispetto alle coperture tradizionali, dal punto<br />

di vista sia economico sia costruttivo. Il<br />

verde pensile incrementa la vita tecnica<br />

media degli strati di impermeabilizzazione e<br />

di coibentazione proteggendoli da azioni<br />

meccaniche e limitando gli sbalzi termici,<br />

possiede capacità termoisolanti che consentono<br />

di ridurre i consumi ed i costi sugli<br />

impianti di riscaldamento e condizionamento,<br />

amplia in modo consistente le possibilità<br />

di progettazione e crea superfici fruibili che<br />

aumentano il valore dell’immobile.<br />

Il diffondersi anche in Italia di installazioni a<br />

verde pensile, grazie soprattutto alle iniziative<br />

di normazione (Codice di Pratica UNI<br />

11235 “Istruzioni per la progettazione e la<br />

manutenzione di coperture a verde”) ed<br />

incentivazione che si moltiplicano alla scala<br />

delle amministrazioni locali, è un segnale<br />

positivo della tendenza sempre più marcata<br />

ad utilizzare soluzioni tecniche non tradizionali<br />

per la gestione delle acque meteoriche in<br />

ambiente urbano basate sul concetto di drenaggio<br />

urbano sostenibile. In particolare, le<br />

tecniche di controllo della formazione dei<br />

deflussi superficiali si stanno sostituendo<br />

alle soluzioni di semplice raccolta e convogliamento<br />

delle acque meteoriche dalle<br />

superfici impermeabili. Tali iniziative tecnico-progettuali<br />

vanno nella direzione di un<br />

ripristino delle diverse componenti del ciclo<br />

idrologico naturale anche negli ambienti a<br />

rilevante pressione antropica (grandi città,<br />

insediamenti industriali e commerciali, nodi<br />

infrastrutturali, ecc.).<br />

La moderna pratica del verde pensile si è sviluppata<br />

prevalentemente nei paesi nordici<br />

dove le condizioni climatiche, ed in particolar<br />

modo il regime delle piogge nel corso<br />

dell’anno, sono particolarmente favorevoli<br />

allo sviluppo della vegetazione, tuttavia<br />

l’impiego e l’utilizzo di tale tecnologia seppur<br />

specificatamente adattata al diverso contesto<br />

geo-climatico è potenzialmente trasferibile<br />

a tutti i paesi della regione Mediterranea.<br />

Il trasferimento delle conoscenze ed in<br />

generale delle esperienze sviluppate in altri<br />

contesti climatici ed urbanistici è il primo<br />

passo necessario per caratterizzare le prestazioni<br />

idrauliche quali-quantitative delle<br />

installazioni a verde pensile nella regione<br />

Mediterranea, dove i problemi dell’urbanizzazione<br />

si intrecciano con la varietà delle<br />

manifestazioni climatiche, l’intensità dei<br />

fenomeni naturali e la configurazione orografica<br />

tormentata del territorio.<br />

A questo tema è stata dedicata la prima edizione<br />

del convegno “Il Verde Pensile nel<br />

Clima Mediterraneo” (http://www.dicat.<br />

unige.it/verdepensile), organizzato a Genova<br />

nel Maggio 2007 dal Comune e dall’Università<br />

di Genova, in collaborazione con<br />

l’Associazione Italiana Verde Pensile. La<br />

seconda edizione del convegno è prevista<br />

per l’inizio del mese di Marzo 2009 a<br />

Genova. Le attività congressuali si inquadrano<br />

nell’ambito di un più ampio spettro di<br />

iniziative che comprende una sistematica e<br />

diffusa azione di sensibilizzazione e promo-<br />

73


<strong>IA</strong><br />

in copertina<br />

SUL PROSSIMO NUMERO<br />

La Redazione si riserva, per motivi editoriali o<br />

per cause successivamente intervenute, di<br />

poter modificare il contenuto editoriale del<br />

prossimo numero nonchè l’ordine degli articoli<br />

rispetto a quelli qui riportati.<br />

Gli articoli annunciati, che non dovessero<br />

essere eventualmente inclusi, troveranno<br />

posto in uno dei prossimi numeri della rivista.<br />

articoli<br />

Determinazione dei valori di concentrazione<br />

per l’analisi di rischio in condizioni stazionarie,<br />

A. Timidei, V. Riganti<br />

Individuazione degli agglomerati ai sensi<br />

della Direttiva 91/271/cee per il trattamento<br />

delle acque reflue urbane: proposta metodologica<br />

ed applicazione al territorio della<br />

regione Veneto, P. Parati, M. Carcereri,<br />

M. Ostoich, A. Penzo<br />

Sistema a biomassa granulare integrato con<br />

ozono per il trattamento esaustivo dei reflui<br />

biorefrattari (Progetto Eu Life Perbiof), C.<br />

Di Iaconi, L. Cavone, A. Mancini, A.<br />

Molinari, R. Ramadori<br />

L’esperienza maturata in Sicilia nel campo<br />

della dissalazione, G. Curto, L. Rizzuti,<br />

E. Napoli<br />

rubriche<br />

zione dell’uso dei tetti verdi e delle installazioni<br />

a verde pensile per una maggiore<br />

sostenibilità dell’ambiente urbano, ed in<br />

particolare per un più attento e “naturale”<br />

sviluppo del territorio.<br />

L’attività di sensibilizzazione non può prescindere<br />

tuttavia dalla conoscenza diretta<br />

degli effetti benefici associati alle sistemazioni<br />

a verde pensile già esistenti o in fase di<br />

realizzazione nel contesto urbano e suburbano.<br />

Anche a tale scopo, il Dipartimento di<br />

Ingegneria delle Costruzioni, dell’Ambiente<br />

e del Territorio (DICAT) dell’Università di<br />

Genova, in collaborazione con l’Associazione<br />

Italiana Verde Pensile (AIVEP) e con il<br />

Comune di Genova, ha realizzato un<br />

impianto pilota per il monitoraggio dei<br />

benefici ottenibili in termini di quantità e<br />

qualità delle acque, in corrispondenza di una<br />

porzione di tetto verde della Facoltà di Ingegneria<br />

dell’Università di Genova. I primi<br />

risultati quantitativi ottenuti confermano la<br />

possibilità di impiegare i sistemi a verde<br />

pensile quale efficace strumento per la regimazione<br />

delle acque meteoriche in clima<br />

mediterraneo.<br />

L’impianto dimostrativo vuole costituire il<br />

primo elemento di una “rete” di siti di osservazione,<br />

realizzati con il contributo di finanziamenti<br />

pubblici e privati sull’intero comprensorio<br />

urbano della città di Genova. La<br />

rete di osservazione consentirà, nel brevemedio<br />

termine, di disporre di una rigorosa<br />

base dati differenziata per tipologia di sistemazione,<br />

superfici interessate, contesto<br />

urbano di dettaglio in grado di supportare le<br />

politiche di promozione ed eventuale incentivazione<br />

dell’uso del verde pensile, nonché<br />

le possibili ripercussioni di carattere urbanistico<br />

sugli strumenti della pianificazione<br />

urbana e del territorio (PTCP, PUC, Piani di<br />

Bacino, Piano di Tutela delle Acque, ecc.).<br />

La città diventa così laboratorio, dove ricerca,<br />

progetto e realizzazione si integrano per<br />

consentire i necessari elementi di approfondimento<br />

ed interpretazione dei numerosi<br />

benefici ambientali delle coperture a verde<br />

pensile in ambiente urbano.<br />

BIBLIOGRAF<strong>IA</strong><br />

Lanza, L.G., Palla, A. e Petulicchio, M.<br />

(2009). Costruire il Verde Pensile: Guida<br />

alla progettazione e realizzazione delle<br />

coperture vegetate. Flaccovio Editore, in<br />

stampa.<br />

ON NEXT ISSUE<br />

Owing to editing purposes or other reasons<br />

happened afterwards, the Editing reserves, to<br />

modify the editing text of the following issue as<br />

the order of the articles here written. Should<br />

the announced articles not to be included,<br />

they will be edited in following issues.<br />

papers<br />

Determination of the concentration values<br />

for the analysis risk in stationary conditions,<br />

A. Timidei, V. Riganti<br />

Identification of urban agglomerations<br />

according to directive 91/271/ec on urban<br />

wastewaters treatment: methodological proposal<br />

and application to the territory of<br />

Veneto region, P. Parati, M. Carcereri,<br />

M. Ostoich, A. Penzo<br />

Aerobic granular biomass based system<br />

integrated with ozonation for efficiently<br />

treating wastewater containing refractory<br />

compounds (Eu Project Life Perbiof), C. Di<br />

Iaconi, L. Cavone, A. Mancini, A. Molinari,<br />

R. Ramadori<br />

The experience in Sicily on desalination<br />

field, G. Curto, L. Rizzuti, E. Napoli<br />

surveys<br />

74


<strong>IA</strong><br />

regimazione idrica con verde pensile<br />

IL VERDE PENSILE: REGIMAZIONE E DEPURAZIONE DELLE ACQUE<br />

METEORICHE<br />

I. Gnecco, A. Palla, L.G. Lanza *<br />

Sommario – L’installazione di coperture a verde pensile in un<br />

bacino urbano influisce sulla relativa regimazione idrica ripristinando<br />

almeno in parte il ciclo naturale dell’acqua attraverso<br />

i processi di percolazione, infiltrazione, evaporazione dal<br />

suolo ed evapotraspirazione dalla vegetazione. Operando in<br />

tal senso si determina un controllo degli scorrimenti superficiali<br />

con conseguente riduzione delle portate al colmo, dilatazione<br />

dei tempi di concentrazione del bacino ed abbattimento<br />

del carico inquinante trasportato. La riduzione delle portate<br />

al colmo e la dilatazione dei tempi di concentrazione, ottenuti<br />

mediante la detenzione e la ritenzione dei volumi operata<br />

nei substrati costituenti la copertura, sono funzione delle<br />

caratteristiche costruttive della copertura continua a verde<br />

(composizione degli strati, inclinazione del tetto, orientamento<br />

della copertura, ecc.), delle condizioni meteo-climatiche e delle<br />

specie vegetali utilizzate. L’abbattimento del carico inquinante,<br />

ottenuto grazie all’instaurarsi di processi di filtrazione<br />

attraverso il substrato, è funzione delle stesse variabili e della<br />

deposizione atmosferica, le cui caratteristiche di inquinamento<br />

sono a loro volta determinate dalle emissioni gassose civili<br />

ed industriali, dal traffico veicolare e dal trasporto operato<br />

dagli agenti atmosferici. L’installazione di coperture a verde<br />

in ambiente densamente edificato consente di controllare efficacemente<br />

la generazione dei deflussi superficiali, sfruttando<br />

gli ampi <strong>spa</strong>zi disponibili sulle coperture degli edifici (altrimenti<br />

inutilizzate) riducendo significativamente i volumi complessivi<br />

scaricati (40% ÷ 80%) e l’altezza dei picchi<br />

dell’idrogramma (70% ÷ 90%), e rallentandone il conferimento<br />

alla rete di drenaggio urbano. Il potenziale beneficio<br />

delle coperture a verde nel mitigare l’impatto dell’ambiente<br />

urbano sulla qualità delle acque di scorrimento superficiale, e<br />

dunque la pressione ambientale sugli ecosistemi e sui corpi<br />

idrici ricettori in particolare, appare anch’esso elevato sulla<br />

base delle limitate evidenze sperimentali disponibili.<br />

GREEN ROOFS: A STORM WATER CONTROL AND<br />

TREATMENT SOLUTION<br />

Summary – The installation of green roofs in a urban catchment<br />

contributes to the management of storm water by<br />

restoring – at least partially – the components of the natural<br />

water cycle including percolation, infiltration, evaporation<br />

(from the soil surface) and evapo-transpiration (from the<br />

vegetation). This allows controlling the surface runoff component<br />

with a reduction of peak flows, increase of the time of<br />

concentration of the contributing catchment and limitation of<br />

the related pollution loads. The reduction of peak flows and<br />

the increase of the time of concentration, obtained thanks to<br />

water volumes detention and retention operated in the<br />

various stratifications of the green roof, is a function of the<br />

building characteristics (composition of each layer, roof<br />

slope, orientation, etc.), the meteo-climatic conditions and the<br />

vegetation species. The abatement of the pollution loads, due<br />

* Ing. Ilaria Gnecco, ing. Anna Palla, prof. Luca G. Lanza; Università<br />

degli Studi di Genova, Dipartimento di Ingegneria delle<br />

Costruzioni, dell’Ambiente e del Territorio (DICAT) – Via Montallegro,<br />

1 – 16145 Genova – Tel. 010.3532301/2123, Fax<br />

010.3532481, e-mail: ilaria.gnecco@unige.it, anna.palla@dicat.<br />

unige.it, luca.lanza@unige.it.<br />

<strong>IA</strong> Ingegneria Ambientale vol. XXXVIII n. 3 marzo 2009<br />

to the filtration process through the substrates, is a function<br />

of the same variables and the atmospheric deposition, whose<br />

pollution characteristics are in turn determined by the emissions<br />

of residential and industrial gases, vehicular traffic and<br />

the atmospheric transport according to the weather conditions.<br />

The installation of green roofs in a densely urbanised<br />

environment allows to control the generation of surface<br />

runoff by exploiting the wide <strong>spa</strong>ces available on the roofs of<br />

the buildings (otherwise unexploited) and significantly reducing<br />

the overall discharged volumes (40% to 80%) and the<br />

magnitude of the hydrograph peaks (70% to 90%), as well as<br />

delaying the delivery to the urban drainage network. The<br />

potential benefits of green roofs in mitigating the impact of<br />

the urban environment on the quality of surface runoff<br />

water, and therefore the environmental pressure on the ecosystems<br />

and the receiving water bodies in particular, appear<br />

to be relevant as well, even based on the still limited experimental<br />

evidences available.<br />

Parole chiave: drenaggio urbano sostenibile, acque meteoriche, verde pensile,<br />

acque di prima pioggia.<br />

Keywords: sustainable urban drainage, storm water, green roofs, first flush<br />

flows.<br />

1. INTRODUZIONE<br />

L’analisi dei trasferimenti di energia e di massa alla scala del<br />

bacino urbano consente di individuare un sistema di interventi<br />

“locali” (concentrati e/o distribuiti) e “globali” (non strutturali)<br />

finalizzati al ripristino del naturale ciclo idrologico attraverso<br />

i processi di percolazione, infiltrazione, evaporazione<br />

dalle superfici urbane ed evapotraspirazione dalla vegetazione.<br />

Le soluzioni “naturalistiche” distribuite (pavimentazioni<br />

permeabili, cunette drenanti, aree verdi, verde pensile, bacini<br />

e trincee per l’infiltrazione, ecc.) operano il controllo della<br />

formazione dei deflussi superficiali mediante i processi di<br />

ritenzione (immagazzinamento temporaneo delle acque<br />

meteoriche e dispersione in atmosfera e/o nel suolo) e detenzione<br />

(immagazzinamento temporaneo e lento rilascio nel<br />

reticolo di drenaggio naturale e/o artificiale) ed abbattono il<br />

carico inquinante associato alle acque meteoriche attraverso i<br />

processi di filtrazione su matrici porose ed attraverso l’attività<br />

dei microrganismi presenti nel suolo e nella vegetazione.<br />

In termini di generazione dello scorrimento superficiale, il contributo<br />

del verde pensile rispetto a quello di una copertura tradizionale<br />

impermeabile consiste nella riduzione del volume complessivo<br />

scaricato, nella riduzione dell’altezza di picco dell’idrogramma<br />

di piena, nella dilatazione dei tempi di concentrazione<br />

del bacino e nell’abbattimento del carico inquinante associato<br />

alle acque meteoriche di dilavamento. La riduzione dell’altezza<br />

del picco dell’idrogramma fornisce una misura immediata<br />

dei benefici derivanti dall’introduzione diffusa di coperture<br />

a verde in un bacino urbano. L’abbattimento del picco si traduce<br />

per i sistemi di drenaggio artificiali in un aumento del franco<br />

di sicurezza per le condotte in esercizio e nel caso di reti di<br />

79


<strong>IA</strong><br />

regimazione idrica con verde pensile<br />

nuova realizzazione nella riduzione delle dimensioni di progetto<br />

con conseguente abbattimento dei costi di realizzazione e di<br />

posa (Carter e Rasmussen, 2006). La capacità di regimazione<br />

idrica di un tetto verde è funzione non solo delle caratteristiche<br />

costruttive (composizione dello strato drenante, inclinazione del<br />

tetto, ecc.) e del tipo di vegetazione, ma anche delle condizioni<br />

geo-climatiche (ietogramma di pioggia, evapotraspirazione<br />

potenziale, contenuto di umidità del suolo, ecc.) e della diffusione<br />

delle coperture a verde pensile sul bacino.<br />

Le installazioni a verde pensile influiscono inoltre significativamente<br />

sul controllo della qualità delle acque meteoriche di<br />

dilavamento delle superfici a tetto nelle aree urbane. L’effetto<br />

di mitigazione è associato da una parte alla riduzione dei<br />

volumi defluiti in rete e dall’altra alla filtrazione delle acque<br />

di scorrimento superficiale.<br />

Il primo di tali aspetti ha un impatto sicuramente favorevole in<br />

quanto opera una limitazione nella produzione del deflusso<br />

superficiale proprio nella fase iniziale degli eventi meteorici, la<br />

quale viene generalmente riconosciuta come vettore del maggior<br />

carico inquinante (concentrazioni più elevate) dovuto al<br />

processo di dilavamento delle cosiddette acque di prima pioggia,<br />

o “first flush” nella letteratura anglosassone (Gnecco e<br />

Lanza, 2008). Il carico inquinante è in tal caso significativamente<br />

ridotto in conseguenza del fatto che non si produce alcun<br />

deflusso idrico allo scarico in corrispondenza delle fasi più rilevanti<br />

– da questo punto di vista – dell’evento meteorico.<br />

Il secondo aspetto si riferisce invece al processo di filtrazione<br />

subito dalle acque meteoriche in eccesso rispetto ai volumi<br />

ritenuti dalla copertura a verde, i quali attraversano i diversi<br />

elementi tecnici che costituiscono la struttura del verde pensile<br />

(strato colturale, filtrante, drenante e di protezione meccanica)<br />

prima di raggiungere i pluviali e successivamente la rete<br />

di drenaggio. In tal caso gli effetti della filtrazione delle acque<br />

meteoriche attraverso la copertura sono variabili nel tempo in<br />

funzione dell’età della copertura stessa, e sono ovviamente<br />

funzione delle tipologie costruttive adottate e dei diversi<br />

materiali utilizzati.<br />

2. LA REGIMAZIONE DELLE ACQUE ME-<br />

TEORICHE<br />

La grandezza generalmente utilizzata per quantificare le prestazioni<br />

idraulico-idrologiche del verde pensile in relazione al<br />

controllo della generazione dei deflussi superficiali è la ritenzione<br />

del volume delle acque meteoriche, calcolata come differenza<br />

percentuale relativa tra il volume di pioggia ed il<br />

volume defluito dalla copertura vegetata. In Figura 1 sono<br />

rappresentate le percentuali di ritenzione calcolate a scala<br />

annuale sulla base di dati sperimentali raccolti su siti dalle<br />

diverse caratteristiche costruttive e geoclimatiche.<br />

Dai dati di letteratura sintetizzati in Figura 1 si evince come un<br />

sistema a verde pensile sia in grado di ridurre significativamente<br />

la generazione di deflussi superficiali, con una percentuale<br />

di ritenzione dei volumi dell’ordine del 40% ÷ 80% del<br />

volume totale della precipitazione. In termini generali la lettura<br />

dei dati, ancorché provenienti da siti sperimentali eterogenei<br />

per collocazione geografica e per sistemi realizzativi impiegati,<br />

conduce a risultati analoghi e tra loro confrontabili.<br />

Al fine di individuare macroclassificazioni efficaci che consentano<br />

di evidenziare alcuni fattori chiave per la caratterizzazione<br />

della risposta di un sistema a verde è necessario tuttavia<br />

suddividere e valutare le esperienze e le relative risultanze<br />

sperimentali con riferimento alle diverse scale <strong>spa</strong>ziali e<br />

temporali di evoluzione dei fenomeni osservati. Alle scale<br />

temporali brevi, tipicamente alla scala d’evento, i fattori che<br />

giocano un ruolo prioritario nella generazione dei deflussi<br />

sono il contenuto di umidità del suolo e l’altezza di pioggia<br />

mentre sulle lunghe durate, scale stagionali o annuali, un<br />

ruolo cruciale è assunto dall’evapotraspirazione e dalle caratteristiche<br />

costruttive del sistema. Nel caso delle lunghe durate<br />

l’evapotraspirazione è sicuramente il processo cruciale per<br />

la riduzione dei deflussi superficiali. La nuova frontiera delle<br />

tecniche per il drenaggio urbano sostenibile prevede la valorizzazione<br />

degli interventi che amplificano il contributo dell’evapotraspirazione<br />

in rapporto a quello dell’infiltrazione.<br />

Fig. 1 – Esperienze di letteratura sulla riduzione dei deflussi a scala annuale<br />

80


<strong>IA</strong><br />

regimazione idrica con verde pensile<br />

Alla scala stagionale, il consumo per il fabbisogno idrico della<br />

vegetazione è pertanto un processo chiave del bilancio idrologico<br />

di un sistema a verde pensile.<br />

Sulle brevi durate le grandezze che vengono prese in considerazione<br />

per interpretare nel suo complesso il comportamento<br />

di un tetto verde sono la ritenzione del volume complessivo di<br />

acqua meteorica immesso in rete, l’abbattimento dell’altezza<br />

del picco dell’idrogramma ed il ritardo dell’arrivo del picco<br />

stesso alla confluenza nella rete; mentre nel caso di valutazioni<br />

su lunghe durate, l’unica grandezza generalmente analizzata<br />

è la ritenzione del volume complessivo.<br />

In generale, uno dei fattori che maggiormente influenza la<br />

capacità d’immagazzinamento idrico (ritenzione del volume<br />

complessivo) è lo spessore della stratigrafia del tetto ed in particolare<br />

del substrato drenante e si osserva, come illustrato in<br />

Figura 2, che la percentuale di volume ritenuto cresce con<br />

continuità al crescere dello spessore del substrato.<br />

Un altro fattore costruttivo che influenza la capacità di immagazzinamento<br />

è l’inclinazione del tetto; a parità di spessore del<br />

substrato, di intensità di pioggia e nelle stesse condizioni di<br />

umidità del suolo, all’aumentare dell’inclinazione del tetto si ha<br />

una riduzione della capacità di ritenzione (Villareal et al.,<br />

2004), tuttavia per elevate intensità di pioggia, l’influenza della<br />

pendenza della copertura diventa trascurabile (cfr. Figura 3).<br />

L’influenza della vegetazione viene generalmente investigata<br />

alla scala del “plot” (una porzione limitata e a se stante di<br />

copertura) realizzando supporti composti da una porzione<br />

vegetata, una porzione priva di vegetazione ed una in materiale<br />

impermeabile (lamiera, cemento, tegole, ecc). In generale le<br />

due porzioni permeabili ritengono volumi maggiori rispetto al<br />

Fig. 2 – Influenza dello spessore del substrato nella riduzione del volume complessivo alla scala d’evento ed alla scala stagionale<br />

Fig. 3 – Influenza dell’inclinazione della copertura sulla riduzione del volume defluito in differenti condizioni di pioggia e di spessore del<br />

substrato<br />

81


<strong>IA</strong><br />

regimazione idrica con verde pensile<br />

settore impermeabile di controllo; mentre nel confronto tra<br />

porzioni permeabili, con e senza vegetazione, non si registrano<br />

volumi di ritenzione significativamente diversi tra loro (cfr.<br />

Figura 4). Quando la vegetazione diventa più rigogliosa (con il<br />

passare del tempo dopo la semina od il trapianto) la risposta in<br />

termini di volumi ritenuti su scale temporali lunghe potrebbe<br />

migliorare, in quanto l’evapotraspirazione a parità di condizioni<br />

climatiche cresce con l’indice fogliare (superficie di lembo<br />

fogliare per m 2 ). A scala d’evento, non essendo i volumi evapotraspirati<br />

confrontabili con i volumi di pioggia, non emergono<br />

sostanziali differenze tra il comportamento della soluzione<br />

vegetata e quello della soluzione con la medesima stratigrafia<br />

ma non piantumata (Van Woert et al., 2005).<br />

A scala d’evento, quando il funzionamento del sistema può<br />

essere verosimilmente schematizzato con un modello concettuale<br />

a serbatoio (Palla e Lanza, 2009), il fattore che maggiormente<br />

influenza la risposta del sistema è l’altezza totale di<br />

pioggia. Il serbatoio inizia a svuotarsi quando le condizioni di<br />

umidità del suolo hanno raggiunto la capacità di campo ed<br />

immagazzina acqua fino a che il suolo non ha raggiunto la<br />

condizione di completa saturazione. Eventi di altezza inferiore<br />

alla capacità di campo vengono completamente ritenuti dal<br />

sistema, mentre per eventi di altezza superiore si ha una ritenzione<br />

che descresce al crescere dell’intensità di pioggia (Prowell,<br />

2006). Come illustrato in Figura 5 la capacità di ritenzione<br />

raggiunge il 100% per eventi di bassissima intensità e si<br />

riduce al crescere dell’intensità di pioggia.<br />

Va ricordato, inoltre, che la capacità del verde pensile di<br />

immagazzinare temporaneamente volumi di acqua meteorica<br />

è funzione anche del contenuto di umidità del suolo a sua<br />

Fig. 4 – Influenza della vegetazione nella riduzione del volume defluito<br />

Fig. 5 – Influenza dell’altezza di pioggia sulla riduzione del volume defluito<br />

82


<strong>IA</strong><br />

regimazione idrica con verde pensile<br />

volta funzione del tempo di interarrivo (o tempo secco) tra<br />

due eventi meteorici successivi; se tali intervalli sono abbastanza<br />

lunghi, il contenuto di umidità del suolo può raggiungere<br />

per mezzo dell’evapotraspirazione e del consumo idrico<br />

operato dagli apparati radicali le condizioni di umidità residua.<br />

Per contenuti di umidità del suolo inferiori alla capacità<br />

di campo non si ha scorrimento superficiale, mentre il massimo<br />

contenuto d’acqua che può essere teoricamente immagazzinato<br />

in un suolo è calcolabile come la differenza tra il volume<br />

occupato dall’acqua quando il suolo si trova a completa<br />

saturazione ed il volume occupato dall’acqua quando il suolo<br />

si trova nelle condizioni del punto di essiccamento. In campo<br />

il massimo volume immagazzinato è rappresentato dalla differenza<br />

dei volumi occupati dall’acqua nelle condizioni di<br />

completa saturazione e di umidità residua. Per alti valori del<br />

contenuto di umidità del suolo oltre l’umidità residua, la capacità<br />

di immagazzinamento del sistema si riduce notevolmente<br />

(Moran et al., 2005).<br />

La percentuale di ritenzione è sicuramente la grandezza più<br />

ampliamente analizzata, tuttavia è possibile delineare analoghe<br />

considerazioni anche per le altre grandezze tradizionalmente<br />

utilizzate per caratterizzare la risposta di un sistema a<br />

verde quali la percentuale di abbattimento dell’altezza del<br />

picco ed il ritardo dell’arrivo dell’idrogramma. L’altezza del<br />

picco dell’idrogramma di risposta di un sistema a verde pensile<br />

è sempre inferiore a quella di un tetto impermeabile equivalente<br />

in superficie e pendenze, e le percentuali di riduzione<br />

dell’altezza del picco registrate in letteratura variano tra il<br />

57% ed il 90%. (Centgraf et al., 2005; Hutchinson et al.,<br />

2003; Tillinger et al., 2006; Moran et al., 2005).<br />

Fig. 6 – Influenza del contenuto di umidità del suolo sulla riduzione del volume defluito<br />

Fig. 7 – Influenza del contenuto di umidità del suolo sulla riduzione dell’altezza del picco dell’idrogramma<br />

83


<strong>IA</strong><br />

regimazione idrica con verde pensile<br />

La riduzione dell’altezza del picco dell’idrogramma è funzione<br />

delle caratteristiche costruttive della copertura (stratigrafia,<br />

spessore del substrato, inclinazione del tetto, ecc.), del tipo di<br />

vegetazione, e delle condizioni geo-climatiche (altezza ed<br />

intensità di pioggia, evapotraspirazione potenziale, ecc.).<br />

La pendenza della copertura riduce notevolmente la capacità del<br />

sistema di abbattere il picco dell’idrogramma, per pendenze<br />

superiori al 2% la percentuale di abbattimento scende sotto al<br />

50% (VanWoert et al., 2005), mentre su tetti piani si raggiungono<br />

percentuali di abbattimento del picco del 90% (Moran et al.,<br />

2005). Come illustrato in Figura 7, la riduzione del picco nel<br />

caso di coperture piane è influenzata principalmente dalle condizioni<br />

di umidità del suolo al momento dell’inizio dell’evento<br />

meteorico (Moran et al., 2005; Getter et al., 2006).<br />

Contrariamente a quanto rilevato per la percentuale di ritenzione,<br />

la presenza di vegetazione contribuisce a ridurre l’altezza<br />

dell’idrogramma di risposta (Prowell, 2006; Van Woert<br />

et al., 2005).<br />

La risposta di un tetto verde ad un evento meteorico subisce<br />

infine un ritardo rispetto alla risposta delle coperture impermeabili,<br />

a causa del tempo impiegato dall’acqua per muoversi<br />

verticalmente ed orizzontalmente nello strato drenante (Bengtsson<br />

et al., 2005). Come per la ritenzione dei volumi e la riduzione<br />

dell’altezza del picco dell’idrogramma, il ritardo nel conferimento<br />

dell’idrogramma alla rete di drenaggio è funzione di<br />

molteplici fattori, tuttavia le maggiori differenze che si registrano<br />

nei ritardi sono imputabili al contenuto di umidità del<br />

suolo ed alla pendenza della copertura, ovvero ai fattori che<br />

intervengono direttamente sulla velocità di propagazione all’interno<br />

dei substrati; all’aumentare del contenuto di umidità del<br />

suolo si riducono le resistenze all’interno dei meati ed al crescere<br />

della pendenza della copertura, il contributo al moto della<br />

forza gravitazionale diviene maggiore (Bengtsson et al., 2005).<br />

3. LE ACQUE DI DILAVAMENTO DELLE<br />

SUPERFICI A TETTO<br />

Nel corso degli anni novanta è stato dimostrato che il dilavamento<br />

delle superfici a tetto rappresenta una significativa<br />

fonte di alterazione della qualità delle acque meteoriche in<br />

ambiente urbano (Chang e Crowley, 1993; Förster, 1996). La<br />

causa principale è imputabile ai materiali di copertura quali<br />

lamiere zincate e fogli di rame che sono stati comunemente<br />

utilizzati in diversi paesi europei, sia come materiale di copertura<br />

sia per la realizzazione di pluviali. Qualsiasi metallo<br />

esposto agli agenti atmosferici è soggetto a un processo di<br />

corrosione: la composizione e la natura dei prodotti di corrosione<br />

che si formano sugli strati superficiali dipendono principalmente<br />

dalle condizioni ambientali in termini di umidità,<br />

temperatura, depositi atmosferici in tempo secco e nel corso<br />

delle precipitazioni di inquinanti in fase gassosa o adsorbiti al<br />

particolato, quali biossido di zolfo (SO 2 ), ossidi di azoto<br />

(NO x ), ozono (O 3 ), acido cloridrico (HCl), cloruro di sodio<br />

(NaCl) e solfato d’ammonio (NH 4 ) 2 SO 4 (He et al., 2001).<br />

Le prime indagini condotte in Germania sulla qualità delle<br />

acque dilavanti le superfici a tetto (Förster, 1996) hanno<br />

riscontato la presenza di significative concentrazioni di Cu e<br />

Zn evidenziando inoltre un marcato effetto di “first flush” (la<br />

maggior parte del carico inquinante viene dilavato dal primo<br />

volume di acqua di scolo defluita).<br />

Per comprendere l’entità del carico inquinante associato alle<br />

acque di dilavamento delle superfici a tetto, nel corso del<br />

2002 è stato attrezzato un bacino sperimentale presso la<br />

Facoltà di Ingegneria di Genova che ha previsto l’attivazione<br />

di due stazioni di misura per monitorare separatamente le<br />

acque meteoriche dilavanti rispettivamente il manto stradale e<br />

le superfici a tetto (Gnecco et al., 2005). I risultati della campagna<br />

di misura sono riassunti in Tabella 1: è interessante<br />

osservare che nonostante le superfici a tetto presentino un<br />

carico di solidi sospesi circa un ordine di grandezza inferiore<br />

a quello osservato nelle acque dilavanti la superficie asfaltata,<br />

il carico di metalli pesanti (analizzato esclusivamente in termini<br />

di frazione disciolta) in particolare rame e soprattutto<br />

zinco, risulta significativamente superiore nel caso delle<br />

superfici a tetto. Considerando che la copertura del tetto<br />

oggetto di monitoraggio è in lastre d’ardesia e le grondaie<br />

sono in lamiera di zinco, tali valori di concentrazione sono<br />

correlabili al dilavamento dei prodotti di corrosione delle<br />

grondaie ad opera delle acque pluviali.<br />

Il comprensorio urbano “Le Marais” di Parigi, oggetto di<br />

diverse indagini per la determinazione del carico inquinante<br />

Tab. 1 – Valori (massimi, minimi, medie e mediane) della concentrazione media d’evento per le acque di dilavamento di origine meteorica<br />

dilavanti il manto stradale e la superficie a tetto presso il sito urbano-residenziale di Villa Cambiaso (Genova). Il pedice “d”<br />

indica la frazione disciolta dei metalli<br />

Parametri<br />

Superficie Stradale<br />

Area residenziale Villa Cambiaso (Genova)<br />

Superficie a tetto<br />

min max media mediana min max media mediana<br />

SST [mg/l] 15 377 140 119 n.d. 42 19 18<br />

COD [mg/l] 11 281 129 121 n.a. n.a. n.a. n.a.<br />

Cu d [μg/l] 0.1 53.3 19.4 1.1 0.6 18.3 10 10.6<br />

Pb d [μg/l] 6.1 23.3 13.2 12.6 2.4 7.3 5.1 5.3<br />

Zn d [μg/l] 27.7 123.4 81.1 84.2 212.1 758.8 446.7 408<br />

n.d. = inferiore al limite di rilevabilità strumentale.<br />

n.a. = parametro non monitorato.<br />

84


<strong>IA</strong><br />

regimazione idrica con verde pensile<br />

di origine atmosferica, è stato strumentato per la caratterizzazione<br />

delle acque meteoriche dilavanti differenti tipologie di<br />

superficie (Gromaire-Mertz et al., 1998): quattro tipologie di<br />

superfici a tetto, tre strade urbane caratterizzate da differente<br />

traffico veicolare e condizioni del manto stradale e tre cortili.<br />

Confrontando i risultati della campagna di misura condotta tra<br />

Luglio 1996 e Maggio 1997, illustrati in Tabella 2, si evince<br />

come il carico di metalli pesanti associato alle acque meteoriche<br />

di dilavamento delle superfici a tetto superi di 4-6 volte<br />

quello associato al dilavamento di superfici stradali e cortili.<br />

Le superfici a tetto sono state inoltre caratterizzate in funzione<br />

del materiale utilizzato per la copertura e per i pluviali al<br />

fine di dimostrare l’influenza delle superfici metalliche nell’alterazione<br />

della qualità delle acque meteoriche di dilavamento.<br />

Particolarmente significativi sono i valori di concentrazione<br />

di Zn e Cd per i tetti caratterizzati da copertura in<br />

lamiera di zinco e, in minor misura, per i tetti con tegole, mentre<br />

per i tetti in ardesia sono state riscontrate elevate concentrazioni<br />

di piombo; tali valori sono in accordo con gli studi<br />

condotti da Förster (1996).<br />

Per quanto concerne i metalli pesanti, tale indagine è stata<br />

condotta sia relativamente alla frazione disciolta che alla frazione<br />

adsorbita alla superficie dei solidi sospesi; è stato pertanto<br />

possibile mettere in evidenza che il carico di metalli<br />

pesanti dilavato dalle superfici a tetto, in particolare Cu, Cd e<br />

soprattutto Zn, presenta una significativa predominanza della<br />

frazione disciolta a differenza di quanto osservato per le altre<br />

tipologie di superficie (cfr. Tabella 3). L’eccezione è costituita<br />

dal piombo per il quale la frazione aggregata è sempre<br />

dominante, tale risultato è generalmente confermato dai risultati<br />

riportati in letteratura.<br />

Recentemente, accanto alla determinazione del carico di<br />

metalli pesanti associati alle acque di dilavamento di origine<br />

meteorica, le indagini hanno riguardato la valutazione della<br />

biodisponibilità e pertanto del grado di tossicità determinato<br />

dalle specie metalliche dominanti. Una corretta valutazione<br />

dell’impatto degli scarichi di origine meteorica su corpi idrici<br />

ricettori ovvero sul suolo, deve necessariamente esaminare<br />

infatti non solo la concentrazione totale dei metalli (frazione<br />

disciolta e frazione aggregata alle particelle solide) ma individuare<br />

le forme (ioniche e/o complesse) in cui si presentano i<br />

metalli (Gnecco et al., 2008).<br />

Da un’indagine (Karlen et al., 2002) condotta per caratterizzare<br />

la qualità delle acque dilavanti superfici a tetto in rame<br />

Tab. 2 – Valori (massimi, minimi e mediani) della concentrazione media d’evento per le acque di dilavamento di origine meteorica dilavanti<br />

differenti tipologie di superficie nel comprensorio urbano di “Le Marais”, Parigi<br />

Tipologia di superficie<br />

Parametri<br />

Tetti Giardini Strade<br />

min max mediana min max mediana min max mediana<br />

SS [mg/l] 3 304 29 22 490 74 49 498 92.5<br />

COD [mg/l] 5 318 31 34 580 95 48 964 131<br />

BOD 5 [mg/l] 1 27 4 9 143 17 15 141 36<br />

HC [μg/l] 37 823 108 125 216 161 115 4032 508<br />

Cd [μg/l] 0.1 32 1.3 0.2 1.3 0.8 0.3 1.8 0.6<br />

Cu [μg/l] 3 247 37 13 50 23 27 191 61<br />

Pb [μg/l] 16 2764 493 49 225 107 71 523 133<br />

Zn [μg/l] 802 38061 3422 57 1359 563 246 3839 550<br />

Tab. 3 – Valori (massimi, minimi e mediani) della percentuale di inquinante adsorbita sulla superficie dei solidi sospesi per le acque di<br />

dilavamento di origine meteorica dilavanti differenti tipologie di superficie nel comprensorio urbano di “Le Marais”, Parigi<br />

Tipologia di superficie<br />

Parametri<br />

Tetti Giardini Strade<br />

min max mediana min Max mediana min max mediana<br />

% COD 17 91 64 24 78 55 45 94 66<br />

% BOD 5 3 81 49 41 89 71 41 86 69<br />

% HC 57 97 85 62 96 87 70 99 87<br />

% Cd 3 90 28 33 100 94 51 97 80<br />

% Cu 1 99 58 30 87 71 47 1 93 1 72 1<br />

% Pb 26 99 87 74 99 95 83 100 97<br />

% Zn 0 73 9 10 96 72 44 1 96 1 75 1<br />

85


<strong>IA</strong><br />

regimazione idrica con verde pensile<br />

(naturally patinated) presso la città di Stoccolma (Svezia) è<br />

emerso che la concentrazione di rame varia in un intervallo<br />

compreso tra 0.9 e 9.7 mg/l. Il risultato più rilevante tuttavia<br />

riguarda la specie chimica dominante osservata per tale metallo:<br />

la forma ionica, Cu(H 2 O) 6+ che costituisce la specie maggiormente<br />

biodisponibile del rame, rappresenta tra il 60 e il<br />

100% del rame totale. Risultati analoghi (Heijerick et al.,<br />

2002) sono stai osservati per quanto concerne lo zinco: la<br />

forma ionica si rivela la specie fortemente dominante, costituendo<br />

tra il 94.3 e 99.9% della concentrazione totale dello<br />

zinco.<br />

Nonostante le specie chimiche osservate per i metalli pesanti<br />

associati alle acque meteoriche dilavanti le superfici a tetto,<br />

presentino concentrazioni differenti in funzione delle diverse<br />

tipologie di copertura nonché delle specifiche caratteristiche<br />

del bacino oggetto d’indagine, si osserva generalmente una<br />

marcata rilevanza delle specie maggiormente biodisponibili e<br />

pertanto si evince la tossicità di questa tipologia di scarichi di<br />

origine meteorica.<br />

4. IL VERDE PENSILE E LA QUALITÀ<br />

DELLE ACQUE DI DILAVAMENTO<br />

Gli effetti benefici connessi all’utilizzo di coperture a verde in<br />

ambiente urbano sono molteplici e comprendono la riduzione<br />

sia del volume di acqua di scolo, sia del carico inquinante ad<br />

esse correlato. Tuttavia per quanto concerne la qualità delle<br />

acque defluenti dalle coperture a verde, le indagini sono ad<br />

oggi molto scarse e i risultati sperimentali, caratterizzati da<br />

una ridotta numerosità dei dati di qualità, sono spesso eterogenei<br />

e fortemente dipendenti dalle specifiche condizioni del<br />

sistema nonché dalle condizioni locali.<br />

Potenzialmente la copertura a verde può dimostrarsi anche un<br />

efficace sistema di riduzione del carico inquinante associato<br />

alle deposizioni atmosferiche sia nei periodi di tempo secco<br />

che nel corso delle precipitazioni in quanto può favorire processi<br />

di filtrazione e adsorbimento degli inquinanti. Al tempo<br />

stesso tuttavia il suolo, la copertura vegetale e l’utilizzo di fertilizzanti<br />

possono contribuire all’immissione di sostanze<br />

inquinanti (principalmente nutrienti) nelle acque meteoriche<br />

defluite attraverso lo strato permeabile della copertura a<br />

verde.<br />

I fattori che contribuiscono all’efficacia della copertura a<br />

verde come sistema di trattamento per il carico inquinante<br />

associato alle acque meteoriche o più in generale all’abbattimento<br />

delle deposizioni atmosferiche sono molteplici: la tipologia<br />

di copertura (in termini di spessore e composizione dello<br />

strato di suolo, tipologia di vegetazione e di strato drenante),<br />

l’età della copertura e le relative attività di manutenzione.<br />

Accanto alle specifiche caratteristiche del tetto verde, la tipologia<br />

di ambiente urbano e le specifiche fonti locali di inquinamento<br />

contribuiscono significativamente ad evidenziarne o<br />

meno il contributo in termini di capacità di riduzione del carico<br />

inquinante di origine atmosferica.<br />

Le indagine condotte per valutare la qualità delle acque<br />

meteoriche di scorrimento sub-superficiale di una copertura a<br />

verde sono state effettuate sia nel caso di dispositivi sperimentali<br />

con dimensioni dell’ordine del metro quadrato (Emillson<br />

et al., 2007) che relativamente a coperture esistenti caratterizzate<br />

da differenti età della copertura (Moran et al., 2003;<br />

Berndtsson et al., 2006; ecc.). Per una corretta valutazione<br />

della copertura a verde in termini di “pozzo” ovvero “sorgente”<br />

di inquinanti associati alle acque dilavanti tali superfici, si<br />

rende necessario il contemporaneo monitoraggio delle deposizioni<br />

atmosferiche caratteristiche del sito in esame ed eventualmente<br />

il confronto con la qualità delle acque dilavanti<br />

superfici a tetto di tipo tradizionale. L’alterazione della qualità<br />

delle acque di origine meteorica è infatti imputabile non<br />

solo al carico inquinante proprio delle deposizioni atmosferiche<br />

ma anche agli effetti dovuti all’interazione fisico-chimica<br />

tra la precipitazione e la specifica superficie di raccolta.<br />

Nel caso di coperture a verde, alcune sostanze disciolte presenti<br />

nel substrato possono precipitare, legandosi alle particelle<br />

solide dello strato stesso per effetto dell’evapotraspirazione,<br />

tuttavia eventi di precipitazione successivi potrebbero<br />

determinare nuovamente un processo di dissoluzione delle<br />

sostanze precipitate ed un conseguente trasporto ad opera<br />

delle acque di scorrimento sub-superficiale. Modifiche dei<br />

parametri fisico-chimici, legati principalmente allo sviluppo<br />

nel tempo della vegetazione e all’interazione tra apparato<br />

radicale e strato drenante, utilizzo di fertilizzanti e composizione<br />

del suolo possono influenzare il processo di adsorbimento<br />

delle sostanze inquinanti (metalli e composti organici)<br />

favorendone eventualmente il rilascio (Hutchinson et al.,<br />

2003).<br />

Sebbene le indagini sperimentali condotte siano in grado di<br />

fornire solamente una valutazione preliminare delle prestazioni<br />

delle coperture a verde in termini di riduzione del carico<br />

inquinante associato alle acque meteoriche di dilavamento, i<br />

risultati sembrano evidenziare generalmente un effetto positivo<br />

relativamente alla qualità delle acque dilavanti tali coperture.<br />

In termini di parametri generali che indicano lo stato di qualità<br />

dell’acqua, i risultati sperimentali evidenziano innanzitutto<br />

un aumento dei valori del pH rispetto sia ai valori tipicamente<br />

acidi osservati per la precipitazione in ambiente urbano<br />

(Köhler e Schmidt, 2003) che per quanto concerne i valori<br />

misurati nelle acque meteoriche dilavanti una copertura di<br />

tipo tradizionale (Teemusk e Mander, 2007). Relativamente a<br />

parametri quali COD (richiesta chimica di ossigeno) e BOD 7<br />

(richiesta biologica di ossigeno), è stato osservato che, sebbene<br />

le superfici a tetto determinino generalmente un significativo<br />

aumento di tali parametri rispetto a quanto generalmente<br />

riscontrato nella sola precipitazione, tali effetti tendono ad<br />

essere meno rilevanti nel caso delle coperture a verde rispetto<br />

a quelle tradizionali (Teemusk e Mander, 2007).<br />

In relazione all’apporto di nutrienti (azoto, fosforo e potassio)<br />

nelle acque di scorrimento sub-superficiale delle coperture a<br />

verde, il processo di fertilizzazione sia in termini di tipologia<br />

di fertilizzante che di modalità di applicazione, riveste un<br />

ruolo determinante nell’alterazione della qualità delle acque.<br />

In generale i fertilizzanti possono determinare significative<br />

concentrazioni di azoto e fosforo nelle acque dilavanti coperture<br />

a verde (Moran et al., 2003). In particolare, il dilavamento<br />

delle specie azotate da una copertura a verde sulla quale<br />

sono stati applicati fertilizzanti tradizionali (a rapido rilascio)<br />

può essere imputabile sia al processo di saturazione della<br />

86


<strong>IA</strong><br />

regimazione idrica con verde pensile<br />

Fig. 8 – Percentuale di riduzione delle masse a scala annuale<br />

capacità di scambio ionico del substrato sia alla trasformazione<br />

tra le diverse specie azotate: la concentrazione di azoto<br />

ammoniacale (NH 4 -N) tende ad essere più elevata nella fase<br />

iniziale della vita tecnica del tetto verde a causa dei legami<br />

deboli che ne favoriscono l’adsorbimento nonché a causa del<br />

processo di trasformazione dell’azoto ammoniacale in nitrato<br />

(NO 3 -N). Fosfato e potassio presentano una maggiore tendenza<br />

all’adsorbimento rispetto alle specie azotate, il dilavamento<br />

di tali elementi è pertanto imputabile principalmente alla<br />

saturazione della capacità di scambio ionico del substrato.<br />

Tali fenomeni sono particolarmente evidenti nel caso di substrati<br />

sottili.<br />

I dati sperimentali raccolti nelle campagne di monitoraggio<br />

condotte a Malmö e Lund – Svezia (Berndtsson et al., 2006)<br />

relativamente a differenti tipologie di tetto verde evidenziano<br />

che tali coperture tendono a costituire una “sorgente” per<br />

potassio, fosforo totale e fosfato (PO 4 -P), al contrario si comportano<br />

come “pozzo” per quanto concerne l’azoto totale e<br />

l’azoto ammoniacale. Tali valutazioni risultano tuttavia estremamente<br />

variabili nel corso della vita tecnica della copertura,<br />

indagini sperimentali effettuate relativamente a installazioni<br />

di coperture a verde meno recenti sembrano evidenziare una<br />

diminuzione in termini di rilascio di nutrienti (Liptan e Strecker,<br />

2003; Berndtsson et al., 2006).<br />

L’alterazione della qualità delle acque di scorrimento subsuperficiale<br />

imputabile all’utilizzo dei fertilizzanti, che svolgono<br />

un’azione cruciale per lo sviluppo delle piante, può essere<br />

tuttavia sensibilmente ridotta attraverso l’utilizzo di fertilizzanti<br />

a rilascio controllato del tipo CRF (Controlled Release<br />

Fertiliser) ovvero una miscela di tali fertilizzanti con quelli<br />

tradizionali (Emillson et al., 2007).<br />

Per quanto concerne l’abbattimento del carico di metalli<br />

pesanti, le indagini sperimentali hanno mostrato risultati fortemente<br />

discordanti (cfr. Figura 8), evidenziando la necessità<br />

di ulteriori indagini che riguardino anche il carico inquinante<br />

in ingresso proveniente dalle deposizioni atmosferiche. Una<br />

ricerca condotta a Karlsruhe – Germania, su due tipologie di<br />

coperture a verde ha mostrato percentuali di rimozione di Cu,<br />

Zn, Cd, e Pb rispetto ai valori osservati nella precipitazione<br />

rispettivamente pari a 97%, 96%, 92% e 99% nella stagione<br />

estiva e del 34%, 72%, 62% e 91% nella stagione invernale<br />

(Steusloff, 1998). Le indagini condotte nel sud della Svezia<br />

relativamente a quattro differenti installazioni di copertura a<br />

verde hanno evidenziato che tali coperture tendono a comportarsi<br />

come sorgenti di metalli pesanti (Berndtsson et al.,<br />

2006); è tuttavia importante osservare che la presenza di pluviali<br />

in materiale metallico può aver influenzato significativamente<br />

tali risultati, come illustrato dai risultati sperimentali<br />

descritti nel paragrafo precedente.<br />

Infine risultano di notevole interesse i recenti studi condotti in<br />

Estonia che hanno mostrato l’influenza delle caratteristiche<br />

della precipitazione (in termini di intensità) nonché gli effetti<br />

dello scioglimento del manto nevoso sulla qualità delle acque<br />

dilavanti coperture a verde e coperture tradizionali (Teemusk<br />

e Mander, 2007). Si è osservato che quanto più è ridotta l’intensità<br />

dell’evento di precipitazione, e pertanto minore è la<br />

portata di scorrimento sub-superficiale, maggiori sono i valori<br />

di concentrazione di azoto totale, azoto ammoniacale e<br />

materiale organico (BOD 7 e COD) in uscita dalla copertura a<br />

verde. Tali concentrazioni aumentano ulteriormente nell’acqua<br />

proveniente dallo scioglimento del manto nevoso a causa<br />

dell’accumulo delle deposizioni atmosferiche nello strato di<br />

neve. Al tempo stesso, confrontando le concentrazioni di<br />

inquinanti osservate nelle acque di dilavamento di una copertura<br />

tradizionale rispetto ad una copertura a verde, si osserva<br />

che gli effetti di abbattimento del carico inquinante del tetto<br />

verde aumentano notevolmente nel caso di eventi di precipitazione<br />

di modesta intensità mentre nel caso di eventi di precipitazione<br />

intensi i benefici imputabili alla copertura a verde<br />

risultano meno evidenti: il substrato si comporta come un<br />

“dispositivo di accumulo” e parte del carico inquinante viene<br />

dilavato nel corso di eventi intensi.<br />

Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, anche per<br />

lo scorrimento superficiale da una copertura a verde si verifi-<br />

87


<strong>IA</strong><br />

regimazione idrica con verde pensile<br />

ca l’occorrenza del fenomeno del “first flush” per un consistente<br />

numero di inquinanti, nonostante il suolo e l’attività<br />

biologica legata alla vegetazione agiscano come fattori equilibranti<br />

per tutta la durata dell’evento meteorico. Come già<br />

richiamato nel paragrafo precedente, il first-flush è il fenomeno<br />

che si verifica ogni qualvolta la prima parte del volume<br />

delle acque di scolo trasporta la parte preponderante del carico<br />

inquinante dilavato durante l’intero evento di precipitazione.<br />

In un sistema a verde pensile il fenomeno del “first-flush”<br />

può essere legato alla presenza dello strato drenante nel quale<br />

le particelle rilasciate dal substrato vengono ritenute e successivamente<br />

dilavate nella prima parte dell’evento meteorico.<br />

5. CONCLUSIONI<br />

L’adozione di nuove forme d’uso del territorio è ormai priorità<br />

strategica di ogni sistema urbano, essendo evidenti, anche<br />

quando difficilmente misurabili, le criticità quotidiane (traffico,<br />

inquinamento atmosferico ed acustico, degrado delle periferie,<br />

vivibilità) e le ripercussioni negative (economiche,<br />

sociali ed ambientali). Si impongono quindi tecniche e metodi<br />

di costruzione ambientalmente sostenibili tra cui vanno<br />

annoverati i tetti verdi, costituiti da un sistema tecnologico di<br />

elementi che rende possibile la vita vegetale sulle coperture<br />

degli edifici.<br />

Il bacino del Mediterraneo, con la varietà delle sue manifestazioni<br />

climatiche, l’intensità dei fenomeni naturali e la configurazione<br />

orografica tormentata delle regioni che vi si affacciano,<br />

rappresenta uno scenario di grande interesse per qualsiasi<br />

intervento antropico sul territorio. La realizzazione di<br />

coperture continue a verde costituisce uno strumento di mitigazione<br />

dell’impatto paesaggistico e ambientale degli insediamenti<br />

antropici con significativi risultati in particolare<br />

nelle aree densamente urbanizzate.<br />

Il verde pensile viene generalmente descritto come un sistema<br />

per il drenaggio urbano sostenibile: la copertura vegetata<br />

opera infatti ripristinando almeno in parte i processi naturali<br />

del ciclo idrologico quali l’infiltrazione nel suolo, l’evapo-traspirazione<br />

attraverso la vegetazione e l’evaporazione<br />

dalle superfici esposte. Il controllo sulla generazione dei<br />

deflussi superficiali viene operato all’interno dei substrati<br />

costituenti la copertura attraverso la ritenzione (immagazzinamento<br />

e dispersione in atmosfera per mezzo dell’evapotraspirazione)<br />

e la detenzione (immagazzinamento e lento<br />

rilascio alla rete di drenaggio) della rispettiva quota parte<br />

delle acque meteoriche.<br />

L’analisi dei dati disponibili in letteratura conferma che l’installazione<br />

di coperture a verde in ambiente densamente edificato<br />

consente di controllare efficacemente la generazione<br />

dei deflussi superficiali, sfruttando gli ampi <strong>spa</strong>zi disponibili<br />

sulle coperture degli edifici (altrimenti inutilizzate) riducendo<br />

significativamente i volumi complessivi scaricati (40% ÷<br />

80%) e l’altezza dei picchi dell’idrogramma (70% ÷ 90%), e<br />

rallentandone il conferimento alla rete di drenaggio urbano.<br />

Il potenziale beneficio delle coperture a verde nel mitigare<br />

l’impatto dell’ambiente urbano sulla qualità delle acque di<br />

scorrimento superficiale, e dunque la pressione ambientale<br />

sugli ecosistemi e sui corpi idrici ricettori in particolare, appare<br />

anch’esso elevato sulla base delle limitate evidenze sperimentali<br />

disponibili. L’impiego di sistemi distribuiti per il trattamento<br />

dei deflussi superficiali posti a monte delle reti di<br />

drenaggio urbano – tra i quali è possibile annoverare il verde<br />

pensile – si è dimostrato infatti efficace nel ridurre il rischio<br />

di contaminazione dei corpi idrici ricettori, abbattendo il carico<br />

inquinante associato alle acque meteoriche, limitando l’impatto<br />

sui depuratori e riducendo il numero di sfiori (CSOs –<br />

Combined Sewer Overflows) nel caso di fognature unitarie.<br />

Al fine di contestualizzare e rendere evidenti i relativi benefici<br />

ambientali, attraverso una serie di iniziative congressuali e<br />

a carattere sperimentale/dimostrativo (Lanza, 2009), Genova<br />

e la Liguria si propongono come un laboratorio naturale per la<br />

diffusione del verde pensile nel clima Mediterraneo: un osservatorio<br />

privilegiato da cui raccogliere una rigorosa base dati<br />

differenziata per tipologia di sistemazione, superfici interessate<br />

e contesto urbano di dettaglio, per arricchire le scelte<br />

della pianificazione urbana e del territorio e delle amministrazioni<br />

pubbliche, particolarmente impegnate nella riqualificazione<br />

degli <strong>spa</strong>zi urbani e del territorio.<br />

Il patrimonio edilizio esistente è infatti la vera sfida del verde<br />

pensile: intervenire sull’ambiente costruito mediante la conversione<br />

a verde di coperture tradizionali è la strada per rendere<br />

effettivi piuttosto che teorici i benefici attesi sul territorio.<br />

Le sinergie con altre tipologie di verde urbano, quali ad<br />

es. il verde verticale (pareti verdi) e con gli interventi di deimpermeabilizzazione<br />

dei suoli, ovvero di controllo della formazione<br />

del deflussi superficiali, sono inoltre fondamentali<br />

per raggiungere l’obiettivo di restituire al verde un ruolo di<br />

carattere strutturale nel piano della città.<br />

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CURRICULA<br />

Ilaria Gnecco – È Ricercatore di Costruzioni Idrauliche e Idrologia<br />

presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di<br />

Genova. È autrice o co-autrice di circa 40 pubblicazioni tra articoli<br />

su riviste nazionali e internazionali, e comunicazioni a convegni. I<br />

relativi temi di ricerca riguardano principalmente lo studio del processo<br />

di dilavamento degli inquinanti operato dalle acque meteoriche<br />

in ambiente urbanizzato, e le conseguenze sui metodi di trattamento.<br />

Anna Palla – Ha svolto il proprio Dottorato di Ricerca in Fluidodinamica<br />

e Processi dell’Ingegneria Ambientale presso il Dipartimento<br />

di Ingegneria delle Costruzioni, dell’Ambiente e del Territorio<br />

dell’Università degli Studi di Genova. Il settore di ricerca specifico<br />

è relativo agli aspetti idrologici delle coperture a verde pensile,<br />

con particolare riferimento alla quantificazione dei benefici ambientali,<br />

la riduzione del carico inquinante associato alle acque di dilavamento<br />

meteorico, e la prevenzione delle criticità idrauliche delle reti,<br />

secondo le tecniche e tecnologie di controllo della formazione dei<br />

deflussi superficiali (drenaggio urbano sostenibile).<br />

Luca G. Lanza – È docente di Costruzioni Idrauliche e Idrologia<br />

presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli studi di Genova.<br />

È autore o co-autore di circa 230 pubblicazioni tra articoli su libri,<br />

riviste internazionali, nazionali e comunicazioni a convegni. I relativi<br />

temi di ricerca coprono diversi settori delle costruzioni idrauliche,<br />

dell’idrologia di bacino, della previsione e mitigazione dei fenomeni<br />

idrologici estremi, dell’idrologia urbana e della gestione e controllo<br />

delle acque meteoriche, del monitoraggio ambientale e della gestione<br />

delle risorse idriche.<br />

89


<strong>IA</strong><br />

risposta idrologica del verde pensile<br />

L’IMPATTO DELLE COPERTURE A VERDE SUI SISTEMI DI DRENAGGIO<br />

URBANO<br />

A. Palla, L.G. Lanza *<br />

Sommario – Il lavoro ha l’obiettivo di fornire informazioni<br />

quantitative riguardo alle prestazioni ambientali delle<br />

coperture a verde pensile nel clima mediterraneo ed individuare<br />

parametri sintetici per la descrizione della relativa<br />

risposta idrologica. Lo studio si basa in particolare sui<br />

risultati ottenuti presso il sito pilota per il monitoraggio<br />

quali/quantitativo delle acque meteoriche realizzato nel<br />

mese di Maggio 2007, in collaborazione con il Comune di<br />

Genova e l’Associazione Italiana Verde Pensile, sulla copertura<br />

a verde del Laboratorio di Ingegneria Ambientale<br />

dell’Università di Genova. Per simulare la risposta idrologica<br />

della copertura a verde sono stati utilizzati due diversi<br />

approcci modellistici: il modello Hydrus-1D che risolve<br />

l’equazione di Richards nello schema uni-dimensionale ed<br />

un modello concettuale a limitato numero di parametri<br />

(serbatoio lineare). L’articolo illustra i risultati ottenuti<br />

dalla modellazione idrologica del sito sperimentale e l’elaborazione<br />

dei dati provenienti dalla campagna di monitoraggio.<br />

La modellazione idrologica dell’impatto di<br />

installazioni a verde pensile diffuse nel tessuto urbano è<br />

stata effettuata invece con riferimento al bacino urbano di<br />

Colle Ometti, nella città di Genova. La risposta idrologica<br />

del bacino è stata simulata in continuo per 18 anni di eventi<br />

meteorici (1990-2007), utilizzando il modello SWMM<br />

(Storm Water Management Model). Il modello ha consentito<br />

di valutare i benefici idrologici di tre ipotetici scenari<br />

di conversione a verde delle coperture esistenti (inverdimento<br />

del 10%, 20% e 100%). Le simulazioni effettuate<br />

confermano che la diffusione di coperture a verde consente<br />

di ridurre significativamente l’altezza del picco dell’idrogramma<br />

con conseguente riduzione della probabilità<br />

di fallanza di tratti della rete di drenaggio e/o di altri<br />

manufatti idraulici ad essa asserviti.<br />

THE IMPACT OF GREEN ROOFS ON URBAN<br />

DRAINAGE SYSTEMS<br />

* Ing. Anna Palla, prof. Luca G. Lanza; Università degli Studi di<br />

Genova, Dipartimento di Ingegneria delle Costruzioni, dell’Ambiente<br />

e del Territorio (DICAT) – Via Montallegro, 1 – 16145<br />

Genova – Tel. 010.3532301/2123, Fax 010.3532481, e-mail:<br />

anna.palla@dicat.unige.it, luca.lanza@unige.it.<br />

<strong>IA</strong> Ingegneria Ambientale vol. XXXVIII n. 3 marzo 2009<br />

Summary – The objective of this work is to provide<br />

detailed information about the environmental performances<br />

of green roofs in the Mediterranean climate and to<br />

identify suitable parameters for describing the associated<br />

hydrologic response. In particular, starting on May 2007,<br />

in collaboration with the Municipality of Genoa and the<br />

Italian Green Roof Association, a pilot site was installed<br />

for quality/quantity monitoring of storm water flow from<br />

the green roof of the Environmental Engineering<br />

Laboratory at the University of Genoa. Two distinct modelling<br />

approaches have been used to simulate the hydrologic<br />

response of the green roof: the Hydrus-1D model,<br />

which solves the Richards equation in the one-dimensional<br />

scheme and a conceptual model with a limited number<br />

of parameters (linear reservoir). This paper reports the<br />

initial results obtained from the application of such models<br />

to the experimental site and the analysis of data collected<br />

during the monitoring campaign. The urban catchment<br />

of Colle Ometti, in the town of Genoa, was selected<br />

for the hydrological modelling of diffused green roof<br />

installations. The hydrologic response of the catchment<br />

was continuously simulated for 18 years of rain events<br />

(1990-2007), using SWMM (the Storm Water Management<br />

Model). The objective is to quantify the hydrological benefits<br />

of three hypothetical traditional to green roof conversion<br />

scenarios for the existing buildings (10%, 20%<br />

and 100% green roof coverage). The simulation performed<br />

confirms that the spreading of green roofs allow reducing<br />

significantly the magnitude of the hydrograph peak with a<br />

consequent reduction of failure probabilities in pipes<br />

throughout the drainage network and/or other hydraulic<br />

structures involved.<br />

Parole chiave: sistemi di drenaggio urbano, acque meteoriche, verde pensile,<br />

modelli di infiltrazione.<br />

Keywords: urban drainage systems, storm water, green roofs, infiltration<br />

models.<br />

1. INTRODUZIONE<br />

In termini di generazione dello scorrimento superficiale nelle<br />

aree urbanizzate, il contributo del verde pensile rispetto ad<br />

una copertura tradizionale impermeabile consiste nella riduzione<br />

del volume complessivo, nella riduzione dell’altezza di<br />

picco dell’idrogramma e in un ritardo nel conferimento del<br />

picco stesso alla confluenza nella rete di drenaggio. Il controllo<br />

sulla generazione dei deflussi superficiali viene operato<br />

all’interno dei substrati costituenti la copertura attraverso la<br />

ritenzione (immagazzinamento e dispersione in atmosfera per<br />

mezzo dell’evapotraspirazione) e la detenzione (immagazzinamento<br />

e lento rilascio alla rete di drenaggio) di una parte del<br />

volume delle acque meteoriche.<br />

Il supporto per l’inverdimento è costituito infatti da un substrato<br />

drenante realizzato con geocompositi, con materiale<br />

sciolto o con pannelli preformati; viene quindi disposto uno<br />

strato filtrante ed un substrato colturale, comunemente chiamato<br />

suolo. La progettazione del substrato drenante, reale<br />

cuore del sistema, è la fase che determina la differenziazione<br />

della risposta del tetto verde in termini di gestione quantitativa<br />

e qualitativa delle acque meteoriche.<br />

Le caratteristiche specifiche dello strato drenante, rilevanti ai<br />

fini della regimazione idrica, sono la distribuzione della curva<br />

granulometrica per i materiali sciolti, la compatibilità ambientale<br />

e chimica, la permeabilità e la capacità di accumulo. Per<br />

quanto riguarda la compatibilità ambientale e chimica, i componenti<br />

dello strato non devono rilasciare sostanze dannose<br />

per l’ambiente e devono essere chimicamente compatibili con<br />

gli altri materiali impiegati nella stratificazione. La conduttività<br />

idraulica satura deve essere superiore a 0.3 cm/s e per<br />

quanto riguarda la capacità di accumulo è necessario verificare<br />

che in corrispondenza dei massimi volumi d’acqua invasa-<br />

90


<strong>IA</strong><br />

risposta idrologica del verde pensile<br />

ti sia sempre presente un adeguato volume d’aria, per non<br />

causare l’asfissia radicale.<br />

Nei sistemi realizzati con materiale sciolto lo strato drenante,<br />

costituito da materiali minerali leggeri quali pomice, lava,<br />

ardesia e<strong>spa</strong>nsa, presenta valori di accumulo idrico valutabili,<br />

nel caso di copertura inclinata, attraverso la sola capacità di<br />

ritenzione idrica dei materiali e nel caso di coperture piane<br />

prevedendo un accumulo ulteriore dovuto alla presenza di una<br />

falda di pochi centimetri che si genera sul fondo. Lo spessore<br />

minimo dello strato deve garantire l’infiltrazione verticale<br />

dell’acqua meteorica e lo smaltimento orizzontale della stessa,<br />

evitando che le zone di ristagno idrico interessino lo strato<br />

filtrante.<br />

I sistemi con elementi drenanti preformati in piastre o rotoli,<br />

realizzati in materiale sintetico, polietilene, polistirolo o materiali<br />

termoisolanti hanno, a parità di spessore, capacità drenanti<br />

superiori a quelle dei materiali sfusi e comportano pesi<br />

più contenuti. In questi sistemi l’acqua viene immagazzinata<br />

in appositi incavi così da poter ottenere accumulo anche nel<br />

caso di coperture inclinate. Lo spessore di tali strati può variare<br />

da 2,5 a 12 cm.<br />

Il compito dello strato filtrante è quello di impedire la discesa<br />

di particelle fini dal substrato colturale verso lo strato drenante.<br />

Normalmente si utilizzano geotessili con opportune caratteristiche<br />

di resistenza alla trazione, al taglio e al punzonamento<br />

e con idonea permeabilità idraulica.<br />

Infine, al substrato di vegetazione sono richiesti un’elevata<br />

capacità drenante in condizioni di massima saturazione idrica,<br />

un coefficiente di conduttività idraulica satura superiore<br />

a 0.4 cm/s, una buona capacità di ritenzione idrica (> 35% in<br />

volume) ed una struttura chimico-fisica che garantisca stabilità<br />

per eventi meteorici intensi, ovvero una struttura che<br />

non ammetta la formazione di fango connessa alla perdita di<br />

resistenza al taglio del terreno. I materiali normalmente<br />

impiegati nella miscelazione dei substrati sono di origine<br />

vulcanica (lava, pomice) per la parte minerale, che conta<br />

circa il 60% in volume della frazione totale, e sono costituiti<br />

da torbe e residui vegetali compostati per la parte organica<br />

(in percentuale non elevata) con rapporto carbonio-azoto<br />

inferiore a 30.<br />

La ritenzione e la detenzione delle acque meteoriche operate<br />

dalle diverse stratigrafie caratteristiche delle coperture a verde<br />

pensile riducono gli afflussi alla rete di drenaggio, prevenendo<br />

l’instaurarsi di situazioni critiche nei sistemi di drenaggio<br />

urbano e limitando le condizioni limite di esercizio con conseguente<br />

riduzione del rischio di allagamento e di contaminazione<br />

delle acque superficiali. Il rischio di allagamento delle<br />

aree urbane cresce infatti con la probabilità di fallanza di tratti<br />

della rete di drenaggio o di altri manufatti idraulici, mentre<br />

il rischio di contaminazione aumenta con la probabilità di<br />

entrata in funzione degli scolmatori di piena che scaricano nel<br />

corpo idrico ricettore portate idriche che non hanno subito<br />

alcun trattamento di depurazione.<br />

I metodi utilizzati in letteratura per interpretare la risposta di<br />

un sistema a verde pensile in termini idrologici sono diversi<br />

e variano dalle semplici relazioni empiriche, agli schemi<br />

modellistici concettuali, ai modelli fisicamente basati. Le<br />

relazioni empiriche, generalmente sviluppate in ambiti<br />

diversi dall’ingegneria idraulica e dall’idrologia, analizzano<br />

i dati di letteratura suddividendoli opportunamente in base<br />

alle scale temporali di riferimento ed hanno l’obiettivo di<br />

individuare correlazioni significative tra altezza e durata di<br />

pioggia, spessore del substrato, pendenza della copertura,<br />

tempo secco antecedente, ecc. I risultati sono relazioni polinomiali<br />

che consentono di calcolare il volume di scorrimento<br />

subsuperficiale complessivo in un assegnato intervallo di<br />

tempo, i volumi trattenuti o i ritardi nell’arrivo del picco in<br />

funzione delle variabili ritenute significative per la caratterizzazione<br />

del processo (Mentens et al., 2006; Tillinger et<br />

al., 2006).<br />

Gli schemi modellistici impiegati sono il metodo razionale<br />

(Moran et al., 2005), il modello a serbatoio lineare (Zimmer<br />

e Geiger, 1997) ed il metodo del Curve Number (Carter e<br />

Jackson, 2007). Gli approcci rigorosi, che affrontano la formulazione<br />

del campo di moto per l’infiltrazione in mezzo<br />

insaturo attraverso soluzioni dell’equazione di Richards<br />

generalmente integrata sulla verticale (Hilten, 2005), sono<br />

meno diffusi.<br />

Sebbene il controllo dei deflussi di origine meteorica ad opera<br />

delle copertura a verde, in termini di riduzione dei volumi<br />

complessivi e dell’altezza del picco dell’idrogramma operati<br />

a scala del singolo edificio, sia stata oggetto di numerose<br />

indagini, il trasferimento di tali risultati a scala di comprensorio<br />

urbano è ad oggi scarsamente investigato (Carter e<br />

Rasmussen, 2006). Tuttavia, la valutazione delle prestazioni<br />

delle coperture a verde per installazioni diffuse sul territorio<br />

urbano consente di quantificare opportunamente i benefici<br />

idraulico-ambientali nel loro complesso in termini di prevenzione<br />

dei fenomeni di inondazione nonché di riduzione dell’impatto<br />

ambientale sui corpi idrici ricettori.<br />

2. IL SITO SPERIMENTALE<br />

Al fine di valutare l’influenza del verde pensile sulla gestione<br />

e sul controllo delle acque meteoriche in un ambiente urbano<br />

tipico della regione mediterranea, in collaborazione con il<br />

Comune di Genova e l’Associazione Italiana per il Verde Pensile<br />

(A.I.Ve.P.), è stata predisposta l’installazione di un sito<br />

dimostrativo per il monitoraggio quali/quantitativo delle<br />

acque meteoriche sulla copertura a verde del Laboratorio di<br />

Ingegneria Ambientale dell’Università di Genova.<br />

Il lotto centrale della copertura a verde del Laboratorio (cfr.<br />

Figura 1), di estensione pari a circa 350 m 2 , è stato rinnovato<br />

nel Maggio del 2007, con riferimento alle linee guida espresse<br />

nella norma UNI 11235 “Istruzioni per la progettazione e<br />

la manutenzione di coperture a verde” e parcellizzato in due<br />

settori di uguale area, differenziati per la composizione del<br />

substrato drenante. La stratigrafia realizzata è costituita da un<br />

elemento di impermeabilizzazione (guaina bituminosa con<br />

protezione antiradice), un tessuto non tessuto a protezione<br />

meccanica della guaina (peso 300 gr/m 2 ), uno strato drenante<br />

in materiale granulare (lapillo con granulometria 3/16 mm),<br />

un tessuto non tessuto con funzione filtrante (peso 100 gr/m 2 ),<br />

uno strato colturale di spessore pari a 0,20 m, realizzato con<br />

VULCAFLOR per un settore e con VULCAFLOR addittivato<br />

con il 10% di zeolite per l’altro settore. Presso il sito sperimentale<br />

è disponibile una centralina meteorologica (stazione<br />

91


<strong>IA</strong><br />

risposta idrologica del verde pensile<br />

di soglia [L]; q è la portata specifica per unità di area [LT -1 ];<br />

h è il livello idrico nel serbatoio [L] e p è la precipitazione<br />

[LT -1 ].<br />

(1)<br />

(2)<br />

Il comportamento del secondo serbatoio è regolato dalla coppia<br />

di equazioni (3) e (4), ed analoghe equazioni descrivono il<br />

comportamento del terzo serbatoio.<br />

(3)<br />

(4)<br />

Fig. 1 – Il tetto verde del laboratorio di Ingegneria Ambientale<br />

dell’Università di Genova, utilizzato quale sito sperimentale<br />

per il monitoraggio delle prestazioni idrauliche delle<br />

coperture a verde<br />

CAE SP-102) per l’acquisizione dei dati relativi a precipitazione,<br />

temperatura e umidità dell’aria, radiazione solare incidente<br />

e pressione atmosferica ed una stazione per la misura<br />

della portata di deflusso sub-superficiale costituita da una<br />

sezione di controllo a stramazzo triangolare accoppiata ad un<br />

sensore di livello piezoresistivo.<br />

La simulazione della risposta della copertura vegetata è stata<br />

effettuata utilizzando due diversi modelli, uno concettuale a<br />

limitato numero di parametri (serbatoio lineare) ed il secondo<br />

costituito da un modello completo per la descrizione del<br />

moto di infiltrazione (formulazione di Richards nello schema<br />

monodimensionale). È stata simulata inoltre la risposta<br />

di una analoga copertura impermeabile di raffronto utilizzando<br />

lo Storm Water Mangement Model (SWMM) distribuito<br />

dall’EPA (Huber & Dickinson, 1992). Il dominio fisico<br />

è stato schematizzato in 6 sottobacini, 4 nodi corrispondenti<br />

ai pozzetti di raccolta delle acque e 5 condotte che convogliano<br />

le acque alla stazione di misura. Il codice implementa<br />

l’equazione dell’onda cinematica per la convoluzione,<br />

ed il modello del “Curve Number” del Soil Conservation<br />

Service (SCS, 1972) per il calcolo della precipitazione efficace.<br />

3. MODELLAZIONE DELLA RISPOSTA IDRO-<br />

LOGICA DEL SINGOLO TETTO VERDE<br />

Per quanto riguarda il modello concettuale, il tetto verde è<br />

stato schematizzato attraverso tre serbatoi lineari rappresentativi<br />

dei processi di infiltrazione lungo la verticale, e del drenaggio<br />

(trasporto in direzione orizzontale) dalle zone prossime<br />

e lontane dai pluviali.<br />

Il comportamento del primo serbatoio è regolato dalla coppia<br />

di equazioni (1) e (2) dove gli apici e i pedici rappresentano<br />

rispettivamente l’istante temporale e il numero del serbatoio;<br />

K è una costante di svuotamento [T -1 ]; s è un valore<br />

La portata specifica in uscita dalla copertura a verde, q GreenModel<br />

[LT -1 ] viene calcolata come combinazione lineare (5) delle portate<br />

defluenti dal secondo e dal terzo serbatoio.<br />

Il modello fisicamente basato è stato invece implementato utilizzando<br />

il codice Hydrus 1D (Simunek et al., 1998), sviluppato<br />

per simulare l’infiltrazione nel suolo in un mezzo poroso<br />

insaturo, che risolve l’equazione di Richards monodimensionale<br />

utilizzando lo schema lineare di Galerkin agli elementi<br />

finiti. Nell’applicazione dell’equazione di Richards monodimensionale:<br />

dove ψ è il carico di suzione [L]; K è la conduttività idraulica<br />

satura [LT -1 ] e θ è il contenuto di umidità [-] sono state utilizzate<br />

le relazioni di Van Genuchten (1980) per la curva di ritenzione<br />

(7) ed il modello di Mualem (1976) per la conduttività<br />

idraulica insatura (8):<br />

In tali equazioni S e = (θ – θ r ) / (θ s – θ r ) è il grado di saturazione<br />

efficace [-], θ r il contenuto di umidità residuo [-], θ s la<br />

porosità totale o contenuto di umidità a saturazione, α una<br />

costante empirica [L -1 ], n ed m esponenti adimensionali con m<br />

=1 –1/n, e K s la conduttività idraulica satura [L·T -1 ].<br />

Le condizioni al contorno imposte all’interfaccia suolo –<br />

atmosfera (9) corrispondono a flusso assegnato e pari alla precipitazione<br />

per condizione di suolo insaturo e a carico assegnato<br />

pari a zero per condizione di suolo saturo (nessun pozzangheramento);<br />

mentre all’interfaccia suolo – soletta (10)<br />

corrispondono a flusso nullo per condizione di suolo insaturo<br />

e flusso libero per condizioni di suolo saturo. Il drenaggio nel<br />

mezzo saturo e la convoluzione lungo i pluviali fino alla stazione<br />

di misura vengono interpretati mediante due serbatoi<br />

(5)<br />

(6)<br />

(7)<br />

(8)<br />

92


<strong>IA</strong><br />

risposta idrologica del verde pensile<br />

lineari le cui costanti di svuotamento sono indicate nel seguito<br />

rispettivamente con K d e K c .<br />

(9)<br />

(10)<br />

Fig. 2 – Il lotto centrale della copertura del laboratorio utilizzato<br />

quale tetto di raffronto impermeabile per gli eventi del<br />

mese di Maggio 2007<br />

Tab. 1 – Prima fase della campagna di monitoraggio<br />

Evento Altezza Totale Portata Massima<br />

(gg/mm/aaaa) (mm) (l·s -1 )<br />

02/05/2007 27.2 5.7<br />

03/05/2007 1.6 0.13<br />

04/05/2007 43.2 3.9<br />

Una prima fase della campagna di monitoraggio (Aprile –<br />

Maggio 2007) è stata effettuata in presenza della sola guaina<br />

di impermeabilizzazione (cfr. Figura 2) con lo scopo di<br />

disporre di una copertura impermeabile di raffronto per le fasi<br />

successive della sperimentazione. Sono stati registrati solo tre<br />

eventi, e due di questi hanno generato un deflusso significativo<br />

(cfr. Tabella 1).<br />

Nella fase di calibrazione dei parametri richiesti dal modello<br />

per la copertura impermeabile è stato utilizzato l’evento del 2<br />

Maggio 2007.<br />

Si sono ottenuti i seguenti valori dei parametri: per le resistenze<br />

idrauliche, n di Manning pari a 0.012 e a 0.01 rispettivamente<br />

per i sottobacini e per le condotte, mentre per le<br />

depressioni superficiali una profondità pari a 2 mm. La simulazione,<br />

come mostrato in Figura 3a (ImpModel), sovrastima<br />

il volume totale defluito e l’altezza del picco dell’idrogramma<br />

rispettivamente del 15% e del 2.6%. La calibrazione è stata<br />

validata per l’evento del 4 Maggio (cfr. Figura 3b) per il quale<br />

si è ottenuto un errore di sottostima del volume totale e dell’altezza<br />

del picco rispettivamente pari al 14.4% e al 17%.<br />

La seconda fase della campagna di monitoraggio, avviata il 22<br />

Maggio 2007 e attualmente ancora in corso, ha messo in evidenza<br />

la capacità di ritenzione e detenzione del sistema a<br />

verde pensile (cfr. Tabella 2); 4 eventi monitorati su 17 non<br />

generano alcun deflusso e solo 5 eventi generano deflussi con<br />

picchi significativi, superiori a 0.5 l/s. Il volume di precipitazione<br />

per tutti gli eventi meteorici viene completamente infiltrato<br />

nel sistema (non si ha deflusso superficiale) e solo parzialmente<br />

exfiltrato.<br />

I parametri sintetici (volume ritenuto e riduzione dell’altezza<br />

del picco) utilizzati per descrivere le prestazioni idrologiche<br />

di un tetto verde sono elencati in Tabella 2. La riduzione dell’altezza<br />

del picco calcolata come differenza relativa percen-<br />

Fig. 3 – Confronto tra l’idrogramma misurato e simulato per il tetto impermeabile ed errori sul volume totale e sull’altezza del picco per<br />

gli eventi del 2 maggio (a) e del 4 maggio 2007 (b)<br />

93


<strong>IA</strong><br />

risposta idrologica del verde pensile<br />

tuale tra il picco della copertura impermeabile di raffronto ed<br />

il picco misurato per la copertura a verde varia in un intervallo<br />

tra il 70% e il 100% con un valore medio pari a 92%. Il<br />

volume ritenuto calcolato come differenza relativa percentuale<br />

tra il volume della precipitazione ed il volume del deflusso<br />

subsuperficiale varia tra il 5% ed 100% con un valore medio<br />

del 73%. I ritardi calcolati come differenza tra i baricentri<br />

dello ietogramma e dell’idrogramma per gli eventi del 5 Giugno<br />

2007, del 23 Novembre 2007, del 16 Gennaio 2008 e del<br />

4 Febbraio 2008 (eventi con picco superiore a 0.5 l·s -1 ) sono<br />

rispettivamente 50, 148, 85 e 190 minuti. Tali valori risultano<br />

significativi se confrontati con gli usuali tempi di concentrazione<br />

dei bacini urbani.<br />

Per la calibrazione di entrambi i modelli della risposta della<br />

copertura a verde si sono utilizzati gli eventi del 5 Giugno e<br />

del 22-23 Novembre 2007. Tali eventi, attualmente i più<br />

intensi della campagna di misura con un’intensità massima<br />

sui 5 minuti rispettivamente pari a 110 e 57 mm·h -1 , sono<br />

stati utilizzati per determinare i parametri del modello concettuale<br />

(K, s, β) ed i parametri idraulici (θ r , θ s , α, n, K s ) del<br />

modello Hydrus+conv, riportati rispettivamente nelle Tabelle<br />

3 e 4. I parametri per il drenaggio nel mezzo saturo e per<br />

la convoluzione nei pluviali (K d e K c ) sono stati assunti<br />

rispettivamente pari a 0.02 min -1 e 0.1 min -1 . La simulazione<br />

del modello concettuale sottostima, per l’evento del 5 Giugno,<br />

il volume complessivo e l’altezza del picco rispettivamente<br />

del 7% e del 15%, mentre per l’evento del 22-23<br />

Novembre sovrastima il volume del 4% e sottostima il picco<br />

del 19%.<br />

La simulazione con il modello completo Hydrus+conv (cfr.<br />

Figura 4) riproduce correttamente l’evento del 5 Giugno,<br />

mentre sottostima l’altezza del picco del 9.2% per l’evento<br />

del 22-23 Novembre. La calibrazione di entrambi i modelli è<br />

stata validata per gli eventi del 16 Gennaio e del 4 Febbraio<br />

2008. Nel caso dell’evento del 16 Gennaio, il modello concettuale<br />

ed il modello completo sovrastimano i volumi rispettivamente<br />

dell’1% e dell’8% e sottostimano l’altezza del<br />

picco del 2% e dello 0.5%, mentre sovrastimano i volumi<br />

dell’8% e del 15.5% e sottostimano il picco del 16% e del<br />

3.5% per l’evento del 4 Febbraio. Le simulazioni degli eventi<br />

di calibrazione/validazione per Hydrus+conv sono state<br />

effettuate su intervalli di tempo sufficientemente lunghi da<br />

garantire una scarsa influenza delle condizioni iniziali, assegnate<br />

arbitrariamente sul carico di suzione e corrispondenti<br />

al punto di essiccamento.<br />

Tab. 2 – Campagna di monitoraggio in corso, percentuali di ritenzione<br />

dei volumi e di abbattimento dell’altezza dei picchi<br />

rispetto alla copertura impermeabile di raffronto<br />

Evento<br />

Altezza<br />

Totale<br />

Portata<br />

Massima<br />

Ritenzione<br />

Volume<br />

Abbattimento<br />

Picco<br />

(aaaa/mm/gg) (mm) (l·s -1 ) (%) (%)<br />

2007/05/26 9 No deflusso 100 100<br />

2007/05/28 12.4 No deflusso 100 100<br />

2007/06/01 42.4 0.02 99 99<br />

2007/06/05 41.2 1.31 41 87<br />

2007/08/08 13.2 No deflusso 100 100<br />

2007/08/09-10 14 < 0.01 95 98.7<br />

2007/08/20 15.2 < 0.01 95 99.9<br />

2007/08/21 32.6 0.04 96 99<br />

2007/09/27 28.6 0.02 99 99.6<br />

2007/11/21 8 No deflusso 100 100<br />

2007/11/22-23 138.2 1.27 9.5 79<br />

2008/01/4-5 32.8 0.1 70 76<br />

2008/01/11-12 41.4 0.6 15 87<br />

2008/01/16 40.4 0.9 4.6 78<br />

2008/02/04 30.4 0.8 51 70<br />

2008/03/9-10 23.2 0.16 81 94<br />

2008/04/9-11 55 0.1 93 96<br />

Tab. 3 – Parametri del modello concettuale per la copertura a verde<br />

Parametri concettuali<br />

Parametri<br />

idraulici<br />

1/K s β<br />

(min) (mm) (%)<br />

Serbatoio I 32 16 -<br />

Serbatoio II 33.3 2 76<br />

Serbaotoio III 322.6 2 24<br />

Tab. 4 – Parametri idraulici del modello Hydrus+conv per la<br />

copertura a verde<br />

Profondità θ r θ s α n Κ s<br />

(cm) (-) (-) (cm -1 ) (-) (cm·s -1 )<br />

Lapillo -40 ÷ -20 0.04 0.47 0.145 2.68 1<br />

Vulcaflor -20÷0 0.05 0.5 0.075 1.89 0.1<br />

4. MODELLAZIONE DELLA RISPOSTA IDRO-<br />

LOGICA A SCALA DI BACINO<br />

Tab. 5 – Superficie delle classi di uso del suolo per il bacino urbano<br />

di Colle Ometti, nella situazione attuale<br />

Nell’ambito della valutazione dei benefici ambientali, della<br />

riduzione dell’inquinamento delle acque e della prevenzione<br />

dei fenomeni di inondazione in ambiente urbano è necessario<br />

ampliare il contesto di studio dalla scala <strong>spa</strong>ziale della<br />

singola copertura, alla scala <strong>spa</strong>ziale del bacino di drenaggio.<br />

L’interpretazione di modelli afflussi-deflussi distribuiti<br />

sul intero bacino urbano consente di stimare, per gli aspetti<br />

idraulico-quantitativi, la riduzione del volume complessivo<br />

immesso in rete, l’abbattimento dell’altezza del picco del-<br />

Aree Impermeabili<br />

Aree Permeabili<br />

Uso del suolo<br />

Area<br />

(-) (ha) (%)<br />

Tetti a falde 1.33 29.2<br />

Tetti piani 0.08 1.7<br />

Strade e parcheggi 1.28 28.1<br />

Altro 0.06 1.3<br />

Aree Verdi 1.28 28.1<br />

Orti 0.53 11.6<br />

94


<strong>IA</strong><br />

risposta idrologica del verde pensile<br />

Fig. 4 – Idrogramma misurato e confronto con i modelli della copertura a verde e impermeabile per gli eventi del 5 Giugno 2007, 22-23<br />

Novembre 2007, 16 Gennaio 2008 e 4 Febbraio 2008<br />

l’idrogramma e l’incremento del tempo di concentrazione<br />

del bacino.<br />

Per la modellazione idrologica di scenari di conversione a<br />

verde pensile delle coperture tradizionali è stato scelto pertanto<br />

il bacino urbano del quartiere di Colle Ometti nella città<br />

di Genova. L’area del bacino si estende sulle colline genovesi<br />

per una superficie pari a 5.5 ha, è stata edificata nella metà<br />

degli anni ’80, ed attualmente ospita circa 500 unità abitative<br />

(cfr. Figura 5). Il bacino è stato oggetto di una campagna di<br />

monitoraggio quali-quantitativo dei deflussi di origine meteorica<br />

nel corso del 2005 ed è pertanto attrezzato con una opportuna<br />

strumentazione di misura.<br />

In Tabella 5 sono riportate le classi di uso del suolo (Tetti a<br />

falde, Tetti piani, Strade e parcheggi, Aree verdi ed Orti) e le<br />

stime delle relative superfici, ricavate dall’analisi della cartografia<br />

esistente e di fotografie aree. Dall’analisi risulta che le<br />

superfici a tetto (tetti a falde e tetti piani) rappresentano il<br />

30.9% della superficie totale ed il 51.3% delle superfici<br />

impermeabili, le quali coprono complessivamente il 60.3%<br />

dell’estensione dell’intero bacino.<br />

95


<strong>IA</strong><br />

risposta idrologica del verde pensile<br />

Tab. 6 – Confronto delle aree totali impermeabili e permeabili<br />

nella situazione attuale e nei tre scenari di conversione a<br />

verde pensile per il bacino urbano di Colle Ometti<br />

Area Totale<br />

Impermeabile<br />

Area Totale<br />

Permeabile<br />

Scenari<br />

Area<br />

(-) (ha) (%)<br />

Situazione Attuale 2.75 60.3<br />

Conversione del 10% 2.61 57.2<br />

Conversione del 20% 2.47 54.1<br />

Conversione del 100% 1.34 29.4<br />

Situazione Attuale 1.81 39.7<br />

Conversione del 10% 1.95 42.8<br />

Conversione del 20% 2.09 45.9<br />

Conversione del 100% 3.22 70.6<br />

Fig. 5 – Il comprensorio urbano di Colle Ometti a Genova: tipologia<br />

di urbanizzazione<br />

Tab. 7 – Parametri del Modello Afflussi –Deflussi<br />

Sottobacini<br />

Uso del suolo<br />

Per simulare la risposta idrologica del bacino di Colle Ometti<br />

è stato utilizzato lo Storm Water Management Model<br />

(SWMM) distribuito dall’EPA (Huber e Dickinson, 1992).<br />

Benché attualmente nel bacino non siano presenti coperture<br />

a verde pensile, l’obiettivo della presente simulazione è la<br />

valutazione dei benefici idraulico-ambientali (controllo e<br />

gestione delle acque meteoriche) riscontrabili a seguito dell’installazione<br />

nel bacino di coperture vegetate tramite ipotesi<br />

di riconversione. La modellazione idrologica è stata<br />

quindi condotta nella situazione attuale e per tre ipotetici<br />

scenari corrispondenti alla conversione a verde rispettivamente<br />

del 10%, 20% e 100% delle coperture esistenti. In<br />

Tabella 6 sono riportate le percentuali delle aree impermeabili<br />

e permeabili presenti nel bacino nei tre scenari di conversione.<br />

La riduzione delle aree totali impermeabili è significativa<br />

e nel caso di conversione di tutte le coperture si<br />

riduce a circa il 50%.<br />

Il dominio fisico è stato schematizzato in 286 sottobacini<br />

omogenei per classe di uso del suolo, 102 nodi e 101 condotte.<br />

Altri modelli utilizzati nel codice sono, per la convoluzione,<br />

il modello dell’onda cinematica e per l’infiltrazione il<br />

metodo del Curve Number del Soil Conservation Service<br />

(SCS, 1972). I parametri del modello, calibrati e validati su 10<br />

eventi monitorati nel periodo tra Febbraio e Giugno 2005,<br />

sono riportati in Tabella 7.<br />

Ciascun tetto verde è stato schematizzato come un acquifero<br />

di profondità corrispondente allo spessore della stratigrafia<br />

con la base perfettamente impermeabile e coincidente con<br />

l’estradosso della soletta (assenza di percolazione profonda).<br />

L’equazione che regola il moto sub-superficiale è la legge di<br />

Darcy secondo le assunzioni di Dupuit-Forcheimer (Bouwer,<br />

1978) ed il modello utilizzato per l’infiltrazione è il modello<br />

del Curve Number. Nelle simulazioni effettuate è stato trascurato<br />

il contributo dell’evapo-traspirazione.<br />

La modellazione idrologica è stata condotta in continuo per<br />

18 anni di eventi meteorici, dal 1990 al 2007, acquisiti presso<br />

la centralina meteorologica di Villa Cambiaso. La serie<br />

storica di dati di precipitazione – disponibile con la risoluzione<br />

temporale di un minuto – è stata filtrata per l’individuazione<br />

dei singoli eventi meteorici attraverso la definizione<br />

di un periodo minimo di tempo secco tra due eventi<br />

meteorici pari a 24 ore per un totale di circa 1000 eventi<br />

meteorici indipendenti. L’altezza totale di pioggia annua è<br />

pari a 1330 mm e l’intensità media d’evento è pari a<br />

3 mm·h -1 . In Tabella 8 sono riportate alcune caratteristiche<br />

della serie pluviometrica.<br />

La riduzione del volume (fenomeno della ritenzione – immagazzinamento<br />

e lenta dispersione in atmosfera) è dovuta principalmente<br />

ai processi di evapo-traspirazione dalla vegetazio-<br />

CN<br />

Depressioni<br />

Superficiali<br />

n Manning<br />

(-) (-) (mm) (-)<br />

Tetti a falde 100 0.5 0.012<br />

Tetti Piani 100 0.5 0.012<br />

Strade e Parcheggi 98 1 0.015<br />

Aree Verdi 70 5 0.41<br />

Orti 76 4 0.25<br />

Condotte 0.015<br />

Tab. 8 – Caratteristiche della serie di eventi meteorici 1990-2007,<br />

Genova, Villa Cambiaso<br />

Registrazioni<br />

pluviometriche<br />

h tot durata interarrivo<br />

(mm) (h) (h)<br />

Max 463 458.5 1858<br />

Media 22.8 22.7 135<br />

Dev. Standard 44.5 34.4 150<br />

96


<strong>IA</strong><br />

risposta idrologica del verde pensile<br />

Fig. 6 – Confronto dell’idrogramma di risposta per il bacino di Colle Ometti nella situazione attuale e nei tre scenari di conversione a<br />

verde per l’evento del 23 Agosto 1992<br />

ne ed evaporazione del suolo. Mentens et al. (2006) hanno stimato<br />

pari al 2.7% la riduzione, a scala annuale, del volume<br />

immesso in rete per la conversione a verde del 10% delle<br />

coperture nel centro della città di Bruxelles. Tillinger (2006),<br />

ha stimato una riduzione del 2%, in accordo con l’esperienza<br />

precedente, per il bacino del North River – NY, con conversione<br />

del 10% delle coperture. Nel presente studio l’evapotraspirazione<br />

ed i fabbisogni idrici da parte della vegetazione<br />

non sono stati considerati, pertanto la riduzione dei volumi<br />

operata dai tre scenari di conversione è nulla.<br />

In Figura 6, viene illustrato l’idrogramma di risposta per il<br />

bacino di Colle degli Ometti nella situazione attuale e nei tre<br />

scenari di conversione a verde pensile, per l’evento particolarmente<br />

intenso del 23 agosto 1992. La detenzione (immagazzinamento<br />

temporaneo e successivo lento rilascio in rete)<br />

dei volumi, determina sia l’attenuazione sia il ritardo dell’arrivo<br />

del picco di scorrimento superficiale alla confluenza<br />

con la rete di drenaggio con conseguente riduzione dei<br />

volumi defluiti per tutta la curva crescente dell’idrogramma.<br />

L’attenuazione del picco è dovuta alla capacità di immagazzinamento<br />

del suolo a meno della capacità di campo, alla<br />

capacità di immagazzinamento dello strato drenante, nonché<br />

alla pendenza della copertura e dipende dalla forma dello<br />

ietogramma di pioggia e dalle condizioni di umidità del<br />

suolo.<br />

La simulazione è stata ripetuta per tutti gli eventi reali<br />

osservati e per i diversi scenari di inverdimento ipotizzati,<br />

calcolando per ciascuno di essi le prestazioni idrauliche<br />

ottenute. La riduzione media dei volumi defluiti nei primi 7<br />

minuti (tempo di risposta del bacino) e nei primi 15 minuti,<br />

calcolata come differenza percentuale relativa tra i volumi<br />

defluiti nella situazione attuale e quelli generati nei tre scenari<br />

di conversione a verde è illustrata in Figura 7 (a) e (b)<br />

per diverse classi di intensità di precipitazione riferite ai<br />

primi 7 minuti dell’evento meteorico. In Figura 7 (c) è<br />

riportata la percentuale di abbattimento del picco, calcolata<br />

come differenza percentuale relativa tra l’altezza del picco<br />

dell’idrogramma di risposta nella situazione attuale e nei tre<br />

scenari di conversione, in funzione delle classi di intensità<br />

massima. La risposta idraulica dei tre scenari di conversione,<br />

in termini di percentuale di riduzione dei volumi e di<br />

riduzione dell’altezza del picco, dipende evidentemente<br />

dall’intensità dell’evento meteorico, tuttavia per tutte le<br />

classi d’evento si ha una riduzione significativa sia del<br />

volume immesso in rete sia dell’altezza del picco. Con la<br />

conversione a verde di tutte le coperture si raggiunge una<br />

riduzione media del volume sui primi 15 minuti ed una<br />

riduzione dell’altezza del picco rispettivamente pari al 80%<br />

e all’83% per la prima classe e pari al 52% e al 29% per<br />

l’ultima classe.<br />

I risultati mostrano, in accordo con le esperienze riportate in<br />

letteratura (Villareal et al., 2004) che la diffusione di installazioni<br />

a verde pensile in un bacino urbano rappresenta un<br />

efficace strumento per la prevenzione dei fenomeni di allagamento<br />

e per la riduzione dell’impatto delle acque meteoriche<br />

sugli impianti di trattamento e sui corpi idrici ricettori.<br />

I sistemi di drenaggio urbano sostenibile, e nello specifico le<br />

coperture a verde, risultano ancor più efficaci quando vengono<br />

installati nel tessuto urbano in sinergia con altre soluzioni<br />

tecnologiche quali ad esempio le pavimentazioni permeabili,<br />

le fasce filtranti inerbite, gli stagni per la detenzione,<br />

ecc.<br />

5. CONCLUSIONI<br />

Sono stati illustrati i risultati ottenuti dalla modellazione<br />

idrologica di un sito sperimentale a verde pensile realizzato<br />

in ambiente mediterraneo in base all’elaborazione dei dati<br />

provenienti dalla campagna di monitoraggio condotta nel<br />

periodo da Maggio 2007 ad Aprile 2008. La simulazione<br />

della risposta della copertura vegetata è stata effettuata<br />

mediante un modello concettuale a limitato numero di parametri<br />

(serbatoio lineare) ed un modello completo per la<br />

descrizione del moto di infiltrazione (Hydrus-1D). Il modello<br />

concettuale ed il modello numerico riproducono con suffi-<br />

97


<strong>IA</strong><br />

risposta idrologica del verde pensile<br />

Fig. 7 – Confronto della riduzione dei volumi operata nei primi 7 (a) e 15 (b) minuti di deflusso, nonché della riduzione dell’altezza del<br />

picco dell’idrogramma (c), per i tre scenari di conversione, in funzione delle classi di intensità della precipitazione<br />

ciente approssimazione i dati sperimentali. Gli eventi che si<br />

renderanno disponibili durante la campagna di misura attualmente<br />

in corso consentiranno di migliorare ulteriormente<br />

l’affidabilità di tali modelli. Le prestazioni della copertura a<br />

verde pensile quale strumento per la gestione delle acque<br />

meteoriche appaiono molto significative con una riduzione<br />

media dell’altezza del picco pari al 92% ed una riduzione del<br />

volume pari al 73%. Tuttavia, nell’ambito della valutazione<br />

dei benefici ambientali (ad es. prevenzione dei fenomeni di<br />

inondazione, e riduzione dell’impatto sugli impianti di trattamento)<br />

è necessario ampliare l’orizzonte <strong>spa</strong>ziale di analisi,<br />

dalla scala del singolo edificio alla scala dell’intero comprensorio<br />

urbano.<br />

A tale scopo è stata simulata in continuo per 18 anni di eventi<br />

meteorici (serie storica registrata presso Villa Cambiaso,<br />

Genova, 1990-2007) la risposta idrologica del bacino urbano<br />

di Colle Ometti a Genova. Benché attualmente nel bacino<br />

non siano presenti tetti verdi, lo studio si è proposto di<br />

analizzare i benefici idrologici di tre ipotetici scenari di conversione<br />

a verde delle coperture esistenti (inverdimento del<br />

10%, 20% e 100%). La simulazione ha mostrato che la diffusione<br />

di installazioni di coperture a verde pensile estensivo<br />

(15 cm di spessore totale della stratigrafia) anche solo sul<br />

10% delle coperture esistenti consente di pervenire ad una<br />

riduzione pari al 5% dell’altezza del picco dell’idrogramma.<br />

La risposta idrologica dello scenario in cui tutte le coperture<br />

sono convertite a verde presenta una riduzione media dell’altezza<br />

del picco del 51% rispetto alla situazione attuale.<br />

Le potenzialità delle coperture a verde nella gestione e controllo<br />

delle acque meteoriche sono pertanto confermate.<br />

All’aumentare dello spessore della stratigrafia ci si attendono<br />

prestazioni crescenti, tuttavia l’installazione di soluzioni<br />

tecniche con spessori significativi potrebbe richiedere interventi<br />

per il rinforzo delle strutture portanti esistenti, mentre<br />

98


<strong>IA</strong><br />

risposta idrologica del verde pensile<br />

le soluzioni a verde pensile di limitato spessore sono generalmente<br />

applicabili nell’edilizia residenziale senza la necessità<br />

di interventi strutturali. Per stimare la ritenzione sui<br />

volumi complessivamente conferiti in rete alle diverse scale<br />

temporali di evoluzione dei processi (scala d’evento, stagionale<br />

ed annuale) è tuttavia necessario completare il modello<br />

di simulazione con il ruolo svolto dall’evapotraspirazione<br />

nei periodi di interarrivo degli eventi pluviometrici (tempo<br />

secco).<br />

I risultati quantitativi ottenuti dalle simulazioni modellistiche<br />

e dall’osservazione presso il sito dimostrativo realizzato<br />

dall’Università di Genova confermano la possibilità di<br />

impiegare i sistemi a verde pensile quale efficace strumento<br />

per la regimazione delle acque meteoriche nel clima<br />

mediterraneo, e per la mitigazione del rischio di fallanza<br />

delle reti di drenaggio urbano e di allagamento nelle aree<br />

urbanizzate. In particolare, il verde pensile costituisce una<br />

moderna tecnica di controllo della formazione dei deflussi<br />

superficiali in grado di affiancare e migliorare le soluzioni<br />

tradizionali volte alla semplice raccolta e convogliamento<br />

delle acque meteoriche dalle superfici impermeabili. È dunque<br />

possibile identificare il verde pensile non solo quale<br />

strumento di mitigazione e compensazione ambientale in<br />

generale, ma di promuoverlo nello specifico quale soluzione<br />

di drenaggio urbano sostenibile per il ripristino dei processi<br />

fondamentali del ciclo idrologico naturale nell’ambiente<br />

urbano (“hydrologic restoration”). Ciò conferma e<br />

rafforza le politiche di incentivazione già avviate, o in corso<br />

di definizione, in Italia ed in altri paesi della fascia mediterranea.<br />

BIBLIOGRAF<strong>IA</strong><br />

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Mentens, J., Raes, D. & Hermy, M. Green roofs as a tool for<br />

solving the rainwater runoff problem in the urbanized 21 st century<br />

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Multi-layered Infiltration Systems. Wat. Sci. Tech. 36(8-9), 301-<br />

306.<br />

CURRICULA<br />

Anna Palla – Ha svolto il proprio Dottorato di Ricerca in Fluidodinamica<br />

e Processi dell’Ingegneria Ambientale presso il Dipartimento<br />

di Ingegneria delle Costruzioni, dell’Ambiente e del Territorio<br />

dell’Università degli Studi di Genova. Il settore di ricerca<br />

specifico è relativo agli aspetti idrologici delle coperture a verde<br />

pensile, con particolare riferimento alla quantificazione dei benefici<br />

ambientali, la riduzione del carico inquinante associato alle<br />

acque di dilavamento meteorico, e la prevenzione delle criticità<br />

idrauliche delle reti, secondo le tecniche e tecnologie di controllo<br />

della formazione dei deflussi superficiali (drenaggio urbano sostenibile).<br />

Luca G. Lanza – È docente di Costruzioni Idrauliche e Idrologia<br />

presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli studi di Genova.<br />

È autore o co-autore di circa 230 pubblicazioni tra articoli su libri,<br />

riviste internazionali, nazionali e comunicazioni a convegni. I relativi<br />

temi di ricerca coprono diversi settori delle costruzioni idrauliche,<br />

dell’idrologia di bacino, della previsione e mitigazione dei fenomeni<br />

idrologici estremi, dell’idrologia urbana e della gestione e controllo<br />

delle acque meteoriche, del monitoraggio ambientale e della gestione<br />

delle risorse idriche.<br />

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