controcorrente< 6 cristiane. «L’autorità» - commenta Arnaldo De Vidi - «è così arbitra convinta d’infallibilità. Una Chiesa che è del potere, non del servizio. È piramidale, imperiale, riproduce la corte di Costantino, dove il clero è ancora una casta di funzionari di Dio, gelosi della gestione del sacro». Al riguardo, significativi sono i risultati (resi pubblici a fine aprile) di una ricerca compiuta dall’Istituto IARD di Milano su Giovani e la fede in Italia. Mostrano un trend negativo rispetto a un’analoga ricerca, compiuta nel 2004, sui giovani dai 14 ai 28 anni. È diminuito il <strong>numero</strong> di giovani che si definiscono cattolici (poco più del 50%), le figure religiose istituzionali godono di meno credibilità, rifiuto quasi generale del ruolo politico della Chiesa, meno osservanza alle indicazioni etiche della Chiesa, scarsa frequenza della pratica religiosa, forte accentuazione dell’opzione di una religione fai-da te. Si sa che la fede si trasmette da persona credibile a persona aperta alla possibilità di credere. È da stolti pensare che una strategia di marketing possa sostituirsi ai rapporti interpersonali che si creano e si alimentano all’interno delle comunità di vita, dalla famiglia al quartiere, dalla parrocchia all’associazionismo organizzato. Molti (troppi), nei decenni trascorsi, si sono illusi, che il ricorso ai grandi eventi, l’adeguamento ai modelli vincenti di creazione del consenso, potessero funzionare a livello ecclesiale. Un futuro per sognare nel quotidiano Aver focalizzato le energie verso iniziative “drogate” dal <strong>numero</strong> e dalla visibilità mediatica, ha finito per creare una sorta di assuefazione allo straordinario e il conseguente disinteresse e il disgusto per la quotidianità del vissuto. È nel tessuto dell’esistenza quotidiana che i giovani cercano un senso alle loro vite, precocemente attraversate da contraddizioni, lacerazioni familiari, disillusioni lavorative. Portatori di una mancanza di speranza per il futuro, non ambiscono tanto a “essere il futuro” di una determinata realtà sociale o ecclesiale, quanto di avere già un futuro a cui tendere, un’attesa in grado di riempire di significato il loro presente. I dati sono preoccupanti per la Chiesa e per quanto attende l’annuncio del vangelo, ma sono anche un segnale negativo per tutta la società. La scomparsa di valori condivisi, il rarefarsi di luoghi d’incontro e confronto, la focalizzazione dei conflitti, finiscono per rendere insopportabile quella contraddizione che ogni generazione deve affrontare e superare per passare all’età adulta. Spetta agli adulti ritrovare in se stessi i principi che si vorrebbero presenti nei giovani, di un passato verso il quale ci si rivolge con memoria grata. Siamo in grado di farlo? Osserviamo in questi giorni una Chiesa ferita uscire dallo scandalo pedofilia. Voglia Dio che, liberandosi dalla paura, cominci a difendersi meno, a imboccare con umiltà un cammino come popolo di Dio, aprendosi al confronto con la modernità nel servizio della giustizia del Regno. Credo a Gesù Cristo, insieme alla Chiesa. Ho avuto, indegnamente, la fortuna e la grazia di essere stato condotto al cuore del vangelo, attraversando lo strumento che me lo porta o me lo nasconde. Anche dall’apparato autoritario imparo qualcosa, ma non mi coinvolge al punto da restare scandalizzato e ostacolato. Non esalto e non demonizzo questa Chiesa. Non resto senza, non sono contro, perché il vangelo è libertà nello spirito, è fraternità senza confini e senza padroni. Pove del Grappa, maggio 2010 Giuseppe Stoppiglia
di AnGELO CASATI Viscere di misericordia Misericordia, nelle Scritture sacre, ha a che fare con «viscere di misericordia», e dunque con la sede dei sentimenti: le viscere e il cuore, considerati il luogo delle passioni, del desiderio, dell’amore. Ha a che fare con «sentirsi stringere il cuore». Non scrive, forse, Paolo ai cristiani di Filippi: «Mi è testimone Dio che vi desidero intensamente con le viscere di Cristo Gesù» (Fil 1,8). Con le viscere! Qualcosa di viscerale, con la tenerezza di Gesù. Misericordia è compassione, compassione nel senso originario della parola, del “patire con”, del “soffrire insieme”, del lasciarci toccare dall’ingiustizia e > dentro il guscio< 7