venice magazine 43

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Museo Diocesano di Arte Sacra
until June 30
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FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA
FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA
Until March 11
Closing day: Monday
Info +39.041.2711411
MARCO POLO: ACCOUNT OF AN EXTRAORDINARY VOYAGE
The exhibition displays over one-hundred drawings by Guido Fuga and Lele Vinello, long-time
partners of Hugo Pratt, featured in the book „Marco Polo: Narration of an extraordinary voyage“
(Supernova, 2006). Rather than the famous Venetian wayfarer himself, it is the very characters
depicted who act as witnesses to his passage through Asia and who narrate his adventures and
evoke the remote lands he visited: the Gobi desert, Ceylon, Byzantium...or the Battle of Curzola.
The voices of the protagonists of one of the most extraordinary voyages in history take on a new
form and life thanks to a complete mosaic of words and images which traces the biography of
eight-century-old Corto Maltese and around him conjures up exotic impressions, sceneries of faraway
lands, so dearly loved by Hugo Pratt. Some characters include the pilgrim and the templar,
the galley commander and the caravaneer, Pope Gregory X and the Mongolian Emperor Kubla
Khan and Rustichello da Pisa of course, who gave the “Milione” its literary form.
MARCO POLO: TESTIMONIANZE DI UN VIAGGIO STRAORDINARIO
In mostra gli oltre cento disegni eseguiti da Guido Fuga e Lele Vinello, collaboratori storici di Hugo
Pratt, per il volume “Marco Polo. Testimonianze di un viaggio straordinario” (Supernova, 2006). Più
che il famosissimo viaggiatore veneziano, pare siano piuttosto i vari personaggi in essi rappresentati,
testimoni del suo passaggio nelle terre dell’Asia, a raccontarci le sue avventure e a evocare
le remote lande da lui visitate: il deserto di Gobi, Ceylon, Bisanzio…o la battaglia di Curzola. Le
voci dei protagonisti di uno dei viaggi più straordinari della storia riprendono forma e vita grazie a un vero e proprio mosaico di parole
e immagini che traccia la biografia di un Corto Maltese di otto secoli fa e raccoglie intorno a lui quelle suggestioni esotiche, quegli
scenari di terre lontane tanto cari a Pratt. Ed ecco il pellegrino e il templare, il comandante di galea e il carovaniere, papa Gregorio
X e l’imperatore dei Mongoli Kubilai Khan e naturalmente Rustichello da Pisa, che diede forma letteraria al “Milione”.
OFFICINA DURER
long with Rembrandt and Goya, Albrecht Dürer (1471-1528)
is one of the all-time greatest exponents of the art of engraving.
A true Lutheran, according to whom the progress of technical
tools is granted to the wit of man directly by God, he most likely prefigured
the Calvinist idea according to which each man must earn his
“elected” status through his practical deeds, under the awareness of a
destiny determined invariably by God. Like Luther, who felt the necessity
of a religious reform, he too became the promoter of an equally
important reform: that of Northern art, taking inspiration especially
from his trips to Italy, which molded him into a “learned” artist. Two
multi-leg itineraries, in 1494-95 the first and, after 11 years the second,
led him to Venice, Padua, Mantua, Rome, Bologna and familiarized
him with, among the other masterpieces, those of Mantegna, Bellini
and Piero della Francesca. He understood that Humanism and
Reformation could complete one another under the co-existence of formal
rigour and aesthetic purity, of scientific dogma and religious devotion.
Northern Art – following the path set by him for the birth of a
similar renaissance culture – would have redressed the gap thanks to
the union of science and art. His extraordinary artistic production helped
surpass the idea of a work of art created not just exclusively by similitude
to an archetype but by the relationship between the artist and
the world surrounding him, which is original, free and superior.
Shifting attention from the role of craftsmanship to that of approach, he
transformed his workshop into an actual “research lab” : an workshop
of ideas, experiments, technical elaboration, the center of which, like in
Leonardo’s and Michelangelo’s case, was no longer the result alone but
rather the project itself. “Dürer Workshop” is the actual title of the exhibition
which, at the Museo Diocesano until June 30th 2007, will
display one-hundred among the most important engravings and woodcuts
of the great artist from Nurnberg – the Apocalypse (1498), The
Great (1511) and the Little Passion (1509-11), Knight, Death, and the
Devil (1513), Melencolia I (1514) – enriched and made unique by his
important studies on the human body and on perspective.
Con Rembrandt e Goya, Albrecht Dürer (1471-1528) è uno dei
massimi esponenti di tutti i tempi dell’arte incisoria. Luterano
convinto - secondo il quale il progresso dei mezzi tecnici è concesso
al “genio” umano direttamente da Dio - egli anticipò tuttavia
forse più le idee calviniste, secondo cui ogni uomo deve guadagnare
lo status “eletto” col proprio operare pratico, nella consapevolezza di
un destino comunque determinato da Dio. Come Lutero, che avvertì
la necessità di una riforma religiosa, anch’egli si fece motore di un’altrettanto
importante riforma: quella dell’arte nordica, traendo ispirazione
soprattutto dai suoi viaggi in Italia, che lo plasmarono facendone
un artista “erudito”. Due itinerari a più tappe, nel 1494-95 il primo
e, a distanza di undici anni il secondo, lo condussero a Venezia,
Padova, Mantova, Roma, Bologna e gli fecero conoscere, fra le altre,
le opere di Mantegna, Bellini e Piero della Francesca. Intuì che
Umanesimo e Riforma avrebbero potuto completarsi, nella coesistenza
di rigore formale e purezza estetica, di dogma scientifico e
devozione religiosa. L’arte nordica – mediante il solco da lui tracciato
per la nascita anche qui di una cultura rinascimentale - avrebbe colmato
la distanza grazie al connubio arte-scienza. La sua straordinaria
attività artistica contribuì a superare l’idea di un’opera d’arte creata
non più esclusivamente per similitudine di un archetipo, bensì dalla
relazione tra l’artista e il mondo che lo circonda, poiché originale, libera
e superiore. Spostando l’attenzione dalla prassi artigianale all’attitudine,
egli trasformò la sua bottega in un vero e proprio “laboratorio
di ricerca”: un’officina di idee, sperimentazioni, elaborazioni tecniche,
al cui centro, come per Leonardo e Michelangelo, non era più solo il
risultato, ma il “progetto”. Proprio “Officina Dürer” è il titolo della
mostra che, fino al 30 giugno 2007, espone al Museo Diocesano cento
tra le più importanti e famose incisioni e xilografie del grande artista
di Norimberga - l’Apocalisse (1498), la Grande (1511) e la Piccola
Passione xilografica (1509-11), Il Cavaliere, la Morte, il Diavolo
(1513), la Melencolia I (1514) - arricchite e rese uniche dai suoi importanti
studi su corpo umano e prospettiva.
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