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Il mosaico di Otranto - Grande Oriente D'Italia - Lombardia

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assume una funzione particolare specie se, come in questo caso, è appoggiato a un albero privo <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ci o tagliato ma ancora in<br />

pie<strong>di</strong>. Secondo le leggende me<strong>di</strong>evali, l'elefante riposava appoggiato a un albero. I cacciatori desiderosi <strong>di</strong> catturare l'animale,<br />

usavano l'espe<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> tagliare l'albero cui questi era appoggiato, fino quasi ad abbatterlo. L'animale, appoggiatosi al tronco<br />

tagliato per riposare, finiva per cadere miseramente e, incapace <strong>di</strong> rialzarsi, <strong>di</strong>veniva facile preda dei cacciatori.<br />

Ma c'è ancora un'altra leggenda me<strong>di</strong>evale che permea i bestiari <strong>di</strong> quell'epoca e che potrebbe essere invocata a chiudere<br />

il cerchio sull'interpretazione del <strong>mosaico</strong> e la sua connessione con la leggenda della Maddalena e della stirpe Merovingia.Uno<br />

stralcio :<br />

"Chi ha insegnato all'elefante ad amare ininterrottamente la castità Quando però, costretto dal comando della natura, si è unito<br />

sessualmente, volgendo in<strong>di</strong>etro il capo come se non volesse e se ne fosse nauseato, non appena la femmina si ingravida esso<br />

non torna più ad accoppiarsi. Quanto a lei, come quella che, tremebonda, paventa le insi<strong>di</strong>e mortali del drago, non partorisce in un<br />

luogo <strong>di</strong>verso dall'acqua purché questa arrivi fino alle mammelle. Poiché se essa partorisce fuori dell'acqua, il drago assale<br />

all'improvviso il suo piccolo nell'intento <strong>di</strong> <strong>di</strong>vorarlo" (Patrologia latina 145, 783 d.c.).<br />

I due elefanti presenti nella parte inferiore del <strong>mosaico</strong> e raffigurati con due cerchi <strong>di</strong>versi, l'uno pieno e l'altro vuoto, sono un<br />

maschio ed una femmina ripresi nell'atto dell'accoppiamento. La loro unione forma la coppa del Graal che è il grembo in cui<br />

nascerà la stirpe regale legata allo stesso Gesù, albero e tronco della cabala. Non si può non notare che la leggenda<br />

dell'accoppiamento casto degli elefanti è legata a quella del drago. L'elefante femmina si nasconde nell'acqua per sfuggire al drago<br />

così come la Maddalena prese la via del mare e giunse in Francia. Infine, non si può non rilevare un altro incre<strong>di</strong>bile parallelo con<br />

l'Apocalisse, e con la donna che fugge nel deserto per sfuggire al drago e salvare il nascituro. L'Apocalisse <strong>di</strong> Giovanni è, peraltro,<br />

un'opera che non nasconde riferimenti fin troppo evidenti con la gnosi.<br />

La nostra storia, a questo punto, ha evidenti stretti legami con le leggende adoperate nella composizione del <strong>mosaico</strong>, che esso<br />

mescola in maniera così particolare. Non può nemmeno sfuggire la singolarità rappresentata dal culto della Madonna Nera -<br />

introdotto da Dagoberto, l'ultimo dei Merovingi - ovvero forse la Maddalena, la leggenda della <strong>di</strong>nastia e alcune raffigurazioni<br />

comuni che inquadrano la Vergine nell'atto <strong>di</strong> calpestare un serpente o <strong>di</strong> sconfiggere un drago. Le ipotesi interpretative avanzate,<br />

assumono una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong>versa anche osservando lo stretto legame tra il <strong>mosaico</strong> ed il Vangelo <strong>di</strong> Filippo, unico apocrifo che<br />

propone un legame tra Gesù e la Maddalena che andava ben oltre quello <strong>di</strong>scepolo-maestro ("e spesso la baciava sulla bocca"<br />

Vang. Fil. 64,2). Chi <strong>di</strong>sponeva delle conoscenze esposte così in dettaglio nella Legenda Aurea, delle informazioni intriganti sulla<br />

centralità della Maddalena e sul suo rapporto privilegiato con Cristo tratte dal Vangelo <strong>di</strong> Filippo e comuni a tutta la letteratura<br />

gnostica, poteva a ragione collegarle così come abbiamo proposto nei precedenti lavori. - Nel testo viene chiaramente legata<br />

l'origine del nome Maddalena all'ebraico Magdal (torre) attraverso la <strong>di</strong>scendenza della donna da una stirpe nobile ed il fatto che<br />

abitava in un Castello. Questa osservazione rende l'immagine della torre un ottimo sostituto simbolico della Maddalena<br />

chiaramente comprensibile al pubblico me<strong>di</strong>oevale cui si rivolge Pantaleone. Di conseguenza l'associazione proposta tra la torre <strong>di</strong><br />

Babele che campeggia nel <strong>mosaico</strong> e l'albero (simbolo<br />

della croce <strong>di</strong> Cristo nel Vangelo <strong>di</strong> Filippo) <strong>di</strong>viene più che legittimo. Non va <strong>di</strong>menticato, inoltre, che Pantaleone raffigura una torre<br />

<strong>di</strong> Babele merlata tipica <strong>di</strong> un castello fortificato. La Legenda parla dell'arrivo della Maddalena in Francia e dei suoi rapporti con un<br />

principe del luogo legando la fede del principe alla nascita <strong>di</strong> un figlio dalla moglie sterile grazie alla intercessione della Maddalena.<br />

In questo quadro la leggenda sul capostipite della stirpe Merovingia, Mervee, nato dallo stupro della madre <strong>di</strong> Mervee ad opera del<br />

mostro marino denominato Quinotauro, poteva, a ragione, essere collegato alla Maddalena specie stante l'assonanza tra il nome<br />

del bimbo (Mervee appunto) e quello <strong>di</strong> Maria <strong>di</strong> Magdala. <strong>Il</strong> legame tra la leggendaria origine dei Merovingi, il Sangue Reale (Sang<br />

Real - SanGraal) e quin<strong>di</strong> il sangue <strong>di</strong> Cristo è avvalorato dalla incre<strong>di</strong>bile storia del ritorno in vita prima del figlioletto e poi della<br />

madre. <strong>Il</strong> figlio, morto e poi tornato alla vita, nasce dal grembo <strong>di</strong> una madre morta ed in seguito tornata in vita, tutto grazie sempre<br />

alla Maddalena. <strong>Il</strong> bimbo sopravvive miracolosamente, per due anni privo <strong>di</strong> cibo. La sterilità dell'uomo, e la storia nel suo<br />

complesso, collegata al mare ed alla presenza solitaria del cadavere della donna per due anni nei pressi <strong>di</strong> una spiaggia<br />

sconosciuta, poteva essere legittimamente collegato al mostro Quinotauro ed allo stupro della moglie del primo re dei Merovingi<br />

fino ad allora rimasto privo <strong>di</strong> ere<strong>di</strong>. La mente sottile e teologicamente preparata dal substrato gnostico del Vangelo <strong>di</strong> Filippo, <strong>di</strong><br />

Pantaleone, non doveva far altro che ricollegare il "rapporto particolare" della Maddalena con Gesù al bimbo che lo stesso principe<br />

riteneva, chiaramente, figlio "spirituale" della Maddalena. <strong>Il</strong> viaggio che il padre della Legenda compie verso Roma e<br />

successivamente verso Gerusalemme insieme a Pietro, descrive, chiaramente, l'itinerario <strong>di</strong> un pellegrinaggio che, in epoca <strong>di</strong><br />

Crociate, pochi anni dopo la nascita dell'Or<strong>di</strong>ne Templare sorto in <strong>di</strong>fesa dei pellegrini <strong>di</strong>retti in Terra Santa, assumeva un<br />

significato simbolico particolarissimo. Per un uomo, come Pantaleone, folgorato dalla sua visione gnostica dovuta, forse, al<br />

possesso <strong>di</strong> una vasta biblioteca <strong>di</strong> testi ritrovati durante le missioni dei crociati, immerso e convinto del legame tra i Merovingi ed il<br />

Sang Real, vissuto fin da piccolo in una città che era porto fondamentale verso la Terra Santa poteva legittimamente essere visto<br />

come il ritorno della stirpe regale <strong>di</strong> Cristo alla sua terra finalmente riconquistata.<br />

<strong>Il</strong> matrimonio tra Giovanni e la Maddalena, precedente la sua chiamata all'apostolato, non fa altro che avvalorare la presenza <strong>di</strong><br />

voci non ortodosse che ipotizzavano legami tra i <strong>di</strong>scepoli e tra questi ed il Cristo, <strong>di</strong>versi da quelli<br />

puramente spirituali. Possiamo immaginare a quali conclusioni fosse giunto Pantaleone affiancando una simile ipotesi al rapporto<br />

stretto tra Gesù e la Maddalena chiaramente in<strong>di</strong>cata nel Vangelo <strong>di</strong> Filippo. Una volta legittimato su base documentale, lo sfondo<br />

culturale e leggendario che riteniamo abbia guidato Pantaleone nella realizzazione del <strong>mosaico</strong>, passiamo ad analizzare l'elemento<br />

più enigmatico dell'opera: la raffigurazione <strong>di</strong> re Artù.<br />

La leggenda <strong>di</strong> Re Artù nei documenti dell'epoca<br />

<strong>Il</strong> richiamo esplicito alla leggenda arturiana, che nel <strong>mosaico</strong> <strong>di</strong> <strong>Otranto</strong> è segnalata dalla raffigurazione <strong>di</strong> Re Artù a cavallo <strong>di</strong> un<br />

caprone, non rappresenta affatto un caso isolato nel territorio pugliese, ma è cronologicamente preceduto e seguito<br />

rispettivamente, da altre due rilevanti opere architettoniche: la cattedrale <strong>di</strong> S. Nicola <strong>di</strong> Bari realizzata tra il 1087 ed il 1108 e lo<br />

stupendo ed enigmatico e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> Castel del Monte realizzato tra il 1240 ed il 1250. La chiesa <strong>di</strong> S. Nicola fu e<strong>di</strong>ficata per<br />

contenervi le spoglie del santo riportate il 7 maggio del 1087 in Italia dalla Terra Santa, grazie ad una ar<strong>di</strong>ta spe<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> alcuni<br />

mercanti. Le caratteristiche miracolose attribuite alle spoglie del Santo hanno non poche affinità con i poteri <strong>di</strong> guarigione attribuiti al<br />

Graal, ma l'aspetto più interessante <strong>di</strong> quest'opera è <strong>di</strong> certo, la raffigurazione <strong>di</strong> Re Artù insieme ad una rappresentazione stilizzata<br />

del nascon<strong>di</strong>glio della preziosa coppa4. Particolarmente interessante è la raffigurazione dei cavalieri in lotta armati alla normanna

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