Questo disco fu creato 4.000 anni fa. Chi lo fece? Perché? - Focus

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Questo disco fu creato 4.000 anni fa. Chi lo fece? Perché?
Il cielo di bronzo
Ritrovato vicino a Nebra
(Germania), fu la mappa
astrale di un popolo
che non sapeva scrivere.
Erano gli avi di Achille?
Estate 1999, è notte. Due
uomini si aggirano con un
metal detector sul colle
Mittelberg. Sono nei pressi
di Nebra, un paese di 3 mila
abitanti della Germania Est.All’improvviso
il metal detector
suona. I tombaroli si fermano,
scavano, urtano qualcosa di metallico:
è un disco di bronzo di 2
kg, largo 32 cm e con decorazioni
in oro. Lì vicino altri reperti: 2
spade, 2 asce, uno scalpello, pezzi
di bracciale (v. foto a destra).
I tombaroli pensano di avere
tra le mani un semplice coperchio
metallico. Ma il disco misterioso
che hanno riportato alla lu-
Il disco oggi
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1
ce dopo 3.600 anni contiene una
rappresentazione del cielo nella
lontana Età del bronzo... Chi lo
aveva costruito? E perché?
● Mani in alto!
A studiare il mistero, e a salvare
il disco dal commercio clandestino,
è stato l’archeologo Harald
Meller, direttore del Museo
della preistoria di Halle, in Germania.
«Ho visto per la prima
volta le foto del disco il 10 maggio
2001, nell’ufficio di un mio
collega del museo di Berlino»
racconta Meller. «Era in vendita
insieme agli altri ritrovamenti per
1 milione di marchi (circa 500 mila
€)». Per recuperarlo, Meller
organizzò un incontro con i commercianti
clandestini in un hotel
di Basilea, in Svizzera. E lì, durante
lo scambio della merce, irruppe
la polizia e incastrò i malviventi
con i soldi in tasca.
5
A)
B)
C)
D)
Appena ebbero tra le mani il
disco, gli scienziati capirono subito
che il reperto era autentico.
Ma come datarlo? C’era una sola
possibilità: fare riferimento agli
altri oggetti ritrovati nello stesso
luogo. Una delle spade, infatti,
conteneva sostanze organiche
(tracce di sangue, frutti, legno)
che hanno consentito una datazione
accurata con la tecnica del
All’inizio c’era la Luna...
l disco di Nebra è un
I cerchio in bronzo largo
32 cm, con raffigurazioni
in oro. Gli archeologi le
interpretano così.
L’oggetto fu creato circa
4 mila anni fa come
calendario lunare (A) e
conteneva rappresentazioni
della Luna crescente
1, della Luna piena (o
del Sole) 2 e di 32 stelle,
tra cui le Pleiadi 3. Poi il
disco fu trasformato in
un calendario solare (B) e
furono aggiunte due
bande che indicavano la
fascia dell’orizzonte dove
sorge 4 e tramonta 5 il
Sole (v. schema nelle
pagine successive). Infine
fu inserito il simbolo
di una “barca solare” 6:
serviva a trasportare il
Sole nel suo percorso
notturno. Il disco
assunse un significato
religioso-rituale (C) e fu
forse appeso (come
suggeriscono i fori 7 sul
bordo), prima di essere
sepolto (D) nel 1600 a. C.
▲
Studiato
nei dettagli
Sopra, i reperti
trovati insieme
al disco e usati
per la datazione
della sepoltura
(con la tecnica
del carbonio-14).
A sinistra,
misurazione in
laboratorio del
disco di Nebra.
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MISTERO

MISTERO
F
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11/2006
El Argar
carbonio-14. Una tecnica che si
basa sulla misura del decadimento
radioattivo di una piccola
frazione di atomi di carbonio
presente in tutti gli esseri viventi.
● I puntini? Sono stelle
Le analisi hanno permesso di
concludere che i reperti furono
sotterrati nel 1600 a. C., in piena
Età del bronzo. Ma che cosa significavano
gli strani simboli che
si trovavano sul disco e che assomigliavano
alla Luna e alle stelle?
Per decifrarli, Meller chiese
aiuto a un astronomo: Wolfhard
Schlosser, docente all’Università
di Bochum, in Germania.
Schlosser confermò che si trattava
di una rappresentazione celeste.
«I puntini più piccoli sono
le stelle» spiega Schlosser: «rappresentano
un generico cielo
stellato, senza che sia possibile
Astronomi già prima di Nebra (e prima di Stonehenge)
in dalla preistoria, i
nostri antenati erano
abili astronomi. «Lo
testimoniano numerosi
ritrovamenti come i
monumenti megalitici
della Bretagna e dell’Irlanda,
Stonehenge (Uk),
le incisioni rupestri in
Valcamonica» dice
l’archeologo Emmanuel
Anati. E lo testimonia
anche uno straordinario
sito archeologico scoperto
nel 1991 vicino al
paese di Goseck, a 15
km da Nebra.
■ Cerchi di legno
La sua struttura è
circolare (v. foto e
Stonehenge
Bottino sepolto
Ricostruzione del momento in cui
il disco di Nebra fu seppellito
(nel 1600 a. C.), insieme alle
asce, alle spade e ai bracciali.
Le stesse stelle del disco (le Pleiadi) erano
note anche in Grecia e in Medio Oriente
▲
disegno sotto). «Attraverso
porte o aperture
nella palizzata si potevano
osservare l’alba e
il tramonto in date precise»
dice Harald Meller.
All’inizio si conoscevano
Ricostruzione
(qui sopra) e
schema (a destra)
del sito di Goseck,
in Germania.
Sito del
disco di
Nebra
Valcamonica
Berlino
Mitterberg
(Miniera di rame)
3 aperture, 2 delle quali
corrispondenti al solstizio
d’inverno. Poi ne
sono state trovate altre
(corrispondenti a 21
giugno, 9 e 29 aprile).
■ Antichissimo
«Questo sito è stato
usato come osservatorio
tra il 4800 e il 4600
Hajdusamson
Micene
a. C. (3 millenni prima di
Stonehenge)» dice
Meller «da un popolo
che discendeva dai
primi contadini dell’Europa
centrale e che
aveva già (ben prima del
periodo di Nebra)
conoscenze astronomiche
avanzate».
Troia (ipotetico)
Via del rame
Via dell’oro
Via dello stagno
Città preistoriche
Il mondo all’Età del bronzo
Cartina dell’Europa all’Età del
bronzo. Oltre alle città, sono
indicate le più importanti
vie di scambio dei metalli.
distinguere alcuna costellazione».
Unica eccezione, le 7 stelle al
centro: rappresentano le Pleiadi,
cioè un gruppo di 11 astri, che
però a occhio nudo sembrano 7.
Ma perché proprio le Pleiadi?
«Erano importanti per gli agricoltori
e i navigatori di tutto il
mondo» continua Schlosser «dall’antica
Grecia al Giappone, dall’America
centrale all’Assiria».
Nel nostro emisfero, infatti, questo
gruppo di stelle compare tra
marzo e ottobre, annunciando
l’arrivo della stagione della semina
e di quella del raccolto. Lo
testimoniano i versi di Esiodo
(VIII-VII secolo a. C.) nel poema
Le opere e i giorni:“Quando
sorgono le Pleiadi, figlie di Atlante,
la mietitura incomincia; l’aratura
al loro tramonto; esse infatti
40 notti e 40 giorni stanno nascoste.
Poi, volgendosi l’anno, appaion
dapprima quando è il
momento di affilare gli arnesi...”.
● Calendario lunare
Per capire gli altri simboli presenti
nel disco, però, bisogna ricostruire
la sua funzione nel corso
dei secoli, a partire da quando
fu costruito, nel 2000 a. C. circa.
▲

MISTERO
L’arcata dei
tramonti
Gli archi che si
trovano ai bordi
del disco hanno
una funzione
ben precisa:
le loro
estremità
indicano i
punti del cielo
in cui sorge e
tramonta il Sole
nei giorni di
solstizio.
All’inizio era un
calendario lunare. Poi
divenne una mappa del Sole
«All’inizio il disco conteneva 32
stelle, una Luna crescente e una
piena» spiega Meller. E conteneva
una regola per convertire l’anno
lunare in anno solare. L’anno
lunare, usato nell’antichità, era
infatti composto da 12 mesi lunari
(i cicli lunari, infatti, durano
circa un mese), pari a 354 giorni.
▲
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Solstizio d’inverno Solstizio d’estate
“V
11/2006
Per fare in modo che il calendario
non si sfasasse troppo rispetto
all’alternarsi delle stagioni, era
necessario aggiungere un altro
mese una volta ogni 32 anni circa...
un po’ come facciamo anche
noi oggi, che per tenere il calendario
in fase aggiungiamo un
giorno negli anni bisestili. Nel di-
L’hanno fatto gli Achei di Achille?
i fece la terra,
il cielo e il mare,
l’infaticabile Sole
e la Luna piena e
tutti i segni che incoronano
il cielo, le
Pleiadi, le Iadi...”. La
mappa celeste del
disco di Nebra ricorda
il firmamento che
Efesto forgiò al centro
dello scudo di Achille,
come descritto
da Omero nel 18°
canto dell’Iliade.
■ Nuove ipotesi
Ma qual è il rapporto
tra un tema greco in
un disco del 1600 a.
C. scoperto 50 km a
ovest di Lipsia? Felice
Vinci, studioso
dei temi omerici e
autore di Omero nel
Baltico (Palombi
ed.), dice: «L’Età del
bronzo giunse in Grecia
nel 16° sec. a.
C., portata dai biondi
marinai che chiamiamo
Achei. Non
conoscevano la scrittura,
ma si tramandavano
oralmente le
saghe nordiche che
Omero mise poi per
iscritto nell’8° sec. a.
C. Questi marinai
giunsero al Mediterraneo
risalendo i
fiumi che sfociano
nel Mare del Nord e
discendendo quelli
del Mediterraneo.
Nebra era sul cammino:
è a un giorno
di marcia dal fiume
Elba, che sbocca nel
Mare del Nord».
■ Micene
«Fondarono Micene»
continua Vinci: «le 2
spade di Nebra sono
dello stesso tipo delle
coeve trovate nelle
tombe di Micene».
Amelia Beltramini
Arco di 82°
Tramonto in un giorno intermedio
Posizione del disco
(sul colle Mittelberg)
sco di
Nebra, dice
Meller, è spiegato
quando aggiungere il mese “bisestile”
al calendario lunare:
«Quando la Luna ha lo stesso
spessore di quella rappresentata
nel disco ed è vicino alle Pleiadi»
spiega Meller.
● Precisissimo
Nei secoli successivi
a questa prima fase “lunare”,
il disco è stato
modificato: «Le fasce
dell’orizzonte (ai lati)
furono applicate dopo»
dice Meller. Perché?
Perché il disco si stava
trasformando in un calendario
solare. Queste
fasce, infatti, erano legate
al movimento del
Sole a quelle latitudini:
indicavano i punti dove
il Sole sorgeva e tramontava nel
corso dell’anno (v. disegno in alto).
Per chi osservava i tramonti
dalla sommità del Mittelberg, il
colle del ritrovamento, infatti, il
giorno del solstizio d’estate (21
giugno), si vedeva il Sole tramontare
dietro la montagna più importante
della zona, il monte
Brocken.Al solstizio d’inverno (21
dicembre), invece, il tramonto av-
Detective
dell’antichità
Harald Meller,
direttore del
museo di Halle,
in Germania,
dov’è custodito
il disco.
Monte
Brocken
veniva più a nord, dietro il monte
più alto della catena del Kyffhäuser.
E nel resto dell’anno, il tramonto
avviene in punti intermedi
tra questi due estremi, in un arco di
orizzonte ampio 82°: lo stesso del
disco. Questo dimostra che il disco
era usato proprio lì, perché
l’apertura di questo
arco varia con la latitudine:
più a sud è inferiore,
più a nord è
maggiore. E, esattamente
alla latitudine
di Nebra, l’arco è di
82°.
● Barca solare
Nel disco c’è anche
un altro simbolo importante:
un arco diverso
dagli altri, che
l’archeologo danese
Flemming Kaul ha
identificato con una
“barca celeste”, cioè un vascello
che, in molte religioni dell’epoca,
traghettava il Sole da ovest a est,
per consentirgli di sorgere all’alba.
Raffigurazioni analoghe, infatti,
sono state trovate in Egitto,
in Medio Oriente, in Grecia e
nell’Europa settentrionale (v. foto
nella prossima pagina). Ciò dimostra
che il popolo di Nebra
aveva una fitta rete di rapporti
▲

Mistero: il cielo del disco
assomiglia allo scudo di
Achille descritto nell’“Iliade”
Rappresentazione di una barca
solare trovata in Danimarca.
commerciali e culturali. «E pure
che il disco stava diventando un
oggetto con significato mitico e
religioso» dice Meller. «Forse
era usato anche in rituali
pubblici, come
suggeriscono i fori
sul bordo (servivanoprobabilmente
per appenderlo)».
▲
● Chi lo fece?
Già, ma chi era la
gente che usò il disco?
Per rispondere con chiarezza,
bisogna fare riferimento ancora
una volta alle spade e alle asce
che sono state trovate insieme al
disco. Emmanuel Anati, direttore
del Centro Camuno di Studi
Preistorici in Valcamonica (Brescia),
concorda con la datazione
assegnata a questi manufatti:
«Sono attribuibili alla seconda
fase dell’Età del bronzo antica,
tra il 1800 e il 1700 a. C. e sono
stati costruiti prima dell’arrivo
della “civiltà dei campi di urne”,
cioè i primi indoeuropei» dice
Anati. «Erano contemporanei
dei micenei antichi (qualcuno ritiene
perfino che abbiano fondato
la cultura greca, v. riquadro
nella pagina precedente)». E precedettero
di molto gli Etruschi e
i Celti, per esempio.
Anati ha invece qualche dubbio
sulla datazione del disco:
«Dalle fotografie, si vede che la
Elaborazione 3D
del cielo di Nebra.
patina che lo ricopre è diversa
da quella degli altri reperti che,
secondo le dichiarazioni, sono
stati trovati nello stesso luogo.
Sorge perciò il dubbio
che non abbiano
una origine comune»
dice Anati. «Il
disco, a prima vista,
sembra appartenere
all’Età
del ferro (circa un
millennio dopo)».
● Prove tecnologiche
A questo tipo di obiezioni,
Meller risponde così: «La superficie
del disco è stata danneggiata
da un commerciante clandestino.
Ma le analisi rivelano che il
rame del disco e quello di parte
degli altri ritrovamenti provengono
dalla stessa miniera preistorica,
a Mitterberg, in Austria.
E altre analisi hanno rilevato gli
stessi residui di suolo su tutti i
reperti». Gli scienziati tedeschi
potrebbero dunque dover riscrivere
i libri di storia, forti delle
nuove tecnologie e di una chiave
d’accesso unica ai segreti di un
popolo che non conosceva la
scrittura e di cui finora si ignorava
quasi l’esistenza, ma che era
forse all’altezza delle altre culture
che si stavano sviluppando nel
Mediterraneo e in Medio Oriente:
il popolo di Nebra. ■
Andrea Parlangeli

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