Livorno non stop - Gen '14
Livorno non stop - Gennaio 2014
Livorno non stop - Gennaio 2014
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<strong>Livorno</strong><br />
Anno 28 - N° 602 <strong>Gen</strong>naio<br />
2014<br />
<strong>non</strong> <strong>stop</strong><br />
Omaggio<br />
mensile indipendente «strettamente» livornese<br />
Sembra<br />
uno scenario<br />
del Bronx, ...invece<br />
è la nostra <strong>Livorno</strong>!<br />
Fortezza Nuova (fine XVI sec.)<br />
l’ira di Melioco<br />
Apre un cinema e subito un altro va a fare<br />
compagnia a quello che un paio di mesi fa ha<br />
chiuso definitivamente i battenti; aprono, o<br />
sono in cantiere, nuovi supermercati, chiudono<br />
nel contempo molti negozi, anche storici; in città c’è<br />
sempre fame di parcheggi ma due ampie strutture inaugurate<br />
da poco <strong>non</strong> è che registrino il pie<strong>non</strong>e; perfino nel calcio,<br />
al cospetto di una squadra che da oltre un decennio<br />
naviga tra A e B, <strong>non</strong> si riesce a godere. Contraddizioni,<br />
appunto, uno dei tanti freni della nostra città.<br />
Foto Onorati<br />
Foto Onorati<br />
Fortezze:<br />
finalmente<br />
l’apertura?<br />
La notizia è nell'aria. Sembra che il 2014<br />
sia l’anno buono per l’apertura definitiva<br />
delle due fortezze. Dal Palazzo Comunale,<br />
per quella nuova, e dall’Autorità Portuale,<br />
per quella vecchia, giungono notizie<br />
confortanti. Superate tutte le problematiche<br />
inerenti (ricerca finanziamenti, patto<br />
di stabilità, messa in sicurezza, passaggi<br />
competenze demaniali, abbattimento ostacoli<br />
di varia natura ecc.) appare sempre<br />
più vicina la data in cui <strong>Livorno</strong> possa di<br />
nuovo usufruire dell’utilizzo dei due splendidi<br />
baluardi medicei.<br />
Entro la prossima primavera, insomma, le<br />
due Fortezze, dovrebbero essere aperte al<br />
pubblico a tempo pieno. Oltre a ridare ai<br />
livornesi due ampi ed importanti spazi per<br />
eventi culturali, manifestazioni varie, e -<br />
per quella nuova - anche un enorme “polmone”<br />
di verde, sarebbe un evento trainante<br />
per cercare di “bloccare” in città<br />
quelle migliaia di turisti legati al traffico<br />
delle crociere (la stessa installazione delle<br />
false teste di Modì in quella vecchia appare<br />
fonte di richiamo), magari, attirandone<br />
una nuova fetta, <strong>non</strong>ché una decisa<br />
spinta per tutto il settore turistico.<br />
Speriamo che davvero sia la volta buona!<br />
Fortezza Vecchia<br />
(inizio XVI sec.)
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è....<br />
Alla Goldonetta giovedì 9 gennaio<br />
la cantante presenta il nuovo disco<br />
Ecco Nada e il suo<br />
Occupo poco spazio<br />
Direzione, Redazione,<br />
Amministrazione e Stampa:<br />
Editrice «Il Quadrifoglio» Sas<br />
Via C. Pisacane 7 - <strong>Livorno</strong><br />
Tel. e fax. (0586) 81.40.33<br />
e-mail: ediquad@tin.it<br />
Nada Malanima con il nostro direttore Bruno Damari<br />
Sembra ieri quando una ragazzina,<br />
appena quindicenne, con la canzone<br />
Ma che freddo fa, conquistava il pubblico<br />
di Sanremo e quello della hitparade<br />
- rimanendovi al primo posto<br />
per diverse settimane - salendo<br />
contemporaneamente alla ribalta<br />
<strong>non</strong> solo in Italia, ma anche in Spagna,<br />
Giappone ed altri paesi.<br />
Invece di tempo ne è passato molto,<br />
quasi mezzo secolo - era il 1969 - e<br />
di strada la nostra cantante ne ha<br />
fatta molta. Ci riferiamo, ovviamente<br />
a Nada, il pulcino del Gabbro, così<br />
Reg. Trib. <strong>Livorno</strong> n. 451 del 6/3/1987<br />
Direttore responsabile:<br />
Bruno Damari<br />
Comitato redazione:<br />
Claudia Damari, Stefania<br />
D'Echabur, Marcello Faralli,<br />
Cesare Favilla, Giovanni Giorgetti,<br />
Lorena Luxardo, Arrigo<br />
Melani, Silvia Menicagli,<br />
Marco Rossi.<br />
Photo: Roberto Onorati.<br />
Gli articoli firmati o con pseudonimo riflettono<br />
unicamente le opinioni dell'autore.<br />
Numero chiuso il 31/12/2013<br />
come venne sopprannominata. A breve<br />
distanza (1971) seguì il successo<br />
allo stesso Festival di Sanremo con Il<br />
cuore è uno zingaro, in coppia con<br />
Nicola di Bari.<br />
Nel 1983 rioccupò la testa dei singoli<br />
in classifica con Amore disperato, uno<br />
dei brani italiani simbolo degli anni<br />
Ottanta per poi arrivare a Guardami<br />
negli occhi (1999), un testo da lei<br />
scritto e composto, che presentò a<br />
Sanremo riscuotendo anche l’attenzione<br />
di Adriano Celentano che la<br />
volle per il duetto Il figlio del dolore,<br />
uscito nel 2000 all’interno del disco<br />
Esco di rado e parlo ancora meno<br />
dello stesso Celentano.<br />
Non solo canzoni e musica, Nada si è<br />
imposta pure come attrice (debuttò<br />
nel 1973 nello sceneggiato televisivo<br />
RAI Puccini diretto da Sandro<br />
Bolchi nel ruolo di Dora Manfredi ed<br />
ebbe un ruolo da protagonista (1977)<br />
ne Il diario di Anna Frank con la regia<br />
di Giulio Bosetti che precedette un<br />
altro suo ruolo da protagonista nella<br />
rivisitazione italiana di My Fair Lady<br />
(Pigmalione), e, soprattutto, scrittrice<br />
(La grande casa, edito da Bompiani,<br />
l’ultimo suo successo, nel 2012).<br />
Ma Nada <strong>non</strong> si ferma più. Il prossimo<br />
9 gennaio presenterà alla Goldonetta<br />
il suo ultimo disco “Occupo<br />
poco spazio” che uscirà a marzo. In<br />
questo nuovo lavoro, Nada prosegue<br />
nell’originale percorso creativo tra<br />
canzone d’autore, rock’n’roll e letteratura,<br />
in cui il richiamo alla tradizione<br />
musicale italiana (su tutti Piero<br />
Ciampi) si fonde allo spirito libero<br />
che la contraddistingue.<br />
2<br />
musica & citazioni<br />
«Ci sono tante cose e tanti<br />
nomi di cui <strong>Livorno</strong> dovrebbe<br />
essere orgogliosa. Adesso festeggeremo<br />
Mascagni, che per<br />
noi è un personaggio importantissimo,<br />
ma sono molti i<br />
nomi che hanno dato lustro<br />
al territorio e che meriterebbero<br />
di essere ricordati. Penso<br />
a Modigliani, al Caproni,<br />
ma anche a gente meno nota<br />
come Sabatino Lopez, drammaturgo<br />
e critico letterario, o<br />
l’architetto Angelo badaloni.<br />
Persone che hanno fatto tanto,<br />
di cui andrebbe raccontata<br />
ai giovani la storia»: EMA-<br />
NUELE BARRESI, autore e<br />
regista (Il Tirreno del 7/12/13).<br />
«Fino a qualche anno fa era<br />
impensabile trovare in giro<br />
così tante persone prive della<br />
copertura assicurativa, ora<br />
invece è diventata una triste<br />
routine. Il mancato pagamento<br />
del tagliando è sicuramente<br />
un effetto della crisi finanziaria<br />
però è pericolosissimo<br />
perché <strong>non</strong> si rischiano solo<br />
multe salate, ma anche conseguenze<br />
che possono pesare<br />
anche sul proprio patrimonio.<br />
Il punto è che se una persona<br />
provoca lesioni ad un’altra in<br />
seguito ad un incidente, se<br />
tutto è regolare sarà l’assicuratore<br />
a coprire le spese, altrimenti<br />
il responsabile sarà<br />
costretto a rimetterci di tasca<br />
propria. La nostra attenzione<br />
in questo settore è massima:<br />
ne va la salute e la serenità<br />
del cittadino»: RICCARDO<br />
PUCCIARELLI, comandante<br />
della polizia municipale (Il Tirreno<br />
del 15/12/13).<br />
«A <strong>Livorno</strong> ci crediamo immuni<br />
dal razzismo, ma in realtà<br />
in molti constatiamo una scarsa<br />
apertura verso i migranti»:<br />
STEFANO ROMBOLI, operatore<br />
socio-culturale dell’Associazione<br />
don Nesi (Il Tirreno<br />
del 18/12/13).<br />
«Fare il primo cittadino in<br />
questa città, sedere nel posto<br />
che è stato dei sindaci che tutti<br />
conoscete, è stato un onore.<br />
Ne cito solo uno, quel “Marco”<br />
Badaloni al quale sono<br />
stato molto legato, essendo da<br />
lui considerato uno suo “bim<br />
m<br />
a<br />
b<br />
r o<br />
g<br />
p<br />
s<br />
e<br />
Questo,<br />
l’ho<br />
detto io!<br />
frasi<br />
estrapolate<br />
dalla<br />
stampa<br />
cittadina<br />
e <strong>non</strong><br />
bo”. Ricordo la sua passione<br />
per lo studio e la conoscenza.<br />
Per il resto, penso spesso alle<br />
cose che ho fatto e a quelle che<br />
avrei potuto fare diversamente.<br />
Parto, però, da un punto:<br />
ho avuto una grandissima fortuna.<br />
Per me la politica <strong>non</strong> è<br />
una professione, ma una passione.<br />
Di più: una passione di<br />
ritorno. Fino al 2004 ho sempre<br />
lavorato, tanto da portare<br />
avanti la campagna elettorale<br />
con le mie ferie. Anche prima,<br />
quando ero segretario<br />
della federazione dei Ds, sono<br />
sempre rimasto a lavorare. Ho<br />
svolto quel ruolo di segretario<br />
senza prendere una lira di<br />
rimborso o di stipendio, così<br />
come ho fatto il sindaco dando<br />
i soldi al mio partito. Lo<br />
sottolineo alla luce delle ultime<br />
polemiche. Io chiedo solo<br />
una cosa, anche al mio segretario:<br />
che ci sia una regola al<br />
riguardo, e che su questa si<br />
facciano dei confronti. Io ho<br />
agito in questo modo, perciò<br />
sono tranquillo»: ALESSAN-<br />
DRO COSIMI, Sindaco di <strong>Livorno</strong><br />
(Il Tirreno del 21/12/13).<br />
«Vorrei lanciare un messaggio<br />
ai livornesi sempre alle<br />
prese con i problemi di studio<br />
e di lavoro. Eppure proprio<br />
questi giovani potrebbero<br />
davvero rivoltare la città e<br />
cambiarla. L'augurio che posso<br />
fare loro per questo Natale<br />
è sappiano rinunciare a tutte<br />
le luci che li abbagliano ma<br />
<strong>non</strong> illuminano. Ragazzi, prendete<br />
coscienza di chi siete perché<br />
spesso nemmeno lo sapete»:<br />
DON PAOLO RAZZAU-<br />
TI, (La Nazione del 24/12/13).
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è.... 3<br />
la terza pagina<br />
La terza pagina<br />
di Cesare Favilla<br />
Anno nuovo, vita nuova…<br />
politica vecchia…chissà?<br />
Stanco di ascoltare i giornalieri<br />
notiziari Radio e Tv, nauseato<br />
di leggere i quotidiani<br />
che riportano a caratteri cubitali<br />
le stesse notizie di stragi,<br />
di morti, di politica e di sesso,<br />
ho deciso di mettermi a<br />
dieta ed ho ripreso a leggere<br />
alcune antologie che usavo<br />
durante gli spensierati anni<br />
della mia vita scolastica.<br />
Ho cominciato con una vecchia<br />
antologia della letteratura<br />
italiana. Dico subito che mi<br />
sento perseguitato. Aprendo<br />
il primo libro a caso, mi son<br />
capitati sotto gli occhi quei tre<br />
versi danteschi conosciuti<br />
come “invettiva all’Italia”,<br />
quelli, per intendersi, che si<br />
trovano quasi all’inizio del sesto<br />
canto del Purgatorio:<br />
..Ahi serva Italia di dolore ostello,<br />
nave senza nocchiero in gran tempesta,<br />
<strong>non</strong> donna di province ma bordello…<br />
“Per l’amor di Dio !”, ho subito<br />
gridato. Tra le mille pagine<br />
che compongono questo libro,<br />
tra i mille versi che scrisse<br />
il sommo Dante, i miei occhi<br />
vanno a cascare proprio<br />
su un argomento politico!<br />
Certo, ho riflettuto, Dante<br />
ebbi i suoi problemucci con<br />
la politica ma… quelli erano<br />
altri tempi... Ripresomi dallo<br />
shock, ho continuato a sfogliare<br />
l’antologia in qua e là e<br />
mi son trovato davanti il povero<br />
Conte Ugolino. Il ricordo<br />
dei suoi figli rosicchiati per<br />
calmare la fame, mi ha trattenuto<br />
su quelle pagine che, vigliacche,<br />
mi hanno riaperto il<br />
morso della politica. Infatti, il<br />
Conte della Gherardesca,<br />
quand’era in vita, aveva tentato<br />
di mutare in guelfa la politica<br />
tradizionalmente ghibellina<br />
della sua città.<br />
Costretto, dagli avversari, a riparare<br />
fuori Pisa, si lasciò convincere<br />
a rientrare dalle premure<br />
dell’arcivescovo Ruggeri<br />
che gli prometteva solidarietà<br />
e possibilità di sicure trattative.<br />
Invece, l’arcivescovo lo<br />
tradì e, insieme a due figlioli e<br />
due nipoti, lo rinchiuse nella<br />
torre. Tutto per colpa della politica.<br />
Che bestiaccia è mai questa<br />
politica!! Via, via, dissi,<br />
cambiamo argomento e… passai<br />
a San Francesco, un’oasi<br />
di pace e di tranquillità. Lessi<br />
di come il santo convertì il lupo<br />
e mi rinfrancai lo spirito.<br />
Istintivamente voltai pagina<br />
per leggere un altro dolce e<br />
soave racconto e, invece…chi<br />
trovai? Trovai un altro Francesco,<br />
il Petrarca. Bel Poeta,<br />
dissi subito, un po’ vanitoso<br />
se penso che, ai suoi tempi, si<br />
recò a Parigi per essere incoronato<br />
Poeta! Oggi, come oggi,<br />
sarebbe andato a piedi a prendersi<br />
il Premio Nobel!<br />
Mentre facevo queste dozzinali<br />
riflessioni, i miei occhi si posarono<br />
sulla pagina accanto<br />
sulla quale era stampata una<br />
delle più belle liriche di questo<br />
poeta, quella intitolata “Italia<br />
mia”. E’ un inno d’amore verso<br />
la Patria, quella che una volta<br />
si amava anche noi studenti,<br />
e che recita:<br />
Italia mia, benché il parlar sia indarno<br />
a le piaghe mortali<br />
che nel bel corpo tuo si spesse veggio,<br />
piacemi almen che ‘miei sospir sian quali<br />
spera il Tevere e l’Arno<br />
J.F. Kennedy e Umberto Eco<br />
e il Po, dove doglioso e grave or seggio<br />
.....<br />
Sembrava una cosa fatta apposta,<br />
anche questi versi furono<br />
ispirati dalla politica che aveva<br />
partorito una guerra tra Scaligeri<br />
ed Estensi verso la fine<br />
del 1300.<br />
Demostene, il famoso oratore<br />
ed uomo politico ateniese, parlando<br />
dei politicanti disse:<br />
“Alcuni erano pitocchi e sono<br />
ricchi, altri erano ignobili e<br />
vanno per la maggiore; alcuni<br />
si sono costruite dimore più<br />
sontuose di un pubblico edificio:<br />
di quanto è declinata la<br />
fortuna dello Stato, di tanto è<br />
cresciuta la loro”.<br />
Quando si tratta di capire la<br />
politica, il problema si fa, ogni<br />
giorno, più difficile. A complicar<br />
le cose, sono anni che impera<br />
il “politichese” quel tipo<br />
di linguaggio che Umberto Eco,<br />
già diversi anni fa, disse “nasce<br />
da una fusione tra la sintassi<br />
latina e la fraseologia<br />
giuridica da una parte e qualche<br />
innesto tecnico e scientifico<br />
dall’altra”.<br />
Questa opinione fu condivisa<br />
anche dal presidente americano<br />
J.F.Kennedy il quale ebbe a<br />
dire: “Se i politici si occupassero<br />
un po’ più di poesia e i<br />
poeti un po’ più di politica,<br />
forse si vivrebbe in un mondo<br />
migliore”.<br />
A questo punto credo di aver<br />
annoiato i miei cari lettori ai<br />
quali, per offrir loro un po’ di<br />
svago, riporto una poesia del<br />
professor Fanfani “linguaiolo”<br />
toscano dell’800:<br />
Una matrona che patisce l’etica,<br />
Che sol de’ grandi nella casa pratica,<br />
Parla aggiustata più che la grammatica,<br />
E squarta zeri più che l’aritmetica.<br />
Ha più finzione dell’arte poetica,<br />
Ha più misure della matematica,<br />
Ha faccia Megarese e par socratica,<br />
Par religiosa, e pur di fede è gotica,<br />
Mostra di amar la pace, e sempre litica<br />
E’ più fina di ogni altro, e fa la zotica,<br />
Lesta a raccorre, a seminare stitica,<br />
Ha la coscienza con tanto di cotica;<br />
Eccovi dimostrata la politica.<br />
A leggere queste cose, c’è da<br />
farsi cascare le braccia, <strong>non</strong><br />
credere più niente e a nessuno.<br />
Da parte mia le rialzo subito<br />
perché credo nella politica<br />
quando è intesa a realizzare<br />
qualcosa per il bene di tutti,<br />
insomma quando c’è unità di<br />
intenti e di volere. La politica,<br />
quella vera ed accettabile,<br />
comporta sempre diversità di<br />
opinioni e conflitti di idee che,<br />
per quanto aspre, debbono,<br />
comunque, tendere soltanto al<br />
bene della comunità.<br />
Per gli scettici credo di poter<br />
dire che la politica può anche<br />
essere considerata una malattia,<br />
una malattia necessaria,<br />
una malattia che crea e mantiene<br />
attivi gli anticorpi per<br />
prevenire ed impedire l’insorgere<br />
di quei mali che privano<br />
l’uomo del diritto alla libertà<br />
ed alla vita come il caos, la dittatura<br />
e la tirannia.
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è....<br />
4<br />
commemorazioni<br />
Rievochiamo ancora la figura del grande Maestro livornese sotto altri due diversi aspetti<br />
Pietro Mascagni<br />
Florestano De Larderel<br />
tra i primi a credere in lui<br />
Il Conte lo sostenne fin da giovane quando gli<br />
consentì di studiare al Conservatorio di Milano<br />
Primo compositore a creare<br />
una vera colonna sonora<br />
Nel 1914 in Rapsodia satanica il nostro musicista<br />
sincronizzò le scene del film con la musica<br />
di Giovanni Giorgetti<br />
Quando Pietro Mascagni cominciò<br />
a frequentare nel 1876<br />
(a 13 anni) l’Istituto Musicale<br />
Livornese, diretto da Alfredo<br />
Soffredini, il conte Florestano<br />
de Larderel aveva 28 anni ed<br />
era appena subentrato alla guida<br />
dell’impresa di famiglia per<br />
l’estrazione dell’acido borico a<br />
Larderello dopo la morte del<br />
padre Federico, avvenuta lo<br />
stesso anno.<br />
Il conte era uno dei nipoti di<br />
Francesco Larderel, un francese<br />
rovinato dalla rivoluzione,<br />
poiché al padre, ricco borghese,<br />
erano state espropriate le<br />
terre e la potente confraternita<br />
degli Armaioli, di cui faceva<br />
parte, era stata abolita. Francesco<br />
Larderel, da Vienne nel Delfinato,<br />
pensò di tentare la fortuna<br />
a <strong>Livorno</strong>, che raggiunse via<br />
mare nel 1814. Munito di pochi<br />
fondi e di alcuni gioielli di famiglia,<br />
riuscì a intraprendere un’attività<br />
commerciale con una patente<br />
di “chincagliere”. Nel<br />
1818, con altri soci, si dedicò all’estrazione<br />
nel Pisano dell’acido<br />
borico dai lagoni formatosi<br />
dalla condensazione del vapore<br />
che scaturiva spontaneamente<br />
dal sottosuolo, in località Pomarance.<br />
L’azienda utilizzava legna<br />
da ardere per far evaporare il liquido<br />
(salamoia) dove era concentrato<br />
il borace e il costo dell’energia<br />
mandò presto la società<br />
in rovina. Il colpo di genio<br />
di Francesco fu di usare il calore<br />
del vapore nascente spontaneamente<br />
dal sottosuolo al posto<br />
della legna: questo gli consentì<br />
notevoli risparmi di gestione facendolo<br />
pervenire in pochi anni<br />
a una grande agiatezza.<br />
Il metodo consisteva nel far evaporare<br />
la soluzione, ricca di acido<br />
borico proveniente dai lagoni,<br />
in modo da avere una soluzione<br />
satura, dove precipitavano<br />
i cristalli di acido borico.<br />
L’acido borico era molto richiesto<br />
perché era un ottimo disinfettante<br />
per gli occhi e le ferite e<br />
inoltre entrava nella preparazione<br />
delle candele, perché lo <strong>stop</strong>pino<br />
imbevuto di acido borico<br />
forniva una luce più luminosa e<br />
Pietro Mascagni (1863-1945) in una<br />
foto giovanile segue a pag. 5<br />
di Nedo Benvenuti<br />
Poniamoci subito una domanda:<br />
perché è nato il cinema? Qual è<br />
la svolta che portò alla sua creazione?<br />
Certamente fu l’avvento<br />
della fotografia, perché con<br />
questa invenzione si ebbe per<br />
la prima volta la possibilità di riprodurre<br />
le cose come si presentavano<br />
agli occhi di tutti.<br />
Nel passato i pittori avevano cercato<br />
di rappresentare le immagini<br />
il più fedelmente possibile, ma<br />
inevitabilmente ognuno di loro<br />
finiva per darne una versione<br />
personale e soggettiva.<br />
La fotografia fissava invece<br />
esattamente quanto appariva.<br />
Ma era statica, l’immagine riprodotta<br />
<strong>non</strong> aveva movimento. Per<br />
ottenere questo fu allora inventato<br />
il cinema: ossia una serie di<br />
fotogrammi messi in successione<br />
che davano continuità ad<br />
un’azione.<br />
Il pubblico però era abituato al<br />
teatro, dove gli attori, oltre che<br />
mimare, facevano sentire le loro<br />
voci riuscendo a far capire quello<br />
che si stava recitando. Vedere<br />
invece sullo schermo delle figure<br />
che si muovevano senza<br />
parlare, <strong>non</strong> bastava a coinvolgere<br />
sufficientemente lo spettatore<br />
e rendere popolare questo<br />
nuovo mezzo di spettacolo. Per<br />
ovviare in parte questo limite si<br />
pensò inizialmente a un pianista<br />
che, nel buio della sala, suonasse<br />
delle musiche per cercare<br />
di commentare quanto si stava<br />
proiettando. In occasione di<br />
produzioni importanti come per<br />
il film “Cabiria” del 1914 (il primo<br />
“colossal” della storia del<br />
cinema poi copiato dagli americani)<br />
con didascalie di Gabriele<br />
D’Annunzio, fu chiamato un<br />
noto compositore, Ildebrando<br />
Pizzetti, che, abbastanza disinteressato<br />
all’operazione, compose<br />
alcune musiche per orchestra<br />
da eseguire durante la visione.<br />
Anche all’estero accadde qual<br />
segue a pag. 6
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è....<br />
5<br />
commemorazioni<br />
da pag. 4<br />
Florestano De Larderel<br />
tra i primi a credere in lui<br />
<strong>non</strong> era soggetto a rottura. I<br />
sali di boro, inoltre, trovavano<br />
impiego nella preparazione di<br />
ceramiche, smalti e cristalli.<br />
Il granduca Leopoldo II, sovrano<br />
illuminato, volle premiare<br />
Francesco facendolo nobile e<br />
permettendogli di aggiungere<br />
al proprio nome il de, inoltre la<br />
frazione di Pomarance, ove avveniva<br />
la maggior parte dell’estrazione,<br />
fu chiamata in suo<br />
onore Larderello.<br />
Florestano de Larderel era nato<br />
a <strong>Livorno</strong>, il 6 aprile 1848, nell’imponente<br />
palazzo fatto costruire<br />
dal <strong>non</strong>no Francesco in<br />
via dei Condotti Nuovi,.oggi<br />
via de Larderel. Figlio di Federico<br />
e Paolina de la Motte, laureatosi<br />
in Scienze Naturali a<br />
Pisa, fu assessore per molti anni<br />
nel Consiglio Comunale e nella<br />
Deputazione Provinciale di <strong>Livorno</strong>.<br />
Il 21 novembre 1901 fu<br />
nominato senatore del Regno.<br />
Il conte Florestano morì a <strong>Livorno</strong><br />
il 25 gennaio 1925 e le<br />
sue spoglie riposano nella bella<br />
cappella di famiglia nella<br />
Chiesa di San Matteo a <strong>Livorno</strong>,<br />
ove sono sepolti quasi tutti<br />
i de Larderel.<br />
Florestano, come il padre Federico<br />
e il <strong>non</strong>no Francesco fu<br />
un grande mecenate e un filantropo,<br />
era sempre a capo di qualsiasi<br />
iniziativa per aiutare il<br />
prossimo. Nel 1909 era il presidente<br />
del Comitato per la costruzione<br />
di casette per i terremotati<br />
di Casamicciola. Nel<br />
1911, durante l’epidemia di colera,<br />
la famiglia de Larderel rimase<br />
a <strong>Livorno</strong> prodigandosi<br />
in opere di disinfezione e aiuti<br />
alla popolazione colpita dal<br />
morbo.<br />
Ma torniamo al rapporto De<br />
Larderel-Mascagni.<br />
Il 9 febbraio 1881 era stata eseguita,<br />
nella Sala dell’Ademollo<br />
del Teatro San Marco, la cantata<br />
In filanda di Pietro Mascagni.<br />
Alfredo Soffredini aveva<br />
creduto subito al suo promettente<br />
allievo che, a quella data,<br />
La dedica di Mascagni al Conte<br />
Florestano de Larderel sullo spartito<br />
di Cavalleria Rusticana.<br />
aveva 18 anni, tanto da scrivere<br />
il testo e da dirigere l’orchestra.<br />
Il 30 Marzo, sempre dello stesso<br />
anno, la cantata fu eseguita<br />
nella Sala del Casino del Teatro<br />
San Marco, in una serata a<br />
benefizio dei danneggiati dal<br />
terremoto di Casamicciola.<br />
Pezzo forte della serata era il<br />
soprano signorina Gemma<br />
Morgantini; il coro di 38 elementi<br />
e l’orchestra di 17 elementi<br />
erano diretti dal maestro<br />
e concertatore Alfredo Soffredini,<br />
al pianoforte l’autore Pietro<br />
Mascagni.<br />
Tra le patronesse della serata<br />
di beneficenza era la contessa<br />
Elisa de Larderel, moglie di Florestano.<br />
Quanto questa abbia influenzato<br />
il conte nella decisione di<br />
dare una borsa di studio a Pietro<br />
Mascagni, per studiare al<br />
Conservatorio di Milano, <strong>non</strong><br />
Locandina della cantata In Filanda.<br />
La pagina della Gazzetta Livornese che annunciava la morte del Conte Florestano<br />
de Larderel, riportando anche il telegramma di cordoglio di Mascagni.<br />
è dato sapere, in ogni caso<br />
Mascagni, nel 1882, aveva già<br />
dedicato al conte la cantata Alla<br />
gioia su testo di Friedrich Schiller,<br />
tradotto da Andrea Maffei.<br />
In Conservatorio, Mascagni vi<br />
rimase solamente due anni, poi,<br />
in contrasto con il direttore<br />
Antonio Bazzini, abbandonò<br />
gli studi per fare il direttore<br />
d’orchestra nell’importante<br />
compagnia di operette Scognamiglio-Maresca<br />
e, infine, nel<br />
1887, accettò la direzione della<br />
Filarmonica di Cerignola in Puglia,<br />
un impiego retribuito dignitosamente<br />
che il Maestro livornese<br />
accettò volentieri essendosi<br />
nel frattempo unito in<br />
matrimonio con Argenide Marcellina<br />
Carbognani (detta Lina),<br />
una ragazza di Parma.<br />
“Ma disgraziatamente – racconta<br />
Mascagni – a Milano mi<br />
portai molto male, perché io<br />
sono sempre stato un ribelle:<br />
a me la scuola <strong>non</strong> è mai andata<br />
a fagiolo, e ne ho fatte di<br />
tutti i colori, tanto che sono<br />
stato mandato via dal Conservatorio<br />
senza prendere il diploma.<br />
[…] Feci sapere al Conte<br />
de Larderel che ero dovuto<br />
venir via per… incompatibilità<br />
di carattere. Ponchielli ci<br />
pianse per questa cosa”.<br />
Ciò provocò l’ira di Florestano<br />
de Larderel, che aveva un carattere<br />
molto sanguigno così, quando<br />
Mascagni tornò a <strong>Livorno</strong>, il<br />
conte gli fece una scenata che<br />
terminò quando il Maestro gli<br />
disse: “Mi perdona?”. Il conte,<br />
che aveva un carattere buono e<br />
generoso, rispose con un abbraccio<br />
e il Mascagni disse: “E<br />
allora le dedico la Cavalleria<br />
Rusticana!”.<br />
Quest’aneddoto mi è stato riferito<br />
da Corso Aloisi de Larderel,<br />
pronipote di Florestano<br />
Mascagni, arrivato al successo,<br />
mantenne la promessa: tutti gli<br />
spartiti della Cavalleria Rusticana,<br />
infatti, recano in seconda<br />
pagina la dedica: Al Conte Florestano<br />
de Larderel - L’autore<br />
Pietro Mascagni; inoltre gli fece<br />
dono di un meraviglioso orologio<br />
da tasca con una catena finemente<br />
lavorata in oro, con la<br />
segue a pag. 6
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è....<br />
6<br />
commemorazioni<br />
da pag. 5<br />
Florestano De Larderel<br />
tra i primi a credere in lui<br />
Mascagni che amava Florestano<br />
De Larderel di un affetto<br />
veramente filiale, <strong>non</strong> ha<br />
mai dimenticato ciò che il<br />
gentiluomo livornese, oggi<br />
scomparso, fece per lui. Mascagni<br />
dedicò la “Cavalleria Rusticana”<br />
al Conte Florestano che<br />
fu un vero, illuminato mecenate<br />
oltreché filantropo”.<br />
Il Maestro livornese mantenne<br />
ottimi rapporti con la famiglia de<br />
Larderel anche dopo la morte del<br />
conte Florestano.<br />
Quale sarebbe stata la sorte di<br />
Pietro Mascagni se sulla sua strada<br />
<strong>non</strong> avesse trovato il conte<br />
Florestano de Larderel? Non<br />
c’è dato sapere: probabilmente<br />
la strada sarebbe stata più<br />
stretta ed erta. Diamo quindi il<br />
giusto merito a questo mecenate<br />
e di questo Mascagni era<br />
consapevole e riconoscente. Al<br />
Museo della Geotermia a Larderello,<br />
infatti, c’è la foto del<br />
Maestro che dirige la Banda del<br />
paese.<br />
L'orologio con dedica donato da<br />
Mascagni al Conte de Larderel.<br />
dedica: Al Conte Florestano de<br />
Larderel, Venezia 1890, Riconoscente<br />
Pietro Mascagni.<br />
Nel 1894, in occasione delle<br />
nozze di Adriana, la figlia del<br />
conte, con il principe Piero Ginori<br />
Conti, Mascagni fece dono<br />
agli sposi di una romanza Sera<br />
di ottobre, con le parole tratte<br />
da una poesia di Giovanni Pascoli<br />
da Miritae.<br />
Ormai all’apice della gloria il<br />
Maestro, invitato dal de Larderel,<br />
<strong>non</strong> disdegnava di dirigere<br />
la Banda Nera, banda musicale<br />
costituita dai dipendenti e dai<br />
loro figli della Società Larderello.<br />
La Banda Nera era così chiamata<br />
perché aveva gli strumenti<br />
di ottone perennemente anneriti<br />
dalle tracce d’idrogeno<br />
solforato presenti nell’atmosfera.<br />
L’amore filiale di Mascagni verso<br />
il conte traspare anche dal<br />
telegramma che il maestro inviò<br />
da Vienna ad Armando Tanzini<br />
alla notizia della morte del suo<br />
mecenate, avvenuta il 25 gennaio<br />
1925 a <strong>Livorno</strong>: “Pregola<br />
inviare mio nome fiori feretro<br />
amatissimo conte Florestano.<br />
Grazie. Abbracciola - MASCA-<br />
GNI”.<br />
La Gazzetta Livornese, che dedicò<br />
quasi un’intera pagina a ricordare<br />
il Conte Florestano de<br />
Larderel, oltre a pubblicare il telegramma,<br />
aggiunse: “Pietro<br />
Locandina del fil Rapsodia satanica il cui commento musicale fu espressamente scritto da Pietro Mascagni.<br />
da pag. 4<br />
Primo compositore a creare<br />
una vera colonna sonora<br />
cosa di simile scomodando, in<br />
certi casi, illustri musicisti che<br />
si limitarono a scrivere dei brani<br />
<strong>non</strong> sempre pertinenti all’azione<br />
del film.<br />
Il primo compositore a creare<br />
una vera colonna sonora fu<br />
Pietro Mascagni al quale bisogna<br />
riconoscere il merito di precursore<br />
in questo specifico settore.<br />
Nel film “Rapsodia Satanica”<br />
del 1914 <strong>non</strong> si limitò a fare genericamente<br />
della musica che<br />
coprisse la durata del film stesso,<br />
ma si piegò all’esigenza della<br />
tecnica cinematografica con<br />
una consapevolezza del tutto<br />
inedita. Intuendo la necessità<br />
di connettere suono e immagine<br />
per rendere più incisivo quanto<br />
passava sullo schermo, cronometrò,<br />
usando una rudimentale<br />
moviola, la durata di ogni<br />
singola scena, condizionando a<br />
questa il libero processo creativo.<br />
Comporre temi, smembrarli, fonderli<br />
e chiuderli in una durata di<br />
tempo determinato; creare effetti<br />
timbrici e cellule melodiche che<br />
corrispondano e si richiamino a<br />
questo o quell’episodio del film,<br />
fu la problematica obbligata alla<br />
quale il musicista dovette sottomettersi,<br />
inducendolo, inevitabilmente,<br />
ad un eclettismo di forme<br />
e di stili.<br />
Il colore di un intenso cromatismo<br />
investe soprattutto i temi<br />
della passione e della morte;<br />
impasti diatonici e trasparenze<br />
strumentali sono invece presenti<br />
in certi momenti di rarefatte<br />
atmosfere e pregnanti stati<br />
d’animo. Ma accanto a questi<br />
stilemi più evidenti, esistono altri<br />
piani sui quali l’autore agisce,<br />
anche se su tutto affiora<br />
l’inequivocabile impronta mascagnana.<br />
Questa composizione, di struttura<br />
necessariamente rapsodica,<br />
allo stato attuale deve essere<br />
considerata completamente<br />
svincolata dal contesto per<br />
il quale è stata pensata. I valori<br />
di scrittura, i riferimenti d’autore<br />
e le suggestioni che ha in<br />
sé, le permettono una autonomia<br />
artistica senza l’ausilio del<br />
supporto filmistico. Con<br />
Rapdosia Satanica si raggiunge<br />
il più alto risultato nel com<br />
segue a pag. 7
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è....<br />
7<br />
commemorazioni<br />
mento musicale in un film a lungometraggio.<br />
In seguito, i tentativi per dare<br />
una voce alle figure che si muovevano<br />
sullo schermo furono<br />
molteplici quanto infruttuosi.<br />
Nel film “Don Giovanni”, interpretato<br />
da John Barrymore, si<br />
udì per prima, oltre rumori e suoni,<br />
un commento musicale registrato<br />
su dischi e sincronizzato<br />
con le immagini: voci ancora<br />
niente!<br />
Fu solo nel 1927 col film “Il cantante<br />
di Jazz” che nacque il cinema<br />
sonoro. Quella famosa<br />
sera del 6 ottobre, in cui Al Jolson,<br />
la faccia tinta di nero, per<br />
simulare un uomo di colore, parlava<br />
e cantava con gesti di melodrammatica<br />
invocazione, segnò<br />
una vera rivoluzione nel<br />
mondo del cinema.<br />
L’apparato produttivo e tecnico<br />
di tutti i paesi dovette soggiacere<br />
a radicali cambiamenti.<br />
La stessa recitazione cinematografica<br />
totalmente modificata.<br />
Nuovi attori scalzarono “idoli<br />
consacrati” perché o <strong>non</strong> sapevano<br />
parlare o <strong>non</strong> avevano<br />
voci fonogeniche. Fortune furono<br />
create o distrutte e soprattutto<br />
l’estetica del raccontare<br />
per immagini sconvolta. Tutto<br />
il mondo del cinema fu invaso<br />
dalla “febbre del sonoro”:<br />
un’orgia di canzoni, brani<br />
d’opera, pezzi sinfonici, logoranti<br />
tirate teatrali, sembrò che<br />
segnassero, a un certo momento,<br />
la fine del cinema come prodotto<br />
artistico.<br />
Ci furono “levate di scudi” contro<br />
la “barbara invenzione” del<br />
sonoro da parte di alcuni cineasti<br />
e tra questi anche Charlie<br />
Chaplin che solo nel 1940 con<br />
“Il grande dittatore” si decise<br />
a fare un film completo di sonoro.<br />
Lui però era un caso a parte.<br />
Aveva capito che alla sua mimica<br />
<strong>non</strong> serviva l’uso del sonoro<br />
per esprimersi completamente.<br />
E, infatti, lo Charlot del “muto”<br />
è molto più grande dello Chaplin<br />
del parlato.<br />
Ci volle del tempo prima che la<br />
nuova dimensione tecnica fosse<br />
ridimensionata a veri fini<br />
espressivi. Si attuò allora un più<br />
meditato sfruttamento del nuovo<br />
mezzo, codificando nuove<br />
leggi d’espressione e creando<br />
opere che sono tra i cardini della<br />
nostra cultura.<br />
Nel venire alla musica da film<br />
questa è giustificata dal fatto<br />
di essere vicina al mezzo cinematografico<br />
più di quanto si<br />
possa credere. E’ indubbio che<br />
nella musica esista una espressività,<br />
una scansione ritmica<br />
che ne giustificano la sua necessità.<br />
Purtroppo per la “musica<br />
da film” sono nati dei pregiudizi<br />
e degli equivoci.<br />
I mezzi di comunicazione, associati<br />
a una diffusa superficialità,<br />
fanno in modo che quando<br />
si cita “musica da film” la si<br />
associ a una musica leggera e<br />
insipida, anche se questo può<br />
avvenire se affidata a musicisti<br />
scadenti. E’ abbastanza diffusa<br />
la convinzione che la musica cinematografica<br />
faccia tutt’uno<br />
con la cosiddetta “musica di<br />
consumo”.<br />
Va notato che questa idea è generalmente<br />
condivisa anche da<br />
quelli che vengono considerati<br />
“specialisti”. In una biografia<br />
Pietro Mascagni in un foto del 1919.<br />
del regista Alberto Lattuada si<br />
dice “Suo padre era il musicista<br />
Felice Lattuada che il figlio<br />
ha convertito alla musica<br />
leggera, tanto che è l’autore<br />
delle colonne sonore della<br />
maggior parte dei suoi film”;<br />
quando si dovrebbe sapere che<br />
Felice Lattuada è stato un valente<br />
autore di opere liriche e<br />
sinfoniche.<br />
Vediamo quindi che se la gente<br />
comune <strong>non</strong> ha le idee chiare a<br />
ciò è indotta da chi dovrebbe<br />
farle da guida. Le pubblicazioni<br />
di cinema ignorano poi l’argomento,<br />
soffermandosi solo sull’apporto<br />
registico e interpretativo<br />
del film. In altri paesi questo<br />
<strong>non</strong> avviene. In America e in<br />
Gran Bretagna, per esempio, la<br />
musica per film è seguita con studi,<br />
confronti, verifiche.<br />
Partiture di rilievo vengono eseguite<br />
in sede di concerto. A Londra<br />
la Royal Philarmonic Orchestra<br />
si esibisce spesso. Anche a<br />
Parigi la “Salle Playel” organizza<br />
concerti di musiche da film.<br />
Tutto questo in Italia <strong>non</strong> avviene<br />
e la causa è ricondotta al<br />
genere d’istruzione impartita<br />
nelle nostre scuole dove, <strong>non</strong>ostante<br />
le numerose riforme, la<br />
musica è materia praticamente<br />
ignorata.<br />
Anche l’insegnamento specifico<br />
della musica per film è precario,<br />
diversamente che all’estero,<br />
dove atenei di questo tipo svolgono<br />
attività costante.<br />
Supporti sonori potrebbero costituire<br />
un buon ausilio per lo studio<br />
della materia ma purtroppo la<br />
sostituzione della “colonna originale”<br />
(comprensiva di dialoghi<br />
ed effetti) con versioni arrangiate,<br />
rende inutile l’ascolto.<br />
Qualcuno dice che la miglior<br />
musica per film è quella che <strong>non</strong><br />
si nota. Questa affermazione, invece<br />
di chiarire, confonde di più<br />
le idee e si pone al limite del paradosso,<br />
perché se è provato che<br />
la musica ideale per film è quella<br />
che si fonde perfettamente con<br />
le immagini, è anche vero che la<br />
musica di qualità, quando c’è, si<br />
fa ascoltare, volerlo o no, contribuendo<br />
a elevare il livello del film<br />
dandogli maggiore dignità.<br />
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LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è....<br />
8<br />
società<br />
Il viaggio sottile e profondo di un padre che deve combattere più per l’ignoranza della gente che per la diversità del figlio<br />
Handicap, ricchezza e sofferenza<br />
di Stefania D'Echabur<br />
Il libro di Orlando Quaglierini<br />
“Oltre le barriere della mente”<br />
è il viaggio di un padre di due<br />
figli: femmina e maschio, Dario<br />
ha un handicap.<br />
L’autore quasi sottovoce ci<br />
conduce nel quotidiano di<br />
questa famiglia, facendoci riflettere<br />
sulle problematiche che<br />
man mano che passano gli anni<br />
si generano e spesso rimangono<br />
inascoltate.<br />
Problematiche che nascono<br />
principalmente dall’indifferenza<br />
di un mondo che va troppo<br />
di fretta, quando la fretta è il<br />
nemico numero uno di un essere<br />
umano che ha dei tempi<br />
propri. E qui mi viene in mente<br />
un episodio. La risposta di mia<br />
figlia intorno ai dieci anni,<br />
quando degli amici più grandi<br />
del mare le domandarono se il<br />
cugino era normale. Li zittì così:<br />
“Normalissimo! È semplicemente<br />
un pochino lento! Nuota<br />
come un pesce, ed è in grado<br />
di fare ogni cosa, io <strong>non</strong> ho<br />
fretta, se voi l’avete, andate!”.<br />
Non si rese conto che la stavo<br />
ascoltando, e in quel momento<br />
fui compiaciuta del suo “sentire”.<br />
Compresi che spesso la sincerità<br />
dei bimbi ci mette davanti<br />
a delle verità, e come siano gli<br />
adulti, spesso, a creare le differenze.<br />
Orlando attraverso la sua penna<br />
sottolinea un altro aspetto<br />
della vita di questa famiglia, con<br />
un grido quasi soffocato ci dice<br />
che Dario <strong>non</strong> è una disgrazia,<br />
una croce da portare in spalla,<br />
è semplicemente il loro figlio.<br />
Il ragazzo ha scelto quei genitori<br />
e loro traggono gioia da<br />
ogni singolo giorno passato insieme,<br />
alimentandosi di piccoli<br />
gesti conquistati con tenacia,<br />
rinnovando la promessa<br />
d’amore di quando lui e la moglie<br />
lo hanno preso in braccio<br />
appena nato.<br />
Un testo che a tratti sembra<br />
prosa poetica, una prosa che<br />
punge, per denunciare che<br />
vorrebbero vedere il loro figlio<br />
integrato, <strong>non</strong> inserito.<br />
Nel microcosmo di questo giovane<br />
esistono gioia e dolore,<br />
caldo e freddo, e la testimonianza<br />
di suo padre ci fa percepire<br />
ogni respiro che esala,<br />
si batte ogni giorno per ansimare<br />
all’unisono con la sua<br />
creatura.<br />
La gentilezza è la richiesta di<br />
aiuto che più arriva a chi legge<br />
questo libro.<br />
Parole scelte con cura per <strong>non</strong><br />
cadere nel pietismo e nell’autocommiserazione,<br />
per conquistare<br />
il diritto di una parte di<br />
mondo per un figlio.<br />
Spesso si intravedono bagliori<br />
di luce: persone speciali che<br />
danno un senso al valore della<br />
loro vita o il vedere Dario<br />
mangiare e <strong>non</strong> nutrirsi; i momenti<br />
di sconforto arrivano di<br />
fronte all’ignoranza della gente,<br />
ossia il mondo che gravita<br />
intorno.<br />
Perché è di relazione che ha bisogno<br />
l’uomo per vivere, lo<br />
stare con gli altri, e Orlando<br />
vuole questo: che anche suo<br />
figlio si alimenti e cresca nello<br />
scambio dell’altro.<br />
Un ragazzo che si sta facendo<br />
uomo, che spesso è stanco e<br />
preferisce tacere e <strong>non</strong> agire,<br />
perché per lui è faticoso questo<br />
mondo.<br />
LA TRISTEZZA<br />
Capita quando siamo in giro da qualche parte: siamo<br />
allegri, si parla, ci prendiamo in giro… e lei, improvvisamente<br />
si intristisce e i suoi occhi diventano lucidi. Ormai<br />
io <strong>non</strong> le chiedo più cosa ha: lo so già. È dispiaciuta del<br />
fatto che lui <strong>non</strong> possa godere e apprezzare tutte le cose<br />
belle che ci circondano. A me piace pensare che, finché<br />
riusciremo a stupirci nel vedere un arcobaleno, qualcosa<br />
del nostro stupore arriverà anche a lui.<br />
Tratto da “Oltre le barriere della mente”<br />
Per noi comuni mortali,<br />
soffermarci richiede<br />
troppo impegno: dobbiamo<br />
andare, correre,<br />
camminare, lavorare, ma<br />
alla fine perché tanta<br />
fretta? Per andare dove<br />
se lungo il cammino ci<br />
siamo persi un sorriso,<br />
un ascolto, una stretta<br />
di mano?<br />
Leggendo queste righe<br />
una dietro l’altra<br />
e ogni singolo capitolo,<br />
che sono di una<br />
profondità disarmante,<br />
cosa resta? Gratitudine,<br />
perché ti viene<br />
fatto dono della<br />
possibilità di capire,<br />
sentire e interagire con un sommerso<br />
pieno di significato, ma<br />
anche un senso di colpa che forse<br />
<strong>non</strong> hai, ma che esiste, in<br />
quanto persona autosufficiente,<br />
che usufruendo a pieni polmoni<br />
della vita <strong>non</strong> sempre riesci<br />
ad essere contento, e spesso<br />
cieco davanti al dolore altrui.<br />
Con umiltà dovremmo chiedere<br />
scusa a questa famiglia. Un<br />
perdono laico per aiutarci a capire<br />
come a volte anche un<br />
semplice gesto come rivolgersi<br />
a lui personalmente e chiamarlo<br />
per nome possa essere<br />
importante per chi riceve.<br />
Oggi essere debole o diverso è<br />
fuori moda, perché l’omologazione<br />
sta prendendo il sopravvento<br />
sui valori dei sentimenti.<br />
Essere andicappato, omosessuale,<br />
rom, extracomunitario<br />
è spesso una macchia. Però<br />
una cosa mi consola: stiamo<br />
toccando il fondo e forse solo<br />
quando lo avremo raggiunto<br />
definivamente ci sarà la possibilità<br />
di una rinascita e di poter<br />
privilegiare le cose che<br />
contano in primis: l’amore e la<br />
gentilezza.<br />
George Saunders, scrittore<br />
americano, lancia un monito ai<br />
ragazzi universitari durante<br />
una lezione: “L’egoismo è una<br />
malattia. La cura? Essere<br />
cortesi. Solo così la vita ha<br />
un senso”. Spero che questo<br />
appello sia raccolto da molti,<br />
poiché il costume odierno ahimè,<br />
ha generato mostri di egoismo,<br />
rovesciando le carte e<br />
mettendo la nobiltà d’animo e<br />
la gentilezza in un angolo se<br />
<strong>non</strong> addirittura dentro la lista<br />
dei difetti.<br />
Questo è il mio augurio per<br />
l’anno che verrà: che abbia inizio<br />
un viaggio di riscoperta,<br />
cacciare un equivoco che ha<br />
prodotto solo malessere per<br />
molti. Ricominciare dalla cura<br />
dei nostri vecchi, perché <strong>non</strong><br />
è di un piatto di minestra o di<br />
un vestito lavato che hanno bisogno,<br />
ma di una carezza.
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LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è....<br />
9<br />
attualità<br />
Inaugurata la fontanella in Corea con importanti novità<br />
rispetto alle altre tre già esistenti in città<br />
Acqua per tutti,<br />
anche per i cani!<br />
di Silvia Menicagli<br />
L'assessore Guli con la presidente<br />
della Circoscrizione 1 Daniela Bartalucci<br />
all'inaugurazione della fontanella<br />
con l'angolo dedicato ai<br />
cani. Sotto: L'impianto di depurazione<br />
dell'acqua.<br />
E’ il 24 di dicembre dell’anno che<br />
sta per finire, di una giunta che<br />
sta per finire, di una circoscrizione<br />
che sta per finire, di una<br />
serie di mandati che stanno per<br />
finire ma la voglia di fare, quella<br />
<strong>non</strong> sta per finire, tuttaltro<br />
come <strong>non</strong> mai c’è nell’aria di<br />
voglia di cambiamenti, Renzi<br />
che rottama a Roma e numerose<br />
liste tra civiche e pseudopartitiche<br />
che vogliono cambiare<br />
<strong>Livorno</strong>, direi che è un momento<br />
di fermenti che sicuramente<br />
faranno bene a questa<br />
stagnante situazione politica e<br />
economica.<br />
Difatti il Comune di <strong>Livorno</strong>, insieme<br />
ad ASA, su sollecitazione<br />
della presidente della circoscrizione<br />
1 Daniela Bartalucci<br />
hanno inaugurato una nuova<br />
fontanella di acqua potabile<br />
gratuita nel quartiere di Corea.<br />
Il direttore del supermercato<br />
Pam che si affaccia nella piazza<br />
Saragat dove questa è stata installata,<br />
ha collaborato alla sua<br />
realizzazione.<br />
La novità che porta con se questo<br />
ulteriore punto di erogazione<br />
di acqua (il quarto), oltre ad<br />
avere un rubinetto per l’abbeveramento<br />
dei cani separato,<br />
così da garantire l’igiene a quelli<br />
destinati per le persone, ha una<br />
tecnica di depurazione molto<br />
evoluta. L’acqua così come arriva<br />
dall’acquedotto viene clorata,<br />
addolcita per osmosi, disinfettata<br />
dagli ultravioletti ed<br />
erogata. La cabina che alloggia<br />
tutte queste apparecchiature<br />
prevede la possibilità di inserire<br />
un sistema di addizione di<br />
CO2 che nel futuro potrà garantire<br />
l’erogazione anche di<br />
acqua gassata. Tutto il sistema<br />
è collegato tramite una centralina,<br />
agli impianti generali di<br />
ASA che così sarà avvisata di<br />
eventuali guasti. Ogni anno è<br />
prevista una sostituzione dei<br />
Pensionato “La Provvidenza”<br />
Centro residenziale per anziani autosufficienti (uomini e donne)<br />
Camere singole e ampio giardino<br />
Via Baciocchi 15 - Tel. 0586/809.029 - <strong>Livorno</strong><br />
Il complesso Pam di via Saragat, nel quartiere di Corea<br />
filtri per due volte ed ogni sera<br />
un sistema elettronico eseguirà<br />
in automatico una depurazione<br />
degli erogatori.<br />
Possiamo definire quindi la circoscrizione<br />
1 con i suoi quartieri<br />
che la compongono, una amministratrice<br />
di acque poiché ricordiamoci<br />
che nel proprio ambito<br />
territoriale ci sono le Terme<br />
del Corallo, la via delle Sorgenti,<br />
la via dei Condotti vecchi, la<br />
sorgente della Puzzolente, quindi<br />
niente di meglio che chiudere<br />
il 2013 con l’inaugurazione di<br />
una fontana ed un bel brindisi<br />
con le autorità ovviamente a<br />
base di acqua.<br />
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LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è....<br />
I Diara,<br />
<strong>non</strong> solo<br />
10<br />
personaggi<br />
Una dinastia cresciuta con l’oro nero già dal 1800 ma con varie ramificazioni<br />
come quella nella chirurgia protesica e nell’affascinante mondo dell’arte<br />
gomma<br />
Un’inserzione pubblicitaria del Laboratorio d’Ortopedia A. Diara e figlio<br />
apparsa sulla Gazzetta Livornese del 1872.<br />
di Marco Rossi<br />
Sin dal ritorno, nel 1736, di<br />
una spedizione francese dal<br />
Brasile era noto il caucciù<br />
(deformazione del nome indigeno<br />
per il legno che piange),<br />
il liquido che fuorusciva<br />
dall’incisione della corteccia<br />
di un albero e che aveva la<br />
caratteristica di rendere im-<br />
Agostino Diara (1806-1887)<br />
Un attestato di benemerenza all'attività di Agostino Diaria del 1887.<br />
permeabile qualsiasi cosa, ma<br />
<strong>non</strong> era noto come conservarlo<br />
per i lunghi trasporti.<br />
Solo nel 1783 si riuscì a crearne<br />
sottili fogli con cui iniziare<br />
a produrre tubi ed altri<br />
articoli particolarmente flessibili<br />
oltre che impermeabili.<br />
Il vero e proprio boom del<br />
nuovo prodotto si ebbe però<br />
nel 1839 quando Goodyear casualmente<br />
scoprì il processo<br />
di vulcanizzazione che eliminava<br />
i problemi legati all’odore<br />
nauseabondo della gomma<br />
precedente. Da allora fu un<br />
continuo sviluppo ed anche a<br />
<strong>Livorno</strong> qualcuno si accorse<br />
delle potenzialità della cosa<br />
perché già nel 1872 Agostino<br />
Diara (1806-1887) era certificato<br />
come membro corrispondente<br />
per i suoi meriti<br />
quale “chirurgo ortopedico”<br />
(in realtà semplice tecnico<br />
produttore di articoli ortopedici)<br />
dalla Reale Associazione<br />
dei benemeriti italiani di<br />
Palermo e nel 1877 la Gazzetta<br />
Livornese pubblicava la<br />
pubblicità del laboratorio di A.<br />
Diara e figlio, produttori e venditori<br />
di Articoli di Gomma<br />
per uso medico: da Fasce<br />
Lombali, Siringhe e Calze elastiche<br />
inglesi a Sospensori, da<br />
Tubi di gomma per uso di Gaz<br />
(sic!) e Acqua ad Irrigatori<br />
per vagina (!) sistema EGUI-<br />
SE-BLATIN.<br />
I Diara erano arrivati all’ombra<br />
dei 4 mori attorno al 1780<br />
(dal 1850, data di inizio della<br />
loro conservazione, certificati<br />
nei primi registri storici del<br />
Comune), forse provenienti<br />
dall’omonima frazione del<br />
Comune parmense di Rivergaro,<br />
e il figlio di Agostino,<br />
Manfredi (1834-1894), raccontava<br />
al proprio figlio (anch’egli<br />
Agostino, nato nel<br />
1877 e deceduto nel 1942)<br />
come suo padre avesse partecipato<br />
il 10 maggio del 1848<br />
alla strenua resistenza dei labronici<br />
all’aggressione dell’esercito<br />
austriaco comandato<br />
dal barone D’Aspre inviato<br />
da Leopoldo cui <strong>Livorno</strong> si era<br />
ribellato in aprile dichiarandosi<br />
Repubblica per la fuga del<br />
Granduca di fronte ai moti insurrezionali.<br />
L’Agostino Diara barricadiero<br />
aveva sparato sui nemici dall’alto<br />
delle mura di Barriera<br />
Roma che <strong>non</strong> avevan davanti<br />
a se’ i cimiteri della Misericordia<br />
e della Purificazione ma<br />
solo campi di grano, al cui interno<br />
si distinguevano bene le
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è....<br />
11<br />
personaggi<br />
uniforme bianche degli aggressori.<br />
Ogni colpo sparato<br />
dai fucili avancarica richiedeva<br />
il ricaricamento dello<br />
schioppo da parte delle donne<br />
sotto le mura, con un continuo<br />
scambio di armi fra chi<br />
schiacciava il grilletto e chi,<br />
nel frattempo, preparava<br />
un’altra arma per il colpo successivo.<br />
Il giorno dopo la resistenza<br />
finì, <strong>non</strong> senza aver arrecato<br />
circa 200 perdite agli austriaci<br />
a fronte dei 90 labronici<br />
(quasi tutti fucilati dopo, in<br />
ritorsione), ed i Diara poterono<br />
tornare alle loro attività.<br />
Come detto Manfredi chiamò<br />
il figlio alla maniera del proprio<br />
padre ed Agostino jr. sviluppò<br />
l’attività legata alla gomma<br />
iniziata in un magazzino in<br />
Venezia sotto l’abitazione di<br />
famiglia, aprendo in seguito un<br />
negozio nell’attuale Via Grande<br />
(al posto dell’attuale Zara)<br />
che divenne presto famoso per<br />
l’esposizione in vetrina di un<br />
manichino cui erano applicati<br />
tutti i prodotti in vendita: dai<br />
cinti erniari alle fasce ed alle<br />
cinture.<br />
Lo strumento, divenuto molto<br />
noto in città tanto da generare<br />
addirittura un modo di<br />
dire (ce n’hai più te der bimbo<br />
der Diara) sembra abbia<br />
spaventato anche un soldato<br />
tedesco in pattugliamento notturno<br />
nel centrocittà (dichiarato<br />
off-limits) il quale, forse<br />
Pierluigi Diara (1909-2000), titolare<br />
di un avviato negozio specializzato<br />
nella produzione e vendita<br />
di articoli sanitari.<br />
Alberto Diara (1938), chirugo ortopedico.<br />
alla ricerca di qualche cosa di<br />
valore nel negozio e sorpreso<br />
dalla figura nel buio, gli indirizzò<br />
una sventagliata di mitra<br />
come attestato dal ritrovamento<br />
del manichino, una volta<br />
liberata la città, per terra, abbattuto<br />
da tutti i colpi che aveva<br />
ricevuto nella sua strenua<br />
difesa del proprio territorio.<br />
Nel dopoguerra il figlio Pierluigi<br />
(1909-2000) <strong>non</strong> riaprì<br />
la sede (ormai distrutta) preferendo<br />
spostarsi in Via Ricasoli<br />
(attuale Max Mara nei<br />
pressi dell’ingresso dell’ex<br />
Albergo Astoria) ove aprì la<br />
nuova insegna Superlastic per<br />
la commercializzazione ancora<br />
di prodotti in gomma, dopo<br />
la sua avventura in Libia ove,<br />
a Misurata, era stato rappresentante<br />
della Fiat e dell’Agip.<br />
Di là dal mare v’era andato<br />
per verificare la possibilità di<br />
diversificare le attività familiari<br />
col padre a condurle fermamente<br />
in Italia. Non che ve<br />
ne fosse bisogno perché la<br />
gomma rendeva se è vero, com’è<br />
vero, che il padrone der<br />
bimbo der Diara, sposata agli<br />
inizi del ‘900 Evelina Pasquini<br />
(che oltre a Pierluigi gli darà<br />
anche Marta), si era potuto<br />
permettere di acquistare una<br />
bella villa sulle colline di Montenero<br />
verso il Castellaccio la<br />
quale aveva permesso la conoscenza<br />
di Pierluigi con Elisa<br />
Belloso, figlia del farmacista di<br />
Montenero, ben presto sua<br />
moglie e con lui a Misurata.<br />
In colonia i due eran divenuti<br />
genitori di Alberto nel 1938, ma<br />
scappandone presto per gli<br />
eventi bellici, e già nel ’40 erano<br />
di nuovo a <strong>Livorno</strong>.<br />
L’esperienza internazionale allargò<br />
gli orizzonti di Pierluigi<br />
che era stato cresciuto in Svizzera<br />
per l’apprendimento del<br />
tedesco in funzione delle grandi<br />
potenzialità industriali della<br />
Germania: nel dopoguerra si<br />
recò spesso all’estero per l’approvvigionamento<br />
di nuovi articoli<br />
e nuove conoscenze.<br />
Dopo Alberto giunsero anche<br />
Paolo (1940) ed Agostino<br />
(1944-2010) ed i tre fratelli diversificarono<br />
davvero le attività<br />
familiari: commercialista l’ultimo,<br />
pittore il secondo e chirurgo<br />
il primo. Ma se Paolo ed<br />
Agostino tralignarono davvero<br />
Alberto rimase molto vicino<br />
al core-business familiare<br />
specializzandosi in ortopedia.<br />
Sia Alberto che Paolo primeggiarono<br />
nelle loro scelte. Vicino<br />
da giovanissimo ai pittori<br />
post-macchiaioli livornesi,<br />
dopo la Scuola d’Arte a Lucca,<br />
Paolo si formò artisticamente<br />
prima a Pisa alla scuola<br />
di Carrani e successivamente<br />
a Firenze, allievo di Giovanni<br />
Colacicchi.<br />
Percorrendo con curiosità<br />
esperienze post-cubiste e surrealiste<br />
giunse ad un’espressività<br />
ispirata a George Braque<br />
(1882-1963) passando poi ad<br />
una sua personale autonomia<br />
con forti accenti sociali all’interno<br />
del linguaggio iperrealista,<br />
parte del gruppo del “Realismo<br />
critico”, che era organizzato<br />
dal critico e storico<br />
dell’arte Mario De Micheli<br />
(1914-2004).<br />
Subita nel 1986/87 una crisi<br />
personale che lo allontanò dalla<br />
pittura militante e commerciale<br />
preferendo dipingere solo<br />
per passione, estremamente<br />
rarefatte da allora le sue apparizioni<br />
in pubblico, il suo itinerario<br />
è stato sempre più radicalmente<br />
intimo, attento a<br />
segue a pag. 11<br />
Elisa Belloso, figlia del farmacista di Montenero e moglie di Pierluigi<br />
Diara, con i primi due figli: Alberto e Paolo
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è....<br />
12<br />
personaggi<br />
ignaro di cosa gli stia riservando<br />
il futuro, annusare il forte<br />
odor di polvere da sparo, cercare<br />
fra le spighe di grano il<br />
prossimo bersaglio, osservare<br />
l’orizzonte corrusco di questo<br />
10 maggio 1848 e, asciugandosi<br />
il sudore dalla fronte,<br />
tornare ad urlare alla moglie<br />
che gli sta caricando una<br />
nuova arma Eddai che oggi<br />
anche qui si fa l’Italia…<br />
Due opere di Paolo Diara.<br />
da pag. 11<br />
dare testimonianza della preminenza<br />
dei sentimenti e degli<br />
affetti sulle ideologie sino<br />
al compimento dei 60 anni<br />
quando è tornato a mostrare i<br />
suoi lavori con una forte nostalgia<br />
per quel Braque che ne<br />
aveva animato gli esordi.<br />
Molto apprezzata la sua personale<br />
a Villa Morazzana e nella<br />
sede della Confindustria di<br />
Via Roma del 2000 (Piume<br />
dell’Angelo e Chiodi della<br />
Croce).<br />
Da parte sua, primario dal<br />
1980 a Pescia e dal 1996 a<br />
Viareggio poi in pensione nel<br />
2005, Alberto aveva scelto<br />
chirurgia prima che ortopedia,<br />
dopo il Liceo Classico in Via<br />
Ernesto Rossi, e <strong>non</strong> certo, a<br />
suo dire, per rispetto della tradizione<br />
familiare quanto per le<br />
prospettive di una specializzazione<br />
ormai già indirizzata verso<br />
gli orizzonti affascinanti<br />
della protesica.<br />
Uno degli ultimi ad ottenere la<br />
Libera Docenza nel 1971, prima<br />
che l’istituto fosse abolito,<br />
docente a Pisa e Ferrara<br />
nelle scuole di specializzazione,<br />
spesso all’estero per aggiornamento<br />
(sin dal 1980 a<br />
Los Angeles presso la Southern<br />
California University),<br />
Alberto approfondì lo studio<br />
della ricostruzione della mano<br />
a Legnano e poi si dedicò alla<br />
traumatologia ed alla protesica<br />
della spalla e dell’anca.<br />
Seguendo da vicino la crescita<br />
degli attuali numero uno dell’ortopedia<br />
labronica (da<br />
Montano a Spinelli a Marcacci),<br />
giunse anche al coordinamento<br />
del Collegio dei Clinici<br />
e dei Primari Ortopedici<br />
della Toscana dal 1991 al<br />
2000.<br />
Con Cecilia e Nicolò (figli di<br />
Alberto), Evelina (di Paolo) e<br />
Carlo (di Agostino) si chiude<br />
il nostro seguire il dipanarsi<br />
dietro l’oro nero dell’ottocento<br />
(come fu anche dichiarata la<br />
gomma) di sei generazioni livornesi<br />
dopo le ombre di almeno<br />
altre due, per un periodo<br />
complessivo di quasi un<br />
secolo e mezzo, e, nel domandarci<br />
se ne sia valsa la pena,<br />
ci scopriamo immaginarci<br />
con il babbo di Manfredi sulle<br />
mura a Barriera Roma, fra<br />
i secchi scoppi dei fucili che<br />
iniziano a bruciarci in mano,<br />
e nitidamente lo vediamo,<br />
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LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è....<br />
Una genialata<br />
Le preoccupazioni muliebri convergono<br />
per la necessità di uno<br />
psicologo: perché <strong>non</strong> sa spiegarsi<br />
come un marito faccia diligente<br />
collezione di tappi di sughero, i<br />
tappi delle bottiglie, quelle che<br />
hanno impresse scritte come “vino<br />
buono” o “vino rosso”, o “bianco<br />
eccellente”, o sono senza scritte.<br />
Invece, a mio giudizio, i tappi parlano,<br />
raccontano, perché il sughero<br />
è vivo, come quei libri di sughero<br />
che Lorenzo Cappa (indimenticato<br />
campione di calcio e ristoratore),<br />
quando andò in Sardegna ad<br />
allenare il Calangianus, me ne fece<br />
dono, per me prezioso. Sfogliavo<br />
le pagine, di buon sughero, lisce,<br />
vellutate quasi, armoniose certo, al<br />
tatto.<br />
I tappi “raccontano” perché vanno<br />
a chiudere bottiglie che contengono<br />
liquidi preziosi, siano statici<br />
o siano effervescenti di bollicine.<br />
E poi i tappi sono manovrati da<br />
mani spesso gentili, di donne, che<br />
accompagnano il gesto con una fascinosa<br />
curvatura di un fianco, lasciando<br />
per un attimo che il seno<br />
dondoli in avanti.<br />
Collezione tappi, con cura: con la<br />
fantasia sogno di coltivarne, metterli<br />
una manciata in terra e veder<br />
poi crescere un albero con i frutti<br />
di tappi ma so che è utopia, più<br />
che sogno.<br />
Non li butto via, sono ostinato, ne<br />
faccio raccolta e ne ho un contenitore,<br />
assai ampio, già pieno. C’è<br />
chi ne ha fatto una porta, ammirabile<br />
e eammirata, tutti infilati con<br />
cura, a mo’ di separè, ed è stata –<br />
sempre a mio giudizio – una genialata.<br />
Ben venga dunque lo psicologo: gli<br />
spiegherò che una collezione di<br />
tappi di sughero vale quanto una<br />
di francobollo o di monete da numismatica,<br />
e che parlano, raccontano,<br />
con discrezione, certe volte<br />
con tenerezza.<br />
Il bavino<br />
Apro il cassetto delle camicie e,<br />
improvvisamente, viene fuori il bavino,<br />
il soggòlo: bianco, con le trine<br />
laterali, si infilava al collo prima<br />
della toga e Piero Spadoni diceva<br />
che bastava il gesto di infilarselo<br />
per conquistare le ragazze che<br />
venivano a sentire i processi penali.<br />
Perché quel bianco significava<br />
purezza, difesa del collo, dell’ugola,<br />
della voce che stava per iniziare<br />
l’arringa difensiva che paralizzava<br />
a cura di Arrigo Melani<br />
l’aula ed intimidiva gli avversari.<br />
Ovvio che ora è inutilizzato perché<br />
– ahimè, da tempo – sono in<br />
pensione. Ma <strong>non</strong> è ingiallito ed è<br />
in attesa d’uso, <strong>non</strong> so quando ma<br />
– fortunatamente – tra i nipoti c’è<br />
chi fa giurisprudenza, un corso universitario<br />
un po’ diverso dai miei<br />
tempi perché ora è d’obbligo la lingua<br />
inglese e l’informatica, ma quando<br />
ci sarà da difendere occorreranno<br />
sempre “testa e cuore” oltre alla<br />
voce e alle parole, in linea con il<br />
codice.<br />
Sono tempi amari perché c’è chi<br />
vorrebbe imitare gli Usa e togliere<br />
toga e bavino: un tempo esistevano<br />
le parrucche – vi sono film eccezionali<br />
che ce lo ricordano – e sono<br />
scomparse. Forse arriverà il tempo<br />
di mettere in naftalina le toghe ma<br />
il bavino no, è indice di una nobile<br />
distinzione, un privilegio immacolato.<br />
La terrazza<br />
I parenti che stanno a Milano telefonano:<br />
qui piove a dirotto, fa un<br />
freddo cane, voi come ve la passate?<br />
La telefonata è, per noi a <strong>Livorno</strong>,<br />
in una giornata di sole splendente,<br />
un’aria tiepida, quasi primaverile,<br />
e sono a fare quattro passi sul lastricato<br />
bianco-nero della Terrazza<br />
Mascagni, certe volte mi viene da<br />
dire – per primo – Terrazza Ciano,<br />
perché chi ha tanti lustri sulle spalle<br />
la conobbe con quel cognome.<br />
In tempo di guerra – ai limiti del<br />
ridicolo – ci misero le tende dell’artiglieria<br />
contraerea, erano quasi<br />
tutti livornesi e si accordarono, i<br />
militi, per un turno, così i più andavano<br />
a dormire a casa. Ovviamente<br />
quando venne il bombardamento<br />
vero, quello micidiale del 28 maggio<br />
1943, le artigliere contraeree –<br />
anche se era mezza mattina di cielo<br />
azzurrissimo come il mare – e, come<br />
detto, di sole splendente, sparacchiarono<br />
inutilmente: le Fortezze<br />
Volanti americane <strong>non</strong> furono nemmeno<br />
spolverate.<br />
13<br />
spigolature<br />
L’erbapepe<br />
spigolature<br />
della <strong>Livorno</strong> vecchia e <strong>non</strong><br />
Altri tempi, sembrano lontano un<br />
secolo ma al secolo ci arriveremo<br />
presto.<br />
Le scadenze<br />
Sulla patente di guida automobilistica<br />
c’è scritto “obbligo degli occhiali”<br />
ma, recentemente, ho “fatto<br />
la cataratta” e gli occhiali li ho tutti<br />
accantonati; anzi, vedo con tanta<br />
luce ora che sono quasi necessari<br />
quelli da sole, neutri, <strong>non</strong> da vista.<br />
Così leggo giornali e qualsiasi scritto<br />
- anche quello dei “bugiardini”<br />
delle medicine - senza bisogno di<br />
niente.<br />
Un miracolo? No, solo le conquiste<br />
della medicina, il progresso che<br />
avanza.<br />
Del resto ho ricordo di situazioni<br />
più gravi: andai a trovare un amico<br />
operato di testicoli per un tumore<br />
che <strong>non</strong> si presentava benigno, con<br />
lo spettro – ipotizzato dai curanti<br />
– di vedersi negato ad una paternità.<br />
Invece, dopo qualche tempo,<br />
<strong>non</strong> solo sposo felice ma allietato<br />
da un pupo che sembrava Maciste,<br />
un orgoglio smisurato.<br />
In ogni caso oggi c’è una ossessione<br />
quasi quotidiana, verificare la<br />
scadenza del prodotto. Ebbene, ho<br />
un ricordo quanto meno intrigante:<br />
quando morì mia zia centenaria,<br />
vedova e sola, andammo nella sua<br />
casa per mettere ordine. Era stata<br />
in mirabile salute fino al momento<br />
della improvvisa fine e, in uno stipetto<br />
del bagno, trovammo allineate<br />
decine di scatolette medicinali:<br />
le aveva da anni ma da anni, tanti<br />
anni, erano scadute, tutte.<br />
La kalabuscia<br />
Una seconda preoccupazione muliebre,<br />
mirata allo psicologo: collezione<br />
barattoli di vetro, di ogni tipo,<br />
di ogni dimensione, da quelli delle<br />
marmellate a quelli degli effervescenti,<br />
a quelli dei cereali ecc., quelli<br />
con vetro puro o vetro zigrinato,<br />
quelli lisci e quelli bombati: vetri,<br />
vetri e mi fanno venire in mente il<br />
magistrato Pieraldo Tani, da Empoli,<br />
che <strong>non</strong> finiva mai di precisare<br />
che suo babbo aveva lavorato<br />
– duramente – in vetreria. Con certi<br />
ricordi strani: in campo di concentramento,<br />
in piena estate, essendo<br />
piccola e insufficiente la tenda canadese<br />
– dove in quattro ci si doveva<br />
aggrovigliare, taluni P.O.W.<br />
(prisoner of war) scavarono una<br />
buca, quadrata, larga e lunga quanto<br />
la tenda stirata e nelle pareti di<br />
terra infilarono i barattoli raccolti<br />
nella spazzatura del campo fino a<br />
costruire mirabili pareti isolanti e<br />
protettive. Autori geniacci e furbastri.<br />
Non come Pietro G. – poi<br />
nella vita uno stimatissimo veterinario<br />
– che trovandosi quasi nudo<br />
al momento della cattura si era arrangiato<br />
tagliando un pezzo di tenda:<br />
mal gliene incolse perché immediatamente<br />
punito con la “kalabuscia”,<br />
un rotondo di pietre<br />
bianche aguzze, con paletto nel<br />
mezzo e legato a quello con un piede<br />
ed una mano, di giorno sotto un<br />
implacabile sole africano e di notte<br />
in micidiale gelo, a parte un solo<br />
pasto al giorno, una brodaglia indecifrabile.<br />
Quando fu liberato da questa punizione<br />
stentammo a riconoscerlo.<br />
Tanto per gradire, per chi <strong>non</strong><br />
l’avesse capito, prigionia americana.<br />
Magari<br />
per l’anno nuovo…<br />
In fin d’anno è perdonabile, a mio<br />
giudizio, la debolezza di acquistare<br />
un “Gratta e vinci”: gratti e ti viene<br />
fuori un numero di pari valore e allora<br />
rigratti una nuova cartella e te<br />
ne vengono due tanto da suggerirti<br />
che è la volta buona e ritorni in tabaccheria<br />
e prendi possesso di due<br />
immacolate cartelle. Occorre il 46 e<br />
viene il 47, ci vuole il 22 e viene il<br />
23… vigliacchi… ti prendono per<br />
il c…., quando, di colpo, azzecchi<br />
un 12… spiani sotto il numero –<br />
quello accanto, inutile, è di 500mila<br />
euro – e ti ritrovi con un’altra cartella.<br />
Così per cinque o sei volte di seguito,<br />
quando, finalmente, di numeri<br />
buoni <strong>non</strong> ce n’è nemmeno uno:<br />
strappi la cartella, la butti nel cestino.<br />
L’incubo è finito, alla barba della<br />
ludopatia, gli faccio il gesto dell’ombrello.<br />
Auguri per l’anno nuovo….
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è....<br />
14<br />
editoria<br />
Un stupendo libro fotografico voluto dalla Port Authority che raffronta le immagini di ieri e di oggi<br />
Il vecchio e il nuovo porto<br />
Una apposita mostra rimarrà aperta fino al 12 gennaio in Fortezza Vecchia<br />
(bidam) - Decisamente un<br />
valido libro. Soprattutto unico<br />
e originale, o quantomeno<br />
completo sullo specifico<br />
tema, di ampio valore storico.<br />
Perché vedere il porto -<br />
da sempre la parte più vitale<br />
delle attività lavorative della<br />
nostra città, coinvolgendone<br />
una larga fetta della popolazione<br />
- con lo sguardo delle<br />
immagini fotografiche di ieri<br />
con quelle attuali, ci consente<br />
di fare un preciso confronto<br />
sulla crescita, sullo sviluppo,<br />
sui mutamenti che, inevitabilmente,<br />
hanno coinvolto<br />
l’area delle nostre banchine da<br />
un secolo a questa parte. Stiamo<br />
parlando del volume <strong>Livorno</strong><br />
- Il vecchio e il nuovo<br />
porto, di Mario Bellagotti e<br />
Vito Lo Piccolo, edito dalla<br />
Bandecchi & Vivaldi per conto<br />
della Port Autority, coordinata<br />
dal Dr. Roberto Lippi,<br />
Port Promoter Manager, <strong>non</strong>ché<br />
grande appassionato e approfondito<br />
conoscitore delle<br />
vicende portuali.<br />
Partendo dalle vecchie foto<br />
panoramiche dei grandi maestri<br />
livornesi, da Bettini a<br />
Giambruni, da Miniati al duo<br />
Zucchi e Marchetto di Foto<br />
Arte, ora patrimonio di vari<br />
archivi pubblici (Archivio di<br />
Stato, <strong>Gen</strong>io Civile Opere Marittime,<br />
Camera di Commercio,<br />
Comune, Autorità Portuale,<br />
Spil) e privati, la Port<br />
Authority si è affidata agli<br />
scatti e al lavoro di due esperti<br />
ed affermati design grafici,<br />
appunto Mario Bellagotti (già<br />
insegnante all’Iti e libero professionista,<br />
<strong>non</strong>ché appassionato<br />
di fotografia) e Vito Lo<br />
Piccolo (architetto e professore<br />
di Tecnica Fotografica e<br />
Storia dell’Arte), già autori di<br />
Il raffronto del porto di <strong>Livorno</strong> visto dal mare in una foto della seconda metà del 1920 con quella attuale.<br />
due prestigiosi book fotografici<br />
di grande rilievo e suggestione:<br />
<strong>Livorno</strong>, angoli e<br />
grand’angoli, edito nel 2001<br />
da Salomone Belforte & C., e<br />
<strong>Livorno</strong> - Aspetti di vita, edito<br />
nel 2006 da Edizioni E.T.S.<br />
Bellagotti e Lo Piccolo hanno così<br />
riproposto con fedeltà assoluta le<br />
stesse aree di come si presenta<br />
oggi il territorio portuale livornese<br />
dopo i cambiamenti radicali<br />
legati alle immani distruzioni delle<br />
bombe dell’ultima guerra<br />
(banchine e strutture erano tra<br />
gli obiettivi principali delle varie<br />
fortezze volanti nemiche) e ai<br />
susseguenti lavori di demolizioni,<br />
scavo, riempimenti <strong>non</strong>ché<br />
ai lavori di ammodernamensegue<br />
a pag. 15
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è....<br />
da pag. 14<br />
to. Si è trattato di un lavoro<br />
difficile, meticoloso, talvolta<br />
improponibile nel cercare la<br />
stessa (o quanto meno la più<br />
vicina possibile) inquadratura<br />
aerea, l’angolo di ripresa, i<br />
punti di riferimento, addirittura<br />
la stessa esposizione solare,<br />
ma la professionalità e<br />
l’amore specificamente dedicati<br />
(aggiungiamoci pure quella<br />
cura maniacale di centrare al<br />
millimetro l’inquadratura del<br />
soggetto, attendendo magari<br />
l’ormeggio e il passaggio delle<br />
navi o rimorchiatori), hanno<br />
consentito ai due autori di regalarci<br />
questo piccolo grande<br />
capolavoro che, più delle parole<br />
- potenza della fotografia - ti<br />
fa entrare direttamente nella storia<br />
dell’evoluzione della nostra<br />
struttura portuale.<br />
Le pagine sono state allestite<br />
mettendo a sinistra le vecchie<br />
immagini in bianco-nero e a<br />
destra, per l’immediato confronto,<br />
quelle attuali a colori<br />
con sintetiche ma adeguate didascalie<br />
di tempi e luoghi,<br />
scritte sia in italiano che in inglese<br />
per dare maggiore fruibilità<br />
anche in campo internazionale.<br />
Un lavoro di pregio che fa<br />
onore allo staff del dr. Lippi e<br />
a tutta la Port Authority che<br />
ha pure allestito appositamente<br />
una mostra fotografica all’interno<br />
della Fortezza Vecchia<br />
per dare così la possibilità<br />
ad ogni cittadino di rendersi<br />
conto di persona dei vari<br />
cambiamenti del vecchio e del<br />
nuovo porto. La mostra reste-<br />
15<br />
editoria<br />
La copertina del libro della Port Authority <strong>Livorno</strong> - Il vecchio e il nuovo<br />
porto di Mario Bellagotti e Vito Lo Piccolo, edito da Bandecchi & Vivaldi<br />
rà aperta fino a domenica 12<br />
gennaio (orario 9.30-12.30 e<br />
14.30-17, ad eccezione del<br />
lunedì - Ingresso libero).<br />
Per l'occasione è stato stampato un corposo libro sulla storia dell'Istituto<br />
Festeggiati i 150 anni del Nautico<br />
di Giovanni Giorgetti<br />
Nei primi di dicembre, all’Istituto<br />
Tecnico Nautico Statale “Alfredo<br />
Cappellini”, è stato presentato il<br />
libro avanti tutta!, stampato in occasione<br />
del 150° Anniversario della<br />
fondazione dell’Istituto.<br />
L’iniziativa è partita da un apposito<br />
comitato composto da professori<br />
ed ex alunni, presieduto dal<br />
prof. Francesco Mumolo, con la<br />
partecipazione del comandante dell’armamento<br />
navale della Carbo<br />
Flotta Emanuele Bergamini.<br />
La copertina del libro sui 150 anni di<br />
storia dell’I.T.N.S. “Alfredo Cappellini”.<br />
‘<br />
Il tavolo della presidenza durante la presentazione del libro<br />
Affollata l’aula magna dell’Istituto<br />
con al tavolo della presidenza il<br />
prof. Roberto Pincelli, la prof.ssa<br />
fiduciaria Laura Palamidessi, la<br />
prof.ssa Patrizia Pini, l’ex preside<br />
Francesco Mumolo, gli ex allievi<br />
Cino Milani, Mauro Meini e Milenko<br />
Dundich, <strong>non</strong>ché il giornalista<br />
Granducato TV, Luca Salvetti,<br />
che ha presentato la manifestazione.<br />
Presenti, come detto, numerosi professori<br />
ed ex alunni, tutti commossi,<br />
che <strong>non</strong> sono voluti mancare all’importante<br />
appuntamento con la<br />
loro stessa storia.<br />
Toccante è stata la stima e la gratitudine<br />
che gli ex allievi, durante gli<br />
interventi, hanno manifestato verso<br />
i presidi Domenico Spanò e<br />
Francesco Mumolo, storici «numero<br />
uno» che hanno dato tutto<br />
per lo sviluppo dell’Istituto e che<br />
hanno forgiato la vita dei loro studenti.<br />
Il preside Mumolo ha ricordato,<br />
tra gli applausi, il suo predecessore<br />
Domenico Spanò definendolo<br />
“persona preparatissima e soprattutto<br />
onesta” e i momenti più<br />
belli e più difficili dell’Istituto.<br />
Il corposo libro di oltre 400 pagine<br />
(il titolo avanti tutta - con la a<br />
iniziale volutamente minuscola - è<br />
stato ripreso dal giornalino interno<br />
edito dalle quinte negli anni ’50,<br />
dove era descritto il cammino scolastico<br />
e le esperienze vissute), finanziato<br />
da un gruppo di sponsor,<br />
legati all’istituto: D’Alesio Group,<br />
Renzo Conti, Gruppo Neri, Labromare,<br />
Toremar, Corpo Piloti, Tdt,<br />
Austral, Bonistalli, Ormeggiatori,<br />
Lorenzini, Porto 2000, Carbo Flotta<br />
e altri, è stato stampato da Otello<br />
Debatte, storico editore dell’ITNS.<br />
Il volume è composto di una parte<br />
storica e da una parte fotografica<br />
della scuola ed è diviso in capitoli<br />
che ne ricordano gli avvenimenti<br />
salienti ma anche vicende e tradizioni<br />
della città. Le foto sono giunte<br />
da tutte le parti del mondo, giacché<br />
gli ex allievi sono sparsi su tutta<br />
la terra.<br />
Da segnalare anche due interessanti<br />
proposte emerse durante il dibattito:<br />
la prima fatta da Cino Milani,<br />
già capo-pilota del Porto di <strong>Livorno</strong>,<br />
riguardante una sinergia con<br />
OLT (Offshore LNG Toscana) nella<br />
formazione pratica degli studenti<br />
e la creazione, sul modello di <strong>Gen</strong>ova,<br />
di una scuola superiore<br />
d’istruzione nautica; l’altra, dall’ing.<br />
Mario Fiorelli, per la costituzione<br />
a <strong>Livorno</strong> di un Museo del<br />
Mare.
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è....<br />
16<br />
quiz & livornesità<br />
La storia delle nostre strade<br />
...a spasso<br />
per la città<br />
dallo Stradario Storico di <strong>Livorno</strong>, antico,<br />
moderno e illustrato di Beppe Leonardini<br />
e Corrado Nocerino e della<br />
Editrice Nuova Fortezza di <strong>Livorno</strong>.<br />
Via Piero Gobetti - Da via M.<br />
Mastacchi a via Fratelli Gigli.<br />
Via sorta nel 1953 per onorare<br />
la memoria dle pensatore politico<br />
nato a Torino nel 1901. Il<br />
Gobetti, ancor giovanissimo, fu<br />
critico letterario del giornale<br />
comunista "L'Ordine Nuovo" e<br />
fondatore della rivista, nel 1922,<br />
"Rivoluzione liberale". Perseguitato<br />
dalla polizia fascista fu<br />
costretto ad emigrare a Parigi<br />
nel 1925 dove morì l'anno successivo<br />
a seguito dei postumi di<br />
una broncopolmonite.<br />
Via Michon - Da piazza Cavour<br />
a via Adua. E' via sorta nel<br />
1843 ed ebbe questo nome per<br />
ricordare la famiglia Michon<br />
dalla quale uscirono uomini inisgni:<br />
Carlo (1771-1839) fu un<br />
benefattore; Pietro fu più volte<br />
Gonfaloniere (1768, 1772,<br />
1778 e 1792); Giuseppe fu Governatore,<br />
nel 1773 e 1776.<br />
Proverbi<br />
livornesi<br />
Bella ‘osa arzassi presto,<br />
fà un po d’acqua e tornà<br />
a letto.<br />
Chi ride ‘r venerdì e <strong>non</strong><br />
ha chierica, sorride ‘r sabato<br />
e piange la domenia.<br />
Gli amici sono ‘ome ‘ fagioli:<br />
parlano dietro.<br />
Quiz a punteggio per saggiare la tua livornesità<br />
LIVORNESE DOC O ALL’ACQUA DI ROSE?<br />
Scoprilo rispondendo a queste domande; quindi controlla punteggio e valutazione:<br />
1<br />
In<br />
quale anno Giuseppe<br />
Garibaldi fu ospite in casa<br />
Sgarallino in viale Caprera<br />
A 1867<br />
B 1882<br />
C 1856<br />
2<br />
Quale<br />
A<br />
B<br />
C<br />
3<br />
In<br />
A<br />
B<br />
C<br />
4<br />
Di<br />
A<br />
B<br />
C<br />
architetto progettò<br />
la Chiesa della Madonna<br />
del Soccorso?<br />
Gaetano Gherardi<br />
L. de Cambray Digny<br />
Giovan Battista Foggini<br />
quale via è posta l'epigrafe<br />
che ricorda l'abitazione dove<br />
dimorò Enrico Bartelloni?<br />
Via G. Garibaldi<br />
Via M. Mastacchi<br />
Via Prov. Pisana<br />
dove era originaria la famiglia<br />
Fabbricotti, proprietaria<br />
dell'omonima villa?<br />
<strong>Gen</strong>ova<br />
Firenze<br />
Carrara<br />
5<br />
Su<br />
A<br />
B<br />
C<br />
6<br />
A<br />
quali pendici sorge il<br />
rio Cigna?<br />
Monterotondo<br />
Monte La Poggia<br />
Valle Benedetta<br />
quale anno risale il<br />
Nuovo Bacino di Carenaggio?<br />
A 1940<br />
B 1968<br />
C 1976<br />
7<br />
A<br />
A<br />
B<br />
C<br />
8<br />
A<br />
chi si deve il disegno<br />
delle scuole Micheli in<br />
via Solferino?<br />
Luigi Bettarini<br />
Angiolo Badaloni<br />
Giovanni Del Fantasia<br />
quando risalgono le prime<br />
notizie sulla Fattoria<br />
di Popogna?<br />
A 1422<br />
B 1109<br />
C 1654<br />
RISPOSTE: 1 (A), 2 (A), 3 (A), 4 (C), 5 (B), 6 (B), 7 (B), 8 (B), 9 (C), 10 (B), 11 (A), 12 (B)<br />
Meno di 2 risposte corrette: all’acqua di rose - Da 3 a 6 risposte corrette: sui generis<br />
Da 7 a 10 risposte corrette: alla moda - Nessun errore: LIVORNESE DOC honoris causa<br />
Quiz visivo e di orientamento a conferma del tuo grado di livornesità<br />
Che razza di livornese sei?<br />
...di SCOGLIO,<br />
di FORAVIA<br />
o... PISANO?<br />
Qui a fianco c'è la foto di una strada<br />
della tua città. Sai riconoscere di<br />
quale via si tratta?<br />
9<br />
In<br />
A<br />
B<br />
quale via si trovava l'ingresso<br />
principale del Teatro Rossini<br />
abbattuto nell'ultima guerra?<br />
Viale Avvalorati<br />
Via San Marco<br />
C Via dei Fulgidi<br />
10 Di quale anno il 13 maggio Carlo<br />
Azeglio Ciampi fu eletto Presidente<br />
della Repubblica?<br />
A 2003<br />
B 1999<br />
C 1995<br />
11 A<br />
B<br />
C<br />
12 A<br />
B<br />
C<br />
Quale personaggio ricorda<br />
la via Paolo Emilio<br />
Demi?<br />
Scultore<br />
Avvocato<br />
Medico<br />
In quale serie militava il<br />
<strong>Livorno</strong> nel campionato<br />
1995/96?<br />
Serie C1<br />
Serie C2<br />
Serie B<br />
Se trovi degli errori in questo<br />
giornale, tieni presente<br />
che sono stati messi di proposito.<br />
Abbiamo cercato di<br />
soddisfare tutti, anche coloro<br />
che sono sempre alla<br />
ricerca di errori!<br />
Se rispondi ESATTAMENTE significa<br />
che sei un... livornese di scoglio!<br />
Se rispondi CONFONDENDO la via<br />
con altra della stessa zona, significa<br />
che sei un...livornese di foravia,<br />
Se NON RIESCI A CAPACITARTI<br />
di quale via si tratta, allora significa<br />
che... sei un pisano!<br />
Per la risposta, vedi pag. 19<br />
Grado di difficoltà:
LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è....<br />
17<br />
cento anni fa...<br />
<strong>Gen</strong>naio 1914<br />
Si inizia un anno nuovo con la<br />
speranza di migliorare le cose<br />
di questo mondo. Si scambiano<br />
auguri tra i capi di Stato, delle<br />
province e dei comuni. Tutta la<br />
realtà degli Stati, grandi o piccoli<br />
che siano, viene nascosta<br />
per un giorno o due e poi si torna<br />
ad affrontare la realtà che si<br />
fa sempre più scura, almeno in<br />
tutta l’Europa ed anche oltre<br />
oceano, specialmente nel Messico<br />
dove una guerra civile accumula<br />
ogni giorno centinaia di<br />
vittime con l’uso di mitragliatrici<br />
da ambo le parti.<br />
Tutti, o quasi, gli Stati europei<br />
sono all’erta <strong>non</strong> soltanto per la<br />
incerta situazione europea ma<br />
anche, e soprattutto, a causa<br />
della incerta situazione politicoeconomica.<br />
La zona balcanica è<br />
sempre è tra le più a rischio. I<br />
rapporti tra Grecia e Turchia<br />
sono sempre tesi, a causa del<br />
possesso delle isole Chio e Mitilene,<br />
cos' come quelli tra la Grecia<br />
e l’Albania. In generale sono<br />
giorni difficili per tutta l’Europa:<br />
la situazione si mostra irta di<br />
difficoltà e piena di pericoli.<br />
Per quanto riguarda l’Italia la situazione<br />
europea si rifletteva<br />
molto anche sul nostro territorio<br />
tanto da un punto di vista<br />
politico sia militare.<br />
Per quanto riguarda invece l’occupazione<br />
della Libia, quasi<br />
ogni giorno si ripetevano scaramucce<br />
ed anche vere battaglie<br />
MACELLERIA<br />
Cantini<br />
Alessandro<br />
Mercato Centrale<br />
Banco n° 130<br />
Cell. 331.206.39.21<br />
L I V O R N O<br />
100<br />
anni<br />
da un secolo<br />
all’altro...<br />
fatti, fattarelli<br />
e fattacci<br />
a cura di Cesare Favilla<br />
per la cattura dei capi di gruppi<br />
ribelli alla presenza italiana . Il 6<br />
gennaio, nei pressi di Bu Marien,<br />
un grosso numero di ribelli<br />
assalì una colonna di autocarri<br />
italiani di ritorno da un<br />
rifornimento di mezzi effettuato<br />
a El Albianr . Si combatté aspramente:<br />
i ribelli, respinti e dispersi,<br />
lasciarono sul terreno 20<br />
morti e numerosi feriti. Da parte<br />
italiana, le vittime furono soltanto<br />
dieci, tra morti e feriti.<br />
Ed eccomi a dire qualcosa della<br />
nostra <strong>Livorno</strong>. Le autorità della<br />
città si scambiarono i prammatici<br />
saluti ed auguri, con incontro<br />
in Prefettura tra prefetto<br />
e il sindaco Giovanni Targioni<br />
Tozzetti. Questo mese inizia anche<br />
con lo sciopero delle guardie<br />
daziarie a causa della diversità<br />
di trattamento tra coloro che<br />
fanno servizio presso le varie<br />
barriere e quelle addette alla<br />
nuova cinta daziaria<br />
Nei primi giorni dell’anno l’illusionista<br />
Oreste Donnini, il più<br />
giovane e più perfetto ammiratore<br />
del grande Fregoli, ottiene<br />
molti successi <strong>non</strong> solo in Italia<br />
ma anche all’estero.<br />
Vari enti ed associazioni celebrarono<br />
la giornata della “Befana”.<br />
Anche in quegli anni, e forse<br />
molto più dei nostri, questa<br />
festa era oggetto di soavità di<br />
ricordi e opponeva maggiore<br />
intensità di resistenza al positivismo<br />
trionfante ed agli assalti<br />
dello scetticismo demolitore.<br />
Nel giorno 8 del mese compleanno<br />
della regina, le “dame” livornesi<br />
offrirono ai due agili<br />
caccia torpediniere “Ardente”<br />
e “Ardito” la bandiera di combattimento.<br />
In questa occasione<br />
il Sindaco di <strong>Livorno</strong> Targioni<br />
Tozzetti inviò questo telegramma:<br />
“Alla Maestà della Regina<br />
d’Italia nel suo dì natalizio,<br />
rinnova <strong>Livorno</strong> i suoi devoti<br />
omaggi augurali”.<br />
Il giorno 8 fu varato nel nostro<br />
cantiere il cacciatorpediniere<br />
“Ardente”.<br />
In questo mese fu pubblicata<br />
una nuova guida per gli stranieri<br />
che visitano l’Italia: <strong>Livorno</strong><br />
Dario Niccodemi (<strong>Livorno</strong> 1874-<br />
Roma 1934), commediografo.<br />
<strong>non</strong> vi era nemmeno accennata!<br />
Il giorno 13 i livornesi videro<br />
una bella nevicata: con o senza<br />
moccoli e sdruccioloni, lo spettacolo<br />
della città biancheggiante<br />
di neve alta e fitta fu interessante<br />
e magnifico.<br />
Il giorno 15, invece, un tremendo<br />
acquazzone e molte scosse<br />
ondulatorie dalle 4,15 del mattino<br />
fino alle 14 e 30 salutarono<br />
<strong>Livorno</strong>: i livornesi si “rifugiarono”<br />
nel “lotto e giocarono i<br />
numeri 4 – 22 – 30 – 15 – 90.<br />
Verso la metà del mese giunse<br />
da Parigi la gradita notizia che<br />
il nostro concittadino Dario Nicodemi<br />
era stato nominato “Cavaliere<br />
della Legione di onore”.<br />
La domenica 18 del mese gravissimi<br />
incidenti si verificarono,<br />
a Pisa, tra pisani e livornesi<br />
in occasione del “match” di<br />
“foot-ball” . Fu una vera brutale<br />
aggressione ai nostro concittadini<br />
che, nell’atto di abbandonare<br />
il campo dopo la vittoria<br />
della loro squadra, una pioggia<br />
di sassi cadde su di loro. Fu<br />
notato anche l’uso di rivoltelle.<br />
I livornesi erano circa 150 –<br />
200, ma dovettero scappare. I<br />
tafferugli continuarono fino alla<br />
stazione ferroviaria.<br />
Il 27 gennaio i livornesi <strong>non</strong> si<br />
dimenticarono di celebrare l<br />
funzione relative alla “festa del<br />
voto”.<br />
In questo mese, un’area di circa<br />
40.000 metri quadrati – nei<br />
pressi della Torre del Marzocco<br />
– fu concessa ad una società<br />
Italo-Americana per l’impianto<br />
di grandi depositi di olii combustibili,<br />
petroli da illuminazione<br />
ed altre merci similari.<br />
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LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è....<br />
(g.g.) - Il Gruppo vocale livornese<br />
Prismatico InCanto, diretto da<br />
Fabrizio Bartalucci, è risultato<br />
vincitore alla III edizione del<br />
Concorso Corale Internazionale<br />
Antonio Guanti di Matera, svoltasi<br />
tra sabato 16 e domenica 17<br />
novembre, aggiudicandosi il primo<br />
posto e ben due premi speciali:<br />
uno per l’esecuzione dell’Alleluia<br />
gregoriano Adorabo;<br />
l’altro per la migliore esecuzione<br />
di un brano di autore italiano<br />
contemporaneo, ovvero Páter<br />
18<br />
attualità<br />
Il Gruppo Prismatico InCanto guidato da Fabrizio Bartalucci si è di recente affermato in un concorso internazionale a Matera<br />
Un coro<br />
che ci fa<br />
onore<br />
Il Gruppo vocale livornese Prismatico InCanto, diretto da Fabrizio Bartalucci,<br />
hemôn, a 5-9 voci dispari, di Fabrizio<br />
Bartalucci.<br />
I meravigliosi nove che, con entusiasmo,<br />
hanno ottenuto questo<br />
splendido risultato sono: Valentina<br />
Vitolo (soprano), Arianna<br />
Ròndina (soprano), Giulia Dini<br />
(mezzosoprano), Annarita Dallamarca<br />
(mezzosoprano), Cora Mariani<br />
(contralto), Elena Pratelli<br />
(contralto), Alfio Vacanti (tenore)<br />
e Giorgio Marcello (basso), diretti<br />
dal M° Fabrizio Bartalucci,<br />
docente dell’Istituto Mascagni.<br />
Questo successo è tanto più significativo<br />
se si pensa che il gruppo<br />
è sorto appena un anno fa, all’interno<br />
del Mascagni di <strong>Livorno</strong><br />
(per un laboratorio sul repertorio<br />
corale contemporaneo.<br />
Ancora una volta il nostro Istituto<br />
Superiore di Studi Musicali si<br />
dimostra fucina di talenti e motivo<br />
di orgoglio per la città.<br />
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LIVORNO<strong>non</strong><strong>stop</strong> è....<br />
19<br />
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Via Grande 59<br />
Rinaldo Bartolini “Riri”<br />
Mercato C.le - Banco 307<br />
Fotografo Del Secco<br />
Via Cambini<br />
Ferramenta Fabbrini<br />
Via Marradi (ang. v.le Mameli)<br />
Macelleria Paolo Pini<br />
Viale Mameli 55<br />
Edicola Borghesi<br />
Piazza Garibaldi<br />
"Centro Libri"<br />
Via Garibaldi 8<br />
Foto Arte<br />
Via Garibaldi 384<br />
Tabaccheria Cialdini F. e M.<br />
Via Prov. Pisana 44<br />
Norcineria "Regoli"<br />
Via Mentana 102<br />
Autogrill <strong>Livorno</strong> Porto<br />
Via delle Cateratte<br />
Bar Sant'Agostino<br />
Viale della Libertà 33<br />
Edicola La Leccia di G. Frisini<br />
Via Pier della Francesca 15<br />
Ma che razza<br />
di livornese sei?<br />
La strada in questione, di cui a<br />
pag. 16, è: Via Sproni posta<br />
tra via Guglielmo Oberdan e via<br />
Pio Alberto Del Corona.