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• Il tono muscolare si riduce perché il fegato utilizza, per produrre gli zuccheri,<br />
gli amminoacidi (proteine) che preleva dai muscoli e dalla massa magra.<br />
• Aumenta il deposito del tessuto adiposo, per l’azione dell’insulina, soprattutto<br />
a livello addominale e la persona assume la caratteristica conformazione a<br />
“mela”.<br />
• Aumentano il colesterolo e i trigliceridi sotto l’azione dell’insulina e per<br />
conseguenza aumenta anche la pressione.<br />
• Il surrene, per produrre gli ormoni depaupera il suo contenuto di minerali e si<br />
sviluppa nella persona un senso di grande fatica alimentata da frequenti<br />
disturbi del sonno.<br />
• Il cortisolo inibisce un enzima molto importante per la produzione degli<br />
ormoni della tiroide (T3) e questo ha come conseguenza che le cellule<br />
trasformano poco, per carenza di questo ormone, i nutrienti in energia.<br />
• Il fegato ha grande bisogno di acido pantotenico, acido folico, di zinco, e<br />
delle vitamine B6 e B12 per smaltire gli ormoni prodotti dal surrene in<br />
risposta allo stress.<br />
• Anche le cellule hanno bisogno delle vitamine B6 e B12 per bloccare<br />
l’invadenza dell’ormone cortisolo ed evitare reazioni spropositate a fatti<br />
magari di lieve importanza.<br />
ALTRI IMPORTANTI SQUILIBRI: i processi infiammatori<br />
L’eccesso d’insulina in circolo e quantità elevate di cortisolo sono pericolose cause di<br />
processi infiammatori. Non si tratta di un’infiammazione localizzata e utile, come<br />
quando ci si provoca una ferita e si genera un’infiammazione che ha lo scopo di<br />
combattere le eventuali infezioni e rigenerare il tessuto, ma di un’infiammazione<br />
generalizzata nel corpo e di bassa intensità. Non si avverte (come non si avverte il<br />
colesterolo o i trigliceridi alti), anche se spesso avvertiamo un indefinito senso di<br />
malessere e di stanchezza. Le uniche cause di questa infiammazione sono la cattiva<br />
alimentazione e lo stress.<br />
Nella nostra alimentazione c’è uno spiccato squilibrio tra i grassi omega 6 e quelli<br />
omega 3. Una ricerca ha dimostrato che nella preistoria questo rapporto era di 1:1, si<br />
è passati ad un rapporto di 4:1 all’inizio del secolo scorso, si è arrivati ad un rapporto<br />
attuale di 20- 25:1in favore degli omega 6. Questo è dovuto a più fattori: il grande<br />
aumento del consumo di carni rosse; l’uso generalizzato degli oli vegetali per la<br />
cottura e soprattutto la manipolazione che l’industria alimentare opera sui grassi<br />
omega 3, trasformandoli in grassi idrogenati per renderli più stabili, per migliorarne il<br />
poco gradevole sapore di pesce, per rallentarne l’irrancidimento, per allungare i tempi<br />
di conservazione degli alimenti. Cosi facendo se ne snatura la funzione biochimica<br />
con grave danno per la salute.