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Lo studio ha coinvolto centri clinici e<br />

laboratori genetici in Europa e negli Stati Uniti.<br />

Fondamentale l’apporto della Biobanca I.B.AHC<br />

presso l’IRCCS Medea.<br />

Scoperto il gene primario<br />

dell’Emiplegia Alternante<br />

L<br />

’Emiplegia Alternante (AHC) è una<br />

malattia neurologica molto rara<br />

(1:1.000.000) e invalidante, caratterizzata<br />

dall’esordio precoce di attacchi ricorrenti<br />

di emiparesi e tetraparesi, che<br />

vengono scatenati da fattori vari come<br />

lo stress, le emozioni o i cambiamenti<br />

di temperatura. In tutti i pazienti è<br />

presente anche una disabilità motoria<br />

ed intellettiva di grado variabile; nel<br />

30% dei casi, si riscontrano anche crisi<br />

epilettiche. Si tratta di una malattia<br />

ancora molto poco conosciuta e significativamente<br />

sotto diagnosticata: non<br />

essendo mai stati disponibili dei marcatori<br />

biologici specifici, ancora oggi<br />

le diagnosi vengono infatti effettuate<br />

su base esclusivamente clinica e per<br />

esclusione. Lo studio genetico collaborativo<br />

in oggetto, diretto da un gruppo<br />

di ricercatori della Duke University<br />

(Durham, NC), ha finalmente permesso<br />

di individuare il difetto genetico responsabile<br />

dell’Emiplegia Alternante<br />

ed è appena stato pubblicato su Nature<br />

Genetics, una prestigiosa rivista<br />

scientifica internazionale. Il gene identificato<br />

è ATP1A3 e codifica per una<br />

proteina con funzione di pompa ionica<br />

sodio-potassio a livello neuronale.<br />

La scoperta del gene è stata resa possibile<br />

grazie all’applicazione della tecnologia<br />

dell’exome sequencing, che ha<br />

recentemente rivoluzionato la ricerca<br />

di geni responsabili di molte malattie<br />

rare. Il sequenziamento iniziale dell’esoma<br />

di 7 pazienti ha permesso di<br />

identificare il gene; successivamente,<br />

grazie ad un impressionante sforzo collaborativo<br />

a livello internazionale promosso<br />

e sostenuto dalle tre principali<br />

associazioni di pazienti (in Italia, Francia<br />

e Stati Uniti), i laboratori genetici e<br />

i centri clinici di 13 diverse nazioni si<br />

sono uniti per studiare altri 95 pazienti,<br />

arrivando così a confermare la presenza<br />

di mutazioni causative nel gene<br />

ATP1A3 in più del 75% dei casi studiati.<br />

Si tratta di mutazioni de-novo, ovvero<br />

presenti solo nei pazienti affetti e assenti<br />

in tutti i loro genitori.<br />

Hanno partecipato allo studio diversi<br />

enti di ricerca italiani, in particolar<br />

modo l’Istituto di Genetica Medica<br />

dell’Università Cattolica di Roma con il<br />

supporto organizzativo dell’associazione<br />

dei pazienti A.I.S.EA Onlus e con i<br />

laboratori di genetica molecolare e l‘Unità<br />

di Neurofisiopatologia dell’IRCCS<br />

Medea di Bosisio Parini.<br />

A.I.S.EA Onlus e l’IRCCS Medea hanno<br />

infatti messo a disposizione la casistica<br />

più ampia grazie al progetto<br />

I.B.AHC, la prima Biobanca italiana<br />

dell’Emiplegia Alternante. Si tratta di<br />

un “contenitore”, operativo dal 2004,<br />

progettato per raccogliere, organizzare,<br />

conservare e condividere i campioni<br />

biologici (sangue, DNA e linee cellulari<br />

linfoblastoidi) dei pazienti arruolati e<br />

il DNA dei loro genitori. I 38 campioni<br />

attualmente conservati presso l’Istituto<br />

Medea sono a disposizione per qualsiasi<br />

ricerca (in Italia o all’estero) sull’Emiplegia<br />

Alternante, a patto che essa<br />

sia di qualità scientifica, non duplicata,<br />

senza finalità di lucro e approvata dal<br />

Comitato Scientifico di A.I.S.EA Onlus.<br />

La responsabile della Biobanca I.B.AHC<br />

è la Dott.ssa Maria Teresa Bassi, che<br />

opera presso il Laboratorio di Genetica<br />

Molecolare del Medea. Questa scoperta<br />

aumenterà la capacità di effettuare<br />

nuove diagnosi in modo più accurato e<br />

potrebbe infine aprire la strada per una<br />

terapia mirata per la malattia: per approfondire<br />

questo aspetto, alcuni studi<br />

funzionali sono già stati avviati.<br />

Il Medea<br />

è Centro di<br />

riferimento per<br />

la patologia<br />

Sono più di dieci anni che l’IRCCS<br />

Medea si occupa sia degli aspetti<br />

clinici che di ricerca sull’Emiplegia<br />

Alternante. Infatti, è dal<br />

2000 che il Dott. Claudio Zucca,<br />

responsabile dell’Unità di Neurofisiopatologia<br />

dell’IRCCS, collabora<br />

direttamente con A.I.S.E.A<br />

Onlus ed è membro del Comitato<br />

Scientifico dell’Associazione.<br />

Inoltre, nel 2004 il Laboratorio di<br />

Genetica Molecolare del Medea<br />

ha identificato una mutazione<br />

nel gene ATP1A2 (omologo al<br />

nuovo gene identificato) in una<br />

famiglia di emiplegia alternante<br />

(definita poi atipica) di origine<br />

greca, individuata dal prof. Nereo<br />

Bresolin, Direttore Scientifico<br />

dell’IRCCS stesso. Dalla pubblicazione<br />

di questo lavoro è nata<br />

quindi l’ipotesi di creare una biobanca<br />

di campioni biologici e un<br />

database dei dati clinici, poi concretizzatasi<br />

nel progetto I.B.AHC.<br />

Dal 2005 al 2007 il lavoro sull’Emiplegia<br />

Alternante si è allargato<br />

in ambito europeo con la<br />

partecipazione dell’Istituto al<br />

Progetto ENRAH per la costruzione<br />

di un Registro Europeo dei<br />

pazienti affetti da questa patologia.<br />

Dal 2008 al 2011 l’IRCCS<br />

ha collaborato al Progetto Europeo<br />

Neuroped sulle malattie<br />

neurologiche infantili rare, che<br />

includeva l’Emiplegia Alternante.<br />

Oggi, grazie al lavoro del Dott.<br />

Zucca e della Dott.ssa Bassi (tra<br />

gli autori dell’articolo pubblicato<br />

su Nature Genetics) e dell’Unità<br />

Operativa per le patologie rare<br />

diretta dal Dott. Renato Borgatti,<br />

il Medea è diventato uno dei<br />

Centri di riferimento italiani per<br />

questa patologia.

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