C. Govoni poeta del 900 - VivoScuola
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Corrado <strong>Govoni</strong>, <strong>poeta</strong> <strong>del</strong> Novecento<br />
All’inizio di quest’anno scolastico, nei<br />
mesi di ottobre e novembre, noi <strong>del</strong>la<br />
3D abbiamo studiato la figura di un<br />
<strong>poeta</strong>: Corrado <strong>Govoni</strong>. Uno scrittore<br />
<strong>del</strong> Novecento poco conosciuto ma<br />
autore di moltissime poesie.<br />
Per prima cosa, abbiamo studiato la<br />
sua vita trovando informazioni su<br />
internet.<br />
Abbiamo poi letto e analizzato 32<br />
poesie. Il lavoro consisteva nella lettura<br />
dei testi a voce alta per capirne il<br />
ritmo e la musicalità; nell’analizzarne<br />
il contenuto e il linguaggio; nel trovarne<br />
le figure retoriche; nel darne un<br />
giudizio personale. A noi questo lavoro<br />
è servito per approfondire la conoscenza<br />
<strong>del</strong> <strong>poeta</strong> di Tàmara ed è<br />
stata anche un’occasione per confrontarsi<br />
con testi che non ci erano<br />
abituali.<br />
Abbiamo utilizzato inoltre alcune lettere<br />
di <strong>Govoni</strong> a Palazzeschi, l’intervista<br />
di Ferdinando Camon al <strong>poeta</strong><br />
stesso, la monografia di Fausto Curi<br />
e altri scritti.<br />
Leggendo queste poesie abbiamo<br />
parlato di altri poeti (Leopardi, Pascoli,<br />
D’Annunzio, Corazzini, Gozzano,<br />
Montale), di critici che hanno scritto<br />
su <strong>Govoni</strong> (Papini, Solmi, Sanguineti,<br />
Beccaria, Guglielmi), <strong>del</strong> saggio di<br />
Pier Vincenzo Mengaldo, Considerazioni<br />
sulla metrica <strong>del</strong> primo <strong>Govoni</strong> e<br />
di quello di Pier Luigi Beccarla, Il linguaggio<br />
poetico di <strong>Govoni</strong>.<br />
Così, con le poesie che ci consegnava<br />
il prof, abbiamo studiato la struttura<br />
<strong>del</strong>la poesia, l’abbiamo analizzata<br />
e, allo stesso tempo, abbiamo conosciuto<br />
il modo di scrivere poesie di<br />
<strong>Govoni</strong>.<br />
Alla fine di questo percorso abbiamo<br />
fatto un tema in classe con l’analisi<br />
(parafrasi, linguaggio, simboli, giudizio<br />
personale) <strong>del</strong>la poesia Piccole<br />
cose, un testo che per noi era nuovo.<br />
Da questo lavoro è nata l’idea di scrivere<br />
<strong>del</strong>le lettere a Pier Vincenzo<br />
Mengaldo (Università di Padova), a<br />
Pier Luigi Beccaria (Università di Torino)<br />
e a Fausto Curi (Università di<br />
Bologna): ogni alunno <strong>del</strong>la classe ha<br />
scritto una lettera nella quale raccontava<br />
il proprio lavoro, le proprie scoperte,<br />
le proprie emozioni. Agli studiosi<br />
abbiamo posto <strong>del</strong>le domande<br />
per saperne di più sulla poesia in<br />
generale e su quella di <strong>Govoni</strong> in<br />
particolare.<br />
Ai primi di febbraio è arrivata la risposta<br />
<strong>del</strong> prof. Mengaldo che subito<br />
abbiamo provato a tradurre poiché la<br />
sua grafia erano dei veri e propri geroglifici,<br />
anche se ci ha risposto in<br />
modo molto completo.<br />
Ai primi di marzo, è arrivata la lettera<br />
<strong>del</strong> prof. Beccaria con ben tre pagine<br />
scritte a computer, nelle quali il professore<br />
di Torino ci ha ringraziato e si<br />
è complimentato con noi per il lavoro<br />
svolto su <strong>Govoni</strong>. Anche lui ha risposto<br />
a tutte le domande che gli avevamo<br />
posto.<br />
Il prof. Curi ci ha risposto con una<br />
bellissima lettera, riportata a pag.28,<br />
in cui ci prometteva di venire a trovarci<br />
a scuola e di tenere una lezione sul<br />
<strong>poeta</strong> di Tàmara, rispondendo personalmente<br />
a tutte le nostre domande!<br />
a cura di Enrico Campana<br />
Lei ha letto tutte le poesie di <strong>Govoni</strong>?<br />
(Enrico Benvenuti)<br />
Pier Vincenzo Mengaldo: No, non<br />
ho letto tutte le poesie di <strong>Govoni</strong>.<br />
Sarei diventato matto!<br />
Gian Luigi Beccaria: No, non le ho<br />
lette veramente tutte, ma gran parte<br />
sì. Per capire bene un autore occorre<br />
leggere il più possibile di quanto<br />
egli ha scritto: lettere comprese, e-<br />
ventualmente. E’ meglio conoscere<br />
bene, a fondo, un solo scrittore, che<br />
tre o quattro malamente, superficialmente.<br />
Quali sono secondo Lei i poeti che<br />
hanno influenzato maggiormente<br />
<strong>Govoni</strong>? (Simone Boni)<br />
P.V.M.: <strong>Govoni</strong> è stato influenzato<br />
all’inizio dai soliti Pascoli e D’Annunzio,<br />
ma soprattutto dai cosiddetti<br />
simbolisti minori francesi e belgi:<br />
Rodenbach, Samain, Maeterlinck<br />
ecc. Oggi è in corso una ricerca che<br />
dimostrerebbe la grande influenza<br />
su di lui <strong>del</strong>le poesie di Robert de<br />
Montesquiou (noto, più che per le<br />
sue poesie, per aver ispirato la potente<br />
figura <strong>del</strong> Barone di Charlus in<br />
Proust: ne abbiamo anche un bellissimo<br />
ritratto di un pittore americano<br />
vissuto in Europa).<br />
G.L.B.: Direi che D’Annunzio è stata<br />
la ‘malattia’ giovanile di quella generazione.<br />
Secondo Lei a che cosa si ispirava<br />
<strong>Govoni</strong> quando scriveva le sue poesie?<br />
(Federica Boratti)<br />
P.V.M.: Un po’ come tutti i poeti <strong>Govoni</strong><br />
si ispira un po’ alla realtà, un<br />
po’ ai libri che ha letto: ma nel caso<br />
suo, molto alla realtà domestica che<br />
lo circondava.<br />
G.L.B.: Domanda difficile. <strong>Govoni</strong> si<br />
ispira ai sogni, alle sue fantasie, ai<br />
poeti che ha letto, alle parole che lo<br />
tormentano o gli aprono orizzonti, al<br />
ritmo interno che gli viene quando<br />
comincia a scrivere, a mettere una<br />
parola dopo l’altra. La cosiddetta<br />
“ispirazione” è una cosa che forse<br />
non esiste. Lo scrivere poesie è tutto<br />
sommato un atto o impulso molto più<br />
concreto. E’ come cucire un vestito,<br />
costruire un mobile, mettere insieme<br />
dei colori su una tela …<br />
Nella poesia Piccole cose (dalla<br />
raccolta Fuochi d’artifizio <strong>del</strong> 1905)<br />
ci sono due versi: “Il moro <strong>del</strong> caminetto<br />
ascolta la sua trottola di gesso”.<br />
Io li ho interpretati così: la fuliggine<br />
(nera) salendo nel camino bianco<br />
(gesso) sente l’aria vorticosa<br />
(trottola). Può andare come lettura?<br />
(Laura Brugnara)<br />
P.V.M.: Forse il moro <strong>del</strong> caminetto<br />
è una statuetta di un “uomo” che<br />
adorna il caminetto, così anche la<br />
trottola ecc … dovrebbe essere<br />
qualcosa di concreto. Ma la tua interpretazione<br />
è acuta …<br />
G.L.B.: Hai un futuro da ‘filologa’, ti<br />
piace fermarti su versi e su singole<br />
parole. Bene! La tua interpretazione<br />
mi pare perfetta. Anche se non bisogna<br />
mai, specie in una poesia tipo<br />
quella di <strong>Govoni</strong>, preoccuparsi di<br />
trovare una spiegazione precisa. A<br />
volte il <strong>poeta</strong> cerca proprio di stare<br />
nel vago, nell’indeterminato, nel poco<br />
preciso. L’importante è suggerire,<br />
in questi casi, associazioni, fantasie,<br />
l’interpretazione è un atto che non<br />
ha mai fine …<br />
Lei giudica Corrado <strong>Govoni</strong> un<br />
grande <strong>poeta</strong> <strong>del</strong> ‘<strong>900</strong>? (Alice Caldonazzi)<br />
P.V.M.: Per me <strong>Govoni</strong> è un vero<br />
<strong>poeta</strong>, ma non un grande <strong>poeta</strong><br />
(come Saba, Montale, Sereni …).<br />
G.L.B.: Io preferisco non mettere i<br />
poeti sulla bilancia, e dire questo è<br />
grande e questo è piccolo, questo è<br />
un maggiore, questo è un minore! Ci<br />
sono poeti ‘piccoli’ che hanno avuto<br />
una loro significativa importanza.<br />
Comunque sia, <strong>Govoni</strong> è stato molto<br />
importante. Per esempio Montale lo<br />
stimava molto, e ha colto alcune<br />
suggestioni da lui. E’ stato un vulcano<br />
di immagini, di metafore nuove,<br />
ardite. E poi, un anticipatore. Il primo<br />
<strong>Govoni</strong>, nelle Fiale e in Armonia…<br />
anticipa temi e modi che soltanto più<br />
tardi i cosiddetti poeti crepuscolari<br />
svilupperanno.<br />
Nella Sua carriera universitaria ha<br />
mai tenuto un corso monografico su<br />
Corrado <strong>Govoni</strong>? Ha mai avuto studenti<br />
che si sono laureati con una<br />
tesi di <strong>Govoni</strong>? (Beatrice Campana)<br />
P.V.M.: Non ho mai temuto corsi sul<br />
solo <strong>Govoni</strong>, né dato tesi su di lui.<br />
G.L.B.: Sì, mi sono occupato di <strong>Govoni</strong><br />
e <strong>del</strong>la poesia dei crepuscolari<br />
in un Corso universitario di tanti anni<br />
fa. Nessuno dei miei studenti però si<br />
è laureato su <strong>Govoni</strong>.<br />
Da che cosa è partito il Suo interesse<br />
per l’opera poetica di Corrado<br />
<strong>Govoni</strong>? Perché <strong>Govoni</strong> spesso nelle<br />
poesie parla di conventi e di suore?<br />
Era molto religioso? (Enrico<br />
Campana).<br />
P.V.M.: 1. Il mio interesse è partito<br />
dal fatto di dovere compilare un’Antologia<br />
di poeti <strong>del</strong> Novecento. Il<br />
saggio sulla metrica di <strong>Govoni</strong> l’ho<br />
scritto dopo, in occasione di un convegno<br />
su di lui. 2. <strong>Govoni</strong> era anche<br />
religioso (in modo blando, penso)<br />
ma conventi, suore, beghinaggi ecc<br />
… sono un luogo comune <strong>del</strong>la poesia<br />
simbolista francese, e poi dei<br />
“crepuscolari” italiani. Certo c’è qui il<br />
tema <strong>del</strong>la solitudine, <strong>del</strong>la purezza,<br />
<strong>del</strong> distacco <strong>del</strong> mondo …<br />
G.L.B.: Avevo deciso di occuparmi<br />
di linguaggio poetico <strong>del</strong> primo Novecento.<br />
Avevo studiato a fondo Pascoli,<br />
che io amo moltissimo, dei tre<br />
(Carducci D’Annunzio e lui) è il più<br />
grande. Con Pascoli, volevo vedere<br />
chi aveva introdotto <strong>del</strong>le novità nel<br />
linguaggio poetico italiano, chi aveva<br />
contribuito a cambiarlo. E mi sono<br />
imbattuto nei ‘crepuscolari’: <strong>Govoni</strong>,<br />
Corazzini, Gozzano …<br />
Mi chiedi anche perché parla molto<br />
di conventi e di suore. Non perché<br />
fosse molto religioso. Ma conventi,<br />
suore, sono temi tipici <strong>del</strong>la poesia<br />
europea <strong>del</strong> primissimo Novecento,<br />
che toccano temi in cui la pace, il<br />
silenzio, l’estraniarsi, la malinconia<br />
anche hanno larga parte.<br />
Perché non esiste ancora un’edizione<br />
critica e completa <strong>del</strong>le poesie di<br />
<strong>Govoni</strong>? (Giuliano Campostrini)<br />
P.V.M.: Non lo so, ma credo che<br />
prima di tutto bisognerà cercare dove<br />
sono depositate le sue carte per<br />
eventuali varianti, ecc … E io mi accontenterei<br />
di qualche raccolta, il<br />
tutto è disarmante per mole.<br />
G.L.B.: La tua lettera è molto simpatica,<br />
mi parli di <strong>Govoni</strong>, ma anche<br />
molto di te. Vedo che sogni la moto<br />
… Bella la tua domanda. Anzitutto,<br />
perché nessuna casa editrice si è<br />
assunta il compito di farla. Ma per<br />
farla occorre uno studioso che dedichi<br />
anni ed anni a studiare <strong>Govoni</strong>.<br />
Studioso che al momento non c’è.<br />
Vedi di abbandonare il sogno <strong>del</strong>la<br />
moto, e di coltivare il sogno di dedicarti<br />
a studiare <strong>Govoni</strong> e preparare<br />
l’edizione critica … Sto scherzando,<br />
ma non tanto. Volevo dirti di leggere<br />
e di leggere, quello che ti piace, si<br />
capisce, ma di leggere, perché nei<br />
libri c’è tutto, puoi trovare risposte ai<br />
tuoi interrogativi. Lo so, è fatica il<br />
leggere. Ma ripaga!<br />
Nella poesia La pioggia è il tuo vestito<br />
(dalla raccolta <strong>Govoni</strong>giotto <strong>del</strong><br />
1943) il soggetto è la natura?<br />
(Arianna de Zambotti)<br />
P.V.M.: Direi che il tema è una donna,<br />
ai cui attributi vengono accostati<br />
per analogia altrettanti oggetti <strong>del</strong>la<br />
natura. <strong>Govoni</strong> è sempre un <strong>poeta</strong><br />
fortemente “analogico”.<br />
G.L.B.: Sì direi che il soggetto è la<br />
natura.<br />
Lei apprezza le poesie futuriste di<br />
<strong>Govoni</strong>? (Davide Graziola)<br />
P.V.M.: Direi che <strong>Govoni</strong> fra i futuristi<br />
è uno dei migliori, e lo è a modo<br />
suo, con molta libertà. In genere sì,<br />
le apprezzo.<br />
G.L.B.: Certo che le apprezzo, ma le<br />
amo di meno <strong>del</strong>le prime.<br />
La trombettina<br />
Ecco che cosa resta<br />
di tutta la magia <strong>del</strong>la fiera:<br />
quella trombettina,<br />
di latta azzurra e v erde,<br />
che suona una bambina<br />
camminando, scalza, per i campi.<br />
Ma, in quella nota sf orzata,<br />
ci son dentro i pagliacci bianchi e rossi,<br />
c’è la banda d’oro rumoroso,<br />
la giostra coi cavalli, l’organo, i lumini.<br />
Come, nel sgocciolare <strong>del</strong>la gronda,<br />
c’è tutto lo spav ento <strong>del</strong>la buf era,<br />
la bellezza dei lampi e <strong>del</strong>l’arcobaleno;<br />
nell’umido cerino d’una lucciola<br />
che si sfa su una f oglia di brughiera,<br />
tutta la merav iglia <strong>del</strong>la primav era.<br />
Maggio 2007 Vucumprà pag 26
Quanti libri possiede nella Sua biblioteca?<br />
E quanti riesce a leggerne<br />
in un anno? (Andrea Hamdani)<br />
P.V.M.: Temo di averne un ventimila,<br />
e quanto a leggerne è impossibile<br />
fare il conto, perché dipende innanzitutto<br />
da quanto sono impegnato in<br />
lavori miei … Di media un centinaio?<br />
Ma meno se sono grossi romanzi<br />
… Moltissimi libri poi io li scorro,<br />
non li leggo.<br />
G.L.B.: E’ un calcolo che non ho mai<br />
fatto. Non ho mai contato i miei libri,<br />
vedo che sono tantissimi, non so più<br />
dove metterli. Spesso li porto in<br />
campagna, perché nella casa di Torino<br />
non ci stanno più. Neppure<br />
quanti libri leggo in un anno io so.<br />
Leggo quel che mi interessa. Saggi,<br />
romanzi, manuali, poesia. Quando<br />
un libro mi appassiona lo divoro, lo<br />
leggo d’un fiato, prendo appunti, gli<br />
altri li ‘annuso’ e poi li metto da parte.<br />
Qual è la poesia di <strong>Govoni</strong> che Lei<br />
ritiene più significativa? E perché?<br />
(Andrea Malvica)<br />
P.V.M.: Difficile rispondere: a me<br />
piacciono per esempio, <strong>del</strong> primo<br />
<strong>Govoni</strong>, Ne la corte (Armonia in grigio<br />
et in silenzio) <strong>del</strong> <strong>Govoni</strong> più tardo<br />
La trombettina, e La pioggia è il<br />
tuo vestito. In tutte c’è una sorta di<br />
astuta ingenuità che ci attira.<br />
La pioggia è il tuo v estito<br />
La pioggia è il tuo v estito.<br />
Il f ango è le tue scarpe.<br />
La tua pezzuola è il v ento.<br />
Ma il sole è il tuo sorriso e la tua bocca<br />
e la notte dei f ieni i tuoi capelli.<br />
Ma il tuo sorriso e la tua calda pelle<br />
è il f uoco <strong>del</strong>la terra e <strong>del</strong>le stelle.<br />
G.L.B.: Direi tutte le poesie, o quasi,<br />
di Armonia in grigio et in silenzio.<br />
Qual è secondo Lei la raccolta che<br />
ritiene meno significativa di <strong>Govoni</strong>?<br />
E perché? (Jihad Oueslati)<br />
P.V.M.: Forse una <strong>del</strong>le ultime di<br />
<strong>Govoni</strong>, ma non saprei essere più<br />
preciso. Si può dire in genere che,<br />
culturalmente, il <strong>Govoni</strong> che conta è<br />
il primo.<br />
G.L.B.: Direi le ultime raccolte.<br />
Secondo Lei quali sono le raccolte<br />
(o la raccolta) dove il <strong>poeta</strong> ha dato il<br />
meglio di sé? (Filippo Parisi)<br />
P.V.M.: In genere mi pare che siano<br />
le prime, crepuscolari e futuriste. E<br />
vale la risposta che ho appena dato<br />
al tuo compagno.<br />
G.L.B.: Mi fai la stessa domanda di<br />
Andrea Malvica. Ti rispondo allo<br />
stesso modo.<br />
Secondo Lei è azzardato aver analizzato<br />
le poesie di <strong>Govoni</strong> da alunni<br />
di una terza media come noi?<br />
(Enrico Passerini)<br />
P.V.M.: No, non è azzardato. Tutte<br />
le età sono buone per leggere con<br />
attenzione, cioè analizzare la poesia.<br />
G.L.B.: Direi proprio di no, soprattutto<br />
oggi, in un mondo in cui l’invenzione<br />
nello scrivere e nel parlare, la<br />
vivacità, sta spegnendosi, si tende al<br />
grigio e alla frase fatta (vedi TV, o<br />
giornali, o discorsi ufficiali, dal politico<br />
al burocratico ecc. ecc.), in un<br />
momento in cui la lingua italiana diventa<br />
precotta, predigerita, tutta frasi<br />
fatte, ebbene, leggere un ‘vulcano’<br />
d’inventiva come <strong>Govoni</strong>, non può<br />
che aiutare, invogliare, stuzzicare …<br />
Qual è secondo Lei il critico che ha<br />
compreso meglio il lavoro poetico di<br />
<strong>Govoni</strong>? (Cristina Pedron)<br />
P.V.M.: L’ha capito bene Montale,<br />
che era anche un grande critico.<br />
Negli atti <strong>del</strong> Convegno di Ferrara<br />
sono notevoli, mi pare, i saggi di<br />
Sanguineti e di Beccaria.<br />
G.L.B.: Forse Enzo Mengaldo, ma<br />
mi ci metto anch’io!<br />
Quante poesie ha scritto complessivamente<br />
<strong>Govoni</strong>? (Daniele Pozza)<br />
P.V.M.: Impossibile tenere il conto!<br />
Io comunque non l’ho fatto.<br />
G.L.B.: Moltissime, ma non le ho<br />
mai contate.<br />
Qual è il Suo <strong>poeta</strong> preferito?<br />
(Gabriele Rovro)<br />
P.V.M.: Come risponderti? In assoluto<br />
Omero, Dante, Shakespeare. Fra<br />
i lirici italiani Leopardi su tutti. Fra i<br />
“contemporanei” italiani Montale,<br />
Saba e Sereni. Fra gli stranieri Apollinaire,<br />
Machado, Benn.<br />
G.L.B.: Direi Giorgio Caproni. E suggerisco<br />
al prof. Armani di sceglierlo<br />
per il prossimo anno. Del resto è<br />
uscita l’opera omnia nei Meridiani di<br />
Mondadori, ed è facile averlo tutto a<br />
disposizione.<br />
Da dove deriva la ricchezza lessicale<br />
di <strong>Govoni</strong>? (Vanessa Zambanini)<br />
P.V.M.: Credo che la ricchezza lessicale<br />
di <strong>Govoni</strong> derivi anzitutto dalla<br />
sua attenzione alla realtà, e poi dal<br />
fatto che, a partire dalla sua epoca,<br />
si afferma un tipo di poesia in cui si<br />
possono usare anche parole comuni<br />
e il linguaggio poetico non è più così<br />
letterario e separato.<br />
G.L.B.: La ricchezza lessicale di<br />
<strong>Govoni</strong> direi che deriva dalle sue<br />
letture. Per questo vi esorto, come<br />
ho già fatto, a leggere e leggere. E<br />
non c’è soltanto poesia, si capisce.<br />
Ma non c’è nulla che vi arricchisca<br />
come leggere.<br />
Perché Lei è stato invitato al convegno<br />
su <strong>Govoni</strong> <strong>del</strong> 1983 a Ferrara?<br />
E’ stato per questa occasione che<br />
ha scritto il saggio poi pubblicato<br />
negli atti <strong>del</strong> convegno <strong>del</strong>la casa<br />
editrice Cappelli? Come è diventato<br />
prof. universitario? (Giuliano Zandonai)<br />
P.V.M.: 1. Perché già mi ero occupato<br />
di <strong>Govoni</strong> nella mia antologia di<br />
poeti <strong>del</strong> ‘<strong>900</strong>. 2. Sì. 3. Come al solito,<br />
mi sono laureato, al mio Maestro<br />
è piaciuta la mia tesi, ho insegnato<br />
nelle scuole superiori, poi sono diventato<br />
assistente … ecc. ecc. …<br />
G.L.B.: Anche a me piace cucinare,<br />
occuparmi di cibo. Dopodomani (14<br />
marzo 2007 n.d.c.) vado a parlare<br />
sul tema a Pollenzo, dove c’è l’università<br />
<strong>del</strong> gusto (un paese tra Torino<br />
e Alba). Dici che è stato difficile<br />
per te l’analisi <strong>del</strong> linguaggio di <strong>Govoni</strong>.<br />
Ma il linguaggio è l’insieme<br />
degli ingredienti che creano il cibo, e<br />
per un cuoco …<br />
Quanto a Ferrara e al convegno cui<br />
venni invitato anni fa, l’invito è dovuto<br />
al fatto che qualche anno prima<br />
avevo proprio fatto una parte <strong>del</strong><br />
corso su <strong>Govoni</strong>, perciò ero diventato<br />
in qualche modo un esperto di<br />
<strong>Govoni</strong> …<br />
L’idea di fare il professore non mi è<br />
nata, mi ci sono trovato. Io quando<br />
avevo la tua età volevo fare il pianista,<br />
dedicarmi alla musica, difatti<br />
studiavo e studiavo come un matto il<br />
pianoforte. Ma vivevo in provincia,<br />
non avevo un Conservatorio a portata<br />
di mano, studiavo privatamente.<br />
Poi mi sono iscritto alla facoltà di<br />
Lettere, e ho incontrato un professore<br />
eccezionale, che ho molto amato,<br />
e che mi ha insegnato tante cose. E<br />
ho incontrato anche compagni di<br />
scuola eccezionali. Così, mi sono<br />
laureato in linguistica, e ho cominciato<br />
a scrivere e a lavorare molto su<br />
autori italiani … Penso che aver incontrato<br />
un professore come il tuo,<br />
che in terza Media ti fa leggere a<br />
fondo un <strong>poeta</strong>, è un regalo <strong>del</strong> cielo.<br />
Tenetevelo caro!<br />
Pier Vincenzo Mengaldo<br />
Filologo e storico <strong>del</strong>la lingua, è professore<br />
ordinario di storia <strong>del</strong>la lingua<br />
italiana nell’Università di Padova.<br />
Ha dedicato contributi editoriali e<br />
critici di grande finezza filologica e<br />
interpretativa al Boiardo (Opere volgari,<br />
Laterza, 1962; La lingua <strong>del</strong><br />
Boiardo lirico, Olschki, 1963), a Dante<br />
(De vulgari eloquentia, Antenore,<br />
1968, poi nelle Opere minori, Ricciardi,<br />
1979, pp. 3-237) e alla lingua<br />
letteraria <strong>del</strong> Novecento (La tradizione<br />
<strong>del</strong> Novecento, Prima-Quarta<br />
serie 1975-2000); ha curato l’antologia<br />
dei Poeti italiani<br />
d e l No ve ce n to<br />
(Mondadori, 1978).<br />
Tra i suoi studi più<br />
recenti: L’epistolario<br />
di Nievo: un’analisi<br />
linguistica (Il Mulino,<br />
1987), Antologia<br />
personale (Bollati<br />
Boringhieri, 1995),<br />
Profili di critici <strong>del</strong><br />
Nove cento (Ibid.<br />
1998), Giudizi di<br />
valore (Einaudi, 1999), Prima lezione<br />
di stilistica (Laterza, 2001), Gli<br />
incanti <strong>del</strong>la vita. Studi su poeti italiani<br />
<strong>del</strong> Settecento (Esedra, 2003),<br />
Tra due linguaggi. Arti figurative e<br />
critica (Bollati Boringhieri, 2005),<br />
Sonavan le quiete stanze (Il Mulino,<br />
2006), La vendetta è il racconto<br />
(Bollati Boringhieri, 2007).<br />
Gian Luigi Beccaria<br />
Laureato in glottologia a Torino con<br />
Benvenuto Terracini (di cui ha curato<br />
la raccolta di saggi I segni e la storia,<br />
Guida, 1976), insegna dal 1967<br />
storia <strong>del</strong>la lingua italiana nello stesso<br />
ateneo. Ha curato un volume di<br />
saggi su I linguaggi settoriali in Italia<br />
(Bompiani, 1973), ed è autore di<br />
importanti lavori, tra cui Ritmo e melodia<br />
nella prosa italiana (Olschki,<br />
1964), L’autonomia <strong>del</strong> significante.<br />
Figure <strong>del</strong> ritmo e <strong>del</strong>la sintassi.<br />
Dante, Pascoli, D’Annunzio (Einaudi,<br />
1975), Italiano.<br />
Antico e nuovo<br />
(Garzanti, 1988),<br />
Le forme <strong>del</strong>la<br />
lontananza (ibid.<br />
1989). Da anni<br />
ha una rubrica<br />
su “ttL-La Stampa”<br />
intitolata Parole<br />
in corso. Tra<br />
i suoi studi più<br />
recenti: I nomi<br />
d e l mo n d o<br />
(Einaudi, 1995), Sicuterat. Il latino di<br />
chi non lo sa (Garzanti, 1999), Per<br />
difesa e per amore (ibid. 2006).<br />
- Ne la corte - Tre stracci ad asciugare<br />
- Ne la corte - Tre stracci ad asciugare<br />
sul muricciuolo accanto il rosmarino.<br />
Una scala seduta. Un alveare<br />
v edovo, su cui giuoca il mio micino.<br />
Un orciuolo che à sete sul pozzale<br />
di marmo scanalato da le f uni.<br />
Dei cocci gialli. Un v aso vuoto. Un fiale<br />
che à vomitato. Dei fogliami bruni.<br />
- Su le finestre - Un pettine sdentato<br />
con due capelli come dei pistilli.<br />
Un astuccio per cipria. Uno sv entrato<br />
guancialino di seta per gli spilli.<br />
Una scatola di belletto. Un guanto<br />
mencio. Un grande garofano appassito.<br />
Una cicca. Una pagina in un canto<br />
piegata, da chissà mai quale dito!<br />
- Per l’aria - La docile campana<br />
d’un conv ento di suore di clausura.<br />
Una lunga monotonia di zana.<br />
Un gallo. Una leggera incrinatura<br />
di v ento. Due rosse v entarole<br />
cif rate. Delle nubi bianche. Un treno.<br />
Un odore acutissimo di v iole.<br />
Un odore acutissimo di f ieno.<br />
Corrado Gov oni è nato a Tàmara<br />
(Ferrara), un piccolo paese <strong>del</strong> Delta<br />
padano, il 29 ottobre 1884. Pubblicò<br />
a proprie spese, nel 1903, il suo primo<br />
libro di versi, Le fiale, presso l’editore<br />
Lumachi di Firenze, consigliatogli<br />
da Giovanni Papini. Oltre che<br />
con quest’ultimo, intrattenne rapporti<br />
d’amicizia con Corazzini, Palazzeschi,<br />
Marinetti, Mario Novaro. Collaborò<br />
alle più importanti riviste <strong>del</strong><br />
primo Novecento: Poesia, Riviera<br />
ligure, Lacerba, La Voce, La Diana, Il<br />
Trifalco, Galleria. Aderì al movimento<br />
futurista. Visse esercitando i mestieri<br />
più diversi. Ammogliatosi, ebbe tre<br />
figli, Aladino, Ariele, Mario. S’impiegò<br />
allo Stato civile e all’Archivio <strong>del</strong> comune<br />
di Ferrara. Dal 1928 al 1943,<br />
segretario <strong>del</strong> Sindacato Nazionale<br />
Autori e Scrittori. Nel ‘44 perse il figlio<br />
Aladino, militante nella Resistenza,<br />
ucciso alle Fosse Ardeatine. Al termine<br />
<strong>del</strong>le ostilità, <strong>Govoni</strong> è di nuovo<br />
senza lavoro. Accettò in qualità di<br />
avventizio, il posto di protocollista<br />
(categoria uscieri e inservienti) presso<br />
un ministero e mantenne l’incarico<br />
per dieci anni. Diresse la rivista Il sestante<br />
letterario. Ottenne vari premi<br />
di poesia, fra i quali il premio Marzotto<br />
1953 e il premio Chianciano 1958.<br />
E’ morto ad Anzio il 20 ottobre 1965.<br />
Maggio 2007 Vucumprà pag 27