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Chi fermerà<br />

la musica<br />

YouTube batte radio<br />

nell’ascolto della musica.<br />

Sarà solo il primo round<br />

Nuovi media crescono. E sembra proprio<br />

che non abbiano lim<strong>it</strong>i. Oltre a<br />

dominare gli sconfinati orizzonti della<br />

rete, YouTube, popolare s<strong>it</strong>o di condivisione<br />

di video e musica, ha sbaragliato<br />

una sua nobile rivale, la radio. Con il 64<br />

per cento di preferenze e un tasso di cresc<strong>it</strong>a<br />

tra gli utenti del 25 per cento ogni<br />

mese, YouTube si è r<strong>it</strong>agliato un posto<br />

al sole nel cuore di molti amanti della<br />

musica. Almeno è quanto emerge da un<br />

recente studio della Nielsen, secondo cui<br />

i cosiddetti “vecchi media”, come cd, televisione<br />

e la radio appunto, sono ormai<br />

stati superati. Il s<strong>it</strong>o è un vero e proprio<br />

jukebox planetario, dove si trova di tutto.<br />

Sono gli utenti il vero motore del nuovo<br />

media, caricando contenuti e condividendoli<br />

in rete. La diffusione del web su<br />

cellulari e tablets ha poi fatto il resto: la<br />

musica è ovunque e ovunque è possibile<br />

scegliere e selezionare in prima persona,<br />

bypassando i classici “filtri” di radio e televisione.<br />

Tutto questo con il beneplac<strong>it</strong>o<br />

di artisti e case discografiche, a cui il s<strong>it</strong>o<br />

paga le royalties e fornisce una pubblic<strong>it</strong>à<br />

impareggiabile. «La ricerca certifica<br />

ciò che è sotto gli occhi (e nelle orecchie)<br />

di tutti: se vuoi una canzone vai su You-<br />

Tube – conferma Gianni Sibilla, caporedattore<br />

di “Rockol” e direttore del Master<br />

in Comunicazione musicale dell’Univers<strong>it</strong>à<br />

Cattolica di Milano – . Da tempo la<br />

piattaforma<br />

è anche un<br />

canale audio,<br />

oltre che video.<br />

YouTube<br />

rappresenta<br />

quello che per molti anni è stata la radio,<br />

il canale principale d’ascolto mordi<br />

e fuggi della musica, soprattutto per le<br />

nuove generazioni. Ancora di più dei vari<br />

iTunes, Spotify ecc: non c’è da iscriversi<br />

né da pagare. Basta un click. Ma, se per<br />

conoscere è uno strumento impagabile,<br />

lo stesso non si può dire per ascoltare<br />

– continua Sibilla –. Spesso la qual<strong>it</strong>à<br />

sonora dei video è dubbia, a meno che<br />

non siano ufficiali». La radio, però, non è<br />

rimasta a guardare (e ascoltare), rinnovando<br />

i propri contenuti e adeguandosi<br />

ai tempi, fino a sbarcare in rete con le<br />

cosiddette web-radio. Vecchi media ringiovaniscono...<br />

❚ Jacopo Formaioni<br />

scienza infusa di Patrice Poinsotte<br />

Di tutti i colori<br />

Non proprietà degli oggetti, ma frutto di luce<br />

e temperatura. I colori secondo la fisica che<br />

dimostra che l’apparenza inganna.<br />

Ne ha viste di tutti i colori Isaac Newton col suo prisma<br />

quando nel 1666 scompose la luce naturale del<br />

sole. Applicando rigorosamente il metodo scientifico dimostrò<br />

che nel passaggio dall’aria al vetro, con un angolo<br />

d’incidenza diverso da zero, la luce viene prima piegata<br />

– o meglio rifratta – e poi separata in sette colori primari<br />

che oggi sappiamo corrispondere a diverse frequenze<br />

luminose. Newton, in sostanza, ha dato<br />

colore alla luce. Ma la dispersione della<br />

luce, oltre che nel vetro, avviene in<br />

natura con un fenomeno noto a tutti,<br />

l’arcobaleno. Manifestazione condizionata<br />

dalla presenza contemporanea<br />

nell’aria di gocce d’acqua e di raggi di<br />

sole (alle spalle dell’osservatore), la radiazione<br />

viene rifratta e poi scomposta<br />

in cost<strong>it</strong>uenti monocromatiche dal rosso,<br />

il meno deviato, al violetto. L’acqua<br />

agisce, appunto, come un prisma naturale che spezza la<br />

luce e genera l’arco iridato. Senza luce, quindi, nessun<br />

colore. Il colore non è, infatti, una proprietà intrinseca<br />

degli oggetti, ma solo una sensazione prodotta dalla sua<br />

riflessione. Se l’apparenza inganna, la realtà stupisce. È,<br />

infatti, il cervello che interpreta la frequenza ricevuta<br />

dall’occhio e che la traduce sotto forma di un colore.<br />

L’azzurro del cielo, per esempio, significa che i colori<br />

dello spettro cromatico vengono tutti assorb<strong>it</strong>i dall’atmosfera<br />

tranne uno, il blu.<br />

Il filosofo francese Jean Gu<strong>it</strong>ton diceva che “il colore è<br />

la gloria della luce”, ma è anche il vettore della temperatura.<br />

A scoprirlo sono stati i fisici del XIX secolo. In<br />

particolare Wilhelm Wien descrisse matematicamente<br />

la relazione tra temperatura e lunghezza d’onda: più alta<br />

è la temperatura del corpo nero (oggetto ideale introdotto<br />

nel 1862 dal fisico Gustav Kirchhoff che assorbe<br />

tutta l’energia ricevuta), più corta è la lunghezza d’onda<br />

della luce emessa. Il filamento di tungsteno di una<br />

lampada, per esempio, passa dal rosso al giallo fino al<br />

bianco-bluastro con l’aumentare della temperatura.<br />

Quando raggiunge i 3mila gradi Kelvin, la luce appare<br />

bianca perché oltre al rosso e al giallo si aggiunge un’ulteriore<br />

quant<strong>it</strong>à di luce blu. Ma il passo decisivo nella<br />

descrizione della radiazione del corpo nero l’ha fatto il<br />

fisico tedesco Max Planck. Ebbe l’idea geniale di trattarla<br />

seguendo i principi della termodinamica per cui<br />

la temperatura consiste nella distribuzione d’energia tra<br />

molte particelle. Così Planck ha gettato il primo seme<br />

per quello che sarebbe diventato uno dei più importanti<br />

cap<strong>it</strong>oli della fisica moderna: la teoria dei quanti. ❚<br />

enneci<br />

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