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istituto a.t. beck | Le lezioni | 7. Come un maschiaccio<br />

La storia<br />

Alessandra (ma a lei piace farsi chiamare Alex) è una<br />

ragazzina di nove anni a cui piace vestire con abiti larghi e<br />

comodi: indossa sempre i jeans e le felpe del fratellino più<br />

grande, ama le scarpe da ginnastica e porta sempre un<br />

cappellino blu che le ha regalato suo papà.<br />

La sua cameretta non è rosa, non ci sono bambole: ad<br />

Alex piace molto la scienza, per cui ha sulle pareti poster<br />

che rappresentano lo spazio e i pianeti.<br />

A scuola, durante la ricreazione, si sente spesso sola.<br />

Le altre bambine giocano con le Barbie o parlano dei<br />

vestitini nuovi che la mamma ha comprato loro.<br />

Alex le guarda da lontano.<br />

Si sente isolata e resta in disparte. Guarda i suoi<br />

compagni di classe giocare a pallone e vorrebbe tanto<br />

potersi unire a loro.<br />

Un giorno Alex trova il coraggio per chiedere di giocare.<br />

Prende possesso della palla. È bravissima, corre veloce,<br />

schiva gli avversari e riesce a fare goal facendo vincere i<br />

suoi compagni che esultano felici. Anche lei è felice ed<br />

entusiasta della sua performance e corre a raccontarlo<br />

alle sue compagne di classe. Ma le ragazze non<br />

approvano il comportamento di Alex e, anziché<br />

complimentarsi con lei per la sua bravura, la deridono,<br />

le dicono che è un “maschiaccio”, che le ragazze non<br />

giocano a calcio, che questo è uno sport da maschi.<br />

Le voltano le spalle e vanno via continuando a ridere tra<br />

loro e a prenderla in giro. Alex si sente molto sola, triste,<br />

angosciata, scoraggiata.<br />

Nessuno vorrà più giocare con lei. Anche i suoi compagni<br />

maschi adesso la prendono in giro: “Una ragazza non<br />

gioca a calcio”.<br />

Alex torna a casa e comincia a piangere nella sua stanza.<br />

La madre allora le racconta una storia.<br />

“Un giorno c’era una bambina a cui non piaceva fare le<br />

cose ‘da bambina’: non le piacevano i vestiti o le bambole.<br />

Le persone che non sanno che ognuno di noi è diverso<br />

non riuscivano a capirla e continuavano a domandarle se<br />

fosse una bambina o un bambino. Ma lei semplicemente<br />

faceva le cose che le piacevano, senza chiedersi se<br />

fossero da maschio o da femmina.<br />

Non passava giorno tuttavia senza che qualcuno le<br />

chiedesse qualcosa o le facesse una critica”.<br />

“Mamma, ma è proprio quello che succede a me”<br />

risponde Alex.<br />

“Alex, tu non sarai mai una ragazza simile a tutte le altre e<br />

non devi esserlo. Adesso ti sembra che le cosa siano<br />

difficili, perché gli altri bambini non conoscono<br />

nessun’altra ragazza come te. Ma la verità è che da<br />

sempre ci sono donne a cui piace fare cose ‘da uomini’ e<br />

uomini a cui piace fare cose ‘da donne’.”<br />

“È vero, mamma, o lo stai dicendo solo per farmi sentire<br />

meglio”<br />

“È vero, Alex. Ognuno deve fare le cose che gli piacciono e<br />

per cui si sente portato. E tu puoi scegliere di fare tutto<br />

quello che vuoi, senza preoccuparti se sia una cosa ‘da<br />

donna’ o ‘da maschio’. Che te ne pare”<br />

Alex adesso non piange più. Abbraccia la madre:<br />

“Grazie mamma. Mi sento molto meglio adesso”.<br />

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