SI È TENUTA DAL 24 LUGLIO AL 9 SETTEMBRE PRESSO IL ...
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arte contemporanea<br />
Sono colpito da quelle persone che sanno creare nuovi spazi con le parole giuste (A. Warhol)<br />
FOSDINOVO Residenze di artisti contemporanei nella magia della Toscana<br />
Un Castello<br />
in “Movimento”<br />
fra passato<br />
e futuro nel cuore<br />
della Lunigiana<br />
di FEDERICA PACE<br />
Giunta alla quarta edizione, anche quest’anno,<br />
da maggio ad ottobre, si rinnova l’iniziativa<br />
culturale del Castello Malaspina di Fosdinovo<br />
in provincia di Massa - Carrara. Il Castello, di<br />
cui la prima documentazione risale al IX secolo,<br />
è un monumento simbolo di quest’area della Toscana,<br />
racchiusa tra il litorale tirreno, le colline della<br />
Lunigiana e le Alpi Apuane. Celebre per aver ospitato<br />
Dante durante il suo esilio, diventa oggi un luogo di produzione<br />
e d’incontro fra artisti e scrittori, centro di condivisione<br />
di differenti linguaggi contemporanei.<br />
L'idea del progetto “Castello in Movimento” nasce nel<br />
2008 con l'obiettivo di fare del Castello Malaspina di Fosdinovo<br />
un luogo di pensiero e di produzione, sede di iniziative<br />
condivise e promotore di progetti internazionali.<br />
Sono invitati ad abitarlo scrittori di ogni nazionalità, un artista<br />
internazionale e, nel corso dell’estate, sono organizzati<br />
laboratori, giornate di studio aperte al pubblico,<br />
spettacoli di teatro ed eventi di musica e danza contemporanea.<br />
Ogni anno l’attenzione della residenza per autori<br />
è focalizzata su un paese ospite, del quale si intende<br />
offrire una panoramica letteraria. Questa edizione è dedicata<br />
all’Argentina. Oltre a scrittori argentini che abitano il<br />
Castello dandosi il cambio nel periodo di residenza, sono<br />
invitati altri autori scelti per la particolare rilevanza internazionale.<br />
Perseguendo l’obiettivo di diffusione della letteratura<br />
20 geaArt numero 2 - settembre-ottobre 2012<br />
italiana contemporanea, accanto alla residenza degli scrittori<br />
si affianca un programma di residenza per traduttori<br />
curato da Theodora Delavault. Il traduttore invitato quest’anno,<br />
di madrelingua inglese, è Richard Dixon.<br />
Non sono tuttavia trascurati gli scrittori italiani al quale<br />
è riservato un progetto del tutto particolare: un comitato<br />
di suggeritori indica cinque scrittori sotto i quaranta anni<br />
invitati in residenza. Gli scrittori italiani lavorano a un racconto<br />
scritto nel Castello in <strong>24</strong> ore, oggetto poi di una lettura<br />
pubblica. L’insieme dei racconti va a formare il quarto<br />
quaderno di Castello in Movimento.<br />
Sotto la direzione artistica di Alberto Salvadori, si svolge<br />
il programma della residenza per artisti. Un artista viene<br />
quindi invitato a vivere nel Castello per alcuni mesi e dal<br />
dialogo con il luogo nasce la sua opera che viene esposta<br />
e lasciata come traccia del suo passaggio. Quest’anno partecipa<br />
l’artista danese Tue Greenfort, la cui opera va a far<br />
parte della collezione permanente assieme a quelle di<br />
Anna Franceschini, di Emanuele Becheri e Flavio Favelli,<br />
che, con Riccardo Benassi, l’hanno preceduto, nel progetto<br />
di residenza.<br />
Artista ospite è invece Francesco Gennari invitato per un<br />
mostra aperta per tutta la stagione estiva.<br />
Da non trascurare è l’attività che, dall’ormai decennale<br />
collaborazione fra il Castello di Fosdinovo e Lunatica Festival,<br />
porta in scena la danza contemporanea. Per saperne<br />
di più www.castellodifosdinovo.it<br />
Parigi, Musée d’Art Moderne<br />
Segni della guerra: Francia 1938-1947<br />
Dal 12 ottobre al 17 febbraio, il Musée<br />
d’Art Moderne de la Ville de Paris indaga<br />
con la mostra “L’art en guerre- France<br />
1938-1947 -De Picasso à Dubuffet” una<br />
pagina della storia francese che pone le<br />
basi dell’arte contemporanea occidentale.<br />
L’esposizione getta uno sguardo<br />
completo sullo scenario artistico francese,<br />
sulle evoluzioni o involuzioni che<br />
gli anni del secondo conflitto mondiale e<br />
le pressioni dell’occupazione nazista<br />
hanno esercitato nei repertori stilistici e<br />
formali dei principali protagonisti delle<br />
avanguardie in Francia e nei risultati delle<br />
successive ricerche pittoriche.<br />
Milano, Galleria Credito Valtellinese<br />
Orma dopo orma, andare e tornare<br />
Un’opera di Andrea Dalla Barba<br />
L’Associazione illustratori italiani unitamente<br />
alla Fondazione Gruppo Credito<br />
Valtellinese di Milano bandisce, nel 2011,<br />
un concorso i cui esiti confluiranno, dal<br />
19 ottobre al 2 dicembre 2012 presso la<br />
Galleria del suddetto Gruppo, nella retrospettiva<br />
“LE METAMORFO<strong>SI</strong> DEL VIAG-<br />
GIATORE. Stati mentali, onirici e reali del<br />
partire e del tornare”, dove l’affascinante<br />
e intrigante tema del viaggio è raccontato<br />
da fumetti, carnet de voyage, illustrazioni<br />
e schizzi. Ogni autore “narra” i propri<br />
spostamenti in terre più o meno lontane<br />
senza scordare i viaggi forse più interessanti:<br />
quelli della mente.<br />
Salerno, Punto Einaudi<br />
“Una volta”, memorie di Marco Natale<br />
Dal 6 ottobre al 2 novembre a Napoli, poi<br />
a Salerno dal 10 novembre al 27 dicembre,<br />
Marco Natale, artista partenopeo<br />
classe 1975, porta in mostra le opere del<br />
ciclo, avviato nel 2009 “Una volta”. Suggestionato<br />
dal tema della memoria,<br />
mosso dall’interesse per la storia, Natale<br />
guardando ad una pratica molto in uso<br />
nelle esperienze attuali, indaga il valore<br />
evocativo di vecchie stampe fotografiche,<br />
un repertorio ritrovato tra le immagini di<br />
famiglia, ingrandite e modificate attraverso<br />
interventi pittorici e di acidi corrosivi.<br />
Il risultato è un casellario di immagini<br />
latenti riportate all’orizzonte.<br />
Oliviero Toscani a Pescara<br />
I volti del mondo nei click del fotografo<br />
Oliviero Toscano<br />
Berlingeri a Catanzaro e Padova<br />
Le tele piegate e la fisicità del gesto<br />
Doppio appuntamento, nell’autunno<br />
del 2012, con l’artista calabrese Cesare<br />
Berlingeri. Ad aprire la stagione espositiva<br />
sarà la Fondazione Rocco Guglielmo<br />
che, in collaborazione con Hub<br />
Calabria, la sezione dedicata ai giovani<br />
artisti calabresi, presenterà ad ottobre,<br />
presso la Casa della Memoria e la<br />
Chiesa di Sant'Omobono di Catanzaro,<br />
una serie di opere che riassumono il linguaggio<br />
artistico di Berlingeri. Dal 7 dicembre<br />
al 27 gennaio 2013 il Centro<br />
culturale Altinate/San Gaetano di Padova,<br />
ospiterà un’antologica a cura di<br />
Luca Beatrice.<br />
in vetrina<br />
Jean Fautrier, Testa d’ostaggio n.1<br />
(particolare), 1944<br />
Marco Natale, Una volta, tecnica mista<br />
su stampa fotografica<br />
«La fotografia, come l’arte, è movimento<br />
da fermo, l’artista è un nomade mentale<br />
che si muove e si sposta non con il suo<br />
corpo ma con il peso della materia con la<br />
quale realizza le sue opere». Con queste<br />
parole Achille Bonito Oliva presenta la<br />
mostra “Razza Umana”, vera e propria<br />
galleria infinita di ritratti di varia e anonima<br />
umanità realizzati nel corso di questi<br />
anni da Oliviero Toscani. È una viva<br />
rappresentazione della coesistenza e, al<br />
tempo stesso, delle differenze tra individui<br />
che abitano la sfera chiamata mondo.<br />
Fino al 20 ottobre in Piazza della Rinascita<br />
a Pescara.<br />
Cesare Berlingeri, Giallo piegato, 2003<br />
olio su tela piegata, coll. priv.<br />
HANNO COLLABORATO: Linda Gezzi, Ardesia Ognibene,<br />
Pasquale Ruocco, Maria Letizia Paiato, Annamaria Restieri<br />
Berlino. Da est<br />
a ovest<br />
lungo e oltre la U5<br />
Tendenze artistiche e maestosi<br />
progetti architettonici<br />
fra Alexanderplatz<br />
e la Porta di Brandeburgo<br />
di MARIACHIARA GASPARINI<br />
Icavalli della quadriga sulla porta di Brandeburgo rivolgono lo<br />
sguardo a est verso Alexanderplatz, quasi a voler rincorrere i turisti<br />
che si affollano lungo il largo viale Unter den Linden che nasconde<br />
il proseguimento della linea 5 della metropolitana<br />
berlinese (U-Bahn). La U5 al momento si allunga solo nella Berlino<br />
est fino a Hönow; nonostante la fitta rete di linee raggiunga ogni<br />
angolo della città e il muro sia caduto più di venti anni fa, il tratto fra le<br />
più importanti zone dell’ex DDR e la BRD è ancora in costruzione. In superficie,<br />
da entrambi i lati, maestose architetture si susseguono l’una<br />
dopo l’altra per incontrarsi nella Museuminsel [isola dei musei], patrimonio<br />
Unesco dal 1999. Alexanderplatz sembra ancora lontana dall’aristocratica<br />
porta di Brandeburgo, tuttavia proprio la Berlino est negli<br />
ultimi vent’anni è diventata la zona più dinamica e produttiva della città.<br />
Gallerie d’arte, negozi di moda vintage, circhi ambulanti notturni di circensi<br />
catalani e bistrò in stile parigino affollano le strade e i vicoli di Saint<br />
Nikolai e della zona circostante Warschauer Strasse. Lasciandosi alle<br />
spalle punk e gruppi heavy metal si prosegue lungo le provvisorie pensiline<br />
di legno e cemento che raggiungono la Schlossplatz, ovvero Il<br />
grande spazio verde che dallo scorso anno ospita l’Humboldt Box; architettura<br />
contemporanea e museo provvisorio che informa del grande<br />
progetto museale in apertura nel 2016 - si spera!- e che un tempo ospitava<br />
il Berliner Stadschloss [Palazzo della città di Berlino].<br />
Chiamato Humboldt Forum, il nuovo edificio affiancherà il Duomo e<br />
gli altri musei statali di Berlino appartenenti alla Fondazione del patrimonio<br />
culturale Prussiano, e combinerà assieme i mancanti Museum für<br />
Asiatische Kunst [Museo di Arte Asiatica], l’Etnologisches Museum<br />
[Museo di Etnologia], l’Università Humboldt e la Zentral und Landesbibliothek<br />
Berlin [Biblioteca Centrale e Regionale di Berlino]. I primi due<br />
dovranno spostarsi infatti da Dahlem-Dorf, nella parte sud-ovest della<br />
città, nonché nel campus della Freie Universität [Libera Università],<br />
aperta nel 1948 come contro-risposta alla più prestigiosa e severa Humboldt<br />
nella zona est. Tutto ben presentato nel Humboldt Box, caleidoscopio<br />
temporaneo di quello che vuole essere il più grande progetto<br />
culturale europeo. Rifacimento dell’antico palazzo barocco distrutto nel<br />
1950 per ordine di Walter Ulbricht, Capo del Concilio di Stato dell’allora<br />
Repubblica Democratica di Germania e del partito comunista,<br />
l’Humbolt Forum porterà alla luce tesori unici mai visti prima, molti dei<br />
quali sopravvissuti ai bombardamenti della seconda guerra mondiale.<br />
Proseguendo oltre l’Altes Museum [Museo Vecchio] si arriva all’Alte<br />
Nationalgalerie [Vecchia Galleria Nazionale], dalla quale si intravede la<br />
nuova sinagoga dalle cupole dorate. L’edificio ristrutturato nel 1995<br />
sorge sulla strada più famosa e turistica di Berlino: la Oranienenburg<br />
Strasse. La strada è da sempre rinomata per le passeggiate di prostitute<br />
succinte in shorts e stivaloni di lattice, perfettamente integrate fra<br />
i locali, i bar e i turisti che vi sostano fra una galleria e un caffè, probabilmente<br />
più incuriositi dal mix socio-culturale che da una presunta sacralità<br />
ebraica. Quasi all’incrocio con la Friedrichstrasse si incontra la<br />
Tacheles. Ex magazzino in fase di demolizione, questa fatiscente “casa<br />
d’arte” è gestita da un collettivo di artisti liberi che spaziano dalla<br />
La nuova<br />
Potsdamer<br />
Platz<br />
Il Sony Center<br />
Nel 19<strong>24</strong> veniva istallato il primo semaforo<br />
d’Europa, da allora Postdamer Platz ha subito<br />
distruzioni e rinnovamento imposti dai governi<br />
tedeschi dell’ultimo secolo. Su un progetto<br />
d’insieme di Renzo Piano questo ex crocevia è<br />
oggi uno dei maggiori centri d’attrazione turistica<br />
che ospita il Beischeim Center, il Daimlercrysler<br />
Contemporary e il Daimlercity. Qui si<br />
trova anche il Sony Center. Con una piazza centrale<br />
coperta da una tenda di vetro, questa architettura<br />
contemporanea, luogo di ritrovo<br />
popolare, ospita anche il Filmmuseum Berlin e la<br />
Kaisersaal, sala neo-roccocò dell’ex Hotel Explande,<br />
opera prebellica spostata dalla posizione<br />
originale, è diventata uno dei ristoranti più<br />
creativi di Berlino.<br />
Nella foto: Sony Center, Postdamer Platz, Berlin<br />
Lungo<br />
la via<br />
della seta<br />
fino a Berlino<br />
stampa, ai gioielli creati con posate riciclate, a vere e proprie sculture in<br />
metallo nell’area espositiva esterna, dietro all’edificio. Tra bambini multietnici<br />
i che scorrazzano liberi fra un ingresso e l’altro, e genitori dalla<br />
mani sporche d’arte può capitare di trovarsi coinvolti in collettivi gay, politici,<br />
animalisti, new age o semplicemente intellettuali. Non importa il<br />
gruppo, la nazione o il colore a Berlino ognuno fa quello che vuole,<br />
passando da un estremo all’altro senza pensarci troppo su! A Berlino si<br />
diventa artisti facilmente e viene da chiedersi se davvero sia tutta arte<br />
quella che si vede!<br />
Oltrepassati i ristoranti asiatici dai grandi ombrelloni colorati e continuando<br />
sulla Friedrichstrasse si taglia di nuovo per la Unter den Linden.<br />
Il paesaggio cambia, i negozi si allargano, gli interni mostrano un design<br />
moderno e curato, e la merce esposta è decisamente più firmata<br />
che vintage. I palazzi antichi riportano alla mente antiche nobiltà prussiane<br />
e improvvisamente il contesto “hippy 2000” svanisce per dare<br />
spazio ai grandi magazzini francesi Galerie Lafayette. Il Französische<br />
Dom [Duomo francese] e il Deutscher Dom [Duomo tedesco], entrambi<br />
costruiti all’inizio del XVIII secolo e rinomati per splendide cupole a gallerie<br />
progettate da Carl von Gontard sembrano lontano dal moderno<br />
contesto artistico berlinese; più in linea con lo stile monumentale della<br />
Staatopera o dell’Università Humboldt che vanta nomi come Engel,<br />
Marx, i fratelli Grimm, Albert Heinstein e Max Planck. Opere di restauro<br />
hanno riportato allo splendore di un tempo marmorei colonnati e statue<br />
di bronzo, eppure cartelli anticapitalisti, antieuropei o forse solo anti<br />
crisi non mancano. «Politischer Krieg ist Krieg!» [La guerra politica è<br />
guerra!] è solo uno dei tanti slogan abbandonati dopo una delle varie<br />
proteste quotidiane lungo il grosso viale che porta alla quadriga.<br />
Questa Berlino est sembra lontana dai movimenti finanziari di Francoforte,<br />
sembra lontana dalla cattolica e tradizionale Baviera; forse più<br />
vicina ad un contesto sociopolitico-artistico come quello di piazza del<br />
Gesù nuovo a Napoli. Seguendo i numerosissimi Ampelmann (uomo<br />
semaforo, indiscusso logo della città) sui vari souvenir che si affollano<br />
Èuno dei tesori più importanti al mondo<br />
quello portato a Berlino dalle quattro spedizioni<br />
prussiane nel bacino del Tarim, in Cina. Gli<br />
archeologi Grünwedel e Van le Coq all’inizio<br />
del secolo scorso ritornarono con pitture murarie,<br />
sculture, utensili, manoscritti e frammenti<br />
tessili da Kizil a Turfan, lungo la Via della seta<br />
settentrionale. Conservati nel Museo di arte<br />
asiatica a Dahlem- Dorf , queste collezioni includono<br />
esempi di cultura cinese, uigura, tocaria<br />
e di altre popolazioni che seguirono le vie del<br />
Buddhismo quanto quelle del Manicheismo o<br />
del Nestorianesimo. La magnifica collezione tessile<br />
e alcuni dipinti ancora mai esposti faranno<br />
parte di una delle istallazioni permanenti del<br />
futuro Humboldt Forum.<br />
Nella foto: Museo di Arte Asiatica, Dahlem Dorf, Berlin<br />
La RAW<br />
Il tempio<br />
dell’Est<br />
nell’attualità<br />
metropolis<br />
Parigi è sempre Parigi e Berlino non è mai Berlino! (J. Lang)<br />
acronimo RAW sintetizza il più lungo Rei-<br />
L’ chsbahnausbesserungswerk ovvero officina<br />
di riparazioni della Reichsbahn (Ferrovie dello<br />
Stato) distrutta dopo la riunificazione del paese.<br />
Dal 1999 l’associazione RAW - Tempel ha affittato<br />
alcune sale dell’ex officina per creare progetti<br />
interculturali. Seguendo la scia dei graffiti,<br />
in linea con la lo stile dell’ est, si raggiunge la<br />
RAW dalla fermata della S-Bahn (metropolitana<br />
extraurbana tedesca) di Warschauer Strasse. Locali<br />
e ristoranti etnici si susseguono uno dopo<br />
l’altro ravvivando la vita notturna della capitale<br />
sulla Revalstrasse. La Raw è rinomata soprattutto<br />
per club quali il Cassiopea, dall’ampio programma<br />
musicale nonostante il discutibile audio,<br />
e il mercato domenicale delle pulci.<br />
Nella foto: Murales al RAW, Friedrichshain, Berlin<br />
A lato: Humboldt Box, Schlossplatz<br />
In alto: Quadriga sulla Porta di Brandeburgo<br />
Sopra: Linea U5 in costruzione lungo la Unter der Linden<br />
Testi e immagini ©Mariachiara Gasparini, 2012<br />
verso e oltre la porta di Brandeburgo, si arriva alla quadriga. L’Ambasciata<br />
americana e l’Accademia di Belle Arti l’affiancano e si affacciandosi<br />
sulla Pariser Platz; nonostante le architetture moderne, essenziali e<br />
luminose, è l’immancabile caffetteria Starbuck che ricorda davvero la<br />
fine della guerra e la liberazione. Segno di globalizzazione mondiale la<br />
catena americana è riuscita a varcare anche le porte della Città Proibita<br />
a Pechino. La sua Trinacria verde è il marchio costante di scambio di doveri<br />
e piaceri internazionali risolti in un espresso un po’ troppo lungo e<br />
un frappuccino, variante postmoderna di un cappuccino freddo.<br />
La porta di Bradeburgo segna la storia tedesca: la fine dell’Impero<br />
Prussiano, dell’entrata nazista, di quella comunista e la rinascita di un<br />
città che da appena vent’anni sembra essere tornata libera. La porta<br />
segna anche l’ingresso all’ex Berlino ovest e alle grandi architetture contemporanee<br />
che emergono a destra e sinistra dell’ex Reichstag [parlamento<br />
del Reich tedesco], oggi Bundestag [parlamento federale<br />
tedesco]. Rinnovato nel 1995, il parlamento viene quest’anno celebrato<br />
in un film di circa trenta minuti proiettato sui i muri del Marie Elisabeth<br />
Lüders Haus, edificio inaugurato nel 2003 che ospita la biblioteca del<br />
parlamento e che ha preso parte dello spazio dedicato al Parlamento<br />
degli alberi, opera dell’artista Ben Wagin dedicata ai morti al muro di<br />
Berlino. Lo spettacolo di luci e musiche che accompagna la proiezione<br />
del film al calare del sole, intitolato Dem deutschen Volke. Eine parlamentarische<br />
Spurensuche. Vom Reichstag zum Bundestag [Al Popolo<br />
tedesco. Un viaggio attraverso la storia parlamentare, dal Reichstag al<br />
Bundestag] è uno dei migliori esempi di visual art berlinesi, affascinante<br />
quanto l’oramai famoso memoriale dell’Olocausto, labirinto di steli che<br />
occupa lo spazio adiacente l’Ambasciata americana proseguendo per<br />
la “nuova” Postdamer Platz.<br />
Berlino prosegue, in largo e in lungo in continuo mutamento, tuttavia<br />
sembra che proprio la U5 abbia il compito di riunire definitivamente<br />
la città e riportarla agli antichi splendori prussiani e a quelli contemporanei<br />
dell’urban art europea.<br />
Le “strade”<br />
dell’arte<br />
contemporanea<br />
no-stop<br />
Tutta la zona circostante Rosenthler Platz è<br />
un continuo susseguirsi di gallerie e negozi<br />
di arte contemporanea. Si è appena conclusa<br />
alla Deschler Gallery, lungo la Auguststrasse, la<br />
mostra “Broken Heroes” (Eroi infortunati) di Patricia<br />
Waller. Eroi dei fumetti come sculture di<br />
maglia presentati accidentati: dall’ Uomo Ragno<br />
impigliato nella propria rete al Superman distrutto<br />
contro un muro. Di diverso tipo la mostra<br />
di Tanja Koljonen e Jaana Maijala alla<br />
Gallery Taik, sulla Bergstrasse. In “Repetitive gestures”<br />
(Gesti ripetitivi) sono stati presentati alcune<br />
delle opere della cosiddetta “Scuola di<br />
Helsinki”; nuovo movimento di fotografia scandinavo<br />
che propone metodi espressivi naturali<br />
e di cooperazione con altre forme d’arte.<br />
Nella foto: Patricia Waller, Sperman, Deschler Gallery<br />
Auguststrasse, Berlin<br />
geaArt numero 2 - settembre-ottobre 2012 21