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la ricostruzione tra provvisorio e definitivo: il progetto case - Ogs

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GNGTS 2009<br />

TERREMOTO ABRUZZO<br />

Fig. 1 – Rapporti spet<strong>tra</strong>li delle stazioni sismiche analizzate. In ogni riquadro è mos<strong>tra</strong>to <strong>il</strong> rapporto <strong>tra</strong> i tre eventi<br />

più energetici ed un evento di più bassa magnitudo, con ipocentro e meccanismo focale sim<strong>il</strong>e: da sinis<strong>tra</strong> verso<br />

des<strong>tra</strong>, <strong>la</strong> scossa principale del 6 Apr<strong>il</strong>e, <strong>la</strong> replica più forte del 7 Apr<strong>il</strong>e, e l’evento del 9 Apr<strong>il</strong>e, localizzato a NW<br />

di L’Aqui<strong>la</strong> nei Monti del<strong>la</strong> Laga. La curva grigia sovrapposta ai dati rappresenta <strong>il</strong> rapporto spet<strong>tra</strong>le teorico, calco<strong>la</strong>to<br />

con <strong>la</strong> legge di sca<strong>la</strong> trovata imponendo <strong>il</strong> minimo del<strong>la</strong> varianza <strong>tra</strong> modello di sorgente omega quadro e dati<br />

sperimentali. Mentre non emerge una differenza significativa <strong>tra</strong> <strong>la</strong> scossa principale ed <strong>il</strong> gruppo dei terremoti a<br />

NW, l’evento del 7 Apr<strong>il</strong>e, più profondo e caratterizzato da pochissime repliche nel volume focale circostante, sembra<br />

obbedire ad una diversa legge di sca<strong>la</strong>.<br />

essere caratterizzata da un maggiore ri<strong>la</strong>scio di energia. La Fig. 1 mos<strong>tra</strong> come sca<strong>la</strong>no i rapporti<br />

spet<strong>tra</strong>li degli eventi più energetici, calco<strong>la</strong>ti rispetti a repliche di più bassa intensità, confrontati con<br />

gli andamenti teorici. Sul<strong>la</strong> base del modello di sorgente stimato e ut<strong>il</strong>izzando modelli di propagazione<br />

convenzionali, abbiamo riscon<strong>tra</strong>to per alcuni eventi, <strong>tra</strong> cui <strong>la</strong> scossa principale, una maggiore<br />

ampiezza dello spettro irradiato verso SE rispetto al<strong>la</strong> radiazione verso NW. Questo comportamento<br />

è consistente con <strong>la</strong> direttività del<strong>la</strong> rottura, evidenziata da altri autori mediante diverse osservazioni:<br />

l’evoluzione temporale del<strong>la</strong> rottura, <strong>la</strong> durata del<strong>la</strong> funzione sorgente e <strong>la</strong> distribuzione dei<br />

valori di PGA dell’evento principale. Tuttavia una sim<strong>il</strong>e variazione azimutale delle ampiezze spet<strong>tra</strong>li<br />

è osservata anche durante alcuni eventi di modesta magnitudo (<strong>tra</strong> 3 e 4). Sebbene <strong>la</strong> direttività<br />

sia già stata proposta in letteratura per eventi di bassa magnitudo, tale comportamento pone un<br />

forte interrogativo su un possib<strong>il</strong>e ruolo del<strong>la</strong> propagazione e delle inversioni di velocità nel<strong>la</strong> crosta<br />

nel generare forti variazioni azimutali nelle ampiezze spet<strong>tra</strong>li del moto. Tali aspetti saranno<br />

oggetto di ulteriori analisi.<br />

Bibliografia<br />

Herrmann R., Ma<strong>la</strong>gnini L.; 2009. http://www.eas.slu.edu/Earthquake_Center/MECH.IT/20090924161457/index.html<br />

LA RICOSTRUZIONE TRA PROVVISORIO E DEFINITIVO: IL PROGETTO C.A.S.E.<br />

G.M. Calvi<br />

Qual è <strong>il</strong> limite temporale che distingue un’abitazione temporanea o provvisoria da una permanente<br />

o definitiva Non è fac<strong>il</strong>e rispondere a questa domanda, se si considera <strong>il</strong> perdurare apparentemente<br />

eterno di ciò che in questo paese viene costruito con l’obiettivo di durare mesi, o al più<br />

qualche anno. Basta pensare al Belice, all’Irpinia, allo stesso Friuli, non voglio quindi e<strong>la</strong>borare<br />

ulteriormente <strong>il</strong> concetto. D’al<strong>tra</strong> parte, si potrebbe fare riferimento alle Norme Tecniche 2008, in<br />

cui si definisce <strong>la</strong> vita nominale di un’opera strutturale, intesa come <strong>il</strong> numero di anni nel quale <strong>la</strong><br />

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TERREMOTO ABRUZZO<br />

struttura, purché soggetta al<strong>la</strong> manutenzione ordinaria, deve potere essere usata per lo scopo al<br />

quale è destinata (punto 2.4.1). E si precisa come <strong>la</strong> vita nominale sia riportata nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 2.4.I<br />

delle norme e debba essere precisata nei documenti di <strong>progetto</strong>. Occorre precisare, perché le norme<br />

indicano solo un massimo per le opere provvisorie (10 anni) e due minimi, per opere ordinarie e per<br />

grandi opere (50 e 100 anni rispettivamente). Se ci si attiene a questi dati, occorre concludere che<br />

tutte le opere provvisorie realizzate dopo i terremoti del dopoguerra non sono state tali , in quanto<br />

hanno avuta una vita maggiore di 10 anni (e <strong>tra</strong>scuriamo <strong>il</strong> fatto che <strong>tra</strong> i 10 ed i 50 anni sembrerebbe<br />

che le opere non possano essere né provvisorie né permanenti).<br />

Se dunque <strong>il</strong> <strong>provvisorio</strong> non esiste da un punto di vista del<strong>la</strong> durata, è ut<strong>il</strong>e chiedersi se abbia<br />

senso che esista dal punto di vista dei consumi energetici, del<strong>la</strong> sostenib<strong>il</strong>ità ambientale, dell’inquinamento.<br />

È ut<strong>il</strong>e anche chiedersi se possano essere costruiti edifici con caratteristiche ambientali e<br />

di sicurezza strutturale sim<strong>il</strong>i a quelle richieste per <strong>il</strong> permanente entro termini temporali e con costi<br />

unitari confrontab<strong>il</strong>i con gli edifici definiti come provvisori. Se così fosse, risulterebbe ovvio procedere<br />

nei limiti del possib<strong>il</strong>e costruendo <strong>il</strong> <strong>provvisorio</strong> con le caratteristiche del permanente.<br />

Di questo, e di altro, si discuteva nei giorni immediatamente successivi al 6 apr<strong>il</strong>e, con Guido<br />

Berto<strong>la</strong>so e Vincenzo Spaziante per gli aspetti politici, amminis<strong>tra</strong>tivi ed economici, con Mauro<br />

Dolce, Edoardo Cosenza e Gaetano Manfredi per gli aspetti tecnici e scientifici.<br />

Una prima re<strong>la</strong>zione generale completa di simu<strong>la</strong>zioni tridimensionali e calcoli preliminari viene<br />

consegnata <strong>il</strong> 16 apr<strong>il</strong>e, insieme ad un appunto di commento. Vi si ipotizza di consegnare gli edifici<br />

a 3000 abitanti in cinque mesi, di garantire <strong>la</strong> sicurezza sismica at<strong>tra</strong>verso un sistema di iso<strong>la</strong>mento<br />

a livello di “iso<strong>la</strong>to urbano”, di garantire elevati livelli abitativi, tecnologici ed ambientali.<br />

Il perseguimento di questi obiettivi, apparentemente incompatib<strong>il</strong>i, avverrebbe at<strong>tra</strong>verso <strong>la</strong> realizzazione<br />

di piastre iso<strong>la</strong>te di grandi dimensioni ed <strong>il</strong> successivo assemb<strong>la</strong>ggio di moduli abitativi<br />

di tre piani realizzati con tecnologie a secco. Sono già chiare le necessità di rendere quanto più possib<strong>il</strong>e<br />

<strong>il</strong> <strong>progetto</strong> indipendente dalle caratteristiche dei terreni, ignote, e dal<strong>la</strong> tecnologia costruttiva<br />

degli edifici, necessariamente molteplici per soddisfare i requisiti temporali. A questo proposito <strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione specifica come sia necessario individuare immediatamente le possib<strong>il</strong>i tecnologie costruttive<br />

compatib<strong>il</strong>i con <strong>il</strong> programma temporale ed i vincoli tecnici e selezionare i partners tecnici e<br />

commerciali, esplorando le capacità di produzione del mercato.<br />

Il cronoprogramma prevedeva l’apertura dei cantieri entro 4 settimane, quindi entro <strong>la</strong> metà di<br />

Maggio, per consegnare entro Settembre le abitazioni per 3.000 abitanti. Le valutazioni economiche<br />

indicavano costi stimati di 120 m<strong>il</strong>ioni di euro, iva esclusa, per 3.000 abitanti, specificando<br />

un’incertezza del 20% e senza considerare arredi, costi di acquisizione delle aree ed impianti fotovoltaici.<br />

La re<strong>la</strong>zione di calcolo preliminare ipotizzava l’uso di iso<strong>la</strong>tori a scorrimento su calotta sferica<br />

(noti internazionalmente come friction pendulum, con raggio di curvatura 4 m, periodo di vibrazione<br />

4 s, capacità di spostamento di circa 30 cm, coefficiente d’attrito compreso <strong>tra</strong> 3% e 5%,<br />

smorzamento equivalente compreso <strong>tra</strong> <strong>il</strong> 20% ed <strong>il</strong> 25%. L’ipotesi di ut<strong>il</strong>izzare iso<strong>la</strong>tori in gomma<br />

appariva nel caso specifico meno competitiva in re<strong>la</strong>zione a forze e spostamenti di <strong>progetto</strong>.<br />

Nei giorni immediatamente successivi venivano discussi e sv<strong>il</strong>uppati altri aspetti partico<strong>la</strong>ri che<br />

avrebbero poi caratterizzato in modo <strong>definitivo</strong> <strong>il</strong> <strong>progetto</strong>:<br />

• La riduzione delle dimensioni di ciascuna pias<strong>tra</strong> iso<strong>la</strong>ta, a circa 20 x 60 m, adatta a sostenere un<br />

edificio di tre piani con una superficie di circa 600 m 2 per piano, con una capacità insediativi stimata<br />

in circa 80 abitanti in 25/30 appartamenti. Piastre di queste dimensioni avrebbero consentito<br />

un’adeguata flessib<strong>il</strong>ità in re<strong>la</strong>zione alle condizioni p<strong>la</strong>no altimetriche delle aree da ut<strong>il</strong>izzare<br />

(al momento ignote) ed alle tecnologie costruttive, pure ignote.<br />

• La definizione in 150 del numero approssimato delle piastre da realizzare e pertanto in circa<br />

12.000 del numero degli abitanti insediab<strong>il</strong>i.<br />

• Il frazionamento dell’intervento in numerosi piccoli v<strong>il</strong><strong>la</strong>ggi, costituiti da un numero di piastre<br />

approssimativamente compreso <strong>tra</strong> 4 e 20, e quindi da un numero di abitanti compreso <strong>tra</strong> 300 e<br />

1.600.<br />

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TERREMOTO ABRUZZO<br />

• La definizione di un cronoprogramma seriale su gruppi di circa 30 piastre ritardati di circa 15 giorni<br />

l’uno dall’altro, con <strong>la</strong> conseguente previsione di consegnare abitazioni in 5 scaglioni di 2.400<br />

abitanti, con scadenze d<strong>il</strong>uite dal 30 Settembre al 30 Novembre.<br />

• La decisione di gestire l’intero <strong>progetto</strong> in modo diretto, senza ricorrere ad un general con<strong>tra</strong>ctor,<br />

ma piuttosto creando una struttura tecnica senza fine di lucro che rispondesse direttamente al<br />

Dipartimento del<strong>la</strong> protezione civ<strong>il</strong>e. Si valutava che in questo modo sarebbe stato possib<strong>il</strong>e risparmiare<br />

somme r<strong>il</strong>evanti, essenzialmente spese generali ed ut<strong>il</strong>i del general con<strong>tra</strong>ctor, ed avere un<br />

più accurato controllo sui tempi e sul<strong>la</strong> qualità dell’opera.<br />

Nel<strong>la</strong> presentazione e nel <strong>la</strong>voro verrà presentato in dettaglio <strong>il</strong> <strong>progetto</strong> e <strong>la</strong> realizzazione dell’opera.<br />

INDAGINI MACROSISMICHE E LIVELLI DI AVVERTIBILITÀ IN CAMPANIA<br />

DEL TERREMOTO AQUILANO DEL 6 APRILE 2009<br />

S. Carlino, E. Cubellis, A. Marturano<br />

Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Sezione di Napoli, Osservatorio Vesuviano<br />

Nei giorni immediatamente successivi all’evento dell’Aqui<strong>la</strong> del 6.4.09 (ora locale 3:32); ML =<br />

5.8 sono stati effettuati r<strong>il</strong>ievi macrosismici nell’area epicen<strong>tra</strong>le. Paralle<strong>la</strong>mente è stata avviata<br />

un’indagine sui livelli di avvertib<strong>il</strong>ità dell’evento nel territorio campano, <strong>tra</strong>mite questionari inviati<br />

alle Scuole del<strong>la</strong> Regione. Il questionario è strutturato a risposta singo<strong>la</strong> e <strong>la</strong> sua tipologia è stata<br />

già sperimentata, con interessanti risultati, per eventi con epicentri in aree appenniniche (e.g.<br />

Postpischl et al., 1985) e nelle aree vulcaniche napoletane (e.g. Cubellis and Marturano, 2002,<br />

2009), rendendo possib<strong>il</strong>e <strong>la</strong> valutazione del grado di avvertib<strong>il</strong>ità nelle zone di utenza delle singole<br />

Scuole, e permettendo di definire l’intero campo macrosismico di ogni terremoto con una buona<br />

definizione. Le indagini macrosismiche speditive hanno mos<strong>tra</strong>to che gli effetti più r<strong>il</strong>evanti del terremoto<br />

del 6 apr<strong>il</strong>e (≥ VIII grado MCS) si sono verificati in un’area di circa 200 km 2 con le zone<br />

più danneggiate distribuite a sud e a sud-est dell’Aqui<strong>la</strong> in accordo con <strong>la</strong> struttura sismogenetica.<br />

Si è inoltre r<strong>il</strong>evato in molte località una estrema eterogeneità dei danni evidenziando una forte<br />

componente di vulnerab<strong>il</strong>ità sismica associata ad effetti di amplificazione locale (Galli e Camassi<br />

2009). In partico<strong>la</strong>re, dal<strong>la</strong> distibuzione degli effetti, si nota che allontanandosi dall’area epicen<strong>tra</strong>le<br />

verso sud, i danneggiamenti sono contenuti entro ~20 km.<br />

Si ricorda che le indagini speditive, essendo mirate ad individuare le percentuali di danneggiamento,<br />

sono in grado di r<strong>il</strong>evare le intensità elevate (≥ VI MCS) ma non di definire le intensità inferiori.<br />

A tale scopo è generalmente ut<strong>il</strong>izzata un’indagine mediante questionari. Inoltre, per terremoti<br />

crostali come quello aqui<strong>la</strong>no, <strong>il</strong> tipo e <strong>la</strong> soglia di danneggiamento variano sensib<strong>il</strong>mente in<br />

distanza in funzione del<strong>la</strong> magnitudo dell’evento. Pertanto, a meno di numerose indagini effettuate<br />

per terremoti afferenti al<strong>la</strong> stessa area sismogenetica, <strong>la</strong> valutazione delle intensità attese per c<strong>la</strong>ssi<br />

di magnitudo è possib<strong>il</strong>e solo se si conosce l’intero campo macrosismico di un evento significativo<br />

derivante da un’indagine che si estende ai gradi inferiori. Ancora, per individuare comportamenti<br />

sistematici nel<strong>la</strong> risposta sismica, generalmente vengono condotte indagini nelle stesse aree per terremoti<br />

a diverso azimut e distanza. L’area campana si presta abbastanza bene per analisi di questo<br />

tipo per <strong>la</strong> presenza di attività sismica sia locale, tettonica e vulcanica, che esterna, essenzialmete<br />

appenninica e di avanpaese. Inoltre, è caratterizzata da ampie pianure costiere, apparati vulcanici,<br />

ed aree interne di catena, ed è stata oggetto di indagini macrosismiche sistematiche dal terremoto<br />

irpino del 1980 in poi ut<strong>il</strong>izzando sempre <strong>il</strong> questionario macrosismico come strumento di r<strong>il</strong>evazione.<br />

Per quanto riguarda <strong>il</strong> terremoto aqui<strong>la</strong>no 6.4.09, sono pervenute risposte da un centinaio di<br />

Scuole distribuite nel territorio campano, per un totale di alcune migliaia di questionari provenien-<br />

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