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<strong>Pensare</strong> <strong>Marco</strong> <strong>Belinelli</strong><br />
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solo. Le vittorie sportive producono il cosiddetto “feel good factor”: tutti<br />
possono sentirsi partecipi e artefici di una vittoria, non solo chi materialmente<br />
la ottiene, che però proprio per questa trasmissione di felicità<br />
diventa un benefattore della propria comunità nazionale.<br />
Oggi esistono delle nazioni create dallo sport non coincidenti con i confini<br />
della sfera politica, delle vere e proprie comunità transnazionali che sono<br />
i grandi club di calcio europei e di basket americani. I mercati del tifo sportivo<br />
sono oggi mercati globali, non solo locali. Eppure anche in questi processi<br />
di globalizzazione economico-sportiva il peso del nazionalismo tradizionale<br />
conta. L'NBA nell'ultimo ventennio ha saputo incorporare<br />
questo aspetto nelle proprie strategie di espansione commerciale, a differenza<br />
delle altre tre grandi leghe sportive d'Oltreoceano, che rimangono<br />
sostanzialmente americane, con un tocco di canadesità nell'hockey e<br />
caraibicità nel baseball. Proprio nella stagione 2014-2015 appena cominciata<br />
è stato raggiunto il record di giocatori internazionali presenti nei<br />
roster delle 30 squadre NBA, 101, in rappresentanza di 37 nazioni, il 23%<br />
della lega, un dato raddoppiato rispetto alla stagione 2000-2001. Si<br />
tratta di un cambiamento importante. Proprio questo cambiamento<br />
incentiva l'adesione nazionalistica dei pubblici non-americani. Dei figli<br />
della propria nazione che entrano a giocare nella lega sportiva più sognata<br />
ed esclusiva del mondo, in alcuni casi anche vincendo il titolo, cosa c'è<br />
di più patriottico La mania cinese per il basket ha avuto in Yao Ming il suo<br />
detonatore principale. Tony Parker è arrivato oggi a rappresentare nella<br />
considerazione del popolo francese un pari-grado di Michel Platini. Dirk<br />
Nowitzki è diventato un eroe popolare in una nazione come la Germania<br />
in cui il basket è di gran lunga superato anche dalla pallamano come<br />
seguito e tradizione. In Spagna, dopo i successi di Pau Gasol e la lunga<br />
schiera di giocatori spagnoli atterrati oltreoceano, l'hanno ribattezzata<br />
“ÑBA”.<br />
C'è quindi un preciso senso italiano nella vittoria di <strong>Marco</strong> <strong>Belinelli</strong>. La bellezza<br />
di veder sventolare un tricolore in un posto in cui non ci saremmo<br />
mai aspettati di vederlo. La bellezza di poter pronunciare l'espressione<br />
“primo italiano a vincere l'anello Nba” e “primo italiano a vincere la gara<br />
dei 3 punti all'All Star Game”. L'orgoglio nel sapere che la persona più<br />
influente del mondo, Barack Obama, nomina positivamente l'Italia anche<br />
grazie al contributo dato dai suoi <strong>Belinelli</strong> e Gallinari al basket americano,<br />
in un periodo storico in cui la nostra considerazione internazionale si è<br />
fortemente ridotta. C'è poi un senso più tecnico, ovvero quanto un successo<br />
sportivo non sia solo individuale, bensì frutto di un movimento<br />
sportivo. E' innegabile che la comunità italiana delle persone che seguono<br />
il basket e lo praticano abbia vissuto in maniera più intensa e consapevole<br />
questo successo. <strong>Marco</strong> <strong>Belinelli</strong> è il suo talento, la sua applicazione, la<br />
sua determinazione, ma anche tutti gli avversari che ha incontrato negli<br />
anni della sua formazione giovanile, i dirigenti che lo hanno cresciuto, gli