La sindrome della bocca che brucia - Recenti Progressi in Medicina
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<strong>La</strong> <strong>s<strong>in</strong>drome</strong> <strong>della</strong> <strong>bocca</strong> <strong>che</strong> <strong>brucia</strong><br />
Vol. 98, N. 2, Febbraio 2007<br />
Pagg. 120-128<br />
Giuseppe Alessandro Scard<strong>in</strong>a, Teresa Pisano, Pietro Mess<strong>in</strong>a<br />
Riassunto. <strong>La</strong> <strong>s<strong>in</strong>drome</strong> <strong>della</strong> <strong>bocca</strong> <strong>che</strong> <strong>brucia</strong> si caratterizza per una s<strong>in</strong>tomatologia<br />
urente <strong>in</strong> assenza di lesioni obiettivabili a carico <strong>della</strong> mucosa orale. Co<strong>in</strong>volge<br />
prevalentemente donne di mezza età. <strong>La</strong> patologia ha un’eziologia multifattoriale.<br />
Questo articolo illustra la <strong>s<strong>in</strong>drome</strong>, i fattori correlati e le diverse possibilità terapeuti<strong>che</strong>.<br />
Parole chiave. Bruciore, mucosa orale, <strong>s<strong>in</strong>drome</strong> <strong>della</strong> <strong>bocca</strong> urente.<br />
Summary. Burn<strong>in</strong>g mouth syndrome.<br />
Burn<strong>in</strong>g mouth syndrome (BMS) is characterized by burn<strong>in</strong>g sensations of the oral<br />
cavity <strong>in</strong> the absence of abnormalities of the oral mucosa. BMS predom<strong>in</strong>antly affects<br />
middle-aged women. This condition has a multifactorial etiology. Multiple approa<strong>che</strong>s to<br />
treatment have been described. This article exam<strong>in</strong>es BMS, its related factors, and treatment<br />
options.<br />
Key words. Burn<strong>in</strong>g, burn<strong>in</strong>g mouth syndrome, oral mucosa.<br />
Def<strong>in</strong>izione<br />
Le s<strong>in</strong>tomatologie algi<strong>che</strong> di tipo urente sono<br />
disturbi dolorosi <strong>che</strong> spesso, <strong>in</strong> passato, sono stati<br />
sottovalutati dall’odontoiatra o dal medico odontostomatologo,<br />
ma <strong>che</strong> rivestono una prevalenza<br />
non trascurabile nella popolazione. <strong>La</strong> <strong>s<strong>in</strong>drome</strong><br />
<strong>della</strong> <strong>bocca</strong> <strong>brucia</strong>nte (SBB) può essere considerata<br />
una manifestazione di algia oro-facciale atipica<br />
per la sua espressione e presentazione. <strong>La</strong> “burn<strong>in</strong>g<br />
mouth syndrome”, ovvero BMS, è stata def<strong>in</strong>ita<br />
dalla IASP (Società Internazionale per lo<br />
Studio del Dolore) come «una sensazione di tipo<br />
urente <strong>che</strong> <strong>in</strong>teressa la l<strong>in</strong>gua e/o altre mucose del<br />
cavo orale <strong>in</strong> assenza di patologie e lesioni locali» 1 .<br />
Incidenza e prevalenza<br />
<strong>La</strong> BMS è una patologia descritta <strong>in</strong> tutto il mondo,<br />
ma la sua prevalenza nella popolazione è difficile<br />
da valutare, poiché i vari studi di cui essa è stata<br />
oggetto hanno esam<strong>in</strong>ato campioni differenti e usato<br />
metodi diagnostici diversi e qu<strong>in</strong>di i dati precisi di<br />
<strong>in</strong>cidenza nella media <strong>della</strong> popolazione sono spesso<br />
discordanti 2 . Interessa una quota piuttosto significativa<br />
<strong>della</strong> popolazione con una prevalenza generale<br />
<strong>che</strong> varia da 0,7% a 3,7%. Si riscontra più frequentemente<br />
tra il qu<strong>in</strong>to e sesto decennio di vita.<br />
Non esiste segnalazione di casi <strong>in</strong> età pediatrica<br />
o adolescenziale 3 .<br />
Colpisce prevalentemente le donne <strong>in</strong> età peri<br />
e post-menopausale con un rapporto stimato<br />
mediamente <strong>in</strong>torno a 1: 7; la percentuale è del<br />
14% secondo Ferguson et al. e del 26% secondo<br />
Van der Wall 3 . È stato evidenziato, <strong>in</strong>oltre, <strong>che</strong><br />
an<strong>che</strong> i soggetti <strong>in</strong> terapia ormonale sostitutiva<br />
non manifestavano miglioramenti. <strong>La</strong> <strong>s<strong>in</strong>drome</strong><br />
è an<strong>che</strong> frequente nell’anziano: a esordio fra 55 e<br />
i 75 anni <strong>in</strong> modo improvviso e, più spesso, graduale<br />
4 .<br />
Aspetti cl<strong>in</strong>ici<br />
Il s<strong>in</strong>tomo patognomonico <strong>della</strong> BMS è il “bruciore”,<br />
più spesso di <strong>in</strong>tensità moderata ma persistente<br />
per lunghi periodi, tale da essere difficilmente<br />
tollerato. <strong>La</strong> s<strong>in</strong>tomatologia ha un decorso<br />
cronico, <strong>che</strong> può essere cont<strong>in</strong>uo o <strong>in</strong>termittente, e<br />
permane per un periodo di tempo molto variabile<br />
<strong>che</strong> può andare da pochi mesi a molti anni; è stato<br />
più volte riportato <strong>in</strong> letteratura <strong>che</strong> oltre la<br />
metà dei pazienti va <strong>in</strong>contro a remissione spontanea,<br />
completa o parziale, dopo circa 6-7 anni 1 .<br />
Nella maggior parte dei pazienti, il bruciore è costante<br />
e persiste per diversi anni senza dim<strong>in</strong>uire<br />
di <strong>in</strong>tensità.<br />
Dipartimento di Scienze Stomatologi<strong>che</strong> G. Mess<strong>in</strong>a, Sezione di Odontostomatologia, Università, Palermo.<br />
Pervenuto il 17 maggio 2006.
G.A. Scard<strong>in</strong>a, T. Pisano, P. Mess<strong>in</strong>a: <strong>La</strong> <strong>s<strong>in</strong>drome</strong> <strong>della</strong> <strong>bocca</strong> <strong>che</strong> <strong>brucia</strong> 121<br />
Alcuni autori def<strong>in</strong>iscono tre differenti<br />
tipi di BMS sulla base delle fluttuazioni<br />
dei s<strong>in</strong>tomi nelle diverse fasi <strong>della</strong> giornata.<br />
I pazienti appartenenti al tipo 1 di BMS sono caratterizzati<br />
dalla assenza di s<strong>in</strong>tomatologia al<br />
risveglio, ma il bruciore aumenta progressivamente<br />
durante la giornata, raggiungendo il picco<br />
massimo alla sera.<br />
Nel tipo 2 la sensazione dolorosa è cont<strong>in</strong>ua per<br />
tutto il giorno, ma non ai pasti.<br />
Il tipo 3 è caratterizzato da una s<strong>in</strong>tomatologia<br />
dolorosa <strong>in</strong>termittente, con un’alternanza di<br />
giorni <strong>in</strong> cui il bruciore è presente, altri <strong>in</strong> cui il<br />
s<strong>in</strong>tomo è assente 5 .<br />
Da uno studio condotto da Trombelli P et al, nel<br />
’94, si ev<strong>in</strong>se <strong>che</strong> il bruciore può essere diffuso, può<br />
<strong>in</strong>teressare qualsiasi sede <strong>della</strong> mucosa orale e<br />
spesso presenta una localizzazione multifocale e<br />
quasi sempre bilaterale e simmetrica (tabella 1) 2 .<br />
<strong>La</strong> sensazione di bruciore è avvertita soprattutto<br />
a livello delle strutture più distali del cavo<br />
orale, analogamente a quanto avviene <strong>in</strong> caso di<br />
pol<strong>in</strong>europatie periferi<strong>che</strong>. I s<strong>in</strong>tomi vengono talvolta<br />
descritti come una sensazione di calore o di<br />
gonfiore urente <strong>della</strong> mucosa orale, si accompagnano<br />
spesso a una sensazione di <strong>bocca</strong> asciutta e<br />
disgeusia, cioè ad un’alterata sensibilità gustativa,<br />
a difficoltà nella deglutizione e a disturbi nell’olfatto<br />
(tabella 2) 1 .<br />
Tabella 1. - Sedi del bruciore orale.<br />
L<strong>in</strong>gua 50-70%<br />
Palato duro e bordo alveolare<br />
edentulo superiore 45-68%<br />
<strong>La</strong>bbra 34-38%<br />
Bordo alveolare<br />
edentulo <strong>in</strong>feriore 18-36%<br />
Mucosa geniena 4-18%<br />
Oro-far<strong>in</strong>ge 5-13%<br />
Pavimento <strong>della</strong> <strong>bocca</strong> 2-13%<br />
Palato-molle 0-6%<br />
Tabella 2. - S<strong>in</strong>tomi riferiti.<br />
Iposcialia 50%<br />
Disgeusia 40%<br />
Difficoltà nella deglutizione 28%<br />
Alterazione dell’olfatto 13%<br />
L’analisi psicologica del soggetto non va mai<br />
sottovalutata; i fattori psicologici sono stati citati<br />
frequentemente come causa <strong>della</strong> BMS; tuttavia<br />
la maggior parte <strong>della</strong> letteratura è aneddotica<br />
e solo pochi studi hanno usato metodi psicometrici<br />
per valutare lo stato psicologico dei<br />
pazienti; tra questi: tipo di personalità, ruolo di<br />
fattori sociali o eventi stressanti <strong>della</strong> vita, disturbi<br />
psichiatrici, ansia, depressione, cancerofobia<br />
e ipocondria 6 . Ciò è confermato an<strong>che</strong> <strong>in</strong> letteratura:<br />
è noto come, con il trascorrere del tempo,<br />
la cronicità di un’algia facciale determ<strong>in</strong>i nel<br />
paziente un profondo mutamento dal punto di vista<br />
sia psicologico <strong>che</strong> sociale. Inoltre, più a lungo<br />
un paziente soffre, maggiore diventa l’<strong>in</strong>fluenza<br />
dei fattori psicologici sulla propria esperienza<br />
di dolore. L’<strong>in</strong>tensificazione psicologica procede<br />
f<strong>in</strong>ché la sofferenza è visibilmente sproporzionata<br />
rispetto all’<strong>in</strong>put nocicettivo periferico. In questi<br />
casi il dolore può mancare di un adeguato <strong>in</strong>put<br />
nocicettivo anatomicamente collegato all’area<br />
di dolore.<br />
• Le alterazioni psicogene possono giocare<br />
un ruolo significativo nei pazienti con BMS.<br />
Trombelli et al. riportarono i risultati ottenuti <strong>in</strong>dagando<br />
sulla personalità e sul profilo psicologico di<br />
33 soggetti con BMS, attraverso l’applicazione di<br />
uno specifico questionario autocompilativo (Scala<br />
Cl<strong>in</strong>ica dell’Ansia e <strong>della</strong> Depressione). In oltre un<br />
terzo dei soggetti (67%) è stato possibile riconoscere<br />
la presenza di un’ alterazione psicogena. In particolare,<br />
il disturbo di tipo ansioso è emerso quale condizione<br />
predom<strong>in</strong>ante (61%) e associata a refrattarietà<br />
terapeutica. D’altra parte, è stato riscontrato<br />
un miglioramento dello stato psicologico di alcuni<br />
pazienti <strong>in</strong> concomitanza con la remissione del bruciore<br />
orale. Inoltre, la semplice rassicurazione sulla<br />
benignità del s<strong>in</strong>tomo si è dimostrata terapeuticamente<br />
efficace <strong>in</strong> oltre un quarto dei soggetti considerati.<br />
Gli autori conclusero <strong>che</strong>, sebbene ci possa<br />
essere un’associazione tra BMS e alterazioni psicogene,<br />
questa è lungi dal rappresentare un rapporto<br />
di causalità tra le due condizioni.<br />
Riguardo la prevalenza di alterazioni depressive<br />
e ansiose, nella letteratura si riscontrano dati<br />
contrastanti. Alcuni Autori considerano la depressione<br />
come il più comune disord<strong>in</strong>e emotivo nei pazienti<br />
con BMS, quantunque an<strong>che</strong> l’ansia sembra<br />
svolgere un ruolo importante. I risultati di questi<br />
studi suggeriscono <strong>che</strong>, sebbene i pazienti con BMS<br />
siano soggetti a elevati livelli di stress psicologico,<br />
l’<strong>in</strong>izio dei s<strong>in</strong>tomi non è necessariamente correlato<br />
a eventi vitali stressanti e <strong>che</strong> ansia e depressione<br />
hanno un ruolo importante ma non causale 6 .<br />
Ipotesi eziopatogeneti<strong>che</strong><br />
L’eziopatogenesi <strong>della</strong> BMS non è ancora nota e<br />
diverse sono le ipotesi relative ad un possibile primum<br />
movens, ipotesi <strong>che</strong>, tuttavia, non hanno ancora<br />
trovato conferma.<br />
Tra le possibili cause locali di BMS prese <strong>in</strong><br />
considerazione <strong>in</strong> questi ultimi venti anni, ci sono<br />
quelle <strong>che</strong> depongono a favore di meccanismi<br />
di tipo <strong>in</strong>fiammatorio e <strong>in</strong>fettivo, processi allergici,<br />
immunitari, degenerativi e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e componenti<br />
micro-traumati<strong>che</strong> e vascolari 7 .
122 <strong>Recenti</strong> <strong>Progressi</strong> <strong>in</strong> Medic<strong>in</strong>a, 98, 2, 2007<br />
Si potrebbe ipotizzare e deporre per una patogenesi<br />
correlata e secondaria ad alterazioni a carico<br />
delle fibre nervose periferi<strong>che</strong>. Infatti, le manifestazioni<br />
<strong>della</strong> BMS, caratterizzate pr<strong>in</strong>cipalmente<br />
da una s<strong>in</strong>tomatologia urente diffusa e/o<br />
localizzata a piccoli distretti orali, è aggravata il<br />
più delle volte da stimoli caldi e alleviata dalle basse<br />
temperature 8 .<br />
EZIOPATOGENESI DELL’INFIAMMAZIONE NEUROGENICA<br />
<strong>La</strong> teoria dell’<strong>in</strong>fiammazione neurogenica quale<br />
meccanismo eziopatogenetico del dolore, presuppone<br />
la presenza di mediatori <strong>in</strong>fiammatori, <strong>in</strong><br />
prevalenza sostanza P e CGRP (calciton<strong>in</strong> gene related<br />
peptide), capaci di <strong>in</strong>durre vasodilatazione<br />
con aumento <strong>della</strong> temperatura locale. Uno stimolo<br />
sul nevrasse di queste fibre può perciò generare<br />
un impulso antidromico capace di rilasciare al term<strong>in</strong>ale<br />
sensitivo questi mediatori <strong>che</strong> a loro volta<br />
provocano la fuoriuscita di istam<strong>in</strong>a dai mastociti.<br />
L’istam<strong>in</strong>a eccita ulteriormente i nocicettori, mentre<br />
la sostanza P accentua la vasodilatazione. In<br />
tal modo la sostanza P è contemporaneamente il<br />
mediatore pr<strong>in</strong>cipale dell’<strong>in</strong>fiammazione neurogenica<br />
ed il neurotrasmettitore dei neuroni sensitivi<br />
primari.<br />
L’<strong>in</strong>fiammazione neurogenica può qu<strong>in</strong>di determ<strong>in</strong>are<br />
modificazioni a carico dei nocicettori (meccanocettori<br />
e nocicettori polimodali) tali da renderli<br />
sensibili an<strong>che</strong> a stimoli precedentemente <strong>in</strong>capaci<br />
di attivarli.<br />
Effettivamente l’<strong>in</strong>fiammazione neurogenica è<br />
stata dimostrata quasi esclusivamente <strong>in</strong> fibre<br />
nervose <strong>che</strong> rilasciano sostanza P e <strong>che</strong> <strong>in</strong>nervano<br />
vasi sanguigni. Inoltre, può essere attenuata dai<br />
bloccanti dei recettori <strong>della</strong> sostanza P o da farmaci<br />
<strong>che</strong> <strong>in</strong>ibiscono la sua produzione.<br />
Le pol<strong>in</strong>europatie con degenerazione prevalente<br />
delle fibre nervose di piccolo calibro sono così<br />
classificate: di tipo dismetabolico, <strong>in</strong> corso di diabete<br />
mellito ed ipertiroidismo; da accumulo, <strong>in</strong> particolare<br />
nell’amiloidosi; conseguenti a meccanismi<br />
autoimmunitari, nelle pol<strong>in</strong>europatie paraneoplasti<strong>che</strong><br />
e nell’epatite virale; da fattori carenziali,<br />
nelle situazioni di deficit di vitam<strong>in</strong>e del gruppo B.<br />
In questi casi la lesione delle fibre nervose di piccolo<br />
calibro, <strong>in</strong> una fase precedente alla completa<br />
degenerazione nervosa con scomparsa di ogni attività<br />
elettrica, può generare un’attività nervosa<br />
spontanea e una ipersensibilizzazione verso gli stimoli<br />
nocivi e non nocivi.<br />
Sul piano cl<strong>in</strong>ico, questi fenomeni provocano dolore<br />
spontaneo con qualità <strong>brucia</strong>nte e dolore provocato<br />
da stimoli caldi e meccanici, di <strong>in</strong>tensità<br />
normalmente non dolorosa (allod<strong>in</strong>ia e/o iperalgesia<br />
al caldo ed agli stimoli meccanici). Tali disturbi<br />
sono solitamente localizzati alle estremità, dove<br />
la fibra nervosa è maggiormente danneggiata per<br />
l’accumulo delle lesioni su tutta la sua lunghezza<br />
e per i maggiori ostacoli al flusso assonale e qu<strong>in</strong>di<br />
all’arrivo di molecole di riparazione dal pirenoforo.<br />
Tuttavia, nelle fasi <strong>in</strong>termedie <strong>della</strong> patologia,<br />
è facile osservare un quadro di dolore <strong>brucia</strong>nte ed<br />
iperalgesia al caldo e agli stimoli meccanici <strong>in</strong> sede<br />
prossimale degli arti, mentre distalmente il paziente<br />
riferisce un’anestesia per stimoli termici e<br />
dolorosi, espressione di danno nervoso term<strong>in</strong>ale 2 .<br />
Queste alterate risposte agli stimoli termici e<br />
dei livelli di sensibilità sembrano essere espressione<br />
di alterazioni, più o meno selettive e parcellari,<br />
delle fibre nervose periferi<strong>che</strong> di piccolo<br />
calibro. È noto <strong>in</strong>fatti <strong>che</strong>, mentre la sensibilità<br />
per stimoli meccanici è veicolata da fibre nervose<br />
miel<strong>in</strong>i<strong>che</strong> di grande calibro di tipo Aβ secondo la<br />
classificazione di Erlanger e Gasser, la sensibilità<br />
per il dolore pungente e per il freddo è trasmessa<br />
attraverso fibre nervose miel<strong>in</strong>i<strong>che</strong> di piccolo<br />
calibro, di tipo Aδ. Parimenti, le sensibilità al<br />
caldo e agli stimoli dolorosi urenti, è trasmessa<br />
prevalentemente da fibre nervose amiel<strong>in</strong>i<strong>che</strong>, di<br />
tipo C.<br />
Diverse noxae patogene, <strong>che</strong> possono ledere i<br />
nervi periferici, colpiscono <strong>in</strong> prevalenza l’assone<br />
nervoso, piuttosto <strong>che</strong> lo strato miel<strong>in</strong>ico esterno.<br />
In questo modo, per cause più o meno note, si<br />
avranno lesioni <strong>che</strong> <strong>in</strong>teresseranno <strong>in</strong> primo luogo<br />
le fibre nervose amiel<strong>in</strong>i<strong>che</strong> o quelle poco miel<strong>in</strong>izzate<br />
provocando una selettiva riduzione <strong>della</strong><br />
sensibilità per gli stimoli termici. Nelle fasi<br />
avanzate, quando le term<strong>in</strong>azioni nervose amiel<strong>in</strong>i<strong>che</strong><br />
risultano più compromesse, si potrà riscontrare<br />
an<strong>che</strong> una ipoalgesia superficiale. Il riscontro<br />
di una riduzione di sensibilità per stimoli termici<br />
alla l<strong>in</strong>gua, così pure alle estremità distali<br />
degli arti <strong>in</strong>feriori, è comunque espressione di<br />
una lesione grave delle fibre nervose, prodotte da<br />
un <strong>in</strong>sulto cont<strong>in</strong>uato nel tempo. In un primo momento,<br />
quando le lesioni neuronali risultano parcellari<br />
e limitate, la funzione di trasmissione dei<br />
segnali sensitivi è discretamente conservata. Tuttavia,<br />
<strong>in</strong> questa fase è possibile <strong>che</strong> le fibre moderatamente<br />
alterate e l’aumento <strong>della</strong> densità<br />
recettoriale locale possano provocare una dim<strong>in</strong>uzione<br />
delle soglie sensoriali agli stimoli dolorosi:<br />
iperalgesia.<br />
Le caratteristi<strong>che</strong> e le reattività s<strong>in</strong>tomatologi<strong>che</strong><br />
di una neuropatia periferica iperalgica<br />
possono essere ricondotte a quelle descritte<br />
nella BMS. È qu<strong>in</strong>di lecito affermare <strong>che</strong><br />
la presenza di una riduzione <strong>della</strong> sensibilità termica<br />
alla l<strong>in</strong>gua possa correlarsi a una lesione term<strong>in</strong>ale<br />
e irreversibile delle fibre nervose di tipo C e<br />
<strong>che</strong> il dolore <strong>brucia</strong>nte sia <strong>in</strong>vece espressione di<br />
un’alterazione precoce a stimoli irritativi delle stesse<br />
fibre periferi<strong>che</strong>. Nei soggetti affetti da BMS, frequentemente<br />
è osservabile una discreta attenuazione<br />
del dolore con il semplice contatto di alimenti<br />
freddi, <strong>in</strong> grado di ridurre temporaneamente la<br />
temperatura superficiale <strong>della</strong> mucosa. In condizioni<br />
di iperalgesia da neuropatia vi è an<strong>che</strong> un’aumentata<br />
suscettibilità delle term<strong>in</strong>azioni nervose<br />
libere verso stimoli di natura chimica. Infatti, l’assunzione<br />
di alimenti acidi come il limone, accentua<br />
la s<strong>in</strong>tomatologia dolorosa nella maggior parte dei<br />
pazienti con BMS.
G.A. Scard<strong>in</strong>a, T. Pisano, P. Mess<strong>in</strong>a: <strong>La</strong> <strong>s<strong>in</strong>drome</strong> <strong>della</strong> <strong>bocca</strong> <strong>che</strong> <strong>brucia</strong> 123<br />
Queste alterazioni sensoriali a stimoli fisici e la<br />
stessa iperalgesia spiegherebbero le manifestazioni<br />
cl<strong>in</strong>i<strong>che</strong> tipi<strong>che</strong> <strong>della</strong> BMS. <strong>La</strong> BMS risulta, per<br />
la maggior parte dei pazienti, un’affezione <strong>che</strong> perdura<br />
per alcuni anni; successivamente si assiste a<br />
una remissione spontanea e repent<strong>in</strong>a <strong>della</strong> s<strong>in</strong>tomatologia<br />
urente. Si può ipotizzare <strong>che</strong> la scomparsa<br />
del dolore corrisponda a un aggravamento<br />
delle lesioni delle fibre nervose, con scomparsa dei<br />
fenomeni iperalgici 8 .<br />
evidenziate mediante anticorpi monoclonali antiβ-tubul<strong>in</strong>a<br />
per l’analisi del citos<strong>che</strong>letro, e mediante<br />
anticorpi anti-prote<strong>in</strong>a basica <strong>della</strong> miel<strong>in</strong>a<br />
(MBP) e mediante anticorpi anti-prote<strong>in</strong>a 22<br />
<strong>della</strong> miel<strong>in</strong>a periferica (PMP22). <strong>La</strong> PGP 9.5 è<br />
stata identificata <strong>in</strong> grosse quantità a livello <strong>della</strong><br />
gua<strong>in</strong>a del nervo, nel tessuto connettivo e nella<br />
parte centrale <strong>della</strong> papilla. Mediante tali metodi<strong>che</strong><br />
immunoistochimi<strong>che</strong>, è stato possibile evidenziare<br />
la densità delle fibre nervose (figura 1).<br />
Uno studio condotto da<br />
Norifumi Y. et al. ha valutato<br />
il ruolo dell’applicazione<br />
topica <strong>della</strong> capsaic<strong>in</strong>a<br />
<strong>in</strong> modelli neuropatici di<br />
ratto <strong>in</strong>dotti sperimentalmente<br />
9 . Si è potuto constatare<br />
<strong>che</strong> la capsaic<strong>in</strong>a applicata<br />
sulla cute del ratto<br />
era <strong>in</strong> grado di stimolare la<br />
produzione di sostanza P e<br />
di blu di Evans (<strong>in</strong>iettato<br />
per via endovenosa 10 m<strong>in</strong>uti<br />
prima dell’applicazione<br />
<strong>della</strong> capsaic<strong>in</strong>a). Inoltre,<br />
si è registrato <strong>che</strong> il<br />
quantitativo di blu di<br />
Evans extravasato era direttamente proporzionale<br />
alla concentrazione <strong>della</strong> capsaic<strong>in</strong>a topica applicata.<br />
È noto <strong>che</strong> la capsaic<strong>in</strong>a <strong>in</strong>izialmente <strong>in</strong>duce<br />
eccitazione dei neuroni nocicettivi con conseguente<br />
percezione di dolore e rilascio a livello<br />
locale di sostanza P, CGRP e istam<strong>in</strong>a. Con una<br />
prolungata esposizione alla capsaic<strong>in</strong>a, le term<strong>in</strong>azioni<br />
nervose nocicettivi com<strong>in</strong>ciano a diventare<br />
<strong>in</strong>sensibili alla capsaic<strong>in</strong>a stessa. Si è dimostrato<br />
<strong>che</strong> dopo l’applicazione di capsaic<strong>in</strong>a per un<br />
<strong>in</strong>tero giorno, il quantitativo di sostanza P e blu di<br />
Evans prodotto dalla stimolazione elettrica era<br />
m<strong>in</strong>ore. Da ciò si può concludere <strong>che</strong> l’applicazione<br />
di capsaic<strong>in</strong>a a livello topico può essere <strong>in</strong> grado<br />
di desensibilizzare i nocicettori e bloccare il<br />
processo dell’<strong>in</strong>fiammazione neurogenica mediante<br />
deplezione o consumo di neuropeptidi.<br />
È stato condotto uno studio (<strong>La</strong>uria G. et al.,<br />
2004) sull’ <strong>in</strong>nervazione dell’epitelio <strong>della</strong> l<strong>in</strong>gua<br />
per accertare se il danno delle fibre nervose periferi<strong>che</strong><br />
sub-epiteliali sia alla base <strong>della</strong> patogenesi<br />
<strong>della</strong> BMS. Sono stati esam<strong>in</strong>ati 12 pazienti<br />
con BMS per un periodo di circa 6 mesi. È stata<br />
eseguita una biopsia superficiale nei due terzi<br />
anteriori <strong>della</strong> l<strong>in</strong>gua su pazienti con BMS e su<br />
nove soggetti controllo. Sono stati eseguiti studi<br />
immunoistochimici mediante marcatori citoplasmatici,<br />
citos<strong>che</strong>letrici, nell’ambito delle cellule<br />
di Schawann, e marcatori miel<strong>in</strong>ici per esam<strong>in</strong>are<br />
i cambiamenti patologici delle fibre nervose<br />
epiteliali. Le sezioni furono testate con anticorpi<br />
policlonali contro la PGP 9.5 (prote<strong>in</strong>-gene-product<br />
9.5) e furono visualizzate mediante microscopio<br />
ottico (40 X), con l’assistenza di una videocamera.<br />
Le fibre nervose epiteliali furono<br />
Figura 1. Normale <strong>in</strong>nervazione di una papilla fungiforme. Studio microscopico con anti-<br />
PGP9.5 (A) e anti-MBP (B); C= A e B sovrapposte 10 .<br />
I soggetti con BMS mostrarono una più bassa<br />
densità di fibre nervose epiteliali rispetto al gruppo<br />
controllo. Allo stesso modo la densità di <strong>in</strong>nervazione<br />
per papilla fu significativamente più bassa<br />
rispetto al gruppo controllo. Si è trovata, qu<strong>in</strong>di,<br />
una correlazione tra la riduzione <strong>della</strong> densità<br />
di <strong>in</strong>nervazione e la durata dei s<strong>in</strong>tomi. Nei pazienti<br />
con BMS, le gua<strong>in</strong>e epiteliali mostrarono diffusi<br />
cambiamenti morfologici, segni di degenerazione<br />
assonale, caratterizzati da alterata immunoreattività<br />
<strong>della</strong> PGP 9.5 e <strong>della</strong> β-tubul<strong>in</strong>a (figura<br />
2 nella pag<strong>in</strong>a seguente).<br />
Lo studio ha dimostrato con certezza <strong>che</strong> i pazienti<br />
con BMS hanno una neuropatia sensoriale trigem<strong>in</strong>ale<br />
delle piccole fibre <strong>che</strong> colpisce la l<strong>in</strong>gua,<br />
caratterizzata da una perdita rilevante di fibre nervose<br />
epiteliali e sub-papillari. Queste scoperte somigliano<br />
al quadro <strong>della</strong> “<strong>s<strong>in</strong>drome</strong> dei piedi <strong>brucia</strong>nti”<br />
associata alla perdita di fibre nervose epidermali.<br />
In modo analogo, i pazienti con BMS hanno mostrato<br />
una dim<strong>in</strong>uita densità delle fibre nervose<br />
amiel<strong>in</strong>i<strong>che</strong> all’<strong>in</strong>terno dell’epitelio, <strong>in</strong>sieme ad un<br />
diffuso scompiglio assonale <strong>che</strong> è stato dimostrato<br />
dagli studi immunoistochimici con marcatori citoplasmatici<br />
e citos<strong>che</strong>letrici.<br />
<strong>La</strong> distribuzione e la qualità dei s<strong>in</strong>tomi sensoriali<br />
<strong>che</strong> riguardano i due terzi anteriori <strong>della</strong> l<strong>in</strong>gua<br />
bilateralmente, con nessun difetto sensoriale<br />
cl<strong>in</strong>icamente evidente nella maggior parte dei pazienti,<br />
e il risparmio dei rimanenti territori <strong>in</strong>nervati<br />
dal nervo trigem<strong>in</strong>ale an<strong>che</strong> nei pazienti con<br />
la malattia a lungo term<strong>in</strong>e, suggerirebbero <strong>che</strong> la<br />
BMS sia causata da un’assonopatia primaria piuttosto<br />
<strong>che</strong> da una neuropatia. Comunque, non si può<br />
escludere la degenerazione di neuroni sensoriali di<br />
piccolo diametro.
124 <strong>Recenti</strong> <strong>Progressi</strong> <strong>in</strong> Medic<strong>in</strong>a, 98, 2, 2007<br />
In conclusione, la prova<br />
<strong>della</strong> diffusa degenerazione<br />
delle fibre sub-papillari<br />
ed epiteliali nei<br />
due terzi anteriori <strong>della</strong><br />
l<strong>in</strong>gua ha mostrato senza<br />
ambiguità <strong>che</strong> la<br />
BMS è associata alla<br />
neuropatia sensoriale<br />
delle piccole fibre <strong>della</strong><br />
l<strong>in</strong>gua e <strong>che</strong> si può usare<br />
la biopsia per valutare<br />
la diagnosi 10 .<br />
Figura 2. Caratterizzazione <strong>della</strong> immunoreattività delle fibre nervose nelle papille fungiformi<br />
<strong>in</strong> pazienti sani (A-C) e <strong>in</strong> pazienti con BMS (D-F) 10 .<br />
<strong>La</strong> durata dei s<strong>in</strong>tomi e la dim<strong>in</strong>uzione <strong>della</strong><br />
densità dell’ENF (“epithelial nerve fibers”) hanno<br />
mostrato la tendenza a correlarsi nei pazienti con<br />
BMS. Sebbene ciò possa essere dovuto al m<strong>in</strong>or<br />
numero di soggetti malati a breve term<strong>in</strong>e, è simile<br />
a quanto osservato <strong>in</strong> pazienti con una neuropatia<br />
sensoriale delle piccole fibre negli arti <strong>in</strong>feriori,<br />
nei quali la densità <strong>della</strong> fibra nervosa epidermale<br />
viene negativamente associata alla<br />
durata <strong>della</strong> neuropatia. <strong>La</strong> gravità dei s<strong>in</strong>tomi<br />
non si correlava con la densità dell’ENF, come precedentemente<br />
osservato nei pazienti con neuropatie<br />
sensoriali <strong>che</strong> mostravano una denervazione<br />
completa dell’epidermide, nonostante cont<strong>in</strong>ui<br />
s<strong>in</strong>tomi dolorosi nei piedi.<br />
Gli studi immunoistochimici hanno rivelato <strong>che</strong><br />
le fasce nervose sub-papillari sono pr<strong>in</strong>cipalmente<br />
composte di fibre C amiel<strong>in</strong>i<strong>che</strong>, con una proporzione<br />
m<strong>in</strong>ore di fibre Aδ miel<strong>in</strong>i<strong>che</strong>. Le fibre nervose<br />
s<strong>in</strong>gole, provenendo da queste fasce, entrano nell’epitelio<br />
delle papille fungiformi, mentre sono assenti<br />
<strong>in</strong> quello delle papille filiformi. Questo potrebbe essere<br />
dovuto alla diversa composizione dell’epitelio,<br />
<strong>che</strong> è fortemente <strong>che</strong>rat<strong>in</strong>izzato. In modo analogo, lo<br />
strato corneo <strong>della</strong> pelle umana è privo di fibre nervose.<br />
È <strong>in</strong>teressante notare <strong>che</strong> an<strong>che</strong> le ENF, come<br />
le fibre nervose epidermali, sono assoni nudi con<br />
nessun rivestimento delle cellule di Schwann, il <strong>che</strong><br />
suggerisce funzioni simili a quelli dei recettori polimodali.<br />
Studi precedenti hanno mostrato <strong>che</strong> le<br />
ENF hanno contatti s<strong>in</strong>aptici con le papille gustative<br />
delle papille fungiformi e la loro stimolazione può<br />
<strong>in</strong>durre una sensazione <strong>brucia</strong>nte e <strong>in</strong>fluire sulla<br />
percezione del gusto. Questo potrebbe spiegare perché<br />
la disgeusia è un s<strong>in</strong>tomo frequente nella BMS.<br />
Inoltre, la cont<strong>in</strong>ua degenerazione assonale potrebbe<br />
causare la sensibilizzazione delle fibre nervose e<br />
spiegare l’ iperalgesia cont<strong>in</strong>ua.<br />
Tra i possibili fattori<br />
eziologici <strong>della</strong> BMS c’è la<br />
descrizione di numerose<br />
situazioni patofisiologi<strong>che</strong>,<br />
dove i meccanismi circolatori<br />
sono legati alla generazione<br />
del dolore.<br />
Un disturbo circolatorio<br />
locale nelle zone affette da<br />
BMS potrebbe contribuire alle sensazioni di bruciore<br />
provate dai pazienti. Uno studio di Hechmann et<br />
al, 2001, <strong>in</strong>tendeva <strong>in</strong>dagare sul flusso sanguigno<br />
mucosale <strong>in</strong> siti tipicamente colpiti nei pazienti con<br />
BMS. I risultati pr<strong>in</strong>cipali sono stati: <strong>in</strong> seguito all’applicazione<br />
di ghiaccio secco, la vasoreattività nei<br />
pazienti BMS è stata generalmente più alta rispetto<br />
ai pazienti sani, e i pazienti con BMS mostravano<br />
reazioni notevolmente più alte sul palato duro se<br />
paragonate a quelle del gruppo controllo. Non sono<br />
state trovate diversità notevoli negli altri siti di rilevamento,<br />
quali il vestibolo e la l<strong>in</strong>gua. Lo stimolo<br />
con ghiaccio secco ha portato cambiamenti notevoli<br />
nel battito cardiaco, e la pCO2 non era notevolmente<br />
diversa tra i gruppi. Così, questi parametri possono<br />
essere esclusi come fattori causali per le differenze<br />
nel flusso sanguigno. Di conseguenza, i cambiamenti<br />
nel flusso sanguigno sembrano essere<br />
specificamente connessi ai s<strong>in</strong>tomi <strong>della</strong> BMS, <strong>in</strong>dicando<br />
una vasoreattività disturbata.<br />
Come sopradetto, le differenze nelle reazioni allo<br />
stimolo con ghiaccio secco erano significative solo<br />
per il palato duro. Comunque, con l’eccezione dei<br />
rilevamenti eseguiti sulle labbra, i cambiamenti<br />
nel flusso sanguigno erano più marcati nei pazienti<br />
con BMS <strong>che</strong> nel gruppo di controllo, <strong>in</strong>dipendentemente<br />
dal punto di rilevamento. Questo potrebbe<br />
<strong>in</strong>dicare <strong>che</strong> la sensibilità agli stimoli del<br />
ghiaccio secco nella cavità orale era generalmente<br />
più alta nei pazienti con BMS se paragonata al<br />
gruppo di controllo 7 .<br />
L’ipotesi di un’<strong>in</strong>nervazione autonoma disturbata<br />
nella cavità orale nei pazienti con BMS è sostenuta<br />
da uno studio recente fatto da Jaaskela<strong>in</strong>em et al.<br />
Hanno segnalato risultati anormali nel riflesso<br />
d’ammiccamento nei pazienti BMS, i quali suggeriscono<br />
un co<strong>in</strong>volgimento patologico del sistema nervoso,<br />
e <strong>in</strong> particolare, del sistema trigem<strong>in</strong>o-facciale.
G.A. Scard<strong>in</strong>a, T. Pisano, P. Mess<strong>in</strong>a: <strong>La</strong> <strong>s<strong>in</strong>drome</strong> <strong>della</strong> <strong>bocca</strong> <strong>che</strong> <strong>brucia</strong> 125<br />
Tale test è usato nella diagnosi di lesioni strutturali<br />
<strong>che</strong> <strong>in</strong>teressano il trigem<strong>in</strong>o e il facciale, le<br />
quali determ<strong>in</strong>ano alterazioni di tale arco riflesso.<br />
<strong>La</strong> risposta del riflesso è mediata attraverso le fibre<br />
afferenti sensoriali e attraverso le connessioni <strong>che</strong><br />
si stabiliscono tra il trigem<strong>in</strong>o e il nucleo del facciale.<br />
Mediante la stimolazione elettrica del nervo<br />
sopraorbitale la risposta precoce ipsilaterale allo<br />
stimolo venne chiamata R1, mentre la risposta ipsie<br />
controlaterale venne chiamata R2 e R3 venne<br />
identificata come la componente nocicettiva<br />
del riflesso d’ammiccamento. Furono valutate<br />
le soglie di stimolo per i componenti R1 e R2 del riflesso<br />
dell’ammiccamento palpebrale e si è visto <strong>che</strong><br />
fu necessaria un’ <strong>in</strong>tensità più alta per stimolare il<br />
primo componente R1 nei pazienti BMS rispetto al<br />
gruppo controllo, il <strong>che</strong> <strong>in</strong>dica un cambiamento nella<br />
funzione sensoriale tattile non-nocicettivo, perché<br />
sia il componente R1 sia quello R2 del riflesso<br />
dell’ammiccamento palpebrale sono mediati dalle<br />
fibre A-β meccano-afferenti di bassa soglia e media<br />
grandezza. Questo risultato concorda con quello ottenuto<br />
da Svensson et al. (1993) sulle soglie sensoriali<br />
più alte nei pazienti con BMS rispetto ai soggetti<br />
controllo, il <strong>che</strong> suggerisce una neuropatia di<br />
fondo, dato <strong>che</strong> il danneggiamento somatosensoriale<br />
è una comune causa del dolore neuropatico 11 .<br />
Inoltre, le soglie per sollecitare i componenti<br />
tattili R1 e nocicettivi R3 <strong>in</strong> diversi pazienti con<br />
BMS erano identici; questa convergenza delle soglie<br />
R1 e R3 è analoga al restr<strong>in</strong>gimento del campo<br />
pre-dolore precedentemente descritta nei pazienti<br />
BMS da Svensson et al. nel 1993. Siccome le<br />
fibre A-δ normalmente mediano il componente R3,<br />
e le fibre A-β i componenti R1 e R2 del riflesso dell’ammiccamento<br />
palpebrale, una simile soglia d’attivazione<br />
dei componenti tattili e nocicettivi nel<br />
54% dei pazienti con BMS suggerisce <strong>che</strong> o lo s<strong>che</strong>ma<br />
d’attivazione delle diverse fibre nervose afferenti<br />
del riflesso d’ammiccamento palpebrale è<br />
squilibrato, oppure il controllo centrale di quest’ultimo<br />
è disturbato nei pazienti con BMS.<br />
Questo riflesso è sotto controllo <strong>in</strong>ibitorio dopam<strong>in</strong>ergico<br />
attraverso la connessione dei gangli basali<br />
con nuclei motori facciali.<br />
Tali considerazioni, <strong>in</strong>sieme alla recentissima prova<br />
di un’<strong>in</strong>ibizione dopam<strong>in</strong>ergica dim<strong>in</strong>uita nei<br />
pazienti con BMS vista con ecografia Fluordopa-<br />
Pet ci portano a ritenere <strong>che</strong> la BMS sia un disturbo<br />
del sistema dopam<strong>in</strong>ergico nigrostriatale, <strong>che</strong><br />
pr<strong>in</strong>cipalmente <strong>in</strong>fluisce sulla regolamentazione<br />
<strong>della</strong> nocicezione del sistema trigem<strong>in</strong>ale, causando<br />
qu<strong>in</strong>di una perdita dell’<strong>in</strong>ibizione sensoriale.<br />
Sono risultati <strong>che</strong> costituiscono prove obbiettive<br />
per un’ipotesi neuropatica nell’eziologia <strong>della</strong> BMS 11 .<br />
Gli stessi autori (Forssell H et al.), diversi anni più<br />
tardi, condussero un altro studio <strong>in</strong> cui usarono, oltre<br />
il test del riflesso palpebrale d’ammiccamento (bl<strong>in</strong>k<br />
reflex), an<strong>che</strong> il test quantitativo sensorio (QST) basato<br />
su stimolazioni elettrofisiologi<strong>che</strong>: i risultati mo-<br />
strarono una correlazione tra l’alterazione del sistema<br />
sensoriale tattile e l’alterazione <strong>della</strong> conduzione<br />
del dolore nei pazienti con BMS, mostrando talora<br />
un’aumentata eccitazione del sistema trigem<strong>in</strong>ale.<br />
Nella maggior parte di questi pazienti, comunque, i<br />
segni elettrofisiologici dei disturbi sensoriali potrebbero<br />
non essere connessi ad una patologia strutturale<br />
e ciò spiega l’utilità dei test elettrofisiologici per rilevare<br />
anormalità funzionali, an<strong>che</strong> <strong>in</strong> assenza di lesioni<br />
all’<strong>in</strong>terno del sistema trigem<strong>in</strong>ale. È possibile<br />
<strong>che</strong> tali risultati aggiungano <strong>in</strong> qual<strong>che</strong> modo <strong>in</strong>formazioni<br />
per nuove strategie terapeuti<strong>che</strong> 12 .<br />
Uno studio condotto da Hagelberg et al. ha <strong>in</strong>dicato<br />
come il sistema dopam<strong>in</strong>ergico nigrostriatale<br />
sia co<strong>in</strong>volto nella modulazione centrale del<br />
dolore 13 . Tale studio, condotto mediante tomografia<br />
ad emissione di positroni (PET), dimostra una disfunzione<br />
pre-s<strong>in</strong>aptica del sistema dopam<strong>in</strong>ergico<br />
nigrostriatale nella BMS. I risultati mostrano un<br />
aumento <strong>della</strong> captazione del C-raclopride e una<br />
dim<strong>in</strong>uzione del rapporto tra i recettori dopam<strong>in</strong>ergici<br />
D1/D2 nel putamen nei pazienti con BMS<br />
se paragonati al gruppo controllo. L’aumentata capacità<br />
di legame del recettore D2 potrebbe <strong>in</strong>dicare<br />
una dim<strong>in</strong>uzione <strong>della</strong> dopam<strong>in</strong>a endogena nel<br />
putamen, e i risultati sostengono dunque la supposizione<br />
di un’iperfunzione dopam<strong>in</strong>ergica nigrostriatale<br />
nella patofisiologia <strong>della</strong> BMS.<br />
Gushka e Sessle (1991) hanno segnalato una temperatura<br />
dim<strong>in</strong>uita <strong>della</strong> l<strong>in</strong>gua nei pazienti BMS, rilievo<br />
<strong>che</strong> potrebbe an<strong>che</strong> <strong>in</strong>dicare una funzione autonoma<br />
disturbata. Al contrario delle relazioni fatte da<br />
Grushka (1987), Paterson et al (1995) hanno trovato<br />
abitud<strong>in</strong>i parafunzionali nei pazienti con BMS,come<br />
per esempio, str<strong>in</strong>gere i denti e/o il bruxismo, oppure<br />
pressioni <strong>della</strong> l<strong>in</strong>gua contro i denti <strong>che</strong> possono portare<br />
an<strong>che</strong> a cambiamenti nel flusso sanguigno <strong>in</strong>traorale.<br />
Questi risultati <strong>in</strong>dicano <strong>che</strong> una regolamentazione<br />
disturbata <strong>della</strong> circolazione mucosale fa parte<br />
<strong>della</strong> s<strong>in</strong>tomatologia <strong>della</strong> BMS; sembra <strong>che</strong> la<br />
BMS sia il risultato di – e/o <strong>in</strong>fluisca su – unità microcircolatoria<br />
neurovascolare (controllo microcircolatorio<br />
dell’<strong>in</strong>nervazione sensoriale autonoma).<br />
Sebbene siano necessarie ulteriori <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i per<br />
avvalorare gli esiti dello studio, rimane l’<strong>in</strong>terrogativo<br />
più importante, cioè se i cambiamenti osservati<br />
appaiano <strong>in</strong> seguito ai s<strong>in</strong>tomi <strong>della</strong> BMS a lungo<br />
term<strong>in</strong>e, o se riflettano una causa del disturbo.<br />
Inoltre, i cambiamenti osservati nello studio potrebbero<br />
servire come modello per <strong>in</strong>dagare sugli<br />
effetti dei farmaci <strong>che</strong> <strong>in</strong>teragiscono con il sistema<br />
<strong>della</strong> circolazione neurovascolare (per esempio: gabapent<strong>in</strong>,<br />
carbamazep<strong>in</strong>a, anti-depressivi triciclici)<br />
o farmaci vasostabilizzanti. Potrebbero an<strong>che</strong> fornire<br />
i mezzi per valutare l’effetto terapeutico potenziale<br />
degli ormoni sulla BMS 7 .<br />
Procedure cl<strong>in</strong>ico-diagnosti<strong>che</strong><br />
Il primo passo diagnostico è rappresentato da<br />
una scrupolosa anamnesi medica e familiare, con<br />
particolare riguardo al tipo di alimentazione, all’abitud<strong>in</strong>e<br />
al fumo e all’assunzione di sostanze alcoli<strong>che</strong>.
126 <strong>Recenti</strong> <strong>Progressi</strong> <strong>in</strong> Medic<strong>in</strong>a, 98, 2, 2007<br />
Sono an<strong>che</strong> necessarie un’anamnesi patologica<br />
prossima e remota, con particolare riferimento alle<br />
patologie carenziali dismetaboli<strong>che</strong>, neurologi<strong>che</strong><br />
e alle possibili cause di pol<strong>in</strong>europatia. Occorre<br />
conoscere la storia cl<strong>in</strong>ica del s<strong>in</strong>tomo bruciore<br />
con particolare attenzione riguardo a epoca di comparsa,<br />
durata, sede, andamento nel corso <strong>della</strong><br />
giornata, associazione con altri s<strong>in</strong>tomi orali, <strong>in</strong>tensità,<br />
fattori esacerbanti e attenuanti la s<strong>in</strong>tomatologia,<br />
associazione temporale con possibili<br />
fattori causali, quali assunzione di determ<strong>in</strong>ati cibi<br />
o farmaci capaci di <strong>in</strong>durre xerostomia e/o bruciore<br />
orale, pregresse terapie radianti.<br />
All’anamnesi segue l’esame obiettivo <strong>in</strong>tra- ed<br />
extraorale, <strong>che</strong> deve essere estremamente accurato<br />
e volto a escludere la presenza<br />
di alterazioni o lesioni<br />
patologi<strong>che</strong> a carico<br />
delle mucose, correlabili o<br />
meno a patologie sistemi<strong>che</strong>;<br />
l’esame obiettivo del<br />
cavo orale verrà eventualmente<br />
completato da esami<br />
di laboratorio quali:<br />
esame microbiologico colturale (per la ricerca <strong>della</strong><br />
Candida), test allergologici cutanei <strong>in</strong> pazienti con<br />
anamnesi positiva (per valutare eventuali fenomeni<br />
di <strong>in</strong>tolleranza/allergia), biopsia (per una valutazione<br />
istologica del tessuto, per esempio nel caso di<br />
sospetto di Li<strong>che</strong>n Planus) e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e analisi <strong>della</strong> saliva.<br />
Tutto ciò al f<strong>in</strong>e di escludere eventuali manifestazioni<br />
patologi<strong>che</strong> locali responsabili <strong>della</strong> s<strong>in</strong>tomatologia<br />
<strong>brucia</strong>nte (figure 3-4).<br />
Importante è <strong>in</strong>dagare an<strong>che</strong> la funzionalità<br />
delle ghiandole salivari; a tale scopo bisogna valutare<br />
la saliva totale basale e stimolata, la saliva parotidea<br />
basale e stimolata, l’analisi chimica <strong>della</strong><br />
saliva (elettroliti, Ig protei<strong>che</strong>) e la biopsia <strong>della</strong><br />
mucosa labiale 8 . Se le mucose orali sono cl<strong>in</strong>icamente<br />
normali, pur considerando le modificazioni<br />
età-dipendenti, si può sospettare <strong>che</strong> il s<strong>in</strong>tomo<br />
bruciore sia dovuto a stati carenziali oppure a patologie<br />
sistemi<strong>che</strong> misconosciute dal paziente. È <strong>in</strong>dispensabile,<br />
a questo punto, fare una valutazione<br />
medica generale del paziente attraverso gli<br />
esami di laboratorio e/o strumentali. Gli esami<br />
di laboratorio comprendono: emocromo con formula<br />
leucocitaria, glicemia, azotemia ,VES, sideremia,<br />
ferrit<strong>in</strong>a, <strong>in</strong>dice di saturazione <strong>della</strong> transferr<strong>in</strong>a,<br />
transam<strong>in</strong>asi, ricerca sierologica per anticorpi<br />
dell’ epatite B e C , dosaggio <strong>della</strong> vitam<strong>in</strong>a B12, folati<br />
sierici, immunoglobul<strong>in</strong>e sieri<strong>che</strong>, frazioni del<br />
complemento C3 e C4. Gli esami di laboratorio rappresentano<br />
un dato fondamentale per ricercare<br />
eventuali patologie organi<strong>che</strong> (diabete, anemie,<br />
epatopatie, deficit vitam<strong>in</strong>ici ecc.) <strong>in</strong> grado di causare<br />
una s<strong>in</strong>tomatologia urente al cavo orale 2 .<br />
L’assenza di dati anamnestici significativi, di lesioni<br />
morfologi<strong>che</strong> e strutturali delle mucose, di alterazioni<br />
ematochimi<strong>che</strong> e di positività nei valori<br />
degli esami di laboratorio e strumentali, nonché la<br />
persistenza <strong>della</strong> s<strong>in</strong>tomatologia dopo il trattamento<br />
o la correzione delle condizioni locali e/o sistemi<strong>che</strong><br />
predisponenti, depone per la diagnosi di BMS.<br />
<strong>La</strong> problematica diagnostica <strong>della</strong> <strong>s<strong>in</strong>drome</strong><br />
<strong>della</strong> <strong>bocca</strong> urente si caratterizza per assenza<br />
di obiettività. <strong>La</strong> diagnosi sarà pertanto<br />
una “diagnosi di esclusione” 2 .<br />
Quando non sia possibile stabilire una causa<br />
organica locale e/o sistemica, deve essere considerata<br />
la possibilità di un’orig<strong>in</strong>e psicosomatica<br />
<strong>della</strong> <strong>s<strong>in</strong>drome</strong> 14 .<br />
Alla f<strong>in</strong>e di tale percorso, se non si ev<strong>in</strong>ce nulla<br />
di rilevante, possiamo arrivare alla diagnosi<br />
di BMS per esclusione di tutta quella serie di<br />
fattori locali e sistemici <strong>che</strong> possono provocare<br />
bruciore orale. I fattori <strong>che</strong> possono determ<strong>in</strong>are<br />
l’<strong>in</strong>sorgenza di una s<strong>in</strong>tomatologia<br />
urente a livello del cavo orale sono molteplici.<br />
<strong>La</strong> letteratura scientifica relativa alla s<strong>in</strong>tomatologia<br />
algica di tipo urente tende a suddividere<br />
i possibili fattori eziologici <strong>in</strong> locali e sistemici.<br />
I fattori locali sono<br />
riferiti a lesioni o stati irritativi<br />
<strong>della</strong> mucosa del<br />
cavo orale 15 : il consumo di<br />
tabacco <strong>in</strong> tutte le sue forme,<br />
il fumo di marijuana<br />
e i suoi derivati, il consumo<br />
abituale di alcool, largo<br />
consumo di bevande<br />
<strong>che</strong> contengono caffe<strong>in</strong>a (caffè e cola) e altri stimolanti,<br />
l’uso di collutori o sciacqui contenenti alcool<br />
o potenti detergenti, abituale <strong>in</strong>gestione di ci-<br />
Figura 3. Caso di glossite atrofica parziale.<br />
Figura 4. Caso di glossite atrofica totale.
G.A. Scard<strong>in</strong>a, T. Pisano, P. Mess<strong>in</strong>a: <strong>La</strong> <strong>s<strong>in</strong>drome</strong> <strong>della</strong> <strong>bocca</strong> <strong>che</strong> <strong>brucia</strong> 127<br />
bi molto caldi, abituale <strong>in</strong>gestione di cibi molto<br />
piccanti e di cibi acidi (limone, cedro, pompelmo),<br />
reflusso gastro-esofageo e frequenti episodi di vomito,<br />
l<strong>in</strong>gua a carta geografica, trauma da protesi,<br />
discrepanza occlusale, alterazione <strong>della</strong> dimensione<br />
verticale, parafunzioni e abitud<strong>in</strong>i viziate,<br />
allergia da contatto elettrogalvanismo, xerostomia<br />
(“dry mouth sensation”), sensazione soggettiva<br />
di sec<strong>che</strong>zza del cavo orale <strong>che</strong> può realizzarsi<br />
<strong>in</strong> diverse condizioni: idiopatica, autoimmune, S.<br />
di Sjögren, terapia radiante o citostatica, da farmaci<br />
con effettivo calo del flusso salivare basale<br />
e/o stimolato); la candidosi orale (figure 3 e 4 alla<br />
pag<strong>in</strong>a precedente), il Li<strong>che</strong>n planus orale. Si possono<br />
riscontrare an<strong>che</strong> fattori sistemici: carenza<br />
di vitam<strong>in</strong>e e m<strong>in</strong>erali e diabete mellito 8 .<br />
Trattamento<br />
Una revisione critica <strong>della</strong> letteratura riguardante<br />
la BMS <strong>in</strong>dica <strong>che</strong> non esiste a tutt’oggi una<br />
terapia <strong>che</strong> possa essere def<strong>in</strong>ita risolutiva per<br />
tutti i pazienti; essa è empirica, molto prolungata<br />
nel tempo e i risultati non sempre sono soddisfacenti.<br />
• Nelle forme di BMS <strong>in</strong> cui si sospetti una prevalente<br />
base psicosomatica, un <strong>in</strong>tervento di tipo<br />
psicologico, mirato <strong>in</strong>nanzitutto a <strong>in</strong>formare e a<br />
tranquillizzare il paziente sulla natura assolutamente<br />
benigna <strong>della</strong> propria condizione, può contribuire<br />
a ridurne sensibilmente l’apprensione e il<br />
livello di ansia. Talora una psicoterapia di supporto,<br />
eventualmente affiancata a prati<strong>che</strong> alternative<br />
come l’ago puntura e il tra<strong>in</strong><strong>in</strong>g autogeno possono<br />
essere di aiuto 14 .<br />
• Il trattamento farmacologico è basato sulla<br />
somm<strong>in</strong>istrazione di antidepressivi triciclici come<br />
l’amitriptil<strong>in</strong>a, antiepilettici come la carbamazep<strong>in</strong>a,<br />
il clonazepam e antidepressivi seroton<strong>in</strong>ergici,<br />
come il trazodone. Gli effetti degli<br />
antidepressivi triciclici nel dim<strong>in</strong>uire il dolore cronico,<br />
<strong>in</strong>dicano <strong>che</strong>, a bassi dosaggi, questi farmaci<br />
agirebbero come analgesici (aumento <strong>della</strong> concentrazione<br />
di monoam<strong>in</strong>e analgesi<strong>che</strong> nel sistema<br />
nervoso centrale) analogamente ad alcune benzodiazep<strong>in</strong>e,<br />
anch’esse utilizzate comunemente nel<br />
trattamento <strong>della</strong> BMS. Diversi studi hanno valutato<br />
gli effetti del clonazepam a bassi dosaggi <strong>in</strong><br />
pazienti con BMS, somm<strong>in</strong>istrando il farmaco per<br />
via sistemica o per applicazione topica: è emersa<br />
una remissione completa o parziale <strong>della</strong> s<strong>in</strong>tomatologia<br />
<strong>in</strong> circa 2/3 dei pazienti esam<strong>in</strong>ati. Sebbene<br />
il clonazepam possa esercitare il suo effetto positivo<br />
sulla s<strong>in</strong>tomatologia orale attraverso un’azione<br />
ipnotico-sedativa, questa eventualità sembra essere<br />
improbabile, dal momento <strong>che</strong> il massimo effetto<br />
viene generalmente osservato a bassi dosaggi 16 .<br />
• Considerando la <strong>s<strong>in</strong>drome</strong> <strong>della</strong> <strong>bocca</strong> <strong>che</strong><br />
<strong>brucia</strong> una manifestazione di neuropatia, gli attuali<br />
studi stanno valutando la risposta dei pazienti,<br />
con risultati già positivi a nuovi farmaci,<br />
quali il Gabapent<strong>in</strong> somm<strong>in</strong>istrato a bassi dosaggi.<br />
Il Gabapent<strong>in</strong> è una molecola strutturalmente<br />
molto simile all’acido gamma-am<strong>in</strong>o-butirrico<br />
(GABA), normalmente presente come mediatore<br />
del sistema nervoso centrale ed è ben assorbito<br />
dopo somm<strong>in</strong>istrazione orale. È stato approvato<br />
dalla FDA nel 1993 come farmaco attivo nel<br />
trattamento dell’epilessia ed è stato l’unico farmaco<br />
delibato <strong>in</strong> Italia con <strong>in</strong>dicazione an<strong>che</strong> nella<br />
terapia del dolore neuropatico. Il farmaco esplica<br />
la sua azione attraverso due pr<strong>in</strong>cipali meccanismi.<br />
Il primo è legato all’attivazione <strong>della</strong> GAD<br />
(acido glutammico decarbossilasi), enzima <strong>che</strong> degrada<br />
l’acido glutammico <strong>in</strong> GABA, ottenendo una<br />
riduzione del neurotrasmettitore eccitatorio (glutammato)<br />
e un aumento di quello <strong>in</strong>ibitorio (GA-<br />
BA). Un secondo punto di attacco del Gabapent<strong>in</strong><br />
consiste nella capacità di legarsi alla sub-unità<br />
proteica alfa2delta, legata al recettore NMDA producendo<br />
un ostacolo alla penetrazione <strong>in</strong>tracellulare<br />
degli ioni Ca++ <strong>che</strong> svolgono un ruolo fondamentale<br />
nei fenomeni di depolarizzazione e trasmissione<br />
degli stimoli nel dolore neuropatico. Si<br />
è osservato <strong>che</strong> il Gabapent<strong>in</strong> provoca una riduzione<br />
del dolore di tipo urente, del numero di episodi<br />
di dolore parossistico, dell’iperalgesia e ottiene<br />
un potenziamento dell’analgesia <strong>in</strong>dotta dagli<br />
oppioidi 16 .<br />
Sono stati segnalati successi terapeutici con<br />
la somm<strong>in</strong>istrazione di acido alfa-lipoico<br />
(ALA). L’acido alfa-lipoico è considerato un potente<br />
antiossidante degli enzimi mitocondriali,<br />
sale trometamolo dell’acido tioctico, abitualmente<br />
somm<strong>in</strong>istrato ai pazienti diabetici nella terapia<br />
delle s<strong>in</strong>dromi algi<strong>che</strong> correlabili a pol<strong>in</strong>europatie<br />
di tipo diabetico 17 . Tale pr<strong>in</strong>cipio attivo<br />
sembra essere <strong>in</strong> grado di ridurre <strong>in</strong> modo significativo<br />
la s<strong>in</strong>tomatologia algica – <strong>che</strong> si manifesta<br />
con bruciore spontaneo e iperalgesia agli<br />
stimoli caldi – causata da una microangiopatia<br />
diabetica. L’acido alfa-lipoico è capace di <strong>in</strong>crementare<br />
i livelli di glutatione <strong>in</strong>tracellulare e di<br />
elim<strong>in</strong>are i radicali liberi: bassi livelli di glutatione<br />
possono causare stress ossidativi, <strong>in</strong>fiammazione<br />
e danneggiamento del nervo, determ<strong>in</strong>ando<br />
una neuropatia periferica. Qu<strong>in</strong>di, è possibile<br />
<strong>che</strong> la BMS sia una neuropatia correlata<br />
alla eccessiva produzione di radicali liberi e alla<br />
bassa produzione <strong>in</strong>tracellulare di glutatione e<br />
<strong>che</strong> l’acido alfa-lipoico possa dare beneficî <strong>in</strong> tal<br />
senso. I dosaggi di acido alfa-lipoico possono variare<br />
da 200 a 1200 mg al giorno, secondo le <strong>in</strong>dicazioni<br />
del medico. Studi recenti certificano risultati<br />
<strong>in</strong>coraggianti circa l’utilizzo di tale sostanza<br />
nella terapia <strong>della</strong> BMS: talora si è<br />
riusciti non solo a ridurre la s<strong>in</strong>tomatologia, ma<br />
an<strong>che</strong>, seppure <strong>in</strong> pochi casi, ad ottenere completa<br />
remissione 17 .<br />
Una probabile genesi neuropatica <strong>della</strong> BMS<br />
giustifica l’utilizzo terapeutico <strong>della</strong> capsaic<strong>in</strong>a.<br />
Tale sostanza si è dimostrata più efficace per<br />
il controllo del dolore neuropatico rispetto alla terapia<br />
farmacologica tradizionale. <strong>La</strong> capsaic<strong>in</strong>a<br />
agisce pr<strong>in</strong>cipalmente sui neuroni sensitivi primari<br />
con velocità e caratteristi<strong>che</strong> delle fibre A-<br />
delta e C.
128 <strong>Recenti</strong> <strong>Progressi</strong> <strong>in</strong> Medic<strong>in</strong>a, 98, 2, 2007<br />
<strong>La</strong> somm<strong>in</strong>istrazione di capsaic<strong>in</strong>a evoca dolore,<br />
produce un’area di iperalgesia, attiva i riflessi autonomi,<br />
rilascia peptici ed altri trasmettitori dalle term<strong>in</strong>azioni;<br />
<strong>in</strong>oltre agisce <strong>in</strong>crementando la conduttanza<br />
dei canali ionici. Quando i canali sono attivati,<br />
il sodio e il calcio entrano ed esce il potassio; alcuni ioni<br />
cloro possono entrare contestualmente per bilanciare<br />
le cari<strong>che</strong>. Il canale attivato dalla capsaic<strong>in</strong>a<br />
non è bloccato dagli <strong>in</strong>ibitori del sodio, potassio e calcio.<br />
Tali canali sono però bloccati dal rosso rutenio.<br />
Con la cont<strong>in</strong>ua applicazione <strong>della</strong> capsaic<strong>in</strong>a i nervi<br />
diventano refrattari o desensibilizzati o <strong>in</strong>sensibili<br />
alle susseguenti somm<strong>in</strong>istrazioni di capsaic<strong>in</strong>a.<br />
Questa carenza di responsività per cont<strong>in</strong>uativa applicazione<br />
di capsaic<strong>in</strong>a può essere correlata all’entrata<br />
del calcio con conseguente stimolazione <strong>della</strong><br />
calcioneur<strong>in</strong>a, un enzima fosfatasi calcio/calmodul<strong>in</strong>a<br />
dipendente. In aggiunta a questa perdita di responsività,<br />
i neuroni perdono pure la capacità a rispondere<br />
ad altri stimoli <strong>che</strong> normalmente attiverebbero le<br />
fibre, come il calore. Questo processo è reversibile e<br />
può essere correlato alla deplezione <strong>della</strong> sostanza P<br />
nelle term<strong>in</strong>azioni nervose, <strong>in</strong>ibizione legata alle correnti<br />
del sodio e del potassio o alle correnti del calcio<br />
<strong>che</strong> contribuiscono al decremento del rilascio di neurotrasmettitore.<br />
<strong>La</strong> somm<strong>in</strong>istrazione sistemica è<br />
tossica ad alte concentrazioni e causa degenerazione<br />
degli assoni e delle term<strong>in</strong>azioni. <strong>La</strong> morte cellulare<br />
probabilmente avviene per un aumento del calcio <strong>in</strong>tracellulare<br />
<strong>che</strong> attiverebbe proteasi calcio-dipendenti<br />
e il movimento del sodio e dell’acqua all’<strong>in</strong>terno<br />
<strong>della</strong> cellula con lisi cellulare. <strong>La</strong> capsaic<strong>in</strong>a è usata<br />
<strong>in</strong> tutti i casi <strong>in</strong> cui è presente dolore: è utilizzata per<br />
distruggere i neuroni sensitivi primari. L’<strong>in</strong>iezione<br />
<strong>in</strong>tradermica e l’applicazione topica <strong>in</strong>ducono iperalgesia<br />
secondaria e allod<strong>in</strong>ia, creando modelli di dolore<br />
acuto e cronico. <strong>La</strong> desensibilizzazione causata<br />
dalla capsaic<strong>in</strong>a è stata utilizzata per<br />
trattare una varietà di dolori neuropatici.<br />
L’uso di capsaic<strong>in</strong>a a livello cl<strong>in</strong>ico risulta comunque<br />
limitato per le sue proprietà irritanti.<br />
Durante il primo periodo di impiego, la capsaic<strong>in</strong>a<br />
produce un dolore urente ed una vasodilatazione cutanea<br />
probabilmente legata ad un meccanismo riflesso,<br />
ma il pretrattamento con anestetico locale previene<br />
la risposta <strong>in</strong>fiammatoria. L’applicazione sulle<br />
membrane mucose provoca congestione nasale, secrezione<br />
di muco, tosse, broncocostrizione, dispnea e<br />
lacrimazione. <strong>La</strong> capsaic<strong>in</strong>a <strong>in</strong>alata è irritante, tant’è<br />
<strong>che</strong> la oleores<strong>in</strong>a capsicum è usata come spray per<br />
autodifesa <strong>in</strong> forma di gas. A causa però del limitato<br />
potere penetrante, dovrebbe essere impiegata quando<br />
i disturbi del paziente riguardano il dolore periferico<br />
superficiale, <strong>che</strong> risponde al trattamento con anestetici<br />
locali ed è caratterizzato da bruciore, formicolìo<br />
e allod<strong>in</strong>ia. <strong>La</strong> forma farmaceutica cl<strong>in</strong>icamente<br />
più impiegata è la crema (0,025%-0,075%) <strong>in</strong>dicata<br />
per il dolore neuropatico <strong>della</strong> pelle e <strong>della</strong> mucosa<br />
orale. In Italia, ad oggi, è possibile reperire il capsico<br />
<strong>in</strong> polvere (contenente non meno dello 0,4% di capsaic<strong>in</strong>a)<br />
oppure il capsico oleores<strong>in</strong>a. I preparati contenenti<br />
capsaic<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> commercio attualmente <strong>in</strong> Italia,<br />
sono creme e cerotti, <strong>in</strong>dicati per gli stati dolorosi<br />
di orig<strong>in</strong>e articolare e muscolare 18 .<br />
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Indirizzo per la corrispondenza:<br />
Dott. Giuseppe Alessandro Scard<strong>in</strong>a<br />
Università<br />
Dipartimento di Scienze Stomatologi<strong>che</strong> G. Mess<strong>in</strong>a<br />
Via del Vespro, 129<br />
90127 Palermo<br />
E-mail: scard<strong>in</strong>a@odonto.unipa.it