14 sport UN ANGELO BIONDO IN TUFFO VERSO PECHINO USB aprile 08
Quattro chiacchiere con Tania Cagnotto, stellina dei tuffi che, nonostante la giovane età è già la migliore italiana di sempre e da anni ai vertici internazionali della specialità. Quella di Pechino sarà la sua terza Olimpiade, la prima vissuta “da grande”. Il padre, Giorgio Cagnotto, è stato uno dei più forti tuffatori italiani di tutti i tempi (fa parte della Hall of Fame degli sport acquatici), la stessa disciplina praticata dalla mamma, che in campo nazionale è stata a lungo un’autorità, vincendo cinque titoli consecutivi tra il ’72 e il ’76. Con un simile patrimonio genetico era quasi logico che Tania, la bimba nata dalla loro unione, fosse destinata a diventare una tuffatrice. Non era però detto che dovesse diventare per forza di cose una vera campionessa: va bene la tradizione di famiglia, l’ingresso precoce in piscina, la predisposizione genetica, ma per arrivare ai vertici mondiali non c’è nome che tenga. Invece Tania è diventata la prima donna italiana a vincere una medaglia mondiale. Bronzo a Montreal nel 2005, risultato replicato due anni dopo a Melbourne e preceduto da altri due terzi posti europei, più un argento e un oro, sempre in campo continentale: quello che Tania (25 anni a maggio) ha vinto finora è tutto frutto del suo duro lavoro, fatto di centinaia di tuffi ogni setttimana. Certo, un po’ di merito va anche all’allenatore della squadra azzurra che, per inciso, è suo padre. Com’è essere allenata dal proprio genitore? «Mi trovo bene, so che può sembrare strano ma per me è normale, anche perché prima di lui lo faceva mia madre. Praticamente sono sempre stata allenata da loro, tranne l’anno che ho passato negli Stati Uniti». Già, la sfortunata esperienza americana del 2005: che cosa non ha funzionato? «È stato bello da un certo punto di vista, perché ho imparato l’inglese, mi sono abituata a vivere da sola e ho potuto confrontarmi con una realtà profondamente diversa dalla mia. Pero ho avuto difficoltà a digerire metodi di allenamento completamente differenti, in più volevano che mi preparassi per le gare universitarie, il cui programma si trascinava fino all’inizio del circuito internazionale. In questo modo non ho avuto modo di “scaricare”, con il risultato che, invece di progredire, sono peggiorata sensibilmente da un punto di vista tecnico, compromettendo tutta la stagione». Sei scaramantica? Hai qualche oggetto portafortuna o azioni che aiutano a esorcizzare la tensione della gara? «Cerco di non avere nessun rituale, anche se devo ammettere che trovo importante indossare sempre un costume scuro. Semplicemente mi piace prepararmi al clima della competizione ascoltando della musica che mi dia la carica. Dopo, tra un tuffo e l’altro, preferisco starmene da sola: mi aiuta a trovare la giusta concentrazione». C’è il doping nei tuffi? «I controlli esistono, ma in una disciplina tecnica come la mia certi “aiutini” contano davvero poco». Cosa c’è nella vita di Tania oltre allo sport? «Mi alleno così tanto che c’è davvero tempo per poco altro. Mi piace molto sciare, da piccola ero anche molto brava, ma praticamente sono dieci anni che non lo faccio...e non solo per il pericolo d’infortuni». Non hai neanche tempo per un ragazzo? «Per quello sì, ma solo perché sono fidanzata con Francesco Dell’uomo, anche lui tuffatore azzurro!». Quest’estate volerai a Pechino per...? «Sicuramente per cercare di entrare in finale. Se poi dovesse andare come agli ultimi due mondiali...sarà molto difficile, ma ci metterei la firma fin da adesso!». Fabrizio Lauria USB1 www.usbmagazine.it
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