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CAMPAGNE SICURE - Comune di Capurso

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qualcuno si sarebbe potuto accorgere della presenza <strong>di</strong> quegli alberelli che con l’uva non avevano<br />

nulla a che spartire.<br />

5 settembre - Tre incen<strong>di</strong> dall’inizio dell’estate devastarono il parco naturale Rauccio. L’ultimo<br />

scoppiò nel tardo pomeriggio dei 5 settembre, verso le sei. E vide all’opera per oltre cinque ore i<br />

soccorritori. Quin<strong>di</strong> gli ettari andati <strong>di</strong>strutti, canneti in gran parte della zona paludosa chiamata<br />

“Specchia della Milonga”. Ma le fiamme lambirono anche alcune abitazioni. Le fiamme<br />

<strong>di</strong>vamparono all’interno del parco per cause non ancora chiarite, tra le quali non si esclude il dolo,<br />

anche perché negli altri due incen<strong>di</strong> si parlò <strong>di</strong> dolo: in altre parole furono <strong>di</strong>strutti volontariamente<br />

40 ettari la prima volta e 20 la seconda. Due fette del parco rase al suolo e carbonizaate, a quale<br />

scopo era ancora da chiarire poiché su queste aree vige il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> costruire alcunché. Se anche nel<br />

pomeriggio del 5 le fiamme furono appiccate dalle mani <strong>di</strong> un piromane, trovarono alleati il caldo<br />

torrido ed un leggero vento <strong>di</strong> scirocco. Restava il problema <strong>di</strong> come prevenire gli incen<strong>di</strong> in questa<br />

area così vasta e così facilmente attaccabile dalle fiamme ma dove è presente anche l’unica area che<br />

testimonia la “Foresta <strong>di</strong> Lecce”. Si rimproverava la Regione <strong>di</strong> scarsa sensibilità: nessun<br />

finanziamento sin da quando venne istituito il parco, dal 2002.<br />

5 settembre - Gli operatori <strong>di</strong> “Finis Terrae” denunciarono <strong>di</strong> essere stati minacciati <strong>di</strong> morte e<br />

paventavano che <strong>di</strong>etro ci fosse la mano del caporalato. “Finis Terrae” è la tendopoli che accoglieva<br />

durante l’estate, centinaia <strong>di</strong> lavoratori extracomunitari. E proprio il 6 settembre era il giorno <strong>di</strong><br />

chiusura definitiva del campo, e così il 5 i gestori dell’associazione Gianluca Nigro e Valeria<br />

Sallustio fecero sapere, con una conferenza stampa, come il loro lavoro a Nardò fosse stato duro.<br />

Sugli episo<strong>di</strong> denunciati il commissariato <strong>di</strong> polizia indagavano, ma i gestori fornirono una prima<br />

ricostruzione dei fatti. L’episo<strong>di</strong>o più recente risaliva al 2 settembre quando un immigrato, ex ospite<br />

del campo, alle 21 circa, salì al piano superiore della masseria dove si trovavano gli alloggi degli<br />

operator sociali e aveva cominciato ad inveire contro tutto e tutti. 20 minuti d’inferno. Tra l’altro<br />

proprio Valeria Sallustio fu minacciata <strong>di</strong> violenza sessuale. Con fare prepotente l’uomo fece<br />

riferimento a fantomatici furti <strong>di</strong> sol<strong>di</strong> da parte dei ragazzi dell’associazione senza che si potesse<br />

capire a che tipo <strong>di</strong> somme si riferiva. Poi ci furono pugni sbattuti sul tavolo, sputi per terra e,<br />

soprattutto, minacce <strong>di</strong> morte a Gianluca Nigro. Quin<strong>di</strong>, dopo improperi <strong>di</strong> ogni tipo, andava via.<br />

L’uomo non era sconosciuto agli operatori che già una ventina <strong>di</strong> giorni prima, a carico dello stesso<br />

soggetto, avevano presentato un esposto al commissariato per altri episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> minaccia, sempre nei<br />

confronti della Sallustio. In quell’occasione furono gli altri lavoratori a <strong>di</strong>fenderla ed isolarlo. Il<br />

bracciante aveva capito che alla tendopoli non era aria e aveva smesso <strong>di</strong> dormire presso il campo,<br />

continuando però a gravitarci attorno. I suoi attacchi - continuava l’esposizione dei responsabili<br />

dell’associazione – erano sempre corrisposti a momenti <strong>di</strong> particolare esposizione me<strong>di</strong>atica<br />

dell’associazione. Nel giorno dello sciopero, ad esempio, voleva organizzare una sassaiola contro le<br />

auto in transito per infangare la rivolta pacifica. Per questo vi era un fondato motivo per credere che<br />

potesse essere un sobillatore mandato da qualcuno a cui non era gra<strong>di</strong>ta la presenza <strong>di</strong> “Finis<br />

Terrae”. Magari dai caporali.<br />

5 settembre - Dalla serata del 5 settembre il nastro bianco e rosso del sequestro circondava<br />

un’area <strong>di</strong> circa duemila metri quadrati sullo svincolo che dalla statale 101 porta a Collemeto. A<br />

mettere i sigilli fu la Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza della Compagnia <strong>di</strong> Lecce che in<strong>di</strong>viduò in questo campo<br />

una <strong>di</strong>scarica abusiva. A seguito <strong>di</strong> alcuni sopralluoghi i finanzieri scoprirono in un grande uliveto<br />

una notevole quantità <strong>di</strong> rifiuti speciali pericolosi ed altro materiale inerte derivante da lavorazioni<br />

e<strong>di</strong>li e materiali <strong>di</strong> risulta (si calcolavano circa 90 tonnellate), mescolati e compattati tra gli alberi<br />

secolari. Tutto era in procinto <strong>di</strong> essere coperto da enormi cumuli <strong>di</strong> terra rossa già scaricati sul<br />

luogo. Le Fiamme Gialle, tramite l’Ufficio Tecnico Comunale, accertò che il terreno oggetto del<br />

controllo risultava essere <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong> un trentenne originario del posto, il quale veniva<br />

denunciato in violazione delle norme in materia ambientale. Intanto in paese serpeggiava la notizia<br />

che quei cumuli <strong>di</strong> terra fossero solo parcheggiati in quel campo ma già acquistati da altre persone<br />

per altri usi. Tra l’altro alcuni affermavano che quel terreno era in quelle con<strong>di</strong>zioni da anni.

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