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SI È TENUTA DAL 24 LUGLIO AL 9 SETTEMBRE PRESSO IL ...

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Emilia allungata fra lʼolmo e il vigneto, voltata a cercare quel mare mancante e il monte Appennino rivela il segreto e diventa un gigante… (F. Guccini)<br />

L’Università<br />

tra realismo<br />

dei bilanci<br />

e impegni<br />

per il futuro<br />

A colloquio<br />

con il Rettore<br />

dell’Ateneo<br />

ferrarese professor<br />

Pasquale Nappi<br />

di LINDA GEZZI<br />

Incontro il prof. Pasquale Nappi nella sede provvisoria<br />

della Facoltà di Architettura, sistemazione<br />

resasi necessaria a causa dei danni subiti<br />

dal Palazzo Renata di Francia, sede storica del<br />

Rettorato. È un momento di pausa tra i suoi innumerevoli<br />

impegni, segnato da grande cordialità e<br />

disponibilità. Un clima che rende gradevole la nostra<br />

chiacchierata anche su temi scottanti, come quelli<br />

che incrociamo. L’aria anche il suo sorriso benevolo<br />

sono rassicuranti.<br />

Trascorsi alcuni mesi dal sisma che ha colpito<br />

Ferrara, quale bilancio si sente di fare riguardo<br />

la difficile situazione dell’Università? Ad oggi a<br />

che punto è la messa in sicurezza degli istituti<br />

presenti in città?<br />

Il terremoto ha colpito l’Università mentre quest’ultima<br />

era alle prese con una situazione particolarmente<br />

critica e impegnativa. Difatti, nel corso degli<br />

ultimi tempi il sistema universitario nazionale è stato<br />

interessato dapprima dal decreto “Brunetta”, di riforma<br />

delle pubbliche amministrazioni; successivamente<br />

la legge n. <strong>24</strong>0 del 2010, la “Legge Gelmini”,<br />

ha richiesto uno straordinario impegno per l’opera di<br />

adeguamento alle tante prescrizioni in essa contenute.<br />

Durante il medesimo periodo, i finanziamenti<br />

pubblici alle università sono stati sensibilmente ridotti.<br />

L’Università di Ferrara ha tempestivamente posto in<br />

essere tutte le azioni che le hanno consentito di rispettare<br />

le tante prescrizioni normative, ci siamo impegnati<br />

intensamente per razionalizzare e migliorare<br />

ulteriormente le attività di ricerca, di didattica e i servizi<br />

agli studenti. È quindi evidente che il terremoto è<br />

sopraggiunto in un momento decisamente impegnativo,<br />

costringendoci a rallentare, e in qualche caso<br />

a sospendere temporaneamente, le tante e diverse<br />

azioni che stavamo compiendo.<br />

Volendo descrivere più precisamente quali sono<br />

state le conseguenze degli eventi sismici iniziati il 20<br />

maggio scorso, bisogna ricordare che l’Università di<br />

Ferrara ha la prerogativa di poter disporre, per lo svolgimento<br />

delle proprie attività, di un vasto e importante<br />

patrimonio immobiliare (in parte proprio, più<br />

spesso in concessione) costituito da molti edifici storici,<br />

talvolta assoggettati a vincolo artistico, e da edifici<br />

di costruzione più recente. Ovviamente gli edifici<br />

più antichi, quasi sempre palazzi appartenuti a nobili<br />

famiglie ferraresi, hanno risentito maggiormente del<br />

terremoto e i rilievi effettuati hanno decretato l’inagibilità<br />

di quattro importanti edifici. Così, Palazzo Renata<br />

di Francia, sede del Rettorato e delle principali<br />

attività amministrative, Palazzo Strozzi, pure sede di<br />

uffici amministrativi, Palazzo Tassoni e Palazzo Gulinelli,<br />

sedi della Facoltà di Lettere e Filosofia risultano<br />

totalmente o parzialmente inagibili. Ma anche edifici<br />

più recenti hanno subito danni che, pur non impedendo<br />

di continuarne l’utilizzo, richiedono interventi<br />

di ripristino. Abbiamo cercato di reagire il più rapidamente<br />

possibile e credo che ci siamo riusciti, grazie all’impegno<br />

davvero straordinario di tutti. Ad oggi,<br />

siamo in grado di svolgere tutte le nostre attività in<br />

massima sicurezza, tanto che il prossimo anno accademico<br />

ci vedrà impegnati ad offrire la stessa offerta<br />

didattica dello scorso anno.<br />

La presenza di tanti Colleghi esperti nelle più diverse<br />

discipline – dagli ingegneri ai medici, dagli ar-<br />

16<br />

chitetti agli storici dell’arte, ecc. –, unitamente ad<br />

una efficiente e ramificata organizzazione tecnica e<br />

amministrativa, ci hanno consentito di rispondere agli<br />

eventi con una rapidità ed una efficienza maggiore<br />

di altre amministrazioni pubbliche che non possono<br />

contare sulle stesse prerogative.<br />

Non solo, la nostra Università ha messo a disposizione<br />

delle istituzioni sul territorio, in particolare della<br />

Protezione Civile dell'Emilia-Romagna e della Direzione<br />

Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici<br />

dell'Emilia-Romagna, le proprie competenze ed attrezzature<br />

– in particolare quelle dei Dipartimenti di<br />

Architettura e di Ingegneria e del Laboratorio Tekne-<br />

Hub della Rete Alta Tecnologia dell'Emilia-Romagna<br />

- per affrontare le situazioni di emergenza, messa in<br />

sicurezza, ricostruzione e restauro. Alcuni Colleghi<br />

partecipano al gruppo di lavoro costituito dalla Protezione<br />

Civile della Regione Emilia Romagna e dal Dipartimento<br />

di Protezione Civile Nazionale (DPC),<br />

denominato “gruppo liquefazione” col compito di<br />

valutare in tempi rapidi gli effetti che la liquefazione<br />

degli strati di sabbia piuttosto superficiali hanno prodotto<br />

sugli edifici di interi quartieri. I nostri Scienziati<br />

della terra hanno organizzato incontri con il pubblico<br />

per spiegare i fenomeni sismici. Desidero anche ricordare<br />

l’impegno profuso da molti medici specializzandi<br />

della nostra Facoltà di medicina e chirurgia, in<br />

particolare pediatri e geriatri, prestando la propria attività<br />

presso alcuni campi attrezzati di zone maggiormente<br />

colpite dal sisma.<br />

Un capitolo a parte merita poi il tema, particolarmente<br />

critico in questo momento storico, concernente<br />

le risorse necessarie a realizzare i tanti interventi<br />

necessari. A differenza che per il resto, le situazione<br />

finanziaria dell’Università di Ferrara, pur essendo positiva<br />

e ampiamente in attivo, non ci consente di affrontare<br />

da soli gli ingenti esborsi previsti, che si<br />

attestano ad oltre 17 milioni di euro. Auspico, quindi<br />

di poter conoscere al più presto quali saranno le risorse<br />

sulle quali contare al fine di poter programmare<br />

con precisione gli importanti interventi di recupero e<br />

restauro del nostro patrimonio immobiliare.<br />

Focalizzando per un attimo l’attenzione sulle<br />

sedi storiche, crede che gli eventi sismici abbiano<br />

seriamente compromesso la presenza di<br />

studenti, per il prossimo anno accademico, nel<br />

nostro ateneo?<br />

Una delle principali caratteristiche della nostra Uni-<br />

versità è di essere fortemente attrattiva per gli studenti<br />

che vengono da fuori regione, che rappresentano<br />

oltre il 60% degli iscritti, la gran parte dei quali<br />

vivono a Ferrara durante il periodo degli studi universitari.<br />

Da questo punto di vista, il rischio di una diminuzione<br />

delle immatricolazioni esiste ed è comprensibile<br />

ponendosi nell’ottica di un genitore che<br />

deve contribuire a scegliere la sede dove il proprio figlio<br />

dovrà trascorrere i prossimi anni della propria vita.<br />

Non potendo ovviamente disporre degli eventi naturali,<br />

posso solo esprimere la speranza che continui<br />

l’assenza di repliche degli eventi sismici. Oramai è trascorso<br />

un lungo periodo senza scosse significative e<br />

la vita in città e nelle sedi universitarie ha ripreso la<br />

sua consueta intensità, soprattutto per quanto riguarda<br />

la vita e le abitudini dei giovani.<br />

Quindi oggi gli studenti iscritti all’Università di Ferrara<br />

frequentano unicamente strutture del tutto agibili.<br />

Inoltre, anche per andare incontro alle difficoltà<br />

determinate dall’attuale situazione di crisi economica,<br />

l’Università di Ferrara ha deciso di lasciare inalterate le<br />

tasse di iscrizione e ha previsto molte ipotesi di sgravi<br />

e esenzioni.<br />

Oggi le facoltà umanistiche appaiono poco attrattive<br />

per un giovane che intenda approcciarsi<br />

a tali discipline, perché disilluso in partenza su<br />

un possibile sbocco lavorativo. Non crede che i<br />

fatti del terremoto possano aprire una riflessione<br />

nel ripensare ad alcune figure professionali<br />

che operano in questo ambito, al fine di non<br />

disperdere il senso delle proprie radici culturali?<br />

Insomma non crede che i giovani andrebbero<br />

stimolati, così che la difficoltà possa diventare<br />

una prospettiva?<br />

Sempre più spesso la scelta del corso di studi è guidata<br />

dalle opportunità lavorative a cui il relativo titolo<br />

da accesso. Se oggi le discipline umanistiche sono<br />

meno attrattive per i giovani è perché il mercato del<br />

lavoro non offre posti che richiedono il titolo corrispondente.<br />

Non credo che sia sufficiente stimolare i<br />

giovani ad intraprendere studi umanistici o ripensare<br />

alcune figure professionali. Credo invece che occorre<br />

agire sulla causa piuttosto che sull’effetto, e quindi<br />

investire di più sia da parte pubblica che da parte privata<br />

sul nostro patrimonio culturale e storico-artistico,<br />

perché credo che sia l’unica strada per aumentare le<br />

opportunità lavorative. Indubbiamente, peraltro,<br />

negli ultimi anni le humanities hanno goduto di minore<br />

attenzione a beneficio delle discipline tecnicoscientifiche.<br />

Tale fenomeno ha avuto una indubbia<br />

accelerazione in conseguenza della gravissima crisi<br />

economico finanziaria che stiamo attraversando. Attualmente,<br />

anche il quadro UE presenta quella che è<br />

stata definita una significativa deriva tecnocratica,<br />

basti considerare gli obiettivi e le parole chiave di HO-<br />

RIZON 2020 e la palestra di esercitazione creata con<br />

le nuove regole dei bandi PRIN e FIRB 2012 (ma<br />

anche molti altri segnali). A mio modo di intendere<br />

occorre dedicare la massima attenzione a questo fenomeno.<br />

Se le ragioni per cui la scelta è stata operata<br />

sono comprensibili, occorre avere consapevolezza dei<br />

rischi che si corrono. E il primo rischio da scongiurare<br />

riguarda la perdita o, quanto meno, la depressione di<br />

quell’enorme patrimonio rappresentato dalla humanities,<br />

parte fondante la tradizione e l’identità di gran<br />

parte dei Paesi europei e in particolar modo dell’Italia.<br />

Quale speranza si sente di dare alla nostra<br />

Università per il prossimo futuro?<br />

Nel corso degli ultimi anni la nostra Università è<br />

stata seriamente colpita da terremoti legislativi, finanziari<br />

e fisici. Ora abbiamo bisogno di consolidare<br />

i nuovi assetti, di riorganizzarli in modo più preciso.<br />

Abbiamo bisogno di stabilità e di certezze. Soprattutto<br />

sulle risorse e sul reclutamento. Lo sforzo riformatore<br />

compiuto e tutti i successi raggiunti e<br />

riconosciuti rischiano di essere irrimediabilmente<br />

compromessi alla luce del taglio complessivo subìto<br />

dal sistema universitario italiano nel triennio 2010-<br />

2012 che non ha eguali nel contesto internazionale:<br />

toccherà il 12% che diviene il 18% se vi si aggiungono<br />

gli effetti dell’inflazione.Le università italiane si<br />

stanno svuotando, sia di docenti che, in misura per<br />

ora inferiore, di studenti. Anche gli Atenei più virtuosi,<br />

come il nostro, nel corso degli ultimi tre anni<br />

hanno potuto accedere ad un turn over limitato al<br />

50%. Da ultimo, il decreto sulla spending review per<br />

il prossimo triennio fissa la percentuale del turn over<br />

nelle università a livello nazionale al 20%, e ciò condurrà<br />

ad un’ulteriore, forse esiziale, riduzione dell’organico<br />

nel giro di pochi anni. Desidero evidenziare<br />

che l’Università è l’unica amministrazione pubblica<br />

per la quale esiste oramai da alcuni anni un sistema<br />

di valutazione dei risultati conseguiti che condiziona<br />

in parte l’entità dei finanziamenti ricevuti; parimenti<br />

è la sola amministrazione che è sottoposta da oramai<br />

quattro anni a quella che oggi viene chiamata spending<br />

review. Tagliare il superfluo e il sovrabbondante<br />

è giusto, infierire su un corpo già allo stremo rischia<br />

di avere un effetto fatale. Di fronte a un panorama<br />

del genere, il futuro è nel lavoro continuo e nella volontà<br />

di sopravvivenza. L’Università di Ferrara è disponibile<br />

ad aprire una discussione con tutti i soggetti<br />

istituzionali che condividano l’importanza dell’alta<br />

formazione per la costruzione di un Paese competitivo<br />

e nuovamente in crescita, con lo scopo di fornire<br />

proposte per un nuovo modello di sviluppo attraverso<br />

il sistema universitario.<br />

In alto: particolare della facciata del Palazzo Renata<br />

di Francia sede del Rettorato dell’Università di Ferrara<br />

Sopra a sinistra: cumulo di macerie a Cavezzo<br />

Sopra a destra: cumulo di macerie dopo<br />

la demolizione del municipio di Sant’Agostino<br />

Nella pagina a destra: campanile della chiesa<br />

di Sant’Agostino<br />

Intervista all’assessore regionale professor Patrizio Bianchi<br />

Investire sull’educazione<br />

sulla formazione, sul pensiero<br />

a cura di MARIA LETIZIA PAIATO<br />

Itragici eventi del sisma dello scorso<br />

maggio hanno riportato all’attenzione<br />

della politica regionale il tema<br />

dei beni culturali e in generale della<br />

cultura. In un territorio, come quello<br />

emiliano, da sempre virtuoso circa la tutela<br />

del patrimonio artistico, si è tuttavia registrato<br />

un distacco fortissimo tra la cittadinanza<br />

e i luoghi del proprio vissuto. La<br />

nuova scottante realtà è stata al centro del<br />

lungo colloquio avuto con il professor Patrizio<br />

Bianchi, Assessore Scuola, formazione<br />

professionale, università e ricerca,<br />

lavoro della Regione Emilia Romagna, al<br />

quale abbiamo rivolto alcune specifiche<br />

domande sul ruolo che l’università e la ricerca<br />

scientifica giocheranno nell’immediato<br />

futuro.<br />

Significative alcune dichiarazione<br />

degli amministratori locali dei centri<br />

più colpiti, a favore dell’abbattimento<br />

e ricostruzione dei beni pericolanti e<br />

più compromessi per creare una<br />

nuova socialità. Tale pensiero non<br />

nuoce al vivere sociale?<br />

Innanzitutto mi si permetta di ricordare<br />

che il 17 settembre, a quattro mesi dalla<br />

prima scossa, le scuole hanno ripreso la<br />

loro regolare attività in tutta la regione e<br />

nella stessa area del terremoto, solo una<br />

decina di scuole hanno ritardato di alcuni<br />

giorni l'avvio delle lezioni e molte faranno<br />

doppi turni per poche settimane; l'ultima<br />

scuola prefabbricata sarà consegnata il 15<br />

ottobre e quindi contiamo che per la fine<br />

di ottobre, a cinque mesi dalla prima<br />

scossa si sia tornati a regime. Certamente<br />

rimane da fare moltissimo e questo richiederà<br />

anni, ma forte è il segno di una comunità<br />

che il terremoto non ha<br />

decomposto ma anzi ancor più compattato.<br />

Questo è il risultato, non solo di una<br />

tradizione consolidata di forte senso civico,<br />

ma anche della scelta di volere come commissario<br />

il presidente della Regione assieme<br />

con tutti i sindaci ed i presidenti<br />

delle province, senza discontinuità nel rapporto<br />

tra cittadini ed istituzioni. Questa<br />

continuità ha mantenuto forte anche il legame<br />

fra comunità e luoghi del proprio<br />

vissuto, rifiutando la costruzione di new<br />

town e lavorando fin da subito per il recupero<br />

dei centri storici; se sono stati realizzati<br />

abbattimenti, è stato solo laddove si<br />

sono ravvisati problemi non differibili di si-<br />

curezza, con la impossibilità di ricorrere ad<br />

altri modi di recupero.<br />

Una nuova “socialità” può essere<br />

immaginata senza cancellare necessariamente<br />

il passato? Essa non dovrebbe<br />

crearsi a partire dai luoghi di<br />

formazione per eccellenza? La scuola<br />

e l’Università per esempio.<br />

Questi mesi hanno dimostrato come<br />

l'aver scelto fin da subito di recuperare i<br />

centri storici nella loro totalità, non museificandoli,<br />

ma riprendendo quel percorso di<br />

qualificazione già avviato in passato, stia<br />

pagando in termini di gestione dell'emergenza<br />

e in termini di ricostruzione. La<br />

scuola è stata la priorità assoluta della ricostruzione,<br />

scelta questa che si sta dimostrando<br />

elemento chiave per la difesa<br />

prima, poi per il rilancio del senso di comunità.<br />

Le università stanno contribuendo<br />

a questo sforzo, anche se debbo riconoscere<br />

non sempre con quella funzione di<br />

leadership che ci si poteva attendere.<br />

Durante il concerto per l’Emilia dello<br />

scorso 25 giugno, il Presidente Errani<br />

ha dichiarato dal palco di voler ricostruire,<br />

e che non saranno compiuti gli<br />

errori commessi all’Aquila. Quando si<br />

parla di ricostruzione – di questi giorni<br />

la notizia del decreto del senato sullo<br />

spending review che assegna 6 miliardi<br />

per la ricostruzione di scuole,<br />

ospedali, case ed edifici pubblici –, si<br />

intende anche, secondo il Suo punto<br />

di vista, quella di una identità storica?<br />

Non abbiamo compiuto gli errori de<br />

L'Aquila. Se vi è stato un elemento che ha<br />

caratterizzato questi giorni è stata la riscoperta<br />

dell'orgoglio di appartenenza, che è<br />

divenuto un tutt'uno con il recupero dei<br />

beni culturali- i castelli, le chiese, i palazzi,<br />

che sono stati vissuti come elementi costitutivi<br />

della identità collettiva. Sono molte<br />

le storie, ma ricordo solo Pieve di Cento,<br />

al recupero del Crocefisso e dei quadri<br />

della Collegiata, operate con straordinaria<br />

capacità dalla Soprintendenza, dai Vigili<br />

del Fuoco, dai Carabinieri, ha partecipato<br />

tutto il paese e quando il Crocefisso è<br />

stato portato al sicuro nel Museo del Novecento<br />

– museo voluto da un privato, ma<br />

a disposizione della comunità – questa traslazione<br />

– non trasloco – è avvenuto con<br />

una processione in cui tutto il paese, con<br />

tutte le autorità, ha partecipato.<br />

In questo senso la Regione Emilia<br />

Romagna, in particolare il Suo asses-<br />

Il dramma del sisma offre stimoli per ripensare a talune professioni che potrebbero giocare un ruolo importante per l’immediato futuro<br />

112, 27, 82, 415. Non sono i numeri di una lotteria ma quelli delle<br />

chiese, campanili e delle canoniche danneggiate dal sisma, così come dei<br />

dipinti, sculture e arredi liturgici recuperati dalle macerie. A due mesi dalla<br />

tragedia, Il bilancio sul patrimonio artistico stilato dalla Direzione Regionale<br />

per i Beni Culturali e Paesaggistici, mostra un quadro palesemente<br />

drammatico. Il colpo inferto alla storia dell’arte è durissimo: oltre seicento<br />

i beni lesionati. E su molti edifici, ancora si attende la sentenza di vita o<br />

morte che, come una spada di Damocle, pende sull’identità storica dei<br />

piccoli centri che si snodano lungo la provinciale che collega Ferrara a<br />

Modena. Percorrendo l’entroterra s’intravedono campanili e torri medioevali<br />

diroccate, facciate di chiese e castelli rinascimentali distrutti. Tuttavia,<br />

il terremoto fa riscoprire una provincia che non è anonima o vive<br />

all’ombra delle città capoluogo, ma che pulsa di vita propria, custode di<br />

innumerevoli capolavori. Opere e monumenti che, segnalati come “minori”<br />

o del tutto esclusi dai manuali, sono motivo di orgoglio civico per<br />

le popolazioni che in essi si riconoscono, in quanto testimoni di quella<br />

sensibilità artistica diffusa e capillare che da secoli contraddistingue il nostro<br />

Paese. Incombe inevitabile sull’Emilia il fantasma dell’Aquila, spettro<br />

della cinica speculazione edilizia, sostenuta da una politica compiacente<br />

e scellerata, e della chiusura dei centri storici. Demolire o no? I soldi sono<br />

insufficienti, manca personale, si cercano volontari ovunque e subito è<br />

polemica. È l'ex sovrintendente Elio Garzillo, oggi ad Italia Nostra, a sollevarla.<br />

Troppa leggerezza nelle demolizioni e ritardi organizzativi. Oltre<br />

al caso del Municipio di Sant’Agostino, è quello dell’abbattimento del<br />

campanile di Buonacompra a scatenarne l’ira, a suo avviso solo bisognoso<br />

di piccoli interventi di messa in sicurezza. Un modus operandi che<br />

sa di “pulizia etnica”, dichiara sulle pagine de “Il Giornale” del 21 luglio,<br />

e che apre la strada ad ulteriori possibili demolizioni. Accuse prontamente<br />

respinte dalla soprintendenza regionale che difende il proprio operato<br />

soprattutto circa le tempistiche. Effettivamente, nei giorni appena suc-<br />

sorato, può potenziare il ruolo di coordinamento<br />

che già svolge tra gli<br />

enti che si occupano di istruzione e<br />

formazione e la cittadinanza? In questa<br />

ottica, Cultura e Economia, possono<br />

andare di pari passo, anche e<br />

soprattutto, in tempi di crisi?<br />

La regione ha svolto il proprio ruolo di<br />

coordinamento, come sempre nel rispetto<br />

delle competenze e delle autonomie delle<br />

scuole e delle università. In particolare nell'ambito<br />

della formazione, abbiamo avviato<br />

da due anni e consolidato in questi<br />

mesi un sistema integrato di formazione<br />

tecnica superiore, che colma il vuoto di<br />

profili intermedi che oggi costituiscono il<br />

vero perno dello sviluppo produttivo e<br />

dello stesso processo di rapida globalizzazione<br />

della nostra economia. Il riposizionamento<br />

del Paese a livello globale del<br />

resto può avvenire solo investendo in educazione<br />

– come del resto la Banca d'Italia<br />

continua a ripetere, ricordando che le statistiche<br />

internazionali segnalano invece<br />

che l'Italia è il paese occidentale che<br />

spende meno in educazione e cultura ed<br />

ha i livelli educativi più scadenti.<br />

La Regione potrebbe farsi tramite<br />

con la Comunità europea per il finanziamento<br />

di progetti specifici per la<br />

costituzione di gruppi operativi che<br />

coinvolgano gli studenti sia durante lo<br />

svolgimento del corso di laurea, sia<br />

dopo, come possibile stimolo a un<br />

proseguo negli studi? Potrebbe essere,<br />

a Suo avviso, una possibile<br />

strada che faccia della ricostruzione<br />

un processo virtuoso mirato a rilanciare<br />

il ruolo dell’Università?<br />

La regione gestisce i fondi strutturali europei<br />

e da tempo ha sostenuto i progetti<br />

d'innovazione delle università, sia con<br />

massicci investimenti in ricerca, sia con<br />

progetti didattici finalizzati, ad esempio<br />

connessi con i dottorati. In questa fase,<br />

d'intesa con le università stiamo operando<br />

per mirare con più attenzione queste risorse<br />

verso i temi della ricostruzione. Certamente<br />

queste azioni possono essere un<br />

volano per il rilancio del ruolo delle università,<br />

tuttavia siamo rispettosi delle loro<br />

autonomie e quindi ci attendiamo dagli<br />

atenei iniziative concrete che indichino<br />

come essi, e non solo singoli docenti, vogliano<br />

partecipare fattivamente a questo<br />

grande cantiere civile, già ampiamente in<br />

movimento.<br />

Emilia restaurata<br />

Emilia ritrovata<br />

cessivi la prima scossa era già operativa una squadra formata da 22 architetti<br />

e 19 storici dell'arte, esperti nominati per le primissime verifiche.<br />

E alla data del 23 maggio era anche già stato individuato, in Palazzo Ducale<br />

a Sassuolo (MO), il punto di raccolta per le opere d’arte provenienti<br />

dalle chiese e dagli edifici crollati. Tra le prime a essere ricoverate l’Incoronazione<br />

della Vergine fra i santi Geminiano e Felice opera di Bernardino<br />

Loschi, il cui salvataggio, operato dai Vigili del Fuoco del nucleo Saf di<br />

Genova è, a dir poco, ardimentoso. Il trittico, fino a quel momento conservato<br />

nella parrocchiale di San Felice, chiesa quasi completamente distrutta,<br />

oltre ai danni conseguenti il sisma, resta in balia dell’incessante<br />

pioggia che nei giorni successivi si abbatte sul territorio. Ma, il 25 maggio<br />

la cinquecentesca pala è salva e già in viaggio verso Sassuolo. E in<br />

tempi record, all’ospedale dell’arte si ricovera una Madonna con Bambino<br />

del Guercino, un Crocifisso gotico del Quattrocento e alcune tele del Crespi<br />

e di Vellani. Ulteriore segno di sensibilità e velocità sui tempi, la soprintendenza<br />

lo da avvallando taluni progetti atipici, che nel<br />

coordinamento con le associazioni, FAI e Italia Nostra, sono espressione<br />

della volontà di un superamento delle polemiche e aprono la strada a<br />

nuove modalità lavorative circa gli interventi di restauro. Così nella chiesa<br />

di S. Maria in Vado a Ferrara è allestito il laboratorio che opererà sulla settecentesca<br />

statua della Vergine di Andrea Ferreri. Precipitata dal timpano<br />

la notte del 20 maggio, allo stato attuale essa si presenta frammentata<br />

in ben trecento pezzi. È Italia Nostra, rappresentata da Chiara Toschi Ca-<br />

valiere, ad accogliere e finanziare il progetto promosso dall’artista Maurizio<br />

Camerani, seguito dal benestare della soprintendenza e della Curia. Un<br />

artista contemporaneo in dialogo con un’opera del passato, per la quale<br />

mette in campo la propria professionalità cui concorre quella tecnico-scientifica<br />

della restauratrice Ilaria Cavallari. I lavori, tuttavia, partiranno ufficialmente<br />

solo in ottobre, quando la temperatura esterna (sotto i ventiquattro<br />

gradi per agire su blocchi di pietra arenaria) permetterà di procedere ai<br />

consolidamenti. Camerani in questo progetto, con grande sensibilità e lo<br />

sguardo ben fisso sull’avvenire, ha pensato anche ai giovanissimi, coinvolgendo<br />

nell’operazione gli studenti dell’Istituto d’Arte Dosso Dossi. È da<br />

iniziative come queste che vanno colti stimoli per il ripensamento di talune<br />

professioni e il ruolo che queste potrebbero giocare anche nella ripresa<br />

economica del Paese. Artisti compresi, la cui sensibilità e formazione rappresentano<br />

un’indispensabile e utile chiave d’interpretazione per la comprensione<br />

delle alchimie proprie all’atto creativo. In questi ultimi giorni<br />

arrivano altrettante notizie positive. Partono ufficialmente i restauri su 1089<br />

opere fra quelle alloggiate a Sassuolo, su cui interverranno tre restauratori<br />

dell’Istituto di Conservazione di Roma e dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze<br />

sostenuti da una ventina tra allievi e apprendisti. Restano, invece, ancora<br />

privi di un indirizzo preciso i restauri sulle architetture, di cui si saprà<br />

qualcosa soltanto in autunno, augurandoci che non arrivi poi tanto in<br />

fretta il torpore invernale a rallentare le cose. Apre frattanto i battenti il<br />

MAGI di Pieve di Cento, presentando le opere recuperate dalla Collegiata<br />

di Santa Maria Maggiore. È l’esempio di una comunità che, nell’ostinazione<br />

di trattenere sul territorio i propri tesori, lancia un messaggio fortissimo.<br />

Essa contrappone allo sradicamento la cultura storica, nei cui valori,<br />

compresi quelli artistici, si riconosce. Valori di una tradizione innervata di<br />

senso presente con il quale cifra la propria identità.«La storia siamo noi.<br />

Nessuno si senta escluso».<br />

m.l.p.<br />

geaArt numero 2 - settembre-ottobre 2012 17

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