La sindrome della bocca che brucia - Recenti Progressi in Medicina
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G.A. Scard<strong>in</strong>a, T. Pisano, P. Mess<strong>in</strong>a: <strong>La</strong> <strong>s<strong>in</strong>drome</strong> <strong>della</strong> <strong>bocca</strong> <strong>che</strong> <strong>brucia</strong> 127<br />
bi molto caldi, abituale <strong>in</strong>gestione di cibi molto<br />
piccanti e di cibi acidi (limone, cedro, pompelmo),<br />
reflusso gastro-esofageo e frequenti episodi di vomito,<br />
l<strong>in</strong>gua a carta geografica, trauma da protesi,<br />
discrepanza occlusale, alterazione <strong>della</strong> dimensione<br />
verticale, parafunzioni e abitud<strong>in</strong>i viziate,<br />
allergia da contatto elettrogalvanismo, xerostomia<br />
(“dry mouth sensation”), sensazione soggettiva<br />
di sec<strong>che</strong>zza del cavo orale <strong>che</strong> può realizzarsi<br />
<strong>in</strong> diverse condizioni: idiopatica, autoimmune, S.<br />
di Sjögren, terapia radiante o citostatica, da farmaci<br />
con effettivo calo del flusso salivare basale<br />
e/o stimolato); la candidosi orale (figure 3 e 4 alla<br />
pag<strong>in</strong>a precedente), il Li<strong>che</strong>n planus orale. Si possono<br />
riscontrare an<strong>che</strong> fattori sistemici: carenza<br />
di vitam<strong>in</strong>e e m<strong>in</strong>erali e diabete mellito 8 .<br />
Trattamento<br />
Una revisione critica <strong>della</strong> letteratura riguardante<br />
la BMS <strong>in</strong>dica <strong>che</strong> non esiste a tutt’oggi una<br />
terapia <strong>che</strong> possa essere def<strong>in</strong>ita risolutiva per<br />
tutti i pazienti; essa è empirica, molto prolungata<br />
nel tempo e i risultati non sempre sono soddisfacenti.<br />
• Nelle forme di BMS <strong>in</strong> cui si sospetti una prevalente<br />
base psicosomatica, un <strong>in</strong>tervento di tipo<br />
psicologico, mirato <strong>in</strong>nanzitutto a <strong>in</strong>formare e a<br />
tranquillizzare il paziente sulla natura assolutamente<br />
benigna <strong>della</strong> propria condizione, può contribuire<br />
a ridurne sensibilmente l’apprensione e il<br />
livello di ansia. Talora una psicoterapia di supporto,<br />
eventualmente affiancata a prati<strong>che</strong> alternative<br />
come l’ago puntura e il tra<strong>in</strong><strong>in</strong>g autogeno possono<br />
essere di aiuto 14 .<br />
• Il trattamento farmacologico è basato sulla<br />
somm<strong>in</strong>istrazione di antidepressivi triciclici come<br />
l’amitriptil<strong>in</strong>a, antiepilettici come la carbamazep<strong>in</strong>a,<br />
il clonazepam e antidepressivi seroton<strong>in</strong>ergici,<br />
come il trazodone. Gli effetti degli<br />
antidepressivi triciclici nel dim<strong>in</strong>uire il dolore cronico,<br />
<strong>in</strong>dicano <strong>che</strong>, a bassi dosaggi, questi farmaci<br />
agirebbero come analgesici (aumento <strong>della</strong> concentrazione<br />
di monoam<strong>in</strong>e analgesi<strong>che</strong> nel sistema<br />
nervoso centrale) analogamente ad alcune benzodiazep<strong>in</strong>e,<br />
anch’esse utilizzate comunemente nel<br />
trattamento <strong>della</strong> BMS. Diversi studi hanno valutato<br />
gli effetti del clonazepam a bassi dosaggi <strong>in</strong><br />
pazienti con BMS, somm<strong>in</strong>istrando il farmaco per<br />
via sistemica o per applicazione topica: è emersa<br />
una remissione completa o parziale <strong>della</strong> s<strong>in</strong>tomatologia<br />
<strong>in</strong> circa 2/3 dei pazienti esam<strong>in</strong>ati. Sebbene<br />
il clonazepam possa esercitare il suo effetto positivo<br />
sulla s<strong>in</strong>tomatologia orale attraverso un’azione<br />
ipnotico-sedativa, questa eventualità sembra essere<br />
improbabile, dal momento <strong>che</strong> il massimo effetto<br />
viene generalmente osservato a bassi dosaggi 16 .<br />
• Considerando la <strong>s<strong>in</strong>drome</strong> <strong>della</strong> <strong>bocca</strong> <strong>che</strong><br />
<strong>brucia</strong> una manifestazione di neuropatia, gli attuali<br />
studi stanno valutando la risposta dei pazienti,<br />
con risultati già positivi a nuovi farmaci,<br />
quali il Gabapent<strong>in</strong> somm<strong>in</strong>istrato a bassi dosaggi.<br />
Il Gabapent<strong>in</strong> è una molecola strutturalmente<br />
molto simile all’acido gamma-am<strong>in</strong>o-butirrico<br />
(GABA), normalmente presente come mediatore<br />
del sistema nervoso centrale ed è ben assorbito<br />
dopo somm<strong>in</strong>istrazione orale. È stato approvato<br />
dalla FDA nel 1993 come farmaco attivo nel<br />
trattamento dell’epilessia ed è stato l’unico farmaco<br />
delibato <strong>in</strong> Italia con <strong>in</strong>dicazione an<strong>che</strong> nella<br />
terapia del dolore neuropatico. Il farmaco esplica<br />
la sua azione attraverso due pr<strong>in</strong>cipali meccanismi.<br />
Il primo è legato all’attivazione <strong>della</strong> GAD<br />
(acido glutammico decarbossilasi), enzima <strong>che</strong> degrada<br />
l’acido glutammico <strong>in</strong> GABA, ottenendo una<br />
riduzione del neurotrasmettitore eccitatorio (glutammato)<br />
e un aumento di quello <strong>in</strong>ibitorio (GA-<br />
BA). Un secondo punto di attacco del Gabapent<strong>in</strong><br />
consiste nella capacità di legarsi alla sub-unità<br />
proteica alfa2delta, legata al recettore NMDA producendo<br />
un ostacolo alla penetrazione <strong>in</strong>tracellulare<br />
degli ioni Ca++ <strong>che</strong> svolgono un ruolo fondamentale<br />
nei fenomeni di depolarizzazione e trasmissione<br />
degli stimoli nel dolore neuropatico. Si<br />
è osservato <strong>che</strong> il Gabapent<strong>in</strong> provoca una riduzione<br />
del dolore di tipo urente, del numero di episodi<br />
di dolore parossistico, dell’iperalgesia e ottiene<br />
un potenziamento dell’analgesia <strong>in</strong>dotta dagli<br />
oppioidi 16 .<br />
Sono stati segnalati successi terapeutici con<br />
la somm<strong>in</strong>istrazione di acido alfa-lipoico<br />
(ALA). L’acido alfa-lipoico è considerato un potente<br />
antiossidante degli enzimi mitocondriali,<br />
sale trometamolo dell’acido tioctico, abitualmente<br />
somm<strong>in</strong>istrato ai pazienti diabetici nella terapia<br />
delle s<strong>in</strong>dromi algi<strong>che</strong> correlabili a pol<strong>in</strong>europatie<br />
di tipo diabetico 17 . Tale pr<strong>in</strong>cipio attivo<br />
sembra essere <strong>in</strong> grado di ridurre <strong>in</strong> modo significativo<br />
la s<strong>in</strong>tomatologia algica – <strong>che</strong> si manifesta<br />
con bruciore spontaneo e iperalgesia agli<br />
stimoli caldi – causata da una microangiopatia<br />
diabetica. L’acido alfa-lipoico è capace di <strong>in</strong>crementare<br />
i livelli di glutatione <strong>in</strong>tracellulare e di<br />
elim<strong>in</strong>are i radicali liberi: bassi livelli di glutatione<br />
possono causare stress ossidativi, <strong>in</strong>fiammazione<br />
e danneggiamento del nervo, determ<strong>in</strong>ando<br />
una neuropatia periferica. Qu<strong>in</strong>di, è possibile<br />
<strong>che</strong> la BMS sia una neuropatia correlata<br />
alla eccessiva produzione di radicali liberi e alla<br />
bassa produzione <strong>in</strong>tracellulare di glutatione e<br />
<strong>che</strong> l’acido alfa-lipoico possa dare beneficî <strong>in</strong> tal<br />
senso. I dosaggi di acido alfa-lipoico possono variare<br />
da 200 a 1200 mg al giorno, secondo le <strong>in</strong>dicazioni<br />
del medico. Studi recenti certificano risultati<br />
<strong>in</strong>coraggianti circa l’utilizzo di tale sostanza<br />
nella terapia <strong>della</strong> BMS: talora si è<br />
riusciti non solo a ridurre la s<strong>in</strong>tomatologia, ma<br />
an<strong>che</strong>, seppure <strong>in</strong> pochi casi, ad ottenere completa<br />
remissione 17 .<br />
Una probabile genesi neuropatica <strong>della</strong> BMS<br />
giustifica l’utilizzo terapeutico <strong>della</strong> capsaic<strong>in</strong>a.<br />
Tale sostanza si è dimostrata più efficace per<br />
il controllo del dolore neuropatico rispetto alla terapia<br />
farmacologica tradizionale. <strong>La</strong> capsaic<strong>in</strong>a<br />
agisce pr<strong>in</strong>cipalmente sui neuroni sensitivi primari<br />
con velocità e caratteristi<strong>che</strong> delle fibre A-<br />
delta e C.