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7. <strong>Rendite</strong><br />

In questo capitolo vedremo solamente un caso di rendita, che useremo poi per generalizzare le<br />

rendite e dedurre tutti gli altri casi.<br />

Si definisce rendita una successione di capitali (rate) tutte da pagare, o tutte da riscuotere, a<br />

scadenze determinate.<br />

Il mutuo quindi non è una rendita, perché comprende rate di segno diverso. Sono invece rendite gli<br />

stipendi, gli affitti, le cedole sui titoli d’investimento, ecc. Le rendite inoltre possono essere<br />

aleatorie, ovvero incostanti nel tempo (per durata, importo, o altro), oppure certe. In questo capitolo<br />

noi ci limiteremo allo studio delle rendite certe, che sono caratterizzate da:<br />

Rata (o termine): l’importo da versare. Può essere costante o variabile.<br />

Periodo: l’intervallo temporale tra due scadenze dei pagamenti. Si parla di rendite annue,<br />

frazionate (m frazioni di anno) oppure polienalli (periodi di n anni).<br />

Durata: può essere temporanea, ovvero composta di n rate, oppure perpetua, cioè illimitata.<br />

Scadenza: può essere anticipata o posticipata, a seconda che il pagamento avvenga all’inizio<br />

del periodo (a cui fa riferimento) oppure alla fine. Ciascuna di queste due modalità, a sua volta,<br />

può essere immediata o differita. Immediata se la scadenza è sincrona con il momento fissato,<br />

differita se il pagamento avviene k periodi dopo quello a cui fa riferimento.<br />

Esempio: l’acquisto di un bene a rate mensili, con decorrenza 6 mesi dopo l’acquisto, è una rendita<br />

temporanea, frazionata 12 volte nell’anno, con pagamento anticipato e differito (di 6 periodi).<br />

Si dice valore della rendita all’epoca t la somma dei montanti (calcolati con un’opportuna<br />

funzione di montante) delle prestazioni scadute prima di t, e dei valori attuali (calcolati con<br />

un’opportuna funzione di attualizzazione) delle prestazioni che scadono dopo t.<br />

W(t) = <br />

tk<br />

t<br />

C u( t 0<br />

, t ) + <br />

C v( t 0<br />

, t )<br />

k<br />

k<br />

tk<br />

t<br />

k<br />

k<br />

Il valore di una rendita si calcola quindi con la stessa procedura già vista per le operazioni<br />

complesse. Analogamente, si definisce:<br />

Si definisce valore attuale della rendita il suo valore all’istante t = 0 (i.e. è l’importo equo da<br />

scambiare con la rendita all’istante t = 0).<br />

n<br />

W(0) = <br />

C <br />

k k<br />

v(<br />

t t<br />

0 0<br />

,<br />

k<br />

)<br />

Si definisce montante finale della rendita il suo valore alla scandenza t n .<br />

Se il regime è quello degli interesse composti, grazie alla scindibilità si può scrivere:<br />

W(t) = u t k <br />

n<br />

tk<br />

C k<br />

v<br />

0<br />

= u t W(0) W(t n ) = u tn W(0)<br />

Che permette di calcolare il montante a partire dal valore attuale (vero solo nei regimi scindibili).<br />

2007 Stefano <strong>Adriani</strong>


Le rendite tipo<br />

Consideriamo alcune delle rendite più semplici, aventi rata costante, annuale, con un regime di<br />

interesse composto (di tasso i costante), e durata pari ad n anni. Valutiamo la rendita nei diversi<br />

casi, considerando ogni volta un importo unitario della singola rata (basterà poi moltiplicare il<br />

risultato per l’importo effettivo).<br />

Rata immediata posticipata<br />

Calcoliamo il valore della rendita all’istante iniziale. Trattandosi di una rata posticipata, il<br />

pagamento avviene alla fine di ogni periodo T (punti neri pieni):<br />

0 1 2 3 4 n<br />

Il valore della rendita all’istante iniziale è:<br />

W(0) = v + v 2 + v 3 + … + v n dov’è v = v(0, T) = e -<br />

Infatti il valore attuale della rata k-esima è: v(0, t k ) = exp(- t k )= exp(- kT)=exp(- T) k . Ricordando<br />

che vale = ln(1 + i), con i tasso annuale, possiamo scrivere T = 1, cioè v = exp(-).<br />

Si ottiene quindi (somma di una progressione geometrica di ragione v, vedasi 389/2°):<br />

W(0) = v (1 + v + v 2 + v 3 + … + v n-1 ) = v<br />

1<br />

v n<br />

1<br />

v<br />

v<br />

= (1 - v n )<br />

1 v<br />

Dalla relazione v = exp(-) = exp(-ln(1+i)) possiamo esplicitare la relazione tra v ed i :<br />

v =<br />

1<br />

1 i<br />

e quindi 1 - v =<br />

i<br />

1 i<br />

Per cui:<br />

W(0) =<br />

1 v n<br />

i<br />

=<br />

1 (1 i)<br />

i<br />

n<br />

Quest’ultima grandezza compare molte volte nel calcolo delle rendite, per cui è comodo introdurre<br />

il simbolo:<br />

n<br />

1 (1 i)<br />

1 v n<br />

Si definisce a figurato n al tasso i la quantità 1 : a n i =<br />

=<br />

i i<br />

Quindi il valore della rendita all’istante iniziale si scrive:<br />

W(0) = a n i<br />

Osserviamo che per i = 0 vale a n i = n (la progressione ha ragione 1). Invece, per motivi di<br />

convenzienza, si pone a n i = 0 nel caso n = 0.<br />

1<br />

Dall’inglese annuity, ovvero rendita annuale.<br />

2007 Stefano <strong>Adriani</strong>


Rata immediata anticipata<br />

Ripetendo i passaggi visti sopra, nel caso di una rendita con rata anticipata si ha:<br />

0<br />

1 2 3 4<br />

n<br />

W(0) = 1 + v + v 2 + v 3 + … + v n-1<br />

per cui (ricordiamo u = 1+ i per definizione):<br />

W(0) =<br />

1 v n<br />

1<br />

v<br />

=<br />

1 i<br />

i<br />

(1 - v n ) = (1+ i) a n i<br />

Anche quest’ultima grandezza compare molte volte, per cui si definisce:<br />

Si definisce a anticipato figurato n al tasso i la quantità: ä n i = (1+ i) a n i<br />

Quindi il valore della rendita all’istante iniziale si scrive:<br />

W(0) = ä n i<br />

Montante di una rendita<br />

Calcoliamo adesso il montante di una rata annuale, immediata e posticipata, della durata di n anni.<br />

Possiamo rappresentare le rate della rendita come già visto nel caso di una generica rata immediata<br />

posticipata:<br />

Rimanando nel regime dell’interesse composto, il montante finale della rendita sarà:<br />

M(n) = m(t n - t 1 ) + m(t n - t 2 ) + m(t n – t 3 ) + … + 1<br />

ovvero (nel regime composto):<br />

M(n) = (1+ i) n-1 + (1+ i) n-2 + (1+ i) n-3 + … + 1 = u n-1 + u n-2 + u n-3 + … + 1<br />

espresso in funzione del binomio di capitalizzazione, definito come u = 1 + i. Si ottiene così la<br />

stessa espressione del caso precedente, con u al posto di v, scritta in ordine inverso. Perciò:<br />

1<br />

u n 1 (1 )<br />

M(n) = =<br />

1<br />

u i<br />

0 1 2 3 4 n<br />

i n<br />

=<br />

( 1<br />

i)<br />

n 1<br />

1 (1 i)<br />

= (1+i ) n <br />

i<br />

i<br />

Si definisce s figurato n al tasso i la quantità: s n i = (1+ i) n a n i =<br />

n<br />

= (1+ i ) n a n i<br />

u n 1<br />

i<br />

2007 Stefano <strong>Adriani</strong>


Studio delle funzioni figurate<br />

Riportiamo le definizioni delle grandezze definite sopra:<br />

a figurato n al tasso i a n i =<br />

1 v n<br />

i<br />

Rata immed. e posticipata<br />

a anticipato figurato n al tasso i ä n i = u a n i Rata immed. e anticipata<br />

s figurato n al tasso i s n i = u n a n i Montante (immed. e post.)<br />

s anticipato figurato n al tasso i s¨ n i = u s n i Montante (immed. e antic.)<br />

Si capisce perciò che basta studiare il primo di questi casi per dedurre tutti gli altri. Analizziamo<br />

perciò gli andamenti delle funzioni a n i e s n i .<br />

La funzione a n i si avvicina ad n quando i tende a zero (limite notevole: (x + 1) a – 1 ax).<br />

Inoltre lo studio della sua derivata prima si riconduce alla condizione:<br />

u(n+1) – n > u n+1 la derivata è positiva<br />

che è sempre falsa: infatti, al primo membro abbiamo una retta di pendenza n+1, ed è facile<br />

verififcare che tale retta sta sempre sotto alla curva u n+1 .<br />

Analogamente, la funzione s n i tende ad n per i che tende a zero (regola dell’Hospital), mentre per<br />

la derivata troviamo:<br />

u(1 - n) + n > u 1 - n la derivata è positiva<br />

che è sempre falsa (basta ragionare come sopra, pensando al primo membro come una retta). Si<br />

trova così:<br />

Altre funzioni figurate<br />

Spesso, per comodità, si definiscono anche le funzioni:<br />

n i = ( a n i ) -1 e n i = ( s n i ) -1<br />

Ed è facile verificare che vale: n i = i + n i .<br />

2007 Stefano <strong>Adriani</strong>


<strong>Rendite</strong> differite<br />

Consideriamo una rendita differita di p anni, con rata posticipata. Ciò significa che dall’istante<br />

d’apertura t = 0, fino al termine del p-esimo anno, non vengono versate rate. La prima rata viene<br />

versata al termine del p-esimo anno, cioè all’istante t = p + 1 (perché posticipata).<br />

Scadenza t = 0 t =1 … t = p +1 t = p +2 … t = p + n<br />

Importo 0 0 0 R R R R<br />

da cui:<br />

W(0) = v p+1 + v p+2 + … + v p+ n = v p (v + v 2 + v 3 + … + v n )= v p a n i<br />

<strong>Rendite</strong> perpetue<br />

Nel caso di una rendita perpetua, il valore della rendita all’istante iniziale, per n rate (immediate e<br />

posticipate), è dato dalla:<br />

W * (0) = v + v 2 + v 3 + … + v n =<br />

1 v n<br />

i<br />

con v = e - = (1+ i) -1<br />

Il valore effettivo della rendita si ottiene quindi facendo tendere n<br />

all’infinito, per cui:<br />

W(0)= lim n <br />

1v n<br />

i<br />

=<br />

In questo caso, ovviamente, non si definisce il montante finale<br />

della rendita.<br />

2007 Stefano <strong>Adriani</strong>

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