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le sindromi cerebellari - Limpe

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Syllabus 09 2-10-2009 10:31 Pagina 72<br />

LE SINDROMI CEREBELLARI<br />

Marco Molinari<br />

IRCCS Fondazione Santa Lucia Via Ardeatina 306 00179 Roma<br />

Il cervel<strong>le</strong>tto è stato a lungo associato esclusivamente alla funzione di controllo motorio.<br />

Dagli anni ottanta del secolo scorso, prima in modo timido e poi sempre con maggiore<br />

autorevo<strong>le</strong>zza, la <strong>le</strong>tteratura neurologica ha progressivamente esteso il contributo<br />

cerebellare anche a funzioni non motorie, sino ad includere un largo ambito di<br />

funzioni cognitive. L’interesse in ta<strong>le</strong> campo di indagine è testimoniato dalla crescita<br />

progressiva del numero di pubblicazioni sull’argomento (Figura 1). Ta<strong>le</strong> rivoluzione<br />

concettua<strong>le</strong> sul<strong>le</strong> funzioni <strong>cerebellari</strong> è sostenuta da un numero sempre più vasto<br />

di evidenze neuroanatomiche, neurofisiologiche, cliniche e di neuro immagini.<br />

Figura 1: Ricerca su medline “Cerebellum AND Cognition”. Numero di articoli per anno.<br />

Sviluppo filogenetico cerebellare e neocortica<strong>le</strong>.<br />

Nel corso dell’evoluzione filogenetica il cervel<strong>le</strong>tto si espande progressiva in modo<br />

paragonabi<strong>le</strong> soltanto a quanto si osserva per la corteccia cerebra<strong>le</strong>. Questa crescita<br />

avviene attraverso due vie principali: una crescita imponente del<strong>le</strong> dimensioni <strong>cerebellari</strong><br />

ed un incremento del<strong>le</strong> connessioni che col<strong>le</strong>gano il cervel<strong>le</strong>tto alla neocor-<br />

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teccia. E’ da notare come lo sviluppo filogenetico cerebellare sia paral<strong>le</strong>lo allo sviluppo<br />

del<strong>le</strong> aree corticali associative e non a quello del<strong>le</strong> aree motorie o somatosensitive.<br />

In linea con la stretta interrelazione con <strong>le</strong> aree associative, <strong>le</strong> aree <strong>cerebellari</strong><br />

filogeneticamente più recenti non sono sede di funzioni motorie ma intervengono<br />

in compiti cognitivi. Ad esempio, una <strong>le</strong>sione stereotassica della parte filogeneticamente<br />

più recente del nuc<strong>le</strong>o dentato non produce alcun deficit motorio, mentre<br />

<strong>le</strong>sioni vascolari dello stesso nuc<strong>le</strong>o sono associate a disturbi cognitivi [Stood<strong>le</strong>y<br />

and Schmahmann 2009]. Così come la corteccia motoria utilizza l’input cerebellare<br />

per realizzare prestazioni motorie rapide e accurate (destrezza motoria), allo stesso<br />

modo si può ipotizzare che <strong>le</strong> cortecce associative agiscano di concerto con il cervel<strong>le</strong>tto<br />

per eseguire compiti concettuali in modo rapido e accurato (destrezza menta<strong>le</strong>)<br />

[Ito 2005]. È ragionevo<strong>le</strong> considerare, dunque, l’incremento nel<strong>le</strong> dimensioni<br />

del cervel<strong>le</strong>tto nel corso della filogenesi sia associato con lo sviluppo di quel<strong>le</strong> capacità<br />

squisitamente umane quali il linguaggio, l’apprendimento procedura<strong>le</strong>, il controllo<br />

emoziona<strong>le</strong>: ossia con la capacità umana di comunicazione socia<strong>le</strong>.<br />

Cervel<strong>le</strong>tto ed elaborazione visuospazia<strong>le</strong>.<br />

Attraverso i nostri sensi noi percepiamo lo spazio e attraverso una elaborazione centra<strong>le</strong><br />

viene costruita una rappresentazione spazia<strong>le</strong> interna, cognitiva, che è stata denominata<br />

“spazio cognitivo”. Le informazioni acquisite sono utilizzate per costruire una<br />

“mappa cognitiva”, ossia una rappresentazione neura<strong>le</strong> dell’ambiente che guida l’orientamento<br />

ed il comportamento. Ta<strong>le</strong> funzione è sostenuta da una rete <strong>le</strong> cui caratteristiche<br />

sono state oggetto di numerosi studi mettendo a fuoco i diversi ruoli di strutture<br />

centrali corticali e sottocorticali. In modo schematico possiamo considerare l’ippocampo<br />

coinvolto nella formazione del<strong>le</strong> mappe spaziali, la corteccia fronta<strong>le</strong> nell’apprendimento<br />

del<strong>le</strong> relazioni tra stimoli esterocettivi, la corteccia parieta<strong>le</strong> nell’elaborare<br />

<strong>le</strong> informazioni spaziali allocentriche, nonché i gangli della base per la elaborazione<br />

di informazioni spaziali egocentriche. Più recentemente anche il cervel<strong>le</strong>tto è<br />

stato inserito fra <strong>le</strong> strutture necessarie per l’apprendimento spazia<strong>le</strong>, soprattutto per<br />

quanto riguarda gli aspetti procedurali [Molinari and Leggio 2007]. L’ipotesi di un<br />

coinvolgimento cererbellare nel<strong>le</strong> funzioni spaziali è supportata non solo da studi sperimentali<br />

su animali, ma anche da evidenze cliniche, con la dimostrazione di deficit di<br />

elaborazione visuospazia<strong>le</strong> in pazienti con <strong>le</strong>sioni <strong>cerebellari</strong> [Molinari et al. 2004].<br />

Cervel<strong>le</strong>tto e linguaggio.<br />

Tradizionalmente si ritiene che <strong>le</strong> capacità verbali degli esseri umani dipendano da<br />

alcune aree filogeneticamente nuove della corteccia cerebra<strong>le</strong>. Non è altrettanto<br />

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comunemente accettato che <strong>le</strong> aree filogeneticamente più recenti del cervel<strong>le</strong>tto possano<br />

essere importanti in quest’ambito. D’altra parte sono sempre maggiori <strong>le</strong> dimostrazioni<br />

dell’importanza dell’elaborazione cerebellare in compiti quali fluidità verba<strong>le</strong>,<br />

costruzione grammatica<strong>le</strong>, memoria di lavoro verba<strong>le</strong>.<br />

Cervel<strong>le</strong>tto e fluidità verba<strong>le</strong>. Leggio e collaboratori. [Leggio et al. 2000] hanno studiato<br />

la fluidità verba<strong>le</strong> in pazienti con danni <strong>cerebellari</strong> valutando sia la fluidità<br />

fonemica che quella semantica. I deficit si sono riscontrati preva<strong>le</strong>ntemente in compiti<br />

di fluidità verba<strong>le</strong>, suggerendo un ruolo specifico del cervel<strong>le</strong>tto in quest’abilità.<br />

Oltretutto è presente una specificità emisferica concorde con il pattern di lateralizzazione<br />

neocortica<strong>le</strong>. I pazienti con <strong>le</strong>sioni <strong>cerebellari</strong> sinistre presentano prestazioni<br />

migliori di quelli con <strong>le</strong>sioni destre.<br />

Cervel<strong>le</strong>tto e agrammatismo. Ulteriori evidenze del coinvolgimento del cervel<strong>le</strong>tto<br />

nei processi linguistici derivano da studi sul<strong>le</strong> caratteristiche grammaticali del linguaggio<br />

in corso di <strong>le</strong>sioni <strong>cerebellari</strong>. Silveri e collaboratori hanno riportato sin dal<br />

1994 [Silveri et al. 1994] il caso di un soggetto con <strong>le</strong>sione cerebellare foca<strong>le</strong> destra<br />

e deficit linguistico grammatica<strong>le</strong> specifico all’interno di un quadro di intelligenza<br />

e di capacità cognitive del tutto norma<strong>le</strong>. Il paziente descritto presentava abilità linguistiche<br />

normali per tutti i parametri (compresa la comprensione di frasi), eccetto<br />

la presenza di una notevo<strong>le</strong> disartria e agrammatismo. Agrammatismo che è risultato,<br />

limitato al linguaggio spontaneo. Da questo studio inizia<strong>le</strong> diversi gruppi di ricerca<br />

hanno successivamente confermato il coinvolgimento del cervel<strong>le</strong>tto in diversi<br />

aspetti funzionali del linguaggio [De Smet et al. 2007].<br />

Cervel<strong>le</strong>tto e memoria di lavoro verba<strong>le</strong>.<br />

Evidenze sia cliniche sia di neuro immagini sono a favore di un coinvolgimento del<br />

cervel<strong>le</strong>tto in compiti di memoria verba<strong>le</strong> a breve termine. La prima osservazione<br />

clinica in questo ambito ha interessato un paziente con una <strong>le</strong>sione neoplastica,<br />

nella porzione destra del cervel<strong>le</strong>tto. Il paziente descritto presentava un esame neuropsicologico<br />

norma<strong>le</strong>, eccetto per la presenza di un ridotto span verba<strong>le</strong> e di una<br />

rapida dimenticanza di materia<strong>le</strong> verba<strong>le</strong> [Leggio, Silveri, Petrosini, and<br />

Molinari2000]. Lo studio del<strong>le</strong> diverse componenti della memoria verba<strong>le</strong>, magazzino<br />

fonologico a breve termine e sistema di rievocazione, ha permesso di identificare<br />

il locus funziona<strong>le</strong> del deficit a livello del buffer di uscita fonologico con<br />

risparmio della funzionalità del magazzino fonologico. In seguito, diversi studi<br />

hanno confermato l’importanza del<strong>le</strong> interazioni cerebro <strong>cerebellari</strong> per la funzionalità<br />

della memoria verba<strong>le</strong> a breve termine. Il confronto fra i diversi studi ha<br />

messo in luce come <strong>le</strong>sioni <strong>cerebellari</strong> diverse sono in grado di determinare alterazioni<br />

funzionali in moduli cognitivi distinti del sistema working memory verba<strong>le</strong><br />

[Chiricozzi et al. 2008].<br />

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La sindrome cerebellare cognitiva-affettiva.<br />

In un articolo, che è ormai un classico della <strong>le</strong>tteratura scientifica, Schmahmann e<br />

Sherman [Schmahmann and Sherman 1998] hanno descritto nel 1998 una sindrome<br />

neurologica caratterizzata da disturbi affettivi e cognitivi in soggetti con danno cerebellare<br />

foca<strong>le</strong>. Il quadro clinico include: Disturbi del<strong>le</strong> funzioni esecutive: difficoltà<br />

nella pianificazione, nel ragionamento astratto, nella memoria di lavoro, nella fluidità<br />

verba<strong>le</strong>; Disturbi visuospaziali: disorganizzazione visuo-spazia<strong>le</strong>, alterazioni<br />

nella memoria visuo-spazia<strong>le</strong>; Cambiamenti di personalità: comportamento inappropriato<br />

o disnibito, labilità affettiva; Difficoltà linguistiche: disprosodia, agrammatismo,<br />

anomia. Nella descrizione della sindrome particolare attenzione è stata posta<br />

alla discriminazione fra impairment motorio e impairment cognitivo. Ad esempio<br />

non vi è correlazione fra incapacità motoria e punteggi di QI verba<strong>le</strong>, né si possono<br />

considerare i bassi punteggi ottenuti in compiti sequenziali a bassa richiesta motoria,<br />

quali i test di riordinamento di storie figurate o di ricostruzione di oggetti, come<br />

conseguenza del danno motorio. Anche nei tests che richiedono una significativa<br />

componente motoria (come nella figura comp<strong>le</strong>ssa di Rey) i pazienti con <strong>le</strong>sione<br />

cerebellare mostrano una maggiore difficoltà nella pianificazione del disegno piuttosto<br />

che nella esecuzione di tratti grafici. In sintesi <strong>le</strong> <strong>sindromi</strong> <strong>cerebellari</strong> motorie<br />

e cognitivo/affettiva non presentano andamenti paral<strong>le</strong>li ed è quindi verosimi<strong>le</strong> che<br />

siano il risultato di <strong>le</strong>sioni <strong>cerebellari</strong> diverse. Questa ipotesi è stata riproposta<br />

recentemente in una studio di metanalisi incentrato sulla correlazione fra quadri<br />

<strong>le</strong>sionali in risonanza e <strong>sindromi</strong> cliniche. I disturbi cognitivi sarebbero particolarmente<br />

evidenti in caso di <strong>le</strong>sioni del lobo posteriore e del verme. Al contrario, in<br />

caso di <strong>le</strong>sioni del lobo anteriore sarebbero preva<strong>le</strong>nti i disturbi motori [Stood<strong>le</strong>y<br />

and Schmahmann2009]. Nel suo comp<strong>le</strong>sso la sindrome cerebellare cognitiva-affettiva<br />

è stata considerata come dovuta ad una “dismetria del pensiero”, in pratica ad<br />

una mancata coordinazione nel comportamento cognitivo ed affettivo analoga all’incoordinazione<br />

motoria osservata in corso del<strong>le</strong> patologie <strong>cerebellari</strong>.<br />

Cervel<strong>le</strong>tto e controllo in “feed forward”<br />

Nell’ambito della fisiologia motoria esiste una convergenza nel considerare il cervel<strong>le</strong>tto<br />

una del<strong>le</strong> strutture chiave per lo sviluppo dei sistemi di controllo in feed<br />

forward o sistemi di controllo predittivi. Secondo l’impostazione teorica preva<strong>le</strong>nte<br />

per ottenere un controllo motorio preciso il sistema nervoso deve essere in grado di<br />

prevedere <strong>le</strong> conseguenze di un determinato comando motorio in relazione al contesto.<br />

In altre paro<strong>le</strong> il sistema deve essere in grado di prevedere cosa succede se<br />

muovo un arto su una superficie inclinata piuttosto che sul ghiaccio, oppure se devo<br />

alzare un peso di 10 Kg o uno di 50 Kg, e così via. Per ottenere questo risultato si è<br />

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ipotizzato che il sistema nervoso sia in grado di costruire dei modelli, i cosiddetti<br />

“template”, che codificano lo stato attua<strong>le</strong> e futuro del sistema. Il cervel<strong>le</strong>tto è considerato<br />

la struttura principe necessaria per la formazione di questi template [Bastian<br />

2006]. Ta<strong>le</strong> meccanismo di controllo predittivo non sarebbe limitato al sistema<br />

motorio, ma interverrebbe anche in ambiti somatosensoriali [Restuccia et al. 2007],<br />

cognitivi [Molinari et al. 2009] e comportamentali [Leggio et al. 2008].<br />

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