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CERVIA MAGAZINE - (Confesercenti) - Cervia turismo - Comune di ...

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DA 566 ANNI, NEL GIORNO DELL’ASCENSIONE<br />

<strong>CERVIA</strong> SPOSA IL SUO MARE<br />

Nessun cervese potrebbe stare lontano da <strong>Cervia</strong>, per<br />

nessun motivo, nel giorno dell’Ascensione. E’ un legame<br />

molto forte quello che lega i cervesi alla loro festa<br />

più importante; non per nulla è una delle pochissime, in<br />

Italia, che si celebra da oltre 550 anni senza interruzioni<br />

neppure nei perio<strong>di</strong> bellici.<br />

Il rito<br />

A metà del pomeriggio un nutrito corteo in costume,<br />

guidato dal clero e dalle massime autorità civili e militari,<br />

muove dalla piazza Garibal<strong>di</strong>, lungo il Viale Roma, verso<br />

il porto. Una vota giunti, tutti salgono sui pescherecci<br />

che poi escono formando un festoso convoglio <strong>di</strong> barche<br />

<strong>di</strong> ogni <strong>di</strong>mensione salutato da una folla straripante che<br />

si accalca sui moli. A poche centinaia <strong>di</strong> metri dal porto i<br />

battelli si <strong>di</strong>spongono in cerchio; in acqua un gruppo <strong>di</strong><br />

ragazzi attente sotto la barca delle autorità dalla quale il<br />

vescovo scaglierà in mare un anello, legato ad un nastro<br />

rosso, dopo aver pronunciato la formula <strong>di</strong> rito: “bene<strong>di</strong>ci,<br />

o signore, il mare Adriatico in cui i cervesi, e coloro<br />

che hanno affari con essi, sono soliti navigare...Bene<strong>di</strong>ci<br />

queste acque, le navi che le solcano, i remiganti, i nocchieri,<br />

gli uomini e le merci...” Subito i vigorosi giovani<br />

marinai si gettano alla ricerca dell’anello che viene ripescato,<br />

solitamente, nel giro <strong>di</strong> pochi secon<strong>di</strong>, non senza<br />

una “maschia” competizione. Buon presagio per la<br />

pesca è dato dalla rapi<strong>di</strong>tà con cui l’anello viene ripescato,<br />

mentre si prevedono sette anni <strong>di</strong> sventure nel caso,<br />

verificatosi pochissime volte, in cui l’anello vada perduto.<br />

Vi lascio immaginare quali foschi presagi furono fatti, da<br />

parte dei più vecchi, qualche anno fa, quando l’anello fu<br />

ripescato dall’unica donna in gara. A quel punto il corteo<br />

fa rientro in porto con le sirene spiegate ed il vincitore<br />

viene festeggiato fino a notte. La sera continua attorno<br />

alle allegre tavolate lungo il porto canale dove si può<br />

assistere alla cuccagna con il palo, abbondantemente<br />

cosparso <strong>di</strong> grasso, inclinato sull’acqua.<br />

IL MITO<br />

Correva l’anno 1445 quando, nel giorno dell’Ascensione,<br />

il car<strong>di</strong>nale Pietro Balbo, veneziano, vescovo <strong>di</strong><br />

<strong>Cervia</strong>, tornava via mare da Venezia, dove si era recato<br />

per <strong>di</strong>rimere alcune delicate questioni <strong>di</strong> stato, quando<br />

l’imbarcazione sulla quale navigava fu colta da una<br />

furiosa tempesta. Vistosi perduto il vescovo, rivolgendo<br />

parole <strong>di</strong> preghiera al cielo e <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>zione alle acque,<br />

gettò alle onde il suo anello pastorale. Improvvisamente<br />

il mare si calmò e la piccola corte riusci ad approdare<br />

sana e salva nel porto <strong>di</strong> <strong>Cervia</strong>. Da quel giorno il<br />

vescovo, in segno <strong>di</strong> riconoscenza, istituì la cerimonia<br />

dello sposalizio del mare.<br />

La realtà<br />

Probabilmente il giovane car<strong>di</strong>nale, esponente <strong>di</strong> una<br />

potente famiglia veneziana e nipote del papa Eugenio<br />

IV (lui stesso sarebbe <strong>di</strong>ventato papa col nome <strong>di</strong> Paolo<br />

II), voleva riproporre a <strong>Cervia</strong> una cerimonia propria della<br />

sua città <strong>di</strong> origine. Certamente l’e<strong>di</strong>zione cervese fu<br />

molto più modesta ma, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Venezia dove la<br />

cerimonia cadde in <strong>di</strong>suso dopo la caduta della “Serenissima”,<br />

qui il rito è giunto fino ai giorni nostri. Oggi,<br />

pur rimanendo una festa chiaramente religiosa, lo Sposalizio<br />

del Mare, ha assunto anche la funzione <strong>di</strong> apertura<br />

della stagione turistica, tanto da essere preceduto<br />

da un fine settimana <strong>di</strong> manifestazioni e spettacoli.<br />

cervia magazine<br />

... MA COME FANNO I MARINAI<br />

le marinerie dell’Adriatico ritornano a vivere gli antichi splendori<br />

I colori ocra, ruggine e sabbia delle vele “al terzo”<br />

si stagliano sullo sfondo del blu intenso del mare<br />

e del cielo. Sono le signore del mare, le barche da<br />

lavoro d’epoca dell’alto Adriatico, tornate a nuova<br />

vita grazie al lavoro appassionato <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong><br />

cultori delle tra<strong>di</strong>zioni della marineria. In Adriatico,<br />

contrariamente al Tirreno, il <strong>di</strong>porto nautico è più<br />

recente; per questo le imbarcazioni d’epoca sono<br />

soprattutto quelle da lavoro: un lavoro durissimo e<br />

pericoloso, un’economia <strong>di</strong> sussistenza o quasi, ma<br />

che ha lasciato un patrimonio <strong>di</strong> conoscenze e <strong>di</strong><br />

tecniche interessantissimo, che ora viene valorizzato<br />

anche grazie alle varie associazioni d’appassionati<br />

sorte in ogni porto. Durante l’estate sono numerosi<br />

i raduni d’imbarcazioni d’epoca organizzati dalle<br />

varie marinerie: uno dei primi in or<strong>di</strong>ne cronologico<br />

è, appunto, quello che porta a <strong>Cervia</strong> decine <strong>di</strong> barche<br />

“al terzo” in occasione dello Sposalizio del Mare,<br />

nel giorno dell’Ascensione. In quel giorno, infatti, si<br />

teneva la tra<strong>di</strong>zionale “cursa <strong>di</strong> batel” (oggi si <strong>di</strong>rebbe<br />

la “regata” dei pescherecci) mossi dalla sola forza<br />

del vento. Infatti fino alla seconda guerra mon<strong>di</strong>ale<br />

i pescherecci lavoravano esclusivamente a vela (la<br />

motorizzazione fu introdotta a partire dai primi anni<br />

’50). È <strong>di</strong>fficile per noi oggi immaginare i ritmi ed i<br />

pericoli <strong>di</strong> quell’epoca: l’apprensione con la quale le<br />

donne aspettavano il ritorno delle barche nelle giornate<br />

<strong>di</strong> maltempo doveva essere grande, se si pensa<br />

alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> navigazione ed alle tecnologie,<br />

assai primitive, a <strong>di</strong>sposizione: le comunicazioni con<br />

coloro che stavano a terra si limitavano, <strong>di</strong> fatto, ai<br />

colori ed alla simbologia riportata nelle vele, <strong>di</strong>verse<br />

per ogni famiglia. La particolarità dei colori deriva<br />

dalle “terre”, cioè dalle polveri usate dai marinai<br />

per tingere le vele.<br />

Già si è detto delle origini del “Borgo” dei marinai:<br />

<strong>Cervia</strong> è storicamente legata alla produzione del<br />

sale; i cervesi dei secoli precedenti al XIX non erano<br />

marinai in quanto si de<strong>di</strong>cavano esclusivamente<br />

alla salina, sia prima che dopo la costruzione <strong>di</strong><br />

<strong>Cervia</strong> Nuova. Furono le popolazioni del Polesine e<br />

della laguna veneta (soprattutto Chioggia) a trasferirsi,<br />

dapprima saltuariamente e poi in modo stabile,<br />

su questi li<strong>di</strong> per esercitare la pesca lontano dalle<br />

“inflazionate” acque natìe. Tracce evidenti dell’origine<br />

veneta degli abitanti del borgo dei pescatori<br />

si trovano nei cognomi (Ravagnan, Padovan, Penso,<br />

ecc.) ma anche nell’uso frequente della farina gialla<br />

e della polenta in cucina. Si <strong>di</strong>ce, infatti, che il confine<br />

fra l’influenza della marineria veneta e quella<br />

marchigiana corre fra <strong>Cervia</strong> e Cesenatico perché,<br />

mentre a Cesenatico il pesce destinato alla graticola<br />

si con<strong>di</strong>sce con pane grattugiato, a <strong>Cervia</strong> viene trattato,<br />

invece, con la farina gialla.<br />

Il mercatino dei pescatori<br />

In Via Nazario Sauro, lungo il porto canale sul lato<br />

sud, nel cuore del centro storico, ogni mattina, dalle<br />

8.00, i pescatori vendono il pesce fresco, appena<br />

sbarcato dai pescherecci. Anche per chi è alloggiato<br />

in albergo e non ha la possibilità <strong>di</strong> cucinare, il mercatino<br />

dei pescatori merita una visita per la vivacità<br />

e la simpatia dei protagonisti, uomini duri <strong>di</strong> una<br />

volta. Al <strong>di</strong> là dell’apparenza rude, i marinai saranno<br />

ben lieti <strong>di</strong> spiegare ai turisti le tecniche <strong>di</strong> pesca e le<br />

ricette tipiche della loro tra<strong>di</strong>zione. Merita una visita,<br />

specie <strong>di</strong> sera, l’attiguo circolo dei marinai, vero<br />

covo <strong>di</strong> personaggi. Tutte le sere, d’estate, i marinai<br />

si mescolano ai turisti ai tavoli del circolo, a cantare<br />

a squarciagola stornelli non sempre casti.

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