INFORMAZIONE - Studi Filosofici
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<strong>INFORMAZIONE</strong><br />
FILOSOFICA<br />
Rivista<br />
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il contenuto.<br />
In copertina:<br />
Marc Chagall<br />
Il volto, 1925 (part..)<br />
30
Questo numero si apre con un omaggio a Emmanuel<br />
Levinas a un anno dalla sua scomparsa. Numerosi<br />
convegni e pubblicazioni a lui dedicati nel corso del<br />
1996 hanno riportato in piena luce il senso profondo<br />
dell’eredità di pensiero che ci proviene dalla sua opera<br />
e, fortemente connessa ad essa, dalla sua vicenda biografica<br />
nel suo intreccio con la tradizione ebraica.<br />
“Primato dell’etica” è il monito e insieme il programma<br />
di pensiero a cui Levinas dedica tutto il suo sforzo<br />
intellettuale e tutta la sua passione morale e civile.<br />
Uno sforzo e una passione che si concentrano e si<br />
distendono teoreticamente nel definire un ambito di<br />
riflessione e lavoro filosofico, che pur non lasciandosi<br />
costringere nei limiti della pura teoresi si pone<br />
come critica dell’ontologia, ricerca di un rinnovato<br />
senso dell’essere, della sua giustificazione oltre la<br />
sua garanzia, e in questo trae origine e alimento<br />
insostituibile dal costante riferimento alla memoria<br />
storica, dalla volontà ostinata di non dimenticare che<br />
«il disumano non cessa di ritornare».<br />
Raccogliendo questo spunto, lo stesso che ha diretto<br />
il lavoro di raccolta dei materiali qui presentati,<br />
proponiamo di seguito un brano significativo, tratto<br />
da uno scritto di Levinas, “Étique comme philosophie<br />
première” (1982; trad. it. di F. Ciaramelli, Etica<br />
come filosofia prima, in Etica come filosofia prima,<br />
Guerini e Associati, Milano 1989, p. 58 sg.)<br />
L’umano dietro la perseveranza nell’essere! Così, dietro<br />
l’affermazione dell’essere che analiticamente, o animalmente,<br />
persiste nel suo essere e in cui il vigore ideale<br />
dell’identità che s’identifica e s’afferma e si consolida<br />
nella vita degl’individui umani e nella loro lotta vitale -<br />
cosciente o inconscia o razionale - per l’esistenza, dietro<br />
tutto ciò la meraviglia dell’io rivendicato dal volto del<br />
prossimo - o la meraviglia dell’io che si sbarazza di sé e<br />
teme per l’altro - funge quasi da sospensione - da epoché<br />
- dell’eterno e irreversibile ritorno a sé dell’identico e<br />
dell’intangibilità del suo privilegio logico e ontologico.<br />
Sospensione della sua priorità ideale, negatrice di ogni<br />
alterità mediante l’assassinio o mediante il pensiero che<br />
incorpora a sé e totalizza. Sospensione della guerra e<br />
della politica che si spacciano per relazione del Medesimo<br />
all’Altro. Nella deposizione da parte dell’io della<br />
sua sovranità di io, nella sua modalità di io detestabile,<br />
significa l’etica e forse anche la spiritualità stessa<br />
dell’anima, ma certamente la questione del senso<br />
dell’essere, cioè il suo appello alla giustificazione. L’etica<br />
- come filosofia prima - significa attraverso l’ambiguità<br />
dell’identico che si dice io all’apice della sua<br />
identità incondizionata e anche logicamente indiscernibile,<br />
autonomia superiore a qualunque criterio; ma che<br />
proprio ora, all’apice della sua incondizionata identità,<br />
EDITORIALE<br />
2<br />
può pure confessarsi io detestabile. L’io è la crisi stessa<br />
dell’essere dell’essente nell’umano. Crisi dell’essere,<br />
non perché il senso di questo verbo debba ancora venir<br />
compreso nel suo segreto semantico e faccia appello<br />
all’ontologia, ma poiché proprio io già mi chiedo se il<br />
mio essere è giustificato, se il Da del mio Dasein non è<br />
già l’usurpazione del posto di qualcun altro. Domanda<br />
che non aspetta una risposta teorica, domanda che non è<br />
una richiesta d’informazioni. Domanda che fa appello<br />
alla responsabilità, la quale non è un ripiego pratico che<br />
dovrebbe addolcire lo scacco del sapere incapace di<br />
eguagliare l’essere. Responsabilità che non è l’essere<br />
sprovvisti del sapere della comprensione e della presa<br />
(prise), ma l’eccellenza della prossimità etica nella sua<br />
socialità, nel suo amore senza concupiscenza. L’umano<br />
è il ritorno all’interiorità della coscienza non-intenzionale,<br />
alla «cattiva coscienza», alla sua possibilità di temere<br />
l’ingiustizia più della morte, di preferire l’ingiustizia<br />
subita all’ingiustizia commessa e ciò che giustifica l’essere<br />
a ciò che lo garantisce.<br />
Essere o non essere - è proprio questo il problema? È<br />
questa la prima e l’ultima questione? L’essere umano<br />
consiste davvero nello sforzarsi d’essere e la comprensione<br />
del senso dell’essere - la semantica del verbo essere<br />
- è davvero la prima filosofia che s’impone a una coscienza,<br />
la quale sarebbe fin dall’inizio sapere e rappresentazione,<br />
e manterrebbe la propria baldanza nell’essereper-la-morte,<br />
si affermerebbe come lucidità di un pensiero<br />
che pensa sino alla fine, sino alla morte e persino nella<br />
sua finitudine - già o ancora buona e sana coscienza che<br />
non s’interroga sul suo diritto d’essere - sarebbe o angosciata<br />
o eroica nella precarietà della sua finitudine? Forse<br />
che, invece, la prima questione non è sollevata dalla<br />
cattiva coscienza? La cattiva coscienza - instabilità diversa<br />
da quella con cui mi minacciano la mia morte e la<br />
mia sofferenza - pone la questione del mio diritto all’essere<br />
che è già la mia responsabilità per la morte di altri,<br />
interrompendo la spontaneità, senza circospezione, della<br />
mia ingenua perseveranza. Il diritto all’essere e la legittimità<br />
di tale diritto non si riferiscono in fin dei conti<br />
all’astrattezza delle regole universali della Legge, ma in<br />
ultima analisi, alla stregua di questa stessa legge e della<br />
giustizia, al per l’altro della mia non-indifferenza alla<br />
morte alla quale-oltre la mia fine - s’espone nella sua<br />
stessa dirittura il volto altrui. Che mi guardi (regarde) o<br />
meno, esso mi riguarda (regarde). Questione in cui<br />
l’essere e la vita si destano all’umano. Questione del<br />
senso dell’essere - non l’ontologia della comprensione di<br />
questo verbo straordinario, ma l’etica della sua giustizia.<br />
Questione per eccellenza o la questione della filosofia.<br />
Non già: perché l’essere anziché nulla, ma in che modo<br />
l’essere si giustifica.
5 PROFILO<br />
5 Attualità di Levinas<br />
17 SCHEDA<br />
17 Hegel e Dilthey a Bochum<br />
21 AUTORI E IDEE<br />
21 Ricoeur: etica del Sé e dell’Altro<br />
22 Su Hannah Arendt<br />
23 Riflessioni filosofiche in onore di Pala<br />
23 Le origini della teologia dialettica di Barth<br />
24 Possibilità della metafisica<br />
25 Logica, estetica, antropologia filosofica<br />
26 Saggi di filosofia morale<br />
27 Dialogo sulla morale tra Oriente e Occidente<br />
28 Filosofia e scrittura: le pratiche e i saperi<br />
29 Rappresentanza, giustizia, potere<br />
30 La questione dell’essere in Heidegger<br />
31 TENDENZE E DIBATTITI<br />
31 Identità della filosofia tedesca<br />
31 Attualità di Croce<br />
32 Storia e attualità della medicina<br />
34 Filosofia della liberazione<br />
35 Riflessioni sulla modernità<br />
35 Controversie sulla ragione<br />
36 Wittgenstein in Francia<br />
37 Materia signata e materia segnica<br />
39 PROSPETTIVE DI RICERCA<br />
39 Kierkegaard negli Stati Uniti<br />
40 Alle origini del pensiero di Herder<br />
40 Passato e futuro della psicoanalisi<br />
41 Elogio della filosofia francese<br />
41 Nuove edizioni di Josef König<br />
42 Etica e tradizione ebraica in Spinoza<br />
42 Sulla pittura e lo spettacolo<br />
43 L’opera filosofica di Alan Donagan<br />
44 Ontologia, etica e politica in Jankélévitch<br />
45 Il pensiero nomade di Deleuze<br />
46 Benjamin da giovane<br />
SOMMARIO<br />
3<br />
47 Il caso Lyssenko<br />
47 Filosofia araba<br />
50 Attraverso l’opera di Wittgenstein<br />
51 L’unità del pensiero di Schleiermacher<br />
52 NOTIZIARIO<br />
55 CONVEGNI E SEMINARI<br />
55 Sulla condizione contemporanea<br />
56 La conoscenza delle religioni<br />
56 L’argomento del sogno negli scettici<br />
56 Etica e ambiente<br />
57 Hegel e l’estetica<br />
57 Pensare Dio tra teologia e filosofia<br />
58 Fenomenologia della vita<br />
59 Etica e medicina<br />
59 La “storia nascosta”: tra mito e realtà<br />
61 ‘Verità e metodo 2’<br />
62 Cristianesimo e redenzione<br />
63 Dio nella teologia del Novecento<br />
63 Storia filosofica del razzismo<br />
64 Sull’intelletto<br />
65 Il pensiero politico nel Seicento<br />
66 Memoria, oblio, perdono<br />
68 Dai presocratici a Platone<br />
69 La scuola hegeliana<br />
69 Sulla questione del metodo<br />
70 CALENDARIO<br />
74 DIDATTICA<br />
75 Dizionario di filosofia<br />
76 STUDIO<br />
76 Leggere la “Critica della ragion pura”<br />
76 La linguistica del Novecento<br />
77 Differenti significati del positivismo<br />
78 RASSEGNA DELLE RIVISTE<br />
85 NOVITÀ IN LIBRERIA
PROFILO<br />
Emmanuel Levinas<br />
4
Organizzata dal<br />
Attualità<br />
Centro <strong>Studi</strong> fi-<br />
di Levinas:<br />
losofico-religiosi<br />
i convegni<br />
“Luigi Parey-<br />
di Torino, Parigi, son”, il 10 giu-<br />
Genova<br />
gno 1996 si è tenuta<br />
a Torino una<br />
giornata di studi<br />
dedicata a “L’eredità<br />
di Emmanuel<br />
Levinas”, ad un<br />
anno dalla scomparsa del filosofo, avvenuta il<br />
25 dicembre 1995. Il convegno ha avuto il<br />
merito di cogliere, riconoscere e arricchire<br />
le verità della filosofia levinasiana, sollecitandole,<br />
animandole e aprendole al nuovo,<br />
attraverso corrispondenze ed echi che hanno<br />
portato in primo piano un orizzonte<br />
ancora coinvolto nella crisi della metafisica.<br />
Se, in questo orizzonte, la filosofia di<br />
Emmanuel Levinas ha saputo testimoniare<br />
la possibilità di attribuire<br />
ancora un carattere di assolutezza<br />
all’etica, il convegno<br />
torinese ha inteso sviluppare<br />
questa possibilità nelle<br />
sue svariate valenze.<br />
Nel suo intervento Fabio Ciaramelli<br />
ha “misurato” la relazione<br />
etica sulla radicale temporalità<br />
dell’essere. In Levinas<br />
il tempo trova il suo senso non<br />
in un nostalgico movimento a<br />
ritroso verso un’eternità immobile<br />
di un passato ormai dimenticato,<br />
ma nel dispiegarsi stesso<br />
della vita, di una vita protesa al<br />
cambiamento e alla novità. In<br />
questo tempo, che identifica e<br />
caratterizza la concretezza della<br />
situazione umana, si manifesta<br />
e si attua la relazione del<br />
soggetto con l’altro. In questo<br />
tempo, che muove l’esistenza<br />
attraverso l’attesa e il desiderio,<br />
l’alterità dell’altro, il suo<br />
apparire e il desiderio di coglierla<br />
confermano la direzione, nonché<br />
il carattere (irrecuperabile) del tempo e<br />
dell’esistenza medesimi.<br />
Ma chi è l’altro? A questa domanda ha<br />
risposto Pier Aldo Rovatti, sottolineando<br />
come la dimensione fenomenologica del<br />
pensiero di Levinas comprenda, fors’anche<br />
esiga, un momento pratico, che identifica<br />
la prospettiva etica levinasiana: nell’incontro<br />
con l’altro occorre abbandonare<br />
il chiuso meccanismo identificatorio, trattenendo<br />
gli affanni (e la violenza) di una<br />
assimilazione senza, per altro, soddisfazione.<br />
La scoperta dell’altro, non traducibile<br />
né consumabile in un atto del conoscere, ha<br />
osservato Rovatti, richiede una grande fatica<br />
etica, poiché esige la sospensione di sé<br />
a vantaggio dell’alterità: nella relazione<br />
col volto altrui si realizza un legame che<br />
custodisce l’assolutezza di coloro che si<br />
incontrano. Pertanto, se la necessità di porre<br />
e di garantire una relazione che non<br />
comporti il sacrificio dei termini definisce<br />
PROFILO<br />
la “separazione etica”, sarà ancora la necessità<br />
di mantenere la separazione nel<br />
legame a esprimere la modalità autentica di<br />
ogni relazione. Su questa tematica è intervenuto<br />
anche Adriano Fabris con alcune<br />
annotazioni sul linguaggio come luogo in<br />
cui il legame e la totalità creati dalla parola,<br />
lontani dal dettare una supremazia, non<br />
annullano il senso profondo delle differenze.<br />
Della presenza di questo senso di<br />
separatezza nel pensiero di Levinas Fabris<br />
ha dato ulteriore testimonianza, soffermandosi<br />
sulla vicenda ebraica: qui,<br />
come in ogni altra comune esperienza<br />
etica, si racchiude la sfida di un messaggio,<br />
come quello levinasiano, che vuol<br />
valere universalmente, senza dissolvere<br />
le specificità e le particolarità.<br />
Richiamando l’interesse sulla significazione<br />
della trascendenza, Ferdinando Marcolungo<br />
si è soffermato sulla possibilità,<br />
Attualità<br />
di<br />
Levinas<br />
intervengono<br />
Fabio Ciaramelli,<br />
Adriano Fabris,<br />
Giovanni Ferretti,<br />
Sergio Moravia,<br />
Bruno Moroncini<br />
a cura di Riccardo Ruschi<br />
implicita nell’etica Levinasiana, di poter in<br />
qualche modo individuare il prodursi e il<br />
darsi della trascendenza. Questa mediazione<br />
fenomenologica compiuta dall’etica intende<br />
mostrare come la trascendenza sia<br />
fonte di intelligibilità e non porsi come<br />
l’atto di un soggetto che risponde ad un<br />
dover essere. L’etica infatti, ha spiegato<br />
Silvano Petrosino nel suo intervento, non<br />
riguarda il dover essere ma l’essere; un<br />
essere che, per riconoscersi libero e per<br />
liberare l’etica stessa da ogni mistificante<br />
forma di ipostatizzazione, deve testimoniare<br />
della sua unicità, cosicché, la precarietà<br />
assoluta dei suoi atti e la sua meravigliosa<br />
eccedenza, espressione della soggettività<br />
in quanto unicità, divengono l’orizzonte<br />
dell’accadere etico. L’uomo, al contempo<br />
solo e con l’altro, è chiamato a<br />
cercare un senso e un contenuto al proprio<br />
vivere e agire; qui si rivela l’essenza destinale<br />
dell’uomo in quanto soggetto singolo<br />
e insieme soggetto che vive con gli altri.<br />
5<br />
Questa storia giustificatoria, che Sergio<br />
Moravia ha sciolto nel suo intervento dalle<br />
maglie levinasiane, è la stessa che Levinas<br />
intende attribuire all’essere; l’essere infatti<br />
non si propone in un’evidenza che non<br />
soffre e che non sente, ma come realtà<br />
spirituale che sente il bisogno di impegnarsi<br />
in un compito. L’uomo dunque, così<br />
come l’essere, si realizza in maniera etica<br />
poiché, sentendo propria la vocazione a<br />
interrogarsi e a mettersi alla prova, cerca di<br />
giustificarsi.<br />
Quella di Levinas è dunque una filosofia<br />
che recupera tutta la ricchezza della vita,<br />
fondando l’etica sull’alterità dell’altro, del<br />
singolo altro. È infatti il volto dell’altro a<br />
interpellare il soggetto, a farlo sentire fin<br />
dall’inizio responsabile, cioè scelto dal<br />
bene, prima che abbia la possibilità di sceglierlo.<br />
Per il primato dell’etica, ogni singolo<br />
soggetto si trova già nella condizione<br />
di avvertire la responsabilità per<br />
l’altro. Non bisogna però interpretare<br />
tale richiesta di responsabilità<br />
con l’imperativo di una<br />
mentalità sacrificale. La scelta<br />
sarà libera: impossibile imporre<br />
l’altro, il bene o la trascendenza.<br />
In questo, ha sottolineato<br />
Giovanni Ferretti,<br />
l’opera di Levinas vuole essere<br />
un invito, accogliendo e<br />
traducendo quella verità soltanto<br />
accennata. La risalita<br />
verso l’orizzonte etico è infatti<br />
difficile e rischiosa, poiché<br />
l’orizzonte etico e le sue<br />
verità si offrono unicamente<br />
come traccia ed enigma, mai<br />
come fenomeno o come principio.<br />
S.N.<br />
Il 7 e l’8 dicembre 1996, presso<br />
l’Università di Parigi I “La Sorbonne”,<br />
il Collège International<br />
de Philosophie di Parigi, in collaborazione<br />
con Danielle Cohen-<br />
Levinas, ha promosso due giornate di studio<br />
sul tema: “Emmanuel Levinas: Visage et<br />
Sinaï” (Emmanuel Levinas: volto e Sinaï). Il<br />
convegno ha voluto essere un omaggio all’opera<br />
di Emmanuel Levinas, ponendo al<br />
centro del dibattito il tema della responsabilità<br />
e dell’etica come filosofia prima.<br />
A partire da opere come Totalità e infinito<br />
(1961) e Altrimenti che essere o al di là<br />
dell’essenza (1974), l’etica levinasiana pone<br />
come concetto decisivo l’Altro, iscritto sul<br />
“volto” dell’altro come luogo di “insonnia”,<br />
come esperienza concreta che destina<br />
e ossessiona, che elimina le razionalità e le<br />
certezze classiche e mantiene viva un’inquietudine<br />
fondamentale. L’etica, che fonda<br />
“l’umanesimo dell’altro uomo” come<br />
alternativa alla metafisica, si ricollega<br />
in Levinas alla “escatologia profetica<br />
della Bibbia” e costituisce la posta di<br />
una doppia e simultanea fedeltà ai Greci<br />
e agli Ebrei. Se Levinas, infatti, respinge<br />
l’etichetta di “pensatore ebreo” o di “pen-
satore” religioso, lo studio del Talmud<br />
ha avuto sicuramente un ruolo in questo<br />
suo spostamento del discorso filosofico<br />
verso un’alterità assoluta, con il prevalere<br />
dell’etica sull’ontologia.<br />
Aprendo la serie degli interventi, Jacques<br />
Derrida, che in questi ultimi due anni sta<br />
sviluppando una riflessione sui concetti di<br />
ospitalità/ostilità proprio in riferimento alla<br />
filosofia levinasiana, ha delineato la concezione<br />
etico-politica di Levinas in alcune<br />
lezioni talmudiche (Nouvelles lectures talmudiques,<br />
Ed. de Minuit, Parigi 1996),<br />
parlando di Sinaï come metonimia dell’ospitalità,<br />
come luogo offerto al popolo<br />
eletto per essere accolto e per accogliere i<br />
Comandamenti e il patto con Dio. Sinaï<br />
anche, però, come frontiera tra la guerra e<br />
la pace, tra Israele e le altre nazioni; come<br />
luogo di fraternità, umanità e ospitalità<br />
offerto allo straniero, che appare come il<br />
“terzo”, l’“illeità” che si inserisce nel patto<br />
privilegiato tra il popolo d’Israele e Dio, ed<br />
esige dal primo la responsabilità per sé<br />
come altro, ponendo la questione della giustizia.<br />
Il popolo eletto «non abita a casa<br />
sua», ma è ospitato e per questo deve ospitare,<br />
essendo a sua volta ospite. Come<br />
trascendenza e “volto” che viene accolto<br />
da Israele e accoglie nella Terra promessa<br />
e nella Torah, Dio è il punto di partenza<br />
di una “pace eterna”, originaria, che si<br />
rivela come promessa equivoca, “minacciata<br />
e minacciante”, che contiene in<br />
sé la guerra come determinazione negativa<br />
immanente, come traccia testimoniale<br />
della sua originarietà.<br />
In Levinas, dunque, ha sottolineato Derrida,<br />
il punto di partenza è la pace, è l’accoglimento<br />
del “volto” e della Legge, dello<br />
straniero e dell’alterità, è ospitalità dell’Altro<br />
come fondamento dell’etica: una “pace<br />
senza processo”, in cui l’immanenza della<br />
negatività della guerra costituisce la “traccia”<br />
della promessa messianico-escatologica<br />
che dice che «lo stato di pace deve<br />
essere istituito». Per Levinas, ha fatto notare<br />
Derrida, il sionismo ha il compito di<br />
istituire lo Stato di David in quanto stato di<br />
pace, perseguendo un principio che è al di<br />
là di un pensiero puramente politico (inadeguato)<br />
e che “inventa la politica” partendo<br />
dall’etica e dalla Legge. Lo Stato d’Israele<br />
deve “vigilare”, nella promessa minacciata<br />
e minacciante della pace; deve essere<br />
fautore di un diritto cosmopolitico e proteggere<br />
la Torah, che esige quella “Gerusalemme<br />
terrestre” che è il luogo immanente<br />
della pace promessa e compiuta, di un’umanità<br />
della Torah, figura (secondo Derrida)<br />
femminile di ospitalità e dimora, in cui ci<br />
può essere una giustizia integrale.<br />
In Politique après!, ha proseguito Derrida,<br />
Levinas pone la situazione reale dello Stato<br />
d’Israele in una visione della storia escatologica,<br />
fatta di interruzioni, in cui lo Stato<br />
deve avere un ruolo di responsabilità assoluta<br />
ed essere dunque “ostaggio/ospite” di<br />
colui che deve accogliere e ospitare (per es.<br />
il popolo palestinese). La città messianica<br />
PROFILO<br />
dove ci sarà la pace, ha ribadito Derrida,<br />
non è al di là della politica, ma entra nella<br />
politica come elemento trascendente che<br />
apre lo spazio politico stesso. Tra i due<br />
ordini c’è uno iatus, una discontinuità, un<br />
salto messianico a partire dal quale soltanto<br />
può essere assunta una responsabilità per il<br />
“terzo”. La pace supera il concetto del<br />
puramente politico: occorre allora inventare<br />
un nuovo concetto, in cui si rappresenti<br />
la capacità di accoglimento e la responsabilità<br />
assoluta; occorre cioè reinscrivere nello<br />
Stato ciò che è proprio dello Stato messianico.<br />
Nel Sinaï, secondo Levinas, è incorporato<br />
un messianesimo strutturale, e<br />
nella rivelazione del Sinaï si significa il<br />
“volto” come inquietante “interruzione”<br />
messianica e non inizio, che appare senza<br />
apparire e dà la Legge e il Comandamento<br />
di non uccidere, da cui ha origine la pace.<br />
Intervenendo su Dire et dédire (Dire e<br />
disdire), Paul Ricoeur ha posto il problema<br />
del rapporto tra un “Detto”, proprio<br />
dell’ontologia e dell’essere, e un “Dire”,<br />
proprio dell’etica della responsabilità, come<br />
interiorità e attività dei sensi, come sostituzione<br />
e relazione linguistica nella responsabilità<br />
per l’altro, da cui può derivare un<br />
“Detto altrimenti”, che si riferisce ad un<br />
“altrimenti che essere”.<br />
La linguistica dell’ontologia, fondata sulla<br />
semantica dell’enunciato e sulla pragmatica<br />
dell’enunciazione, ha portato, secondo<br />
Ricoeur, ad una nominalizzazione di tutte<br />
le forme del linguaggio e ad una “riduzione<br />
all’identico”, che ha prodotto una predominanza<br />
dell’identità sulla differenza. Levinas<br />
cerca invece un’unità correlativa tra<br />
Dire e Detto, per poter arrivare ad un “Detto<br />
altrimenti” dell’etica. Nella fase preoriginaria,<br />
l’Arché del Dire è qualcosa di<br />
diacronico, è un’“alterità” che si perde nell’identità<br />
della predicazione (nel Detto)<br />
come sincronizzazione “cattiva”, ma può<br />
essere recuperata nella memoria, nella storia,<br />
nel racconto quali operazioni che sincronizzano<br />
questa diacronia attraverso “il<br />
presente della presenza” che è prossimità<br />
dell’Altro. Il pre-originario e pre-memorabile<br />
è diacronia refrattaria a ogni sincronizzazione,<br />
è tempo come dissociazione; ma è<br />
insieme «tempo sincronizzabile della memoria<br />
e della storia», «memoria del rappresentabile»<br />
(la presenza di Autrui), e può<br />
darsi in una sorta di contemporaneità in cui<br />
c’è un recupero della “differenza” nella<br />
prossimità. Secondo Ricoeur, in Levinas vi<br />
è un passaggio dalla nominalizzazione del<br />
Dire all’attività del Detto, una riduzione<br />
del Detto al Dire che serve per l’interruzione,<br />
in cui si ha sostituzione (nella responsabilità<br />
per il prossimo) e ritorno del mondo<br />
nel Dire, che in quanto “Dire altrimenti” è<br />
“significazione del Detto”.<br />
Nel “volto” come individuo, nell’individuo<br />
che si dice, ha rilevato Ricoeur, si pone<br />
per Levinas il problema del rapporto tra la<br />
soggettività e la trascendenza: il Dire della<br />
soggettività, nella proposizione indirizzata<br />
al prossimo come terzo che pone la que-<br />
6<br />
stione della giustizia, è un “Dire senza<br />
Detto”, una demitizzazione del Detto in cui<br />
non si riconosce l’essere, ma la presenza<br />
del prossimo. Il Dire della responsabilità<br />
che reclama giustizia diventa la “significazione<br />
del Detto”; l’entrata del “terzo” che<br />
pone la questione della giustizia porta alla<br />
separazione tra ideologia e verità e al Detto<br />
come “Detto altrimenti”. Si produce così<br />
una sincronizzazione altra rispetto alla sincronizzazione<br />
della predicazione ordinaria,<br />
punto di partenza per il discorso sul<br />
prossimo e la prossimità, in cui ha luogo la<br />
sostituzione e l’iperbole della “passività”<br />
nei confronti d’Autrui.<br />
Con una relazione dal titolo: “Quand le dire<br />
revient de l’exil” (Quando il Dire ritorna<br />
dall’esilio), in cui è emersa l’affinità tra la<br />
struttura della lingua ebraica e il pensiero di<br />
Levinas, Silvana Rabinovich ha affrontato<br />
il tema del Dire come linguaggio dell’etica<br />
di una soggettività in esilio, separata,<br />
per cui «il Dire si deve disdire». Il Dire<br />
è linguaggio senza nome né proposizione,<br />
interiorità diacronica, successione indefinita<br />
del presente, non indifferenza ad Altri<br />
suscettibile di significazione, in cui la prossimità<br />
al “volto” istituisce il rapporto tra il<br />
Dire e il Detto. L’esilio come Golà si rivolge<br />
all’esterno, da cui viene la Rivelazione<br />
come appello a partire dall’esteriorità e<br />
dall’esilio (Galuth) d’Autrui; e proprio in<br />
questo incontro l’esilio della Golà - indicato<br />
nella Cabbala dalla lettera alef, che significa<br />
l’infinito, ciò che non può essere<br />
detto e si rivela nella prossimità del Dire -<br />
viene trasformato dall’infinito (l’alef) che<br />
ha in sé in Redenzione.<br />
Intervenendo su “Ce qui est du monde<br />
futur” (Ciò che è proprio del mondo futuro),<br />
Pierre Bourez ha posto la questione<br />
del rapporto in Levinas tra l’etica come<br />
responsabilità e la redenzione messianica.<br />
Il Messia, portatore dell’era della giustizia<br />
in cui «i saggi potranno dedicarsi allo studio<br />
della Torah», arriverà quando lo si<br />
aiuterà a venire (con l’impegno etico e il<br />
ritorno a Dio); la sua venuta, che è imprevedibile<br />
(è irruzione), non eliminerà il “povero”<br />
e l’ingiustizia sociale, per cui si continuerà<br />
a porre il problema della responsabilità<br />
per l’altro uomo. Nel corso di una<br />
storia messianica che ha visto Auschwitz e<br />
l’annientamento del popolo d’Israele, bisogna,<br />
secondo Levinas, reinterrogare<br />
«l’impotenza di Dio»; e di fronte ad un Dio<br />
“fragile, impedito”, “addolorato e in esilio”,<br />
alla sua “contrazione” nella Creazione,<br />
bisogna opporre la questione della responsabilità<br />
radicale dell’uomo all’interno<br />
di un impegno reciproco tra l’uomo e Dio.<br />
Proprio in questo impegno, ha osservato<br />
Bourez, si istituisce per Levinas un equilibrio<br />
tra Legge e Redenzione.<br />
Nella sua relazione dal titolo: “Levinas,<br />
Heidegger et la politique” Levinas, Heidegger<br />
e la politica), Giorgio Agamben ha<br />
parlato di un’assunzione, nel Levinas che<br />
si confronta con Heidegger in De l’evasion<br />
(1935), dell’essere dell’uomo come pura
vita biologica (vita nuda), come eredità<br />
biologica, il cui compito storico consisterebbe<br />
nell’aprire uno spazio politico in cui<br />
la politica sia esposizione della consapevolezza<br />
dell’assenza di un ergon dell’uomo.<br />
Invece Stéphàne Mosés, intervenendo con<br />
la relazione “Au delà de la guerre: Rosenzweig<br />
e Levinas” (Al di là della guerra:<br />
Rosenzweig e Levinas), vede in entrambi<br />
questi autori una meditazione sulla<br />
guerra e una conseguente critica della<br />
nozione di totalità, che nel primo porta<br />
ad una dissidenza del Me rispetto a ogni<br />
struttura di totalità (Stato, società, collettività),<br />
mentre nel secondo conduce<br />
ad un ripensamento approfondito dell’idea<br />
di totalità e all’uscita da essa nella<br />
nozione di rivelazione dell’esteriorità<br />
del volto d’Autrui come traccia che appartiene<br />
al dominio dell’infinito. T.T.<br />
Con il titolo significativo “Per un’etica<br />
della memoria”, il 12 gennaio 1997, nella<br />
sede di Palazzo Ducale, il Comune di Genova,<br />
in collaborazione con il centro culturale<br />
“Primo Levi”, l’Università di Roma<br />
“La Sapienza” e l’Università di Genova, ha<br />
dedicato a Emmanuel Levinas una giornata<br />
di studi, presieduta da Flavio Baroncelli.<br />
«Memoria, nel caso di Levinas» - ha commentato<br />
Paolo Vinci, introducendo i lavori<br />
- «non significa tanto conservare il passato,<br />
quanto rompere la definitività di ciò che è<br />
avvenuto». Se la Bibbia, Puskin e Tolstoi<br />
rappresentano le letture cardine, gli studi<br />
condotti nelle Università di Strasburgo e di<br />
Friburgo nel biennio 1928-29 e l’analisi<br />
della fenomenologia di Husserl, ha precisato<br />
Vinci, costituiscono le esperienze di<br />
partenza. Dal 1957 in poi, le letture talmudiche<br />
segnano invece un percorso, in cui<br />
l’intera storia della filosofia viene riletta<br />
attraverso l’ebraismo.<br />
Ponendo l’accento sul tema dell’Alterità,<br />
sul nodo dell’autrui e sul carattere dirompente<br />
dell’incontro con l’altro uomo, Vinci<br />
ha rilevato come secondo Levinas l’aggiramento<br />
dell’Alterità sia compito abituale<br />
dell’uomo adulto, impegnato nella costruzione<br />
autoconservativa della propria identità.<br />
In questo orizzonte, l’Altro cessa di<br />
essere tale e viene sempre sottoposto ad un<br />
rigido processo di identificazione. Nella<br />
topografia dell’identità, simile per Levinas<br />
al “sistema di cicatrici” di cui parla Adorno,<br />
risulta prioritario il ruolo del linguaggio,<br />
che consente il passaggio dall’immediatezza<br />
alla mediazione e nel dizionario<br />
dei nomi permette la neutralizzazione del<br />
soggetto e il controllo dell’Altro. Tuttavia,<br />
ha dimostrato Vinci, per Levinas il linguaggio<br />
può riscattarsi nella dimensione<br />
della responsabilità, secondo la specifica<br />
accezione in cui il dire o la carezza (linguaggio<br />
della prossimità) vengono prima<br />
del detto. Nel saggio dedicato a Paul Celan,<br />
in Nomi propri (1975), Levinas paragona<br />
la poesia ad una stretta di mano e, precedentemente,<br />
in Totalità e Infinito. Saggio<br />
sull’esteriorità (1971), mostra come, nella<br />
PROFILO<br />
traccia della carezza, il soggetto che va<br />
verso l’altro uomo si ricongiunga con se<br />
stesso, affrancandosi dal peso dell’identità.<br />
Nel verso e nella carezza, il massimo di<br />
vicinanza all’Altro, si delinea anche il massimo<br />
di trascendenza e di distanza, oltre la<br />
logica dell’identificazione.<br />
Proprio su “Etica come filosofia prima: la<br />
sfida di Levinas alla tradizione filosofica”<br />
si è sviluppato l’intervento di Francesco<br />
Paolo Ciglia, che ha tuttavia ricordato come<br />
l’esordio del pensiero di Levinas negli anni<br />
Trenta non abbia preso le mosse dall’etica.<br />
A partire da En découvrant l’existence avec<br />
Husserl et Heidegger (Scoprendo l’esistenza<br />
con Husserl e Heidegger, 1949) sino<br />
a Totalità e Infinito. Saggio sull’esteriorità,<br />
si sviluppa un percorso dal senso al nonsenso,<br />
dalla quiete rassicurante dell’ontologia<br />
all’inquietudine di una dimensione<br />
preteoretica, colta nella tonalità del disumano<br />
e dell’orrore. Per Levinas, ha osservato<br />
Ciglia, il progetto da compiere è uscire<br />
dall’Essere e andare oltre i confini della<br />
soggettività, paradossalmente filtrata attraverso<br />
una serie di figure traumatiche,<br />
anti-etiche per eccellenza, come l’Alterità<br />
senza volto della Morte, l’Eros o l’impossibilità<br />
di fusione tra soggetti e il dissidio<br />
della paternità. Dopo aver sferzato il solipsismo<br />
nei suoi tratti costituitivi, ciò che per<br />
Levinas resta da realizzare è la costruzione<br />
di una nuova etica, in cui la disuguaglianza<br />
tra persone conduca alla responsabilità verso<br />
chi si trova in condizioni di indigenza o<br />
di disparità.<br />
La relazione di Benedetto Carucci sul<br />
tema: “Le radici ebraiche dell’alterità” ha<br />
messo in evidenza come il tentativo di<br />
conciliare l’ebraismo, presunta religione<br />
dell’unità, con il pensiero dell’Alterità di<br />
Levinas rappresenti una falsa questione. Se<br />
infatti si rilegge con attenzione tutta la<br />
tradizione della cultura ebraica, non si può<br />
non rilevare la costante presenza di relazioni<br />
duali, in cui i termini risultano irriducibili<br />
a ogni tentata sintesi o mediazione.<br />
Dalle letture talmudiche di Levinas, appare<br />
chiaro come la dimensione della scissione<br />
e dell’alterità sia presente pure nella struttura<br />
fisica del tribunale ebraico, in cui un<br />
giudice deve essere posto sempre di fronte<br />
ad un altro giudice, nell’esercizio costante<br />
dello sguardo. Nella mistica ebraica, il<br />
mondo è “altro” rispetto a Dio, che si ritrae<br />
per consentire l’esistenza dell’universo. Tra<br />
uomo e Dio non c’è mai inglobamento o<br />
sovrapposizione, ma costante risulta la tensione<br />
di uno spazio vuoto tra i due termini,<br />
come Levinas tematizza in Totalità e Infinito.<br />
In questo contesto, la massima punizione<br />
per il soggetto consiste nell’essere<br />
riassunto e ridotto a Dio. A confermare la<br />
presenza della dualità, ha proseguito Carucci,<br />
la continua successione di discussioni<br />
nel Talmud è scandita dall’impossibilità<br />
della mediazione. Sulla medesima lunghezza<br />
d’onda, Levinas riformula la tradizione<br />
rabbinica, proponendo una dialettica nonhegeliana,<br />
in cui vive il contrasto tra due<br />
7<br />
punti di vista, al di fuori di ogni fusione.<br />
Sui nessi tra la tradizione ebraica e il pensiero<br />
di Levinas è intervenuto Franco Camera<br />
con la relazione “L’interpretazione<br />
infinita: Levinas lettore del Talmud”, che<br />
ha posto in primo piano il progetto levinasiano<br />
di tradurre il particolarismo ebraico<br />
nel linguaggio universale di una filosofia<br />
che si serve di concetti. Considerando il<br />
Talmud come la fonte di cui tutte le filosofie<br />
si nutrono, Levinas risale dalle questioni<br />
rituali alla domanda filosofica fondamentale<br />
sul significato ultimo dell’uomo<br />
nel mondo. In Quatres lectures talmudiques<br />
(Quattro letture talmudiche, 1968) e<br />
in Du sacré au saint. Cinques nouvelles<br />
lectures talmudiques (Dal sacro al santo.<br />
Cinque nuove letture talmudiche, 1977),<br />
sviluppando un terzo livello di interpretazione<br />
della Bibbia, che segue l’esegesi<br />
Michna e l’interpretazione rabbinica, Levinas<br />
sostiene che se il testo talmudico è un<br />
continuo combattimento intellettuale in cui<br />
i soggetti sono ascoltati non per quello che<br />
dicono ma per quello che fanno, anche<br />
l’interpretazione del testo deve possedere i<br />
caratteri di libertà, invenzione e audacia,<br />
evitando le decodificazioni univoche e collocandosi<br />
in quel processo di traduzione<br />
infinita che indica la trasmissione della<br />
parola di Dio. In quest’ottica, il Talmud<br />
diviene una sorta di Lebenswelt (mondo<br />
della vita), universo di natura pre-filosofica,<br />
gamma di materiali dell’esperienza, su<br />
cui si innesta la riflessione rigorosa.<br />
A questa serie di relazioni hanno fatto<br />
seguito alcune proposte interpretative sul<br />
tema: “Filosofia della Morte come Filosofia<br />
della Vita”. Partendo da un’ampia ricognizione<br />
delle lezioni tenute da Levinas<br />
alla Sorbona negli anni 1975-76, Raffaella<br />
Di Castro ha dimostrato come per Levinas<br />
la morte superi la logica binaria e consenta<br />
una realizzazione del principio del terzo<br />
escluso, in un processo in cui la vita continua<br />
nella morte e la morte è presente nella<br />
vita. Di fronte a uomini ridotti a maschere<br />
mortuarie e somiglianti ad animali impagliati,<br />
compito dell’etica come filosofia<br />
prima è conservare alla morte il suo mistero,<br />
la sua energia dirompente, contro ogni<br />
schema di assimilazione e di neutralizzazione<br />
del dolore.<br />
“Pensare la morte a partire dal tempo: Levinas<br />
e Heidegger” è stato il percorso proposto<br />
da Paolo Vinci. Dal Fedone di Platone,<br />
prima grande trattazione del tema della<br />
morte, al pensiero contemporaneo la filosofia,<br />
secondo Levinas, ha tentato di esorcizzare<br />
l’angoscia di fronte al non-senso<br />
della morte con uno “stoicismo sublimante”.<br />
Procedendo oltre questa prospettiva,<br />
Levinas intende superare anche quella dimensione<br />
che per Heidegger caratterizza<br />
l’Essere-per-la morte di ogni soggetto. Non<br />
dalla propria morte occorre partire, ma<br />
dalla morte d’Altri, che ci lascia senza<br />
risposta e che ci pone di fronte ad una nonesperienza<br />
più profonda di qualsiasi esperire,<br />
comunicandoci il linguaggio della re-
sponsabilità. L’unicità e l’insostituibilità<br />
dell’Essere-per-la morte heideggeriano rappresentano,<br />
secondo Levinas, una cattiva<br />
unicità, meccanismo che isola, tentando di<br />
esercitare «un potere su ciò che toglie ogni<br />
potere». La morte di Altri, ha osservato Vinci,<br />
sollecitando la nostra responsabilità, sostituisce<br />
all’etica dello scambio biunivoco, che si fonda<br />
sul dialogo, sul riconoscimento e sull’amore, la<br />
visione della non-reciprocità, in cui l’Altro è<br />
“un fuori” e la tonalità dell’angoscia, ultimo<br />
conatus essendi, si tramuta nell’accettazione di<br />
chi non può più parlare con noi. Criticando la<br />
concezione del continuum temporale di Heidegger,<br />
Levinas propone la diacronia,<br />
la discontinuità di una relazione<br />
con ciò che “non è ancora”, in un<br />
esplicito richiamo alle posizioni di<br />
Ernst Bloch.<br />
Dopo la relazione del rabbino<br />
Amos Luzzatto, “La morte nella<br />
tradizione ebraica”, il convegno<br />
si è concluso con una tavola<br />
rotonda su “Etica e responsabilità<br />
nella società contemporanea”.<br />
Antonio Balletto, Flavio Baroncelli,<br />
Franco Becchino e Giuseppe<br />
Momigliano, oltre ad Adriano<br />
Sansa (sindaco di Genova),<br />
hanno discusso sulla distinzione<br />
tra etica laica ed etica dell’obbedienza.<br />
Dopo secoli di contrapposizioni,<br />
nell’epoca del postmoderno,<br />
l’etica laica corre il<br />
rischio di convertirsi in una sorta<br />
di etica della sottomissione, traducendo<br />
il principio di responsabilità<br />
nella voce rassicurante delle<br />
norme. Per questo, occorre ripartire<br />
da Levinas, che ha sempre<br />
combattuto qualsiasi morale<br />
dell’obbedienza in favore di una<br />
“responsabilità terribile”, in cui<br />
l’impegno del singolo per altri fa<br />
paura e promette poche soddisfazioni.<br />
Contro le morali utilitaristiche<br />
e i sistemi di negoziazione<br />
dell’agire (da Habermas a<br />
Rawls), il pensiero di Levinas<br />
lancia una provocazione alla società<br />
contemporanea: riproblematizzare<br />
l’etica, evitando di<br />
estinguere il conflitto e la sofferenza.<br />
G.A.<br />
Pubblicate poco<br />
Attualità<br />
dopo la morte,<br />
di Levinas:<br />
una serie di tre<br />
le pubblicazioni<br />
Nouvelles lectures<br />
talmudiques<br />
(Nuove letture<br />
talmudiche, Ed.<br />
de Minuit, Parigi<br />
1996) raccolgono<br />
scritti risalenti,<br />
il primo, al<br />
1974, gli altri due alla fine degli anni Ottanta.<br />
Al commentario al testo talmudico, genere<br />
di scrittura tra l’orale e lo scritto, collauda-<br />
PROFILO<br />
to fin dagli anni Sessanta, Emmanuel Levinas<br />
affida dunque la propria ultima riflessione.<br />
Già altre volte, parallelamente<br />
alla pubblicazioni di opere maggiori, Levinas<br />
aveva dato forma scritta (Quatres lectures<br />
talmudiques, 1968; Du Sacré au saint,<br />
1977; L’au-delà du verset, 1982; À<br />
l’heure des nations, 1988) alle periodiche<br />
conferenze tenute presso il Collegio degli<br />
intellettuali ebrei di Francia, di cui certamente<br />
era stato uno degli animatori più<br />
vivaci. Alla necessità, particolarmente avvertita,<br />
di ricostruire, dopo la tragedia della<br />
Shoà, uno spirito e una cultura ebraiche, di<br />
Marc Chagall, I cancelli del cimitero (part.,1917)<br />
riannodare il filo di una tradizione straziata<br />
dall’olocausto, Levinas univa infatti la convinzione<br />
che, in particolare dopo il trauma<br />
di Auschwitz, la tragedia del popolo ebraico<br />
dovesse assurgere a metafora dell’intera<br />
condizione umana.<br />
Nonostante il carattere in qualche modo<br />
esoterico di questi testi, che ne ha per un<br />
certo tempo limitato la diffusione, proprio<br />
dal rapporto costante, anche se discreto e<br />
improntato al massimo pudore, con la tradizione<br />
ebraica, Levinas trae continua ispirazione,<br />
facendone la fonte e, diremmo, il<br />
punto di vista a partire dal quale mettere<br />
alle strette quella razionalità, dominante<br />
del mondo e del pensiero occidentale, di<br />
8<br />
cui egli intendeva mostrare l’infondatezza<br />
- l’impossibilità di essere prima - e la<br />
sterilità - l’incapacità di generare l’etica,<br />
ovvero l’autentica relazione con l’Altro nel<br />
rispetto del suo mistero e della sua distanza.<br />
Di fatto, la riflessione di Levinas è<br />
venuta snodandosi attraverso una doppia<br />
origine: la razionalità occidentale, la filosofia,<br />
da una parte, e, dall’altra, la saggezza<br />
ebraica, che nel Talmud, testo profetico per<br />
eccellenza, trova l’inesauribile materia di<br />
una perenne messa in discussione dell’egologia<br />
in nome del carattere creaturale dell’umano.<br />
Proprio questo incontro tra Grecia<br />
e Gerusalemme, tra razionalità<br />
occidentale e religiosità,<br />
Levinas ha voluto mettere in<br />
scena in queste sue ultime letture<br />
talmudiche.<br />
In esse viene innanzitutto posta<br />
la questione del rapporto tra<br />
giudizio divino e giudizio umano<br />
o, in altri termini, tra trascendenza<br />
e immanenza. Qui,<br />
l’immanenza - l’ottimismo della<br />
ragione, cifra della filosofia<br />
occidentale ma anche del senso<br />
comune - viene radicalmente<br />
ridimensionata dall’Etica, che<br />
non è una regione dell’ontologia,<br />
ma il disinteresse di sé che<br />
nasce solo dal traumatismo del<br />
rapporto con l’Altro; d’altra<br />
parte, l’alterità della trascendenza<br />
non è intesa nel senso di<br />
una divinità soprannaturale e<br />
onnipotente, ma come profetismo<br />
(altrove tradotto con creaturalità),<br />
voce che richiama alla<br />
responsabilità assoluta verso<br />
l’Altro. Nel profetismo si raccolgono<br />
i due termini del rapporto<br />
- extra razionale ed extra filosofico<br />
- con la trascendenza: l’alterità<br />
dell’altro uomo - lo “straniero”,<br />
a cui devo tutto - e la<br />
tradizione straniera del Talmud.<br />
Nell’incontro tra Grecia e Gerusalemme,<br />
tuttavia, emerge<br />
anche la questione della dimensione<br />
del politico, spesso oscurata<br />
nelle opere maggiori dall’accento<br />
sull’asimmetria della<br />
relazione con l’Altro. Il riequilibrio<br />
dell’asimmetria nel rapporto sociale<br />
è affidato da Levinas al commento del<br />
dialogo, narrato nel Talmud, tra Alessandro<br />
il Macedone, allievo di Aristotele e<br />
personificazione dello Stato, e i savi ebrei:<br />
un testo in cui riappare nella sua radicalità<br />
l’argomentazione levinasiana contro la tirannia<br />
di ogni dimensione sincronica - lo<br />
stato, la storia come potere anonimo, - e in<br />
favore della democrazia come il minore dei<br />
mali a fronte dell’an-archia - assenza di<br />
principio e di fondamento di un soggetto<br />
che è sempre in ritardo su se stesso, perché<br />
fondato dal rapporto con l’Altro - di cui la<br />
legge ebraica è portatrice. È forse la radicalità<br />
di un’obbligazione che genera solo
un’obbligazione ulteriore, fino all’accettazione<br />
“inconfessabile” della morte per l’Altro;<br />
del rifiuto dello Stato in nome dell’unica<br />
autorità non revocabile, la Torah, che<br />
conduce Levinas in queste “letture” a riflettere<br />
sulla discrezione, cui rivendica un<br />
ruolo fondamentale nel delicato sviluppo<br />
del pensiero, sensibile a ogni divulgazione<br />
e volgarizzazione. K.B.<br />
Con uno studio dal titolo: La filosofia di<br />
Levinas. Alterità e trascendenza (Rosenberg<br />
& Sellier, Torino 1996), Giovanni<br />
Ferretti ripercorre le opere principali di<br />
Levinas, individuando il nucleo centrale<br />
della sua filosofia nel duplice obiettivo di<br />
difendere l’alterità dell’Altro e di recuperare<br />
il significato autentico della trascendenza<br />
dopo la crisi della metafisica “ontoteologica”.<br />
La proposta teorica di Levinas<br />
di una fondazione non più ontologica ma<br />
etica della metafisica rappresenta in tal<br />
senso una terza via rispetto all’alternativa<br />
tra la riabilitazione della concezione tradizionale<br />
della metafisica e la difesa della<br />
concezione immanentistica, che ha raggiunto<br />
il suo apice nella teoria di Hegel.<br />
La filosofia di Levinas, osserva Ferretti,<br />
viene formandosi attraverso il confronto<br />
con filosofi come Husserl e Heidegger. Pur<br />
riconoscendo a Heidegger il merito di aver<br />
affermato la priorità dell’«intenzionalità<br />
ontologica della vita affettiva ed effettiva»<br />
rispetto al primato dell’«intenzionalità del<br />
pensiero teoretico» di Husserl, secondo<br />
Levinas l’ontologia heideggeriana resta<br />
tuttavia ancorata ad una visione totalizzante<br />
e onnicomprensiva dell’essere. Al termine<br />
“totalità” Levinas contrappone quello di<br />
“infinito”, che implica la rottura della dimensione<br />
totalizzante attraverso l’irruzione<br />
nell’uomo della relazione etica con l’Altro.<br />
L’altro si presenta come “volto” che<br />
emerge nella sua esteriorità assoluta, staccandosi<br />
dallo «sfondo anonimo dell’essere»,<br />
per richiamare la responsabilità morale<br />
umana. Nell’ambito della concezione<br />
etica levinasiana il concetto di trascendenza,<br />
rileva Ferretti, assume un significato<br />
diverso da quello tradizionale, in quanto<br />
viene situato oltre l’essere. Il volto dell’altro<br />
rappresenta infatti una traccia dell’infinito,<br />
in quanto indica una dimensione enigmatica<br />
che non può essere concettualizzata<br />
secondo i parametri tradizionali ontologici.<br />
Un ulteriore approfondimento di queste<br />
tematiche è offerto dallo studio di Ferdinando<br />
Luigi Marcolungo, Etica e metafisica<br />
in Emmanuel Levinas (Istituto di propaganda<br />
libraria, Milano 1995), che mostra<br />
come l’importanza della filosofia di Levinas<br />
sia dovuta alla riformulazione della<br />
concezione della soggettività in rapporto<br />
sia al pensiero moderno sia all’esistenzialismo<br />
contemporaneo. Per Levinas, infatti,<br />
il soggetto non deve essere identificato<br />
con la pura conoscenza, in quanto si<br />
radica in quella sfera originaria dell’esperienza<br />
che può essere denominata “interiorità<br />
incarnata”. In questo, osserva<br />
PROFILO<br />
Marcolungo, l’intento principale di Levinas<br />
è quello di opporsi alla totalità<br />
hegeliana, che assimila gli individui nell’impersonale<br />
e nel neutro, favorendo la<br />
violenza e la guerra. Nella fenomenologia<br />
di Hegel predomina infatti «l’identità<br />
dell’identico e del non identico», mentre,<br />
secondo Levinas, l’alterità può essere<br />
rispettata solo nella negazione della<br />
sintesi concettuale. M.Mi.<br />
Ne Il testimone del circolo. Note sulla<br />
filosofia di Levinas (Franco Angeli, Milano<br />
1996) Carmelino Meazza mette ulteriormente<br />
in evidenza la critica radicale di<br />
Levinas a quella tradizione di pensiero<br />
occidentale che riduce l’esperienza a sapere<br />
teoretico e ad ansia metodologica, come<br />
elementi fondamentali su cui si fonda la<br />
“finzione del circolo” propria delle filosofie<br />
della totalità. Hegel e Heidegger, secondo<br />
Levinas, portano alle estreme conseguenze<br />
la possibilità di rendere plausibile<br />
questa finzione, riconducendo il rapporto<br />
soggetto-oggetto e tempo-essere ad una<br />
modalità dell’essere; qui la riflessione sul<br />
metodo deve ridursi a metodologia per<br />
permettere il trapasso della soggettività<br />
verso il movimento di assorbimento dell’essere.<br />
Il metodo deve così diventare spazio<br />
della manifestazione dell’essere.<br />
Le filosofie del circolo, osserva Meazza,<br />
sopravvivono per Levinas solo se perdono<br />
il senso autentico della domanda su “che<br />
cos’è l’essere” e sul ruolo di chi la formula.<br />
Da Rosenzweig Levinas eredita il sospetto<br />
che qui si trovi la chiave di volta delle<br />
filosofie del circolo: «movimento interno<br />
che offre la matrice alla parusia dell’Assoluto».<br />
Sia in Hegel, sia in Heidegger, la<br />
rappresentazione del niente riesce a velare<br />
il problema di chi sia colui davanti al quale<br />
questa recita debba rappresentarsi. Le filosofie<br />
del circolo fanno del soggetto della<br />
domanda un capitolo del movimento dell’essere<br />
aprendo a due sole alternative: il<br />
blocco della teoria o l’ermeneutica.<br />
In Sartre, fa notare Meazza, Levinas trova<br />
un alleato nella misura in cui anche questi<br />
si pone il problema di individuare un momento<br />
dell’essere che si sottragga al movimento<br />
dell’essere stesso; un fra-tempo che<br />
si collochi al di là dell’essere contro le<br />
dialettiche di essere e nulla. Tuttavia, Levinas<br />
contesta la libertà radicale di Sartre,<br />
dove il niente diventa la matrice della temporalità<br />
e così la finzione dialettica si ristabilisce<br />
nel tempo. Occorre invece tenere<br />
uniti nello stesso movimento l’evento, e la<br />
durata di questo evento, con il fatto di una<br />
separazione che viene a garantire l’evento<br />
dell’essere. Esiste una “misura” che deve<br />
imporsi sul tempo secondo una verticalità<br />
estranea alla dialettica del tempo stesso e<br />
che non appartiene neppure al soggetto. Il<br />
corpo, secondo Levinas, è l’evento concreto<br />
della relazione tra Io e Sé; la corporeità<br />
è in un punto che anticipa l’apertura dell’intenzionalità<br />
e non è quindi riducibile a<br />
quest’ultima o al sapere.<br />
9<br />
Di fronte al problema di “chi guarda” nel<br />
circolo dell’essere e di cui è necessario<br />
indurre la provenienza dall’al di là dell’essere,<br />
la singolarità cui giunge Levinas, osserva<br />
Meazza, è libera, perché separata in<br />
modo radicale dall’essere e dalla storia.<br />
L’“altrimenti che essere” levinasiano è possibile,<br />
tuttavia, solo tramite un metodo entro<br />
cui possa accadere, un metodo che, a<br />
differenza di quello dialettico, non cancelli<br />
le ombre che il soggetto genera, bensì le<br />
renda queste ancora più evidenti. In questa<br />
prospettiva Levinas affronta lo studio del<br />
rapporto diacronico che si viene a delineare<br />
tra Dire e Detto, nell’analisi dell’imminenza<br />
dell’Altro e della figura del Testimone.<br />
Una ricostruzione genealogica delle tappe<br />
fondamentali del pensiero di Levinas, attraverso<br />
un confronto fra le opere giovanili<br />
e quelle della maturità, è quella offerta da<br />
John Llewelyn nel volume Emmanuel Levinas.<br />
The Genealogy of Ethics (Emmanuel<br />
Levinas. La genealogia dell’etica,<br />
Routledge, Londra-New York 1995). Il<br />
termine “genealogia” è usato qui in varie<br />
accezioni: in una prima richiama la definizione<br />
stessa data da Levinas alla sua ricerca;<br />
in una seconda fa riferimento a quello<br />
che può essere definito l’ordine logico dei<br />
periodi di sviluppo del pensiero di Levinas;<br />
in una terza ricostruisce l’ordine in cui il<br />
Levinas sviluppa storicamente, da un’opera<br />
all’altra, la propria concezione filosofica;<br />
infine, in una quarta, mette in evidenza<br />
il modo in cui la filosofia levinasiana si<br />
rapporta alla tradizione del pensiero filosofico,<br />
con particolare riferimento alla genealogia<br />
della morale di Nietzsche.<br />
La ricerca di Llewelyn si divide in tre parti.<br />
Nella prima s’indaga la questione della scarsezza<br />
o dell’eccesso di fondamento dell’ontologia<br />
in rapporto alla sua possibilità di<br />
porsi come proto-etica, un’etica nell’accezione<br />
levinasiana. A questa situazione<br />
Llewelyn risponde proponendo di affrontare<br />
la questione attraverso una lettura cronologica<br />
dei primi scritti a partire da De l’évasion<br />
del 1935. Qui vengono indagati i temi della<br />
claustrofobia ontologica, della realizzazione<br />
ontica, dell’annuncio del tempo e dell’Altro.<br />
La seconda parte dello studio di Llewelyn si<br />
sofferma soprattutto su Totalité et infini (Totalità<br />
e infinito) del 1961, attraverso un’analisi<br />
del senso del “faccia a faccia”, della<br />
molteplicità dell’alterità e della generazione.<br />
La terza parte analizza Autrement qu’etre<br />
ou au-delà de l’essence (Altrimenti che essere<br />
o al di là dell’essenza) del 1974, con<br />
particolare attenzione per il rapporto fra libertà,<br />
eguaglianza e fraternità, per l’ateologia<br />
e l’ontologia e per l’agorafobia etica.<br />
Dal punto di vista di un approfondimento<br />
critico dei motivi fondamentali del pensiero<br />
di Levinas può valere la raccolta dal titolo:<br />
Ethics as First Philosophy (Etica come filosofia<br />
prima, Routledge, New York-Londra<br />
1995), curata da Adriaan Peperzak, che raccoglie<br />
gli atti di un convegno sullo stesso<br />
tema, tenutosi alla Loyola University di<br />
Chicago nel maggio 1993.
Come sottolinea Adrian T. Peperzak nell’Introduzione<br />
al volume, Levinas ha più<br />
volte sostenuto di non aver mai scritto un’etica:<br />
nella definizione di “etica come filosofia<br />
prima” la parola “etica” mira a qualcosa di<br />
più originario e radicale; indica un punto in<br />
cui la distinzione e l’opposizione fra elemento<br />
etico e teoretico non possono essere né<br />
valide, né possibili. Se l’“etica” è la considerazione<br />
meditata (o teoria) dell’etico, mentre<br />
la “filosofia prima” è la più originaria e<br />
radicale dimensione della teoria, allora etica<br />
e filosofia prima coincidono. Di questa concezione<br />
l’opera di Levinas, osserva Peperzak,<br />
costituisce la testimonianza più evidente.<br />
Il “faccia a faccia” rivela il mio “essere per<br />
l’Altro” e l’inesaustibile responsabilità contenuta<br />
in questa struttura; l’“essere per” non<br />
è semplicemente un principio etico, ma il<br />
luogo di nascita, “pre-originario” o “an-archico”,<br />
di tutte le relazioni teoretiche. Per<br />
quanto il nucleo della filosofia di Levinas<br />
possa essere accostato da differenti prospettive,<br />
vi è alla fine una convergenza nella<br />
relazione fra l’Altro e l’io.<br />
I saggi raccolti in questo volume sono suddivisi<br />
in sei sezioni: 1) descrizioni, 2) etica<br />
come filosofia prima, 3) psichismo, 4) arte,<br />
5) religione, 6) Levinas e Benjamin. Nella<br />
prima sezione, Catherine Chalier analizza<br />
il rapporto fra filosofia ed ebraismo, con<br />
particolare riferimento all’idea di responsabilità<br />
e libertà, mentre Robert Gibbs mette<br />
L’opera di Emmanuel Levinas<br />
Il desiderio<br />
ha attraversato il secolo e la sua<br />
dell’altro<br />
crisi cercando incessantemente<br />
di ricondurre il rigore del discorso<br />
filosofico alla concretezza delle<br />
situazioni umane che nella loro<br />
descrivibilità fenomenologica<br />
di<br />
costituiscono la trama temporale<br />
Fabio Ciaramelli<br />
dell’intelligibile. Muovendo da<br />
questa fondamentale e ricorrente<br />
esigenza di individuare un contenuto che resista alla<br />
forma e che la preceda, si può scorgere nel desiderio<br />
dell’altro la mediazione originaria del tempo come filo<br />
conduttore del pensare levinasiano.<br />
L’ordine proprio del tempo implica infatti l’impossibilità<br />
d’un afferramento istantaneo dell’altro, e la necessità di<br />
accedervi concretamente solo attraverso la tensione ineliminabile<br />
del desiderio. In effetti, è bensì vero che l’intimità<br />
immediata del “faccia a faccia” - la relazione etica<br />
da me all’altro - costituisce per Levinas la sorgente<br />
originaria del senso, che egli nomina addirittura “preoriginaria”<br />
nella misura in cui essa precede l’ordine<br />
ontologico dell’origine articolantesi nel presente della<br />
coscienza. Tuttavia, l’anteriorità o la priorità di questa<br />
immediatezza immemorabile dell’etica - il paradosso<br />
quasi insostenibile d’un immediato al passato (Blanchot)<br />
- è sempre già turbata e quindi interrotta dall’“ingresso<br />
del terzo” - altro dall’altro - “nell’intimità del faccia a<br />
faccia”: ingresso “permanente”, che costituisce «l’origine<br />
stessa dell’apparire, cioè l’origine stessa dell’origine»<br />
(Altrimenti che essere, p. 200). Il che inevitabilmente<br />
PROFILO<br />
in evidenza come il valutare la dimensione<br />
ebraica nell’etica di Levinas richieda una<br />
“sequenza ritmica” di innalzamento e vicinanza.<br />
Charles E. Scott affronta la problematica<br />
del retroterra religioso, vista da un’ottica<br />
post-moderna di un filosofo non ebreo.<br />
Nella seconda sezione, Bernard Waldenfels<br />
e Hugh Miller aprono un dialogo sul<br />
concetto di responsabilità a partire da una<br />
prospettiva fenomenologica, in cui l’interpretazione<br />
levinasiana dell’etica stravolge la<br />
tradizione consolidata. Patricia H. Werhane<br />
analizza criticamente il discorso sull’etica<br />
a partire da un punto di vista analitico in<br />
cui l’asserto centrale è l’individuazione di<br />
una prospettiva normativa priva di costrizioni<br />
metaetiche. Elisabeth Weber concentra<br />
l’attenzione sulla nozione di persecuzione,<br />
mentre, sullo stesso tema, Robert Bernasconi<br />
analizza il paradosso della struttura<br />
della responsabilità nei confronti del proprio<br />
persecutore, sottolineando come Levinas<br />
abbia sviluppato una filosofia che sorge dall’esperienza<br />
non-filosofica dell’essere perseguitati.<br />
Un’analisi del linguaggio viene<br />
delineata da Fabio Ciaramelli, che sottolinea<br />
come Levinas eviti i termini “origine” e<br />
“originario” e utilizzi invece “pre-originario”<br />
o “an-archico” per indicare l’a-priori<br />
che precede la libertà e l’ontologia. Paul<br />
Davies indaga il linguaggio etico levinasiano<br />
in un confronto con Blanchot e Derrida.<br />
Nella terza sezione, Andrew Tallon analiz-<br />
10<br />
za il pensiero di Levinas da un punto di vista<br />
psicologico, soffermandosi sulla fenomenologia<br />
dell’affettività, mentre William J. Richardson<br />
delinea, da un punto di vista psicoanalitico,<br />
un confronto fra la teoria del conscio<br />
e del pre-conscio in Levinas e quella<br />
dell’inconscio di Lacan. La quarta sezione<br />
si compone di un unico saggio, quello di<br />
Edith Wyschogrod, sul rapporto etica<br />
ed estetica.<br />
Nella quinta sezione, Merold Westphal<br />
analizza, attraverso un confronto con<br />
Kierkegaard, il concetto di sospensione<br />
teleologica dell’elemento religioso. Da<br />
un punto di vista metodologico, Theo de<br />
Boer indaga la relazione della filosofia<br />
con la teologia e l’ontologia. Il saggio di<br />
Jill Robbins riaffronta il tema della responsabilità,<br />
soffermandosi sul problema<br />
della “traccia”, mentre Adriaan T.<br />
Peperzak e David Tracy dialogano sul<br />
significato di “trascendenza”. A partire<br />
da Nietzsche e Rosenzweig e dal tema<br />
della “morte di Dio”, John Llewelyn<br />
analizza ciò che Levinas individua col<br />
termine “Dio”, mentre Hent de Vries<br />
delinea una gamma di posizioni, a partire<br />
dai termini “adieu”, “à dieu” e “a-<br />
Dieu”, che pongono Levinas fra Kierkegaard<br />
e Derrida. La sesta sezione, infine,<br />
contiene il saggio di Rebecca Comay su<br />
alcune affinità fra le teorie di Levinas e<br />
quelle di Benjamin. M.B.<br />
attenua l’originaria immediatezza del faccia a faccia, la<br />
quale in tal modo si rivela strutturalmente contaminata<br />
dalla mediazione inevitabile della pluralità umana. Per<br />
accedere all’altro in quanto origine ultima o prima del<br />
senso, il pensiero di Levinas è allora costretto a porre<br />
come originario il ricorso alla dimensione simbolica,<br />
nella quale la relazione etica immediata del faccia a<br />
faccia s’attenua e il volto dell’altro inevitabilmente rimanda<br />
la complessità del sociale.<br />
Fin dall’inizio l’origine si complica, e l’ingresso permanente<br />
del “terzo” ne scompone l’intimità e l’istantaneità:<br />
Levinas vi riconosce la «nascita latente» (ibidem, p. 196)<br />
dell’ordine sempre «indiretto e tortuoso», cioè «simbolico»<br />
(ibidem, p. 77), del sapere.<br />
L’accesso all’origine non può aver luogo in maniera<br />
immediata e diretta, ossia intuitiva, poiché la mediazione,<br />
l’intreccio e la complicazione dell’origine sono originari.<br />
Lo stesso rapporto etico da me all’altro non si dà in<br />
originale - non trascende la mediazione del tempo - dal<br />
momento che la sua paradossale immediatezza ha sempre<br />
già scavalcato i confini del presente. La temporalità del<br />
tempo è senza cominciamento in un presente puro. L’originario<br />
non è mai immediato.<br />
Allora, se è vero che il dire originario o pre-originario è<br />
per Levinas l’immediatezza immemorabile del faccia a<br />
faccia, è altrettanto vero che il suo significato etico<br />
preliminare non si manifesta e non può manifestarsi in un<br />
linguaggio pre-originario, ma sempre e comunque in un<br />
dire correlativo del detto, benché incapace di ridurvisi.<br />
Questa «peripezia mediatrice» del dire (ibidem, p. 9)<br />
attesta la sua temporalità, ed è motivata precisamente
dalla non-coincidenza di immediato e originario, dal<br />
sottrarsi dell’immediato alla manifestazione e dall’impossibilità<br />
di concepire il senso della manifestazione<br />
come ritorno nostalgico all’immediatezza.<br />
Tale impossibilità deriva dalla struttura concreta del<br />
tempo, dalla positività del suo inesorabile trascorrere, dal<br />
sovrappiù di senso della sua trascendenza che non costituisce<br />
in alcun modo una degradazione di una presunta<br />
immediatezza originaria.<br />
È perciò nell’«avvenimento straordinario e quotidiano»<br />
(ibidem, p. 14) del dire irriducibile al detto ma inevitabilmente<br />
connesso alla mediazione del detto che si intravede<br />
ciò che Levinas chiama la “deformalizzazione” della<br />
nozione del tempo. Nella sua concretezza fenomenologica,<br />
il tempo - come si legge all’inizio delle conferenze<br />
pubblicate nel 1948 con il titolo Il tempo e l’altro - «non<br />
è il fatto di un soggetto isolato e solo, ma è la relazione del<br />
soggetto con altri» (p. 8).<br />
Risulta qui decisiva l’irriducibilità della relazione temporale<br />
con l’altro all’ordine ontologico della conoscenza<br />
che aspira essenzialmente all’unità di pensiero ed essere.<br />
La modalità della relazione temporale all’altro non è la<br />
nostalgia dell’unità - la nostalgia dell’immobile di cui il<br />
tempo sarebbe solo la messa in movimento derivata e<br />
privativa - ma il “desiderio”. Un desiderio che però non<br />
persegua l’abolizione della propria tensione grazie al<br />
raggiungimento di ciò che potrebbe soddisfarlo o colmarlo,<br />
che non aspiri cioè alla presunta immediatezza dell’unità<br />
originaria che precederebbe il tempo, poiché<br />
l’ideale di un essere pienamente compiuto, l’ideale dell’eternità<br />
- eterno presente, immobilità dell’Uno - non<br />
può fungere da «paradigma ontologico per una vita, per<br />
un divenire capaci di rinnovamento, di Desiderio, di<br />
società» (Totalità e infinito, p. 223). La trascendenza è il<br />
movimento stesso di questa vita nella sua concretezza, la<br />
sua inevitabile e originaria “ricorrenza” temporale, movimento<br />
che perciò non imita un’eternità immobile che la<br />
precederebbe, nel qual caso il movimento della trascendenza<br />
sarebbe solo un movimento “presunto”, e si risolverebbe<br />
in un ritorno a sé «a partire da un esilio immaginario»<br />
(ibidem, p. 284). Il carattere non-nostalgico del<br />
desiderio - che «non aspira al ritorno, perché è il desiderio<br />
di un paese nel quale non siamo mai nati» (ibidem, p. 32)<br />
-, «presuppone un’esistenza autoctona e non un esilio»<br />
ibidem, p. 61). Nel desiderio dell’altro, che è «la nostra<br />
stessa socialità [...] l’Io si dirige verso Altri in modo da<br />
compromettere la sovrana identificazione dell’Io con se<br />
stesso, di cui il bisogno è soltanto la nostalgia» (La<br />
traccia dell’altro, p. 33). Questo movimento, irriducibile<br />
al conoscere, è la trascendenza stessa dell’etica.<br />
La temporalità del desiderio non è quindi privazione,<br />
degradazione o perdita d’una unità originaria, che<br />
perciò stesso sarebbe fuori del tempo, e nel suo presente<br />
che non passa ne costituirebbe l’origine intemporale.<br />
Levinas rifiuta dunque l’astrazione d’un inizio<br />
puro del tempo nella semplicità puntuale di un istante<br />
non più scomponibile, che, al tempo stesso originario<br />
e immediato, si situerebbe fuori del tempo, costituendone<br />
il limite intemporale.<br />
È dunque la differenza fra l’immediato e l’originario<br />
che deformalizza la nozione del tempo, il quale,<br />
PROFILO<br />
11<br />
prima di essere forma di ogni esperienza, è la<br />
concretezza del nostro esistere, la nostra separazione<br />
dalla totalità, l’insorgenza della ipseità. In<br />
questa concretezza si attuano e si manifestano la<br />
relazione e il movimento necessari all’evento stesso<br />
dell’essere, al suo dispiegarsi.<br />
In tal modo, la radicale temporalità del soggettivo si<br />
ripercuote sull’essere in generale, e costituisce una<br />
vera e propria inversione dell’ordine logico dell’essere<br />
che sempre già presuppone un ordine cronologico a<br />
esso irriducibile. Di conseguenza, la necessità di risalire<br />
incessantemente a questo ordine cronologico, cioè<br />
la necessità di effettuare sempre di nuovo la riduzione<br />
fenomenologica dell’ingenuità iniziale (Altrimenti che<br />
essere, p. 26), attesta il carattere insuperabile e irrecuperabile<br />
del tempo. Non si esce dall’orizzonte del<br />
tempo. Ecco perché la rivendicazione dell’etica come<br />
filosofia prima è avanzata da Levinas come “passaggio”<br />
alla dimensione etica, cioè come movimento<br />
filosofico che non comincia dall’etica ma che trova in<br />
essa la propria meta e il proprio esito. L’anteriorità<br />
dell’etica, il suo primato, è attinto a posteriori, a cose<br />
fatte, après coup. Ma ciò non vuol dire che lo stabilirsi<br />
del primato dell’etica si configuri come un ritorno<br />
all’originario, alle sue presunte immediatezza e coincidenza<br />
con sé, il che significherebbe pensare ancora<br />
una volta il tempo come privazione e degradazione<br />
dell’unità, e il movimento della filosofia come nostalgia,<br />
mal del ritorno, Heimweh. «Anteriore posteriormente»<br />
(Totalità e infinito, p. 173), l’etica si radica<br />
nella separazione o nella ricorrenza dell’ipseità: vi si<br />
radica come desiderio di ciò da cui l’essere separato<br />
non proviene ma verso cui si dirige. L’imprevedibile<br />
novità - la trascendenza - che caratterizza la tensione<br />
del desiderio eccede ogni evidenza immediata non in<br />
virtù di un limite dell’intuizione umana, ma a causa<br />
del sovrappiù della socialità.<br />
L’immediatezza ultima o prima del faccia a faccia, la<br />
cui “intimità” Levinas non smette di rivendicare, considerandola<br />
il presupposto necessario della sua interruzione<br />
o limitazione provocata dall’ingresso permanente<br />
del terzo, a ben vedere non è poi attingibile<br />
immediatamente, ma solo attraverso un lungo itinerario<br />
di ricerca che incessantemente sottrae l’alterità del<br />
volto dell’altro al suo darsi immediato nella “forma”<br />
che tuttavia lo manifesta, per cogliere nel faccia a<br />
faccia la parola del volto. Il volto parla: ciò che<br />
disturba l’ordine logico della totalità, ciò che nella sua<br />
immediatezza interrompe l’origine ontologica, per il<br />
fatto stesso di parlare è sempre già interno all’ordine<br />
originario della mediazione. L’immediatezza della<br />
relazione etica rivendicata da Levinas non è accessibile<br />
immediatamente, non si lascia intuire, non si dà in<br />
originale, ma è già impigliata nel reticolo originario di<br />
un ordine simbolico. Il che, a ben vedere, lungi dall’indebolire<br />
la centralità del desiderio dell’altro, la<br />
conferma e l’esalta, poiché in fin dei conti l’inassumibile<br />
originarietà dell’altro è accessibile solo grazie al<br />
movimento senza ritorno di un desiderio irriducibile<br />
alla nostalgia, in cui si attesta l’esplosione originaria<br />
dell’immediato.
Qualche spunto di riflessione sul-<br />
Separazione<br />
l’eredità di Emmanuel Levinas,<br />
e linguaggio.<br />
soprattutto per quanto riguarda la<br />
Tra Levinas<br />
fase del suo pensiero che culmina<br />
e Rosenzweig<br />
in Totalità e infinito. Saggio sull’esteriorità<br />
(1961, trad. it. Milano<br />
1980), può venire da una breve<br />
di<br />
analisi del suo rapporto con la filo-<br />
Adriano Fabris<br />
sofia di Rosenzweig. Ciò riesce<br />
utile, soprattutto, se vogliamo stabilire<br />
il “luogo”, per dir così, in cui propriamente si colloca<br />
la proposta di Levinas all’interno della tradizione ebraica<br />
del Novecento. Infatti, fra le<br />
molte domande che possono<br />
sorgere davanti alla complessa<br />
opera levinasiana, anzitutto<br />
una richiede di essere<br />
nuovamente sollevata: qual<br />
è lo specifico modello di<br />
ebraismo a cui Levinas propriamente<br />
si riallaccia? O, in<br />
altre parole: qual è l’immagine<br />
del pensiero ebraico che<br />
egli viene a proporre? Tentiamo<br />
di rispondere a queste<br />
domande seguendo, appunto,<br />
il filo conduttore rosenzweighiano.<br />
Sono numerosi, com’è noto,<br />
i luoghi in cui Levinas si<br />
confronta con Rosenzweig.<br />
Il più famoso di essi è la<br />
dichiarazione del debito filosofico<br />
contratto da Levinas<br />
nei confronti della Stella<br />
della redenzione (trad. it.<br />
Casale Monferrato 1985) che<br />
compare nella Prefazione di<br />
Totalità e infinito («L’opposizione<br />
all’idea di totalità che<br />
ci ha colpito nello Stern der<br />
Erlösung di Franz Rosenzweig,<br />
troppo spesso presente<br />
in questo libro per poter<br />
PROFILO<br />
essere citato», p. 26). Rosenzweig,<br />
tuttavia, è subito af-<br />
Emmanuel Levinas<br />
fiancato, nell’elenco dei<br />
riconoscimenti che si trova in questo testo, per un<br />
verso (esplicitamente), dallo Husserl maestro di fenomenologia<br />
e, per altro verso (nell’implicito), dallo<br />
Heidegger maestro di concretezza. Non paia, d’altronde,<br />
troppo singolare questo accostamento di Rosenzweig<br />
alla fenomenologia. Esso è già attuato nel testo<br />
di una conferenza del 1959, poi pubblicata nel 1963 con il<br />
titolo «Fra due mondi» (La via di Franz Rosenzweig) (trad.<br />
it. parziale in Difficile libertà, Brescia 1986; cfr. p. 100:<br />
l’analisi rosenzweighiana della rivelazione, viene qui detto,<br />
«è del tutto simile alle analisi fenomenologiche»). Ciò che<br />
rimane semmai da verificare, e non da accogliere<br />
acriticamente solo perché lo dice Levinas, è se<br />
davvero Rosenzweig risulta (addirittura) “troppo pre-<br />
12<br />
sente” in Totalità e infinito, se lo è fino in fondo, e cosa<br />
significa, propriamente, una tale presenza.<br />
Abbiamo già menzionato lo scritto Fra due mondi come uno<br />
dei luoghi del confronto esplicito di Levinas con Rosenzweig.<br />
A esso va aggiunto, accanto alle molte citazioni<br />
presenti in varie opere levinasiane, il saggio intitolato Franz<br />
Rosenzweig: un pensiero ebraico moderno (tratto anch’esso<br />
da una conferenza, tenuta nel 1964 e pubblicata poi su<br />
rivista nel 1965 e infine nel volume del 1987 Fuori dal<br />
Soggetto, trad. it. Genova 1992). Fra questi due testi (elaborati<br />
uno per il trentennale, l’altro per i trentacinque anni dalla<br />
morte di Rosenzweig, avvenuta il 10 dicembre 1929), molte<br />
sono le analogie, simile è la<br />
struttura, uguali, addirittura,<br />
risultano numerosi passi. Il<br />
nucleo filosofico della Stella<br />
è identificato, in Franz<br />
Rosenzweig: un pensiero<br />
ebraico moderno, nell’affermarsi<br />
di un «legame fra<br />
l’istante vivente della vita<br />
umana e un’Eternità vivente»,<br />
nell’imporsi cioè della<br />
«dimensione della religione»<br />
di contro ad una concezione<br />
filosofica (come ad esempio<br />
quella hegeliana) in cui l’uomo<br />
risulta «imprigionato nel<br />
suo sistema, destinato alla<br />
supremazia della totalità e<br />
dello Stato» (p. 57). Di conseguenza,<br />
l’«attualità» di Rosenzweig,<br />
ovvero il contributo<br />
che egli fornisce all’ebraismo<br />
contemporaneo,<br />
è riconosciuta nella capacità,<br />
incarnata dal popolo<br />
ebreo, di «esistere a parte,<br />
separatamente, nella storia<br />
politica del mondo; di giudicare<br />
questa storia, cioè di<br />
restar liberi nei confronti<br />
degli eventi, qualunque sia<br />
la logica interna che li colle-<br />
ga»: la pretesa, in altre parole,<br />
«di essere un popolo eterno»<br />
(Fra due mondi, p. 116).<br />
La separatezza, intesa come rottura della totalità e come<br />
irriducibilità dell’individuo all’opera (sua propria o della<br />
storia del mondo), è dunque il carattere più proprio dell’ebraismo.<br />
Quel tratto essenziale, che già era stato segnalato<br />
dal giovane Hegel, viene giocato, sulla scia di Rosenzweig,<br />
proprio contro Hegel. Ma separatezza, si badi bene,<br />
non vuole affatto dire qui presa di congedo da qualsiasi<br />
forma di universalità, bensì, piuttosto, attingimento (da far<br />
valere anche su di un piano più prettamente politico) di una<br />
diversa forma di universalità, della quale Rosenzweig, nel<br />
Novecento, si fa portavoce: l’«universalità dell’elezione, di<br />
un particolarismo che esiste a beneficio di tutti» (Franz<br />
Rosenzweig: un pensiero ebraico moderno, p. 63). È dunque<br />
questo il senso etico della separatezza che si ritrova in
Totalità e infinito, questa è l’idea di separazione che in<br />
quest’opera viene sviluppata ad un livello più propriamente<br />
filosofico.<br />
Consideriamo brevemente, di Totalità e infinito, proprio la<br />
parte B che, nella Sezione prima, è dedicata al tema “separazione<br />
e discorso”. Ritornano qui, implicitamente, molti<br />
degli spunti che erano emersi dalla lettura di Rosenzweig.<br />
La separazione «indica la possibilità per un “ente” di<br />
installarsi e di avere un suo destino proprio, cioè di nascere<br />
e di morire senza che il posto di questa nascita e di questa<br />
morte nel tempo della storia universale ne contabilizzi la<br />
realtà» (pp. 53-54). Essa si realizza - allo stesso modo che<br />
in Rosenzweig il sé si definiva nella sua chiusura meta-etica<br />
- secondo la modalità dello psichismo, che nel prosieguo<br />
dell’opera verrà precisato come «sensibilità, elemento del<br />
godimento, egoismo». E tuttavia, proprio nello sviluppo che<br />
subito viene dato, in Totalità e infinito, alla tematica della<br />
separazione (nonché a quella, a essa inevitabilmente collegata,<br />
della relazione) iniziano a emergere sia interessanti<br />
analogie che sostanziali differenze, non solo rispetto all’impostazione<br />
rosenzweighiana, ma anche nei confronti<br />
delle posizioni assunte in proposito da altri pensatori ebrei<br />
del Novecento.<br />
Il punto decisivo del contendere diviene, qui, la questione<br />
del linguaggio. Nel linguaggio, infatti, si realizza un movimento<br />
che permette di collegare quegli elementi che, nonostante<br />
il loro legame, rimangono reciprocamente separati.<br />
Come Levinas dice, il linguaggio attua una relazione «in cui<br />
i termini [della relazione] si “assolvono” dalla relazione -<br />
rimangono assoluti nella relazione». Giacché, «senza questa<br />
assoluzione, la distanza assoluta della metafisica sarebbe<br />
illusoria» (p. 62). E d’altronde, a ben vedere, l’idea di un<br />
linguaggio in cui il rapporto “si fa” pur mantenendo la<br />
separazione è ciò che accomuna tutti i diversi sforzi della<br />
riflessione ebraica del Novecento. La necessità di garantire<br />
una relazione, senza che essa comporti il sacrificio dei<br />
termini fra loro connessi; la necessità di farlo ripensando<br />
radicalmente, sulla base di una rinnovata considerazione<br />
della parola biblica, la nozione di linguaggio, è un compito<br />
che vediamo assunto sia da Cohen che da Buber, sia da<br />
Rosenzweig che dal giovane Benjamin. Nessuna delle<br />
soluzioni proposte da questi pensatori, tuttavia, è accolta, in<br />
effetti, da Levinas. La via che egli percorre, cioè, pur<br />
realizzando anch’essa una possibilità autentica dell’ebraismo,<br />
risulta decisamente diversa da quella degli altri pensatori<br />
ebrei che lo hanno preceduto.<br />
Ciò che è in gioco, nella prospettiva aperta da Totalità e<br />
infinito, non è più soltanto il problematico nesso di separazione<br />
e linguaggio, il fatto cioè che, nel discorso, si mantenga<br />
una separazione pur nel legame che la parola instaura.<br />
Ciò che è in gioco, più propriamente, è il senso stesso di<br />
questa separazione, la sua propria “modalità”. L’attuarsi,<br />
nel linguaggio, di un rapporto di separazione non si dà<br />
all’interno del linguaggio, non è “intralinguistico”, non si<br />
pone in una dimensione “orizzontale” (dimensione che<br />
richiede sempre, cioè, un orizzonte, un contesto che la<br />
ricomprenda); essa si esplicita, piuttosto, “attraverso il<br />
linguaggio al di là del linguaggio”, in una dimensione<br />
“verticale” che mette in questione le parole stesse che la<br />
dicono, che «disfa» (la formulazione è appunto levinasiana)<br />
le forme stesse in cui si offre nel suo farsi.<br />
PROFILO<br />
13<br />
Così, anzitutto in Totalità e infinito, si realizza l’incrocio<br />
dell’orizzontalità della parola parlata, che bisogna pur sempre<br />
attraversare, con la verticalità cui ci rinvia la provenienza<br />
stessa di questa parola, in quanto parola mai completamente<br />
mia, mai dominata e dominabile, ma sempre originata<br />
in altro, in un’alterità che s’impone nell’espressività del<br />
suo volto. La riflessione sul linguaggio delinea dunque un<br />
nuovo senso di separazione, tradito dalle categorie usate da<br />
Cohen e da Buber, non pienamente colto neppure da Rosenzweig:<br />
la separazione di colui che si rivela insieme e prima<br />
del suo rivelarsi in parole, e che tuttavia possiede una sua<br />
espressività - la separazione “etica”. Questo è il punto (la<br />
distinzione fra una separazione che si attua “nel” linguaggio e<br />
una separazione che “attraversa” il linguaggio, mettendone in<br />
luce un altro senso) in cui, a ben vedere, si compie anche<br />
(tenendo conto delle dovute differenze d’impostazione) il «contatto<br />
nel cuore di un chiasmo» fra Levinas e Derrida.<br />
Il tema della trascendenza è certamente<br />
il nucleo centrale della<br />
filosofia di Levinas. Come egli<br />
stesso scrive all’inizio di Altrimenti<br />
che essere, i molteplici<br />
concetti che ha elaborato come<br />
alterità, volto, infinito, temporalità,<br />
linguaggio, soggettività,<br />
prossimità, passività, sostituzione,<br />
ossessione ecc. sono funzio-<br />
Trascendenza<br />
ed enigma<br />
di<br />
Giovanni Ferretti<br />
nali al tentativo di riuscire a «dire la trascendenza», sia pure<br />
«in un Dire affannoso che trattiene il proprio respiro [...]<br />
“dice” prima di riposarsi sul proprio tema» (Altrimenti che<br />
essere, p. 19).<br />
Non si tratta ovviamente più della vecchia trascendenza<br />
“metafisica”, dichiarata morta da Nietzsche o “superata” da<br />
Heidegger, ma neppure di quella nuova forma di trascendenza<br />
teologica che cerca di farsi valere nelle pieghe della<br />
“differenza ontologica” predicata da quest’ultimo; quasi<br />
che Dio potesse nuovamente pensarsi e dirsi una volta che<br />
la verità dell’essere sia stata fatta emergere dall’oblio in cui<br />
è caduta con il pensiero occidentale. Per Levinas, infatti, la<br />
trascendenza autentica si può dire solo se si riesce ad andare<br />
“al di là” dell’intero piano dell’essere, nel campo inesplorato<br />
ed enigmatico dell’“altrimenti che essere”. Ove - è<br />
importante notarlo - l’essere dell’ontologia occidentale che<br />
Levinas intende trascendere è l’essere che coincide con ciò<br />
che si manifesta, dato che gli sarebbe essenziale il venire alla<br />
luce, il presentarsi ad una coscienza. Donde la dichiarazione<br />
programmatica che apre significativamente l’opera sopra<br />
citata: «Intendere un Dio non contaminato dall’essere è una<br />
possibilità umana non meno importante e non meno precaria<br />
di quella di trarre l’essere dall’oblio in cui sarebbe caduto<br />
nella metafisica e nell’ontoteologia» (ibidem, p. 2).<br />
Due sono le vie, tra loro strettamente connesse, lungo le<br />
quali Levinas cerca di andare “al di là dell’essere” per<br />
aprire in qualche modo il campo alla trascendenza teologica:<br />
la via dell’alterità altrui e la via della soggettività<br />
responsabile. La prima è esplorata soprattutto in Totalità<br />
e infinito; la seconda soprattutto in Altrimenti che essere.<br />
Ciò che le accomuna è il fatto che sia l’alterità altrui sia<br />
la soggettività responsabile non si dicono in termini
ontologici, di manifestazione o com-prensione, bensì in<br />
termini di relazione etica. “Altri” è trascendente ogni<br />
nostra presa concettuale, fino al punto di fare esplodere lo<br />
stesso orizzonte trascendentale della coscienza, perché<br />
come “volto” nudo e indigente ci interpella instaurando<br />
una relazione etica che non ha nulla a che fare con la comprensione<br />
o il dominio. Da parte sua, il soggetto responsabile<br />
è tale solo in quanto è caratterizzato dal “disinteresse”;<br />
un termine che Levinas scrive con stacchi, “disinteresse”,<br />
per sottolineare che l’uomo disinteressato si<br />
svincola dall’ambito della logica del conatus essendi<br />
propria degli esseri.<br />
La “signoria” della trascendenza di Altri e la “gloriosa”<br />
testimonianza del soggetto responsabile disinteressato<br />
costituiscono per Levinas il «luogo o non<br />
luogo» ultra-ontologico in cui «Dio può venire all’idea»;<br />
ma ciò può avvenire solo e sempre nel modo<br />
dell’ “enigma”. Una figura, questa, che domina tutto<br />
il discorso di Levinas sulla trascendenza, a partire dal<br />
celebre saggio Enigma e fenomeno del 1965. La trascendenza<br />
divina non può infatti darsi in alcun modo<br />
come fenomeno, cioè come presenza disvelata e tematizzata;<br />
essa ci “visita” bensì nell’elevatezza della<br />
trascendenza altrui o nel Dire-dedizione del soggetto<br />
responsabile, ma ce ne si può avvedere solo quando è<br />
già irrecuperabilmente passata, come ciò che ha scompigliato<br />
tutto l’ordine dei fenomeni d’essere ma senza<br />
lasciare di sé se non la “traccia” di tracce cancellate<br />
per sempre. L’enigma è quindi un «modo di manifestarsi<br />
senza manifestarsi», per semplice accenno; ciò che ci<br />
visita in tal modo può essere riconosciuto solo «se si<br />
vuole», liberamente; infatti non si impone come presenza<br />
disvelata, bensì come «mantenendo l’incognito».<br />
Nell’enigma, osserva Levinas, il “senso esorbitante” si<br />
eclissa nella sua stessa apparizione, perde ogni luce, dato<br />
che ciò che ne resta nel fenomeno lo smentisce, lo<br />
confuta, in qualche modo lo “perseguita”. Per questo,<br />
rifacendosi a Kierkegaard, egli dirà che la verità della<br />
trascendenza non può che essere perseguitata. «Il Dio di<br />
Kierkegaard che si rivela solo per essere perseguitato e<br />
misconosciuto, che si rivela solo nella misura in cui è<br />
inseguito [...] diventa il luogo stesso della verità. [...]<br />
“Verità perseguitata” non è soltanto “consolazione religiosa”,<br />
ma il disegno originario della trascendenza».<br />
C’è una frase di Etica come filoso-<br />
Il principio<br />
fia prima che mi ha sempre, a ogni<br />
giustificazione<br />
(ri)lettura, particolarmente colpito:<br />
«Non già perché l’essere anziché<br />
il nulla, ma in che modo l’essere<br />
si giustifica». Come tutte le tesi<br />
cruciali, anche quella qui indicata<br />
di<br />
sollecita a riflessioni aperte, libere<br />
Sergio Moravia<br />
dall’oggettiva “lettera” del testo.<br />
A me interessa in primo luogo quel<br />
“si giustifica”. Si tratta di un’espressione che, per molti, ha<br />
essenzialmente una valenza fondazionale-cognitiva: un po’<br />
come se, nella frase levinasiana, il filosofo si chiedesse a<br />
quali condizioni l’essere si dà, o si dà da pensare.<br />
Io credo però che si possa proporre anche un’interpretazio-<br />
PROFILO<br />
14<br />
ne diversa sia del verbo che dell’intera frase: un’interpretazione<br />
di tipo etico. Che cosa vuol dire, nel linguaggio<br />
ordinario, “giustificarsi”? Vuol dire cercare le ragioni/<br />
valori che legittimano l’adozione di una certa condotta o di<br />
certe credenze. Da questo punto di vista, in Levinas la<br />
giustificazione potrebbe riguardare i princìpi che permettono<br />
di cogliere e accertare l’essere nella sua verità.<br />
Però, attenzione. Non va trascurato il fatto che nella proposizione<br />
in questione Levinas si interroga non sul modo in cui<br />
l’uomo giustifica il darsi e la verità dell’essere, bensì sul<br />
modo in cui l’essere stesso si giustifica. L’orizzonte è<br />
dunque “ontologico”. Purtuttavia quel verbo mi pare aprire<br />
anche ad un orizzonte, appunto, “etico”. È come se dall’essere,<br />
benché accostato con la consapevolezza della sua<br />
radicale aseità, ci si aspettasse non una pura auto-notifica del<br />
suo darsi, ma un manifestarsi secondo una prospettiva<br />
veritativa e giustificativa: dunque, in più sensi, etica.<br />
Sotto questo profilo, il suggerimento levinasiano pare il<br />
seguente. L’essere non è una res che si proponga in una sorta<br />
di impassibile e autosufficiente evidenza. È, invece, un<br />
principio che deve “avverarsi” attraverso un certo impegno,<br />
attraverso certe modalità. L’(auto)giustificazione dell’essere,<br />
pertanto, si presenta nella forma dell’“evento”, e più<br />
precisamente dell’evento “etico” - se è vero che l’eticità<br />
allude ad un essere/agire che si realizza in rapporto ad un<br />
adempimento secondo giustizia.<br />
Vorrei ora fare un passo innanzi, non tanto a proposito del<br />
pensiero di Levinas quanto a partire da esso. Vorrei proporre<br />
di cogliere nel principio della “giustificazione” dell’essere<br />
la metafora della giustificazione di un altro soggetto. La mia<br />
tesi è che, pur riferendosi all’essere, la frase levinasiana ci aiuta<br />
a pensare allo stesso soggetto umano. Anche l’uomo - soprattutto<br />
l’uomo - è quell’ente che “cerca di giustificarsi”.<br />
Non ho, finora, mai trovato una definizione dell’uomo più<br />
intensa di questa. Essa mi pare più vera perfino di quella<br />
evocata dall’imperitura domanda di Amleto. In effetti l’uomo<br />
non è chiamato - o non primariamente, non esclusivamente<br />
- a scegliere tra l’essere e il non-essere, una scelta che<br />
rischia di passare sopra la testa dei soggetti esistenti (la cui<br />
vita deve cimentarsi con altri interrogativi, forse meno<br />
estremi/fascinosi, ma certo più legati all’aspra realtà intramondana,<br />
fatta spesso di vicende particolari/concrete irriducibili<br />
sia all’essere che al non-essere). L’uomo è chiamato,<br />
invece, a ricercare delle “ragioni” - naturalmente in<br />
un’accezione molto peculiare del termine - del proprio<br />
operari determinato e “locale”. È chiamato, per l’appunto,<br />
a “giustificarsi”, cioè a trovare princìpi che diano una forma<br />
e un contenuto lato sensu morale al suo essere-nel-mondo<br />
e al suo con-essere con gli altri.<br />
Sia ben chiaro: “cercare di giustificarsi” non è sinonimo di<br />
“cercare la giustificazione” - tanto meno di “portare la<br />
giustificazione”. In effetti, queste due ultime espressioni<br />
rinviano ad un orizzonte criteriologico e assiologico “già<br />
dato”: “cercare (o portare) la giustificazione” vuol dire<br />
cercare una “corrispondenza” tra il nostro agire e tavole di<br />
valori “già scritti”, e quindi solo “da ritrovare”. Invece il<br />
perseguimento del “giustificarsi” (dove già la sostituzione<br />
di questo verbo al sostantivo “giustificazione” esprime<br />
l’impegno di un “agire” aperto e dall’esito non garantito)<br />
implica la ricerca di una giustezza etica non nota a priori<br />
entro la complessità - unlawful e amorale - della vita.
Implica, insomma, il navigare a vista di un navigante che<br />
vuole ovviamente arrivare al porto, ma senza conoscere con<br />
precisione l’ubicazione del porto medesimo.<br />
Il principio del giustificarsi si riferisce, in conclusione, ad un<br />
tipo d’uomo da un lato privo di tutori celesti, dall’altro<br />
abitato dall’ineludibile vocazione a interrogarsi, a processarsi,<br />
a mettersi in discussione e alla prova. Come la volontà<br />
di sapere, anche la volontà di giustificarsi è propria di quel<br />
soggetto che, nello stesso tempo, si avverte altro e diverso<br />
rispetto alla realtà che sta attraversando ma che, ciò<br />
nonostante, intende dare “un senso” al proprio viaggio e,<br />
forse, trovare anche un senso “di” tale viaggio.<br />
Levinas<br />
e la filosofia<br />
dell’hitlerismo<br />
di<br />
Bruno Moroncini<br />
PROFILO<br />
Uno dei meriti più grandi di<br />
Emmanuel Levinas consiste<br />
nell’averci offerto, già a partire<br />
dalla metà degli anni<br />
Trenta, la chiave concettuale<br />
per comprendere l’epoca<br />
in cui siamo e circoscrivere<br />
il male di cui soffre il nostro<br />
secolo. È intorno al concetto<br />
di limite e al suo spostamento<br />
che si gioca fra il ’34 e il<br />
’36 la riflessione levinasiana.<br />
Nella filosofia tradizionale,<br />
scrive Levinas nel saggio<br />
sull’“evasione” (De<br />
l’évasion, 1935; trad. it. Dell’evasione,<br />
Reggio Emilia<br />
1984), ciò che per il soggetto<br />
rappresentava il limite della<br />
sua comprensione e del suo<br />
agire era costituito dal mondo<br />
o dal non io: il conflitto si<br />
dava sempre fra l’uomo e<br />
Reparti militari a un discorso del Führer<br />
l’essere, mai fra l’uomo e se<br />
stesso. Anche nella lotta più cruenta, l’uomo non perdeva la<br />
propria autosufficienza, non vedeva messo a rischio l’ideale<br />
dell’identità di sé con sé.<br />
In cosa consiste il cambiamento in atto nel nostro secolo?<br />
Nel fatto, risponde Levinas, che il limite non affetta più il<br />
soggetto dall’esterno, ma s’insedia nel cuore stesso del suo<br />
essere. A essere preso nell’ingranaggio incomprensibile<br />
dell’ordine universale, a essere afferrato dalla mobilitazione<br />
totale non è più l’individuo che non è ancora padrone di<br />
se stesso e che, quindi, lotta contro il mondo per raggiungere<br />
o ripristinare l’autosufficienza, bensì proprio la persona già<br />
libera e autonoma. Essa si vede consegnata irrimediabilmente<br />
alla propria esistenza temporale, al proprio essere qui<br />
e ora. Il soggetto non è più libero di fronte al mondo, ma si<br />
15<br />
scopre incatenato alla propria determinatezza empirica.<br />
L’indiscernibilità fra il soggetto e il suo essere mondano fa<br />
in modo che il limite sia incontrato dall’uomo al suo stesso<br />
interno o che il soggetto sia limite a se stesso. Ciò comporta,<br />
secondo Levinas, una nuova posizione filosofica: se la<br />
filosofia tradizionale dell’Occidente, pur restando legata ad<br />
una prospettiva ontologica, cioè al principio dell’identità<br />
dell’essere, riconosceva tuttavia la differenza fra il soggetto<br />
e il mondo, fra la libertà umana e la brutale opacità dell’ente,<br />
la nuova filosofia dovrà caratterizzarsi per la cancellazione<br />
di quella differenza e per aver posto il limite all’interno del<br />
soggetto. Esiste questa filosofia del nostro tempo, è già stata<br />
pensata? Un anno prima, nel<br />
1934, Levinas aveva pubblicato<br />
un breve testo dal titolo<br />
inquietante: Quelques réflexions<br />
sur la philosophie<br />
de l’hitlerisme (Qualche riflessione<br />
sulla filosofia dell’hitlerismo,<br />
pubblicato su<br />
«Esprit» e riedito in «Les<br />
Cahiers de l’Herne», Parigi<br />
1991, pp. 154-160). L’attacco<br />
ha del folgorante: la filosofia<br />
dell’hitlerismo, vi si<br />
afferma, è una filosofia primaria,<br />
riguarda i fondamenti.<br />
Nessun dubbio che gli<br />
enunciati del nazionalsocialismo<br />
siano miserabili e che<br />
esso non sia nulla di più che<br />
il risveglio di sentimenti elementari.<br />
Ma il punto è che<br />
proprio i sentimenti elementari<br />
nascondono una filosofia,<br />
cioè l’attitudine di un’anima<br />
di fronte al mondo e al<br />
proprio destino. È in questo<br />
senso, dunque, che l’hitlerismo<br />
è una filosofia e mette in<br />
questione i princìpi stessi<br />
della civiltà.<br />
La civiltà europea, scrive<br />
Levinas anticipando i temi<br />
dello scritto sull’“evasione”,<br />
si è basata fino a ora<br />
sullo spirito della libertà:<br />
l’uomo era ritenuto capace di rinnovarsi eternamente.<br />
Da questo punto di vista ciò che caratterizza la civiltà<br />
europea, secondo Levinas, è l’assenza di storia: il<br />
tempo porta infatti con sé l’irreparabile, pone l’uomo<br />
di fronte al fatto compiuto, di fronte allo strapotere di<br />
un passato immodificabile. È evidente, dal punto di<br />
vista di Levinas, che quanto più si resta legati ad una<br />
prospettiva ontologica, tanto più il contrasto tragico<br />
fra la libertà e il tempo si accentua. Di conseguenza,<br />
secondo Levinas, contro l’ontologismo greco, il giudaismo<br />
apporta un messaggio di libertà assoluta: per il<br />
giudaismo la scelta già compiuta non può mai trasformarsi<br />
in un destino: l’uomo conserva sempre una<br />
possibilità di rimetterla in questione.
Il liberalismo moderno attenua solamente l’aspetto drammatico<br />
ed eroico di questa concezione della libertà, ma ne<br />
conserva il nucleo sotto la forma della libertà sovrana della<br />
ragione. Lo strappo con la civiltà europea si ha soltanto<br />
quando la determinazione storico-concreta nella quale l’uomo<br />
si trova a essere cessa di venire concepita come meramente<br />
contingente e costituisce il fondo stesso del suo<br />
essere; quando, in altri termini, l’essenza dell’uomo non<br />
consiste più nella libertà, ma nel suo essere corporeo. Per la<br />
nuova filosofia il corpo non è più un accidente che ci pone<br />
in rapporto con il mondo implacabile della materia, ma ciò<br />
che aderisce, fino all’indiscernibilità, al soggetto. Questa<br />
aderenza vale ormai per se stessa. Il biologico, quindi, con<br />
tutto quel che comporta di fatalità, non è più solo uno dei<br />
possibili oggetti della vita spirituale, ma il suo stesso<br />
cuore. D’ora in poi essere uomini non consisterà più nel<br />
librarsi al di sopra del mondo delle contingenze, bensì<br />
nel prendere coscienza di questo incatenamento originario<br />
e ineluttabile al corpo, nell’assumere e nell’accettare<br />
questo incatenamento. Questa è la filosofia del nostro<br />
tempo: la riduzione della vita spirituale alla vita tout<br />
court, alla nuda vita naturale.<br />
La nota aggiunta da Levinas nel ’91 per la ristampa del suo<br />
scritto svela però l’arcano dell’attribuzione di una portata<br />
filosofica al nazismo: la vera filosofia dell’hitlerismo è, in<br />
realtà, l’ontologismo heideggeriano nella misura in cui la<br />
nozione centrale che lo caratterizza è quella dell’essere per<br />
il quale nel suo essere ne va del suo stesso essere o, come<br />
traduce Levinas, dell’«étre soucieux d’étre», cioè dell’essere<br />
che ha cura dell’essere, che ha dell’essere nient’altro che<br />
i suoi modi d’essere. Come ha notato Giorgio Agamben, che<br />
di recente ha posto l’attenzione sullo scritto levinasiano del<br />
’34 (Homo sacer, Torino 1995, pp. 167-170), nella categoria<br />
della fatticità o della vita fattizia, elaborata da Heidegger<br />
già negli anni Venti, si affermava l’indiscernibilità fra la vita<br />
e le sue situazioni effettive, fra l’essere e i suoi modi<br />
Emmanuel Levinas (Kaunas 1906 - Parigi<br />
1995), dopo essere stato al centro della prima<br />
diffusione della fenomenologia husserliana e<br />
dell’ontologia heideggeriana nella Francia<br />
degli anni Trenta, nell’immediato dopoguerra<br />
s’è imposto come autore di un’opera filosofica<br />
originale che, animata da un costante e<br />
decisivo riferimento alla tradizione ebraica,<br />
si propone di ritrovare nell’etica il senso<br />
ultimo dell’intelligibilità filosofica.<br />
Se negli scritti dell’immediato dopoguerra,<br />
dedicati alla critica dell’anonimato dell’essere<br />
in generale che ingloba e minaccia gli<br />
esistenti (Dall’esistenza all’esistente del 1947<br />
e Il tempo e l’altro del 1948), il primato<br />
filosofico dell’etica è ancora implicito, è con<br />
la pubblicazione di Totalità e infinito. Saggio<br />
sull’esteriorità nel 1961 che esso diventa il<br />
centro della proposta filosofica di Levinas.<br />
Attraverso il rapporto etico con l’altro uomo,<br />
manifestantesi nel suo volto, il sapere filosofico<br />
si apre all’unica esteriorità irriducibile<br />
all’interiorità dell’io. L’etica è l’unica possibile<br />
affermazione della trascendenza.<br />
Ma come dire questa trascendenza dell’Altro<br />
che la filosofia ha inevitabilmente tendenza a<br />
imprigionare nell’immanenza dell’essere? A<br />
PROFILO<br />
Nota biografica e bibliografia italiana delle opere in volume<br />
questo problema è dedicato il secondo opus<br />
magnum di Levinas, Altrimenti che essere o al di<br />
là dell’essenza (1974), in cui il linguaggio adeguato<br />
alla trascendenza si rivela del tutto irriducibile<br />
al linguaggio ontologico proprio della<br />
tradizione filosofica, e non a caso trova un’insostituibile<br />
fonte di ispirazione nel linguaggio etico-religioso.<br />
In questo senso gli scritti “confessionali”<br />
di Levinas, attento studioso del<br />
Talmud e attivo protagonista della ricostruzione<br />
dell’ebraismo dopo lo sterminio (cfr.<br />
soprattutto Difficile libertà del 1963, nonché<br />
negli anni successivi i diversi volumi di letture<br />
talmudiche), hanno anch’essi una decisiva<br />
portata filosofica.<br />
Dopo Altrimenti che essere - opera che ha<br />
consacrato la notorietà di Levinas e l’importanza<br />
del suo pensiero - Levinas ha pubblicato<br />
numerose raccolte di saggi filosofici, tra<br />
cui va almeno segnalato Di Dio che viene<br />
all’idea del 1982, che fornisce non poche<br />
integrazioni alle due opere maggiori.<br />
La traccia dell’altro. Scorciatoie, Pironti,<br />
Napoli 1979.<br />
Totalità e infinito. Saggio sull’esteriorità, Jaca<br />
Book, Milano 1980.<br />
16<br />
d’essere, consumandosi in tal modo le distinzioni dell’antropologia<br />
tradizionale: spirito e corpo, io e mondo, ragione<br />
e animalità. La fatticità non è un nuovo nome per la<br />
contingenza secondo cui qualcosa può essere in un modo o<br />
in un altro, ma indica il carattere deietto dell’uomo: il suo<br />
aver da essere il modo d’essere che gli è toccato d’essere. La<br />
deiezione comporta, quindi, l’assunzione decisa del modo<br />
d’essere o della situazione effettiva in cui l’uomo si trova, la<br />
trasformazione, in altri termini, di ciò che è destino, dote e<br />
fatalità, in compito.<br />
Non è questa la sede per discutere la responsabilità effettiva<br />
di Heidegger nei confronti del nazismo o la corrispondenza<br />
fra il suo pensiero e la filosofia dell’hitlerismo. Quel che<br />
vorremmo suggerire, rendendo in tal modo giustizia a<br />
Levinas, è che, nonostante la sconfitta storica, la filosofia<br />
dell’hitlerismo, individuata dal filosofo francese nell’atto<br />
della sua stessa nascita, è ancora la filosofia del nostro<br />
tempo. Sotto le mentite spoglie di un umanesimo democratico<br />
che afferma il diritto illimitato dell’uomo a “preoccuparsi”<br />
della propria felicità, cioè del suo modo d’essere<br />
mondano e temporale, la filosofia hitleriana continua a<br />
vincere la guerra con la civiltà europea. Vince spostando<br />
ulteriormente il limite: se il corpo, il biologico in quanto tale,<br />
era il limite cui era rimessa irrimediabilmente la libertà<br />
umana, ora è in nome di un’idea stravolta della libertà che<br />
ci si impegna a sfondare i limiti corporei (cfr. G. Frasca, La<br />
scimmia di Dio, Genova 1996). La manipolazione genetica<br />
in tutte le sue forme tende a cancella re i limiti biologici del<br />
corpo - nascita, morte, dolore e godimento - in vista della sua<br />
immortalità e impassibilità. Ma è proprio questa libertà<br />
assoluta di infrangere i limiti biologici, di andare oltre il<br />
corpo naturale e verso il corpo cibernetico e mediale,<br />
che, ben al di là del nazismo storico, consegna definitivamente<br />
l’uomo al proprio corpo e che conferma che il<br />
fondamento della nostra epoca poggia ancora sulla filosofia<br />
dell’hitlerismo.<br />
Quattro letture talmudiche, Il Melangolo,<br />
Genova 1982.<br />
Altrimenti che essere o al di là dell’essenza, Jaca<br />
Book, Milano 1983.<br />
Nomi propri, Marietti, Casale Monferrato 1984.<br />
Etica e infinito. Dialoghi con Philippe Nemo,<br />
Città Nuova, Roma 1984.<br />
Umanesimo dell’altro uomo, Il Melangolo,<br />
Genova 1985.<br />
Di Dio che viene all’idea, Jaca Book,<br />
Milano 1986.<br />
Dall’esistenza all’esistente, Marietti, Casale<br />
Monferrato 1986.<br />
L’aldilà del versetto. Letture e discorsi talmudici,<br />
Guida, Napoli 1986.<br />
Difficile libertà. Scritti sul giudaismo, La<br />
scuola, Brescia 1986.<br />
Dal sacro al santo. Cinque nuove letture<br />
talmudiche, Città Nuova, Roma 1986.<br />
Il tempio e l’altro, Il Melangolo, Genova<br />
1987.<br />
Etica come filosofia prima (in collab. con A.<br />
Peperzak), Guerini e Associati, Milano 1989.<br />
Trascendenza e intelligibilità, Marietti, Genova<br />
1990.<br />
Fuori dal soggetto, Marietti, Genova 1992.<br />
Su Blanchot, Palomar, Bari 1994.
Lo Hegel-Archiv dell’Universi-<br />
Lo Hegel Archiv<br />
tà di Bochum, fondato nel 1958 e<br />
aggregato dal 1968 all’Istituto di<br />
Filosofia dell’Università di Bochum,<br />
è il luogo dove viene elaborata<br />
la nuova edizione completa,<br />
storico-critica, delle opere di<br />
di<br />
Hegel, curata in collaborazione<br />
Christoph Jamme<br />
con la Deutsche Forschungsgemeinschaft<br />
su commissione dell’Accademia<br />
delle scienze del Nord-Reno - Westfalia (Düsseldorf).<br />
La cura di questa edizione nel suo complesso è seguita da<br />
una Commissione-Hegel, appartenente in precedenza alla Deutsche<br />
Forschungsgemeinschaft e attualmente all’Accademia<br />
renano-westfalica. I curatori dei singoli volumi sono di regola i<br />
collaboratori scientifici che lavorano all’edizione, sotto la direzione<br />
di Otto Pöggeler, presso lo Hegel-Archiv (attualmente:<br />
Friedrich Hogemann, Wolfgang Bonsiepen, Hans-Christian<br />
Lucas, Helmut Schneider,<br />
Christoph Jamme, e inoltre il<br />
dr. Köhler e il dr. Gawoll).<br />
La nuova edizione delle opere<br />
di Hegel, si è delineata anzitutto<br />
in base alle carenze delle<br />
edizioni precedenti, in particolare<br />
alle insufficienze dell’“Edizione<br />
dell’associazione<br />
degli amici”, che venne allestita<br />
dagli allievi di Hegel subito<br />
dopo la morte del maestro, e<br />
che condizionò la ricezione di<br />
Hegel fino al XX secolo. Questa<br />
edizione venne approntata<br />
nella più grande fretta, sfruttando<br />
abilmente il grande interesse<br />
per Hegel. Di ciò risentirono<br />
non solo i singoli testi, ma<br />
anche la concezione complessiva.<br />
Poiché l’attività di insegnamento<br />
di Hegel a Berlino<br />
divenne decisiva per la storia<br />
degli effetti della sua filosofia, l’edizione dei corsi corrispondenti<br />
costituì fin dall’inizio il centro dichiarato dell’edizione dell’associazione<br />
degli amici. L’edizione presentava queste lezioni in<br />
una singolare compiutezza: non ne venne solo levigato lo stile<br />
ma si compilarono fonti prime, tarde, autobiografiche e di altro<br />
tipo, senza dare informazioni particolari circa la provenienza dei<br />
materiali e la loro preparazione. L’opera hegeliana che, diversamente<br />
da quella, poniamo, di Kant non aveva avuto in prima<br />
linea una ricezione attraverso gli scritti pubblicati ma anzitutto<br />
attraverso le lezioni, doveva essere canonizzata; doveva apparire<br />
più sistematica di quanto non fosse riuscita allo stesso Hegel.<br />
Gli interventi redazionali e stilistici degli amici nella configurazione<br />
del testo delle opere a stampa di Hegel sono numerosissimi<br />
e sono stati spesso criticati, e così pure il loro<br />
principio della compilazione nelle lezioni e la scelta, rigida<br />
nel suo insieme, dei testi. Gli allievi rendevano omaggio alla<br />
finzione di lezioni che avevano una configurazione definitiva,<br />
che però in Hegel non c’era.<br />
Facendo tesoro dell’esperienza dell’Edizione dell’associazione<br />
degli amici, la nuova edizione completa storico-critica delle<br />
SCHEDA<br />
I luoghi della filosofia<br />
Hegel e Dilthey<br />
a Bochum<br />
a cura di Massimo Mezzanzanica<br />
17<br />
opere di Hegel persegue uno scopo coscientemente modesto,<br />
cioè depurato da ogni “ideologia” estranea all’edizione. Secondo<br />
il modello voluto da Dilthey per l’edizione delle opere di<br />
Kant, la nuova edizione si basa non su un qualsivoglia principio<br />
sistematico ma su un principio rigorosamente storico-evolutivo:<br />
le opere (testi a stampa e manoscritti) non vengono ordinate in<br />
sezioni ma cronologicamente, sulla base di un’interpretazione<br />
storico-evolutiva (sostenuta da metodi di statistica delle sillabe)<br />
della filosofia hegeliana. In base a ciò si delineano di nuovo<br />
grandi gruppi “oggettivi” (“Scritti critici del periodo jenese”<br />
ecc.). Anche questa edizione viene dunque costruita in base a<br />
un’unità di lavoro filologico e filosofico, tuttavia non si tratta più<br />
di sostenere con il lavoro editoriale una determinata “immagine”<br />
della filosofia hegeliana affermandola anche politicamente;<br />
così - diversamente da quanto avviene ad esempio nell’edizione<br />
di Stoccarda delle opere di Hölderlin - anche le note rinunciano<br />
consapevolmente a ogni tipo di aiuto interpretativo e si limitano<br />
a indicare citazioni e letteratura citata, così come le introduzioni<br />
dei curatori hanno come oggetto<br />
solo la descrizione del<br />
manoscritto e la storia dell’origine<br />
del testo. Questo principio<br />
rigorosamente storicoevolutivo<br />
si è finora affermato<br />
anzitutto per quanto<br />
riguarda il periodo jenese,<br />
dove - prendendo le mosse<br />
da una nuova cronologia - si<br />
sono resi possibili prospettive<br />
del tutto nuove sullo sviluppo<br />
del sistema di Hegel.<br />
Dei 22 volumi della I sezione<br />
(“Opere”) ne sono finora usciti<br />
12; da ultimo sono apparsi<br />
nel 1990 il vol. 1 (Frühe Schriften<br />
Teil I, a cura di Friedhelm<br />
Nicolin e Gisela Schüler), il<br />
vol. 3 (Frühe Exzerpte, a cura<br />
di F. Nicolin e G. Schüler), il<br />
vol. 15 (Schriften und Entwürfe<br />
I, a cura di Friedrich Hogemann<br />
e Christoph Jamme) e il vol. 18 (Vorlesungsmanuskripte<br />
II, a cura di Walter Jaeschke). Tra breve dovrebbe uscire il vol.<br />
5 (Schriften und Entwürfe 1799-1808, a cura di Manfred<br />
Baum e Kurt Rainer Meist), mentre è iniziata la preparazione<br />
del vol. 14 (Grundlinien der Philosophie des Rechts, a<br />
cura di Elisabeth Weisser-Lohmann) e del vol. 22 (a cura di<br />
Hans-Christian Lucas e Wolfgang Bonsiepen).<br />
Separatamente dalla I sezione delle “opere” verrà elaborato<br />
l’insieme delle “Lezioni”. È qui che l’eredità dell’Edizione<br />
dell’associazione degli amici si fa sentire in modo più pesante.<br />
Attualmente si sta ancora cercando un criterio di base per il<br />
metodo più appropriato dell’edizione delle trascrizioni delle<br />
lezioni berlinesi di Hegel; è tuttavia certo che la compilazione e<br />
la redazione filosofico-politica degli amici non può essere<br />
ripetuta. Se a essa vada sostituita una pubblicazione puramente<br />
seriale di tutti i manoscritti che sono stati conservati o se sia più<br />
vantaggiosa l’integrazione - suggerita da molte ragioni - di<br />
molteplici trascrizioni dei corsi di un annata in “testi d’annata”<br />
o la sintesi di diverse annate in una connessione progressiva<br />
(come nel caso dell’edizione dell’associazione degli amici, solo
con una più forte considerazione del principio della differenziazione<br />
storico-evolutiva): questo è un problema che non è stato<br />
ancora discusso in tutti i suoi dettagli. Con una serie di edizioni<br />
preliminari di trascrizioni scelte (apparsa presso l’editore Felix<br />
Meiner, Hamburg, a partire dal 1983) vengono attualmente<br />
elaborati modelli di procedimenti adeguati per l’edizione delle<br />
trascrizioni dei corsi all’interno delle Gesammelte Werke. (Una<br />
prima visione d’insieme di tutto il materiale conservato relativamene<br />
ai corsi hegeliani si trova in «Hegel-<strong>Studi</strong>en», 26, 1991).<br />
Accanto all’edizione delle opere hegeliane, la loro interpretazione<br />
costituisce il secondo punto fondamentale del lavoro dell’Hegel-Archiv.<br />
Una serie di convegni ha cercato di elaborare le sue<br />
condizioni interne ed esterne per i diversi campi del filosofare<br />
hegeliano. Una documentazione di questo lavoro si trova nei<br />
volumi collettanei: Homburg von der Höhe in der deutschen<br />
Geistesgeschichte, Frankfurt aber ist der Nabel dieser Erde,<br />
Mainz - Centralort des Reiches, O Fürstin der Heimat! Glückliches<br />
Stutgard (Klett-Cotta, Stoccarda 1981). E anche nelle<br />
opere: Hegels Rechtsphilosophie im Zusammenhang der europäischen<br />
Verfassungsgeschichte (a cura di Hans-Christian<br />
Lucas e Otto Pöggeler, Frommann-Holzboog, Stoccarda 1986)<br />
e Logik und Geschichte in Hegels System (a cura di Hans-<br />
Christian Lucas e Guy Planty-Bonjour, Frommann-Holzboog,<br />
Stoccarda 1989). E inoltre nei volumi Kunsterfahrung und<br />
Kulturpolitik im Berlin Hegels e Welt und Wirkung von Hegels<br />
Ästhetik, entrambi curati da Annemarie Gethmann-Siefert e<br />
Otto Pöggeler (Bonn, Bouvier, 1983/1986). Allo studio del<br />
giovane Hegel sono dedicati i volumi Mythologie der Vernunft<br />
e Weg zum System, entrambi a cura di Ch. Jamme e Helmut<br />
Schneider (Suhrkamp, Francoforte s/M. 1984-1990). All’interno<br />
della serie «Hegel-<strong>Studi</strong>en Beihefte» sono apparsi da ultimo<br />
gli studi di Martin Bondeli (Hegel in Bern) e di Changyang Fan<br />
(Hegels Antigone Deutung). Va inoltre menzionato lo Jahrbuch<br />
für Hegelforschung, a cura di Helmuth Schneider.<br />
Quando Wilhelm Dilthey moriva, il<br />
La Dilthey-<br />
primo ottobre 1911, a causa di un’in-<br />
Forschungsstelle fezione contratta durante una vacanza<br />
presso lo Haus Salegg a Seis am<br />
Schlern, nel Sud-Tirolo, era senza<br />
dubbio annoverato tra i più stimati e<br />
influenti filosofi delle università te-<br />
di<br />
desche. Il suo nome era però poco<br />
Hans Ulrich Lessing<br />
familiare ad un pubblico di più ampie<br />
dimensioni, a cui egli era noto tutt’al<br />
più per la sua celebre raccolta di saggi letterari Das Erlebnis und<br />
die Dichtung (Esperienza vissuta e poesia, 1906), sulla quale si<br />
sarebbero formate intere generazioni di germanisti. Nel mondo<br />
scientifico il nome di Dilthey era legato soprattutto a opere come<br />
il Leben Schleiermachers (Vita di Schleiermacher, 1870), la<br />
grande biografia, che avrebbe fatto epoca, del più importante fra<br />
i teologi protestanti moderni, la Einleitung in die Geisteswissenschaften<br />
(Introduzione alle scienze dello spirito, 1883), la<br />
Jugendgeschichte Hegels (Storia della gioventù di Hegel, 1905),<br />
il saggio Der Aufbau der geschichtlichen Welt in den Geisteswissenschaften<br />
(La costruzione del mondo storico nelle scienze<br />
dello spirito, 1910), e inoltre ad un gran numero di importanti<br />
studi e saggi di filologia, psicologia, pedagogia, poetologia,<br />
storia della letteratura e della cultura, pubblicati in gran parte in<br />
SCHEDA<br />
18<br />
luoghi sparsi, tra cui alcune riviste di difficile reperibilità e i<br />
resoconti delle sedute dell’Accademia delle scienze di Berlino.<br />
Heidegger ha ricordato come, per poter studiare i saggi sistematici<br />
di Dilthey, che non erano altrimenti accessibili, egli tornasse<br />
a casa carico dei pesanti volumi dell’Accademia. Inoltre, una<br />
gran parte dell’opera diltheyana non era ancora stata pubblicata<br />
e giaceva nei grandi armadi pieni di manoscritti dell’abitazione<br />
berlinese del filosofo.<br />
Un compito importante degli allievi che gli erano più vicini<br />
(G. Misch, B. Groethuysen, H. Nohl, P. Ritter) doveva<br />
dunque consistere nel rendere accessibile nella sua connessione<br />
quest’opera scientifica ampiamente dispersa, tanto<br />
significativa quanto stratificata. Il primo volume dell’edizione,<br />
fondata con questo scopo, progettata dapprima in otto<br />
e poi in dodici volumi, delle sue Gesammelte Schriften,<br />
apparve già nel 1914. Lo scoppio della prima guerra mondiale<br />
interruppe i lavori dell’edizione, che proseguì solo<br />
all’inizio degli anni Venti. Questa edizione in dodici volumi<br />
si concluse alla metà degli anni Trenta; il volume X,<br />
contenente il testo dei corsi di etica, venne pubblicato, come<br />
previsto originariamente, solo nel 1958, a cura di H. Nohl.<br />
Se fino a quel momento ci si era preoccupati anzitutto di<br />
presentare in forma conchiusa i testi e i libri essenziali già<br />
pubblicati - con l’eccezione della biografia di Schleiermacher e<br />
della raccolta Das Erlebnis und die Dichtung - a partire dal<br />
volume VII si fece ricorso in misura crescente al lascito inedito<br />
dell’ultimo Dilthey e lo si rese parzialmente noto. Sotto questo<br />
profilo l’edizione non voleva essere un’edizione completa<br />
storico-critica, ma si caratterizzava piuttosto come un’“edizione-officina”<br />
(K. Gründer), cioè un’edizione con cui gli<br />
allievi tentavano di condurre l’opera del maestro ad una<br />
conclusione che era rimasta preclusa all’autore.<br />
All’edizione in dodici volumi seguì, come singola iniziativa<br />
editoriale, la nuova edizione del Leben Schleiermachers, comprendente<br />
un tentativo di ricostruzione del proseguimento<br />
dell’opera in base agli ampi materiali presenti nel lascito, a cura<br />
di M. Redecker (1966-1970), prima che per iniziativa di K.<br />
Gründer diventasse possibile proseguire il progetto delle<br />
Gesammelte Schriften, con l’obiettivo primario di un’utilizzazione<br />
dell’intero lascito manoscritto al fine di poter<br />
ricostruire in modo il più possibile affidabile le intenzioni<br />
filosofico-scientifiche di Dilthey.<br />
U. Herrmann raccolse anzitutto in tre volumi gli articoli sparsi,<br />
redatti da Dilthey nel corso della sua attività di pubblicista.<br />
Mentre qui, sotto il titolo Zur Geistesgeschichte des 19. Jahrhunderts<br />
venivano raggruppati in tre volumi (usciti rispettivamente<br />
nel 1970, nel 1972 e nel 1974) testi già editi, e cioè schizzi<br />
biografici, corrispondenze letterarie, brevi saggi e recensioni,<br />
talora anonimi o firmati con pseudonimi, pubblicati da Dilthey<br />
in giornali e riviste tra il 1858 e il 1908, nei volumi XVIII, XIX<br />
e XX venivano dati alle stampe quasi esclusivamente testi inediti<br />
(soprattutto dal primo e medio periodo della sua attività), che<br />
portavano ad una revisione non inessenziale dell’immagine che<br />
sino ad allora si aveva di Dilthey. Con i volumi XVIII e XIX<br />
veniva intrapresa una ricostruzione genetico-sistematica<br />
della Einleitung in die Geisteswissenschaften, nella quale il<br />
volume XVIII (Die Wissenschaften vom Menschen, der<br />
Gesellschaft und der Geschichte, 1977), curato da H. Johach<br />
e F. Rodi, raccoglieva i lavori preliminari per la Einleitung.<br />
Questo volume presentava soprattutto testi di carattere<br />
gnoseologico e psicologico, legati al cosiddetto “trattato del
1875”, Über das <strong>Studi</strong>um der Geschichte der Wissenschaften<br />
vom Menschen, der Gesellschaft und dem Staat (Sullo<br />
studio della storia delle scienze dell’uomo, della società e<br />
dello Stato), e inoltre una prima, ampia elaborazione della<br />
psicologia descrittiva (ca. 1880). Il volume XIX (Grundlegung<br />
der Wissenschaften vom Menschen, der Gesellschaft und<br />
der Geschichte, 1982), curato ancora da H. Johach e F. Rodi,<br />
intraprese il tentativo di una ricostruzione della parte sistematica<br />
del secondo volume della Einleitung in die Geisteswissenschaften<br />
sulla base dei molteplici materiali che erano stati conservati.<br />
Il volume XX (Logik und System der philosophischen Wissenschaften),<br />
infine, curato da H.-U. Lessing e F. Rodi, offriva una<br />
scelta rappresentativa della trascrizione delle lezioni diltheyane<br />
di argomento sistematico, tra l’altro di quelle sulla logica e sul<br />
sistema delle scienze filosofiche, sulla logica e la teoria della<br />
conoscenza e sul sistema della filosofia, e completa così da<br />
questo punto di vista la ricostruzione del contenuto sistematico<br />
del secondo volume della Einleitung.<br />
Mentre il lavoro che dall’inizio degli anni Settanta si concretizzò<br />
nel proseguimento delle Gesammelte Schriften ebbe un carattere<br />
per così dire obbligatoriamente “secondario”, il filosofo di<br />
Bochum Frithjof Rodi - curatore dell’edizione, insieme a K.<br />
Gründer, a partire dal volume XVIII - riuscì, in condizioni di<br />
grande difficoltà e con un grande impegno personale, a dare<br />
all’edizione delle opere di Dilthey un quadro istituzionale che<br />
rendeva possibile una programmazione a più lunga scadenza.<br />
Così, dal 1983 - l’anno in cui, con una serie di congressi<br />
scientifici, venne ricordato il centocinquantesimo anniversario<br />
della nascita di Dilthey - il lavoro all’edizione delle Gesammelte<br />
Schriften veniva sostenuto da una Dilthey-Forschungsstelle<br />
annessa all’Istituto di Filosofia dell’Università di Bochum.<br />
Questo centro di ricerca è sostenuto finanziariamente dal 1985<br />
come progetto di lunga durata dalla comunità tedesca della<br />
ricerca scientifica. Il compito essenziale di questo piccolo<br />
gruppo (sotto la direzione di Rodi lavorano al momento all’edizione<br />
tre collaboratori scientifici) è naturalmente, accanto all’ulteriore<br />
utilizzazione del lascito di Dilthey, soprattutto il proseguimento<br />
dell’edizione delle opere di Dilthey.<br />
Per le «Gesammelte Schriften» è prevista un’edizione in circa<br />
trenta volumi. I volumi XXI e XXII (Psychologie als Erfahrungswissenschaft,<br />
a cura di G. van Kerckhoven e H.-U. Lessing)<br />
comprenderanno i testi dei corsi e i manoscritti di Dilthey sulla<br />
psicologia. Il volume XXIII (a cura di G. Gebhardt e H.-U.<br />
Lessing) conterrà il corso di Dilthey sulla storia della filosofia e<br />
l’ultima redazione del suo Grundriss der allgemeinen Geschichte<br />
der Philosophie. Gli studi diltheyani sulla storia della<br />
letteratura e sulla poesia verranno presentati, con il titolo Dichter<br />
als Seher der Menschheit e Das Erlebnis und die Dichtung nei<br />
volumi XXIV e XXV (a cura di G. Malsch). Il volume XXVI<br />
(a cura di G. Kühne-Bertram e F. Rodi) è stato concepito come<br />
integrazione al volume VII (Der Aufbau der geschichtlichen<br />
Welt in den Geisteswissenschaften) e dovrà contenere, sotto il<br />
titolo Späte Fragmente zur erkenntnistheoretischen Logik und<br />
Lebensphilosophie, tutti i relativi manoscritti di carattere sistematico<br />
redatti da Dilthey a partire dalla metà degli anni novanta.<br />
La conclusione dell’edizione sarà infine costituita dalla pubblicazione,<br />
in tre o quattro volumi, della corrispondenza diltheyana,<br />
a cura di K. Chr. Köhnke e H.-U. Lessing. È programmata<br />
un’integrazione dell’edizione delle lettere con una serie di<br />
“documenti sull’attività universitaria e accademica di Dilthey”,<br />
e con una relazione conclusiva, che conterrà anche un<br />
SCHEDA<br />
19<br />
indice completo dei materiali che fanno parte del lascito.<br />
Per il mese di dicembre 1996 è annunciata la pubblicazione del<br />
volume XXI, recante le Vorlesungen zur Psychologie und<br />
Anthropologie (ca. 1875-1894) e contenente una documentazione<br />
ampia, ma il meno ridondante possibile, dell’attività<br />
didattica di Dilthey a Breslavia e a Berlino, sulla base di tutte le<br />
trascrizioni che si sono conservate dei suoi corsi sulla psicologia<br />
e sull’antropologia nel periodo 1875-1894. Il volume successivo<br />
(Manuskripte zur Genese der deskriptiven Psychologie, ca.<br />
1880-1896) tenterà, sulla base dei numerosi manoscritti di<br />
ricerca, una ricostruzione genetico-sistematica della psicologia<br />
diltheyana dai tardi anni settanta fino all’interruzione provvisoria,<br />
nel 1896, delle sue indagini di psicologia.<br />
Accanto al lavoro ai singoli volumi dell’edizione, la Dilthey-<br />
Forschungsstelle collabora a diverse edizioni straniere dell’opera<br />
di Dilthey. Così F. Rodi cura, con R. Makkreel, la traduzione<br />
americana (Selected Works), programmata in sei volumi, di cui<br />
ne sono usciti finora due. Stretti contatti esistono con gli studiosi<br />
che lavorano alla traduzione francese, diretta da S. Mesure e H.<br />
Wismann, di cui sono finora stati pubblicati tre volumi, e con i<br />
traduttori che progettano l’edizione russa. Vi sono inoltre stretti<br />
collegamenti con traduttori e studiosi di Dilthey italiani e<br />
giapponesi. In questo senso la Dilthey-Forschungsstelle di<br />
Bochum è diventata un punto di passaggio di studiosi di Dilthey<br />
tedeschi e stranieri. Qui sono a disposizione degli studiosi, tra<br />
l’altro, fotocopie o prime trascrizioni di ampie parti non<br />
ancora pubblicate del lascito e una raccolta della corrispondenza<br />
finora acquisita (circa duemila lettere).<br />
Strettamente legato alla Dilthey-Forschungsstelle è il Dilthey-<br />
Jahrbuch für Philosophie und Geschichte der Geisteswissenschaften,<br />
curato da F. Rodi, di cui dal 1983 sono usciti nove<br />
volumi. Esso non è solo una piattaforma della ricerca internazionale<br />
su Dilthey, ma anche uno spazio di discussione e documentazione<br />
su tutti gli aspetti che riguardano la teoria e la storia delle<br />
scienze dello spirito. Accanto a contributi agli studi diltheyani,<br />
alla pubblicazione e all’anticipazione di testi inediti e ad una<br />
bibliografia continuamente aggiornata della letteratura secondaria<br />
su Dilthey, nello Jahrbuch si trovano studi dedicati alle più<br />
diverse questioni filosofiche e storiche relative ad una teoria<br />
delle scienze dello spirito, e in particolare studi e documentazioni<br />
sul complesso ambito delle relazioni tra la filosofia della vita<br />
della scuola diltheyana di Göttingen e la fenomenologia. Gli<br />
ultimi volumi avevano come centro tematico “Hans Lipps”<br />
(vol. 6, 1989), “Josef König e Helmuth Plessner” (vol. 7, 1990-<br />
91), “Hans-Georg Gadamer” (vol. 8, 1992-93) e “La psicologia<br />
di Dilthey” (vol. 9, 1994-95). Nella parte dello Jahrbuch relativa<br />
alla documentazione sono state pubblicate in prima edizione, o<br />
ripubblicate dopo il loro esaurimento, opere (e lettere) di<br />
importanti autori, quali H. Lipps, M. Heidegger, J. König, H.<br />
Plessner, H.-G. Gadamer, J. Ortega y Gasset e J. Ritter. L’ultimo<br />
volume pubblicato (10, 1996) tratta attraverso saggi e<br />
documentazioni il tema “Dilthey e Kant”.<br />
Accanto a ulteriori ricerche storico-sistematiche sull’opera di<br />
Dilthey l’interesse degli studiosi raccolti nella Dilthey-Forschungsstelle<br />
è recentemente rivolto in particolare all’indagine<br />
della scuola di Dilthey (Misch, Nohl, Bollnow) e ai suoi rapporti<br />
con la fenomenologia in senso ampio. I punti nodali del lavoro<br />
sono tra l’altro costituiti dalle impostazioni di una logica ermeneutica<br />
in H. Lipps e in G. Misch, dalla filosofia di O.F. Bollnow,<br />
dalla filosofia dei sensi di H. Plessner, da Heidegger e dall’ermeneutica<br />
filosofica di Gadamer.
AUTORI E IDEE<br />
Réne Magritte, La reproduction interdite, (1937 part.)<br />
20
Ricoeur: etica del Sé<br />
e dell’Altro<br />
Ne LA CRITIQUE ET LA CONVICTION. ENTRE-<br />
TIEN AVEC FRANÇOIS AZOUVI ET MARC DE<br />
LAUNAY (La critica e la convinzione.<br />
Intervista con François Azouvi e Marc<br />
de Launay, Calmann-Lévy, Parigi 1995)<br />
Paul Ricoeur accetta di svelare se stesso<br />
in un libro-intervista, il cui merito è<br />
quello di ricostruirne il percorso intellettuale<br />
attraverso le opere, mostrando<br />
il filosofo impegnato ora su tematiche<br />
note, come l’insegnamento o la<br />
politica, ora su tematiche decisamente<br />
nuove, come l’estetica o la memoria<br />
collettiva. Sulla tematica del sé e dell’altro,<br />
di cui Ricoeur ci offre un’interpretazione<br />
fondamentale, interviene<br />
Françoise Mies con uno studio dal titolo:<br />
DE L’AUTRE. ESSAI DE TYPOLOGIE (Sull’Altro.<br />
Saggio di tipologia, Presses<br />
Universitaires de Namur, Namur 1995),<br />
in cui il tema dell’alterità viene ripreso,<br />
a partire dagli insegnamenti di Ricoeur<br />
e, in particolare, di Levinas, con<br />
l’intento di mettere in relazione la prospettiva<br />
puramente filosofica con quella<br />
teologica.<br />
Liberamente e con audacia, ne La critique<br />
et la conviction Paul Ricoeur parla<br />
della sua infanzia, della sua gioventù,<br />
austera e dominata dai libri; ricorda la<br />
perdita dei suoi cari, in particolare il<br />
suicidio del figlio Olivier: un dolore,<br />
ripensato, accettato e combattuto, che<br />
impregnerà tutte le sue riflessioni sul<br />
male e sull’etica. Ma la vita di Ricoeur è<br />
anche l’incontro con grandi personaggi<br />
della filosofia, primo fra tutti Gabriel<br />
Marcel, che lo influenzerà soprattutto<br />
per la sua preoccupazione di un pensiero<br />
vivente, a cui si aggiungeranno, tra i<br />
colleghi e amici, Merleau-Ponty, Eliade,<br />
Gadamer.<br />
Tra le varie esperienze di insegnamento,<br />
a Strasburgo, alla Sorbona, e a<br />
Nanterre, quella di Chicago è per Ricoeur<br />
l’occasione per alcune riflessioni<br />
sul ruolo dell’insegnamento e sulla<br />
sua pratica, ma anche sul pluriculturalismo,<br />
sulla political correctness e<br />
l’importanza della vita associativa,<br />
AUTORI E IDEE<br />
AUTORI E IDEE<br />
nella quale egli vede un modo interessante<br />
di sfuggire tanto allo Stato-nazione<br />
quanto al provincialismo.<br />
In questa serie di colloqui Ricoeur coglie<br />
anche l’occasione per chiarire la sua posizione<br />
nei confronti di Lacan e il rapporto<br />
tra fenomenologia e psicoanalisi, rivolgendosi<br />
in particolare allo strutturalismo (da<br />
cui la pubblicazione de La metafora viva)<br />
pur restando ostile a ogni filosofia strutturalista<br />
(da qui il dibattito con Lévi-Strauss)<br />
per via della limitata considerazione attribuita<br />
alla storia. Così, alla questione del<br />
lettore Ricoeur dedica i tre volumi di Tempo<br />
e racconto. Questo modo di procedere,<br />
d’altronde, è tipico in filosofia: «si può dire<br />
che il tema del nuovo libro è decentrato<br />
rispetto al precedente, ma con delle riprese<br />
di soggetti già incontrati, già sfiorati o<br />
anticipati attraverso soggetti precedenti.<br />
Ciò che era stato un frammento diviene il<br />
nuovo quadro, la totalità». È poi la volta di<br />
Sé come un altro, che riprende il problema<br />
dell’identità narrativa ponendo la questione<br />
dell’identità personale: chi parla, chi<br />
agisce, chi racconta ecc. Da questo percorso<br />
di pensiero restano ancora in sospeso il<br />
tema della memoria, in quanto coesione<br />
della vita al di qua della coscienza, e quello<br />
della memoria collettiva, che rappresenta<br />
l’interesse attuale di Ricoeur.<br />
Per quanto riguarda l’ambito della politica<br />
Ricoeur considera il momento attuale intimamente<br />
contrassegnato da un’ambivalenza<br />
tra razionalità e violenza. In quest’ottica,<br />
la democrazia deve innanzitutto essere<br />
pensata in rottura con l’autoritarismo, nella<br />
ricerca di una fondazione non divina o<br />
trascendente; poi esclusivamente in opposizione<br />
con il totalitarismo. In Devoir de<br />
mémoire, devoir de justice (Dovere di memoria,<br />
dovere di giustizia) Ricoeur affronta<br />
il tema del diritto. Esso non si riduce né<br />
alla morale, poiché implica una regola esteriore,<br />
né alla politica, poiché impone la<br />
questione della legittimità che fonda la<br />
questione del potere più di quanto non vi ci<br />
si riduca. Per Ricoeur, il diritto è innanzitutto<br />
il diritto penale, che da una parte mette<br />
fine al ciclo infernale della vendetta e che,<br />
dall’altra, attraverso il processo, permette<br />
una messa a distanza dell’aggressore dalla<br />
vittima. Il secondo livello del giuridico,<br />
molto più ampio, è quello del diritto civile,<br />
21<br />
irriducibile al primo. Qui Ricoeur introduce<br />
l’importante nozione di promessa, che<br />
mette in gioco parola e atto. Vi è infine un<br />
terzo livello, comprendente i primi due,<br />
che consiste nella giustizia distributiva.<br />
In ambito religioso Ricoeur è attualmente<br />
impegnato, parallelamente alla sua opera<br />
filosofica, in un lavoro di lettura e di meditazione<br />
dei testi biblici. Egli ha però sempre<br />
voluto distinguere i due approcci: «l’attitudine<br />
critica resterà nel momento filosofico,<br />
poiché il momento religioso non è in<br />
quanto tale un momento critico; esso è un<br />
momento di adesione ad una parola che si<br />
crede venire da più lontano o da più in alto<br />
di me». Essere religioso, osserva Ricoeur,<br />
è scegliere di accettare una donazione anteriore<br />
a sé. D’altro lato, è necessaria una<br />
ripresa, è necessario l’intermediario e la<br />
distanza della scrittura, che è la testimonianza<br />
della pluralità di senso. Queste riflessioni<br />
sul dono di sé hanno una profonda<br />
eco etica: se, come filosofo riflessivo, Ricoeur<br />
insiste sull’ipseità, come pensatore<br />
religioso è sensibile anche al distaccamento<br />
da sé. Da qui il tema della compassione,<br />
della sollecitudine, della pietà;<br />
ma anche i temi del rispetto e della<br />
complementarità nel riconoscimento<br />
dell’altro, in particolare fra giudaismo e<br />
cristianesimo, e all’interno stesso delle<br />
differenti confessioni cristiane.<br />
Per quanto riguarda infine la problematica<br />
artistica, assente nelle sue opere, Ricoeur<br />
considera l’arte una rappresentazione mimetica.<br />
Soprattutto la musica, tra le arti,<br />
permette di andare più lontano nella rappresentazione,<br />
creando in noi sentimenti<br />
senza nome, assolutamente unici, formando<br />
un mood ogni volta proprio. Tutta la<br />
creazione artistica, per Ricoeur, si costituisce<br />
proprio in questa singolarità di esperienza.<br />
Ritorna di nuovo qui la dimensione etica:<br />
qualunque azione buona, qualunque attitudine<br />
coraggiosa o compassionevole, fatta<br />
perché era ciò che bisognava fare in quella<br />
situazione particolare, possiede una dimensione<br />
estetica. S.D. (trad. it. di M.C.)<br />
Partendo da un brevissimo excursus sulla<br />
fortuna del concetto di “altro” nella storia<br />
della filosofia, di cui l’interpretazione di<br />
Ricoeur rappresenta uno degli esiti recenti<br />
più significativi, nel suo studio, De l’Autre,
Françoise Mies introduce il temine allotité<br />
per indicare l’alterità che prende forma<br />
per differenza o per contrapposizione dallo<br />
sfondo, distinguendo due ordini di allotité:<br />
quello cognitivo o speculativo e quello<br />
della relazione duale e dialogica, i quali, a<br />
loro volta, permettono di distinguere tra<br />
individuo (l’alter ego, comparabile ad altri<br />
individui) e ipseità (soggettività, volto, distanza<br />
assoluta). Differentemente dall’atteggiamento<br />
speculativo, nel rapporto personale<br />
o etico, osserva Mies, l’altro mi<br />
chiama, mi provoca, mi elegge e io non ho<br />
più il tempo per prenderne le distanze, per<br />
valutare il grado di somiglianza, per vedere<br />
in che misura i nostri diritti e i nostri doveri<br />
reciproci si equivalgono, in che misura il<br />
suo appello è falso o sincero. In questo tipo<br />
di rapporto il tempo della coscienza e della<br />
riflessione vengono aboliti.<br />
Le caratteristiche dell’alterità che si evidenziano<br />
nel rapporto duale sono fondamentalmente<br />
la trascendenza, la resistenza,<br />
l’appello. Malgrado la sua presenza,<br />
l’altro non è mai “evidente”. Realtà sfuggente,<br />
presenza che si assenta, la trascendenza<br />
dell’altro si manifesta innanzitutto<br />
come esteriorità fisica; in secondo luogo<br />
come esteriorità rispetto alla coscienza:<br />
l’altro non riesce mai a essere avvolto totalmente<br />
dallo sguardo intenzionale. Infine,<br />
l’altro è trascendente anche rispetto al<br />
mondo e all’esperienza: l’altro non viene<br />
sperimentato, così come si possono sperimentare<br />
le cose; viene conosciuto.<br />
Se in Levinas la soggettività si costituisce<br />
come “rapporto senza rapporto”,<br />
“attraverso l’altro e per l’altro”, Mies<br />
propone di rileggere questa formula non<br />
solo nella direzione della responsabilità,<br />
ma anche dell’amore, in cui, secondo<br />
Mies, avviene l’atto di elezione e, di<br />
conseguenza, il passaggio dall’individualità<br />
all’ipseità. L’apertura sull’amore<br />
porta Mies a considerare quel rapporto<br />
con un’alterità del tutto particolare<br />
che è la donna. La sua mistificazione e<br />
quella del “Femminile”, l’esaltazione<br />
della sua allotité esprimono non solo<br />
l’omaggio ad un mistero, ma anche, sostiene<br />
Mies, il timore per il diverso, per<br />
ciò che può apparire una minaccia. Parlando<br />
di Femminile, Levinas preferiva<br />
parlare di Dimora - luogo di accoglienza<br />
e dolcezza - piuttosto che di Volto. Secondo<br />
Mies, invece, è proprio nel rapporto<br />
duale con l’uomo e in particolare<br />
nella relazione erotica che si instaura un<br />
preciso momento etico, in cui «affetto e<br />
parola sono sollecitati entrambi».<br />
Nella seconda parte del suo studio Mies<br />
prende in esame le cosiddette “alterità analoghe”,<br />
vale a dire l’alterità non più considerata<br />
come Altri (Autrui), ma come cosa,<br />
natura, male, morte ecc. Il primo tipo di<br />
“alterità analoga” che si offre alla riflessione<br />
è quella di Dio, l’unica che abbia ancora<br />
le caratteristiche del soggetto. Per gli altri<br />
tipi di alterità Mies preferisce usare il termine<br />
di hétérité, come nel caso di se stessi,<br />
AUTORI E IDEE<br />
delle cose, della natura e del male. Del male<br />
vengono dapprima sommariamente ricordati<br />
alcuni tentativi speculativi fatti dalla<br />
filosofia per rendere ragione di questa realtà.<br />
Il male, sottolinea Mies, è innanzitutto<br />
un evento, un qualcosa che non era previsto<br />
e come tale presenta il carattere dell’“esteriorità”.<br />
In secondo luogo non lo si può<br />
interamente debellare; quindi fa “resistenza”.<br />
Infine il male mi caratterizza, mi individua.<br />
L’hétérité del male è anche dell’altro<br />
che soffre; e io vengo toccato da questo<br />
altro che soffre, sono “chiamato” a rispondere.<br />
M.C.<br />
Su Hannah Arendt<br />
In occasione del ventennale dalla morte<br />
di Hannah Arendt, sono stati pubblicati<br />
diversi studi sul suo pensiero,<br />
tra cui la monografia HANNAH ARENDT<br />
(Feltrinelli, Milano 1995), di Laura Boella,<br />
che analizza l’opera filosofica in<br />
rapporto alla produzione politica e all’impegno<br />
attivo della pensatrice, e lo<br />
studio di Ferruccio Focher, LA CONSAPE-<br />
VOLEZZA DEI PRINCIPII (Franco Angeli, Milano<br />
1995), che individua nel pensiero<br />
di Arendt il recupero del modello politico<br />
dell’età classica.<br />
Al di là di possibili eredità heideggeriane e<br />
di echi metafisici o misticheggianti, Laura<br />
Boella individua nel pensiero di Hannah<br />
Arendt un preciso invito alla responsabilità<br />
dell’azione che ha luogo nello spazio<br />
pubblico. In questo senso gli scritti di Arendt<br />
rappresenterebbero il recupero della politica<br />
nella sua accezione originaria come azione<br />
comune degli uomini nello spazio intersoggettivo.<br />
L’attenzione alla politica, osserva Boella,<br />
permette ad Arendt di comprendere che<br />
l’individuo riesce a realizzare la propria<br />
progettualità istintiva ed emotiva solo nello<br />
spazio solipsistico, mentre non è in<br />
grado di agire politicamente e nell’ambito<br />
delle relazioni pubbliche. Il pensiero filosofico<br />
arendtiano fa tutt’uno con lo spazio<br />
dell’iniziativa pratica e nella parabola<br />
kafkiana, fa notare Boella, Arendt individua<br />
l’importanza dell’azione concreta dell’individuo<br />
costretto a contrastare il passato<br />
e il futuro. Il presente è lo spazio pubblico,<br />
il momento dell’azione e dell’iniziativa<br />
che apre l’individuo alla pluralità<br />
politica e pubblica; in tal senso l’esempio<br />
di Achille, più volte riportato da<br />
Arendt, indica non tanto l’ergersi dell’eroe<br />
greco sulla massa, quanto l’apertura<br />
dello spazio attivo dell’individuo<br />
all’interno della polis. Anche nello studio<br />
su Eichmann e sulla “banalità del<br />
male”, Arendt sembra indicare come le<br />
azioni degli individui risalgano spesso a<br />
luoghi comuni, a frasi semplici e ad<br />
azioni scontate che, in ogni caso, costituiscono<br />
lo spazio pubblico: solo in que-<br />
22<br />
sto modo il pensiero diventa attivo e<br />
perde quella parvenza di contemplazione<br />
distaccata che caratterizza la maggior<br />
parte delle filosofie.<br />
Lo studio di Ferruccio Focher individua<br />
specificatamente nel pensiero di<br />
Hannah Arendt una ripresa del classicismo<br />
politico; in tal senso la filosofia<br />
arendtiana rappresenterebbe una ripresa<br />
dei valori e dei principi della polis greca,<br />
ripensata in un’accezione pubblica moderna<br />
aperta ad un pensiero liberale. Fanno da<br />
sfondo a questa concezione, nota Focher,<br />
pensatori come Winkelmann, Goethe e<br />
Nietzsche, che vedono nella Grecia antica<br />
l’ideale di civiltà e vita pubblica, e i modelli<br />
latini di Cicerone e Lucano, ancora alla<br />
ricerca di una politica “pensata”.<br />
La ripresa arendtiana della polis, osserva<br />
Focher, consiste, da un lato, nel recupero<br />
della distinzione tra pubblico e privato<br />
e, dall’altro, nell’esalazione della<br />
phronesis aristotelica, ricostituitasi nel<br />
giudizio riflettente kantiano. Per quanto<br />
riguarda la distinzione tra pubblico e<br />
privato, Arendt, sottolineando la necessità<br />
dell’homo faber, che è in grado di<br />
trasformare in azione il proprio pensiero,<br />
indica nell’homo politicus il modello<br />
di azione pubblica. Questi, infatti, agisce<br />
nello spazio pubblico in cui si effettua<br />
l’azione libera, che si distingue dall’azione<br />
necessaria in quanto rivolta alla<br />
sopravvivenza tipica dello spazio privato.<br />
La confusione tra i due piani, sottolinea<br />
Focher, è ciò che per Arendt produce<br />
il concetto generico di “sociale”, la cui<br />
distorsione ha portato ai sistemi massificati<br />
e al totalitarismo.<br />
Ma la polis greca è anche caratterizzata<br />
dalla prudenza o saggezza aristotelica<br />
che, al di là della sapienza intellettualistica<br />
degli universali, consiste nel sapersi<br />
comportare con gli altri nei singoli<br />
episodi e nel particolare. In questo modo<br />
la phronesis aristotelica assume l’aspetto<br />
più moderno nel concetto di gusto<br />
descritto da Kant, che individua nel senso<br />
comune e nel giudizio riflettente la<br />
capacità di relazionarsi e accordarsi con<br />
gli altri nello spazio pubblico e nell’azione<br />
politica. In tal senso il modello proposto<br />
da Arendt non risale, secondo Focher,<br />
ad alcun paradigma politico in senso<br />
stretto. Ostile ai sistemi massificati<br />
come il nazismo e il marxismo, Arendt<br />
sembra accostarsi piuttosto ad una sorta<br />
di liberalismo critico in cui l’azione dell’individuo<br />
viene esaltata nel suo totale<br />
spazio d’azione. Per questo, riferendosi<br />
anche a Socrate e alla ricerca individuale<br />
e interiore, Arendt pone la possibilità di<br />
una dialettica tra la libertà dell’individuo,<br />
principio e origine della propria<br />
analisi speculativa, e lo spazio pubblico<br />
in cui l’agire intersoggettivo costituisce<br />
il punto di riferimento politico. A.S.
Riflessioni filosofiche<br />
in onore di Pala<br />
Con il titolo: FILOSOFIA, SCIENZA, STORIA<br />
(Franco Angeli, Milano 1995) sono stati<br />
raccolti, a cura di Antonio Cadeddu,<br />
scritti di vari autori, in omaggio ad<br />
Alberto Pala nel suo settantesimo compleanno,<br />
che ripercorrendo elementi<br />
della sua attività filosofica, incentrata<br />
principalmente su autori come Cartesio,<br />
Locke, Newton, Galilei, Marx,<br />
Gramsci e Dewey, hanno affrontato<br />
argomenti che vanno dalla questione<br />
gnoseologica al significato della prova<br />
a priori, dall’esame delle questioni<br />
etiche all’analisi delle teorie linguistiche<br />
e alla considerazione di tematiche<br />
relative alla scienza.<br />
Nel suo scritto, Oltre ‘la strategia del ragno’,<br />
Silvano Tagliabue, seguendo le analisi<br />
di Pala, mostra come, per Cartesio, la<br />
filosofia costruisca “duplicati immaginari”<br />
del mondo reale che si configurano come<br />
rappresentazioni della realtà in modo molto<br />
simile alle favole. Nella prospettiva cartesiana,<br />
dunque, la rappresentazione ricopre<br />
un ruolo fondamentale, che può essere<br />
collegato a quello che Dennet ha definito il<br />
“teatro cartesiano”, che si basa sull’idea<br />
che nel cervello si trovi un luogo centrale,<br />
dove avviene l’esperienza cosciente. Maria<br />
Teresa Marcialis propone, invece, nel<br />
suo saggio Dio e i talleri. Considerazioni in<br />
margine alla prova a priori di Cartesio,<br />
una lettura della prova a priori di Cartesio,<br />
in base alla quale essa scaturirebbe dall’evidenza<br />
con cui nell’idea di Dio si palesa<br />
la stessa esistenza divina. Pertanto, ciò che<br />
dimostra l’esistenza divina non è l’inferenza<br />
logica, né il passaggio arbitrario dall’ambito<br />
delle idee a quello reale, ma «la<br />
certezza connessa alla chiarezza e alla distinzione<br />
della conoscenza». Paradossalmente,<br />
l’esistenza divina può essere afferrata<br />
in tal senso solo attraverso l’intuizione<br />
e dimostrata solo avvalendosi del procedimento<br />
analogico. La filosofia cartesiana<br />
ritorna anche nello scritto di Elisabetta<br />
Gola, Le metafore e il problema mentecorpo.<br />
Cartesianesimo ed anticartesianesimo<br />
nelle scienze cognitive e contemporanee,<br />
in cui viene messo in luce come le<br />
concezioni cognitivistiche, considerando<br />
il funzionamento mentale strettamente interdipendente<br />
con quello dell’organismo,<br />
abbandonino la teoria fondata sulla separazione<br />
tra mente e corpo. In tale prospettiva<br />
viene salvato sia il materialismo, collegato<br />
con le proprietà biologiche e non con quelle<br />
matematiche, sia il mentalismo, in armonia<br />
con il funzionalismo e con la filosofia cartesiana.<br />
Nel suo saggio Newtonianesimo e scienze<br />
della mente. George Boole e le leggi del<br />
pensiero Gian Piero Storari mette in evidenza<br />
come la teoria di Boole determini<br />
una modificazione dei parametri epistemologici<br />
in relazione all’esame dei fenomeni<br />
AUTORI E IDEE<br />
mentali. Il fatto che Boole abbia predisposto<br />
un “linguaggio formale” consente, infatti,<br />
di stabilire chiaramente le relazioni<br />
tra i fenomeni mentali, senza dover ricorrere<br />
alla conoscenza della loro essenza. Secondo<br />
Storari, Boole rivela di aver compreso<br />
in modo profondo come la matematica,<br />
considerata come «metodo generale di analisi<br />
dei fenomeni naturali», abbia operato<br />
all’interno della metodologia newtoniana.<br />
Nell’ambito delle riflessioni sulla scienza<br />
si colloca anche lo scritto di Giancarlo<br />
Nonnoi, Galilei e Pascal, idee ed esperienze,<br />
in cui viene dimostrato come l’aspetto<br />
fondamentale della teoria di Galileo sia<br />
costituito dallo «spostamento dell’orientamento<br />
esplicativo dal piano dei principi a<br />
quello delle forze», consentendo l’abbandono<br />
dell’antico principio privativo. Come<br />
appunto mostra Michele Camerota nel<br />
suo scritto Virtù calamitica: analogia magnetica<br />
e ruolo dell’aria nella teoria galileiana<br />
degli ‘argineti’ (1612), Galileo elaborò<br />
la teoria dell’analogia magnetica per<br />
cercare di spiegare i motivi del galleggiamento<br />
di falde di materia più pesante dell’acqua.<br />
Tra gli interventi di carattere scientifico<br />
può essere annoverato anche quello di<br />
Antonio Cadeddu, Scienza e filosofia in<br />
Francia in seguito alla diffusione della<br />
teoria darwiniana (1851-70), che mette in<br />
risalto come l’introduzione in Francia della<br />
teoria di Darwin abbia determinato un<br />
acceso dibattito, soprattutto da parte dei<br />
sostenitori della metafisica spiritualistica.<br />
Conseguenza rilevante della diffusione del<br />
darwinismo in Francia è anche il legame<br />
che venne stabilendosi tra il perfezionamento<br />
della specie in rapporto alle condizioni<br />
ambientali e la tematica specificamente<br />
filosofica del progresso.<br />
Con uno scritto dal titolo: Note sulla epistolica<br />
‘De historia etymologica. Dissertatio’<br />
di G.W. Leibniz (1712?), Stefano Gensini<br />
sottolinea come in quest’opera si possa<br />
prendere in esame la riflessione di Leibniz<br />
sull’origine del linguaggio. La concezione<br />
linguistica leibniziana si oppone alle teorie<br />
linguistiche che pretendono di ricondurre<br />
le diverse lingue ad un fondamento unitario,<br />
rappresentato da una lingua perfetta,<br />
sia essa quella ebraica o quella greca. Per<br />
Leibniz, le lingue hanno un’origine “imitativo-analogica”<br />
poiché i primi uomini emisero<br />
dei suoni onomatopeici per reagire<br />
agli stimoli di una natura estranea. Ne risulta<br />
così un’interpretazione storicistica del<br />
problema della formazione della lingua, di<br />
cui Leibniz individua il precursore in Platone.<br />
Alberto Granese mostra, invece, nel<br />
suo scritto Paul Valéry e la filosofia (la<br />
filosofia del linguaggio di Paul Valéry),<br />
come sia possibile ritrovare in Paul Valéry<br />
una filosofia del linguaggio che tende a<br />
ricondurre i problemi filosofici ad “abusi<br />
linguistici”. Nella prospettiva di Valéry si<br />
giunge alla conclusione paradossale che «il<br />
dire poetico altamente formalizzato e astraente<br />
quasi compiaciuto della sua impene-<br />
23<br />
trabile essenzialità e delle sue virtù non<br />
comunicative porta nelle vicinanze del reale<br />
più di quanto non faccia la filosofia».<br />
Tra gli scritti dedicati a questioni etiche,<br />
quello di Paola Dessì, L’incubo dell’automa,<br />
mostra come la questione del rapporto<br />
tra determinismo e libertà abbia arrovellato<br />
le riflessioni filosofiche senza ottenere risultati<br />
definitivi e risolutivi, mentre quello<br />
di Pietro Melis, Morale e diritto, mette in<br />
evidenza come nell’ambito delle riflessioni<br />
etiche il problema principale non sia<br />
tanto quello di dimostrare se tra convenzione<br />
o natura sia più veritiera l’una o l’altra<br />
interpretazione, ma di valutare le conseguenze<br />
che derivererebbero dalla negazione<br />
dei diritti naturali. Se a livello scientifico<br />
il convenzionalismo si rivela più credibile,<br />
osserva Melis, a livello morale appare<br />
meno convincente nelle sue conseguenze<br />
in quanto dovrebbe accettare come fatto<br />
naturale «che la natura distrugga se stessa».<br />
Enrico Rambaldi, invece, nel suo saggio<br />
Invidia e uguaglianza in Marx e Rawls,<br />
fa notare che se Marx si dedica di più all’analisi<br />
degli aspetti storici delle passioni e<br />
quindi dell’invidia, l’indagine di Rawls è<br />
basata sulla considerazione razionale a priori<br />
della natura umana, prestandosi maggiormente<br />
a deviazioni utopistiche. M.Mi.<br />
Le origini della teologia<br />
dialettica di Barth<br />
Con KARL BARTH’S CRITICALLY REALISTIC DIA-<br />
LECTICAL THEOLOGY. ITS GENESIS AND DEVE-<br />
LOPMENT 1909-1936 (La teologia dialettica<br />
critico-realistica di Karl Barth.<br />
Genesi e sviluppo 1909-1936, Oxford<br />
University Press, Oxford 1995) Bruce<br />
L. McCormack si propone di analizzare<br />
le origini del pensiero di Karl Barth,<br />
concentrando la sua attenzione sulla<br />
seconda edizione del Commento alla<br />
“Lettera ai Romani” di Paolo, nella<br />
quale Barth sostiene con grande energia<br />
la tesi dell’assoluta alterità di Dio e<br />
del suo regno rispetto all’uomo e al<br />
mondo empirico. Secondo McCormack,<br />
questa tesi fu suggerita a Barth<br />
dalla contemplazione della miseria e<br />
dell’ingiustizia sociale presenti nella<br />
Svizzera del primo dopoguerra.<br />
La filosofia di Karl Barth è generalmente<br />
collegata a quella rinascita kierkegaardiana<br />
che ebbe luogo negli anni immediatamente<br />
successivi al primo conflitto mondiale. L’affermazione<br />
dell’assoluta alterità di Dio e del<br />
suo mondo rispetto all’umanità e al mondo<br />
empirico e la tesi dell’impossibilità per l’uomo<br />
di comprendere Dio sono infatti facilmente<br />
rintracciabili anche in Kierkegaard.<br />
Ciò che però caratterizza Barth è la capacità<br />
di rendere particolarmente visibile il<br />
legame tra teologia e vita quotidiana.<br />
Con l’intento di risalire alle origini della
teologia dialettica di Barth, l’analisi di<br />
McCormack si concentra sulla prima fase<br />
dell’attività del filosofo, cioè il periodo che<br />
va dal 1909 al 1936, e in particolare sulla<br />
seconda edizione del Commento alla Lettera<br />
ai Romani di Paolo di Tarso. Nel clima<br />
teologico-ermeneutico di Marburgo, che<br />
vedeva l’affermarsi dell’epistemologia neokantiana<br />
di Hermann Cohen, Barth sceglie<br />
di dedicarsi alla denuncia della miseria<br />
e dell’ingiustizia sociale del tempo; la dottrina<br />
dell’assoluta alterità di Dio, osserva<br />
McCormack, deriva proprio dalla constatazione<br />
di quella miseria, che fa del mondo<br />
della storia solo un mondo di apparenza.<br />
Questa completa dicotomia tra il mondo<br />
empirico e la sua fonte divina spinge poi<br />
Barth a sostenere l’impossibilità di una via<br />
epistemologica che ci porti dall’uomo a<br />
Dio. Solo Dio può permetterci questo incontro;<br />
esso avviene infatti solo nella persona<br />
di Gesù, strumento scelto da Dio per<br />
rivelarsi all’uomo.<br />
Escatologia come processo è la definizione<br />
con cui McCormack cerca di chiarire il<br />
postulato di Barth della presenza di Dio<br />
nella Rivelazione, nel nostro sforzarci verso<br />
un’umanità radicalmente nuova, dove<br />
non ci sia più ingiustizia, come una realtà<br />
“nella” storia e non “della” storia. Questa<br />
esigenza di evidenziare l’assoluta alterità<br />
di Dio, sottolinea McCormack, si esprime<br />
nel fatto che per Barth Dio è eterno, non<br />
infinito, in quanto l’infinito rimanda sempre<br />
al finito; per la stessa ragione Egli non<br />
è Causa, ma Origine. L’Essere di Dio sta al<br />
di là della linea della morte, che separa<br />
l’universo della temporalità, dell’umanità<br />
dall’eterno. Questa completa separazione,<br />
questa distanza è all’origine dell’inintuibilità<br />
di Dio. L’uomo non può comprendere<br />
o rappresentare Dio; l’unico modo in cui è<br />
possibile avvicinarsi a Lui è la Rivelazione,<br />
che dipende dall’iniziativa divina e si<br />
serve di Gesù come strumento. Al di là di<br />
questo l’uomo non può andare, poiché un<br />
Dio comprensibile sarebbe un “non-Dio”,<br />
il dio di questo mondo. La rivelazione di<br />
Dio dev’essere indiretta, velata.<br />
In nessuna delle opere posteriori la meditazione<br />
di Barth raggiunge, secondo Mc-<br />
Cormack, la forza, l’immediatezza che<br />
contraddistinguono la seconda versione<br />
del Commento a Paolo. Nel decennio<br />
successivo alla sua composizione, Barth<br />
si interroga sulla vera natura della teologia,<br />
arrivando alla celebre affermazione:<br />
«Come teologi dovremmo parlare di<br />
Dio. Tuttavia noi siamo umani e, come<br />
tali, non possiamo parlare di Dio. Dovremmo<br />
riconoscere sia il nostro dovere<br />
che la nostra impotenza e con questo<br />
riconoscimento dare a Dio la gloria».<br />
McCormack chiude la sua analisi con<br />
la considerazione dei primi lavori preparatori<br />
alla stesura della Dogmatica,<br />
da cui trae la difficile domanda: cosa<br />
significa essere moderni nell’ambito<br />
della teologia? A.R.<br />
AUTORI E IDEE<br />
Possibilità della metafisica<br />
Una proposta di rifondazione della<br />
metafisica è quella contenuta ne IL<br />
PUNTO DI PARTENZA DELLA METAFISICA<br />
(Vita e Pensiero, Milano 1995), in cui<br />
Joseph Maréchal si propone di superare<br />
i limiti formali della filosofia<br />
critica kantiana attraverso una rivisitazione<br />
dell’epistemologia tomista,<br />
che riconosce un elemento oggettivo<br />
alla base della conoscenza,<br />
senza tuttavia incorrere in una qualche<br />
forma di ontologismo. Un’ulteriore<br />
ipotesi di ripensamento della<br />
metafisica è quella che ci proviene<br />
dal volume a cura di Battista Mondin,<br />
ERMENEUTICA E METAFISICA. POSSIBI-<br />
LITÀ DI UN DIALOGO (Città Nuova, Roma<br />
1996) in cui vari autori analizzano il<br />
legame tra metafisica ed ermeneutica<br />
considerando quest’ultima come<br />
il completamento necessario della<br />
stessa metafisica.<br />
Nel suo studio Joseph Maréchal si propone<br />
di individuare gli elementi comuni<br />
tra la filosofia scolastica tradizionale e<br />
la filosofia critica di ispirazione kantiana<br />
con lo scopo di fondare una nuova<br />
metafisica. Kant, osserva Maréchal,<br />
dopo aver rivalutato l’intelletto contro<br />
gli empiristi, difendendolo dalle critiche<br />
degli ontologisti, non seppe scorgere «la<br />
continuità profonda dell’intelligenza<br />
concettuale con la ragione trascendente,<br />
speculativa e pratica», approdando di<br />
conseguenza ad una forma di agnosticismo,<br />
dovuta ad una visione troppo formale<br />
e statica della conoscenza, priva di<br />
una finalità dinamica. In questa prospettiva,<br />
Fichte, attribuendo all’a priori un<br />
significato non solamente formale, ma<br />
anche dinamico, introdusse un elemento<br />
necessario per correggere il trascendentalismo<br />
statico, pur rimanendo legato<br />
agli schemi del razionalismo.<br />
Secondo Maréchal, è invece possibile<br />
rivalutare le componenti innovative dell’idealismo<br />
trascendentale, instaurando<br />
un’epistemologia che, se, da un lato,<br />
rivela le pretese illusorie della ragione,<br />
dall’altro afferma la superiorità di quest’ultima<br />
sull’ “intelletto astrattivo”. A<br />
questa esigenza può rispondere in modo<br />
adeguato l’aristotelismo tomista, conformandosi<br />
alle componenti critiche della<br />
filosofia moderna. Infatti, fa notare Maréchal,<br />
in ogni conoscenza oggettiva è<br />
implicita una “posizione d’essere”, che<br />
Kant non ha compreso, sostenendo che<br />
tutti i concetti umani, in quanto schemi<br />
trascendentali della materia, sono caratterizzati<br />
da un elemento fenomenico e<br />
relativo. Se l’oggetto diretto della conoscenza<br />
dell’uomo è fenomenico in relazione<br />
all’attività rappresentativa, è tuttavia<br />
“noumenico” in relazione al suo<br />
significato oggettivo. In questo modo il<br />
kantismo viene liberato dal suo agnosti-<br />
24<br />
cismo, senza tuttavia ricadere in una<br />
qualche forma di ontologismo. In tal<br />
senso, Kant non avrebbe demolito ogni<br />
tipo di metafisica, ma avrebbe solamente<br />
mostrato l’inconsistenza di ogni dogmatismo<br />
metafisico. Rispetto a quella<br />
kantiana, aggiunge Maréchal, l’epistemologia<br />
tomista rivela la sua validità<br />
nell’eliminare ogni separazione tra vita<br />
e coscienza, tra attività e speculazione;<br />
separazione che è alla radice di molti<br />
problemi dell’epistemologia moderna.<br />
Alla questione metafisica, e in particolare<br />
al rapporto tra metafisica ed ermeneutica,<br />
sono dedicati i contributi di vari<br />
autori presenti in Ermeneutica e metafisica.<br />
Possibilità di un dialogo. Scopo<br />
generale dei vari interventi, come indica<br />
Aniceto Molinaro nel suo scritto, Metafisica<br />
ed ermeneutica in dialogo, è mostrare<br />
come l’ermeneutica non debba<br />
essere considerata contrapposta alla<br />
metafisica, ma ne costituisca il necessario<br />
complemento. Anche Gaspare Mura,<br />
nel suo intervento su Ermeneutica, verità,<br />
metafisica, mette in rilievo come sia<br />
necessario evitare di opporre la metafisica<br />
all’ermeneutica, sottolineando l’inadeguatezza<br />
di un’ermeneutica filosofica<br />
che non sappia fornire una base di verità<br />
alla stessa interpretazione.<br />
Nel suo contributo, Ermeneutica e metafisica<br />
in Aristotele, Enrico Berti mette<br />
in evidenza come nello scritto Perì Ermeneios<br />
di Aristotele si possa rintracciare<br />
un vero e proprio trattato di ermeneutica,<br />
laddove vengono enucleate le<br />
condizioni che rendono possibile l’interpretabilità<br />
del discorso composto da<br />
nome e verbo. Questa ermeneutica diventa<br />
metafisica classica nella misura in<br />
cui l’unico vero discorso è quello che<br />
esprime la realtà dell’essere. D’altra parte,<br />
come rileva Luigi Alici nel suo scritto<br />
Ermeneutica e metafisica in S. Agostino,<br />
è Agostino che consente di attuare<br />
un collegamento tra ermeneutica e metafisica,<br />
riconoscendo «una realtà ordinata<br />
in senso onto-assiologico e dotata di<br />
un proprio statuto intenzionale». In Agostino,<br />
la componente ermeneutica è basata<br />
su una concezione semiologica che<br />
considera il segno linguistico come signum<br />
datum e, quindi, come un fattore di<br />
legame tra la cosa e la voluntas significandi.<br />
Per questo, sottolinea Alici, l’agostinismo<br />
può raccogliere la “sfida” ermeneutica<br />
contemporanea, mettendo in<br />
rilievo il senso del mistero e del limite<br />
dell’uomo nelle sue componenti religiose<br />
e metafisiche.<br />
Nel suo intervento, L’ermeneutica filosofica<br />
e teologica di San Tommaso, Battista<br />
Mondin mette in rilievo come il<br />
legame tra metafisica ed ermeneutica in<br />
Tommaso si basi sul rapporto stretto tra<br />
linguaggio, pensiero e realtà: «Il linguaggio<br />
significa immediatamente il<br />
pensiero e questo significa immediatamente<br />
la realtà». Per Schleiermacher,
come sottolinea invece Roberto Osculati<br />
nel suo scritto Ermeneutica, filosofia,<br />
teologia in Schleiermacher, l’ermeneutica<br />
è «critica e autocritica» che si<br />
pone come obiettivo la libertà, la storicità<br />
e la socialità. Kierkegaard, d’altra<br />
parte, come mostra Mariano Fazio intervenendo<br />
su Kierkegaard: un’ermeneutica<br />
possibile, presenta un’ermeneutica<br />
basata sulla categoria del singolo<br />
che si propone di delineare il modo migliore<br />
per divenire cristiani. Per Giorgio<br />
Penzo, che interviene con lo scritto Il<br />
superuomo come maschera del divino:<br />
secondo l’ermeneutica di F. Nietzsche,<br />
l’attività filosofica di Nietzsche, come<br />
quella di Kierkegaard, è di tipo teologico,<br />
dove, però, la fede in Dio si basa<br />
sulla demolizione di ogni fondamento,<br />
dal momento che l’unico fondamento<br />
possibile è il nulla. Per Vittorio Possenti,<br />
a cui si deve il saggio Ermeneutica,<br />
metafisica e nichilismo in Heidegger,<br />
l’opera di Heidegger rappresenta una<br />
«confessione di problematicismo ontologico<br />
intrinseco». Un’ontologia di natura<br />
ermeneutica che conferisca un ruolo<br />
primario all’analitica dell’essere deve<br />
necessariamente accantonare il problema<br />
fondamentale della conoscenza reale<br />
dell’essere. M.Mi.<br />
Logica, estetica,<br />
antropologia filosofica<br />
Anche in Italia si è di recente sviluppato<br />
un interesse per l’opera di autori<br />
come Georg Misch, Hans Lipps e<br />
Helmuth Plessner, accomunati, nella<br />
differenza delle rispettive posizioni,<br />
dal riferimento al pensiero di<br />
Dilthey. Questo interesse risulta ora<br />
documentato dagli studi di Giovanni<br />
Matteucci, IMMAGINI DELLA VITA. LO-<br />
GICA ED ESTETICA A PARTIRE DA DILTHEY<br />
(Clueb, Bologna 1995), e di Salvatore<br />
Giammusso, POTERE E COMPRENDE-<br />
RE. LA QUESTIONE DELL’ESPERIENZA STORI-<br />
CA E L’OPERA DI HELMUTH PLESSNER (Guerini<br />
e Associati, Milano 1995).<br />
Il pensiero di autori come Georg Misch,<br />
Hans Lipps e Helmuth Plessner continua<br />
a suscitare l’interesse degli studiosi<br />
tedeschi. Nel corso di questi ultimi anni<br />
vi è stata, da una parte, un’intensa attività<br />
di ricerca filologica, che ha condotto<br />
alla pubblicazione dei corsi di logica di<br />
Misch, del Carteggio Plessner-König e<br />
di alcuni scritti inediti di König; dall’altra<br />
questi autori, a partire dagli <strong>Studi</strong><br />
sull’ermeneutica di O. F. Bollnow, sono<br />
stati e sono tuttora oggetto di saggi e di<br />
studi storico-critici, tra i quali ricordiamo<br />
qui almeno quelli raccolti da Frithjof<br />
Rodi in ‘Conoscenza del conosciuto’.<br />
Sull’ermeneutica del XIX e XX<br />
AUTORI E IDEE<br />
secolo (Franco Angeli, Milano 1996).<br />
Di un crescente interesse anche in Italia<br />
per questi autori testimonia lo studio di<br />
Giovanni Matteucci, che non si prefigge<br />
di offrire «una ricostruzione storica o<br />
una riabilitazione anacronistica del pensiero<br />
ispirato a Dilthey», ma intende<br />
«trovare un accesso a temi e questioni<br />
particolari, mettendo a frutto le indicazioni<br />
offerte da tale pensiero». Partendo<br />
dalla concezione diltheyana, che intende<br />
la finitezza umana non alla stregua di<br />
un dato naturale, ma come condizione<br />
storica, Matteucci indica nella “poieticità”,<br />
nel fatto che ogni atto umano «rimanda<br />
sempre a qualcosa di ulteriore»,<br />
la peculiarità dell’essere umano. Mettendo<br />
in primo piano il tema delle “immagini<br />
della vita”, Matteucci intende<br />
caratterizzare in primo luogo l’anti-intellettualismo<br />
di Dilthey, per il quale il<br />
pensiero, derivando dallo “sfondo” della<br />
vita, non può pretendere di trasformare<br />
la vita in un contenuto obiettivo. Da<br />
qui l’esigenza di sostituire il concetto<br />
con l’immagine e di ridefinire in questo<br />
modo i rapporti «tra sensibilità e intellettualità,<br />
ossia tra aisthesis e kategorein».<br />
In questa prospettiva, Matteucci<br />
giunge da una parte a discutere criticamente<br />
gli esiti della dottrina kantiana<br />
dello schematismo trascendentale e di<br />
quella del giudizio riflettente, dall’altra<br />
individua un legame tra la dottrina del<br />
significato, sviluppata da Dilthey e da<br />
Misch, e il problema di un superamento<br />
delle astrattezze della concezione kantiana<br />
della ragione alla luce della diltheyana<br />
“critica della ragione storica”.<br />
Nei tre capitoli che compongono la prima<br />
parte del suo studio, Matteucci analizza<br />
gli scritti di Dilthey utilizzando<br />
come filo conduttore la dottrina del significato:<br />
centrali sono qui i temi del<br />
rapporto tra estetica e logica e tra estetica<br />
e poetica, la dottrina diltheyana delle<br />
categorie della vita e il concetto mischiano<br />
del “determinato-indeterminato”<br />
come categoria specifica di una logica<br />
“ermeneutica”. La seconda parte considera<br />
alcune prospettive che si aprono a<br />
partire da quella che Matteucci definisce<br />
la “riflessione logico-estetica” di Dilthey.<br />
Il quarto capitolo (“Logica ermeneutica<br />
e significatività”), in particolare,<br />
mette in luce diversi aspetti dell’“esteticità”<br />
del fenomeno logico; qui<br />
svolge un ruolo portante l’analisi della<br />
concezione di una “logica ermeneutica”<br />
sviluppata da Misch e da Hans Lipps nel<br />
corso degli anni Venti. In modo complementare,<br />
il quinto capitolo (“La ‘comprensione’<br />
tra ermeneutica e critica”)<br />
considera il problema della “strutturazione<br />
logica del momento estetico dell’esperienza”.<br />
Un tema importante di<br />
quest’ultimo capitolo è la delineazione<br />
dei motivi di contrasto tra la concezione<br />
del comprendere che ha la propria origine<br />
in Hans-Georg Gadamer e una con-<br />
25<br />
cezione del comprendere mutuata dalla<br />
prospettiva diltheyana, mischiana e lippsiana<br />
di una riflessione sulla vita.<br />
A queste analisi fa riscontro lo studio<br />
di Salvatore Giammusso, che prende<br />
le mosse dalla domanda sul rapporto<br />
dell’essere umano con il mondo storico.<br />
Nel tentativo di sottrarla ai rischi<br />
del relativismo e dello scientismo,<br />
questa domanda diventa quella relativa<br />
alla possibilità di una riflessione<br />
filosofica sulla storia nell’età del “disincanto”.<br />
Il problema è qui quello di<br />
determinare i concetti di “storicità” e<br />
di “comprendere” in modo da tener<br />
fermo l’“illuminismo storicistico”, ma<br />
trovando al tempo stesso delle possibilità<br />
alternative allo scientismo e al<br />
relativismo. Nello studio di Giammusso<br />
diventa pertanto centrale il problema<br />
della “significatività”, in particolare<br />
quello «di riscoprire una significatività<br />
non teleologica dell’esperienza<br />
della storia».<br />
La parte principale di questo studio<br />
offre un’interpretazione dell’antropologia<br />
filosofica di Plessner nel tentativo<br />
di mettere in luce i motivi di interesse<br />
filosofico dell’opera plessneriana<br />
in rapporto ai problemi del moderno<br />
e dell’esperienza storica. In tal senso<br />
appaiono rilevanti il tentativo plessneriano<br />
di sviluppare una ricerca antropologico-filosofica<br />
nella direzione<br />
di un superamento dei limiti del pensiero<br />
kantiano; il problema di fondare<br />
la scienza dell’uomo alla luce delle<br />
indicazioni della fenomenologia e di<br />
una filosofia della natura; la ripresa di<br />
motivi della Lebensphilosophie di Dilthey<br />
filtrata attraverso l’interpretazione<br />
di Misch; l’influsso della “logica di<br />
Gottinga” di Misch, Lipps e König.<br />
Plessner appare così a Giammusso<br />
come “un geniale outsider”, nella cui<br />
opera si riflettono problemi e strumenti<br />
analitici dello storicismo, della<br />
fenomenologia, dell’ermeneutica, della<br />
Lebensphilosophie, della sociologia<br />
della conoscenza e del marxismo<br />
inteso in senso non dogmatico.<br />
Giammusso sviluppa l’analisi dell’opera<br />
plessneriana in base ai tre problemi<br />
fondamentali del “moderno”,<br />
della “storicità”, del “comprendere”.<br />
Il primo capitolo (“Il senso del moderno”)<br />
considera soprattutto gli scritti<br />
che precedono l’opera Die Stufen des<br />
Organischen und der Mensch (I livelli<br />
del mondo organico e l’essere umano,<br />
1928), ma offre già una interpretazione<br />
d’insieme dell’opera plessneriana,<br />
mettendone in luce l’impianto storicistico<br />
di fondo. In Plessner, osserva<br />
Giammusso, coscienza storica e obiettività<br />
scientifica non si escludono, ma<br />
si implicano reciprocamente all’interno<br />
di una considerazione filosofica<br />
della modernità che cerca «strumenti<br />
per correggere alcuni aspetti patologi-
ci generati dagli stessi processi di modernizzazione».<br />
Nel secondo capitolo<br />
(“La comprensione del potere”) viene<br />
in primo piano l’analisi della teoria<br />
plessneriana della storicità, da Die<br />
Grenzen der Gemeinschaft (I confini<br />
della comunità, 1924) fino a Macht<br />
und menschliche Natur (Potere e natura<br />
umana, 1931), da cui emerge l’importanza<br />
della corporeità nella concezione<br />
plessneriana della vita storica,<br />
unitamente al legame tra concetto di<br />
storicità ed esperienza concreta dell’estraneità.<br />
Nel terzo capitolo (“Il<br />
potere del comprendere”) viene considerata<br />
la teoria ermeneutica di Plessner,<br />
tanto sotto il profilo antropologico,<br />
con riferimento a Die Einheit<br />
der Sinne (L’unità dei sensi, 1923) e a<br />
Die Deutung des mimischen Ausdrucks<br />
(L’interpretazione dell’espressione<br />
mimica, 1925), quanto sotto quello<br />
storico. Estendendo l’àmbito del comprendere<br />
dalla comprensione dei testi<br />
Bambino eritreo<br />
AUTORI E IDEE<br />
e delle espressioni linguistiche all’intera<br />
sfera del comportamento umano e<br />
della corporeità, Plessner propone un<br />
paradigma del comprendere che, secondo<br />
Giammusso, si propone «come<br />
anello di raccordo tra approccio ermeneutico<br />
e fenomenologico».<br />
Alla questione di come sia possibile<br />
«trasformare il concetto di antropologia<br />
e porlo in relazione a quello di una<br />
filosofia della storia come teoria dell’esperienza<br />
storica in senso pratico»<br />
è dedicato il quarto e ultimo capitolo<br />
(“Il potere del comprendere e la comprensione<br />
del potere: la questione di<br />
un’ermeneutica pratica”), che, intende<br />
delineare la concezione di una filosofia<br />
della storia come “ermeneutica<br />
pratica”, cioè come «fenomenologia<br />
dell’esperienza storica in senso pratico».<br />
M.M.<br />
26<br />
Saggi di filosofia morale<br />
In una nuova raccolta di scritti, MAKING<br />
SENSE OF HUMANITY AND OTHER PHILOSOPHI-<br />
CAL PAPERS (Capire l’umanità e altri scritti<br />
filosofici, Cambridge University Press,<br />
Cambridge 1995), Bernard Williams approfondisce<br />
alcuni temi classici della<br />
sua riflessione morale: dall’analisi del<br />
conflitto alla critica dei sistemi morali<br />
moderni, basati su impianti riduzionistici<br />
e tendenti alla pretesa di fornire<br />
verità ultime di tipo quasi teologico. La<br />
filosofia di Williams è oggetto d’analisi<br />
di un volume collettaneo, curato da<br />
J.E.J. Altham e Ross Harrison, WORLD,<br />
MIND AND ETHICS. ESSAYS ON THE ETHICAL<br />
PHILOSOPHY OF BERNARD WILLIAMS (Mondo,<br />
mente ed etica. Saggi sulla filosofia<br />
morale di Bernard Williams, Cambridge<br />
University Press, Cambridge 1995),<br />
contenente anche un importante saggio<br />
di replica dello stesso Williams alle<br />
obiezioni avanzategli. A queste tematiche<br />
fa riscontro uno studio di Charles<br />
Taylor, PHILOSOPHICAL ARGUMENTS (Argomenti<br />
filosofici, Harvard University<br />
Press, Harvard 1995), in cui la dimensione<br />
morale e sociale s’intreccia con una<br />
critica dell’epistemologia.<br />
Con Making Sense of Humanity abbiamo a<br />
disposizione un’altra raccolta di saggi di<br />
Bernard Williams, dopo quelli già apparsi<br />
nel 1985 e nel 1993, in cui emergono in<br />
modo evidente la sua critica del pensiero<br />
morale moderno e la sua concezione della<br />
natura e delle possibilità di una vita etica.<br />
Anche in questi saggi Williams ribadisce<br />
come la filosofia morale debba rispettare la<br />
complessità dei fenomeni etici, così come<br />
questi vengono effettivamente esperiti. La<br />
moralità rappresenta un problema non solo<br />
dal punto di vista dei contenuti, ma anche da<br />
quello della sua esistenza come dimensione<br />
di ragione pratica o di valutazione sociale. In<br />
quest’ottica, un’analisi del conflitto morale<br />
richiede, secondo Williams, l’uso di una<br />
concezione psicologica realistica delle motivazioni<br />
umane; inoltre, una filosofia morale<br />
efficace deve essere in grado di render conto<br />
non solo dell’elemento psicologico, ma anche<br />
di tutti i campi del sapere, in particolare<br />
della storia, da cui si può trarre un contributo<br />
alla comprensione dell’essere umano.<br />
Una delle principali obiezioni di Williams ai<br />
sistemi morali è che questi si basano su<br />
impianti riduzionistici, che li portano ad<br />
analizzare concetti ad un livello troppo astratto<br />
e generico (“il bene”, “il giusto”, “il dovere”),<br />
imponendo così una struttura ipersemplificata<br />
al pensiero etico che annulla la<br />
complessità dei concetti inerenti all’ambito<br />
dell’etica. Inoltre, i giudizi derivanti da un<br />
sistema morale non rientrano nel campo<br />
delle verità obiettive, in quanto la loro applicazione<br />
pratica è comunque determinata dalla<br />
realtà in cui vengono applicati. In definitiva,<br />
i sistemi morali si basano, secondo Williams,<br />
su una radicale distinzione fra morale
e non morale priva di fondamento: non ci<br />
sono verità etiche definitive; considerare i<br />
nostri valori come verità ultime è non solo<br />
una forma di superstizione, ma un elemento<br />
di debolezza.<br />
Questi fondamentali elementi della teoria di<br />
Williams sono al centro dei nove saggi presenti<br />
nel volume collettaneo World, Mind<br />
and Ethics, dove l’obiezione più forte rivolta<br />
a Williams è, in alcuni casi, quella di aver<br />
delineato una critica puramente negativa<br />
nell’interpretare la richiesta filosofica di una<br />
teoria morale sistematica come pretesa moralistica<br />
e oppressiva. A questa obiezione<br />
Williams replica, nel volume in questione,<br />
sostenendo che la distruzione filosofica delle<br />
teorie morali non deve necessariamente<br />
portare come conseguenza ad una distruzione<br />
di parte della nostra consapevolezza morale.<br />
Inoltre, osserva Williams, l’uso di concetti<br />
morali avviene non in base alla conoscenza<br />
della loro assoluta desiderabilità, ma<br />
deriva dalla nostra abitudine e confidenza<br />
con essi, laddove i sistemi morali pretendono<br />
di dare qualcosa di più, fornendo il conforto<br />
di una verità ultima.<br />
In Philosophical Arguments Charles Taylor<br />
riprende temi di filosofia morale e di critica<br />
comunitaria del liberalismo a partire dalla<br />
critica del progetto epistemologico, originatosi<br />
con Cartesio e sviluppatosi fino alla fine<br />
del nostro secolo secondo due principali<br />
varianti, il razionalismo e l’empirismo, la cui<br />
pretesa è stata quella di fondare la conoscenza<br />
nell’esperienza del soggetto individuale.<br />
La proposta di Taylor si pone invece più<br />
vicino alle posizioni di Heidegger, Merleau-Ponty<br />
e Wittgenstein, per i quali la<br />
conoscenza è il possesso di un soggetto<br />
incarnato che interagisce con altri soggetti.<br />
Per evitare tuttavia di cadere nel convenzionalismo,<br />
o in tesi vicine al soggettivismo di<br />
Foucault, Derrida o di altri esponenti del<br />
postmodernismo, Taylor sostiene che sebbene<br />
alcuni schemi concettuali ci forniscano<br />
una maggiore comprensione della realtà, ciò<br />
non avviene in un’ottica pragmatica, in quanto<br />
la loro riuscita cambia da una comunità<br />
all’altra.<br />
In Taylor la critica epistemologica è correlata<br />
al discorso filosofico morale e a quello<br />
politico. Egli individua infatti uno stretto<br />
legame fra il progetto epistemologico sopra<br />
criticato e una visione atomistica della società,<br />
in cui individui scissi costituiscono ciascuno<br />
una fonte separata di conoscenza e di<br />
valori. Questa società è permeata da una<br />
visione naturalistica dell’etica in cui scompaiono<br />
quelli che Taylor definisce i “principi<br />
forti”, per lasciare spazio ai desideri e alle<br />
volontà atomistiche che di fatto si palesano<br />
nella realtà sociale. Dal punto di vista politico,<br />
questa situazione conduce ad una forma di<br />
liberalismo che Taylor definisce “procedurale”,<br />
in cui le società liberali non sono altro che<br />
arene in cui i privati individui sono liberi di<br />
perseguire i propri obiettivi rapportandosi gli<br />
uni con gli altri solamente tramite strutture<br />
legali e forme elitarie di politica in cui i cittadini<br />
comuni non hanno voce in capitolo. M.B.<br />
AUTORI E IDEE<br />
Dialogo sulla morale<br />
tra Oriente e Occidente<br />
Nella morale occidentale il rapporto<br />
tra il sentimento e la ragione appare<br />
problematico. Sentimenti ed emozioni,<br />
scatenate dalla presenza dell’altro<br />
o da una minaccia che ne investe l’esistenza,<br />
sono spesso la vera causa che<br />
spinge l’essere umano all’azione. Se<br />
questo legame immediato che ci unisce<br />
agli altri appare difficilmente giustificabile<br />
a partire dalle categorie classiche<br />
del pensiero occidentale, una<br />
possibile alternativa ci viene dalla proposta<br />
di François Jullien in FONDER LA<br />
MORALE. DIALOGUE DE MENCIUS AVEC UN<br />
PHILOSOPHE DES LUMIÈRES (Fondare la<br />
morale. Dialogo di Mencius con un<br />
filosofo dei lumi, Grasset, Parigi 1996).<br />
Si deve al filosofo cinese Mencius, allievo di<br />
Confucio, l’aver sviluppato una precisa me-<br />
27<br />
Ritratto di Confucio, 1734<br />
ditazione sul tema del “fare qualcosa”, all’interno<br />
della quale l’enigma di un sentimento<br />
come la pietà scompare. Qui l’individuo<br />
non viene infatti concepito come un<br />
qualcosa di chiuso e irrelato, ma come parte<br />
di un’interazione e di un processo: l’impulso<br />
alla pietà nasce dalla comune partecipazione<br />
degli uomini alla vita che, minacciata nell’altro,<br />
reagisce in me.<br />
Per Mencius, osserva François Jullien, la<br />
pietà è un punto di partenza, il germe di una<br />
possibile virtù umana che si tratta di coltivare<br />
ed estendere alla totalità delle azioni. In<br />
questo senso, pur essendo una manifestazione<br />
irriflessa, può porsi come fondamento<br />
della morale. Tuttavia, sarebbe errato interpretare<br />
questa prospettiva sullo sfondo della<br />
concezione occidentale di una volontà individuale<br />
libera, che impone alle cose le decisioni<br />
della coscienza; la filosofia cinese ignora<br />
infatti ogni opposizione tra mondo e coscienza,<br />
tra desiderio e azione. Ma anche<br />
senza le nozioni di libertà e di coscienza
autonoma, fa notare Jullien, è possibile fondare<br />
la morale nella misura in cui la tensione<br />
etica dell’uomo non sia in alcun modo separata<br />
dal corso del mondo e dal suo andamento.<br />
Il mondo vegetale può essere assunto<br />
come modello del rapporto tra il soggetto e la<br />
sua umanità: si tratta di assecondare lo sviluppo<br />
naturale attraverso poche azioni, fatte<br />
al momento giusto.<br />
Jullien sceglie la forma del dialogo per mettere<br />
a confronto due differenti tradizioni<br />
culturali; la comparazione, il dialogo a distanza<br />
tra affermazioni giustapposte, sono<br />
qui intesi come mezzo per fondare un sapere<br />
e fecondare il pensiero a partire dalle differenze.<br />
La filosofia occidentale contemporanea,<br />
sulla scia delle riflessioni dei “maestri<br />
del sospetto”, Freud, Nietzsche e Marx, sembra<br />
avere completamente rinunciato alla ricerca<br />
dei fondamenti della morale: se Marx<br />
ha denunciato «il carattere al contempo occulto<br />
e servile della morale, sempre nelle<br />
mani della classe dirigente e utile soltanto<br />
[...] a consolidare l’ordine costituito», Freud<br />
vede nella morale solo «il risultato della<br />
costituzione del Super-Io», che in se stesso<br />
non è altro che «l’introiezione, durante la<br />
nostra infanzia, dell’immagine idealizzata<br />
dei nostri genitori o dei loro sostituti». Per<br />
rimettere in gioco la questione occorre, secondo<br />
Jullien, risalire alle origini della sua<br />
formulazione moderna, ovvero a quel secolo<br />
dei Lumi in cui la morale si è affrancata dalla<br />
religione e anche dalla trascendenza che<br />
caratterizzava l’impostazione della filosofia<br />
occidentale pre-cristiana.<br />
Per Rousseau la morale si fonda sul sentimento<br />
umano della pietà; per Kant essa<br />
riposa su basi universali, mentre per Schopenhauer<br />
la morale è un mistero della natura<br />
umana. Tutte queste impostazioni, fa notare<br />
Jullien, si sono rivelate insufficienti, in<br />
quanto la pietà fa appello ad una concezione<br />
antropologica della morale, esponendosi così<br />
alla diversità delle culture. Solo Kant ha<br />
cercato di definire più rigorosamente l’esigenza<br />
morale, nel suo carattere di puro a<br />
priori. In Mencius, Jullien trova ora colui che<br />
più esplicitamente formula ciò che i “filosofi<br />
dei Lumi”, Kant per primo, avevano abbozzato.<br />
Mencius fonda la virtù morale su una<br />
reazione di insopportabilità; così, pur concordando<br />
con i moralisti occidentali sul principio<br />
di una esigenza morale, supera le loro<br />
aporie, in quanto fonda la morale su una<br />
pratica e una spontaneità (e non su una<br />
trascendenza o un’antropologia). La coscienza<br />
non parla ma si manifesta direttamente in<br />
noi, come una reazione spontanea. Essere<br />
soggetti a questa spontaneità, che ci fa<br />
correre in soccorso di un altro essere<br />
umano in pericolo, significa rispondere<br />
alla nostra unica preoccupazione, che<br />
deve essere quella di vivere nel modo<br />
più completo possibile. L’insegnamento<br />
di Mencius, in grado di rimettere in moto<br />
la questione morale, è dunque quello di<br />
riconoscere nella morale una condotta la<br />
cui costrizione non si prova se non nell’immanenza<br />
della vera vita. D.F.<br />
AUTORI E IDEE<br />
Filosofia e scrittura:<br />
le pratiche e i saperi<br />
Gli esiti della recente riflessione di<br />
Carlo Sini sono compendiati nella sua<br />
ultima opera: GLI ABITI, LE PRATICHE, I<br />
SAPERI (Jaca Book, Milano 1996), che<br />
tematizza l’esperienza veritativa mettendone<br />
in luce il legame essenziale<br />
che essa intrattiene con la questione<br />
della scrittura. Anticipando elementi<br />
di quella che sarebbe stata la sua attuale<br />
ricerca, Sini, insieme a Fulvio<br />
Papi e Maurizio Ferraris, era in precedenza<br />
intervenuto in occasione di una<br />
presentazione della sua precedente<br />
opera, FILOSOFIA E SCRITTURA (Laterza,<br />
Roma-Bari 1994), alla Casa della Cultura<br />
di Milano (15 febbraio 1995).<br />
Nella sua ultima opera, Gli abiti, le pratiche,<br />
i saperi, Carlo Sini decostruisce<br />
l’esperienza filosofica, mettendone a<br />
fuoco il carattere di pratica e il legame<br />
con la questione della scrittura. Ogni<br />
verità, sostiene Sini, è relativa alla sua<br />
pratica; in questo consiste la verità della<br />
filosofia. In particolare, la nozione<br />
“scientifica” di verità è quella pertinente<br />
alla scrittura alfabetica, che opera una<br />
decontestualizzazione obiettivante del<br />
discorso, in seguito alla quale si produce<br />
il “disincantamento del mondo”. Quel<br />
mondo che, come Sini ha mostrato, è il<br />
frutto del gesto istitutivo del grafema<br />
vocalico. La voce si caratterizza infatti,<br />
dal punto di vista fenomenologico, per il<br />
suo carattere autografico: in quanto origine<br />
e oggetto del gesto, la voce pone<br />
due poli correlativi, il sé corporeo e il<br />
mondo, che non hanno un luogo se non<br />
in questo gesto.<br />
Su questo medesimo terreno si radica la<br />
questione dell’intersoggettività; essa rappresenta<br />
un fenomeno originario, non un<br />
problema da risolversi presupponendo<br />
l’esistenza preliminare di un soggetto,<br />
che dovrebbe porsi in rapporto enigmatico<br />
con gli enti difformi da esso. La<br />
scrittura alfabetica dissimula il legame<br />
del parlante con il mondo: essa dà luogo<br />
alla concezione relativa all’esistenza di<br />
un sapere oggettivo, e universalmente<br />
valido, nonché alla prospettiva in cui la<br />
scrittura medesima appare come uno strumento,<br />
un veicolo neutro di concetti indipendenti<br />
da essa.<br />
Parlando di un precedente studio di Sini,<br />
Filosofia e scrittura (Roma-Bari 1994,<br />
«Informazione filosofica» nn. 17-18),<br />
Fulvio Papi vi individuava due temi<br />
decisivi: il primo è quello della “genealogia<br />
della metafisica”; il secondo quello<br />
della ricostruzione della filosofia, attuata<br />
a partire dalla sua impossibilità<br />
attuale di ripresentarsi nei termini di<br />
pratica storica e scientifica. Nell’indagine<br />
genealogica di Sini, il punto decisivo,<br />
osservava Papi, è rappresentato dal momento<br />
del passaggio da una cultura orale<br />
28<br />
ad una scritta. Qui appare la relazione<br />
che intercorre tra la pratica di scrittura e<br />
la costituzione della “scienza filosofica”<br />
e che consiste nell’istituzione del lettore<br />
universale, l’osservatore pan-oramico<br />
che getta il suo sguardo sul “mondo di<br />
cose”, che solo in quel momento si costituiscono<br />
come tali. La filosofia di Platone,<br />
a dispetto della sua polemica contro<br />
la scrittura, costituisce il primo effetto di<br />
questa pratica, che finisce per occultarla,<br />
lasciando in evidenza il soggetto.<br />
Avvicinando la posizione di Sini a quella<br />
di Derrida, Papi rilevava la consustanzialità,<br />
in Sini, della prospettiva oggettivante<br />
propria allo sguardo scientifico e<br />
allo sguardo storico: la stessa costruzione<br />
del passato, come alienazione dell’oggetto<br />
della memoria, rappresenta un<br />
“mettere a distanza” obiettivante, che<br />
istituisce questo stesso oggetto. Questa,<br />
secondo Papi, è la fine della filosofia<br />
come fine della metafisica, fine di un<br />
passato oggettivo rispetto al quale il soggetto<br />
è “soggetto a”, costruito dalle pratiche.<br />
Per Sini, osservava Papi, “stare<br />
nella filosofia” rappresenta “l’esperienza<br />
etica della verità”, ovvero il collocarsi<br />
nell’apertura dell’evento. Tuttavia, si<br />
verifica qui una contrapposizione eccessiva,<br />
per Papi, tra la prospettiva metafisica<br />
e quella definita dal “saper abitare<br />
l’evento”, mentre sarebbe preferibile<br />
insistere sull’aspetto di evoluzione delle<br />
pratiche discorsive, e sulla contingenza<br />
delle medesime. Secondo Papi, esiste<br />
una scrittura che devasta il carattere<br />
metafisico a essa proprio; quest’ultimo è<br />
soltanto una delle sue possibilità, iscritta<br />
nell’effetto di idealizzazione che comporta<br />
una temporalizzazione del discorso.<br />
La carne del vivente, per Papi, pur<br />
nella prigionia della scrittura, tende ad<br />
un sapere di sé che è inobiettivabile, non<br />
tematizzabile nell’astratto, nell’idealizzazione.<br />
Il soggetto permane nella prigionia<br />
del linguaggio perché non può<br />
non esistere; con ciò, esso esiste nella<br />
contingenza.<br />
Individuando, in Filosofia e scrittura, una<br />
contrapposizione tra filosofia e cultura,<br />
Maurizio Ferraris rintracciava nella concezione<br />
di Sini alcuni aspetti problematici.<br />
Per il fatto che la contrapposizione tra<br />
filosofia e cultura risulta del tutto intrinseca<br />
alla filosofia stessa, Ferraris giungeva a<br />
respingere la tesi secondo la quale l’ermeneutica<br />
incarnerebbe una forma di filosofia<br />
che abdica alla propria specificità nei confronti<br />
della cultura, della storia, della scienza<br />
e della tecnica. D’accordo con Sini si<br />
dichiarava invece Ferraris in merito al rifiuto<br />
della banalizzazione della “svolta linguistica”,<br />
cioè della tematizzazione dell’importanza<br />
del linguaggio banalizzante.<br />
Il “pensiero dell’essere” è, per Ferraris,<br />
un’impostazione derivativa; originaria,<br />
ovvero trascendentale, è invece la questione<br />
della differenza tra essere ed ente. In<br />
quanto problema inerente la pensabilità di
ogni ente, tale questione rinvia a quel raddoppiamento<br />
del trascendentale che fa sì<br />
che ogni evento empirico diventi istanza<br />
trascendentale, condizione della possibilità<br />
di qualcosa. Da questo punto di vista,<br />
osservava Ferraris, l’attacco alla metafisica<br />
appare poco giustificato, in quanto essa<br />
ha come suo tratto caratteristico l’accentuazione<br />
del carattere trascendentale dell’empirico,<br />
che rende difficile individuare<br />
un confine tra filosofia e scienza. In definitiva,<br />
la concezione di Sini si presenta, per<br />
Ferraris, come una sorta di “fenomenologia<br />
dello spirito” nel suo procedere dall’oralità<br />
all’idealità della scrittura alfabetica,<br />
vista come l’origine del pensare<br />
concettuale.<br />
Rispondendo alle obiezioni di Papi e Ferraris,<br />
Sini si dichiarava d’accordo in merito<br />
ad una denuncia della finitudine del sapere<br />
filosofico, condotta all’interno del discorso<br />
filosofico. Giunto alla percezione del<br />
proprio limite, in quanto compreso all’interno<br />
di una pratica, il sapere filosofico<br />
dovrebbe far emergere dalla proprie molteplici<br />
modalità la concreta situazione del<br />
vivente. Da questo punto di vista, osservava<br />
Sini, se è pur vero che l’esito metafisico<br />
non è l’unico possibile della scrittura alfabetica,<br />
occorre tuttavia rilevare come esso<br />
ne abbia invaso, in virtù dell’universale<br />
pervasività della dimensione mediatica, la<br />
totalità degli ambiti di espressione. Il fallout<br />
della quaestio metaphysica riguarda<br />
infatti tanto la scrittura filosofica quanto<br />
quelle scientifica, politica, letteraria. In<br />
tale prospettiva, sollevare l’istanza della<br />
“concreta situazione del vivente” rischia<br />
di configurarsi, secondo Sini, come una<br />
mera dichiarazione di intenti. Centrale è<br />
invece la questione del cosiddetto “paradosso<br />
delle pratiche”, a partire dal quale<br />
è possibile rilevare il “fine etico” presente<br />
in Filosofia e scrittura.<br />
Nel panorama della riflessione filosofica<br />
sulla modernità, faceva notare Sini, il<br />
paradigma della reduplicazione tra il livello<br />
empirico e quello trascendentale si<br />
presenta, per il soggetto della pratica<br />
filosofica, come inevitabile: è infatti la<br />
pratica filosofica che istituisce la reduplicazione,<br />
ma che, nel contempo, ce la<br />
rende visibile. Rispetto a tale riconoscimento,<br />
occorre tuttavia ammettere la<br />
necessità della “scelta etica”; occorre<br />
cioè ammettere la necessità, da parte di<br />
un soggetto, di passare dall’essere “soggetto<br />
alle” pratiche a essere “soggetto<br />
di” queste pratiche. Questo secondo soggetto,<br />
tuttavia, non si dà; non esistono<br />
infatti, sottolineava Sini, due determinazioni<br />
di soggetto, bensì soltanto una,<br />
quella che rimanda a un’istanza che,<br />
nell’esser soggetta alle pratiche, ne frequenta<br />
l’orlo (cioè: il “proprio” orlo) in<br />
una sorta di rimbalzo.<br />
A Ferraris, e con lui a Derrida, Sini<br />
contesta in particolare che si possa parlare<br />
di scrittura e di voce come di istanze<br />
singolari, luoghi originari; esse sono,<br />
AUTORI E IDEE<br />
invece, prodotti della scrittura alfabetica.<br />
La questione se nasca prima la razionalità<br />
greca, da cui, in un secondo tempo,<br />
sorge la scrittura alfabetica, o non<br />
piuttosto il contrario, appare già pregiudicata,<br />
secondo Sini, dalla prospettiva<br />
della scrittura alfabetica: la razionalità<br />
greca è il prodotto di determinate pratiche<br />
di scrittura, e non scorgere questo<br />
fatto, come accade in Derrida, è la condizione<br />
che definisce il luogo della metafisica.<br />
F.C.<br />
Rappresentanza, giustizia,<br />
potere<br />
Il problema della rappresentanza, quello<br />
della fondazione del giudizio politico<br />
e quello del bene e del male in relazione<br />
allo statuto fondamentale dell’agire<br />
politico sono rispettivamente al centro<br />
di tre studi: RAPPRESENTANZA POLITICA E<br />
RAPPRESENTANZA DEGLI INTERESSI (Franco<br />
Angeli, Milano 1996), di Antonino Scalone;<br />
GIUSTIZIA POLITICA. FONDAMENTI DI UNA<br />
FILOSOFIA CRITICA DEL DIRITTO E DELLO STATO<br />
(il Mulino, Bologna 1995), di Otfried<br />
Höffe; LA CITTÀ ORIGINARIA. DIALETTICA DELLA<br />
RAGIONE POLITICA (Morcelliana, Brescia<br />
1995), di Attilio Franchi. A questo gruppo<br />
di testi si possono accostare, anche<br />
se in posizione eccentrica, la riflessione<br />
offerta da James Hillman in FORME DEL<br />
POTERE (Garzanti, Milano 1996), una fenomenologia<br />
del potere nella società<br />
contemporanea, e lo studio di Matthias<br />
Bohlender, DIE RHETORIK DES POLITISCHEN.<br />
ZUR KRITIK DER POLITISCHEN THEORIE (La retorica<br />
del Politico. Per la critica della teoria<br />
politica, Akademie Verlag, Berlin,<br />
1995), che si sofferma sui rapporti tra<br />
retorica e politica.<br />
Il punto nodale dello studio di Antonino<br />
Scalone, come indica Giuseppe Duso<br />
nella “Prefazione” al volume, si raccoglie<br />
sostanzialmente nella domanda: se<br />
caratteristica peculiare della rappresentanza<br />
moderna è quella di fondare l’unità<br />
del popolo, altrimenti non rinvenibile,<br />
come è possibile che questa si adegui poi<br />
alle configurazioni pluralistiche, verso<br />
cui viene spinta dalle trasformazioni<br />
politiche del nostro tempo? Passando<br />
attraverso le teorie di autori quali Rudolf<br />
Smend, Hermann Heller, Max Weber,<br />
Carl Schmitt, Gerhardt Leibholz, Otto<br />
Kirchheimer e Hans Kelsen, e scendendo<br />
poi maggiormente nel merito del problema<br />
della rappresentanza degli interessi<br />
in autori quali Werner Weber, Theodor<br />
Eschenburg ed Ernst Fraenkel, Scalone<br />
individua in Joseph K. Kaiser una<br />
tappa decisiva per risolvere all’interno<br />
della sfera della cittadinanza politica la<br />
questione delle “organizzazioni degli interessi”.<br />
Pur nell’incomponibilità di fon-<br />
29<br />
do di questa questione con il quadro<br />
fondativo classico che sta ancora alla<br />
base della moderna organizzazione dello<br />
Stato e che lascia insoddisfatta la<br />
necessità di richiamarsi a un’istanza superiore<br />
rispetto alle parti, la questione,<br />
come mostra Scalone, investe indubbiamente<br />
lo statuto dell’odierno ordinamento<br />
politico. In questa prospettiva, l’esperienza<br />
di Weimar continua a rappresentare<br />
un momento paradigmatico per la<br />
riflessione costituzionalistica non solo<br />
tedesca, ma anche italiana.<br />
Problemi di fondazione della teoria politica<br />
stanno anche al centro dello studio di Otfried<br />
Höffe (la cui edizione originale risale<br />
al 1987), secondo il quale il problema squisitamente<br />
filosofico di una legittimazione in<br />
termini di giustizia della problematica dello<br />
Stato non può essere affatto liquidata: «Contro<br />
la scienza giuridica positiva» - egli afferma<br />
- «occorre fondare la prospettiva morale<br />
e quindi, con l’aiuto di questa, assegnare dei<br />
limiti ai rapporti giuridici e politici; contro<br />
l’anarchismo, invece, occorre fondare e legittimare<br />
tali rapporti». Se è vero, sottolinea<br />
Höffe, che il progetto politico moderno nasce<br />
dalla crisi e dallo sgretolamento delle<br />
credenze, per così dire, “fondamentalistiche”<br />
su cui si reggeva l’ordinamento politico<br />
tradizionale, bisogna allora contestare l’assunto<br />
secondo cui «la conquista politica della<br />
democrazia liberale consiste nell’“indifferenza<br />
riguardo alle questioni ultime”» e quindi<br />
nell’accantonamento del riferimento alle visioni<br />
del mondo, per situarsi nell’ambito più<br />
limitato, ma più sicuro, delle “questioni penultime”.<br />
In realtà, precisa Höffe, anche la<br />
democrazia vive di un accordo circa le cose<br />
ultime, altrimenti non sarebbe in grado di<br />
postulare i principi basilari del suo ordinamento.<br />
Discriminante è invece la separazione<br />
delle sfere, per cui ciò che vale per l’individuo<br />
come “questione ultima” non può<br />
valere come tale anche per lo Stato. Per<br />
giustificare la legittimità e la pertinenza della<br />
riflessione filosofica sui fondamenti del diritto<br />
e dello Stato, Höffe si ricollega alla<br />
grande tradizione della “filosofia pratica”,<br />
riproposta nella sua accezione più genuinamente<br />
aristotelica.<br />
Che il problema della fondazione dell’ordine<br />
politico, raccolto nella metafora<br />
della “città”, abbia a che fare costitutivamente<br />
con un’interrogazione di tipo<br />
etico è ciò che viene ribadito a più riprese<br />
nel saggio di Attilio Franchi. La<br />
ragione politica, sostiene Franchi, non<br />
può prescindere dall’affrontare la questione<br />
del male, in rapporto alla quale<br />
deve dar atto della sua reale capacità di<br />
fondazione. L’aver accantonato la questione<br />
del male ha portato la ragione<br />
politica alla pretesa di affidare allo sviluppo<br />
materiale la soluzione di problemi<br />
che invece sono connessi alla stessa condizione<br />
esistenziale umana, ovvero alla<br />
sua natura essenzialmente morale. Il problema,<br />
precisa Franchi, è di dare la “giusta<br />
collocazione” ai valori espressi dal
dinamismo della società industriale, senza<br />
pretendere che essi vadano a esaurire<br />
quella problematica morale, fondata sulla<br />
“radicalità” del male, per la quale non<br />
possono mostrare pertinenza. Da qui<br />
l’esigenza, per Franchi, di ricomporre il<br />
rapporto che lega i diversi aspetti della<br />
ragione politica, quello etico-morale,<br />
quello economico, quello più strettamente<br />
politico, quello speculativo e, in quanto<br />
si dà una tensione verso la felicità o la<br />
beatitudine, quello religioso.<br />
Sui problemi dell’etica pubblica interviene<br />
James Hillman, secondo il quale per parlare<br />
del potere non ci si può limitare strettamente<br />
all’ambito politico, senza far riferimento<br />
alla sfera dell’economia, in cui<br />
costantemente vengono esperiti rapporti di<br />
gerarchizzazione, di dominio e di subordinazione.<br />
In tal senso lo studio di Hillman<br />
intende proporre una fenomenologia della<br />
forme di potere quali vengono praticate<br />
nell’ambito dell’agire in vista del successo<br />
economico, ovvero mostrare su quali idee<br />
si fonda la pratica del potere. I valori che<br />
configurano l’esercizio moderno del potere,<br />
osserva Hillman, fanno riferimento innanzitutto<br />
alle concezioni del darwinismo<br />
sociale e hanno come motivi fondanti l’idea<br />
di “crescita” e di “efficienza”, che tuttavia<br />
subiscono una progressiva erosione per via<br />
dell’indifferenza costitutiva che caratterizza<br />
queste idee riguardo ai problemi di natura<br />
morale.<br />
Tra quelli che Hillman definisce stili del<br />
potere rientrano il controllo, il prestigio,<br />
l’esibizionismo, la leadership, l’autorità,<br />
il carisma, la persuasione, la tirannia<br />
e così via. L’intento di Hillman è allora<br />
di delineare un potere compatibile con le<br />
esigenze di realizzabilità umana universale,<br />
non sottoposto al dominio dell’Altro.<br />
In questa prospettiva, amore e potere<br />
possono non essere in opposizione.<br />
Sul rapporto tra retorica e politica interviene<br />
Matthias Bohlender con Die Rhetorik<br />
des Politischen. Il libro è diviso in quattro<br />
capitoli. Nel primo l’autore espone il concetto<br />
di retorica e il modo in cui esso risulta<br />
rielaborato secondo diverse teorie linguistiche;<br />
nel secondo traccia un modello del<br />
rapporto tra retorica e teoria politica quale<br />
può essere ricavato dall’opera di Hobbes;<br />
nel terzo mette a confronto la diversa lettura<br />
che Carl Schmitt e Leo Strauss hanno<br />
dato del Leviatano; e nell’ultimo ritorna<br />
alla trattazione sistematica, con una proposta<br />
di lettura della teoria politica in quanto<br />
prassi sociale di discorso.<br />
A parte i due capitoli centrali, che vogliono<br />
essere esempi (non meramente<br />
occasionali) dell’importanza che ha la<br />
retorica all’interno di una determinata<br />
teoria politica, l’interesse principale di<br />
questo studio sta indubbiamente nel suo<br />
sforzo concettuale di offrirci le basi per una<br />
lettura delle teorizzazioni politiche dal punto<br />
di vista delle strategie linguistiche e discorsive<br />
che esse mettono in campo per costituirsi<br />
e per affermarsi. G.B.<br />
AUTORI E IDEE<br />
La questione dell’essere<br />
in Heidegger<br />
In SERVIRE L’ESSERE CON HEIDEGGER (Morcelliana,<br />
Brescia 1995) Umberto Regina<br />
individua nell’essere la questione<br />
centrale che contraddistingue la filosofica<br />
di Heidegger, sottolineando<br />
come essa abbia assunto significati<br />
diversi nelle varie opere del filosofo.<br />
Particolare attenzione alla concezione<br />
religiosa di tipo “manifestativo” che<br />
emerge nell’opera heideggeriana è dedicata<br />
da Pietro De Vitiis nel suo studio<br />
dal titolo: IL PROBLEMA RELIGIOSO IN<br />
HEIDEGGER (Bulzoni Editore, Roma 1995).<br />
Secondo Umberto Regina, in Heidegger<br />
l’analisi della questione dell’essere subisce<br />
una progressiva modificazione. Inizialmente<br />
viene stabilito un legame stretto tra<br />
la comprensione e l’essere, in quanto «la<br />
comprensione è strutturalmente comprensione<br />
d’essere». La scelta, qui, non è tra il<br />
comprendere e il non comprendere l’essere,<br />
ma tra un «comprendere che si apre alla<br />
problematicità e quindi all’eccedenza e al<br />
futuro e un comprendere che è solo di<br />
insistente chiusura». Successivamente, fa<br />
notare Regina, l’accento si sposta dal senso<br />
dell’essere alla “verità dell’essere”, dove<br />
la verità non implica l’esistenza di un valore<br />
prestabilito, ma è in quanto diviene. Il<br />
suo divenire non è, tuttavia, determinato<br />
dal fatto che i suoi contenuti si modificano,<br />
ma dal fatto che l’eccedenza propria dell’essere<br />
può essere raggiunta solamente in<br />
un «percorso che sia al tempo stesso di<br />
problematizzazione e di trasfigurazione dell’ente».<br />
La verità, in Heidegger, è il luogo<br />
in cui si determina l’incontro tra «il servizio<br />
ontologico cui l’uomo è chiamato e il<br />
transitare di Dio». Si tratta, in effetti, sottolinea<br />
Regina, di una concezione “operativa”<br />
della verità, in base alla quale non<br />
solamente l’uomo, ma anche Dio viene<br />
chiamato ad agire per la verità.<br />
La successiva concezione di Heidegger<br />
dell’essere, osserva Regina, si basa su una<br />
diversa definizione dell’essere, secondo la<br />
quale l’essere, coincidendo con il punto di<br />
vista proprio del filosofare, è «lo stesso<br />
incondizionato lasciar essere l’oggetto nel<br />
suo come» e presuppone che esista un ente,<br />
cioè l’uomo, in grado di affermare il “come<br />
di ogni altro ente”. Ma la vera svolta innovatrice<br />
viene compiuta da Heidegger con la<br />
pubblicazione dei Beiträge, in cui diviene<br />
centrale la storia dell’essere, che non viene<br />
più considerata come quel territorio neutrale<br />
della comprensione dell’essere, ma<br />
come l’ambito in cui l’uomo è chiamato a<br />
schierarsi per la verità, cioè a «divenire<br />
autenticamente se stesso in quanto custode<br />
e guardiano della verità». Così, se in Essere<br />
e tempo si poteva intravedere un’antropologia<br />
filosofica, in quanto l’analitica esistenziale<br />
si limitava a indagare lo spazio<br />
aperto dalla progettualità umana, nella fase<br />
successiva la storia dell’essere «impegna<br />
30<br />
l’essere a essere all’altezza di un progetto»,<br />
costringendolo a comprendersi a partire da<br />
un “altro inizio”. In tale prospettiva l’uomo<br />
comprende che il suo essere non è una<br />
componente acquisita con il solo fatto di<br />
esserci, ma un “compito”, quello di servire<br />
la verità, entrando così a far parte della<br />
storia che è nello stesso tempo sua e dell’essere.<br />
Anche il legame tra l’essere e il linguaggio<br />
si rivela differente nelle diverse fasi<br />
teoriche attraversate da Heidegger. Mentre<br />
in Essere e tempo il linguaggio si<br />
fonda sul discorso, nei Beiträge viene<br />
considerato come risposta originata da<br />
un’eccedenza che si rivolge all’uomo<br />
per recidere il suo legame con il “prospettivismo<br />
rinunciatario”.<br />
Delineare la concezione religiosa di Heidegger<br />
è, invece, lo scopo che si prefigge<br />
Pietro De Vitiis, mostrando come il<br />
problema del divino venga affrontato da<br />
Heidegger in opposizione alla prospettiva<br />
dell’“onto-teologia” che, riducendo<br />
l’essere all’ente, identifica Dio con l’essere.<br />
Ontologia e teologia, per Heidegger,<br />
si confermano e si rafforzano a vicenda,<br />
generando l’onto-teologia, il cui<br />
vertice è rappresentato dalla teoria hegeliana<br />
dello Spirito assoluto.<br />
Come rileva De Vitiis, la visione religiosa<br />
heideggeriana, in modo simile a quella di<br />
Schelling, può essere definita “manifestativa”,<br />
in quanto afferma il primato dell’esperienza<br />
di ciò che si manifesta rispetto<br />
all’elaborazione concettuale; in tal senso la<br />
visione religiosa può essere accostata alla<br />
poesia, specialmente a quella di Hölderlin,<br />
il cui linguaggio è dotato di una potenza<br />
evocativa in grado di generare “nuove visioni”.<br />
Tuttavia non può essere risolta nella<br />
poesia, poiché l’apice viene raggiunto nel<br />
silenzio: il linguaggio religioso non è «dire<br />
qualcosa su qualcosa», ma «preghiera, invocazione<br />
e rendimento di lode».<br />
Per Heidegger, osserva De Vitiis, l’interiorità<br />
deve aprirsi al mistero dell’essere, che<br />
è inaccessibile in quanto si nasconde. Il<br />
“nascondimento” dell’essere non va inteso<br />
come pura negatività, ma come sintomo<br />
dell’inafferrabilità del divino. Infatti,<br />
l’“ultimo Dio” heideggeriano appare nello<br />
spazio abissale che si spalanca nell’essere,<br />
mostrando il limite del pensiero concettuale<br />
volto alla definizione oggettiva degli enti<br />
e basato sulla relazione soggetto- oggetto.<br />
Heidegger attribuisce all’essere la finitudine<br />
per non ricadere nell’infinità dell’assoluto<br />
idealistico che rimane bloccato nella<br />
sua “circolarità”, rischiando di essere una<br />
“totalità omniabbracciante”. L’“ultimo<br />
Dio” di Heidegger è, quindi, un Dio del<br />
futuro, un Dio escatologico e, come rileva<br />
De Vitiis, sembra che rimandi all’essere<br />
solo nell’ambito della possibilità. M.Mi.
Identità della filosofia tedesca<br />
Dopo il 1945, molti filosofi attivi nella<br />
Repubblica Federale Tedesca si sono<br />
impegnati nella discussione dell’identità<br />
della propria disciplina, occupandosi<br />
in particolare del problema se la filosofia<br />
sia una “scienza” e che “status”<br />
abbia il suo sapere rispetto a quello<br />
delle scienze “positive”. Un’utile ricostruzione<br />
di questo dibattito è quella<br />
offerta da Martina Plümacher nel suo<br />
studio, IDENTITÄT IN KRISEN. SELBSTVERSTÄN-<br />
DIGUNGEN UND SELBSTVERSTÄNDNISSE DER<br />
PHILOSOPHIE IN DER BUNDESREPUBLIK DEUT-<br />
SCHLAND NACH 1945 (Identità in crisi. Autoinformazioni<br />
e autocomprensioni<br />
della filosofia nella Repubblica federale<br />
tedesca dopo il 1945, Francoforte s/M.<br />
- Berlin - Bern - New York - Parigi -<br />
Vienna 1995).<br />
Per rispondere alla questione dell’identità<br />
scientifica della filosofia Martina Plümacher<br />
ha dovuto ripercorrere nel suo studio il<br />
confronto, da una parte, con l’eredità delle<br />
tradizioni filosofiche provenienti dall’età<br />
dell’idealismo e, dall’altra, con le rinnovate<br />
esigenze di politica culturale ed educativa,<br />
come pure con la prosecuzione delle discussioni<br />
di carattere epistemologico. Ma anche<br />
il confronto con le grandi metafisiche del<br />
Novecento, con la fenomenologia di Husserl<br />
e con il sovvertimento dell’ontologia tradizionale<br />
operato da Heidegger è stato decisivo<br />
per chiarire i presupposti da cui sono<br />
mossi quanti si sono occupati di “filosofia<br />
speculativa” nella seconda metà del secolo.<br />
Plümacher insiste sulla necessità di problematizzare<br />
l’autocomprensione che i filosofi<br />
della Repubblica Federale hanno avuto della<br />
propria professione nel confronto con gli<br />
stimoli e le risultanze delle scienze particolari<br />
nei decenni compresi tra il 1945 e la fine<br />
degli anni Settanta. I documenti presi in<br />
considerazione a questo proposito comprendono<br />
la serie dei “Deutsche Kongresse für<br />
Philosophie” e altri dibattiti svoltisi tra filosofi<br />
tedeschi dal 1946 alla metà degli anni<br />
Settanta. Se negli anni Cinquanta i filosofi si<br />
considerano i tutori dell’“ordine dell’essere”,<br />
negli anni Sessanta devono reagire alla<br />
radicale messa in questione della capacità<br />
attribuita alla filosofia di porre capo ad una<br />
TENDENZE E DIBATTITI<br />
TENDENZE E DIBATTITI<br />
sintesi delle scienze particolari (Positivismusstreit).<br />
Questo tipo di dibattiti trova il suo<br />
apice negli anni Settanta, quando viene in<br />
larga parte misconosciuto il contributo della<br />
filosofia alla costituzione dell’empiricità delle<br />
singole scienze, in quanto loro modalità di<br />
accesso alla realtà, e quando le politiche di<br />
sviluppo della ricerca dei governi dei Länder<br />
tedeschi - competenti per le università -<br />
tendono a investire sempre meno fondi nello<br />
sviluppo dei dipartimenti filosofici - non da<br />
ultimo trovando motivazioni nel fatto che la<br />
filosofia sembra essere esclusa dagli sviluppi<br />
delle scienze “positive”. Un risveglio di<br />
fronte a questa “discussione in stato di crisi”<br />
è venuto da quella che Christian Friedrich<br />
Gethmann ha sagacemente definito la consapevolezza<br />
che i filosofi hanno di essere<br />
l’«istituzionalizzazione della critica alle istituzioni».<br />
R.P.<br />
Attualità di Croce<br />
Dell’eco di risonanza che sta caratterizzando<br />
in questi anni la filosofia di Benedetto<br />
Croce sono testimonianza diversi<br />
saggi che intendono commentare e ripensare<br />
lo storicismo e la filosofia crociana<br />
in genere. Il volume dal titolo: PER<br />
CROCE (Edizioni Scientifiche Italiane,<br />
Napoli 1995), a cura di Raffaele Bruno,<br />
raccoglie diversi saggi di commento<br />
dell’estetica, dell’etica e della concezione<br />
della storia in Croce. Di Janos Kelemen<br />
è lo studio critico IDEALISMO E STORI-<br />
CISMO NELL’OPERA DI BENEDETTO CROCE (trad.<br />
it. dell’autore, Rubbettino, Messina<br />
1995), che presenta il pensiero del filosofo<br />
anche alla luce di riferimenti biografici.<br />
Da questo punto di vista, un’importante<br />
integrazione della biografia<br />
crociana è offerta dagli SCRITTI FILOSOFICI<br />
E CARTEGGIO CON BENEDETTO CROCE (a cura<br />
di F. Platania, Bibliopolis Napoli 1996)<br />
di Antonio Cristaldi.<br />
Il problema dello storicismo e della temporalità<br />
ha da sempre caratterizzato gli studi<br />
critici su Croce. Con il titolo: Per Croce<br />
vengono raccolti saggi che vanno dall’analisi<br />
estetica a quella etico-politica, passando<br />
31<br />
sempre e comunque dalla tematica storicistica.<br />
L’elemento storico pervade infatti i vari<br />
saggi: l’unità di pensiero e azione si manifesta<br />
nell’identità tra particolare e universale<br />
che si realizza appieno nella storia. Il fatto<br />
individuale, come l’evento storico, acquista<br />
valore e identità solo all’interno dello sviluppo<br />
dello spirito che è storicismo assoluto.<br />
L’elemento che maggiormente caratterizza<br />
l’analisi estetica è l’accento posto sul<br />
carattere intuitivo dell’arte. L’unificazione<br />
di bello, estetico e artistico caratterizza<br />
l’arte di quell’elemento indicibile e ineffabile<br />
che la separa nettamente dall’ambito<br />
discorsivo; per Croce, infatti, l’arte è tale<br />
solo se posta al di là del pensiero logico e<br />
razionale, dominio della filosofia. Così facendo,<br />
però, restano esclusi dal dominio<br />
dell’arte quei caratteri, come il comico e il<br />
tragico, che non essendo intuitivi, sfuggono<br />
alla sua forma. In altre parole, se il<br />
merito di Croce consiste nell’aver unificato<br />
estetico e artistico, il limite sta nell’aver<br />
escluso l’elemento razionale e<br />
quindi dicibile dal patrimonio artistico<br />
che, in questo modo, perde uno dei suoi<br />
caratteri fondamentali.<br />
L’etica crociana viene affrontata nei saggi<br />
del volume dal punto di vista della politica e<br />
della libertà: se la politica si sgancia dalla<br />
dimensione morale, come aveva capito già<br />
Marx, e come invece avrebbe contestato<br />
Gentile, suo dominio resta solo quello dell’utile<br />
economico, che si caratterizza di una<br />
netta amoralità. Altro punto nodale di Croce<br />
è il suo liberalismo che in questo volume è<br />
descritto in termini filosofici più che politici.<br />
In altre parole, se Croce ha saputo teorizzare<br />
filosoficamente la libertà dell’individuo contro<br />
i sistemi totalitari, lo stesso non è accaduto<br />
dal punto di vista politico, dove un’interpretazione<br />
sommaria dello stato e del governo<br />
non ha posto le basi per una vera e propria<br />
teoria liberale.<br />
Lo storicismo caratterizza lo studio di Janos<br />
Kelemen, studioso ungherese che intende<br />
riproporre l’attualità di Croce all’interno delle<br />
scienze umane. Dopo alcuni cenni biografici,<br />
viene delineato il rapporto di Croce con la<br />
cultura italiana del tempo e il suo interessamento<br />
per Labriola. Inizialmente, infatti,<br />
Croce, contrario alla filosofia della storia e<br />
all’hegelismo in genere, s’interessa al materialismo<br />
storico ricco di concretezza e di
attenzione agli eventi. Il rifiuto dello storicismo,<br />
però, conduce Croce, successivamente,<br />
a separarsi dal marxismo che pure<br />
lo aveva ispirato. Kelemen riporta Croce<br />
all’hegelismo attraverso la ripresa di Kant<br />
e di Vico che diventano il punto di riferimento<br />
della filosofia crociana. Se, infatti,<br />
Kant è determinante per la teorizzazione<br />
dei giudizi sintetici a priori che si manifestano<br />
nella storia dove il generale si manifesta<br />
nel particolare, Vico è fondamentale<br />
nella concezione ciclica e fattuale della<br />
storia che sarà ripresa e sostenuta nella<br />
filosofia dello spirito.<br />
Il carteggio tra Croce e un giovane studioso<br />
siciliano, Antonio Cristaldi, discepolo del<br />
filosofo, è principalmente caratterizzato dalla<br />
vicenda esistenziale del giovane allievo<br />
che, colpito giovanissimo da nevrosi depressiva,<br />
si suicida all’età di ventiquattro anni,<br />
lasciando profondamente addolorato il maestro.<br />
Il volume, dopo un’introduzione di<br />
Francesco Platania sulla storia di Cristaldi<br />
e sul rapporto con Croce, riporta due saggi<br />
del giovane in cui compaiono le sue considerazioni<br />
sulla Filosofia dello Spirito e la corrispondenza<br />
tra i due. Dalle lettere emerge,<br />
da una parte, la profonda considerazione di<br />
Cristaldi per la categoria della morale che<br />
doveva, a parer suo, fungere da elemento<br />
unificatore delle altre e, dall’altra, la convinzione<br />
di Croce di tenere ben distinte le categorie<br />
dello Spirito, del quale la morale era<br />
solamente una della quattro. A.S.<br />
Storia e attualità<br />
della medicina<br />
Che cosa intendiamo per “medicina”<br />
e qual è stata la sua storia? Come si<br />
può considerare l’intreccio tra anima e<br />
corpo dal punto di vista medico? Come<br />
si è sviluppata fino a oggi la ricerca<br />
sulla salute perfetta? Questi alcuni<br />
degli interrogativi ai quali cercano di<br />
dare risposta cinque nuove pubblicazioni<br />
sull’argomento: una raccolta di<br />
saggi, a cura di Mirko D. Grmek, dal<br />
titolo: STORIA DEL PENSIERO MEDICO OCCI-<br />
DENTALE. 1. ANTICHITÀ E MEDIOEVO (trad.<br />
it. di M. Astrologo, C. Basso, M. Mantegazza,<br />
C. Milanesi, A.M. Senatore,<br />
Laterza, Roma-Bari 1995); uno studio<br />
di François Chast, HISTOIRE CONTEMPO-<br />
RAINE DES MEDICAMENTS (Storia contemporanea<br />
dei farmaci, Ed. La Découverte,<br />
Parigi 1995); una traduzione dal<br />
greco di tre brevi trattati di Galeno,<br />
presentati da Jean Starobinskj, L’AME<br />
ET SES PASSIONS (L’anima e le sue passioni,<br />
Les Belles Lettres, Parigi 1995); e<br />
due saggi sull’attualità medica, UN ME-<br />
DECIN DANS SON TEMPS (Un medico nel<br />
suo tempo, Seuil, Parigi 1995), di Norbert<br />
Bensaid, e LA SANTÉ PARFAITE (La<br />
salute perfetta, Seuil, Parigi 1995), di<br />
Lucien Sfez.<br />
TENDENZE E DIBATTITI<br />
La Storia del pensiero medico in occidente<br />
prende in esame il periodo che va<br />
dall’antichità al medioevo, tentando di<br />
«raccogliere nelle sue grandi linee il<br />
percorso intero del pensiero medico occidentale<br />
e mostrarne la complessità e le<br />
relazioni strette con la realtà biologica e<br />
sociale delle popolazioni umane». Come<br />
sottolinea Mirko D. Grmek, curatore<br />
dell’opera, l’intento è quello di proporre<br />
un quadro della figura del medico e del<br />
suo rapporto con l’ambiente. Il suo lavoro<br />
segue un paradigma generale attraverso<br />
le varie epoche, quello cioè di<br />
misurare le proprie pratiche e la propria<br />
ricerca in funzione di quei fenomeni fino<br />
a quel momento non ancora spiegati, o<br />
lasciati al caso o alla Provvidenza, cercando<br />
di organizzare attorno a sé il sensibile<br />
nella maniera più coerente e pratica<br />
possibile, in vista della soluzione della<br />
malattia. Risulta così che il discorso<br />
medico si è venuto costruendo a partire<br />
dalla concezione che nelle varie epoche<br />
si è avuto della malattia. Tra i contributi<br />
raccolti nel volume figurano un saggio<br />
di Mario Vegetti, Erasistrato ed Erofilo;<br />
uno di Gotthard Strohmaier sulla<br />
trasmissione degli scritti medici dal<br />
mondo bizantino al medioevo; uno di<br />
Jean-Noel Biraben sulle Malattie in<br />
Europa.<br />
Che la medicina abbia a che fare con un<br />
oggetto assai complesso, il funzionamento<br />
dell’organismo umano come intreccio<br />
di elementi tra loro diversi, l’anima<br />
e il corpo, questo era già evidente a<br />
Galeno. Nei suoi soli tre scritti di argomento<br />
medico - recuperati dall’imponente<br />
filosofia morale distribuita in venti<br />
libri, di cui disponiamo oggi in un’utile<br />
edizione in lingua francese, L’âme et<br />
ses passions -, abbiamo la proposta di<br />
una “fisica delle passioni”, ancora dipendente<br />
dalla chimica degli umori corporali.<br />
Galeno è convinto di poter ammaestrare<br />
le passioni a partire dal corpo,<br />
inaugurando una scienza che si occupa<br />
dell’anima dell’uomo. Nella Prefazione<br />
a questi scritti, Jean Starobinskj avverte<br />
che «Galeno si mantiene sempre all’interno<br />
del suo mestiere di medico: si<br />
tratta per lui della vita terrestre e della<br />
vita che conducono gli esseri umani nella<br />
società umana», ricordando che la vita<br />
eterna non fa parte dell’orizzonte precristiano<br />
di Galeno. Ne risulta una visione<br />
assolutamente moderna della scienza<br />
medica che si occupa della dimensione<br />
sociale della malattia, proponendo una<br />
propria etica che ripensa i legami tra il<br />
corpo e la psiche e tra il medico e il<br />
paziente.<br />
Nella Histoire contemporaine des medicaments<br />
François Chast mostra invece<br />
come l’odierna farmacologia «sia nata<br />
dalle idee della Rivoluzione, dall’avanzamento<br />
delle scienze e dall’industrializzazione<br />
dell’economia», sostituendo<br />
con un approccio scientifico la tradizio-<br />
32<br />
nale cultura delle piante mediche. Forte<br />
dei progressi della chimica del XIX secolo,<br />
osserva Chast, il farmaco ha cercato<br />
di limitare le pratiche irrazionali fino<br />
a quel momento utilizzate in medicina.<br />
All’incrocio tra l’uomo, le potenze divine<br />
e il prete-medico si pone il rimedio<br />
farmacologico: nucleo di ogni storia dei<br />
farmaci è dunque lo sguardo dell’uomo<br />
sulla propria umanità e la propria posizione<br />
all’interno del cosmo.<br />
Per quanto riguarda l’attualità del dibattito<br />
sulla medicina, di Norbert Bensaid,<br />
medico molto noto in Francia, scomparso<br />
nel 1994, sono stati pubblicati, a cura<br />
di Nadine Fresco e con la prefazione di<br />
Jean Daniel, gli articoli più significativi<br />
della sua attività di medico-pubblicista,<br />
da cui risulta un’immagine di medicofilosofo<br />
attento a non perdere di vista il<br />
malato dietro la malattia e a non ridurre<br />
il discorso medico a mero biologismo. In<br />
prospettiva futura si pone invece lo studio<br />
di Lucien Sfez, La santé parfaite,<br />
un’indagine attenta e dissacrante dell’ultima<br />
utopia scientifica rimasta, la<br />
“perfetta salute”, un’utopia che riguarda<br />
il corpo in tutte le sue accezioni possibili:<br />
il corpo dell’individuo, del pianeta,<br />
della società. Nel campo della salute<br />
dell’uomo Sfez analizza in particolare il<br />
progetto Genoma, facendo notare come,<br />
«per la prima volta nella storia dei tempi,<br />
una creatura vivente comprenda la<br />
sua origine e possa intraprendere a disegnare<br />
il suo futuro». Tuttavia, aggiunge<br />
Sfez, dietro la ricerca della perfezione<br />
dell’uomo biologico si nasconde una<br />
nuova forma di eugenetica, che tende a<br />
cancellare le determinazioni culturali e<br />
sociali dell’uomo.<br />
Nel caso della salute del pianeta Sfez fa<br />
invece riferimento alla realizzazione dell’esperimento<br />
di Biosfera II nel deserto<br />
dell’Arizona: un sistema chiuso dove<br />
sono ricostituiti i principali ambienti del<br />
pianeta e dove otto volontari hanno vissuto<br />
isolati dall’esterno, producendo essi<br />
stessi le loro risorse. Sebbene i risultati<br />
siano stati contestati, resta tuttavia l’idea<br />
di una vita planetaria organizzata su base<br />
bio-macchinale, nell’intento di raggiungere<br />
«la migliore tecnologia per il vivente».<br />
Da ultimo Sfez prende in esame la<br />
“vita artificiale” degli esseri virtuali, il<br />
grande sogno dell’uomo di creare altri<br />
esseri di una catena evolutiva superiore.<br />
Alla base vi è l’idea di un’identità umana<br />
fondata sulla tecnoscienza, in una<br />
possibile fusione di reale e virtuale: un<br />
secondo Paradiso, abitato da un Adamo<br />
II, dalla salute perfetta. G.Di L.
TENDENZE E DIBATTITI<br />
Henry Gervex, Il dottor Péan che opera all’ospedale Saint Louis (1885 circa, part.)<br />
33
Filosofia della liberazione<br />
Alla filosofia della liberazione e in particolare<br />
al pensiero di Enrique Dussel,<br />
del quale ricordiamo FILOSOFIA DA LIBER-<br />
TAÇÂO. CRITICA E IDEOLOGIA DA EXCLUSÂO<br />
(Filosofia della liberazione. Critica e<br />
ideologia degli esclusi, Paulus, Sâo<br />
Paulo 1995), è dedicato il volume: ÉTICA<br />
E A FILOSOFIA DA LIBERTAÇÂO (Etica e filosofia<br />
della liberazione, a cura di A.<br />
Lampe, Vozes, Petropolis 1995), pubblicato<br />
in occasione del 60˚ anniversario<br />
della nascita del filosofo argentino<br />
e del 20˚ anniversario della fondazione,<br />
da lui voluta, della Commissâo de<br />
Estudos de História da Igreja na América<br />
Latina.<br />
Il volume Ética e a filosofia da libertaçâo<br />
è uno strumento prezioso per lo studioso<br />
del pensiero di Enrique Dussel, perché contiene<br />
un’appendice di 60 pagine con la<br />
bibliografia di Dussel fino al 1994, che<br />
permette di dare uno sguardo all’ampia<br />
produzione del filosofo argentino, riguardante<br />
la storia della Chiesa latino-americana,<br />
la storia latino-americana, la filosofia e<br />
l’etica. Inoltre una dettagliata biografia di<br />
Dussel ricostruisce la sua vicenda esistenziale<br />
dalla nascita in un piccolo villaggio<br />
della Pampa argentina alla laurea a Mendoza,<br />
agli studi europei (Madrid, Parigi, Magonza),<br />
al periodo di residenza in Israele, al<br />
ritorno in Argentina, all’attentato peronista<br />
alla sua vita, fino all’esilio messicano, unitamente<br />
al suo sviluppo intellettuale che va<br />
dagli studi di filosofia alla storia della Chiesa<br />
latino-americana, alla teologia della liberazione,<br />
alla fondazione della filosofia della<br />
liberazione, dalla lettura di Levinas agli<br />
studi sul pensiero economico di Marx, fino<br />
all’incontro polemico con l’etica della comunicazione<br />
di Apel, con Ricoeur, con<br />
Rorty, con Taylor. In particolare nei confronti<br />
di Ricoeur, con il quale l’unico incontro<br />
è avvenuto proprio in Italia, a Napoli,<br />
nel 1991, Dussel riconosce un debito di<br />
formazione intellettuale, avendo egli frequentato<br />
le lezioni del filosofo francese nei<br />
primi anni Sessanta ed essendo stato Ricoeur<br />
uno dei primi interlocutori occidentali<br />
della filosofia della liberazione.<br />
In tutti i suoi saggi Dussel definisce una<br />
concezione “altra” della filosofia, a partire<br />
cioè dalla realtà latino-americana, che è la<br />
realtà dell’oppresso, dello sfruttato, dell’escluso,<br />
ma anche la realtà dell’indio, del<br />
negro, del mulatto, del meticcio, cioè delle<br />
vittime della civilizzazione europea. Possiamo<br />
sintetizzare tutte queste categorie in<br />
una sola e più comprensiva categoria: l’Altro.<br />
L’Altro, però, non inteso soltanto in<br />
chiave teoretica e concettuale, come l’esteriorità<br />
di Levinas, bensì in un contesto<br />
storico, sociale, politico ed economico, qual<br />
è l’America Latina di quest’ultimo quarto<br />
di secolo; un continente che ha visto distruggere<br />
nel passato la propria identità<br />
culturale originaria con l’apertura dei rap-<br />
TENDENZE E DIBATTITI<br />
porti con l’Europa, che vede oggi negare la<br />
propria identità culturale per via del perdurare<br />
di un rapporto sproporzionato con il<br />
Primo Mondo occidentale e che, tuttavia, si<br />
può considerare come un “Altro Occidente”,<br />
dal momento che la sua alterità ha<br />
comunque radici nel continente europeo.<br />
Il fine della filosofia della liberazione non<br />
si limita affatto alla realtà latino-americana<br />
o ad una critica della filosofia europea;<br />
anzi, pur partendo da una determinata realtà<br />
sociale, essa si pone come scopo il superamento<br />
di ogni forma di sfruttamento e di<br />
esclusione mediante l’estensione della categoria<br />
dell’Altro a ogni situazione di oppressione<br />
e di annichilimento. A questo<br />
scopo la critica all’etica della comunicazione<br />
di Apel viene condotta da Dussel a<br />
partire da situazioni esistenziali concrete,<br />
contrapponendo alla comunità ideale di<br />
comunicazione la comunità reale di comunicazione.<br />
In fondo Dussel critica proprio<br />
la pretesa di Apel di fondare un’etica universalistica.<br />
La contrapposizione tra comunità ideale di<br />
comunicazione e comunità reale di comunicazione<br />
muove dal problema della materialità<br />
dei bisogni umani. In Apel, Ricoeur,<br />
Rorty y la filosofia de la liberación con<br />
respuestas de K.O. Apel y P. Ricoeur (Apel,<br />
Ricoeur, Rorty e la filosofia della liberazione,<br />
con una risposta di K.O. Apel, Guadalajara<br />
1993) Dussel antepone alla questione<br />
teoretica e politica della comunità<br />
reale di comunicazione di Apel quella concreta<br />
ed economica della corporalità: «Se<br />
la filosofia della liberazione parte dalla<br />
realtà della miseria, della povertà, dello<br />
sfruttamento, della relazione persona-persona<br />
(pratica), si istituzionalizza e si riproduce<br />
storicamente sempre “a priori” a partire<br />
da una struttura economica... La “vita”<br />
umana, la sua corporalità, non è soltanto la<br />
condizione di possibilità, bensì l’essere stesso<br />
e l’esistenza umana in quanto tale». Le<br />
forme istituzionalizzate, di cui parla Dussel,<br />
sono le forme del dominio e dell’oppressione,<br />
le quali soltanto formalmente<br />
sono simili a quelle democratiche, perché<br />
in realtà il loro contenuto politico è totalmente<br />
divergente da un ordinamento effettivamente<br />
democratico.<br />
Con uno scritto dal titolo: A Ética do discurso<br />
em face do desafio da Filosofia da<br />
libertaçâo latino-americana (in Etica do<br />
discurso e filosofia da libertaçâo. Modelos<br />
complementares, a cura di A. Sidekum,<br />
Editora Unisinos, Sâo Leopoldo 1994; trad.<br />
it. di M. Brumm e M. Schirone, L’etica del<br />
discorso di fronte alla sfida della filosofia<br />
latinoamericana della liberazione, in «Segni<br />
e comprensione», n. 23, settembredicembre<br />
1994), Apel risponde a queste<br />
obiezioni con una presa di coscienza: «La<br />
posizione degli oppressi è sempre la posizione<br />
dell’umanità eticamente normativa»;<br />
oppure con una generica, superficiale e<br />
stizzosa accusa politica: «Nonostante l’evidente<br />
originalità, essa è subordinata alla<br />
sua faziosità etica nella misura in cui l’ela-<br />
34<br />
borazione teorica e pratica mette in rilievo<br />
il rischio del dogmatismo e così anche della<br />
possibile perversione nella direzione di un<br />
terrorismo che raggiunge in forma più sensibile<br />
gli stessi poveri»; o ancora: «L’unica<br />
pratica di liberazione che avrebbe senso<br />
potrebbe consistere solamente nella guerra,<br />
nella guerra civile mondiale. Dussel<br />
afferma questo in un passo importante, ma<br />
lo nega in altri, a favore di possibili riforme<br />
e anche di un possibile ricorso all’etica del<br />
discorso da parte dell’etica della liberazione<br />
che dovrà accompagnare direttamente<br />
la pratica di liberazione come sua coscientizaçâo<br />
(costante processo di presa di coscienza)<br />
nel senso di Paulo Freire».<br />
Di altro tenore è la posizione di Ricoeur:<br />
«Se la critica dell’oppressione economica<br />
e sociale non passa attraverso la critica<br />
della dominazione politica e se si pretende<br />
di giungere alla liberazione economica attraverso<br />
qualsiasi cammino politico, ci si<br />
condanna ad una terribile vendetta della<br />
storia» (Filosofia e liberazione, trad. it. di<br />
F. Schipa, in «Segni e comprensione», n.<br />
15, gennaio-aprile 1992). Ricoeur, dunque,<br />
riconosce la necessità di un primato<br />
della critica e della liberazione politiche<br />
rispetto alla denuncia e al superamento<br />
dell’oppressione economica. Ed è proprio<br />
questo il punto che Dussel riprende da<br />
Ricoeur e dalla tradizione antica: la politica<br />
come filosofia prima. È indiscutibile, infatti,<br />
il carattere politico della filosofia della<br />
liberazione, che appunto per questo suo<br />
carattere essenzialmente politico è in fondo<br />
una filosofia pratica, nel senso che Dussel<br />
dà al termine prassi, cioè rapporto uomouomo.<br />
Misconoscere questo aspetto della<br />
filosofia della liberazione rappresenta una<br />
vera e propria mistificazione concettuale.<br />
In Apel, Ricoeur, Rorty y la filosofia de la<br />
liberación, Dussel contrappone a Ricoeur<br />
un modello di critica della dominazione<br />
imprevisto dall’ermeneutica ricoeuriana:<br />
«L’opposizione tra i “due mondi”: la prevalenza<br />
dell’uno sull’altro, la distruzione<br />
del mondo amerindiano a causa della conquista<br />
in nome del cristianesimo... metterà<br />
in crisi il modello ricoeuriano, adatto all’ermeneutica<br />
di “una cultura”, ma non per<br />
il confronto “asimmetrico” tra varie culture<br />
(una dominante e l’altra dominata)». La<br />
categoria della dominazione e dell’oppressione,<br />
dunque, permette a Dussel di<br />
superare una certa chiusura dell’ermeneutica<br />
di Ricoeur. All’obiezione di Ricoeur<br />
circa la necessità di una liberazione<br />
politica Dussel risponde con lo studio<br />
delle opere economiche di Marx, che<br />
spinge Dussel a cercare una sintesi tra<br />
gli aspetti teologici della sua filosofia e<br />
quelli più legati alla sfera dei rapporti<br />
materiale degli uomini. Così il suo linguaggio<br />
si è fatto più incisivo, il suo pensiero<br />
più pratico; e in questi ultimi anni, per la<br />
sempre più forte assunzione della politica al<br />
centro del suo discorso, la redazione di un’etica<br />
della liberazione diviene per Dussel un<br />
compito ancora più urgente. A.I.
Riflessioni sulla modernità<br />
Ne L’ENIGMA DELL’ESISTENZA. SOGGETTO,<br />
MORALE, PASSIONI NELL’ETÀ DEL DISINCANTO<br />
(Feltrinelli, Milano 1996) Sergio Moravia<br />
propone un’analisi della modernità<br />
che ad una visione restrittiva del<br />
reale contrappone una concezione linguistico-ermeneutica,<br />
fondata su un<br />
modello pluralistico della realtà che<br />
non rifugge dalla sua enigmaticità e<br />
dalla sua complessità. L’affermazione<br />
dell’esistenza del divenire, su cui si<br />
fonda la filosofia dell’occidente, è invece<br />
considerata da Emanuele Severino,<br />
nel suo studio TAUTOTÈS (Adelphi,<br />
Milano 1995), conseguenza del tentativo<br />
fallito di concepire l’identità dell’essere<br />
senza coglierne l’eternità. A<br />
queste prospettive di riflessione sulla<br />
modernità si affianca, in una nuova<br />
riedizione, il saggio di Salvatore Natoli,<br />
SOGGETTO E FONDAMENTO. IL SAPERE DEL-<br />
L’ORIGINE E LA SCIENTIFICITÀ DELLA FILOSOFIA<br />
(Bruno Mondadori, Milano 1996), che<br />
dedica un’attenzione particolare allo<br />
sviluppo della concezione del soggetto<br />
in Aristotele e Cartesio.<br />
Ne L’enigma dell’esistenza Sergio Moravia<br />
si propone di demolire l’orientamento<br />
di ricerca epistemologico basato<br />
su una concezione oggettivistica e realistica<br />
della scienza e sull’affermazione di<br />
«un unico modello di scientificità», che<br />
considera l’uomo più “agito” che “agente”,<br />
in quanto determinato da strutture<br />
date in eterno. Di contro, Moravia delinea<br />
un’immagine dell’uomo alla luce di<br />
una teoria della comunicazione caratterizzata<br />
dal fatto che il soggetto non si<br />
rapporta ad un senso già prestabilito, ma<br />
costruisce il senso in base alle sue esigenze<br />
concrete e ai suoi progetti.<br />
Nella modernità, osserva Moravia,<br />
sono prevalsi il modello “materialistico-biologistico”,<br />
che rapporta l’essenza<br />
umana alla corporeità materiale, e<br />
quello “psicologistico”, che invece riconduce<br />
tutta la realtà umana alla dimensione<br />
mentale. In opposizione a<br />
questi modelli Moravia intende valorizzare<br />
la prospettiva “linguistico-ermeneutica”,<br />
in base alla quale l’uomo<br />
viene definito come un “essere valutante”,<br />
dominato da una “vocazione<br />
interrogante-ricercante”. Da questo<br />
punto di vista, Nietzsche e Heidegger,<br />
accusando tutto il sistema dei<br />
valori della civiltà occidentale, hanno<br />
assunto, secondo Moravia, una posizione<br />
troppo negativa, mentre è necessario<br />
mantenere la memoria del passato,<br />
difendere la «tensione verso il futuro»,<br />
sostenere la «cura dell’orizzonte<br />
terrestre» e concepire il senso del<br />
limite e della finitudine dell’uomo. In<br />
tale prospettiva, bisogna abbandonare<br />
l’immagine dell’uomo come “identità<br />
singola” per affermare un’immagine<br />
TENDENZE E DIBATTITI<br />
pluralistica dell’uomo, dove l’alterità<br />
rappresenta una componente necessaria<br />
ed essenziale dell’essere umano,<br />
rendendolo cosciente della propria<br />
costitutiva finitudine.<br />
Il pensiero della complessità, che si è sviluppato<br />
nella filosofia contemporanea a<br />
partire dagli anni Settanta, si presenta, secondo<br />
Moravia, come un “pensiero costruttivo”<br />
in grado di valutare alcune coppie<br />
di termini non in modo antagonistico,<br />
ma in modo complementare. L’atteggiamento<br />
“critico-negativo” nei confronti dell’ambiguità<br />
è frutto di una prospettiva riconducibile<br />
al principio per cui la realtà è<br />
costituita da «elementi determinati e classificati<br />
in modo univoco» e corrisponde<br />
all’idea che l’uomo coincida con un “essere<br />
luminoso” capace di dissolvere le ombre.<br />
Per Moravia, invece, l’esistenza umana<br />
non può essere compresa dalla ragione e<br />
dal logos, essendo “imprevedibile” e “non<br />
categorizzabile”.<br />
Nell’affermare la realtà del divenire, la<br />
filosofia dell’Occidente, osserva Emanuele<br />
Severino, cade in contraddizioni<br />
insuperabili, rivelandosi un «tentativo<br />
fallito di pensare l’identità dell’essente».<br />
Ritenendo che l’essente, attraverso<br />
il divenire, divenga altro da sé, il pensiero<br />
occidentale è costretto ad affermare<br />
per assurdo l’“identità dei diversi”. Isolando,<br />
infatti, il soggetto dal predicato e<br />
da ogni altro soggetto è necessario affermare<br />
il divenire come unica modalità<br />
con la quale il soggetto possa di nuovo<br />
entrare in relazione col predicato. Affermando<br />
invece il nesso necessario tra gli<br />
essenti, viene esclusa, per Severino, ogni<br />
possibilità che un essente abbia bisogno<br />
del divenire. In questa prospettiva il divenire<br />
non è il divenire altro, ma «il<br />
comparire e lo scomparire dell’eterno».<br />
In Soggetto e fondamento Salvatore Natoli<br />
esamina la nozione di soggetto, considerando<br />
in particolar modo le teorie di<br />
Aristotele e di Cartesio. Nella filosofia<br />
aristotelica sono compresenti, secondo<br />
Natoli, due componenti relative alla dimensione<br />
del soggetto; una connessa alla<br />
sostanza, che riguarda il sostrato, e l’altra<br />
legata al divenire e alla dissoluzione<br />
della sostanza. Così in Aristotele la centralità<br />
del soggetto si afferma contemporaneamente<br />
al suo decentramento.<br />
Come aveva già rilevato Heidegger,<br />
Natoli attribuisce la differenza tra antico<br />
e moderno al fatto che il pensiero<br />
moderno è basato sul concetto di “garanzia”.<br />
Infatti, nella filosofia di Cartesio,<br />
il soggetto viene identificato<br />
con un unico “luogo garantito” in quanto<br />
«assolutamente autogarantentesi».<br />
Tuttavia, Cartesio non solo non aderisce<br />
totalmente alla modernità, ma addirittura<br />
esaspera la prospettiva aristotelica,<br />
affermando il primato della<br />
sostanza pensante. Infatti, per Cartesio,<br />
il pensiero costituisce il fondamento<br />
della verità.<br />
35<br />
Se quindi, osserva Natoli, la tradizione<br />
aristotelica e postaristotelica ha considerato<br />
il soggetto come una “sostanza<br />
individuale”, la filosofia cartesiana, facendo<br />
coincidere “fondamento” ed “egoità”,<br />
trasforma il soggetto in soggettività.<br />
In tal senso, per quanto riguarda la tematica<br />
della soggettività, la filosofia moderna<br />
compie nel suo complesso un’indagine<br />
sulla “rappresentazione” e sui<br />
“modi della rappresentazione”. M.Mi.<br />
Controversie sulla ragione<br />
Alcune recenti pubblicazioni richiamano<br />
sulla scena del dibattito attuale in<br />
Francia le numerose controversie e<br />
polemiche di cui l’Illuminismo fu la<br />
causa e al tempo stesso il principale<br />
destinatario. Si tratta della raccolta di<br />
saggi dal titolo: AUFKLÄRUNG: LES LU-<br />
MIÈRES ALLEMANDES (Afklärung: i Lumi<br />
tedeschi, Garnier-Flammarion, Parigi<br />
1995), curata da Gérard Raulet, che<br />
presenta il quadro delle maggiori dispute<br />
dell’Illuminismo, a cui si affiancano<br />
una miscellanea di articoli curata<br />
da Philippe Beck e da Denis Thouard,<br />
POPULARITÉ DE LA PHILOSOPHIE (Popolarità<br />
della filosofia, ENS Editions, Fontenay-aux-Roses<br />
1995), e un volume di<br />
documenti sulla questione del panteismo,<br />
a cura di Pierre-Henri Tavoillot,<br />
LE CRÉPUSCULE DES LUMIÈRES. LES DOCU-<br />
MENTS DE LA QUERELLE DU PANTHÉISME 1780-<br />
1789 (Cerf, Parigi 1996).<br />
La raccolta Aufklärung: les Lumières<br />
allemandes presenta una rassegna dei<br />
grandi temi di dibattito dell’Illuminismo<br />
tedesco, quali il passaggio dal “razionalismo”<br />
alla “critica della ragione”,<br />
la questione: “Che cos’è l’Illuminismo?”,<br />
l’eredità di Leibniz e di Wolff, la “filosofia<br />
popolare”; varie considerazioni sul<br />
fenomeno della tolleranza religiosa, del<br />
panteismo, della Schwärmerei (esaltazione)<br />
romantica, della massoneria; analisi<br />
della dimensione storica e politica<br />
che caratterizza il conflitto fra lo storicismo<br />
nascente e il diritto naturale, la<br />
questione del dispotismo “illuminato” o<br />
l’interpretazione della Rivoluzione francese,<br />
l’idealismo pedagogico o utopista.<br />
Popularité de la philosophie raccoglie<br />
invece una serie di contributi critici sulla<br />
“filosofia dei Lumi” e si concentra sul<br />
“sogno” di una comunicazione universale,<br />
di un sapere largamente condivisibile;<br />
in altri termini, di una “filosofia<br />
popolare”. La diversificazione delle<br />
esperienze, dei viaggi e degli scambi, il<br />
progresso dell’empirismo, il gusto delle<br />
esperienze, il nuovo ruolo, tra le facoltà,<br />
attribuito alla sensibilità rendono obsoleta<br />
la ricerca di un modello universale,<br />
perfetto, astratto, di una lingua per sa-
pienti. A questo proposito, l’Encyclopédie<br />
di Diderot e d’Alembert, sottolinea<br />
Véronique Le Ru nel suo contributo<br />
al volume, si dimostra una messa in<br />
opera della parola d’ordine diderotiana:<br />
«Bisogna sbrigarsi a rendere popolare la<br />
filosofia!». Sull’esigenza di “popolarità”<br />
della filosofia, ribadita dallo stesso<br />
Hume, si sofferma anche il contributo di<br />
Michel Malherbe, mentre sulla necessità<br />
di scrivere di filosofia in lingua<br />
volgare, sull’esempio tedesco di Georg<br />
Friedrich Meier, che “popolarizza” il<br />
“padre” dell’estetica A.G. Baumgarten,<br />
interviene Dominique Bourel.<br />
L’interesse di Philippe Hamou si concentra<br />
invece su Francesco Algarotti,<br />
berlinese d’adozione, che con una<br />
scrittura in bilico tra “filosofia mondana”<br />
e “volgarizzazione scientifica”<br />
intendeva spiegare Newton alle “dame”.<br />
Ma l’imperativo di una popolarizzazione<br />
della filosofia è in primo luogo<br />
un fatto etico, come sottolinea nel suo<br />
intervento Michèle Crampe-Casnabet,<br />
che richiama la coscienza morale<br />
dell’uguale dignità dell’uomo in Rousseau<br />
e Kant. A questo proposito, Jean-<br />
Marc Moullie e Michèle Cohen-Halimi<br />
fanno notare nel loro intervento<br />
come l’imperativo di popolarizzare la<br />
filosofia, lanciato da Diderot nel suo<br />
Sull’interpretazione della natura<br />
(1754), sia introdotto in Germania da<br />
Ernesti, teologo e professore di retorica<br />
a Leipzig, il cui programma di una<br />
“urbanità filosofica” diviene militantismo<br />
della popolarizzazione con Garve,<br />
rappresentante compiuto della Popolarphilosophie<br />
tedesca, come fa notare Denis<br />
Thouard.<br />
Più enigmatica, per via del suo orientamento<br />
estetico, appare l’attività di popolarizzazione<br />
di Karl Philip Moritz, come<br />
risulta, secondo quanto ci dice Philippe<br />
Beck, dal dibattito sul Saggio sul gusto<br />
di Marcus Herz, che richiama Salomon<br />
Maimon. Il “buon senso”, già presente<br />
nella filosofia di Descartes, diviene un<br />
altro dei temi maggiori della filosofia<br />
popolare; in Francia, con Filosofia del<br />
buon senso (1737) di Boyer d’Argens,<br />
come ricorda Guillaume Pigeard, e in<br />
Germania con Mendelssohn, come rileva<br />
nel suo contributo Pierre-Henri Tavoillot,<br />
che cerca nel “buon senso” una<br />
soluzione alle aporie della ragione, rese<br />
più drammatiche dalla querelle sul panteismo.<br />
Di fatto, però, l’idealismo tedesco<br />
non riuscì a “farsi comprendere” da<br />
tutti, malgrado i tentativi di Fichte, richiamati<br />
da Jean-Christophe Merle e<br />
da Angeline Danaux in due differenti<br />
contributi. La fine della popolarizzazione<br />
della filosofia, precisa Pierre Caussat,<br />
è segnata dal passaggio dal concetto<br />
di populus, compreso come pubblico, a<br />
quello di Volk, quale si presenta già in<br />
Herder.<br />
Il sogno di una ragione armoniosa e<br />
TENDENZE E DIBATTITI<br />
riconciliatrice fu seriamente messo in<br />
discussione in Germania, tra il 1785 e il<br />
1789, dalla querelle sul panteismo, scatenata<br />
dall’interpretazione di Spinoza da<br />
parte di Jacobi. L’esistenza di un sistema<br />
razionale apparentemente auto-sufficiente<br />
e indipendente dall’idea di Dio,<br />
identificato con la natura, costituiva un<br />
motivo d’inquietudine per l’Illuminismo,<br />
che nel suo sforzo di rendere compatibili<br />
ragione e fede veniva accusato da Jacobi<br />
di condurre inevitabilmente all’“ateismo”<br />
sistematico di Spinoza.<br />
Con il titolo: Le crépuscule des Lumières<br />
vengono raccolti i documenti che caratterizzarono<br />
questa querelle, tra cui scritti<br />
di Weizenmann, lettere di Kant, scritti<br />
poco noti di Lessing, oltre a pagine di<br />
Jacobi, Herder e Mendelssohn. Un lungo<br />
e approfondito saggio introduttivo e un<br />
ricco apparato di note accompagnano<br />
questi documenti.<br />
Disdegnando la facoltà della ragione,<br />
Jacobi proponeva di operare un “salto<br />
mortale”, indicando il sentimento religioso<br />
come il solo capace di offrire<br />
la rivelazione immediata della realtà.<br />
Con questo Jacobi suscitava in Kant<br />
la brillante domanda: “Che cosa significa<br />
orientarsi nel pensiero?”, in cui<br />
Jacobi veniva sconfessato senza per<br />
questo dar adito al dogmatismo di Mendelssohn.<br />
Tuttavia, l’utilizzazione polemica<br />
che nella sua domanda Kant<br />
faceva di Spinoza inaugurò in Germania<br />
un’importante Spinoza-Renaissance,<br />
come risulta in particolare dal dialogo<br />
di Herder Dio (1787). La querelle<br />
continuò per decenni, coinvolgendo<br />
Schelling, Hegel e Schlegel e contribuendo<br />
allo scacco del progetto illuministico,<br />
almeno nella sua formulazione<br />
dogmatica. Le critiche di Jacobi<br />
a Kant nutrirono le concezioni di Fichte,<br />
Schelling, Hegel. F.M.Z.<br />
Wittgenstein in Francia<br />
A lungo tenuto ai margini del dibattito<br />
filosofico francese, Wittgenstein<br />
torna oggi al centro dell’attenzione<br />
svincolandosi dall’ipoteca<br />
che lo aveva voluto per decenni<br />
affiliato alla filosofia analitica<br />
e perciò estraneo alla tradizione<br />
francese. Tra le varie iniziative<br />
editoriali si segnala il volume di<br />
Jean-Pierre Cometti, PHILOSOPHER<br />
AVEC WITTGENSTEIN (Filosofare con<br />
Wittgenstein, Puf, Parigi 1996), che<br />
ha il merito di fare chiarezza all’interno<br />
delle genealogie wittgensteiniane<br />
e insieme di porre l’accento,<br />
in modo articolato, sul legame tra<br />
sfera concettuale e sfera etica che<br />
percorre tutta la riflessione del filosofo<br />
austriaco.<br />
36<br />
In Francia il ritardo della ricezione di<br />
Wittgenstein è stato causato soprattutto<br />
alla diffidenza a lungo invalsa verso ogni<br />
corrente analitica, a cui il filosofo austriaco<br />
era stato iscritto d’ufficio. Di<br />
recente, invece, una certa tendenza internazionalistica<br />
del dibattito interno<br />
francese, grazie anche all’opera di Jacques<br />
Bouveresse, riporta Wittgenstein<br />
in primo piano e con un’ottica a tutto<br />
campo che non guarda solo agli apporti<br />
sul piano logico ed epistemologico, ma<br />
al senso stesso del suo fare filosofia. In<br />
questa direzione si pongono le attese<br />
traduzioni del Quaderno blu e del Quaderno<br />
marrone (Le Cahier bleu e Le<br />
Cahier brun, Gallimard, Parigi 1996) di<br />
Wittgenstein, come pure quelle di due<br />
importanti, benché datati, saggi critici,<br />
entrambi dedicati al secondo Wittgenstein<br />
e al problema della verità e della<br />
conoscenza: Les voix de la raison. Wittgenstein,<br />
le scepticisme, la moralité et la<br />
tragédie (Le voci della ragione. Wittgenstein,<br />
lo scetticismo, la moralità e la<br />
tragedia, trad. fr. di S. Laugier, Seuil,<br />
Parigi 1996), di Stanley Cavell, e Règles<br />
et langage privé. Introduction au<br />
paradoxe de Wittgenstein (Regole e linguaggio<br />
privato. Introduzione al paradosso<br />
di Wittgenstein, trad. fr. di T.<br />
Marchaisse, Seuil, Parigi 1996; trad. it.<br />
Torino 1986), di Saul A. Kripke.<br />
In questa situazione, lo studio di Jean-<br />
Pierre Cometti, Philosopher avec Wittgenstein,<br />
anch’esso dedicato al secondo<br />
Wittgenstein, più che addentrarsi<br />
nel testo wittgensteiniano se ne<br />
fa in qualche modo il difensore, mettendolo<br />
in rapporto con i tentativi di<br />
appropriazione che ne sono stati fatti<br />
sia sul versante più propriamente analitico<br />
o pragmatistico, sia su quello<br />
ermeneutico: lo scopo dichiarato è<br />
mettere in risalto, in chiara controtendenza<br />
rispetto alle filosofie contemporanee<br />
à la page, l’originalità e la<br />
coerenza di un “filosofo” che ha sempre<br />
saputo spiazzare il lettore per la<br />
sua estraneità a ogni gergo o tecnicismo<br />
filosofico e talora alla filosofia<br />
stessa. Nel vuoto di dibattito che Cometti<br />
denuncia dopo la fine dei “grandi<br />
racconti” della filosofia moderna,<br />
la concezione terapeutica della filosofia<br />
avanzata da Wittgenstein s’impone<br />
come un percorso che coerentemente<br />
prevede la propria autodissoluzione,<br />
una volta che gli inganni prodotti dal<br />
girare a vuoto del linguaggio siano<br />
stati chiarificati.<br />
In altri termini, precisa Cometti, la filosofia<br />
si configura per Wittgenstein come<br />
un paziente esercizio di descrizione degli<br />
usi linguistici, che non mira a costituirsi<br />
in teoria, ma a chiarificare i problemi<br />
filosofici mostrandone la contingenza e<br />
la loro precisa provenienza dai nostri usi<br />
linguistici. Come notava N. Malcom,<br />
osserva Cometti, non esiste un’essenza
dei problemi, un senso dissimulato, una<br />
verità nascosta che la filosofia abbia il<br />
compito di svelare. Anzi la filosofia, in<br />
quanto a propria volta gioco di linguaggio,<br />
è caratterizzata dalla stessa contingenza<br />
di ogni altro gioco linguistico e,<br />
come ciascuno di essi, affonda in una<br />
ben determinata forma di vita, dando<br />
espressione, nei suoi crampi mentali, ad<br />
un disagio che appartiene alla sfera della<br />
vita comune, della società. È per questo<br />
che essa deve privilegiare il linguaggio<br />
ordinario come terreno di analisi; ma è<br />
per lo stesso motivo che non può pretendere,<br />
descrivendo gli usi linguistici che<br />
sono alla base dei falsi problemi filosofici,<br />
di agire sulle forme di vita che sono<br />
a essi legate. L’unico privilegio di cui si<br />
possa vantare il filosofo è forse quello di<br />
aver raggiunto un modo di vedere che gli<br />
permette di dissipare le nostre confusioni<br />
grammaticali, non certo il potere di<br />
intervenire alla radice dei problemi stessi,<br />
«come se bastasse cambiare opinione<br />
per trasformare il mondo».<br />
Tuttavia, sottolinea Cometti, non si deve<br />
rinvenire qui la cifra di una concezione<br />
minimalista e in ultima analisi pessimista<br />
della filosofia di Wittgenstein, ma la<br />
sua dimensione più personale e sofferta.<br />
«Il lavoro filosofico è [...] prima di tutto<br />
un lavoro su di sé. Significa lavorare ad<br />
una propria idea. Al proprio modo di<br />
vedere le cose. (E a ciò che da esse ci si<br />
aspetta)». In osservazioni come questa<br />
si cela, secondo Cometti, la chiave dell’attenzione/tensione<br />
ai problemi di etica<br />
che percorre tutta la seconda fase del<br />
pensiero di Wittgenstein e che gli consente<br />
di sfuggire all’alternativa obbligata<br />
della filosofia come azione su di sé<br />
(secondo una linea che va da Socrate a<br />
Nietzsche) e come azione sul mondo<br />
(magari anche solo a livello di interpretazione,<br />
come Heidegger). Il lavoro su di<br />
sé è infatti concepibile per Wittgenstein<br />
solo come lavoro sul linguaggio, bene<br />
comune per definizione: è questo particolare<br />
rapporto tra linguaggio e vita quotidiana<br />
che fonda il legame tra problemi<br />
concettuali e questioni etiche. Il senso<br />
del lavoro filosofico non è certo consentirci<br />
di discutere con qualche verosimiglianza<br />
di questioni astruse, ma permetterci<br />
di pensare “in modo realmente onesto”<br />
sulla nostra vita e su quella altrui. Il<br />
ruolo terapeutico della filosofia è dunque<br />
il frutto di uno sforzo di miglioramento<br />
di sé che non rimane meramente<br />
solipsistico, ma, attraverso il legame tra<br />
linguaggio e forme di vita, è già “sociale”.<br />
K.B.<br />
TENDENZE E DIBATTITI<br />
Materia signata<br />
e materia segnica<br />
Fra le tendenze più recenti della filosofia<br />
italiana del linguaggio spiccano propensioni<br />
per una semiotica materialistica,<br />
che riprenda in considerazione<br />
la materialità del segno nella sua irriducibile<br />
alterità rispetto ai processi di<br />
significazione. In questa direzione si<br />
collocano due recenti studi: MATERIA<br />
SIGNATA. SULLE TRACCE DI HJELMSLEV, HUM-<br />
BOLDY E ROSSI-LANDI (Levante Editori,<br />
Bari 1996), di Cosimo Caputo, e MATE-<br />
RIA SEGNICA E INTERPRETAZIONE. FIGURE E<br />
PROSPETTIVE (Edizioni Milella, Lecce<br />
1995), di Susan Petrilli. Il primo ruota<br />
intorno al concetto di “materia signata”<br />
di Louis Hjelmslev; il secondo valorizza<br />
gli studi semiotici di Victoria Lady<br />
Welby.<br />
Nell’ampia diffusione attuale delle ricerche<br />
di filosofia del linguaggio acquista<br />
spazio una tendenza che, prese le distanze<br />
dalla linguistica strutturale e dalla propensione<br />
formale della filosofia analitica, richiama<br />
gli aspetti etici ed esistenziali della<br />
significazione, ancorandola ad una dimensione<br />
umana e materiale. Filosofi e linguisti<br />
come Charles S. Peirce, Charles Morris,<br />
Louis Hjelmslev, Michail M. Bachtin e<br />
Ferruccio Rossi-Landi sono riconosciuti<br />
promotori di una linea paradigmatica alternativa<br />
a quella formalista e strutturale.<br />
Nel suo studio, Cosimo Caputo propone<br />
una filosofia del linguaggio che propende<br />
verso una concezione fenomenologica, esistenziale<br />
ed etica della comunicazione segnica,<br />
tentando di dare consistenza ad una<br />
linea paradigmatica della filosofia del linguaggio<br />
che trova in Hjelmslev il suo centro<br />
di forza e che si protende all’indietro<br />
verso Wilhelm von Humboldt e in avanti<br />
verso Rossi-Landi. A Hjelmslev Caputo ha<br />
dedicato in precedenza Il segno di Giano.<br />
<strong>Studi</strong> su Louis Hjelmslev (Milano 1986) e<br />
Su Hjelmslev. La nuvola di Amleto: segno,<br />
senso e filosofia del linguaggio (Napoli,<br />
1993); in quest’ultimo studio prevale l’attenzione<br />
a rintracciare intorno al concetto<br />
di “materia” un asse culturale che consente<br />
alla filosofia del linguaggio di proporsi<br />
come luogo di incontro della ricerca conoscitiva<br />
ed etica.<br />
Nel concetto hjelmsleviano di “materia”<br />
Caputo riconosce il presupposto della sua<br />
concezione della linguistica come formazione<br />
di senso e di un allontanamento da<br />
una linguistica strutturale e formale. La<br />
materia del linguaggio si presenta come<br />
una “classe di variabili” che, nella sua<br />
alterità, eccede rispetto a ogni determinazione<br />
ontologica o logica. Riprendendo<br />
una classificazione della storia della linguistica<br />
proposta da Raffaele Simone, secondo<br />
la quale ad un paradigma dell’arbitrarietà<br />
(esplicitato pienamente da Ferdinand<br />
de Saussure e dalla linguistica strutturale)<br />
si contrappone un paradigma della<br />
37<br />
sostanza, che valorizza la sostanza fonica e<br />
il processo umano di significazione, Caputo<br />
osserva che Hjelmslev procede dal paradigma<br />
dell’arbitrarietà al paradigma della<br />
sostanza, che mostra connessioni con il<br />
concetto di “sottinteso” di Bachtin, con la<br />
“forma di vita” di Ludwig Wittgenstein,<br />
con l’“oggetto” di Peirce.<br />
In Humboldt, fa notare Caputo, la dialettica<br />
materia-forma rinvia a un’attività spontanea<br />
del linguaggio, osservato nella sua<br />
natura spirituale e creativa e nella sua dinamica<br />
storica. L’energeia, in una incessante<br />
dialettica con gli erga, mette in rapporto<br />
l’azione del soggetto spirituale con i limiti<br />
oggettivi del materiale linguistico. In Rossi-Landi<br />
la filosofia del linguaggio assume<br />
una torsione sociale ed economica, dove<br />
determinante è il concetto di lavoro, che<br />
permette di intendere le lingue come prodotti<br />
(erga) rispetto ad un linguaggio che<br />
lavora in termini materialistici e storici<br />
(energeia). Nella sua attenzione alle pratiche<br />
linguistiche del parlare comune, Rossi-<br />
Landi modula la “materia signata” alla luce<br />
di una semiosi, vista come incessante “collaborazione”,<br />
nella quale la dinamica di<br />
trasformazione/produzione spezza ogni<br />
identità chiusa e risolve il linguaggio nell’accadere<br />
del mondo.<br />
Con toni diversi e una maggiore attenzione<br />
al versante letterario, ma all’interno dello<br />
stesso orizzonte filosofico, si muove Susan<br />
Petrilli, con un volume in cui sono<br />
rielaborati saggi, relazioni e introduzioni<br />
prodotti fra il 1988 e il 1995. <strong>Studi</strong>osa di<br />
Charles Morris e Rossi-Landi (dei quali ha<br />
curato l’epistolario in lingua inglese), Petrilli<br />
fa ruotare il paradigma semiotico della<br />
sostanza segnica attorno all’opera di Victoria<br />
Lady Welby, studiosa di filosofia del<br />
linguaggio, ma anche di questioni eticosociali<br />
e pedagogiche, contemporanea di<br />
Peirce, alla quale Petrilli ha già dedicato<br />
Significs, semiotica e significazione (Bari<br />
1988) e Su Victoria Lady Welby. Tra significs<br />
e filosofia del linguaggio (di prossima<br />
pubblicazione per la ESI, Napoli).<br />
Intorno alla teoria del significato segnico<br />
elaborata da Lady Welby, Petrilli costruisce<br />
raccordi e confronti che motivano l’interazione<br />
stretta tra materia segnica e interpretazione.<br />
In questa prospettiva vengono<br />
esaminate numerose proposte novecentesche<br />
di “semiotica dell’interpretazione” che,<br />
diversamente dalla linguistica strutturale<br />
di origine saussuriana, segnalano la specificità<br />
dell’interazione comunicativa umana:<br />
la dialogicità polisemica individuata da<br />
Bachtin, la “semiosi illimitata” di Peirce,<br />
l’analisi pragmatica del rapporto tra segni,<br />
valori e comportamenti, sviluppata da<br />
Charles Morris e poi, con un più accentuato<br />
spessore materialistico, da Rossi-<br />
Landi e da Ponzio, che interagiscono con<br />
la semiotica di Welby in un reticolo in cui<br />
non mancano anche puntuali annotazioni<br />
sulla semiosi della traduzione, sui “segni<br />
del silenzio” e sul senso della scrittura<br />
poetica in Robert Graves. G.P.
PROSPETTIVE DI RICERCA<br />
Sören Kierkegaard<br />
38
Kierkegaard negli Stati Uniti<br />
L’opera di Kierkegaard è attualmente<br />
al centro dell’attenzione degli studiosi<br />
statunitensi. In SELVES IN DISCORD AND<br />
RESOLVE: KIERKEGAARD’S MORAL-RELIGIOUS<br />
PSYCHOLOGY FROM ‘EITHER/OR’ TO ‘SICK-<br />
NESS UNTO DEATH’ (Mettersi in discussione<br />
e trovare una soluzione. La psicologia<br />
morale-religiosa di Kierkegaard<br />
da ‘Aut-Aut’ alla ‘Malattia mortale’,<br />
Routledge, Londra 1996) Edward<br />
Mooney sottolinea come nei ritratti<br />
poetico-letterari presenti nelle opere<br />
di Kierkegaard s’intreccino riflessioni<br />
dialettico-filosofiche, che aprono ad<br />
una sorta di psicologia morale-religiosa<br />
calata in un “contesto comunicativo”.<br />
Lo studio di Sylvia Walsh, LIVING<br />
POETICALLY: KIERKEGAARD’S EXISTENTIAL AE-<br />
STHETICS (Vivere poeticamente: l’estetica<br />
esistenziale di Kierkegaard, Penn.<br />
State Press, Pennsylvania 1995), considera<br />
invece l’elemento poetico in<br />
Kierkegaard non come un qualcosa di<br />
contrapposto alle altre dimensioni, ma<br />
come una componente che deve essere<br />
rapportata all’interpretazione etico-religiosa<br />
indicata da Kierkegaard.<br />
Secondo Edward Mooney la peculiarità<br />
dell’opera di Kierkegaard risiede nel<br />
suo porsi al bivio tra un’analisi razionale<br />
e una composizione lirica, senza giungere<br />
però a un’astratta teoria dell’io e neppure<br />
ad una teoria dei principi morali o<br />
delle virtù pubbliche. Muovendo dal rapporto<br />
tra filosofia e poesia, Mooney<br />
mostra come Kierkegaard assimili l’eredità<br />
kantiana di una immaginazione che<br />
unisce la libertà della ragione alla creatività<br />
poetica, combinando la critica scettica<br />
col “linguaggio poetico del cuore” e<br />
anticipando in questo Nietzsche e Heidegger.<br />
Il cammino da Kant a Kierkegaard,<br />
attraverso Nietzsche e Heidegger,<br />
identifica una tradizione di pensiero in cui<br />
i confini tra l’ambito poetico, filosofico,<br />
letterario e ideologico diventano problematici,<br />
pur non cadendo in forme di irrazionalismo.<br />
Nell’opera di Kierkegaard, sottolinea<br />
Mooney, agisce una ragione non<br />
teoretica e non strumentale, impegnata<br />
in un giudizio comparativo volto a dare<br />
PROSPETTIVE DI RICERCA<br />
PROSPETTIVE DI RICERCA<br />
intelligibilità alla crescita, al cambiamento,<br />
alla transizione e alla conversione<br />
morale.<br />
In Aut-Aut, fa notare Mooney, la sfera estetica<br />
viene ricomposta da Kierkegaard in termini<br />
religioso-morali attraverso l’analisi di<br />
temi quali l’amore, la creatività, il rispetto.<br />
Nella Postilla conclusiva non scientifica<br />
(1846) l’idea di ripetizione e di ripresa è<br />
messa in opposizione a quella platonica di<br />
reminiscenza; ne La ripresa (1843) questo<br />
concetto viene opposto invece a quello hegeliano<br />
di mediazione. L’immediatezza iniziale<br />
dell’arte è per Kierkegaard parallela alla<br />
seconda immediatezza dell’esperienza religiosa,<br />
sebbene la sfera religiosa e quella<br />
estetica non debbano essere fuse insieme, in<br />
quanto entrambe sono forme dell’immediatezza,<br />
non sono cioè mediate da un giudizio<br />
riflessivo o discorsivo. Con una formula che<br />
ricorda il movimento dell’esperienza di Hegel,<br />
Kierkegaard sottolinea come la ripresa<br />
non annulli, né cancelli, la percezione iniziale<br />
ma, al contrario di Hegel, l’approfondimento<br />
del significato avviene in virtù di<br />
qualcosa che trascende il primo momento.<br />
In Timore e tremore, osserva Mooney, la<br />
“sospensione teleologica dell’etica”, è quella<br />
di una visione del conflitto morale basata<br />
su una deliberazione semi-legale in favore di<br />
un più ampio e più profondo modello di<br />
transizione. In tale prospettiva, Timore e<br />
tremore apre la discussione sulla questione<br />
dello statuto dell’etica e sul problema se il<br />
comando divino possa sospenderla. La Postilla<br />
conclusiva non scientifica permette<br />
invece a Mooney di delineare una serie di<br />
temi inerenti la soggettività, come il tema<br />
della nascita e della morte, del significato<br />
della vita, della responsabilità, sviluppando<br />
un confronto con l’opera di Thomas<br />
Nagel, che ha affrontato un tema parallelo<br />
a quello della Postilla conclusiva: come<br />
reintegrare la verità della soggettività senza<br />
eliminare i diritti dell’oggettività.<br />
Con l’intento di rivalutare l’importanza<br />
dell’elemento poetico in Kierkegaard, Sylvia<br />
Walsh individua nell’opera kierkegaardiana<br />
una concezione etico-religiosa della<br />
poesia, in cui la dimensione etica, estetica<br />
e religiosa della vita umana sono considerate<br />
come integrate l’una con l’altra, in<br />
opposizione all’interpretazione tradizionale<br />
che vede nello stadio estetico il gradino più<br />
39<br />
basso dei livelli della vita rispetto a quello<br />
etico e religioso.<br />
Walsh individua nel pensiero di Kierkegaard<br />
una prima fase, che si sviluppa, a<br />
partire dal 1844, da Aut-Aut fino alle Briciole<br />
di filosofia e Il concetto dell’angoscia,<br />
in cui Kierkegaard parla del “vivere<br />
poetico” in relazione al romanticismo tedesco.<br />
A differenza di altri pensatori, come ad<br />
esempio Nietzsche, la dimensione estetica<br />
dell’esistenza non è posta da Kierkegaard<br />
in relazione alla “creazione” dell’io, in<br />
accordo con una natura prestabilita, ma è<br />
basata sullo “sviluppo”. Questa dimensione<br />
è possibile solamente per l’individuo<br />
religioso, che possiede un’infinità interiore<br />
in virtù della sua relazione con l’eterno<br />
come possibilità. Questa interiorità deve<br />
far sì che una trasformazione e uno sviluppo<br />
della nostra attualità possano compiersi<br />
all’interno di un orientamento religioso.<br />
Nella seconda fase (1845-1848), in cui<br />
Walsh prende come riferimento gli Stadi<br />
sul cammino della vita e la Postilla conclusiva<br />
non scientifica, le obiezioni di Kierkegaard<br />
alla poesia diventano prevalenti, pur<br />
nel riconoscimento di un importante ruolo<br />
esistenziale dell’elemento poetico. Qui<br />
Kierkegaard distingue tra autori “veri” e<br />
“falsi”: i primi hanno una “visione della<br />
vita” globale, attraverso la quale vedono se<br />
stessi e il mondo; i secondi dirigono semplicemente<br />
se stessi attraverso una serie di<br />
problemi, che non hanno veramente analizzato,<br />
per giungere ad una conclusione. Nella<br />
fase finale (1849-1852), che viene messa in<br />
relazione con opere specificatamente religiose,<br />
quali La malattia mortale ed Esercizio<br />
del cristianesimo, Kierkegaard, secondo<br />
Walsh, vede se stesso come un “poeta<br />
della religione cristiana” e considera i suoi<br />
ultimi scritti religiosi come una sorta di<br />
composizione poetica, senza tuttavia dimenticare<br />
mai l’importanza primaria della<br />
realizzazione esistenziale.<br />
Da ultimo Walsh propone un confronto con<br />
le prospettive del “pensiero della differenza”<br />
del femminismo francese postmoderno<br />
con l’obiettivo di chiedersi, attraverso Kierkegaard,<br />
se la differenza di genere possa<br />
mai fornire un adeguato senso di autoidentità,<br />
esortandoci a cogliere non le differenze,<br />
ma piuttosto gli elementi comuni<br />
della nostra umanità. M.B.
Alle origini<br />
del pensiero di Herder<br />
Il pensiero di Herder è oggetto d’analisi<br />
nello studio di Ralph Häfner,<br />
JOHANN GOTTFRIED HERDERS KULTURENT-<br />
STEHUNGSLEHRE. METHODE SEINES GESCHI-<br />
CHTSDENKENS (La teoria della nascita<br />
della cultura in Johann Gottfried<br />
Herder. Il metodo del suo pensiero<br />
storico, Felix Meiner, Amburgo<br />
1995), in cui ci viene proposta un’immagine<br />
innovativa del filosofo tedesco,<br />
che insiste sul suo rapporto di<br />
continuità con la tradizione.<br />
Comunemente conosciuto come ispiratore<br />
dello Sturm und Drang, Herder appare<br />
nella storia del pensiero come personaggio<br />
di rottura rispetto alla tradizione,<br />
se non addirittura come il fautore di<br />
un “riorientamento” delle forme della<br />
riflessione. Tale immagine viene smentita<br />
dalla ricerca di Ralph Häfner, che<br />
risalendo alle fonti e al metodo del pensiero<br />
storico elaborato da Herder tra il<br />
1762 e il 1780 ne evidenzia la dipendenza<br />
da nuclei problematici tradizionali,<br />
da lui stesso semplicemente ripresi,<br />
modernizzati e riformulati.<br />
Documento chiave dello studio di Häfner è<br />
costituito dal catalogo dei testi contenuti<br />
nella biblioteca privata di Herder, realizzato<br />
in occasione del trasferimento a Weimar<br />
il 21 giugno 1776. I riferimenti bibliografici<br />
contenuti nel catalogo permettono infatti<br />
un’analisi critica degli scritti postumi di<br />
Herder, in gran parte ancora inediti, che<br />
modificano l’interpretazione tradizionale<br />
del filosofo come «pensatore autoctono e<br />
originale», «precursore dei romantici, dello<br />
storicismo e dell’evoluzionismo». Di<br />
fatto, riconducendone il pensiero all’antropologia,<br />
allo studio delle manifestazioni<br />
dell’animo umano, Häfner mostra come la<br />
concezione di Herder appaia ancora profondamente<br />
legata alla tradizione europea,<br />
in una sorta di «modernizzazione di antiche<br />
forme di pensiero».<br />
Mostrando una notevole sensibilità per<br />
il rilievo critico del dettaglio, Häfner<br />
riconduce i contenuti degli scritti postumi<br />
di Herder a varie fonti rinascimentali<br />
e precartesiane, nonché agli scritti del<br />
mistico francese Pierre Poiret e al sensualismo<br />
francese, tra le cui produzioni<br />
spicca il saggio Phisique de la beauté<br />
(Fisica della bellezza, 1748) di Morelly,<br />
particolarmente determinante per la definizione<br />
del pensiero estetico di Herder.<br />
Non manca naturalmente nelle considerazioni<br />
di Häfner l’influsso di Kant,<br />
di cui Herder frequentò le lezioni universitarie<br />
a Königsberg, scrupolosamente<br />
documentato in appendice al suo studio<br />
dalla pubblicazione di un manoscritto<br />
giovanile inedito di Herder, che risente<br />
con evidenza dell’influsso del criticismo.<br />
L’interesse storico di Herder sembra<br />
invece essersi maturato, secondo<br />
PROSPETTIVE DI RICERCA<br />
Häfner, in seguito al rapporto con lo<br />
storico Johann Christoph Gatterer, suo<br />
collega a Göttingen.<br />
Nonostante la quantità dei dati raccolti,<br />
la ricerca di Häfner trascura tuttavia alcune<br />
fonti di importanza capitale per la<br />
comprensione del pensiero storico di<br />
Herder, come i diari dei viaggiatori del<br />
XVII e XVIII secolo o gli scritti degli<br />
illuministi scozzesi, privilegiando le fonti<br />
antiche e mancando il riferimento ai<br />
testi centrali della produzione herderiana<br />
(Saggio sull’origine del linguaggio,<br />
Il diario del mio viaggio nel 1769, Il più<br />
antico documento del genere umano).<br />
Herder non si è limitato a modernizzare<br />
unità problematiche tradizionali, come<br />
vuole Häfner, ma ha operato una vera e<br />
propria rivoluzione al duplice livello<br />
della lingua e del repertorio formale della<br />
filosofia. La tecnica di traduzione di<br />
Herder è un importante elemento indicativo<br />
del suo rapporto con le fonti. Con la<br />
traduzione e la fusione della filosofia scolastica,<br />
del sensualismo francese e dell’empirismo<br />
inglese in un tedesco nuovo,<br />
attento alla creatività linguistica di Klopstock,<br />
Lessing e del giovane Goethe, Herder<br />
perviene alla definizione della lingua<br />
adeguata per la rappresentazione della storia<br />
dell’animo umano. L.R.<br />
Passato e futuro<br />
della psicoanalisi<br />
In uno studio dal titolo: DER ZUKUNFT<br />
DER PSYCHOANALYSE (Il futuro della psicoanalisi,<br />
Suhrkamp, Francoforte s/<br />
M. 1995), l’analista e medico friburghese<br />
Johannes Cremerius s’interroga<br />
sulla scottante questione dello<br />
statuto scientifico della psicoanalisi.<br />
Che la discussione e il confronto<br />
critico fra i sostenitori della psicoanalisi<br />
non sia un fatto recente, ma<br />
anzi rappresenti uno dei motivi conduttori<br />
della sua storia centenaria è<br />
testimoniato da un volume, a cura<br />
di Ludger M. Hermanns, dal titolo<br />
significativo: SPALTUNGEN IN DER GE-<br />
SCHICHTE DER PSYCHOANALYSE (Scissioni<br />
nella storia della psicoanalisi,<br />
Diskord, Tubinga 1995).<br />
Nel suo studio, Johannes Cremerius si<br />
domanda se attualmente la psicoanalisi<br />
sia in grado di offrire un contributo significativo<br />
allo sviluppo culturale odierno<br />
e all’approfondimento della nostra<br />
comprensione del mondo, o se invece,<br />
anche in seguito ai rivolgimenti critici e<br />
allo sforzo di autoriflessione degli ultimi<br />
decenni, si debba concludere che essa<br />
ha ormai esaurito il suo compito. Inoltre,<br />
continua Cremerius, si tratta di stabilire<br />
se nell’evoluzione della disciplina prevarrà<br />
l’aspetto medico-scientifico, op-<br />
40<br />
pure la dimensione filosofica e storicospirituale.<br />
Per parte sua Cremerius si<br />
augura che la psicoanalisi stabilisca un<br />
legame sempre più stretto con le altre<br />
scienze umane e cerca quindi di fornire,<br />
anche attraverso un confronto con la sua<br />
storia, delle indicazioni utili per un’ulteriore<br />
crescita in tale direzione.<br />
In particolare, la psicoanalisi, secondo<br />
Cremerius, dovrebbe diventare una<br />
“scienza normale”; essa dovrebbe cioè<br />
collegarsi all’istituzione universitaria, al<br />
fine di rendere più pragmatico e razionale<br />
anche l’esercizio della professione.<br />
Soltanto la cooperazione con altri campi<br />
del sapere e della prassi può rendere<br />
infatti più concrete e circostanziate le<br />
aspettative, altrimenti astratte, riposte<br />
nella psicoanalisi, quale contributo allo<br />
sviluppo culturale e sociale dell’uomo.<br />
Bersaglio polemico di Cremerius è l’idea,<br />
sostenuta soprattutto in Francia, di una<br />
psicoanalisi come scienza istituzionalmente<br />
autonoma, senza legami con la<br />
burocrazia o l’ideologia scientifica dominante.<br />
Spaltungen in der Geschichte der<br />
Psychoanalyse raccoglie gli atti di un<br />
congresso che si è tenuto a Berlino nell’estate<br />
del 1994 e presenta una visione<br />
d’insieme delle numerose scissioni e<br />
spaccature che hanno costellato il percorso<br />
della psicoanalisi sin dagli esordi.<br />
Viene così rievocato il drammatico rapporto<br />
tra Freud e il suo allievo prediletto,<br />
Carl Gustav Jung, che porterà quest’ultimo<br />
alla fondazione della psicologia del<br />
profondo, prima alternativa alla psicoanalisi<br />
freudiana. In altri interventi viene<br />
invece riproposta la polemica tra Freud e<br />
Ferenczi, tra Anna Freud e Melanie<br />
Klein, per giungere infine ad un esame<br />
delle differenze che caratterizzano attualmente<br />
le scuole psicoanalitiche in<br />
Germania, Austria, Francia, Stati Uniti e<br />
Sud America.<br />
Interessante è notare, dagli interventi<br />
presenti nel volume, come negli studiosi<br />
di fama internazionale che hanno partecipato<br />
al congresso sia prevalsa la tendenza<br />
a conferire al dibattito e alla polemica<br />
una connotazione più positiva che<br />
negativa. Non solo nell’ambito della<br />
psicoanalisi, ma anche nella mitologia e<br />
nella storia delle religioni spesso si giunge<br />
a spaccature, per impedire, o almeno<br />
attenuare, la portata di ulteriori, macroscopiche<br />
scissioni che in certi casi possono<br />
condurre alla decadenza o alla distruzione<br />
di una forma culturale. Allo<br />
stesso modo, le discussioni critiche che<br />
hanno animato la storia della psicoanalisi<br />
hanno spesso costituito delle occasioni<br />
di crescita, di autochiarificazione e di<br />
arricchimento. A.M.
Elogio della filosofia francese<br />
Lo studio di Michel Serres ELOGE DE LA<br />
PHILOSOPHIE EN LANGUE FRANÇAISE (Elogio<br />
della filosofia in lingua francese, Fayard,<br />
Parigi 1995) viene a coronare il<br />
suo impegno decennale di ideatore della<br />
collana «Corpus des oeuvres de philosophie<br />
en langue française» (Corpus<br />
delle opere di filosofia in lingua francese),<br />
iniziata nel 1984 e di cui è stato<br />
pubblicato proprio ora il centesimo<br />
volume, DE L’UNIVERSALITÉ EUROPÉENNE DE<br />
LA LANGUE FRANÇAISE (Dell’universalità<br />
europea della lingua francese, Fayard,<br />
Parigi 1995), che riunisce i testi redatti<br />
in occasione di un concorso indetto<br />
dall’Accademia reale di Berlino nel 1784.<br />
Il «Corpus des oeuvres de philosophie en<br />
langue française», attualmente diretto da<br />
Christiane Frémont, ha come obiettivo la<br />
pubblicazione di testi specificamente filosofici,<br />
mai più riediti dopo la loro prima apparizione,<br />
ma che si rivelano interessanti perché<br />
«preparano il nostro tempo, lo spiegano<br />
e ne annunciano gli esiti». Alla collana si<br />
affianca la rivista «Corpus», che contribuisce<br />
a illustrarne e sostenerne le scelte. Tra<br />
non molto, con il sostegno del Ministero<br />
della Ricerca, tutte le opere sinora pubblicate<br />
saranno disponibili anche su CD-ROM.<br />
Si tratta di un’operazione volta a riscoprire<br />
e rivalutare la specificità della tradizione<br />
filosofica francofona contro la fascinazione<br />
subita dagli intellettuali d’oltralpe per<br />
gli esiti speculativi tedeschi e anglosassoni.<br />
Le stesse peculiarità stilistiche e argomentative<br />
della filosofia di lingua francese<br />
sono state misconosciute e sostituite con<br />
stili di pensiero estranei. Ma quali sono<br />
queste peculiarità?<br />
A parere di Michel Serres, esse vanno ricercate<br />
nel fatto che molte opere filosofiche<br />
francesi sono state scritte da non-specialisti<br />
e sono nate al di fuori dell’ambiente accademico:<br />
l’individuo si sostituiva alla scuola; la<br />
sua esclusione dal circuito dei professionisti<br />
era fonte e garanzia di originalità. Gentiluomini,<br />
abati, medici, militari, giornalisti, cimentandosi<br />
con la speculazione, hanno testimoniato<br />
la loro predilezione per una trasparenza<br />
di linguaggio e un’eleganza di scrittura<br />
che sono state a lungo la caratteristica principale<br />
della filosofia francese. Del resto, si<br />
tratta di elementi che risalgono all’opzione<br />
cartesiana per la chiarezza e la distinzione,<br />
principi che non hanno mancato di rispecchiarsi<br />
nello stile di scrittura di Descartes,<br />
contro il gergo fumoso e involuto della Scuola.<br />
Inoltre, la diffidenza nei confronti dell’accademia<br />
è sfociata, in Francia, in un’attitudine<br />
enciclopedica, manifestazione di una curiosità<br />
senza limiti, capace di confrontarsi<br />
con la ricchezza e la molteplicità del reale.<br />
Insomma, la filosofia francese non ha mai<br />
voluto essere una disciplina esoterica, ma un<br />
sapere per tutti e alla portata di tutti, privo di<br />
pedantismo e refrattario a concettualizzazioni<br />
troppo rigide. Sebbene si tratti di evidenti<br />
PROSPETTIVE DI RICERCA<br />
generalizzazioni, è impossibile non vedere<br />
nelle due correnti individuate da Serres -<br />
quella enciclopedica, per cui tutto può essere<br />
oggetto di riflessione filosofica, e quella<br />
della semplicità e della chiarezza nello stile<br />
espositivo - tratti rintracciabili, insieme o<br />
separatamente, nella maggior parte delle<br />
opere filosofiche francesi.<br />
Per quanto riguarda il presente, deplorando<br />
l’utilizzo di un linguaggio oscuro (di provenienza<br />
per lo più tedesca e di matrice heideggeriana),<br />
Serres dichiara la propria preferenza<br />
per stili di pensiero che riescano a rendere<br />
conto della sovrabbondanza e caoticità del<br />
mondo. Riprendere coscienza della propria<br />
provenienza, delle tradizioni autoctone, dovrebbe,<br />
secondo Serres, dare un nuovo impulso<br />
alla speculazione e non essere soltanto<br />
un lavoro di memoria e di mera conservazione.<br />
Così, in questa ricerca delle tracce e<br />
dell’insegnamento dei padri, Serres non si<br />
limita a riproporre alla nostra attenzione, per<br />
quanto riguarda il Novecento, pensatori come<br />
Bergson o Poincaré, ma anche un poeta<br />
come Charles Péguy. D.F.<br />
Nuove edizioni di Josef König<br />
La recente pubblicazione in Germania<br />
di alcune opere di Josef König mette a<br />
disposizione degli studiosi nuove fonti<br />
per la conoscenza del pensiero di un<br />
filosofo originale, ma ancora scarsamente<br />
noto. Si tratta delle KLEINE SCHRIF-<br />
TEN (Scritti brevi, a cura di G. Dahms,<br />
Alber, Friburgo i/Br. - Monaco di Baviera<br />
1994) e dei corsi di lezioni, DER LOGI-<br />
SCHE UNTERSCHIED THEORETISCHER UND PRAK-<br />
TISCHER SÄTZE UND SEINE PHILOSOPHISCHE<br />
BEDEUTUNG (La differenza logica fra proposizioni<br />
pratiche e teoretiche e il suo<br />
significato filosofico, a cura di F. Kümmel,<br />
Alber, Friburgo i/Br. - Monaco di<br />
Baviera 1994), a cui si aggiunge il carteggio<br />
degli anni 1923-1933 tra König e<br />
Helmuth Plessner, BRIEFWECHSEL 1923 BIS<br />
1933 (a cura di H.-U. Lessing e A. Mutzenbecher,<br />
Alber, Friburgo i/Br. - Monaco<br />
di Baviera 1994).<br />
La filosofia di Josef König - affermava il suo<br />
allievo Günter Patzig nel 1974, al momento<br />
della morte del maestro - è priva di quel<br />
“plusvalore” ideologico che tiene vivo l’interesse<br />
“popolare” e “pubblico” per la filosofia.<br />
Ancora oggi quello di König è un nome<br />
sconosciuto al pubblico dei non specialisti.<br />
Difficile inserirlo in classificazioni di scuola:<br />
la sua ricerca si caratterizza anzitutto per<br />
la renitenza a fissare il vivo movimento del<br />
pensiero in punti di vista costituiti. Lo scarso<br />
tasso ideologico-emotivo della sua filosofia<br />
deriva, più che da una scelta metodologica di<br />
“rigore” o di “scientificità”, dalla convinzione<br />
che la caratteristica principale dei problemi<br />
filosofici sia quella di poter essere posti e<br />
risolti in quello stesso elemento del linguag-<br />
41<br />
gio che costituisce il loro humus vitale.<br />
Il tentativo di determinare le condizioni di<br />
possibilità del discorso filosofico non in<br />
senso logico-formale, ma mettendo alla prova<br />
la capacità del discorso di esprimere una<br />
realtà, costituisce il filo conduttore di tutto il<br />
pensiero di König, che nell’insieme si caratterizza<br />
come una serie di “ricerche nell’ambito<br />
di confine tra logica, ontologia e filosofia<br />
del linguaggio” - così peraltro suona il<br />
sottotitolo della sua tesi di abilitazione Sein<br />
und Denken (Essere e pensare, 1936). L’approccio<br />
descrittivo-analitico ai problemi filosofici<br />
e l’individuazione del discorso come<br />
capacità centrale dell’essere umano e come<br />
oggetto dell’indagine filosofica accomunano<br />
König a pensatori come Georg Misch, di<br />
cui fu allievo all’università di Göttingen, e<br />
Hans Lipps.<br />
König inizia la propria attività filosofica<br />
sotto il segno della filosofia della vita diltheyana,<br />
nel senso sobrio e non ideologico<br />
conferito a questo termine da Misch. All’influsso<br />
del pensiero misch-diltheyano si<br />
aggiungono le sollecitazioni di Husserl, di<br />
Heidegger e di Russell, fuse in un orizzonte<br />
di pensiero originale. Il suo atteggiamento<br />
di pensiero distante dalle mode e dalle<br />
ideologie si traduce in parsimonia nel pubblicare:<br />
oltre alle tesi di dottorato e di<br />
abilitazione, König ha dato alle stampe<br />
solo sei saggi, raccolti nel 1978 da Günter<br />
Patzig nel volume Vorträge und Aufsätze<br />
(Conferenze e saggi), e la monografia Georg<br />
Misch als Philosoph (G.M. come filosofo,<br />
1967). Con la recente pubblicazione<br />
del carteggio con Plessner, degli scritti<br />
brevi, dei corsi sul problema della differenza<br />
tra proposizioni teoriche e pratiche, la<br />
quantità degli scritti di König risulta così<br />
quasi triplicata in un colpo solo.<br />
Le Kleine Schriften raccolgono una serie di<br />
conferenze tenute da König negli anni Trenta<br />
e Cinquanta sulla filosofia dell’esistenza,<br />
sul problema della responsabilità della<br />
scienza, sul concetto di sviluppo e su quello<br />
di metafora. Nel Briefwechsel con Plessner<br />
emerge con vivacità il rapporto di König<br />
con la cosiddetta Dilthey-Schule di Gottinga.<br />
Alcune lettere delineano, come osserva<br />
Frithjof Rodi nella “Prefazione” al volume,<br />
il contrasto tra la produttività di Plessner,<br />
ben inserito nei meccanismi accademici,<br />
e la lentezza di König, una sorta di<br />
«spensieratezza rispetto a se stesso», come<br />
egli stesso la chiamava. Oltre all’immagine<br />
di un König mediatore tra Plessner, che<br />
vive a Colonia dove ha studiato con Max<br />
Scheler, e il gruppo di Gottinga, nel quale<br />
Plessner desidera essere accolto, il carteggio<br />
offre anche una testimonianza dell’interesse<br />
suscitato dall’allora giovane Heidegger<br />
e dalla sua filosofia. Di grande<br />
interesse anche la lunga “lettera-saggio”,<br />
pubblicata in appendice, in cui König analizza<br />
ampiamente e dettagliatamente il testo<br />
di Plessner, Die Einheit der Sinne (L’unità<br />
dei sensi).<br />
Con il titolo: Der logische Unterschied theoretischer<br />
und praktischer Sätze und seine
philosophische Bedeutung, Friedrich Kümmel,<br />
a cui si deve l’unica presentazione<br />
organica a tutt’oggi esistente del pensiero<br />
di König, il saggio Josef König. Versuch<br />
einer Würdigung seines Werkes, ha raccolto,<br />
introdotto e commentato i manoscritti<br />
dei corsi tenuti da König negli anni Cinquanta<br />
su un ambito particolare della logica,<br />
la tradizionale suddivisione degli enunciati<br />
apofantici in universali, particolari e<br />
singolari, rilevando una differenza “formale”<br />
o “radicale” tra le proposizioni “teoretiche”<br />
(enunciati universali e particolari) e<br />
quelle “pratiche” (enunciati singolari).<br />
Il problema trattato in questi corsi costituisce<br />
un’articolazione del tema di fondo del<br />
pensiero di König, quello della specificità<br />
dell’essere degli oggetti spirituali, la cui<br />
caratteristica è di essere quello che sono<br />
solo in quanto vengono colti da un soggetto.<br />
Parlare di soggetto implica però già una<br />
scelta filosofica di carattere “cartesiano”.<br />
In quanto si concretizza solo nei suoi “effetti”<br />
(come König mostra nel saggio Die<br />
Natur der ästhetischen Wirkung - “La natura<br />
dell’effetto estetico”), lo spirituale non<br />
può essere ridotto ai concetti di “soggetto”<br />
e di “oggetto”. Fenomeno ambivalente, lo<br />
spirito ha sempre a che fare goethianamente<br />
con la trasposizione, l’intuizione, il mutamento<br />
di forma; ciò risulta non solo dall’analisi<br />
dell’effetto estetico, ma anche da<br />
quella delle proposizioni pratiche. Queste<br />
si distinguono, in quanto sono strettamente<br />
intrecciate al contesto in cui hanno origine,<br />
dalle proposizioni teoretiche, che esprimono<br />
rapporti puramente concettuali. In questo<br />
König sembra riprendere il tentativo<br />
mischiano di fondare le forme logiche nella<br />
vita, trasformando l’ermeneutica della vita<br />
in quella che è stata chiamata una “logica<br />
ermeneutica”. M.M.<br />
Etica e tradizione ebraica<br />
in Spinoza<br />
Lo studio di Filippo Mignini, ETICA. IN-<br />
TRODUZIONE ALLA LETTURA (La Nuova Italia<br />
Scientifica, Roma 1995), rappresenta<br />
un utile strumento per la comprensione<br />
dell’etica spinoziana, le cui varie<br />
parti risultano strettamente connesse<br />
secondo un percorso che va dal concetto<br />
di sostanza divina alle modalità<br />
di raggiungimento della libertà umana.<br />
In SPINOZA E IL CONCETTO DELLA TRADI-<br />
ZIONE EBRAICA (Franco Angeli, Milano<br />
1996) Mino Chamla analizza il rapporto<br />
tra Spinoza e la tradizione ebraica,<br />
sottolineando come nell’interpretazione<br />
spinoziana dell’ebraismo predomini<br />
la componente conoscitiva rivolta<br />
al Sommo Bene.<br />
Lo studio di Filippo Mignini non vuole<br />
essere né un’esegesi, né un commento filologico,<br />
né tantomeno un’interpretazione<br />
PROSPETTIVE DI RICERCA<br />
complessiva dell’opera di Spinoza; si propone<br />
piuttosto di consentire un’esperienza<br />
di comprensione dell’etica spinoziana come<br />
filosofia di vita, la cui meta è la libertà<br />
umana. Il metodo “geometrico”, adottato<br />
qui da Spinoza, si basa su nozioni intelligibili<br />
per se stesse, semplicemente e universalmente<br />
comprensibili, dalle quali si deducono<br />
necessariamente tutte le altre nozioni.<br />
Le varie parti di cui si compone<br />
l’Etica risultano così collegate tra loro secondo<br />
una struttura che partendo da un<br />
principio centrale, secondo il quale l’essere<br />
è una sostanza intesa come potenza o<br />
forza, fa derivare le altre parti. La costruzione<br />
dell’etica, osserva Mignini, si rivela<br />
infatti “autofondativa”, poiché procede da<br />
alcune «verità semplici ed evidenti», dalle<br />
quali vengono dedotte le altre verità.<br />
Secondo Spinoza, Dio coincide con una<br />
sostanza assoluta, unica e infinita, caratterizzata<br />
da infiniti attributi, che è causa di sé<br />
e insieme causa di tutto ciò che è presente<br />
nella natura. L’uomo non si identifica con<br />
la sostanza, ma con il “modo”, in quanto è<br />
«assolutamente determinato nell’essenza,<br />
nell’esistenza e nell’azione dalla sostanza<br />
e dalla serie infinita degli altri modi». Il<br />
fulcro della concezione etica di Spinoza, fa<br />
notare Mignini, è il conseguimento da parte<br />
dell’uomo della libertà, che coincide con<br />
l’acquisizione di «una vita affettiva regolata<br />
dalla conoscenza adeguata». Per Spinoza,<br />
l’uomo non può raggiungere la completa<br />
liberazione dalle passioni, non potendo<br />
fare a meno dell’immaginazione; l’unica<br />
libertà perseguibile dall’uomo è quella che<br />
gli consente di avere una certa autonomia<br />
rispetto alle cause esterne, dal momento<br />
che nell’uomo si troveranno sempre un<br />
certo numero di idee inadeguate. Compito<br />
principale di una dottrina etica è dunque,<br />
per Spinoza, di sviluppare nell’uomo la<br />
capacità di tramutare la passione in azione,<br />
perfezionando in lui la forza di autoconservazione.<br />
Per quanto riguarda il rapporto di Spinoza<br />
con la tradizione ebraica, Mino Chamla<br />
mostra nel suo studio come l’ebraismo<br />
spinoziano non possa essere considerato<br />
un puro fattore biografico, o un «arsenale<br />
inerte di spunti filosofici», ma sia strettamente<br />
collegato con la “verità nella storia”,<br />
anche se per Spinoza non può esserci storia<br />
della verità, poiché non esiste un progresso<br />
evolutivo dell’umanità.<br />
Nel rivolgersi alla tradizione ebraica, fa notare<br />
Chamla, Spinoza si occupa principalmente<br />
delle grandi tappe della storia ebraica,<br />
riservando particolare attenzione al conflitto<br />
teologico-politico. L’ebraismo non è, per<br />
Spinoza, l’unico depositario della verità; esso<br />
rappresenta piuttosto un’esperienza storica e<br />
spirituale. In questo, Spinoza critica in particolar<br />
modo il concetto ebraico tradizionale<br />
di elezione; critica spesso interpretata come<br />
una difesa delle componenti politiche contro<br />
quelle teocratiche e religiose, mentre per<br />
Chamla, pur senza entrare in conflitto con<br />
questa interpretazione, è tuttavia possibile<br />
42<br />
anche individuare in essa un invito indirizzato<br />
agli ebrei all’emancipazione politica rispetto<br />
a tutto ciò che può ostacolare le “ragioni<br />
della conoscenza”. Nella sua critica<br />
dell’ebraismo, sottolinea Chamla, Spinoza è<br />
condizionato dal suo rapporto con la tradizione<br />
in generale e quindi non può essere<br />
ricondotto ad una semplice condanna di essa.<br />
Per Spinoza esistono essenzialmente due<br />
modalità differenti di considerare la tradizione,<br />
delle quali una è più specificamente<br />
umana e l’altra, invece, è orientata verso la<br />
considerazione da parte dell’uomo del “Sommo<br />
Bene”. Ciò che, pertanto, dirige la considerazione<br />
spinoziana dell’ebraismo è sempre<br />
la relazione tra «la modalità umana e la<br />
sostanzialità divina». M.Mi.<br />
Sulla pittura e lo spettacolo<br />
Con il titolo: PENSIERI SULLA PITTURA (a<br />
cura di M. Cometa, trad. it. di J.N. de<br />
Azara, Aesthetica, Palermo 1996),<br />
viene pubblicato in edizione italiana<br />
uno scritto del pittore-filosofo<br />
Raphael Mengs incentrato sulla tematica<br />
della bellezza connessa all’idea<br />
della perfezione, sul gusto inteso<br />
come capacità di scelta e sull’imitazione<br />
della natura negli antichi<br />
greci. Una critica moralistica all’arte<br />
dello spettacolo, fondata sull’esaltazione<br />
delle passioni umane e<br />
dominata dall’inganno e dalla finzione,<br />
è, invece, quella che muove<br />
Rousseau nella LETTERA SUGLI SPETTA-<br />
COLI (a cura di F.W. Lupi, Aesthetica,<br />
Palermo 1995), scritta in reazione<br />
alla proposta di D’Alembert di aprire<br />
teatri a Ginevra.<br />
Pittore-filosofo, seguace e divulgatore<br />
degli ideali di Winckelmann, Raphael<br />
Mengs rappresenta uno dei protagonisti<br />
del neoclassicismo, anche se dopo la sua<br />
morte è stata trascurata la sua importanza.<br />
Le riflessioni di Mengs sulla pittura<br />
muovono dall’analisi del significato della<br />
bellezza, che deve essere riprodotta nelle<br />
opere pittoriche come scopo principale.<br />
Per Mengs, bellezza significa perfezione,<br />
manifestazione visibile dell’invisibile<br />
perfezione divina; in quanto «punto<br />
indivisibile che contiene in sé tutte le<br />
proprietà e tutte le perfezioni», la bellezza<br />
non può risiedere nella materia, pur<br />
essendone “l’anima”, cioè quello che<br />
rende vivi i fenomeni naturali. Di fronte<br />
alla bellezza naturale l’anima umana si<br />
perde, rimanendo attratta e incantata; si<br />
tratta di un intenso rapimento, che dona<br />
alla natura un significato vitale. Ciò che<br />
invece non è bello per l’uomo rimane lì<br />
come inerte, opaca materia muta nel suo<br />
mortale silenzio, incapace di parlare all’anima<br />
umana.<br />
Se la bellezza costituisce il vertice subli-
me di tutte le perfezioni, l’arte, per Mengs,<br />
supera la natura nella sua capacità di<br />
rappresentarla. Scopo della pittura è appunto<br />
quello di imitare, di riprodurre la<br />
natura, in contrapposizione alle teorie<br />
che privilegiano la componente immaginativa<br />
e astratta. La superiorità dell’arte<br />
sulla natura, come mostra Mengs, deriva<br />
dal fatto che mentre l’uomo è costretto<br />
ad adeguarsi alla natura, poiché essa<br />
offre un campione rigido e immodificabile<br />
di bellezze naturali, attraverso la<br />
forza duttile dell’arte e la sua mancanza<br />
di vincoli l’uomo può scegliere tra tutti<br />
gli spettacoli naturali quelli più belli,<br />
creando una sintesi sublime della bellezza.<br />
Così, mentre la natura è condannata<br />
alla necessità di riprodurre tutti i suoi<br />
accidenti, l’arte manifesta libertà di movimento<br />
tra le varie materie, realizzando<br />
la composizione più vicina all’ideale<br />
divino della perfezione. Al gusto Mengs<br />
attribuisce, nell’arte della pittura, la capacità<br />
di scegliere gli elementi più belli<br />
della natura, facendo in modo che ciascuno<br />
di essi acquisisca il suo significato<br />
più autentico nell’armonia nel tutto.<br />
I tre più grandi maestri della pittura sono,<br />
per Mengs, Raffaello, Correggio e Tiziano,<br />
in quanto ognuno di essi ha saputo<br />
esprimere un aspetto importante della<br />
perfezione. Se Raffaello privilegia<br />
l’espressione, che realizza nella composizione<br />
e nel disegno, Correggio sceglie<br />
il dilettevole che ritrova in certe forme e in<br />
particolar modo nel chiaro-scuro, mentre<br />
Tiziano si dedica all’apparenza di verità<br />
che si manifesta soprattutto nei colori. Superiori<br />
ai moderni sono per Mengs gli antichi,<br />
in particolar modo i greci, perché mirando<br />
alla bellezza intesa come totalità<br />
seppero unire il dilettevole, l’espressivo e<br />
l’apparenza del colore.<br />
Nella Lettera sugli spettacoli Rousseau<br />
condanna l’arte dello spettacolo,<br />
che avendo come scopo principale il<br />
piacere non fa che incrementare le<br />
nocive passioni umane invece di aiutare<br />
l’uomo a dominarle. Il teatro, non<br />
avendo l’obiettivo di cambiare i costumi<br />
e i sentimenti umani, finisce con<br />
l’assecondare le tendenze istintive<br />
umane, rivelandosi in ultima analisi<br />
immorale. La condizione stessa del<br />
commediante, sottolinea Rousseau, è<br />
una condizione di “licenza” e di “immoralità”,<br />
poiché in essa agisce l’inganno.<br />
Infatti l’attore, per poter esprimere<br />
pienamente la sua professione,<br />
deve essere capace di trasformarsi in<br />
qualsiasi altro uomo, anche il più abietto,<br />
con il risultato finale di favorire la<br />
tendenza al male.<br />
Per Rousseau, dunque, il teatro è solamente<br />
il palcoscenico dell’inganno, della<br />
finzione e della maschera, e manifesta<br />
tutta la sua negatività nell’impedire la<br />
limpidezza e la trasparenza dei rapporti<br />
tra gli uomini. Di conseguenza, precisa<br />
Rousseau, rispondendo alla proposta di<br />
PROSPETTIVE DI RICERCA<br />
D’Alembert di aprire teatri a Ginevra,<br />
sarebbe più opportuno incentivare l’attività<br />
dei circoli già presenti, che permettono<br />
rapporti moralmente più sani tra gli<br />
uomini, invece di istituire spettacoli che<br />
si rivelano nocivi per la rettitudine morale<br />
e l’onestà delle comunità. M.Mi.<br />
L’opera filosofica di Alan Donagan<br />
Un’esauriente rassegna dell’opera<br />
del filosofo australiano Alan Donagan,<br />
scomparso nel 1991, ci viene<br />
offerta da due volumi che raccolgono<br />
i suoi scritti fondamentali: THE<br />
PHILOSOPHICAL PAPERS OF ALAN DONA-<br />
GAN. VOLUME 1: HISTORICAL UNDERSTAN-<br />
DING AND THE HISTORY OF PHILOSOPHY.<br />
VOLUME 2: ACTION, REASON AND VALUE (I<br />
saggi filosofici di Alan Donagan. Vol.<br />
1: Comprensione storica e storia<br />
della filosofia. Vol. 2: Azione, ragione<br />
e valore, University Press of Chicago,<br />
Chicago e Londra 1995). Gli<br />
interessi di questo autore spaziano<br />
dal confronto con Wittgenstein all’analisi<br />
dello storicismo, dallo studio<br />
di Spinoza e Cartesio alla filosofia<br />
del diritto, con una particolare<br />
attenzione per i temi legati alla persona<br />
e all’etica.<br />
Nell’Introduzione di J.E. Malpas, curatore<br />
dei due volumi dei saggi filosofici<br />
di Alan Donagan, e nella Prefazione<br />
agli stessi di Stephen Toulmin le origini<br />
del pensiero di questo autore vengono<br />
rintracciate, agli inizi degli anni Cinquanta,<br />
all’interno del dibattito filosofico<br />
australiano, caratterizzato dalla predominanza<br />
del messaggio wittgensteiniano<br />
di Douglas Gasking, George Paul<br />
e Camo Jackson.<br />
In Historical Understanding and the history<br />
of Philosophy (Comprensione storica<br />
e storia della filosofia) emergono in<br />
particolare i quattro saggi su Spinoza. Il<br />
primo, del 1973, mostra come il concetto<br />
spinoziano di eternità non sia da intendere<br />
come qualcosa al di fuori del<br />
tempo, ma vada invece concepito come<br />
durata costante; ciò ha permesso a Spinoza<br />
di sviluppare un’idea di sopravvivenza<br />
individuale nella forma di una<br />
perpetua autoconsapevolezza. Nel secondo<br />
saggio, del 1980, Donagan sostiene,<br />
attraverso una ricostruzione del contesto<br />
storico, che il monismo spinoziano<br />
sia compatibile con un dualismo degli<br />
attributi, mentre nel saggio del 1981, sui<br />
concetti di sostanza, essenza e attributo,<br />
viene analizzata l’obiezione di De Vries,<br />
secondo cui attributi differenti devono<br />
costituire l’essenza di sostanze differenti.<br />
Infine, nel saggio del 1984, Donagan<br />
mostra come l’utilizzo della nozione di<br />
idea permetta a Spinoza di evitare gli<br />
43<br />
errori di Locke nell’identificare idee e<br />
immagini, pur ammettendo che vi sono<br />
difficoltà nell’applicare queste teorie alle<br />
moderne concezioni che mettono in relazione<br />
pensiero e linguaggio.<br />
Tra gli altri testi del primo volume troviamo<br />
un saggio del 1974, in cui vengono<br />
analizzate le tesi storicistiche, con<br />
particolare attenzione alle posizioni di<br />
Popper; un saggio del 1978 sul dualismo<br />
cartesiano; un’analisi della prosa<br />
filosofica del periodo vittoriano, nella<br />
quale emerge lo stile di Berkeley (1968);<br />
uno scritto del 1972 sul metodo filosofico<br />
di Collingwood; un testo del 1963<br />
sugli universali e sul realismo metafisico,<br />
in cui Donagan giunge alla conclusione<br />
che la funzione di una teoria realistica<br />
degli universali è solamente negativa;<br />
due saggi (1966 e 1977) su Wittgenstein,<br />
intorno al ruolo della sensazione<br />
e al rapporto con Ryle, in cui si<br />
sostiene che la concezione della filosofia<br />
come qualcosa di non teoretico abbia<br />
prodotto risultati negativi e sia ora necessario<br />
un ritorno a Kant; infine uno<br />
scritto del 1988, inedito, sulla storia della<br />
filosofia, che tenta di tenere insieme<br />
gli approcci storici e filosofici al soggetto.<br />
Nei saggi raccolti in Action, Reason and<br />
Value viene condotta un’analisi critica<br />
della teoria dell’azione di Davidson, del<br />
concetto di libertà e di determinismo in<br />
Sellars e di quello di causalità e intenzione<br />
in Von Wright, della teoria dell’azione<br />
di Chisholm e del concetto di<br />
persona umana, in cui Donagan mostra,<br />
sulla scorta della tradizione aristotelicotomistica,<br />
come la concezione “romantica”<br />
di persona implichi possibilità ipotetiche,<br />
dovute all’influenza di Locke, che<br />
semplicemente non si possono verificare.<br />
Gli altri saggi presenti nel volume affrontano<br />
il tema etico e propongono una<br />
critica dell’utilitarismo. Sebbene Donagan<br />
ritenga che Kant sbagli nel considerare<br />
in campo morale un principio formale<br />
equivalente all’universalizzazione<br />
del principio stesso, tuttavia la valutazione<br />
della concezione kantiana è stata<br />
distorta dall’interpretazione di Hegel.<br />
Seguono un saggio sull’etica medica<br />
(1977) e due sulla filosofia del diritto<br />
(1984). Nel primo di questi ultimi, incentrato<br />
sul sistema accusatorio, Donagan<br />
sostiene che qualsiasi sistema sociogiuridico,<br />
in cui il sistema accusatorio e<br />
il controinterrogatorio non siano presenti,<br />
fallisce inevitabilmente nel rispetto<br />
della dignità dei suoi membri; il secondo,<br />
sul diritto di non autoincriminarsi, è<br />
basato sul fatto che, sebbene sia moralmente<br />
corretto che una persona abbia il<br />
diritto legale di non incriminare se stessa,<br />
questo diritto legale non coincide<br />
tuttavia con un diritto morale. M.B.
Ontologia, etica e politica<br />
in Jankélévitch<br />
In traduzione italiana è oggi disponibile<br />
un’edizione parziale dell’opera principale<br />
di Vladimir Jankélévitch, IL TRATTA-<br />
TO DELLE VIRTÙ (trad. it. di E. Klersy Imberciadori,<br />
a cura di F. Alberoni, introduzione<br />
di R. Maggiori, Garzanti, Milano<br />
1996). Oltre alle parti introduttive, di<br />
carattere generale, intorno alla natura<br />
delle conoscenze morali e al rapporto<br />
fra individualità e alterità, questa edizione<br />
mette in evidenza, soprattutto, le<br />
riflessioni di Jankélévitch sulla tematica<br />
dell’amore e su quella della malvagità.<br />
La monografia di Giovan Battista<br />
Vaccaro, ONTOLOGIA ED ETICA IN VLADIMIR<br />
JANKÉLÉVITCH (Longo, Ravenna 1995) tenta<br />
un attraversamento dell’opera del<br />
filosofo alla luce delle questioni riguardanti<br />
l’ontologia della finitudine, nella<br />
prospettiva della configurazione di<br />
un’etica della convenzione e di una<br />
politica neocontrattualistica.<br />
Le 1500 pagine dell’opera principale di Vladimir<br />
Jankélévitch, Le traité des vertus<br />
(Parigi 1971), costituiscono, insieme, un’introduzione<br />
“metodologica” alla riflessione<br />
etica del filosofo, un compendio del suo<br />
pensiero, ma anche, in alcune sue parti, come<br />
nota Francesco Alberoni, un’esposizione<br />
tanto dettagliata di talune tematiche da poter<br />
dar luogo a più di un’opera autonoma. La<br />
PROSPETTIVE DI RICERCA<br />
Pál Szinyei Merse, Coppia di innamorati (1870, part.)<br />
scelta delle parti tradotte nell’edizione italiana<br />
si orienta invece, in particolare, oltre che<br />
sugli aspetti più generali del pensiero di<br />
Jankélévitch, sulle tematiche della malvagità<br />
e dell’amore.<br />
Sulla scorta dell’insegnamento di Bergson,<br />
l’interesse principale di Jankélévitch è rivolto,<br />
in quest’opera, alla descrizione dell’esperienza<br />
interiore, concepita come un flusso di<br />
coscienza. Secondo Alberoni, a fondamento<br />
dell’impianto analitico del Trattato delle<br />
virtù vi è una concezione “quantica” del<br />
tempo e dell’esperienza. L’uomo non gode<br />
mai, per sempre e ovunque, di uno stato<br />
d’animo permanente e definitivo; ogni sentimento<br />
costituisce uno stato passeggero<br />
dell’esperienza interiore, la quale può persistere<br />
in esso, oppure liberarsene. Nondimeno,<br />
ogni sentimento si presenta come assoluto,<br />
totalizzante ed esclusivo: l’amore, o l’odio,<br />
ci sono o non ci sono. Ciò comporta che negli<br />
stati emotivi dell’esperienza concreta non si<br />
dia una mediazione tra sentimenti contrastanti,<br />
bensì il loro contrasto irriducibile. Per<br />
questo la sincera ammirazione, cioè la predisposizione<br />
favorevole verso una persona,<br />
può coniugarsi con una dose di malevolenza,<br />
cioè di invidia. Così accade anche nel caso<br />
dell’amore: nel concreto, esso si verifica<br />
come scontro (non mediazione) fra una pulsione<br />
egoistica, che spinge all’appropriazione<br />
dell’oggetto del desiderio, e una altruistica,<br />
che porta l’io all’“essere per l’altro”.<br />
Come ricorda a questo proposito Robert<br />
Maggiori, per Jankélévitch, di contro alla<br />
44<br />
prospettiva sostanzialista, non esistono bene<br />
e male oggettivi, che qualifichino (in senso<br />
positivo o negativo) la volontà, presunta<br />
come neutra; volontà e intenzione sono benefiche,<br />
o sono malefiche.<br />
A partire da questa prospettiva etica, e con un<br />
accento diverso da quello dell’interpretazione<br />
di Alberoni, si apre la ricostruzione della<br />
riflessione ontologica di Jankélévitch a opera<br />
di Giovan Battista Vaccaro, secondo il<br />
quale tanto la riflessione ontologica, quanto<br />
quella etica e politica si collocano, nel Novecento,<br />
nella temperie di una ricerca che potrebbe<br />
essere definita come “filosofia della<br />
crisi”, dominata dal rifiuto delle categorie<br />
concettuali e dello stile di pensiero che avevano<br />
caratterizzato la modernità. L’“indebolimento<br />
dell’ontologia” trova infatti un suo<br />
riscontro nell’espunzione de facto, dalla riflessione<br />
etica, della tematizzazione del<br />
concetto di bene. Tuttavia, fa notare Vaccaro,<br />
il pensiero di Jankélévitch procede oltre<br />
un tale ambito concettuale, nel tentativo di<br />
fornire, in ontologia come in etica, risposte<br />
“in positivo” alle questioni sollevate dalle<br />
“filosofie della crisi”. Significativamente,<br />
questo tentativo va di pari passi con quello<br />
teso a fornire, della propria riflessione,<br />
un’esposizione non rapsodica (né, tantomeno,<br />
aforistica), bensì, come sottolinea Vaccaro,<br />
organica e quasi sistematica.<br />
Muovendo, in campo ontologico, dall’assunzione<br />
della radicale finitezza dell’essere,<br />
Jankélévitch procede attraverso l’assolutizzazione,<br />
in ambito etico, dell’irriducibilità
della persona umana. In tal modo, osserva<br />
Vaccaro, l’analitica esistenziale riceve un<br />
presupposto sostanzialistico, e trova qui la<br />
propria fondazione. Ma la fuoriuscita dall’ambito<br />
delle “filosofie della crisi” è riscontrabile,<br />
in Jankélévitch, anche nella possibilità<br />
di dedurre dalla critica morale (non economica)<br />
del capitalismo le indicazioni per<br />
configurare una “società rigenerata” comunistica,<br />
che sia in grado di rendere giustizia<br />
al valore assoluto della persona umana. Nel<br />
sacrificio per amore dell’altro la finitezza<br />
ontologica dell’uomo si riconcilia con il suo<br />
tempo e con la storia. Proprio per il fatto di<br />
trarre dall’etica indicazioni concrete per l’agire<br />
e, all’inverso, di tener conto nell’analisi<br />
etica dell’esperienza dell’agire umano, non<br />
è legittimo, secondo Vaccaro, individuare<br />
nell’umanesimo comunista di Jankélévitch<br />
una distinzione fra etica e morale: nella<br />
storia, la prima diventa fondamento della<br />
seconda, nonché supporto per l’impegno<br />
politico. Supporto necessario, ma anche necessitato:<br />
non c’è etica senza impegno, ma<br />
non c’è teorizzazione valida senza la sua<br />
pratica. F.C.<br />
Il pensiero nomade di Deleuze<br />
Di recente traduzione italiana, l’ultima<br />
opera di Gilles Deleuze e Felix<br />
Guattari, CHE COS’È LA FILOSOFIA? (trad.<br />
it. di A. De Lorenzis, a cura e con<br />
postfazione di C. Arcuri, Einaudi, Torino<br />
1996), riprende, tra le varie questioni<br />
che interessavano ai due autori poco<br />
prima della loro scomparsa, il tema<br />
del carattere nomadico del pensiero.<br />
Questa tematica figura anche al centro<br />
dello studio di Adelino Zanini, MO-<br />
DERNITÀ E NOMADISMO (Calusca, Padova<br />
1995), nonché della ricostruzione complessiva<br />
del pensiero deleuzeano, compiuta<br />
da Chiara di Marco nella monografia<br />
DELEUZE E IL PENSIERO NOMADE (Franco<br />
Angeli, Milano 1995).<br />
L’apparente genericità della domanda posta<br />
come titolo dell’ultima opera di Gilles<br />
Deleuze e Felix Guattari, Che cos’è la<br />
filosofia? è in verità indice di profonda<br />
radicalità: in quanto “opera ultima”, sottolineano<br />
i due autori, essa ammonisce che,<br />
essendo esaurito il tempo per la pratica<br />
filosofica, occorre interrogarsi sulla sua<br />
essenza. Non che tale interrogazione non<br />
fosse presente già nella pratica; essa, tuttavia,<br />
viene ora resa esplicita con la libertà<br />
imposta dalla “cosa stessa”, che deve essere<br />
detta. In questa condizione, ribadiscono<br />
Deleuze e Guattari, la filosofia ritorna a<br />
essere ciò che era per i Greci: un “discorso<br />
d’amicizia”, fatto per amicizia di ciò che<br />
non si possiede e a cui si tende, la saggezza,<br />
e fatto tra amici, cioè tra amanti<br />
della saggezza, accomunati dalla comune<br />
ricerca.<br />
PROSPETTIVE DI RICERCA<br />
A un’idea come questa è sotteso un intento<br />
pedagogico, sottolinea Carlo Arcuri, curatore<br />
dell’edizione italiana, nella sua postfazione<br />
dal titolo: Le ultime lezioni sono<br />
già state fatte, da sempre. «Quando la<br />
filosofia crea dei concetti» - affermano<br />
Deleuze e Guattari - «il suo scopo è, sempre,<br />
quello di cogliere un evento dalle cose,<br />
e dagli esseri». Ciò, tuttavia, non va inteso<br />
in alcun modo come rispecchiamento delle<br />
cose nel concetto; piuttosto, come loro interpretazione<br />
che, per quanto immanente al<br />
piano delle cose stesse, crea “nuovi piani di<br />
immanenza”. Così inteso, il concetto appartiene<br />
alla filosofia, e soltanto a essa. In<br />
questa prospettiva, osservano i due autori,<br />
le tre grandi forme del pensiero, arte, scienza<br />
e filosofia, sono accomunate dal tentativo<br />
di affrontare il caos pensando, in un’alternativa<br />
irriducibile, o per sensazioni, o<br />
per funzioni, o per concetti. Esse si differenziano,<br />
infatti, a partire dal rapporto che<br />
intrattengono con l’infinito: mentre la scien-<br />
45<br />
Réne Magritte, L‘Art de vivre (1967, part.)<br />
za rinuncia, nella ricerca della referenza,<br />
all’infinità, e l’arte, di questa infinità perduta,<br />
intende restituire un’espressione, «la<br />
filosofia vuole salvare l’infinito dandogli<br />
consistenza», attraverso la creazione di<br />
nuovi piani di immanenza, cioè di nuove<br />
realtà. Per Deleuze e Guattari la funzione<br />
del concetto è dunque quella di “aggiungere<br />
essere” alle cose, di arricchire di realtà il<br />
reale, trasformandolo. La grandezza di una<br />
filosofia sta non soltanto nella capacità dei<br />
suoi concetti di cogliere eventi, ma anche,<br />
e soprattutto, nella qualità degli eventi ai<br />
quali i suoi concetti richiamano il filosofo<br />
e chi lo ascolta.<br />
Il rapporto tra il concetto (ovvero, la filosofia),<br />
da un lato, e il reale, dall’altro, è ciò<br />
che, secondo Deleuze e Guattari, si definisce<br />
con il termine “utopia”. L’atto rivoluzionario<br />
è in tal senso autoreferenziale, in<br />
quanto è, ad un tempo, concetto ed evento.<br />
Il pensiero rivoluzionario si esplica in una<br />
dimensione che si qualifica come topologi-
ca, piuttosto che come cronologica: esso<br />
consiste in una deterritorializzazione del<br />
momento storico, in una sua evulsione dal<br />
continuum cronologico, al quale esso appartiene,<br />
e nella sua ricollocazione “in un<br />
altro luogo”, cioè “in un’altra storia”. In<br />
questo senso, come i nomadi non hanno<br />
una storia, ma piuttosto una geografia, così<br />
la filosofia si definisce in una configurazione<br />
spaziale, piuttosto che in una temporale:<br />
essa è “geofilosofia”.<br />
In Deleuze e il pensiero nomade, Chiara di<br />
Marco pone l’accento sull’aspetto di “inattualità”<br />
del pensiero di Deleuze, il cui utopismo<br />
trova le proprie radici nella sua concezione<br />
della filosofia: né pura riflessione,<br />
né attività comunicativa, ma esercizio, pratica<br />
di una razionalità critica. Questa prassi<br />
decostruttiva si sostanzia, tuttavia, in un’attività<br />
costruttiva in quanto necessità ontologica<br />
intrinseca, fondata nella natura riterritorializzante<br />
del concetto. Il rapporto nomadico<br />
della filosofia con lo spazio, sottolinea<br />
Di Marco, non consiste in una sua<br />
funzionalizzazione, quanto piuttosto in una<br />
creazione. In questa prospettiva, il pensiero<br />
nomade si definisce come «un’estraniazione,<br />
che è un porsi altrimenti nel proprio<br />
luogo, poiché solo nell’“impotere” a pensare<br />
l’evento come ciò che è ancora da<br />
pensare si rileva la più alta potenza del<br />
pensiero».<br />
L’ipotesi interpretativa che sorregge l’analisi<br />
di Di Marco consiste nella possibilità di<br />
leggere tutta la riflessione di Deleuze come<br />
un’ontologia dell’evento. Essa si presenta<br />
come una filosofia non categoriale dell’essere:<br />
l’affermazione radicale dell’univocità<br />
dell’essere deve servire a salvaguardare<br />
il carattere irriducibile della differenzialità<br />
del molteplice. Ciò equivale a dichiarare<br />
l’impossibilità, de jure, e l’illegittimità, de<br />
facto, di gerarchizzare le differenze che il<br />
molteplice presenta, sussumendole nello<br />
schema ascensionale, ad un tempo ontologico<br />
e assiologico, prodotto dalle categorizzazioni<br />
della metafisica essenzialista.<br />
Secondo Di Marco, la valenza teoreticoesistenziale<br />
della riflessione deleuzeana appartiene<br />
non al nichilismo “servile”, bensì<br />
a quello “tragico”, in quanto non si limita a<br />
lamentare la perdita della gerarchizzabilità<br />
delle differenze, ma contesta tale gerarchizzabilità<br />
affermando invece, in positivo,<br />
il polimorfismo della declinabilità dell’essere<br />
univoco. Il pensiero nomadico,<br />
sottolinea Di Marco, mette in questione<br />
l’unità del soggetto cartesiano, il quale si<br />
ridefinisce nel divenire, e nella molteplicità,<br />
secondo una duplice direzione: verso<br />
l’“interno”, cioè verso la “cura di sé”, dove<br />
il soggetto si ridefinisce come “desiderante”,<br />
e verso l’“esterno”, come riconoscimento<br />
del diritto politico alla differenza.<br />
Quest’ultimo aspetto del pensiero nomadico<br />
di Deleuze e Guattari costituisce il punto<br />
focale attorno al quale ruota lo studio di<br />
Adelino Zanini, che sottolinea come per<br />
Deleuze sia decisivo, fin dal momento del<br />
confronto con l’empirismo, dar conto del<br />
PROSPETTIVE DI RICERCA<br />
problema di come la “mente” divenga “soggetto”,<br />
di come possa sorgere, dalla passività<br />
originaria, l’attività del soggetto.<br />
Per Zanini, le acquisizioni teoriche di Deleuze<br />
diventano rilevanti ai fini della fondazione<br />
della questione etica, che deve<br />
essere radicata in un tempo e uno spazio<br />
sempre “presenti”, in quanto (marxianamente)<br />
storicamente determinati: la questione<br />
del soggetto, «in quanto problema<br />
pratico, si risolve a livello morale e politico».<br />
In Deleuze, rileva Zanini, la dissoluzione<br />
dell’io non dà luogo ad una metafisica<br />
dell’assenza del soggetto formale, bensì<br />
ad una “politica dei corpi”. Nel mettere a<br />
nudo la fallacia della rappresentazione singolare<br />
dell’identità personale, l’apologia<br />
del desiderio, che attraversa Che cos’è la<br />
filosofia?, diventa, in Deleuze, esperienza<br />
schizoide di un corpo “politico”. Questa<br />
intende essere la risposta al problema insoluto<br />
della modernità, in cui il soggetto,<br />
diventato plurale, nell’impossibilità di essere<br />
positivamente riconosciuto come tale,<br />
si ritrae in una molteplicità di universi<br />
omogenei, caratterizzata, anziché dalla differenzialità,<br />
dalla serialità.<br />
La rivendicazione della differenza, osserva<br />
Zanini, passa in Deleuze attraverso il paradigma<br />
della costante migrazione, inteso<br />
come “sottrarsi a”; in questo si esprime<br />
propriamente il “pensiero nomade”. Di<br />
questa esperienza di sottrazione alle regole<br />
serializzanti dell’organizzazione sociale e<br />
politica Zanini sottolinea sia il carattere<br />
non cronologico, sia la sua dimensione “utopica”:<br />
dal momento che l’essere non è, in<br />
senso proprio, “in nessun luogo”, esso «non<br />
si territorializza mai; ovvero, si territorializza<br />
sul deterritorializzato». Per questo,<br />
quella del nomade non è una vera e propria<br />
migrazione; egli non passa da un punto<br />
all’altro, bensì insiste, nella figura deleuzeana<br />
della ripetizione, sul medesimo punto,<br />
che si rivela un “assoluto locale”. F.C.<br />
Benjamin da giovane<br />
La figura e l’opera di Benjamin viene<br />
nuovamente proposta all’attenzione<br />
del pubblico tedesco con una recente<br />
edizione delle sue lettere giovanili,<br />
GESAMMELTE BRIEFE, BAND 1, 1910-1918<br />
(Suhrkamp, Francoforte s/M. 1995), a<br />
cura di Christoph Gödde e Henry Lonitz.<br />
La raccolta aggiunge un ulteriore<br />
contributo alle prospettive di ricerca<br />
su un autore considerato inattuale dai<br />
suoi stessi contemporanei e destinato<br />
dunque a godere di fama postuma.<br />
Le lettere raccolte e pubblicate da Christoph<br />
Gödde e Henry Lonitz offrono l’immagine<br />
di un Benjamin giovane e ancora<br />
immaturo, ma già pienamente riconoscibile<br />
nei caratteri che lo contraddistingueranno<br />
nell’età matura e che Hanna Arendt stigma-<br />
46<br />
tizzò nel 1968 come inadeguatezza a ogni<br />
classificazione, nonché incapacità di farsi<br />
comprendere. La cornice temporale di queste<br />
lettere coincide con il periodo che va dal<br />
1910 al 1918, anni segnati dalla politica<br />
guglielmina, dalle inquietudini sociali dell’impero<br />
e dall’impellenza della prima guerra<br />
mondiale. Nonostante ciò, negli scritti di<br />
Benjamin di questo periodo non compare il<br />
riflesso di tale sfondo, mentre già si palesa<br />
quell’incapacità di appropriarsi della storia<br />
che lo caratterizzerà anche negli anni successivi<br />
e che lo condurrà a mediare comunque il<br />
suo rapporto con la vita attraverso la riflessione,<br />
ad affrontare i problemi indirettamente,<br />
seppur a fondo, attraverso la rappresentazione<br />
degli scrittori e l’attività ermeneutica.<br />
Solo in due occasioni il giovane Benjamin si<br />
confronta apertamente con il mondo esterno,<br />
nel rapporto con il suo “essere ebreo” e nel<br />
suo impegno fattivo all’interno del movimento<br />
giovanile sorto attorno a Gustav<br />
Wyneken, per il quale conduce convinte<br />
battaglie in nome di un idealistico programma<br />
di riforme dell’insegnamento e dell’educazione<br />
in generale. Del suo atteggiamento<br />
nei confronti del movimento giovanile così<br />
scrive all’amica Carla Seligson nel 1913:<br />
«Questa è la cosa più importante: noi non<br />
dobbiamo ancorarci a un’idea precisa, anche<br />
l’idea della cultura giovanile deve rappresentare<br />
solo una forma di illuminazione che<br />
possa condurre lo spirito sulla via della chiarezza»;<br />
si tratta di un rifiuto netto della<br />
politica e della società, che agli occhi di<br />
Benjamin appare come corrotta e reificata,<br />
mentre la funzione del filosofo si profila già<br />
per lui come quella di denunciare la catastrofe<br />
e annunciare la possibile redenzione. La<br />
particolarità del rapporto di Benjamin con la<br />
contemporaneità sta anche nel fatto che per<br />
lui l’origine ebraica ha una valenza puramente<br />
astratta e indica l’appartenenza a<br />
un’élite di «rappresentanti privilegiati dello<br />
spirito», ma non assume alcuna configurazione<br />
politica. Sotto questo rispetto Benjamin<br />
si sente molto più vicino a Kafka, che<br />
come lui si mantenne estraneo al sionismo e<br />
si dedicò in modo totale all’arte, che non a<br />
quegli amici ebrei, come Scholem, più direttamente<br />
e concretamente coinvolti dalle implicazioni<br />
storico-sociali della loro identità<br />
religiosa.<br />
Dalle lettere affiora l’inadeguatezza di<br />
Benjamin di fronte alla vita quotidiana e la<br />
sua predisposizione all’isolamento, tanto che<br />
all’età di ventidue anni scrive all’amico Herbert<br />
Blumenthal: «Il mio silenzio è l’unica<br />
caratteristica in cui i miei amici mi riconoscono»;<br />
il che denota una piena coscienza<br />
della propria mancanza di definizione, della<br />
propria impotenza individuale, che si risolverà<br />
in una ricerca incessante dell’affermazione<br />
personale, fino all’adesione al marxismo<br />
rivoluzionario e alla fede incondizionata<br />
nella soluzione messianica della storia.<br />
I temi peculiari della sua filosofia, dal messianismo<br />
alla concezione della critica come<br />
“dissolvimento dell’opera nell’assoluto”, dal<br />
rispetto incondizionato per il Nome in ambi-
to linguistico al rigetto di ogni forma di<br />
solidarietà ipocrita, risultano dunque già tracciati<br />
nella corrispondenza giovanile, che<br />
costituisce pertanto un valido supporto per la<br />
comprensione di uno fra i filosofi più incompresi<br />
di questo secolo. L.R.<br />
Il caso Lyssenko<br />
«La vicenda Lyssenko è finita. La storia<br />
delle cause del lyssenkismo continua»:<br />
così scriveva Louis Althusser<br />
nella Prefazione al volume che nel 1976<br />
Dominique Lecourt dedicava al “caso<br />
Lyssenko”, LYSSENKO. HISTOIRE RÉELLE<br />
D’UNE “SCIENCE PROLÉTARIENNE”, (Lyssenko.<br />
Storia reale di una “scienza<br />
proletaria”, PUF, Parigi 1995), che viene<br />
ora ripubblicato con l’aggiunta di<br />
un saggio su Alexandr Bogdanov, dove<br />
l’affermazione del lyssenkismo viene<br />
messa in relazione diretta con la “teoria<br />
delle due scienze”, la scienza “proletaria”<br />
e la quella “borghese”, che<br />
tanta importanza ebbe nello sviluppo<br />
del materialismo dialettico staliniano.<br />
Pensato in origine come trattazione di un<br />
episodio particolare nello sviluppo di una<br />
“scienza marxista”, lo studio di Dominique<br />
Lecourt assume una dimensione più generalmente<br />
epistemologica, sino a fare del<br />
“caso Lyssenko”, dei suoi sviluppi e dei<br />
suoi presupposti teorici il crocevia di<br />
un’impostazione epistemologica che trascende<br />
ampiamente il solo ambito marxista.<br />
A questo proposito risulta illuminante lo<br />
scritto posto in appendice al volume, Alexandr<br />
Bogdanov, specchio dell’intellighentsia sovietica,<br />
in cui Lecourt, allievo di Althusser e<br />
di Georges Canguilhem, rintraccia nella dottrina<br />
di questo “discepolo russo di Mach” il<br />
fondamento teorico della distinzione tra<br />
“scienza borghese” e “scienza proletaria”. È<br />
infatti una questione epistemologica quella<br />
che conduce Bogdanov a reinterpretare la<br />
nozione di esperienza, cuore del sensismo<br />
machiano, in termini di “esperienza di lavoro”<br />
e a definire quest’ultimo come processo<br />
biologico di adattamento dell’organismo all’ambiente.<br />
A partire da tale caratterizzazione<br />
primitiva dell’esperienza, la scienza diviene<br />
quindi «esperienza collettiva organizzata<br />
di lavoro» e le verità che essa introduce<br />
assumono valore non più oggettivo, ma piuttosto<br />
legato alla temporalità storica.<br />
L’“empiriomonismo” bogdanoviano, osserva<br />
Lecourt, concepisce la verità come “forma<br />
organizzatrice dell’esperienza”, e individua<br />
nella scienza l’espressione compiuta di<br />
una particolare, e storicamente determinata,<br />
organizzazione dell’esperienza di lavoro.<br />
L’intrinseco carattere classista della scienza<br />
assegna al proletariato il compito storico di<br />
definire una nuova universalità, una scienza<br />
nuova capace di produrre delle descrizioni<br />
del nuovo mondo sorto dalla trasformazione<br />
PROSPETTIVE DI RICERCA<br />
radicale operata dalla rivoluzione. Nell’evoluzionismo<br />
storico di Bogdanov, solo questa<br />
scienza nuova, questa “scienza proletaria”<br />
sarebbe stata in grado di descrivere in modo<br />
soddisfacente il mondo del proletariato al<br />
potere.<br />
Su un tale retroterra teorico viene ora proiettata<br />
la dottrina di Lyssenko. Di fatto, pur<br />
riproponendo invariato il testo del ’76, Lecourt<br />
riesce a trasformarne completamente<br />
la problematica di riferimento, facendo del<br />
“caso Lyssenko” un episodio che oltrepassa<br />
la dimensione di una mera lotta di potere. La<br />
“storia delle cause del lyssenkismo”, per<br />
usare l’espressione di Althusser, rappresenta<br />
infatti un problema epistemologico, prima<br />
ancora che politico: l’interesse che gli anni di<br />
dominio politico-scientifico del lyssenkismo<br />
presentano non dev’essere cercato, secondo<br />
Lecourt, né nel valore scientifico della biologia<br />
lyssenkista, né nell’analisi della presa del<br />
potere da parte di un gruppo accademico, ma<br />
piuttosto nel particolare rapporto tra scienza<br />
e ideologia che vi si esprimeva e che imponeva<br />
la creazione di una scienza proletaria e<br />
l’accettazione di essa da parte della comunità<br />
scientifica.<br />
La dottrina di Lyssenko è contenuta nel<br />
rapporto presentato all’Accademia delle<br />
scienze agricole dell’URSS nell’agosto 1948,<br />
nel quale veniva affrontata la «situazione<br />
delle scienze biologiche» in Unione Sovietica<br />
e le applicazioni all’agronomia scientifica<br />
della teoria dell’ereditarietà, in opposizione<br />
alla genetica mendeliana, accusata di render<br />
conto dell’ereditarietà attraverso l’introduzione<br />
di elementi-vettore dei caratteri ereditari<br />
(i geni), immutabili e indipendenti dai<br />
condizionamenti ambientali, dunque metafisici.<br />
A tale genetica «reazionaria, metafisica<br />
e idealista» Lyssenko contrapponeva una<br />
“biologia proletaria”, la cui idea centrale<br />
consisteva nella possibilità di indurre mutamenti<br />
dei caratteri ereditari attraverso una<br />
modificazione delle condizioni ambientali<br />
di vita. Solo nel periodo in cui il lyssenkismo<br />
si andava affermando come dottrina di Stato,<br />
sottolinea Lecourt, lo sviluppo della biochimica<br />
e della citologia permetteva di approfondire<br />
la conoscenza della struttura cellulare<br />
e dava luogo ai primi passi nel campo della<br />
manipolazione genetica, offrendo esiti operativi<br />
alla genetica mendeliana. Così, di fronte<br />
all’impossibilità della genetica mendeliana<br />
di intervenire sui caratteri ereditari, Lyssenko<br />
poteva presentarsi, nel corso degli<br />
anni Trenta e Quaranta, come il campione<br />
della genetica “proletaria” e della teoria<br />
dell’ereditarietà dei caratteri acquisiti: l’eredità<br />
è per Lyssenko «la proprietà dell’organismo<br />
vivente di esigere delle condizioni<br />
determinate per vivere e svilupparsi e di<br />
reagire in maniera definita a tali o a talaltre<br />
condizioni».<br />
Ripercorrendo l’origine agricola delle dottrine<br />
di Lyssenko, la diffusione dei suoi<br />
metodi di ingegneria agricola attraverso i<br />
kolkhoz, la progressiva elaborazione della<br />
dottrina dell’“eredità adattativa” a partire<br />
dalle posizioni di Mitchurin e la conquista da<br />
47<br />
parte dei lyssenkisti delle posizioni accademiche<br />
sino all’affermazione come “genetica<br />
di Stato”, Lecourt mette in evidenza come<br />
«la storia del lyssenkismo sia la storia di una<br />
formazione ideologica». Da insieme di procedimenti<br />
tecnici di ingegneria agronomica<br />
il lyssenkismo diviene progressivamente un<br />
sistema ideologico che, innestandosi sulla<br />
vecchia teoria delle “due scienze”, si propone<br />
di fornire una “biologia proletaria” alla<br />
nuova agricoltura collettivista.<br />
Nel 1950, Giulio Preti portava in Italia il<br />
“caso Lyssenko” come possibile esempio di<br />
un confronto tra “paradigmi” scientifici alternativi.<br />
Oggi è nell’assunto ad un tempo<br />
ideologico ed epistemologico lungo il quale<br />
si svolge la vicenda del lyssenkismo che<br />
deve essere ritrovato l’interesse per questa<br />
teoria dell’eredità adattativa, i cui capisaldi<br />
ideologici rispondevano perfettamente alle<br />
caratteristiche di una “scienza proletaria”. In<br />
questa situazione, fa notare Lecourt, i caratteri<br />
“proletari” di una dottrina poterono essere<br />
considerati canone sufficiente per sostenerne<br />
la validità scientifica.<br />
Gli esiti catastrofici dei metodi adottati da<br />
Lyssenko determinarono la fine della “genetica<br />
proletaria” e il ritorno agli studi, ormai<br />
irrimediabilmente compromessi, di genetica<br />
classica. Resta comunque il fatto della “naturalità”<br />
con cui una dottrina biologica insostenibile<br />
poté divenire ideologia di Stato. In<br />
tale rapporto tra ideologia, teoria delle due<br />
scienze e concezione della verità scientifica<br />
Lecourt situa appunto l’interesse del “caso”<br />
Lyssenko. L.Sc.<br />
Filosofia araba<br />
Il mondo arabo ha prodotto essenzialmente<br />
due correnti filosofiche, provenienti<br />
dall’opera di Avicenna e Averroè.<br />
Alcuni recenti studi si propongono<br />
di spiegare la loro opera, anche in<br />
funzione della cultura araba contemporanea:<br />
AVERROÈ E L’INTELLETTO PUBBLI-<br />
CO (Manifesto Libri, Milano 1996), di<br />
Augusto Illuminati, che si sofferma<br />
sull’impronta razionalistica e aristotelica<br />
del filosofo; LA RAGIONE ARABA<br />
(trad. it. di A. Serra, Feltrinelli, Milano<br />
1996), di Mohammed Abed al-Jabri,<br />
che propone il recupero della filosofia<br />
averroista per costituire una cultura<br />
democratica e tollerante in medio<br />
oriente; e L’UNIVERSO DI AVICENNA (trad.<br />
it. di S. Crapiz, Ecig, Genova 1995), di<br />
Lenn E. Goodman, che affronta il pensiero<br />
avicenniano di ispirazione neoplatonica.<br />
Ricordato quasi esclusivamente in funzione<br />
dell’ingresso di Aristotele in Occidente,<br />
Averroè sviluppò, in realtà, un sistema<br />
filosofico in grado di competere con nomi<br />
più celebri. Nel suo studio dedicato al filosofo,<br />
Augusto Illuminati descrive la figu-
a di Averroè a partire dagli elementi biografici<br />
e procedendo poi all’esposizione<br />
delle sue teorie. L’importanza di Averroè,<br />
ricorda Illuminati, è stata sino a ora oscurata<br />
dalle sue posizioni estremamente laiche<br />
e provocatorie. In contrapposizione al misticismo<br />
avicenniano che ben si addiceva al<br />
cristianesimo, le tesi di Averroè sono caratterizzate<br />
da un forte razionalismo che, prendendo<br />
le mosse da Aristotele, rappresenta un<br />
percorso assolutamente laico e originale.<br />
Le critiche ad Avicenna, e di conseguenza<br />
al neoplatonismo cristiano, si concretizzano<br />
fondamentalmente, secondo Illuminati,<br />
in due argomentazioni che, in buona sostanza,<br />
rappresentano il fondamento del<br />
pensiero averroista. In primo luogo, Averroè<br />
sostiene l’eternità dell’universo che,<br />
coesistente al Motore Immobile, non deriva<br />
da nessun atto creazionistico. In secondo<br />
luogo, la filosofia averroista non tiene<br />
conto dell’anima individuale e predilige<br />
una sorta di Intelletto pubblico e universale<br />
che deresponsabilizza l’individuo di fronte<br />
ai grandi temi esistenziali. In questo modo,<br />
sprovvisto di un’anima individuale e immortale,<br />
l’uomo perde la paura dell’inferno<br />
e del giudizio divino ed entra di diritto in<br />
una prospettiva laica e intellettuale.<br />
Il razionalismo di Averroè, e l’insistenza<br />
sul metodo critico e intellettuale, costituiscono,<br />
secondo Mohammed Abed al-Jabri,<br />
il motivo della sua attualità e del suo<br />
inserimento della cultura contemporanea<br />
araba e occidentale. La ragione araba, infatti,<br />
lascia emergere, da una parte, un<br />
debito di riconoscenza al pensiero di Averroè,<br />
dall’altra la speranza che proprio le sue<br />
tesi conducano il mondo arabo ad una<br />
emancipazione dal fondamentalismo verso<br />
un rinnovamento democratico. Grazie<br />
all’individuazione dei tre ordini cognitivi,<br />
l’Indicazione, l’Illuminazione e la Dimostrazione,<br />
che riscontrano il concetto di<br />
verità a partire dall’analisi sillogistica dei<br />
testi, Averroè ha rotto l’identità araba tra<br />
fisica e metafisica, ponendo le basi per lo<br />
studio scientifico della natura. Utilizzando<br />
il sillogismo aristotelico e il metodo assiomatico,<br />
Averroè ha messo in discussione il<br />
mondo mistico e gnostico di Avicenna,<br />
che imponeva un forte legame anche tra<br />
filosofia e religione. Secondo Averroè,<br />
occorre controllare razionalmente ogni<br />
dogma degli antichi per potere verificare la<br />
sua attendibilità, come nel caso del concetto<br />
di emanazione o di anima individuale<br />
che, non derivando da una dimostrazione<br />
rigorosa, appaiono esclusivamente come<br />
manifestazioni di misticismo religioso.<br />
Contrapposta allo spirito averroista, la filosofia<br />
di Avicenna costituisce l’altro ramo<br />
della speculazione araba. Se Averroè ha<br />
influenzato i sistemi razionalistici come<br />
quello di Spinoza o di Hegel, Avicenna ha<br />
condizionato le filosofie della trascendenza<br />
da Leibniz sino a Heidegger. Come<br />
dimostra lo studio di Lenin E. Goodman,<br />
i temi affrontati da Avicenna riguardano,<br />
infatti, problemi come la libertà, il tempo o<br />
PROSPETTIVE DI RICERCA<br />
l’eternità, visti, sempre, in funzione di un’ottica<br />
della trascendenza.<br />
Questo studio, utile per chiunque voglia<br />
conoscere il pensiero avicenniano nella sua<br />
globalità, presenta il contesto storico e la<br />
vita di Avicenna in relazione alla sua opera<br />
e alle sue tesi principali. Nell’intento di<br />
operare una sintesi tra la filosofia aristotelica<br />
e quella platonica, Avicenna sente la<br />
necessità di conciliare la contingenza con<br />
la necessità e, quindi, l’eternità di Dio con<br />
la nascita del mondo. Rifiutando la coeternità<br />
di dio e universo in Aristotele, Avicenna<br />
opta per le teorie neoplatoniche sull’emanazione,<br />
che rendono conto, da una<br />
parte, della permanenza e immutabilità di<br />
Dio e, dall’altra, della contingenza e imperfezione<br />
del mondo. Proprio in linea con<br />
questa distinzione, Avicenna sottolinea l’individualità<br />
dell’anima, il concetto di Uomo<br />
Fluttuante, che, relativa all’esistenza soggettiva<br />
dell’uomo, si contrappone all’essenza<br />
necessaria di Dio e precede il pensiero soggettivo<br />
moderno da Cartesio in avanti. A.S.<br />
La vita e l’opera di Russell<br />
La tesi revisionista di Michael Dummett,<br />
secondo cui alle origini della<br />
filosofia analitica vi è la svolta linguistica<br />
operata da Frege, e il ruolo di<br />
Russell è tutt’al più marginale, è messa<br />
a dura prova in una raccolta di saggi<br />
curata da Monk e Palmer, dal titolo<br />
RUSSELL AND THE ORIGINS OF ANALYTICAL<br />
PHILOSOPHY (Russell e le origini della<br />
filosofia analitica, Thommes Press,<br />
Bristol 1966), che contiene gli interventi<br />
di un convegno tenutosi a Southampton<br />
nel 1995. Un’utile integrazione<br />
di questo materiale è la biografia<br />
di Ray Monk, BERTRAND RUSSELL: THE<br />
SPIRIT OF SOLITUDE (Bertrand Russell: lo<br />
spirito della solitudine, Cape, Londra<br />
1996), che prende in esame della vita<br />
del filosofo dalla nascita ai primi anni<br />
del dopoguerra, ricostruendone non<br />
solo l’itinerario speculativo e il suo<br />
rapporto con pensatori quali Whitehead,<br />
Wittgenstein, Lawrence, ma<br />
anche la vita privata e affettiva nel suo<br />
intrecciarsi con le vicende scientifiche<br />
e teoretiche.<br />
Contrariamente alle tesi di Dummett, sebbene<br />
Russell non ponesse al centro delle<br />
sue indagini l’analisi linguistica, egli deve<br />
essere considerato un filosofo analitico. A<br />
sostegno di questa tesi si pronunciano, in<br />
particolare, tra i vari saggi raccolti nel<br />
volume Russell and the Origins of Analytical<br />
Philosophy, gli scritti di Nicholas Griffin<br />
e Harold Noonan: il primo sottolinea<br />
la natura essenzialmente non linguistica<br />
della nozione di concetto denotativo contenuta<br />
nei Principles of Mathematics (Principi<br />
di matematica, 1903); il secondo inter-<br />
48<br />
preta l’eliminazione di questi concetti, operata<br />
in On Denoting (Sulla denotazione,<br />
1905), come parte di una strategia volta a<br />
salvaguardare la natura non linguistica dell’analisi<br />
delle proposizioni. Nel volume,<br />
accanto ad altri saggi sulla logica, la matematica<br />
e l’epistemologia di Russell, compaiono<br />
anche due interventi sulla sua ricerca<br />
in etica e in storia della filosofia.<br />
Russell non è certamente un filosofo analitico<br />
se si pone all’origine della filosofia<br />
analitica la svolta linguistica operata da<br />
Frege, e si caratterizza l’intero percorso<br />
successivo come filosofia post-fregeana.<br />
Questa svolta portò Frege a trasformare la<br />
sua domanda iniziale (qual è la natura dei<br />
numeri) in una domanda sul significato<br />
degli enunciati che contengono numerali.<br />
Radicalmente diversa da questa era invece<br />
la posizione di Russell, che riteneva che il<br />
significato fosse, per la logica, del tutto<br />
irrilevante, e che anche quando si rese<br />
conto, grazie all’influenza di Wittgenstein,<br />
che la logica era strettamente dipendente<br />
dal linguaggio, non provò di certo la gioia<br />
della scoperta, ma qualcosa di molto vicino<br />
alla disperazione della disillusione.<br />
Secondo Ray Monk (What is Analytical<br />
Philosophy?) non è vero che la filosofia<br />
analitica sia essenzialmente post-fregeana,<br />
nel senso che, nello spirito di Frege, abbia<br />
considerato e consideri tuttora la filosofia<br />
del linguaggio come il fondamento della<br />
filosofia tutta intera. Ovviamente, se si<br />
accetta il punto di vista di Dummett, Russell<br />
non può essere considerato un filosofo<br />
analitico, perché credeva profondamente<br />
che fra tutte le cose di cui si occupa e si deve<br />
occupare il filosofo non debba esservi il<br />
linguaggio: il filosofo si deve occupare del<br />
mondo. On Denoting è stato spesso celebrato<br />
(erroneamente) alla luce del fatto che<br />
in esso Russell non si limitava a teorizzare<br />
l’importanza dell’analisi linguistica, né tantomeno<br />
riteneva che il significato delle<br />
descrizioni definite fosse un significato<br />
linguistico, bensì sottolineava che per il<br />
logico la nozione centrale è una relazione<br />
logica, e cioè la relazione di denotazione.<br />
In seguito all’incontro con Wittgenstein,<br />
Russell fu costretto a cambiare idea e a<br />
riconoscere che una comprensione del linguaggio<br />
è necessaria per conoscere le proposizioni<br />
della logica, ma questo non lo<br />
indusse a porre l’analisi linguistica al centro<br />
della filosofia, bensì ad ammettere che<br />
la logica non aveva, suo malgrado, tutto il<br />
significato filosofico che egli le aveva originariamente<br />
attribuito.<br />
La stessa evoluzione del pensiero di Russell,<br />
osserva Monk, mostra chiaramente la<br />
sua lontananza dallo spirito post-fregeano<br />
nel senso inteso da Dummett. Dal platonismo<br />
iniziale egli passa infatti ad un accentuato<br />
psicologismo: il problema del significato,<br />
che pure sussiste, è essenzialmente, in<br />
questa fase, un problema psicologico. Lo<br />
psicologismo diventa la cornice dominante<br />
nel saggio L’analisi della mente, in cui si<br />
teorizza che la natura delle proposizioni
PROSPETTIVE DI RICERCA<br />
Bertrand Russel<br />
49
vada compresa nei termini della capacità<br />
della mente di formarsi immagini, ovvero<br />
di compiere una serie di atti mentali e si<br />
sostiene in modo sorprendentemente humeano,<br />
che la credenza è una sensazione<br />
specifica in relazione a un’immagine. E<br />
ancor più Russell accentua il suo psicologismo<br />
nel saggio successivo, An Inquiry into<br />
Meaning and Truth (Ricerca sul significato<br />
e la verità, 1930), polemicamente rivolto ai<br />
positivisti logici per il loro “pregiudizio<br />
linguistico”. Ora, a proposito di questa<br />
forma di psicologismo, Monk fa notare che<br />
se mai una dottrina filosofica ha meritato il<br />
nome di psicologia descrittiva, ebbene, è<br />
proprio questa. Ma, a questo proposito,<br />
nutriamo alcune forti riserve, perché per la<br />
psicologia descrittiva nel senso del primo<br />
Husserl - che di questa fece il nucleo centrale<br />
del proprio programma filosofico -<br />
proprio lo psicologismo rappresentava una<br />
caduta nello scetticismo da evitare con<br />
grande cura.<br />
Riprendendo un suo scritto recente, Was<br />
Russell an Analytical Philosopher? («Ratio»,<br />
9, 3, 1996), Monk accusa Dummett di<br />
aver trascurato nella sua interpretazione proprio<br />
la caratteristica definitoria della filosofia<br />
analitica, e cioè l’analisi. Se invece si<br />
accetta questa definizione alternativa, fra le<br />
anime salve, oltre a Frege, vi sono Husserl,<br />
Meinong e lo stesso Russell, e fra i dannati vi<br />
è certamente Wittgenstein. Questi infatti,<br />
osserva Monk, se da un lato teorizzava la<br />
necessità della svolta linguistica e la metteva<br />
indubbiamente in pratica, dall’altro non credeva<br />
affatto nell’analisi e cioè non riteneva<br />
affatto che compito della filosofia fosse principalmente<br />
(anche se non unicamente) individuare<br />
in ogni intero complesso (proposizioni<br />
o altro) le parti elementari.<br />
Su un punto importante, tuttavia, Dummett e<br />
Monk concordano: su ciò che è (e deve<br />
essere) la filosofia analitica. Entrambi sottolineano<br />
l’esigenza (ancora ampiamente delusa)<br />
che la filosofia (analitica) debba essere<br />
sistematica e che solo in questo senso essa<br />
possa dare un contributo essenziale ad un<br />
progetto che aspira alla ricerca della verità.<br />
Con la differenza che Dummett ritiene che<br />
il primo passo fondamentale risieda nella<br />
costruzione di una teoria sistematica del<br />
significato. E stupisce allora che egli mostri<br />
qualche incertezza sull’annoverare Wittgenstein<br />
nel paradiso della filosofia analitica,<br />
dato che egli è consapevole del fatto che<br />
Wittgenstein non mirava affatto alla sistematicità,<br />
né, tantomeno, alla costruzione di<br />
una teoria del significato, che potesse essere<br />
fondante per la filosofia nel suo complesso.<br />
Per Wittgenstein non aveva alcun senso cercare<br />
di fondare la filosofia su di una base<br />
scientifica. Proprio in questo ripudio della<br />
mentalità scientifica in filosofia, e nel difendere<br />
invece l’idea del filosofo come di colui<br />
che ripulisce i vialetti di un parco dell’immondizia<br />
lasciata dagli altri - l’immagine è<br />
di Ayer - si misura tutta la distanza che corre<br />
fra Wittgenstein e lo spirito della filosofia<br />
analitica, se ve ne è uno. Ma si ha anche una<br />
PROSPETTIVE DI RICERCA<br />
vaga percezione della distanza che separava<br />
Russell dal suo allievo. C.C.<br />
Il tormentato rapporto tra Russell e Wittgenstein<br />
è descritto in modo efficace da Ray<br />
Monk nella biografia Bertrand Russell: the<br />
Spirit of Solitude. Russell nasce nel 1872 da<br />
una delle famiglie più illuminate dell’aristocrazia<br />
inglese, dalla quale erediterà le abitudini<br />
del libero pensiero, mostrando fin da<br />
giovane una notevole intelligenza unita a<br />
dolcezza e docilità, pur nella consapevolezza<br />
della necessità della lotta per ottenere la<br />
felicità. A undici anni risale la felice scoperta<br />
di Euclide che, secondo le stesse parole di<br />
Russell, fu l’esordio di una vita di intelletto<br />
e leggerezza insieme. Il bisogno della religione,<br />
osserva d’altra parte Monk, caratterizzò<br />
un lungo periodo della sua vita, per<br />
quanto ne ritenesse sempre inaccettabili le<br />
forme convenzionali, a cui cercava di supplire<br />
con forme religiose di sua invenzione, che<br />
tuttavia si scontravano con il suo temperamento<br />
profondamente scettico. Russell nutriva<br />
una passione particolare per le “epifanie”:<br />
così avvenne per la verità della ricerca<br />
di Cartesio sull’argomento ontologico dell’esistenza<br />
di Dio; analogamente avvenne<br />
con Hegel.<br />
Dalla biografia di Monk emerge anche la<br />
grande onestà intellettuale di Russell e la sua<br />
capacità di abbandonare una posizione una<br />
volta convinto della correttezza della concezione<br />
opposta. Dopo il lungo e faticoso lavoro<br />
sui Principia mathematica, condotto con<br />
Whitehead, Russell si accorse che le basi<br />
fondamentali di questa ricerca erano minacciate<br />
dal lavoro di Kurt Gödel; ciò tuttavia<br />
non invalidò completamente il suo lavoro,<br />
che permise comunque ad altri logici-matematici<br />
di sviluppare un importante teoria del<br />
calcolo. Interessante risulta, in questo contesto,<br />
la ricostruzione da parte di Monk del<br />
rapporto con Wittgenstein, inizialmente<br />
definito da Russell come un tedesco molto<br />
polemico e fastidioso, nonché un poco folle,<br />
per poi rendersi conto come questi fosse<br />
invece privo di quella «falsa cortesia che<br />
interferisce con la verità». In Wittgenstein,<br />
Russell arrivò a vedere una sorta di erede<br />
intellettuale, pur non rendendosi conto di<br />
quanto la sua passione teoretica fosse profondamente<br />
distruttrice. Nel 1913 Wittgenstein<br />
demolì la teoria del giudizio di Russell<br />
e ciò segnò un momento doloroso, ma decisivo,<br />
nella vita di quest’ultimo.<br />
Monk si sofferma anche sul rapporto che<br />
legò Russell a D.H. Lawrence e che si<br />
concluse drammaticamente con una lettera<br />
d’invettive di quest’ultimo, al punto che per<br />
breve tempo Russell arrivò addirittura a contemplare<br />
l’ipotesi del suicidio. Ciò che permise<br />
a Russell di uscire da questo stato<br />
depressivo fu il suo impegno politico e la sua<br />
lotta contro la guerra, che gli fecero anche<br />
assumere posizioni impopolari, allorché deplorò<br />
il rifiuto degli alleati di fronte alle<br />
proposte di pace tedesche; questa posizione<br />
provocò l’emarginazione di Russell<br />
da parte dell’ambiente accademico e<br />
50<br />
della sua classe sociale e l’avversione<br />
dell’opinione pubblica.<br />
Una parte importante della biografia di Monk<br />
è dedicata alla vita sentimentale di Russell<br />
attraverso un’ampia rassegna del suo epistolario.<br />
Sebbene si professasse contrario a ogni<br />
forma di crudeltà e disonestà, emerge come<br />
Russell, nei suoi rapporti amorosi, fosse<br />
molto spesso falso, crudele e opportunista,<br />
nonché ferocemente geloso delle sue amanti.<br />
I piaceri dell’amore, osserva Monk, trovavano<br />
del resto in Russell un riscontro con<br />
quelli della ricerca scientifica, nonostante<br />
una evidente differenza tra l’onestà intellettuale<br />
e l’ipocrisia nelle relazioni amorose: la<br />
stesura in meno di tre mesi di The Principles<br />
of Mathematics (Principi di matematica)<br />
venne da questi definita come una «luna di<br />
miele intellettuale» che, come tutte le lune di<br />
miele, si spense sotto la pressione della critica<br />
di Wittgenstein. M.B.<br />
Attraverso l’opera<br />
di Wittgenstein<br />
I carteggi inediti fra Wittgenstein e i<br />
suoi interlocutori di Cambridge, pubblicati<br />
con il titolo: CAMBRIDGE LETTERS<br />
(Lettere di Cambridge, Blackwell,<br />
Oxford 1995), oltre a chiarire alcune<br />
problematiche teoriche, permettono di<br />
far emergere i rapporti ad un tempo<br />
amichevoli e conflittuali intrattenuti dal<br />
filosofo viennese con Russell, Moore<br />
ecc. Un utile strumento per attraversare<br />
l’opera di Wittgenstein è anche un<br />
dizionario dei termini filosofici wittgensteiniani,<br />
A WITTGENSTEIN DICTIONARY (Dizionario<br />
wittgensteiniano, Blackwell,<br />
Oxford 1995), curato da Hans Johann<br />
Glock, in cui sono presenti quasi un<br />
centinaio di voci che aiutano a far chiarezza<br />
sul suo pensiero.<br />
Le Cambridge Letters di Ludwig Wittgenstein,<br />
curate da Brian McGuinness e Georg<br />
Henrik von Wright, presentano un<br />
interessante carteggio, fino a ora inedito, fra<br />
il filosofo viennese e i suoi corrispondenti di<br />
Cambridge: Russell, Moore, Keynes e Sraffa.<br />
Si scoprono qui elementi interessanti,<br />
come ad esempio il rischio corso dal Tractatus<br />
logico-philosophicus di non essere pubblicato<br />
se non fosse stato per l’intervento e<br />
l’appoggio generoso di Russell. L’importanza<br />
del rapporto con Russell, sul piano non<br />
solo della ricerca logica, ma anche dell’aiuto<br />
reciproco e di una profonda amicizia, emerge<br />
chiaramente in queste lettere, che permettono<br />
anche di comprendere per quali motivi,<br />
negli ultimi anni, il loro rapporto si guastò,<br />
come si può ricavare da una lettera di Wittgenstein<br />
a Moore in cui Russell viene definito<br />
individuo spiacevole, loquace e superficiale.<br />
Del resto il carattere particolare di<br />
Wittgenstein emerge chiaramente anche con<br />
altri interlocutori: Keynes, ad esempio, vie-
ne accusato di pensare che l’amicizia con<br />
Wittgenstein non fosse altro per lui che un<br />
sistema per ottenere aiuto finanziario.<br />
La radicale onestà e sincerità di Wittgenstein<br />
emerge tuttavia in ogni occasione, come nel<br />
suo giudizio sui Principia Ethica di Moore,<br />
testo fra l’altro profondamente apprezzato<br />
dalla comunità di Cambridge e che viene<br />
invece definito da Wittgenstein, in una lettera<br />
a Russell, come un testo prolisso che in tre<br />
pagine dice ciò che potrebbe essere espresso<br />
comodamente in mezza: un lavoro che non<br />
può sognarsi assolutamente di essere paragonato<br />
alle opere di Frege o a quelle di<br />
Russell stesso.<br />
Queste lettere mettono anche in evidenza il<br />
senso di instabilità mentale di Wittgenstein,<br />
il suo senso di angoscia e di depressione,<br />
anche se non emergono espressamente nelle<br />
lettere motivi di un ricorso ad aiuti psichiatrici;<br />
del resto era noto lo scetticismo di Wittgenstein<br />
nei confronti della teoria di Freud.<br />
Spesso un’ancora di salvezza era per lui<br />
rappresentata dalla ricerca scientifica e da<br />
alcune intense amicizie, che tuttavia non<br />
impedivano momenti di profonda delusione<br />
e solitudine.<br />
A Hans Johann Glock si deve la cura e la<br />
stesura di un “dizionario wittgensteiniano”,<br />
nel quale vengono presi in considerazione<br />
quasi un centinaio di termini tecnici che<br />
caratterizzano l’opera del filosofo; termini<br />
coniati ex novo o, se già presenti nel dibattito<br />
filosofico, modificati radicalmente dallo studioso<br />
viennese. Il dizionario ricopre così un<br />
importante ruolo filologico ed esegetico. Il<br />
volume contiene inoltre una biografia intellettuale<br />
di Wittgenstein e un saggio in cui<br />
vengono delineati gli elementi fondamentali<br />
delle diverse fasi del suo pensiero nella loro<br />
connessione. M.B.<br />
L’unità del pensiero<br />
di Schleiermacher<br />
Il saggio di Christian Berner, LA PHI-<br />
LOSOPHIE DE SCHLEIERMACHER. HERMÉNEU-<br />
TIQUE-DIALECTIQUE-ETHIQUE (Cerf, Parigi<br />
1995) è senza dubbio il primo<br />
studio in lingua francese a prendere<br />
in considerazione non semplicemente<br />
l’ermeneutica o la teologia, ma<br />
l’unità sistematica del pensiero di<br />
Schleiermacher, allo stesso titolo di<br />
Kant o di Hegel, dimostrando come<br />
esso offra un’alternativa di grandi<br />
sistemi dell’idealismo tedesco, pur<br />
raccogliendone la sfida.<br />
Nel suo studio, Christian Berner ricostruisce<br />
la logica della filosofia di Schleiermacher,<br />
mostrando come in essa dialettica ed<br />
ermeneutica si integrino nella prospettiva<br />
unitaria dell’etica, caratterizzata dall’aspirazione<br />
razionale di costituire una comunità e<br />
in questo partecipe della motivazione e del<br />
fine della stessa attività filosofica. Un primo<br />
PROSPETTIVE DI RICERCA<br />
aspetto che Berner mette in evidenza della<br />
filosofia di Schleiermacher è la critica dell’immediatezza.<br />
L’idea di sentimento in Schleiermacher<br />
è un concetto la cui funzione è di<br />
mettere in risalto le aporie e le contraddizioni<br />
delle teorie idealistiche della coscienza di sé,<br />
che tendono a superare la finitudine della<br />
soggettività. Per Schleiermacher il soggetto<br />
non è la sua propria origine, ma si costituisce<br />
a partire da una dipendenza preliminare e in<br />
virtù di un agire che è parola e azione. Nei<br />
suoi discorsi e nei suoi atti individuali il<br />
soggetto si scopre, s’inventa e, attraverso<br />
quest’individuazione, mira alla comunità.<br />
Questo percorso è restituito con grande<br />
chiarezza da Berner, che legge l’ermeneutica<br />
di Schleiermacher soprattutto come<br />
una logica del discorso individuale, che<br />
concerne il dialogo fra un io e un tu, laddove<br />
all’interprete è lasciato il compito di<br />
ricostruire ciò che è stato pensato ed espresso<br />
dall’autore. Per Schleiermacher non c’è<br />
pensiero senza linguaggio e ogni discorso è<br />
dunque indirizzato, comunicato e comune.<br />
«Comprendere nella sua dimensione ermeneutica<br />
è dunque riconoscere l’altro nella<br />
comunità»: il discorso individuale rinvia<br />
ad una comunità che è anche misura della<br />
ragione, e il cui orizzonte rappresenta<br />
“l’ethos dell’ermeneutica”.<br />
In Schleiermacher, fa notare Berner, l’ermeneutica<br />
non s’interessa che al senso dei<br />
discorsi, che mira a determinare rigorosamente;<br />
è alla dialettica che tocca valutare il<br />
loro rapporto con l’essere, domandandosi<br />
se quello che è detto è “vero”. Ermeneutica<br />
e dialettica rinviano così l’una all’altra e<br />
non possono comprendersi se non nella<br />
loro complementarietà. In particolare, precisa<br />
Berner, la dialettica vuole essere tanto<br />
il metodo concreto di produzione del sapere<br />
a partire dal conflitto regolato delle pretese<br />
individuali di verità, quanto la riflessione<br />
critica sui differenti saperi costituiti.<br />
Più volte Schleiermacher sottolinea la dimensione<br />
linguistica della dialettica; i conflitti<br />
si esprimono in un dialogo e la dialettica<br />
è l’organizzazione del dialogo in vista<br />
del sapere. Nella produzione comune del<br />
sapere si costituisce nello stesso tempo la<br />
comunità dei sapienti: un “noi trascendentale”,<br />
una comunità storica determinata che<br />
soppianta l’astrazione dell’“io trascendentale”.<br />
Al contempo, osserva Berner, il sapere<br />
s’inscrive in un divenire che è tradizione,<br />
ma anche attività critica ininterrotta.<br />
L’impulso alla conoscenza è dettato in Schleiermacher<br />
dal desiderio di costituire una<br />
comunità umana diversificata. Pur evitando<br />
il ricorso ad una teoria dello spirito di<br />
tipo hegeliano, Schleiermacher, sottolinea<br />
Berner, non propone una semplice filosofia<br />
della cultura abbandonata al relativismo;<br />
la realizzazione dello spirito è il compito<br />
immanente alla comunità umana. Al di<br />
là di ogni tentazione storicista, lo sforzo<br />
etico, che mira alla realizzazione della ragione<br />
nelle forme individuali e storiche,<br />
anima, secondo Berner, l’insieme del progetto<br />
teorico di Schleiermacher. F.M.Z.<br />
51<br />
Un dialogo sulla logica<br />
di Aristotele<br />
Con il titolo: POLITIAN AND SCHOLASTIC<br />
LOGIC. AN UNKNOWN DIALOGUE BY A DOMENI-<br />
CAN FRIAR (Poliziano e la logica scolastica.<br />
Un dialogo sconosciuto di un frate<br />
domenicano, Olschki, Firenze 1995) Jonathan<br />
Hunt pubblica l’edizione critica<br />
(con un’ampia introduzione) di un<br />
dialogo quattrocentesco sulla dialettica<br />
aristotelica tra due interlocutori appartenenti<br />
a due mondi contrapposti,<br />
la scolastica e la cultura umanistica. Il<br />
dialogo presenta sotto una diversa<br />
luce l’aristotelismo nella Firenze di<br />
Lorenzo de Medici, considerata un<br />
baluardo del neoplatonismo.<br />
Il volume a cura di Jonathan Hunt presenta<br />
l’edizione critica del dialogo latino De<br />
negocio logico, del domenicano Francesco<br />
Tommaso (1445/6-1514), priore di<br />
Santa Maria Novella a Firenze. Si tratta di<br />
un commento delle Isagogge di Porfirio,<br />
largamente debitore del Liber de praedicabilibus<br />
di Alberto Magno; di fatto, il lessico,<br />
l’argomentazione, gli esempi sono di<br />
stampo prettamente scolastico. L’interesse<br />
maggiore di questo dialogo proviene tuttavia<br />
dal suo destinatario, Angelo Poliziano,<br />
il poeta delle Stanze e delle Syluae, uno dei<br />
primi grammatici-filologici dell’umanesimo,<br />
prossimo di Lorenzo il Magnifico.<br />
Umanista raffinato, conoscitore della latinità<br />
d’argento (allora non proprio di<br />
“moda”) e perfino del greco (una rarità per<br />
chi non era bizantino), Poliziano lesse e<br />
commentò negli ultimi anni della sua vita<br />
(1490-94) le opere logiche di Aristotele,<br />
scatenando le ire dei suoi colleghi filosofi<br />
(Poliziano teneva infatti la cattedra di poetica<br />
e di retorica e non di filosofia). Il<br />
dialogo del domenicano risale all’anno 1480<br />
e mostra che l’interesse per la logica aristotelica<br />
si manifestò in Poliziano molto prima<br />
di quanto si pensi, sebbene l’umanista<br />
vi si consacrasse solo più tardi.<br />
Quest’edizione comporta almeno tre motivi<br />
d’interesse. Il primo è che testimonia di<br />
un incontro e di uno scambio fra un umanista<br />
e uno scolastico; se il primo si dedica<br />
alla dialettica, il secondo dichiara apertamente<br />
la necessità di studiare sia il greco<br />
sia la retorica. Il domenicano condanna<br />
inoltre il linguaggio “sottile” di alcuni commentatori<br />
scolastici e propugna un discorso<br />
più semplice, quasi familiare. Il secondo<br />
motivo concerne la figura stessa di Poliziano,<br />
i cui testi di logica sono pressoché<br />
sconosciuti e la cui lettura specifica d’Aristotele<br />
resta poco studiata, allorché si moltiplicano<br />
gli studi sulla sua poesia. Infine,<br />
questo dialogo testimonia che l’interesse<br />
per Aristotele nell’ambiente umanista fiorentino<br />
non provenne solamente dall’influenza<br />
dei greci bizantini e più tardi da<br />
Pico (l’amico della maturità di Poliziano).<br />
F.M.Z.
A partire dall’analisi dell’opera più<br />
famosa di Adam Smith: La ricchezza<br />
delle nazioni, e delineando<br />
il contesto ed i processi che hanno<br />
portato alla stesura di questo lavoro,<br />
Ian Simpson Ross, con THE<br />
LIFE OF ADAM SMITH (La vita di<br />
Adam Smith, Clarendon Press,<br />
Oxford 1995), ci fornisce una biografia<br />
dell’economista scozzese. Il<br />
lavoro di Ross non è però semplicemente<br />
biografico, ma ricostruisce<br />
l’importanza che hanno avuto<br />
nella stesura delle opere di Smith<br />
gli interessi crescenti dei mercanti<br />
di Glasgow e degli uomini di cultura<br />
per un pensiero economico sistematico.<br />
La ricchezza delle nazioni<br />
è importante inoltre per le<br />
influenze che ha avuto sulla politica<br />
britannica negli anni Ottanta del<br />
XVIII secolo, riguardo allo sviluppoi<br />
del libero commercio con la<br />
Francia, arrivando così a costruire<br />
non solo una teoria dell’economia<br />
politica interna, ma anche una teoria<br />
dei rapporti internazionali.<br />
Ponendo attenzione alle lezioni tenute<br />
da Smith a Glasgow, Ross<br />
sottolinea come l’approcio storicistico<br />
e naturalistico fosse il medesimo<br />
sia nel campo dell’etica che<br />
della giurisprudenza e del linguaggio;<br />
un elemento che è possibile<br />
far risalire ai teorici del giusnaturalismo<br />
del XVII secolo Grozio e<br />
Pufendorf e che va unito all’influenza<br />
di Montesquieu. L’attenzione<br />
dedicata ai legami che intercorrono<br />
fra la vita materiale, le<br />
istituzioni politiche e la struttura<br />
sociale è un’eredità che l’Illuminismo<br />
scozzese ha lasciato a diversi<br />
autori quali Constant, Guizot e<br />
Marx. Ross mostra l’importanza<br />
che hanno avuto le Lectures on<br />
Jurisprudence (Lezioni di giurisprudenza)<br />
quale base per l’elaborazione<br />
della Ricchezza delle nazioni<br />
e ricorda come questi lavori<br />
sarebbero dovuti culminare nella<br />
pubblicazione della Theory and<br />
History of Law and Government<br />
(Teoria e storia del diritto e del<br />
governo), che non venne però mai<br />
edita nonostante Smith vi avesse<br />
dedicato il resto della sua vita; Ross<br />
ricostruisce il momento in cui Smith,<br />
temendo che la pubblicazione<br />
postuma del suo lavoro incompleto<br />
potesse danneggiare la sua fama,<br />
ordinò ai suoi esecutori testamentari<br />
di bruciare il manoscritto davanti<br />
ai suoi occhi.<br />
Un altro elemento importante del<br />
lavoro di Ross è il ricorso puntuale<br />
alla corrispondenza edita ed inedita<br />
di Smith. Per quanto riguarda le<br />
vicende più intime della vita dello<br />
studioso scozzese poco può del resto<br />
essere detto, se non alcuni accenni<br />
ad alcune passioni amorose e<br />
all’ipocondria che affliggeva l’economista.<br />
M.B.<br />
Si è tenuta a Parigi il 23 e 24 novembre<br />
1996, presso la sede dell’Unesco,<br />
l’Assemblea generale del CON-<br />
SEIL INTERNATIONAL DE LA PHI-<br />
LOSOPHIE ET DES SCIENCES HU-<br />
MAINES (International Council for<br />
Philosophy and Humanistic <strong>Studi</strong>es,<br />
CIPSH). Strutturato come federazione<br />
di organizzazioni internazionali<br />
nel campo delle scienze umane, il<br />
CIPSH costituisce il massimo organo<br />
mondiale di cooperazione e assistenza<br />
in questo settore e conta fra i<br />
propri affiliati l’Unione Accademica<br />
Internazionale (UAI), la Federazione<br />
Internazionale delle Società Filosofiche<br />
(FISP), il Comitato Internazionale<br />
di <strong>Studi</strong> Storici (CISH), il<br />
Comitato Internazionale Permanente<br />
dei Linguisti (CIPL), la Federazione<br />
Internazionale delle Società di<br />
<strong>Studi</strong> Classici (FIEC), l’Unione Internazionale<br />
di <strong>Studi</strong> Antropologici<br />
ed Etnologici (UISAE), il Comitato<br />
Internazionale per la Storia dell’Arte<br />
(CIHA), l’Associazione Internazionale<br />
per la Storia delle religioni<br />
(IAHR), la Federazione Internazionale<br />
di Lingue e Letterature Moderne<br />
(FILLM), l’Unione Internazionale<br />
di <strong>Studi</strong> Orientali ed Asiatici (UIE-<br />
OA), la Società Musicologica Internazionale<br />
(SIM), l’Unione Internazionale<br />
di Scienze Preistoriche e protostoriche<br />
(UISPP), ed il Congresso<br />
Internazionale di <strong>Studi</strong> Africani<br />
(CIAF). Presente in oltre 140 nazioni,<br />
costituisce il principale partner<br />
dell’Unesco nel campo degli studi<br />
umanistici. Il CIPSH pubblica la rivista<br />
«Diogène».<br />
L’Assemblea generale di Parigi ha<br />
nominato gli organi direttivi del Consiglio<br />
e ha provveduto a indicare le<br />
principali attività del prossimo periodo.<br />
Alla Presidenza è stato confermato<br />
Jean d’Ormesson, dell’Académie<br />
Française, mentre alla Segreteria<br />
generale sono stati nominati Jean<br />
Bingen (Belgio) e Luca M. Scarantino<br />
(Italia). Tra le attività previste, la<br />
prosecuzione del progetto Endangered<br />
Languages e del World Linguistic<br />
Atlas, la prosecuzione della pubblicazione<br />
dell’International Bibliography<br />
of Philosophy e la cooperazione<br />
con la Divisione della Filosofia<br />
dell’Unesco. Il CIPSH intende<br />
inoltre rafforzare la propria collaborazione<br />
con la comunità scientifica<br />
attraverso una capillare opera di diffusione<br />
delle proprie attività, stringendo<br />
accordi di collaborazione con<br />
istituzioni e pubblicazioni e aprendosi<br />
alla partecipazione di singoli<br />
ricercatori interessati a entrare in<br />
NOTIZIARIO<br />
NOTIZIARIO<br />
a cura di Luisa Santonocito<br />
52<br />
contatto con le Federazioni Internazionali.<br />
Per informazioni: Luca M.<br />
Scarantino, Secrétaire général adj.,<br />
CIPSH - Maison de l’Unesco, 1, rue<br />
Miollis, 75015 Paris, France.<br />
In coincidenza con il Convegno italofrancese<br />
“La filosofia e il suo insegnamento”<br />
tenutosi nel mese di ottobre<br />
1996, all’Istituto Banfi di Reggio<br />
Emilia, su filosofia e didattica della<br />
filosofia nei due paesi, il bollettino di<br />
maggio-agosto 1996 della Società<br />
Filosofica Italiana (nuova serie) presenta<br />
un DOSSIER FRANCIA, a cura<br />
della stessa commissione della SFI,<br />
sui temi in discussione negli ultimi<br />
anni a proposito della didattica della<br />
filosofia in Francia. Oltre ad una completa<br />
introduzione, curata da Jean<br />
D’Yvoire (Bureau de coopération linguistique,<br />
Servizio Culturale dell’Ambasciata<br />
di Francia in Italia), il<br />
dossier contiene interventi di A. de<br />
Monzie (Ispettore dell’Istruzione<br />
Pubblica): “Istruzioni del 2 Settembre<br />
1925”; N. Grataloup (Liceo Jean-<br />
Jaurés di Montreuil-sous-bois): “La<br />
lingua al lavoro, il pensiero al lavoro”;<br />
M. Tozzi (Liceo Diderot, Narbonne):<br />
“Si può ‘didattizzare’ l’insegnamento<br />
filosofico?”; J. Muglioni<br />
(Ispettorato generale di filosofia): “La<br />
lezione di Filosofia”. La sezione poi<br />
su “La filosofia e la sua pedagogia?”<br />
- a cura di F. Best (Ispettrice generale<br />
all’ educazione nazionale), B. Bourgeois<br />
(Università di Parigi I), M. Conche<br />
(professore emerito alla Sorbona),<br />
J.Dumont (professore emerito all’università<br />
di Lille III), J. Muglioni<br />
(Ispettorato generale di filosofia), M.<br />
Tozzi - tratta da una ricerca pubblicata<br />
in «La Philosophie et sa Pédagogie»<br />
(giugno 1991) a cura del Centro<br />
regionale di documentazione pedagogica<br />
di Lille. Chiudono il dossier<br />
due appendici sui programma di<br />
filosofia nelle scuole secondarie in<br />
Francia .<br />
Sarà un appuntamento fisso del tradizionale<br />
PREMIO LETTERARIO<br />
CASTIGLIONCELLO: LA NUOVA<br />
SEZIONE DI FILOSOFIA, intrapresa<br />
in via sperimentale e che<br />
prende avvio dagli incontri filosofici<br />
che si tengono a Castiglioncel-<br />
lo dal 1995, si terrà al Castello<br />
Pasquini il 22 febbraio 1997. Istituita<br />
nel mese di agosto 1996 per<br />
volontà dell’Assessorato alla Cultura<br />
della Pubblica Amministrazione<br />
del Comune di Rosignano<br />
Marittimo (Antonella Musu, tel.<br />
0586 792218) e dell’Azienda di<br />
promozione Turistica di Livorno,<br />
con il patrocinio della camera di<br />
Commercio Industria e Artigianato<br />
di Livorno e della Provincia di<br />
Livorno, la nuova sezione - la cui<br />
giuria è formata da Paolo Rossi,<br />
Adriano Fabris, Alfonso Iacono,<br />
Enrico Moriconi, Giovanni Manetti,<br />
Vinicio Giannotti - costituisce<br />
una svolta per il Premio che intende<br />
così aprirsi a iniziative di più<br />
ampio respiro verso la promozione<br />
della ricerca filosofica.<br />
Un tema, una serie di saggi, una<br />
riscoperta e un inedito: questa la<br />
struttura de I CASTELLI DI YALE, la<br />
nuova rivista a periodicità annuale<br />
pubblicata da Vallecchi Editore (Firenze,<br />
055-293477), curata da un<br />
gruppo di docenti della Facoltà di<br />
Lettere e Filosofia dell’Università di<br />
Ferrara e diretta da Giancarlo Carabelli<br />
e Mario Miegge. “Newton e<br />
l’Apocalisse” è il tema del primo<br />
numero che ospita le relazioni di<br />
Giulio Giorello, Maurizio Mamiani<br />
e Mario Miegge tenute durante un<br />
seminario svoltosi all’Università di<br />
Ferrara; seguono i saggi di Marco<br />
Bertozzi sulla teoria delle grandi configurazioni<br />
astrali nel Rinascimento,<br />
di Paolo Pullega su “Note cartesiane”,<br />
di Paola Zanardi su Hume e<br />
Trenchard e di Simonetta Scandellari<br />
sul costituzionalista spagnolo di<br />
fine Settecento Valentìn de Foronda.<br />
La “riscoperta” è dedicata alla<br />
traduzione italiana del saggio di geopolitica<br />
dell’inglese Halford John<br />
Mackinder, Il perno geografico della<br />
storia e “inedita” è una lunga<br />
lettera di Giacomo Casanova a Caterina<br />
di Russia.<br />
(Informazioni: Francesca Mellone,<br />
Biblioteca Ariostea, tel. 207392 e<br />
Paola Zanardi, Facoltà di Lettere e<br />
Filosofia, tel. 293518).<br />
La genesi dell’etica è il tema del<br />
primo numero della nuova rivista<br />
“BIOLOGIA E SOCIETÀ”, pubblicata<br />
da Edizioni D’Antropologia<br />
(Milano, via Palma 4, tel. 02<br />
29000672 - 58303958) e che fa<br />
capo al laboratorio di Socioantropologia<br />
dell’Università La Sapienza<br />
di Roma. È disponibile nelle<br />
librerie Feltrinelli e Universitarie<br />
a lire 3.000.<br />
Il 10 dicembre 1996 è scomparso a<br />
New York GIORGIO TAGLIACOZ-<br />
ZO, docente di Storia delle Idee<br />
alla New York School for Social<br />
Research, collaboratore alla “Voice<br />
of America” - a lui si deve il
successo del programma radiofonico<br />
“l’Università per Radio ‘Guglielmo<br />
Marconi’” - e artefice della<br />
diffusione del pensiero di Giambattista<br />
Vico in tutto il mondo.<br />
Convinto che il problema dell’unità<br />
della conoscenza fosse, prima<br />
che una istanza filosofica, un’aspirazione<br />
umana radicata nella coscienza<br />
degli esseri umani, nel 1959<br />
Tagliacozzo elaborò una prima rappresentazione<br />
arborea della conoscenza,<br />
da cui traspariva il suo interesse<br />
per la filosofia delle forme<br />
simboliche di Ernst Cassirer e di<br />
Susanne Langer. Nel 1961 l’incontro<br />
con Giambattista Vico e la scoperta<br />
della sostanziale affinità delle<br />
idee fondamentali del suo Tree<br />
con quelle dell’Albero della sapienza<br />
nella Scienza Nuova (1744),<br />
lo indussero a dedicare le proprie<br />
energie alla “resurrection” degli<br />
studi sul filosofo napoletano. Questo<br />
avvenne attraverso la realizzazione<br />
di una serie di convegni da<br />
lui stesso organizzati - “Giambattista<br />
Vico: An International Symposium”<br />
(1989); “Vico’s Science<br />
of Humanity” (1976); “Vico and<br />
Contemporary Thought” (1979);<br />
“Vico: Past and Present” (1981);<br />
“Vico and Marx: Affinities and<br />
Contrasts” (1983); “Vico and<br />
Joyce” (1987); la conferenza mondiale<br />
“Vico a Venezia” (1978) - la<br />
creazione a New York dell’Institute<br />
for Vico <strong>Studi</strong>es e del periodico<br />
«New Vico <strong>Studi</strong>es», edito dallo<br />
stesso Institute, nonchè attraverso<br />
i suoi lavoriMy Vichian Journay: A<br />
Cronology (New Vico <strong>Studi</strong>es,<br />
1996) e Unity of Knowledge: from<br />
Speculation to Science , determinanti<br />
per la scoperta della dendrognoseology,<br />
la nuova scienza con<br />
la quale Tagliacozzo realizzò l’esigenza<br />
che Vico aveva espresso sin<br />
dal tempo della prima orazione,<br />
cioè di unire in un principio tutta la<br />
conoscenza umana e divina. F.R.<br />
Una protesta multimediale viene dal<br />
mondo di Internet, sottoscritta da<br />
più di duemila dottorandi e dottori<br />
di ricerca della università umanistiche<br />
e scientifiche italiane. Attraverso<br />
una LETTERA APERTA SUL-<br />
LA CONDIZIONE DEL DOTTORA-<br />
TO DI RICERCA IN ITALIA rivolta<br />
alla Presidenza del Consiglio dei Ministri,<br />
al Ministero dell’Università della<br />
Ricerca Scientifica e Tecnologica,<br />
al Consiglio Universitario Nazionale,<br />
ai Rettorati delle Università Italiane<br />
- il cui testo è disponibile su World<br />
Wide Web all’indirizzo http://<br />
distart.ing.unibo.it/dott/ - questo particolare<br />
gruppo di ricerca, nato<br />
dallo scambio di corrispondenza<br />
su rete Internet a partire dal 9 gennaio<br />
1996, avanza precise richieste<br />
di revisione e riconoscimento della<br />
figura del dottore di ricerca in Italia.<br />
Tra queste, la diffusione di informazioni<br />
sulla figura del dottore<br />
di ricerca presso l’industria privata,<br />
l’inclusione del titolo di dottore<br />
di ricerca fra quelli valutabili in<br />
tutti i concorsi pubblici e nell’accesso<br />
agli enti pubblici e alle amministrazioni<br />
dello Stato, l’adeguamento<br />
della borsa di studio al costo<br />
attuale della vita, l’apertura di un<br />
tavolo di discussione sulla revisione<br />
degli aspetti centralistici e organizzativi<br />
dei corsi di dottorato.<br />
IL DIPARTIMENTO DI STUDI<br />
SULLA STORIA DEL PENSIERO<br />
EUROPEO “M.F. SCIACCA”<br />
(DISSPE) dell’Università di Genova,<br />
composto da una ventina di<br />
docenti quasi tutti scolari e discepoli<br />
di Sciacca e diretto da Maria<br />
Adelaide Raschini, (e costituito nel<br />
1993), ha dato vita al periodico<br />
«<strong>Studi</strong> Europei» edito da Olschki e<br />
diretto da Pier Paolo Ottonello -<br />
che, nel suo primo volume, raccoglie<br />
tra gli altri saggi di J. Uscatescu,<br />
E. Moutsopoulos, A. Caturelli,<br />
V. Stella. Il secondo volume<br />
(1994) raccoglie gli atti delle “Giornate<br />
gentiliane” realizzate nell’<br />
ottobre del ’94, con contributi di<br />
M.A. Raschini, V. Stella, G. Semerari,<br />
A. Negri, G.M. Pozzo, F. Ravaglioli,<br />
J. Uscatescu. Il terzo<br />
volume raccoglie, nella sua prima<br />
ampia sezione, gli atti del “Seminario<br />
Platonico” svolto nel febbraio<br />
del ’95 e imperniato sull’importante<br />
volume di Gian Carlo Duranti,<br />
Verso un Platone “terzo”, pubblicato<br />
come terzo della sezione<br />
“Saggi filosofici” della Collana del<br />
DISSPE (Venezia, Marsilio, 1995,<br />
pp. 330). È intento programmatico<br />
del DISSPE dare crescente spazio<br />
specialistico, specie in «<strong>Studi</strong> Europei»,<br />
alle problematiche europeistiche<br />
nei loro sviluppi degli<br />
ultimi cinquant’anni.Il DISSPE si<br />
è costituito sulla base del Centro<br />
Interuniversitario di Ricerca per la<br />
Paideia Europea, diretto da Raschini,<br />
che ha visto collaborare studiosi<br />
di dieci università europee e le<br />
cui ricerche sono rifluite in buona<br />
parte nei 36 volumi del la collana<br />
“Categorie Europee” (Ed. Japadre)<br />
usciti fra 1’85 e il ’94, nonché nel<br />
pe riodico internazionale «Filosofia<br />
oggi», fondato nel ’78 da Raschini<br />
e Ottonello. Il centro ha inoltre<br />
realizzato tre congressi internazionali:<br />
“Il commercio delle idee<br />
nella cultura europea” (Genova, 12-<br />
17 maggio 1986, atti pubblicati<br />
presso Japadre, 1987; “Rosmini<br />
pensatore europeo” (Roma, 26-29<br />
ottobre 1988, gli atti sono editi da<br />
Jaca Book, 1989, pp. 462) e “L’<br />
universo della comunicazione: prospettive<br />
europee” (Genova, 26-30<br />
novembre 1990).<br />
In occasione del ventennale della<br />
morte di Sciacca ci si è inoltre<br />
impegnati in una serie di iniziative,<br />
la prima delle quali è stata la<br />
realizzazione della “Cattedra<br />
Sciacca”, a cadenza annuale. Del I<br />
Corso di tale Cattedra (1994) è disponibile<br />
il volume degli atti: La<br />
presenza dei classici nel pensiero<br />
di Sciacca (Olschki, 1995, pp. 132),<br />
contenente scritti di M.A. Raschi-<br />
NOTIZIARIO<br />
53<br />
ni, B. Salmona, P. Mazzarella, C.<br />
Lupi, T. Bugossi, P. P. Ottonello,<br />
A.M. Tripodi, R. Rossi. Subito<br />
dopo, il DISSPE ha realizzato a<br />
Roma (5-8 aprile 1995) il Congresso<br />
Internazionale “M.F. Sciacca e<br />
la filosofia oggi”, i cui due volumi<br />
di atti, ricchi di una cinquantina di<br />
contributi di studiosi di dieci paesi<br />
euro pei ed extraeuropei, sono imminenti<br />
presso Olschki, a cura di<br />
P.P. Ottonello; il quale inoltre dirige<br />
il periodico «<strong>Studi</strong> Sciacchiani»,<br />
fondato a Genova nell’85, ed è<br />
il cur tore anche dei due volumi<br />
della Bibliografia degli scritti di e<br />
su M.F. Sciacca dal 1931 al 1995<br />
(Olschki, vol. I, 1996, pp. 216; il<br />
vol. II è in corso di stampa: i due<br />
volumi raccolgono complessivamente<br />
oltre 7000 titoli).<br />
L’ampiezza e insieme la specializzazione<br />
dell’ambito delle ricerche<br />
condotte dal DISSPE hanno consigliato<br />
di organizzarne la Collana di<br />
volumi - mentre prosegue la collana<br />
Categorie Europee” (Ed. Japadre),<br />
il cui 36˚ volume, Interiorità<br />
ed ermeneutica di T. Bugossi,è<br />
del ’94, nonché il periodico «<strong>Studi</strong><br />
Europei» (Ed. Olschki) - in diverse<br />
Sezioni: “Saggi filosofici” e “Saggi<br />
pedagogici” (Ed. Marsilio); “Testi”<br />
(Ed. Guerini e Associati); “Atti”<br />
e “Bibliografie” (Ed. Olschki). La<br />
sezione “saggi filosofici” è iniziata<br />
con il volume di M.A. Raschini<br />
Thomas Mann e l’Europa (Marsilio<br />
1994) ed è proseguita con Occasioni<br />
di Mito di E. Bonessio di<br />
Terzet (ivi, 1995), con il già citato<br />
volume platonico di Gian carlo Duranti<br />
e con Sciacca la rinascita dell’Occidente<br />
(ivi, 1995) di P.P. Ottonello.<br />
La sezione “Saggi pedagogici”<br />
è iniziata con il volume di M.<br />
Gennari Semantica della città ed<br />
educazione.<br />
La sezione “Testi” costituisce la<br />
collana “Eidos/Eikon”, edita da<br />
Guerini e Associati, ed è anch’essa<br />
già ricca di tre volumi, presto destinati<br />
ad aumentare: Sull’idillio di<br />
A. Rosmini, a cura di P.P. Ottonello;<br />
Contra Husserl di L. Sestov, a<br />
cura di F. Déchet e La filosofia<br />
della composizione di E.A. Poe, a<br />
cura di E. Bonessio e Terzet.<br />
Nell’imminenza del bicentenario della<br />
nascita di Rosmini (1997), il DIS-<br />
SPE ha pubblicato due importanti<br />
volumi: Rosmini: dialettica e poiesi,<br />
di M.A. Raschini, e Cronache rosminiane<br />
dal 1966 al 1995 di A.M.<br />
Tripodi e ha messo a punto il programma<br />
di un Congresso Internazionale<br />
su “Rosmini e l’enciclopedia<br />
delle scienze” che si terrà a Roma nel<br />
mese di ottobre 1997. P.P.O.<br />
Una tavola rotonda su “Che cos’è<br />
la verità”, a cui hanno partecipato<br />
Umberto Curi, il sindaco di Venezia<br />
Massimo Cacciari, Enrico Berti,<br />
Paolo Rossi, Emanuele Severino,<br />
ha inaugurato, sabato 1 febbraio<br />
1997, LA NUOVA SEDE VENE-<br />
ZIANA DELL’ISTITUTO ITALIA-<br />
NO PER GLI STUDI FILOSOFICI<br />
(Cannaregio 2593, Calle Longo,<br />
Venezia, tel. 041 717940, fax<br />
720510). Collegata in ogni senso<br />
alla “casa madre” di Palazzo Serra<br />
di Cassano di Napoli, la sede -<br />
diretta da Umberto Curi - presenta<br />
già un intenso calendario di appuntamenti<br />
non soltanto per la ripresa<br />
di alcuni filoni tradizionali, come<br />
il convegno di cosmologia e filosofia<br />
quest’anno dedicato a “L’antichità<br />
del nuovo, le radici classiche<br />
nella scienza moderna” e la<br />
serie di seminari di filosofia (cfr.<br />
rubrica “calendario”), ma anche per<br />
l’apertura di nuovi terreni di riflessione,<br />
con un ciclo di incontri sul<br />
tema “Nuovi scenari della comunicazione”,<br />
il convegno su “Il ruolo<br />
della matematica nella cultura contemporanea”,<br />
il ciclo di conferenze<br />
di astronomia e cosmologia e le<br />
iniziative sul rapporto arte-filosofia,<br />
destinate ad accompagnare la<br />
Biennale di arti figurative nel prossimo<br />
mese di giugno.<br />
«La prima collana neo-illuminista<br />
in grado di risvegliare l’intelligenza<br />
e spronare l’uomo di oggi a<br />
prendere coscienza di sé». Si presenta<br />
così la nuova proposta editoriale<br />
di Claudio Gallone, la collana<br />
“L’UOMO E LA RAGIONE”, diretta<br />
da Emanuele Severino, in una<br />
edizione numerata e limitata, composta<br />
da dodici libri «fondamentali<br />
per lo sviluppo dell’Occidente»,<br />
come li ha definiti Gallone nel corso<br />
della presentazione al Circolo<br />
della Stampa di Milano, giovedì 20<br />
febbraio. Opere rivisitate di grandi<br />
pensatori come Goethe, Manzoni,<br />
Tolstoj e Unamuno, Rosmini, Martinetti,<br />
Papini, Ardigò, introvabili<br />
nelle librerie e consultabili solo<br />
nelle biblioteche, libri infine - lo<br />
stesso Severino ha affermato - di<br />
«forte richiamo emotivo», come il<br />
testo che apre la collana, analisi<br />
inedita di Goethe: Il mio Dio, il<br />
mio Cristo .<br />
È la prima rivista italiana di aggiornamento<br />
bioetico ad essere pubblicata<br />
per via telematica nel mondo<br />
Internet. BIOETHICS è diretta da<br />
Giovanni Berlinguer, redatta in italiano<br />
e prossimamente in inglese, è<br />
visitabile sul sito http://www.srd.it/<br />
bioethics/.
CONVEGNI E SEMINARI<br />
Mathias Grünewald, Polittico di Issenheim (1512-16, part.)<br />
54
Sulla condizione<br />
contemporanea<br />
Nel periodo gennaio-marzo 1996, su<br />
invito dell’Istituto Italiano per gli <strong>Studi</strong><br />
<strong>Filosofici</strong> di Napoli e dell’Istituto<br />
Gramsci Veneto, Gianni Vattimo, Salvatore<br />
Natoli ed Emanuele Severino<br />
hanno tenuto a Venezia una serie di<br />
seminari, rispettivamente con i titoli:<br />
“DOPO LA CRISTIANITÀ” (29-31 gennaio<br />
1996), “ETICA DEL FINITO. LA CONDIZIONE<br />
CONTEMPORANEA TRA POST-CRISTIANITÀ E<br />
NEO-PAGANESIMO” (5-9 febbraio 1996),<br />
“IL LUOGO DEL NOSTRO TEMPO” (4-6<br />
marzo 1996).<br />
Secondo Gianni Vattimo, la nostra epoca<br />
è segnata dall’annuncio nietzscheano della<br />
“morte di Dio”, cui corrisponde l’annuncio<br />
heideggeriano della fine della metafisica.<br />
Si tratta di annunci o, meglio, di interpretazioni,<br />
capaci di aprire e insieme mostrare<br />
(non “dire”) la verità del nostro tempo. Il<br />
nichilismo della nostra epoca, ha osservato<br />
Vattimo, non implica tuttavia la fine di<br />
ogni esperienza religiosa: il dio che è morto<br />
è infatti solo quello morale, il dio garanzia<br />
teoretica, il “dio dei filosofi”; resta aperta,<br />
comunque, la possibilità di un’esperienza<br />
del sacro. La tradizione entro cui pensiamo<br />
è caratterizzata anche dall’annuncio paolino<br />
della chénosis di Dio, in cui Vattimo non<br />
scorge solo il messaggio cristiano per eccellenza,<br />
ma anche la traccia archetipica<br />
della vocazione della filosofia occidentale<br />
all’indebolimento di ogni óntos on metafisico.<br />
In virtù della parentela che lega chénosis<br />
cristiana, “morte di Dio” e secolarizzazione,<br />
è possibile scorgere la portata (anche)<br />
liberatoria del nichilismo.<br />
Da questo punto di vista, Gioacchino da<br />
Fiore si presenta, secondo Vattimo, come<br />
interprete decisivo del cristianesimo, scoprendo<br />
la storicità della rivelazione del<br />
divino e insegnandoci che la storia dell’essere<br />
è storia della salvezza. Delle tre età<br />
della storia distinte da Gioacchino sul modello<br />
trinitario - quella del Padre, in cui gli<br />
uomini vivono sotto la legge, nella schiavitù<br />
e nel timore, quella del Figlio, caratterizzata<br />
da una servitù filiale e dalla fede, l’età<br />
dello Spirito Santo, della libertà e della<br />
carità - è proprio la terza quella che Gioac-<br />
CONVEGNI E SEMINARI<br />
CONVEGNI E SEMINARI<br />
chino vede come imminente e che Vattimo<br />
interpreta come liberazione in corso dello<br />
spirito ermeneutico. Al Dio paradossale e<br />
intollerante dell’Antico Testamento, Vattimo<br />
“preferisce” infatti il dio misericordioso<br />
del Nuovo Testamento. Se sapremo sottrarci<br />
al peso della letteralità dei testi sacri<br />
e della lettera della materialità del mondo,<br />
allora entreremo nell’età post-moderna<br />
dello Spirito, l’età del libero gioco delle<br />
interpretazioni, in cui la carità di provenienza<br />
cristiana troverà debita continuità in<br />
un’ontologia dell’evento.<br />
In un articolato attraversamento del moderno<br />
Salvatore Natoli ha proposto motivi<br />
di riflessione per una possibile “etica neopagana<br />
del finito”. La complessità e la<br />
pervasività del moderno è tale che risulta<br />
estremamente superficiale intendere il postmoderno<br />
come mera messa a riposo del<br />
moderno. Secondo Natoli la modernità è<br />
caratterizzata da una secolarizzazione dell’idea<br />
di salvezza di provenienza cristiana<br />
e da un conseguente progetto sul mondo<br />
che ha i tratti dell’infinito. Laddove per il<br />
cristianesimo è Dio a farsi garante della<br />
salvezza dell’uomo, l’epoca moderna insiste<br />
sulla possibilità di quest’ultimo di salvarsi<br />
da sé tramite la potenza della scienza<br />
e della tecnica.<br />
Richiamando tre diverse dimensioni della<br />
nozione di “fine”, télos, skopós ed éschaton,<br />
Natoli ha mostrato come nei greci il<br />
divenire si ponga come ciclo (ripetizione)<br />
dominato dal télos, il fine naturale, con il<br />
quale lo skopós, il fine che l’uomo si sceglie,<br />
deve necessariamente armonizzarsi.<br />
Nei cristiani invece domina il primato<br />
dell’éschaton, il fine stabilito da Dio e dalla<br />
fede, in forza del quale il ciclo si spezza,<br />
irrompe il nuovo e il fine diventa il raggiungimento<br />
della fine. La storia nel senso<br />
cristiano, ha osservato Natoli, si pone come<br />
processo verso la salvezza assoluta proprio<br />
perché il dolore e la morte non vengono più<br />
pensati come tutt’uno con la natura e il suo<br />
télos, ma come frutto del peccato originale,<br />
da cui la realizzazione dell’éschaton dovrà<br />
riscattarci. Così, quando l’uomo moderno<br />
pensa la storia in termini di progresso,<br />
verso una salvezza che egli può darsi da sé<br />
a dispetto di ogni limite naturale, è lo skopós<br />
umano ad acquisire il primato, prima assoggettando<br />
ogni télos, poi, con la “morte<br />
55<br />
di Dio”, imponendosi tout court come<br />
éschaton.<br />
È su una tale soggettività, cartesianamente<br />
intesa come capacità di rappresentazione<br />
trasparente e spassionata e insieme come<br />
tensione verso l’infinito, che fa perno, secondo<br />
Natoli, il progetto moderno di trasformare<br />
il mondo nel regnum hominis. La<br />
fine della modernità non si porrebbe dunque<br />
come dissoluzione dei suoi elementi,<br />
ma solo della sua intenzione, rimasta irrealizzata<br />
a causa della complessità e processualità<br />
del mondo messe in atto dalla modernità.<br />
Da questa genealogia del moderno<br />
Natoli sviluppa un’interpretazione del<br />
mondo contemporaneo il cui modello o<br />
opzione possibile è un’etica neo-pagana,<br />
caratterizzata dall’abbandono del bisogno<br />
di ogni salvezza assoluta, così come di<br />
qualsiasi pretesa di infinito.<br />
L’intervento di Emanuele Severino ha<br />
preso avvio dalla distinzione tra “interpretazione”<br />
e “destinazione”. Pur riconoscendosi<br />
in quella volontà di conferire senso ai<br />
fatti che caratterizza l’Occidente come dominio<br />
dell’interpretazione, Severino ha ribadito<br />
come al di là della problematicità e<br />
dell’ipoteticità proprie di ogni interpretazione<br />
venga alla luce dell’altro: il significare<br />
ha un’articolazione che s’impone senza<br />
dipendere da alcuna volontà interpretativa<br />
o arbitrario conferimento di senso. La necessità<br />
dei rapporti tra i significati è appunto<br />
la loro destinazione, che peraltro mette a<br />
riposo anche ogni ingenua liquidazione<br />
dell’ontologia.<br />
Se oggi, ha continuato Severino, la civiltà<br />
della scienza e della tecnica può segnare in<br />
modo determinante il nostro tempo, subordinando<br />
a sé ogni altra forza, è innanzitutto<br />
perché la verità è tramontata, anche se ciò<br />
non è ovvio, come superficialmente ritiene<br />
gran parte del pensiero contemporaneo.<br />
Nel pensiero greco la verità è alétheia,<br />
disvelamento dell’essente, inteso come<br />
verità stabile e incontrovertibile: l’essente<br />
appare come ciò che non può essere negato;<br />
e per indicare lo stato dell’essente i greci<br />
impiegano il termine epistéme. Solo comprendendo<br />
la radicalità e la grandezza<br />
dell’epistéme ellenica che pensa il divenire<br />
come venire dal nulla e tornare al nulla, ha<br />
osservato Severino, si può pensare in modo<br />
non superficiale l’odierno tramonto della
verità. L’epistéme come verità incontrovertibile,<br />
che è anche capacità assoluta di<br />
previsione, allontana l’angoscia per il divenire<br />
nientificante, pur fondandosi sulla fede<br />
in un divenire che non poteva non annientare<br />
qualsiasi stabile verità.<br />
Da ultimo, Severino ha sottolineato come<br />
una critica incisiva della tecnica è possibile<br />
solo se se ne porta alla luce il presupposto<br />
fondamentale: la fede in un divenire pensato<br />
come processo in cui il diveniente è<br />
«insieme essente e non essente». Questa è<br />
la struttura decisiva dell’Occidente; questa<br />
è la presunta evidenza da mettere in questione.<br />
G.L.P.<br />
La conoscenza delle religioni<br />
Dal 7 febbraio al 13 marzo del 1996 si<br />
è svolto alla Casa della Cultura di Milano<br />
un seminario dal titolo: “Storia<br />
delle religioni”, coordinato da Riccardo<br />
Massa, il cui scopo è stato quello di<br />
ricostruire alcuni momenti significativi<br />
di storia delle religioni, partendo dal<br />
mondo antico e da quello primitivo<br />
fino a giungere all’epoca postmoderna,<br />
nella convinzione che la formazione<br />
culturale dell’individuo non possa<br />
esimersi da una conoscenza della cultura<br />
religiosa, indipendentemente dall’adesione<br />
a essa.<br />
Tra gli interventi che avevano come scopo<br />
la ricostruzione delle principali forme di<br />
religione nel loro sviluppo storico, Guido<br />
Rizzi si è occupato dell’esperienza religiosa<br />
nel mondo antico, mentre Antonio Marazzi<br />
ha preso in considerazione le forme<br />
della religiosità nelle culture dei primitivi.<br />
Carlo Orecchia ha esaminato la religione<br />
ebraica, Massimo Campanini quella islamica,<br />
Carlo Della Casa l’induismo, Flavio<br />
Poli il buddismo. Gianfranco Bonola<br />
ha invece preso in considerazione la teologia<br />
protestante del XX secolo.<br />
Tra i contributi di carattere più decisamente<br />
filosofico, Francesco Moiso ha analizzato<br />
il significato dell’ermeneutica religiosa<br />
in Pareyson, sottolineando come la filosofia<br />
rimandi alla dimensione dell’ermeneutica<br />
religiosa una volta che si giunga<br />
alla consapevolezza che l’essere coincide<br />
con la libertà. Nella prospettiva pareysoniana<br />
il mondo è infatti il risultato di un<br />
«atto di libertà con il quale Dio accetta di<br />
essere se stesso». Ma per poter accettare la<br />
“radicalità di Dio”, afferma Pareyson, occorre<br />
accettare la possibilità del non essere.<br />
Dio, infatti, nella creazione del mondo è<br />
passato attraverso la “tentazione del nulla”.<br />
In questa prospettiva, ha fatto notare Moiso,<br />
la concezione di Pareyson si rivela una<br />
“radicalizzazione” della componente “dissolvitrice”<br />
del pensiero moderno, lontana<br />
da una considerazione tradizionale e confessionale<br />
dell’esperienza religiosa.<br />
L’intervento di Salvatore Natoli sulla reli-<br />
CONVEGNI E SEMINARI<br />
gione nel postmoderno ha messo in luce la<br />
situazione del mondo contemporaneo, sospeso<br />
tra “serialità” e insicurezza, che ha<br />
generato nuove forme religiose, caratterizzate<br />
dalla «fuga dalla libertà responsabile».<br />
Si diffondono infatti religioni mistiche<br />
e orgiastiche che attraverso vari surrogati e<br />
artifici hanno come scopo la dissoluzione<br />
dell’identità individuale, vissuta come troppo<br />
pesante per la sua intrinseca debolezza.<br />
A differenza delle religioni tradizionali, si<br />
può notare qui la prevalenza della componente<br />
settaria, accompagnata da una evidente<br />
contaminazione di elementi provenienti<br />
da altre religioni. Di fronte a questo<br />
desolante panorama contemporaneo Natoli<br />
ha sollevato l’ipotesi alternativa del neopaganesimo,<br />
il cui modello è da ricercarsi<br />
nell’eroe del mondo greco: l’ideale neopagano<br />
si fonda sull’idea della necessità di<br />
«portarsi all’altezza della propria morte»,<br />
assumersi la responsabilità della propria<br />
morte attraverso la riscoperta del senso<br />
della finitudine che è «funzionale all’etica<br />
del mondo». M.Mi.<br />
L’argomento del sogno<br />
negli scettici<br />
Nell’ambito del corso di filosofia antica<br />
diretto da André Laks, Walter<br />
Cavini ha tenuto all’Università di<br />
Lille, da febbraio ad aprile 1996, un<br />
seminario dedicato all’argomento<br />
del sogno nella tradizione scettica,<br />
che si è concluso con due giornate di<br />
studio sul medesimo tema, a cui ha<br />
partecipato anche David Seadley.<br />
Se presso gli antichi, ha esordito Walter<br />
Cavini, la skepsis ebbe valore soprattutto<br />
di ricerca/esame sulle nostre credenze<br />
a proposito del mondo, senza tuttavia<br />
presupporre una vera e propria teoria, la<br />
dubitatio moderna entra decisamente a<br />
far parte della riflessione sulle condizioni<br />
e sulle dinamiche della conoscenza.<br />
Prendendo in riferimento passi specifici<br />
del Teeteto di Platone, della Metafisica<br />
Aristotele, delle Meditationes Prima<br />
Philosophia di Descartes e di On Certitude<br />
di Wittengstein, Cavini ha analizzato<br />
la struttura e l’evoluzione dell’argomento<br />
scettico del sogno, riassumibile<br />
essenzialmente in questi termini: non<br />
ci sono validi motivi, argomenti o indizi,<br />
per poter distinguere la veglia dal sonno.<br />
Il problema filosofico al centro delle<br />
considerazioni di Cavini è stato quello<br />
di determinare l’idea di serietà dell’argomento<br />
del sogno, esaminando con particolare<br />
attenzione le posizioni di Descartes,<br />
che considera il dubitare un<br />
modo per meglio acquisire una certezza,<br />
e di Wittgenstein, che invece ritiene<br />
impossibile il dubitare, affermando in<br />
alcune note, pochi giorni prima della<br />
56<br />
morte, che non è possibile seriamente<br />
ammettere di dubitare di dormire.<br />
Nel corso del seminario e in particolare<br />
nelle due ultime giornate di studio la<br />
discussione si è concentrata anche sullo<br />
statuto di verità della credenza in un<br />
sogno. Al problema di distinguere fra<br />
veglia e sonno, ha dunque rilevato Cavini,<br />
pare debba aggiungersi, o almeno<br />
possa offrire una nuova prospettiva, la<br />
questione inerente allo statuto di verità<br />
delle credenze nel sogno, il che pone<br />
anche l’interrogativo se si possa essere<br />
responsabili dei propri sogni, gettando<br />
una diversa luce sul problema dell’identità<br />
personale. F.M.Z.<br />
Etica e ambiente<br />
Sui temi dell’etica ambientale, il primo<br />
marzo 1996 ha tenuto una conferenza<br />
all’Università di Torino Sergio<br />
Bartolommei, che da tempo si dedica<br />
a tale questione.<br />
Nell’introdurre un tema ancora poco noto<br />
al grande pubblico, Sergio Bartolommei<br />
ha ricordato la tradizionale esclusione<br />
dei rapporti tra uomo e non uomo<br />
dalla sfera morale. Tuttavia, dal momento<br />
in cui essa si estende a esseri umani<br />
che non sono persone, nel senso di soggetti<br />
senzienti e razionali (feti, neonati,<br />
minorati psichici, malati terminali), sembrerebbe<br />
lecito allargarla anche a enti<br />
non umani.<br />
Scartate le tesi più radicali di coloro che<br />
pretenderebbero di concedere rilievo etico<br />
a tutto ciò che esiste o che almeno è<br />
dotato di vita, così come il punto di vista<br />
“ecocentrico”, la proposta “senziocentrica”<br />
di Bartolommei (in gran parte analoga<br />
a quella di Peter Singer) include<br />
come soggetti morali tutti gli individui<br />
senzienti, e quindi anche gli animali cosiddetti<br />
superiori. A differenza dell’“etica<br />
della responsabilità” di Jonas,<br />
ciò che conta non è infatti la perpetuazione<br />
delle specie (e in particolare di<br />
quella umana), ma che gli esseri viventi<br />
provino la minima quantità di dolore e la<br />
massima quantità di piacere possibili.<br />
Un tale “criterio della sofferenza”, che<br />
affonda le sue radici nel sensismo e nell’utilitarismo,<br />
è altrettanto arbitrario,<br />
secondo Bartolommei, di qualsiasi altro<br />
criterio metafisico, ma appare razionalmente<br />
fondato e più plausibile di altri (e<br />
in particolare di quello deontologico<br />
dell’etica cattolica); è condiviso dalla<br />
cosiddetta bioetica laica per stabilire il<br />
momento dell’entrata e dell’uscita dalla<br />
vita e si applica anche alle generazioni<br />
future. G.C.
Hegel e l’estetica<br />
Dal 16 al 18 gennaio 1996, presso l’Istituto<br />
Universitario Suor Orsola Benincasa<br />
di Napoli, Felix Duque e Vincenzo<br />
Vitiello hanno tenuto un seminario su<br />
“HEGEL E L’ESTETICA”, che ricostruendo i<br />
passaggi fondamentali della riflessione<br />
hegeliana ha messo in evidenza<br />
l’impossibile conciliazione non solo di<br />
verità e arte, ma anche di verità e<br />
tecnica.<br />
Nel suo intervento, Felix Duque si è soffermato<br />
sull’interpretazione hegeliana del simbolismo<br />
e dell’ideale classico come forme di<br />
arte dominate da una profonda nostalgia di<br />
assoluto, nel tentativo vano di accordare fra<br />
loro forma e significato e di rappresentare<br />
adeguatamente il divino. Il simbolismo in<br />
Hegel è tutto percorso da un processo interno<br />
di “desimbolizzazione”: nel suo rinvio ad<br />
altro da sé, il simbolo testimonia un’assenza;<br />
allude al divino, ma in forma inadeguata,<br />
nascosta, indecifrabile. Alla fase del simbolismo<br />
incosciente (religione di Zoroastro),<br />
data dall’unità immediata di significato e<br />
forma, in cui il sensibile stesso è intuito come<br />
divino, Hegel fa seguire il simbolismo fantastico<br />
(concezione indiana di Brahama), in<br />
cui lo spirito è colto in modo astratto e<br />
indeterminato, sicché le forme particolari<br />
vengono gonfiate e stravolte in qualcosa di<br />
indeterminato e smisurato. Solo con la civiltà<br />
egizia l’assoluto viene fissato per sé, come<br />
indeterminatezza in se stesso, come morte<br />
del sensibile: la piramide è il simbolo di ciò<br />
che si è separato dalla vita, ma nella sua<br />
fissità resta muta, senza risonanza, puro involucro<br />
di uno spirito che si sottrae. Infine,<br />
nel simbolismo del sublime (mistica ebraica)<br />
l’assoluto si dà esclusivamente nella<br />
propria assenza. Il dio ebraico è il dio del<br />
silenzio, inesprimibile nella sua infinità; esso<br />
resta ritirato in sé e, privo di forma, rivela la<br />
sua sublimità nella nullità delle cose.<br />
Con il dio che si nega, ha osservato Duque,<br />
si ha la fine dell’arte sacra e il cominciamento<br />
della sapienza, che con l’astuzia della<br />
tecnica e della retorica (simbolismo cosciente)<br />
cerca di dare ordine al mondo. Con la fine<br />
dell’arte si offre all’uomo moderno la possibilità<br />
di comprendere l’irredimibilità del<br />
mondo, la sua malattia. Compito dell’uomo<br />
occidentale è infatti, secondo Duque, di restituire<br />
non solo al simbolismo arcaico, ma<br />
alla stessa classicità greca, ciò che veniva<br />
esibito, senza cogliere l’assenza di rapporto<br />
fra interno ed esterno. Nonostante la perfetta<br />
compenetrazione di forma e significato, nell’arte<br />
classica l’espansione dello spirito sulla<br />
superficie, sul marmo liscio senza impurità<br />
della statuaria, suggerisce l’assenza di un<br />
centro interiore, il ritrarsi del dio. Sulla beata<br />
quiete del dio greco aleggia la malinconia<br />
per un’unità superiore che, di contro alla<br />
determinatezza degli dei, è l’in sé informe,<br />
insondabile, non riconducibile a concetto.<br />
Questa è, secondo Duque, l’immagine che<br />
l’uomo moderno, post-rivoluzionario, ha del<br />
CONVEGNI E SEMINARI<br />
mondo classico: solo se posto in lontananza,<br />
l’orizzonte sacro rende possibile all’uomo la<br />
sua vita quotidiana.<br />
Inseguendo la logica oggettiva del testo hegeliano,<br />
Vincenzo Vitiello si è interrogato<br />
sul senso profondo del sistema delle arti in<br />
Hegel e in rapporto alla confusione dell’epoca<br />
contemporanea, soffermandosi in particolare<br />
sulla poesia, la forma più alta dell’arte<br />
romantica, per la sua prossimità alla “nonarte”,<br />
al linguaggio comune della prosa e al<br />
linguaggio scientifico. Nella poesia il significato<br />
è tutto riportato all’interno e in questo<br />
ritrarsi dallo spirito si annuncia il venir meno<br />
dell’arte. In Wagner a Beyreuth, ha osservato<br />
Vitiello, Nietzsche sostiene che musica e<br />
vita hanno un rapporto perfetto, compiuto e<br />
intero, poiché anche la vita è linguaggio.<br />
Tale continuità fra mondo uditivo e mondo<br />
visivo è presente anche nel Cratilo di Platone,<br />
in cui viene descritta l’identità mitica di<br />
parola e cosa. La parola è l’essenza delle<br />
cose, suono che disegna la cosa, movimento<br />
che imita movimento: l’arte esprime l’unità<br />
di io e mondo. Ma proprio con Platone l’arte<br />
muore: l’introduzione del linguaggio filosofico<br />
separa la parola dalla cosa. La parola del<br />
filosofo è parola seconda, parola di parole,<br />
voce riflessa; essa dice l’altro dal linguaggio,<br />
sicché può dirlo solo disdicendolo, sottraendolo:<br />
l’impossibilità del linguaggio originario<br />
è il destino della parola di Platone. Compito<br />
della filosofia è allora pensare il sublime,<br />
argomentare l’impossibilità della dimostrazione<br />
stessa, l’impossibilità del mondo<br />
di dirsi a se stesso.<br />
Vitiello ha proseguito affrontando il senso<br />
della proposizione speculativa all’essere-nelmondo<br />
di Heidegger, dove il continuo contraccolpo<br />
fra soggetto e predicato che, pur<br />
scalzandosi a vicenda, abbisognano l’uno<br />
dell’altro, nega e fa risorgere continuamente<br />
la proposizione. In Wittgenstein, ha sottolineato<br />
Vitiello, il “che” del mondo si dà solo<br />
nel “come” del mondo; tutto ciò che noi<br />
diciamo di altro dal dire lo diciamo nel<br />
linguaggio, sicché il limite del pensare è il<br />
non sapere più nulla, l’esperire la possibilità<br />
impossibile. G.F.<br />
Pensare Dio tra teologia<br />
e filosofia<br />
A cura del Seminario Regionale Pontificio<br />
della città di Chieti, il 17 aprile<br />
1996 il teologo Bruno Forte ha tenuto<br />
una conferenza dal titolo: “IN ASCOLTO<br />
DELL’ALTRO. PENSARE DIO TRA TEOLOGIA E<br />
FILOSOFIA”. L’incontro, ha sottolineato<br />
Luigi Gentile, è stato organizzato con<br />
l’intento di avviare un dialogo proficuo<br />
tra la società e le istituzioni, fra<br />
teologia e filosofia. Con lo stesso intento<br />
Vincenzo Vitiello ha tenuto all’Università<br />
di Chieti, il 2 maggio 1996,<br />
una conferenza dal titolo: “FILOSOFIA<br />
CRUCIS”.<br />
57<br />
Partendo dalla crisi della modernità, che<br />
trova il suo principio animatore nella<br />
Rivoluzione francese, e riprendendo la<br />
conclusione della Dialettica dell’Illuminismo<br />
di Horkheimer e Adorno, Bruno<br />
Forte ha definito questo secolo come il<br />
tempo dell’emancipazione e della ricerca<br />
dominata dal sole della ragione, ove<br />
tutto può essere spiegato con la fiducia<br />
nella razionalità, come già Hegel aveva<br />
insegnato. Il sogno di libertà della modernità<br />
è però diventato totalitarismo,<br />
poiché, parafrasando D. Bonhöffer, «la<br />
fiducia nella verità la si sostituisce con i<br />
sofismi della propaganda». È il trionfo<br />
della maschera, ha sottolineato Forte,<br />
mentre viene meno una prospettiva di<br />
verità che salvi il senso della vita.<br />
Un esplicito richiamo a riflettere su ciò<br />
che è la vera domanda del nostro secolo<br />
ha indotto Forte ad affrontare la problematicità<br />
del pensare Dio sia nella manifestazione<br />
totale (sogno dell’ideologia<br />
moderna), sia nella revelatio biblica<br />
come manifestazione e nascondimento<br />
del vero. Nelle Lezioni sulla filosofia<br />
della religione, Hegel propone un Dio<br />
senza nascondimento, come spirito che<br />
si manifesta alla coscienza «in quanto è<br />
per la coscienza stessa». Bisogna allora<br />
ritornare a considerare il Dio del Nuovo<br />
Testamento, il Dio che rivelandosi si<br />
nasconde, che prima di essere Parola è<br />
Silenzio. In questo, ha osservato Forte, è<br />
necessario però richiamarci a quel Dio<br />
che è compassionale, il Dio sofferente<br />
sulla croce, poiché soltanto partendo dal<br />
dolore si può assumere la passione della<br />
verità come fedeltà al Dio vivente.<br />
Un ulteriore approfondimento di queste<br />
tematiche è stato offerto dall’intervento di<br />
Vincenzo Vitiello, come ha osservato nella<br />
sua introduzione Pietro De Vitiis, soffermandosi<br />
in particolare sul pensiero heideggeriano.<br />
Muovendo dall’assunto di<br />
un’origine storica dell’età moderna con<br />
Platone, Vitiello ha proposto una concezione<br />
del tempo come stratificazione della<br />
storia, nell’esempio della concezione del<br />
cono rovesciato di Bergson.<br />
Heidegger, in particolare, ha proseguito<br />
Vitiello, con la VII sezione di Beiträge<br />
dedicata “all’ultimo Dio”, ci propone<br />
una concezione della finitezza che riguarda<br />
una “Filosofia Crucis”. La croce<br />
è evento (Ereignis) in relazione al grido<br />
dell’abbandono del Cristo e al “dopo”<br />
della Resurrezione; una croce che è nel<br />
tempo e che è soggetta a esso, ma senza<br />
essere travolta dalla condizione della<br />
temporalità.<br />
Parafrasando i versi biblici di Paolo e<br />
Giovanni, Vitiello ha osservato come<br />
l’orizzonte di resurrezione sia non soltanto<br />
delle anime che hanno creduto in<br />
Cristo, ma anche dei corpi. Riprendendo<br />
poi il capitolo VI del Libro XX di Agostino,<br />
in cui viene citato un passo giovanneo,<br />
Vitiello ha concluso che la resurrezione<br />
dell’anima è dell’ora presen-
te, in questa nostra esistenza, mentre<br />
quella dei corpi, della carne è del futuro,<br />
è affidata a Cristo. Se in Hegel Dio è<br />
rivelazione (Offenbarung), in Agostino<br />
la Trinità presenta se stessa come rivelazione.<br />
Il tempo della filosofia è da questo<br />
punto di vista l’ora del presente, il<br />
qui, dove il sapere assoluto di ogni storia<br />
accade. M.S.<br />
Fenomenologia della vita<br />
Organizzato dal World Institute for<br />
Advanced Phenomenological Research<br />
and Learning, dal 18 al 20 aprile<br />
1996, presso il Dipartimento di Filosofia<br />
e Scienze Umane dell’Università<br />
di Macerata, il I Convegno Internazionale<br />
di Filosofia, Fenomenologia<br />
e Scienza della vita ha proposto<br />
alla riflessione di studiosi provenienti<br />
da tutto il mondo il tema: “FILOSO-<br />
FIA, FENOMENOLOGIA DELL’ONTOPOIESI<br />
DELLA VITA UMANA CREATRICE” .<br />
Nella relazione inaugurale (“Il grande<br />
piano della vita. Esigenza delle scienze e<br />
della cultura”), A.-T. Tymienecka, sulla<br />
scorta dell’opera Atom and individuals<br />
di Rudolf Virchow, ha lanciato<br />
una duplice provocazione, proponendo,<br />
da un lato, la ripresa del dialogo tra<br />
filosofia e scienze della vita e, dall’altro,<br />
la riassunzione, da parte della filosofia<br />
fenomenologica, della sua funzione di<br />
catalizzatore sia delle diverse prospettive<br />
disciplinari in gioco nella sua ricerca<br />
sulla vita, sia delle varietà metodologiche<br />
interne allo stesso ambito filosofico.<br />
Sul tema della vita in rapporto al metodo<br />
fenomenologico sono intervenuti A. Ales<br />
Bello (“Hyle, corpo, vita. Archeologia<br />
fenomenologica del sacro”) e D.A. Conci<br />
(“Introduzione ad una Hyletica fenomenologica”),<br />
mettendo in luce la duplice<br />
componente, noetica e iletica, in cui si<br />
strutturano i vissuti che stanno alla base<br />
di fenomeni culturali e religiosi. La stessa<br />
linea fenomenologica di indagine ha<br />
trovato sviluppo nelle relazioni di D.F.<br />
Castro (“Erlebnis of Story”), A. Calcagno<br />
(“Fluctus, Gravitas and Inertia: a<br />
Phenomenological Reflection on the Relation<br />
between the Human Person and<br />
the One and Many of Life”), J. Sivak<br />
(“Etre dans le monde chez Husserl”), S.<br />
Procacci (“La complessità come punto<br />
nodale per una fenomenologia della<br />
vita”), M.P. Migon (“The onto-poiesis<br />
of life in A.-T. Tymieniecka’s phenomenology”).<br />
D. Verducci (“Vita e vita<br />
umana secondo Max Scheler: problemi<br />
fenomenologici di individuazione”) ha<br />
rilevato le discontinuità in cui l’esplicitazione<br />
del tema della vita a partire dagli<br />
Erlebnisse (vissuti) pratici sembra incorrere<br />
in un pensatore come Max Sche-<br />
CONVEGNI E SEMINARI<br />
ler; analogo argomento ha affrontato F.<br />
Fornari (“Il problema fenomenologico<br />
della individualità dell’essere umano).<br />
Tra gli interventi a carattere più spiccatamente<br />
storico-filosofico, F. Moiso<br />
(“L’individualità del vivente nel pensiero<br />
dell’Ottocento”) ha mostrato come, in<br />
natura, la definizione dell’individualità<br />
sia altamente problematica. F. Totaro<br />
ha esplicitato la relazione che lega il<br />
piano della verità a quello della vita,<br />
sulla base della celebre esortazione di<br />
Nietzsche: «Portare la verità alla vita»;<br />
su Nietzsche è intervenuto anche J.<br />
McGraw (“Friedrich Nietzsche: Apologist<br />
and Advocate of Earthism Extraordinaire”).<br />
Complementari anche due interventi<br />
su Cartesio: D. Carloni (“La<br />
nozione di ‘continuità’ negli scritti biologici<br />
di Descartes”) ha individuato<br />
un’area tematica cartesiana sulla quale<br />
verificare la proposta di E.C. Wait<br />
(“How to Wake up from Descarte’s Dream<br />
or the Impossibility of a Complete<br />
Reduction”). Di grande pregnanza teoretica<br />
sono stati gli interventi di M. Sanchez<br />
Sorondo (“Hegel: la vita fra morte<br />
e pensiero”), F. Mignini (“Il concetto di<br />
vita in Spinoza”) e F. Voltaggio (“L’irripetibilità<br />
del vivente”). M. Millucci<br />
(“L’attività umana creatrice e la separabilità<br />
dei princìpi: la possibilità del bene<br />
e del male”) ha fatto riferimento allo<br />
Schelling del 1809; su Dilthey è intervenuto<br />
invece C. Danani (“La vita come<br />
enigma nel pensiero di Dilthey”), mentre<br />
V. Vevere (“Maurice Merleau-Ponty’s<br />
ontology of sight and case of philosophical<br />
autobiography: Augustine’s<br />
‘Confessions’”) ha proposto un confronto<br />
tra Merleau-Ponty e Agostino. Ad un<br />
filosofo contemporaneo, Elzenberg, si è<br />
rivolta l’attenzione di A. Nogal (“The<br />
womanhood and the mainless: two kind<br />
of human nature in Elzenberg’s philosophical<br />
anthropology”). Orientate su<br />
Heidegger sono risultate le relazioni di<br />
I.A. Bianchi (“Solipsismo, empatia, alterità.<br />
Il superamento husserliano della<br />
‘chiusura’ dell’Io verso l’Alterità, come<br />
garanzia di ‘apertura’ al mondo”) e di R.<br />
Giusti (“Vita e negatività. Verso un’ontologia<br />
della mancanza”).<br />
Riguardo alla necessità di considerare in<br />
una visione unitaria le innumerevoli manifestazioni<br />
della vita, R. Canullo (“Le<br />
piante e il problema dell’individuo”) ha<br />
evidenziato i problemi di individuazione<br />
che si presentano allo scienziato;<br />
mentre dall’intervento di O. Ciancio e<br />
S. Nocentini (“La nuova silvicoltura:<br />
implicazioni epistemologiche”) numerosi<br />
interrogativi sono emersi da questioni<br />
specifiche inerenti l’attuale coltivazione<br />
boschiva. J.D. van Mansfield<br />
(“Goethean Phenomenology: Theory and<br />
an Application on Comparative Wheat<br />
Development”) e I.R. Boersma (“Understanding<br />
Nature as alive: a Challenge<br />
for Academic Education”). Sul proble-<br />
58<br />
ma della casualità sono intervenuti M.<br />
Casula (“Il problema dell’origine della<br />
vita per caso”), che ha posto in evidenza<br />
il rischio di arbitraria e indebita sostanzializzazione<br />
della legge logica di casualità<br />
da parte di alcuni cosmologi, e R.<br />
Verolini (“Un nuovo paradigma creativo:<br />
caos e libertà”).<br />
Il tema del tempo e quelli a esso congiunti<br />
della storia e della vita quotidiana<br />
hanno attirato l’attenzione di M.L. Perri<br />
(“Il mondo della vita come principio<br />
ermeneutico per la comprensione della<br />
condizione umana: funzione e limiti della<br />
vita quotidiana”), che ha esplorato le<br />
possibilità ermeneutiche del concetto di<br />
quotidianità, attraverso l’analisi della<br />
trasformazione habermasiana del concetto<br />
fenomenologico di Lebenswelt<br />
(mondo della vita), e di D. Alijevova<br />
(“La dynamique de la vie quotidienne”).<br />
Sulla questione della temporalità sono<br />
intervenuti A. Rizzacasa (“Il problema<br />
del tempo nella fenomenologia del mondo<br />
della vita”), M. Nkafu Nkemkia (“La<br />
nozione dell’Eleng, ossia del tempo,<br />
nell’esperienza originale africana”),<br />
G.M. Tortolone (“La struttura dell’evento”),<br />
K. Rokstad (“On the Historicity of<br />
Understanding”), R. Kulis (“Life and<br />
Culture”).<br />
Numerosi i contributi giunti dall’area<br />
delle scienze umane, psicologiche e sociali:<br />
L. Cedroni (“Spazio etologico e<br />
mondi vitali: sul rapporto fra sistemi<br />
viventi e sistemi sociali”), P. Truppia<br />
(“Lo sviluppo economico come mobilitazione<br />
di risorse sociali basilari”), R.<br />
Giovagnoli (“La nozione di Hintergrundwissen<br />
nella teoria dell’agire comunicativo”),<br />
G. Morselli (“Il Logos tra<br />
critica e genetica”), G. Valacca (“L’autopoiesi<br />
nell’organizzazione dei fenomeni<br />
vitali: un confronto fra sistemi cognitivi<br />
autonomi ed eteronomi”). Interventi<br />
esplicitamente dedicati all’area<br />
delle emozioni sono stati quelli di M.<br />
Durst (“Una teoria fenomenologica dell’emozione<br />
e del narcisismo”), L. Albertazzi<br />
(“La forma delle emozioni”),<br />
A. Zuczkowski (“Atti linguistici e causalità<br />
emotiva nella vita quotidiana”).<br />
Sono seguiti inoltre interventi di G. Boselli<br />
(“Una prospettiva fenomenologica<br />
sul progettare in educazione”) e di V.<br />
Borodulin e A. Vasiliev (“Hopelessness:<br />
Loneliness and Problem of Consciousness”).<br />
Il tema dell’immaginazione ha assunto una<br />
sua speciale rilevanza attraverso le relazioni<br />
di W. Kim Rogers (“Imagining: the<br />
invention of new environments”), M.A.<br />
Cecilia (“Imagination and practical Creativity<br />
in Paul Ricoeur”) e di P. Volontè<br />
(“L’immaginazione come forma di salvataggio<br />
di ciò che altrimenti è destinato<br />
alla cancellazione”); a questo ambito si<br />
è ricollegato anche il contributo di M.<br />
Shedev (“La costruzione del reale nel<br />
mondo magico”).
In prospettiva epistemologica sono intervenuti<br />
K. Kloskovski (“Is the essence<br />
of life a natural or philosophical problem?<br />
Methodological and epistemological<br />
notices”), W.S. Haney (“Logos,<br />
Science and Life: a Critique of Referential<br />
Reason”) e N. Milkov (“What is<br />
Analytical Phenomenology?”).<br />
Numerosi i contributi a carattere letterario-artistico,<br />
come quelli di M. Kronegger<br />
(“Poetic Inspiration and the Renewal<br />
of Life. Lesonge, De Vaux, La Fontaine”),<br />
M. Kule (“Metaphor of Light in<br />
the Human Condition”), A. Dominquez-<br />
Rey (“Groundwork for ontopoetics”) e<br />
O. Rossi (“La vita, il genio e l’opera<br />
d’arte”). Svariati gli autori e i periodi<br />
dell’arte e della letteratura sottoposti a<br />
indagine dal punto di vista della vita e<br />
della sua ontopoiesi, come negli interventi<br />
di S. Du Plock (“Ontological insecurity,<br />
existential self-analysis and literature:<br />
the case of Henri James”), di E.<br />
Rizzuti e D. Monda (“Purezza e colpa<br />
fra manierismo e barocco”), G. Fiori<br />
(“Realismo e fede in trasformazione attraverso<br />
la creatività di una vita consapevole.<br />
Simone Weil - 1909-1943”), D.<br />
Fabiani (“Condizione umana e ricreazione<br />
della vita in letteratura. L’esempio<br />
di Paul Gadenne”), C. Berthold (“Stefan<br />
Zweig and the Artistic Secret”), I. Gillet<br />
(“Silence and Music in the Novels by J.<br />
M. G. Le Clezio”). Sulla musica è intervenuto<br />
V. Vasile (“Phenomenological<br />
Approach on the Byzantine Music”).<br />
Gli atti del convegno saranno pubblicati<br />
in lingua inglese nella collana «Analecta<br />
Husserliana» (Kluwer), diretta da A. -T.<br />
Tymieniecka. D.V.<br />
Etica e medicina<br />
Una nuova ed efficace testimonianza<br />
dell’attuale interesse per l’etica<br />
applicata, e in particolare per la bioetica<br />
e l’etica medica, è il convegno<br />
che si è tenuto a Varese il 10 febbraio<br />
1996, prima di una serie di iniziative<br />
varesine destinate ad approfondire<br />
e divulgare queste tematiche.<br />
L’intento del convegno è stato di<br />
creare un’occasione di confronto tra<br />
medici, filosofi, storici, psicoanalisti,<br />
biologi, epistemologi e addirittura<br />
storici dell’arte per favorire una<br />
riflessione più articolata e approfondita<br />
su alcuni temi che, pur legati<br />
alla ricerca più avanzata, coinvolgono<br />
potenzialmente la realtà di ciascun<br />
individuo.<br />
Come ha sostenuto il coordinatore del<br />
convegno, Fabio Minazzi, è ormai indiscusso,<br />
nella pubblica opinione, il successo<br />
della medicina sul piano tecnico.<br />
Ma spesso proprio alcuni dei suoi più<br />
CONVEGNI E SEMINARI<br />
clamorosi successi pongono nuovi e inquietanti<br />
problemi etici, ad esempio l’ingegneria<br />
genetica, l’introduzione di tecnologie<br />
per la fecondazione, e così via.<br />
Per rispondere a questi problemi, ha osservato<br />
Minazzi, non è possibile rinchiudersi<br />
nei singoli specialismi; al contrario<br />
si avverte la necessità di favorire<br />
un più ampio confronto dialogico tra<br />
le diverse competenze, soprattutto per<br />
confrontarsi sulle questioni di confine,<br />
sorte dalla pratica medica e sui<br />
suoi criteri di fondo.<br />
Mentre Giulio Giorello ha vivacemente<br />
delineato una panoramica delle maniere<br />
odierne di porre il problema del rapporto<br />
etica-medicina nella sua più vasta connessione<br />
con l’impresa scientifica, Evandro<br />
Agazzi ha mostrato come tale problema<br />
si ponga non all’interno della<br />
medicina intesa come azione tecnicamente<br />
efficace, bensì in ordine ad una<br />
scelta basata su valori. Paolo Cattorini<br />
ha passato in rassegna una serie di questioni<br />
etiche che si pongono in modo<br />
stringente nell’odierna pratica medica,<br />
soprattutto riguardo ai problemi estremi<br />
della vita e della morte. Fulvio Papi ha<br />
discusso invece il problema del “dire il<br />
corpo sofferente”, problema accantonato<br />
dalla filosofia, la quale ha sempre<br />
parlato del corpo in astratto o considerandolo<br />
in una veste “gloriosa”. Lorenzo<br />
Magnani ha indicato alcuni aspetti<br />
epistemologici del ragionamento diagnostico,<br />
interpretato sulla base del processo<br />
logico dell’“abduzione”.<br />
Se per millenni il medico ha avuto una<br />
funzione sacrale e una collocazione<br />
alta, legata ai ceti superiori, dall’Ottocento,<br />
ha fatto notare Giorgio Cosmacini,<br />
è venuto però mettendo a<br />
fuoco la sua funzione sociale, anche<br />
attraverso il problema della prevenzione<br />
e della salute pubblica. Fino al<br />
periodo fra le due guerre, ha ricordato<br />
Felice Mondella, presso il popolo il<br />
medico condotto appariva come il rappresentante<br />
della scienza e in effetti<br />
racchiudeva in sé una sintesi delle<br />
conoscenze mediche (sviluppate e unificate<br />
grazie alle grandi scoperte e<br />
teorie dell’Ottocento). Poi si è andati<br />
invece verso una progressiva specializzazione<br />
e settorializzazione delle<br />
pratiche diagnostiche e terapeutiche,<br />
centrate più sulla biologia molecolare<br />
e su una visione riduzionistica che<br />
sulla visione d’insieme dell’organismo;<br />
mentre entrava in crisi la figura<br />
del medico come consulente della salute<br />
di ciascuno nel suo contesto familiare<br />
e sociale. Rimane comunque il<br />
fatto, ha osservato Alberto Malliani,<br />
che il medico, per intervenire correttamente<br />
sulla realtà dell’individuo, deve<br />
saper compiere continuamente una sintesi<br />
tra conoscenze di vari livelli: da<br />
quello fisico-chimico a quello biologico<br />
e a quello psicologico. F.V<br />
59<br />
La “storia nascosta”:<br />
tra mito e realtà<br />
A Parigi, nei giorni 27 e 28 gennaio<br />
1996, presso l’Ecole Pratique des<br />
Hautes Etudes (sezione di Scienze<br />
Religiose), con il titolo “L’HISTOIRE<br />
CACHÉE. ENTRE HISTOIRE RÉVÉLÉE ET HI-<br />
STOIRE CRITIQUE” (La storia nascosta.<br />
Tra storia rivelata e storia critica) si<br />
è tenuto l’XI Convegno internazionale<br />
organizzato dall’Associazione<br />
Politica Hermetica, che da diversi<br />
anni sviluppa studi sul rapporto tra<br />
politica ed esoterismo in tutti i suoi<br />
aspetti.<br />
Hervé Savon (“Jacques-Joseph Du Guet et<br />
le figurisme”) ha analizzato il figurismo,<br />
corrente di esegesi scritturale diffusasi in<br />
Francia nel XVIII secolo, a partire dalle<br />
riflessioni di Jacques-Joseph Du Guet,<br />
con l’intento di opporre all’esegesi storicocritica,<br />
“razionalista”, che studiava il testo<br />
sacro cercando di inquadrarlo in un contesto<br />
preciso, “storicizzato”, un’esegesi “figurata”<br />
del testo biblico, che continuasse la<br />
tradizione dei padri della chiesa e quella<br />
medievale. Uno degli aspetti più interessanti<br />
del figurismo, ha rilevato Savon, è<br />
il suo costante riferimento a un’escatologia<br />
millenarista. Tema centrale della<br />
speculazione figurista è infatti quello<br />
della conversione degli ebrei al cristianesimo,<br />
condizione indispensabile, secondo<br />
la tradizione, per il nuovo avvento<br />
del Cristo sulla terra. Sempre nell’ambito<br />
del figurismo, Catherine Maire (“Le<br />
figurisme de l’abbé d’Etemare à l’abbé<br />
Grégoire”) ha ripercorso la storia di questa<br />
corrente, mettendone in evidenza la<br />
rilevanza nel contesto dei conflitti tra il<br />
tardo giansenismo e la Compagnia di<br />
Gesù nella Francia del XVIII secolo.<br />
Partendo dall’abbé d’Etemare, che vede<br />
nella storia della Chiesa una continua<br />
lotta tra errore e verità, Maire è passata<br />
per Louis-Adrien Le Paige, che traspone<br />
sul piano politico il modello ecclesiologico<br />
del figurismo, fino ad arrivare<br />
all’abbé Gregoire, nel quale il millenarismo<br />
originario del figurismo si fonde<br />
con un tentativo di conciliazione tra gli<br />
ideali repubblicani rivoluzionari e quelli<br />
cristiani.<br />
Emile Poulat (“Lucie Varga et les autorités<br />
invisibles”) ha richiamato l’attenzione<br />
su Lucie Varga, storica austriaca di origine<br />
ebraica, trasferitasi a Parigi alla fine<br />
degli anni Trenta, a causa del nazismo,<br />
dove entra in contatto con Lucien Febvre e<br />
la scuola degli Annales, che ha dedicato in<br />
particolare al catarismo e al nazismo le<br />
proprie ricerche storiche, introducendo il<br />
concetto di “autorità invisibile”. Poulat ha<br />
fatto notare come questo concetto non intendesse<br />
dare una lettura “esoterizzante”<br />
della storia, quanto piuttosto contrapporsi<br />
ad una storiografia basata esclusivamente<br />
su dati materiali.
Nella tavola rotonda seguita a questi<br />
interventi Bruno Neveu ha richiamato<br />
gli scritti giovanili di Fénelon, in cui si<br />
fa spesso riferimento ad una tradizione<br />
apostolica segreta, tramandata e gestita<br />
da un’élite in seno al cattolicesimo. Per<br />
delineare questa concezione, Fénelon<br />
s’ispira a Clemente Alessandrino, che<br />
parla di un giardino segreto come emblema<br />
della vera conoscenza. Antoine Faivre<br />
ha invece affrontato il tema dell’atteggiamento<br />
che l’indagine storico-critica<br />
delle correnti esoteriche deve avere<br />
nei confronti del cosiddetto “perennialismo”,<br />
corrente di pensiero secondo la<br />
quale tutte le tradizioni religiose ed esoteriche<br />
emanano da un’unica sorgente e<br />
sono in qualche modo riconducibili a<br />
essa. Uno degli elementi caratterizzanti di<br />
questa corrente, ha osservato Faivre, è l’ostilità<br />
sostanziale nei confronti della Modernità<br />
in tutti i suoi aspetti. Tra i suoi esponenti<br />
più noti figurano René Guénon,<br />
Frithjof Schuon e Titus Burckhardt.<br />
CONVEGNI E SEMINARI<br />
Albrecht Dürer, Gesú a dodici anni tra i dottori (1506, part.)<br />
Jean-Pierre Laurant ha invece rilevato<br />
come l’esoterista veda la storia in senso<br />
essenzialmente negativo, essendo privo<br />
di fiducia nel progresso e anzi incline a<br />
ritenere l’epoca nella quale vive come<br />
un’epoca di decadenza e di oscuramento<br />
dei valori tradizionali, mentre l’occultista<br />
dia fiducia alla storia, leggendone gli<br />
avvenimenti come presagi di un rivolgimento<br />
prossimo e non essenzialmente<br />
negativo.<br />
Roger Dachez (“Sources et fonctions de<br />
l’histoire cachée chez Willermoz, dans<br />
la maçonnerie du XVIIIe siècle”) ha<br />
mostrato come il mito dell’esistenza di<br />
una storia segreta abbia giocato un ruolo<br />
importante nel pensiero di Jean-Baptiste<br />
Willermoz, fondatore del Rito Scozzese<br />
Rettificato. Per conoscere la storia<br />
segreta e per comprendere quindi il vero<br />
senso della storia in generale, ha osservato<br />
Willermoz, è necessario essere iniziati.<br />
L’iniziazione dona quella conoscenza<br />
attraverso la quale tutti gli ele-<br />
60<br />
menti che nella storia sembrano essere<br />
staccati e privi di senso acquistano organicità.<br />
Non si tratta dunque di andare<br />
alla ricerca di avvenimenti storici dimenticati<br />
o rimasti ai margini, ma di<br />
offrire un sistema di interpretazione globale,<br />
inaccessibile al profano. Alla storia<br />
della più importante tradizione millenaristica<br />
e profetica del Portogallo, il<br />
sebastianismo, tutt’oggi presente, si è<br />
rivolto invece André Coyné (“Sébastianisme<br />
et Portugal”). Secondo il mito sebastianista,<br />
il re portoghese Don Sebastiano,<br />
che era stato sconfitto e ucciso nella<br />
battaglia di Al-Ksar el Kebir (1578) durante<br />
una spedizione in Marocco contro i mori,<br />
non era morto realmente e sarebbe un giorno<br />
tornato per ridare al Portogallo il destino<br />
imperiale che gli era proprio. Il significato<br />
di questo mito è legato al fatto che con la<br />
scomparsa di Don Sebastiano la Spagna<br />
poté stabilire la sua egemonia sul Portogallo<br />
(che durò sino al 1640).<br />
Sulla visione della storia di Raymond
Abellio, scrittore ed esoterista francese,<br />
è intervenuto Jérôme Rousse-Lacordaire<br />
(“Abellio et l’histoire cachée”). In<br />
Abellio, più che di storia “nascosta” si<br />
può parlare di storia “invisibile”, o di<br />
“metastoria”. Infatti, solo attraverso una<br />
sorta di “riduzione fenomenologica” di<br />
stampo husserliano, il senso della storia,<br />
il suo elemento teleologico, può emergere.<br />
Inoltre, secondo Abellio, si possono<br />
riconoscere nella storia dell’Occidente<br />
diverse fasi, che corrispondono<br />
alle fasi della vita di un individuo, secondo<br />
uno schema di ispirazione cristiana:<br />
Antichità, Era cristiana, Rinascimento,<br />
e così via.<br />
Sulla storia della rivista «Planète», nata<br />
con la pubblicazione, nel 1963, di Le<br />
matin des magiciens, di Louis Pauwels e<br />
Jacques Bergier, è intervenuto Jean-<br />
Bruno Renard (“L’aventure de la revue<br />
«Planète»”). L’amalgama di letteratura<br />
fantastica, di scienza più o meno ortodossa,<br />
di enigmi storici, di mistero, che<br />
aveva caratterizzato il libro, fu utilizzato<br />
anche per la rivista. In seguito vennero<br />
fondati dei gruppi, i cosiddetti Ateliers<br />
Planète, sparsi sul territorio francese,<br />
all’interno dei quali venivano discussi<br />
i temi della rivista. La storia “nascosta”,<br />
per come viene presentata su<br />
«Planète», è la storia dei dati e degli<br />
elementi che sono stati rifiutati dalla<br />
scienza o dalla cultura ufficiali e che<br />
vengono qui ripresi e reinterpretati, coniugando<br />
il meraviglioso con il reale.<br />
Infine Bernard Chédozeau è intervenuto<br />
sul Deuxième éclaircissement de la<br />
nature de la Grâce (1683), di Malebranche,<br />
sinora piuttosto trascurato dalla critica,<br />
mentre Jean Borella ha affrontato<br />
la dottrina tradizionale dei cicli temporali<br />
e il suo rapporto con la concezione<br />
cristiana del tempo, basata sulla linearità.<br />
M.P.<br />
‘Verità e metodo 2’<br />
Il 18 aprile 1996, nella sede del Dipartimento<br />
di Ermeneutica filosofica dell’Università<br />
di Torino, in occasione<br />
della pubblicazione del volume di<br />
Hans-Georg Gadamer, ‘Verità e metodo<br />
2’ (a cura di R. Dottori, Bompiani,<br />
Milano 1996), si è tenuto un seminario<br />
sul tema: “L’ERMENEUTICA DOPO ‘VERITÀ E<br />
METODO’”, al quale hanno partecipato<br />
Riccardo Dottori, Maurizio Ferraris,<br />
Jean Grondin e Gianni Vattimo.<br />
Con Verità e metodo 2, ha spiegato Riccardo<br />
Dottori, si è voluto ripercorrere,<br />
attraverso la prima presentazione italiana<br />
di saggi preparatori a Verità e metodo<br />
(1960) e di saggi della piena maturità,<br />
l’intero sviluppo del pensiero di Gadamer<br />
dal 1939 al 1994, caratterizzato dal<br />
costante confronto con Heidegger e dal-<br />
CONVEGNI E SEMINARI<br />
la graduale emancipazione dalla sua influenza.<br />
Le sezioni del volume mostrano<br />
in maniera esemplare i principali snodi<br />
di quella che è diventata la più influente<br />
ermeneutica filosofica del nostro secolo,<br />
dalla riflessione sul rapporto tra Hegel<br />
e Heidegger alla polemica (negli anni<br />
Settanta) condotta in nome della pretesa<br />
di universalità dell’ermeneutica nei confronti<br />
della critica dell’ideologia, con<br />
Apel e Habermas soprattutto; una polemica<br />
che indusse Gadamer a sottolineare<br />
in modo sempre più netto (anche in<br />
seguito al confronto con le posizioni di<br />
Levinas e Ricoeur) come l’ermeneutica<br />
sia non solo un’arte dell’interpretazione,<br />
ma il fondamento di una vera e propria<br />
filosofia pratica. Inoltre si passa<br />
dall’intenso dibattito con lo storicismo<br />
(che difende dall’accusa di contraddittorietà),<br />
che in qualche modo anticipa<br />
l’autocritica della metodologia di Feyerabend,<br />
al confronto con il decostruzio-<br />
61<br />
Hans-Georg Gadamer<br />
nismo di Derrida, rispetto al quale Gadamer<br />
intende sia difendersi dall’accusa di<br />
logocentrismo metafisico, sia mostrare<br />
come il decostruzionismo non sia che la<br />
produzione della distruzione della metafisica<br />
a suo tempo intrapresa da Heidegger.<br />
Secondo Maurizio Ferraris, troppi equivoci<br />
hanno inficiato il dibattito tra ermeneutica<br />
e critica dell’ideologia; peraltro,<br />
Habermas stesso sembra sfuggire all’inganno<br />
storicistico che condannava, né<br />
sembra sufficientemente consapevole del<br />
carattere del tutto tradizionale di criteri,<br />
quali l’evidenza e la chiarezza, con cui<br />
pretendeva di opporsi al presunto tradizionalismo<br />
di Gadamer. Assai più promettente,<br />
ha proseguito Ferraris, sembra<br />
il confronto tra ermeneutica e decostruzionismo,<br />
soprattutto quando si tenga<br />
ben presente il comune fondamento fenomenologico<br />
dei due orientamenti. Richiamando<br />
la critica di Gadamer alla
differenziazione estetica, quindi il suo<br />
anti-romanticismo, Ferraris ha messo in<br />
evidenza l’intimo rapporto, solitamente<br />
oscurato, dell’ermeneutica con la fenomenologia<br />
quale descrizione immanente.<br />
È questo d’altronde anche il senso<br />
(fenomenologico: iscrizione della traccia)<br />
della critica che Derrida muove all’ermeneutica,<br />
concepita come un atteggiamento<br />
naturale gravemente limitato<br />
dal quasi esclusivo interesse per l’universalità<br />
della mediazione linguistica e<br />
dalla tendenza apologetica nei confronti<br />
del logos dell’uomo.<br />
Dal canto suo Jean Grondin si è limitato<br />
a ricordare che questo volume di integrazioni<br />
a Verità e metodo andrebbe inteso<br />
come un fondamentale supplemento<br />
a ciò che l’opera del 1960 non ha<br />
potuto dire: esso evidenzierebbe, in particolare,<br />
il sempre più critico rapporto<br />
con Heidegger, sia per quel che concerne<br />
il rapporto con la tradizione, sia per la<br />
diversa interpretazione di Platone (l’apologeta<br />
del dialogo e della dotta ignoranza<br />
per Gadamer, della metafisica onnisciente<br />
per Heidegger), e non da ultimo<br />
la crescente consapevolezza circa i limiti<br />
del linguaggio e la sua impossibilità di<br />
esprimere ogni cosa.<br />
L’intervento di Gianni Vattimo ha invece<br />
preso le mosse dall’esigenza di radicalizzare<br />
in senso heideggeriano l’ermeneutica,<br />
dopo Verità e metodo largamente<br />
diffusasi come lingua comune del dibattito<br />
contemporaneo, ma a prezzo di<br />
una perdita della sua specificità filosofica.<br />
Se vi è stato un momento in cui è<br />
parso indubbiamente proficuo procedere<br />
alla “urbanizzazione della provincia<br />
heideggeriana”, la maggiore preoccupazione<br />
odierna è forse quella di ricollegare<br />
il dibattito sull’ermeneutica con quello<br />
sulla metafisica. La condivisibile insoddisfazione<br />
per gli esiti relativistici di<br />
molta ermeneutica contemporanea, ha<br />
rilevato Vattimo, non giustifica l’intento<br />
di riportare l’ermeneutica alla fenomenologia,<br />
riabilitando l’accezione neokantiana<br />
della filosofia come pura e semplice<br />
teoria della conoscenza (o fenomenologia),<br />
né di dissolvere l’ermeneutica<br />
in comunitarismo; si tratta piuttosto di<br />
ritrovare il necessario legame dell’ermeneutica<br />
con la storia dell’essere, intesa<br />
come tramandamento e dialogo con le<br />
tradizioni. Quanto poi al confronto con<br />
il decostruzionismo, Vattimo ha insistito<br />
sia sull’impossibilità anche di Derrida<br />
di sottrarsi alla trasmissione logocentrica,<br />
sia sulla non sufficientemente radicale<br />
critica gadameriana alla metafisica,<br />
relativamente rifiutata, in definitiva, unicamente<br />
a causa dei suoi esiti scientistico-metodici.<br />
T.G.<br />
CONVEGNI E SEMINARI<br />
Istituto Italiano<br />
per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong><br />
Palazzo Serra di Cassano<br />
Via Monte di Dio14, Napoli<br />
Cristianesimo e redenzione<br />
Dal 22 al 25 gennaio 1996, Vincenzo<br />
Vitiello ha tenuto un ciclo di seminari<br />
sul tema: “CRISTIANESIMO SENZA REDEN-<br />
ZIONE”, esponendo come proprio obiettivo<br />
teoretico quello di recepire-concepire<br />
il senso cristiano dell’esistenza<br />
umana come “abbandono” da parte<br />
del divino, in una prospettiva che esclude<br />
il momento della redenzione.<br />
Il percorso interpretativo di Vincenzo<br />
Vitiello si è snodato, a partire da Parmenide<br />
e Plotino, attraverso il pensiero trinitario<br />
e la riflessione intorno alla prova<br />
ontologica - da Anselmo a Kant -, nell’intento<br />
di ricostruire il divenire delle<br />
relazioni tra l’eterno e il tempo, l’essere<br />
e il male, all’interno di una lettura del<br />
Nuovo Testamento al di fuori del canone<br />
paolino.<br />
Secondo Vitiello l’esperienza cristiana<br />
del tempo, nella misura in cui risulta<br />
estranea all’idea della redenzione, si<br />
sottrae all’alternativa tra la circolarità o<br />
ciclicità greca, di cui Nietzsche è l’ultimo<br />
grande assertore, e la linearità ebraica,<br />
che alimenta un pensare a sfondo<br />
escatologico, sino a Derrida. All’opposto,<br />
la concezione pagana del tempo consiste<br />
nell’esperire l’attualità come ethos<br />
che l’uomo abita e nel quale agisce. Il<br />
mondo greco, ha osservato Vitiello, perviene<br />
con Parmenide alla rappresentazione<br />
dell’Essere come uno e immobile,<br />
che destituisce di senso le mere datità<br />
della molteplicità e del movimento. La<br />
metafisica di Plotino tenta di racchiudere<br />
insieme i due lati della relazione tra<br />
l’Uno e le cose: il lato della differenza<br />
ontologica tra ciò che è positività assoluta<br />
e l’esistente, in sé negativo e strutturalmente<br />
“male”, e il lato dell’unitarietà<br />
del reale, per cui l’essere che è nel<br />
mondo è l’Uno stesso.<br />
In tale contesto problematico, ha sottolineato<br />
Vitiello, il cristianesimo storico,<br />
di matrice paolina, introduce la concezione<br />
della creatio ex nihilo e, soprattutto,<br />
quella del Dio-amore. Mentre la divinità<br />
greca è perfetta perché racchiusa in<br />
sé e muove con indifferenza le cose solo<br />
62<br />
come oggetto d’amore, il Dio annunziato<br />
nei Vangeli, proprio in quanto costitutivamente<br />
amore, appare compromesso<br />
con il mondo nel pretendere di tenere<br />
insieme l’assolutezza divina e la creazione<br />
del finito nell’unicità-trinità di Dio.<br />
Tuttavia, ha fatto notare Vitiello, il pensiero<br />
trinitario può aprirsi ad un esito<br />
diverso, nel quale Padre e Figlio, invece<br />
di comporsi in unità, risultano coinvolti<br />
in una “relazione irrelante”, in cui ciascuno<br />
dei due termini è nell’altro come<br />
possibilità che questo non sia. Che il<br />
Figlio sia coeterno al Padre, come suggerisce<br />
Agostino nel De trinitate, non<br />
significa altro, secondo Vitiello, che l’Essere,<br />
nella sua infinità, contiene la possibilità,<br />
così come l’impossibilità, che il<br />
Figlio sia, senza esserne, però, causa in<br />
senso attivo. È vero invece che la seconda<br />
persona della trinità, in quanto principio<br />
della creazione, affetta l’“Uno in<br />
uno”, imponendogli la separazione dal<br />
male e incrinando così quella dimensione<br />
di assolutezza primaria, propria di ciò al di<br />
là del quale non c’è altro, e che può dirsi<br />
solo di Dio “prima” della creazione.<br />
Si tratta, in altri termini, di riconoscere<br />
nel Figlio la cruciale affezione del Padre<br />
come causa necessaria, ma non sufficiente,<br />
e la cui origine, ovvero il suo<br />
venire all’essere da uno stato di mera<br />
possibilità, rimane profondamente enigmatico.<br />
Emerge qui, ha sottolineato Vitiello,<br />
il carattere ontologicamente paradossale<br />
di quella “relazione irrelante”<br />
che lega due termini, per cui essa si dà in<br />
due opposte configurazioni, l’essere del<br />
Figlio nel Padre e l’essere di questo in<br />
quello, con la possibilità, per ciascuno,<br />
di capovolgersi nell’opposto. In tale cristianesimo<br />
anti-escatologico l’esistenza<br />
è esperita nella dimensione dell’“essere<br />
stato abbandonato”, che il Cristo grida<br />
nell’ora nona, ovvero del poggiare del<br />
creato solo sull’indifferenza di un Diopadre,<br />
in cui è la suprema minaccia. Ne<br />
deriva, per l’uomo, un relazionarsi al<br />
presente e al tempo stesso un restarvi<br />
sospeso fra il mero fatto della creazione<br />
e la sua negazione: di fronte al fondarsi<br />
ultimo delle cose su nient’altro che sul<br />
loro “poter non essere più”, il pensiero<br />
resta impotente.<br />
Sul piano morale, Vitiello rifiuta di assegnare<br />
una valenza regolativa al principio<br />
di speranza e riflette invece sulla<br />
libertà come incondizionatezza propria<br />
di ciò che è sottratto alla sequenza dei<br />
fenomeni ordinati secondo il “prima” e<br />
il “poi”; uno stato che si dà per l’uomo,<br />
in quanto ente finito, solo nella forma di<br />
una doverosità opposta alle inclinazioni<br />
naturali. Nella prospettiva di un cristianesimo<br />
“senza redenzione”, ciò non significa<br />
che non vi è scelta tra il bene e il<br />
male; ancor di più, che la libertà è per la<br />
creatura solo una possibilità, la cui attuazione<br />
non è da nulla garantita e resta<br />
essa stessa sospesa sul proprio non esse-
e. E tuttavia la coscienza della libertà si<br />
accompagna ad una compiacenza di sé<br />
che appartiene all’uomo in quanto si<br />
scopre, pur nella messa in opera del<br />
male, più del male stesso. L.S.<br />
Dio nella teologia<br />
del Novecento<br />
Dal 4 al 7 marzo 1996, Bruno Forte ha<br />
tenuto un seminario dal titolo: “DIO<br />
NELLA TEOLOGIA DEL NOVECENTO”, soffermandosi<br />
su Karl Barth, Rudolf Bultmann<br />
e Karl Rahner, artefici della svolta<br />
compiuta in campo teologico nel<br />
XX secolo.<br />
Il XX secolo, ha esordito Bruno Forte,<br />
deve essere compreso fra lo scoppio della<br />
prima guerra mondiale e il 1989, anno in<br />
cui, con la caduta del muro di Berlino, si<br />
concretizza la fine del socialismo reale. Il<br />
Novecento, come “secolo breve”, che si<br />
brucia nella celerità del tempo storico, si<br />
contrappone, significativamente, alla lunga<br />
stagione ottimistica dell’Ottocento, dominata<br />
dal positivismo scientifico, dal culto<br />
del progresso e dal grande sistema hegeliano,<br />
oltre che dalla teologia liberale e<br />
schleiermacheriana<br />
Nell’agosto del 1914, ha osservato Forte,<br />
Karl Barth matura quella svolta radicale<br />
che gli consentirà di abbandonare la teologia<br />
liberale e di mostrare la vera identità di<br />
Dio, che non è solo consolazione della<br />
coscienza di un’anima pia, ma è impossibile<br />
possibilità, è sovrano, è sconosciuto, è<br />
totalmente altro. La svolta di Barth è evidente<br />
nella seconda edizione del commento<br />
all’Epistola ai Romani di San Paolo<br />
(1922) e si attua attraverso la lettura della<br />
Scrittura (in primis Paolo), di Lutero, Calvino,<br />
Kant, Dostoevskij. Testimoniando la<br />
crisi del tempo storico, oltre che della coscienza,<br />
l’Epistola segna una svolta epocale,<br />
opponendo ad una teologia del sì, conciliante<br />
e fiduciosa, una teologia del no, della<br />
rottura, della crisi nei confronti del mondo<br />
borghese, che fa di Barth l’apologeta del<br />
baratro, del non riducibile a sistema, dell’appello<br />
alla scoperta di un Dio sconosciuto:<br />
per Barth non esiste sicurezza umana (in<br />
positivo = passione ideologica; in negativo<br />
= abbandono nichilista) che possa essere<br />
anteposta a Dio.<br />
Al deus dixit barthiano, ha fatto notare<br />
Forte, i giovani leoni della teologia degli<br />
anni Venti oppongono la continuità con il<br />
moderno. Rudolf Bultmann, anzitutto, non<br />
ripudia l’eredità liberale ma esalta, anzi,<br />
l’autonomia del pensiero umano. In accordo<br />
con Barth, egli condanna le ideologie<br />
che dispensano l’uomo dalla fatica del pensiero,<br />
ma rivendica il protagonismo del<br />
soggetto umano in nome della sola fides,<br />
intesa non come negazione dell’uomo (in<br />
senso luterano), ma come esaltazione del-<br />
CONVEGNI E SEMINARI<br />
l’uomo libero di abbandonarsi alla fede, al<br />
rischio, alla scelta, in quanto è nel momento<br />
dell’incontro tra l’uomo vivente e il Dio<br />
vivente che l’individuo dà senso ai suoi<br />
giorni. In questo, ha sottolineato Forte,<br />
Bultmann viene accusato da una parte di<br />
ridurre Dio all’uomo, inglobando la teologia<br />
nell’antropologia, dall’altra di propagandare<br />
una teologia della solitudine, in<br />
cui l’uomo è solo di fronte alla decisione.<br />
Diversamente, in Karl Rahner la teoria<br />
della potentia oboedentialis cerca di conciliare<br />
il primato del trascendente con lo<br />
spirito della modernità. Nell’antropologia<br />
trascendentale di Rahner, ha rilevato Forte,<br />
l’uomo è infatti costitutivamente ansia, ricerca,<br />
domanda; è potenza obedenziale, è<br />
una creatura aperta in direzione dell’evento<br />
innovante dell’auto-comunicazione di<br />
Dio nella parola, e la sua felicità può nascere<br />
solo dall’incontro tra la propria autotrascendenza<br />
e l’auto-comunicazione di<br />
Dio. Anche in Rahner il no all’ideologia è<br />
netto, come in Barth e Bultmann; per Rahner<br />
infatti l’uomo può venire a compimento<br />
solo con la cristologia trascendente.<br />
L’ideologia rahneriana esalta una fede senza<br />
garanzie, come perdutamente andare<br />
verso l’altro affidandovisi, come sollecitazione<br />
della ragione a oltrepassare la sua<br />
soglia.<br />
Affrontando successivamente il tema dell’éschaton,<br />
Forte ha preso in esame la concezione<br />
di Barth della veritas in spe, non in<br />
re, nel suo arrendersi alla potenza del Dio<br />
sconosciuto. L’éschaton viene riaffermato<br />
anche da Bultmann, che esalta l’autonomia<br />
della dignità umana e considera la<br />
predicazione di Gesù annuncio escatologico.<br />
Con la rottura di Barth e l’esaltazione<br />
umana di Bultmann, ha precisato Forte, si<br />
profila nel Novecento la teoria della speranza,<br />
in cui l’éschaton è pensato come<br />
avvento e la sua incidenza sulla condizione<br />
umana è vista come altro aspetto del venire<br />
a noi di Dio. Si tratta del pensiero di J.<br />
Moltmann, per il quale l’éschaton è la<br />
dimensione che pervade tutta la parola della<br />
fede, facendo divenire la teologia e lo<br />
stesso cristianesimo pensiero della speranza.<br />
L’ultimo passo sul terreno dell’éschaton,<br />
ha osservato Forte, è compiuto da E.<br />
Bloch, per il quale la speranza, che a prima<br />
vista sembrerebbe una categoria teologica,<br />
non è altro che una proiezione dell’uomo,<br />
una struttura anticipante della coscienza. Il<br />
Deus absconditus, oggetto della speranza,<br />
non è altro, per Bloch, che l’uomo absconditus,<br />
l’abisso che è nel profondo di ogni<br />
essere umano. Il principio speranza è perciò<br />
una struttura dell’antropologia, dal<br />
momento che l’uomo è sempre incompiuto,<br />
aperto ad una potenzialità irrisolta e non<br />
espressa.<br />
Per quanto riguarda l’esperienza della grazia,<br />
Forte ha analizzato il pensiero di Dostoevskij<br />
e di Henry de Lubac. Nell’uomo<br />
dostoevskijano agisce secondo Forte una<br />
logica “dei doppi pensieri”, in base alla<br />
quale ogni affermazione è trapassata dalla<br />
63<br />
sua negazione. Così, in Dostoevskij la questione<br />
dell’infinito dolore che sovrasta la<br />
terra si risolve solo pensando al Dio della<br />
croce, abbandonato e spezzato; il duplice<br />
atteggiamento dell’uomo dinanzi al dolore<br />
(vittimismo o fuga da se stesso) si risolve in<br />
un atto coraggioso, soggettivo, e l’ossimoro<br />
di una concezione della bellezza come salvezza<br />
e come dannazione si risolve considerando<br />
la bellezza come trascendente, come<br />
speranza. In Henry de Lubac, ha fatto invece<br />
notare Forte, l’uomo è fatto per Dio, è<br />
nostalgia di Dio, è attesa, è ferita che attende<br />
il balsamo dell’incontro; ma Dio è libero e<br />
gratuito e si comunica all’uomo secondo tali<br />
qualità. Attraverso l’affermazione del Dio<br />
vivente e dell’uomo vivente, viene affermata<br />
la gratuità, la sorpresa della grazia che<br />
rende manifesto Dio, il novum che gratuitamente<br />
si auto-comunica all’uomo. R.S.<br />
Storia filosofica del razzismo<br />
Dall’8 al 12 gennaio 1996, Alberto Burgio<br />
ha tenuto un ciclo di incontri sul<br />
tema: “PER UNA STORIA FILOSOFICA DEL<br />
RAZZISMO”, con l’obiettivo di esplorare<br />
quei fenomeni socio-politici che possono<br />
essere ricompresi in una categoria<br />
unitaria che ha nel razzismo il suo<br />
carattere distintivo.<br />
In apertura del seminario, Alberto Burgio<br />
ha spiegato la necessità di una “storia<br />
filosofica del razzismo”, sottolineando<br />
l’opportunità di muovere da una definizione<br />
di razzismo come «insieme di ideologie<br />
caratterizzate dalla trascrizione, in<br />
chiave naturalistica, di differenze da sempre<br />
storicamente e socialmente determinate».<br />
Di fatto, molteplici sono i conflitti<br />
tra razze diverse che alimentano vivaci<br />
discorsi sul razzismo. Tuttavia, un fenomeno<br />
multiforme come il razzismo è<br />
sempre attraversato da elementi comuni:<br />
uno di questi è dato dal fatto che in<br />
tutti i diversi fenomeni di tal genere si<br />
riconosce valore alle differenze che sono<br />
proprie dei vari soggetti che vengono tra<br />
loro in rapporto o in conflitto, al fine di<br />
produrre, sulla base proprio di queste<br />
differenze, delle gerarchie tra singoli o<br />
tra gruppi. Questo aspetto ha avuto inizio<br />
nel periodo di massimo sviluppo ed<br />
espansione della modernità, quale il<br />
XVIII secolo. Proprio l’Illuminismo,<br />
infatti, propugnando una progressiva elevazione<br />
della figura umana e la contestuale<br />
proliferazione di interessi e spunti<br />
culturali, ha poi, d’altro lato, determinato<br />
una radicalizzazione delle forme di<br />
segregazione e sfruttamento di alcune<br />
categorie di soggetti. Questa prassi consapevole<br />
della valorizzazione delle differenze,<br />
che è poi l’essenza propria del<br />
razzismo, è, secondo Burgio, un’ideologia<br />
di puro stampo borghese in quanto,
così inteso, il fenomeno razzista ammette<br />
la negazione di princìpi universalistici.<br />
In realtà, uno dei lati oscuri della<br />
modernità è rappresentato proprio dal<br />
fatto che essa, nonostante il continuo<br />
sviluppo e la tendenza a progredire, produce,<br />
su di un versante meno illuminato,<br />
quelle barriere che, innalzandosi tra soggetti<br />
diversi, finiscono per discriminarli.<br />
In tal senso, ha notato Burgio, il diverso<br />
colore della pelle fu, di fatto, notato e<br />
usato quale elemento di distinzione solo<br />
quando si ritenne ormai necessario individuare<br />
un criterio distintivo per quei<br />
soggetti che andavano necessariamente<br />
discriminati.<br />
Il momento somatico sarebbe dunque<br />
sorprendentemente successivo ad una<br />
originaria discriminazione già avvenuta<br />
in base al ruolo marginale di talune categorie<br />
di soggetti, come nel caso della<br />
schiavitù che, dopo il suo avvento, mise<br />
a nudo la necessità di distinguere gli<br />
schiavi, proprio quando maggiore era<br />
l’espansione di teorie e princìpi universalistici.<br />
Estendendo a tutti la coscienza<br />
di sentirsi uomini, la schiavitù, che fino<br />
ad allora non aveva rappresentato un<br />
problema, ora necessita di cause giustificative<br />
elaborate da teorie che tendono<br />
a riconoscere più significati, diversi tra<br />
loro, al termine “uomo”, originariamente<br />
sinonimo di una categoria unitaria.<br />
Il razzismo nazista, ha osservato Burgio,<br />
con la sua coda italiana durante il ventennio<br />
fascista, emerse in Germania nell’ambito<br />
di una ben difficile e tumultuosa<br />
convivenza fra due razze contrapposte,<br />
il problema della comunicazione fra<br />
ebrei e nazisti; per sottolineare la segregazione<br />
nella quale intendevano relegare<br />
gli ebrei, i tedeschi elaborarono un<br />
linguaggio minore, molto più limitato e<br />
residuale, per comunicare con gli esclusi.<br />
D’altra parte è innegabile che la Germania<br />
nazista dovette fare i conti con<br />
l’ingombrante tradizione culturale degli<br />
ebrei, che si temeva contaminasse la<br />
purezza e il presunto carattere elitario<br />
della cultura germanica; ecco perché al<br />
puro razzismo biologico si affiancò un<br />
tipo di selezione culturale che doveva<br />
impedire che gli ebrei influenzassero<br />
con la loro presenza la tradizione giuridica<br />
e culturale tedesca.<br />
Queste stesse osservazioni, ha sottolineato<br />
Burgio, possono essere trasposte nel nostro<br />
paese e avvicinate al fascismo. Parte della<br />
moderna storiografia, tra cui lo stesso De<br />
Felice, sostiene di fatto che il fascismo in<br />
Italia non riuscì a concepire un razzismo<br />
autonomo e convinto, ma semplicemente<br />
una soggezione ideologica del movimento<br />
italiano rispetto a quello del più potente<br />
alleato tedesco. Secondo Burgio è da imputare<br />
invece agli uomini del regime lo sforzo,<br />
peraltro non dissimulato, di creare le basi di<br />
un netto differenzialismo, testimoniato da<br />
una fiorente produzione di letteratura antropologica<br />
evidentemente razzista. R.de C.<br />
CONVEGNI E SEMINARI<br />
Sull’intelletto<br />
Dal 19 al 23 febbraio 1996, Alessandro<br />
Ghisalberti ha tenuto un seminario sul<br />
tema: “INTERPRETAZIONI DELL’INTELLETTO<br />
NELLA FILOSOFIA DEL SECOLO XIII”, mostrando<br />
come la riflessione medievale sull’intelletto<br />
costituisca una chiave d’accesso<br />
fondamentale per la comprensione<br />
di uno dei momenti filosoficamente<br />
più vivi della civiltà cristiana<br />
occidentale.<br />
Il tema dell’intelletto acquista una speciale<br />
importanza nella speculazione del secolo<br />
XIII, quando, sul comune terreno della<br />
filosofia aristotelica, si scontrano le culture<br />
arabo-islamica e latino-cristiana. I prodromi<br />
di un tale interesse, ha osservato Alessandro<br />
Ghisalberti, si rintracciano originariamente<br />
nell’opera di Aristotele (De<br />
anima, III 5 430a 10), dove, potremmo<br />
dire, vengono poste le basi psicofisiologiche<br />
del processo della conoscenza. Analizzando<br />
la funzione intellettiva dell’anima<br />
umana, Aristotele distingue un intelletto<br />
potenziale, che ha la potenzialità di essere<br />
di tutti gli oggetti della conoscenza, da un<br />
intelletto attuale, che tutti li produce; il<br />
processo del conoscere si determina come<br />
azione dell’intelletto attivo su quello passivo,<br />
dove l’intelletto attivo è impassibile,<br />
separato, senza mescolanza e, esso solo,<br />
immortale ed eterno.<br />
I principali testimoni della tradizione aristotelica<br />
sono stati identificati da Ghisalberti,<br />
tra gli antichi commentatori greci, in<br />
Alessandro di Afrodisia (sec. II-III) e Temistio<br />
(sec. IV); tra i commentatori arabomedievali<br />
si deve invece tener conto, nelle<br />
loro interrelazioni reciproche, delle concezioni<br />
di Al-Farabi (sec. IX), Avicenna (sec.<br />
X) e Averroè (sec. XII). Nel secolo XIII,<br />
attraverso le versioni dal greco e dall’arabo<br />
delle opere di Aristotele e dei suoi commentatori,<br />
la speculazione araba si trapianterà<br />
sul terreno della cultura dell’Occidente<br />
latino, dove darà vita a originali fenomeni<br />
di sincretismo. Il primo sintomo dell’incontro<br />
dell’aristotelismo arabo con elementi<br />
dottrinali di ascendenza agostiniana,<br />
ha osservato Ghisalberti, è rappresentato<br />
da un movimento di pensiero della prima<br />
metà del secolo XIII, che Étienne Gilson,<br />
lo storico francese della filosofia medievale,<br />
ha indicato con l’espressione di “agostinismo<br />
avicennizzante”. Come esempio di<br />
questa originale commistione di dottrine<br />
valga l’opera di Giovanni de la Rochelle<br />
(1238-45), che fuse insieme la dottrina<br />
della distinzione dell’intelletto in<br />
agente e passivo con la gnoseologia agostiniana<br />
imperniata sul concetto dell’illuminazione<br />
divina.<br />
Successivamente, nei primi decenni della<br />
seconda metà del secolo (1250-1270), ha<br />
proseguito Ghisalberti, si affermerà una<br />
forma più evoluta e matura di aristotelismo:<br />
la scuola dell’“averroismo latino” o<br />
“aristotelismo radicale”, il cui caposcuola<br />
64<br />
fu Sigieri di Brabante (1266-1277), secondo<br />
il quale si poteva giungere, attraverso<br />
l’uso della ragione, a conclusioni ad un<br />
tempo filosoficamente vere e teologicamente<br />
false, diverse dalle verità rivelate<br />
dalla Scrittura e dalla tradizione teologica.<br />
Così, se da un lato si doveva riconoscere<br />
che la dottrina averroista dell’unicità dell’intelletto<br />
possibile risultava, alla luce della<br />
ragione, filosoficamente inconfutabile, dall’altro<br />
il dogma scritturale dell’immortalità<br />
dell’anima individuale doveva in fide<br />
essere creduto vero. Secondo Alberto<br />
Magno, invece, la supposizione dell’esistenza<br />
di un unico intelletto possibile è<br />
insufficiente per spiegare la conoscenza<br />
del singolo uomo mediante concetti universali<br />
presenti in un intelletto separato. Da<br />
qui, ha notato Ghisalberti, la necessità di<br />
postulare, sul piano gnoseologico, un’unione<br />
sostanziale tra intelletto e individuo.<br />
Ammettere l’esistenza di un intelletto separato<br />
significa per Tommaso d’Aquino<br />
muoversi in un orizzonte speculativo platonico<br />
e non aristotelico, per il quale, invece,<br />
l’anima è forma del corpo, e in quanto<br />
tale è parte inscindibile della sostanza sinolica.<br />
In realtà, ha sottolineato Ghisalberti,<br />
la concezione aristotelica dell’anima quale<br />
forma del corpo era condivisa da Averroè,<br />
ma con la differenza importante che mentre<br />
l’anima vegetativa e quella sensitiva sono<br />
forme del corpo a pieno titolo, l’anima<br />
intellettiva è invece forma del corpo solo<br />
equivocamente, in senso traslato, data l’impossibilità<br />
strutturale per una sostanza intellettiva<br />
separata di unirsi ad un corpo<br />
come forma. Da queste considerazioni discende,<br />
per Tommaso, la collocazione dell’anima<br />
al confine tra gli esseri corporei e<br />
incorporei, essendo ad un tempo sostanza<br />
incorporea e forma di un corpo. Per intendere<br />
come una sostanza spirituale, quale<br />
l’anima intellettiva dell’uomo, si possa unire<br />
ad un corpo pur mantenendo una forma di<br />
sussistenza, Tommaso si valse di uno scritto<br />
particolare che circolava con il nome di<br />
Liber de causis, che secondo Ghisalberti,<br />
come Tommaso stesso dimostrò, rappresenta<br />
una silloge di testi del filosofo neoplatonico<br />
Proclo (sec. V). Questo breve<br />
scritto consentiva, in effetti, di fondere<br />
istanze della metafisica plotiniana con quelle<br />
dell’ontologia aristotelica: l’anima intellettiva,<br />
pertanto, è da un lato, aristotelicamente,<br />
forma del corpo, dall’altro, neoplatonicamente,<br />
partecipe di un elemento,<br />
per il quale conosce e vuole, che non comunica<br />
con il corpo.<br />
Nell’ambito dell’aristotelismo radicale del<br />
XIII secolo, ha proseguito Ghisalberti, un<br />
altro fecondo sviluppo della speculazione<br />
sull’intelletto è rappresentato dalla dottrina<br />
della felicità mentale, secondo cui l’uomo<br />
realizza la felicità nell’esercizio dell’attività<br />
intellettuale. Significativi a questo<br />
riguardo sono Boezio di Dacia, attivo a<br />
Parigi nel periodo di Sigieri (1270-1277), e<br />
Giacomo da Pistoia, filosofo di formazione<br />
medica, che agì in Italia verso la fine del
secolo (1290-1300). Entrambi distinguono<br />
tra una felicità terrena, conseguibile attraverso<br />
l’esercizio del filosofare, vero coronamento<br />
dell’attività intellettuale, e una<br />
felicità eterna, oggetto dell’impegno teologico.<br />
Accanto a costoro merita particolare<br />
rilievo, secondo Ghisalberti, Giovanni di<br />
Jandun, che tra le attività animiche distingue<br />
la funzione di forma sostanziale dell’anima<br />
cogitativa; un elemento che, nel<br />
processo dell’intellezione, si connette all’attività<br />
dell’anima intellettiva separata,<br />
aprendo l’accesso alla conoscenza superiore<br />
delle sostanze separate e di Dio, cui<br />
conseguirebbe il possesso della felicità. La<br />
felicità, quale fine ultimo dell’uomo, lo è<br />
propriamente anche dello Stato, dove la<br />
felicità speculativa del singolo, a cui spetta<br />
la virtù della sapienza, subordina a sé quella<br />
pratica dello Stato, a cui spetta quella<br />
della prudenza.<br />
Venendo al delicato dominio della mistica,<br />
Ghisalberti ha rilevato come Alberto Magno<br />
distingua un intelletto di natura divina<br />
e separata e, per spiegare il processo di<br />
congiunzione dell’anima a Dio, impieghi il<br />
concetto dell’intelletto acquisito (intellectus<br />
adeptus), per il quale l’uomo si innalza<br />
alla conoscenza delle intelligenze superiori,<br />
preludio dell’ascesi mistica, in cui l’intelletto<br />
realizza la condizione di intellectus<br />
assimilatus, attuando pienamente la sua<br />
natura divina. La mistica albertina, secondo<br />
Ghisalberti, va intesa nel senso della<br />
teologia mistica, ugualmente lontana da<br />
ogni forma sentimentalistica e da ogni pretesa<br />
di conoscenza totalizzante della realtà;<br />
una mistica che rimanda alla scuola domenicana<br />
renana e, particolarmente, alla figura<br />
di Meister Eckhart, per il quale intelletto<br />
è luce divina che, sostanzializzandosi,<br />
conferisce all’uomo la possibilità di essere,<br />
vivere, intelligere. Secondo le diverse proprietà<br />
dell’anima, esso è indipendente da<br />
spazio e tempo, identico a sé, puro, operante<br />
in sé, immagine; la sua natura è increata<br />
e increabile, come tale; è il tempio di Dio<br />
che accoglie Dio stesso nella sua nudità,<br />
privo dei veli dell’essere e della bontà,<br />
spoglio di tutti i nomi e le determinazioni.<br />
La via beatifica si delinea quindi in Eckhart<br />
come via all’intelletto di luce, realizzantesi<br />
attraverso un processo di ritorno a sé (reditio),<br />
in quanto spoliazione, denudamento,<br />
disvelamento del fondo dell’essere. P.A.<br />
Il pensiero politico nel Seicento<br />
Dal 4 all’8 marzo 1996, Jean Robert<br />
Armogathe ha tenuto un seminario dal<br />
titolo: “IL PENSIERO POLITICO NEL SEICENTO”,<br />
mostrando attraverso l’analisi delle<br />
concezioni di vari pensatori del tempo<br />
come lo Stato moderno, nella sua costruzione,<br />
abbia preso a modello la<br />
Chiesa nella sua organizzazione e nella<br />
sua codificazione.<br />
CONVEGNI E SEMINARI<br />
Jean Robert Armogathe ha iniziato con<br />
l’individuare il fondamento delle teorie<br />
politiche dello Stato moderno nei trattati<br />
sull’“ecclesiologia” riconducibili al concetto<br />
teologico della Chiesa come societas<br />
perfecta, dei quali Cajetano è l’autore<br />
più importante. Armogathe ha sottolineato<br />
l’importanza del dibattito fra<br />
Cajetano e i gallicani. Confutando le tesi<br />
gallicane per cui il papa possiede solo il<br />
dominium ministeriale, non la potestas,<br />
Cajetano, nei suoi scritti Auctoritas Papae<br />
et Concilii seu Ecclesiae Comparata<br />
(1511) e Apologia (1514), sostiene<br />
che la Chiesa ha origine divina e che,<br />
pertanto, anche il ministero di Pietro ha<br />
origine divina. Questo passaggio dal diritto<br />
canonico alla teologia politica comporta<br />
la natura assolutistica del potere<br />
del papa, dato che la Chiesa trae origine<br />
direttamente dalle Sacre Scritture e non<br />
dalla legge. Sul passaggio di Cajetano<br />
dalla teologia politica al pensiero politico<br />
laico, il pensiero politico gallicano<br />
del Seicento costruisce una teoria del<br />
potere assoluto del sovrano che trae le<br />
sue argomentazioni per simmetria dall’argomentazione<br />
usata da Cajetano per<br />
difendere la Chiesa e la monarchia pontificia.<br />
Armogathe ha proseguito l’analisi del<br />
pensiero politico del Seicento affrontando<br />
il legame intellettuale che unisce Bellarmino,<br />
Sarpi e Hobbes e mostrando in<br />
particolare come, indirettamente, il pensiero<br />
politico del terzo sia stato influenzato<br />
dal secondo. Armogathe ha fatto<br />
rilevare che il primo punto in comune ai<br />
tre è l’analisi delle Sacre Scritture. Nell’interpretare<br />
i passi 17 e da 8 a 12 del<br />
Deuteronomio sui giudici leviti in Israele,<br />
Bellarmino dice, nelle Controversie,<br />
che il papa ha il diritto di stabilire un<br />
corpus di leggi civili; per Sarpi questo<br />
potere è stato dato da Dio al popolo;<br />
Hobbes, nel Leviatano, sostiene che il<br />
sommo sacerdote solo in quel tempo<br />
aveva potere civile e, pertanto, solo allora<br />
poteva nominare i giudici. Pur essendo<br />
d’accordo nel voler limitare il potere<br />
del papa, ha sottolineato Armogathe, Sarpi<br />
e Hobbes differiscono per il fatto che<br />
il primo insiste sul limite che l’insegnamento<br />
di san Paolo e il Concilio di Gerusalemme<br />
hanno posto al potere ecclesiastico,<br />
il secondo, come Bellarmino, pensa<br />
al potere ecclesiastico come assoluto,<br />
ma a differenza di questi ritiene che il<br />
potere assoluto si sia trasferito al sovrano<br />
civile. Hobbes e Sarpi convergono<br />
anche sull’interpretazione dell’Apocalisse,<br />
poiché entrambi pensano a un’escatologia<br />
conseguente; inoltre, nella costruzione<br />
politica di entrambi, grande<br />
importanza è data alla teologia della<br />
doppia alleanza.<br />
Proseguendo la sua analisi, Armogathe<br />
ha parlato della politica dei gesuiti e dei<br />
due tipi di insegnamento della Compagnia<br />
abitualmente distinti, ma insepara-<br />
65<br />
bili: la filosofia politica da una parte, la<br />
“morale pratica” dall’altra. I gesuiti considerano<br />
la teoria dello Stato indivisibile<br />
dal governo delle coscienze individuali,<br />
pertanto loro precipuo compito è la direzione<br />
spirituale di prìncipi e sovrani.<br />
Armogathe ha quindi ricostruito i più<br />
salienti fatti storici che determinarono la<br />
cacciata dei gesuiti dalle più importanti<br />
corti europee, e soprattutto si è soffermato<br />
sulle teorie di alcuni pensatori della<br />
Compagnia, tra i quali Mariana e Suarez.<br />
Nel suo De rege et Regis Institutio<br />
(1599), Juan de Mariana espone la sua<br />
teoria sull’uccisione non solo del tiranno<br />
di usurpazione, ma anche del tiranno<br />
di esercizio. Accusata di istigare al tirannicidio,<br />
l’opera fu condannata e ritirata<br />
dalla circolazione subito dopo l’assassinio<br />
di Enrico IV. Tra il 1610 e il<br />
1613 Francisco Suarez redige il Defensio<br />
fidei contro Giacomo I d’Inghilterra,<br />
in cui sostiene che i re scomunicati dal<br />
papa possono “essere deposti o messi a<br />
morte dai loro sudditi”. Nei paesi cattolici,<br />
ha ricordato Armogathe, i gesuiti<br />
hanno contribuito alla formazione del<br />
potere personale del monarca, che viene<br />
organizzato sul modello di monarchia<br />
assoluta che si era dato la Compagnia.<br />
Figura importante del Seicento, ha continuato<br />
Armogathe, è Gaspare Scioppio,<br />
autore dell’Apologia di Machiavelli<br />
e dei Paedia politices (opera, questa, in<br />
cui non figura mai il nome del fiorentino,<br />
anche se tutto lo scritto ruota attorno<br />
a lui), il quale sostiene che l’uomo politico,<br />
secondo l’insegnamento di Machiavelli,<br />
deve ubbidire solo alla politica in<br />
quanto “scienza pubblica dell’utilità”;<br />
inoltre, sulla scia della tradizione ciceroniana,<br />
considera fine ultimo della politica<br />
il benessere della società civile. A<br />
differenza dei gesuiti, che proponevano<br />
una responsabilità personale del re,<br />
Scioppio propone la responsabilità dello<br />
Stato e quindi la responsabilità della<br />
funzione del principe e non della sua<br />
persona. Se le teorie dei gesuiti hanno<br />
portato avanti la nascita dell’assolutismo<br />
dello Stato moderno, il discorso<br />
machiavelliano dello Scioppio, ha evidenziato<br />
Armogathe, si pone in un certo<br />
senso come freno all’assolutismo monarchico<br />
dando nuova linfa alle forze<br />
alternative all’interno dello Stato stesso.<br />
A conclusione della sua analisi, Armogathe<br />
ha parlato del concetto di “gloria”<br />
e della sua secolarizzazione da Bellarmino<br />
a Spinoza. Attraverso la divinizzazione<br />
del sovrano, alla gloria di Dio si<br />
sostituisce la gloria del re; la gioia dei<br />
cortigiani si sostituisce alla beatitudine<br />
dei santi. P.S.
Memoria, oblio, perdono<br />
Dal 15 al 19 aprile 1996, Paul Ricoeur ha<br />
tenuto un ciclo di seminari sul tema:<br />
“MEMORIA, STORIA, PERDONO”, incentrando<br />
la sua riflessione sul rapporto critico<br />
fra storia e natura alla luce di due figure<br />
concettuali significative: l’oblio e il perdono.<br />
Al tema “L’AMORE DIFFICILE. IL PRO-<br />
BLEMA DELL’IDENTITÀ PERSONALE E L’ERME-<br />
NEUTICA DEL SÉ”, Ricoeur ha dedicato una<br />
conferenza, tenutasi presso l’Università<br />
Federico II di Napoli, a cui hanno<br />
preso parte, tra gli altri, G. Polara, G.<br />
Lissa, G. Cantillo, D. Jervolino, D. Gambarara,<br />
C. Penco.<br />
Chiedersi in che modo la storia , così come<br />
viene scritta dagli storici, interviene a titolo<br />
critico fra un eccesso e un difetto di memoria,<br />
ha esordito Paul Ricoeur, significa stabilire<br />
se sia legittimo parlare di memoria<br />
collettiva. Dal dilemma tra memoria individuale<br />
e collettiva si può uscire, secondo<br />
CONVEGNI E SEMINARI<br />
Nagasaki, il 10 agosto 1945, due giorni dopo il lancio della seconda bomba atomica<br />
Ricoeur, attraverso la nozione, elaborata da<br />
Husserl nella Quinta meditazione cartesiana,<br />
di personalità di rango superiore, con cui<br />
si determinano entità collettive derivate, che<br />
risultano da un processo secondo di oggettivazione<br />
degli scambi intersoggettivi, a cui<br />
per analogia si può attribuire un “noi” con le<br />
prerogative fondamentali di memoria. In<br />
quest’ottica la memoria collettiva viene considerata<br />
come raccolta di tracce lasciate dagli<br />
eventi.<br />
Sulla base dell’attribuzione del concetto di<br />
memoria agli individui e alle collettività, ha<br />
proseguito Ricoeur, si possono introdurre i<br />
concetti di “memoria storica” e “tempo storico”,<br />
elaborati da Koselleck, che parla di<br />
“spazio d’esperienza” e “orizzonte d’attesa”,<br />
dove per spazio d’esperienza intende<br />
l’insieme dell’eredità del passato, per cui<br />
non c’è spazio d’esperienza senza orizzonte<br />
d’attesa, mentre considera l’orizzonte di attesa<br />
irriducibile allo spazio d’esperienza; la<br />
dialettica fra questi due poli assicura così la<br />
dinamica della coscienza storica che a parti-<br />
66<br />
re dal sentimento di orientamento, nel passaggio<br />
del tempo, dà impulso all’orizzonte<br />
d’attesa che tocca lo spazio d’esperienza.<br />
Il passaggio dalla memoria alla storia, ha<br />
osservato Ricoeur, si realizza attraverso la<br />
mediazione operata dal “racconto”; si avranno<br />
pertanto “racconti di memoria” e “racconti<br />
storici”. Nei racconti di memoria il<br />
racconto ordinario si mette a servizio tanto<br />
della memoria-ripetizione quanto della memoria-ricostruzione;<br />
sul primo versante si<br />
collocano i racconti fissati dai riti sociali a<br />
carattere commemorativo, mentre sul versante<br />
della ricostruzione si pongono le operazioni<br />
di conformazione, di costruzione<br />
dell’intreccio, che dispongono in relazione<br />
fra loro, nello stesso tempo, la storia raccontata<br />
e i suoi protagonisti. La storia, ha proseguito<br />
Ricoeur, rompe con la memoria su un<br />
triplice paiano: documentario, esplicativo e<br />
interpretativo. Nel primo caso si ha a che fare<br />
con la storia che dipende da “fonti” per<br />
comprovare una evidenza documentaria; nel<br />
secondo entrano in gioco le pretese esplica-
tive della storia miranti a costituirne lo statuto<br />
di scientificità. Nel terzo caso, invece, si<br />
ha a che fare con il fenomeno della scrittura<br />
della storia, cioè della storiografia. Questi tre<br />
piani possono anche essere posti sotto i termini<br />
di: “ricerca”, “spiegazione” e “scrittura”.<br />
Per quanto riguarda il problema dell’oblio,<br />
ha continuato Ricoeur, a livello più profondo<br />
esso riguarda la memoria in quanto conservazione<br />
del ricordo, mentre a livello più<br />
superficiale esso riguarda la memoria in<br />
quanto rimemorazione. A livello profondo si<br />
incontrano due poli antagonisti: l’oblio inesorabile<br />
che si adopera a cancellare la traccia<br />
del vissuto e l’oblio dell’immemoriale che è<br />
l’oblio delle fondazioni. Progredendo dal<br />
livello più profondo a quello più superficiale<br />
s’incontra tutta una serie di forme dell’oblio<br />
che possono essere classificate come il passaggio<br />
dall’oblio passivo a quello attivo.<br />
Una di queste figure di oblio è quella denominata<br />
“oblio di fuga”, caratterizzata da un<br />
non voler sapere e da un non voler informarsi.<br />
L’“oblio selettivo” è importante per la<br />
costruzione dell’intreccio: infatti per narrare<br />
è opportuno tralasciare piccoli eventi<br />
ed episodi che non sono significativi ai fini<br />
del racconto.<br />
Il perdono, ha rilevato infine Ricoeur, è una<br />
forma di oblio attivo e pertanto contrario<br />
all’oblio passivo. Esso presuppone la mediazione<br />
della vittima che è l’unica abilitata<br />
all’atto del perdono. Da un punto di vista<br />
giudiziario, il perdono implica la “riabilitazione”<br />
di chi commette la colpa; a esso è<br />
riconducibile anche la grazia. L’amnistia,<br />
invece, ha un risvolto politico paragonabile<br />
a un’amnesia istituzionale; essa si comprende<br />
solo ai fini di una riconciliazione della<br />
nazione in cui l’istituzione invita a fare come<br />
se l’evento criminoso non avesse avuto luogo.<br />
Da un punto di vista semantico, ha precisato<br />
Ricoeur, il temine “perdono” è vicino al<br />
termine “dono”. Il comandamento di Gesù,<br />
«amate i vostri nemici», rompe con ogni<br />
calcolo e apre l’ispirazione di una nuova<br />
tipologia di scambio, quella secondo cui il<br />
nemico diventa amico. Il perdono difficile è<br />
quello che, in qualche modo, si riconnette<br />
alla fonte dei conflitti che richiedono con<br />
insistenza il perdono. G.B.C.<br />
Richiamando lo studio di D. Jervolino (Ricoeur.<br />
L’amore difficile, <strong>Studi</strong>um, Roma 1995),<br />
Ricoeur ha affrontato le difficoltà che il tema<br />
dell’amore genera sia nel linguaggio ordinario,<br />
sia nella trattazione filosofica. Nella<br />
pratica esistenziale l’amore rischia per lo più<br />
di essere confuso con le due componenti che<br />
si intrecciano in ogni fare umano, agire e<br />
patire. Tre atteggiamenti specifici sono interconnessi<br />
secondo Ricoeur in questa dialettica<br />
dell’agire e del patire: attestazione,<br />
sospetto, responsabilità. L’“attestazione” è<br />
la risposta positiva di un soggetto responsabile<br />
al dubbio esistenziale della propria incapacità<br />
di intervento nel mondo in cui si trova<br />
“gettato”, in opposizione alla minaccia di<br />
destabilizzazione rappresentata dal “sospetto”,<br />
sempre rinascente, di non-potere, di<br />
CONVEGNI E SEMINARI<br />
non-essere-capace. L’“attribuzione”, riconoscimento<br />
di una capacità di agire da<br />
parte di un terzo, è ciò che fa appello alla<br />
nostra “responsabilità” nei confronti di chi<br />
conta su di noi.<br />
Sull’interazione fra questi tre momenti, ha<br />
sottolineato Ricoeur, si fonda la costituzione<br />
di un soggetto responsabile, dalla quale dipende<br />
che qualcun altro possa continuare a<br />
contare su di lui. Il prezzo di tale costituzione<br />
è la rinuncia all’immediatezza dell’Io-sono,<br />
in favore di un’ermeneutica del sé, sviluppata<br />
attraverso l’analisi di quattro gradi fondamentali<br />
di capacità: poter parlare - poter<br />
agire - potersi raccontare - potersi assumere<br />
la responsabilità morale dei propri atti. Sul<br />
piano del linguaggio, il soggetto grammaticale<br />
si fa garante di ciò che afferma e di ciò<br />
che fa. Sul piano della praxis, l’affermazione<br />
“Io posso” viene presupposta come implicita<br />
in ogni segmento di qualsiasi fare intenzionale<br />
in quanto attestazione governata da un<br />
sapere non teoretico che è certezza soggettiva.<br />
Al racconto Ricoeur assegna una funzio-<br />
67<br />
Paul Ricoeur<br />
ne mediatrice fra capacità e incapacità umane.<br />
Dalle ceneri di una soggettività intesa<br />
come autocertezza immediata nasce la nozione<br />
di “identità narrativa”, riferita ad un<br />
soggetto modesto, ma tuttavia irriducibile,<br />
costretto a cercare il proprio sé attraverso le<br />
tracce mnestiche e i segni del proprio agire e<br />
del proprio patire. La struttura narrativa è la<br />
mediazione originaria della comunicazione<br />
verbale capace di dare forma - e quindi un<br />
senso intelligibile - ai frammenti di esperienza<br />
che costituiscono l’esistenza di ciascuno.<br />
Ma poter raccontare significa anche potere<br />
di raccontarsi e di strutturare la propria memoria;<br />
significa “configurare”, dare forma e<br />
senso ad un vissuto.<br />
La difficoltà dell’amore, ha concluso Ricoeur,<br />
nasce quindi dall’incapacità, dal nonpotere,<br />
che si annida in tutti gli aspetti del<br />
nostro agire. Tra libertà e determinismo, il<br />
soggetto umano deve mettere in atto una<br />
mediazione incessante: Da questo deriva la<br />
sua stessa responsabilità. Inoltre l’amore è di<br />
per sé sovversivo; rappresenta una “spropor-
zione” - per così dire - ontologica, che si<br />
oppone polarmente all’equilibrio della giustizia,<br />
la quale appartiene invece all’ordine<br />
tutto umano dello scambio. T.N.<br />
Dai presocratici a Platone<br />
Dall’8 al 12 gennaio 1996, Hans-Georg<br />
Gadamer ha tenuto un ciclo di seminari<br />
su “LA TEORIA ATOMISTICA DEI GRECI E LA<br />
SUA ATTUALITÀ”, mettendo in evidenza<br />
il rapporto significativo tra atomismo<br />
e scienza della natura e approfondendo<br />
anche altri ambiti tematici, tra cui<br />
in particolare la dialettica platonica.<br />
La nostra conoscenza dei presocratici,<br />
ha esordito Hans-Georg Gadamer, è<br />
mediata in primo luogo da Aristotele e<br />
dal suo commentatore Simplicio, in secondo<br />
luogo dalla tradizione dossografica.<br />
L’interpretazione storiografica di<br />
questi pensatori a opera di Aristotele, ha<br />
sottolineato Gadamer, non può che avvenire<br />
in funzione delle categorie aristoteliche.<br />
Premessa implicita di tutta la<br />
filosofia ionica è infatti che il fondamento<br />
dell’intero processo della natura<br />
sia una materia cosmica unica, soggetta<br />
a trasformazioni, da cui scaturiscono tutte<br />
le cose particolari e in cui tutte si risolvono:<br />
l’arché, che Talete identifica con<br />
l’acqua, Anassimene con l’aria e Anassimandro<br />
con l’infinito, l’apeiron. Tale<br />
interpretazione dell’arché come materia<br />
cosmica, contenente implicitamente la<br />
premessa dell’unitarietà del mondo, non<br />
prescinde, secondo Gadamer, dall’aristotelica<br />
causa materiale, hyle: deve esserci<br />
un ente che figuri come il movente,<br />
alla stessa stregua che deve esserci una<br />
hyle, perché possa venire generato un<br />
nuovo ente.<br />
Aristotele menziona Eraclito di Efeso,<br />
che per primo propone una riforma della<br />
vita pubblica, predicando quella legge<br />
dell’ordine che deve regnare tanto nella<br />
natura quanto nella vita umana. Secondo<br />
Gadamer, Eraclito deve la sua importanza<br />
al fatto che fu il primo a introdurre il<br />
concetto di anima come respiro, quindi<br />
come qualcosa che non è visibile, per cui<br />
le esperienze dell’anima della ragione,<br />
dell’immaginazione sono qualcosa di<br />
inosservabile. Eraclito pone come arché<br />
di tutte le cose il divenire come fuoco.<br />
Nel motto eracliteo «non possiamo immergerci<br />
due volte nella stessa acqua»,<br />
ha osservato Gadamer, non si può non<br />
rilevare la presenza del concetto di identità<br />
accanto a quello del divenire. Da ciò<br />
consegue che una tendenza dialettica non<br />
è estranea al pensiero di Eraclito, tendenza<br />
che lo avvicinerebbe a Zenone,<br />
fondatore della dialettica.<br />
Dopo aver menzionato Empedocle e la<br />
sua dottrina dei quattro elementi, ha os-<br />
CONVEGNI E SEMINARI<br />
servato Gadamer, Aristotele parla di<br />
Anassagora di Clazomene, il cui pensiero<br />
è da considerarsi senza dubbio una<br />
prima tappa verso il materialismo: secondo<br />
Anassagora esistono innumerevoli<br />
elementi, chiamati spermata (semina),<br />
detti da Aristotele “omeomerie”,<br />
dal cui incontro deriverebbe la nascita, e<br />
dalla cui separazione la morte, delle cose<br />
singole. Queste particelle, anche se mobili,<br />
non sono capaci di movimento autonomo,<br />
perciò Anassagora introduce un<br />
ente come causa del movimento: una<br />
materia-pensiero, definita nous. Sottolineando<br />
che Anassagora è il primo a isolare<br />
il nous da tutte le altre forme di enti<br />
che esistono, Gadamer ha messo in evidenza<br />
l’aspetto di percezione immediata<br />
di questa nozione: in quanto presenza<br />
dell’essere nella nostra percezione il nous<br />
rappresenta una forma di immediatezza<br />
dell’apparire dell’essere dell’ente.<br />
Secondo la tradizione tramandataci da<br />
Aristotele, gli Eleati assorbono tutto<br />
nell’unità dell’essere, che dichiarano<br />
“assolutamente immobile”, negando,<br />
oltre che la generazione e la corruzione,<br />
tutte le forme di movimento. L’essere di<br />
Parmenide coincide con la corporeità,<br />
la materialità (to pleon); “essere” e “occupare<br />
spazio” sono sinonimi. Questo<br />
duplice significato assegnato da Parmenide<br />
all’essere, per cui esso è ad un<br />
tempo “il pieno” e “la realtà”, conduce<br />
alla proposizione che “lo spazio vuoto<br />
non può essere”. Ora, ha osservato Gadamer,<br />
dato che la separazione delle cose,<br />
in virtù della quale esse si presentano<br />
come varietà e molteplicità, consiste nel<br />
loro essere separate mediante lo spazio<br />
vuoto, se il vuoto è irreale, anche la<br />
molteplicità e il movimento delle cose<br />
singole sono irreali. In questo senso l’eleatismo<br />
è acosmico: nel tutto-uno la verità<br />
delle cose è tramontata. Da Aristotele<br />
apprendiamo però che Leucippo e Democrito<br />
da Abdera pongono come reali<br />
il pieno e il vuoto: l’“essere”, o il “pieno”,<br />
sono ovviamente gli “atomi”, mentre<br />
il “non-essere”, o il “vuoto”, sono gli<br />
intervalli tra gli atomi. Nella dottrina<br />
dell’atomismo, ha rilevato Gadamer,<br />
l’unica qualità dell’essere è la “corporeità”,<br />
l’occupare spazio; per rendere<br />
intelligibile la pluralità delle cose e la<br />
vicenda del loro accadimento materiale<br />
viene posto, in luogo dell’unico corpo<br />
cosmico indifferente di cui parlava Parmenide,<br />
una pluralità di enti, gli “atomi”,<br />
separati tra loro da un non-ente, da<br />
qualcosa di incorporeo, lo spazio vuoto,<br />
al quale tuttavia deve attribuirsi una specie<br />
di essere, di realtà metafisica: l’illimitato,<br />
l’apeiron. Il movimento degli atomi<br />
è un movimento spontaneo senza principio<br />
e senza fine, come il loro essere.<br />
Nel libro IV della Fisica Aristotele critica<br />
la teoria del vuoto degli atomisti che<br />
fondano l’esistenza del vuoto sull’esistenza<br />
del movimento, in quanto non è<br />
68<br />
possibile che un solo oggetto si muova,<br />
qualora il vuoto esista. Dunque, continua<br />
Aristotele, o non c’è per natura alcuno<br />
spostamento in nessun luogo e per<br />
nessuna cosa, oppure, se questo c’è, non<br />
c’è affatto un vuoto. Secondo Gadamer<br />
la critica aristotelica al vuoto non è fondata,<br />
in quanto Democrito non intendeva<br />
il vuoto in senso matematico. Se l’atomismo<br />
dei greci ha un rapporto con la<br />
matematica, ha aggiunto Gadamer, questo<br />
rapporto non lo si può intendere nel<br />
senso moderno di Galileo e Newton. La<br />
matematica greca ha sempre una valenza<br />
ontologica; ne è un’esemplificazione la<br />
dottrina dei pitagorici, i quali identificavano<br />
le strutture matematiche con la realtà,<br />
per cui la natura era matematica; lo<br />
stesso Platone non è estraneo ad un orientamento<br />
matematico.<br />
Dell’insegnamento di Platone abbiamo<br />
notizia soltanto attraverso la critica aristotelica,<br />
di cui troviamo traccia nel primo<br />
libro della Metafisica. Secondo Gadamer,<br />
il punto di partenza della critica<br />
che Aristotele volge a Platone implica<br />
una sostanziale comunanza tra i due;<br />
come nel caso della conversione ai logoi,<br />
individuabile letterariamente nel<br />
Fedone platonico, dove Platone fa compiere<br />
a Socrate un radicale distacco dai<br />
metodi incontrollati di esplorazione e<br />
spiegazione della natura, propri dei presocratici.<br />
Tanto secondo Platone quanto<br />
secondo Aristotele, è il logos che dice<br />
l’“essere”; mentre a sostenere l’intero<br />
orientamento del pensiero e la formazione<br />
del concetto provvede, in Platone,<br />
l’essenza del numero, in Aristotele la<br />
natura del vivente. Il numero, ha rilevato<br />
Gadamer, rimane però in Platone soltanto<br />
un modello per il compito platonico<br />
del logos dell’essenza, non solo nel senso<br />
che l’eidos si presenta come l’unità<br />
del molteplice, ma anche nel senso che<br />
pure il logos dello stesso eidos, quindi il<br />
tentativo di dire ciò che costituisce sempre<br />
l’essenza unitaria di qualcosa, mira<br />
alla sintesi di molte definizioni eidetiche<br />
(definizioni essenziali) nell’unità di<br />
un’asserzione definitoria. La dottrina<br />
platonica dell’uno e del due indeterminato,<br />
riferita da Aristotele e da altri,<br />
doveva esprimere il convincimento che<br />
in nessuna unità del vedere e del dire è<br />
mai raggiungibile, mediante il logos, l’infinitudine<br />
delle possibili spiegazioni, la<br />
sola che renda possibile la piena verità.<br />
Secondo Gadamer, il significato di ciò si<br />
può comprendere soltanto in base al<br />
modello pitagorico, nel quale domina la<br />
convinzione fondamentale che, nonostante<br />
la varietà dei fenomeni, esiste una<br />
sorprendente esattezza di rapporti numerici<br />
puri, come dimostrano le armonie<br />
dei suoni e dell’ordine cosmico. Con<br />
Platone il sapere non è più possibile<br />
come sapiente annuncio della verità, ma<br />
si deve autenticare mediante l’intesa dialogica,<br />
mediante cioè l’illimitata dispo
nibilità a giustificare e a motivare tutto<br />
quello che si dice. La dialettica platonica,<br />
nella sua indubbia derivazione dal<br />
dialogo socratico, vive della forza intrinseca<br />
all’intesa dialogica, della partecipazione<br />
comprendente dell’altro e, a<br />
ogni passo del suo cammino, è sostenuta<br />
dall’accertato consenso dell’interlocutore.<br />
B.M.<br />
La scuola hegeliana<br />
Dall’8 all’11 gennaio 1996, Giovanni<br />
Bonacina ha tenuto un seminario dal<br />
titolo “LA SCUOLA HEGELIANA E GLI «ANNALI<br />
PER LA CRITICA SCIENTIFICA»”, con lo scopo<br />
di analizzare la genesi e la dissoluzione<br />
della scuola hegeliana in rapporto<br />
alla storia della rivista «Annali per la<br />
critica scientifica».<br />
Attorno a Hegel si era formata una cerchia<br />
ristretta di discepoli, il cui principale organo<br />
di diffusione erano gli «Annali per la<br />
critica scientifica», in cui Hegel stesso e gli<br />
hegeliani prendevano posizione sulle correnti<br />
di pensiero contrarie all’hegelismo.<br />
Nella convinzione che la Germania si trovasse<br />
all’epoca in una posizione di svantaggio<br />
rispetto agli altri paesi a causa dell’estremo<br />
particolarismo che caratterizzava<br />
ogni aspetto della società tedesca, la<br />
scuola hegeliana riteneva che la Germania<br />
dovesse riscattarsi dalla generale anarchia<br />
nella quale era precipitata attraverso un<br />
necessario processo di accentramento della<br />
cultura tedesca; di qui le accuse di dispotismo<br />
e settarismo che furono mosse alla<br />
scuola e in particolare a Hegel. In realtà, la<br />
creazione di una scuola rispondeva all’esigenza<br />
degli hegeliani di sottrarre potere<br />
alla vecchia aristocrazia tedesca, a cui imputavano<br />
la responsabilità del particolarismo<br />
politico-culturale della Germania.<br />
Gli «Annali» divennero così il terreno per<br />
ampie e interessanti discussioni sulla storia,<br />
la teologia e la filosofia. Dall’analisi di<br />
questi dibattiti Bonacina ha tratto elementi<br />
per individuare un preciso intento da parte<br />
degli hegeliani di affermare il predominio<br />
assoluto della filosofia sulle altre discipline.<br />
Le recensioni di Eduard Gans, K.L.<br />
Savigny, F. Guizot e H. Hallam, così<br />
come quelle di H. Leo su C. Schlosser,<br />
lasciano emergere una concezione della<br />
storia indissolubilmente legata alla filosofia<br />
contro una storiografia tedesca ostile<br />
alla filosofia in nome di un’insensata,<br />
quanto irrealizzabile, oggettività della<br />
storia. Storia autentica è solo quella che<br />
riesce a ricondurre il fatto storico ad un<br />
processo unitario, rappresentato dalla<br />
storia universale. Inseriti in questo modo<br />
in un progetto, i fatti non hanno valore in<br />
sé, ma acquistano significato solo in relazione<br />
alla realizzazione di questo progetto<br />
universale che, in quanto tale, può<br />
CONVEGNI E SEMINARI<br />
essere compreso solo attraverso le categorie<br />
logiche della ragione.<br />
Se per gli hegeliani la storia non può prescindere<br />
dalla filosofia, da questa non può<br />
prescindere la teologia. Negli interventi di<br />
Rosenkranz e Schleiermacher sugli «Annali»<br />
è possibile individuare il tentativo da<br />
parte degli hegeliani di liberare la religione<br />
da quell’esasperato soggettivismo nel quale<br />
era precipitata in epoca romantica, dove<br />
l’Assoluto aveva finito col perdere la propria<br />
oggettività fino al punto di esistere<br />
solo in funzione dell’io. La rinuncia alla<br />
conoscenza di Dio, alla quale il filosofo era<br />
approdato, aveva praticamente gettato l’uomo<br />
in una condizione di pietistico abbandono<br />
a Dio, allontanandolo dalla vita attiva.<br />
Perché la religione potesse riaffermarsi<br />
in tutta la sua centralità, era necessario<br />
invece ammettere che la sua fosse una<br />
verità comune a quella della filosofia.<br />
Emerge qui una concezione della storia<br />
della filosofia come progresso. Anche per<br />
la storia della filosofia, infatti, non si può<br />
parlare di neutralità storica, né di oggettività<br />
dei fatti. Ogni evento ha senso solo in<br />
relazione al ruolo che assume in ambito<br />
universale e compito del filosofo, o, più<br />
precisamente, dello storico della filosofia,<br />
è di rinvenire il significato dei fatti, che sta<br />
appunto nella loro connessione con l’universale.<br />
G.M.<br />
Sulla questione del metodo<br />
Dal 12 al 15 febbraio 1996, Guido Oldrini<br />
ha tenuto una serie di lezioni sul<br />
tema: “LA DISPUTA SUL METODO NEL RINA-<br />
SCIMENTO ALLA LUCE DEL RAMISMO”, richiamando<br />
l’attenzione sulla questione del<br />
metodo in ambito rinascimentale, e<br />
mostrando come il ramismo fosse il<br />
centro nevralgico di tale questione.<br />
Secondo Guido Oldrini è possibile uscire<br />
sia dall’ottica della storiografia post-hegeliana,<br />
che generalmente liquida, in quanto<br />
non filosofico, tutto il XVI secolo, sia anche<br />
dall’ottica di Cassirer, che considera il<br />
Tardo Rinascimento europeo come un periodo<br />
privo di interesse, attraverso una più<br />
attenta analisi delle trasformazioni in corso<br />
in questo secolo e una più seria valutazione<br />
della possibilità che gli artefici della moderna<br />
rivoluzione scientifica (Bacon, Galilei,<br />
Descartes) abbiano rafforzato l’autorità<br />
della loro impresa liquidando non solo la<br />
Scolastica, ma anche la tradizione del Rinascimento<br />
umanistico in modo sommario<br />
e alquanto superficiale.<br />
Affidandosi con cautela ai criteri della storiografia<br />
marxista, Oldrini ha identificato<br />
nello scorcio del Cinquecento i prodromi di<br />
uno sviluppo dei rapporti economico-sociali<br />
in direzione capitalista, sulla base del<br />
nesso che si stabilisce fra esigenze ideologiche<br />
nuove e sviluppo di nuove “tecni-<br />
69<br />
che”, che genera un riordino del sistema del<br />
sapere in funzione della centralità dell’istanza<br />
metodologica.<br />
Da questo punto di vista, ha sottolineato<br />
Oldrini, Ramo (nome italianizzato di<br />
Pierre de La Ramée, 1515-1572) costituisce<br />
un caso limite delle istanze praticiste<br />
già presenti in Melantone e nei melantoniani<br />
come in Erasmo. La sua teoria<br />
del metodo unico, la sua preoccupazione<br />
per l’usus e l’utilitas si ponevano alla<br />
testa del passaggio da un umanesimo<br />
inteso come pratica di un individuo esemplare<br />
ad un umanesimo inteso come pratica<br />
esemplare per l’individuo, che rendesse<br />
possibile l’acquisizione di precetti<br />
e la loro messa in pratica. In Ramo troviamo<br />
una vera e propria esaltazione del<br />
fattore dell’utilizzabilità pratica, per cui<br />
il metodo diviene parte integrante della<br />
dottrina. In tal guisa, Ramo si pone a<br />
metà strada tra l’umanesimo classico e i<br />
primi sviluppi della scienza moderna.<br />
Non a caso la sua metodologia trovò<br />
largo impiego in campo storiografico e<br />
giuridico, anche se non si può parlare di<br />
una storiografia ramista o di un diritto<br />
ramista, ma piuttosto di una “congiuntura<br />
ramista”, ovvero di un’incidenza del<br />
ramismo, riconducibile più a mediazioni<br />
culturali che operano trasversalmente nel<br />
Tardo Rinascimento che non direttamente<br />
ad un contributo personale di Ramo.<br />
Dopo il 1560, ha osservato Oldrini, l’emergere<br />
di una più matura esigenza metodica<br />
rafforza l’esigenza di scientificità, per cui<br />
si procede verso un graduale abbandono<br />
della storia retoricizzata in vista di una<br />
verità che non risulti schiacciata sotto il<br />
peso delle convenzioni e delle convinzioni<br />
morali, mentre nel campo del diritto viene<br />
man mano abbandonato il culto della romanità<br />
e si afferma l’esigenza di un diritto<br />
rivolto e diretto al presente. In tutto questo<br />
l’apporto specifico del ramismo va rintracciato<br />
nella “occorrenza” dei tratti peculiari<br />
della dottrina di Ramo: “usus”, brevità,<br />
chiarezza, “utilitas” sono le parole chiave<br />
di una dottrina che contribuisce a preparare<br />
un nuovo clima culturale. In Francia è con<br />
J. Bodin che giunge al culmine quel nesso<br />
tra metodo e finalità scientifica derivato<br />
appunto da Ramo. In Inghilterra il ramismo<br />
recluta i suoi adepti, in particolare fra i<br />
progressisti puritani di Cambridge e in parte<br />
di Oxford, svolgendo qui una funzione di<br />
rottura nei confronti di tutte le procedure<br />
dogmatiche di derivazione scolastica. Del<br />
resto la finalità pratica aveva rappresentato<br />
la maggiore aspirazione di Ramo e gli era<br />
valsa la qualifica di “usuraio”. Alla fine,<br />
tutto quanto nell’Inghilterra elisabettiana è<br />
in gestazione a livello economico-sociale<br />
trova nel ramismo un adeguato riconoscimento<br />
culturale. C.T.
In occasione del cinquantesimo anniversario<br />
della pubblicazione della<br />
Dialettica dell’illuminismo di Max<br />
Horkheimer e Theodor Adorno, la<br />
rivista Nuova Corrente e il Goethe<br />
Institut di Genova, in collaborazione<br />
con l’Istituto Italiano per gli <strong>Studi</strong><br />
<strong>Filosofici</strong> e il Dipartimento di filosofia<br />
dell’Università degli <strong>Studi</strong> di Genova,<br />
presentano il convegno internazionale:<br />
Per una rilettura di Theodor<br />
Adorno. Mito, mimesis e critica<br />
della cultura, il 4 e 5 aprile<br />
1997, a Genova presso l’Auditorium<br />
Eugenio Montale (Largo Siri). Interventi<br />
di: A. Wellmer, “La promessa<br />
di felicità e perché deve essere infranta”;<br />
A. Benjamin, “Adorno e il problema<br />
del razzismo contemporaneo”;<br />
S. Petrucciani, “La Dialettica dell’illuminismo:<br />
considerazioni a partire<br />
dalla ricezione italiana”; C. Wulf, “Il<br />
ritorno della mimesis”; C.Gentili,<br />
“L’«assurdo» canto delle sirene. Mito,<br />
mimesis e disincanto del mondo in<br />
Adorno”; R. Genovese, “Mimesis e<br />
autoconservazione nella Dialettica<br />
dell’illuminismo”; F. Desideri, “Mimesis<br />
e techne nella Teoria estetica di<br />
Adorno”; J.Früchtl, “Sul carattere<br />
postaffermativo della cultura”; R.<br />
Wiggershaus, “Arte e trauma. L’estetica<br />
di Adorno e il secolo dell’estremo”;<br />
D. Roberts, “Arte e mito: Adorno<br />
e Heidegger”; F. Jarauta, “Adorno<br />
e la linea d’ombra della modernità.<br />
Figure e crisi di una mitologia”; R.<br />
Bodei, “Le ombre della ragione.<br />
L’emancipazione come mito”. Gli atti<br />
del convegno verranno pubblicati sul<br />
numero 119-120 di Nuova Corrente,<br />
a cura di A. Borsari e S. Mele.<br />
•<br />
Informazioni: Goethe Institut -<br />
v. Peschiera, 35 16122 - Genova, tel.<br />
010 - 8398768<br />
fax 010 - 8398810<br />
Da febbraio a luglio 1997, all’Istituto<br />
Universitario Suor Orsola Benincasa<br />
di Napoli, si tiene un corso di perfezionamento<br />
in filosofia del diritto su:<br />
Esperienza giuridica: Scienza, storia,<br />
filosofia, diviso in tre sezioni:<br />
“La domanda della scienza del diritto<br />
alla filosofia”; “La domanda della<br />
storia del diritto alla filosofia”; “Crisi<br />
della razionalità moderna e filosofia<br />
del diritto”.<br />
•<br />
Informazioni: Istituto Universi-<br />
tario Suor Orsola Benincasa, corso<br />
Vittorio Emanuele 292, tel. 081<br />
400070-412908<br />
In occasione della pubblicazione<br />
dei volumi La natura tra Oriente e<br />
Occidente (Luni, Milano 1996) e<br />
La polifonia estetica. Specificità e<br />
raccordi (Guerini e Associati, Milano<br />
1997) all’ISU (Istituto Universitario<br />
per il diritto allo studio<br />
dell’Università Statale di Milano)<br />
si è svolto un incontro su La polifonia<br />
estetica, nuove voci italiane,<br />
con P. D’Angelo, E. Franzini,<br />
G. Marchianò, F. Piselli, G.<br />
Scaramuzza, R. Troncon, M. Venturi<br />
Ferraioli, S. Zecchi.<br />
•<br />
CALENDARIO<br />
CALENDARIO<br />
Informazioni: ISU dell’Università<br />
Statale di Milano, corso di<br />
Porta Romana 19; Milano, tel. 02<br />
804545<br />
L’edizione 1997 del ciclo di incontri<br />
“Cosa fanno oggi i filosofi”, a cura del<br />
Centro Culturale Polivalente del Comune<br />
di Cattolica e dell’Istituto Italiano<br />
per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong>, ha come<br />
titolo Morbus sine materia, le malattie<br />
dell’anima. Intervengono: venerdì<br />
7 marzo, M. Vegetti: “Le metamorfosi<br />
della malattia dell’anima: da<br />
Platone a Galeno”; venerdì 14 marzo,<br />
B. Callieri: “La questione psicosomatica”;<br />
venerdì 21 marzo, E. Borgna:<br />
“La significazione psicopatologica e<br />
umana della malinconia”; venerdì 4<br />
aprile, E. Soresi: “Il cervello anarchico”;<br />
venerdì 11 aprile, G. Cosmacini:<br />
“Il sapere della cura: corpo, mente,<br />
ambiente, società”; venerdì 18 aprile,<br />
G. Zucchini: “Tra patologia, normalità<br />
e salute: le sofferenze della mente”;<br />
giovedì 24 aprile, R. Cocchi: “Lo stress<br />
come crocevia tra mente e corpo”;<br />
venerdì 9 maggio, U. Galimberti: “La<br />
materia dell’anima”.<br />
•<br />
a cura di Luisa Santonocito<br />
Informazioni: Centro Culturale<br />
Polivalente, Comune di Cattolica, piazza<br />
della Repubblica 31, 47033, tel.<br />
0541 967802, fax 967803<br />
Si è aperto con una tavola rotonda<br />
sulla filosofia di Robert Nozick a cui<br />
hanno partecipato lo stesso Nozick,<br />
S. Maffettone, S. Veca e A. Pizzorno,<br />
martedì 4 febbraio 1997 all’istituto<br />
Universitario Suor Orsola Benincasa<br />
di Napoli, il corso di perfezionamento<br />
in discipline storico-filosofiche<br />
su Filosofia civile e sociale.<br />
Questo il programma da febbraio<br />
a giugno 1997: 5-7/11-14 febbraio,<br />
R. Nozick: “Oggettività delle<br />
scienze sociali”; 5-6 febbraio, S.<br />
Veca: “Incertezza e teoria politica”;<br />
7/11-12 febbraio, S. Maffettone:<br />
“Che cos’è la filosofia sociale?”; 24-<br />
25 febbraio, L. Pellicani: “Modelli<br />
delle scienze sociali”; 3-7 marzo, A.<br />
Negri: “Filosofia e politica nella tradizione<br />
del pensiero meridionale”;<br />
14 marzo, A. Ferrara: “L’approccio<br />
deliberativo e il dibattito tra Rawls e<br />
Habermas”; 24-25 marzo, S. Petrucciani:<br />
“Marxismo e teorie politiche”;<br />
Il calendario aggiornato<br />
è on-line<br />
all’indirizzo<br />
http://www.infophil.it<br />
e-mail inphil@inphil.com<br />
70<br />
3-4 aprile, R. Prodomo: “Identità personale<br />
e statuto etico dell’embrione<br />
umano”; 9 aprile, E. Granaglia: “Filosofia<br />
politica e politiche sociali”; 10 e<br />
11 aprile, T. Magri: “La struttura dell’azione<br />
morale”; 17 aprile, A. Honneth:<br />
“Riconoscimento e moralità”;<br />
18 aprile, E. Galeotti: “Il problema del<br />
pluralismo”; 22, 23 aprile, L. Sacconi:<br />
“Teoria dei giochi e filosofia politica”;<br />
28-30 aprile, A. Savignano: “Bioetica<br />
delle virtù: la prospettiva di A. Mac<br />
Intyre”; 5 maggio, V. Zanone: “I liberali<br />
italiani dall’Unità a oggi”; 6 maggio,<br />
P. Bonetti: “Elitismo e liberalismo”;<br />
C. Ocone, “Il liberalismo metapolitico<br />
di Croce”; 7 maggio, G. Pagano:<br />
“Il liberalismo tra stato e mercato:<br />
la polemica tra Croce ed Einaudi”; 8<br />
maggio, E. Marzo: “Il liberalismo ‘rivoluzionario’<br />
di Piero Gobetti”; 8 maggio,<br />
N. Urbinati: “Il socialismo liberale<br />
di Carlo Rosselli”; 9 maggio, C.<br />
Ocone: “Il meridionalismo liberale”;<br />
9 maggio, P. Bonetti: “Il liberalismo<br />
nel secondo dopoguerra”; 12-13 maggio,<br />
R. Bodei: “Privazioni di libertà.<br />
Sulla preistoria del rapporto servo/<br />
padrone”; 12 e 13 maggio, A. Besussi:<br />
“Giustizia e comunità”; 12 e 13 maggio,<br />
G. Fiaschi: “Dall’autonomia alla<br />
comunicazione. Per un’ermeneutica<br />
filosofica della differenza”; 14-15 maggio,<br />
P. Martelli: “Aspetti descrittivi e<br />
normativi della teoria delle elezioni”;<br />
16 maggio, C. Amadio: “Riconoscimento<br />
e politica”; 20-21 maggio, E.<br />
Lecaldano: “Modelli di analisi filosofica<br />
dell’oggettività in etica”; 22-23<br />
maggio, R. Cubeddu: “La scuola austriaca:<br />
Menger, Mises, Hayek, Rothbard”;<br />
29-30 maggio, G. Marini: “Diritto<br />
internazionale e storia del mondo<br />
nel sistema hegeliano dello Spirito Oggettivo”;<br />
5 giugno 1997, Richard Rorty:<br />
“Giustizia come lealtà più ampia”.<br />
•<br />
Informazioni: Istituto Universita-<br />
rio Suor Orsola Benincasa, via Suor<br />
Orsola 10, 80135 Napoli, tel. 081<br />
400070- 412641<br />
Fino a che punto il senso comune è<br />
impermeabile alle concettualizzazioni<br />
scientifiche? Le sette lezioni da<br />
febbraio a marzo 1997, alla casa Zoiosa<br />
di Milano, su Le rivoluzioni<br />
copernicane incompiute analizzeranno<br />
e approfondiranno il contributo<br />
delle scienze moderne e contemporanee<br />
al formarsi di una visione<br />
del mondo nell’ambito della fisica,<br />
della biologia, della neurologia e<br />
della matematica, le ragioni dello<br />
scarto tra le acquisizioni scientifiche<br />
e le conoscenze che sono alla base<br />
del senso comune. Relatori: E. Bellone<br />
(lunedì 10 febbraio 1997, ore<br />
20,45); G. Corbellini (17 febbraio);<br />
U. Bottazzini (24 febbraio); P. Bozzi<br />
(3 marzo); A. Piazza (10 marzo); A.<br />
Sparzani (17 marzo); C. Mangione<br />
(24 marzo).<br />
•<br />
Informazioni: La Casa Zoiosa,<br />
Corso di Porta Nuova 34, Milano,<br />
tel. 02 6551813, fax 6551448<br />
A quale paradigma si ispirerà lo Stato<br />
del 2000? È la domanda del VI<br />
convegno di studio della Facoltà di<br />
Filosofia del Pontificio Ateneo della<br />
Santa Croce, il 27 e 28 febbraio 1997,<br />
su Politica ed Etica nella società<br />
del 2000/ Politics and Ethics in<br />
the Society of the Third Millennium.<br />
Partecipano: P.P. Donati, “Crisi<br />
dello stato sociale: prospettive per<br />
la configurazione della ‘nuova’ società”;<br />
A. Da Re, “Il bene e il giusto:<br />
una panoramica delle attuali proposte<br />
etico-politiche”; H. Hude, “Ci sarà<br />
un fine comune della ‘nuova’ società?”;<br />
R. George, “Il pluralismo morale,<br />
la ragione pubblica e la legge naturale”;<br />
G. Chalmeta, “La società multiculturale”;<br />
R. J. Neuhaus, “Chiesa e<br />
Stato nella ‘nuova’ società”.<br />
•<br />
Informazioni: Rev. Prof. Robert<br />
A. Gahl, Pontificio Ateneo della<br />
Santa Croce, Piazza di Sant’Apolinnare<br />
49, I-00186 Roma, tel.06<br />
681641, fax 06 68164400, e-mail:<br />
gahl@mvasc.asc.urbe.it; http:<br />
www.asc.urbe.it/fil<br />
Dialettica e razionalità alla file del<br />
XX secolo è il tema del simposio<br />
internazionale che si tiene dal 14 al 16<br />
marzo 1997, alla Certosa di Pontignano<br />
di Siena, a cura del Dipartimento di<br />
Filosofia e Scienze Sociali dell’Università<br />
di Siena e dell’ Istituto Italiano<br />
per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong>. Tra gli interventi:<br />
H. Heinz Holz, “Dialektische<br />
Rationalität”; M. Buhr, “Vernunft<br />
Rationalität Geschichte”; A. Gedö,<br />
“Umstrittene Rationalität: philosophische<br />
Bruchstellen der gegenwänigen-<br />
Rationalitätsdebatte”; D. Losurdo,<br />
“Che cos’è la dialettica? Scorribande<br />
di uno storico”; G. Prestipino, “La<br />
dialettica reale: limiti e pretese”; F.<br />
Valentini, “La virtù, il corso del mondo,<br />
la razionalità”; S. Tagliagambre,<br />
“Dalla dialettica della rappresentazione<br />
a quella della interazione”; A. Mazzone,<br />
“Libertà e tempo”; S. Garroni,<br />
“Temi dialettici in Wittgenstein”; W.<br />
Dietrich Gudopp Von Behm, “Zum<br />
Begriff der Epoche”; E. Brissa, “Noterelle<br />
gramsciane: traducibilità e unità<br />
della cultura”; N. De Domenico, “Dialettiche,<br />
buon senso, finalità”; G. Varnier,<br />
“Aspetti metodologici e aspetti<br />
epistemologici nella Logica hegeliana”;<br />
F. Gonnelli, “Il progresso in Kant:<br />
una tesi di filosofia della storia?”; M.<br />
Capozzi, “La dialettica... non è una
dottrina della probabilità”; F. Vidoni,<br />
“Dialettica e pensiero scientifico: discussioni<br />
recenti”. Sono previsti inoltre<br />
contributi di: F. Minazzi, A. Zanardi,<br />
A. Tosel, B. McGuinnes, J. Zeleny.<br />
•<br />
Informazioni: prof. Alessandro<br />
Mazzone, Dipartimento di filosofia e<br />
scienze sociali, Università di Siena,<br />
tel. 0577 298566<br />
Nel corso del seminario sui rapporti<br />
tra filosofia e poesia, organizzato dall’università<br />
degli <strong>Studi</strong> di Verona, venerdì<br />
14 marzo 1997 si tiene un incontro<br />
sul tema: Il superamento del<br />
tragico. Forme del pensiero nella<br />
poesia contemporanea femminile.<br />
Ida Travi, Chiara Zamboni, Cristina<br />
Fischer introdurranno i testi delle<br />
poetesse Marosia Castaldi, Vivian Lamarque,<br />
Giulia Niccolai.<br />
•<br />
Informazioni: Ida Travi, Univer-<br />
sità degli <strong>Studi</strong> di Verona, tel./fax 045<br />
8005976<br />
Dal 24 al 27 marzo 1997, all’Istituto di<br />
Filosofia e Scienze dell’Uomo dell’Università<br />
di Palermo, si tiene il convegno<br />
internazionale From Seman-<br />
Presso il Dipartimento di Filosofia<br />
dell’Università degli <strong>Studi</strong> Roma<br />
Tre, Reinhard Brand ha tenuto un ciclo<br />
di seminari su L’«Antropologia Pragmatica»<br />
di Kant con il seguente programma:<br />
venerdì 10 gennaio 1997,”Introduzione<br />
alle questioni fondamentali<br />
dell’antropologia”; lunedì 13<br />
gennaio, “Il tema della follia”; venerdì<br />
24 gennaio, “Kant e la concezione<br />
antropologica di Pietro Verri”;<br />
lunedì 27 gennaio,”La destinazione<br />
dell’uomo”.<br />
•<br />
Informazioni: Elio Matassi, Di-<br />
partimento di Filosofia, via Magenta<br />
5, tel. 06 491629-491629<br />
Filosofia della morte come filosofia<br />
della vita, Etica e responsabilità<br />
nella società contemporanea:<br />
questi i temi affrontati nel corso<br />
del convegno Emmanuel Levinas:<br />
per un’etica della memoria al<br />
centro culturale Primo Levi Genova,<br />
il 12 gennaio 1997, a cura dei<br />
dipartimenti di filosofia delle Università<br />
di Genova e Roma (la Sapienza).<br />
Interventi di L. Malusa, F.<br />
P. Ciglia, B. Carucci, F. Camera,<br />
R. Di Castro, P. Vinci, A. Luzzatto,<br />
A. Balletto, F. Baroncelli, F.<br />
Becchino, G. Momigliano.<br />
•<br />
Informazioni: Dipartimento di<br />
Filosofia, Università di Genova,<br />
via Balbi 4, Genova, tel. 010<br />
2099781<br />
Sabato 18 gennaio 1997, presso il<br />
convento Saint-Jacques di Parigi,<br />
si è tenuto un incontro su La socio-<br />
tic to Pragmatics: Problems and<br />
Theories of Reference, organizzato<br />
in collaborazione con il Consiglio<br />
Nazionale delle Ricerche, il Centro<br />
Interdipartimentale di Tecnologia della<br />
Conoscenza e la Società di Filosofia<br />
Analitica. Intervengono: A. Bonomi,<br />
“Contexts of Reference”; M. Di Francesco,<br />
“(Self-) Reference and Personal<br />
Identity”; K. Mulligan, “How Perception<br />
Fixes Reference”; M. La Matina,<br />
“Reference from Language to<br />
languages”; M. Santambrogio, “Puzzling<br />
Beliefs”; P. Casalegno, “How to<br />
Misunderstand Kripke’s Puzzle”; P.<br />
Hoewich, “Reference from a Deflationary<br />
Perspective”; G. Rigamonti, “On<br />
Quinean Semantic Indeterminacy”; F.<br />
Lo Piparo, “Wittgenstein and the Biological<br />
Syntax of Reference”; E. Corazza,<br />
“Psychologis, Socialism and<br />
Russell’s Principle”; H. Wettstein, “Direct<br />
Reference and the Later Wittgenstein”;<br />
S. Schiffer, “Reference and Propositional<br />
Attitudes”; E. Napoli, “Reports”;<br />
J. Almog, “I met (seek) a man”;<br />
A. Voltolini, “Cognitively Contentless<br />
Significance as Semantic Content”;<br />
J. Berg, “In Defense of Direct<br />
Belief”; P. Leonardi, “Direct Thoughts”;<br />
J. Dokic, “Some Reflections on<br />
the Notion of an Unarticulated Constituent”;<br />
F. Costa, “The Trouble with<br />
biologie en toute «liberté», a<br />
cura del centro di studi di Saulchoir<br />
in collaborazione con il<br />
‘Groupe de recherches en sciences<br />
et théologies Albert le Grand’.<br />
•<br />
Informazioni: Le centre d’étu-<br />
des du Saulchoir, 43 bis rue de la<br />
Glacière 75013 Parigi, tel. 0144<br />
087197, fax 0143 310756<br />
Per il seminario di Filosofia della<br />
Politica su I termini della politica,<br />
organizzato dall’Istituto Italiano<br />
per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong> e dal<br />
Collegio Siciliano di Filosofia Sociale,<br />
sabato 18 gennaio 1997, presso<br />
il Salone Chiesa SS. Salvatore<br />
di Siracusa, si è svolto un incontro<br />
sul tema “Politica e Verità”, con R.<br />
Esposito, P. Barcellona, S. Amato.<br />
•<br />
Informazioni: Collegio Sicilia-<br />
no di Filosofia, prof. Elio Cappuccio,<br />
tel. 0931 66544<br />
Su Integrazione delle società<br />
complesse e rinnovamento del<br />
liberalismo il Dipartimento di Sociologia<br />
dell’Università di Roma<br />
La Sapienza, il Seminario di teoria<br />
critica e la Fondazione Lelio e Lisli<br />
Basso hanno promosso un convegno<br />
a Roma venerdì 24 e sabato<br />
25 gennaio alla Fondazione Basso<br />
a cui hanno partecipato G. Marramao:<br />
“Democrazia deliberativa e<br />
forme del potere”; F. Crespi: “Integrazione<br />
senza ‘consenso’ e liberalismo<br />
senza ‘individuo’”; S. Maffettone:<br />
“Pluralismo culturale e liberalismo<br />
filosofico”; S. Veca: “In-<br />
CALENDARIO<br />
71<br />
Representations”; giovedì 27 marzo:<br />
T. Yagisawa, “Naming and its Place in<br />
Reference”; F. Orilia, “Kripke’s Puzzle<br />
and the Quasi-Nominalistic Theory<br />
of Proper Names”; F. Recanati,<br />
“Topics and Truth-Conditions”; A.<br />
Newen, “The logic of indexical thoughts”.<br />
•<br />
RETROSPETTIVA<br />
Informazioni: Alberto Voltolini,<br />
Istituto di Filosofia e Scienze dell’Uomo,<br />
Università di Palermo, tel. 091<br />
6956501<br />
A Milano, il 3 e 4 aprile 1997, presso<br />
la Facoltà di Scienze Politiche (via del<br />
Conservatorio 7) si tiene un convegno<br />
di <strong>Studi</strong>o su Etica Laica e Valori,<br />
organizzato dalla Consulta di Bioetica<br />
e dall’Istituto Italiano per gli <strong>Studi</strong><br />
<strong>Filosofici</strong>. Partecipano: C.A. Viano,<br />
“Che cos’è l’etica laica?”; C. Flamigni<br />
e E. Lecadano, “L’etica laica e il problema<br />
della vita”; C.A. Defanti e D.<br />
Neri, “L’etica laica e il problema della<br />
morte”; G. Berlinguer e J. Harris,<br />
“L’etica laica, la salute e la malattia”;<br />
S. Veca e A. Bagnasco, “L’etica laica,<br />
la libertà e la solidarietà”; P. Rescigno<br />
e S. Rodotà, “La concezione<br />
laica della società e il diritto”; Pietro<br />
Rossi e A. Gambino, “L’etica laica in<br />
certezza, società aperta e integrazione”;<br />
L. Sciolla: “Lealtà particolari<br />
e società aperta”; S. Rodotà:<br />
“Certezza del diritto e società complesse”;<br />
A. Dal Lago: “Il multiculturalismo<br />
non esiste”; M. Bovero:<br />
“Habermas versus Rawls: Ma che<br />
c’entra il liberalismo?”; M. Reale:<br />
“Riflessioni sulla democrazia a<br />
partire da ‘Fatti e norme’”.<br />
•<br />
Informazioni: Fondazione Bas-<br />
so, via della Dogana Vecchia 5,<br />
Roma, tel. 06 68307516<br />
Individual Community è stato il<br />
tema del seminario dalla “School of<br />
Advanced Study Philosophy”, all’Università<br />
di Londra, venerdì 24<br />
gennaio 1997: K. Graham e S. Meckled-Garcia,<br />
“The Moral Status of Collectiveentities”;<br />
D. Archard e A. Chitty,<br />
“The Nationas Community”; M.<br />
Gilbert e J. Wolff, “Reconsidering<br />
the ‘actual contract’ theory of Political<br />
Obligation”.<br />
•<br />
Informazioni: Society for Ap-<br />
plied Philosophy, Philosophy Now<br />
stlg 4.50 Philosophy Programme<br />
Members & Staff and Students of<br />
Philosophy, Departments of Universities<br />
of London, Leeds, Oxford,<br />
York; philprog@sas.ac.uk or<br />
(0171) 636 8000 ext 5105<br />
L’innovazione del sistema universitario.<br />
Verso la riforma del<br />
percorso degli studi è stato l’argomento<br />
della lezione di apertura<br />
del sottosegretario di Stato con<br />
delega per l’Università, Luciano<br />
una società multi-culturale”.<br />
• Informazioni: Segreteria scientifica:<br />
Maurizio Mori, tel./fax 0372<br />
25303; Segreteria Organizzativa: Consulta<br />
di Bioetica, via Cosimo del Fante<br />
13, tel. 02 58300423<br />
Sulla Philosophy for Children si tiene<br />
una conferenza internazionale al<br />
King’s College di Londra, il 14 e 15<br />
aprile 1997, con: D. Camhy, “The<br />
Role of Philosophy ina Pluralist Society”;<br />
P. Costello, “A Reply to its<br />
Critics”; G. Fairbairn, “Philosophy<br />
with Children: A True experience or a<br />
Flight of Fancy?”; A. Fisher, “Critical<br />
Thinking: The Fourth ‘R’”; H.L. Freese,<br />
“Imagination and Reflection: Philosophical<br />
Thought Experiments in<br />
the Context of Doing Philosophy with<br />
Children”; C. McCall, “A Suitable Job<br />
for a Philosopher?”; K. Murris, “What<br />
Are Suitable for Philosophical Enquiry<br />
with Children?”.<br />
•<br />
Informazioni: Dr A.J.Dale, King’s<br />
College,Phone: 0171 8732585,<br />
email:a.dale@kcl.ac.ukhttp://<br />
www.kcl.ac.uk/kis/schools/hums/philosophy/Centre.html<br />
Guerzoni, il 18 gennaio 1997, presso<br />
il teatro della Fondazione San<br />
Carlo di Modena, al secondo Anno<br />
Accademico della Scuola Internazionale<br />
di Alti <strong>Studi</strong> Scienze della<br />
Cultura.<br />
Le lezioni previste fino ad aprile<br />
1997 sono: 27 -30 gennaio 1997,<br />
Steven Lukes (Siena): “Giustizia e<br />
riconoscimento. Contenuto e confini<br />
del concetto di giustizia sociale”;<br />
17-21 febbraio , C. Wulf (Freie-Universitat<br />
di Berlino): “Aisthesis<br />
-Mimesis-Alterité”; 19-25 marzo,<br />
W. Schluchter (Heidelberg):<br />
“Autonomy and Solidarity. Universalism<br />
and Contextualism”; 14-<br />
18 aprile, L. Ritter Santini (Università<br />
di Munster): “Iconologia<br />
letteraria”; 21-25 aprile, G. Filoramo<br />
(Torino): “Sulle tracce del sacro”;<br />
26-30 maggio, A. Palmonari<br />
(Bologna): “Identità. Dimensione<br />
temporale e relazione del sé”.<br />
•<br />
Informazioni: Fondazione Col-<br />
legio San Carlo, Scuola Internazionale<br />
di Alti <strong>Studi</strong> Scienze della<br />
Cultura, via San Carlo 5, 41100<br />
Modena, tel 059 222315<br />
Il dipartimento di Filosofia dell’Università<br />
di Keele organizza<br />
un ciclo di incontri seminariali a<br />
cui partecipano: il 29 gennaio 1997,<br />
H. Lafollette: “Ethical Theory and<br />
Practice, Together Again”; mercoledì<br />
5 febbraio, S. Houlgate; mercoledì<br />
19 febbraio, K. Hutchings:<br />
“Argument and Obedience: The<br />
Janus face of Legality in Kant and<br />
Habermas”; mercoledì 26 febbraio,<br />
E. Garrard: “On the Concept of
Evil”; mercoledì 5 marzo, A. Gallois:<br />
“Rationality and Externalism<br />
about Meaning”; mercoledì 12<br />
marzo, J. Tate: “A Sexual Paradigm”;<br />
mercoledì 19 marzo, P. Simons:<br />
“Whitehead and the Architecture<br />
of Being”; mercoledì 30<br />
aprile, R. Norman: “Equality and<br />
Priority”; mercoledì 7 maggio, G.<br />
Micheli; mercoledì 14 maggio, A.<br />
Hamilton: “Intention as a Mode of<br />
Self-consciousness”.<br />
•<br />
Informazioni: Dr. Joise D’Oro,<br />
Dep. of Philosophy, University of<br />
Keele, tel. 01782 584085/583304;<br />
e-mail: pia13@cc.Keele.ac.uk<br />
Il linguaggio come oggetto culturale<br />
è il tema delle tre Lezioni<br />
Italiane promosse dalla Fondazione<br />
Sigma Tau di Roma e tenute<br />
quest’anno da Noam Chomsky, lunedì<br />
27, martedì 28 e mercoledì 29<br />
gennaio 1997, al Dipartimento di<br />
Scienze Cognitive dell’Istituto<br />
Scientifico San Raffaele, coordinate<br />
dal direttore del dipartimento<br />
Massimo Piattelli-Palmarini.<br />
•<br />
Informazioni: Dipartimento<br />
Scienze Cognitive, Istituto Scientifico<br />
San Raffaele, via Olgettina,<br />
Milano, tel. 02 26434784, fax<br />
26434892<br />
I primi due seminari della serie<br />
The Perpetual Aristotle- quattro<br />
seminari on-line sulla logica aristotelica<br />
- sponsorizzati dalla Aldine<br />
Press, prendono il via su Internet<br />
mercoledì 27 gennaio 1997<br />
con gli Analitici Primi (J. South) e<br />
Analitici secondi (S. Carson).<br />
• Informazioni: Gerald Harnett,<br />
harnett@aldinepress.com<br />
Le opere complete di Giordano<br />
Bruno, pubblicate da Les Belles<br />
Lettres - edizione critica integrale<br />
dei testi italiani e latini con traduzione<br />
francese a fronte - con il<br />
patrocinio dell’Istituto Italiano per<br />
gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong>, sono state presentate<br />
mercoledì 29 gennaio 1997<br />
a Bruxelles, presso la sede del Parlamento<br />
Europeo (Salle 7 C 50, 97-<br />
113 Rue Belliard). Hanno partecipato<br />
Luciana Castellina (Presidente<br />
della Commissione Cultura), Ilya<br />
Prigogine (Premio Nobel per la<br />
chimica, Université Libre de Bruxelles),<br />
Enrique Baron Crespo (Deputato<br />
del Parlamento Europeo),<br />
Biagio De Giovanni (Istituto Universitario<br />
Orientale di Napoli, Deputato<br />
del Parlamento Europeo),<br />
Gerardo Marotta (Presidente dell’Istituto<br />
Italiano per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong>),<br />
Giovanni Pugliese Carratelli<br />
(Accademia dei Lincei), Giovanni<br />
Aquilecchia e Rita Sturlese<br />
(curatori dell’edizione critica),<br />
Yves Hersant et Nuccio Ordine (Direttore<br />
della collana), Miguel Angel<br />
Granada (Vice Presidente del<br />
Centro Internazionale di <strong>Studi</strong> Bru-<br />
niani), Alain Segonds (Direttore<br />
Generale della Casa Editrice Les<br />
Belles Lettres).<br />
•<br />
Informazioni: Istituto Italiano<br />
per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong>, Via Monte<br />
di Dio 14, Napoli, tel. 081 7641393;<br />
rivista «Informazione Filosofica»,<br />
viale Monte Nero 68, Milano, tel<br />
02 55190714<br />
A Roma, il 30 e 31 gennaio 1997,<br />
all’Auditorium del Goethe-Institut,<br />
si è svolto un convegno internazionale<br />
su Il pensiero di Karl Löwith<br />
nel centenario della nascita, a<br />
cura dell’Istituto Italiano per gli<br />
<strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong>, del Goethe Institut<br />
di Roma, dell’Università di<br />
Roma Tre e del Dipartimento di<br />
Filosofia dell’Università di Torino.<br />
Suddiviso in due sessioni - “Le<br />
tappe della biografia intellettuale”e<br />
“Motivi del pensiero di Lowith” -<br />
sono intervenuti: E. Donaggio,<br />
“Una sobria inquetudine. Karl<br />
Lowith 1917-1928”; K. Stichweh,<br />
“Radicalità rovesciata: la svolta<br />
verso la ‘Gelassenheit’”; W. Schwentker:<br />
“L’esilio giapponese. 1936-41";<br />
J. A. Barash, “Meaning in History: il<br />
significato politico della secolarizzazione<br />
secondo Löwith”; H. Braun,”Il<br />
ritorno in Germania e gli anni heidelberghesi”;<br />
con interventi di F. Bianco,<br />
“Fedeltà nella distanza. Il confronto di<br />
Löwith con Heidegger”; D. Henrich,<br />
“Conoscenza, scetticismo e rapporto<br />
con la natura”; T. Baumeister,”Il pensiero<br />
di Löwith tra ‘nichilimo’ e superamento<br />
del ‘nichilismo’”; H.<br />
Schnädelbach, “La critica dello storicismo”;<br />
G. Marramao, “Tempo ciclico<br />
e tempo storico”; M. Riedel, “La<br />
doppia prospettiva dell’esilio. Germania<br />
ed Europa nel pensiero storico<br />
di Löwith”.<br />
•<br />
Informazioni: Goethe Institut di<br />
Roma, via Savoia 15, tel. 06<br />
844005-1, fax 8411628, internet:<br />
htt p:/ /www.goethe.de/i t/rom,<br />
email: mc1849@mclink.it<br />
La sezione lombarda della Società<br />
Filosofica Italiana organizza, all’Università<br />
Statale di Milano (Aula Crociera<br />
Alta) una serie di incontri su:<br />
Filosofia e contemporaneità nel<br />
dibattito tra le due guerre, nel<br />
corso del quale vengono analizzate<br />
alcune opere filosofiche significative<br />
del rapporto tra filosofia, storia e scienza:<br />
giovedì 20 febbraio 1997, La crisi<br />
delle scienze europee e la filosofia<br />
trascendentale di E. Husserl, relatori<br />
V. Melchiorre e R. Panaro; 20<br />
marzo, Tractatus logico-philosophicus<br />
di L. Wittgenstein, relatori M. Di<br />
Francesco e P. Negri; 15 aprile: La<br />
storia come pensiero e come azione<br />
di B. Croce, relatori G.Lanaro e L.<br />
Pozzi D’Amico. Il corso si chiuderà il<br />
22 maggio con una tavola rotonda su<br />
“Aristotelismo e Platonismo nel pensiero<br />
medioevale: testi, traduzioni, interpretazioni”,<br />
relatori : M. A. Del<br />
Torre, M.T. Fumagalli Beonio Bocchieri,<br />
A. Ghisalberti, P. Pirzio.<br />
CALENDARIO<br />
72<br />
•<br />
Informazioni: prof.ssa Lelia<br />
Pozzi D’Amico, Società Filosofica<br />
Italiana, Milano, tel. 02 5469020<br />
Venerdì 13 dicembre, all’Istituto<br />
Universitario Orientale di Napoli,<br />
R. Esposito, G. Moretto e F. Vercellone<br />
si sono discussi i volumi di<br />
S. Givone, Storia del nulla e F.<br />
Volpi, Il nichilismo, nell’incontro<br />
Il nichilismo, oltre.<br />
•<br />
Informazioni: Mario Agrimi,<br />
Istituto Universitario Orientale di<br />
Napoli, tel. 081 7605111<br />
Per il ciclo “Orizzonte filosofia” alla<br />
Sala Convegni ISU (corso di Porta<br />
Romana 19) di Milano, mercoledì 11<br />
e giovedì 12 dicembre 1996 si è tenuto<br />
il convegno: Filosofia in questione:<br />
perché esiste qualcosa e non il<br />
nulla?; verità o stili della conoscenza?;<br />
esiste il bene comune?; bellezza<br />
o razionalità delle cose? Sono intervenuti:<br />
G.Giorello, M. Ferraris, S.<br />
Natoli, D.Marconi, A. Pagnini, P.<br />
Parrini, E. Lecaldano, S. Veca, L.<br />
Boella, F. Papi, C. Sini, S. Givone, A.<br />
Massarenti, R. Ruschi.<br />
•<br />
Informazioni: Rivista «Informa-<br />
zione Filosofica», viale Monte Nero<br />
68, Milano, tel. 02 55190714/<br />
5519240, fax 55015245, e-mail:<br />
inphil@inphil.com<br />
In occasione della pubblicazione del<br />
volume Il desiderio di essere. L’itinerario<br />
filosofico di Pietro Prini, a cura<br />
di D. Antiseri e D.A. Conci, il 6<br />
dicembre, a Napoli, presso l’Istituto<br />
Universitario Suor Orsola Benincasa,<br />
si è tenuta una giornata di studio su<br />
L’ambiguità dell’essere, a colloquio<br />
con Pietro Prini. Hanno partecipato:<br />
F.M. De Sanctis, M. Bianca,<br />
V. Cappelletti, L. D’Alessandro, A.<br />
Masullo, V. Mathieu, G. Morra, A.<br />
Negri, M. Schiavone.<br />
•<br />
Informazioni: Istituto Univer-<br />
sitario Suor Orsola Benincasa, via<br />
Suor Orsola 10, Napoli, tel. 081<br />
406702<br />
A Palermo, il 22 e 23 novembre<br />
1996, presso l’Istituto di Filosofia<br />
e Scienze Umane della Facoltà di<br />
Scienze della Formazione dell’Università,<br />
si è tenuto il convegno di<br />
studi Il secolo deleuziano. Sono<br />
intervenuti P.A. Rovatti: “Nel mondo<br />
di Alice”; G. Agamben: “L’immanenza<br />
assoluta”; F. Montanari:<br />
“Esprimere l’immanenza”; F. Polidori:<br />
“Fuori dalla filosofia”; P.<br />
Fabbri: “Come Deleuze ci fa segno:<br />
da Hjelmslev a Peirce”; F.<br />
Berardi: “Corpo senza organi e divenire<br />
planetario”; S. Vaccaro: “Risonanze.<br />
La macchina da pensiero<br />
Foucault-Deleuze”; F. La Cecla:<br />
“Deleuze era un cannibale?”; P. Di<br />
Giovanni: “Differenza e diversità”;<br />
G. Burgio, T. Cumbo, G. Di<br />
Benedetto, M. Gebbia, S. Lucido:<br />
“Caos e democrazia. Deleuze e la<br />
politica”; F. Riccio: “La possibilità<br />
del possibile”.<br />
•<br />
Informazioni: Salvo Vaccaro,<br />
Istituto di Filosofia e Scienze dell’Uomo,<br />
piazza Ignazio Florio 24,<br />
90139 Palermo, tel. 091 6956527,<br />
fax 6956518<br />
La ricerca del carattere nella fisiognomia,<br />
Ipotesi scientifiche<br />
tra Illuminismo e Romanticismo/Die<br />
Suche nach dem Charakter<br />
in der Physiognomie:<br />
Wissenschaftliche Hypothesen<br />
zwischen Aufklarung und Romantik:<br />
questo il titolo del convegno<br />
organizzato dalla Facoltà di<br />
Lingue e Letterature Straniere dell’Università<br />
degli <strong>Studi</strong> di Bergamo,<br />
al Palazzo della Regione della<br />
città di Bergamo, dal 20 al 23 novembre<br />
1996. Relazioni di: G. Cantarutti<br />
, P. Giacomoni, J. Leerssen,<br />
R. Venuti, W. Zacharasiewicz, A.<br />
Koschorke, C. Begemann, E. Agazzi,<br />
G. Cusatelli, M. Cometa, F. Rodriguez<br />
Amaya, E. Locher, G. Mattenklott,<br />
A. Valtolina, C. Vittone,<br />
G. Fink, G. Neumann, M. Galli, T.<br />
Wirtz, C. Fischer, I. Zingner, A.<br />
Montandon, U. Persi, J. Kresalkova,<br />
G. Bohme, A. Holter, C. Schmolders.<br />
•<br />
Informazioni: Facoltà di Lin-<br />
gue e Letterature Straniere dell’Università<br />
degli <strong>Studi</strong> di Bergamo,<br />
Irma Mancini, tel. 039 35<br />
277811, fax 277810<br />
Internet e le muse è stato il titolo<br />
del convegno tenutosi all’Istituto<br />
Universitario di Lingue Moderne<br />
di Milano, il 14 e il 15 novembre<br />
1996, a cui hanno partecipato G.<br />
Landow: “Text withouth Borders<br />
on Internet”; M. Ricciardi: “Studenti,<br />
reti e comunità virtuali: protagonisti<br />
e nuovi ambienti”; M. Yoneyama:<br />
“Filosofia e Informatica”;<br />
P. Ferri: “Apocalittci o integrati:<br />
per una filosofia della rivoluzione<br />
digitale”; L. Toschi: “L’ipertesto<br />
d’autore. Verso una retorica del<br />
testo elettronico”; C. Cazale Berrad<br />
e R. Mordenti: “Libertà e responsabilità<br />
del critico/editore/ermeneuta<br />
in ambiente elettronico interattivo”;<br />
M. C. Vettraino Soulard:<br />
“Internet et ses mythes”.<br />
•<br />
Informazioni: Istituto Univer-<br />
sitario di Lingue Moderne (IULM),<br />
Milano, tel. 02 582181
SEDE DI NAPOLI<br />
Palazzo Serra di Cassano<br />
Via Monte di Dio 14<br />
10-13 marzo 1997<br />
Roberto Esposito<br />
(Istituto Universitario Orientale, Napoli)<br />
Le idee del Novecento:<br />
il totalitarismo<br />
Le interpretazioni classiche - Totalitarismo,<br />
autoritarismo, tirannide - Totalitarismo<br />
e politica - Totalitarismo e<br />
filosofia.<br />
17-21 marzo 1997<br />
Paolo Lucentini<br />
(Istituto Universitario Orientale, Napoli)<br />
La tradizione ermetica<br />
nel medioevo latino<br />
Origini e natura della tradizione ermetica<br />
- Ermete Trismegisto e i Padri della<br />
Chiesa - Ermetismo e platonismo: I’Asclepius<br />
nel secolo XII - L’ermetismo filosofico<br />
e magico-astrologico nei secoli XIII-<br />
XIV - Il Libro dei ventiquattro filosofi.<br />
24-27 marzo 1997<br />
Michael J. Petry<br />
(Università di Rotterdam)<br />
Franz Hemsterhuis e il pensiero<br />
europeo<br />
Spinoza e i suoi critici olandesi - Newton<br />
e l’Illuminismo inglese - Diderot e gli<br />
enciclopedisti francesi - Kant e i romantici<br />
tedeschi.<br />
24-27 marzo 1997<br />
Claudia Melica<br />
(Istituto Italiano per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong>)<br />
L’opera di Franz Hemsterhuis<br />
La Lettera sull’ateismo di Hemsterhuis e<br />
il dibattito sul panteismo - La biblioteca<br />
privata di Hemsterhuis, la sua conoscenza<br />
scientifica e i suoi rapporti con gli<br />
scienziati italiani - La relazione con la<br />
Gallitzin: i testi pubblicati e i manoscritti<br />
a lei indirizzati (il Gallitzin Nachlab )<br />
1-4 aprile 1997<br />
Emilio Hidalgo-Serna<br />
(Università di Braunschweig)<br />
Poesia e filosofia di Antonio<br />
Machado e Octavio Paz<br />
La poetica di A. Machlado: Juan de<br />
Mairena - A. Machado e la funzione<br />
filosofica della sua poesia - L’arco e<br />
la lira di O. Paz «La poesia è conoscenza».<br />
1-4 aprile 1997<br />
Geminello Preterossi<br />
(Istituto Italiano per gli <strong>Studi</strong><br />
<strong>Filosofici</strong>)<br />
Da Hegel a Weimar<br />
La dottrina ottocentesca dello Stato -<br />
Schmitt e il “duplice volto” di Hegel -<br />
Kelsen e il modello del “diritto statuale<br />
esterno” - Smend e Heller: teoria dell’integrazione<br />
e sovranità democratica.<br />
1-4 aprile 1997<br />
Giovanni Stelli<br />
(Istituto Italiano per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong>)<br />
Il relativismo contemporaneo<br />
e il problema del fondamento<br />
ultimo<br />
Il relativismo contemporaneo come “spi-<br />
Napoli, 19-21 giugno 1997<br />
In collaborazione con l’Hastings<br />
Center di New York, conferenza<br />
internazionale su The Goals of<br />
Medicine: new perspectives for<br />
the third millennium. Interventi:<br />
R. Baker, “History and the Goals of<br />
Medicine”; L. Nordenfelt, “Health as<br />
a Goal of Medicine”; R. Gillon, “A<br />
tentative Model for the Goals of Medicine”;<br />
J. Payne, “Methode for<br />
Thinking about the Goals of Medicine”;<br />
J. Burrows, “A Global Perspective:<br />
Burden of Future Cancer Care”;<br />
C. Defanti, “Concepts of Death and<br />
the Goals of Medicine”; K. Boyd,<br />
“Old Age: Something to look forward<br />
to?”; M. Mori, “Assisted Reproduction<br />
and the Goals of Medicine”; G.<br />
Sponhalz, The Influence of Human<br />
Genetics on the Goals of Medicine”;<br />
Q. Renzong, “The Goals of Medicine<br />
in a Multicultural Context”; A. Suwandono,<br />
“The Goals of Medicine<br />
and the Problkem of Developing<br />
Countries”; R. De Sanctis, “Medicine,<br />
Mass Media and Ethical Problems”;<br />
G. Allert, “Teaching the Physicians<br />
of Tomorrow”; M. Marigo,<br />
“Ethical Problems and Medical<br />
Education”; D. Gracia, “Goals of<br />
Medicine: From Theory to Practice”;<br />
D. Callahan, “Ends and Means<br />
in Medicine”.<br />
CALENDARIO<br />
Istituto Italiano per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong><br />
rito del tempo” e come principio della<br />
filosofia - Il relativismo contemporaneo<br />
e l’insu perabilità dei “conflitti interetnici”<br />
- Riflessione trascendentale e fondamento<br />
ultimo: I’autodissoluzione del relativismo<br />
e la “prova apagogica” - Riflessione<br />
trascendentale e ontologia; la “differenza<br />
ontologica”.<br />
7-9 aprile 1997<br />
Silvia Vegetti Finzi (Università di Pavia)<br />
Le idee del Novecento: inconscio<br />
Crisi del soggetto classico ed emergenza<br />
dell’inconscio - Paradossi della<br />
conoscenza e statuto della verità - Identità<br />
e femminilità.<br />
21-23 aprile 1997<br />
Giuseppe O. Longo<br />
(Università di Trieste)<br />
Le idee del Novecento: informatica<br />
Informazione e intelligenza artificiale -<br />
Le radici dell’informa tica - Dal calcolatore<br />
alle reti.<br />
21-23 aprile 1997<br />
Giacomo Marramao<br />
(Terza Università di Roma)<br />
Le idee del Novecento: potere<br />
Potere-dominio (M. Weber) - Poteresapere<br />
e potere-influenza (da Nietzsche a<br />
Foucault) - Potere simbolico: auctoritas<br />
e potestas.<br />
21-24 aprile 1997<br />
Adriano Tassi<br />
(Istituto Italiano per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong>)<br />
Filosofia e religione nell’età<br />
dell’Aufklarung<br />
La lettura razionalistica della Scrittura e<br />
73<br />
le sue radici.- Semier L’apporto di Lessing<br />
e di Herder - L’evoluzione della<br />
dogma tica tra Sartorius e Storr - Influenze<br />
illuministiche nella prima formazione<br />
di Hegel.<br />
28 aprile - 2 maggio 1997<br />
Paul Ricoeur<br />
(Università di Parigi X - Nanterre)<br />
Pluralità delle lingue e problema<br />
della traduzione<br />
5-9 maggio 1997<br />
John E. Murdoch (Harvard University)<br />
Problems of newtonianism<br />
5-9 maggio 1997<br />
Vincenzo Vitiello<br />
(Università di Salerno)<br />
Ordine e differenza Vico<br />
e la fondazione epistemica<br />
della storia<br />
Le interpretazioni novecentesche di Vico<br />
- Philosophia et Philologia - Il principio<br />
universale del sapere: dal verum ipsum<br />
factum alla rerum ordini conformatio -<br />
L’orizzonte trascendentale della storia:<br />
Vico e Kant - Il rapporto natura-storia:<br />
Vico e Hegel.<br />
12-16 maggio 1997<br />
Marcello Sánchez Sorondo<br />
(Pontificia Università Lateranense)<br />
Per un progetto di filosofia aperta<br />
alla fede<br />
I cardini di una filosofia aperta alla<br />
fede secondo Paolo (Atti 17,22 ss) - Il<br />
fondamento dell’esistenza di Dio - La<br />
dignità primaria dell’essere umano<br />
come persona - Incontro della ragio-<br />
Venezia, 28 febbraio - 1 marzo 1997<br />
Presso l’Aula magna dell’istituto<br />
Universitario di Architettura di Venezia,<br />
dal 28 febbraio al 1 marzo<br />
1997,, si tiene il IX Convegno<br />
veneziano di cosmologia e filosofia:<br />
L’antichità del nuovo. Le<br />
radici classiche della scienza<br />
moderna. Venerdì28 febbraio: P.<br />
Bozzi, “Letture sorprendenti: osservazioni<br />
fatte ora, proposizioni<br />
scritte allora”; L. Accardi, “Il ritardo<br />
del caso”; A. Hayli, “L’eliocentrismo:<br />
un’idea antica ripresa<br />
diciotto secoli più tardi”; C. Sini,<br />
“L’eternità del principio”; sabato<br />
1 marzo: S. Corradino, “L’umanesimo<br />
scientifico della Compagnia<br />
di Gesù nel Sei e Settecento”; M.<br />
Hack, “Modelli cosmologici dall’antichità<br />
a oggi”; L. Woltjer,<br />
“L’universo in evoluzione”; L.<br />
Russo, “La rivoluzione dimenticata”;<br />
P. Budinich, “Anticipazioni<br />
dell’odierna fisica teorica nel pensiero<br />
presocratico”; P. Zellini, “Il<br />
logos matematico e le radici del<br />
pensiero algoritmico”; G. Giorello,<br />
“Pianeti ed extraterrestri in<br />
Kant”; J. Luminet, “Cosmologia e<br />
poesia”; G. Salvini, “La fisica: i<br />
grandi progressi attuali, le domande<br />
eterne”.<br />
ne con la rivelazione nel cammino<br />
della filosofia (San Tommaso, Kant,<br />
Hegel) - Circolarità e complementarietà<br />
fra ragione e rivelazione nell’approccio<br />
contemporaneo.<br />
19-22 maggio 1997<br />
Lea Ritter Santini<br />
(Università di Munster)<br />
Mito e storia<br />
Figure del mito e identificazione storica<br />
- Erudizione mitologica e invenzione<br />
letteraria - Miti di segregazione<br />
- Miti di elevazione.<br />
26-30 maggio 1997<br />
Francis Jacques<br />
(Institut Catholique de Paris)<br />
L’orde du texte<br />
Du Linguistic turn aux Textual turn<br />
en philosophie - Trois raisons pour<br />
distinguer discours et texte - Y-a-t’il<br />
des univer saux de la textualité? -<br />
Interrogativité et textualité - Pourquoi<br />
distinguer des types de textes:<br />
philosophiques, littéraires, religieux,<br />
scientifiques.<br />
SEDE DI VENEZIA<br />
Cannaregio 2593, Calle Longo<br />
tel 041 717940 fax 041 720510<br />
17-21 marzo<br />
Mario Ruggenini<br />
(Università di Venezia)<br />
Il discorso dell’altro:<br />
ermeneutiche della finitezza<br />
lunedì 17 marzo, Mondo e linguaggio.<br />
Da dove comincia il discorso dell’altro;<br />
martedì 18 marzo, L’altro e l’assenza;<br />
mercoledì 19 marzo, L’altro e<br />
l’essere; giovedì 20 marzo, L’altro e il<br />
tempo; venerdì 21 marzo, Il Dio, la<br />
morte, la contraddizione. Dove finisce<br />
il discorso dell’altro?<br />
7-11 aprile<br />
Carlo Sini (Università di Milano)<br />
L’etica e la scienza<br />
lunedì 7 aprile, Hilary Putnam e il realismo<br />
scientifico martedì 8 aprile, Le cose<br />
e le parole: dal Cratilo ad Alfred Kallir<br />
mercoledì 9 aprile, La genealogia del<br />
conoscere giovedì 10 aprile, La metafisica<br />
come analogia simbolica venerdì 11<br />
aprile, L’etica del sapere.<br />
5-9 maggio<br />
Paolo Rossi (Università di Firenze)<br />
La nascita della scienza moderna<br />
lunedì 5 maggio, Gli ostacoli; martedì<br />
6 maggio, Le cose mai viste; mercoledì<br />
7 maggio, Filosofia meccanica,<br />
chimica, magnetica; giovedì 8<br />
maggio, L’infinito; venerdì 9 maggio,<br />
Gli strumenti e le teorie.<br />
19-23 maggio<br />
Pier Aldo Rovatti (Università di Trieste)<br />
Michel Foucault e la storia<br />
della follia<br />
lunedì 19 maggio, Interno ed esterno;<br />
martedì 20 maggio, Il silenzio e le<br />
parole; mercoledì 21 maggio, “Essere<br />
giusti con Freud”; giovedì 22 maggio,<br />
Il caso Pierre Rivière; venerdì 23<br />
maggio, La follia di Foucault.
Interventi, proposte, ricerche<br />
Una tendenza in atto nell’ambito del<br />
dibattito sull’insegnamento della filosofia<br />
è quella di ricercare opportune<br />
sedi di confronto e di approfondimento<br />
che, senza prescindere dagli aspetti<br />
complessivi della disciplina, consentano<br />
ai docenti di confrontarsi sul “come”<br />
della sua comunicazione in una situazione<br />
di carattere scolare. Un esempio<br />
di questa tendenza è la recente apparizione<br />
del primo «Quaderno di filosofia<br />
e didattica della filosofia», intitolato<br />
INSEGNARE E APPRENDERE A FARE ESPERIENZE<br />
DI FILOSOFIA IN CLASSE (Giuseppe Laterza<br />
Editore, Bari 1996), promosso dalla<br />
Società Filosofica Italiana - Sezione di<br />
Bari e curato da Mario De Pasquale.<br />
Sulla stessa linea di tendenza si pone il<br />
dibattito presente sul «BOLLETTINO DELLA<br />
SOCIETÀ FILOSOFICA ITALIANA», di cui si segnala<br />
in particolare il n. 158 (maggioagosto<br />
1996), che ospita interventi di<br />
Sergio Cicatelli e Antonino Postorino.<br />
Il «Quaderno» della sezione di Bari della<br />
S.F.I., che ospita interventi di M. De Pasquale,<br />
A. Gentile, F. Maurino, R. Ruggiero e M.<br />
Trombino, è nato come una riflessione a più<br />
voci su di un’esperienza di insegnamento<br />
della filosofia secondo il cosiddetto “Programma<br />
Brocca” e vuole anzitutto rispondere<br />
all’esigenza, di molti docenti, di ovviare alla<br />
«mancata problematizzazione... del canale<br />
comunicativo-didattico da essi utilizzato»,<br />
nell’ottica di promuovere una specifica ricerca<br />
teorica ed empirica nell’insegnamento della<br />
filosofia e di favorire il confronto delle idee e<br />
delle esperienze. Si è trattato perciò di far leva<br />
su quello “stile sperimentale” che sempre più<br />
si richiede oggi a chi insegna nella scuola<br />
secondaria superiore. Del resto, come mette<br />
in luce De Pasquale, la ricerca teorica sulla<br />
didattica della filosofia non è estranea al<br />
destino medesimo della filosofia: «Nella nostra<br />
attività sperimentiamo anche un modo di<br />
essere filosofi, frequentando i luoghi di confine<br />
della filosofia, le sue frontiere, nella<br />
relazione che essa instaura con la complessità<br />
del mondo in cui viviamo e con la società<br />
civile (...). Noi docenti, nel tentativo di mediare<br />
la ricchezza della tradizione disciplinare<br />
con le nuove generazioni, ci facciamo<br />
DIDATTICA<br />
DIDATTICA<br />
a cura di Riccardo Lazzari<br />
carico del destino della filosofia nel futuro,<br />
nel tempo dell’istruzione di massa».<br />
Proprio in quanto figura di frontiera tra filosofia<br />
e società, al docente è affidata oggi una<br />
specifica responsabilità, che trova il suo ambito<br />
di attuazione in quella che si può definire<br />
la «filosofia insegnata»: non si tratta di una<br />
formula per intendere un sapere già compiuto,<br />
un insieme di conoscenze già date che<br />
vanno passivamente trasmesse agli allievi,<br />
ma di un modo di fare filosofia che si confronta<br />
col «problema del senso per l’altro delle<br />
teorie filosofiche», e che pertanto non può<br />
prescindere dal misurarsi con «le voci inespresse,<br />
le istanze, i bisogni, i timori, i linguaggi,<br />
le visioni del mondo, gli stili cognitivi<br />
ed espressivi dei giovani allievi». In una<br />
parola, si tratta dell’esperienza del «confilosofare<br />
per i giovani» con i grandi autori. A<br />
questo fine si richiede una mediazione didattica,<br />
purché essa non scada a mero tecnicismo<br />
o a espediente per rendere attraente il messaggio<br />
filosofico, ma sappia declinarsi nel senso<br />
di una esperienza di filosofia.<br />
Ciò esige da un lato il passaggio da un apprendimento<br />
in classe finora basato su una “filosofia<br />
raccontata” attraverso il manuale o la<br />
spiegazione del docente, rispetto a cui gli<br />
studenti restano uditori passivi, ad un dialogo<br />
con i grandi autori della tradizione, nella<br />
prospettiva di “confilosofare” con loro attraverso<br />
i testi; dall’altro esige che il filosofare<br />
venga appreso come «un’attività fruibile nella<br />
quotidianità dei contesti di vita da parte di<br />
tutti». Se è peraltro vero che nel “confilosofare”<br />
è coinvolta la totalità della persona del<br />
docente, un’adeguata programmazione dell’insegnamento<br />
della filosofia non può non<br />
tener conto di definire obbiettivi sia dell’area<br />
cognitiva sia dell’area affettiva. A questo fine<br />
viene offerto nel «Quaderno», a livello esemplificativo,<br />
un protocollo degli obiettivi e<br />
delle operazioni nelle varie fasi dell’attività<br />
didattica che si svolge intorno alla lettura del<br />
testo filosofico, secondo una “tassonomia a<br />
spirale” che distingue, relativamente all’incontro<br />
con il testo e con l’autore, fra una<br />
dimensione semantica, una dimensione sintattica<br />
e un giudizio personale. Vengono poi<br />
forniti esempi di unità didattiche, che hanno<br />
trovato esecuzione presso i Licei “Salvemini”,<br />
“Fermi” e “Orazio Flacco” di Bari.<br />
Un’altra riflessione condotta a più voci su<br />
questo «Quaderno» della S.F.I. di Bari ri-<br />
74<br />
guarda l’esperienza della “comunicazione<br />
secondo regole”: l’assunto di fondo è che il<br />
problema della comunicazione non si pone<br />
soltanto entro la didattica della filosofia, ma<br />
che costituisce anche la cornice più generale<br />
in cui situare lo stesso problema della didattica<br />
della filosofia come «forma circoscritta<br />
delle più ampie dimensioni della comunicazione».<br />
Viene inoltre fornita una griglia di<br />
obiettivi riguardanti la promozione di apprendimenti,<br />
teorici ed esperienziali, sulla<br />
comunicazione, e viene illustrato un percorso<br />
didattico, attraverso testi platonici, finalizzato<br />
a sviluppare un discorso sulla comunicazione.<br />
Altre riflessioni condotte sul «Quaderno»<br />
riguardano il tema della valutazione e le<br />
prospettive future inerenti alla ricerca didattica<br />
in filosofia.<br />
Sul n. 158 del «Bollettino della Società filosofica<br />
italiana» la Commissione Didattica<br />
traccia un bilancio dell’iniziativa relativa all’apertura<br />
del Bollettino agli interventi sulla<br />
didattica, e annuncia che il primo numero del<br />
’97 sarà dedicato a due temi specifici: il<br />
recupero e la valutazione, sollecitando pertanto<br />
contributi in questo senso. S. Cicatelli si<br />
sofferma su Un esempio di prova strutturata<br />
per la comprensione del ‘Discorso sul metodo’<br />
di Cartesio, la cui struttura («molto semplice»)<br />
consiste nel proporre allo studente,<br />
dopo la lettura integrale del testo, «60 domande<br />
a risposta chiusa con quattro alternative»<br />
da «somministrare» in due riprese, all’interno<br />
di un percorso didattico che dura circa un<br />
mese. Più che un semplice test, la proposta<br />
qui avanzata vuole essere quella di un «completo<br />
sussidio didattico». A. Postorino avanza<br />
invece una riflessione Sulla questione didattica<br />
dei testi filosofici. L’itinerario disegnato<br />
di avviamento alla lettura dei testi si<br />
articola in alcuni “passi” fondamentali: la<br />
presentazione della filosofia come “distruzione<br />
delle certezze” e, al tempo stesso, come<br />
«ricerca di una certezza non suscettibile di<br />
distruzione», l’analisi delle ragioni del desiderio<br />
umano di certezza, l’analisi della risposta<br />
magico-religiosa alla “domanda fondamentale”<br />
e dell’approccio “filosofico” a essa,<br />
l’avviamento alla prima forma storica della<br />
sophìa come scienza dell’arché e il passaggio<br />
alla lettura dei testi.<br />
Sul n. 31 di «Sensate esperienze» si segnala<br />
inoltre, in questo contesto di discussione,<br />
Un’esperienza di lettura del testo filosofico di
Giuseppe De Lucia, relativa ad un percorso<br />
d’insegnamento condotto in una classe seconda<br />
del Liceo-Ginnasio “Corradini” di<br />
Thiene (Vi). L’esperienza in questione è stata<br />
realizzata con la lettura del Discorso sul metodo<br />
di Cartesio: dopo la lettura in classe di<br />
sequenze di testo, si è proceduto ad assegnare<br />
agli studenti lo svolgimento di particolari<br />
esercitazioni, promovendo il lavoro di gruppo<br />
e soprattutto la discussione delle risposte<br />
ai quesiti proposti.<br />
Sulla «Nuova secondaria» (a. XIV, n. 3,<br />
novembre 1996) troviamo un ampio approfondimento<br />
dedicato a Cartesio: A 400 anni<br />
dalla nascita. Cartesio: un filosofo da rileggere,<br />
con contributi specifici di Ettore Lojacono,<br />
Giulia Belgioso, Marta Fattori, Jean-<br />
Pierre Cavaillé. Da un lato si conferma il<br />
riconoscimento di Cartesio tra i fondatori del<br />
razionalismo, ma dall’altro si avanza anche<br />
l’esigenza sia di definire meglio quest’ultimo,<br />
sia di documentare la ricchezza dei percorsi<br />
intellettuali del filosofo, senza appiattirla<br />
ad alcun cliché storiografico. R.L.<br />
Dizionario di filosofia<br />
Costituisce un utile strumento di studio il<br />
DIZIONARIO DI FILOSOFIA (La Nuova Italia, Firenze<br />
1996), a cura di Paolo Rossi, Bruno<br />
Mancini, Giuseppe Marini, Michela Nacci,<br />
Silvia Parigi. Diversamente dal classico<br />
dizionario, quest’opera offre un’esposizione<br />
tematica e concettuale che prescinde<br />
dai singoli autori.<br />
A Palermo nei giorni 13-15 marzo 1997 si tiene il XXIV<br />
Convegno Nazionale, valevole ai fini della professione<br />
della carriera, promosso dal CIDI (Centro Iniziativa<br />
Democratica degli Insegnanti) e dalle Edizioni Scolastiche<br />
Bruno Mondadori sul tema: La scuola nella società<br />
della conoscenza - formazione, tecnologia,<br />
informazione, modelli di vita. Giovedì 13 marzo, ore<br />
9.30: “La società della conoscenza” (C. Marrocchi,<br />
A.Sasso, F. Colombo, L. Gallino; E. Resta); ore 15.30:<br />
“Per il progetto cultrale “ (S. Bonsanti, P. Fabbri,<br />
A.Oliverio, A. Ruberti, T. De Mauro); venerdì 14 marzo,<br />
ore 9.30: “Esigenze della società e bisogni formativi” ( G.<br />
Chinnici, G. Cerini, R. Conserva, W. Moro); ore 15.30:<br />
“Gruppi di apprendimento e di confronto”; sabato 15<br />
marzo ore 9.30: “Una politica per la formazione”(P.<br />
Puccio, L.Violante) ; ore 15.30: “Dal progetto al governo<br />
della trasformazione” (L. Berlinguer, E.Coniglione);<br />
• Infomazioni: Servizitalia-turismo & congressi,<br />
V.le S.Puglisi 15, 90143, Palermo, tel. 091/6250453- fax<br />
091/ 303150<br />
Istituzioni del pensiero laico: l’esperienza giuridica<br />
è il titolo del corso che si tiene a Milano a cura<br />
dell’associazione <strong>Studi</strong>um Cartello, in collaborazione<br />
con il Servizio Formazione Permanente dell’Università<br />
Cattolica, con il seguente programma: 8 marzo:<br />
A.Santosuosso, “Bioetica e diritto”; 22 Marzo: F. Botturi,<br />
“Modernità e giuridicità da Hobbes a Vico”; 5 aprile:<br />
T.Perlini,”Diritto, modernità e autonomizzazione delle<br />
sfere culturali”; 19 aprile: S. Natoli, “Colpa, paura,<br />
redenzione”; 3 maggio: G. Spazzali,” Pentimento e<br />
pentitismo”; 24 Maggio: G. Feliciani, “ L’esperienza<br />
giuridica individuale nel diritto della Chiesa cattolica”; 7<br />
giugno: E. Rigotti, “Competenza linguistica e competenza<br />
giuridica”; 21 giugno: Tavola rotonda e discussione.<br />
DIDATTICA<br />
Nella “Premessa al Dizionario”, Paolo Rossi<br />
chiarisce come esso sia stato concepito come<br />
«un primo strumento per quei giovani che<br />
iniziano un loro personale rapporto (mediato<br />
dall’insegnamento) con quel gigantesco, complicato,<br />
proliferante e affascinante oggetto<br />
che è la filosofia». Proprio per questa sua<br />
finalità, il Dizionario di filosofia non intende<br />
sostituire il manuale di filosofia (tanto più<br />
che, volutamente, non ricorrono tra le voci<br />
che lo compongono i nomi degli autori), ma<br />
punta su «una lettura trasversale» che fa riferimento<br />
«ai temi e ai problemi», indicando<br />
«la persistenza dei termini, il lento (a volte<br />
improvviso) variare dei significati» e favorendo<br />
la costruzione di percorsi tematici.<br />
Questi ultimi sono agevolati sia dalla presenza<br />
di voci che si richiamano alle tradizioni<br />
filosofiche, sia da una molteplicità di rimandi<br />
posti all’interno dei singoli lemmi. Non mancano<br />
neppure rimandi ad argomenti “attuali”,<br />
che sollecitano l’interesse dei giovani: per<br />
questo non si sono fatte mancare voci come<br />
Animalismo, Bioetica, Destra/Sinistra, Razza/Razzismo<br />
e numerose altre.<br />
Pensato come strumento per i giovani che<br />
iniziano ad avvicinarsi a questa disciplina, il<br />
Dizionario di Filosofia costituisce un aiuto<br />
più che valido anche per tutti quegli interessati<br />
meno giovani che hanno perso di vista i<br />
concetti basilari della filosofia. In 435 pagine,<br />
più di trecento voci offrono un panorama<br />
esauriente di quello che propone la filosofia<br />
attraverso i concetti principali, le correnti<br />
filosofiche e i percorsi tematici. Caratteristica<br />
del volume, infatti, è l’assenza di protagonisti<br />
del pensiero filosofico, che compaiono solo<br />
CALENDARIO<br />
• Informazioni: G. Genga, <strong>Studi</strong>um Cartello, T.<br />
02/76006879<br />
La Sezione novarese della SFI propone un corso di studio<br />
e di aggiornamento, valevole ai fini della professione<br />
della carriera, sul tema: Filosofia e letteratura tra ’800<br />
e ’900. Inaugurato da C. Sini con una relazione sul tema:<br />
“Filosofia e letteratura tra ’800 e ’900: introduzione alla<br />
lettura dei rapporti fra le due discpline”, il corso prevede<br />
il seguente calendario: 14 febbraio: G. Barberi Squarotti,<br />
“Manzoni filosofo”; 25 febbraio: E. Rambaldi, “Leopardi<br />
pensatore”; 14 marzo: E. Fagiuoli, “Nietzsche letterato”;<br />
21 marzo: S. Moravia, “Pirandello filosofo”; 11<br />
aprile: S. Arcoleo, “Sartre letterato e critico della letteratura”;<br />
6 maggio: G. Zaccaria, “Heidegger e la poesia” e<br />
si chiude il 13 maggio con un seminario sulla didattica<br />
interdisciplinare tra le Materie letterarie e la Filosofia .<br />
• Informazioni: SFI - Sez. di Novara, Via Giovannetti<br />
8, T. 0321/ 398895<br />
Presso la sede milanese dell’ IRRSAE Lombardia è in<br />
corso un’ampio progetto di formazione su La didattica<br />
della filosofia in chiave interdisciplinare. Una prima<br />
sezione già conclusa ha visto il 13 dicembre scorso<br />
l’intervento di C. Mangione sul tema: “La crisi dei<br />
fondamenti della matematica”, seguito da un incontro<br />
organizzativo il 9 gennaio sui temi: “Filosofia e formazione”<br />
(P. Zanelli e G. Molinari), “Filosofia e matematica”<br />
(M. Negri), “Filosfia e letteratura”(Gavianu), “Filosofia<br />
e comunicazione” (G. Sidoni). La seconda fase<br />
prevede l’attivazione di seminari specifici nei mesi di<br />
febbraio-aprile 1997 su: “Filosofia e letteratura”, “Filosofia<br />
e formazione”, “Filosofia e matematica”.<br />
• Informazioni: Silvio Restelli, IRRSAE Lombardia,<br />
Via Leone XIII 10, Milano, T. 02/ 4818331<br />
75<br />
all’interno dell’indice analitico, in chiusura<br />
del volume, rimandando ai concetti di riferimento,<br />
in modo da offrire una descrizione<br />
tematica e concettuale in cui le idee si muovono<br />
staccate dagli autori. Il vantaggio è un’analisi<br />
anche evolutiva dei movimenti filosofici<br />
indicati a discapito della parte biografica,<br />
totalmente assente, degli autori citati.<br />
Molto interessanti, a uso scolastico, sono i<br />
percorsi tematici che riportano fedelmente lo<br />
sviluppo dei concetti. Così troviamo, ad esempio,<br />
l’evoluzione del concetto di “dialettica”<br />
a partire da Platone, passando per Kant sino a<br />
Hegel e Marx; o quello di “ermeneutica”<br />
dalle interpretazioni classiche fino a quelle<br />
gadameriane. Curiosa è la presenza del termine<br />
“filosofia” che compare in tutte le sue<br />
accezioni e interpretazioni a seconda dello<br />
sviluppo storico a cui si fa riferimento.<br />
Ampio spazio è dedicato anche alla parte<br />
categoriale e terminologica, essenziale per<br />
chiunque voglia avvicinarsi alla filosofia.<br />
Troviamo così termini come “induzione” e<br />
“deduzione”, “ontologia” o “gnoseologia”,<br />
che costituiscono il vocabolario di chiunque<br />
voglia acquisire un linguaggio filosofico corretto<br />
ed esauriente. Per quanto riguarda i<br />
contenuti, è forse dedicato più spazio alla<br />
parte teoretica a discapito di quella pratica<br />
ed estetica. Basti pensare, ad esempio,<br />
che il concetto di io è analizzato in tutte<br />
le sue accezioni teoretico metafisiche,<br />
mentre la sua concezione morale è messa<br />
in secondo piano. Inoltre, si nota molta<br />
attenzione alla filosofia contemporanea;<br />
Heidegger, ad esempio, è uno dei filosofi<br />
più citati. R.L./A.S.<br />
Il Centro per la formazione e l’aggiornamento Didattica<br />
e Innovazione Scolastica (DIESSE) propone, a<br />
partire da febbraio 1997, un corso di aggiornamento<br />
- approvato nel piano provinciale del Provveditorato<br />
agli studi di Milano -dal titolo: Percorsi paralleli.<br />
Tra i relatori: A. Ricagni, M.S. Bellada, M. Franchi,<br />
A. Caspani, G. Massone, E. Arnone, L. Polo, G.<br />
Meroni, A.M. Ferrari.<br />
• Informazioni: Nicola Itri, Via Boltraffio 21, 20159<br />
Milano, T. 02/606390 - 606377, Fax 02/6880981<br />
L’ UCIM organizza a Roma nei giorni 17 - 21 febbraio<br />
il XIX Congresso nazionale sul tema: Quale progetto<br />
culturale ed educativo alle soglie del terzo millennio?<br />
Riconosciuto dal Ministero della Pubblica Istruzione<br />
all’interno del piano nazionale di aggiornamento,<br />
il convegno si articola con la seguente scansione<br />
tematica: “L’unità delle culture nell’età della<br />
tecnica” (M. Buzzoni), “L’istruzione al servizio dell’educazione”<br />
(L. Caimi), “Il ruolo del lavoro e della<br />
formazione nel processo educativo”; “Il rapporto fra<br />
il sistema dell’istruzione e il sistema della formazione”<br />
(D. Nicoli); “Dal centralismo e dal decentramento<br />
alla autonomia scolastica. I riflessi a livello di<br />
ministero, di regione e di scuola”(S. Pajno); “La<br />
famiglia e il suo contributo al processo personale e<br />
sociale di formazione e di sviluppo. Una rilettura<br />
storica del problema; uno sguardo prospettico” (G.<br />
Campanini); “Valutazione dell’apprendimento e valutazione<br />
dell’insegnamento per una scuola promozionale<br />
e orientativa”(I. Fassin), “Quale progetto<br />
culturale ed educativo alle soglie del terzo millennio”<br />
(C. Checcacci).<br />
• Informazioni: Domus Mariae, Via Aurelia 481,<br />
00105 Roma, tel. 06/66000576 - 6623138 - 662494
Leggere<br />
la “Critica della ragion pura”<br />
Costituisce un valido strumento di studio<br />
l’introduzione alla lettura della<br />
kantiana CRITICA DELLA RAGION PURA (La<br />
Nuova Italia scientifica, Roma 1996) di<br />
Raffaele Ciafardone. Il volume, che affianca,<br />
nella stessa collana, due precedenti<br />
testi di introduzione alle altre<br />
‘Critiche’ kantiane, presenta gli obiettivi<br />
della prospettiva critico-trascendentale<br />
anche in riferimento alle opere<br />
pre-critiche e agli altri scritti dell’epoca.<br />
In poco più di duecento pagine lo studio di<br />
Raffaele Ciafardone presenta e analizza i contenuti<br />
della Critica della ragion pura kantiana.<br />
Il testo è strutturato in tre parti che analizzano il<br />
contesto filosofico nel quale si sviluppa il criticismo,<br />
la produzione pre-critica e, finalmente,<br />
l’esposizione dell’opera. Chiudono il volume<br />
una breve biografia e una bibliografia dettagliata<br />
in italiano e non.<br />
Con un linguaggio sufficientemente semplice<br />
e chiaro, Ciafardone illustra il rapporto tra<br />
il criticismo e le filosofie precedenti, evidenziando<br />
il rapporto tra la filosofia di Kant,<br />
l’empirismo, il razionalismo e la filosofia<br />
illuminista. Costituisce un’introduzione anche<br />
la seconda parte del volume che analizza<br />
le opere precritiche, dagli scritti di geografia<br />
astronomica a quelli critici sulla metafisica.<br />
L’argomento centrale è comunque l’analisi<br />
della Critica della ragion pura, che è presentata<br />
a partire dagli intenti fino alla realizzazione<br />
compiuta. L’analisi verte principalmente<br />
sui principi del criticismo, del concetto<br />
di trascendentale e della rivoluzione copernicana,<br />
mentre poco spazio è dedicato<br />
all’analisi dei giudizi, forse non considerati<br />
fondamentali. I due obiettivi dell’opera, ovvero<br />
la giustificazione della fisica e la critica<br />
della metafisica, sono qui fondati a partire<br />
dal problema trascendentale e conoscitivo,<br />
che diventa il perno attorno al quale ruota<br />
questo studio. La tripartizione della Critica<br />
della ragion pura, infatti, assume qui i contorni<br />
della prospettiva gnoseologica piuttosto<br />
che scientifica. In altre parole, Ciafardone<br />
presenta Kant non tanto come il difensore<br />
del meccanicismo e della fisica newtoniana,<br />
quanto il fondatore della prospettiva critico-<br />
STUDIO<br />
STUDIO<br />
trascendentale. In questo modo, l’Estetica<br />
trascendentale, più che costituire la fondazione<br />
della matematica, rappresenta l’analisi<br />
della conoscenza sensibile attraverso le forme<br />
a priori dello spazio e del tempo. Lo<br />
stesso accade per l’Analitica dove il problema<br />
del meccanicismo è appena accennato<br />
per lasciare spazio alla fondazione della conoscenza<br />
intellettuale grazie alla deduzione<br />
e allo schematismo trascendentale. Diverse<br />
pagine sono dedicate all’analisi dell’io penso<br />
e alla differenza tra il pensare e il conoscere.<br />
Infine, l’analisi della Dialettica sfocia<br />
nella illusorietà della ragione che fallisce di<br />
fronte ai paralogismi, alle antinomie e alla<br />
teologia. Nonostante lo scacco finale, ricorda<br />
Ciafardone, alla ragione restano le strade<br />
della pratica e dell’estetica, unico campo in<br />
cui l’infinito resta raggiungibile. A.S.<br />
Differenti significati<br />
del positivismo<br />
Nel volume dal titolo EREDI DEL POSITIVI-<br />
SMO. RICERCHE SULLA FILOSOFIA ITALIANA<br />
TRA ‘800 E ‘900 (il Mulino, Bologna 1996)<br />
Antonio Santucci mostra come non<br />
sia possibile fornire un’immagine unitaria<br />
del positivismo, che è invece costituito<br />
da molteplici aspetti e si snoda<br />
in differenti percorsi.<br />
Secondo Antonio Santucci il positivismo<br />
rappresenta un movimento filosofico complesso<br />
ed eterogeneo che non può essere<br />
facilmente riducibile a formule unitarie<br />
che lo definiscano globalmente o in modo<br />
schematico, come alcune interpretazioni<br />
recenti hanno cercato di fare, considerandolo<br />
un “romanticismo della scienza”, legato<br />
alla teoria hegeliana, o ritenendolo<br />
caratterizzato da due dimensioni, quella<br />
umanistica e quella scientifica. Tali schematizzazioni<br />
possono essere evitate se questo<br />
movimento filosofico viene inquadrato<br />
all’interno delle coordinate sociali, come<br />
quelle capitalistiche, individuando le “infrastrutture<br />
mentali” su cui esso si fonda o<br />
scorgendo i legami che il positivismo stabilisce<br />
con altre concezioni filosofiche, come<br />
le teorie socialiste, marxiste, nazionalisti-<br />
76<br />
che, evoluzionistiche, psicologiche e persino<br />
idealistiche.<br />
Nel delineare il panorama filosofico del<br />
positivismo, Santucci individua da una<br />
parte, nel panorama italiano, Cattaneo e<br />
Ardigò, dall’altra i naturalisti come Tomasi,<br />
Lombroso e Villari; autori che non<br />
possono essere riuniti sotto il comune<br />
denominatore dell’opposizione alla metafisica,<br />
poiché è necessario distinguere<br />
tra quei positivisti che attribuiscono alla<br />
filosofia il compito di «generalizzare i<br />
risultati di altre discipline» e quelli che<br />
invece le riservavano il compito di analizzare<br />
l’esperienza. Del resto, osserva<br />
Santucci, se vengono esaminati i dibattiti<br />
e ci si immerge nel vivo delle dispute<br />
del primo Novecento del positivismo,<br />
come ha sottolineato Garin, diventa difficile<br />
fissare i confini tra le “revisioni<br />
positivistiche” e la “rinascita dell’idealismo”,<br />
e facili sono gli “equivoci”, gli<br />
“scambi delle parti”. Così è avvenuto<br />
che, se il compito dei positivisti era quello<br />
di rendere manifesto “il senso umano<br />
della scienza”, quello degli idealisti era<br />
piuttosto di chiarificare “il valore scientifico<br />
della storia”.<br />
Nel lungo percorso seguito da Santucci<br />
attraverso i differenti significati del positivismo<br />
emergono, inoltre, alcune tendenze<br />
paradigmatiche. Così se Enriques considera<br />
la realtà scientifica come una “costruzione”<br />
che implica «un processo di approssimazione»,<br />
identificandosi con un «progetto<br />
aperto ai controlli futuri», Ardigò<br />
considera fondamentale il problema gnoseologico<br />
in relazione alle teorie di Berkeley<br />
e di Hume, di Mill e degli empiriocriticisti.<br />
D’altra parte, se Ferrari si oppone<br />
alle accuse dell’idealismo di collocare la<br />
psicologia nell’ambito del sapere e di conferirle<br />
di conseguenza una reale consistenza<br />
nella varietà degli indirizzi, Labriola e<br />
altri positivisti favoriscono un incontro tra<br />
il positivismo e il marxismo attraverso l’analisi<br />
del legame esistente tra le teorie positiviste<br />
da un lato e le forze produttive e le<br />
lotte di classe dall’altro.<br />
D’altro canto, osserva Santucci, gli aspetti<br />
negativi del positivismo, come l’esaltazione<br />
di un sapere totalmente empirico incapace<br />
di «elevarsi alla purezza del concetto»,<br />
la presenza di una concezione natura-
listica della storia e della politica, la prevalenza<br />
di una “mentalità massonica”, possono<br />
essere corretti solamente rivalutando la<br />
tradizione del pensiero italiano da Machiavelli<br />
a Vico: l’esito sarebbe stato un idealismo<br />
“riformato” senza metafisica. M.Mi.<br />
La linguistica del Novecento<br />
Nel volume dal titolo: LA LINGUISTICA DEL<br />
NOVECENTO (il Mulino, Bologna 1996)<br />
Giulio C. Lepschy propone un quadro<br />
generale di questa disciplina attraverso<br />
l’esame dei suoi diversi aspetti,<br />
dalle riflessioni dei filosofi che si sono<br />
occupati di essa ai suoi rapporti con<br />
altre discipline.<br />
Nella sua indagine della linguistica Giulio<br />
C. Lepschy ne sviscera tutte le diverse manifestazioni<br />
in rapporto alle riflessioni dei<br />
linguisti e dei filosofi che si sono occupati di<br />
questa disciplina. In primo luogo, Lepschy<br />
mostra come nella linguistica del Novecento<br />
ricopra una posizione centrale De Seaussure,<br />
le cui analisi hanno contribuito allo sviluppo<br />
delle scuole strutturalistiche a cui appartengono<br />
Benveniste, Trubeckoy e Jakobson.<br />
La componente principale di questo<br />
pensiero è quella relativa all’affermazione<br />
della “radicale arbitrarietà” del segno linguistico<br />
che si esplica nel rapporto tra significante<br />
e significato, tra parola e cosa. Tale<br />
arbitrarietà esprime, secondo Lepschy,<br />
“l’estraneità dell’uomo” dovuta alla sua condizione<br />
di “gettatezza” nel mondo, divenendo<br />
simbolo di una originaria frattura all’interno<br />
del soggetto, che si rivela una ferita<br />
insanabile per via della sua connaturata mancanza<br />
di fondamento. Tuttavia, se si valuta il<br />
significato di questa concezione all’interno<br />
della linguistica, tale arbitrarietà indica la<br />
possibilità di uno studio autonomo della<br />
lingua, in quanto i segni linguistici possono<br />
essere indagati senza analizzare la loro corrispondenza<br />
con le cose reali.<br />
Un’altra corrente degna di rilievo per la<br />
linguistica del Novecento, sottolinea Lepschy,<br />
è la “grammatica generativa”, la cui<br />
fondazione è da ricondurre a Noam<br />
Chomsky e che è il prodotto della fusione di<br />
due correnti della ricerca precedente, quella<br />
che accentua la creatività del linguaggio e<br />
quella propria della teoria matematica della<br />
“computabilità” e della “ricorsività”. L’ambito<br />
privilegiato di studio dei generativisti è<br />
la grammatica e quindi la considerazione di<br />
quel sistema di principi che permette all’uomo<br />
di riconoscere la “grammaticabilità delle<br />
frasi”. Tale sistema, per i generativisti, è<br />
dovuto ad una capacità innata, biologicamente<br />
ereditaria, rispetto alla quale le differenze<br />
storiche tra le lingue naturali sono<br />
irrilevanti.<br />
Un settore che ha determinato molte delle<br />
riflessioni nel dibattito linguistico del Novecento<br />
è quello che riguarda il rapporto<br />
STUDIO<br />
tra la linguistica e la filosofia. Così, osserva<br />
Lepschy, se da un lato, con Croce, l’idealismo<br />
ha evidenziato l’aspetto creativo e fantastico<br />
rintracciabile in ogni espressione linguistica,<br />
anche quella più quotidiana, dall’altro<br />
il positivismo e il neopositivismo,<br />
ispirandosi all’opera di Frege, hanno sottolineato<br />
la distinzione tra senso e significato.<br />
Particolarmente importante per le sue riflessioni<br />
sulla relazione tra la lingua e il<br />
mondo è Wittgenstein, dalle cui teorie si<br />
svilupperanno quelle indagini che considerano<br />
i problemi filosofici come problemi<br />
inerenti all’uso del linguaggio. Infatti, soprattutto<br />
in relazione alla seconda fase del<br />
suo pensiero caratterizzata dalle Ricerche<br />
filosofiche, si origina la filosofia “analitica”<br />
o “linguistica” che considera i paradossi<br />
filosofici come il prodotto di un uso<br />
inadeguato del linguaggio.<br />
Un’altra corrente filosofica in cui la riflessione<br />
sul linguaggio ricopre una posizione<br />
di primo piano è quella ermeneutica di<br />
Gadamer, Apel e Habermas, che mostra<br />
come tutta l’esperienza sia dotata di un<br />
carattere linguistico in quanto ogni comunicazione<br />
linguistica necessita di un processo<br />
di interpretazione. Lo sviluppo dell’ermeneutica,<br />
sottolinea Lepschy, è infatti dovuto<br />
anche alle riflessioni scaturite dall’incontro<br />
tra la linguistica, da un lato, e la psicoanalisi<br />
e la filosofia esistenzialistica dall’altro, che<br />
si basano sull’attribuzione al linguaggio di<br />
una realtà costitutiva dello stesso soggetto.<br />
Se per Lacan, infatti, l’inconscio è struttura-<br />
77<br />
Ferdinand De Saussure<br />
to come un linguaggio che parla al soggetto,<br />
per Heidegger il linguaggio si identifica con<br />
un “dire originario” che l’uomo deve ascoltare<br />
per ritrovare in esso il proprio essere.<br />
Inoltre, secondo Lepschy, è grazie alle riflessioni<br />
linguistiche di De Seassure e di Peirce<br />
che si è sviluppata la semiotica. A tale proposito,<br />
interessanti sono le distinzioni stabilite<br />
da Peirce tra il significato iconico, il simbolo<br />
e l’indice, che si basano sull’identificazione<br />
non solamente del linguaggio, ma anche<br />
della società e del mondo, con un “sistema<br />
semiotico”.<br />
Infine, Lepschy prende in considerazione i<br />
diversi usi del linguaggio mostrando come in<br />
questo ambito siano state sottolineate in particolar<br />
modo le componenti sociali, che hanno<br />
dato sviluppo alla linguistica sociologica,<br />
alla sociolinguistica e alla sociologia del<br />
linguaggio. D’altra parte, non mancano studi<br />
relativi al rapporto tra il linguaggio e alcuni<br />
settori di indagine psicologica, come si può<br />
rilevare dall’originarsi di discipline come la<br />
linguistica psicologica, la psicolinguistica e<br />
la psicologia del linguaggio.<br />
Degno di rilievo è anche il rapporto tra la<br />
linguistica e la critica che si basa sulle analisi dei<br />
testi narrativi, come nelle teorie dei formalisti e<br />
nelle analisi di Propp. In questo ambito è sorto<br />
il decostruzionismo di Derrida, che mette in<br />
evidenza l’illusorietà dell’armonia costruttiva<br />
e della coerenza interna di un testo per far<br />
risaltare ed emergere le contraddizioni, le<br />
aporie, i paradossi che frantumano la sua<br />
presunta linearità e unità. M.Mi.
RIVISTA DI FILOSOFIA<br />
NEOSCOLASTICA<br />
Anno LXXXVIII, n. 1, gennaio-marzo 1996<br />
Vita e Pensiero, Milano<br />
La dottrina dell’origine del mondo in Platone<br />
con particolare riguardo al Timeo e<br />
l’idea cristiana della creazione, di G. Reale:<br />
attraverso un confronto con l’opera di<br />
maggior carattere enciclopedico di Platone,<br />
si tenta di recuperare l’attrezzatura concettuale<br />
necessaria per un confronto con la<br />
metafisica antica di cui Platone, a partire<br />
dal Fedone, è fondatore; la sua dottrina<br />
cosmogonica, in particolare, rappresenta<br />
una vera e propria riflessione metafisica sui<br />
principi della genesi, della struttura e della<br />
finalità del cosmo.<br />
Piero Martinetti e i maestri in persona, di<br />
G. Colombo: l’articolo traccia uno schizzo<br />
della Torino e dei maestri che Martinetti vi<br />
trovò all’inizio della sua carriera di studente<br />
di filosofia nell’anno accademico 1890.<br />
Un surrettizio cambiamento di designazione<br />
di un termine: cardine della prova di<br />
Goedel della non dimostrabilità della non<br />
contraddittorietà. Riesposizione metalinguistica<br />
e considerazioni filosofiche, di F.<br />
Rivetti Barbò.<br />
PARADIGMI<br />
Anno XIV, n. 41, maggio-agosto 1996<br />
Schena Editore, Brindisi<br />
Il metodo empirico in filosofia secondo<br />
Dewey, di G. Semerari: la questione del<br />
metodo è centrale nella riflessione di<br />
Dewey e la sua definizione fa tutt’uno<br />
con la definizione stessa di filosofia.<br />
L’unico metodo valido nell’era delle rivoluzioni<br />
scientifica, industriale e politica<br />
non può che essere quello empirico,<br />
che impedisce alla filosofia di scadere in<br />
un mero esercizio di retorica e fraseologia.<br />
Il metodo empirico si chiarisce poi<br />
alla luce del concetto di esperienza che il<br />
filosofo analizza nella sua onnilateralità<br />
e integrità e che si configura come esperienza<br />
reale, radicata in pratiche cultura-<br />
RASSEGNA DELLE RIVISTE<br />
RASSEGNA DELLE RIVISTE<br />
a cura di Silvia Cecchi<br />
in collaborazione con Laura Rossi e Corrado Soldato<br />
li concrete e che riconduce la filosofia ai<br />
luoghi originari in cui sorge l’esigenza<br />
stessa della scienza.<br />
La struttura dell’orizzonticità, di R. Walton:<br />
sul concetto di orizzonte di Husserl<br />
all’interno di opposizioni che fanno da<br />
complemento all’opposizione primaria<br />
tra primo piano e sfondo. Vi sono varie<br />
forme di orizzonte: interno, esterno, temporale,<br />
spaziale, di familiarità, intersoggettivo,<br />
storico, universale.<br />
Heidegger tra attesa, noia ed angoscia,<br />
di F. Di Giorgi.<br />
Aporie della concezione husserliana<br />
della temporalità, di J. Ponzio: nelle<br />
Lezioni del 1905 Husserl analizza fenomenologicamente<br />
il tempo allo scopo di<br />
eliminare il tempo obiettivo e ritrovare il<br />
tempo “originario”. In realtà questa messa<br />
fuori causa del tempo obiettivo non si<br />
realizza, poiché esso rispunta ostinatamente<br />
attraverso l’analisi fenomenologica<br />
proprio all’interno di quella coscienza<br />
che doveva esorcizzarlo, detenendo<br />
essa stessa il controllo del tempo.<br />
Questa ripresa del tempo obiettivo avviene<br />
a partire dalla differenza tra ritenzione<br />
e rimemorazione.<br />
Soggetti a verità. Foucault, Heidegger e<br />
la questione del soggetto, di D. Sparti e<br />
M. Greco: analisi di alcune delle posizioni<br />
di Foucault riguardo al soggetto<br />
nei suoi ultimi scritti in rapporto a Heidegger;<br />
sebbene entrambi affrontino il<br />
problema sulla base di una situazione in<br />
prospettiva, Heidegger mette in luce una<br />
precondizione più fondamentale della<br />
verità, mentre Foucault offre una storia<br />
della produzione della verità, dei suoi<br />
riferimenti soggettivi e dei suoi effetti.<br />
Il gioco dei volti, di G. Cascione: la<br />
prassi linguistica viene immaginata da<br />
Wittgenstein come un coro formato dalla<br />
massa di proposizioni e nomi pronunciati<br />
incessantemente.<br />
La fondazione materialistica dell’economia<br />
politica nel pensiero di F. Quesnay,<br />
di L. Dorelli.<br />
78<br />
Una testimonianza sulle relazioni tra<br />
Spinoza, Meyer e la società ‘nil volentibus<br />
arduum’, di R. Bordoli.<br />
AUT AUT<br />
n. 275, settembre-ottobre 1996<br />
La Nuova Italia, Firenze<br />
Tema della rivista: “Dentro/Fuori. Scenari<br />
dell’esclusione”.<br />
Il fascicolo intende dar conto della ricerca<br />
internazionale sulle varie forme di esclusione.<br />
Attraverso interventi in materia di<br />
urbanistica, teoria politica, storia delle idee<br />
si tenta di delineare i tratti di una categoria,<br />
come quella di esclusione, che segna in<br />
modo decisivo la società di fine millennio.<br />
Tra i vari interventi: La doppia pena del<br />
migrante, di A. Sayad; La comunità dei<br />
nemici, di S. Mezzadra; Nonpersone. Il<br />
limbo degli stranieri, di A. Dal Lago; L’insicurezza<br />
urbana in America, di A. Petrillo;<br />
L’America come utopia rovesciata, di<br />
L.J. Wacquant; Chi ha assassinato Los<br />
Angeles, di M. Davis; Alcune aporie delle<br />
migrazioni internazionali, di F. Gambino;<br />
Verso il “fascismo democratico”? Note su<br />
emigrazione, immigrazione e società dominanti,<br />
di S. Palidda.<br />
RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA<br />
Anno LI, , n. 2, 1996<br />
Franco Angeli, Milano<br />
Come Quintiliano conobbe Crisippo, di A.<br />
Grilli: pur non essendo un cultore della<br />
filosofia, nella parte iniziale della sua Institutio<br />
oratoria, dove si occupa dell’educazione<br />
del bambino e del ragazzo, Quintiliano<br />
si richiama esplicitamente a Crisippo.<br />
L’ideale dell’estinzione dello Stato in Fichte,<br />
di L. Fonnesu: l’idea dell’estinzione<br />
dello Stato come istituzione coattiva è ricorrente<br />
e rappresenta una delle idee centrali<br />
della teoria fichtiana della società. Per<br />
Fichte lo Stato si colloca in mezzo tra
individuo, come strumento della sua vita<br />
morale da cui questi riceve la sicurezza di<br />
fronte agli altri e ai propri bisogni naturali,<br />
e società, intesa come reciproca comunicazione<br />
e educazione di cui lo Stato è appunto<br />
mezzo. Il fine in sé non è pertanto l’uomo,<br />
ma la società; lo Stato di conseguenza è<br />
destinato all’estinzione e ciò rappresenta<br />
un ideale della storia umana.<br />
La possibile influenza di F. M. Zanotti<br />
nelle riflessioni filosofiche di Leopardi sul<br />
valore della conoscenza scientifica, di M.<br />
De Zan.<br />
Romanticismo leopardiano, di M.A. Rigoni:<br />
molteplici sono gli elementi che ci consentono<br />
di inscrivere il pensiero di Leopardi<br />
nell’orizzonte del romanticismo europeo:<br />
la poesia come creazione ed espressione<br />
della pura soggettività, la lirica come<br />
essenza e culmine della poesia, la natura<br />
intesa come totalità organica e vitale coglibile<br />
non mediante la ragione, ma con l’immaginazione,<br />
l’unità vivente tra contenuto<br />
ed espressione.<br />
Dibattito a tre voci su profezia e storia, di<br />
F. De Michelis Pintacuda, F. Papi, A.M.<br />
Iacono: recensione di M. Miegge, Il sogno<br />
del re di Babilonia. Profezia e storia da<br />
Thomas Müntzer a Isaac Newton (Milano<br />
1995).<br />
Il Padre Athanasius, l’atomista canonico e<br />
l’isola del giorno prima. Divagazioni sul<br />
Seicento filosofico di Umberto Eco, di G.<br />
Piaia.<br />
Marxismo e storia delle idee nella storiografia<br />
di Giuliano Gliozzi, di M. Mori.<br />
La stampa ed il Congresso del 1926, di B.<br />
Riva: il VI Congresso di Filosofia, organizzato<br />
nel 1926 a Milano dalla Società Filosofica<br />
Italiana e presieduto da Martinetti,<br />
venne sospeso dopo tre giorni dall’inizio<br />
dei lavori perché secondo le autorità esso<br />
aveva assunto un taglio politico troppo<br />
polemico nei confronti del regime. In quest’articolo<br />
vengono trascritti gli undici articoli<br />
più significativi apparsi tra il marzo e<br />
l’aprile del 1926 sull’argomento.<br />
ELENCHOS<br />
Anno XVII, n. 1, 1996<br />
Bibliopolis, Napoli<br />
Plato’s “Real Astronomy” and the myth of<br />
Er, di V. Kalfas.<br />
Autopredicazione e autopartecipazione delle<br />
idee di Platone, di F. Fronterotta: viene qui<br />
presentato nelle sue linee fondamentali il<br />
problema dell’autopredicazione delle idee<br />
in Platone, al centro di un ampio dibattito tra<br />
gli studiosi di formazione angloamericana.<br />
RASSEGNA DELLE RIVISTE<br />
Enesidemo e Pirrone. Il fuoco scalda “per<br />
natura” (Sext, ADV. MATH. VIII 215 E XI<br />
69), di F. Caizzi Decleva.<br />
L’interpretazione della sostanza aristotelica<br />
in Porfirio, di R. Chiaradonna.<br />
Forme di governo e proporzioni matematiche:<br />
Severino Boezio e la ricerca dell’aequum<br />
ius’, di M.L. Silvestre: benché Boezio<br />
non abbia dedicato alla politica alcun<br />
trattato, né abbia mai espresso un chiaro<br />
pensiero sulle istituzioni politiche, la sua<br />
intensa vita politica lascia supporre che<br />
possedesse un sostrato dottrinale e ideologico<br />
piuttosto chiaro. L’articolo tenta di<br />
rintracciare le concezioni politiche di Boezio.<br />
Viene inoltre proposto l’esame di un<br />
breve passo del De Institutione arithmetica,<br />
in cui le forme di governo vengono<br />
confrontate con le proporzioni.<br />
ACTA PHILOSOPHICA<br />
Vol. 5, n. 2, luglio-dicembre 1996<br />
Armando Editore, Roma<br />
Weber e lo spirito del capitalismo. Storia di<br />
un problema e nuove prospettive, di J.M.<br />
Burgos: un’analisi del dibattito sulla celebre<br />
opera di Weber, soprattutto intorno alle<br />
tematiche relative al rapporto tra cattolicesimo,<br />
protestantesimo e capitalismo.<br />
Il singolo kierkegaardiano: una sintesi in<br />
divenire, di M. Fazio: l’intera produzione<br />
di pensiero kierkegaardiana può essere considerata<br />
come un pensare soggettivamente<br />
il singolo, analizzato come categoria dialettica<br />
antihegeliana, come sintesi, prodotto<br />
di un divenire, come libertà e attraverso<br />
i suoi stadi esistenziali.<br />
I rapporti tra scienza e metafisica, di M.<br />
Marsonet: dopo aver preso in esame la<br />
posizione del neopositivismo logico e quella<br />
di Popper e sulla base di una recente opera<br />
di E. Agazzi, l’articolo fa il punto sui rapporti<br />
attuali tra scienza e metafisica, sottolineando<br />
la contiguità tra le due.<br />
Sujeto, proprio y esencia: el fundamento<br />
de la distincíon aristotélica de modos de<br />
predicar, di M. Perez De Laborda.<br />
Ética y dialéctica. Sócrates, Platón y Aristóteles,<br />
di I. Yarza.<br />
Il desiderio: precedenti storici e concettualizzazione<br />
platonica, di A. Malo: al di là<br />
dei termini impiegati e del loro significato,<br />
attraverso cui i pensatori presocratici (Omero,<br />
Anassimamdro, Eraclito, Empedocle,<br />
Antifone), trattano il tema del desiderio,<br />
emerge una continuità di pensiero tra queste<br />
varie posizioni, derivante dal riferimento<br />
a una realtà di cui tutti gli uomini fanno<br />
esperienza. La posizione platonica appare<br />
79<br />
non solo una sintesi delle posizioni precedenti,<br />
ma cerca di risolvere problemi legati<br />
alla sfera etica e antropologica messi in<br />
luce dall’analisi del desiderio.<br />
El problema de la “Theory Ladenness” de<br />
los juicios singulares en la epistemología<br />
contemporánea, di G.J. Zanotti.<br />
VERIFICHE<br />
Anno XXV, n. 2-3, aprile-settembre 1996<br />
Trento<br />
Infinità e filosofia trascendentale. La riflessione<br />
sulla grandezza infinita in Kant,<br />
di A. Moretto: il problema filosofico dell’infinito<br />
in Kant si connette con il problema<br />
matematico della correttezza della rappresentazione<br />
dell’infinito, questione cruciale<br />
nel dibattito matematico del tempo.<br />
L’articolo prende in esame l’analisi kantiana<br />
della grandezza infinitamente grande e<br />
della grandezza infinitamente piccola, da<br />
cui emerge la non marginalità di queste<br />
riflessioni non solo per il calcolo infinitesimale<br />
e per la fondazione della matematica<br />
e della fisica, ma anche per la stessa metafisica.<br />
L’indagine kantiana sulla natura della ‘Vernunft’,<br />
di N. Mai: la natura sillogistica della<br />
ragione kantiana.<br />
Nota sul modo di tradurre ‘Aufheben’, di F.<br />
Chiereghin.<br />
RIVISTA INTERNAZIONALE<br />
DI FILOSOFIA DEL DIRITTO<br />
Anno LXXIII n. 3, luglio-settembre 1996<br />
Giuffré, Milano<br />
Domande e risposte sul problema della<br />
giustizia, di L. Bagolini.<br />
La possibiltà giuridica, di G. Capozzi:<br />
la possibilità giuridica viene qui analizzata<br />
in relazione alla “ragione giuridica”<br />
e alla “eidetica del diritto” e si<br />
concentra sul tema della logica modale<br />
di Aristotele.<br />
Verso una concezione unitaria della norma<br />
fondamentale, di M.J. Falcón Y Tella:<br />
dopo aver delineato l’argomento relativo<br />
alle origini e all’enunciazione della<br />
norma fondamentale in merito agli antefatti<br />
e all’evoluzione del concetto, l’articolo<br />
ne individua i principali tratti distintivi<br />
in Kelsen e Hart.<br />
Superamento della complessità attraverso<br />
la capacità di apprendimento del diritto.<br />
L’adeguamento del diritto alle condizioni<br />
del Postmoderno. Una critica alla
teoria giuridica del discorso di J. Habermas,<br />
di K.H. Ladeur.<br />
Funzioni e senso del diritto moderno. Riconoscimento<br />
e ragione sistemica, di B. Romano:<br />
l’articolo riflette sul senso e sulla<br />
funzione del diritto nel moderno alla luce<br />
dell’opera di Luhmann.<br />
RIVISTA DI ESTETICA<br />
Anno XXXVI, n. 1-2, 1996<br />
Rosenberg & Sellier, Torino<br />
Origini del numero. Geometria, logos e<br />
computazione, di P. Zellini.<br />
Schematismo e costruzione. Il rapporto tra<br />
la matematica e la rappresentazione a priori<br />
dei concetti nella sensibilità in Kant, di A.<br />
Ferrarin: dopo aver brevemente introdotto<br />
le due diverse modalità attraverso cui l’intellegibile<br />
si dà nell’intuizione, le ipotiposi<br />
schematiche e simboliche, l’articolo si concentra<br />
sul rapporto tra schemi e costruzione<br />
matematica in Kant.<br />
Espressione intervallo. La musica nel ‘Saggio<br />
sull’origine delle conoscenze umane’<br />
di Condillac, di A. Arbo: il problema del<br />
legame tra le forme dell’espressione artistica<br />
e il segno in Condillac, mettendo in<br />
luce come la musica venga qui assunta nel<br />
quadro di un esame del pensiero e delle<br />
leggi del suo funzionamento.<br />
L’affectivité chez Kant. Remarques sur<br />
l’esthétique transcendantale, di D. Giovannangeli.<br />
Esistenza estetica, esistenza concettuale. I<br />
cento talleri, di P. Kobau: una riflessione<br />
sulla confutazione della prova ontologica<br />
kantiana alla luce della tensione tra dimensione<br />
estetica e dimensione logica, passività<br />
e costruzione, tensione propria di tutti gli<br />
“esistenzialismi” e che permane anche all’interno<br />
dell’argomentazione kantiana.<br />
Mathesis universale. Costruzionismo e metodo<br />
assoluto in Schelling, di T. Griffero:<br />
l’articolo ripercorre l’evoluzione dal 1797<br />
al 1805 del concetto di costruzione in Schelling<br />
con lo scopo di opporsi all’accusa<br />
mossa alla filosofia della natura schellinghiana<br />
di aver sottovalutato l’imporsi del<br />
metodo matematico come paradigma di<br />
ogni sapere. Queste considerazioni permettono<br />
anche di valutare l’estensione alla<br />
filosofia del costruzionismo matematico e<br />
i legami che possono essere individuati tra<br />
la filosofia della natura di Schelling e le<br />
scienze del tempo.<br />
La conchiglia del Nautilo, di D. W. Thompson.<br />
Ontologia, di M. Ferrraris.<br />
RASSEGNA DELLE RIVISTE<br />
AQUINAS<br />
Anno XXXIX, n. 2, maggio-agosto 1996<br />
Pontificia Università Lateranense, Roma<br />
Coscienza morale e realtà secondo J. G.<br />
Fichte, di W. Schrader: dopo aver analizzato<br />
l’argomentazione di Nietzsche e<br />
Freud circa la coscienza morale come<br />
prodotto di un sentimento soggettivo,<br />
l’articolo analizza le conseguenze del<br />
dubbio sulla realtà della coscienza morale<br />
alla luce della riflessione fichtiana.<br />
Il concetto di coscienza nella fenomenologia<br />
di E. Husserl e di E. Stein, di P.<br />
Schulz: a partire dalla descrizione di<br />
alcuni aspetti fondamentali della nozione<br />
di coscienza in Husserl, l’articolo<br />
spiega come Stein, riprendendo tale concetto,<br />
lo utilizzi per elaborare la sua<br />
teoria della persona.<br />
Philosophy in an age of overinformation,<br />
or what we ought to ignore in<br />
order to know what really matters, di<br />
V. Hösle.<br />
The status of the dimensiones interminatae<br />
in the thomasian principle of individuation,<br />
di N.A. Morris.<br />
Identidad personal, acontecimiento,<br />
alteridad desde Paul Ricoeur, di A.<br />
Fornari.<br />
SEGNI E COMPRENSIONE<br />
Anno X, n. 28, maggio-agosto 1996<br />
Capone Editore, Lecce<br />
L’Oriente e la filosofia in Merleau Ponty,<br />
di R. Taioli.<br />
Essere nel mondo e Koinonia. Heidegger<br />
e Biswanger, di M. Bracco: essere<br />
nel mondo e koinonia come presupposti<br />
teoretici per una chiarificazione antropoanalitica<br />
del senso e della razionalità<br />
soprattutto per quanto riguarda il discorso<br />
psichiatrico.<br />
Le ragioni del conflitto, di E. Donaggio:<br />
il problema di un’autochiarificazione dei<br />
criteri che orientano ogni teoria critica<br />
attraverso l’analisi delle proposte di Foucault<br />
e Habermas.<br />
Il diritto tra norma e cultura. Le “vocazioni<br />
anomale” con funzione produttiva,<br />
di A. Maraschio: attraverso l’esame delle<br />
cosidette “vocazioni anomale”, finalizzate<br />
al criterio della produttività sociale,<br />
si vuole mettere in luce come il<br />
sistema giuridico di un Paese salvaguardi<br />
alcuni diritti primari che hanno un’incidenza<br />
per la collettività.<br />
Narcisismo ed ermeneutica contempo-<br />
80<br />
ranea. Un confronto con il pensiero della<br />
differenza, di M. Durst.<br />
Percorsi della e nella psicoanalisi contemporanea,<br />
di L. Longhi.<br />
DIAIMON<br />
n. 12, gennaio-giugno 1996<br />
Università di Murcia<br />
Estética y hermenéutica, di H.G. Gadamer.<br />
Michel Foucault, lecteur de Platon ou<br />
l’amour de beau garçon à la contemplation<br />
du beau en soi, di P. Catonné: Foucault<br />
mette in luce come Platone costituisca<br />
una fonte fondamentale per comprendere<br />
il fenomeno complesso e problematico<br />
della pederastia greca, in quanto<br />
non solo esperienza di formazione<br />
dell’individuo, ma anche forma elevata<br />
di erotica filosofica.<br />
On the prelude to the Timaeus and the<br />
Atlantis story, di V. Tejera: il Timeo<br />
come seguito della Repubblica.<br />
El problema del continuo en la escolástica<br />
española: Francisco de Oviedo<br />
(1602-1651), di M.L. Una.<br />
Berkeley: crítica de la ideas abstractas.<br />
La abstracción como simple semántica,<br />
di L.V. Burgoa.<br />
“A free man’s worship”, 1902 (El culto<br />
del hombre libre). El problema de la<br />
existencia humana en su relación con el<br />
desrino y los ideales éticos, di I. Sancho<br />
García: “Il culto dell’uomo libero” è uno<br />
dei due articoli fondamentali che precedono<br />
gli scritti filosofici di Russell e che<br />
propone un nuovo modo di vivere e una<br />
nuova etica.<br />
Antropología y alteridad. De la naturaleza<br />
humana a la normalidad social, di<br />
J. Lorite Mena: l’antropologia nasce<br />
come sguardo verso l’altro; ciò è sostenuto<br />
dal ruolo decisivo e simmetrico<br />
giocato dalla medicina e dalla mitologia.<br />
Ideología y comunicación, di M. Milovic:<br />
l’articolo si concentra sul problema<br />
della ex-Iugoslavia, sottolineando come<br />
il nuovo soggetto trascendentale e costitutivo<br />
di tipo kantiano sia diventato lo<br />
stato nazionale. La nuova soggettività è<br />
perciò la soggettività del potere, come<br />
già aveva avvertito Foucault.<br />
La justicia en el pensamiento jurídico<br />
angloamericano contemporáneo. Acotaciones<br />
críticas, di S. Rus Rufino: sul<br />
didattito sviluppatosi nel mondo anglosassone<br />
a seguito della riflessione di
Rawls sul tema della giustizia all’interno<br />
delle ricerche di filosofia morale e<br />
politica.<br />
ARCHIVES DE PHILOSOPHIE<br />
vol. 59, n. 2, aprile-giugno 1996<br />
Beauchesne, Parigi<br />
Husserl et Merleau-Ponty: la prose bourdonnante<br />
du monde, di P. Kerszberg:<br />
partendo dall’ipotesi di un’incomprensione<br />
radicale all’origine di ogni comunicazione<br />
e criticando il modello della<br />
comprensione tentativo più o meno riuscito<br />
di colmare un vuoto determinato, il<br />
confronto tra Husserl e Merleau-Ponty<br />
diviene la base per una riabilitazione<br />
dell’essenza del suono e del rumore come<br />
veicolo originario di comunicazione.<br />
Merleau-Ponty lecteur et critique de Bergson.<br />
Le statut bergsonien de l’intuition,<br />
di A. Clair: nella sua lettura di Bergson<br />
Merleau-Ponty oppone due concezioni<br />
dell’intuizione, una come simpatia e<br />
coincidenza, la ricettività, l’altra come<br />
comprensione e costituzione, l’attività.<br />
L’atto dell’intuizione richiede la correlazione<br />
di entrambe.<br />
Le retour a l’origine de l’État, di T.<br />
Berns: analisi dei Discorsi sopra la prima<br />
deca di Tito Livio III-1, riguardante<br />
la nascita violenta dello stato.<br />
Sur la justification des droits de l’homme,<br />
di E. Picavet: sulla legittimazione<br />
giuridica e sul riconoscimento da parte<br />
dello Stato dei tradizionali diritti dell’uomo<br />
a partire da premesse derivanti<br />
esclusivamente da un’analisi politica,<br />
scevra da particolari valori morali o religiosi.<br />
REVUE DE METAPHYSIQUE<br />
ET DE MORALE<br />
n. 3, settembre 1996<br />
A. Colin, Parigi<br />
Tema della rivista: “Le jugement”.<br />
La monstration, unique mode de donation de<br />
l’a priori chez Wittgenstein, di Ch. Chauviré:<br />
una rilettura del Tractatus di Wittgenstein<br />
sul tema delle proprietà logiche (a<br />
priori) del linguaggio, che sono solo ostentabili,<br />
mostrabili nel linguaggio stesso, rendendo<br />
del tutto inutile una teoria dei tipi<br />
logici. Una medesima posizione è assunta da<br />
Wittgenstein nella seconda fase del suo pensiero:<br />
le proprietà essenziali del linguaggio<br />
si mostrano entro le regole grammaticali.<br />
L’étude des thoeries du Jugement chez le<br />
RASSEGNA DELLE RIVISTE<br />
jeune Heidegger, di F. Dastur: partendo dalla<br />
sua prima elaborazione giovanile -la Dissertazione<br />
del 1914 sulla teoria del giudizio<br />
di Wundt, Maier, Brentano, Marty e Lipps -<br />
si ripercorre l’itinerario che conduce Heidegger<br />
ad accogliere e difendere la posizione<br />
husserliana del giudizio in quanto dotato di<br />
natura logica di contro allo psicologismo.<br />
L’“en soi” husserlien à la lumière de la<br />
doctrine trascendantale du jugement, di E.<br />
Rigal: una riflessione sula Logica formale e<br />
trascendentale di Husserl, che mostra come<br />
il platonismo - e quindi la nomologia - delle<br />
Ricerche logiche non venga negato dalla<br />
fenomenologia trascendentale, il cui scopo<br />
permane la fondazione sull’“in sé”, in quanto<br />
soggettività trascendentale, di un’idea di<br />
sapienza universale. Tale fondazione porta<br />
all’“ontologia a priori universale”, che ripropone<br />
il concetto di “a priori materiale” elaborato<br />
nelle Ricerche.<br />
Concept, Jugement et “forme sérielle”, di F.<br />
Capeilléres: la filosofia delle forme simboliche<br />
come logica delle relazioni in Cassirer,<br />
oltre il problema delle funzione concettuale<br />
di Sostanza e Funzione.<br />
La doctrine du jugement correct dans la<br />
philosophie de F. Brentano, di J.- C. Gens:<br />
La specificità del contributo di Brentano<br />
consiste non tanto nella riforma della sillogistica<br />
aristotelica quanto nel ricondurre continuamente<br />
la proposizione logica al giudizio,<br />
ovvero alla sogettività che pure non<br />
comporta una scelta psicologista. La difesa<br />
della teoria non predicativa e non proposizionale<br />
del giudizio.<br />
Théorie du jugement négatif, di A. Reinach:<br />
fenomenologo vissuto tra Otto e Novecento,<br />
cresciuto alla scuola di Husserl, di cui fu<br />
assistente, Reinach dedica la sua riflessione<br />
al chiarimento del significato di Sachverhalt,<br />
per prendere posizione, accanto al<br />
maestro, nella controversia tra Brentano e<br />
Meinong sul tema del giudizio. Nell’applicare<br />
gli esiti di tale riflessione teorica ad<br />
ambiti non propriamente logici, quali la prosa<br />
teorica, letteraria e storica, Reinach sembra<br />
delineare una teoria generale degli atti<br />
linguistici.<br />
REVUE PHILOSOPHIQUE<br />
DE LA FRANCE ET DE L’ETRANGER<br />
n. 2, aprile-giugno 1996<br />
PUF, Parigi<br />
Tema del fascicolo: “Mal moral et atheisme”.<br />
Le mal moral, pierre de touche de l’ontologie:<br />
monisme idéel et dualisme réel du sens<br />
de l’etre, di R. Lamblin: etica e ontologia e<br />
rapporto tra ragione, libertà e natura all’interno<br />
di una riflessione sulla presenza del<br />
81<br />
male nel mondo che si ricollega alle riflessioni<br />
di Kant e dei filosofi dell’Idealismo<br />
tedesco.<br />
La moralité et le mal dans les ‘Principes de<br />
la philosophie du droit’ de Hegel, di P.<br />
Soual: la natura e la fenomenologia del male<br />
morale nella riflessione hegeliana sull’etica<br />
e il diritto. Il male morale come possibilità<br />
“costitutiva” del libero soggetto pensante<br />
che, negando l’autentico Assoluto (il Bene),<br />
sceglie di assolutizzarsi ponendosi come “sé<br />
arbitrario” e “coscienza malvagia”; una concezione<br />
non priva di analogie con il tema<br />
biblico del peccato di superbia.<br />
Le jeu de l’athéisme dans le ‘Theophrastus<br />
redivivus’, di H. Ostrowiecki: la definizione<br />
di opera “visceralmente” atea e anti-cristiana<br />
rende veramente giustizia all’anonimo<br />
manoscritto seicentesco Theophrastus redivivus?<br />
Soffermandosi sull’apparente contraddizione<br />
tra il palese ateismo del frontespizio<br />
e del primo dei sei trattati (quello sugli<br />
dei) e l’aperta professione di cristianesimo<br />
del Proemium l’articolo intende dimostrare<br />
come la stessa struttura “dialogica” dell’opera<br />
e l’analogia di alcuni temi con i dogmi cristiani<br />
della caduta e della redenzione evidenzino<br />
nel Theophrastus non tanto una posizione<br />
di mero ateismo, quanto un tentativo di<br />
esercitare liberamente la razionalità naturale<br />
fondata sui sensi contro l’egemonia dell’apologetica<br />
tradizionale.<br />
Les “Lectures traversières” de Louis Marin,<br />
di J.-P. Cavaillé: l’ermeneutica dell’ “attraversamento”<br />
nell’ultima opera di Louis<br />
Marin.<br />
REVUE DES SCIENCES<br />
PHILOSOPHIQUES ET THEOLOGIQUES<br />
Tomo LXXX, n. 3, luglio 1996<br />
J. Vrin, Parigi<br />
Conscience et humanité selon Husserl, di S.<br />
Bréton: il rapporto fra la fenomenologia<br />
generale di Husserl e la riflessione politica<br />
attraverso l’analisi di Y. Thierry sul “soggetto<br />
politico” e sulla “coscienza umana” come<br />
intenzionalità epocale che apre all’intersoggettività.<br />
La riduzione trascendentale come<br />
punto di partenza del pensiero politico.<br />
Le monde et l’absence de l’oeuvre, di J.-Y.<br />
Lacoste: a partire da Essere e tempo di Heidegger,<br />
l’articolo si propone di riflettere<br />
sull’opera d’arte come alternativa al mondo<br />
delle cose. L’opera d’arte, infatti, sottratta<br />
alla temporalizzazione, gode di un privilegio<br />
ontofanico in quanto “evento della verità”<br />
che rimanda al cuore stesso del progetto<br />
fenomenologico: il cominciamento<br />
non di un mondo costituito, ma della sua<br />
possibilità.<br />
Friedrich Schlegel’s Theory of an alterna-
ting principle prior to his arrival in Jena (6<br />
august 1796), di E. Behler: l’analisi della<br />
posizione polemica di Schlegel rispetto a<br />
Jacobi e alla sua opposizione alla ragione<br />
come strumento di conoscenza e veicolo<br />
dell’ateismo e del nichilismo.<br />
“Alle Wahrheit ist relativ, alles Wissen<br />
symbolisch” - Motive der Grundsatz-Skepsis<br />
in der frühen Jenaer Romantik (1796),<br />
di M. Frank.<br />
Hölderlins frühe Fichte-Kritik und ihre<br />
Wirkung auf den Gang der Ausarbeitung<br />
der Wissenschaftslehre, di V. Waibel: a<br />
partire dall’epistolario Hölderlin-Hegel si<br />
ripercorre la critica originaria alla concezione<br />
fichtiana dell’Io assoluto presente<br />
nella Dottrina della scienza.<br />
REVUE INTERNATIONALE<br />
DE PHILOSOPHIE<br />
n. 3, settembre 1996<br />
Presse Universitaire de France, Groeninghe<br />
(Belgio)<br />
Tema della rivista: “Le premier romantisme<br />
allemand (1796)”.<br />
John Mc Dowell’s ‘Mind and world’, an<br />
early Romantic epistemology, di A. Bowie:<br />
sul legame teoretico tra Mc Dowell e il<br />
pensiero di Novalis, Schlegel e Schleiermacher<br />
a partire dal concetto di incondizionato-illimitato-assoluto<br />
e da quello di un Io<br />
consapevole, preceduto da uno stato, al<br />
quale si accede solo indirettamente, sospeso<br />
fra un passato da ricordare e un futuro<br />
sconosciuto (eternal lack). L’opera di Mc<br />
Dowell, Mind and world, tradisce inoltre la<br />
componente idealrealistica del suo pensiero,<br />
in accordo con Schelling e forse anche<br />
con una rilettura di Hegel.<br />
Der Klagenfurter Herbert-Kreis zwischen<br />
Aufklärung und Romantik, di W. Baum:<br />
l’analisi delle componenti filosofiche illuministiche<br />
e pre-romantiche del “circolo”<br />
di Herbert attraverso una rilettura storica<br />
(gli influssi rivoluzionari) e teoretica (Kant,<br />
Reinhold, Fichte).<br />
REVUE THOMISTE<br />
n. 3, luglio-settembre 1996,<br />
Edizioni dei Domenicani, Tolosa<br />
Le savoir théologique chez Saint Thomas,<br />
di J.P. Torrell: prima parte di uno<br />
studio sulla sacra doctrina di Tommaso<br />
d’Aquino, un insieme di teologia e di<br />
studio delle Sacre Scritture, che si configura<br />
come scienza delle cose divine,<br />
come sapere finalizzato alla contemplazione<br />
della “verità prima”, derivante dalla<br />
RASSEGNA DELLE RIVISTE<br />
partecipazione, forzatamente imperfetta,<br />
dell’uomo, tramite la fede e la Rivelazione,<br />
alla conoscenza che Dio ha di<br />
Sé e del mondo.<br />
Du logos intermèdiaire au Christ médiateur<br />
chez les Pères grecs, di G. Remy:<br />
sul tema del Cristo come “mediatore” tra<br />
Dio e l’uomo e autore del loro riconciliarsi<br />
nell’evento dell’incarnazione,<br />
come viene affrontato nella tradizione<br />
della Patristica orientale, da Ireneo a<br />
Cirillo di Alessandria.<br />
Etudes sur les écrits johanniques, di L.<br />
Devillers: breve rassegna di studi critici<br />
sul Vangelo di Giovanni.<br />
Approches du Moyen Age tardif, di S.T.<br />
Bonino: serie di recensioni di testi relativi<br />
alla situazione degli studi filosofici<br />
e teologici nel tardo medioevo (XIV-XV<br />
sec. ). Di particolare interesse i temi<br />
della ricezione della filosofia e della<br />
politica di Aristotele e della diffusione<br />
del tomismo.<br />
REVUE DE PHILOSOPHIE DE LOUVAIN<br />
Tomo 94, n. 2, maggio 1996<br />
Institut Supérieur de Philosophie<br />
Louvain La Neuve<br />
Tema della rivista: “Descartes - Le quatrième<br />
centenaire (1596-1996)”.<br />
L’analyse cartésienne et l’ordre des raisons,<br />
di B. Timmermans: Il metodo di ricerca<br />
cartesiana viene messo in relazione a quello<br />
analitico inaugurato da Galeno, ripreso in<br />
seguito da Hooke e indirettamente commentato<br />
da Kant. Ma questa ipotesi di lettura si<br />
scontra con quella di Vuillemin, il quale, nel<br />
sottolineare il carattere asimmetrico dell’ordine<br />
cartesiano, ricorda che in Cartesio l’analisi<br />
interviene al cospetto di un ordine turbato<br />
e confuso, mentre, quando esso viene “scoperto”<br />
o “costruito”, Cartesio lascia spazio<br />
alla sintesi.<br />
De la liberté absolue, di O. Depré: sulla<br />
teoria cartesiana della creazione delle verità<br />
eterne, in rapporto alle metafisiche sottese e<br />
fondative e con un’analisi delle posizioni di<br />
Leibniz e Spinoza in merito e alle più recenti<br />
critiche di Jonas.<br />
Du bons sens le mieux partagé..., di D.<br />
Lories: sul rapporto tra il concetto cartesiano<br />
di bons sens e quello di phronesis contenuto<br />
nell’Etica a Nicomaco di Aristolele: in entrambi<br />
i casi si assiste al tentativo di porre in<br />
rapporto particolare e universale al cospetto<br />
della contingenza situazionale; inoltre, nel<br />
“giusto mezzo” entrambi i concetti individuano<br />
la misura delle virtù etiche; infine,<br />
entrambi sono relativi al piano sia intellettuale,<br />
sia morale, istituendo una possibilità<br />
82<br />
di rapporto con l’alterità. Cartesio, però,<br />
insiste sulla impossibilità di formulare giudizi<br />
scientifici sul tema delle scelte umane<br />
come esito della libertà individuale.<br />
L’esthétique musicale de Descartes et le<br />
cartésianisme, di B. Van Wymeersch: l’estetica<br />
cartesiana nella sua evoluzione da una<br />
filosofia dell’oggettivo a una del soggettivo<br />
e del gusto personale (la musica nella sua<br />
risonanza emozionale nel soggetto) come<br />
dimensione metarazionale.<br />
Le cogito ébloui ou la noése sans noéme, di<br />
M. Dupuis: la rilettura del cogito cartesiano<br />
alla luce della riflessione di Levinas. Il<br />
cuore dell’ispirazione metafisica che guida<br />
la fenomenologia “radicale” di quest’ultimo<br />
consiste nella concezione dell’Infinito<br />
di Cartesio, alla luce della creazione delle<br />
verità eterne, della presenza nel “cogito”<br />
dell’idea di infinito e del superamento del<br />
cogito stesso.<br />
LES ETUDES PHILOSOPHIQUES<br />
gennaio-giugno 1996<br />
PUF, Parigi<br />
Il numero della rivista è dedicato alla<br />
figura e all’opera di Cartesio, nel quattrocentesimo<br />
anniversario della sua nascita<br />
(1596-1996). Vengono inoltre pubblicati<br />
due articoli relativi all’ontologia<br />
di Christian Wolff e alla critica di Hegel<br />
alla concezione wolffiana dell’essere.<br />
Le référent “dialectique” dans les ‘Regulae’,<br />
di A. Robinet: le Regulae ad<br />
directionem ingenii di Cartesio nel contesto<br />
della fioritura degli studi logici e<br />
dialettici del XVI sec. ispirati alla Dialectique<br />
di Pierre de La Ramée.<br />
Logique, mathématique et ontologie: La<br />
Ramée précurseur de Descartes, di G.<br />
Jamart: su Pierre de La Ramée come<br />
esponente di spicco di quella tradizione<br />
antiscolastica e antiaristotelica tra Cinquecento<br />
e Seicento in cui si inscrivono<br />
le Regulae di Cartesio. Il progetto cartesiano<br />
della mathesis universalis e la Dialectique<br />
di La Ramée presuppongono<br />
entrambi il ragionamento matematico<br />
come paradigma del pensare e partono<br />
dalla prossimità tra pensiero e scienza<br />
matematica per elaborare una “ontologia<br />
della relazione” antitetica alla metafisica<br />
sostanzialista di derivazione aristotelica.<br />
La philosophie cartésienne et l’hypothèse<br />
de la pure nature, di L. Renault: la<br />
lettera a Silhon sulla conoscenza razionale<br />
del divino come spunto per evidenziare,<br />
negli scritti cartesiani, la coesistenza<br />
di una noetica filosofica e di una<br />
noetica teologica e per sottolineare la
plausibilità dell’appartenenza di Cartesio<br />
a quella tradizione della “pura natura”<br />
(Suarez e Caetano), secondo cui il<br />
desiderio naturale di conoscere Dio è<br />
pienamente soddisfatto, nell’uomo, dai<br />
poteri e dalle prerogative della sola ragione<br />
individuale.<br />
L’unité de la science et son objet. Descartes<br />
et Gassendi: deux critiques de<br />
l’aristotelisme, di T. Bedouelle: il confronto<br />
tra le Exercitationes paradoxicae<br />
adversus Aristoteleos di Gassendi e le<br />
Regule di Cartesio dimostra che mentre<br />
Gassendi, muovendosi in una prospettiva<br />
scettica, resta comunque tributario di<br />
Aristotele, Cartesio attua una autentica<br />
trasformazione dei concetti aristotelici<br />
che lo porta a elaborare una dottrina<br />
filosofica del tutto nuova e originale.<br />
La thérapeutique de Descartes dans les<br />
“Remedia et vires medicamentorum”, di<br />
V. Aucante.<br />
Descartes et la fortune, di J.-C. Bardout:<br />
la fortuna, in Cartesio, è il nome proprio<br />
di quell’“altro” che l’io esperisce come<br />
libera soggettività che resiste a ogni tentativo<br />
di oggettivazione e che, nella sua<br />
natura di soggetto pensante dotato di<br />
libertà e dunque irriducibile, nel suo<br />
agire, a norme etiche universalmente<br />
condivise, si pone come imprevedibilità<br />
e impermeabilità al criterio conoscitivo<br />
dell’evidenza. La fortuna, dunque, come<br />
ciò che, nel mondo nelle relazioni umane,<br />
ostacola ogni forma di sapere metodico<br />
e garantisce, in un certo senso, dalla<br />
tentazione del razionalismo assoluto.<br />
Gouvernement de soi et contentement, di<br />
J.-P- Marcos: l’egocentrismo infantile<br />
(principio del “tutto è dovuto”), alimentato<br />
dalla benevolenza degli adulti, è per<br />
Cartesio modello di un comportamento<br />
ispirato all’illusione che il mondo sia<br />
fatto a misura del desiderio dell’io e<br />
all’ignoranza di quella correlazione tra<br />
“realtà” e “alterità” che sola consente al<br />
soggetto, nell’esperienza del confronto<br />
con i desideri dell’altro, di prendere coscienza<br />
dell’indisponibiltà del reale alle<br />
pulsioni del proprio volere. “Uscire dall’infanzia”<br />
diviene così l’imperativo di<br />
un’etica dell’auto-limitazione del desiderio<br />
in cui l’intelletto, sostituendo la<br />
fede nella Fortuna con la fede nella Provvidenza<br />
e ricercando un saggio equilibrio<br />
tra “morale dell’azione efficace” e<br />
“morale dell’accettazione”, perviene a<br />
una esatta conoscenza del “possibile”<br />
come presupposto essenziale della piena<br />
soddisfazione di sé.<br />
Arnauld, les idées et les verités éternelles,<br />
di D. Moreau: la critica di Huygens e Lamy,<br />
seguaci della teoria malebranchiana della<br />
visione delle verità in Dio e dell’univocità<br />
tra conoscere divino e umano, porta Ar-<br />
RASSEGNA DELLE RIVISTE<br />
nauld, in particolare nella Dissertatio bipartita<br />
e nelle Règles du bon sens, ad<br />
avvicinarsi, con originalità, alla dottrina<br />
cartesiana della creazione delle idee eterne.<br />
Idée, peinture et substance, di D. Dauvois:<br />
la teoria cartesiana del conoscere, con particolare<br />
riguardo al rapporto tra le idee e le<br />
loro cause, riletta metaforicamente in relazione<br />
all’esperienza della pittura.<br />
Descartes est-il un penseur critique? Quelques<br />
rèflexions, di C. Bouriau: partendo<br />
dalla rilettura neo-kantiana di Cartesio, l’articolo<br />
sottolinea come, evidenziando i vincoli<br />
che la sensibilità pone all’esercizio<br />
della razionalità e anticipando le soluzioni<br />
di Kant alle prime due antinomie della<br />
ragion pura (grandezza del mondo e numero<br />
delle parti della materia), la speculazione<br />
del filosofo francese riveli una innegabile<br />
dimensione “critica”, intesa come superamento<br />
del dogmatismo metafisico o razionalistico<br />
reso possibile dall’individuazione<br />
dei limiti che si oppongono alle pretese<br />
conoscitive della ragione individuale.<br />
L’évidence en règle: Descartes, Husserl<br />
et la question de la ‘mathesis universalis’,<br />
di G. Olivo: l’interpretazione husserliana<br />
di Cartesio tende a “radicalizzare”<br />
l’apparente contraddittorietà delle<br />
nozioni cartesiane di metodo e di mathesis<br />
universalis, che ora sembrerebbero<br />
fondate e quasi assorbite dalla metafisica<br />
(garanzia divina della veridicità delle<br />
conoscenze), ora precederebbero la metafisica,<br />
distinguendosi apertamente da<br />
essa. L’attenta lettura delle Regulae, delle<br />
Meditationes e del Discours sur la méthode<br />
consente invece di evidenziare come,<br />
anche nel ricorso a Dio quale “garante”<br />
delle conoscenze “chiare e distinte”,<br />
Cartesio resti fedele a una concezione<br />
della priorità del metodo e della mathesis<br />
come non riducibili, né subordinabili<br />
alla speculazione metafisica.<br />
Le tournant “discursif”: de la vérité<br />
métaphysique à la vérité dans l’ordre du<br />
discours, di P. Larralde: partendo dall’interpretazione<br />
di Heidegger della metafisica<br />
moderna (e cartesiana in particolare)<br />
come “oblìo dell’essere”, l’articolo<br />
si propone, rileggendo la dottrina<br />
del cogito come “scoperta” dell’essere,<br />
di elaborare una prospettiva filosofica<br />
“neocartesiana” che, rinunciando a qualsiasi<br />
alternativa “radicale” alla speculazione<br />
della modernità, recuperi comunque<br />
l’esigenza heideggeriana.<br />
Ontologie et logique dans l’interprétation<br />
hégelienne de Christian Wolff; di C.<br />
Bouton: per Hegel, l’ontologia di Wolff<br />
rappresenta il compimento della metafisica<br />
dell’identità di essere e pensiero<br />
inaugurata da Cartesio, ridotta però a<br />
mera e astratta elencazione di concetti e<br />
di determinazioni. L’obiettivo della<br />
83<br />
Scienza della logica di Hegel diviene<br />
così quello di recuperare, inverandola,<br />
l’essenza “noetica” dell’ontologia wolffiana,<br />
dimostrando l’identità tra pensiero<br />
ed essere in modo concreto, necessario<br />
ed esaustivo.<br />
La dèfinition de l’existence comme le<br />
complement de la possibilité et les rapports<br />
de l’essence et de l’existence selon<br />
Christian Wolff, di J. Ecole.<br />
IDEE (Anno XI; n. 31. 32, gennaio-agosto<br />
1996, Milella, Lecce) presenta un<br />
intervento di D. Mansueto su Figura<br />
sola: il diagramma secondo Deleuze,<br />
una breve discussione sulla monografia<br />
di Deleuze, Francis Bacon. Logica della<br />
sensazione (Quodlibet, Macerata 1995),<br />
con particolare riferimento allo strumento<br />
di analisi del diagramma utilizzato da<br />
Deleuze.<br />
DISCIPLINE FILOSOFICHE (Anno VI, n.<br />
1, 1996, Vallecchi, Firenze) nella sezione<br />
“Hermeneutika” figura una serie di<br />
interventi sul tema: “Ermeneutica e psicoanalisi”;<br />
nella sezione “Analitika” il<br />
tema è: “Il problema della rappresentazione<br />
della conoscenza nel dibattito tra<br />
cognitivismo e connessionismo”.<br />
IL CANNOCCHIALE (n. 1-2, gennaioagosto<br />
1996, Edizioni Scientifiche Italiane,<br />
Napoli) presenta un numero monografico<br />
su “L’argomentazione misura<br />
delle filosofie”, a cura di G. Traversa. Se<br />
ogni posizione filosofica contiene e presuppome<br />
necessariamente una struttura<br />
argomentativa, si pone allora il problema<br />
di misurare la differenza tra le varie<br />
posizioni con il criterio dell’argomentazione,<br />
sostanziale per la filosofia stessa.<br />
RAGION PRATICA (Anno IV, n. 6, Edizioni<br />
Compagnia dei Librai, Genova):<br />
alla luce dell’importanza centrale che da<br />
un tempo va assumendo il problema del<br />
precedente giudiziale, la rivista propone<br />
una sezione dedicata a “I giudici e il<br />
precedente”, a cura di M. Taruffo. Segnaliamo<br />
inoltre vari interventi su “Kelsen,<br />
la pace, la guerra”.<br />
INTERSEZIONI (Anno XVI, n. 2, agosto<br />
1996, Il Mulino, Bologna) presenta un<br />
fascicolo monografico su “Le donne nella<br />
storia e nella cultura” .<br />
FILOSOFIA OGGI (Anno XIX, n. 75,<br />
luglio-settembre 1996, L’Arcipelago,<br />
Genova) presenta un intervento di J. M.<br />
Trigeaud: Le mythe du héros et l’esthétique<br />
de la justice.<br />
FILOSOFIA E TEOLOGIA (Anno X, n. 2,<br />
maggio-agosto 1996, Edizioni Scientifi-
che Italiane, Napoli) presenta un articolo<br />
di A. Ghisalberti su Vita e logos dall’antichità<br />
al medioevo e un intervento<br />
di F. Moiso su La vita come pluralità<br />
senziente. La scuola stahliana e il suo<br />
influsso sulla filosofia del secondo Settecento.<br />
QUADERNI DI SCIENZA POLITICA<br />
(Anno III, n. 2, agosto 1996, Giuffré,<br />
Milano) contiene un intervento di R.<br />
Biorcio su Comunicazione elettorale e<br />
identità: note sulla transizione italiana.<br />
TEOLOGIA (Anno XXI, n. 2, giugno 1996,<br />
Glossa, Milano) pubblica un articolo di<br />
P. Colombo su Nietzsche ed il Cristianesimo.<br />
RIVISTA ROSMINIANA (Anno XC, n. 3,<br />
luglio-settembre 1996, Sodalitas, Stresa)<br />
presenta tra gli articoli Il silenzio<br />
nella vita di Rosmini, di L. Cristellon, e<br />
Rosmini e Maine de Biran, di M. Fabris.<br />
PROSPETTIVA PERSONA (Anno V, n.<br />
15, giugno 1996, Andromeda, Teramo)<br />
presenta un intervento di B.A. Andreola<br />
su Mounier e l’America latina.<br />
HERMENEUTICA (1996, Morcelliana,<br />
Brescia) presenta un fascicolo monografico<br />
dal titolo: “Rileggere Bonhoeffer”,<br />
che richiama l’attenzione su un pensatore<br />
asistematico e incompiuto, la cui domanda<br />
radicale: «che ne è oggi del Cristianesimo»<br />
pone la questione dell’essere<br />
con o contro Cristo in un interrogare<br />
che risente profondamente dell’influenza<br />
di Nietzsche.<br />
LINGUA E STILE (Anno XXXI, n. 3,<br />
settembre 1996, il Mulino, Bologna) presenta<br />
un saggio di P. Garavaso su Significanza<br />
cognitiva e contenuto di pensiero<br />
nella nuova teoria del riferimento che<br />
prende le mosse da un dibattito all’interno<br />
della filosofia del linguaggio contemporanea<br />
che vede alcuni nuovi teorici<br />
del riferimento impegnati a controbattere<br />
una critica proveniente dai neofregeani,<br />
secondo cui la nuova teoria del<br />
riferimento non può costituire una semantica<br />
adeguata perché non spiega i<br />
problemi messi in luce da Frege sulla<br />
significanza cognitiva del linguaggio. In<br />
particolare, viene qui presa in esame la<br />
posizione di Wettstein sulla questione<br />
della significanza cognitiva. Segnaliamo<br />
inoltre l’aticolo: Il tempo come condizione<br />
che permette al linguaggio di<br />
dire ogni cosa. Un modello di spazializzazione<br />
del tempo, di P. Perconti, che<br />
tratta del ruolo omogeneo del tempo nell’articolazione<br />
cognitiva prelinguistica<br />
e nell’articolazione del linguaggio.<br />
STUDI DI ESTETICA (Anno XXIV, n.<br />
13, 1996, Clueb, Bologna) presenta un<br />
numero monografico dal titolo: “Neo-<br />
RASSEGNA DELLE RIVISTE<br />
storicismo, neostoricismi”, dedicato al<br />
movimento critico comparso sulle scene<br />
accademiche statunitensi alla fine degli<br />
anni Settanta e confluito, insieme al decostruzionismo,<br />
nel vasto panorama della<br />
tradizione poststrutturalista. I caratteri<br />
dell’approccio neostoricista sono i seguenti:<br />
una visione complessa del rapporto<br />
tra storia speciale (arte, letteratura)<br />
e storia generale; l’interesse per le<br />
fonti marginali ed extraletterarie apparentemente<br />
insignificanti; l’approccio interdisciplinare;<br />
l’idea della storia come<br />
narrazione analizzabile con gli strumenti<br />
classici della critica letteraria.<br />
FENOMENOLOGIA E SOCIETÀ (Vol.<br />
XIX, n. 1-2, 1996 Rosenberg & Sellier,<br />
Torino) dedica il fascicolo a Charles<br />
Taylor, filosofo canadese importante<br />
esponente del comunitarismo e del neoaristotelismo<br />
anglosassone. Lo scopo che<br />
la rivista si propone è di offrire una serie<br />
di letture critico-esegetiche trasversali<br />
dell’opera di Taylor con particolare rifermento<br />
al nucleo filosofico contenuto<br />
nella sua più importante opera Radici<br />
dell’Io.<br />
CENOBIO (Anno XLV, n. 3, luglio-settembre<br />
1996, Lugano, Svizzera) presenta<br />
un fascicolo contenente gli Atti del<br />
convegno di Montagnola (22-23 settembre<br />
1996) su “La teoria critica di Max<br />
Horckhimer”.<br />
IRIDE (Anno IX, n. 18, agosto 1996, Il<br />
Mulino, Bologna) presenta tre sezioni<br />
dedicate ai seguenti temi: “Patologie<br />
del sociale”, “Destra e destre”, “Soggettività<br />
e modernità”. In particolare<br />
si segnala: Patologie del sociale. Tradizione<br />
ed attualità della filosofia sociale,<br />
di A. Honneth, in cui vengono<br />
descritti i compiti della filosofia sociale<br />
in rapporto alla filosofia politica<br />
e alla filosofia morale; La crisi del<br />
sapere moderno, di P. Alheit, che affronta,<br />
nella consapevolezza della non<br />
esistenza di una scienza pura e neutrale<br />
e del rischio di uno scientismo irresponsabile,<br />
il problema della responsibilità<br />
fondamentale nella scienza per<br />
le conseguenze del lavoro scientifico.<br />
Nella sezione “Destra e destre” compaiono<br />
contributi che mettono in luce<br />
l’esistenza di una destra liberista (S.<br />
Veca: Sulla destra e i suoi pincipi), di<br />
una conservatrice (D. Cofrancesco:<br />
Qual è la destra che manca in Italia),<br />
di una radicale e metapolitica (M. Revelli:<br />
La nuova destra). Nella sezione<br />
“Soggettività e modernità” prosegue<br />
la pubblicazione di interventi sulla<br />
questione della soggettività con riflessioni<br />
sul legame sociale per un soggetto<br />
contingente, sulla produzione della<br />
soggettività in un mondo dominato dai<br />
mass media, sulla permanenza del mito<br />
nella società moderna.<br />
84<br />
TEORIA (Anno XVI, n. 1, 1996, ETS,<br />
Pisa) presenta un fascicolo monografico<br />
sul tema: “Heidegger, Nietzsche e il nichilismo<br />
contemporaneo”. I contributi<br />
qui riportati costituiscono parte degli<br />
interventi tenuti da G. Campioni, A. Fabris,<br />
F. Volpi al convegno “Heidegger e<br />
Nietzsche” (La Spezia, 23-24 marzo<br />
1995), a cui hanno partecipato anche P.<br />
A. Rovatti e M. Ruggenini. Compare<br />
inoltre un intervento di W. Müller Lauter<br />
sull’interpretazione heideggeriana di<br />
Nietzsche.<br />
RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA<br />
(Anno LI, n. 3, 1996, Franco Angeli,<br />
Milano) dedica il fascicolo all’esame di<br />
alcuni aspetti del pensiero e dell’opera<br />
di Cartesio, in ricordo del quarto centenario<br />
della nascita, e allo studio di momenti<br />
del cartesianesimo e di fasi significative<br />
della sua fortuna tra Sei e Settecento.<br />
REVUE DES ETUDES AUGUSTINIEN-<br />
NES (n. 42/1, 1996) pubblica l’articolo:<br />
Un poème philosophique de l’Antiquitè<br />
tardive: ‘De pulchretudine mundi’, di F.<br />
Dalbeau, che riporta un’analisi formale<br />
e contenutistica del famoso testo del<br />
XVI capitolo del Liber viginti sentientiarum,<br />
De pulchretudine mundi, attribuito<br />
ad Agostino, identificando motivi<br />
di carattere culturale che permettono di<br />
ricondurre l’opera al contesto filosofico<br />
della tarda antichità: la teoria dei quattro<br />
elementi; l’analisi aristotelica delle coppie<br />
di contrari (caldo/freddo e secco/<br />
umido); la concezione delle qualità binarie<br />
come sfondo dell’armonia universale<br />
del Timeo.<br />
REVUE DES QUESTIONES SCIENTIFI-<br />
QUES (Tomo 167, n. 1, 1996, Société<br />
Scientifique, Bruxelles) presenta, tra l’altro,<br />
un articolo dal titolo: De l’ouverture<br />
de l’homme et du monde: réflexions sur<br />
la tecnique, les sciences et la réligion, di<br />
J. Fennema, che tratta della progressiva<br />
autonomia della tecnica dall’uomo, richiamando<br />
il ruolo decisivo della tecnica<br />
nella guida dello sviluppo sociale e<br />
nelle trasformazioni della vita e del pensiero,<br />
come pure della scienza. L’auspicio<br />
è quello di una “teologia della natura”<br />
capace di una nuova trasparenza,<br />
emergente non più dal linguaggio “cosale”,<br />
ma dal silenzio, dall’ascolto ermeneuticamente<br />
inteso.
A.A.V.V.<br />
Giordano Bruno: note filologiche<br />
e storiografiche - I giornata -<br />
Luigi Firpo: 3 marzo 1994<br />
L.S. Olschki, aprile 1996<br />
pp. 61, £. 25.000<br />
Gli interventi presenti in questo libro sono:<br />
“Bruno ieri e oggi” di Michele Ciliberto, “I<br />
dialoghi italiani (varietà di varianti)” di<br />
Giovanni Aquilecchia, “Il Bruno di Luigi<br />
Firpo” di Diego Quaglioni.<br />
A.A.V.V.<br />
Kant politico a duecento anni dalla Pace<br />
perpetua: Convegno della Società italiana<br />
di studi kantiani presso la scuola normale<br />
superiore di Pisa<br />
Istituti editoriali, giugno 1996<br />
pp. 733, £. 10.000.<br />
A.A.V.V.<br />
Almanacco di filosofia 96<br />
Periodici culturali, aprile 1996<br />
pp. 280, £. 20.000<br />
Questa rivista raccoglie i seguenti scritti:<br />
“I compiti della filosofia” di Norberto<br />
Bobbio, Nicola Abbagnano e Antonio Banfi,<br />
“Passione democratica e routine degli<br />
interessi” di Jurgen Habermas e John Rawls,<br />
“È la gente per bene a erigere le ghigliottine”<br />
di Adama Michnik e Isaiah Berlin,<br />
“L’invenzione dell’individuo” di Massimo<br />
Cacciari, “La legge della comunità” di<br />
Roberto Esposito, “Nascita, orgasmo e politica”<br />
di Adriana Cavarero, “Il tragico della<br />
libertà” di Sergio Givone, “Comune presenza”<br />
di Renè Char, Martin Heidegger,<br />
“Dio, l’ornamento” di Gianni Vattimo ecc.<br />
Abba, Giuseppe<br />
Quale impostazione per la filosofia morale<br />
LAS, giugno 1996<br />
pp. 329, £. 35.000<br />
In questo libro l’autore, confrontando in<br />
modo sistematico i principali interlocutori<br />
della filosofia morale, trae la conclusione<br />
che l’etica della vita buona e delle virtù,<br />
specialmente nella versione tomista, non è<br />
così sprovveduta come si ritiene, in quanto<br />
può rispondere alle obiezioni e alle istanze<br />
alternative riscontrando a volte aporie e<br />
incongruenze di cui esse sono inconsapevoli.<br />
Abbagnano, Nicola<br />
Esistenzialismo positivo<br />
Taylor, giugno 1996<br />
pp. 47, £. 16.000.<br />
Abelardus, Petrus<br />
Lettere di Abelardo e Eloisa<br />
introduzione di M.T. Fumagalli<br />
Beonio Brocchieri; trad. e note<br />
di Cecilia Scerbanenco<br />
Rizzoli, giugno 1996<br />
pp. 535, £. 20.000<br />
In questo libro si trova un documento eccezionale<br />
su un’epoca alle soglie del mondo<br />
moderno.<br />
Adorno, Theodor<br />
Probleme der Moralphilosophie<br />
a cura di Th. Schröder<br />
Suhrkamp, maggio 1996<br />
pp. 320, DM 68.<br />
Agazzi, Evandro<br />
Das Gute, das Böse und die Wissenschaft.<br />
Die ethische Dimension<br />
des wissenschaftlich-technologischen<br />
Unternehmung<br />
Akademie-Vlg., aprile 1996<br />
pp. 344, DM 64.<br />
Alker, Hayward R.<br />
Rediscoveries and Reformulations:<br />
Humanistic Methodologies<br />
for International <strong>Studi</strong>es<br />
Cambridge UP, giugno 1996<br />
pp. 450, UK£ 17.95<br />
Questo testo fornisce una concezione della<br />
metodologia che sta alla base degli studi<br />
internazionali. L’autore si pone di fronte a<br />
una sfida: integrare gli stili di ricerca “positivisti”<br />
e “falsificazionisti” nelle investigazioni<br />
umanistiche e interpretative.<br />
Alliez, Eric<br />
Deleuze, philosophie virtuelle<br />
Sinthélabo, maggio 1996<br />
pp. 55, F 40<br />
È stato da sempre rimproverato a Deleuze<br />
di non essere l’autore di una filosofia originale,<br />
perché egli commenta, e di non essere<br />
NOVITÀ IN LIBRERIA<br />
NOVITÀ IN LIBRERIA<br />
uno storico della filosofia, perché non ha<br />
mai fatto altro che “del Deleuze”. L’autore<br />
scopre, nella nozione così discussa del<br />
“virtuale”, l’operatore, a partire dal quale è<br />
possibile produrre una sorta di “eterogenesi”<br />
del pensiero deleuziano. Per tutti gli<br />
interessati.<br />
Aminrazavi, Mehdi<br />
Suhrawardi and the School<br />
of Illumination<br />
Curzon Press, maggio 1996<br />
pp. 220, UK£ 12.99<br />
La tela dei miti e del simbolismo nella<br />
filosofia di Shihab al-Din Yahya Suhrawardi<br />
esprime chiaramente la sua teoria della<br />
conoscenza, che rappresenta un importante<br />
tema della scuola di pensiero “ishraqi”.<br />
Quest’opera si propone di mostrare<br />
Suhrawardi come un pensatore che ha tentato<br />
di conciliare il discorso razionale e la<br />
purificazione interiore.<br />
Amtmann, Rolf<br />
Sinn und Sein. Mensch und Gott<br />
in der europäischen Philosophie<br />
Grabert, maggio 1996<br />
pp. 448, DM 68.<br />
Antiseri, Dario<br />
La tolleranza e i suoi nemici<br />
pref. di Giorgio De Finis<br />
Il mondo 3, giugno 1996<br />
pp. 62, £. 8.000<br />
In questo saggio Antiseri cercando le motivazioni<br />
etiche e conoscitive del pregiudizio,<br />
della violenza e dell’intolleranza, giunge<br />
alla conclusione dell’impossibilità di<br />
trovare un fondamento logico ai principi<br />
etici come ai comportamenti umani.<br />
Antiseri, Dario - Conci,<br />
Domenico Antonino<br />
(a cura di)<br />
Il desiderio di essere: l’itinerario<br />
filosofico di Pietro Prini<br />
contributi di Dario Antiseri et al.<br />
<strong>Studi</strong>um, maggio 1996<br />
pp. 360, £. 42.000<br />
In questo libro sono raccolti alcuni saggi di<br />
diversi autori sul pensiero di Prini in occasione<br />
del suo ottantesimo compleanno. In<br />
un arco storiografico di ispirazione neoplatonico-cristiana<br />
sono illustrate criticamente<br />
le interpretazioni che il Prini ha<br />
dedicato a Plotino, a Rosmini, alla storia<br />
dell’esistenzialismo nel suo complesso e<br />
in modo particolare a Gabriel Marcel.<br />
Archard, David (a cura di)<br />
Philosophy and Pluralism<br />
Cambridge UP, maggio 1996<br />
s.pp., UK£ 14.95<br />
In un mondo di diversità - culturali, religiose,<br />
morali, filosofiche - la questione che<br />
preoccupa coloro che hanno collaborato a<br />
questo volume è se l’esistenza della differenza<br />
- ovvero della pluralità - porti inevitabilmente<br />
alla conclusione che non può<br />
esistere un’unica verità, nemmeno nelle<br />
questioni morali.<br />
Aristotele<br />
Poétique<br />
pref. di Philippe Beck<br />
Gallimard, maggio 1996<br />
pp. 162, F 55<br />
Nei testi che ci sono pervenuti, Aristotele<br />
propone un’analisi dei principali generi<br />
letterari: l’epopea, la commedia e, soprattutto,<br />
la tragedia. Questo testo è stato e<br />
85<br />
rimane uno dei riferimenti d’obbligo per<br />
ogni studio della letteratura. Per tutti gli<br />
interessati alla materia e di livello universitario.<br />
Aristotele<br />
The Politics and the Constitution<br />
of Athens<br />
a cura di Stephen Everson<br />
Cambridge UP, giugno 1996<br />
pp. 296, UK£ 6.95<br />
Questa raccolta degli scritti politici di Aristotele<br />
fornisce un resoconto de La politica<br />
e mostra il rapporto tra questo testo e i suoi<br />
studi in qualità di storico costituzionale.<br />
Viene anche presentata la costituzione di<br />
Atene, per contrastare gli aspetti empirici e<br />
teorici della scienza politica di Aristotele.<br />
Aristoteles, 384-322 B.C.<br />
Retorica<br />
testo critico, trad.<br />
e note a cura di Marco Dorati<br />
introd. di Franco Montanari<br />
Mondadori, giugno 1996<br />
pp. 396, £. 15.000<br />
In questo libro Aristotele affronta sia<br />
l’aspetto teorico che quello pratico della<br />
retorica. Della retorica, intesa come “tecnica<br />
della persuasione” vengono trattati<br />
tutti gli aspetti: dalla logica all’uso delle<br />
metafore e dei motti di spirito, dallo stile<br />
del discorso ai modi per determinare negli<br />
ascoltatori gli atteggiamenti e gli stati d’animo<br />
più favorevoli.<br />
Armellini, Serenella<br />
Le due mani della giustizia:<br />
premialità del diritto come problema<br />
filosofico<br />
Giappichelli, maggio 1996<br />
pp. 189. £. 26.000<br />
In questo libro vengono trattate le seguenti<br />
tematiche; le ricompense in Hobbes, il<br />
premio in relazione al rapporto uomo-società<br />
nel riformismo italiano, la natura dell’uomo<br />
e la premialità del diritto, la premialità<br />
del diritto tra scienza e filosofia,<br />
considerazioni sul “feticismo della legge”<br />
e lo stato punitivo tra premialità e la promozionalità<br />
del diritto.<br />
Armstrong, D.M. - Martin,<br />
C.B. - Place, U.T.<br />
Dispositions: A Debate<br />
Routledge, maggio 1996<br />
pp. 208, UK£ 40<br />
Si tratta di un esteso dialogo fra tre famosi<br />
filosofi sui molti problemi connessi alle<br />
inclinazioni naturali, che sono a loro volta<br />
legati ad altri aspetti come la natura della<br />
mente, la materia, i concetti generali, le<br />
leggi della natura e la relazione causaeffetto.<br />
Arrington, Robert -<br />
Glock, Hans-Johann<br />
Wittgenstein and Quine<br />
Routledge, giugno 1996<br />
pp. 272, UK£ 35<br />
Questo studio accomuna due dei più importanti<br />
filosofi del XX secolo. I due pensatori<br />
vengono paragonati e le opinioni dei<br />
commentatori sul loro rapporto mostrano<br />
profonde differenze.<br />
Arzt, Th. et al. (a cura di)<br />
Philosophia naturalis.<br />
Beiträge zu einer zeitgemäßen<br />
Naturphilosophie<br />
Königshausen & Neumann,<br />
maggio 1996<br />
pp. 225, DM 68<br />
Seguendo gli approcci sintetici dei presocratici,<br />
del Rinascimento e del Romanticismo,<br />
scienziati, filosofi ed esperti di scienze<br />
dello spirito si sono uniti, allo scopo di<br />
avviare un discorso comune sulla natura,<br />
che oltrepassi i confini delle singole discipline.<br />
Audretsch, J. - Mainzer, Kl.<br />
(a cura di)<br />
Wieviele Leben hat Schrödingers Katze?<br />
Zur Physik und Philosophie<br />
der Quantenmechanik<br />
Spektrum, maggio 1996<br />
pp. 320, DM 48.<br />
Aul, Joachim<br />
Schopenhauer-Bibliographie.<br />
Mikrofiche-Ausgabe. Stand: Juli 1995<br />
Hänsel-Hohenhausen, aprile 1996<br />
2 microfiche (pp. 136), DM 80<br />
Si tratta di un’edizione su microfiche della<br />
bibliografia su Schopenhauer, aggiornata<br />
al luglio ’95.<br />
Axelos, Kostas<br />
Métamorphoses: clôture-ouverture<br />
Hachette-Pluriel, aprile 1996<br />
pp. 192, F 49<br />
Partendo dal lungo percorso che ha condotto<br />
dalla mitologia arcaica attraverso la<br />
tradizione greco-romana e quella giudaico-cristiana<br />
fino alla tecnologia ultramoderna,<br />
si sviluppano le grandi metamorfosi<br />
del mondo. All’epoca dell’universalizzazione<br />
della tecno-scienza a che punto, all’interno<br />
di questa evoluzione, si situa l’Europa?<br />
Che cosa è accaduto della “fine dell’arte”?<br />
Per tutti gli interessati alla materia.<br />
Badiou, Alain - Cigolani,<br />
Patrick -Vauday, Patrick et al.<br />
(a cura di)<br />
Jean Borreil: la raison de l’autre<br />
pref. di M. Matieu e P. Vermeren<br />
L’Harmattan, aprile 1996<br />
pp. 207, F 120<br />
Il libro mostra i cammini filosofici ai quali<br />
ha attinto Jean Borreil o Joan Borell (1938-<br />
1992) e presenta un testo inedito su Samuel<br />
Beckett. Per tutti gli interessati alla materia.<br />
Bärthlein, Karl<br />
Der Analogiebegriff bei<br />
den griechischen<br />
Mathematikern und bei Platon<br />
a cura di Josip Talanga<br />
Königshausen & Neumann, aprile 1996<br />
pp. 197, DM 68.<br />
Baruzzi, Arno<br />
Philosophie der Lüge<br />
Wiss. Buchges., aprile 1996<br />
pp. 220, DM 49,80<br />
La menzogna sembra appartenere al comportamento<br />
umano. La biologia infatti indica<br />
che le vite mentono e che questo<br />
significa e implica una “lode della menzogna”.<br />
Se la natura è una cultura della menzogna,<br />
come si mette la situazione per<br />
l’uomo, con la sua libertà da e rispetto alla<br />
menzogna?<br />
Bausi, Francesco<br />
Nec rethor neque philosophus: fonti,<br />
lingua e stile nelle prime opere latine<br />
di Giovanni Pico della Mirandola: 1484-87.<br />
L.S. Olschki, giugno 1996<br />
pp. 213, £. 48.000.<br />
Beaufret, Jean<br />
Parménide, ‘Le poème’<br />
PUF, maggio 1996<br />
pp. 112, F 49<br />
Il luogo del Poema di Parmenide è sicuramente<br />
la trascendenza, ma non quella trascendenza<br />
evasiva che, da Platone in poi, è metafisicamente<br />
nostra, ma una trascendenza che non<br />
sarà da nessuna parte più evidente che qui. Il<br />
volume presenta anche l’edizione bilingue<br />
greco e francese dei frammenti del Poema. Di<br />
livello universitario.<br />
Becker, Thomas<br />
Die Hegemonie der Moderne.<br />
Zur Neubestimmung politischer<br />
Romantik<br />
im Naturrecht Kants und Hegels<br />
pref. di Dietmar Kamper<br />
Olms, aprile 1996<br />
pp. 221, DM 58.
Becker, U. - Feldmann, Kl. -<br />
Jihannsen, Fr. (a cura di)<br />
Sterben und Tod in Europa.<br />
Wahrenehmungen - Deutungsmuster<br />
Wandlungen<br />
Neukirchener Vlg., maggio 1996<br />
pp. 240, DM 48<br />
Questo volume fornisce una rassegna della<br />
ricerca sul morire e sulla morte nella teologia,<br />
la sociologia, la psicologia, la medicina,<br />
la storia, la pedagogia e la filosofia.<br />
Beckmann, J.P. (a cura di)<br />
Philosophie im Mittelalter.<br />
Entwicklungslinien<br />
und Paradigmen. Wolfgang<br />
Kluxen zum 65. Geburtstag<br />
Meiner, maggio 1996<br />
pp. 476, DM 49,80<br />
Si tratta della seconda edizione di questo<br />
volume, dedicato a Wolfgang Kluxen, in<br />
occasione del suo sessantacinquesimo compleanno.<br />
Behrens, Roger<br />
Pop, Kultur, Industrie.<br />
Zur Philosophie der<br />
populären Musik<br />
Königshausen & Neumann, aprile 1996<br />
pp. 175, DM 38.<br />
Bellissima, Fabio<br />
Consequentia mirabilis: una regola<br />
logica tra matematica e filosofia<br />
L.S. Olschki, aprile 1996<br />
pp. 231, £. 45.000<br />
In questo libro vengono analizzate alcune<br />
tematiche relative alla logica; la scoperta<br />
di Girolamo Cardano, i ritrovamenti di<br />
Clavio, le controversie in Belgio, la logica<br />
di Geulincx e la teologia dei Gesuiti, l’apoteosi<br />
in Gerolamo Saccheri, la fase critica<br />
di Wolff, l’analisi di Lambert e le critiche<br />
di Bolzano, la riscoperta moderna della<br />
logica di Giovanni Vailati e l’analisi della<br />
nuova logica.<br />
Benjamin, Andrew<br />
What is Abstraction?<br />
Academy Editions, aprile 1996<br />
pp. 68, UK£ 8.95<br />
Questo testo fa parte della serie What is;<br />
affronta la questione dell’astrazione, una<br />
delle scuole più significative e influenti<br />
della critica moderna ed esamina le attuali<br />
tendenze di pensiero presenti in questo<br />
settore. Il testo è destinato agli studenti del<br />
primo anno di filosofia e arte.<br />
Berman, David<br />
George Berkeley:<br />
The Man and his Religious Philosophy<br />
Clarendon Press, aprile 1996<br />
pp. 242, UK£ 11.99<br />
Il testo fornisce un quadro completo della<br />
vita e del pensiero di George Berkeley,<br />
integrando la sua filosofia e la sua religione.<br />
Berkeley si rivela essere un pensatore<br />
umano profondo e non un idealista virtuoso.<br />
Bernasconi, Robert<br />
Heidegger in Question: The Art of Existing<br />
Humanities Press, aprile 1996<br />
pp. 288, s.pr.<br />
Bernasconi indaga, nel contesto del pensiero<br />
di Heidegger, su un certo numero<br />
di questioni di rilievo: un serie di saggi<br />
analizza il rapporto tra la politica di<br />
Heidegger e il suo pensiero e le ulteriori<br />
possibilità, aperte da questo rapporto,<br />
negli scritti di Arendt, Gadamer, Levinas<br />
e Derrida.<br />
Bernet - Kern - Marbach<br />
Edmund Husserl. Darstellung seines<br />
Denkens<br />
Meiner, maggio 1996<br />
pp. 246, DM 48<br />
Si tratta della seconda edizione ampliata di<br />
quest’opera.<br />
Bernhardt, Uwe<br />
Vom Anderen zum Selben.<br />
Für eine anthropologische Lektüre<br />
von Emmanuel Levinas<br />
Bouvier, aprile 1996<br />
pp. 288, DM 82<br />
Gli aspetti etici e teologici della filosofia di<br />
Levinas hanno suscitato una vivace discussione<br />
in ambito internazionale, a partire<br />
della fine degli anni Ottanta. Questo<br />
volume propone invece una “lettura antropologica”<br />
di Levinas.<br />
Bernstein, Richard<br />
Hannah Arendt and the<br />
Jewish Question<br />
Polity Press, maggio 1996<br />
pp. 240, UK£ 12.95<br />
Questo libro si propone di mostrare che<br />
molti dei temi più significativi del pensiero<br />
di Hannah Arendt hanno origine dal confronto<br />
con la questione ebraica. Avvicinandosi<br />
al lavoro maturo di Hannah Arendt<br />
da questo punto di vista, il lettore raggiunge<br />
una piena comprensione delle sue<br />
idee principali.<br />
Bertola, Francesco<br />
La Bellezza dell’Universo<br />
Il poligrafo, aprile 1996<br />
pp. 126, £. 30.000<br />
Filosofi e astrofisici, storici della scienza e<br />
artisti si interrogano in questo libro sulle<br />
questioni relative al rapporto tra l’ambito<br />
estetico e quello scientifico . Come aveva<br />
mostrato Feyerabend, a parità di condizioni<br />
una teoria “bella” (semplice, intuitiva,<br />
formalizzabile ed elegante) è preferibile a<br />
un’altra priva di tali requisiti. Questo ragionamento<br />
può essere applicato anche<br />
all’ambito della cosmologia, con il risultato<br />
di parlare di “bellezza” dell’universo.<br />
Bertrand Russell<br />
The Imprisoned Self<br />
vol. I: Phantoms of the Dusk<br />
a cura di Raymond Monk<br />
Jonathan Cape, aprile 1996<br />
pp. 600, UK£ 20<br />
Questo volume dell’autobiografia di Bertrand<br />
Russell copre i primi cinquant’anni<br />
della sua vita: l’infanzia, le sue prime opere,<br />
comprendenti Principia Mathematica,<br />
i suoi rapporti con Ottoline Morrell e Joseph<br />
Conrad, la sua insolita vita sessuale, la<br />
sua obiezione di coscienza alla Prima Guerra<br />
Mondiale e i suoi viaggi all’estero.<br />
Beutin, Wolfgang<br />
Zur Geschichte des Fridensgedankens<br />
seit Immanuel Kant<br />
von Bockel, maggio 1996<br />
pp. 200, DM 68.<br />
Bickmann, Claudia<br />
Differenz oder das Denken<br />
des Denkens.<br />
Topologie der Einheitsorte<br />
im Verhältnis von Denken und<br />
Sein im Horizont der<br />
Transzendentalphilosophie Kants<br />
Meiner, aprile 1996<br />
pp. 428, DM 168.<br />
Biolo, Salvino (a cura di)<br />
Filosofi cattolici a confronto<br />
con il pensiero moderno:<br />
Rosmini, Newman, Blondel.<br />
Contributi del 49˚ Convegno<br />
del Centro di studi filosofici<br />
di Gallarate - aprile 1994.<br />
Rosenberg & Sellier, giugno 1996<br />
pp. 302, £. 48.000<br />
Il libro raccoglie diversi contributi che<br />
mettono in evidenza come il pensiero cattolico<br />
non debba essere rigettato per la sua<br />
dipendenza dogmatica dalla verità ma rivalutato<br />
in quanto è dotato del senso della<br />
storia che gli consente di collocarsi all’interno<br />
di una tradizione da svolgere, accettando<br />
con disponibilità critica ogni nuova<br />
proposta che è valida in quanto vera secondo<br />
l’ordine dell’essere.<br />
Blumenberg, Hans<br />
Arbeit am Mythos. Ein Gedenkbuch<br />
Suhrkamp, maggio 1996<br />
pp. 704, DM 35<br />
C’è qualcosa di irrisolto nell’ambito del<br />
mito: la corrente visione della storia come<br />
un unico percorso dal mito al logos era<br />
poco seria. È questo che mostra Arbeit am<br />
Mythos, nell’analisi funzionale delle forme<br />
del mito e nella loro ricezione, nell’elaborazione<br />
e nella categorizzazione delle<br />
rappresentazioni sulla propria origine e<br />
sull’essere originario, che l’uomo via via si<br />
è costruito.<br />
Boethius, Anicius Manlius Torquatus<br />
Severinus,<br />
Consolazione della filosofia<br />
introd., trad., note,<br />
apparati di Luca Orbetello<br />
Rusconi, giugno 1996<br />
pp. 307, £. 21.000<br />
La Consolazione presenta due temi nodali;<br />
NOVITÀ IN LIBRERIA<br />
86<br />
l’analisi sui veri e falsi valori e il Bene<br />
sommo; la natura del libero arbitrio e la<br />
compossibilità della prescienza divina.<br />
Böhler, Arno<br />
Das Gedächtnis zur Zukunft.<br />
Ansätze zu einer Fundamentaltheologie<br />
der Freiheit bei Martin Heidegger<br />
und Aurobindo Ghose<br />
Passagen-Vlg., aprile 1996<br />
pp. 368, DM 78.<br />
Böhme, Gernot<br />
Idee und Kosmos. Platons Zeitlehre.<br />
Eine Einführung in seine theoretische<br />
Philosophie<br />
Klostermann, aprile 1996<br />
pp. 168, DM 68.<br />
Bord, André<br />
Plotin et Jean de La Croix<br />
Beauchesne, aprile 1996<br />
pp. 264, F 180<br />
Per Plotino l’apice è l’estasi, per Jean de La<br />
Croix non è che un incidente di percorso,<br />
aleatorio. Per gli specialisti della materia.<br />
Bornedal, Peter<br />
Speech and System<br />
Museum Tusculanum, maggio 1996<br />
pp. 533, s.pr.<br />
Quest’opera propone la tesi secondo cui la<br />
scrittura creativa e la filosofia emergono<br />
come forme specifiche di giochi del linguaggio,<br />
che sono distinte dal discorso,<br />
così come esso viene usato in forma intercomunicativa<br />
tra gli individui. Peter Bornedal<br />
tratta del pensiero, del discorso e dei<br />
sistemi.<br />
Bornet, Gérard<br />
Die Bedeutung von ‘Sinn’ und der Sinn<br />
von ‘Bedeutung’. Auf dem Weg zu einem<br />
gemeinsprachlichen Wörterbuch<br />
für formale Philosophie<br />
Haupt, aprile 1996<br />
pp. 246, FRS 42.<br />
Borsche, T. (a cura di)<br />
Klassiker der Sprachphilosophie<br />
von Platon bis Noam Chomsky<br />
C.H. Beck, aprile 1996<br />
pp. 520, DM 78<br />
La “svolta rispetto alla lingua” nella filosofia<br />
del secolo che si sta concludendo ha<br />
portato alla domanda: fino a che punto la<br />
filosofia è stata, già dai suoi inizi, filosofia<br />
della lingua? Eminenti esperti dimostrano,<br />
in ventiquattro contributi, perché nella filosofia<br />
viene data un’importanza determinante<br />
ai problemi della lingua.<br />
Bouchindhomme, C. - Rochlitz, R.<br />
(a cura di)<br />
Habermas, la raison, la critique<br />
Cerf, maggio 1996<br />
pp. 238, F 140<br />
Si tratta di una serie di tributi che si situano<br />
nella prospettiva di un dibattito critico con<br />
Habermas, condotto su basi vicine alle<br />
proprie concezioni e ricollocato intorno<br />
alla sua teoria del diritto e della democrazia.<br />
Per tutti gli interessati alla materia.<br />
Braun, Lucien<br />
Iconographie et philosophie:<br />
essai et définition d’un champ<br />
de recherche - vol. I<br />
Presses universitaires de Strasbourg,<br />
maggio 1996<br />
pp. 404, F 208<br />
La filosofia è stata ed è presente in seno<br />
allo sviluppo socio-culturale delle società<br />
sotto forma di idee o dottrine, ma<br />
anche sotto forma di immagini. Quest’ultime<br />
si rapportano sia ai promotori<br />
della filosofia sia alle allegorie che traducono<br />
a loro modo la potenza dell’interrogazione<br />
(o della proposizione)<br />
della filosofia. Per gli specialisti della<br />
materia.<br />
Braybrooke, David<br />
Social Rules: Origin, Character,<br />
Logic, Change<br />
Westview Press, aprile 1996<br />
pp. 352, UK£ 48.50<br />
Questo testo rappresenta un tentativo di<br />
raggiungere un compromesso tra le illustrazioni<br />
storiche e le argomentazioni teoretiche<br />
e di mettere in relazione tra di loro<br />
i punti di vista riguardo le regole sociali<br />
adottati dagli avvocati, gli antropologi, i<br />
sociologi e gli economisti.<br />
Breil, Reinhold<br />
Kritik und System.<br />
Die Grundproblematik<br />
der Ontologie Nicoli Hartmanns<br />
in traszendentalphilosophischer<br />
Sicht<br />
Königshausen & Neumann, aprile 1996<br />
pp. 312, DM 68<br />
Breil, nella sua tesi di abilitazione all’insegnamento<br />
universitario, dimostra, in ogni<br />
singolo capitolo, che i principi ontologici<br />
relativi all’argomento di quel capitolo hanno<br />
bisogno di motivazioni differenti e poi<br />
trasforma questo assunto, utilizzando una<br />
sistematicità filosofico-trascendentale. La<br />
pretesa di fornire la motivazione finale,<br />
accampata dall’ontologia, viene respinta e<br />
l’ontologia viene costruita sulla base di<br />
un’eccellente critica metafisica.<br />
Brose, Karl<br />
Friedensphilosophie<br />
und Friedenserziehung<br />
von Kant bis Adorno<br />
Vlg. Die Blaue Eule,<br />
maggio 1996<br />
pp. 216, DM 29.<br />
Buroker, Jill Vance<br />
Antoine Arnauld and Pierre Nicole:<br />
’Logic or the Art of Thinking’<br />
Cambridge UP, aprile 1996<br />
s.pp., UK£ 13.95<br />
Quest’opera tratta gli argomenti della logica,<br />
del linguaggio, della teoria della conoscenza<br />
e della metafisica e fornisce la risposta<br />
del cattolicesimo giansenista eretico<br />
ai punti di vista ortodossi cattolici e<br />
protestanti riguardo alla grazia, al libero<br />
arbitrio e ai sacramenti.<br />
Cacialli, Liliana<br />
“Tutto scorre e tutto rimane”.<br />
Eraclito e Parmenide.<br />
Ed. Poli, aprile 1996<br />
pp. 79, L. 15.000<br />
Il pensiero di Eraclito, considerato dalla<br />
tradizione filosofo dell’eterno divenire, e<br />
il pensiero di Parmenide, considerato invece<br />
filosofo dell’essere immobile, trovano<br />
in questa analisi una possibile conciliazione,<br />
lasciando emergere nuove ipotesi interpretative.<br />
Campanella, Tommaso<br />
De libris propriis et recta ratione<br />
studenti syntagma<br />
a cura di Armando Brissoni<br />
Rubbettino, maggio 1996<br />
pp. 100, £. 10.000<br />
In questa opera Tommaso Campanella si<br />
propone di ricostruire la propria autobiografia<br />
intellettuale fornendo anche indicazioni<br />
essenziali per intendere il suo<br />
pensiero.<br />
Canfield, John<br />
Routledge History of Philosophy:<br />
Philosophy of the English-speaking World<br />
in the Twentieth Century.<br />
Meaning. Knowledge and Value - vol. X<br />
Routledge, maggio 1996<br />
pp. 400, UK£ 55<br />
Il decimo volume di questa serie che si<br />
concentra sulla storia della filosofia discute<br />
argomenti come la filosofia del linguaggio,<br />
la metafisica, l’etica, la filosofia della<br />
legge, la filosofia politica e la filosofia<br />
femminista.<br />
Capozzi, Gino<br />
Saggi di etica: giuridica e politica<br />
ESI, aprile 1996<br />
pp. 245, £. 38.000<br />
Attraverso l’interrogazione dei più famosi<br />
filosofi antichi e moderni, Platone e Aristotele,<br />
Kant e Hegel nel loro dialogo con<br />
alcuni maestri del pensiero europeo sia<br />
filosofico (Croce e Gentile, Dilthey, Husserl,<br />
Heidegger) sia giuridico (Kelsen, Schmitt,<br />
Romano), i saggi di questo libro ripropongono<br />
i problemi del rapporto di<br />
etica e politica, del diritto con la morale e<br />
con la politica, dello Stato come sistema<br />
politico e ordinamento giuridico per approdare<br />
a una filosofia che si sta sviluppando<br />
attualmente (il praxeologismo).<br />
Cappelörn, N.J. - Deuser, H.<br />
(a cura di)<br />
Kierkegaard <strong>Studi</strong>es Yearbook<br />
de Gruyter, maggio 1996<br />
pp. 575, DM 178<br />
Si tratta di una fonte di documentazione sui
contributi alla ricerca, le conferenze e le<br />
nuove edizioni dell’opera di Kierkegard,<br />
curata dal Kierkegaard Research Centre di<br />
Copenhagen.<br />
Caputo, Cosimo<br />
Materia signata: sulle tracce di Hielmslev,<br />
Humbolt e Rossi Landi<br />
intr. di Augusto Ponzio<br />
Levante, giugno 1996<br />
pp. 167, £. 20.000<br />
In questo libro l’autore analizza i vari significati<br />
di materia; per Hyelmslev la materia<br />
è l’eccedenza della scienza del linguaggio,<br />
per Humbolt è attività formatrice<br />
e per Rossi-Landi è un continuo esserealtro<br />
senza ritorno alla tesi o all’essenza<br />
originaria.<br />
Cardwell, Mike<br />
The Complete A-Z Psychology Handbook<br />
Hodder & Stoughton, aprile 1996<br />
pp. 320, UK£ 8.99<br />
Il volume contiene tutta la terminologia e il<br />
materiale importante per il corso di studio<br />
del Livello A della facoltà di Psicologia. Il<br />
libro è organizzato in ordine alfabetico e<br />
permette riscontri incrociati, in modo da<br />
facilitarne l’uso e da renderlo un manuale<br />
di ripasso.<br />
Carr, Brian (a cura di)<br />
Morals and Society in Asian Philosophy<br />
Curzon Press, maggio 1996<br />
pp. 260, UK£ 37.50<br />
Questa raccolta, basata sul primo convegno<br />
della European Society for Asian Philosophy,<br />
analizza temi della tradizioni filosofiche<br />
indiane, cinesi, giapponesi e islamiche,<br />
sia antiche che moderne.<br />
Cartesio<br />
Oeuvres complètes<br />
a cura di C. Adam e P. Tannery<br />
Vrin, maggio 1996<br />
pp. 8560, F 800<br />
Quest’edizione riprende quella del 1900 e<br />
comprende, oltre alle opere scientifiche e<br />
filosofiche di Cartesio, anche la sua corrispondenza.<br />
Per gli specialisti della materia.<br />
Cartesio<br />
Philosophische Schriften<br />
in einem Band<br />
Meiner, maggio 1996<br />
pp. 534, DM 39,80<br />
Si tratta dell’edizione bilingue curata da L.<br />
Gäbe, H. Springmeyer e H.G. Zekl, che<br />
presenta anche un’introduzione di R. Specht<br />
e lo scritto di Ernst Cassirer, Descartes<br />
Wahrheitsbegriff.<br />
Cassirer, Ernst<br />
Eloge de la métaphysique<br />
pref. di Joël Gaubert<br />
trad. dal tedesco di Jaen Carro -<br />
collaborazione di Joël Gaubert<br />
Cerf, maggio 1996<br />
pp. 172, F 175<br />
Durante il suo soggiorno in Svezia, nel<br />
1933, Cassirer inizia una discussione con<br />
A. Hägerström, uno dei principali rappresentanti<br />
della filosofia svedese. Il libro,<br />
sotto forma di dialogo filosofico, traccia i<br />
contorni di un vero trattato sistematico,<br />
dimostrando non solo la possibilità, ma<br />
anche la necessità di compiere il dovere<br />
kantiano della costituzione critica della<br />
metafisica come scienza. Per gli specialisti<br />
della materia.<br />
Castelli Gattinara, Enrico<br />
Epistemologia e storia: un pensiero<br />
all’apertura nella Francia<br />
fra le due guerre mondiali<br />
F.Angeli, giugno 1996<br />
pp. 265, £. 38.000<br />
In questo libro viene descritto l’intreccio<br />
che negli anni fra le due guerre mondiali ha<br />
permesso a filosofi, epistemologi e storici<br />
di influenzarsi reciprocamente determinando<br />
un’apertura culturale e originando posizioni<br />
teoriche sino ad allora inedite.<br />
Cattorini, Paolo<br />
La morte offesa: espropriazione<br />
del morire ed etica della resistenza<br />
al male<br />
EDB, maggio 1996<br />
pp. 244, £. 32.000<br />
Tra le tematiche analizzate in questo libro<br />
si rileva l’analisi di alcuni significati della<br />
legittima opposizione che l’uomo produce<br />
nei confronti della morte, cercando di strapparle<br />
sempre maggior terreno. L’offesa<br />
arrecata al morire nella forma dell’espropriazione<br />
medica, dell’accanimento tecnologico<br />
e nella svalutazione del tempo<br />
della malattia e l’offensiva che l’uomo ha<br />
da sempre dichiarato e cercato di realizzare<br />
nei confronti della morte sono due tratti,<br />
l’uno illegittimo, l’altro doveroso, che spiegano<br />
alcuni ambigui atteggiamenti della<br />
società contemporanea riguardo alla fine<br />
della vita.<br />
Cavalier, Robert - Covey, Preston -<br />
Anderson, David<br />
The Right to Die?: the Dax Cowart Case.<br />
An Ethical Case Study on CD-ROM -<br />
CD-ROM (for network use)<br />
Routledge, maggio 1996<br />
s.pr.<br />
Questo CD-ROM presenta il caso di Dax<br />
Cowart, la cui lotta per morire, dopo un<br />
grave incidente, mise in risalto i dilemmi<br />
etici e medici riguardanti il diritto dell’individuo<br />
a morire. L’utente vede e sente<br />
Dax stesso e quelli che lo circondano e così<br />
prende parte alla formulazione della difficile<br />
decisione.<br />
Chamla, Mino<br />
Spinoza e il concetto<br />
della tradizione ebraica<br />
F.Angeli, maggio 1996<br />
pp. 222, £. 34.000<br />
Chamla analizza il rapporto tra Spinoza e<br />
la tradizione ebraica sottolineando come<br />
nell’interpretazione spinoziana dell’ebraismo<br />
predomini la componente conoscitiva<br />
rivolta al Sommo Bene.<br />
Chappell, Tim (a cura di)<br />
The Plato Reader<br />
Edinburgh UP, aprile 1996<br />
pp. 320, UK£ 14.95<br />
Il volume presenta la nuova traduzione di<br />
quarantasei passaggi-chiave tratti dalle<br />
opere di Platone. Vengono trattati tutti gli<br />
aspetti centrali della filosofia di Platone; il<br />
testo è corredato di note e rimandi incrociati.<br />
Il libro consente di leggere e comparare<br />
i passi collegati tra di loro, ma che si<br />
trovano in dialoghi diversi.<br />
Chiusano, Lido<br />
Commento a Ugo Spirito<br />
Bibliotheca, giugno 1996<br />
pp. 85, £. 15.000<br />
Questo libro ripropone con qualche rimaneggiamento<br />
gli scritti che erano raccolti<br />
nel libro Filosofia e dintorni dello stesso<br />
autore, il cui saggio d’apertura è incentrato<br />
sulla fine dell’autocoscienza e sulla prospettiva<br />
axiologica secondo Spirito.<br />
Chiusano, Lido<br />
Letture filosofiche<br />
Bibliotheca, giugno 1996<br />
pp. 157, £. 15.000<br />
In questo libro sono contenute diverse letture<br />
filosofiche tra le quali si evidenziano:<br />
il neopositivismo nell’interpretazione di<br />
Giorgio Fano, l’ateismo di Frederich Nietzsche,<br />
ontologia e storia in Husserl, dalla<br />
psicoanalisi alla cibernetica, l’ermeneutica<br />
restauratrice di Paul Ricoeur, Voltaire,<br />
la Bibbia, il male, un’antologia kantiana<br />
ecc.<br />
Clemens, Detlef<br />
Günther Anders. Eine <strong>Studi</strong>e über<br />
die Ursprünge seiner Philosophie<br />
Haag & Herchen, aprile 1996<br />
pp. 152, DM 28.<br />
Coates, John<br />
The Claims of Common Sense:<br />
Moore, Wittgenstein, Keynes<br />
and the Social Sciences<br />
Cambridge UP, aprile 1996<br />
s.pp., UK£ 30<br />
Attraverso un esame del pensiero di Moore,<br />
Ramsey, Wittgenstein e Keynes, questo<br />
testo analizza l’importanza delle idee portate<br />
avanti dai filosofi di Cambridge tra le<br />
due guerre, in particolare per le scienze<br />
sociali riguardanti il senso comune, i concetti<br />
vaghi e il linguaggio quotidiano.<br />
Coelln, Harmann von<br />
Von den Gütern zu den Werten.<br />
Versuch einer Kritik<br />
aller Wertphilosophie<br />
Vlg. Die blaue Eule, aprile 1996<br />
pp. 300, DM 66.<br />
NOVITÀ IN LIBRERIA<br />
87<br />
Cognetti, Giuseppe<br />
L’arca perduta: tradizione e critica<br />
del moderno in Renè Guénon<br />
pref. di Mariano Bianca<br />
A. Pontecorboli, maggio 1996<br />
pp. 294, £. 28.000<br />
In questo libro viene analizzata l’apertura<br />
di Renè Guénon all’orizzonte della Tradizione.<br />
La critica del filosofo al Moderno<br />
non si riduce affatto a una condanna moralistico-passionale<br />
che si rifugia in una difesa<br />
del passato nostalgica e inconcludente.<br />
Essa è iscritta, invece, in un’ermeneutica<br />
che coglie la necessità, il senso e il “compito”<br />
del moderno.<br />
Compagnoni, Francesco (a cura di)<br />
Etica della vita: bioetica, vita, morte,<br />
malattia, tossicodipendenza, sessualità,<br />
psichiatria, risorse, professione, ricerca<br />
San Paolo, maggio 1996<br />
pp. 311, £. 26.000<br />
In questo libro vengono presentati i temi<br />
essenziali della bioetica facendo riferimento<br />
alle più importanti parole-chiave che<br />
consentono di esprimere tutti gli aspetti<br />
principali di questo campo.<br />
Coniglione, Francesco<br />
Nel segno della scienza:<br />
la filosofia polacca del Novecento<br />
F.Angeli, maggio 1996<br />
pp. 346, £.48.000<br />
Questo libro costituisce il primo tentativo<br />
di offrire un quadro complessivo<br />
della filosofia polacca che ha fatto della<br />
discussione della razionalità scientifica<br />
e dei metodi delle scienze il terreno<br />
privilegiato su cui le varie concezioni<br />
del mondo (da quella cattolica al marxismo)<br />
hanno riflettuto trovando il modo<br />
di dialogare e di riconoscere i propri<br />
torti e i meriti altrui in nome della<br />
scienza.<br />
Copeland, Jack (a cura di)<br />
Logic and Reality: Essays on the Legacy<br />
of Arthur Prior<br />
Clarendon Press, giugno 1996<br />
pp. 576, UK£ 50<br />
Si tratta di una raccolta di saggi scritti da<br />
filosofi, logici, matematici ed esperti di<br />
informatica che celebra l’opera del famoso<br />
filosofo Arthur Prior. Gli argomenti discussi<br />
spaziano dalla natura della logica<br />
stessa a intelligenti sistemi informatici in<br />
grado di ragionare.<br />
Copjec, Joan<br />
Radical Evil<br />
Verso, maggio 1996<br />
pp. 288, UK£ 13.95<br />
Questo libro - basato sul concetto del male<br />
radicale, un male che si trova al cuore della<br />
problematica etica - si concentra sulla<br />
moderna nozione politica del male, così<br />
come viene formulata da Kant, come viene<br />
prefigurata da Machiavelli e più tardi sviluppata<br />
da Schelling.<br />
Costa, Vincenzo<br />
La generazione della forma:<br />
la fenomenologia e il problema<br />
della genesi in Husserl e Derrida<br />
Jaca Book, aprile 1996<br />
pp. 191, £. 28.000<br />
Mentre alcune interpretazioni considerano<br />
la fenomenologia di Husserl una semplice<br />
metafisica della presenza individuando il<br />
nucleo dell’interesse di Derrida per essa<br />
nell’atteggiamento decostruttivo, invece<br />
questo libro si propone di mostrare l’esistenza<br />
di un doppio movimento nel discorso<br />
di Derrida sulla fenomenologia e allo<br />
stesso tempo di una tensione tra origine e<br />
divenire. Quindi, si suggerisce una certa<br />
impossibilità per il pensiero del segno e<br />
della scrittura di abbandonare la fenomenologia.<br />
Cottingham, John<br />
Descartes: Meditations on First<br />
Philosophy: With Selections from<br />
the Objections and Replies<br />
Cambridge UP, aprile 1996<br />
s.pp., UK£ 7.95<br />
Le Meditazioni di Cartesio, uno dei<br />
testi-chiave della filosofia occidentale,<br />
è lo scritto cartesiano che è stato<br />
oggetto di più studi. Questa traduzione<br />
è basata su tutti i testi cartesiani<br />
disponibili e presenta i suoi principali<br />
scritti di metafisica in un inglese<br />
chiaro e moderno.<br />
Coudert, Allison P.<br />
Anne Conway: the Principles<br />
of the Most Ancient and Modern<br />
Philosophy<br />
Cambridge UP, aprile 1996<br />
s.pp., UK£ 12.95<br />
L’edizione completa e annotata delle opere<br />
di Conway include un’introduzione che<br />
le situa nel loro contesto storico e filosofico<br />
e fornisce una cronologia della sua<br />
opera e una bibliografia.<br />
Cozzoli, Leonardo<br />
Il linguaggio senza nome: estetica,<br />
analogia e belle arti in Kant<br />
prefazione di Silvestro Marcucci<br />
Clueb, giugno 1996<br />
pp. 190, £. 25.000<br />
Scritto da un giovane brillante ricercatore<br />
prematuramente scomparso, il libro affronta<br />
alcuni dei temi cruciali dell’estetica di<br />
Kant analizzando sia l’ambito storico che<br />
quello teorico. Nel primo capitolo viene<br />
posto il problema della bellezza della natura,<br />
della bellezza del cosmo colta attraverso<br />
il linguaggio del sentimento. Nel secondo<br />
capitolo vengono considerati i temi<br />
della purezza dell’estetico, del giudizio del<br />
gusto, della classificazione delle belle arti.<br />
Infine, nell’ultimo capitolo, vengono trattati<br />
i temi dell’analogia e del simbolo.<br />
Crisaldi, Antonio<br />
Scritti filosofici e carteggio<br />
con Benedetto Croce: 1945-1947<br />
a cura e con un saggio introduttivo<br />
di Francesco Platania<br />
Bibliopolis, maggio 1996<br />
pp. 165, £. 25.000<br />
Presentazione, la grande luce, la piccola e<br />
grande storia, la lunga confessione, l’incontro<br />
a Napoli, la conciliazione di Antonio,<br />
l’ultimo messaggio di Croce, la Sicilia<br />
di Antonio.<br />
Crisciani, Chiara<br />
L’arte del sole e della luna:<br />
alchimia e filosofia nel Medioevo<br />
Centro italiano di studi<br />
sull’alto Medioevo, giugno 1996<br />
pp. 354, £. 65.000<br />
In questo libro viene esaminata l’introduzione<br />
dell’alchimia in Occidente, l’alchimia<br />
nella cultura scolastica, e vengono<br />
esposte le dottrine e correnti nell’alchimia<br />
latina. Vengono, inoltre, presi in considerazione<br />
i testi e le rappresentazioni e vengono<br />
presentate anche alcune interpretazioni<br />
dell’alchimia.<br />
Cristofolini, Paolo<br />
Spinoza, chemins dans’L’Ethique’<br />
trad. dall’italiano di Lorand Gaspar<br />
PUF, aprile 1996<br />
pp. 128, F 45<br />
Si tratta di sette itinerari, sette punti di vista<br />
e differenti conclusioni relativi a un approfondito<br />
confronto con L’etica, che portano<br />
a una nuova visione, insieme complessa e<br />
trasparente, di quest’opera.<br />
Cunningham, Suzanne<br />
Philosophy and the Darwinian Legacy<br />
Univ. Rochester Press, aprile 1996<br />
pp. 272, UK£ 25<br />
L’autrice sostiene che esiste una difficoltà<br />
inerente alle teorie della percezione<br />
e della mente della filosofia analitica<br />
e della fenomenologia; tale difficoltà è<br />
causata dall’esclusione del contributo<br />
di Darwin all’evoluzione. Cunningham,<br />
ricercando le ragioni di quest’ostacolo,<br />
critica le teorie della percezione puramente<br />
cognitive e il funzionalismo della<br />
macchina.<br />
D’Anna, Vittorio<br />
Il denaro e il terzo regno: dualismo<br />
e unità della vita nella filosofia<br />
di Georg Simmel<br />
Clueb, aprile 1996<br />
pp. 156, £. 20.000<br />
L’autrice mostra come nella complessa<br />
riflessione di Simmel prevalga un motivo;<br />
quello della ricerca del “terzo regno”<br />
al di là della contrapposizione di<br />
soggettività individuale e soggettività<br />
logica. Se nell’opera Filosofia del denaro<br />
il dualismo è governato da<br />
un’istanza di unità, nella filosofia della<br />
vita l’unità passa per il dualismo.<br />
De Crescenzo, Luciano<br />
Ordine e disordine
Mondadori, giugno 1996<br />
pp. 154, £. 25.000.<br />
De Finis, Giorgio -<br />
De Sanctis Ricciardone, Paola<br />
La filosofia e lo specchio della cultura.<br />
La scienza in antropologia<br />
tra seduzione e repulsione<br />
Il mondo 3, giugno 1996<br />
pp. 78, £. 10.000<br />
Il libro si propone di realizzare la comunicazione<br />
tra lingue e culture diverse anche<br />
se lo sforzo di “traduzione” è molto difficile.<br />
Quesa ricerca accomuna antropologi,<br />
filosofi e storici della scienza una volta<br />
venuta meno l’idea aristotelica della corrispondenza<br />
tra linguaggio e realtà.<br />
De Ruvo, Vincenzo<br />
I valori morali<br />
Levante, maggio 1996<br />
pp. 426, £. 42.000<br />
In questo volume l’autore esamina le antropologie<br />
e le proposte etiche, storicamente<br />
elaborate dalla filosofia, attraverso<br />
la sua prospettiva realistica che mira ad<br />
affermare contro ogni riduzionismo, la<br />
complessità e l’integralità dell’essere umano<br />
e del suo agire, la “pienezza viva del<br />
Reale”.<br />
Debray, Regis<br />
Media Manifestos<br />
Verso, aprile 1996<br />
pp. 192, UK£ 12.95<br />
Questo volume propone una nuova sottodisciplina<br />
della scienza umana, la “mediologia”.<br />
Prospetta un nuovo modo di analizzare<br />
e considerare i media, partendo dalla<br />
città-stato e arrivando fino a Internet. Vengono<br />
anche esaminate le opere di Roland<br />
Barthes, Umberto Eco, C.S. Peirce e Marshall<br />
McLuhan.<br />
Deleuze, Gilles<br />
Fluchtlinien der Philosophie<br />
a cura di F. Balke e J. Vogl<br />
W. Fink, maggio 1996<br />
pp. 280, DM 48<br />
Considerando che quest’opera non si presenta<br />
come il programma di una scuola né<br />
come il contenitore per alcune idee-guida,<br />
la questione da porre riguarda, non in ultima<br />
istanza, il corso della «linea labirintica»<br />
(Foucault) che attraversa le opere, così<br />
diverse tra di loro, di questo filosofo.<br />
Deleuze, Gilles<br />
Périclès et Verdi: la philosophie<br />
de François Châtelet<br />
Minuit, aprile 1996<br />
pp. 32, F 30<br />
Si tratta della ristampa di questo testo,<br />
presentato in occasione di due giornate in<br />
cui filosofi, giornalisti, musicisti e attori<br />
rendevano omaggio a François Châtelet.<br />
Per gli specialisti della materia.<br />
Deleuze, Gilles - Guattari, Felix<br />
What is philosophy?<br />
Columbia UP, aprile 1996<br />
pp. 256, UK£ 14<br />
Questa monografia analizza la concezione<br />
filosofica degli autori e sviluppa il loro<br />
concetto dei rapporti tra filosofia, scienza<br />
e arte. Prende anche in considerazione il<br />
rapporto tra la filosofia e la storia dello<br />
sviluppo sociale e culturale in Occidente.<br />
Di Cesare, Donatella<br />
Die Sprache in der Philosophie<br />
von Karl Jaspers<br />
Francke, maggio 1996<br />
pp. 110, FRS 30.<br />
Di Francesco, Michele<br />
Introduzione alla filosofia della mente<br />
<strong>Studi</strong> superiori Nis, aprile 1996<br />
pp. 223, £. 28.500<br />
Questo libro si propone di esaminare la<br />
tematica relativa al rapporto tra mente e<br />
corpo che fino dall’epoca classica è stata<br />
analizzata dai filosofi. Partendo dalla riflessione<br />
dei filosofi classici, quindi, l’autore<br />
giunge a considerare alcuni dei principali<br />
problemi filosofici posti dalla filosofia<br />
contemporanea, come la questione del rapporto<br />
tra concettualizzazione scientifica e<br />
visione ordinaria dell’io.<br />
Diethe, Carol<br />
Nietzsche’s Women - Beyond the Whip<br />
s.ed., maggio 1996<br />
pp. 177, DM 120<br />
Il libro esamina perché ci siano così tante<br />
donne prominenti nella generazione di<br />
Nietzsche; tutte conoscevano la famosa<br />
citazione da Zarathustra: «Andate dalle<br />
donne, non dimenticate la frusta!» e, nonostante<br />
questo, ammisero con riconoscenza<br />
l’influsso esercitato da Nietzsche sulla loro<br />
vita e le loro opere. Molte donne, infatti, lo<br />
consideravano un misogeno.<br />
Doepke, Frederick C.<br />
The Kind of Things:<br />
A Theory of Personal Identity<br />
Based on Transcendental Argument<br />
Open Court, maggio 1996<br />
pp. 288, UK£ 17.50<br />
Cosa siamo? Quest’opera affronta l’enigma<br />
dell’identità personale tramite una teoria<br />
generale dell’identità e si dichiara a<br />
favore di una visione del sé opposta a<br />
quella di Hume e Parfit e più in sintonia con<br />
quella di Kant e del senso comune. L’autore<br />
fa uso di argomenti trascendentali nel<br />
corso della sua considerazione di questi<br />
temi.<br />
Domanskj, Juliusz<br />
La philosophie, théorie ou manière<br />
de vivre?: les controverses<br />
de l’Antiquité à la Renaissance<br />
Ed. universitaires de Fribourg-Cerf,<br />
maggio 1996<br />
pp. 126, F 120<br />
Quest’opera, che raccoglie quattro conferenze<br />
tenute presso il Collège de France<br />
nel 1990, espone e analizza il processo che<br />
ha condotto la filosofia a perdere poco a<br />
poco la sua componente “praticista”, ovvero<br />
la sua dimensione di modo di vivere,<br />
a favore di un percorso filosofico soprattutto<br />
teorico e astratto. Per gli specialisti<br />
della materia.<br />
Dörring, Eberhard<br />
Karl R. Popper: ‘Die offene Gesellschaft<br />
und ihre Feinde’.<br />
Ein einführender Kommentar<br />
UTB, maggio 1996<br />
pp. 147, s.pr.<br />
Dufresnois, Huguette - Miquel, Christian<br />
La philosophie de l’exil<br />
L’Harmattan, maggio 1996<br />
pp. 165, F 95<br />
Questo saggio tenta di pensare alla condizione<br />
e al destino dell’uomo, sottoponendo<br />
la nozione del soggetto e il credere al<br />
“me” a una decostruzione, allo scopo di<br />
ritrovare una visione contemporaneamente<br />
tragica e dionisiaca di un essere umano<br />
aperto improvvisamente al flusso del mondo<br />
e “decentrato” rispetto a se stesso. Per<br />
tutti gli interessati alla materia.<br />
Dumoncel, Jean-Claude<br />
Philosophie deleuzienne<br />
et roman proustien<br />
Zyx, maggio 1996<br />
pp. 128, F 95<br />
La storia esemplare raccontata da Alla ricerca<br />
del tempo perduto, contiene una lezione<br />
di filosofia che spettò a Gilles Deleuze<br />
trarre. Questo libro può essere preso sia<br />
come una spiegazione del pensiero deleuziano<br />
partendo dalla storia prostiana, sia<br />
come un’esegesi di Proust, partendo dagli<br />
strumenti concettuali riuniti da Deleuze.<br />
Di livello universitario.<br />
Dyson, A.E.<br />
The Fifth Dimension<br />
Macmillan Press, maggio 1996<br />
pp. 368, UK£ 40<br />
In quest’opera, A.E. Dyson definisce la<br />
“quinta dimensione” come il nostro infinito<br />
momento di coscienza. Egli studia le<br />
opere di Eschilo, Sofocle ed Euripide, le<br />
due grandi preghiere di Cristo e la Sua<br />
proclamazione del “regno” e le tradizioni<br />
mistiche, a sostegno della sua teoria.<br />
Ebeling, Hans<br />
Das andere Gesetz. Letzte Philosophie<br />
und die Lehre vom Einen<br />
Königshausen & Neumann, maggio 1996<br />
pp. 128, DM 26<br />
”L’altra legge” è ciò che è altro rispetto alla<br />
leggittimità e la regolarità della fisica, della<br />
tecnica e della politica. Considerata come<br />
qualcosa a sé stante, “l’altra legge” è in<br />
primo luogo ciò che è altro nella metafisica;<br />
questo significa quindi anche lasciar<br />
dietro di sé il diritto, l’etica, l’estetica, per<br />
NOVITÀ IN LIBRERIA<br />
88<br />
fare in modo che si possa scorgere ciò che<br />
è profondamente altro: il fine ultimo e<br />
unico di Sein e Sollen, quindi l’Uno stesso.<br />
Eigen, Michael<br />
Psychic Deadness<br />
Jason Aronson, maggio 1996<br />
s.pp., UK£ 31.95<br />
Molte persone cercano aiuto perché un<br />
senso di morte pervade la loro esperienza e<br />
li conduce spesso a mezzi disperati per<br />
liberarsene. Questo libro mostra che cosa<br />
significhi sopportare e combattere con questa<br />
morte psichica, giorno per giorno, seduta<br />
dopo seduta.<br />
Elshtain, Jean Bethke<br />
Augustine and the Limits of Politics<br />
Univ. Notre Dame Press, aprile 1996<br />
pp. 176, UK£ 17.95<br />
Si tratta di un’analisi del pensiero e dell’opera<br />
di Sant’Agostino. Questo studio<br />
presenta la posizione di Sant’Agostino<br />
contraria all’arroganza della filosofia, collegandolo<br />
in questo modo alle ultime correnti<br />
del pensiero moderno, comprendenti<br />
anche Wittgenstein e Freud.<br />
Evagrio, Pontico<br />
Gli otto spiriti della malvagità:<br />
Sui diversi pensieri della malvagità<br />
tr. e note di Francesca Moscatelli<br />
San Paolo, giugno 1996<br />
pp. 122, £. 24.000<br />
L’opera di Evagrio, monaco vissuto nel<br />
VI secolo, è un sistema grandioso che<br />
unisce etica, psicologia, teologia, filosofia,<br />
ascesi e mistica in un itinerario<br />
ascensionale che conduce all’incontro<br />
“diretto con Dio” attraverso una purificazione<br />
successiva delle passioni. In<br />
questo libro vengono presentate le sue<br />
riflessioni sugli otto spiriti della malvagità<br />
che hanno determinato la dottrina<br />
dei sette vizi capitali.<br />
Fadini, Ubaldo (a cura di)<br />
Adorno, Canetti, Gehlen - desiderio:<br />
conversazioni sulle metamorfosi<br />
dell’uomo<br />
Mimesis, aprile 1996<br />
pp. 107, £. 20.000<br />
In questo libro viene individuato un elemento<br />
comune tra le concezioni di Adorno,<br />
Canetti e Gehlen che concerne “l’affermazione<br />
del carattere sovversivo dell’esistenza”<br />
almeno in termini di possibilità.<br />
Falcioni, Daniela<br />
Natura e libertà in Kant:<br />
una interpretazione del progetto<br />
Per la pace perpetua (1795)<br />
presentazione di Reinhard Brandt<br />
Bulzoni, aprile 1996<br />
pp. 204, £. 25.000<br />
L’autrice analizza in questo libro il trattato<br />
di Kant del 1795 “Per la pace perpetua”<br />
mostrando come il progetto filosofico kantiano<br />
implichi una messa in politica del<br />
diritto in quanto si rivolge alla politica<br />
intesa come “dottrina del diritto da mettere<br />
in pratica”.<br />
Farley, Wendy<br />
Eros for the other: Retaining Truth<br />
in a Pluralistic World<br />
Penn State Press, maggio 1996<br />
pp. 264, UK£ 13.50<br />
Quest’opera analizza il problema di come<br />
le pretese di verità e le norme etiche possano<br />
sopravvivere al crescente e radicale<br />
riconoscimento del carattere storico, culturale,<br />
pluralista e spesso ideologico dell’esperienza<br />
umana.<br />
Farrell, Frank B.<br />
Subjectivity, Realism and Postmodernism<br />
Cambridge UP, maggio 1996<br />
s.pp., UK£ 12.95<br />
Questo volume sulla filosofia angloamericana<br />
si concentra su come la filosofia<br />
ha confutato le nozioni di soggettività,<br />
della mente e del linguaggio. Gli<br />
argomenti sono collocati nel contesto<br />
storico e in particolare sono messi in<br />
relazione alla filosofia medioevale e<br />
all’idealismo tedesco.<br />
Fausto, Ruy<br />
Sur le concept de capital: idée<br />
d’une logique dialectique<br />
L’Harmattan, maggio 1996<br />
pp. 87, F 60<br />
Il libro presenta la logica, studiata attraver-<br />
so un’analisi del concetto di capitale e della<br />
critica marxiana all’economia politica.<br />
Fechtrup, H. - Schulze, Fr. -<br />
Sternberg, Th. (a cura di)<br />
Aufklärung durch Tradition.<br />
Symposion der Josef Pieper Stiftung<br />
zum 90. Geburtstag von Josef Pieper,<br />
Mai 1994 in Münster<br />
Lit, aprile 1996<br />
pp. 176, DM 29,80<br />
Il volume si basa sul simposio, tenuto dalla<br />
Josef Pieper Stiftung a Münster, nel 1994,<br />
in occasione del novantesimo compleanno<br />
di Josef Pieper.<br />
Fenner, David E.W.<br />
The Aesthetic Attitude<br />
Humanities Press, maggio 1996<br />
pp. 208, UK£ 29.95<br />
L’atteggiamento estetico - lo stato percettivo<br />
che consente all’agente di sperimentare<br />
gli oggetti esteticamente - ha acquistato<br />
un’importanza crescente a partire dall’Illuminismo.<br />
E’ stato confutato soltanto nel<br />
XX secolo. Questo libro passa in rassegna<br />
le importanti teorie di atteggiamento estetico<br />
e le critiche relative.<br />
Fenu, Carlo Maria<br />
Il problema della creazione<br />
nella filosofia di Rosmini<br />
Edizioni Rosminiane Sodalitas,<br />
aprile 1996<br />
pp. 142, £. 20.000<br />
In questo libro l’autore esamina il problema<br />
della creazione nella filosofia di Rosmini<br />
considerando il valore gnoseologico<br />
e quello ontologico della dottrina della<br />
creazione e l’analitica dell’atto creativo.<br />
Ferrari, Massimo<br />
Ernst Cassirer: dalla scuola di Marpurgo<br />
alla filosofia della cultura<br />
L.S. Olschki, aprile 1996<br />
pp. 343, £. 69.000<br />
In questo libro vengono esaminati; la genesi<br />
e struttura dell’Erkenntnisproblem, Cassirer<br />
e la Critica del giudizio, l’interpretazione<br />
della teoria della relatività, la fondazione<br />
delle scienze dello spirito, le fonti leibniziane<br />
della Filosofia delle forme simboliche, la<br />
logica dell’origine e la filosofia del linguaggio<br />
e la filosofia della cultura (dal metodo<br />
trascendentale alla filosofia antropologica).<br />
Ferraro, Giuseppe<br />
Il poeta e la filosofia: filosofia morale<br />
e religione in G. Leopardi.<br />
Saggio di interpretazione<br />
Filema, aprile 1996<br />
pp. 137, £. 16.000<br />
Ferraro ripercorre in questo libro la storia<br />
della critica leopardiana da Croce a Severino,<br />
riproponendo il senso del nullismo di<br />
Leopardi come anticipazione del nichilismo<br />
nietzscheiano. Dopo aver considerato<br />
gli effetti della malattia del nulla e del mal<br />
d’essere dell’uomo, lo studio si conclude<br />
con una suggestiva analisi su “la luna e la<br />
letteratura” come approdo simbolico al primitivo<br />
e al semplice. L’”ultrafilosofia” citata<br />
da Leopardi non è oltre la filosofia ma<br />
è la filosofia che va oltre in quanto pensiero<br />
rivolto all’infinito, fuori da ogni calcolo,<br />
dentro l’associazione del vissuto.<br />
Festa, Roberto<br />
Cambiare opinione: temi e problemi<br />
di epistemologia bayesiana<br />
Clueb, maggio 1996<br />
pp. 326, £. 40.000<br />
In questo libro viene l’autore esamina<br />
l’approccio bayesiano all’analisi del<br />
metodo scientifico dedicando particolare<br />
attenzione alla “cinematica dell’opinione”<br />
cioè all’analisi bayesiana<br />
del cambiamento razionale di opinione<br />
nella scienza. L’autore si propone di<br />
mostrare come la teoria bayesiana sia in<br />
grado di offrire soluzioni relativamente<br />
semplici a molti problemi di carattere<br />
metodologico.<br />
Feuerbach, Ludwig<br />
Entwürfe zu einer neuen Philosophie<br />
a cura di W. Jeaschke e W. Schuffenhauer<br />
Meiner, maggio 1996<br />
pp. 193, DM 36.<br />
Ficino, Marsilio<br />
Meditations on the Soul: Selected Letters<br />
of Marsilio Ficino
a cura di Clement Salaman<br />
Shepheard-Walwyn, aprile 1996<br />
pp. 250, UK£ 12.95<br />
I problemi che assillavano la mente umana<br />
nel Rinascimento erano gli stessi con cui ci<br />
confrontiamo oggi. Questa selezione di<br />
lettere di Marsilio Ficino copre una vasta<br />
gamma di argomenti e offre un panorama<br />
del pensiero rinascimentale.<br />
Fiorani, Eleonora<br />
Il mondo senza qualità:<br />
per una geo-filosofia dell’oggi<br />
Lupetti, aprile 1996<br />
pp. 233, £. 30.000<br />
L’autrice analizza in questo libro prendendo<br />
in considerazione i dibattiti epistemologici<br />
e filosofici attuali, il tema relativo al<br />
legame tra il vivente e l’ambiente reale.<br />
Nella sua prospettiva il “soggetto” viene<br />
incorporato nell’ “essere vivente” attraverso<br />
l’individuazione di un collegamento<br />
tra il nuovo sapere emerso dalla biologia e<br />
la neurofisiologia e filosofi europei già<br />
esperti in queste correnti “trasversali” come<br />
Piaget, Wittgenstein e Merleau-Ponty.<br />
Gensini, Stefano - Gola, Elisabetta -<br />
Storari, Gian Pietro (a cura di)<br />
Derive 1995: quaderno di semiotica<br />
e filosofia del linguaggio<br />
Cuec, aprile 1996<br />
pp. 233, £. 25.000<br />
Tra gli scritti raccolti in questo libro relativi<br />
al rapporto tra semiotica e filosofia del<br />
linguaggio si evidenziano; Corpo e linguaggio:<br />
spunti per una riunficazione del<br />
visibile e dell’invisibile di Felice Cimatti,<br />
Matematica e linguaggio: il lavoro di approfondimento<br />
logico-linguistico dalla<br />
Befriffsschrift ai Grundgesetze di Roberto<br />
Cocco, Il problema dell’ebraico nella corrispondenza<br />
leibniziana del 1696-97 di<br />
Stegano Gensini, Tre modelli di produzione<br />
della voce: Ippocrate, Aristotele, Galeno<br />
di Patrizia Laspia, Materiali per un<br />
lessico critico-linguistico di G.W. Leibniz:<br />
il termine Analogia di Cristina Marras.<br />
Fischer, Kuno<br />
Über den Witz. Ein philosophischer Essay<br />
Klöpfer und Meyer, maggio 1996<br />
pp. 150, DM 32.<br />
Flynn, Bernard<br />
Political Philosophy at the Closure<br />
of Metaphysics<br />
Humanities Press, aprile 1996<br />
pp. 248, s.pr.<br />
Si tratta della critica alle opere dei filosofi<br />
politici a partire dalla prospettiva indicata<br />
dagli ultimi scritti di Merleau-Ponty e dalla<br />
filosofia politica di Lefort. L’analisi si ispira<br />
alle opere di Heidegger, Lacan e della<br />
tradizione fenomenologica.<br />
Fontenelle, Bernard le Bouvier de<br />
Oeuvres comlpètes - vol. VII<br />
Fayard, aprile 1996<br />
pp. 530, F 295<br />
L’opera raggruppa gli scritti di Fontanelle<br />
in qualità di segretario della Académie des<br />
Sciences, le sue polemiche relative alle<br />
scoperte scientifiche del suo tempo e alcuni<br />
scritti filosofici. Per tutti gli interessati<br />
alla materia.<br />
Foti, Veronique M. (a cura di)<br />
Merleau-Ponty:<br />
Difference, Materiality, Painting<br />
Humanities Press, maggio 1996<br />
pp. 304, UK£ 35.95<br />
Il volume presenta una raccolta di dottrine<br />
americane ed europee su tre aspetti fondamentali<br />
del pensiero di Merleau-Ponty<br />
(1908-1961): il problema della differenza<br />
nel pensiero heideggeriano del dopo-guerra<br />
e post-strutturalista, la tematizzazione<br />
della materialità e l’ontologia e la teoria<br />
della pittura.<br />
Fournier, Emmanuel<br />
Croire devoir penser<br />
Eclat, aprile 1996<br />
pp. 133, F 80<br />
”Pensare senza saperlo. Camminare senza<br />
saperlo. Né sapere come fare a camminare<br />
o a pensare. Sorprendersi della<br />
mancanza di sapere. E sorprendersi di<br />
poter sapere senza sapere di sapere,<br />
senza avere coscienza di sapere.” Si<br />
tratta di un’interrogazione sul sapere<br />
che si declina senza coniugarsi. Di livello<br />
universitario.<br />
Frank, Daniel<br />
Judah Halevi<br />
a cura di Arthur Hertzberg<br />
Peter Halban, giugno 1996<br />
pp. 176, UK£ 7.99<br />
Judah Halevi (c1075-1141), filosofo e poeta<br />
spagnolo, fu uno degli ebrei eminenti<br />
nel mondo medioevale mediterraneo.<br />
Franzini, Elio<br />
Estetica: i nomi, i concetti, le correnti<br />
B. Mondadori, giugno 1996<br />
pp. 456, £. 48.000<br />
Il testo si divide in due parti; la prima parte<br />
è una presentazione dei principali momenti<br />
della storia della disciplina dall’antichità<br />
ai giorni nostri, la seconda parte, invece, è<br />
una ricostruzione completa e approfondita<br />
delle categorie chiave e dei principali problemi<br />
dell’estetica.<br />
Froment-Meurice, Marc<br />
C’est-à-dire: poétique de Heidegger<br />
Galilée, aprile 1996<br />
pp. 217, F 185<br />
La poetica di Heidegger si fa in nome<br />
dell’essere, si basa cioè anche sul nome,<br />
perché il poeta avrebbe la vocazione di<br />
nominare ed è a questo proposito che sarebbe<br />
il testimone dell’essere. Questo saggio<br />
non si limita alla poesia, ma si occupa<br />
anche del suo ritiro dalla politica, si interessa<br />
dell’arte, che Heidegger affronta con<br />
uno spirito diverso, uno spirito che lo porterebbe<br />
al di là di se stesso. Di livello<br />
universitario.<br />
Frost, Mervyn<br />
Ethics in International Relations:<br />
A Constitutive Theory<br />
Cambridge UP, maggio 1996<br />
s.pp., UK£ 14.95<br />
La maggior parte delle domande sulla politica<br />
internazionale sono di carattere etico.<br />
Tuttavia, all’etica viene riservata una posizione<br />
marginale all’interno degli studi accademici<br />
dei rapporti internazionali. Questo<br />
volume esamina le ragioni fornite per<br />
giustificare questa posizione e conclude<br />
che esse non reggono a un esame accurato.<br />
Frowen, Stephen F.<br />
Hayek: Economist and Social<br />
Philosopher: A Critical Retrospect<br />
Macmillan Press, aprile 1996<br />
pp. 320, UK£ 45<br />
Questo volume fornisce un giudizio critico<br />
delle ampie prospettive presenti nelle famose<br />
opere di Hayek come economista e<br />
filosofo sociale; contiene inoltre articoli<br />
sulle prime opere di Hayek nel campo<br />
dell’economia monetaria.<br />
Fuhrmann, Manfred<br />
Cicero: And the Roman Republic<br />
Blackwell Publishers, aprile 1996<br />
pp. 256, s.pr.<br />
Questa biografia di Cicerone è indirizzata<br />
a un pubblico di non specialisti, comprendente<br />
coloro che non hanno conoscenze di<br />
prima mano delle lingue classiche. Il volume<br />
presenta un coerente resoconto non<br />
solo della personalità di Cicerone, ma anche<br />
del retroterra politico e culturale del<br />
suo tempo.<br />
Furuta, Hirokiyo<br />
Wittgenstein und Heidegger.<br />
’Sinn’ und ‘Logik’ in der Tradition<br />
der analytischen Philosophie<br />
Königshausen & Neumann, aprile 1996<br />
pp. 164, DM 38.<br />
Gadamer, Hans-Georg<br />
Le problème de la conscience historique<br />
a cura di Pierre Fruchon<br />
Seuil, aprile 1996<br />
pp. 90, F 79<br />
Con coscienza storica bisogna intendere la<br />
coscienza della storicità di tutto ciò che è<br />
presente e la relatività di ogni opinione.<br />
L’apparizione di tale presa di coscienza è,<br />
verosimilmente, la rivoluzione più importante<br />
manifestatasi dall’inizio dell’epoca<br />
moderna. Il volume raccoglie cinque conferenze<br />
tenute in francese nel 1958 all’università<br />
di Tolosa. Per tutti gli interessati<br />
alla materia.<br />
Gadamer, Hans-Georg<br />
Verité et méthode: les grandes lignes<br />
d’une herméneutique philosophique<br />
tr. dal tedesco e a cura di P. Fruchon,<br />
J. Grodin, G. Merlio<br />
Seuil, aprile 1996<br />
NOVITÀ IN LIBRERIA<br />
89<br />
pp. 534, F 170<br />
Si tratta della traduzione integrale del testo<br />
definitivo, che rappresenta la totalità del<br />
primo tomo delle Gesammelte Werke, apparse<br />
in Germania nel 1986. Una prima<br />
edizione abbreviata di questo testo era già<br />
stata pubblicata dalle edizioni Seuil nel<br />
1973. Di livello universitario e per la ricerca<br />
specialistica.<br />
Gaeta, Giancarlo, Bettinelli,Carla Del<br />
Lago Alessandro<br />
Vite attive: Simone Weil, Edith Stein,<br />
Hannah Arendt<br />
Lavoro, maggio 1996<br />
pp. 89, £. 12.000<br />
In questo libro vengono esposti le filosofie<br />
di tre donne (Weil, Stein e Arendt) per<br />
mostrare come l’essere donna produca delle<br />
differenze nelle modalità del pensare e<br />
proponga una specificità che previene il<br />
pericolo di imprigionarsi in forme di pensiero<br />
e di azione standardizzate.<br />
Gaetano, Raffaele<br />
Beati se non sanno la loro miseria:<br />
formazione e primi sviluppi del concetto<br />
di natura nella filosofia di Leopardi<br />
prefazione di Jolanda Capriglione<br />
introduzione di Elio Matassi<br />
Periferia, maggio 1996<br />
pp. 134, £. 15.000<br />
Il taglio prevalentemente filosofico di questo<br />
libro non trascura l’analisi dei testi<br />
letterari. Esso prende in esame un periodo<br />
particolarmente interessante dell’opera leopardiana,<br />
quello della crisi giovanile e<br />
delle cosiddette “conversioni”<br />
Gagliardi, Francesco<br />
L’oggettività in Kant<br />
Bibliotheca, giugno 1996<br />
pp. 126, £. 10.000<br />
In questo libro l’autore esamina il problema<br />
dell’oggettività nella filosofia kantiana<br />
mostrando come esso implichi essenzialmente<br />
l’analisi di due punti. Il primo riguarda<br />
il modo nel quale la ragione possa<br />
giungere alla rappresentazione dell’ambito<br />
oggettivo attraverso il quale viene delineata<br />
l’essenza di un oggetto in quanto<br />
oggetto e il secondo concerne quale genere<br />
di oggetti possa venire determinato sulla<br />
base di tale ambito oggettivo.<br />
Gardeva, Peter<br />
Platons ‘Phaidon’. Interpretation<br />
und Bibliographie<br />
Königshausen & Neumann, aprile 1996<br />
pp. 46, DM 32.<br />
Gargano, Antonio<br />
I sofisti, Socrate, Platone<br />
Città del Sole, maggio 1996<br />
pp. 102, £. 7.000<br />
Gaubert, Joël<br />
La science politique d’Ernst Cassirer:<br />
pour une refondation symbolique<br />
de la raison pratique<br />
contre le pythe politique contemporain<br />
Kimé, maggio 1996<br />
pp. 112, F 105<br />
Mobilitando le risorse de La filosofia delle<br />
forme simboliche, Cassirer rifonda progressivamente,<br />
negli anni Trenta, la filosofia,<br />
aprendola alla considerazione<br />
dell’agire; il filosofo si mette quindi<br />
egli stesso a diagnosticare il male dei<br />
nostri tempi e lo reputa rilevate ai fini di<br />
una quasi-decadenza della funzione<br />
simbolica, dovuta al ritorno di un<br />
pensiero mitico, consolidato attraverso<br />
una razionalità tecnica. Di livello<br />
universitario.<br />
Geertz, Clifford -<br />
Feyerabend, Paul K.<br />
Anti-anti-relativismo. Clifford Geertz<br />
Contro l’ineffabilità culturale/<br />
Paul K. Feyerabend<br />
introduzione di Giorgio De Finis<br />
il mondo, giugno 1996<br />
pp. 78, £. 12.000<br />
In questo libro Clifford combatte la sua<br />
battaglia contro il “demone” del relativismo.<br />
D’altra parte, Fereybend definisce<br />
il relativismo una “chimera” poiché<br />
esso presuppone degli universi chiusi e<br />
autonomi che possono determinare una<br />
interruzione della comunicazione.<br />
Genosko, Garry<br />
Guattari Reader<br />
Blackwell Publishers, aprile 1996<br />
pp. 232, UK 14.99<br />
Questo volume fornisce un resoconto del<br />
versante più politico di Felix Guattari, documentando<br />
i suoi interventi in conflitti<br />
politici particolari all’interno dell’Europa<br />
contemporanea. Il testo si rivolge a chi<br />
lavora nell’ambito o a cavallo tra gli ambiti<br />
politico, filosofico, semiotico, psicoanalitico,<br />
sociologico e degli studi culturali.<br />
Gensler, Harry<br />
Formal Ethics<br />
Routledge, aprile 1996<br />
pp. 224, UK£ 12.99<br />
Il più importante principio etico è la cosiddetta<br />
regola d’oro: “tratta gli altri come<br />
desideresti essere trattato.” Concentrandosi<br />
su questo dettame, lo studio mostra che<br />
i principi fondamentali dell’etica sono<br />
molto simili ai principi della logica e forniscono<br />
una solida base per il pensiero etico.<br />
Ghersi, Luciano<br />
L’essere e il tessere<br />
Loggia de Lanzi, aprile 1996<br />
pp. 294, £. 25.000<br />
Il filo conduttore di questo libro pantagruelico<br />
è il filo della tessitura che è intesa<br />
insieme arte, artigianato, tecnica, codice<br />
culturale ecc.<br />
Giamblico<br />
Vie de Pythagore<br />
a cura e tr. dal greco di Luc Brisson,<br />
Alain Segonds<br />
Belles lettres, aprile 1996<br />
pp. 336, F 135<br />
Questa biografia di Pitagora riguarda tre<br />
grandi ambiti di interesse: la filosofia, la<br />
storia delle scienze e l’esoterismo. Il biografo<br />
Giamblico, nativo dell’attuale Siria<br />
(290-325 ca. d. C.) fu uno dei più grandi<br />
filosofi del Neo-platonismo. Per tutti gli<br />
interessati.<br />
Gioberti, Vincenzo<br />
Pensieri numerati<br />
a cura di Giulio Bonafede<br />
Cedam, aprile 1996<br />
pp. 159, £. 25.000<br />
In questo libro vengono presentate le meditazioni<br />
giovanili di Vincenzo Gioberti<br />
che mettono in rilievo l’inizio della sua<br />
attività di scrittore basata su una notevole<br />
lettura attinta prima alla Biblioteca del<br />
liceo Mandralisca, poi alla Biblioteca della<br />
Fondazione Mandralistica. Gioberti manifestava<br />
già la sua concezione filosofica<br />
basata sulla distinzione tra infinito in atto<br />
proprio della mente divina e infinito potenziale<br />
proprio della mente umana che determina<br />
una riflessione sulla potenza conoscitiva<br />
dell’uomo.<br />
Girgenti, Giuseppe<br />
Il pensiero forte di Porfirio: mediazione<br />
tra henologia e ontologia aristotelica<br />
introduzione di Giovanni Reale<br />
Vita e pensiero, giugno 1996<br />
pp. 348, £. 26.000<br />
In questo libro vengono analizzate l’henologia<br />
neoplatonica, l’interpretazione porfiriana<br />
di Platone e Aristotele, e la concezione<br />
porfiriana dell’Uno e la sua ricostruzione<br />
della struttura del reale.<br />
Glasersfeld, Ernst von<br />
Radikaler Konstruktivismus.<br />
Ideen, Ergebnisse, Probleme<br />
pref. di Siegfried J. Schmidt<br />
Suhrkamp, aprile 1996<br />
pp. 288, DM 48<br />
Si tratta di un’analisi delle opere di pensatori<br />
fondamentali per la storia della filosofia,<br />
che hanno sviluppato idee che sono<br />
state basilari per filosofia e su cui è stato<br />
edificato il pensiero costruttivista.<br />
Gloy, K. (a cura di)<br />
Natur- und Technikbegriffe.<br />
Historische und systematische<br />
Aspekte<br />
Bouvier, maggio 1996<br />
pp. 312, DM 68<br />
In questo volume - sotto forma di ricerche<br />
autonome sulla storia del concetto di natura<br />
e di tecnica, sulle domande intorno alla<br />
possibilità di conoscenza della natura e su<br />
aspetti teorico-linguistici, teoretico-conoscitivi,<br />
etici e politici - viene tracciato<br />
quell’arco che va dal mito alla magia, passando<br />
per il meccanicismo e l’Idealismo,<br />
arrivando fino alla molteplicità del discor-
so odierno all’interno delle scienze naturali<br />
e della filosofia.<br />
Goddman-Thau, E. - Daxner, M.<br />
(a cura di)<br />
Bruch und Kontinuität. Jüdisches Denken<br />
in der europäischen Geistesgeschichte<br />
Akademie-Vlg., aprile 1996<br />
pp. 258, DM 98.<br />
Godfrey-Smith, Peter<br />
Complexity and Function of the Mind<br />
Cambridge UP, maggio 1996<br />
pp. 320, UK£ 30<br />
Quest’opera si propone di spiegare il rapporto<br />
tra l’intelligenza e la complesssità<br />
ambientale e, così facendo, di collegare la<br />
filosofia della mente a temi più generali,<br />
riguardanti il rapporto tra organismo e<br />
ambienti, e a uno schema generale di spiegazioni<br />
esternaliste.<br />
Golomb, Jacob<br />
Nietzsche and Jewish Culture<br />
Routledge, giugno 1996<br />
pp. 288, UK£ 40<br />
Questa raccolta di saggi analizza il rapporto<br />
reciproco tra Nietzsche e la cultura ebraica.<br />
Il libro è organizzato in due parti: la<br />
prima esamina gli atteggiamenti di Nietzsche<br />
verso gli ebrei e l’ebraismo, la seconda<br />
analizza l’influsso di Nietzsche sugli<br />
intellettuali ebrei.<br />
Gottfried, Gabriel<br />
Ästhetischer ‘Witz’ und logischer<br />
’Scharfsinn’. Zum Verhältnis<br />
von wissenschaftlicher<br />
und ästhetischer Weltauffassung<br />
Palm & Enke, aprile 1996<br />
pp. 26, DM 18.<br />
Granada, Miguel A.<br />
El debate cosmològico en 1588:<br />
Bruno, Brahe, Rothmann, Ursus, Roslin<br />
Bibliopolis, giugno 1996<br />
pp. 165, £. 25.000.<br />
Grange, Juliette<br />
La philosophie d’Auguste Comte:<br />
science, politique, religion<br />
PUF, aprile 1996<br />
pp. 448, F 198<br />
Il nome di Comte è messo in relazione con<br />
la filosofia della scienza che fa riferimento<br />
al “positivismo”. Ma il “comtismo” deve<br />
essere riscoperto: il pensiero di Comte si<br />
sforza di realizzare l’ambizione filosofica<br />
di riunire i saperi e di porre le basi per<br />
l’etica, la politica e la religione. Al di là di<br />
uno scientismo sorpassato, il comtismo<br />
permette di pensare a una filosofia della<br />
“fine della filosofia”. Di livello universitario.<br />
Grant, Edward<br />
Planets, Stars, and Orbs:<br />
The Medieval Cosmos, 1200-1680<br />
Cambridge UP, maggio 1996<br />
s.pp., UK£ 17.95<br />
Quest’opera descrive la concezione medioevale<br />
del cosmo, così come veniva considerata<br />
dai teologi scolastici e dai filosofi<br />
naturali nelle università dell’Europa occidentale<br />
dal XIII al XVII secolo.<br />
Grethlein, Th. - Leitner, H.<br />
Inmitten der Zeit. Beiträge<br />
zur europäischen Gegenwartsphilosophie.<br />
Festschrift für Manfred Riedel<br />
Königshausen & Neumann, maggio 1996<br />
pp. 646, DM 86.<br />
Groenen, Marc<br />
Leroi-Gourhan: essence et contingence<br />
dans la destinée humaine<br />
pref. di Marc Richir<br />
De Boeck-Wesmael, maggio 1996<br />
pp. 185, F 125<br />
André Leroi-Gourhan, instancabile pensatore<br />
dell’uomo, si è rivelato essere il<br />
costruttore dell’antropologia globale.<br />
La grande originalità del suo sistema si<br />
basa sul fatto che egli si rifà alla biologia,<br />
all’etnologia e alla preistoria. Oggigiorno,<br />
il suo pensiero alimenta le<br />
ricerche in numerose discipline. Per gli<br />
specialisti della materia.<br />
Großheim, M. (a cura di)<br />
Leib und Gefühl. Beiträge<br />
zur Anthropologie<br />
Akademie-Vlg., aprile 1996<br />
pp. 306, DM 98.<br />
Grosseteste, Robert<br />
On the Six Days of Creation: A Translation<br />
of the ‘Hexaemeron’<br />
Oxford UP, aprile 1996<br />
pp. 380, UK£ 30<br />
Questa traduzione integra il testo latino<br />
dell’Hexaemeron di Dales e Gieben. Fornisce<br />
un resoconto dell’unità della cultura<br />
medioevale, dove lo studio di Dio include<br />
lo studio del mondo intero. Si rivolge agli<br />
studenti e agli specialisti di filosofia, teologia<br />
e letteratura medioevali.<br />
Guglielmo di Occam<br />
Somme de logique - parte II<br />
a cura e tr. dal latino di Joël Biard<br />
TER, maggio 1996<br />
pp. 242, F 189<br />
Il volume rappresenta un momento decisivo<br />
della conclamazione dei principi dell’analisi<br />
sematica, che verranno poi sviluppati<br />
da un gran numero di filosofi nel<br />
XIV secolo. La logica di Occam, un’opera<br />
fondamentale per comprendere il pensiero<br />
degli ultimi secoli medioevali, rompe con<br />
ogni visione di un sistema cosmologico di<br />
rinvii simbolici, in cui il mondo è esso<br />
stesso un linguaggio.<br />
Guyer, Paul<br />
Kant and the Experience of Freedom:<br />
Essays on Aesthetics and Morality<br />
Cambridge UP, giugno 1996<br />
pp. 467, UK£ 12.95<br />
Questa raccolta di saggi si propone di trasformare<br />
il nostro modo di concepire sia<br />
l’estetica che l’etica di Kant. Guyer mostra<br />
che, al centro della teoria estetica di Kant,<br />
il disinteresse per il gusto diventa un’esperienza<br />
di libertà e quindi un indispensabile<br />
complemento della moralità stessa.<br />
Hacker, P.M.S.<br />
Wittgenstein: Mind and Will:<br />
’Philosophical Investigations’ -<br />
an Analytical Commentary<br />
on the ‘Philosophical Investigations’<br />
vol. IV<br />
Blackwell Publishers, aprile 1996<br />
pp. 752, UK£ 74.95<br />
Si tratta del quarto e ultimo volume del<br />
commento alle Investigazioni filosofiche<br />
di Wittgenstein. Come i volumi precedenti,<br />
il testo consiste di saggi filosofici e di<br />
esegesi. I nove saggi analizzano i temi più<br />
importanti di questa parte dell’opera.<br />
Han, Byung-Chul<br />
Heideggers Herz. Zum Begriff<br />
der Stimmung bei Martin Heidegger<br />
W. Fink, aprile 1996<br />
pp. 160, DM 48<br />
Con il concetto di “umore”, l’autore<br />
rivela lo strato portante della filosofia<br />
di Heidegger. Nell’umore, che rimane<br />
“al di qua” rispetto alle affermazioni<br />
psicologiche e antropologiche, si rivela<br />
un “qui” che non è connotato dal punto<br />
di vista metafisico.<br />
Hardwick, Charley D.<br />
Events of Grace:<br />
Naturalism, Existentialism, and Theology<br />
Cambridge UP, maggio 1996<br />
pp. 350, UK£ 37.50<br />
Inserendosi nella tradizione teologica liberale,<br />
iniziata con Schleiermacher, questo<br />
testo dimostra che la fede cristiana può<br />
essere pienamente compatibile con una<br />
visione scientifica del mondo.<br />
Heintel, Erich<br />
Gesammelte Abhandlungen<br />
vol. V: Zur praktischen Vernunft 1,<br />
Zum Begriff der Freiheit, des Handelns<br />
und der Ethik<br />
Frommann-Holzboog, aprile 1996<br />
pp. 435, DM 98.<br />
Heintel, Erich<br />
Gesammelte Abhandlungen<br />
vol. VI: Zur praktischen Vernunft 2,<br />
Zum Begriff der Geschichte, der Politik<br />
und der Erziehung<br />
Frommann-Holzboog, aprile 1996<br />
pp. 440, DM 98.<br />
Hemming, Ralf<br />
Individuum. Soziogenese<br />
und kommunikative Kompetenz.<br />
Zur Bestimmung und Kritik<br />
sozialtheoretischer<br />
Implikationen im Habermas’schen<br />
Theorieentwurf<br />
NOVITÀ IN LIBRERIA<br />
90<br />
Pro-Universitatte-Vlg., maggio 1996<br />
pp. 126, DM 69.<br />
Hogrebe, Wolfram<br />
Societa teutonica. Profile<br />
der Frühromantik und das Elend<br />
der deutschen Geselligkeit<br />
Palm und Enke, maggio 1996<br />
pp. 32, DM 18.<br />
Hohmann, J.S. (a cura di)<br />
Beiträge zur Philosophie<br />
Eduard Sprangers<br />
Duncker & Humblot, maggio 1996<br />
pp. 394, DM 148.<br />
Höhn, H.-J.<br />
Krise der Immanenz. Religion<br />
am Ende der Moderne<br />
Fischer Taschenbuchvlg., maggio 1996<br />
s.pp., DM 34<br />
Filosofi, studiosi di religione e sociologi si<br />
occupano delle questioni fondamentali<br />
della permanenza dell’elemento religioso<br />
in opposizione alle spinte di secolarizzazione<br />
radicali degli ultimi tre secoli.<br />
Hubbert, Joachim<br />
Auf dem Rücken eines Tigers<br />
in Träumen versunken. Einführung<br />
in Nietzsches philosophische Kulturkritik<br />
Brockmeyer, aprile 1996<br />
pp. 104, DM 29,80.<br />
Hübsch, Stefan<br />
Philosophie und Gewissen.<br />
Beiträge zur Rehabilitierung<br />
des philosophischen Gewissensbegriffs<br />
Vandenhoeck & Ruprecht, aprile 1996<br />
pp. 286, DM 80<br />
L’insicurezza in questo campo viene ricondotta<br />
da Hübsch al fatto che il concetto<br />
di coscienza è stato svincolato dal contesto<br />
della riflessione filosofica ed è comparso<br />
all’orizzonte della costruzione della teoria<br />
scientifica.<br />
Hughes, G.E. - Cresswell, M.J.<br />
A New Introduction to Modal Logic<br />
Routledge, aprile 1996<br />
pp. 448, UK£ 13.99<br />
La logica modale è la logica della necessità<br />
e della possibilità; diversamente rispetto<br />
alla logica non-modale, essa codifica le<br />
strutture che rappresentano come le cose<br />
potrebbero essere e come di fatto sono.<br />
Questo testo guida i lettori attraverso i<br />
sistemi più importanti di logica del predicato<br />
modale con identità.<br />
Ivanhoe, Philip J. (a cura di)<br />
Chinese Language, Thought and Culture:<br />
Nivison and his Critics<br />
Open Court, maggio 1996<br />
pp. 392, UK£ 18.50<br />
Questa raccolta di saggi scritti da sinologi,<br />
storici e filosofi confuta e amplia l’opera di<br />
David Nivison, i cui contributi spaziano<br />
dalla filosofia morale, alla riflessione religiosa,<br />
alla storia del pensiero alla lingua<br />
cinese. Nivison risponde a ogni saggio.<br />
Janich, Peter<br />
Konstruktivismus und Naturerkenntnis.<br />
Auf dem Weg zum Kulturalismus<br />
Suhrkamp, maggio 1996<br />
pp. 320, DM 22,80.<br />
Jay, Martin<br />
The Dialectical Imagination:<br />
A History of the Frankfurt School<br />
and the Institute of Social Research,<br />
1923-1950<br />
Univ. of California Press, aprile 1996<br />
pp. 415, UK£ 10.95<br />
Si tratta di una storia della Scuola di Francoforte<br />
e del suo impatto, nei primi anni<br />
della sua esistenza, sulla cultura tedesca e<br />
statunitense. Quest’edizione include una<br />
nuova prefazione che contiene riflessioni<br />
sull’attualità e l’importanza, ai giorni nostri,<br />
delle opere della Scuola di Francoforte.<br />
Jeannière, Abel<br />
Les présocratiques<br />
Seuil, aprile 1996<br />
pp. 224, F 65<br />
Si tratta di uno studio su alcune delle principali<br />
figure che emersero nel periodo tra il<br />
VI e il V secolo a.C.: Talete, Anassimandro,<br />
Anassimene, Senofane, Pitagora,<br />
Eraclito, Parmenide, Anassagora, Democrito...<br />
Per tutti gli interessati alla materia.<br />
Joly, Jacques<br />
La nature selon Ando Shoêki<br />
Maisonneuve et Larose, maggio 1996<br />
pp. 528, F 210<br />
L’autore, tramite la nozione di “shizen”, ci<br />
offre un quadro di come gli ambienti intellettuali<br />
giapponesi dell’epoca Tokugawa<br />
abbiano potuto concepire il problema dei<br />
rapporti tra la natura e la cultura. Per tutti<br />
gli interessati alla materia.<br />
Kanitscheider, Bernulf<br />
Im Innern der Natur. Philosophie<br />
und moderne Physik<br />
Wiss. Buchges., maggio 1996<br />
pp. 244, DM 68<br />
Il libro presenta la concezione del mondo<br />
delle scienze naturali, così come essa si<br />
presenta nella riflessione filosofica. L’autore<br />
si pone lo scopo di raggiungere un<br />
naturalismo generale, che comprenda anche<br />
l’esistenza dell’essere umano e il suo<br />
orientamento verso il mondo della vita.<br />
Kant, Immanuel<br />
Kant: the Metaphysics of Morals<br />
tr. e a cura di Mary Gregor<br />
Cambridge UP, aprile 1996<br />
pp. 252, UK£ 10.95<br />
Questo volume contiene due parte: la Dottrina<br />
del diritto, che si occupa dei diritti<br />
che la gente ha o può acquisire e la Dottrina<br />
della virtù, che si occupa delle virtù che la<br />
gente dovrebbe acquisire. Questa traduzione<br />
include note sulla terminologia kantiana,<br />
spesso difficile e poco accessibile.<br />
Kaufmann, Matthias<br />
Rechtsphilosophie<br />
Alber, maggio 1996<br />
pp. 320, DM 99.<br />
Kellerer, Christian<br />
Die Befreiung des abendländischen<br />
Denkens<br />
Stroemfeld, maggio 1996<br />
pp. 675, DM 48<br />
Kellerer presenta, nel suo libro, una teoria<br />
dello sviluppo del processo culturale occidentale<br />
che è sia avvincente che divertente<br />
da leggere. La bellezza del libro risiede nel<br />
fatto che in esso vengono intrecciate conoscenze<br />
psicologiche, filosofiche e tecnicoscientifiche.<br />
Kemmerling, A. - Schütt, H.-P.<br />
(a cura di)<br />
Descartes nachgedacht<br />
Klostermann, maggio 1996<br />
pp. 208, DM 38<br />
I contributi originali, raccolti in questo<br />
volume, tematizzano i diversi aapetti della<br />
metafisica, della teoria della conoscenza e<br />
della filosofia dello spirito cartesiane, che<br />
vengono ancora interpretate non correttamente<br />
nella cerchia degli esperti di filosofia<br />
classica.<br />
Kemmerling, Andreas<br />
Ideen des Ichs. <strong>Studi</strong>en<br />
zu Descartes’ Philosophie<br />
Suhrkamp, aprile 1996<br />
pp. 200, DM 18,80.<br />
Kerger, Henry<br />
Wille als Reiz. Die psycho-physischen<br />
Grundlagen der Lehre Nietzsches<br />
vom Willen zur Macht<br />
Königshausen & Neumann, maggio 1996<br />
pp. 240, DM 48<br />
Le affermazioni di Nietzsche sul rapporto<br />
tra i processi psicologici e fisiologici, nelle<br />
quali Nietzsche formula l’ipotesi di una<br />
volontà unica, vengono collocate e presentate<br />
qui nel contesto in cui furono espresse.<br />
Keshen, Richard<br />
Reasonable Self-esteem<br />
McGill Q UP (UCL), maggio 1996<br />
pp. 232, UK£ 10.95<br />
L’autore, in questa sua rassegne sulla filosofia<br />
dell’autostima, sviluppa e difende<br />
l’idea di un’autostima ragionevole, un concetto<br />
basato su un ideale di ragionevolezza,<br />
e conclude che gli individui che pensano<br />
a se stessi nei termini di questo paradigma<br />
vivranno vite più felici e più soddisfacenti.<br />
Kessler, H. (a cura di)<br />
Ökologisches Weltethos im Dialog<br />
der Kulturen und Religionen<br />
Wiss. Buchges., aprile 1996<br />
pp. 290, DM 58
Instaurando un dialogo tra esperti appartenenti<br />
a diverse culture e religioni,<br />
il libro cerca di raggiungere un accordo<br />
su atteggiamenti fondamentali e princÏpi<br />
ecologici ed etici che hanno un’importanza<br />
mondiale.<br />
Kessler, H. (a cura di)<br />
Sokrates, Geschichte, Legende,<br />
Spiegelungen<br />
H. Leins, aprile 1996<br />
pp. 296, DM 34<br />
Gli otto contributi a questo volume, che<br />
fa parte degli Sokrates-<strong>Studi</strong>en II, si<br />
dedicano ad analizzare le interpretazioni<br />
che, nel corso del tempo, sono state<br />
date della figura di Socrate. In piccolo,<br />
queste interpretazioni rispecchiano però<br />
anche tutta la storia della filosofia.<br />
Kim, Jaegwon<br />
Philosophy of Mind<br />
Westview Press, maggio 1996<br />
pp. 224, UK£ 13.50<br />
Questa rassegna - concepita come libro di<br />
testo per studenti universitari laureandi e<br />
laureati, ma adatta anche a filosofi esperti<br />
e a lettori nuovi all’argomento - esamina,<br />
traccia delle mappe e interpreta la filosofia<br />
della mente.<br />
Klemme, Heiner F.<br />
Kants Philosophie des Subjekts<br />
Meiner, maggio 1996<br />
s.pp. , DM 148.<br />
Kobusch Th. - B. Mojsisch (a cura di)<br />
Platon. Seine Dialoge in der Sicht neuer<br />
Forschungen<br />
Wiss. Buchges., aprile 1996<br />
pp. 296, DM 68<br />
L’aspetto nuovo di questo volume è rappresentato<br />
dal fatto che i singoli dialoghi di<br />
Platone vengono analizzati da rappresentanti<br />
delle diverse scuole. Attraverso i nuovi<br />
approcci, vengono aperte al lettore nuove<br />
prospettive sulla filosofia platonica.<br />
Koslowski, P.<br />
Ethics of Capitalism and Critique<br />
of Sociobiology<br />
Springer, maggio 1996<br />
pp. 142, DM 98<br />
I due saggi raccolti nel libro si occupano<br />
di due argomenti: la teoria etica<br />
dell’ordine economico e la critica alla<br />
sociobiologia e alla sua teoria dell’evoluzione.<br />
I due saggi sono commentati<br />
da James B. Buchnam.<br />
Koslowski, P. (a cura di)<br />
Die spekulative Philosophie<br />
der Weltreligionen. Ein Beitrag<br />
zum Gespräch der Weltreligionen<br />
im Vorfeld der Expo 2000 Hannover<br />
Passagen-Vlg., aprile 1996<br />
pp. 50, DM 14,80.<br />
Kramer, Rolf<br />
Ethik des Geldes. Eine theologische<br />
und ökonomische Verhältnisbestimmung<br />
Duncker und Humblot, maggio 1996<br />
pp. 136, DM 86.<br />
Krämer, S. (a cura di)<br />
Bewußtsein. Philosophische Beiträge<br />
Suhrkamp, maggio 1996<br />
pp. 272, DM 19,80.<br />
Kremer-Marietti, Angèle<br />
La raison créatrice: moderne<br />
ou post-moderne<br />
Kimé, aprile 1996<br />
pp. 192, F 135<br />
Quando la ragione moderna si avventurò<br />
con ottimismo lungo le vie della scienza e<br />
della tecnica, sembra che da essa si sia<br />
distaccata come un’altra ragione, una sua<br />
figlia primogenita. Oramai però le innovazioni<br />
e il divenire caratterizzano un mondo<br />
sempre più complesso, davanti al quale<br />
l’essere umano prova un crescente senso di<br />
perplessità. Di livello universitario.<br />
Kristjcnsson, Kristjcn<br />
Social Freedom: The Responsibility View<br />
Cambridge UP, aprile 1996<br />
s.pp., UK£ 32.50<br />
In quest’opera, Kristjcn Kristjcnsson offre<br />
un’analisi critica dei principali elementi<br />
della teoria della libertà negativa: la natura<br />
degli ostacoli e delle costrizioni, il peso<br />
degli ostacoli e il rapporto della libertà con<br />
il potere e l’autonomia.<br />
Kronegger, Marlies (a cura di)<br />
Life - the Human Quest for an Ideal:<br />
25th Anniversary Publication Book II<br />
Kluwer, maggio 1996<br />
pp. 360, UK£ 98<br />
Questa raccolta di saggi - preceduta da un<br />
esame dell’allegoria nell’estetica e della<br />
metafisica dell’ontopoiesis della vita - si<br />
apre con Tymieniecka, la quale propone la<br />
“misura aurea” come l’ideale che l’umanità<br />
dei nostri giorni chiede e per cui lotta.<br />
Kühn, R.<br />
Leben als Bedürfen.<br />
Eine lebensphänomenologische<br />
Analyse zu Kultur und Wirtschaft<br />
Physica-Vlg., maggio 1996<br />
pp. 247, DM 90<br />
La cultura non è la creazione di opere<br />
letterarie, ma un’auto-elevazione della vita<br />
originario-fenomenologica. Nella “situazione<br />
di bisogno”, la soggettività assoluta<br />
dell’essere umano riceve questa vita e la<br />
vuole anche riconoscere in tutto. Questo<br />
processo è determinante anche per l’economia.<br />
Kummer, Christian<br />
Philosophie der organischen Entwicklung<br />
Kohlhammer, maggio 1996<br />
pp. 271, DM 36.<br />
Lamettrie, Julien Offray de<br />
’Machine Man’ and other Writings<br />
tr. e a cura di Ann Thomson<br />
Cambridge UP, a prile 1996<br />
s. pp., UK£ 12.95<br />
Julien Offray de Lamettrie, l’autore dell’Uomo<br />
macchina (1747), era uno dei più<br />
convinti materialisti del XVIII secolo.<br />
Questa traduzione presenta questo testo,<br />
insieme ad altri scritti. Il volume descrive<br />
anche le conseguenze morali scandalose<br />
che egli trasse dal suo materialismo.<br />
Lange, Ernst Michael<br />
Ludwig Wittgenstein -<br />
Logisch-philosophische Abhandlung.<br />
Ein einführunder Kommentar in den<br />
‘Tractatus’<br />
Akademie-Vlg., aprile 1996<br />
pp. 156, DM 18,80.<br />
Lao-tzu<br />
Tao Te Ching: The Book of the Way<br />
Kyle Cathie, aprile 1996<br />
pp. 128, UK£ 5.99<br />
Il manuale cinese classico sull’arte di vivere<br />
di Lao-tzu, esamina la condizione di<br />
base dell’essere vivi e fornisce consigli che<br />
tendono a far raggiungere l’equilibrio e<br />
nuove prospettive, partendo da uno spirito<br />
sereno e generoso. La traduzione di Stephen<br />
Mitchell, si propone di mantenere il<br />
sentimento di grazia e profonda saggezza<br />
dell’originale.<br />
Laurent, Alain<br />
Du bon usage de Descartes<br />
Maisonneuve et Larose, aprile 1996<br />
pp. 128, F 98<br />
Il libro intende far rivisitare con simpatia<br />
un aspetto un po’ trascurato ma importante<br />
dell’opera di Cartesio: la sua morale individualista<br />
di portata universale che completa<br />
e corona la riflessione scientifica e<br />
metafisica. Il volume è quindi un testo di<br />
divulgazione dell’opera di Cartesio.<br />
Lawton, Clive<br />
Celebrating Caribbean<br />
Young Library, giugno 1996<br />
pp. 48, UK£ 7.50<br />
Il libro fa parte di una serie che analizza il<br />
modo di vivere di altri popoli. L’autore<br />
descrive le celebrazioni caraibiche, si occupa<br />
anche di abiti e di costume, di cibo,<br />
religione e include testi sacri e luoghi di<br />
culto, nascita, morte e matrimonio, le feste<br />
e le celebrazioni con il loro calendario e la<br />
lingua caraibica.<br />
Lawton, Clive<br />
Celebrating India<br />
Young Library, giugno 1996<br />
pp. 48, UK£ 7.50<br />
Il libro fa parte di una serie che analizza il<br />
modo di vivere di altri popoli. L’autore<br />
descrive le celebrazioni indiane, si occupa<br />
anche di abiti e di costume, di cibo, religione<br />
e include testi sacri e luoghi di culto,<br />
nascita, morte e matrimonio, le feste e le<br />
celebrazioni con il loro calendario e la<br />
lingua indiana.<br />
NOVITÀ IN LIBRERIA<br />
91<br />
Lee, Patrick<br />
Abortion and Unborn Human Life<br />
Catholic UP USA, aprile 1996<br />
pp. 168, UK£ 11.95<br />
Questo volume affronta la questione morale<br />
dell’aborto: è sempre moralmente giusto<br />
procurare un aborto, aiutare a procurarlo o<br />
eseguirlo? Il testo passa in rassegna le<br />
principali argomentazioni filosofiche a favore<br />
della permissibilità morale dell’aborto<br />
e ne confuta i diversi punti argomentativi.<br />
Leibniz, Gottfried Wilhelm von<br />
Des Freiherrn von Leibniz Theodicee,<br />
das ist von der Güte Gottes, Freiheit<br />
des Menschen und vom Ursprunge<br />
des Bösen, mit verschiedenen Zusätzen<br />
und Anmerkungen vermehrt<br />
von Johann Christoph Gottscheden (1744)<br />
a cura di H. Horstmann<br />
Akademie-Vlg., maggio 1996<br />
pp. 600, DM 136<br />
Questa nuova edizione si basa su quella<br />
commentata da Gottsched nel 1744, con<br />
tutti gli allegati da lui allora pensati; contiene<br />
un elenco dei nomi, è corredata di<br />
note e ha una post-fazione dell’editore.<br />
Lenk, Hans et al.<br />
Ethik in der Wirtschaft. Chanchen<br />
verantwortlichen Handelns<br />
Kohlhammer, aprile 1996<br />
pp. 210, DM 40.<br />
Lesch, W. (a cura di)<br />
Naturbilder - Ökologische<br />
Kommunikation<br />
zwischen Ästhetik und Moral<br />
Birkhäuser, aprile 1996<br />
pp. 344, FRS 48<br />
La percezione dell’ambiente naturale viene<br />
determinata dalle rappresentazioni della<br />
natura trasmesse dalla cultura, la cui<br />
conoscenza è importante per la concezione<br />
e l’agire ecologici. Il libro fornisce una<br />
chiave d’ingresso a settori dell’attuale ricerca<br />
sull’ambiente scientifica e culturale.<br />
Ciò che accomuna tutti i contributi è la<br />
questione delle rappresentazioni della comunicazione<br />
ecologica.<br />
Lewis, Gordon<br />
Existence in Black: An Anthology<br />
of Black Existential Philosophy<br />
Routledge, giugno 1996<br />
pp. 288, UK£ 12.99<br />
Questo studio, basandosi su fonti della<br />
filosofia e della letteratura africana, analizza<br />
alcuni temi centrali dell’esistenzialismo,<br />
così come vengono presentati nel<br />
contesto di ciò che Franz Fanon ha identificato<br />
come “l’esperienza vissuta del nero”.<br />
Lohnstein, Horst<br />
Formale Semantik und natürliche<br />
Sprache. Einführung und Lehrbuch<br />
Westdt. Vlg., aprile 1996<br />
pp. 280, DM 46<br />
L’autore fornisce una presentazione<br />
completa e sintetica dei concetti teorici<br />
e dei processi di analisi correnti e introduce,<br />
capitolo dopo capitolo, alla teoria<br />
degli insiemi, alla logica delle affermazioni<br />
e dei predicati, alla teoria dei tipi,<br />
al calcolo del Lambda, alla semantica<br />
temporale e alla logica modale, fino ad<br />
arrivare alla logica intensionale. Il libro<br />
comunica anche i fondamenti tecnici<br />
della semantica formale.<br />
Lugo, Luis E.<br />
Sovereignity at the Crossroads?:<br />
Morality and International Politics<br />
in the Post-Cold War Era<br />
Rowman & Littlefield, aprile 1996<br />
pp. 208, UK£ 18.50<br />
L’opera analizza i problemi del mondo<br />
dopo la guerra fredda: la lotta etnica e<br />
nazionale, la proliferazione delle armi<br />
nucleari e il terrorismo. L’autore, adottando<br />
una prospettiva filosofico-morale,<br />
si rifà a una tradizione di riflessione<br />
politica cristiana allo scopo di considerare<br />
la politica internazionale sotto<br />
l’aspetto morale.<br />
Lutz, B. (a cura di)<br />
Metzler-Philosophen-Lexikon<br />
Metzler, aprile 1996<br />
pp. 954, DM 39,80<br />
Si tratta di un’edizione speciale, la seconda,<br />
di questo volume, che è stato ampliato<br />
e attualizzato.<br />
Macmurray, John<br />
Interpreting the Universe<br />
Humanities Press, aprile 1996<br />
pp. 112, UK£ 9.95<br />
Quest’opera dimostra che il filosofo John<br />
Macmurray ha posto le basi dell’idea che i<br />
filosofi debbano imparare a pensare all’azione,<br />
il che presuppone una partecipazione<br />
alla vita reale, e non uno studiare il<br />
puro sé pensante, per il quale il mondo è un<br />
oggetto.<br />
Mai, Katharina<br />
Die Phänomenologie und ihre<br />
Überschreitungen. Husserls reduktives<br />
Philosophieren und Derridas Spur<br />
der Andersheit<br />
M & P, aprile 1996<br />
pp. 340, DM 45.<br />
Mainzer, K.<br />
Thinking in Complexity.<br />
The Complex Dynamics of Matter,<br />
Mind and Mankind<br />
Springer, aprile 1996<br />
pp. 350, DM 58<br />
Il libro, in questa sua seconda edizione<br />
ampliata, fornisce un’ampia rassegna<br />
sull’importanza della complessità e dell’evoluzione<br />
nella natura e nel mondo<br />
moderno. Vengono fornite argomentazioni<br />
in favore di una visione del mondo<br />
integrativa e olistica che saranno<br />
certamente interessanti per la generazione<br />
contemporanea, con i suoi ideali<br />
filosofici.<br />
Malusa, L. - Campodonico, A.<br />
(a cura di)<br />
Jacques Maritain: riflessioni<br />
su una fortuna<br />
F.Angeli, maggio 1996<br />
pp. 159, £. 24.000<br />
Il volume si propone un bilancio critico<br />
del pensiero di Jacques Maritain inquadrandolo<br />
nel suo tempo, confrontandolo<br />
con altri del novecento e valorizzando<br />
alcuni aspetti meno conosciuti e tuttavia<br />
fondamentali nella sua opera. Le<br />
tematiche trattate dai diversi specialisti<br />
riguardano in particolare l’articolazione<br />
maritainiana dei «gradi del sapere»,<br />
dalla metafisica alla dottrina della conoscenza,<br />
dalla problematica epistemologica<br />
alla teologia filosofica, dall’etica<br />
alla filosofia politica.<br />
Manilius, Marcus<br />
Il poema degli astri: Astronomica<br />
Mondadori, giugno 1996<br />
pp. 384, £. 48.000.<br />
Marchetti, Laura<br />
Il fanciullo e l’angelo:<br />
sulle metafore della redenzione<br />
Sellerio, maggio 1996<br />
pp. 271, £. 35.000<br />
Tra le tematiche trattate in questo libro si<br />
rilevano: visioni del fanciullo o dell’Origine,<br />
pulsioni originarie e origine del progresso,<br />
il “Fanciullo Divino” e il mito dell’Eterno<br />
Ritorno, visioni dell’angelo o della Leggerezza,<br />
il Doppio angelico e l’identificazione<br />
proiettiva “buona”.<br />
Marcuzzi, Max<br />
Les corps artificiels: peur<br />
et responsabilités<br />
Aubier, aprile 1996<br />
pp. 256, F 98<br />
L’autore analizza le dottrine riguardanti il<br />
corpo nel corso della storia della filosofia.<br />
Ne risulta che il corpo è diventato un oggetto<br />
di culto che si occupa ormai solo di se<br />
stesso. Marcuzzi si interroga sui rischi di<br />
ammettere solamente l’esistenza dei corpi,<br />
indipendenti dall’incorporeo. Per tutti gli<br />
interessati alla materia.<br />
Maritain, Jacques<br />
La philosophie de la nature: essai<br />
critique sur ses frontières et son objet<br />
pref. Louis Chammings<br />
Téqui, aprile 1996<br />
pp. 167, F 80<br />
In questa nuova edizione ampliata della<br />
sua opera, Jacques Maritain mostra che,<br />
contrariamente alle scienze della natura, la<br />
filosofia della natura costituisce anche una<br />
saggezza, nella misura in cui essa esercita,<br />
a un livello che le è proprio, lo sguardo con<br />
intento ontologico, che la rapporta e la<br />
ricollega alla metafisica. Per tutti gli interessati.
Martelli, Michele<br />
Gramsci: filosofo della politica<br />
Unicopli, aprile 1996<br />
pp. 203, £. 26.000<br />
Dopo il crollo del “socialismo reale” esteuropeo<br />
e la crisi radicale del comunismo<br />
come teoria e prospettiva storica il ripensamento<br />
e la reinterpretazione della gramsciana<br />
“Filosofia della prassi” diventa uno<br />
dei punti obbligati per chiunque voglia<br />
tentare un bilancio critico del movimento<br />
comunista del XX secolo di cui Gramsci è<br />
una delle coscienze più alte e problematiche.<br />
Martin, C.J.F.<br />
An Introduction to Medieval Philosophy<br />
Edinburgh UP, giugno 1996<br />
pp. 144, UK£ 11.95<br />
L’autore guida gli studenti attraverso i<br />
problemi intellettuali del pensiero medioevale,<br />
spiegando i principali argomenti da<br />
Agostino d’Ippona al XVI secolo. Enfatizzando<br />
i rapporti tra ragione e fede, l’autore<br />
mostra che i filosofi medioevali considerarono<br />
il loro ruolo come lo sviluppo di una<br />
tradizione.<br />
Martin, Mike W.<br />
Love’s Virtues<br />
Univ. Press of Kansas, maggio 1996<br />
pp. 224, UK£ 11.95<br />
Quest’opera esamina perché i valori morali<br />
abbelliscono e rinforzano i rapporti erotici<br />
e matrimoniali. L’autore lancia una<br />
sfida al cinismo rispetto al matrimonio, pur<br />
rimanendo sensibile agli innumerevoli problemi<br />
che le coppie si trovano ad affrontare;<br />
il suo approccio all’amore matrimoniale<br />
è sia tradizionale che moderno.<br />
Marx, Karl<br />
Misère de la philosophie<br />
a cura di Jean Kessler<br />
Payot, aprile 1996<br />
pp. 240, F 72<br />
Nel 1847, in occasione di una polemica<br />
con Proudhon, Marx - in questo testo,<br />
scritto direttamente in francese - regola i<br />
conti con una certa idea del socialismo e<br />
dell’economia. Criticando il socialismo<br />
“piccolo-borghese”, egli precisa le sue tesi<br />
e ne propone una versione molto accessibile.<br />
Masters, Roger D.<br />
Machiavelli, Leonardo, and the Science<br />
of Power - vol. III<br />
Univ. Notre Dame Press, aprile 1996<br />
pp. 384, UK£ 26.50<br />
L’autore di questo testo sostiene che il<br />
pensiero di Machiavelli rende accessibile<br />
la saggezza antica alla condizione moderna<br />
(e post-moderna) e che la sua comprensione<br />
della natura umana è superiore a<br />
quella di Hobbes, Locke, Rousseau, Marx<br />
o Mill. Viene anche documentato il suo<br />
rapporto con Leonardo da Vinci.<br />
Masullo, Aldo<br />
Metafisica: storia di un’idea<br />
Donzelli, giugno 1996<br />
pp. 316, £. 38.000<br />
Quesro libro analizza lo sviluppo della<br />
metafisica mostrando come il problema<br />
fondamentale sia quello di recuperare ciò<br />
che di divino è rimasto nell’umano, i diversi<br />
simboli attraverso i quali gli uomini<br />
riescono a orientarsi entro la pluralità dell’esperienza.<br />
La metafisica così si rivela<br />
essere la “logica generale delle misure”.<br />
Mathieu, Vittorio<br />
Orfeo e il suo canto: scritti (1950 -1993)<br />
prefazione di Guglielmo Gallino<br />
S. Zamorani, maggio 1996<br />
pp. 166, £. 36.000<br />
I saggi raccolti in questo libro scritti nel<br />
corso di quarant’anni coprono l’intero arco<br />
della riflessione filosofica di Mathieu. Si<br />
tratta di una ripresa in chiave contemporanea<br />
della filosofia di Plotino.<br />
Moravia, Sergio<br />
L’enigma dell’esistenza: soggetto,<br />
morale, passioni nell’età<br />
del disincanto<br />
Feltrinelli, maggio 1996<br />
pp. 256, £. 40.000<br />
In questo libro Moravia propone il mistero<br />
dell’esistenza senza fornire soluzioni definitive<br />
ma ponendo le domande più urgenti<br />
per l’uomo occidentale nel suo essere-nelmondo.<br />
Per Moravia l’uomo passionale<br />
ma anche morale può perseguire una giustificazione<br />
laica alla propria esistenza, o<br />
addirittura una forma di salvezza, ricercando<br />
e costruendo sempre nuovi valori, sempre<br />
nuove forme di comprensione tra l’io e<br />
l’altro.<br />
Mattei, Jean-François<br />
Platon et le miroir du mythe<br />
de l’âge d’or à l’Atlantide<br />
PUF, aprile 1996<br />
pp. 344, F 148<br />
La filosofia platonica, tesa tra il mito e la<br />
ragione, la recita e l’argomentazione, la<br />
persuasione e la certezza, nasce anche come<br />
mitologia, intrecciando in maniera indissolubile<br />
i due percorsi attraverso i quali il<br />
mondo accede alla parola. Di livello universitario.<br />
McDermott, Robert A.<br />
The Essential Steiner:<br />
Basic Writings of Rudolph Steiner<br />
Floris Books, aprile 1996<br />
pp. 464, UK£ 11.99<br />
Si tratta di un’introduzione agli scritti principali<br />
di Rudolph Steiner, che ha avuto un<br />
importante influsso sull’educazione, la letteratura,<br />
l’arte, la scienza e la filosofia<br />
contemporanee. Il libro narra della vita e<br />
delle opere di Steiner e lo mette in relazione<br />
alle principali tradizioni di pensiero.<br />
McInerny, Ralph<br />
Aquinas and Analogy<br />
Catholic UP USA, giugno 1996<br />
pp. 178, UK£ 31.95<br />
De nominum analogia di Cajetan introduce<br />
un’argomentazione spuria che non si<br />
ritrova in Tommaso d’Aquina. Questo testo<br />
indica che la fonte della confusione è<br />
dovuta alla non comprensione da parte di<br />
Cajetan di un testo tratto dal Commento<br />
alle sentenze di Aquino e mostra quanto sia<br />
fuorviante questa distinzione.<br />
McIntyre, Lee C.<br />
Laws and Explanation in the Social<br />
Sciences: A Defense of Nomological<br />
Explanation in the Study<br />
of Human Behavior<br />
Westview Press, aprile 1996<br />
pp. 184, UK£ 33.50<br />
Ponendosi come obiettivo un’analogia con<br />
le scienze naturali, questo libro si prefigge<br />
di mostrare che le barriere dell’indagine<br />
nomologica all’interno delle scienze sociali<br />
non sono generate da fattori appartenenti<br />
unicamente all’indagine sociale, ma<br />
che derivano da una serie di problemi molto<br />
comuni che si prospettano ogni volta che<br />
si indaga in modo scientifico.<br />
Meyer, Lutz<br />
John Rawls und die Kommunitaristen.<br />
Eine Einführung in Rawls’ Theorie<br />
der Gerechtigkeit und die<br />
kommunitaristische Kritik am Liberalismus<br />
Königshausen & Neumann, maggio 1996<br />
pp. 128, DM 32.<br />
Miquel, Christian<br />
La quête de l’exil: pratique de l’exil<br />
L’Harmattan, maggio 1996<br />
pp. 86, F 70<br />
E’ possibile ritrovare in un modo pratico<br />
l’esilio interiore che esiste in ognuno di noi<br />
e che viene abitualmente occultato dalle<br />
molteplici forme sociali, giochi di potere e<br />
di forza che regolano l’individuo? Questo<br />
è l’obiettivo del libro, che si propone di<br />
dimostrare come il sentimento e la ricerca<br />
dell’esilio possano essere riscontrati sia in<br />
una città che in un’avventura amorosa. Per<br />
tutti gli interessati alla materia.<br />
Mittelstaedt, Peter<br />
Die Zeitbegriffe in der Physik.<br />
Physikalische und philosophische<br />
Untersuchungen zum Zeitbegriff in der<br />
klassischen und relativistischen Physik<br />
Spektrum, maggio 1996<br />
pp. 192, DM 49,80.<br />
Monaldi, Marcello<br />
Storicità e religione in Hegel:<br />
strutture e percorsi della storia<br />
della religione nel periodo berlinese<br />
ETS, giugno 1996<br />
pp. 252, £. 18.000<br />
L’autore intende contrapporsi alla tradizionale<br />
interpretazione della filosofia hegeliana<br />
come teoria dello Stato assoluto<br />
mostrando come il concetto che domina la<br />
NOVITÀ IN LIBRERIA<br />
92<br />
Fenomenologia dello spirito sia quello della<br />
libertà, di una libertà che sempre inciampa<br />
negli accidenti della storia e sempre si<br />
solleva su se stessa e su tutto si eleva.<br />
Montaleone, Carlo<br />
La cultura a Milano nel dopoguerra:<br />
filosofia e engagement in Remo Cantoni<br />
Bollati Boringhieri, aprile 1996<br />
pp. 251, £. 38.000<br />
In questo libro l’autore esamina la figura<br />
poliedrica di Remo Cantoni considerando<br />
la sua critica al fascismo, la sua adesione al<br />
comunismo e il suo successivo abbandono<br />
del comunismo in nome di un umanesimo<br />
critico insofferente ai dogmi della nuova<br />
“mitologia” marxista. Montaleone evidenzia<br />
come nella concezione filosofica di<br />
Cantoni predomini l’idea che il Logos non<br />
si incarni e che quindi, il mondo degli<br />
uomini rappresenti un’opera aperta.<br />
Montet, Danielle<br />
Archéologie et généalogie: Plotin<br />
et la théorie platonicienne des genres<br />
J. Millon, aprile 1996<br />
pp. 272, F 170<br />
Lungi dal contribuire a una lettura troppo<br />
semplicemente idealista di Platone,<br />
il testo di Plotino potrebbe confermare<br />
un approccio fenomenologico al pensiero<br />
platonico, di cui non è ancora stata<br />
misurata tutta la fecondità. Di livello<br />
universitario.<br />
Moore, F.C.T<br />
Bergson: Thinking Backwards<br />
Cambridge UP, aprile 1996<br />
s.pp., UK£ 10.95<br />
Il volume analizza la filosofia di Henri<br />
Bergson (1859-1941), mostrando la sua<br />
importanza per la filosofia contemporanea.<br />
L’autore discute una serie di argomenti,<br />
comprendenti il riso, la natura dell’esperienza<br />
del tempo e suggerisce che<br />
l’intelligenza e il linguaggio dovrebbero<br />
essere visti come un prodotto pragmatico<br />
dell’evoluzione.<br />
Morresi, Ruggero<br />
Argomentazione e dialettica:<br />
tra logica hegeliana e nouvelle rhétorique<br />
Calamo, aprile 1996<br />
pp. 131, £. 24.000<br />
In questo libro vengono trattate; la dialettica<br />
e la teoria dell’argomentazione, le figure<br />
della differenza, la neoretorica e la<br />
neodialettica, la dialettica e retorica in Hegel<br />
e Perelman, l’hegelismo e le tecniche dell’argomentazione.<br />
Morris, Paul<br />
Rosenzweig<br />
a cura di Arthur Herztberg<br />
Peter Halban, giugno 1996<br />
pp. 176, UK£ 7.99<br />
Franz Rosenzweig (1886-1929), il teologo<br />
ebreo tedesco, viene considerato il pensatore<br />
religioso più profondo dell’epoca<br />
moderna.<br />
Mulhall, Steven<br />
Routledge Philosophy Guidebook<br />
to Heidegger and ‘Being and Time’<br />
Routledge, maggio 1996<br />
pp. 216, UK£ 6.99<br />
Questo volume guida il lettore attraverso la<br />
complessità del pensiero di Heidegger in<br />
Essere e tempo, collocando l’opera nel suo<br />
contesto, sia all’interno del progetto filosofico<br />
di Heidegger, che nel filone della<br />
storia della filosofia. Vengono anche presi<br />
in considerazione la vita di Heidegger e il<br />
suo ambiente.<br />
Naudé, Gabriel 1600-1653<br />
De fato: ristampa anastatica<br />
dell’edizione Joh. Beverovicii<br />
Epistolica quaestio, de vitae termino,<br />
fatali an mobili? Lugduni Batavorum 1639<br />
a cura di Anna Lisa Schino<br />
Conte, aprile 1996<br />
pp. 104, £. 70.000.<br />
Nicolas, Simonne<br />
Métaphysique: sens et amour de la réalité<br />
Téqui, aprile 1996<br />
pp. 164, F 70<br />
Che cos’è la metafisica, come nasce e si<br />
sviluppa? Simonne Nicolas, professoressa<br />
di filosofia e metafisica, mostra la liberazione<br />
che porta la metafisica a chi ne comprende<br />
l’insegnamento. Per tutti gli interessati.<br />
Notker der Deutsche von St. Gallen<br />
’De Categoriae’. Boethius’ Bearbeitung<br />
von Aristoteles’ Schrift ‘Kategoriai’.<br />
Konkordanzen, Wortlisten und Abdruck<br />
der Texte nach den ‘Codices Sangallensis’<br />
818 und 825<br />
a cura di E. Firchow Schebaron<br />
de Gruyter, maggio 1996<br />
pp. 1243, DM 680<br />
La traduzione in antico alto tedesco<br />
della versione di Boezio delle Categorie<br />
di Aristotele fu redatta nel 1000<br />
d.C.. Quest’importante opera sulla logica<br />
fu utilizzata come libro di testo.<br />
Quest’edizione la presenta in due volumi.<br />
Ommerborn, Wolfgang<br />
Die Einheit der Welt.<br />
Die Qui-Theorie des Neo-Konfuzianeres<br />
Zhang Zai (1020 bis 1077)<br />
Grüner, aprile 1996<br />
pp. 349, DM 125.<br />
Onfray, Michel<br />
La sculpture de soi: la morale esthétique<br />
LGF, maggio 1996<br />
pp. 219, F 40<br />
La filosofia di M. Onfray si esprime nel<br />
suo rapporto con i filosofi, colti nella<br />
loro vita, quella vita che spetta a ciascuno<br />
di noi costruire, farne un’opera d’arte,<br />
secondo il desiderio di Nietzsche.<br />
Questo deve avvenire preferibilmente<br />
seguendo la logica di espansione dei<br />
corpi e dei piaceri, attraverso la quale<br />
un’etica può dirsi anche estetica. Per<br />
tutti gli interessati.<br />
Onyefulu, Ifeoma<br />
One Big Family: Sharing Life<br />
in an African Village<br />
Frances Lincoln, aprile 1996<br />
pp. 32, UK£ 9.99<br />
Nei villaggi nigeriani, le persone sono<br />
legate dal loro ogbo, o dal loro essere<br />
divisi per età, che unisce i bambini e le<br />
bambine della stessa età. In questo libro,<br />
una bambina piccola racconta i<br />
diversi ogbo e ciò che essi implicano: i<br />
lavori domestici, il prendere decisioni e<br />
il diverstimento.<br />
Orabona, Michele<br />
Paul Ricoeur: esistenzialismo<br />
ed ermeneutica in un filosofo moderno.<br />
In appendice: 50 voci del vocabolario<br />
ermeneutico-fenomenologico-esistenziale<br />
prefazione di Paolo Manzelli<br />
Ripostes, aprile 1996<br />
pp. 125, £. 22.000<br />
Orabona in questo libro è riuscito a delineare<br />
un avvicente dibattito a più voci al<br />
centro del quale si colloca la meditazione<br />
di Paul Ricoeur, riguardante le relazioni tra<br />
le teorie del significato e della struttura<br />
cognitiva del linguaggio e la filosofia dell’esistenza.<br />
Orsucci, Andrea<br />
Orient - Okzident. Nietzsches Versuch<br />
einer Loslösung vom europäischen<br />
Weltbild<br />
de Gruyter, aprile 1996<br />
pp. 406, DM 198<br />
Scorrendo l’indice, si trovano trattati questi<br />
argomenti: la lettura filologica e gli<br />
studi etnologici sul periodo di concezione<br />
di Umano troppo umano; le affermazioni<br />
sui “greci stranieri” (die fremden Griechen);<br />
l’etnologia e la scienza della religione<br />
negli scritti di Nietzsche degli anni<br />
Ottanta; Nietzsche e l’antisemitismo della<br />
sua epoca.<br />
Osborne, Richard<br />
Eastern Philosophy for Beginners<br />
Icon, aprile 1996<br />
pp. 176, UK£ 7.99<br />
L’interesse per la filosofia orientale<br />
antica è cresciuto negli ultimi anni,<br />
poiché il malcontento nei confronti del<br />
materialismo ha allontanato molte persone<br />
dal pensiero occidentale. Questo<br />
libro descrive il pensiero orientale, da<br />
Confucio a Buddha, dall’Islam al Tao e<br />
spiega le differenze tra queste correnti<br />
di pensiero e la filosofia occidentale.<br />
Ott, Konrad<br />
Vom Begründen zum Handeln.<br />
Aufsätze zur angewandten Ethik<br />
Attempo-Vlg., aprile 1996<br />
pp. 260, DM 39.
Ottonello, Pier Paolo<br />
Sciacca: la rinascita dell’Occidente<br />
Marsilio, aprile 1996<br />
pp. 154, £. 28.000<br />
L’autore mostra come Sciacca da Platone<br />
ad Agostino e Rosmini, attraverso il travaglio<br />
del pensiero moderno e contemporaneo<br />
ricostruisca la strada maestra della<br />
metafisica dell’integralità concepita come<br />
l’unico fondamento dell’autentico progresso<br />
della persona in tutte le sue dimensioni,<br />
dell’intera totalità del sapere, della pienezza<br />
delle realizzazioni pratiche e morali.<br />
Outhwaite, William<br />
The Habermas Reader<br />
Polity Press, giugno 1996<br />
pp. 340, UK£ 13.95<br />
Si tratta di un’introduzione esaustiva agli<br />
scritti di J. Habermas, dall’inizio degli anni<br />
Sessanta fino ai giorni nostri. Il libro è<br />
diviso in sette sezioni che si occupano<br />
delle aree principali dell’opera di Habermas.<br />
Ogni sezione contiene un’introduzione<br />
e una scelta di brani significativi tratti<br />
dalle principali opere.<br />
Padovese, Luciano<br />
La vita umana: lineamenti<br />
di etica cristiana<br />
San Paolo, maggio 1996<br />
pp. 343, £. 30.000<br />
Questo volume parla della vita umana cercando<br />
di aiutare il lettore a comprendere<br />
quale “dominio” sulla vita deve esercitare<br />
ogni uomo e ogni donna del mondo.<br />
Panza, Marco - Roero, Clara Silvia<br />
(a cura di)<br />
Geometri, flussioni e differenziali:<br />
osservazioni sul rapporto<br />
tra tradizione e innovazione<br />
nella matematica del Seicento<br />
La città del sole, aprile 1996<br />
pp. 551, £. 52.000<br />
Questo libro rappresenta il prodotto di una<br />
ricerca in comune che si propone di mettere<br />
in discussione lo stereotipo storiografico<br />
in base al quale la nascita del calcolo<br />
“infininitesimale” sia il risultato di un capovolgimento<br />
repentino e netto all’interno<br />
della matematica classica.<br />
Paradisi, Riccardo (a cura di)<br />
Julius Evola: mito, azione, civiltà<br />
Il cerchio, giugno 1996<br />
pp. 110, £. 25.000<br />
Questo libro è un omaggio a Evola ed è<br />
stato concepito nel ventennale della sua<br />
morte. Esso rappresenta anche uno strumento<br />
di documentazione in quanto sono<br />
raccolti presupposti e punti di vista diversi<br />
in onore di Evola che è stato Maestro di<br />
tante generazioni antagoniste al mondo<br />
moderno.<br />
Paradosso: quadrimestrale di filosofia<br />
Nuova serie<br />
Il Cardo, aprile 1996<br />
pp. 126, £. 20.000<br />
In questa rivista sono raccolti i seguenti<br />
scritti; Forme e senso di Carlo Sini, i luoghi,<br />
la tecnologia, la politica di Stefano<br />
Rodotà, la sanzione delle mura. Sulla genealogia<br />
della Città nel lessico giuridico di<br />
Vico di Gennaro Carillo, piano e progetto<br />
di Vittorio Gregotti, città formata: atopicità<br />
e appartenenza di Margherita Petranzan,<br />
Sprawi, atteggiamento scomposto, sobborgo<br />
caotico, città futura estesa da Boston ad<br />
Atlanta di Roberto Masiero, Venezia salva.<br />
Per una filosofia della conservazione di<br />
Marco Biraghi, dove finisce l’Europa di<br />
Sergio Givone ecc.<br />
Parmenide<br />
Fragments du ‘Poème’ de Parménide<br />
PUF, aprile 1996<br />
pp. 198, F 198<br />
Sotto l’influsso di Anassimandro, Parmenide<br />
radicalizza il pensiero di Eraclito:<br />
come tuto ciò che è al mondo, il mondo<br />
stesso è in balia della potenza universale e<br />
annientante del tempo. Resta però ciò su<br />
cui il tempo non ha presa: non ciò che il<br />
mondo ha, ma il fatto stesso che esso l’abbia.<br />
In Parmenide, il logos ci fa cogliere la<br />
verità eterna dell’essere. Per tutti gli interessati.<br />
Pasini, Enrico<br />
Corpo e funzioni cognitive in Leibniz<br />
F.Angeli, maggio 1996<br />
pp. 237, £. 34.000<br />
In questo libro l’autore intende mostrare<br />
sulla base di testi di Leibniz in gran parte<br />
inediti che Leibniz possiede oltre a una<br />
teoria metafisica della percezione come<br />
corrispondenza espressiva degli stati delle<br />
sostanze, anche una compiuta interpretazione<br />
fisiologica dei processi percettivi<br />
come corrispondente corporeo degli stati<br />
percettivi dell’anima.<br />
Pellecchia, Fausto<br />
La libertà tentata: margini<br />
dell’etica kantiana<br />
Biblioteca, maggio 1996<br />
pp. 150, £. 25.000<br />
In questo libro vengono esaminate alcune<br />
questioni relative all’etica kantiana; la natura<br />
del male, l’impossibilità del diavolo e<br />
la rimozione del male, la libertà come<br />
potere e potenza, l’inattualità dell’imperativo<br />
categorico, il dettato dell’immaginazione.<br />
Peterson, Donald<br />
Forms of Representation<br />
Intellect Books, giugno 1996<br />
pp. 192, UK£ 14.95<br />
L’autore si occupa dell’influsso sulla comprensione,<br />
l’intuito, la competenza e la<br />
conoscenza avanzata delle forme di rappresentazione<br />
che usiamo. Il libro si rivolge<br />
a questioni quali: esistono dati che siano<br />
liberi da forme di rappresentazione? Le<br />
forme di rappresentazione possono essere<br />
complete o sono sempre limitate?<br />
Petit, Jean-Luc<br />
Solipsisme et intersubjectivité:<br />
quinze leçons sur Husserl et Wittgenstein<br />
Cerf, maggio 1996<br />
pp. 235, F 150<br />
Partendo da diversi testi tratti dall’Husserliana,<br />
il volume invita il lettore a superare<br />
il pregiudizio, secondo il quale Husserl si<br />
sarebbe chiuso nel suo solipsismo chimerico,<br />
diversificandosi quindi rispetto alla filosofia<br />
analitica di Wittgenstein. Il confronto<br />
tra i due pensatori permette di sviluppare<br />
una teoria che ha le sue radici nel<br />
senso dell’essere all’interno dell’intersoggettività<br />
della vita pratica. Per gli specialisti<br />
della materia.<br />
Pezzella, Mario (a cura di)<br />
Lo spirito e l’ombra: i seminari<br />
di Jung su Nietzsche<br />
saggi di Mario Pezzella et al.<br />
Moretti & Vitali, maggio 1996<br />
pp. 113, £. 20.000<br />
Questo volume contiene i seguenti scritti:<br />
la potenza dello spirito di Mario Pezzella,<br />
un percorso sdoppiato di Fulvio Salza, la<br />
visione del funambolo di Dario Squilloni,<br />
lo spirito della maschera di Giorgio Concato<br />
e Dioniso nelle opere di Jung di James<br />
Hillman.<br />
Piccolini, Sabina e Rosario (a cura di)<br />
Lo specchio dell’alchimia/<br />
9 trattati alchemici scelti e tradotti<br />
da Sabina Piccolini, Rosario Piccolini<br />
Mimesis, giugno 1996<br />
pp. 281, £. 35.000<br />
In questo libro sono raccolti alcuni trattati<br />
sull’alchimia di John Daustin, di Ferrari, di<br />
George Ripley, di Denys Zachaire, di Giovanni<br />
Pontano e di Arnaldo Da Villanova.<br />
Pieper, Josef<br />
Werke in acht Bänden<br />
vol. IV: Schriften zur philosophischen<br />
Anthropologie und Ethik. Das Menschenbild<br />
der Tugendlehre<br />
a cura di B. Wald<br />
Meiner, aprile 1996<br />
pp. 432, DM 96.<br />
Pinkard, Terry<br />
Hegel’s Phenomenology:<br />
The Sociality of Reason<br />
Cambridge UP, aprile 1996<br />
s.pp., UK£ 13.95<br />
La fenomenologia dello spirito è una delle<br />
opere più lette, ma anche più oscure di<br />
Hegel. Il volume offre un commento dettagliato<br />
delle opere di Hegel e fornisce un<br />
resoconto filosofico indipendente della teoria<br />
generale della conoscenza, della cultura<br />
e della storia presentate nella Fenomenologia.<br />
Pisani, A. - La Greca, C.<br />
La concezione aristotelica della necessità<br />
NOVITÀ IN LIBRERIA<br />
93<br />
Giannini, maggio 1996<br />
pp. 47, £. 10.000<br />
Il volume contiene i due scritti: Due concetti<br />
della necessità di A. Pisani e Necessità<br />
di un’alternativa di C. La Greca.<br />
Plutarchus 45-125 ca. A.D.<br />
L’esilio<br />
introd., testo critico,<br />
trad. e commento<br />
a cura di R. Caballero, G. Viansino<br />
M. D’Auria, aprile 1996<br />
pp. 119, £. 30.000<br />
Viene presentato il testo “L’esilio” di Plutarco<br />
con l’introduzione e la considerazione<br />
della tradizione manoscritta.<br />
Plutarchus, 45 -125 A. D.<br />
Le bestie sono esseri razionali<br />
introd., testo critico,<br />
trad. e commento<br />
a cura di G. Indelli<br />
M. D’Auria, aprile 1996<br />
pp. 138, £. 30.000<br />
Viene presentato il testo di Plutarco “Le<br />
bestie sono esseri razionali” con l’analisi<br />
dell’argomento, dei motivi e della struttura<br />
dell’opera. Inoltre, vengono presi in considerazione<br />
la tradizione manoscritta e i criteri<br />
editoriali.<br />
Plutarchus, 45 ca. - 125 A.D.<br />
La curiosità<br />
introd., testo critico,<br />
trad. e commento<br />
a cura di Lionello Inglese<br />
M. D’Aria, giugno 1996<br />
pp. 171, £. 40.000.<br />
Poirié, François - Levinas, Emmanuel<br />
Emmanuel Levinas: essais et entretiens<br />
Actes sud, maggio 1996<br />
s.pp., F 45<br />
Si tratta di un testo che fornisce chiarimenti<br />
sull’opera e il percorso del grande filosofo,<br />
morto nel 1955. Il libro contiene anche<br />
un lungo entretien, realizzato nel 1986. Per<br />
tutti gli interessati alla materia.<br />
Poma, Iolanda<br />
Le eresie della fenomenologia: itinerario<br />
tra Marleau-Ponty, Ricoeur e Lèvinas<br />
ESI, maggio 1996<br />
pp. 102, £. 15.000<br />
In questo libro l’autrice mostra come le<br />
filosofie di Marleau-Ponty, Ricoeur e Lèvinas<br />
rappresentino lo sviluppo eretico della<br />
fenomenologia di Husserl. In questa prospettiva<br />
il soggetto viene ora indagato come<br />
realtà opaca nel cui fondo è nascosta un’oggettività,<br />
che pur essendo propria del soggetto,<br />
a esso si sottrae costituendolo.<br />
Prini, Pietro<br />
La filosofia cattolica italiana<br />
del Novecento<br />
Laterza, maggio 1996<br />
pp. 269, £. 30.000<br />
In questo libro Prini fornisce la prima<br />
interpretazione complessiva del cattolicesimo<br />
filosofico italiano del Novecento<br />
da Papini a Buonaiuti, da Varisco<br />
a Bontadini, da Del Noce a Capograssi,<br />
analizzando come la filosofia cattolica<br />
abbia affrontato il problema dell’autonomia<br />
della ragione e dell’interiorità<br />
della fede.<br />
Privitera, Walter<br />
Il luogo della critica:<br />
per leggere Habermas<br />
presentazione di Franco Crespi<br />
Rubbettino, giugno 1996<br />
pp. 78, £. 10.000<br />
In questo libro l’autore mostra come<br />
nel pensiero di Habermas solo su una<br />
base che è uscita dalle barriere di classe<br />
e che si è liberata dalla stratificazione<br />
sociale e dallo sfruttamento possa svilupparsi<br />
pienamente il potenziale di un<br />
pluralismo culturale.<br />
Putallaz, François-Xavier<br />
Insolente liberté: controverses<br />
et condamnations au XIII siècle<br />
Ed. universitaires de Fribourg-Cerf,<br />
aprile 1996<br />
pp. 338, F 175<br />
Il volume affronta la questione delle rivendicazioni<br />
della libertà nel Medioevo, attraverso<br />
pensatori come Siger de Brabant,<br />
Etienne Tempier, Pierre de Jean Olivi,<br />
Henri de Gand o Godefroid de Fontaines.<br />
Per gli specialisti della materia.<br />
Radice, Roberto<br />
La Metafisica di Aristotele nel 20˚ secolo:<br />
bibliografia ragionata e sistematica<br />
con la collaborazione di M. Andolfo et al.<br />
presentazione di Giovanni Reale<br />
Vita e pensiero, giugno 1996,<br />
pp. 734, £. 75.000.<br />
Rapp, Chr. (a cura di)<br />
Aristoteles - Die Substanzbücher<br />
der Metaphysik<br />
Akademie-Vlg., maggio 1996<br />
pp. 312, DM 29,80<br />
I contributi qui raccolti rispecchiano diversi<br />
punti di vista e riflettono i rispettivi<br />
livelli di ricerca, in modo da fornire una<br />
base di lavoro desunta direttamente dalla<br />
ricerca e che si adatta sia alla discussione in<br />
sede seminariale che allo studio personale<br />
di questo complesso tema.<br />
Rawlinson, Mary (a cura di)<br />
Derrida and Feminism:<br />
Recasting the Question of Woman<br />
Routledge, aprile 1996<br />
pp. 256, UK£ 12.99<br />
Questa raccolta di saggi riunisce diversi<br />
importanti contributi che propongono prospettive,<br />
disparate tra di loro, sul significato<br />
dell’intersezione tra le idee di Derrida e<br />
il femminismo.<br />
Reiger, R.A. (a cura di)<br />
Reference in Multidisciplinary<br />
Perspective.<br />
Philosophical Object, Cognitive Subject,<br />
Intersubjective Process<br />
Georg Olms, aprile 1996<br />
pp. 764, DM 198.<br />
Rescher, Nikolas<br />
<strong>Studi</strong>en zur naturwissenschaftlichen<br />
Erkenntnislehre<br />
Königshausen & Neumann, maggio 1996<br />
pp. 198, DM 48<br />
Come si distinguono le conoscenze scientifiche<br />
dall’altro sapere umano? Come si<br />
arriva a conoscenze di questo tipo? Che<br />
ampiezza e che profondità possono raggiungere?<br />
Il volume si articola intorno a<br />
queste domande e a questioni affini, si<br />
occupa del metodo della ricerca scientifica,<br />
prende in considerazione l’importanza<br />
di quest’ultima in quanto disciplina cognitiva<br />
e analizza i limiti che le sono propri.<br />
Resnik, Salomon<br />
Sul fantastico<br />
Bollati Boringhieri, giugno 1996<br />
pp. 206, £. 38.000<br />
Resnik si propone di esaminare l’enigma<br />
dell’opera d’arte considerando l’impatto<br />
estetico come incontro, sospresa, domanda,<br />
dialogo e apertura di senso.<br />
Rex Li<br />
A Theory of Conceptual Intelligence:<br />
Thinking, Learning, Creativity,<br />
and Giftedness<br />
Praeger Publishers, maggio 1996<br />
pp. 256, UK£ 43.95<br />
Questo volume, analizzando la ricerca sull’intelligenza<br />
a partire dalla fine del XIX<br />
secolo, propone la nozione dell’intelligenza<br />
concettuale: l’intelligenza umana è il<br />
risultato del pensiero e dell’apprendimento<br />
atraverso i concetti. L’autore traccia lo<br />
sviluppo dei concetti ed esamina come<br />
l’apprendimento conduca all’intelligenza<br />
e alla creatività.<br />
Richter, Ewald<br />
Ürsprüngliche und physikalische Zeit<br />
Duncker & Humblot, aprile 1996<br />
pp. 177, DM 98.<br />
Ricken, Fr. (a cura di)<br />
Philosophen der Antike<br />
2 voll.<br />
Kohlhammer, aprile 1996<br />
pp. 240 a vol., DM 29 a vol.<br />
Ringleben, Jochim<br />
’Die Krankheit zum Tode’<br />
von Sören Kierkegaard<br />
Vandenhoecke & Ruprecht, aprile 1996<br />
pp. 320, DM 98<br />
Una delle opere più importanti del XIX<br />
secolo viene spiegata in maniera chiara,<br />
mostrandone l’abile costruzione a<br />
livello di pensiero e chiarendo la complessità<br />
delle singole affermazioni. Il<br />
volume contiene anche una parte di commento<br />
e note che illustra accuratamente
il contesto storico e di pensiero in cui è<br />
nata l’opera.<br />
Riordan, James<br />
The Songs my Paddle Sings<br />
Pavilion, aprile 1996<br />
pp. 128, UK£ 14.99<br />
Si tratta di una raccolta di storie riraccontate<br />
che rivelano le credenze e la cultura<br />
degli Indiani d’America e che includono<br />
favole morali e racconti della creazione e<br />
della grande inondazione. Il libro celebra<br />
la storia degli Indiani d’America e confuta<br />
le precedenti descrizioni degli Indiani come<br />
selvaggi.<br />
Risso, Alessandra<br />
I modi di amare Sophia: la paideia<br />
strutturale del dialogo platonico<br />
La nuova Italia, giugno 1996<br />
pp. 158, £. 18.000<br />
Questo studio nasce dall’intento di accordare<br />
un’attenzione globale ai dialoghi platonici<br />
che vengono letti tenendo conto della<br />
complessità non solo dei messaggi che<br />
vi prendono corpo ma anche delle modalità<br />
espressive, degli stili di scrittura che li<br />
costruiscono. In tal modo l’intero dialogo<br />
si rivela strumento e stimolo di paideia.<br />
Robinet André<br />
Aux sources de l’esprit cartésien,<br />
l’axe La Ramée-Descartes:<br />
de ‘La Dialectique’ de 1555 aux ‘Regulae’<br />
Vrin, aprile 1996<br />
pp. 316, F 320<br />
Se i rapporti tra le Regulae e le loro fonti<br />
antiche o medioevali sono stati trattati bene,<br />
la loro collocazione nell’ambito immediato<br />
lascia un po’ a desiderare. Ecco perché<br />
questo studio consiste nel prendere come<br />
punto di riferimento la Dialettica francese<br />
di La Ramée e nel tracciare l’asse critico e<br />
speculativo che lega La Ramée a Cartesio.<br />
Di livello universitario.<br />
Rogozinski, Jacob<br />
Kanten: esquisses kantiennes<br />
Kimé, aprile 1996<br />
pp. 192, F 130<br />
I saggi qui raccolti si propongono una<br />
rilettura dell’opera del filosofo, che Rogozinski<br />
affronta a partire dai suoi Kanten:<br />
dalle sue zone di frontiera o dalle sue<br />
delimitazioni, trascurate dai commenti tradizionali.<br />
Di livello universitario.<br />
Römelt, Josef<br />
Vom Sinn moralischer Verantwortung.<br />
Zu den Grundlagen christlicher Ethik<br />
in komplexer Gesellschaft<br />
Pustet, aprile 1996<br />
pp. 192, DM 32.<br />
Ronchi, Rocco<br />
La scrittura della verità:<br />
per una genealogia della teoria<br />
Jaca Book, giugno 1996,<br />
pp. 125, £. 22.000<br />
L’autore analizza il significato della filosofia<br />
mostrando come essa da Platone a<br />
Hegel si sia autocompresa come scienza<br />
della verità che ha per oggetto “ciò che non<br />
tramonta mai” e che costringe perciò in<br />
modo uguale gli uomini. L’autore evidenzia<br />
come la filosofia non avrebbe potuto<br />
diventare potente se non si fosse anticipatamente<br />
riflessa nello specchio della scrittura.<br />
Pertanto, mettendo a contatto campi<br />
d’indagine e ricerche che finora hanno<br />
proceduto diversamente, delinea una genealogia<br />
dell’ “atteggiamento teoretico”.<br />
Rondoni, Davide - Santori, Antonio<br />
(a cura di)<br />
La sfida della ragione:<br />
testi di Piero Bigongiari et al.<br />
Guaraldi, maggio 1996<br />
pp. 95, £. 10.000<br />
In questo libro, partendo da prospettive e<br />
da tradizioni intellettuali diverse, gli interventi<br />
presenti convergono nel definire la<br />
ragione come la più laica e la più aperta<br />
possibile.<br />
Ropohl, Günther<br />
Ethik und Technikbewertung<br />
Suhrkamp, aprile 1996<br />
pp. 376, DM 27,80.<br />
Rosas, Alejandro<br />
Kants idealistische Reduktion.<br />
Das Mentale und das Materielle<br />
im traszendentalen Idealismus<br />
Königshausen & Neumann, aprile 1996<br />
pp. 196, DM 49.<br />
Rossetti Livio, Bellini Ornella<br />
(a cura di)<br />
L’inconscio e i percorsi della coscienza<br />
ESI, aprile 1996<br />
pp. 124, £. 20.000<br />
Questo libro si propone di analizzare il<br />
significato della riflessione sull’inconscio<br />
in relazione all’emergere della coscienza<br />
prima della razionalizzazione compiuta da<br />
Freud. Prende in considerazione il rapporto<br />
tra conscio e inconscio di Dafni e Cloe,<br />
la teoria leibniziana delle “piccole percezioni”,<br />
la coscienza in Carabellese e i condizionamenti<br />
inconsci che si esercitano sul<br />
docente.<br />
Rossi, Paolo et al. (a cura di)<br />
Dizionario di filosofia<br />
La nuova Italia, giugno 1996<br />
pp. 453, £. 27.000.<br />
Rozza Del Sassello, Edino<br />
Teatro dei diversi cervelli<br />
epistemologici contemporanei<br />
e mercato delle idee<br />
M. Pacini Fazzi, giugno 1996<br />
pp. 66, £. 24.000.<br />
Ruggenini, Mario<br />
Il discorso dell’altro<br />
(ermeneutica della differenza)<br />
Il saggiatore, maggio 1996<br />
pp. 205, £. 34.000<br />
In questo libro l’autore mostra come l’ermeneutica,<br />
deposte le pretese assolute della<br />
metafisica, interroghi l’altro che si rivela<br />
e si nasconde nell’essere finito dell’uomo,<br />
nel rapporto dell’esistenza del mondo, nel<br />
necessario esistere di ciascuno in relazione<br />
con altri nel linguaggio.<br />
Ruß, Hans Günther<br />
Religiöser Glaube und modernes Denken.<br />
Religion im Spannungsfeld<br />
von Naturwissenschaft und Philosophie<br />
Königshausen & Neumann, aprile 1996<br />
pp. 160, DM 29,80<br />
Partendo dalla prospettiva della scienza<br />
della natura e della filosofia, che cosa può<br />
essere detto riguardo alla questione se, nel<br />
corso dell’evoluzione, il fenomeno dello<br />
spirito umano o della coscienza umana<br />
rappresentino o meno un “candidato” plausibile<br />
all’immortalità in senso religioso?<br />
Russell, Bertrand<br />
Foundations of Geometry<br />
Routledge, giugno 1996<br />
pp. 240, UK£ 40<br />
Questo testo fornisce sia una comprensione<br />
delle basi del pensiero filosofico di<br />
Bertrand Russell che un’introduzione alla<br />
filosofia della matematica e della logica. Il<br />
libro analizza i diversi concetti di geometria<br />
e le loro implicazioni filosofiche e<br />
contiene anche una visione d’insieme dello<br />
sviluppo della geometria.<br />
Russell, Bertrand<br />
Mortals and others: American Essays<br />
1931-1935<br />
Routledge, giugno 1996<br />
pp. 192, UK£ 9.99<br />
Si tratta di una raccolta di saggi e di reportage<br />
che si occupano di un’ampia gamma<br />
di temi. Il libro mostra il lato serio e quello<br />
meno serio della personalità e dell’opera di<br />
Bertrand Russell. I lettori di ogni livello<br />
vengono così introdotti al pensiero di Russell.<br />
S.A.<br />
A Journey into Consciousness:<br />
Exploring the Truth behind Existence<br />
Barry Long Books, aprile 1996<br />
s.pp., UK£ 11.95<br />
Queste due cassette sono pensate per riaprire<br />
la mente alla coscienza, attraverso<br />
una serie di esercizi.<br />
Salem, Jean<br />
Démocrite: grains de poussière<br />
dans un rayon de soleil<br />
Vrin, aprile 1996<br />
pp. 415, F 198<br />
Poesia del discontinuo che la luce dell’intelletto<br />
rischiara, verità di ciò che è<br />
mobile e minuscolo: l’atomismo di Democrito<br />
porta sicuramente a sognare.<br />
Fisica generale, astronomia, teoria della<br />
conoscenza, psicologia e medicina,<br />
NOVITÀ IN LIBRERIA<br />
94<br />
antropologia ed etica: non c’è niente di<br />
cui egli non parli... Di livello universitario.<br />
Santucci, Antonio<br />
Eredi del positivismo: ricerche<br />
sulla filosofia italiana tra ‘800 e ‘900<br />
il Mulino, aprile 1996<br />
pp. 361, £. 48.000<br />
Siccome non è più possibile una definizione<br />
univoca del positivismo soprattutto<br />
in seguito ai significati assunti<br />
nella filosofia italiana tra la fine del<br />
secolo scorso e gli anni successivi al<br />
primo conflitto mondiale, questo libro<br />
si propone di eliminare gli stereotipi<br />
presenti e di porre nuove domande.<br />
Sasso, Gennaro<br />
Tempo, evento, divenire<br />
il Mulino, maggio 1996<br />
pp. 388, £. 50.000<br />
In questo libro vengono affrontate i<br />
temi del tempo, dell’evento e del divenire<br />
attraverso l’esame delle opere di<br />
Platone, Agostino, Aristotele, Kant,<br />
Hegel, Bergson, Husserl e Heidegger.<br />
L’autore propone una strada diversa da<br />
quella della filosofia occidentale attraverso<br />
una critica della metafisica evitando<br />
di svelare il senso del tempo,<br />
dell’evento e del divenire entro il quadro<br />
delle cosiddette concezioni “unitarie”<br />
della realtà.<br />
Sautet, Marc<br />
Les femmes? De leur émancipation<br />
Lattès, aprile 1996<br />
pp. 298, F 79<br />
L’autore, che è un filosofo, elabora delle<br />
domande sull’emancipazione della donna<br />
e fa rispondere ai grandi filosofi classici,<br />
partendo dalle loro opere. Si esprimono<br />
così Confucio, Platone, Aristotele, Agostino,<br />
Avicenna, Hume, Schopenhauer... Marc<br />
Sautet sintetizza poi i vari punti di vista.<br />
Per tutti gli interessati alla materia.<br />
Savigny, Eike von<br />
Wittgensteins ‘Philosophische<br />
Untersuchungen’. Ein Kommentar<br />
für Leser<br />
vol. II, brani 316-693<br />
Kloster, maggio 1996<br />
pp. 380, DM 78<br />
Si tratta della nuova edizione, ampliata e<br />
completamente rinnovata, di questo commento.<br />
Scarre, Geoffery<br />
Utilitarianism<br />
Routledge, aprile 1996<br />
pp. 240, UK£ 12.99<br />
Questo testo, passando in rassegna lo<br />
sviluppo storico e la situazione attuale<br />
dell’etica utilitaristica, sostiene che<br />
mentre l’utilitarismo può anche non<br />
essere considerato un’infallibile dottrina<br />
morale, le sue posizioni sono importanti<br />
e restano ancora significative oggi.<br />
Scheppke, K. - Tichy, M. (a cura di)<br />
Das Andere der Identität.<br />
Ute Guzzoni zum 60. Geburtstag<br />
Rombach, maggio 1996<br />
pp. 230, DM 29,80.<br />
Schlanger, Jacques<br />
Un art, des idées<br />
L’Harmattan, maggio 1996<br />
pp. 255, F 140<br />
Si tratta di un libro che cerca di cogliere la<br />
nozione di idea. Come produrre un’idea,<br />
come conservarla, esprimerla, comunicarla<br />
agli altri? L’autore esamina poi l’oggetto<br />
ideale, cioè un oggetto fatto di idee e di<br />
collegamento di idee e dei suoi artigiani, i<br />
filosofi e i metafisici. Per tutti gli interessati<br />
alla materia.<br />
Schleiermacher, Friedrch E.D.<br />
On Religion:<br />
Speeches to its Cultured Despisers<br />
tr. di Richard Crouter<br />
Cambridge UP, aprile 1996<br />
s.pp., UK£ 12.95<br />
Questo testo, scritto quando Schleirmacher<br />
era coinvolto nel Romanticismo<br />
tedesco e nella critica alla filosofia<br />
morale e religosa di Kant, è l’espressione<br />
dell’apologetica cristiano-protestante<br />
del periodo moderno e mostra le tensioni<br />
tra la concezione della religione<br />
romantica e illuminista.<br />
Schmid, Michael<br />
Rationalität und Theoribildung.<br />
<strong>Studi</strong>en zu Karl Poppers Methodologie<br />
der Sozialwissenschaften<br />
Ed. Rodopi, aprile 1996<br />
pp. 339, FOL 100<br />
Il volume ricostruisce e critica i consigli<br />
che K. Popper dà, nelle sue opere, alla<br />
filosofia delle scienze sociali.<br />
Schneewind, J.B. (a cura di)<br />
Reason, Ethics, and Society:<br />
Themes from Kurt Baier,<br />
with his Responses<br />
Open Court, aprile 1996<br />
pp. 392, UK£ 17.95<br />
Questa raccolta di dieci saggi, che si<br />
occupano tutti delle tematiche trattate<br />
da Baier nelle sue opere recenti, rappresenta<br />
un manuale di The Rational and<br />
the Moral Order. Gli autori sono famosi<br />
filosofi morali contemporanei. Il libro<br />
contiene anche la risposta di Baier<br />
alle loro critiche.<br />
Schnelle, Helmut<br />
Die Natur der Sprache.<br />
Die Dynamik der Prozesse des Sprechens<br />
und Verstehens<br />
de Gruyter, maggio 1996<br />
pp. 671, DM 98.<br />
Schockenhoff, Eberhard<br />
Naturrecht und Menschenwürde.<br />
Universale Ethik in einer geschichtlichen<br />
Welt<br />
Grünewald, aprile 1996<br />
pp. 320, DM 48<br />
Esistono dei diritti umani che hanno una<br />
base comune e valgono per tutte le culture<br />
e tutte le religioni? E’ come è possibile<br />
dimostrare razionalmente i fondamenti di<br />
questi diritti?<br />
Schumacher, Ralph<br />
Realität, synthetisches Schließen<br />
und Pragmatismus. Inhalt, Begründung<br />
und Funktion des Realitätsbegriffs<br />
in den Theorien von Chrales S. Pierce<br />
in der Zeit von 1865-1878<br />
Beltz Athenäum, aprile 1996<br />
s.pp., DM 98.<br />
Sedmak, Clemens<br />
Kalkül und Kultur. <strong>Studi</strong>en zur Genesis<br />
und Geltung von Wittgensteins<br />
Sprachmodell<br />
Ed. Rodopi, aprile 1996<br />
pp. 317, FOL 95.<br />
Seibert, Thomas<br />
Geschichtlichkeit, Nihilismus, Autonomie.<br />
Philosophie(n) der Existenz<br />
M & P, aprile 1996<br />
pp. 452, DM 55.<br />
Seifert, Josef<br />
Sein und Wesen<br />
Winter, maggio 1996<br />
pp. 551, DM 148.<br />
Sgalambro, Manlio<br />
La morte del sole<br />
Adelphi, maggio 1996<br />
pp. 230, £. 40.000<br />
Vagando tra gli imponenti relitti della<br />
storia della filosofia Sgalambro risale<br />
alla celebrata conversione del “vero”<br />
nel “certo” che si compie con Cartesio<br />
e riconosce nei passi successivi la graduale<br />
cancellazione dell’“unilateralità<br />
scandalosa del vero”. La transizione<br />
dall’illuminismo all’idealismo appare<br />
allora come il passaggio da un tentativo<br />
di guardare il mondo senza terrore a una<br />
risoluzione di abolire il mondo stesso.<br />
Nella seconda metà dell’Ottocento si<br />
sviluppa la “morte del sole”, condannato<br />
dalla termodinamica.<br />
Shanker, S.G.<br />
Routledge History of Philosophy:<br />
Philosophy of the English-speaking World<br />
in the Twentieth Century<br />
-1: Logic, Mathematics and Science<br />
vol IX<br />
Routledge, maggio 1996<br />
pp. 400, UK£ 55<br />
Questo nono volume della serie che si<br />
concentra sulla storia della filosofia, discute,<br />
insieme al decimo volume, la filosofia<br />
di lingua inglese del XX secolo. In<br />
questo tomo, vengono presentate la logica,<br />
la matematica e la scienza.
Sharples, R.W.<br />
Stoics, Epicureans and Skeptics<br />
Routledge, maggio 1996<br />
pp. 144, UK£ 10.99<br />
Questo studio esamina le principali dottrine<br />
degli stoici, degli epicurei e diverse<br />
tradizioni scettiche nell’arco di tempo che<br />
va dalla morte di Alessandro il Grande nel<br />
323 a.C. al 200 d.C. circa. La discussione<br />
è organizzata per argomenti piuttosto che<br />
per scuole, in modo da portare alla luce i<br />
problemi che sottostanno alle diverse teorie.<br />
Shore, Brad<br />
Culture in Mind: Meaning Construction<br />
and Cultural Cognition<br />
Oxford UP, aprile 1996<br />
pp. 416, UK£ 25<br />
Questo ritratto etnografico della mente<br />
umana utilizza studi su casi avvenuti sia<br />
nelle società industrializzate che in quelle<br />
in via di sviluppo, per giungere alla conclusione<br />
che i “modelli culturali” sono necessari<br />
al funzionamento della mente umana.<br />
Silverman, Hugh J. (a cura di)<br />
Texts and Dialogues:<br />
Merleau-Ponty on Philosophy, Politics,<br />
and Cultural Understanding<br />
Humanities Press, aprile 1996<br />
pp. 232, s.pr.<br />
Il testo contiene saggi, interviste e scambi<br />
del filosofo francese del XX secolo, Maurice<br />
Merleau-Ponty, proposti nella versione<br />
inglese. Questo testi sono accompagnati<br />
dalla valutazione dell’attività filosofica<br />
di Maurice Merleau-Ponty e da un’introduzione<br />
del curatore.<br />
Sini, Carlo<br />
Gli abiti, le pratiche, i saperi<br />
Jaca Book, giugno 1996<br />
pp. 98, £. 22.000<br />
Sini, partendo dall’analisi del gesto della<br />
voce come origine dell’autocoscienza, esamina<br />
la verità della parola filosofia e il suo<br />
rapporto con altri saperi.<br />
Sinnott-Armstrong, Walter (a cura di)<br />
Moral Knowledge?: New Readings<br />
in Moral Epistemology<br />
Oxford UP, aprile 1996<br />
pp. 368, UK£ 17.50<br />
Si tratta di una raccolta di saggi sul tema<br />
della conoscenza morale. Ogni saggio propone<br />
un punto di vista rappresentativo nel<br />
campo dell’epistemologia morale. Si discute<br />
anche di scetticismo morale, contrattualismo,<br />
progettismo, scetticismo femminista<br />
e pragmatismo.<br />
Siorvanes, Lucas<br />
Proclus<br />
Edinburgh UP, giugno 1996<br />
pp. 300, UK£ 35<br />
Questo studio analizza tutti gli aspetti di<br />
Proclo, includendo anche la religione, la<br />
matematica, la fisica, l’astronomia e la<br />
poesia. L’autore si propone di fornire un’introduzione<br />
accessibile all’opera di questo<br />
filosofo, tradizionalmente considerato difficile.<br />
Sloterdijk, P. (a cura di)<br />
Augustinus<br />
Diederichs, maggio 1996<br />
pp. 48, DM 48<br />
Il volume presenta brani scelti e commentati<br />
da K. Falsch, tratti dalle opere di Sant’Agostino.<br />
Solterdijk, P. (a cura di)<br />
Kant<br />
pres. di G. Schulte<br />
Diedrichs, aprile 1996<br />
pp. 448, DM 48<br />
Il volume contiene una serie di brani di<br />
Kant, scelti e presentati da G. Schulte.<br />
Solterdijk, P. (a cura di)<br />
Leibniz<br />
pres. di Th. Leinkauf<br />
Diedrichs, aprile 1996<br />
pp. 448, DM 48<br />
Il volume contiene una serie di brani di<br />
Leibniz, scelti e presentati da Th. Leinkauf.<br />
Sontag, Susan<br />
Under the Sign of Saturn<br />
Vintage, aprile 1996<br />
pp. 224, UK£ 6.99<br />
Si tratta di una raccolta di saggi sul rapporto<br />
tra idee morali ed estetiche. Il libro<br />
riunisce alcune delle migliori opere critiche<br />
della Sontag degli anni Settanta, su<br />
argomenti che vanno da Walter Benjamin<br />
a Antonin Artuad, Elias Canetti e Leni<br />
Reifenstahl.<br />
Sorrentino, Vincenzo<br />
La politica ha ancora un senso?:<br />
saggio su Hannah Arendt<br />
Ave, giugno 1996<br />
pp. 132, £. 19.000<br />
In questo libro vengono analizzati; il totalitarismo,<br />
lo spazio della politica, le condizioni<br />
della libertà, i limiti dell’agire politico,<br />
il pensiero e la banalità del male, Amor<br />
mundi.<br />
Sousa, Ranald de<br />
Die Rationalität des Gefühls<br />
Suhrkamp, aprile 1996<br />
pp. 460, DM 68<br />
In quest’ampia ricerca, de Sousa dimostra<br />
che ciò che spesso sembra irrazionale, cioè<br />
la testarda indipendenza del sentire, consente<br />
l’infinita razionalità dell’intelligenza<br />
umana. L’intelligenza ha un effetto solo<br />
quando valuta all’interno delle poche alternative<br />
che vengono scelte emotivamente.<br />
Spahn, Christine<br />
Phänomenologische Handlungstheorie.<br />
Edmund Husserls Untersuchungen zur<br />
Ethik<br />
Königshausen & Neumann, maggio 1996<br />
pp. 280, DM 78<br />
L’autrice dimostra che la costituzione di<br />
un’etica scientifica, intesa come il tentativo<br />
di considerare parallele logica ed etica,<br />
è sempre stata una delle principali preoccupazioni<br />
di Husserl.<br />
Spencer, Lloyd<br />
Hegel for Beginners<br />
Icon, aprile 1996<br />
pp. 176, UK£ 7.99<br />
Il testo rappresenta un’introduzione alle<br />
opere di Hegel e documenta il suo influsso<br />
fino ai giorni nostri, fornendo nuove prospettive<br />
sui dibattiti contemporanei e postmoderni<br />
riguardo alle “meta-narrative” e<br />
alla “fine della storia”. Aiuta anche a capire<br />
Marx, Lacan, Sartre e Adorno.<br />
Spini, Giorgio<br />
Galileo, Campanella e il divino poeta<br />
il Mulino, maggio 1996<br />
pp. 90, £. 16.000<br />
In questo libro Spini esamina il “caso Galileo”<br />
attraverso una rilettura attenta del<br />
materiale disponibile, comprese talune fonti<br />
di solito trascurate dagli studiosi, quali il<br />
commento di Campanella alle poesie di<br />
papa Barberini e le confidenze di Galileo ai<br />
giovani scolopi che lo assistettero negli<br />
ultimi anni. Così Spini mostra come Galileo<br />
ebbe tra i suoi sostenitori anche credenti<br />
di profonda fede e fu avversato da scienziati<br />
d’indirizzo aristotelico notoriamente<br />
irreligiosi.<br />
Spinoza, Benedict de<br />
Ethics<br />
Penguin, giungo 1996<br />
pp. 192, UK£ 7.99<br />
Quest’opera di Spinoza, pubblicata per la<br />
prima volta in un’edizione del 1677, è un<br />
tentativo sistematico di capire la natura di<br />
Dio, il rapporto tra mente e corpo, la psicologia<br />
umana e il modo migliore di vivere.<br />
Stadler, Friedrich<br />
<strong>Studi</strong>en zum Wiener Kreis. Ursprung,<br />
Entwicklung und Wirkung des logischen<br />
Empirismus im Kontext<br />
Suhrkamp, aprile 1996<br />
pp. 900, DM 98<br />
Questo libro offre, nella sua prima parte,<br />
una ricerca completa, sia dal punto<br />
di vista della storia della scienza che da<br />
quello sistematico, sul Circolo di Vienna.<br />
Nella seconda parte, che è documentaristica,<br />
viene fornito per la prima<br />
volta un quadro bio-bibliografico del<br />
centro e della periferia del Circolo di<br />
Vienna.<br />
Stewart, Jon (a cura di)<br />
The Hegel Myths and Legends<br />
North Western UP (UCL), aprile 1996<br />
pp. 350, UK£ 16.95<br />
Questa raccolta di saggi mira a trattare<br />
i diversi miti e leggende su Hegel e a<br />
smitizzarli.<br />
NOVITÀ IN LIBRERIA<br />
95<br />
Stewart, Robert M. (a cura di)<br />
Readings in Social and Political<br />
Philosophy<br />
Oxford UP, aprile 1996<br />
pp. 496, UK£ 22.50<br />
Quest’antologia della filosofia sociale e<br />
politica riunisce esaurienti brani tratti dalle<br />
opere classiche e importanti contributi recenti,<br />
molti dei quali non sono facilmente<br />
consultabili. L’interesse si concentra sulle<br />
correnti liberali del pensiero politico occidentale<br />
moderno.<br />
Striker, Gisela<br />
Essays on Hellenistic Epistemology<br />
and Ethics<br />
Cambridge UP, maggio 1996<br />
s.pp., UK£ 13.95<br />
Le dottrine delle scuole ellenistiche - epicurei,<br />
storici e scettici - hanno certamente<br />
avuto un influsso formativo sul pensiero<br />
successivo. Questa raccolta di saggi è incentrata<br />
su questioni-chiave di epistemologia<br />
ed etica, dibattute dai filosofi greci e<br />
romani del periodo ellenistico.<br />
Stubenberg, Leopold<br />
Consciousness and Qualia<br />
John Benjamins, maggio 1996<br />
pp. 220, FOL 80<br />
Si tratta di uno studio della coscienza qualitativa,<br />
di cui esempi caratteristici sono: il<br />
dolore, le esperienze del colore, dei suoni<br />
ed esperienze affini. La coscienza viene<br />
analizzata come possesso di qualia.<br />
Taroni, Paolo<br />
Assoluto: frammenti di misticismo<br />
nella filosofia di Francis Herbert Bradley<br />
Cooperativa libraria e di informazione,<br />
maggio 1996<br />
pp. 204, £. 24.000<br />
In questo libro Taroni presenta il pensiero<br />
filosofico di Bradley inquadrandolo all’interno<br />
della corrente idealistica anglo-sassone<br />
e individuando la sua componente<br />
mistica. Così l’autore mostra come il sostrato<br />
filosofico inglese conferisca alla teoria<br />
mistica di Bradley una componente<br />
scettica ed empirica.<br />
Taubes, Jacob<br />
Vom Kult zur Kultur. Bausteine zu einer<br />
Kritik der historischen Vernunft.<br />
Gesammelte Aufsätze zur Religionsund<br />
Geistesgeschichte<br />
pref. e commento di A. e J. Assmann,<br />
W.-D. Hartwich e W. Menninghaus<br />
W. Fink, aprile 1996<br />
pp. 250, DM 48<br />
Nel volume vengono analizzati la legge, la<br />
storia, il messianesimo; la gnosi e le sue<br />
conseguenze; la teologia dopo la svolta<br />
copernicana; la religione e la cultura.<br />
Theunissen, Michael<br />
Vorentwürfe von Moderne.<br />
Antike Melancholie und die Acedia<br />
des Mittelalters<br />
de Gruyter, maggio 1996<br />
pp. 56, DM 24<br />
Il volume si basa sulle interpretazioni dei<br />
due testi fondamentali, che rappresentano<br />
il tentativo di riassumere i dibattiti, durati<br />
nei secoli, su questo argomento: la trattazione<br />
della Melanchologia nella scuola di<br />
Aristotele e l’analisi dell’Acedia di Tommaso<br />
d’Aquino.<br />
Tommaso d’Aquino<br />
’Summa contra gentiles’ -<br />
’Summa gegen die Heiden’<br />
vol. III, parte 2<br />
a cura di K. Allgeier<br />
Wiss. Buchges., aprile 1996<br />
pp. 408, DM 89.<br />
Tommaso d’Aquino<br />
’Summa contra gentiles’ -<br />
’Summa gegen die Heiden’<br />
vol. IV<br />
a cura di M. Hilmar Wörmer<br />
Wiss. Buchges., aprile 1996<br />
pp. 4596, DM 118<br />
L’edizione di quest’opera di Tommaso<br />
d’Aquino si conclude con questo quarto<br />
volume. Viene qui presentata per la prima<br />
volta la versione latina e tedesca del testo.<br />
Tommaso d’Aquino<br />
Commentary on the ‘Book of Causes’<br />
Catholic UP USA, maggio 1996<br />
pp. 258, UK£ 13.50<br />
Tommaso d’Aquino considerava il Libro<br />
della cause come una derivazione dagli<br />
Elementi di teologia di Proclo. Questo commento<br />
è un’opera filosofica distinta, che<br />
fornisce un’ampia visione del suo approccio<br />
al pensiero neo-platonico e funge da<br />
guida alla sua metafisica.<br />
Tommaso d’Aquino<br />
De la verité: question 2<br />
(la science en Dieu)<br />
a cura e tr. di Serge-Thomas Bonino<br />
pref. di Ruedi Imbach<br />
Ed. universitaires de Fribourg-Cerf,<br />
maggio 1996<br />
pp. 622, F 290<br />
Nel XIII secolo, alcune dottrine metafisiche<br />
e noetiche dei commentatori ebrei e<br />
musulmani minacciavano seriamente la<br />
fede cristiana nell’onniscieza divina, il fondamento<br />
immediato del dogma della provvidenza<br />
universale. Per gli specialisti della<br />
materia.<br />
Tugnoli, Claudio<br />
Ragione e tradizione:<br />
come e perché insegnare filosofia<br />
Francisci, giugno 1996<br />
pp. 177, £. 25.000<br />
Questo libro si rivolge a chi pensa che<br />
dovrebbe imparare la filosofia ma anche a<br />
chi crede di poterla insegnare.<br />
Tymieniecka, Anna-Teresa<br />
Life in the Glory of its Radiating<br />
Manifestations<br />
Kluwer, maggio 1996<br />
pp. 592, UK£ 134<br />
Scavando la fenomelogia della vita e della<br />
condizione umana porta alla luce il logos<br />
della vita nella sua interazione armonizzante.<br />
Questa raccolta rivela il campo<br />
dell’ontopoiesis della vita, attraverso un’auto-individualizzazione<br />
della vita, che è la<br />
chiave del suo labirinto (Tymieniecka).<br />
Vaassen, Bernd<br />
Die narrative Gestalt(ung)<br />
der Wirklichkeit. Grundlinien einer<br />
postmodern orientierten Epistemologie<br />
für die Sozialwissenschaftler<br />
Vieweg, maggio 1996<br />
pp. 249, DM 100<br />
Assunzioni di base, ormai acquisite da<br />
parte della conoscenza scientifica perdono<br />
rapidamente la lora forza argomentativa<br />
nel corso del discorso post-moderno. In<br />
questo volume, ci si preoccupa soprattutto<br />
di postulare principi per un nuovo orientamento<br />
e di renderli adatti alla discussione.<br />
Valdinoci, Serge<br />
La traverseé de l’immanence:<br />
europanalyse<br />
ou la méthode de la phénomenologie<br />
Kimé, aprile 1996<br />
pp. 384, F 210<br />
L’autore, constatando il decadimento del<br />
corpus, inizialmente greco, del pensiero in<br />
Europa e la determinazione del caos, considerato<br />
positivo dalle scienze forti, colloca<br />
la sua azione all’interno del progetto di<br />
ricostituire un corpus gerarchico e propone<br />
un percorso immanente e autonomo che<br />
generalizzi i primi lineamenti di un pensiero<br />
positivamente caotico, presente nelle<br />
riflessioni dei mistici. Di livello universitario.<br />
Valenti, Cesare (a cura di)<br />
Quaderni di Pensiero e società<br />
Bibliotheca, giugno 1996<br />
pp. 111, £. 20.000.<br />
Vattimo, Gianni<br />
Credere di credere<br />
Garzanti, maggio 1996<br />
pp. 107, £. 15.000<br />
In questo libro Vattimo propone la sua<br />
interpretazione della dimensione religiosa<br />
individuando nell’incarnazione di Cristo<br />
la secolarizzazione del principio divino e<br />
nell’ “ontologia debole”. La trascrizione<br />
del messaggio cristiano. Così Vattimo si<br />
considera anarchico non violento e decostruttore<br />
ironico delle pretese degli ordini<br />
storici, sempre guidato dal principio di<br />
carità verso gli altri.<br />
Vergely, Bertrand<br />
La philosophie<br />
Milan, aprile 1996<br />
pp. 64, F 15<br />
Attraverso i suoi stupori, le sue domande e<br />
le sue critiche, la filosofia non ha smesso di
esplorare - attraverso la natura, Dio, la<br />
coscienza, la libertà o la storia - ciò che<br />
costituisce la ricchezza della condizione<br />
umana. Quest’opera si rivolge a chi vuole<br />
scoprire la filosofia o, semplicemente, avere<br />
spiegazioni su termini come “metafisica”,<br />
“dialettica” o “verità”. Per adolescenti (a<br />
partire dai tredici anni) e per tutti gli interessati.<br />
Virno, Paolo<br />
Miracles, virtuosité et Déjà vu:<br />
trois essais sur l’idée du monde<br />
tr. dall’italiano di Michel Valensi<br />
Eclat, aprile 1996<br />
pp. 155, F 87<br />
Il primo di questi tre saggi è consacrato<br />
al contenuto di tutta la filosofia della<br />
storia: l’idea di una fine. Il secondo<br />
parte dai sentimenti che proviamo quando<br />
pensiamo al mondo nel suo insieme.<br />
Il terzo cerca di trovare delle parolechiave<br />
(come intelletto, esodo, amicizia)<br />
che consentano di pensare a delle<br />
nuove teorie politiche.<br />
Vuilleman, Jules<br />
Necessity or Contingency?:<br />
The ‘Master Argument’<br />
and its Philosophical Solutions<br />
Cambridge UP, aprile 1996<br />
s.pp., UK£ 14.95<br />
Analizzando l’Argomento di Epitteto,<br />
questo testo sostiene che la forza dell’argomentazione<br />
non proviene solo da<br />
considerazioni puramente logiche e<br />
modali, ma dalla nostra esperienza del<br />
tempo.<br />
Walter, Katya<br />
Tao of Chaos: DNA and the I Ching -<br />
Unlocking the Code of the Universe<br />
Element Books Ltd, giugno 1996<br />
pp. 288, UK£ 4.99<br />
I Ching cinesi e il codice genetico hanno<br />
somiglianze sorprendenti e in questo<br />
libro Katya Walter analizza la loro unione<br />
nella teoria moderna del caos. L’autrice<br />
conclude che I Ching anticiparono<br />
il codice binario di Leibniz di oltre<br />
3000 anni. Katya Walter giunge anche a<br />
rivelare l’ordine fondamentale dell’universo.<br />
Ward, Julie<br />
Feminism and Ancient Philosophy<br />
Routledge, aprile 1996<br />
pp. 256, UK£ 12.99<br />
Quest’opera fornisce una valutazione<br />
delle discussioni dei filosofi antichi a<br />
proposito della donna e spiega quali<br />
punti di vista del passato possono essere<br />
utili alla teoria femminista di oggi. I<br />
passi antologici vanno dalla filosofia<br />
greca classica fino al periodo ellenistico,<br />
includendo anche Platone e Aristotele.<br />
Weis, Kurt (a cura di)<br />
Was ist Zeit? Entwicklung und Herrschaft<br />
der Zeit in Wissenschaft, Technik und<br />
Religion<br />
Akademie Vlg. Hofbauer, aprile 1996<br />
pp. 280, DM 29,80.<br />
Weisch, Wolfgang<br />
Vernunft.<br />
Die zeitgenössische Vernunftkritik<br />
und das Konzept der trasversalen Vernunft<br />
Suhrkamp, aprile 1996<br />
pp. 944, DM 34,80.<br />
Weizsäcker, Viktor von<br />
Gesammelte Schriften<br />
vol. IV: Der Gestaltkreis.<br />
Theorie der Einheit<br />
von Wahrnehmen und Bewegen<br />
a cura di D. Janz, W. Rimpau,<br />
W. Schindler et al.<br />
Suhrkamp, aprile 1996<br />
pp. 608, DM 68.<br />
Welte, Bernhard<br />
Wahrheit und Geschichtlichkeit<br />
a cura di B. Casper e I. Feige<br />
Knecht, maggio 1996<br />
pp. 224, DM 42<br />
Si tratta di una pubblicazione tratta dalle<br />
opere postume di Welte.<br />
Werkmeister, W.H.<br />
Martin Heidegger on the Way<br />
a cura di R.T. Hull<br />
ed. Rodopi, maggio 1996<br />
pp. 193, FOL 125<br />
Si tratta della pubblicazione del manoscritto<br />
di Werkmeister, da lui lasciato<br />
incompiuto al momento della sua morte.<br />
In un lasso di tempo di trentasei<br />
anni, l’autore scrisse nove articoli e<br />
compilò diverse rassegne riguardanti le<br />
sue scoperte. All’età di novantanni,<br />
Werkmeister si accinse di nuovo a scrivere<br />
un’opera che avrebbe dovuto unificare<br />
il pensiero di Heidegger.<br />
Willett, Cynthia<br />
Maternal Ethics and other Slave<br />
Moralities<br />
Routledge, giugno 1996<br />
pp. 256, UK£ 13.99<br />
Quest’analisi rivela il modo in cui le<br />
soggettività materne servono come critica<br />
della ragione strumentale, cioè come<br />
le madri, negre e altre “schiave” della<br />
storia stiano trasformando la cultura<br />
repressiva che in occidente assume il<br />
nome di ragione.<br />
Williams, Bernard<br />
Descartes. Das Vorhaben<br />
der reinen philosophischen Untersuchung<br />
Beltz Athenäum, maggio 1996<br />
s.pp., DM 48.<br />
Williams, John Tyerman<br />
Pooh and the Philosophers<br />
Mandarin, giugno 1996<br />
pp. 184, UK£ 5.99<br />
Questo libro si propone di dimostrare<br />
che tutta la filosofia occidentale dai<br />
cosmologi agli esistenzialisti, può essere<br />
ritrovata nelle pagine di Winnie<br />
Pooh l’orsetto e La strada di Pooh.<br />
L’autore mostra come il “Grande orso”<br />
spiega le idee profonde di grandi pensatori<br />
come Platone e Kant.<br />
Williams, Michael<br />
Unnatural Doubts:<br />
Epistemological Realism<br />
and the Basis of Skepticism<br />
Princeton UP, aprile 1996<br />
pp. 410, UK£ 14.95<br />
Il testo è una polemica contro l’idea di<br />
epistemologia nella sua concezione tradizionale.<br />
L’autore sostiene che la conoscenza<br />
del mondo costituisce un tipo di<br />
conoscenza teoricamente coerente, le cui<br />
potenzialità devono essere difese, considerando<br />
come premessa una dottrina profondamente<br />
problematica che egli chiama “realismo<br />
epistemologico”.<br />
Wirkus, Bernd<br />
Deutsche Sozialphilosophie in der ersten<br />
Hälfte des 20. Jahrhunderts<br />
Wiss. Buchges., maggio 1996<br />
NOVITÀ IN LIBRERIA<br />
96<br />
pp. 468, DM 98<br />
Diversamente rispetto ad altre discipline<br />
filosofiche, non esiste nessuna monografia<br />
che riguardi la storia delle problematiche<br />
della filosofia sociale. Con<br />
questo volume - in cui la filosofia viene<br />
presentata come forma di pensiero centrale<br />
per l’epoca moderna e in cui questa<br />
disciplina viene misurata sulla base<br />
dei suoi ambiti problematici e delle<br />
posizioni che la caratterizzano - si vorrebbe<br />
rimediare a questo vuoto.<br />
Wisser, Richard<br />
Philosophische Wegweisung. Versionen<br />
und Perspektiven<br />
Königshausen & Neumann, maggio 1996<br />
pp. 472, DM 98.<br />
Woodfield, Richard<br />
Gombrich on Art<br />
Manchester UP, aprile 1996<br />
pp. 256, UK£ 40<br />
Il volume discute dell’opera di Gombrich<br />
sull’arte e la psicologia. Dei saggi<br />
esaminano diversi aspetti, tra i quali<br />
figurano le dispute sull’arte e l’illusione,<br />
la socio-bilogia dell’arte, Il senso<br />
dell’ordine e il primitivismo contemporaneo.<br />
Anche Gombrich ha contribuito<br />
con un articolo, “Quattro teorie dell’espressione<br />
artistica.”<br />
Zaccaï-Reyners, Nathalie<br />
Le monde de la vie<br />
vol. II: Schütz et Mead<br />
Cerf, maggio 1996<br />
pp. 105, F 59<br />
Quali sono gli ambiti della coesione<br />
sociale? Che ruolo hanno il linguaggio<br />
e l’interazione nella costruzione di immaginari<br />
comuni? Molte domande rinviano<br />
al concetto di “mondo della vita”<br />
e vengono esaminate secondo i contributi<br />
di Schütz e Mead. Per tutti gli<br />
interessati.<br />
Zaccaï-Reyners, Nathalie<br />
Le monde de la vie<br />
vol. III: Après le tournant sémiotique<br />
Cerf, maggio 1996<br />
pp. 125, F 59<br />
All’incrocio tra l’ermeneutica filosofica<br />
di Gadamer e la pragmatica universale<br />
di Habermas, il concetto di mondo<br />
vissuto, che viene qui riformulato, può<br />
contribuire all’intelleggibilità della vita<br />
in comune, in contesti profondamente<br />
pluri-culturali. Per tutti gli interessati.<br />
Zamora, José A.<br />
Krise - Kritik - Erinnerung.<br />
Ein politisch-theologischer Versuch<br />
über das Denken Adornos<br />
im Horizont der Krise der Moderne<br />
Informazioni bibliografiche<br />
relative<br />
alle pubblicazioni italiane<br />
sono tratte<br />
dalla banca dati<br />
della<br />
via B. da Maiano, 3<br />
50014 Fiesole (FI)<br />
telefono 055.599941<br />
fax 055.598895<br />
libri@casalini.cafi.it<br />
Lit, maggio 1996<br />
pp. 512, DM 78,80.<br />
Zecchi, Stefano (a cura di)<br />
Le arti e le scienze<br />
il Mulino, aprile 1995<br />
pp. 300, £. 34.000<br />
Questo libro raccoglie alcuni saggi di<br />
diversi autori che si propongono di analizzare<br />
il complesso rapporto tra arte e<br />
scienza a partire dalla classicità, periodo<br />
in cui la parola arte coincideva con la<br />
parola tecnica e indicava una particolare<br />
capacità di collegare cose, immagini<br />
e parole evidenziando la qualità e la<br />
bellezza per giungere al periodo attuale<br />
nel quale viene affermata la distinzione<br />
tra arte e scienza.<br />
Zhengyuan Fu<br />
Chinese Legalists:<br />
The Earliest Totalitarians<br />
M. E. Sharpe, aprile 1996<br />
pp. 176, UK£ 19.95<br />
Questo studio si occupa dei Legalisti, un’antica<br />
scuola della filosofia cinese, che perfezionò<br />
la scienza dell’arte del governo.<br />
Consente di avvicinarsi allo stile del discorso<br />
legalista ed evidenzia la sua influenza<br />
sulle istituzioni e le pratiche di<br />
governo cinesi.<br />
Ziegler, Leopold<br />
’Der europäische Geist’. ‘Die neue<br />
Wissenschaft’. Zwei vergessene Schriften<br />
H. Leins, aprile 1996<br />
pp. 226, DM 34<br />
Leopold Ziegler (1881-1958), che ai<br />
suoi tempi era uno dei filosofi tedeschi<br />
più importanti, viene ormai nominato<br />
poco. Gli si fa un torto, in quanto è in<br />
grado di fornire la risposta a domande<br />
importanti per il nostro presente. Questo<br />
è il motivo per cui gli si restituisce<br />
la parola, tramite questi suoi due testi.<br />
Zimmerman, Michael J.<br />
The Concept of Moral Obligation<br />
Cambridge UP, maggio 1996<br />
s. pp., UK£ 35<br />
Questo testo sviluppa e difende un’analisi<br />
del concetto dell’obbligo morale.<br />
L’autore si mantiene neutrale rispetto<br />
alla competitività tra le concrete teorie<br />
dell’obbligo, sia che esse assumano<br />
carattere consequenzialista che deontologico;<br />
egli cerca di formulare nuove<br />
soluzioni per una serie di problemi filosofici.<br />
Zubiria, Martin<br />
Die Teleologie und die Krisis<br />
der Principien<br />
Georg Olms, aprile 1996<br />
pp. 234, DM 47,80.<br />
(Biblio. it. di M.Mi.; trad. it. di L.T.)