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7/8-2011 - Parrocchia di Ascona

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LA SAN VINCENZO IN<br />

della popolazione europea<br />

svolge un’attività <strong>di</strong><br />

volontariato.<br />

La riflessione è iniziata con<br />

l’intervento <strong>di</strong> Stefano Tabò<br />

che ha parlato del <strong>2011</strong><br />

quale Anno Europeo del<br />

Volontariato, ribadendo che<br />

l’Europa non è in grado <strong>di</strong><br />

afferrare se stessa, e il suo<br />

futuro, senza la <strong>di</strong>mensione<br />

culturale e motivazionale<br />

del volontariato, poiché<br />

riflettere su questo tema<br />

significa <strong>di</strong>segnare la<br />

società che vogliamo.<br />

L’Unione Europea costruita<br />

solo su mercato, finanza ed<br />

economia sarebbe, a ben<br />

vedere, molto più povera.<br />

Padre Luigi Nuovo,<br />

assistente della<br />

famiglia vincenziana<br />

genovese, è<br />

intervenuto invece<br />

sulla gratuità. Uno<br />

stile <strong>di</strong> vita non<br />

facile da fare<br />

proprio, ma che<br />

rappresenta la<br />

risposta<br />

all’immagine <strong>di</strong>vina<br />

che ciascuno <strong>di</strong> noi<br />

porta impressa in se<br />

stesso. Abbiamo<br />

bisogno <strong>di</strong> “un <strong>di</strong><br />

più” <strong>di</strong> gratuità, <strong>di</strong><br />

accoglienza, <strong>di</strong><br />

solidarietà e <strong>di</strong> fraternità, un<br />

<strong>di</strong> più che rappresenta una<br />

novità nei nostri<br />

atteggiamenti, apprezzando<br />

la <strong>di</strong>versità dell’altro e<br />

accogliendola a cuore aperto<br />

come un dono. “Costruire la<br />

civiltà dell’Amore”, come<br />

annunciava Paolo VI,<br />

significa compiere uno<br />

sforzo su se stessi per creare<br />

un’umanità che risponda al<br />

comandamento dell’amore,<br />

donatoci dal Signore Gesù.<br />

L’intervento del<br />

vicepresidente nazionale<br />

Alessandro Floris si è<br />

basato sul rispetto del volto<br />

dell’altro, sul viso che<br />

ciascuno <strong>di</strong> noi “mette nelle<br />

cose che fa”, il volto che<br />

caratterizza la persona<br />

umana e rappresenta il<br />

linguaggio silenzioso con<br />

cui l’anima umana riesce ad<br />

esprimersi; volto come<br />

metafora dell’unicità e<br />

dell’originalità dell’uomo,<br />

volto come segno della<br />

presenza del Padre in tutti<br />

gli uomini, a qualunque<br />

etnia appartengano,<br />

qualunque religione<br />

professino, qualunque siano<br />

i loro tratti somatici e<br />

culturali, in un incontro tra<br />

persone semplicemente<br />

uguali tra loro, per costruire<br />

il volto <strong>di</strong> una società fatta<br />

<strong>di</strong> volti.<br />

È stata poi la volta delle<br />

esperienze, quali traduzioni<br />

concrete dei precedenti<br />

interventi.<br />

La presidente nazionale,<br />

Clau<strong>di</strong>a Nodari, ha portato<br />

l’esperienza secolare del<br />

dormitorio San Vincenzo <strong>di</strong><br />

Brescia, fondato nel 1899,<br />

per l’accoglienza notturna<br />

delle persone senza <strong>di</strong>mora,<br />

a cui si è aggiunta, nel<br />

1995, Casa Ozanam, per<br />

l’accoglienza <strong>di</strong> donne e<br />

madri con bambini.<br />

Un’esperienza, a cui la città<br />

<strong>di</strong> Brescia è particolarmente<br />

affezionata, anche se col<br />

tempo la tipologia delle<br />

persone è cambiata e<br />

attualmente il dormitorio<br />

accoglie sia italiani che<br />

extracomunitari, in una<br />

convivenza che ormai fa<br />

parte del quoti<strong>di</strong>ano, e dove<br />

LIGURIA<br />

l’accoglienza e la gratuità<br />

testimoniano che è possibile<br />

vivere insieme anche nelle<br />

<strong>di</strong>versità culturali,<br />

linguistiche e religiose.<br />

Anche Padre Remon<strong>di</strong>ni,<br />

responsabile<br />

dell’Associazione San<br />

Marcellino, ha parlato<br />

dell’esperienza con le<br />

persone senza <strong>di</strong>mora, ma<br />

da un punto <strong>di</strong> vista del loro<br />

coinvolgimento. In effetti, la<br />

persona non dovrebbe<br />

essere vista come soggetto<br />

portatore <strong>di</strong> un lungo elenco<br />

<strong>di</strong> bisogni, ma bensì come<br />

risorsa su cui fare<br />

affidamento per avviare<br />

percorsi <strong>di</strong> reinclusione<br />

sociale a partire dalle<br />

competenze e abilità <strong>di</strong><br />

ciascuno. Ecco perché<br />

l’associazione propone alle<br />

persone senza <strong>di</strong>mora, e non<br />

solo, <strong>di</strong> lasciarsi coinvolgere<br />

e <strong>di</strong> “tirare fuori dal sacco”<br />

le proprie capacità. È nella<br />

prospettiva <strong>di</strong>namica della<br />

relazione con l’altro che si<br />

genera cambiamento, un<br />

cambiamento che non<br />

riguarda solamente il<br />

singolo, ma l’intera<br />

comunità.<br />

Jan Tierney, confratello<br />

scozzese, ha raccontato la<br />

sua esperienza della visita ai<br />

detenuti. In realtà non si<br />

tratta solo <strong>di</strong> visitarli, ma<br />

anche <strong>di</strong> mantenere i<br />

contatti con le famiglie <strong>di</strong><br />

origine per preparare il loro<br />

rientro e <strong>di</strong> continuare a<br />

sostenerli se lo desiderano.<br />

L’ultima esperienza è stata<br />

quella del Centro Ozanam<br />

<strong>di</strong> Sant’Antimo (Napoli) che<br />

ha portato la propria<br />

testimonianza <strong>di</strong> lavoro<br />

svolto a favore dei minori,<br />

centrata sul recupero<br />

educativo e sul loro<br />

coinvolgimento attivo.<br />

L’esperienza era partita<br />

dalla creazione dei<br />

cosiddetti Spazi Giovani,<br />

luoghi per l’aggregazione e<br />

l’incontro, ma ben presto ci<br />

si è accorti che i giovani<br />

non frequentavano tali<br />

ambienti. Il Centro si è così<br />

interrogato sul motivo <strong>di</strong><br />

questa assenza e proprio ai<br />

giovani ha<br />

somministrato un<br />

questionario sui temi<br />

del volontariato e del<br />

coinvolgimento, il<br />

cui risultato è stato<br />

quello <strong>di</strong> evidenziare<br />

la volontà dei<br />

giovani ad essere<br />

coinvolti su tali<br />

tematiche.<br />

Tentando una sintesi<br />

potremmo <strong>di</strong>re che<br />

gli interventi <strong>di</strong><br />

stamattina hanno<br />

messo in luce alcuni<br />

elementi che occorre<br />

considerare: in primo luogo,<br />

la <strong>di</strong>mensione della<br />

fraternità e dell’accoglienza<br />

come contributi concreti alla<br />

costruzione del bene<br />

comune.<br />

In secondo luogo, dobbiamo<br />

<strong>di</strong>re che le esperienze<br />

narrate, rappresentano una<br />

possibile concreta<br />

traduzione degli<br />

orientamenti episcopali per<br />

il decennio, “Educare alla<br />

vita buona del Vangelo”.<br />

Sicuramente, l’invito è <strong>di</strong><br />

non fermarsi, ma scoprire<br />

effettivamente che, come<br />

<strong>di</strong>ceva San Vincenzo De<br />

Paoli, “la carità è creativa<br />

all’infinito”.<br />

Consiglio Centrale<br />

<strong>di</strong> Genova<br />

28<br />

La San Vincenzo in Italia<br />

luglio-agosto <strong>2011</strong>

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