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istituto a.t. beck | Le lezioni | 9. Rispondere al bullismo: l’assertività<br />
Che cosa accadrebbe se Francesco seguisse il suo<br />
impulso e, quindi, gridasse contro Mirko e lo spingesse<br />
insieme ai suoi amici<br />
Ci potrebbe essere una rissa. Francesco potrebbe farsi<br />
molto male. Finirebbe nei guai.<br />
Urlare e spingere è un comportamento aggressivo.<br />
I pensieri rabbiosi di Francesco lo portano ad agire di<br />
impulso in modo aggressivo. I comportamenti aggressivi<br />
possono far male e non risolvono i problemi.<br />
L’insegnante scrive alla lavagna la parola “Aggressivo”<br />
e sotto aggiunge:<br />
• pensieri rabbiosi<br />
• offese<br />
A questo punto un altro insegnante presente in aula<br />
interpreta il comportamento aggressivo in risposta al<br />
fatto che gli sia stato portato via il pallone.<br />
L’insegnante completa la tabella del comportamento<br />
aggressivo insieme agli studenti dopo aver chiesto:<br />
a. Che cosa avete visto<br />
b. Che cosa avete provato<br />
c. Qual è stato il risultato<br />
L’insegnante scrive le idee che gli studenti hanno sul<br />
comportamento aggressivo.<br />
Francesco provava altre emozioni nei confronti di Mirko.<br />
Si sentiva nervoso e spaventato. Ha iniziato a pensare a<br />
come Mirko era stato aggressivo e cattivo nei confronti<br />
del suo compagno, a come l’aveva preso in giro fino a<br />
farlo piangere. E così ha iniziato a pensare: “È più grande<br />
di me. Fa cose cattive. Voglio solo che mi lasci in pace e<br />
non mi disturbi più. Probabilmente non posso riavere<br />
indietro il pallone”.<br />
Francesco prova, allora, un altro tipo di impulso.<br />
Sentirsi spaventato e nervoso lo porta a non agire, a non<br />
fare nulla, a lasciare che Mirko si porti via il pallone nella<br />
speranza che la smetta e lo lasci in pace.<br />
Non fare nulla e non dire di che cosa avete bisogno o cosa<br />
volete è un comportamento passivo.<br />
L’insegnante scrive alla lavagna la parola “Passivo”<br />
e sotto aggiunge:<br />
• paura<br />
• non fare nulla<br />
Il collega interpreta il comportamento passivo che<br />
potrebbe mettere in atto Francesco.<br />
L’insegnante completa la tabella del comportamento<br />
passivo insieme agli studenti dopo aver chiesto:<br />
a. Che cosa avete visto<br />
b. Che cosa avete provato<br />
c. Qual è stato il risultato<br />
L’insegnante scrive alla lavagna le idee degli alunni sul<br />
comportamento passivo.<br />
Se Francesco non fa nulla o è passivo, come il nostro<br />
ospite ci ha mostrato, che cosa potrebbe pensare Mirko<br />
Potrebbe pensare che può prendere le sue cose perché<br />
Francesco non farebbe nulla.<br />
Mirko potrebbe probabilmente pensare che avrebbe<br />
potuto fare più dispetti a Francesco, perché lui non<br />
farebbe nulla; e potrebbe continuare a infastidire<br />
Francesco per molto tempo. Ecco perché avere un<br />
comportamento passivo non serve a fermare i<br />
comportamenti delle persone che vi infastidiscono.<br />
A volte potreste sentire l’impulso a essere passivi.<br />
Potreste essere spaventati e non volere che l’altra<br />
persona si arrabbi. Potreste pensare che se non reagite,<br />
l’altra persona andrà via lasciandovi in pace.<br />
Abbiamo visto, però, che il comportamento passivo non<br />
risolve il problema.<br />
Francesco aveva un’altra scelta. Poteva controllare i suoi<br />
impulsi rabbiosi dicendo a se stesso di stare calmo, di<br />
fermarsi a riflettere. Poteva controllare i suoi impulsi<br />
passivi e fare qualcosa. Avrebbe potuto dirsi: “Devo fare<br />
qualcosa. Non è giusto che prenda il mio pallone”.<br />
Poteva, cioè, essere assertivo.<br />
Per avere un comportamento assertivo, Francesco<br />
avrebbe dovuto stare in piedi, guardare Mirko negli occhi<br />
e parlargli a voce chiara e decisa. L’avrebbe dovuto<br />
chiamate per nome e dire cosa voleva. Avrebbe, ad<br />
esempio, potuto dire: “Mirko, stai fermando il nostro<br />
gioco. Restituisci il pallone”.<br />
Il collega interpreta il comportamento assertivo che<br />
Francesco potrebbe mettere in atto.<br />
L’insegnante completa la tabella del comportamento<br />
assertivo insieme agli studenti dopo aver chiesto:<br />
a. Che cosa avete visto<br />
b. Che cosa avete provato<br />
c. Qual è stato il risultato<br />
L’insegnante scrive alla lavagna cosa gli studenti pensano<br />
del comportamento assertivo.<br />
4. L’insegnante riepiloga i comportamenti aggressivi,<br />
passivi e assertivi rivedendo le differenze esistenti.<br />
5. Sottolinea a questo punto che essere assertivi può<br />
aiutare, in un primo momento, a frenare il comportamento<br />
del bullo. Si può essere assertivi senza l’aiuto degli adulti<br />
e si può così essere in grado, a volte, di risolvere il<br />
problema da soli. Prepara, dunque, la classe a un gioco di<br />
ruoli di varie situazioni per imparare a rispondere alle<br />
offese con un comportamento assertivo.<br />
L’insegnante chiede ai bambini di mettere in scena una<br />
situazione fingendo che gli altri non siano presenti nella<br />
stanza. Invita, dunque, uno studente per volta a farsi<br />
avanti e calarsi nella situazione. Il resto della classe resta<br />
ad ascoltare e a guardare in silenzio.<br />
Invita l’allievo a stare in piedi, guardare la persona dritto<br />
negli occhi e a utilizzare una voce chiara e decisa.<br />
Ricorda di costruire una frase rivolgendosi<br />
all’interlocutore per nome, esponendo cosa lo preoccupa<br />
o lo infastidisce e cosa vuole dall’altra persona.<br />
L’insegnante riassume, allora, le caratteristiche del<br />
comportamento assertivo:<br />
• Posizione del corpo eretta<br />
• Sguardo fisso sull’altra persona<br />
• Voce chiara e decisa<br />
• Pensare “posso farlo”<br />
• Chiamare il bullo per nome<br />
• Identificare e nominare il comportamento<br />
• Dire ciò che si desidera dall’altra persona<br />
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