Anestesia e paziente cardiopatico - sicoa
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RASSEGNE<br />
<strong>Anestesia</strong> e <strong>paziente</strong> <strong>cardiopatico</strong><br />
RASSEGNE<br />
<strong>Anestesia</strong> e <strong>paziente</strong> <strong>cardiopatico</strong><br />
Liliana Sollazzi, Cristina Modesti<br />
Istituto di <strong>Anestesia</strong> e Rianimazione - Università Cattolica del Sacro Cuore - Roma<br />
Riassunto<br />
Il diffondersi di interventi chirurgici sempre più aggressivi in pazienti in età avanzata, cardiopatici e portatori di altre patologie<br />
concomitanti ha comportato un aumento del rischio di morbilità e mortalità perioperatorie.<br />
La valutazione del rischio cardiaco ed un’ adeguata condotta perioperatoria risultano di fondamentale importanza. A tal<br />
proposito l’American College of Cardiology e l’American Heart Association hanno individuato cinque fattori per la valutazione<br />
del rischio cardiaco:<br />
1) Il tempo intercorso da una eventuale rivascolarizzazione coronarica<br />
2) L’ultima valutazione cardiaca effettuata<br />
3) La presenza di fattori clinici predittivi di rischio<br />
4) Lo stato funzionale del <strong>paziente</strong> (MET)<br />
5) Il rischio legato alla procedura chirurgica<br />
Tale approccio preoperatorio ha lo scopo di valutare la riserva cardiaca e coronarica e di preparare adeguatamente il<br />
<strong>paziente</strong> all’intervento.<br />
Vengono infine passate in rassegna alcune patologie cardiache: in particolare la coronaropatia e le principali valvulopatie<br />
con riferimento alle alterazioni fisiopatologiche specifiche e per ciascuna di essa vengono indicati gli obiettivi anestesiologici<br />
e le tecniche di anestesia più adeguate.<br />
La gestione multidisciplinare cardiologica, anestesiologica e chirurgica garantisce un approccio ottimale alla gestione di<br />
questo tipo di pazienti e riduce il rischio di morbilità e mortalità perioperatorie.<br />
Summary<br />
The raising number of surgical operations especially for elderly, cardiopatic patients affected by attendant pathologies,<br />
caused an increase of perioperative morbidity and mortality. So, evaluating the cardiac risk and a suitable taking care of<br />
these patients represent an essential goal for the physicians.<br />
The American College of Cardiology and the American Heart Association pointed out five factors to estimate the cardiac risk:<br />
1) Time elapsed from a possible coronaric revascularization<br />
2) Last cardiac evaluation<br />
3) Presence of clinical, risk predictive factors<br />
4) Patient’s functional status<br />
5) Surgical risk<br />
This perioperative approach evaluates cardiac and coronaric res e r v es and helps to prepare the patient undergoing surgery.<br />
Finally we reviewed some ca r d i o p a t h i es especially the physiopathology of coronaric and valvular diseases; for each one of<br />
t h ese we stressed the goals and the suitable anes t h es i o l o g i cal procedures. Cardiologic, anes t h es i o l o g i cal and surgica l<br />
managemnt warrant a suitable approach for this kind of patients and reduce the perioperative morbidity and morta l i t y.<br />
Parole chiave: <strong>Anestesia</strong>, Cardiopatia, Rischio perioperatorio<br />
Key words: Anesthesia, Cardiovascular diseases, Perioperative risk<br />
Il diffondersi di interventi chirurgici sempre più<br />
i m p eg n at ivi e l’aumento dell’età media della<br />
popolazione chirurgica con la presenza di più patologie<br />
coesistenti, soprattutto a carico dell’apparato<br />
cardiovascolare, comporta un maggior rischio di<br />
morbilità e mortalità cardiaca perioperatoria 1-2 .<br />
I principali dati in proposito provengono dagli USA.<br />
Ogni anno su 27 milioni di pazienti sottoposti ad<br />
interventi chirurgici extra-cardiaci, circa 8 milioni<br />
soffrono di cardiopatia ischemica o presentano fattori<br />
di rischio coronarico, 10.000 vanno incontro ad<br />
infarto miocardico perioperatorio e fino ad 1 milione<br />
di pazienti sviluppa complicanze cardiache 3-4 .<br />
Naturalmente, poiché i fattori di rischio cardiaco<br />
possono presentarsi nel preoperatorio ma anche nel<br />
periodo intra e postoperatorio, è di fondamentale<br />
importanza l’impiego di misure preventive e terapeutiche<br />
in tutti e tre questi periodi.<br />
Il punto di partenza è sicuramente la stratificazione<br />
del rischio cardiaco e a tal proposito le linee guida<br />
formulate dalle due società americane, American<br />
College of Cardiology (ACC) ed American Heart<br />
Association (AHA) 5-6 , individuano cinque fattori<br />
per stabilire se i pazienti necessitano di altre misure<br />
diagnostiche ed eventualmente terapeutiche prima<br />
dell’intervento:<br />
1) Il tempo intercorso da<br />
una eventuale rivascolarizzazione<br />
coronarica<br />
(chirurgica o con angioplastica).<br />
2) L’ultima va l u t a z i o n e<br />
cardiaca effettuata.<br />
3) La presenza di fattori<br />
clinici predittivi di ris<br />
chio ( m aggi o ri , i n t e r-<br />
medi, minori).<br />
4) Lo stato funzionale del<br />
<strong>paziente</strong>.<br />
5) Il ri s chio legato alla<br />
procedura chirurgica.<br />
1) I pazienti rivascolarizzati<br />
da meno di 6 anni, asintomatici<br />
e con normale attività<br />
fisica sono a basso<br />
ri s chio e non ri ch i e d o n o<br />
ulteriori indagini diagnostiche<br />
7-8-9-10-11 . Un incremento<br />
lieve del rischio per infarto<br />
miocardico perioperatorio è<br />
stato riscontrato fra i soggetti<br />
rivascolarizzati da più<br />
Tab. 1<br />
di 6 anni nei quali, quindi, si impone una più attenta<br />
valutazione preoperatoria.<br />
2) I pazienti che negli ultimi 2 anni hanno effettuato<br />
un test da sforzo risultato negativo per ischemia<br />
o una coronarografia con buoni risultati possono<br />
essere sottoposti a ch i ru rgia senza ulteri o ri<br />
esami, purchè la sintomatologia ed il trattamento<br />
siano rimasti invariati.<br />
Fattori predittivi di rischio cardiovascolare<br />
perioperatorio<br />
MAGGIORI<br />
INTERMEDI<br />
MINORI<br />
Angina instabile<br />
3) Fattori predittivi di rischio relativi al <strong>paziente</strong><br />
(Tab. 1).<br />
Sono fat t o ri clinici di aumentato ri s chio card i ova s c o-<br />
l a re legati alla presenza di malattie card i a che e/o<br />
eventuali malattie associate (art e ri o p atia peri fe ri c a ,<br />
i n s u fficienza cereb rova s c o l a re, i n s u fficienza re n a l e ) 8 .<br />
4) La capacità funzionale del <strong>paziente</strong> si valuta in<br />
base alla capacità di svolgere alcune attività quotidiane<br />
di tipo ricreativo come ballo, gioco del golf,<br />
camminare a 3-5 Km/h, e viene espressa in livelli di<br />
equivalente metabolico (METs). Il consumo di ossigeno<br />
(VO 2<br />
) in un uomo di<br />
Infarto miocardico acuto<br />
(< 1 settimana) o recente (< 1 mese)<br />
Insufficienza cardiaca congestizia<br />
By-pass o angioplastica recenti<br />
(< 1 mese)<br />
Aritmie maligne<br />
Severa malattia valvolare<br />
Angina stabile<br />
Infarto miocardico da oltre 1 mese o<br />
meno di 3 mesi<br />
Storia di insufficienza ca r d i a ca conges t i z i a<br />
Diabete<br />
70 Kg a riposo è pari a 3.5<br />
ml/Kg/min e corrisponde ad<br />
1 MET. Il VO 2<br />
delle varie<br />
attività può essere espresso<br />
in multipli di MET (Tab. 2).<br />
A tal fine la capacità funzionale<br />
è stata cl a s s i fi c ata come<br />
eccellente (se > 10 MET),<br />
buona (7-10 MET), m o d e rata<br />
(4-7 MET), scadente (< 4<br />
MET). Il ri s chio cardiaco è<br />
alto per i pazienti con cap a-<br />
cità funzionale < 4 MET 1 2 .<br />
5) Il rischio cardiaco per<br />
la procedura chirurgica è:<br />
- alto (> 5%) negli interventi<br />
maggiori eseguiti in<br />
urgenza, in chirurgia aortica<br />
e vascolare, interventi chirurgici<br />
di lunga durata con<br />
importanti perdite ematiche<br />
e di liquidi;<br />
- m e d i o (< 5%) in ch i ru rgi a<br />
c a ro t i d e a , a dd o m i n a l e, t o rac<br />
i c a , del capo e del collo,<br />
o rtopedica e pro s t atica;<br />
- b a s s o (< 1%) per pro c e d u re endoscopich e, i n t e r-<br />
venti superfi c i a l i , ch i ru rgia del seno e della cat a rat t a .<br />
Insufficienza renale cronica (creatinina ><br />
2mg/dl)<br />
By-pass o angioplastica da oltre<br />
6 settimane ma meno di 3 mesi<br />
Aritmie ventricolari<br />
Età avanzata<br />
Ipertensione<br />
Storia di ictus<br />
Infarto miocardico da oltre 3 mesi<br />
Rivascolarizzazione > 3mesi < 6 anni<br />
Nel caso di procedure chirurgiche non urgenti ed in<br />
assenza di una recente rivascolarizzazione coronarica<br />
o recente valutazione cardiaca, le indicazioni per<br />
ulteriori valutazioni cardiache, in accordo con le<br />
linee guida ACC/AHA sono:<br />
1 ) P resenza di un fat t o re clinico pre d i t t ivo maggi o re.<br />
118 Per Per la corrispondenza: la liliana.sollazzi@rmunicatt.it<br />
fabiozaca@hesperia.it<br />
CARDIOLOGY SCIENCE<br />
CARDIOLOGY SCIENCE 119<br />
VOL 4 • MAGGIO-GIUGNO 2006<br />
VOL 4 • MAGGIO-GIUGNO 2006
RASSEGNE Liliana Sollazzi, Cristina Modesti <strong>Anestesia</strong> e <strong>paziente</strong> <strong>cardiopatico</strong> RASSEGNE<br />
2) Presenza di un fattore clinico predittivo intermedio<br />
o stato funzionale scadente se l’intervento è<br />
ad alto rischio.<br />
3) Presenza di un fattore clinico predittivo intermedio<br />
e di uno stato funzionale scadente se l’intervento<br />
è a rischio intermedio.<br />
Valutazione cardiaca preoperatoria<br />
I diversi tests diagnostici non invasivi utili per la<br />
stratificazione del rischio andrebbero riservati solo<br />
ai casi in cui si individua una precisa indicazione o<br />
quando si ritiene che siano utili per la scelta dell’approccio<br />
chirurgico ed anestesiologico o che sia<br />
possibile, procrastinando l’intervento, migliorare,<br />
con un adeguato trattamento medico, la riserva cardiaca<br />
e/o coronarica.<br />
Tab. 2<br />
I tests di funzione sistolica ventricolare includono<br />
l’ecocardiogramma transtoracico e la scintigrafia<br />
miocardica. La valutazione<br />
della funzione ventricolare<br />
sinistra è indicata nei<br />
pazienti con storia di scompenso<br />
cardiaco o con scompenso<br />
cardiaco in atto. Una<br />
frazione di eiezione (FE) <<br />
35% aumenta il rischio di<br />
sviluppare complicanze cardiache<br />
perioperatorie. Tuttavia<br />
la FE ha un alto valore<br />
p re d i t t ivo negat ivo ed un<br />
basso valore predittivo positivo<br />
6 .<br />
Per la valutazione della<br />
riserva coronarica, oltre al<br />
test da sforzo che non tutti i<br />
pazienti possono effettuare,<br />
si può ricorrere a test da<br />
sforzo farmacologico (ecostress<br />
e scintigrafia) con farmaci che aumentano il<br />
cronotropismo e l’inotropismo (atropina, dobutamina)<br />
o con farmaci che causano maldistribuzione del<br />
flusso coronarico (dipiridamolo, adenosina) 13 .<br />
Tuttavia sia l’ecocardiogramma da stress che la<br />
scintigrafia miocardica da stress hanno un elevato<br />
valore predittivo negativo (vicino al 100%), ma un<br />
basso valore predittivo positivo (< 38 % per l’ecostress<br />
e < 20 % per la scintigrafia) 8-14-15-16 .<br />
1 MET Puoi provvedere alla cura della tua persona<br />
(mangiare, vestirsi, usare il bagno senza aiuto)<br />
Riesci a camminare dentro casa<br />
Puoi camminare per 50-100 metri in pianura<br />
Puoi percorrere 3-5 Km in 1 ora<br />
4 MET Riesci a fare 1 piano di scale o camminare<br />
in salita <br />
Puoi fare 6 o più Km in 1 ora<br />
Puoi correre per brevi distanze<br />
Riesci a lavare il pavimento o spostare mobili<br />
pesanti<br />
Tali tests possono comunque essere utili per identificare<br />
i pazienti (~ 21 %) candidati alla coronarografia<br />
e rivascolarizzazione coronarica mediante<br />
angioplastica con o senza stent o bypass chirurgico.<br />
Solo nei pazienti che all’ecostress presentano una<br />
estesa ischemia (da 5 a 16 segmenti) può essere<br />
presa in considerazione la coronarografia e l’eventuale<br />
rivascolarizzazione.<br />
Nei pazienti invece, in cui sono interessati meno di<br />
5 segmenti, può essere presa in considerazione l’opportunità<br />
di effettuare l’intervento sotto trattamento<br />
con beta bloccanti 17 .<br />
Anche quando sarebbe indicata la coronarografia e<br />
l’eventuale rivascolarizzazione, bisogna comunque<br />
tenere presenti 3 punti:<br />
- il rischio combinato per la coronarografia e rivascolarizzazione<br />
coronarica non deve superare il<br />
rischio per l’intervento chirurgico programmato<br />
effettuato senza rivascolarizzazione;<br />
- la diminuzione del rischio cardiaco mediante la<br />
riva s c o l a rizzazione deve essere maggi o re del<br />
rischio legato alla coronarografia<br />
e rivascolarizzazione;<br />
- il tempo di recovery dalla<br />
rivascolarizzazione non deve<br />
compromettere la prognosi<br />
dell’intervento chirurgico<br />
rinviato.<br />
Management<br />
intraoperatorio<br />
Per quanto riguarda il man<br />
agement intra o p e rat o ri o<br />
verranno prese in considerazione<br />
le card i o p atie più<br />
importanti per la loro severità<br />
ed incidenza: la cardiopatia<br />
ischemica e valvolare<br />
con particolare riferimento<br />
alla valvulopatia mitralica ed aortica.<br />
Puoi fare attività sportive moderate<br />
(gioco delle bocce, ballo, tennis in doppio)<br />
10 MET Puoi fare attività sportive più impegnative<br />
(nuoto, sci, pallacanestro, calcio, tennis<br />
in singolo) <br />
Cardiopatia ischemica: il principale obiettivo della<br />
condotta anestesiologica deve essere il mantenimento<br />
di un adeguato equilibrio fra domanda ed apporto<br />
di ossigeno miocardico.<br />
Fattori perioperatori associati con l’aumento del<br />
consumo miocardico di ossigeno (MVO 2<br />
) sono<br />
essenzialmente:<br />
- l’aumento della frequenza cardiaca,<br />
- l’aumento dell’afterload,<br />
- l’aumento del preload,<br />
che aumentano il lavoro cardiaco.<br />
Fattori associati con una riduzione dell’apporto di<br />
ossigeno includono:<br />
- la diminuzione dell’ematocrito (Hct),<br />
- la diminuzione della sat u razione di ossigeno (Sat O 2<br />
) ,<br />
- vasocostrizione e trombosi coronarica.<br />
Durante l’intervento si possono verificare condizioni<br />
che alterano sia il consumo (MVO 2<br />
) sia l’apporto<br />
di ossigeno (DO 2<br />
). La risposta allo stress chirurgico<br />
può essere associata ad un aumento di tutti e tre i<br />
fattori che aumentano il consumo miocardico di<br />
ossigeno (MVO 2<br />
).<br />
Pertanto è di fondamentale importanza mantenere<br />
un adeguato livello di anestesia per controllare la<br />
risposta neurovege t at iva allo stress ch i ru rgi c o .<br />
D ’ a l t ra parte riduzioni della pressione art e ri o s a<br />
sistemica con diminuzioni della pressione di perfusione<br />
coronarica o un’anemizzazione acuta misconosciuta<br />
possono compromettere l’apporto di ossigeno<br />
miocardico e gli effetti sono particolarmente<br />
pericolosi nei pazienti ipertesi.<br />
Comunque studi recenti hanno dimostrato che una<br />
gran parte degli episodi ischemici perioperatori non<br />
è associata con alterazioni emodinamiche. La vasocostrizione<br />
coronarica e la trombosi a livello delle<br />
placche ateromasiche possono indurre l’ischemia<br />
miocardica 18-19 .<br />
I pazienti ad elevato rischio di ischemia perioperat<br />
o ria devono essere monitori z z ati at t e n t a m e n t e,<br />
ricorrendo anche ad un monitoraggio più estensivo<br />
con l’ecocardiografia transesofagea o invasivo con il<br />
catetere di Swan Ganz.<br />
Per quanto riguarda la tecnica di anestesia, allo<br />
stato attuale non esistono certezze sulla superiorità<br />
di una tecnica sull’altra nel ridurre la morbilità cardiaca<br />
perioperatoria.<br />
D ive rsi trials clinici hanno dimostrato l’efficacia d e l l e<br />
t e c n i che loco-regi o n a l i c o m p a rate con l’a n e s t e s i a<br />
ge n e ra l e nel ri d u rre la morbilità cardiaca peri o p e rat o-<br />
ria. In part i c o l a re i va n t aggi principali sarebb e ro un<br />
miglior controllo della risposta neuro e n d o c rina allo<br />
s t re s s , una migliore ri p resa della funzione re s p i rat o ri a<br />
nel postoperat o ri o , una riduzione delle complicanze<br />
t ro m b o t i che e quindi della trombosi coro n a ri c a .<br />
A l t ri studi cl i n i c i , t u t t av i a , non hanno confe rm at o<br />
tali ri s u l t ati ed evidenziano che la simpaticolisi fa r-<br />
macoindotta secondaria all’anestesia loco-regi o n a l e<br />
può ri d u rre, s ì , l ’ a f t e rload e quindi il consumo mioc<br />
a rdico di ossigeno (MVO 2<br />
) , ma può comport a re una<br />
riduzione della pressione diastolica tale da comprom<br />
e t t e re la perfusione coro n a rica. In linea di massima<br />
si può dire che nei pazienti ischemici con buona fun -<br />
zione ve n t ri c o l a re sinistra si può dare indicazione<br />
a l l ’anestesia loco-regi o n a l e p e rché il bilancio tra<br />
e ffetti positivi e negat ivi (simpaticolisi e diminu z i o-<br />
ne della perfusione coro n a rica) è sicuramente a favore<br />
degli effetti positivi; i pazienti che invece pre s e n -<br />
tano una disfunzione ve n t ri c o l a re sinistra p o s s o n o<br />
non tollera re le va riazioni emodinamiche secondari e<br />
alla simpaticectomia e quindi sarebbe più indicat o<br />
ri c o rre re all’anestesia ge n e ra l e s c egliendo i fa rm a c i<br />
che abbiano meno ri p e rcussioni negat ive sull’emodinamica<br />
e sulla contrattilità miocardica.<br />
L’anestesia bilanciata con oppioidi allo stato attuale<br />
risulta l’anestesia più adeguata.<br />
In aggiunta alla tecnica di anestesia più adeguata<br />
comunque, va presa in considerazione l’opportunità<br />
di usare il beta blocco per il controllo dell’emodinamica.<br />
Alcuni studi hanno dimostrato, infatti, il<br />
loro ruolo preventivo nel ridurre il rischio di ischemia<br />
cardiaca perioperatoria 17-20 .<br />
Valvulopatie<br />
Stenosi aortica<br />
È la più severa lesione valvolare per l’elevato rischio<br />
di morte improvvisa (15-20%) 21 . Il ventricolo sinistro,<br />
sottoposto ad un sovraccarico cronico di pressione,<br />
va incontro ad ipertrofia concentrica per<br />
diminuire lo stress di parete. Con tale alterazione<br />
coesistono altre anomalie:<br />
- aumento del consumo di ossigeno miocardico<br />
(MVO 2<br />
),<br />
- diminuzione dell’apporto di ossigeno a livello<br />
degli strati subendocardici,<br />
- diminuzione della compliance diastolica del ventricolo<br />
sinistro.<br />
Gli obiettivi di un adeguato management anestesiologico<br />
sono il mantenimento del precarico (mantenimento<br />
del ritmo sinusale e di un adeguato volume<br />
intravascolare) e la prevenzione della caduta delle<br />
resistenze vascolari sistemiche. Infatti una diminuzione<br />
della pressione arteriosa sistemica con una<br />
diminuzione della pressione di perfusione coronarica,<br />
specie se associata a tachicardia che riduce il<br />
120 CARDIOLOGY SCIENCE<br />
CARDIOLOGY SCIENCE 121<br />
VOL 4 • MAGGIO-GIUGNO 2006 VOL 4 • MAGGIO-GIUGNO 2006
RASSEGNE Liliana Sollazzi, Cristina Modesti <strong>Anestesia</strong> e <strong>paziente</strong> <strong>cardiopatico</strong> RASSEGNE<br />
tempo di perfusione coronarica, possono determinare<br />
l’insorgenza di fenomeni ischemici. L’anestesia<br />
l o c o - regi o n a l e ( s u b a racnoidea o peri d u rale) può<br />
essere tollerata nella stenosi aortica moderata (generalmente<br />
asintomatica), è sicuramente controindica -<br />
ta nella stenosi aortica severa. Infatti la riduzione<br />
del precarico e/o del postcarico conseguenti alla<br />
simpaticectomia può non essere compensata in presenza<br />
di tale valvulopatia e può esitare in una ipotensione<br />
più o meno marcata e deleteria soprattutto<br />
per la perfusione coronarica.<br />
Insufficienza aortica<br />
Il rigurgito cronico produce un sovraccarico di volume<br />
del ventricolo sinistro che va incontro ad ipertrofia<br />
eccentrica e dilatazione. Il volume di rigurgito<br />
dipende dalla frequenza cardiaca (tempo diastolico)<br />
e dal gradiente pressorio transvalvolare (pressione<br />
aortica diastolica – pressione ventricolare sinistra<br />
di fine diastole).<br />
Riduzioni della frequenza cardiaca che determinano<br />
aumento del tempo diastolico ed aumenti della pressione<br />
diastolica arteriosa favoriscono il rigurgito.<br />
Pertanto gli obiettivi di un adeguato management<br />
sono la prevenzione della bra d i c a rdia e di un<br />
aumento delle resistenze vascolari sistemiche.<br />
D’altra parte una tachicardia può essere mal tollerata<br />
perché può contribuire all’ischemia miocardica.<br />
L’aumento compensatorio del precarico deve essere<br />
mantenuto, ma un eventuale sovraccarico può esitare<br />
in edema polmonare.<br />
L’anestesia loco-regionale (subaracnoidea o epidurale)<br />
rappresenta sicuramente la tecnica di scelta<br />
purchè si provveda al mantenimento di un adeguato<br />
volume intravascolare.<br />
Quando è richiesta l’anestesia generale, la scelta va<br />
orientata preferenzialmente verso gli anestetici inalatori<br />
per i loro effetti vasodilatatori.<br />
Stenosi mitralica<br />
La stenosi mitralica comporta un ipertensione atriale<br />
sinistra con possibile congestione polmonare,<br />
basse pressioni di riempimento ventricolare sinistro<br />
e nei casi severi, ipertensione polmonare e sovraccarico<br />
di pressione del ventricolo destro.<br />
Gli obiettivi anestesiologici sono il controllo della<br />
frequenza cardiaca e, se possibile, ripristinare e<br />
mantenere il ritmo sinusale, assicurare un adeguato<br />
volume intravascolare e prevenire la vasodilatazione<br />
arteriosa sistemica.<br />
Le tecniche loco-regionali possono essere mal tollerate<br />
per i loro effetti sulle resistenze vascolari sistemiche;<br />
l’anestesia peridurale è preferibile alla subaracnoidea<br />
per la comparsa più graduale del blocco<br />
simpatico.<br />
L’anestesia con oppioidi può rappresentare la tecnica<br />
più sicura, ma impone sempre un continuo ed<br />
attento controllo della frequenza cardiaca e delle<br />
resistenze vascolari sistemiche.<br />
Insufficienza mitralica<br />
Il principale effetto emodinamico dell’insufficienza<br />
mitralica è la riduzione del volume di sistole per il<br />
rigurgito in atrio sinistro. Il ventricolo sinistro è sottoposto<br />
ad un sovraccarico di volume e va incontro<br />
a dilatazione ed ipertrofia eccentrica. L’entità del<br />
rigurgito dipende dai regimi pressori esistenti in<br />
atrio sinistro ed aorta. Un aumento delle resistenze<br />
vascolari sistemiche, una diminuzione della frequenza<br />
cardiaca con aumento del tempo di sistole,<br />
aumentano il rigurgito.<br />
Pertanto gli obiettivi sono simili a quelli indicati per<br />
l’insufficienza aortica:<br />
- la frequenza cardiaca deve rimanere piuttosto elevata,<br />
- p reve n i re l’aumento delle re s i s t e n ze va s c o l a ri<br />
sistemiche,<br />
- controllo della volemia.<br />
Le tecniche loco-regionali sono ben tollerat e, se si<br />
mantiene sempre il controllo della frequenza cardiaca.<br />
Nei pazienti con disfunzione ventricolare gli anestetici<br />
volatili possono essere mal tollerati per il loro<br />
effetto miocardiodepressivo; l’anestesia bilanciata<br />
con oppioidi sembra essere la tecnica più sicura.<br />
Conclusioni<br />
L’approccio perioperatorio al cosiddetto “<strong>paziente</strong><br />
<strong>cardiopatico</strong>” è sicuramente multidisciplinare e richiede<br />
una collaborazione fra cardiologo, anestesista<br />
e chirurgo.<br />
Infatti il rischio “cardiologico” in vista di un intervento<br />
chirurgico va sempre valutato tenendo conto<br />
delle possibili interferenze degli atti anestesiologico<br />
e chirurgico sulla cardiopatia di base.<br />
Un buon approccio attraverso un’attenta stratificazione<br />
del rischio multidisciplinare, consente una<br />
diminuzione della morbilità e mortalità cardiaca<br />
perioperatoria.<br />
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