n’dialetdi Ezio MariniCiciarù e TuntugnùQuesta volta andiamo a curiosare tra le parole dialettali che esprimonol’azione di ‘parlare’ in alcune sue gradazioni. Si parte naturalmente colgrado normale:parlàSe il grado si alza, per tradurre ‘urlare’ e ‘gridare’ abbiamo un unico verbo:usàGran brutto grado acustico, questo:alzi troppo la voce, finisci col rimbambire tutti quant<strong>it</strong>a uset trop, ta fé deentà balord la zétC’è poi l’amb<strong>it</strong>o del chiacchierare, che può essere il pos<strong>it</strong>ivo raccontare :cöntà höoppure il negativo parlar troppo:baiào il negativissimo cr<strong>it</strong>icare alle spalle:baià dréQuanto al lieve grado del ‘sussurrare’, ‘bisbigliare’, ‘mormorare’, in dialettoce la caviamo con l’avverbio‘adagio’, o, meglio, ‘a bell’agio’:a belàseSia ‘ridere’ che ‘sorridere’ si diconogregnàIl che può essere un pregio:sei sempre così musona, sorridi un po’!ta hé hèmper malgühtusa, gregna ‘npo’ma anche un difetto :continua pure a ridere, sembri un pipistrello!heghéta a gregnà che ta hömèet öna grignàpola!Concludiamo con quel chiacchierare che non è soltanto il piacevoleciciaràanche se si può esagerare:perchè parli a vanvera?cohà ciciàret pò?ma che stufa perchè è un ‘brontolare’ continua, il cosiddettotontognàInsomma, è tutto un mondo di chiacchieroni e di brontoloni, cioè diciciarù e tuntugnù!31In Dialogo N. 167
Riceviamo ePubblichiamoSul N.166 di “In Dialogo” (dicembre 2002) leggo la garbata, leg<strong>it</strong>tima edequilibrata richiesta di Alessandro Toti e di alcuni alunni di prima Media di anticipodell’accensione dei semafori alle 7.40 e leggo, purtroppo anche la risposta del Sindaco:“…con l’apertura alle 7.40 si creerebbero interminabili code, traffico intensissimo aquell’orario, con gravi problemi di inquinamento che danneggerebbero la Vs. salute”(un pizzico di paternalismo fuorviante non guasta mai!; e capisco perché sia rimastoamaro in bocca ad Alessandro …).Mi permetto fare una considerazione e una proposta:- Le interminabili code e il traffico intensissimo perdono ogni significato di fronte allasicurezza dei c<strong>it</strong>tadini, di giovanissimi studenti;- Uno dei 7 Vigili urbani potrebbe, a turno, prestare servizio all’incrocio dalle ore 7.30alle ore 8.00 regolando di persona il traffico assicurando deflusso regolare e incolum<strong>it</strong>àai c<strong>it</strong>tadini.Speriamo che la soluzione al problema non venga imposta da un incidente.Ringrazio per l’attenzione e porgo cordiali saluti.Franco GazzolaTagliuno, 15.01.200332Nonna LinaParlare della nostra nonna Linaè come aprire un libro di favole:“C’era una volta…”, perché perlei il tempo si era fermato moltianni fa e i suoi quasinovant’anni li ha vissuti comese il mondo non fosse maicambiato.In tanti l’hanno conosciuta “laLina dei Costanc”, piccola,sempre vest<strong>it</strong>a di scuro, lescarpe che solo alla domenicale nuore la costringevano adindossare, lo scialle sulle spalle,la testa coperta.Finché la salute l’ha sorretta,l’unica sua usc<strong>it</strong>a era la S.Messa e la vis<strong>it</strong>a al cim<strong>it</strong>ero.Lo scorrere delle sue giornate,dopo aver rigovernato la casa,era scand<strong>it</strong>o dalla rec<strong>it</strong>a del S.Rosario, dai cento Requiem edai tanti libri di preghiera.Pensare alla sua v<strong>it</strong>a a volte cifaceva sorridere e lechiedevamo: “Nonna, comehai fatto?”.Ha convissuto per quas<strong>it</strong>rentasette anni con labisnonna, sua suocera, hacresciuto cinque figli maschi purlavorando per molti anni alfilatoio sul fiume Oglio dove ognigiorno si recava a piedi.Sensibile e riservata, non si èmai intromessa nella v<strong>it</strong>afamiliare dei figli.Venuta ad ab<strong>it</strong>are con noiquando è rimasta sola,chiedeva sempre permessoprima di entrare in casa e se lefacevamo notare che eraanche casa sua Lei sorridevae quasi si scusava.In un mondo dove tutti parlanoa voce alta, tutti voglionocorrere ed avere ragione, Leisi sentiva estranea e ancora dipiù intimid<strong>it</strong>a.Il giorno del suo funerale laChiesa era luminosa, piena difiori, bel canto e tanta gente,anche il sole splendeva nelcielo.Qualcuno di noi si è quasiimmaginato di vederla sedutaa sinistra fra i primi banchi, conla testa coperta e il capo chinoin atteggiamento timorosoconsapevole che tantasolenn<strong>it</strong>à era per Lei.Ci ha insegnato l’umiltà delsilenzio e la forza dellapreghiera.Ora che non è più con noi ciaccorgiamo che è come averchiuso quel libro di favole cheparla di un mondo che mai piùr<strong>it</strong>ornerà ma che sicuramenteera migliore dei r<strong>it</strong>mi freneticidella v<strong>it</strong>a di oggi dove pochi sifermano a pensare edascoltare il silenzio della v<strong>it</strong>a.I tuoi nipotiIn Dialogo N. 167