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IN DIALOGO CON - parrocchiaditagliuno.it

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n’dialetdi Ezio MariniCiciarù e TuntugnùQuesta volta andiamo a curiosare tra le parole dialettali che esprimonol’azione di ‘parlare’ in alcune sue gradazioni. Si parte naturalmente colgrado normale:parlàSe il grado si alza, per tradurre ‘urlare’ e ‘gridare’ abbiamo un unico verbo:usàGran brutto grado acustico, questo:alzi troppo la voce, finisci col rimbambire tutti quant<strong>it</strong>a uset trop, ta fé deentà balord la zétC’è poi l’amb<strong>it</strong>o del chiacchierare, che può essere il pos<strong>it</strong>ivo raccontare :cöntà höoppure il negativo parlar troppo:baiào il negativissimo cr<strong>it</strong>icare alle spalle:baià dréQuanto al lieve grado del ‘sussurrare’, ‘bisbigliare’, ‘mormorare’, in dialettoce la caviamo con l’avverbio‘adagio’, o, meglio, ‘a bell’agio’:a belàseSia ‘ridere’ che ‘sorridere’ si diconogregnàIl che può essere un pregio:sei sempre così musona, sorridi un po’!ta hé hèmper malgühtusa, gregna ‘npo’ma anche un difetto :continua pure a ridere, sembri un pipistrello!heghéta a gregnà che ta hömèet öna grignàpola!Concludiamo con quel chiacchierare che non è soltanto il piacevoleciciaràanche se si può esagerare:perchè parli a vanvera?cohà ciciàret pò?ma che stufa perchè è un ‘brontolare’ continua, il cosiddettotontognàInsomma, è tutto un mondo di chiacchieroni e di brontoloni, cioè diciciarù e tuntugnù!31In Dialogo N. 167

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