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Il mosaico di Otranto - Grande Oriente D'Italia - Lombardia

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Para<strong>di</strong>so. L'uomo viveva nel Para<strong>di</strong>so. C'era unità e non c'era separazione [...] Beati gli uomini che in esso non desidereranno più<br />

separarsi. Questo Para<strong>di</strong>so è il luogo in cui mi sarà detto: "Mangia <strong>di</strong> questo o non mangiare <strong>di</strong> questo, secondo il tuo desiderio". E'<br />

il luogo dove io mangerò <strong>di</strong> tutto, poiché là c'è l'albero della conoscenza. Lì esso ha ucciso Adamo, qui invece l'albero della<br />

conoscenza ha dato la vita all'uomo. La Legge era l'albero. Esso aveva il potere <strong>di</strong> dare la conoscenza del bene e del male. Ma<br />

esso né lo allontanava dal male, né lo stabiliva nel bene, ma ha creato la morte per quelli che ne hanno mangiato. Perché quando<br />

ha detto: "Mangia <strong>di</strong> questo, non mangiare <strong>di</strong> quello," è stata l'origine della sua morte" (ver.94). Interessantissima tale visione, che è<br />

sbalor<strong>di</strong>tivamente simile a quella che ritroviamo negli scritti dell'apostolo Paolo e che ci spinge a chiederci se sia il pensiero<br />

gnostico ad attingere da tali opere o se tale pensiero non preceda quello dell'apostolo, configurandosi come una delle tre anime del<br />

cristianesimo primitivo: gnostica, paolina, giudeo-cristiana, ma il <strong>di</strong>scorso ci porterebbe lontanissimo. La separazione del bene dal<br />

male e dell'uomo in se stesso, che pervade gli scritti gnostici della biblioteca <strong>di</strong> Nag Hamma<strong>di</strong>, è il male denunciato dalla gnosi, che<br />

ha, nella Conoscenza ottenuta grazie a Gesù ed alla ricerca personale <strong>di</strong> Dio e dei misteri del Regno, la sua soluzione.Se questa è<br />

la soluzione proposta da Pantaleone, essa può davvero essere letta nel Mosaico<br />

L'albero al centro della Chiesa<br />

Sempre nel Vangelo <strong>di</strong> Filippo si legge: "Quando Abramo si rallegrò <strong>di</strong> vedere ciò che stava per vedere, circoncise la carne del suo<br />

prepuzio, mostrandoci come sia necessario <strong>di</strong>struggere la carne e il resto <strong>di</strong> questo mondo. Finché le loro passioni sono nascoste,<br />

rimangono e sono vive; se vengono manifestate, muoiono, secondo l'esempio dell'uomo che è manifesto: finché le viscere<br />

dell'uomo sono nascoste, l'uomo vive; se le viscere appaiono e vengono fuori <strong>di</strong> lui, l'uomo morirà. Così pure è l'albero: finché la<br />

sua ra<strong>di</strong>ce è nascosta, esso fiorisce e cresce; se la ra<strong>di</strong>ce appare, l'albero secca. Così è per ogni prodotto che è nel mondo, non<br />

soltanto per quello che è manifesto, ma anche per quello che è nascosto. Infatti, fintanto che la ra<strong>di</strong>ce dell'errore è nascosta, esso è<br />

forte, ma quando è riconosciuta, esso si <strong>di</strong>ssolve. Questo è il motivo per cui il Logos ha detto: "Già la scure è posta alla ra<strong>di</strong>ce degli<br />

alberi". Essa non sfronderà soltanto "ciò che è sfrondato germoglia <strong>di</strong> nuovo" ma la scure taglia profondamente finché svelle la<br />

ra<strong>di</strong>ce. E Gesù ha <strong>di</strong>velto la ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> tutto il luogo; gli altri invece solo in parte. Quanto a noi, ciascuno scavi profondamente fino<br />

alla ra<strong>di</strong>ce dell'errore, che è dentro <strong>di</strong> lui e lo <strong>di</strong>velga dal suo cuore fino alla ra<strong>di</strong>ce. Ed esso invero sarà <strong>di</strong>velto, quando noi lo<br />

riconosceremo. Che se noi siamo ignoranti a suo riguardo, esso affonda in noi le ra<strong>di</strong>ci e produce i suoi frutti nei nostri cuori. Esso<br />

domina su <strong>di</strong> noi, e noi siamo suoi schiavi. Ci tiene prigionieri, cosicché noi facciamo ciò che non vogliamo, e ciò che vogliamo non<br />

lo facciamo. Esso è potente perché noi non lo conosciamo, e finche esiste, esso lavora. L'ignoranza è per noi la madre dell'errore.<br />

L'ignoranza è al servizio della morte: ciò che viene dall'ignoranza né è esistito, ne esiste, ne esisterà. Invece coloro che sono nella<br />

verità saranno perfetti quando tutta la verità si manifesterà. Perché la verità è come l'ignoranza: quand'è nascosta, riposa in se<br />

stessa, ma quando si rivela ed è riconosciuta, viene glorificata, in quanto è più potente dell'ignoranza e dell'errore. Essa dà la<br />

libertà. <strong>Il</strong> Logos ha detto: "Se voi conoscerete la verità, la verità vi farà liberi". L'ignoranza è uno schiavo, la conoscenza è libertà.<br />

Se noi riconosceremo la verità, troveremo i frutti della verità in noi stessi. Se ci uniremo con essa, essa produrrà il nostro<br />

perfezionamento" (ver.123). La conoscenza gnostica è un albero tagliato alla ra<strong>di</strong>ce e Gesù ha tagliato le ra<strong>di</strong>ci dell'albero dandoci<br />

la libertà che è nella conoscenza dell'errore.<br />

<strong>Il</strong> percorso che dalla cima dell'albero posta sotto il presbiterio, intorno a cui è avvolto il serpente, porta verso la porta della<br />

cattedrale, la ra<strong>di</strong>ce dell'albero rè sorretta da due elefanti e soprattutto il fatto che l'albero è, in realtà, privo <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ce. L'elefante è,<br />

simbolo della sapienza ed i due elefanti che sorreggono l'albero sono contrassegnati da un cerchio vuoto ed uno contenente un<br />

cerchio pieno. <strong>Il</strong> cerchio rappresenta il serpente e quin<strong>di</strong> il male e l'altro la pienezza e quin<strong>di</strong> il bene. Le figure che suonano intorno<br />

ai due elefanti sono simbolo dell'armonia raggiunta percorrendo l'albero dal presbiterio verso la porta, e non a caso è in questo<br />

punto che Pantaleone appone il suo nome maa ha un senso il fatto che il nome appaia anche oltre la soglia della porta, all'esterno<br />

della Chiesa Se il percorso dal presbiterio verso la porta della chiesa sia da un lato il problema dell'uomo (la lettura destra e<br />

sinistra del <strong>mosaico</strong>) dall'altro riveli anche la soluzione: il grande albero al centro che è il percorso della conoscenza (Gnosi) Quin<strong>di</strong><br />

al termine della conoscenza si giunge alla soglia dell'uscita dalla Chiesa Ufficiale. Si arriva alla me<strong>di</strong>azione equilibrata della<br />

conoscenza del bene e del male e quin<strong>di</strong> alla giusta comprensione armonica degli opposti. Si giunge a quello che nella Cabala è<br />

chiamato Regno, che è proprio quello che Gesù segnalava come mèta ai sui <strong>di</strong>scepoli e che è il cuore ed il senso stesso della<br />

conoscenza che Gesù declama nel Vangelo <strong>di</strong> Tommaso. A questo punto si è già fuori la Chiesa (la porta) il luogo dove Pantaleone<br />

appone la sua firma e l'anno <strong>di</strong> costruzione del <strong>mosaico</strong>.<br />

L'eresia del monaco Pantaleone<br />

Ma perché, allora, partire da Artù Artù non può che richiamare la leggendaria ricerca del Santo Graal, che è, nel <strong>mosaico</strong>, la<br />

conoscenza, la gnosi e quin<strong>di</strong> il Logos. Re Artù parte alla ricerca della Conoscenza, lì dove è la ra<strong>di</strong>ce del male: nella violazione <strong>di</strong><br />

Adamo ed Eva nel para<strong>di</strong>so terrestre. <strong>Il</strong> Graal è l'altro simbolo, nemmeno tanto nascosto, che troviamo nel <strong>mosaico</strong>. Si noti, infatti,<br />

come i due rami in basso, e la base dell'albero, costituita dai due elefanti, <strong>di</strong>segni una coppa: il Graal appunto. <strong>Il</strong> <strong>mosaico</strong> pullula,<br />

inoltre, dei tra<strong>di</strong>zionali simboli templari, quali, ad esempio la scacchiera. I templari sono da sempre stati connessi, a torto o a<br />

ragione, con le conoscenze misteriche <strong>di</strong> cui sarebbero stati unici detentori nella Chiesa.<br />

La Chiesa, l'albero e la Croce<br />

Un elemento che ha contribuito a rendere criptico il senso del <strong>mosaico</strong> <strong>di</strong> <strong>Otranto</strong> sta nella impossibilità <strong>di</strong> avere una visione<br />

d'insieme dell'opera e delle sue topologie. Per cogliere il senso della soluzione che Pantaleone offre al problema della male<strong>di</strong>zione<br />

dell'albero del Bene e del Male, bisogna posizionarsi in alto e visionare tutto il <strong>mosaico</strong> uscendo idealmente fuori della Chiesa. E'<br />

solo così che si coglie un aspettoemblematico. L'albero del <strong>mosaico</strong> è al centro della croce formata dalla Chiesa stessa e quin<strong>di</strong><br />

esso è il legame che è stato segnalato nel Vangelo <strong>di</strong> Filippo tra Gesù, la Croce e la Cabala: la Croce ha fornito il tronco mancante<br />

all'albero del Bene e del Male, rendendo <strong>di</strong> nuovo possibile all'uomo l'ascesa a Dio e la conoscenza dei misteri.<br />

La cosmogenesi<br />

Una parte importante del <strong>mosaico</strong> riguarda la cosmogenesi.la principale delle Sefirot: la Corona. La cosmogenesi appare raffigurata<br />

in 16 cerchi contenenti ciascuno un simbolo, la cui funzione è estremamente criptica. Pur non volendo affrontare l'arduo compito<br />

della interpretazione complessiva <strong>di</strong> questa costruzione, vogliamo far cenno ai simboli che per posizione e forma, ci sembrano<br />

avvalorare la pista interpretativa qui proposta. Chi si sia imbattuto, anche una sola volta, nel più classico dei simboli gnostici, non<br />

può non notare una notevole somiglianza tra quella che viene definita la Sirena e l'Abraxas. L'Abraxas è, nell'accezione ideata<br />

dallo gnostico egiziano Basilide, il nome oscuro dato al Sommo Architetto dell'Universo: i due serpenti che fanno da arti inferiori

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