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INFORMAZIONE - Studi Filosofici

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<strong>INFORMAZIONE</strong><br />

FILOSOFICA<br />

Rivista<br />

bimestrale<br />

a cura di:<br />

Edizione<br />

Edinform. Informazione e Cultura<br />

Società Cooperativa a r.l.<br />

Viale Monte Nero, 68<br />

20135 Milano<br />

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Italiano<br />

per gli<br />

<strong>Studi</strong><br />

<strong>Filosofici</strong><br />

Via Monte di Dio 14,<br />

80132 Napoli<br />

Reg. n. 634 del 12/10/90<br />

Tribunale di Milano.<br />

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studenti 35.000;<br />

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Extra-Europa: 85.000,<br />

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REDAZIONE<br />

Giuseppe Balistreri<br />

Cristina Boracchi<br />

Katiuska Bortolozzo<br />

Maurizio Brignoli<br />

Eddy Carli<br />

Flavio Cassinari<br />

Silvia Cecchi<br />

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Luca Scarantino<br />

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Gian Luigi Paltrinieri<br />

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Sara Nosari<br />

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Graziella Arazzi<br />

Giovanni Battista Cudemo<br />

Gaspare Polizzi<br />

1<br />

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Lombardo<br />

per gli <strong>Studi</strong><br />

<strong>Filosofici</strong><br />

e Giuridici<br />

Viale Monte Nero 68,<br />

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fax (02) 55015245<br />

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RELAZIONI ESTERNE<br />

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20099 Sesto San Giovanni<br />

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20143 Milano<br />

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Informazione Filosofica<br />

Viale Monte Nero, 68<br />

20135 Milano<br />

Per esigenze editoriali<br />

la redazione si riserva<br />

di apportare senza preavviso<br />

modifiche alla struttura<br />

degli articoli inviati,<br />

mantenendone inalterato<br />

il contenuto.<br />

In copertina:<br />

Marc Chagall<br />

Il volto, 1925 (part..)<br />

30


Questo numero si apre con un omaggio a Emmanuel<br />

Levinas a un anno dalla sua scomparsa. Numerosi<br />

convegni e pubblicazioni a lui dedicati nel corso del<br />

1996 hanno riportato in piena luce il senso profondo<br />

dell’eredità di pensiero che ci proviene dalla sua opera<br />

e, fortemente connessa ad essa, dalla sua vicenda biografica<br />

nel suo intreccio con la tradizione ebraica.<br />

“Primato dell’etica” è il monito e insieme il programma<br />

di pensiero a cui Levinas dedica tutto il suo sforzo<br />

intellettuale e tutta la sua passione morale e civile.<br />

Uno sforzo e una passione che si concentrano e si<br />

distendono teoreticamente nel definire un ambito di<br />

riflessione e lavoro filosofico, che pur non lasciandosi<br />

costringere nei limiti della pura teoresi si pone<br />

come critica dell’ontologia, ricerca di un rinnovato<br />

senso dell’essere, della sua giustificazione oltre la<br />

sua garanzia, e in questo trae origine e alimento<br />

insostituibile dal costante riferimento alla memoria<br />

storica, dalla volontà ostinata di non dimenticare che<br />

«il disumano non cessa di ritornare».<br />

Raccogliendo questo spunto, lo stesso che ha diretto<br />

il lavoro di raccolta dei materiali qui presentati,<br />

proponiamo di seguito un brano significativo, tratto<br />

da uno scritto di Levinas, “Étique comme philosophie<br />

première” (1982; trad. it. di F. Ciaramelli, Etica<br />

come filosofia prima, in Etica come filosofia prima,<br />

Guerini e Associati, Milano 1989, p. 58 sg.)<br />

L’umano dietro la perseveranza nell’essere! Così, dietro<br />

l’affermazione dell’essere che analiticamente, o animalmente,<br />

persiste nel suo essere e in cui il vigore ideale<br />

dell’identità che s’identifica e s’afferma e si consolida<br />

nella vita degl’individui umani e nella loro lotta vitale -<br />

cosciente o inconscia o razionale - per l’esistenza, dietro<br />

tutto ciò la meraviglia dell’io rivendicato dal volto del<br />

prossimo - o la meraviglia dell’io che si sbarazza di sé e<br />

teme per l’altro - funge quasi da sospensione - da epoché<br />

- dell’eterno e irreversibile ritorno a sé dell’identico e<br />

dell’intangibilità del suo privilegio logico e ontologico.<br />

Sospensione della sua priorità ideale, negatrice di ogni<br />

alterità mediante l’assassinio o mediante il pensiero che<br />

incorpora a sé e totalizza. Sospensione della guerra e<br />

della politica che si spacciano per relazione del Medesimo<br />

all’Altro. Nella deposizione da parte dell’io della<br />

sua sovranità di io, nella sua modalità di io detestabile,<br />

significa l’etica e forse anche la spiritualità stessa<br />

dell’anima, ma certamente la questione del senso<br />

dell’essere, cioè il suo appello alla giustificazione. L’etica<br />

- come filosofia prima - significa attraverso l’ambiguità<br />

dell’identico che si dice io all’apice della sua<br />

identità incondizionata e anche logicamente indiscernibile,<br />

autonomia superiore a qualunque criterio; ma che<br />

proprio ora, all’apice della sua incondizionata identità,<br />

EDITORIALE<br />

2<br />

può pure confessarsi io detestabile. L’io è la crisi stessa<br />

dell’essere dell’essente nell’umano. Crisi dell’essere,<br />

non perché il senso di questo verbo debba ancora venir<br />

compreso nel suo segreto semantico e faccia appello<br />

all’ontologia, ma poiché proprio io già mi chiedo se il<br />

mio essere è giustificato, se il Da del mio Dasein non è<br />

già l’usurpazione del posto di qualcun altro. Domanda<br />

che non aspetta una risposta teorica, domanda che non è<br />

una richiesta d’informazioni. Domanda che fa appello<br />

alla responsabilità, la quale non è un ripiego pratico che<br />

dovrebbe addolcire lo scacco del sapere incapace di<br />

eguagliare l’essere. Responsabilità che non è l’essere<br />

sprovvisti del sapere della comprensione e della presa<br />

(prise), ma l’eccellenza della prossimità etica nella sua<br />

socialità, nel suo amore senza concupiscenza. L’umano<br />

è il ritorno all’interiorità della coscienza non-intenzionale,<br />

alla «cattiva coscienza», alla sua possibilità di temere<br />

l’ingiustizia più della morte, di preferire l’ingiustizia<br />

subita all’ingiustizia commessa e ciò che giustifica l’essere<br />

a ciò che lo garantisce.<br />

Essere o non essere - è proprio questo il problema? È<br />

questa la prima e l’ultima questione? L’essere umano<br />

consiste davvero nello sforzarsi d’essere e la comprensione<br />

del senso dell’essere - la semantica del verbo essere<br />

- è davvero la prima filosofia che s’impone a una coscienza,<br />

la quale sarebbe fin dall’inizio sapere e rappresentazione,<br />

e manterrebbe la propria baldanza nell’essereper-la-morte,<br />

si affermerebbe come lucidità di un pensiero<br />

che pensa sino alla fine, sino alla morte e persino nella<br />

sua finitudine - già o ancora buona e sana coscienza che<br />

non s’interroga sul suo diritto d’essere - sarebbe o angosciata<br />

o eroica nella precarietà della sua finitudine? Forse<br />

che, invece, la prima questione non è sollevata dalla<br />

cattiva coscienza? La cattiva coscienza - instabilità diversa<br />

da quella con cui mi minacciano la mia morte e la<br />

mia sofferenza - pone la questione del mio diritto all’essere<br />

che è già la mia responsabilità per la morte di altri,<br />

interrompendo la spontaneità, senza circospezione, della<br />

mia ingenua perseveranza. Il diritto all’essere e la legittimità<br />

di tale diritto non si riferiscono in fin dei conti<br />

all’astrattezza delle regole universali della Legge, ma in<br />

ultima analisi, alla stregua di questa stessa legge e della<br />

giustizia, al per l’altro della mia non-indifferenza alla<br />

morte alla quale-oltre la mia fine - s’espone nella sua<br />

stessa dirittura il volto altrui. Che mi guardi (regarde) o<br />

meno, esso mi riguarda (regarde). Questione in cui<br />

l’essere e la vita si destano all’umano. Questione del<br />

senso dell’essere - non l’ontologia della comprensione di<br />

questo verbo straordinario, ma l’etica della sua giustizia.<br />

Questione per eccellenza o la questione della filosofia.<br />

Non già: perché l’essere anziché nulla, ma in che modo<br />

l’essere si giustifica.


5 PROFILO<br />

5 Attualità di Levinas<br />

17 SCHEDA<br />

17 Hegel e Dilthey a Bochum<br />

21 AUTORI E IDEE<br />

21 Ricoeur: etica del Sé e dell’Altro<br />

22 Su Hannah Arendt<br />

23 Riflessioni filosofiche in onore di Pala<br />

23 Le origini della teologia dialettica di Barth<br />

24 Possibilità della metafisica<br />

25 Logica, estetica, antropologia filosofica<br />

26 Saggi di filosofia morale<br />

27 Dialogo sulla morale tra Oriente e Occidente<br />

28 Filosofia e scrittura: le pratiche e i saperi<br />

29 Rappresentanza, giustizia, potere<br />

30 La questione dell’essere in Heidegger<br />

31 TENDENZE E DIBATTITI<br />

31 Identità della filosofia tedesca<br />

31 Attualità di Croce<br />

32 Storia e attualità della medicina<br />

34 Filosofia della liberazione<br />

35 Riflessioni sulla modernità<br />

35 Controversie sulla ragione<br />

36 Wittgenstein in Francia<br />

37 Materia signata e materia segnica<br />

39 PROSPETTIVE DI RICERCA<br />

39 Kierkegaard negli Stati Uniti<br />

40 Alle origini del pensiero di Herder<br />

40 Passato e futuro della psicoanalisi<br />

41 Elogio della filosofia francese<br />

41 Nuove edizioni di Josef König<br />

42 Etica e tradizione ebraica in Spinoza<br />

42 Sulla pittura e lo spettacolo<br />

43 L’opera filosofica di Alan Donagan<br />

44 Ontologia, etica e politica in Jankélévitch<br />

45 Il pensiero nomade di Deleuze<br />

46 Benjamin da giovane<br />

SOMMARIO<br />

3<br />

47 Il caso Lyssenko<br />

47 Filosofia araba<br />

50 Attraverso l’opera di Wittgenstein<br />

51 L’unità del pensiero di Schleiermacher<br />

52 NOTIZIARIO<br />

55 CONVEGNI E SEMINARI<br />

55 Sulla condizione contemporanea<br />

56 La conoscenza delle religioni<br />

56 L’argomento del sogno negli scettici<br />

56 Etica e ambiente<br />

57 Hegel e l’estetica<br />

57 Pensare Dio tra teologia e filosofia<br />

58 Fenomenologia della vita<br />

59 Etica e medicina<br />

59 La “storia nascosta”: tra mito e realtà<br />

61 ‘Verità e metodo 2’<br />

62 Cristianesimo e redenzione<br />

63 Dio nella teologia del Novecento<br />

63 Storia filosofica del razzismo<br />

64 Sull’intelletto<br />

65 Il pensiero politico nel Seicento<br />

66 Memoria, oblio, perdono<br />

68 Dai presocratici a Platone<br />

69 La scuola hegeliana<br />

69 Sulla questione del metodo<br />

70 CALENDARIO<br />

74 DIDATTICA<br />

75 Dizionario di filosofia<br />

76 STUDIO<br />

76 Leggere la “Critica della ragion pura”<br />

76 La linguistica del Novecento<br />

77 Differenti significati del positivismo<br />

78 RASSEGNA DELLE RIVISTE<br />

85 NOVITÀ IN LIBRERIA


PROFILO<br />

Emmanuel Levinas<br />

4


Organizzata dal<br />

Attualità<br />

Centro <strong>Studi</strong> fi-<br />

di Levinas:<br />

losofico-religiosi<br />

i convegni<br />

“Luigi Parey-<br />

di Torino, Parigi, son”, il 10 giu-<br />

Genova<br />

gno 1996 si è tenuta<br />

a Torino una<br />

giornata di studi<br />

dedicata a “L’eredità<br />

di Emmanuel<br />

Levinas”, ad un<br />

anno dalla scomparsa del filosofo, avvenuta il<br />

25 dicembre 1995. Il convegno ha avuto il<br />

merito di cogliere, riconoscere e arricchire<br />

le verità della filosofia levinasiana, sollecitandole,<br />

animandole e aprendole al nuovo,<br />

attraverso corrispondenze ed echi che hanno<br />

portato in primo piano un orizzonte<br />

ancora coinvolto nella crisi della metafisica.<br />

Se, in questo orizzonte, la filosofia di<br />

Emmanuel Levinas ha saputo testimoniare<br />

la possibilità di attribuire<br />

ancora un carattere di assolutezza<br />

all’etica, il convegno<br />

torinese ha inteso sviluppare<br />

questa possibilità nelle<br />

sue svariate valenze.<br />

Nel suo intervento Fabio Ciaramelli<br />

ha “misurato” la relazione<br />

etica sulla radicale temporalità<br />

dell’essere. In Levinas<br />

il tempo trova il suo senso non<br />

in un nostalgico movimento a<br />

ritroso verso un’eternità immobile<br />

di un passato ormai dimenticato,<br />

ma nel dispiegarsi stesso<br />

della vita, di una vita protesa al<br />

cambiamento e alla novità. In<br />

questo tempo, che identifica e<br />

caratterizza la concretezza della<br />

situazione umana, si manifesta<br />

e si attua la relazione del<br />

soggetto con l’altro. In questo<br />

tempo, che muove l’esistenza<br />

attraverso l’attesa e il desiderio,<br />

l’alterità dell’altro, il suo<br />

apparire e il desiderio di coglierla<br />

confermano la direzione, nonché<br />

il carattere (irrecuperabile) del tempo e<br />

dell’esistenza medesimi.<br />

Ma chi è l’altro? A questa domanda ha<br />

risposto Pier Aldo Rovatti, sottolineando<br />

come la dimensione fenomenologica del<br />

pensiero di Levinas comprenda, fors’anche<br />

esiga, un momento pratico, che identifica<br />

la prospettiva etica levinasiana: nell’incontro<br />

con l’altro occorre abbandonare<br />

il chiuso meccanismo identificatorio, trattenendo<br />

gli affanni (e la violenza) di una<br />

assimilazione senza, per altro, soddisfazione.<br />

La scoperta dell’altro, non traducibile<br />

né consumabile in un atto del conoscere, ha<br />

osservato Rovatti, richiede una grande fatica<br />

etica, poiché esige la sospensione di sé<br />

a vantaggio dell’alterità: nella relazione<br />

col volto altrui si realizza un legame che<br />

custodisce l’assolutezza di coloro che si<br />

incontrano. Pertanto, se la necessità di porre<br />

e di garantire una relazione che non<br />

comporti il sacrificio dei termini definisce<br />

PROFILO<br />

la “separazione etica”, sarà ancora la necessità<br />

di mantenere la separazione nel<br />

legame a esprimere la modalità autentica di<br />

ogni relazione. Su questa tematica è intervenuto<br />

anche Adriano Fabris con alcune<br />

annotazioni sul linguaggio come luogo in<br />

cui il legame e la totalità creati dalla parola,<br />

lontani dal dettare una supremazia, non<br />

annullano il senso profondo delle differenze.<br />

Della presenza di questo senso di<br />

separatezza nel pensiero di Levinas Fabris<br />

ha dato ulteriore testimonianza, soffermandosi<br />

sulla vicenda ebraica: qui,<br />

come in ogni altra comune esperienza<br />

etica, si racchiude la sfida di un messaggio,<br />

come quello levinasiano, che vuol<br />

valere universalmente, senza dissolvere<br />

le specificità e le particolarità.<br />

Richiamando l’interesse sulla significazione<br />

della trascendenza, Ferdinando Marcolungo<br />

si è soffermato sulla possibilità,<br />

Attualità<br />

di<br />

Levinas<br />

intervengono<br />

Fabio Ciaramelli,<br />

Adriano Fabris,<br />

Giovanni Ferretti,<br />

Sergio Moravia,<br />

Bruno Moroncini<br />

a cura di Riccardo Ruschi<br />

implicita nell’etica Levinasiana, di poter in<br />

qualche modo individuare il prodursi e il<br />

darsi della trascendenza. Questa mediazione<br />

fenomenologica compiuta dall’etica intende<br />

mostrare come la trascendenza sia<br />

fonte di intelligibilità e non porsi come<br />

l’atto di un soggetto che risponde ad un<br />

dover essere. L’etica infatti, ha spiegato<br />

Silvano Petrosino nel suo intervento, non<br />

riguarda il dover essere ma l’essere; un<br />

essere che, per riconoscersi libero e per<br />

liberare l’etica stessa da ogni mistificante<br />

forma di ipostatizzazione, deve testimoniare<br />

della sua unicità, cosicché, la precarietà<br />

assoluta dei suoi atti e la sua meravigliosa<br />

eccedenza, espressione della soggettività<br />

in quanto unicità, divengono l’orizzonte<br />

dell’accadere etico. L’uomo, al contempo<br />

solo e con l’altro, è chiamato a<br />

cercare un senso e un contenuto al proprio<br />

vivere e agire; qui si rivela l’essenza destinale<br />

dell’uomo in quanto soggetto singolo<br />

e insieme soggetto che vive con gli altri.<br />

5<br />

Questa storia giustificatoria, che Sergio<br />

Moravia ha sciolto nel suo intervento dalle<br />

maglie levinasiane, è la stessa che Levinas<br />

intende attribuire all’essere; l’essere infatti<br />

non si propone in un’evidenza che non<br />

soffre e che non sente, ma come realtà<br />

spirituale che sente il bisogno di impegnarsi<br />

in un compito. L’uomo dunque, così<br />

come l’essere, si realizza in maniera etica<br />

poiché, sentendo propria la vocazione a<br />

interrogarsi e a mettersi alla prova, cerca di<br />

giustificarsi.<br />

Quella di Levinas è dunque una filosofia<br />

che recupera tutta la ricchezza della vita,<br />

fondando l’etica sull’alterità dell’altro, del<br />

singolo altro. È infatti il volto dell’altro a<br />

interpellare il soggetto, a farlo sentire fin<br />

dall’inizio responsabile, cioè scelto dal<br />

bene, prima che abbia la possibilità di sceglierlo.<br />

Per il primato dell’etica, ogni singolo<br />

soggetto si trova già nella condizione<br />

di avvertire la responsabilità per<br />

l’altro. Non bisogna però interpretare<br />

tale richiesta di responsabilità<br />

con l’imperativo di una<br />

mentalità sacrificale. La scelta<br />

sarà libera: impossibile imporre<br />

l’altro, il bene o la trascendenza.<br />

In questo, ha sottolineato<br />

Giovanni Ferretti,<br />

l’opera di Levinas vuole essere<br />

un invito, accogliendo e<br />

traducendo quella verità soltanto<br />

accennata. La risalita<br />

verso l’orizzonte etico è infatti<br />

difficile e rischiosa, poiché<br />

l’orizzonte etico e le sue<br />

verità si offrono unicamente<br />

come traccia ed enigma, mai<br />

come fenomeno o come principio.<br />

S.N.<br />

Il 7 e l’8 dicembre 1996, presso<br />

l’Università di Parigi I “La Sorbonne”,<br />

il Collège International<br />

de Philosophie di Parigi, in collaborazione<br />

con Danielle Cohen-<br />

Levinas, ha promosso due giornate di studio<br />

sul tema: “Emmanuel Levinas: Visage et<br />

Sinaï” (Emmanuel Levinas: volto e Sinaï). Il<br />

convegno ha voluto essere un omaggio all’opera<br />

di Emmanuel Levinas, ponendo al<br />

centro del dibattito il tema della responsabilità<br />

e dell’etica come filosofia prima.<br />

A partire da opere come Totalità e infinito<br />

(1961) e Altrimenti che essere o al di là<br />

dell’essenza (1974), l’etica levinasiana pone<br />

come concetto decisivo l’Altro, iscritto sul<br />

“volto” dell’altro come luogo di “insonnia”,<br />

come esperienza concreta che destina<br />

e ossessiona, che elimina le razionalità e le<br />

certezze classiche e mantiene viva un’inquietudine<br />

fondamentale. L’etica, che fonda<br />

“l’umanesimo dell’altro uomo” come<br />

alternativa alla metafisica, si ricollega<br />

in Levinas alla “escatologia profetica<br />

della Bibbia” e costituisce la posta di<br />

una doppia e simultanea fedeltà ai Greci<br />

e agli Ebrei. Se Levinas, infatti, respinge<br />

l’etichetta di “pensatore ebreo” o di “pen-


satore” religioso, lo studio del Talmud<br />

ha avuto sicuramente un ruolo in questo<br />

suo spostamento del discorso filosofico<br />

verso un’alterità assoluta, con il prevalere<br />

dell’etica sull’ontologia.<br />

Aprendo la serie degli interventi, Jacques<br />

Derrida, che in questi ultimi due anni sta<br />

sviluppando una riflessione sui concetti di<br />

ospitalità/ostilità proprio in riferimento alla<br />

filosofia levinasiana, ha delineato la concezione<br />

etico-politica di Levinas in alcune<br />

lezioni talmudiche (Nouvelles lectures talmudiques,<br />

Ed. de Minuit, Parigi 1996),<br />

parlando di Sinaï come metonimia dell’ospitalità,<br />

come luogo offerto al popolo<br />

eletto per essere accolto e per accogliere i<br />

Comandamenti e il patto con Dio. Sinaï<br />

anche, però, come frontiera tra la guerra e<br />

la pace, tra Israele e le altre nazioni; come<br />

luogo di fraternità, umanità e ospitalità<br />

offerto allo straniero, che appare come il<br />

“terzo”, l’“illeità” che si inserisce nel patto<br />

privilegiato tra il popolo d’Israele e Dio, ed<br />

esige dal primo la responsabilità per sé<br />

come altro, ponendo la questione della giustizia.<br />

Il popolo eletto «non abita a casa<br />

sua», ma è ospitato e per questo deve ospitare,<br />

essendo a sua volta ospite. Come<br />

trascendenza e “volto” che viene accolto<br />

da Israele e accoglie nella Terra promessa<br />

e nella Torah, Dio è il punto di partenza<br />

di una “pace eterna”, originaria, che si<br />

rivela come promessa equivoca, “minacciata<br />

e minacciante”, che contiene in<br />

sé la guerra come determinazione negativa<br />

immanente, come traccia testimoniale<br />

della sua originarietà.<br />

In Levinas, dunque, ha sottolineato Derrida,<br />

il punto di partenza è la pace, è l’accoglimento<br />

del “volto” e della Legge, dello<br />

straniero e dell’alterità, è ospitalità dell’Altro<br />

come fondamento dell’etica: una “pace<br />

senza processo”, in cui l’immanenza della<br />

negatività della guerra costituisce la “traccia”<br />

della promessa messianico-escatologica<br />

che dice che «lo stato di pace deve<br />

essere istituito». Per Levinas, ha fatto notare<br />

Derrida, il sionismo ha il compito di<br />

istituire lo Stato di David in quanto stato di<br />

pace, perseguendo un principio che è al di<br />

là di un pensiero puramente politico (inadeguato)<br />

e che “inventa la politica” partendo<br />

dall’etica e dalla Legge. Lo Stato d’Israele<br />

deve “vigilare”, nella promessa minacciata<br />

e minacciante della pace; deve essere<br />

fautore di un diritto cosmopolitico e proteggere<br />

la Torah, che esige quella “Gerusalemme<br />

terrestre” che è il luogo immanente<br />

della pace promessa e compiuta, di un’umanità<br />

della Torah, figura (secondo Derrida)<br />

femminile di ospitalità e dimora, in cui ci<br />

può essere una giustizia integrale.<br />

In Politique après!, ha proseguito Derrida,<br />

Levinas pone la situazione reale dello Stato<br />

d’Israele in una visione della storia escatologica,<br />

fatta di interruzioni, in cui lo Stato<br />

deve avere un ruolo di responsabilità assoluta<br />

ed essere dunque “ostaggio/ospite” di<br />

colui che deve accogliere e ospitare (per es.<br />

il popolo palestinese). La città messianica<br />

PROFILO<br />

dove ci sarà la pace, ha ribadito Derrida,<br />

non è al di là della politica, ma entra nella<br />

politica come elemento trascendente che<br />

apre lo spazio politico stesso. Tra i due<br />

ordini c’è uno iatus, una discontinuità, un<br />

salto messianico a partire dal quale soltanto<br />

può essere assunta una responsabilità per il<br />

“terzo”. La pace supera il concetto del<br />

puramente politico: occorre allora inventare<br />

un nuovo concetto, in cui si rappresenti<br />

la capacità di accoglimento e la responsabilità<br />

assoluta; occorre cioè reinscrivere nello<br />

Stato ciò che è proprio dello Stato messianico.<br />

Nel Sinaï, secondo Levinas, è incorporato<br />

un messianesimo strutturale, e<br />

nella rivelazione del Sinaï si significa il<br />

“volto” come inquietante “interruzione”<br />

messianica e non inizio, che appare senza<br />

apparire e dà la Legge e il Comandamento<br />

di non uccidere, da cui ha origine la pace.<br />

Intervenendo su Dire et dédire (Dire e<br />

disdire), Paul Ricoeur ha posto il problema<br />

del rapporto tra un “Detto”, proprio<br />

dell’ontologia e dell’essere, e un “Dire”,<br />

proprio dell’etica della responsabilità, come<br />

interiorità e attività dei sensi, come sostituzione<br />

e relazione linguistica nella responsabilità<br />

per l’altro, da cui può derivare un<br />

“Detto altrimenti”, che si riferisce ad un<br />

“altrimenti che essere”.<br />

La linguistica dell’ontologia, fondata sulla<br />

semantica dell’enunciato e sulla pragmatica<br />

dell’enunciazione, ha portato, secondo<br />

Ricoeur, ad una nominalizzazione di tutte<br />

le forme del linguaggio e ad una “riduzione<br />

all’identico”, che ha prodotto una predominanza<br />

dell’identità sulla differenza. Levinas<br />

cerca invece un’unità correlativa tra<br />

Dire e Detto, per poter arrivare ad un “Detto<br />

altrimenti” dell’etica. Nella fase preoriginaria,<br />

l’Arché del Dire è qualcosa di<br />

diacronico, è un’“alterità” che si perde nell’identità<br />

della predicazione (nel Detto)<br />

come sincronizzazione “cattiva”, ma può<br />

essere recuperata nella memoria, nella storia,<br />

nel racconto quali operazioni che sincronizzano<br />

questa diacronia attraverso “il<br />

presente della presenza” che è prossimità<br />

dell’Altro. Il pre-originario e pre-memorabile<br />

è diacronia refrattaria a ogni sincronizzazione,<br />

è tempo come dissociazione; ma è<br />

insieme «tempo sincronizzabile della memoria<br />

e della storia», «memoria del rappresentabile»<br />

(la presenza di Autrui), e può<br />

darsi in una sorta di contemporaneità in cui<br />

c’è un recupero della “differenza” nella<br />

prossimità. Secondo Ricoeur, in Levinas vi<br />

è un passaggio dalla nominalizzazione del<br />

Dire all’attività del Detto, una riduzione<br />

del Detto al Dire che serve per l’interruzione,<br />

in cui si ha sostituzione (nella responsabilità<br />

per il prossimo) e ritorno del mondo<br />

nel Dire, che in quanto “Dire altrimenti” è<br />

“significazione del Detto”.<br />

Nel “volto” come individuo, nell’individuo<br />

che si dice, ha rilevato Ricoeur, si pone<br />

per Levinas il problema del rapporto tra la<br />

soggettività e la trascendenza: il Dire della<br />

soggettività, nella proposizione indirizzata<br />

al prossimo come terzo che pone la que-<br />

6<br />

stione della giustizia, è un “Dire senza<br />

Detto”, una demitizzazione del Detto in cui<br />

non si riconosce l’essere, ma la presenza<br />

del prossimo. Il Dire della responsabilità<br />

che reclama giustizia diventa la “significazione<br />

del Detto”; l’entrata del “terzo” che<br />

pone la questione della giustizia porta alla<br />

separazione tra ideologia e verità e al Detto<br />

come “Detto altrimenti”. Si produce così<br />

una sincronizzazione altra rispetto alla sincronizzazione<br />

della predicazione ordinaria,<br />

punto di partenza per il discorso sul<br />

prossimo e la prossimità, in cui ha luogo la<br />

sostituzione e l’iperbole della “passività”<br />

nei confronti d’Autrui.<br />

Con una relazione dal titolo: “Quand le dire<br />

revient de l’exil” (Quando il Dire ritorna<br />

dall’esilio), in cui è emersa l’affinità tra la<br />

struttura della lingua ebraica e il pensiero di<br />

Levinas, Silvana Rabinovich ha affrontato<br />

il tema del Dire come linguaggio dell’etica<br />

di una soggettività in esilio, separata,<br />

per cui «il Dire si deve disdire». Il Dire<br />

è linguaggio senza nome né proposizione,<br />

interiorità diacronica, successione indefinita<br />

del presente, non indifferenza ad Altri<br />

suscettibile di significazione, in cui la prossimità<br />

al “volto” istituisce il rapporto tra il<br />

Dire e il Detto. L’esilio come Golà si rivolge<br />

all’esterno, da cui viene la Rivelazione<br />

come appello a partire dall’esteriorità e<br />

dall’esilio (Galuth) d’Autrui; e proprio in<br />

questo incontro l’esilio della Golà - indicato<br />

nella Cabbala dalla lettera alef, che significa<br />

l’infinito, ciò che non può essere<br />

detto e si rivela nella prossimità del Dire -<br />

viene trasformato dall’infinito (l’alef) che<br />

ha in sé in Redenzione.<br />

Intervenendo su “Ce qui est du monde<br />

futur” (Ciò che è proprio del mondo futuro),<br />

Pierre Bourez ha posto la questione<br />

del rapporto in Levinas tra l’etica come<br />

responsabilità e la redenzione messianica.<br />

Il Messia, portatore dell’era della giustizia<br />

in cui «i saggi potranno dedicarsi allo studio<br />

della Torah», arriverà quando lo si<br />

aiuterà a venire (con l’impegno etico e il<br />

ritorno a Dio); la sua venuta, che è imprevedibile<br />

(è irruzione), non eliminerà il “povero”<br />

e l’ingiustizia sociale, per cui si continuerà<br />

a porre il problema della responsabilità<br />

per l’altro uomo. Nel corso di una<br />

storia messianica che ha visto Auschwitz e<br />

l’annientamento del popolo d’Israele, bisogna,<br />

secondo Levinas, reinterrogare<br />

«l’impotenza di Dio»; e di fronte ad un Dio<br />

“fragile, impedito”, “addolorato e in esilio”,<br />

alla sua “contrazione” nella Creazione,<br />

bisogna opporre la questione della responsabilità<br />

radicale dell’uomo all’interno<br />

di un impegno reciproco tra l’uomo e Dio.<br />

Proprio in questo impegno, ha osservato<br />

Bourez, si istituisce per Levinas un equilibrio<br />

tra Legge e Redenzione.<br />

Nella sua relazione dal titolo: “Levinas,<br />

Heidegger et la politique” Levinas, Heidegger<br />

e la politica), Giorgio Agamben ha<br />

parlato di un’assunzione, nel Levinas che<br />

si confronta con Heidegger in De l’evasion<br />

(1935), dell’essere dell’uomo come pura


vita biologica (vita nuda), come eredità<br />

biologica, il cui compito storico consisterebbe<br />

nell’aprire uno spazio politico in cui<br />

la politica sia esposizione della consapevolezza<br />

dell’assenza di un ergon dell’uomo.<br />

Invece Stéphàne Mosés, intervenendo con<br />

la relazione “Au delà de la guerre: Rosenzweig<br />

e Levinas” (Al di là della guerra:<br />

Rosenzweig e Levinas), vede in entrambi<br />

questi autori una meditazione sulla<br />

guerra e una conseguente critica della<br />

nozione di totalità, che nel primo porta<br />

ad una dissidenza del Me rispetto a ogni<br />

struttura di totalità (Stato, società, collettività),<br />

mentre nel secondo conduce<br />

ad un ripensamento approfondito dell’idea<br />

di totalità e all’uscita da essa nella<br />

nozione di rivelazione dell’esteriorità<br />

del volto d’Autrui come traccia che appartiene<br />

al dominio dell’infinito. T.T.<br />

Con il titolo significativo “Per un’etica<br />

della memoria”, il 12 gennaio 1997, nella<br />

sede di Palazzo Ducale, il Comune di Genova,<br />

in collaborazione con il centro culturale<br />

“Primo Levi”, l’Università di Roma<br />

“La Sapienza” e l’Università di Genova, ha<br />

dedicato a Emmanuel Levinas una giornata<br />

di studi, presieduta da Flavio Baroncelli.<br />

«Memoria, nel caso di Levinas» - ha commentato<br />

Paolo Vinci, introducendo i lavori<br />

- «non significa tanto conservare il passato,<br />

quanto rompere la definitività di ciò che è<br />

avvenuto». Se la Bibbia, Puskin e Tolstoi<br />

rappresentano le letture cardine, gli studi<br />

condotti nelle Università di Strasburgo e di<br />

Friburgo nel biennio 1928-29 e l’analisi<br />

della fenomenologia di Husserl, ha precisato<br />

Vinci, costituiscono le esperienze di<br />

partenza. Dal 1957 in poi, le letture talmudiche<br />

segnano invece un percorso, in cui<br />

l’intera storia della filosofia viene riletta<br />

attraverso l’ebraismo.<br />

Ponendo l’accento sul tema dell’Alterità,<br />

sul nodo dell’autrui e sul carattere dirompente<br />

dell’incontro con l’altro uomo, Vinci<br />

ha rilevato come secondo Levinas l’aggiramento<br />

dell’Alterità sia compito abituale<br />

dell’uomo adulto, impegnato nella costruzione<br />

autoconservativa della propria identità.<br />

In questo orizzonte, l’Altro cessa di<br />

essere tale e viene sempre sottoposto ad un<br />

rigido processo di identificazione. Nella<br />

topografia dell’identità, simile per Levinas<br />

al “sistema di cicatrici” di cui parla Adorno,<br />

risulta prioritario il ruolo del linguaggio,<br />

che consente il passaggio dall’immediatezza<br />

alla mediazione e nel dizionario<br />

dei nomi permette la neutralizzazione del<br />

soggetto e il controllo dell’Altro. Tuttavia,<br />

ha dimostrato Vinci, per Levinas il linguaggio<br />

può riscattarsi nella dimensione<br />

della responsabilità, secondo la specifica<br />

accezione in cui il dire o la carezza (linguaggio<br />

della prossimità) vengono prima<br />

del detto. Nel saggio dedicato a Paul Celan,<br />

in Nomi propri (1975), Levinas paragona<br />

la poesia ad una stretta di mano e, precedentemente,<br />

in Totalità e Infinito. Saggio<br />

sull’esteriorità (1971), mostra come, nella<br />

PROFILO<br />

traccia della carezza, il soggetto che va<br />

verso l’altro uomo si ricongiunga con se<br />

stesso, affrancandosi dal peso dell’identità.<br />

Nel verso e nella carezza, il massimo di<br />

vicinanza all’Altro, si delinea anche il massimo<br />

di trascendenza e di distanza, oltre la<br />

logica dell’identificazione.<br />

Proprio su “Etica come filosofia prima: la<br />

sfida di Levinas alla tradizione filosofica”<br />

si è sviluppato l’intervento di Francesco<br />

Paolo Ciglia, che ha tuttavia ricordato come<br />

l’esordio del pensiero di Levinas negli anni<br />

Trenta non abbia preso le mosse dall’etica.<br />

A partire da En découvrant l’existence avec<br />

Husserl et Heidegger (Scoprendo l’esistenza<br />

con Husserl e Heidegger, 1949) sino<br />

a Totalità e Infinito. Saggio sull’esteriorità,<br />

si sviluppa un percorso dal senso al nonsenso,<br />

dalla quiete rassicurante dell’ontologia<br />

all’inquietudine di una dimensione<br />

preteoretica, colta nella tonalità del disumano<br />

e dell’orrore. Per Levinas, ha osservato<br />

Ciglia, il progetto da compiere è uscire<br />

dall’Essere e andare oltre i confini della<br />

soggettività, paradossalmente filtrata attraverso<br />

una serie di figure traumatiche,<br />

anti-etiche per eccellenza, come l’Alterità<br />

senza volto della Morte, l’Eros o l’impossibilità<br />

di fusione tra soggetti e il dissidio<br />

della paternità. Dopo aver sferzato il solipsismo<br />

nei suoi tratti costituitivi, ciò che per<br />

Levinas resta da realizzare è la costruzione<br />

di una nuova etica, in cui la disuguaglianza<br />

tra persone conduca alla responsabilità verso<br />

chi si trova in condizioni di indigenza o<br />

di disparità.<br />

La relazione di Benedetto Carucci sul<br />

tema: “Le radici ebraiche dell’alterità” ha<br />

messo in evidenza come il tentativo di<br />

conciliare l’ebraismo, presunta religione<br />

dell’unità, con il pensiero dell’Alterità di<br />

Levinas rappresenti una falsa questione. Se<br />

infatti si rilegge con attenzione tutta la<br />

tradizione della cultura ebraica, non si può<br />

non rilevare la costante presenza di relazioni<br />

duali, in cui i termini risultano irriducibili<br />

a ogni tentata sintesi o mediazione.<br />

Dalle letture talmudiche di Levinas, appare<br />

chiaro come la dimensione della scissione<br />

e dell’alterità sia presente pure nella struttura<br />

fisica del tribunale ebraico, in cui un<br />

giudice deve essere posto sempre di fronte<br />

ad un altro giudice, nell’esercizio costante<br />

dello sguardo. Nella mistica ebraica, il<br />

mondo è “altro” rispetto a Dio, che si ritrae<br />

per consentire l’esistenza dell’universo. Tra<br />

uomo e Dio non c’è mai inglobamento o<br />

sovrapposizione, ma costante risulta la tensione<br />

di uno spazio vuoto tra i due termini,<br />

come Levinas tematizza in Totalità e Infinito.<br />

In questo contesto, la massima punizione<br />

per il soggetto consiste nell’essere<br />

riassunto e ridotto a Dio. A confermare la<br />

presenza della dualità, ha proseguito Carucci,<br />

la continua successione di discussioni<br />

nel Talmud è scandita dall’impossibilità<br />

della mediazione. Sulla medesima lunghezza<br />

d’onda, Levinas riformula la tradizione<br />

rabbinica, proponendo una dialettica nonhegeliana,<br />

in cui vive il contrasto tra due<br />

7<br />

punti di vista, al di fuori di ogni fusione.<br />

Sui nessi tra la tradizione ebraica e il pensiero<br />

di Levinas è intervenuto Franco Camera<br />

con la relazione “L’interpretazione<br />

infinita: Levinas lettore del Talmud”, che<br />

ha posto in primo piano il progetto levinasiano<br />

di tradurre il particolarismo ebraico<br />

nel linguaggio universale di una filosofia<br />

che si serve di concetti. Considerando il<br />

Talmud come la fonte di cui tutte le filosofie<br />

si nutrono, Levinas risale dalle questioni<br />

rituali alla domanda filosofica fondamentale<br />

sul significato ultimo dell’uomo<br />

nel mondo. In Quatres lectures talmudiques<br />

(Quattro letture talmudiche, 1968) e<br />

in Du sacré au saint. Cinques nouvelles<br />

lectures talmudiques (Dal sacro al santo.<br />

Cinque nuove letture talmudiche, 1977),<br />

sviluppando un terzo livello di interpretazione<br />

della Bibbia, che segue l’esegesi<br />

Michna e l’interpretazione rabbinica, Levinas<br />

sostiene che se il testo talmudico è un<br />

continuo combattimento intellettuale in cui<br />

i soggetti sono ascoltati non per quello che<br />

dicono ma per quello che fanno, anche<br />

l’interpretazione del testo deve possedere i<br />

caratteri di libertà, invenzione e audacia,<br />

evitando le decodificazioni univoche e collocandosi<br />

in quel processo di traduzione<br />

infinita che indica la trasmissione della<br />

parola di Dio. In quest’ottica, il Talmud<br />

diviene una sorta di Lebenswelt (mondo<br />

della vita), universo di natura pre-filosofica,<br />

gamma di materiali dell’esperienza, su<br />

cui si innesta la riflessione rigorosa.<br />

A questa serie di relazioni hanno fatto<br />

seguito alcune proposte interpretative sul<br />

tema: “Filosofia della Morte come Filosofia<br />

della Vita”. Partendo da un’ampia ricognizione<br />

delle lezioni tenute da Levinas<br />

alla Sorbona negli anni 1975-76, Raffaella<br />

Di Castro ha dimostrato come per Levinas<br />

la morte superi la logica binaria e consenta<br />

una realizzazione del principio del terzo<br />

escluso, in un processo in cui la vita continua<br />

nella morte e la morte è presente nella<br />

vita. Di fronte a uomini ridotti a maschere<br />

mortuarie e somiglianti ad animali impagliati,<br />

compito dell’etica come filosofia<br />

prima è conservare alla morte il suo mistero,<br />

la sua energia dirompente, contro ogni<br />

schema di assimilazione e di neutralizzazione<br />

del dolore.<br />

“Pensare la morte a partire dal tempo: Levinas<br />

e Heidegger” è stato il percorso proposto<br />

da Paolo Vinci. Dal Fedone di Platone,<br />

prima grande trattazione del tema della<br />

morte, al pensiero contemporaneo la filosofia,<br />

secondo Levinas, ha tentato di esorcizzare<br />

l’angoscia di fronte al non-senso<br />

della morte con uno “stoicismo sublimante”.<br />

Procedendo oltre questa prospettiva,<br />

Levinas intende superare anche quella dimensione<br />

che per Heidegger caratterizza<br />

l’Essere-per-la morte di ogni soggetto. Non<br />

dalla propria morte occorre partire, ma<br />

dalla morte d’Altri, che ci lascia senza<br />

risposta e che ci pone di fronte ad una nonesperienza<br />

più profonda di qualsiasi esperire,<br />

comunicandoci il linguaggio della re-


sponsabilità. L’unicità e l’insostituibilità<br />

dell’Essere-per-la morte heideggeriano rappresentano,<br />

secondo Levinas, una cattiva<br />

unicità, meccanismo che isola, tentando di<br />

esercitare «un potere su ciò che toglie ogni<br />

potere». La morte di Altri, ha osservato Vinci,<br />

sollecitando la nostra responsabilità, sostituisce<br />

all’etica dello scambio biunivoco, che si fonda<br />

sul dialogo, sul riconoscimento e sull’amore, la<br />

visione della non-reciprocità, in cui l’Altro è<br />

“un fuori” e la tonalità dell’angoscia, ultimo<br />

conatus essendi, si tramuta nell’accettazione di<br />

chi non può più parlare con noi. Criticando la<br />

concezione del continuum temporale di Heidegger,<br />

Levinas propone la diacronia,<br />

la discontinuità di una relazione<br />

con ciò che “non è ancora”, in un<br />

esplicito richiamo alle posizioni di<br />

Ernst Bloch.<br />

Dopo la relazione del rabbino<br />

Amos Luzzatto, “La morte nella<br />

tradizione ebraica”, il convegno<br />

si è concluso con una tavola<br />

rotonda su “Etica e responsabilità<br />

nella società contemporanea”.<br />

Antonio Balletto, Flavio Baroncelli,<br />

Franco Becchino e Giuseppe<br />

Momigliano, oltre ad Adriano<br />

Sansa (sindaco di Genova),<br />

hanno discusso sulla distinzione<br />

tra etica laica ed etica dell’obbedienza.<br />

Dopo secoli di contrapposizioni,<br />

nell’epoca del postmoderno,<br />

l’etica laica corre il<br />

rischio di convertirsi in una sorta<br />

di etica della sottomissione, traducendo<br />

il principio di responsabilità<br />

nella voce rassicurante delle<br />

norme. Per questo, occorre ripartire<br />

da Levinas, che ha sempre<br />

combattuto qualsiasi morale<br />

dell’obbedienza in favore di una<br />

“responsabilità terribile”, in cui<br />

l’impegno del singolo per altri fa<br />

paura e promette poche soddisfazioni.<br />

Contro le morali utilitaristiche<br />

e i sistemi di negoziazione<br />

dell’agire (da Habermas a<br />

Rawls), il pensiero di Levinas<br />

lancia una provocazione alla società<br />

contemporanea: riproblematizzare<br />

l’etica, evitando di<br />

estinguere il conflitto e la sofferenza.<br />

G.A.<br />

Pubblicate poco<br />

Attualità<br />

dopo la morte,<br />

di Levinas:<br />

una serie di tre<br />

le pubblicazioni<br />

Nouvelles lectures<br />

talmudiques<br />

(Nuove letture<br />

talmudiche, Ed.<br />

de Minuit, Parigi<br />

1996) raccolgono<br />

scritti risalenti,<br />

il primo, al<br />

1974, gli altri due alla fine degli anni Ottanta.<br />

Al commentario al testo talmudico, genere<br />

di scrittura tra l’orale e lo scritto, collauda-<br />

PROFILO<br />

to fin dagli anni Sessanta, Emmanuel Levinas<br />

affida dunque la propria ultima riflessione.<br />

Già altre volte, parallelamente<br />

alla pubblicazioni di opere maggiori, Levinas<br />

aveva dato forma scritta (Quatres lectures<br />

talmudiques, 1968; Du Sacré au saint,<br />

1977; L’au-delà du verset, 1982; À<br />

l’heure des nations, 1988) alle periodiche<br />

conferenze tenute presso il Collegio degli<br />

intellettuali ebrei di Francia, di cui certamente<br />

era stato uno degli animatori più<br />

vivaci. Alla necessità, particolarmente avvertita,<br />

di ricostruire, dopo la tragedia della<br />

Shoà, uno spirito e una cultura ebraiche, di<br />

Marc Chagall, I cancelli del cimitero (part.,1917)<br />

riannodare il filo di una tradizione straziata<br />

dall’olocausto, Levinas univa infatti la convinzione<br />

che, in particolare dopo il trauma<br />

di Auschwitz, la tragedia del popolo ebraico<br />

dovesse assurgere a metafora dell’intera<br />

condizione umana.<br />

Nonostante il carattere in qualche modo<br />

esoterico di questi testi, che ne ha per un<br />

certo tempo limitato la diffusione, proprio<br />

dal rapporto costante, anche se discreto e<br />

improntato al massimo pudore, con la tradizione<br />

ebraica, Levinas trae continua ispirazione,<br />

facendone la fonte e, diremmo, il<br />

punto di vista a partire dal quale mettere<br />

alle strette quella razionalità, dominante<br />

del mondo e del pensiero occidentale, di<br />

8<br />

cui egli intendeva mostrare l’infondatezza<br />

- l’impossibilità di essere prima - e la<br />

sterilità - l’incapacità di generare l’etica,<br />

ovvero l’autentica relazione con l’Altro nel<br />

rispetto del suo mistero e della sua distanza.<br />

Di fatto, la riflessione di Levinas è<br />

venuta snodandosi attraverso una doppia<br />

origine: la razionalità occidentale, la filosofia,<br />

da una parte, e, dall’altra, la saggezza<br />

ebraica, che nel Talmud, testo profetico per<br />

eccellenza, trova l’inesauribile materia di<br />

una perenne messa in discussione dell’egologia<br />

in nome del carattere creaturale dell’umano.<br />

Proprio questo incontro tra Grecia<br />

e Gerusalemme, tra razionalità<br />

occidentale e religiosità,<br />

Levinas ha voluto mettere in<br />

scena in queste sue ultime letture<br />

talmudiche.<br />

In esse viene innanzitutto posta<br />

la questione del rapporto tra<br />

giudizio divino e giudizio umano<br />

o, in altri termini, tra trascendenza<br />

e immanenza. Qui,<br />

l’immanenza - l’ottimismo della<br />

ragione, cifra della filosofia<br />

occidentale ma anche del senso<br />

comune - viene radicalmente<br />

ridimensionata dall’Etica, che<br />

non è una regione dell’ontologia,<br />

ma il disinteresse di sé che<br />

nasce solo dal traumatismo del<br />

rapporto con l’Altro; d’altra<br />

parte, l’alterità della trascendenza<br />

non è intesa nel senso di<br />

una divinità soprannaturale e<br />

onnipotente, ma come profetismo<br />

(altrove tradotto con creaturalità),<br />

voce che richiama alla<br />

responsabilità assoluta verso<br />

l’Altro. Nel profetismo si raccolgono<br />

i due termini del rapporto<br />

- extra razionale ed extra filosofico<br />

- con la trascendenza: l’alterità<br />

dell’altro uomo - lo “straniero”,<br />

a cui devo tutto - e la<br />

tradizione straniera del Talmud.<br />

Nell’incontro tra Grecia e Gerusalemme,<br />

tuttavia, emerge<br />

anche la questione della dimensione<br />

del politico, spesso oscurata<br />

nelle opere maggiori dall’accento<br />

sull’asimmetria della<br />

relazione con l’Altro. Il riequilibrio<br />

dell’asimmetria nel rapporto sociale<br />

è affidato da Levinas al commento del<br />

dialogo, narrato nel Talmud, tra Alessandro<br />

il Macedone, allievo di Aristotele e<br />

personificazione dello Stato, e i savi ebrei:<br />

un testo in cui riappare nella sua radicalità<br />

l’argomentazione levinasiana contro la tirannia<br />

di ogni dimensione sincronica - lo<br />

stato, la storia come potere anonimo, - e in<br />

favore della democrazia come il minore dei<br />

mali a fronte dell’an-archia - assenza di<br />

principio e di fondamento di un soggetto<br />

che è sempre in ritardo su se stesso, perché<br />

fondato dal rapporto con l’Altro - di cui la<br />

legge ebraica è portatrice. È forse la radicalità<br />

di un’obbligazione che genera solo


un’obbligazione ulteriore, fino all’accettazione<br />

“inconfessabile” della morte per l’Altro;<br />

del rifiuto dello Stato in nome dell’unica<br />

autorità non revocabile, la Torah, che<br />

conduce Levinas in queste “letture” a riflettere<br />

sulla discrezione, cui rivendica un<br />

ruolo fondamentale nel delicato sviluppo<br />

del pensiero, sensibile a ogni divulgazione<br />

e volgarizzazione. K.B.<br />

Con uno studio dal titolo: La filosofia di<br />

Levinas. Alterità e trascendenza (Rosenberg<br />

& Sellier, Torino 1996), Giovanni<br />

Ferretti ripercorre le opere principali di<br />

Levinas, individuando il nucleo centrale<br />

della sua filosofia nel duplice obiettivo di<br />

difendere l’alterità dell’Altro e di recuperare<br />

il significato autentico della trascendenza<br />

dopo la crisi della metafisica “ontoteologica”.<br />

La proposta teorica di Levinas<br />

di una fondazione non più ontologica ma<br />

etica della metafisica rappresenta in tal<br />

senso una terza via rispetto all’alternativa<br />

tra la riabilitazione della concezione tradizionale<br />

della metafisica e la difesa della<br />

concezione immanentistica, che ha raggiunto<br />

il suo apice nella teoria di Hegel.<br />

La filosofia di Levinas, osserva Ferretti,<br />

viene formandosi attraverso il confronto<br />

con filosofi come Husserl e Heidegger. Pur<br />

riconoscendo a Heidegger il merito di aver<br />

affermato la priorità dell’«intenzionalità<br />

ontologica della vita affettiva ed effettiva»<br />

rispetto al primato dell’«intenzionalità del<br />

pensiero teoretico» di Husserl, secondo<br />

Levinas l’ontologia heideggeriana resta<br />

tuttavia ancorata ad una visione totalizzante<br />

e onnicomprensiva dell’essere. Al termine<br />

“totalità” Levinas contrappone quello di<br />

“infinito”, che implica la rottura della dimensione<br />

totalizzante attraverso l’irruzione<br />

nell’uomo della relazione etica con l’Altro.<br />

L’altro si presenta come “volto” che<br />

emerge nella sua esteriorità assoluta, staccandosi<br />

dallo «sfondo anonimo dell’essere»,<br />

per richiamare la responsabilità morale<br />

umana. Nell’ambito della concezione<br />

etica levinasiana il concetto di trascendenza,<br />

rileva Ferretti, assume un significato<br />

diverso da quello tradizionale, in quanto<br />

viene situato oltre l’essere. Il volto dell’altro<br />

rappresenta infatti una traccia dell’infinito,<br />

in quanto indica una dimensione enigmatica<br />

che non può essere concettualizzata<br />

secondo i parametri tradizionali ontologici.<br />

Un ulteriore approfondimento di queste<br />

tematiche è offerto dallo studio di Ferdinando<br />

Luigi Marcolungo, Etica e metafisica<br />

in Emmanuel Levinas (Istituto di propaganda<br />

libraria, Milano 1995), che mostra<br />

come l’importanza della filosofia di Levinas<br />

sia dovuta alla riformulazione della<br />

concezione della soggettività in rapporto<br />

sia al pensiero moderno sia all’esistenzialismo<br />

contemporaneo. Per Levinas, infatti,<br />

il soggetto non deve essere identificato<br />

con la pura conoscenza, in quanto si<br />

radica in quella sfera originaria dell’esperienza<br />

che può essere denominata “interiorità<br />

incarnata”. In questo, osserva<br />

PROFILO<br />

Marcolungo, l’intento principale di Levinas<br />

è quello di opporsi alla totalità<br />

hegeliana, che assimila gli individui nell’impersonale<br />

e nel neutro, favorendo la<br />

violenza e la guerra. Nella fenomenologia<br />

di Hegel predomina infatti «l’identità<br />

dell’identico e del non identico», mentre,<br />

secondo Levinas, l’alterità può essere<br />

rispettata solo nella negazione della<br />

sintesi concettuale. M.Mi.<br />

Ne Il testimone del circolo. Note sulla<br />

filosofia di Levinas (Franco Angeli, Milano<br />

1996) Carmelino Meazza mette ulteriormente<br />

in evidenza la critica radicale di<br />

Levinas a quella tradizione di pensiero<br />

occidentale che riduce l’esperienza a sapere<br />

teoretico e ad ansia metodologica, come<br />

elementi fondamentali su cui si fonda la<br />

“finzione del circolo” propria delle filosofie<br />

della totalità. Hegel e Heidegger, secondo<br />

Levinas, portano alle estreme conseguenze<br />

la possibilità di rendere plausibile<br />

questa finzione, riconducendo il rapporto<br />

soggetto-oggetto e tempo-essere ad una<br />

modalità dell’essere; qui la riflessione sul<br />

metodo deve ridursi a metodologia per<br />

permettere il trapasso della soggettività<br />

verso il movimento di assorbimento dell’essere.<br />

Il metodo deve così diventare spazio<br />

della manifestazione dell’essere.<br />

Le filosofie del circolo, osserva Meazza,<br />

sopravvivono per Levinas solo se perdono<br />

il senso autentico della domanda su “che<br />

cos’è l’essere” e sul ruolo di chi la formula.<br />

Da Rosenzweig Levinas eredita il sospetto<br />

che qui si trovi la chiave di volta delle<br />

filosofie del circolo: «movimento interno<br />

che offre la matrice alla parusia dell’Assoluto».<br />

Sia in Hegel, sia in Heidegger, la<br />

rappresentazione del niente riesce a velare<br />

il problema di chi sia colui davanti al quale<br />

questa recita debba rappresentarsi. Le filosofie<br />

del circolo fanno del soggetto della<br />

domanda un capitolo del movimento dell’essere<br />

aprendo a due sole alternative: il<br />

blocco della teoria o l’ermeneutica.<br />

In Sartre, fa notare Meazza, Levinas trova<br />

un alleato nella misura in cui anche questi<br />

si pone il problema di individuare un momento<br />

dell’essere che si sottragga al movimento<br />

dell’essere stesso; un fra-tempo che<br />

si collochi al di là dell’essere contro le<br />

dialettiche di essere e nulla. Tuttavia, Levinas<br />

contesta la libertà radicale di Sartre,<br />

dove il niente diventa la matrice della temporalità<br />

e così la finzione dialettica si ristabilisce<br />

nel tempo. Occorre invece tenere<br />

uniti nello stesso movimento l’evento, e la<br />

durata di questo evento, con il fatto di una<br />

separazione che viene a garantire l’evento<br />

dell’essere. Esiste una “misura” che deve<br />

imporsi sul tempo secondo una verticalità<br />

estranea alla dialettica del tempo stesso e<br />

che non appartiene neppure al soggetto. Il<br />

corpo, secondo Levinas, è l’evento concreto<br />

della relazione tra Io e Sé; la corporeità<br />

è in un punto che anticipa l’apertura dell’intenzionalità<br />

e non è quindi riducibile a<br />

quest’ultima o al sapere.<br />

9<br />

Di fronte al problema di “chi guarda” nel<br />

circolo dell’essere e di cui è necessario<br />

indurre la provenienza dall’al di là dell’essere,<br />

la singolarità cui giunge Levinas, osserva<br />

Meazza, è libera, perché separata in<br />

modo radicale dall’essere e dalla storia.<br />

L’“altrimenti che essere” levinasiano è possibile,<br />

tuttavia, solo tramite un metodo entro<br />

cui possa accadere, un metodo che, a<br />

differenza di quello dialettico, non cancelli<br />

le ombre che il soggetto genera, bensì le<br />

renda queste ancora più evidenti. In questa<br />

prospettiva Levinas affronta lo studio del<br />

rapporto diacronico che si viene a delineare<br />

tra Dire e Detto, nell’analisi dell’imminenza<br />

dell’Altro e della figura del Testimone.<br />

Una ricostruzione genealogica delle tappe<br />

fondamentali del pensiero di Levinas, attraverso<br />

un confronto fra le opere giovanili<br />

e quelle della maturità, è quella offerta da<br />

John Llewelyn nel volume Emmanuel Levinas.<br />

The Genealogy of Ethics (Emmanuel<br />

Levinas. La genealogia dell’etica,<br />

Routledge, Londra-New York 1995). Il<br />

termine “genealogia” è usato qui in varie<br />

accezioni: in una prima richiama la definizione<br />

stessa data da Levinas alla sua ricerca;<br />

in una seconda fa riferimento a quello<br />

che può essere definito l’ordine logico dei<br />

periodi di sviluppo del pensiero di Levinas;<br />

in una terza ricostruisce l’ordine in cui il<br />

Levinas sviluppa storicamente, da un’opera<br />

all’altra, la propria concezione filosofica;<br />

infine, in una quarta, mette in evidenza<br />

il modo in cui la filosofia levinasiana si<br />

rapporta alla tradizione del pensiero filosofico,<br />

con particolare riferimento alla genealogia<br />

della morale di Nietzsche.<br />

La ricerca di Llewelyn si divide in tre parti.<br />

Nella prima s’indaga la questione della scarsezza<br />

o dell’eccesso di fondamento dell’ontologia<br />

in rapporto alla sua possibilità di<br />

porsi come proto-etica, un’etica nell’accezione<br />

levinasiana. A questa situazione<br />

Llewelyn risponde proponendo di affrontare<br />

la questione attraverso una lettura cronologica<br />

dei primi scritti a partire da De l’évasion<br />

del 1935. Qui vengono indagati i temi della<br />

claustrofobia ontologica, della realizzazione<br />

ontica, dell’annuncio del tempo e dell’Altro.<br />

La seconda parte dello studio di Llewelyn si<br />

sofferma soprattutto su Totalité et infini (Totalità<br />

e infinito) del 1961, attraverso un’analisi<br />

del senso del “faccia a faccia”, della<br />

molteplicità dell’alterità e della generazione.<br />

La terza parte analizza Autrement qu’etre<br />

ou au-delà de l’essence (Altrimenti che essere<br />

o al di là dell’essenza) del 1974, con<br />

particolare attenzione per il rapporto fra libertà,<br />

eguaglianza e fraternità, per l’ateologia<br />

e l’ontologia e per l’agorafobia etica.<br />

Dal punto di vista di un approfondimento<br />

critico dei motivi fondamentali del pensiero<br />

di Levinas può valere la raccolta dal titolo:<br />

Ethics as First Philosophy (Etica come filosofia<br />

prima, Routledge, New York-Londra<br />

1995), curata da Adriaan Peperzak, che raccoglie<br />

gli atti di un convegno sullo stesso<br />

tema, tenutosi alla Loyola University di<br />

Chicago nel maggio 1993.


Come sottolinea Adrian T. Peperzak nell’Introduzione<br />

al volume, Levinas ha più<br />

volte sostenuto di non aver mai scritto un’etica:<br />

nella definizione di “etica come filosofia<br />

prima” la parola “etica” mira a qualcosa di<br />

più originario e radicale; indica un punto in<br />

cui la distinzione e l’opposizione fra elemento<br />

etico e teoretico non possono essere né<br />

valide, né possibili. Se l’“etica” è la considerazione<br />

meditata (o teoria) dell’etico, mentre<br />

la “filosofia prima” è la più originaria e<br />

radicale dimensione della teoria, allora etica<br />

e filosofia prima coincidono. Di questa concezione<br />

l’opera di Levinas, osserva Peperzak,<br />

costituisce la testimonianza più evidente.<br />

Il “faccia a faccia” rivela il mio “essere per<br />

l’Altro” e l’inesaustibile responsabilità contenuta<br />

in questa struttura; l’“essere per” non<br />

è semplicemente un principio etico, ma il<br />

luogo di nascita, “pre-originario” o “an-archico”,<br />

di tutte le relazioni teoretiche. Per<br />

quanto il nucleo della filosofia di Levinas<br />

possa essere accostato da differenti prospettive,<br />

vi è alla fine una convergenza nella<br />

relazione fra l’Altro e l’io.<br />

I saggi raccolti in questo volume sono suddivisi<br />

in sei sezioni: 1) descrizioni, 2) etica<br />

come filosofia prima, 3) psichismo, 4) arte,<br />

5) religione, 6) Levinas e Benjamin. Nella<br />

prima sezione, Catherine Chalier analizza<br />

il rapporto fra filosofia ed ebraismo, con<br />

particolare riferimento all’idea di responsabilità<br />

e libertà, mentre Robert Gibbs mette<br />

L’opera di Emmanuel Levinas<br />

Il desiderio<br />

ha attraversato il secolo e la sua<br />

dell’altro<br />

crisi cercando incessantemente<br />

di ricondurre il rigore del discorso<br />

filosofico alla concretezza delle<br />

situazioni umane che nella loro<br />

descrivibilità fenomenologica<br />

di<br />

costituiscono la trama temporale<br />

Fabio Ciaramelli<br />

dell’intelligibile. Muovendo da<br />

questa fondamentale e ricorrente<br />

esigenza di individuare un contenuto che resista alla<br />

forma e che la preceda, si può scorgere nel desiderio<br />

dell’altro la mediazione originaria del tempo come filo<br />

conduttore del pensare levinasiano.<br />

L’ordine proprio del tempo implica infatti l’impossibilità<br />

d’un afferramento istantaneo dell’altro, e la necessità di<br />

accedervi concretamente solo attraverso la tensione ineliminabile<br />

del desiderio. In effetti, è bensì vero che l’intimità<br />

immediata del “faccia a faccia” - la relazione etica<br />

da me all’altro - costituisce per Levinas la sorgente<br />

originaria del senso, che egli nomina addirittura “preoriginaria”<br />

nella misura in cui essa precede l’ordine<br />

ontologico dell’origine articolantesi nel presente della<br />

coscienza. Tuttavia, l’anteriorità o la priorità di questa<br />

immediatezza immemorabile dell’etica - il paradosso<br />

quasi insostenibile d’un immediato al passato (Blanchot)<br />

- è sempre già turbata e quindi interrotta dall’“ingresso<br />

del terzo” - altro dall’altro - “nell’intimità del faccia a<br />

faccia”: ingresso “permanente”, che costituisce «l’origine<br />

stessa dell’apparire, cioè l’origine stessa dell’origine»<br />

(Altrimenti che essere, p. 200). Il che inevitabilmente<br />

PROFILO<br />

in evidenza come il valutare la dimensione<br />

ebraica nell’etica di Levinas richieda una<br />

“sequenza ritmica” di innalzamento e vicinanza.<br />

Charles E. Scott affronta la problematica<br />

del retroterra religioso, vista da un’ottica<br />

post-moderna di un filosofo non ebreo.<br />

Nella seconda sezione, Bernard Waldenfels<br />

e Hugh Miller aprono un dialogo sul<br />

concetto di responsabilità a partire da una<br />

prospettiva fenomenologica, in cui l’interpretazione<br />

levinasiana dell’etica stravolge la<br />

tradizione consolidata. Patricia H. Werhane<br />

analizza criticamente il discorso sull’etica<br />

a partire da un punto di vista analitico in<br />

cui l’asserto centrale è l’individuazione di<br />

una prospettiva normativa priva di costrizioni<br />

metaetiche. Elisabeth Weber concentra<br />

l’attenzione sulla nozione di persecuzione,<br />

mentre, sullo stesso tema, Robert Bernasconi<br />

analizza il paradosso della struttura<br />

della responsabilità nei confronti del proprio<br />

persecutore, sottolineando come Levinas<br />

abbia sviluppato una filosofia che sorge dall’esperienza<br />

non-filosofica dell’essere perseguitati.<br />

Un’analisi del linguaggio viene<br />

delineata da Fabio Ciaramelli, che sottolinea<br />

come Levinas eviti i termini “origine” e<br />

“originario” e utilizzi invece “pre-originario”<br />

o “an-archico” per indicare l’a-priori<br />

che precede la libertà e l’ontologia. Paul<br />

Davies indaga il linguaggio etico levinasiano<br />

in un confronto con Blanchot e Derrida.<br />

Nella terza sezione, Andrew Tallon analiz-<br />

10<br />

za il pensiero di Levinas da un punto di vista<br />

psicologico, soffermandosi sulla fenomenologia<br />

dell’affettività, mentre William J. Richardson<br />

delinea, da un punto di vista psicoanalitico,<br />

un confronto fra la teoria del conscio<br />

e del pre-conscio in Levinas e quella<br />

dell’inconscio di Lacan. La quarta sezione<br />

si compone di un unico saggio, quello di<br />

Edith Wyschogrod, sul rapporto etica<br />

ed estetica.<br />

Nella quinta sezione, Merold Westphal<br />

analizza, attraverso un confronto con<br />

Kierkegaard, il concetto di sospensione<br />

teleologica dell’elemento religioso. Da<br />

un punto di vista metodologico, Theo de<br />

Boer indaga la relazione della filosofia<br />

con la teologia e l’ontologia. Il saggio di<br />

Jill Robbins riaffronta il tema della responsabilità,<br />

soffermandosi sul problema<br />

della “traccia”, mentre Adriaan T.<br />

Peperzak e David Tracy dialogano sul<br />

significato di “trascendenza”. A partire<br />

da Nietzsche e Rosenzweig e dal tema<br />

della “morte di Dio”, John Llewelyn<br />

analizza ciò che Levinas individua col<br />

termine “Dio”, mentre Hent de Vries<br />

delinea una gamma di posizioni, a partire<br />

dai termini “adieu”, “à dieu” e “a-<br />

Dieu”, che pongono Levinas fra Kierkegaard<br />

e Derrida. La sesta sezione, infine,<br />

contiene il saggio di Rebecca Comay su<br />

alcune affinità fra le teorie di Levinas e<br />

quelle di Benjamin. M.B.<br />

attenua l’originaria immediatezza del faccia a faccia, la<br />

quale in tal modo si rivela strutturalmente contaminata<br />

dalla mediazione inevitabile della pluralità umana. Per<br />

accedere all’altro in quanto origine ultima o prima del<br />

senso, il pensiero di Levinas è allora costretto a porre<br />

come originario il ricorso alla dimensione simbolica,<br />

nella quale la relazione etica immediata del faccia a<br />

faccia s’attenua e il volto dell’altro inevitabilmente rimanda<br />

la complessità del sociale.<br />

Fin dall’inizio l’origine si complica, e l’ingresso permanente<br />

del “terzo” ne scompone l’intimità e l’istantaneità:<br />

Levinas vi riconosce la «nascita latente» (ibidem, p. 196)<br />

dell’ordine sempre «indiretto e tortuoso», cioè «simbolico»<br />

(ibidem, p. 77), del sapere.<br />

L’accesso all’origine non può aver luogo in maniera<br />

immediata e diretta, ossia intuitiva, poiché la mediazione,<br />

l’intreccio e la complicazione dell’origine sono originari.<br />

Lo stesso rapporto etico da me all’altro non si dà in<br />

originale - non trascende la mediazione del tempo - dal<br />

momento che la sua paradossale immediatezza ha sempre<br />

già scavalcato i confini del presente. La temporalità del<br />

tempo è senza cominciamento in un presente puro. L’originario<br />

non è mai immediato.<br />

Allora, se è vero che il dire originario o pre-originario è<br />

per Levinas l’immediatezza immemorabile del faccia a<br />

faccia, è altrettanto vero che il suo significato etico<br />

preliminare non si manifesta e non può manifestarsi in un<br />

linguaggio pre-originario, ma sempre e comunque in un<br />

dire correlativo del detto, benché incapace di ridurvisi.<br />

Questa «peripezia mediatrice» del dire (ibidem, p. 9)<br />

attesta la sua temporalità, ed è motivata precisamente


dalla non-coincidenza di immediato e originario, dal<br />

sottrarsi dell’immediato alla manifestazione e dall’impossibilità<br />

di concepire il senso della manifestazione<br />

come ritorno nostalgico all’immediatezza.<br />

Tale impossibilità deriva dalla struttura concreta del<br />

tempo, dalla positività del suo inesorabile trascorrere, dal<br />

sovrappiù di senso della sua trascendenza che non costituisce<br />

in alcun modo una degradazione di una presunta<br />

immediatezza originaria.<br />

È perciò nell’«avvenimento straordinario e quotidiano»<br />

(ibidem, p. 14) del dire irriducibile al detto ma inevitabilmente<br />

connesso alla mediazione del detto che si intravede<br />

ciò che Levinas chiama la “deformalizzazione” della<br />

nozione del tempo. Nella sua concretezza fenomenologica,<br />

il tempo - come si legge all’inizio delle conferenze<br />

pubblicate nel 1948 con il titolo Il tempo e l’altro - «non<br />

è il fatto di un soggetto isolato e solo, ma è la relazione del<br />

soggetto con altri» (p. 8).<br />

Risulta qui decisiva l’irriducibilità della relazione temporale<br />

con l’altro all’ordine ontologico della conoscenza<br />

che aspira essenzialmente all’unità di pensiero ed essere.<br />

La modalità della relazione temporale all’altro non è la<br />

nostalgia dell’unità - la nostalgia dell’immobile di cui il<br />

tempo sarebbe solo la messa in movimento derivata e<br />

privativa - ma il “desiderio”. Un desiderio che però non<br />

persegua l’abolizione della propria tensione grazie al<br />

raggiungimento di ciò che potrebbe soddisfarlo o colmarlo,<br />

che non aspiri cioè alla presunta immediatezza dell’unità<br />

originaria che precederebbe il tempo, poiché<br />

l’ideale di un essere pienamente compiuto, l’ideale dell’eternità<br />

- eterno presente, immobilità dell’Uno - non<br />

può fungere da «paradigma ontologico per una vita, per<br />

un divenire capaci di rinnovamento, di Desiderio, di<br />

società» (Totalità e infinito, p. 223). La trascendenza è il<br />

movimento stesso di questa vita nella sua concretezza, la<br />

sua inevitabile e originaria “ricorrenza” temporale, movimento<br />

che perciò non imita un’eternità immobile che la<br />

precederebbe, nel qual caso il movimento della trascendenza<br />

sarebbe solo un movimento “presunto”, e si risolverebbe<br />

in un ritorno a sé «a partire da un esilio immaginario»<br />

(ibidem, p. 284). Il carattere non-nostalgico del<br />

desiderio - che «non aspira al ritorno, perché è il desiderio<br />

di un paese nel quale non siamo mai nati» (ibidem, p. 32)<br />

-, «presuppone un’esistenza autoctona e non un esilio»<br />

ibidem, p. 61). Nel desiderio dell’altro, che è «la nostra<br />

stessa socialità [...] l’Io si dirige verso Altri in modo da<br />

compromettere la sovrana identificazione dell’Io con se<br />

stesso, di cui il bisogno è soltanto la nostalgia» (La<br />

traccia dell’altro, p. 33). Questo movimento, irriducibile<br />

al conoscere, è la trascendenza stessa dell’etica.<br />

La temporalità del desiderio non è quindi privazione,<br />

degradazione o perdita d’una unità originaria, che<br />

perciò stesso sarebbe fuori del tempo, e nel suo presente<br />

che non passa ne costituirebbe l’origine intemporale.<br />

Levinas rifiuta dunque l’astrazione d’un inizio<br />

puro del tempo nella semplicità puntuale di un istante<br />

non più scomponibile, che, al tempo stesso originario<br />

e immediato, si situerebbe fuori del tempo, costituendone<br />

il limite intemporale.<br />

È dunque la differenza fra l’immediato e l’originario<br />

che deformalizza la nozione del tempo, il quale,<br />

PROFILO<br />

11<br />

prima di essere forma di ogni esperienza, è la<br />

concretezza del nostro esistere, la nostra separazione<br />

dalla totalità, l’insorgenza della ipseità. In<br />

questa concretezza si attuano e si manifestano la<br />

relazione e il movimento necessari all’evento stesso<br />

dell’essere, al suo dispiegarsi.<br />

In tal modo, la radicale temporalità del soggettivo si<br />

ripercuote sull’essere in generale, e costituisce una<br />

vera e propria inversione dell’ordine logico dell’essere<br />

che sempre già presuppone un ordine cronologico a<br />

esso irriducibile. Di conseguenza, la necessità di risalire<br />

incessantemente a questo ordine cronologico, cioè<br />

la necessità di effettuare sempre di nuovo la riduzione<br />

fenomenologica dell’ingenuità iniziale (Altrimenti che<br />

essere, p. 26), attesta il carattere insuperabile e irrecuperabile<br />

del tempo. Non si esce dall’orizzonte del<br />

tempo. Ecco perché la rivendicazione dell’etica come<br />

filosofia prima è avanzata da Levinas come “passaggio”<br />

alla dimensione etica, cioè come movimento<br />

filosofico che non comincia dall’etica ma che trova in<br />

essa la propria meta e il proprio esito. L’anteriorità<br />

dell’etica, il suo primato, è attinto a posteriori, a cose<br />

fatte, après coup. Ma ciò non vuol dire che lo stabilirsi<br />

del primato dell’etica si configuri come un ritorno<br />

all’originario, alle sue presunte immediatezza e coincidenza<br />

con sé, il che significherebbe pensare ancora<br />

una volta il tempo come privazione e degradazione<br />

dell’unità, e il movimento della filosofia come nostalgia,<br />

mal del ritorno, Heimweh. «Anteriore posteriormente»<br />

(Totalità e infinito, p. 173), l’etica si radica<br />

nella separazione o nella ricorrenza dell’ipseità: vi si<br />

radica come desiderio di ciò da cui l’essere separato<br />

non proviene ma verso cui si dirige. L’imprevedibile<br />

novità - la trascendenza - che caratterizza la tensione<br />

del desiderio eccede ogni evidenza immediata non in<br />

virtù di un limite dell’intuizione umana, ma a causa<br />

del sovrappiù della socialità.<br />

L’immediatezza ultima o prima del faccia a faccia, la<br />

cui “intimità” Levinas non smette di rivendicare, considerandola<br />

il presupposto necessario della sua interruzione<br />

o limitazione provocata dall’ingresso permanente<br />

del terzo, a ben vedere non è poi attingibile<br />

immediatamente, ma solo attraverso un lungo itinerario<br />

di ricerca che incessantemente sottrae l’alterità del<br />

volto dell’altro al suo darsi immediato nella “forma”<br />

che tuttavia lo manifesta, per cogliere nel faccia a<br />

faccia la parola del volto. Il volto parla: ciò che<br />

disturba l’ordine logico della totalità, ciò che nella sua<br />

immediatezza interrompe l’origine ontologica, per il<br />

fatto stesso di parlare è sempre già interno all’ordine<br />

originario della mediazione. L’immediatezza della<br />

relazione etica rivendicata da Levinas non è accessibile<br />

immediatamente, non si lascia intuire, non si dà in<br />

originale, ma è già impigliata nel reticolo originario di<br />

un ordine simbolico. Il che, a ben vedere, lungi dall’indebolire<br />

la centralità del desiderio dell’altro, la<br />

conferma e l’esalta, poiché in fin dei conti l’inassumibile<br />

originarietà dell’altro è accessibile solo grazie al<br />

movimento senza ritorno di un desiderio irriducibile<br />

alla nostalgia, in cui si attesta l’esplosione originaria<br />

dell’immediato.


Qualche spunto di riflessione sul-<br />

Separazione<br />

l’eredità di Emmanuel Levinas,<br />

e linguaggio.<br />

soprattutto per quanto riguarda la<br />

Tra Levinas<br />

fase del suo pensiero che culmina<br />

e Rosenzweig<br />

in Totalità e infinito. Saggio sull’esteriorità<br />

(1961, trad. it. Milano<br />

1980), può venire da una breve<br />

di<br />

analisi del suo rapporto con la filo-<br />

Adriano Fabris<br />

sofia di Rosenzweig. Ciò riesce<br />

utile, soprattutto, se vogliamo stabilire<br />

il “luogo”, per dir così, in cui propriamente si colloca<br />

la proposta di Levinas all’interno della tradizione ebraica<br />

del Novecento. Infatti, fra le<br />

molte domande che possono<br />

sorgere davanti alla complessa<br />

opera levinasiana, anzitutto<br />

una richiede di essere<br />

nuovamente sollevata: qual<br />

è lo specifico modello di<br />

ebraismo a cui Levinas propriamente<br />

si riallaccia? O, in<br />

altre parole: qual è l’immagine<br />

del pensiero ebraico che<br />

egli viene a proporre? Tentiamo<br />

di rispondere a queste<br />

domande seguendo, appunto,<br />

il filo conduttore rosenzweighiano.<br />

Sono numerosi, com’è noto,<br />

i luoghi in cui Levinas si<br />

confronta con Rosenzweig.<br />

Il più famoso di essi è la<br />

dichiarazione del debito filosofico<br />

contratto da Levinas<br />

nei confronti della Stella<br />

della redenzione (trad. it.<br />

Casale Monferrato 1985) che<br />

compare nella Prefazione di<br />

Totalità e infinito («L’opposizione<br />

all’idea di totalità che<br />

ci ha colpito nello Stern der<br />

Erlösung di Franz Rosenzweig,<br />

troppo spesso presente<br />

in questo libro per poter<br />

PROFILO<br />

essere citato», p. 26). Rosenzweig,<br />

tuttavia, è subito af-<br />

Emmanuel Levinas<br />

fiancato, nell’elenco dei<br />

riconoscimenti che si trova in questo testo, per un<br />

verso (esplicitamente), dallo Husserl maestro di fenomenologia<br />

e, per altro verso (nell’implicito), dallo<br />

Heidegger maestro di concretezza. Non paia, d’altronde,<br />

troppo singolare questo accostamento di Rosenzweig<br />

alla fenomenologia. Esso è già attuato nel testo<br />

di una conferenza del 1959, poi pubblicata nel 1963 con il<br />

titolo «Fra due mondi» (La via di Franz Rosenzweig) (trad.<br />

it. parziale in Difficile libertà, Brescia 1986; cfr. p. 100:<br />

l’analisi rosenzweighiana della rivelazione, viene qui detto,<br />

«è del tutto simile alle analisi fenomenologiche»). Ciò che<br />

rimane semmai da verificare, e non da accogliere<br />

acriticamente solo perché lo dice Levinas, è se<br />

davvero Rosenzweig risulta (addirittura) “troppo pre-<br />

12<br />

sente” in Totalità e infinito, se lo è fino in fondo, e cosa<br />

significa, propriamente, una tale presenza.<br />

Abbiamo già menzionato lo scritto Fra due mondi come uno<br />

dei luoghi del confronto esplicito di Levinas con Rosenzweig.<br />

A esso va aggiunto, accanto alle molte citazioni<br />

presenti in varie opere levinasiane, il saggio intitolato Franz<br />

Rosenzweig: un pensiero ebraico moderno (tratto anch’esso<br />

da una conferenza, tenuta nel 1964 e pubblicata poi su<br />

rivista nel 1965 e infine nel volume del 1987 Fuori dal<br />

Soggetto, trad. it. Genova 1992). Fra questi due testi (elaborati<br />

uno per il trentennale, l’altro per i trentacinque anni dalla<br />

morte di Rosenzweig, avvenuta il 10 dicembre 1929), molte<br />

sono le analogie, simile è la<br />

struttura, uguali, addirittura,<br />

risultano numerosi passi. Il<br />

nucleo filosofico della Stella<br />

è identificato, in Franz<br />

Rosenzweig: un pensiero<br />

ebraico moderno, nell’affermarsi<br />

di un «legame fra<br />

l’istante vivente della vita<br />

umana e un’Eternità vivente»,<br />

nell’imporsi cioè della<br />

«dimensione della religione»<br />

di contro ad una concezione<br />

filosofica (come ad esempio<br />

quella hegeliana) in cui l’uomo<br />

risulta «imprigionato nel<br />

suo sistema, destinato alla<br />

supremazia della totalità e<br />

dello Stato» (p. 57). Di conseguenza,<br />

l’«attualità» di Rosenzweig,<br />

ovvero il contributo<br />

che egli fornisce all’ebraismo<br />

contemporaneo,<br />

è riconosciuta nella capacità,<br />

incarnata dal popolo<br />

ebreo, di «esistere a parte,<br />

separatamente, nella storia<br />

politica del mondo; di giudicare<br />

questa storia, cioè di<br />

restar liberi nei confronti<br />

degli eventi, qualunque sia<br />

la logica interna che li colle-<br />

ga»: la pretesa, in altre parole,<br />

«di essere un popolo eterno»<br />

(Fra due mondi, p. 116).<br />

La separatezza, intesa come rottura della totalità e come<br />

irriducibilità dell’individuo all’opera (sua propria o della<br />

storia del mondo), è dunque il carattere più proprio dell’ebraismo.<br />

Quel tratto essenziale, che già era stato segnalato<br />

dal giovane Hegel, viene giocato, sulla scia di Rosenzweig,<br />

proprio contro Hegel. Ma separatezza, si badi bene,<br />

non vuole affatto dire qui presa di congedo da qualsiasi<br />

forma di universalità, bensì, piuttosto, attingimento (da far<br />

valere anche su di un piano più prettamente politico) di una<br />

diversa forma di universalità, della quale Rosenzweig, nel<br />

Novecento, si fa portavoce: l’«universalità dell’elezione, di<br />

un particolarismo che esiste a beneficio di tutti» (Franz<br />

Rosenzweig: un pensiero ebraico moderno, p. 63). È dunque<br />

questo il senso etico della separatezza che si ritrova in


Totalità e infinito, questa è l’idea di separazione che in<br />

quest’opera viene sviluppata ad un livello più propriamente<br />

filosofico.<br />

Consideriamo brevemente, di Totalità e infinito, proprio la<br />

parte B che, nella Sezione prima, è dedicata al tema “separazione<br />

e discorso”. Ritornano qui, implicitamente, molti<br />

degli spunti che erano emersi dalla lettura di Rosenzweig.<br />

La separazione «indica la possibilità per un “ente” di<br />

installarsi e di avere un suo destino proprio, cioè di nascere<br />

e di morire senza che il posto di questa nascita e di questa<br />

morte nel tempo della storia universale ne contabilizzi la<br />

realtà» (pp. 53-54). Essa si realizza - allo stesso modo che<br />

in Rosenzweig il sé si definiva nella sua chiusura meta-etica<br />

- secondo la modalità dello psichismo, che nel prosieguo<br />

dell’opera verrà precisato come «sensibilità, elemento del<br />

godimento, egoismo». E tuttavia, proprio nello sviluppo che<br />

subito viene dato, in Totalità e infinito, alla tematica della<br />

separazione (nonché a quella, a essa inevitabilmente collegata,<br />

della relazione) iniziano a emergere sia interessanti<br />

analogie che sostanziali differenze, non solo rispetto all’impostazione<br />

rosenzweighiana, ma anche nei confronti<br />

delle posizioni assunte in proposito da altri pensatori ebrei<br />

del Novecento.<br />

Il punto decisivo del contendere diviene, qui, la questione<br />

del linguaggio. Nel linguaggio, infatti, si realizza un movimento<br />

che permette di collegare quegli elementi che, nonostante<br />

il loro legame, rimangono reciprocamente separati.<br />

Come Levinas dice, il linguaggio attua una relazione «in cui<br />

i termini [della relazione] si “assolvono” dalla relazione -<br />

rimangono assoluti nella relazione». Giacché, «senza questa<br />

assoluzione, la distanza assoluta della metafisica sarebbe<br />

illusoria» (p. 62). E d’altronde, a ben vedere, l’idea di un<br />

linguaggio in cui il rapporto “si fa” pur mantenendo la<br />

separazione è ciò che accomuna tutti i diversi sforzi della<br />

riflessione ebraica del Novecento. La necessità di garantire<br />

una relazione, senza che essa comporti il sacrificio dei<br />

termini fra loro connessi; la necessità di farlo ripensando<br />

radicalmente, sulla base di una rinnovata considerazione<br />

della parola biblica, la nozione di linguaggio, è un compito<br />

che vediamo assunto sia da Cohen che da Buber, sia da<br />

Rosenzweig che dal giovane Benjamin. Nessuna delle<br />

soluzioni proposte da questi pensatori, tuttavia, è accolta, in<br />

effetti, da Levinas. La via che egli percorre, cioè, pur<br />

realizzando anch’essa una possibilità autentica dell’ebraismo,<br />

risulta decisamente diversa da quella degli altri pensatori<br />

ebrei che lo hanno preceduto.<br />

Ciò che è in gioco, nella prospettiva aperta da Totalità e<br />

infinito, non è più soltanto il problematico nesso di separazione<br />

e linguaggio, il fatto cioè che, nel discorso, si mantenga<br />

una separazione pur nel legame che la parola instaura.<br />

Ciò che è in gioco, più propriamente, è il senso stesso di<br />

questa separazione, la sua propria “modalità”. L’attuarsi,<br />

nel linguaggio, di un rapporto di separazione non si dà<br />

all’interno del linguaggio, non è “intralinguistico”, non si<br />

pone in una dimensione “orizzontale” (dimensione che<br />

richiede sempre, cioè, un orizzonte, un contesto che la<br />

ricomprenda); essa si esplicita, piuttosto, “attraverso il<br />

linguaggio al di là del linguaggio”, in una dimensione<br />

“verticale” che mette in questione le parole stesse che la<br />

dicono, che «disfa» (la formulazione è appunto levinasiana)<br />

le forme stesse in cui si offre nel suo farsi.<br />

PROFILO<br />

13<br />

Così, anzitutto in Totalità e infinito, si realizza l’incrocio<br />

dell’orizzontalità della parola parlata, che bisogna pur sempre<br />

attraversare, con la verticalità cui ci rinvia la provenienza<br />

stessa di questa parola, in quanto parola mai completamente<br />

mia, mai dominata e dominabile, ma sempre originata<br />

in altro, in un’alterità che s’impone nell’espressività del<br />

suo volto. La riflessione sul linguaggio delinea dunque un<br />

nuovo senso di separazione, tradito dalle categorie usate da<br />

Cohen e da Buber, non pienamente colto neppure da Rosenzweig:<br />

la separazione di colui che si rivela insieme e prima<br />

del suo rivelarsi in parole, e che tuttavia possiede una sua<br />

espressività - la separazione “etica”. Questo è il punto (la<br />

distinzione fra una separazione che si attua “nel” linguaggio e<br />

una separazione che “attraversa” il linguaggio, mettendone in<br />

luce un altro senso) in cui, a ben vedere, si compie anche<br />

(tenendo conto delle dovute differenze d’impostazione) il «contatto<br />

nel cuore di un chiasmo» fra Levinas e Derrida.<br />

Il tema della trascendenza è certamente<br />

il nucleo centrale della<br />

filosofia di Levinas. Come egli<br />

stesso scrive all’inizio di Altrimenti<br />

che essere, i molteplici<br />

concetti che ha elaborato come<br />

alterità, volto, infinito, temporalità,<br />

linguaggio, soggettività,<br />

prossimità, passività, sostituzione,<br />

ossessione ecc. sono funzio-<br />

Trascendenza<br />

ed enigma<br />

di<br />

Giovanni Ferretti<br />

nali al tentativo di riuscire a «dire la trascendenza», sia pure<br />

«in un Dire affannoso che trattiene il proprio respiro [...]<br />

“dice” prima di riposarsi sul proprio tema» (Altrimenti che<br />

essere, p. 19).<br />

Non si tratta ovviamente più della vecchia trascendenza<br />

“metafisica”, dichiarata morta da Nietzsche o “superata” da<br />

Heidegger, ma neppure di quella nuova forma di trascendenza<br />

teologica che cerca di farsi valere nelle pieghe della<br />

“differenza ontologica” predicata da quest’ultimo; quasi<br />

che Dio potesse nuovamente pensarsi e dirsi una volta che<br />

la verità dell’essere sia stata fatta emergere dall’oblio in cui<br />

è caduta con il pensiero occidentale. Per Levinas, infatti, la<br />

trascendenza autentica si può dire solo se si riesce ad andare<br />

“al di là” dell’intero piano dell’essere, nel campo inesplorato<br />

ed enigmatico dell’“altrimenti che essere”. Ove - è<br />

importante notarlo - l’essere dell’ontologia occidentale che<br />

Levinas intende trascendere è l’essere che coincide con ciò<br />

che si manifesta, dato che gli sarebbe essenziale il venire alla<br />

luce, il presentarsi ad una coscienza. Donde la dichiarazione<br />

programmatica che apre significativamente l’opera sopra<br />

citata: «Intendere un Dio non contaminato dall’essere è una<br />

possibilità umana non meno importante e non meno precaria<br />

di quella di trarre l’essere dall’oblio in cui sarebbe caduto<br />

nella metafisica e nell’ontoteologia» (ibidem, p. 2).<br />

Due sono le vie, tra loro strettamente connesse, lungo le<br />

quali Levinas cerca di andare “al di là dell’essere” per<br />

aprire in qualche modo il campo alla trascendenza teologica:<br />

la via dell’alterità altrui e la via della soggettività<br />

responsabile. La prima è esplorata soprattutto in Totalità<br />

e infinito; la seconda soprattutto in Altrimenti che essere.<br />

Ciò che le accomuna è il fatto che sia l’alterità altrui sia<br />

la soggettività responsabile non si dicono in termini


ontologici, di manifestazione o com-prensione, bensì in<br />

termini di relazione etica. “Altri” è trascendente ogni<br />

nostra presa concettuale, fino al punto di fare esplodere lo<br />

stesso orizzonte trascendentale della coscienza, perché<br />

come “volto” nudo e indigente ci interpella instaurando<br />

una relazione etica che non ha nulla a che fare con la comprensione<br />

o il dominio. Da parte sua, il soggetto responsabile<br />

è tale solo in quanto è caratterizzato dal “disinteresse”;<br />

un termine che Levinas scrive con stacchi, “disinteresse”,<br />

per sottolineare che l’uomo disinteressato si<br />

svincola dall’ambito della logica del conatus essendi<br />

propria degli esseri.<br />

La “signoria” della trascendenza di Altri e la “gloriosa”<br />

testimonianza del soggetto responsabile disinteressato<br />

costituiscono per Levinas il «luogo o non<br />

luogo» ultra-ontologico in cui «Dio può venire all’idea»;<br />

ma ciò può avvenire solo e sempre nel modo<br />

dell’ “enigma”. Una figura, questa, che domina tutto<br />

il discorso di Levinas sulla trascendenza, a partire dal<br />

celebre saggio Enigma e fenomeno del 1965. La trascendenza<br />

divina non può infatti darsi in alcun modo<br />

come fenomeno, cioè come presenza disvelata e tematizzata;<br />

essa ci “visita” bensì nell’elevatezza della<br />

trascendenza altrui o nel Dire-dedizione del soggetto<br />

responsabile, ma ce ne si può avvedere solo quando è<br />

già irrecuperabilmente passata, come ciò che ha scompigliato<br />

tutto l’ordine dei fenomeni d’essere ma senza<br />

lasciare di sé se non la “traccia” di tracce cancellate<br />

per sempre. L’enigma è quindi un «modo di manifestarsi<br />

senza manifestarsi», per semplice accenno; ciò che ci<br />

visita in tal modo può essere riconosciuto solo «se si<br />

vuole», liberamente; infatti non si impone come presenza<br />

disvelata, bensì come «mantenendo l’incognito».<br />

Nell’enigma, osserva Levinas, il “senso esorbitante” si<br />

eclissa nella sua stessa apparizione, perde ogni luce, dato<br />

che ciò che ne resta nel fenomeno lo smentisce, lo<br />

confuta, in qualche modo lo “perseguita”. Per questo,<br />

rifacendosi a Kierkegaard, egli dirà che la verità della<br />

trascendenza non può che essere perseguitata. «Il Dio di<br />

Kierkegaard che si rivela solo per essere perseguitato e<br />

misconosciuto, che si rivela solo nella misura in cui è<br />

inseguito [...] diventa il luogo stesso della verità. [...]<br />

“Verità perseguitata” non è soltanto “consolazione religiosa”,<br />

ma il disegno originario della trascendenza».<br />

C’è una frase di Etica come filoso-<br />

Il principio<br />

fia prima che mi ha sempre, a ogni<br />

giustificazione<br />

(ri)lettura, particolarmente colpito:<br />

«Non già perché l’essere anziché<br />

il nulla, ma in che modo l’essere<br />

si giustifica». Come tutte le tesi<br />

cruciali, anche quella qui indicata<br />

di<br />

sollecita a riflessioni aperte, libere<br />

Sergio Moravia<br />

dall’oggettiva “lettera” del testo.<br />

A me interessa in primo luogo quel<br />

“si giustifica”. Si tratta di un’espressione che, per molti, ha<br />

essenzialmente una valenza fondazionale-cognitiva: un po’<br />

come se, nella frase levinasiana, il filosofo si chiedesse a<br />

quali condizioni l’essere si dà, o si dà da pensare.<br />

Io credo però che si possa proporre anche un’interpretazio-<br />

PROFILO<br />

14<br />

ne diversa sia del verbo che dell’intera frase: un’interpretazione<br />

di tipo etico. Che cosa vuol dire, nel linguaggio<br />

ordinario, “giustificarsi”? Vuol dire cercare le ragioni/<br />

valori che legittimano l’adozione di una certa condotta o di<br />

certe credenze. Da questo punto di vista, in Levinas la<br />

giustificazione potrebbe riguardare i princìpi che permettono<br />

di cogliere e accertare l’essere nella sua verità.<br />

Però, attenzione. Non va trascurato il fatto che nella proposizione<br />

in questione Levinas si interroga non sul modo in cui<br />

l’uomo giustifica il darsi e la verità dell’essere, bensì sul<br />

modo in cui l’essere stesso si giustifica. L’orizzonte è<br />

dunque “ontologico”. Purtuttavia quel verbo mi pare aprire<br />

anche ad un orizzonte, appunto, “etico”. È come se dall’essere,<br />

benché accostato con la consapevolezza della sua<br />

radicale aseità, ci si aspettasse non una pura auto-notifica del<br />

suo darsi, ma un manifestarsi secondo una prospettiva<br />

veritativa e giustificativa: dunque, in più sensi, etica.<br />

Sotto questo profilo, il suggerimento levinasiano pare il<br />

seguente. L’essere non è una res che si proponga in una sorta<br />

di impassibile e autosufficiente evidenza. È, invece, un<br />

principio che deve “avverarsi” attraverso un certo impegno,<br />

attraverso certe modalità. L’(auto)giustificazione dell’essere,<br />

pertanto, si presenta nella forma dell’“evento”, e più<br />

precisamente dell’evento “etico” - se è vero che l’eticità<br />

allude ad un essere/agire che si realizza in rapporto ad un<br />

adempimento secondo giustizia.<br />

Vorrei ora fare un passo innanzi, non tanto a proposito del<br />

pensiero di Levinas quanto a partire da esso. Vorrei proporre<br />

di cogliere nel principio della “giustificazione” dell’essere<br />

la metafora della giustificazione di un altro soggetto. La mia<br />

tesi è che, pur riferendosi all’essere, la frase levinasiana ci aiuta<br />

a pensare allo stesso soggetto umano. Anche l’uomo - soprattutto<br />

l’uomo - è quell’ente che “cerca di giustificarsi”.<br />

Non ho, finora, mai trovato una definizione dell’uomo più<br />

intensa di questa. Essa mi pare più vera perfino di quella<br />

evocata dall’imperitura domanda di Amleto. In effetti l’uomo<br />

non è chiamato - o non primariamente, non esclusivamente<br />

- a scegliere tra l’essere e il non-essere, una scelta che<br />

rischia di passare sopra la testa dei soggetti esistenti (la cui<br />

vita deve cimentarsi con altri interrogativi, forse meno<br />

estremi/fascinosi, ma certo più legati all’aspra realtà intramondana,<br />

fatta spesso di vicende particolari/concrete irriducibili<br />

sia all’essere che al non-essere). L’uomo è chiamato,<br />

invece, a ricercare delle “ragioni” - naturalmente in<br />

un’accezione molto peculiare del termine - del proprio<br />

operari determinato e “locale”. È chiamato, per l’appunto,<br />

a “giustificarsi”, cioè a trovare princìpi che diano una forma<br />

e un contenuto lato sensu morale al suo essere-nel-mondo<br />

e al suo con-essere con gli altri.<br />

Sia ben chiaro: “cercare di giustificarsi” non è sinonimo di<br />

“cercare la giustificazione” - tanto meno di “portare la<br />

giustificazione”. In effetti, queste due ultime espressioni<br />

rinviano ad un orizzonte criteriologico e assiologico “già<br />

dato”: “cercare (o portare) la giustificazione” vuol dire<br />

cercare una “corrispondenza” tra il nostro agire e tavole di<br />

valori “già scritti”, e quindi solo “da ritrovare”. Invece il<br />

perseguimento del “giustificarsi” (dove già la sostituzione<br />

di questo verbo al sostantivo “giustificazione” esprime<br />

l’impegno di un “agire” aperto e dall’esito non garantito)<br />

implica la ricerca di una giustezza etica non nota a priori<br />

entro la complessità - unlawful e amorale - della vita.


Implica, insomma, il navigare a vista di un navigante che<br />

vuole ovviamente arrivare al porto, ma senza conoscere con<br />

precisione l’ubicazione del porto medesimo.<br />

Il principio del giustificarsi si riferisce, in conclusione, ad un<br />

tipo d’uomo da un lato privo di tutori celesti, dall’altro<br />

abitato dall’ineludibile vocazione a interrogarsi, a processarsi,<br />

a mettersi in discussione e alla prova. Come la volontà<br />

di sapere, anche la volontà di giustificarsi è propria di quel<br />

soggetto che, nello stesso tempo, si avverte altro e diverso<br />

rispetto alla realtà che sta attraversando ma che, ciò<br />

nonostante, intende dare “un senso” al proprio viaggio e,<br />

forse, trovare anche un senso “di” tale viaggio.<br />

Levinas<br />

e la filosofia<br />

dell’hitlerismo<br />

di<br />

Bruno Moroncini<br />

PROFILO<br />

Uno dei meriti più grandi di<br />

Emmanuel Levinas consiste<br />

nell’averci offerto, già a partire<br />

dalla metà degli anni<br />

Trenta, la chiave concettuale<br />

per comprendere l’epoca<br />

in cui siamo e circoscrivere<br />

il male di cui soffre il nostro<br />

secolo. È intorno al concetto<br />

di limite e al suo spostamento<br />

che si gioca fra il ’34 e il<br />

’36 la riflessione levinasiana.<br />

Nella filosofia tradizionale,<br />

scrive Levinas nel saggio<br />

sull’“evasione” (De<br />

l’évasion, 1935; trad. it. Dell’evasione,<br />

Reggio Emilia<br />

1984), ciò che per il soggetto<br />

rappresentava il limite della<br />

sua comprensione e del suo<br />

agire era costituito dal mondo<br />

o dal non io: il conflitto si<br />

dava sempre fra l’uomo e<br />

Reparti militari a un discorso del Führer<br />

l’essere, mai fra l’uomo e se<br />

stesso. Anche nella lotta più cruenta, l’uomo non perdeva la<br />

propria autosufficienza, non vedeva messo a rischio l’ideale<br />

dell’identità di sé con sé.<br />

In cosa consiste il cambiamento in atto nel nostro secolo?<br />

Nel fatto, risponde Levinas, che il limite non affetta più il<br />

soggetto dall’esterno, ma s’insedia nel cuore stesso del suo<br />

essere. A essere preso nell’ingranaggio incomprensibile<br />

dell’ordine universale, a essere afferrato dalla mobilitazione<br />

totale non è più l’individuo che non è ancora padrone di<br />

se stesso e che, quindi, lotta contro il mondo per raggiungere<br />

o ripristinare l’autosufficienza, bensì proprio la persona già<br />

libera e autonoma. Essa si vede consegnata irrimediabilmente<br />

alla propria esistenza temporale, al proprio essere qui<br />

e ora. Il soggetto non è più libero di fronte al mondo, ma si<br />

15<br />

scopre incatenato alla propria determinatezza empirica.<br />

L’indiscernibilità fra il soggetto e il suo essere mondano fa<br />

in modo che il limite sia incontrato dall’uomo al suo stesso<br />

interno o che il soggetto sia limite a se stesso. Ciò comporta,<br />

secondo Levinas, una nuova posizione filosofica: se la<br />

filosofia tradizionale dell’Occidente, pur restando legata ad<br />

una prospettiva ontologica, cioè al principio dell’identità<br />

dell’essere, riconosceva tuttavia la differenza fra il soggetto<br />

e il mondo, fra la libertà umana e la brutale opacità dell’ente,<br />

la nuova filosofia dovrà caratterizzarsi per la cancellazione<br />

di quella differenza e per aver posto il limite all’interno del<br />

soggetto. Esiste questa filosofia del nostro tempo, è già stata<br />

pensata? Un anno prima, nel<br />

1934, Levinas aveva pubblicato<br />

un breve testo dal titolo<br />

inquietante: Quelques réflexions<br />

sur la philosophie<br />

de l’hitlerisme (Qualche riflessione<br />

sulla filosofia dell’hitlerismo,<br />

pubblicato su<br />

«Esprit» e riedito in «Les<br />

Cahiers de l’Herne», Parigi<br />

1991, pp. 154-160). L’attacco<br />

ha del folgorante: la filosofia<br />

dell’hitlerismo, vi si<br />

afferma, è una filosofia primaria,<br />

riguarda i fondamenti.<br />

Nessun dubbio che gli<br />

enunciati del nazionalsocialismo<br />

siano miserabili e che<br />

esso non sia nulla di più che<br />

il risveglio di sentimenti elementari.<br />

Ma il punto è che<br />

proprio i sentimenti elementari<br />

nascondono una filosofia,<br />

cioè l’attitudine di un’anima<br />

di fronte al mondo e al<br />

proprio destino. È in questo<br />

senso, dunque, che l’hitlerismo<br />

è una filosofia e mette in<br />

questione i princìpi stessi<br />

della civiltà.<br />

La civiltà europea, scrive<br />

Levinas anticipando i temi<br />

dello scritto sull’“evasione”,<br />

si è basata fino a ora<br />

sullo spirito della libertà:<br />

l’uomo era ritenuto capace di rinnovarsi eternamente.<br />

Da questo punto di vista ciò che caratterizza la civiltà<br />

europea, secondo Levinas, è l’assenza di storia: il<br />

tempo porta infatti con sé l’irreparabile, pone l’uomo<br />

di fronte al fatto compiuto, di fronte allo strapotere di<br />

un passato immodificabile. È evidente, dal punto di<br />

vista di Levinas, che quanto più si resta legati ad una<br />

prospettiva ontologica, tanto più il contrasto tragico<br />

fra la libertà e il tempo si accentua. Di conseguenza,<br />

secondo Levinas, contro l’ontologismo greco, il giudaismo<br />

apporta un messaggio di libertà assoluta: per il<br />

giudaismo la scelta già compiuta non può mai trasformarsi<br />

in un destino: l’uomo conserva sempre una<br />

possibilità di rimetterla in questione.


Il liberalismo moderno attenua solamente l’aspetto drammatico<br />

ed eroico di questa concezione della libertà, ma ne<br />

conserva il nucleo sotto la forma della libertà sovrana della<br />

ragione. Lo strappo con la civiltà europea si ha soltanto<br />

quando la determinazione storico-concreta nella quale l’uomo<br />

si trova a essere cessa di venire concepita come meramente<br />

contingente e costituisce il fondo stesso del suo<br />

essere; quando, in altri termini, l’essenza dell’uomo non<br />

consiste più nella libertà, ma nel suo essere corporeo. Per la<br />

nuova filosofia il corpo non è più un accidente che ci pone<br />

in rapporto con il mondo implacabile della materia, ma ciò<br />

che aderisce, fino all’indiscernibilità, al soggetto. Questa<br />

aderenza vale ormai per se stessa. Il biologico, quindi, con<br />

tutto quel che comporta di fatalità, non è più solo uno dei<br />

possibili oggetti della vita spirituale, ma il suo stesso<br />

cuore. D’ora in poi essere uomini non consisterà più nel<br />

librarsi al di sopra del mondo delle contingenze, bensì<br />

nel prendere coscienza di questo incatenamento originario<br />

e ineluttabile al corpo, nell’assumere e nell’accettare<br />

questo incatenamento. Questa è la filosofia del nostro<br />

tempo: la riduzione della vita spirituale alla vita tout<br />

court, alla nuda vita naturale.<br />

La nota aggiunta da Levinas nel ’91 per la ristampa del suo<br />

scritto svela però l’arcano dell’attribuzione di una portata<br />

filosofica al nazismo: la vera filosofia dell’hitlerismo è, in<br />

realtà, l’ontologismo heideggeriano nella misura in cui la<br />

nozione centrale che lo caratterizza è quella dell’essere per<br />

il quale nel suo essere ne va del suo stesso essere o, come<br />

traduce Levinas, dell’«étre soucieux d’étre», cioè dell’essere<br />

che ha cura dell’essere, che ha dell’essere nient’altro che<br />

i suoi modi d’essere. Come ha notato Giorgio Agamben, che<br />

di recente ha posto l’attenzione sullo scritto levinasiano del<br />

’34 (Homo sacer, Torino 1995, pp. 167-170), nella categoria<br />

della fatticità o della vita fattizia, elaborata da Heidegger<br />

già negli anni Venti, si affermava l’indiscernibilità fra la vita<br />

e le sue situazioni effettive, fra l’essere e i suoi modi<br />

Emmanuel Levinas (Kaunas 1906 - Parigi<br />

1995), dopo essere stato al centro della prima<br />

diffusione della fenomenologia husserliana e<br />

dell’ontologia heideggeriana nella Francia<br />

degli anni Trenta, nell’immediato dopoguerra<br />

s’è imposto come autore di un’opera filosofica<br />

originale che, animata da un costante e<br />

decisivo riferimento alla tradizione ebraica,<br />

si propone di ritrovare nell’etica il senso<br />

ultimo dell’intelligibilità filosofica.<br />

Se negli scritti dell’immediato dopoguerra,<br />

dedicati alla critica dell’anonimato dell’essere<br />

in generale che ingloba e minaccia gli<br />

esistenti (Dall’esistenza all’esistente del 1947<br />

e Il tempo e l’altro del 1948), il primato<br />

filosofico dell’etica è ancora implicito, è con<br />

la pubblicazione di Totalità e infinito. Saggio<br />

sull’esteriorità nel 1961 che esso diventa il<br />

centro della proposta filosofica di Levinas.<br />

Attraverso il rapporto etico con l’altro uomo,<br />

manifestantesi nel suo volto, il sapere filosofico<br />

si apre all’unica esteriorità irriducibile<br />

all’interiorità dell’io. L’etica è l’unica possibile<br />

affermazione della trascendenza.<br />

Ma come dire questa trascendenza dell’Altro<br />

che la filosofia ha inevitabilmente tendenza a<br />

imprigionare nell’immanenza dell’essere? A<br />

PROFILO<br />

Nota biografica e bibliografia italiana delle opere in volume<br />

questo problema è dedicato il secondo opus<br />

magnum di Levinas, Altrimenti che essere o al di<br />

là dell’essenza (1974), in cui il linguaggio adeguato<br />

alla trascendenza si rivela del tutto irriducibile<br />

al linguaggio ontologico proprio della<br />

tradizione filosofica, e non a caso trova un’insostituibile<br />

fonte di ispirazione nel linguaggio etico-religioso.<br />

In questo senso gli scritti “confessionali”<br />

di Levinas, attento studioso del<br />

Talmud e attivo protagonista della ricostruzione<br />

dell’ebraismo dopo lo sterminio (cfr.<br />

soprattutto Difficile libertà del 1963, nonché<br />

negli anni successivi i diversi volumi di letture<br />

talmudiche), hanno anch’essi una decisiva<br />

portata filosofica.<br />

Dopo Altrimenti che essere - opera che ha<br />

consacrato la notorietà di Levinas e l’importanza<br />

del suo pensiero - Levinas ha pubblicato<br />

numerose raccolte di saggi filosofici, tra<br />

cui va almeno segnalato Di Dio che viene<br />

all’idea del 1982, che fornisce non poche<br />

integrazioni alle due opere maggiori.<br />

La traccia dell’altro. Scorciatoie, Pironti,<br />

Napoli 1979.<br />

Totalità e infinito. Saggio sull’esteriorità, Jaca<br />

Book, Milano 1980.<br />

16<br />

d’essere, consumandosi in tal modo le distinzioni dell’antropologia<br />

tradizionale: spirito e corpo, io e mondo, ragione<br />

e animalità. La fatticità non è un nuovo nome per la<br />

contingenza secondo cui qualcosa può essere in un modo o<br />

in un altro, ma indica il carattere deietto dell’uomo: il suo<br />

aver da essere il modo d’essere che gli è toccato d’essere. La<br />

deiezione comporta, quindi, l’assunzione decisa del modo<br />

d’essere o della situazione effettiva in cui l’uomo si trova, la<br />

trasformazione, in altri termini, di ciò che è destino, dote e<br />

fatalità, in compito.<br />

Non è questa la sede per discutere la responsabilità effettiva<br />

di Heidegger nei confronti del nazismo o la corrispondenza<br />

fra il suo pensiero e la filosofia dell’hitlerismo. Quel che<br />

vorremmo suggerire, rendendo in tal modo giustizia a<br />

Levinas, è che, nonostante la sconfitta storica, la filosofia<br />

dell’hitlerismo, individuata dal filosofo francese nell’atto<br />

della sua stessa nascita, è ancora la filosofia del nostro<br />

tempo. Sotto le mentite spoglie di un umanesimo democratico<br />

che afferma il diritto illimitato dell’uomo a “preoccuparsi”<br />

della propria felicità, cioè del suo modo d’essere<br />

mondano e temporale, la filosofia hitleriana continua a<br />

vincere la guerra con la civiltà europea. Vince spostando<br />

ulteriormente il limite: se il corpo, il biologico in quanto tale,<br />

era il limite cui era rimessa irrimediabilmente la libertà<br />

umana, ora è in nome di un’idea stravolta della libertà che<br />

ci si impegna a sfondare i limiti corporei (cfr. G. Frasca, La<br />

scimmia di Dio, Genova 1996). La manipolazione genetica<br />

in tutte le sue forme tende a cancella re i limiti biologici del<br />

corpo - nascita, morte, dolore e godimento - in vista della sua<br />

immortalità e impassibilità. Ma è proprio questa libertà<br />

assoluta di infrangere i limiti biologici, di andare oltre il<br />

corpo naturale e verso il corpo cibernetico e mediale,<br />

che, ben al di là del nazismo storico, consegna definitivamente<br />

l’uomo al proprio corpo e che conferma che il<br />

fondamento della nostra epoca poggia ancora sulla filosofia<br />

dell’hitlerismo.<br />

Quattro letture talmudiche, Il Melangolo,<br />

Genova 1982.<br />

Altrimenti che essere o al di là dell’essenza, Jaca<br />

Book, Milano 1983.<br />

Nomi propri, Marietti, Casale Monferrato 1984.<br />

Etica e infinito. Dialoghi con Philippe Nemo,<br />

Città Nuova, Roma 1984.<br />

Umanesimo dell’altro uomo, Il Melangolo,<br />

Genova 1985.<br />

Di Dio che viene all’idea, Jaca Book,<br />

Milano 1986.<br />

Dall’esistenza all’esistente, Marietti, Casale<br />

Monferrato 1986.<br />

L’aldilà del versetto. Letture e discorsi talmudici,<br />

Guida, Napoli 1986.<br />

Difficile libertà. Scritti sul giudaismo, La<br />

scuola, Brescia 1986.<br />

Dal sacro al santo. Cinque nuove letture<br />

talmudiche, Città Nuova, Roma 1986.<br />

Il tempio e l’altro, Il Melangolo, Genova<br />

1987.<br />

Etica come filosofia prima (in collab. con A.<br />

Peperzak), Guerini e Associati, Milano 1989.<br />

Trascendenza e intelligibilità, Marietti, Genova<br />

1990.<br />

Fuori dal soggetto, Marietti, Genova 1992.<br />

Su Blanchot, Palomar, Bari 1994.


Lo Hegel-Archiv dell’Universi-<br />

Lo Hegel Archiv<br />

tà di Bochum, fondato nel 1958 e<br />

aggregato dal 1968 all’Istituto di<br />

Filosofia dell’Università di Bochum,<br />

è il luogo dove viene elaborata<br />

la nuova edizione completa,<br />

storico-critica, delle opere di<br />

di<br />

Hegel, curata in collaborazione<br />

Christoph Jamme<br />

con la Deutsche Forschungsgemeinschaft<br />

su commissione dell’Accademia<br />

delle scienze del Nord-Reno - Westfalia (Düsseldorf).<br />

La cura di questa edizione nel suo complesso è seguita da<br />

una Commissione-Hegel, appartenente in precedenza alla Deutsche<br />

Forschungsgemeinschaft e attualmente all’Accademia<br />

renano-westfalica. I curatori dei singoli volumi sono di regola i<br />

collaboratori scientifici che lavorano all’edizione, sotto la direzione<br />

di Otto Pöggeler, presso lo Hegel-Archiv (attualmente:<br />

Friedrich Hogemann, Wolfgang Bonsiepen, Hans-Christian<br />

Lucas, Helmut Schneider,<br />

Christoph Jamme, e inoltre il<br />

dr. Köhler e il dr. Gawoll).<br />

La nuova edizione delle opere<br />

di Hegel, si è delineata anzitutto<br />

in base alle carenze delle<br />

edizioni precedenti, in particolare<br />

alle insufficienze dell’“Edizione<br />

dell’associazione<br />

degli amici”, che venne allestita<br />

dagli allievi di Hegel subito<br />

dopo la morte del maestro, e<br />

che condizionò la ricezione di<br />

Hegel fino al XX secolo. Questa<br />

edizione venne approntata<br />

nella più grande fretta, sfruttando<br />

abilmente il grande interesse<br />

per Hegel. Di ciò risentirono<br />

non solo i singoli testi, ma<br />

anche la concezione complessiva.<br />

Poiché l’attività di insegnamento<br />

di Hegel a Berlino<br />

divenne decisiva per la storia<br />

degli effetti della sua filosofia, l’edizione dei corsi corrispondenti<br />

costituì fin dall’inizio il centro dichiarato dell’edizione dell’associazione<br />

degli amici. L’edizione presentava queste lezioni in<br />

una singolare compiutezza: non ne venne solo levigato lo stile<br />

ma si compilarono fonti prime, tarde, autobiografiche e di altro<br />

tipo, senza dare informazioni particolari circa la provenienza dei<br />

materiali e la loro preparazione. L’opera hegeliana che, diversamente<br />

da quella, poniamo, di Kant non aveva avuto in prima<br />

linea una ricezione attraverso gli scritti pubblicati ma anzitutto<br />

attraverso le lezioni, doveva essere canonizzata; doveva apparire<br />

più sistematica di quanto non fosse riuscita allo stesso Hegel.<br />

Gli interventi redazionali e stilistici degli amici nella configurazione<br />

del testo delle opere a stampa di Hegel sono numerosissimi<br />

e sono stati spesso criticati, e così pure il loro<br />

principio della compilazione nelle lezioni e la scelta, rigida<br />

nel suo insieme, dei testi. Gli allievi rendevano omaggio alla<br />

finzione di lezioni che avevano una configurazione definitiva,<br />

che però in Hegel non c’era.<br />

Facendo tesoro dell’esperienza dell’Edizione dell’associazione<br />

degli amici, la nuova edizione completa storico-critica delle<br />

SCHEDA<br />

I luoghi della filosofia<br />

Hegel e Dilthey<br />

a Bochum<br />

a cura di Massimo Mezzanzanica<br />

17<br />

opere di Hegel persegue uno scopo coscientemente modesto,<br />

cioè depurato da ogni “ideologia” estranea all’edizione. Secondo<br />

il modello voluto da Dilthey per l’edizione delle opere di<br />

Kant, la nuova edizione si basa non su un qualsivoglia principio<br />

sistematico ma su un principio rigorosamente storico-evolutivo:<br />

le opere (testi a stampa e manoscritti) non vengono ordinate in<br />

sezioni ma cronologicamente, sulla base di un’interpretazione<br />

storico-evolutiva (sostenuta da metodi di statistica delle sillabe)<br />

della filosofia hegeliana. In base a ciò si delineano di nuovo<br />

grandi gruppi “oggettivi” (“Scritti critici del periodo jenese”<br />

ecc.). Anche questa edizione viene dunque costruita in base a<br />

un’unità di lavoro filologico e filosofico, tuttavia non si tratta più<br />

di sostenere con il lavoro editoriale una determinata “immagine”<br />

della filosofia hegeliana affermandola anche politicamente;<br />

così - diversamente da quanto avviene ad esempio nell’edizione<br />

di Stoccarda delle opere di Hölderlin - anche le note rinunciano<br />

consapevolmente a ogni tipo di aiuto interpretativo e si limitano<br />

a indicare citazioni e letteratura citata, così come le introduzioni<br />

dei curatori hanno come oggetto<br />

solo la descrizione del<br />

manoscritto e la storia dell’origine<br />

del testo. Questo principio<br />

rigorosamente storicoevolutivo<br />

si è finora affermato<br />

anzitutto per quanto<br />

riguarda il periodo jenese,<br />

dove - prendendo le mosse<br />

da una nuova cronologia - si<br />

sono resi possibili prospettive<br />

del tutto nuove sullo sviluppo<br />

del sistema di Hegel.<br />

Dei 22 volumi della I sezione<br />

(“Opere”) ne sono finora usciti<br />

12; da ultimo sono apparsi<br />

nel 1990 il vol. 1 (Frühe Schriften<br />

Teil I, a cura di Friedhelm<br />

Nicolin e Gisela Schüler), il<br />

vol. 3 (Frühe Exzerpte, a cura<br />

di F. Nicolin e G. Schüler), il<br />

vol. 15 (Schriften und Entwürfe<br />

I, a cura di Friedrich Hogemann<br />

e Christoph Jamme) e il vol. 18 (Vorlesungsmanuskripte<br />

II, a cura di Walter Jaeschke). Tra breve dovrebbe uscire il vol.<br />

5 (Schriften und Entwürfe 1799-1808, a cura di Manfred<br />

Baum e Kurt Rainer Meist), mentre è iniziata la preparazione<br />

del vol. 14 (Grundlinien der Philosophie des Rechts, a<br />

cura di Elisabeth Weisser-Lohmann) e del vol. 22 (a cura di<br />

Hans-Christian Lucas e Wolfgang Bonsiepen).<br />

Separatamente dalla I sezione delle “opere” verrà elaborato<br />

l’insieme delle “Lezioni”. È qui che l’eredità dell’Edizione<br />

dell’associazione degli amici si fa sentire in modo più pesante.<br />

Attualmente si sta ancora cercando un criterio di base per il<br />

metodo più appropriato dell’edizione delle trascrizioni delle<br />

lezioni berlinesi di Hegel; è tuttavia certo che la compilazione e<br />

la redazione filosofico-politica degli amici non può essere<br />

ripetuta. Se a essa vada sostituita una pubblicazione puramente<br />

seriale di tutti i manoscritti che sono stati conservati o se sia più<br />

vantaggiosa l’integrazione - suggerita da molte ragioni - di<br />

molteplici trascrizioni dei corsi di un annata in “testi d’annata”<br />

o la sintesi di diverse annate in una connessione progressiva<br />

(come nel caso dell’edizione dell’associazione degli amici, solo


con una più forte considerazione del principio della differenziazione<br />

storico-evolutiva): questo è un problema che non è stato<br />

ancora discusso in tutti i suoi dettagli. Con una serie di edizioni<br />

preliminari di trascrizioni scelte (apparsa presso l’editore Felix<br />

Meiner, Hamburg, a partire dal 1983) vengono attualmente<br />

elaborati modelli di procedimenti adeguati per l’edizione delle<br />

trascrizioni dei corsi all’interno delle Gesammelte Werke. (Una<br />

prima visione d’insieme di tutto il materiale conservato relativamene<br />

ai corsi hegeliani si trova in «Hegel-<strong>Studi</strong>en», 26, 1991).<br />

Accanto all’edizione delle opere hegeliane, la loro interpretazione<br />

costituisce il secondo punto fondamentale del lavoro dell’Hegel-Archiv.<br />

Una serie di convegni ha cercato di elaborare le sue<br />

condizioni interne ed esterne per i diversi campi del filosofare<br />

hegeliano. Una documentazione di questo lavoro si trova nei<br />

volumi collettanei: Homburg von der Höhe in der deutschen<br />

Geistesgeschichte, Frankfurt aber ist der Nabel dieser Erde,<br />

Mainz - Centralort des Reiches, O Fürstin der Heimat! Glückliches<br />

Stutgard (Klett-Cotta, Stoccarda 1981). E anche nelle<br />

opere: Hegels Rechtsphilosophie im Zusammenhang der europäischen<br />

Verfassungsgeschichte (a cura di Hans-Christian<br />

Lucas e Otto Pöggeler, Frommann-Holzboog, Stoccarda 1986)<br />

e Logik und Geschichte in Hegels System (a cura di Hans-<br />

Christian Lucas e Guy Planty-Bonjour, Frommann-Holzboog,<br />

Stoccarda 1989). E inoltre nei volumi Kunsterfahrung und<br />

Kulturpolitik im Berlin Hegels e Welt und Wirkung von Hegels<br />

Ästhetik, entrambi curati da Annemarie Gethmann-Siefert e<br />

Otto Pöggeler (Bonn, Bouvier, 1983/1986). Allo studio del<br />

giovane Hegel sono dedicati i volumi Mythologie der Vernunft<br />

e Weg zum System, entrambi a cura di Ch. Jamme e Helmut<br />

Schneider (Suhrkamp, Francoforte s/M. 1984-1990). All’interno<br />

della serie «Hegel-<strong>Studi</strong>en Beihefte» sono apparsi da ultimo<br />

gli studi di Martin Bondeli (Hegel in Bern) e di Changyang Fan<br />

(Hegels Antigone Deutung). Va inoltre menzionato lo Jahrbuch<br />

für Hegelforschung, a cura di Helmuth Schneider.<br />

Quando Wilhelm Dilthey moriva, il<br />

La Dilthey-<br />

primo ottobre 1911, a causa di un’in-<br />

Forschungsstelle fezione contratta durante una vacanza<br />

presso lo Haus Salegg a Seis am<br />

Schlern, nel Sud-Tirolo, era senza<br />

dubbio annoverato tra i più stimati e<br />

influenti filosofi delle università te-<br />

di<br />

desche. Il suo nome era però poco<br />

Hans Ulrich Lessing<br />

familiare ad un pubblico di più ampie<br />

dimensioni, a cui egli era noto tutt’al<br />

più per la sua celebre raccolta di saggi letterari Das Erlebnis und<br />

die Dichtung (Esperienza vissuta e poesia, 1906), sulla quale si<br />

sarebbero formate intere generazioni di germanisti. Nel mondo<br />

scientifico il nome di Dilthey era legato soprattutto a opere come<br />

il Leben Schleiermachers (Vita di Schleiermacher, 1870), la<br />

grande biografia, che avrebbe fatto epoca, del più importante fra<br />

i teologi protestanti moderni, la Einleitung in die Geisteswissenschaften<br />

(Introduzione alle scienze dello spirito, 1883), la<br />

Jugendgeschichte Hegels (Storia della gioventù di Hegel, 1905),<br />

il saggio Der Aufbau der geschichtlichen Welt in den Geisteswissenschaften<br />

(La costruzione del mondo storico nelle scienze<br />

dello spirito, 1910), e inoltre ad un gran numero di importanti<br />

studi e saggi di filologia, psicologia, pedagogia, poetologia,<br />

storia della letteratura e della cultura, pubblicati in gran parte in<br />

SCHEDA<br />

18<br />

luoghi sparsi, tra cui alcune riviste di difficile reperibilità e i<br />

resoconti delle sedute dell’Accademia delle scienze di Berlino.<br />

Heidegger ha ricordato come, per poter studiare i saggi sistematici<br />

di Dilthey, che non erano altrimenti accessibili, egli tornasse<br />

a casa carico dei pesanti volumi dell’Accademia. Inoltre, una<br />

gran parte dell’opera diltheyana non era ancora stata pubblicata<br />

e giaceva nei grandi armadi pieni di manoscritti dell’abitazione<br />

berlinese del filosofo.<br />

Un compito importante degli allievi che gli erano più vicini<br />

(G. Misch, B. Groethuysen, H. Nohl, P. Ritter) doveva<br />

dunque consistere nel rendere accessibile nella sua connessione<br />

quest’opera scientifica ampiamente dispersa, tanto<br />

significativa quanto stratificata. Il primo volume dell’edizione,<br />

fondata con questo scopo, progettata dapprima in otto<br />

e poi in dodici volumi, delle sue Gesammelte Schriften,<br />

apparve già nel 1914. Lo scoppio della prima guerra mondiale<br />

interruppe i lavori dell’edizione, che proseguì solo<br />

all’inizio degli anni Venti. Questa edizione in dodici volumi<br />

si concluse alla metà degli anni Trenta; il volume X,<br />

contenente il testo dei corsi di etica, venne pubblicato, come<br />

previsto originariamente, solo nel 1958, a cura di H. Nohl.<br />

Se fino a quel momento ci si era preoccupati anzitutto di<br />

presentare in forma conchiusa i testi e i libri essenziali già<br />

pubblicati - con l’eccezione della biografia di Schleiermacher e<br />

della raccolta Das Erlebnis und die Dichtung - a partire dal<br />

volume VII si fece ricorso in misura crescente al lascito inedito<br />

dell’ultimo Dilthey e lo si rese parzialmente noto. Sotto questo<br />

profilo l’edizione non voleva essere un’edizione completa<br />

storico-critica, ma si caratterizzava piuttosto come un’“edizione-officina”<br />

(K. Gründer), cioè un’edizione con cui gli<br />

allievi tentavano di condurre l’opera del maestro ad una<br />

conclusione che era rimasta preclusa all’autore.<br />

All’edizione in dodici volumi seguì, come singola iniziativa<br />

editoriale, la nuova edizione del Leben Schleiermachers, comprendente<br />

un tentativo di ricostruzione del proseguimento<br />

dell’opera in base agli ampi materiali presenti nel lascito, a cura<br />

di M. Redecker (1966-1970), prima che per iniziativa di K.<br />

Gründer diventasse possibile proseguire il progetto delle<br />

Gesammelte Schriften, con l’obiettivo primario di un’utilizzazione<br />

dell’intero lascito manoscritto al fine di poter<br />

ricostruire in modo il più possibile affidabile le intenzioni<br />

filosofico-scientifiche di Dilthey.<br />

U. Herrmann raccolse anzitutto in tre volumi gli articoli sparsi,<br />

redatti da Dilthey nel corso della sua attività di pubblicista.<br />

Mentre qui, sotto il titolo Zur Geistesgeschichte des 19. Jahrhunderts<br />

venivano raggruppati in tre volumi (usciti rispettivamente<br />

nel 1970, nel 1972 e nel 1974) testi già editi, e cioè schizzi<br />

biografici, corrispondenze letterarie, brevi saggi e recensioni,<br />

talora anonimi o firmati con pseudonimi, pubblicati da Dilthey<br />

in giornali e riviste tra il 1858 e il 1908, nei volumi XVIII, XIX<br />

e XX venivano dati alle stampe quasi esclusivamente testi inediti<br />

(soprattutto dal primo e medio periodo della sua attività), che<br />

portavano ad una revisione non inessenziale dell’immagine che<br />

sino ad allora si aveva di Dilthey. Con i volumi XVIII e XIX<br />

veniva intrapresa una ricostruzione genetico-sistematica<br />

della Einleitung in die Geisteswissenschaften, nella quale il<br />

volume XVIII (Die Wissenschaften vom Menschen, der<br />

Gesellschaft und der Geschichte, 1977), curato da H. Johach<br />

e F. Rodi, raccoglieva i lavori preliminari per la Einleitung.<br />

Questo volume presentava soprattutto testi di carattere<br />

gnoseologico e psicologico, legati al cosiddetto “trattato del


1875”, Über das <strong>Studi</strong>um der Geschichte der Wissenschaften<br />

vom Menschen, der Gesellschaft und dem Staat (Sullo<br />

studio della storia delle scienze dell’uomo, della società e<br />

dello Stato), e inoltre una prima, ampia elaborazione della<br />

psicologia descrittiva (ca. 1880). Il volume XIX (Grundlegung<br />

der Wissenschaften vom Menschen, der Gesellschaft und<br />

der Geschichte, 1982), curato ancora da H. Johach e F. Rodi,<br />

intraprese il tentativo di una ricostruzione della parte sistematica<br />

del secondo volume della Einleitung in die Geisteswissenschaften<br />

sulla base dei molteplici materiali che erano stati conservati.<br />

Il volume XX (Logik und System der philosophischen Wissenschaften),<br />

infine, curato da H.-U. Lessing e F. Rodi, offriva una<br />

scelta rappresentativa della trascrizione delle lezioni diltheyane<br />

di argomento sistematico, tra l’altro di quelle sulla logica e sul<br />

sistema delle scienze filosofiche, sulla logica e la teoria della<br />

conoscenza e sul sistema della filosofia, e completa così da<br />

questo punto di vista la ricostruzione del contenuto sistematico<br />

del secondo volume della Einleitung.<br />

Mentre il lavoro che dall’inizio degli anni Settanta si concretizzò<br />

nel proseguimento delle Gesammelte Schriften ebbe un carattere<br />

per così dire obbligatoriamente “secondario”, il filosofo di<br />

Bochum Frithjof Rodi - curatore dell’edizione, insieme a K.<br />

Gründer, a partire dal volume XVIII - riuscì, in condizioni di<br />

grande difficoltà e con un grande impegno personale, a dare<br />

all’edizione delle opere di Dilthey un quadro istituzionale che<br />

rendeva possibile una programmazione a più lunga scadenza.<br />

Così, dal 1983 - l’anno in cui, con una serie di congressi<br />

scientifici, venne ricordato il centocinquantesimo anniversario<br />

della nascita di Dilthey - il lavoro all’edizione delle Gesammelte<br />

Schriften veniva sostenuto da una Dilthey-Forschungsstelle<br />

annessa all’Istituto di Filosofia dell’Università di Bochum.<br />

Questo centro di ricerca è sostenuto finanziariamente dal 1985<br />

come progetto di lunga durata dalla comunità tedesca della<br />

ricerca scientifica. Il compito essenziale di questo piccolo<br />

gruppo (sotto la direzione di Rodi lavorano al momento all’edizione<br />

tre collaboratori scientifici) è naturalmente, accanto all’ulteriore<br />

utilizzazione del lascito di Dilthey, soprattutto il proseguimento<br />

dell’edizione delle opere di Dilthey.<br />

Per le «Gesammelte Schriften» è prevista un’edizione in circa<br />

trenta volumi. I volumi XXI e XXII (Psychologie als Erfahrungswissenschaft,<br />

a cura di G. van Kerckhoven e H.-U. Lessing)<br />

comprenderanno i testi dei corsi e i manoscritti di Dilthey sulla<br />

psicologia. Il volume XXIII (a cura di G. Gebhardt e H.-U.<br />

Lessing) conterrà il corso di Dilthey sulla storia della filosofia e<br />

l’ultima redazione del suo Grundriss der allgemeinen Geschichte<br />

der Philosophie. Gli studi diltheyani sulla storia della<br />

letteratura e sulla poesia verranno presentati, con il titolo Dichter<br />

als Seher der Menschheit e Das Erlebnis und die Dichtung nei<br />

volumi XXIV e XXV (a cura di G. Malsch). Il volume XXVI<br />

(a cura di G. Kühne-Bertram e F. Rodi) è stato concepito come<br />

integrazione al volume VII (Der Aufbau der geschichtlichen<br />

Welt in den Geisteswissenschaften) e dovrà contenere, sotto il<br />

titolo Späte Fragmente zur erkenntnistheoretischen Logik und<br />

Lebensphilosophie, tutti i relativi manoscritti di carattere sistematico<br />

redatti da Dilthey a partire dalla metà degli anni novanta.<br />

La conclusione dell’edizione sarà infine costituita dalla pubblicazione,<br />

in tre o quattro volumi, della corrispondenza diltheyana,<br />

a cura di K. Chr. Köhnke e H.-U. Lessing. È programmata<br />

un’integrazione dell’edizione delle lettere con una serie di<br />

“documenti sull’attività universitaria e accademica di Dilthey”,<br />

e con una relazione conclusiva, che conterrà anche un<br />

SCHEDA<br />

19<br />

indice completo dei materiali che fanno parte del lascito.<br />

Per il mese di dicembre 1996 è annunciata la pubblicazione del<br />

volume XXI, recante le Vorlesungen zur Psychologie und<br />

Anthropologie (ca. 1875-1894) e contenente una documentazione<br />

ampia, ma il meno ridondante possibile, dell’attività<br />

didattica di Dilthey a Breslavia e a Berlino, sulla base di tutte le<br />

trascrizioni che si sono conservate dei suoi corsi sulla psicologia<br />

e sull’antropologia nel periodo 1875-1894. Il volume successivo<br />

(Manuskripte zur Genese der deskriptiven Psychologie, ca.<br />

1880-1896) tenterà, sulla base dei numerosi manoscritti di<br />

ricerca, una ricostruzione genetico-sistematica della psicologia<br />

diltheyana dai tardi anni settanta fino all’interruzione provvisoria,<br />

nel 1896, delle sue indagini di psicologia.<br />

Accanto al lavoro ai singoli volumi dell’edizione, la Dilthey-<br />

Forschungsstelle collabora a diverse edizioni straniere dell’opera<br />

di Dilthey. Così F. Rodi cura, con R. Makkreel, la traduzione<br />

americana (Selected Works), programmata in sei volumi, di cui<br />

ne sono usciti finora due. Stretti contatti esistono con gli studiosi<br />

che lavorano alla traduzione francese, diretta da S. Mesure e H.<br />

Wismann, di cui sono finora stati pubblicati tre volumi, e con i<br />

traduttori che progettano l’edizione russa. Vi sono inoltre stretti<br />

collegamenti con traduttori e studiosi di Dilthey italiani e<br />

giapponesi. In questo senso la Dilthey-Forschungsstelle di<br />

Bochum è diventata un punto di passaggio di studiosi di Dilthey<br />

tedeschi e stranieri. Qui sono a disposizione degli studiosi, tra<br />

l’altro, fotocopie o prime trascrizioni di ampie parti non<br />

ancora pubblicate del lascito e una raccolta della corrispondenza<br />

finora acquisita (circa duemila lettere).<br />

Strettamente legato alla Dilthey-Forschungsstelle è il Dilthey-<br />

Jahrbuch für Philosophie und Geschichte der Geisteswissenschaften,<br />

curato da F. Rodi, di cui dal 1983 sono usciti nove<br />

volumi. Esso non è solo una piattaforma della ricerca internazionale<br />

su Dilthey, ma anche uno spazio di discussione e documentazione<br />

su tutti gli aspetti che riguardano la teoria e la storia delle<br />

scienze dello spirito. Accanto a contributi agli studi diltheyani,<br />

alla pubblicazione e all’anticipazione di testi inediti e ad una<br />

bibliografia continuamente aggiornata della letteratura secondaria<br />

su Dilthey, nello Jahrbuch si trovano studi dedicati alle più<br />

diverse questioni filosofiche e storiche relative ad una teoria<br />

delle scienze dello spirito, e in particolare studi e documentazioni<br />

sul complesso ambito delle relazioni tra la filosofia della vita<br />

della scuola diltheyana di Göttingen e la fenomenologia. Gli<br />

ultimi volumi avevano come centro tematico “Hans Lipps”<br />

(vol. 6, 1989), “Josef König e Helmuth Plessner” (vol. 7, 1990-<br />

91), “Hans-Georg Gadamer” (vol. 8, 1992-93) e “La psicologia<br />

di Dilthey” (vol. 9, 1994-95). Nella parte dello Jahrbuch relativa<br />

alla documentazione sono state pubblicate in prima edizione, o<br />

ripubblicate dopo il loro esaurimento, opere (e lettere) di<br />

importanti autori, quali H. Lipps, M. Heidegger, J. König, H.<br />

Plessner, H.-G. Gadamer, J. Ortega y Gasset e J. Ritter. L’ultimo<br />

volume pubblicato (10, 1996) tratta attraverso saggi e<br />

documentazioni il tema “Dilthey e Kant”.<br />

Accanto a ulteriori ricerche storico-sistematiche sull’opera di<br />

Dilthey l’interesse degli studiosi raccolti nella Dilthey-Forschungsstelle<br />

è recentemente rivolto in particolare all’indagine<br />

della scuola di Dilthey (Misch, Nohl, Bollnow) e ai suoi rapporti<br />

con la fenomenologia in senso ampio. I punti nodali del lavoro<br />

sono tra l’altro costituiti dalle impostazioni di una logica ermeneutica<br />

in H. Lipps e in G. Misch, dalla filosofia di O.F. Bollnow,<br />

dalla filosofia dei sensi di H. Plessner, da Heidegger e dall’ermeneutica<br />

filosofica di Gadamer.


AUTORI E IDEE<br />

Réne Magritte, La reproduction interdite, (1937 part.)<br />

20


Ricoeur: etica del Sé<br />

e dell’Altro<br />

Ne LA CRITIQUE ET LA CONVICTION. ENTRE-<br />

TIEN AVEC FRANÇOIS AZOUVI ET MARC DE<br />

LAUNAY (La critica e la convinzione.<br />

Intervista con François Azouvi e Marc<br />

de Launay, Calmann-Lévy, Parigi 1995)<br />

Paul Ricoeur accetta di svelare se stesso<br />

in un libro-intervista, il cui merito è<br />

quello di ricostruirne il percorso intellettuale<br />

attraverso le opere, mostrando<br />

il filosofo impegnato ora su tematiche<br />

note, come l’insegnamento o la<br />

politica, ora su tematiche decisamente<br />

nuove, come l’estetica o la memoria<br />

collettiva. Sulla tematica del sé e dell’altro,<br />

di cui Ricoeur ci offre un’interpretazione<br />

fondamentale, interviene<br />

Françoise Mies con uno studio dal titolo:<br />

DE L’AUTRE. ESSAI DE TYPOLOGIE (Sull’Altro.<br />

Saggio di tipologia, Presses<br />

Universitaires de Namur, Namur 1995),<br />

in cui il tema dell’alterità viene ripreso,<br />

a partire dagli insegnamenti di Ricoeur<br />

e, in particolare, di Levinas, con<br />

l’intento di mettere in relazione la prospettiva<br />

puramente filosofica con quella<br />

teologica.<br />

Liberamente e con audacia, ne La critique<br />

et la conviction Paul Ricoeur parla<br />

della sua infanzia, della sua gioventù,<br />

austera e dominata dai libri; ricorda la<br />

perdita dei suoi cari, in particolare il<br />

suicidio del figlio Olivier: un dolore,<br />

ripensato, accettato e combattuto, che<br />

impregnerà tutte le sue riflessioni sul<br />

male e sull’etica. Ma la vita di Ricoeur è<br />

anche l’incontro con grandi personaggi<br />

della filosofia, primo fra tutti Gabriel<br />

Marcel, che lo influenzerà soprattutto<br />

per la sua preoccupazione di un pensiero<br />

vivente, a cui si aggiungeranno, tra i<br />

colleghi e amici, Merleau-Ponty, Eliade,<br />

Gadamer.<br />

Tra le varie esperienze di insegnamento,<br />

a Strasburgo, alla Sorbona, e a<br />

Nanterre, quella di Chicago è per Ricoeur<br />

l’occasione per alcune riflessioni<br />

sul ruolo dell’insegnamento e sulla<br />

sua pratica, ma anche sul pluriculturalismo,<br />

sulla political correctness e<br />

l’importanza della vita associativa,<br />

AUTORI E IDEE<br />

AUTORI E IDEE<br />

nella quale egli vede un modo interessante<br />

di sfuggire tanto allo Stato-nazione<br />

quanto al provincialismo.<br />

In questa serie di colloqui Ricoeur coglie<br />

anche l’occasione per chiarire la sua posizione<br />

nei confronti di Lacan e il rapporto<br />

tra fenomenologia e psicoanalisi, rivolgendosi<br />

in particolare allo strutturalismo (da<br />

cui la pubblicazione de La metafora viva)<br />

pur restando ostile a ogni filosofia strutturalista<br />

(da qui il dibattito con Lévi-Strauss)<br />

per via della limitata considerazione attribuita<br />

alla storia. Così, alla questione del<br />

lettore Ricoeur dedica i tre volumi di Tempo<br />

e racconto. Questo modo di procedere,<br />

d’altronde, è tipico in filosofia: «si può dire<br />

che il tema del nuovo libro è decentrato<br />

rispetto al precedente, ma con delle riprese<br />

di soggetti già incontrati, già sfiorati o<br />

anticipati attraverso soggetti precedenti.<br />

Ciò che era stato un frammento diviene il<br />

nuovo quadro, la totalità». È poi la volta di<br />

Sé come un altro, che riprende il problema<br />

dell’identità narrativa ponendo la questione<br />

dell’identità personale: chi parla, chi<br />

agisce, chi racconta ecc. Da questo percorso<br />

di pensiero restano ancora in sospeso il<br />

tema della memoria, in quanto coesione<br />

della vita al di qua della coscienza, e quello<br />

della memoria collettiva, che rappresenta<br />

l’interesse attuale di Ricoeur.<br />

Per quanto riguarda l’ambito della politica<br />

Ricoeur considera il momento attuale intimamente<br />

contrassegnato da un’ambivalenza<br />

tra razionalità e violenza. In quest’ottica,<br />

la democrazia deve innanzitutto essere<br />

pensata in rottura con l’autoritarismo, nella<br />

ricerca di una fondazione non divina o<br />

trascendente; poi esclusivamente in opposizione<br />

con il totalitarismo. In Devoir de<br />

mémoire, devoir de justice (Dovere di memoria,<br />

dovere di giustizia) Ricoeur affronta<br />

il tema del diritto. Esso non si riduce né<br />

alla morale, poiché implica una regola esteriore,<br />

né alla politica, poiché impone la<br />

questione della legittimità che fonda la<br />

questione del potere più di quanto non vi ci<br />

si riduca. Per Ricoeur, il diritto è innanzitutto<br />

il diritto penale, che da una parte mette<br />

fine al ciclo infernale della vendetta e che,<br />

dall’altra, attraverso il processo, permette<br />

una messa a distanza dell’aggressore dalla<br />

vittima. Il secondo livello del giuridico,<br />

molto più ampio, è quello del diritto civile,<br />

21<br />

irriducibile al primo. Qui Ricoeur introduce<br />

l’importante nozione di promessa, che<br />

mette in gioco parola e atto. Vi è infine un<br />

terzo livello, comprendente i primi due,<br />

che consiste nella giustizia distributiva.<br />

In ambito religioso Ricoeur è attualmente<br />

impegnato, parallelamente alla sua opera<br />

filosofica, in un lavoro di lettura e di meditazione<br />

dei testi biblici. Egli ha però sempre<br />

voluto distinguere i due approcci: «l’attitudine<br />

critica resterà nel momento filosofico,<br />

poiché il momento religioso non è in<br />

quanto tale un momento critico; esso è un<br />

momento di adesione ad una parola che si<br />

crede venire da più lontano o da più in alto<br />

di me». Essere religioso, osserva Ricoeur,<br />

è scegliere di accettare una donazione anteriore<br />

a sé. D’altro lato, è necessaria una<br />

ripresa, è necessario l’intermediario e la<br />

distanza della scrittura, che è la testimonianza<br />

della pluralità di senso. Queste riflessioni<br />

sul dono di sé hanno una profonda<br />

eco etica: se, come filosofo riflessivo, Ricoeur<br />

insiste sull’ipseità, come pensatore<br />

religioso è sensibile anche al distaccamento<br />

da sé. Da qui il tema della compassione,<br />

della sollecitudine, della pietà;<br />

ma anche i temi del rispetto e della<br />

complementarità nel riconoscimento<br />

dell’altro, in particolare fra giudaismo e<br />

cristianesimo, e all’interno stesso delle<br />

differenti confessioni cristiane.<br />

Per quanto riguarda infine la problematica<br />

artistica, assente nelle sue opere, Ricoeur<br />

considera l’arte una rappresentazione mimetica.<br />

Soprattutto la musica, tra le arti,<br />

permette di andare più lontano nella rappresentazione,<br />

creando in noi sentimenti<br />

senza nome, assolutamente unici, formando<br />

un mood ogni volta proprio. Tutta la<br />

creazione artistica, per Ricoeur, si costituisce<br />

proprio in questa singolarità di esperienza.<br />

Ritorna di nuovo qui la dimensione etica:<br />

qualunque azione buona, qualunque attitudine<br />

coraggiosa o compassionevole, fatta<br />

perché era ciò che bisognava fare in quella<br />

situazione particolare, possiede una dimensione<br />

estetica. S.D. (trad. it. di M.C.)<br />

Partendo da un brevissimo excursus sulla<br />

fortuna del concetto di “altro” nella storia<br />

della filosofia, di cui l’interpretazione di<br />

Ricoeur rappresenta uno degli esiti recenti<br />

più significativi, nel suo studio, De l’Autre,


Françoise Mies introduce il temine allotité<br />

per indicare l’alterità che prende forma<br />

per differenza o per contrapposizione dallo<br />

sfondo, distinguendo due ordini di allotité:<br />

quello cognitivo o speculativo e quello<br />

della relazione duale e dialogica, i quali, a<br />

loro volta, permettono di distinguere tra<br />

individuo (l’alter ego, comparabile ad altri<br />

individui) e ipseità (soggettività, volto, distanza<br />

assoluta). Differentemente dall’atteggiamento<br />

speculativo, nel rapporto personale<br />

o etico, osserva Mies, l’altro mi<br />

chiama, mi provoca, mi elegge e io non ho<br />

più il tempo per prenderne le distanze, per<br />

valutare il grado di somiglianza, per vedere<br />

in che misura i nostri diritti e i nostri doveri<br />

reciproci si equivalgono, in che misura il<br />

suo appello è falso o sincero. In questo tipo<br />

di rapporto il tempo della coscienza e della<br />

riflessione vengono aboliti.<br />

Le caratteristiche dell’alterità che si evidenziano<br />

nel rapporto duale sono fondamentalmente<br />

la trascendenza, la resistenza,<br />

l’appello. Malgrado la sua presenza,<br />

l’altro non è mai “evidente”. Realtà sfuggente,<br />

presenza che si assenta, la trascendenza<br />

dell’altro si manifesta innanzitutto<br />

come esteriorità fisica; in secondo luogo<br />

come esteriorità rispetto alla coscienza:<br />

l’altro non riesce mai a essere avvolto totalmente<br />

dallo sguardo intenzionale. Infine,<br />

l’altro è trascendente anche rispetto al<br />

mondo e all’esperienza: l’altro non viene<br />

sperimentato, così come si possono sperimentare<br />

le cose; viene conosciuto.<br />

Se in Levinas la soggettività si costituisce<br />

come “rapporto senza rapporto”,<br />

“attraverso l’altro e per l’altro”, Mies<br />

propone di rileggere questa formula non<br />

solo nella direzione della responsabilità,<br />

ma anche dell’amore, in cui, secondo<br />

Mies, avviene l’atto di elezione e, di<br />

conseguenza, il passaggio dall’individualità<br />

all’ipseità. L’apertura sull’amore<br />

porta Mies a considerare quel rapporto<br />

con un’alterità del tutto particolare<br />

che è la donna. La sua mistificazione e<br />

quella del “Femminile”, l’esaltazione<br />

della sua allotité esprimono non solo<br />

l’omaggio ad un mistero, ma anche, sostiene<br />

Mies, il timore per il diverso, per<br />

ciò che può apparire una minaccia. Parlando<br />

di Femminile, Levinas preferiva<br />

parlare di Dimora - luogo di accoglienza<br />

e dolcezza - piuttosto che di Volto. Secondo<br />

Mies, invece, è proprio nel rapporto<br />

duale con l’uomo e in particolare<br />

nella relazione erotica che si instaura un<br />

preciso momento etico, in cui «affetto e<br />

parola sono sollecitati entrambi».<br />

Nella seconda parte del suo studio Mies<br />

prende in esame le cosiddette “alterità analoghe”,<br />

vale a dire l’alterità non più considerata<br />

come Altri (Autrui), ma come cosa,<br />

natura, male, morte ecc. Il primo tipo di<br />

“alterità analoga” che si offre alla riflessione<br />

è quella di Dio, l’unica che abbia ancora<br />

le caratteristiche del soggetto. Per gli altri<br />

tipi di alterità Mies preferisce usare il termine<br />

di hétérité, come nel caso di se stessi,<br />

AUTORI E IDEE<br />

delle cose, della natura e del male. Del male<br />

vengono dapprima sommariamente ricordati<br />

alcuni tentativi speculativi fatti dalla<br />

filosofia per rendere ragione di questa realtà.<br />

Il male, sottolinea Mies, è innanzitutto<br />

un evento, un qualcosa che non era previsto<br />

e come tale presenta il carattere dell’“esteriorità”.<br />

In secondo luogo non lo si può<br />

interamente debellare; quindi fa “resistenza”.<br />

Infine il male mi caratterizza, mi individua.<br />

L’hétérité del male è anche dell’altro<br />

che soffre; e io vengo toccato da questo<br />

altro che soffre, sono “chiamato” a rispondere.<br />

M.C.<br />

Su Hannah Arendt<br />

In occasione del ventennale dalla morte<br />

di Hannah Arendt, sono stati pubblicati<br />

diversi studi sul suo pensiero,<br />

tra cui la monografia HANNAH ARENDT<br />

(Feltrinelli, Milano 1995), di Laura Boella,<br />

che analizza l’opera filosofica in<br />

rapporto alla produzione politica e all’impegno<br />

attivo della pensatrice, e lo<br />

studio di Ferruccio Focher, LA CONSAPE-<br />

VOLEZZA DEI PRINCIPII (Franco Angeli, Milano<br />

1995), che individua nel pensiero<br />

di Arendt il recupero del modello politico<br />

dell’età classica.<br />

Al di là di possibili eredità heideggeriane e<br />

di echi metafisici o misticheggianti, Laura<br />

Boella individua nel pensiero di Hannah<br />

Arendt un preciso invito alla responsabilità<br />

dell’azione che ha luogo nello spazio<br />

pubblico. In questo senso gli scritti di Arendt<br />

rappresenterebbero il recupero della politica<br />

nella sua accezione originaria come azione<br />

comune degli uomini nello spazio intersoggettivo.<br />

L’attenzione alla politica, osserva Boella,<br />

permette ad Arendt di comprendere che<br />

l’individuo riesce a realizzare la propria<br />

progettualità istintiva ed emotiva solo nello<br />

spazio solipsistico, mentre non è in<br />

grado di agire politicamente e nell’ambito<br />

delle relazioni pubbliche. Il pensiero filosofico<br />

arendtiano fa tutt’uno con lo spazio<br />

dell’iniziativa pratica e nella parabola<br />

kafkiana, fa notare Boella, Arendt individua<br />

l’importanza dell’azione concreta dell’individuo<br />

costretto a contrastare il passato<br />

e il futuro. Il presente è lo spazio pubblico,<br />

il momento dell’azione e dell’iniziativa<br />

che apre l’individuo alla pluralità<br />

politica e pubblica; in tal senso l’esempio<br />

di Achille, più volte riportato da<br />

Arendt, indica non tanto l’ergersi dell’eroe<br />

greco sulla massa, quanto l’apertura<br />

dello spazio attivo dell’individuo<br />

all’interno della polis. Anche nello studio<br />

su Eichmann e sulla “banalità del<br />

male”, Arendt sembra indicare come le<br />

azioni degli individui risalgano spesso a<br />

luoghi comuni, a frasi semplici e ad<br />

azioni scontate che, in ogni caso, costituiscono<br />

lo spazio pubblico: solo in que-<br />

22<br />

sto modo il pensiero diventa attivo e<br />

perde quella parvenza di contemplazione<br />

distaccata che caratterizza la maggior<br />

parte delle filosofie.<br />

Lo studio di Ferruccio Focher individua<br />

specificatamente nel pensiero di<br />

Hannah Arendt una ripresa del classicismo<br />

politico; in tal senso la filosofia<br />

arendtiana rappresenterebbe una ripresa<br />

dei valori e dei principi della polis greca,<br />

ripensata in un’accezione pubblica moderna<br />

aperta ad un pensiero liberale. Fanno da<br />

sfondo a questa concezione, nota Focher,<br />

pensatori come Winkelmann, Goethe e<br />

Nietzsche, che vedono nella Grecia antica<br />

l’ideale di civiltà e vita pubblica, e i modelli<br />

latini di Cicerone e Lucano, ancora alla<br />

ricerca di una politica “pensata”.<br />

La ripresa arendtiana della polis, osserva<br />

Focher, consiste, da un lato, nel recupero<br />

della distinzione tra pubblico e privato<br />

e, dall’altro, nell’esalazione della<br />

phronesis aristotelica, ricostituitasi nel<br />

giudizio riflettente kantiano. Per quanto<br />

riguarda la distinzione tra pubblico e<br />

privato, Arendt, sottolineando la necessità<br />

dell’homo faber, che è in grado di<br />

trasformare in azione il proprio pensiero,<br />

indica nell’homo politicus il modello<br />

di azione pubblica. Questi, infatti, agisce<br />

nello spazio pubblico in cui si effettua<br />

l’azione libera, che si distingue dall’azione<br />

necessaria in quanto rivolta alla<br />

sopravvivenza tipica dello spazio privato.<br />

La confusione tra i due piani, sottolinea<br />

Focher, è ciò che per Arendt produce<br />

il concetto generico di “sociale”, la cui<br />

distorsione ha portato ai sistemi massificati<br />

e al totalitarismo.<br />

Ma la polis greca è anche caratterizzata<br />

dalla prudenza o saggezza aristotelica<br />

che, al di là della sapienza intellettualistica<br />

degli universali, consiste nel sapersi<br />

comportare con gli altri nei singoli<br />

episodi e nel particolare. In questo modo<br />

la phronesis aristotelica assume l’aspetto<br />

più moderno nel concetto di gusto<br />

descritto da Kant, che individua nel senso<br />

comune e nel giudizio riflettente la<br />

capacità di relazionarsi e accordarsi con<br />

gli altri nello spazio pubblico e nell’azione<br />

politica. In tal senso il modello proposto<br />

da Arendt non risale, secondo Focher,<br />

ad alcun paradigma politico in senso<br />

stretto. Ostile ai sistemi massificati<br />

come il nazismo e il marxismo, Arendt<br />

sembra accostarsi piuttosto ad una sorta<br />

di liberalismo critico in cui l’azione dell’individuo<br />

viene esaltata nel suo totale<br />

spazio d’azione. Per questo, riferendosi<br />

anche a Socrate e alla ricerca individuale<br />

e interiore, Arendt pone la possibilità di<br />

una dialettica tra la libertà dell’individuo,<br />

principio e origine della propria<br />

analisi speculativa, e lo spazio pubblico<br />

in cui l’agire intersoggettivo costituisce<br />

il punto di riferimento politico. A.S.


Riflessioni filosofiche<br />

in onore di Pala<br />

Con il titolo: FILOSOFIA, SCIENZA, STORIA<br />

(Franco Angeli, Milano 1995) sono stati<br />

raccolti, a cura di Antonio Cadeddu,<br />

scritti di vari autori, in omaggio ad<br />

Alberto Pala nel suo settantesimo compleanno,<br />

che ripercorrendo elementi<br />

della sua attività filosofica, incentrata<br />

principalmente su autori come Cartesio,<br />

Locke, Newton, Galilei, Marx,<br />

Gramsci e Dewey, hanno affrontato<br />

argomenti che vanno dalla questione<br />

gnoseologica al significato della prova<br />

a priori, dall’esame delle questioni<br />

etiche all’analisi delle teorie linguistiche<br />

e alla considerazione di tematiche<br />

relative alla scienza.<br />

Nel suo scritto, Oltre ‘la strategia del ragno’,<br />

Silvano Tagliabue, seguendo le analisi<br />

di Pala, mostra come, per Cartesio, la<br />

filosofia costruisca “duplicati immaginari”<br />

del mondo reale che si configurano come<br />

rappresentazioni della realtà in modo molto<br />

simile alle favole. Nella prospettiva cartesiana,<br />

dunque, la rappresentazione ricopre<br />

un ruolo fondamentale, che può essere<br />

collegato a quello che Dennet ha definito il<br />

“teatro cartesiano”, che si basa sull’idea<br />

che nel cervello si trovi un luogo centrale,<br />

dove avviene l’esperienza cosciente. Maria<br />

Teresa Marcialis propone, invece, nel<br />

suo saggio Dio e i talleri. Considerazioni in<br />

margine alla prova a priori di Cartesio,<br />

una lettura della prova a priori di Cartesio,<br />

in base alla quale essa scaturirebbe dall’evidenza<br />

con cui nell’idea di Dio si palesa<br />

la stessa esistenza divina. Pertanto, ciò che<br />

dimostra l’esistenza divina non è l’inferenza<br />

logica, né il passaggio arbitrario dall’ambito<br />

delle idee a quello reale, ma «la<br />

certezza connessa alla chiarezza e alla distinzione<br />

della conoscenza». Paradossalmente,<br />

l’esistenza divina può essere afferrata<br />

in tal senso solo attraverso l’intuizione<br />

e dimostrata solo avvalendosi del procedimento<br />

analogico. La filosofia cartesiana<br />

ritorna anche nello scritto di Elisabetta<br />

Gola, Le metafore e il problema mentecorpo.<br />

Cartesianesimo ed anticartesianesimo<br />

nelle scienze cognitive e contemporanee,<br />

in cui viene messo in luce come le<br />

concezioni cognitivistiche, considerando<br />

il funzionamento mentale strettamente interdipendente<br />

con quello dell’organismo,<br />

abbandonino la teoria fondata sulla separazione<br />

tra mente e corpo. In tale prospettiva<br />

viene salvato sia il materialismo, collegato<br />

con le proprietà biologiche e non con quelle<br />

matematiche, sia il mentalismo, in armonia<br />

con il funzionalismo e con la filosofia cartesiana.<br />

Nel suo saggio Newtonianesimo e scienze<br />

della mente. George Boole e le leggi del<br />

pensiero Gian Piero Storari mette in evidenza<br />

come la teoria di Boole determini<br />

una modificazione dei parametri epistemologici<br />

in relazione all’esame dei fenomeni<br />

AUTORI E IDEE<br />

mentali. Il fatto che Boole abbia predisposto<br />

un “linguaggio formale” consente, infatti,<br />

di stabilire chiaramente le relazioni<br />

tra i fenomeni mentali, senza dover ricorrere<br />

alla conoscenza della loro essenza. Secondo<br />

Storari, Boole rivela di aver compreso<br />

in modo profondo come la matematica,<br />

considerata come «metodo generale di analisi<br />

dei fenomeni naturali», abbia operato<br />

all’interno della metodologia newtoniana.<br />

Nell’ambito delle riflessioni sulla scienza<br />

si colloca anche lo scritto di Giancarlo<br />

Nonnoi, Galilei e Pascal, idee ed esperienze,<br />

in cui viene dimostrato come l’aspetto<br />

fondamentale della teoria di Galileo sia<br />

costituito dallo «spostamento dell’orientamento<br />

esplicativo dal piano dei principi a<br />

quello delle forze», consentendo l’abbandono<br />

dell’antico principio privativo. Come<br />

appunto mostra Michele Camerota nel<br />

suo scritto Virtù calamitica: analogia magnetica<br />

e ruolo dell’aria nella teoria galileiana<br />

degli ‘argineti’ (1612), Galileo elaborò<br />

la teoria dell’analogia magnetica per<br />

cercare di spiegare i motivi del galleggiamento<br />

di falde di materia più pesante dell’acqua.<br />

Tra gli interventi di carattere scientifico<br />

può essere annoverato anche quello di<br />

Antonio Cadeddu, Scienza e filosofia in<br />

Francia in seguito alla diffusione della<br />

teoria darwiniana (1851-70), che mette in<br />

risalto come l’introduzione in Francia della<br />

teoria di Darwin abbia determinato un<br />

acceso dibattito, soprattutto da parte dei<br />

sostenitori della metafisica spiritualistica.<br />

Conseguenza rilevante della diffusione del<br />

darwinismo in Francia è anche il legame<br />

che venne stabilendosi tra il perfezionamento<br />

della specie in rapporto alle condizioni<br />

ambientali e la tematica specificamente<br />

filosofica del progresso.<br />

Con uno scritto dal titolo: Note sulla epistolica<br />

‘De historia etymologica. Dissertatio’<br />

di G.W. Leibniz (1712?), Stefano Gensini<br />

sottolinea come in quest’opera si possa<br />

prendere in esame la riflessione di Leibniz<br />

sull’origine del linguaggio. La concezione<br />

linguistica leibniziana si oppone alle teorie<br />

linguistiche che pretendono di ricondurre<br />

le diverse lingue ad un fondamento unitario,<br />

rappresentato da una lingua perfetta,<br />

sia essa quella ebraica o quella greca. Per<br />

Leibniz, le lingue hanno un’origine “imitativo-analogica”<br />

poiché i primi uomini emisero<br />

dei suoni onomatopeici per reagire<br />

agli stimoli di una natura estranea. Ne risulta<br />

così un’interpretazione storicistica del<br />

problema della formazione della lingua, di<br />

cui Leibniz individua il precursore in Platone.<br />

Alberto Granese mostra, invece, nel<br />

suo scritto Paul Valéry e la filosofia (la<br />

filosofia del linguaggio di Paul Valéry),<br />

come sia possibile ritrovare in Paul Valéry<br />

una filosofia del linguaggio che tende a<br />

ricondurre i problemi filosofici ad “abusi<br />

linguistici”. Nella prospettiva di Valéry si<br />

giunge alla conclusione paradossale che «il<br />

dire poetico altamente formalizzato e astraente<br />

quasi compiaciuto della sua impene-<br />

23<br />

trabile essenzialità e delle sue virtù non<br />

comunicative porta nelle vicinanze del reale<br />

più di quanto non faccia la filosofia».<br />

Tra gli scritti dedicati a questioni etiche,<br />

quello di Paola Dessì, L’incubo dell’automa,<br />

mostra come la questione del rapporto<br />

tra determinismo e libertà abbia arrovellato<br />

le riflessioni filosofiche senza ottenere risultati<br />

definitivi e risolutivi, mentre quello<br />

di Pietro Melis, Morale e diritto, mette in<br />

evidenza come nell’ambito delle riflessioni<br />

etiche il problema principale non sia<br />

tanto quello di dimostrare se tra convenzione<br />

o natura sia più veritiera l’una o l’altra<br />

interpretazione, ma di valutare le conseguenze<br />

che derivererebbero dalla negazione<br />

dei diritti naturali. Se a livello scientifico<br />

il convenzionalismo si rivela più credibile,<br />

osserva Melis, a livello morale appare<br />

meno convincente nelle sue conseguenze<br />

in quanto dovrebbe accettare come fatto<br />

naturale «che la natura distrugga se stessa».<br />

Enrico Rambaldi, invece, nel suo saggio<br />

Invidia e uguaglianza in Marx e Rawls,<br />

fa notare che se Marx si dedica di più all’analisi<br />

degli aspetti storici delle passioni e<br />

quindi dell’invidia, l’indagine di Rawls è<br />

basata sulla considerazione razionale a priori<br />

della natura umana, prestandosi maggiormente<br />

a deviazioni utopistiche. M.Mi.<br />

Le origini della teologia<br />

dialettica di Barth<br />

Con KARL BARTH’S CRITICALLY REALISTIC DIA-<br />

LECTICAL THEOLOGY. ITS GENESIS AND DEVE-<br />

LOPMENT 1909-1936 (La teologia dialettica<br />

critico-realistica di Karl Barth.<br />

Genesi e sviluppo 1909-1936, Oxford<br />

University Press, Oxford 1995) Bruce<br />

L. McCormack si propone di analizzare<br />

le origini del pensiero di Karl Barth,<br />

concentrando la sua attenzione sulla<br />

seconda edizione del Commento alla<br />

“Lettera ai Romani” di Paolo, nella<br />

quale Barth sostiene con grande energia<br />

la tesi dell’assoluta alterità di Dio e<br />

del suo regno rispetto all’uomo e al<br />

mondo empirico. Secondo McCormack,<br />

questa tesi fu suggerita a Barth<br />

dalla contemplazione della miseria e<br />

dell’ingiustizia sociale presenti nella<br />

Svizzera del primo dopoguerra.<br />

La filosofia di Karl Barth è generalmente<br />

collegata a quella rinascita kierkegaardiana<br />

che ebbe luogo negli anni immediatamente<br />

successivi al primo conflitto mondiale. L’affermazione<br />

dell’assoluta alterità di Dio e del<br />

suo mondo rispetto all’umanità e al mondo<br />

empirico e la tesi dell’impossibilità per l’uomo<br />

di comprendere Dio sono infatti facilmente<br />

rintracciabili anche in Kierkegaard.<br />

Ciò che però caratterizza Barth è la capacità<br />

di rendere particolarmente visibile il<br />

legame tra teologia e vita quotidiana.<br />

Con l’intento di risalire alle origini della


teologia dialettica di Barth, l’analisi di<br />

McCormack si concentra sulla prima fase<br />

dell’attività del filosofo, cioè il periodo che<br />

va dal 1909 al 1936, e in particolare sulla<br />

seconda edizione del Commento alla Lettera<br />

ai Romani di Paolo di Tarso. Nel clima<br />

teologico-ermeneutico di Marburgo, che<br />

vedeva l’affermarsi dell’epistemologia neokantiana<br />

di Hermann Cohen, Barth sceglie<br />

di dedicarsi alla denuncia della miseria<br />

e dell’ingiustizia sociale del tempo; la dottrina<br />

dell’assoluta alterità di Dio, osserva<br />

McCormack, deriva proprio dalla constatazione<br />

di quella miseria, che fa del mondo<br />

della storia solo un mondo di apparenza.<br />

Questa completa dicotomia tra il mondo<br />

empirico e la sua fonte divina spinge poi<br />

Barth a sostenere l’impossibilità di una via<br />

epistemologica che ci porti dall’uomo a<br />

Dio. Solo Dio può permetterci questo incontro;<br />

esso avviene infatti solo nella persona<br />

di Gesù, strumento scelto da Dio per<br />

rivelarsi all’uomo.<br />

Escatologia come processo è la definizione<br />

con cui McCormack cerca di chiarire il<br />

postulato di Barth della presenza di Dio<br />

nella Rivelazione, nel nostro sforzarci verso<br />

un’umanità radicalmente nuova, dove<br />

non ci sia più ingiustizia, come una realtà<br />

“nella” storia e non “della” storia. Questa<br />

esigenza di evidenziare l’assoluta alterità<br />

di Dio, sottolinea McCormack, si esprime<br />

nel fatto che per Barth Dio è eterno, non<br />

infinito, in quanto l’infinito rimanda sempre<br />

al finito; per la stessa ragione Egli non<br />

è Causa, ma Origine. L’Essere di Dio sta al<br />

di là della linea della morte, che separa<br />

l’universo della temporalità, dell’umanità<br />

dall’eterno. Questa completa separazione,<br />

questa distanza è all’origine dell’inintuibilità<br />

di Dio. L’uomo non può comprendere<br />

o rappresentare Dio; l’unico modo in cui è<br />

possibile avvicinarsi a Lui è la Rivelazione,<br />

che dipende dall’iniziativa divina e si<br />

serve di Gesù come strumento. Al di là di<br />

questo l’uomo non può andare, poiché un<br />

Dio comprensibile sarebbe un “non-Dio”,<br />

il dio di questo mondo. La rivelazione di<br />

Dio dev’essere indiretta, velata.<br />

In nessuna delle opere posteriori la meditazione<br />

di Barth raggiunge, secondo Mc-<br />

Cormack, la forza, l’immediatezza che<br />

contraddistinguono la seconda versione<br />

del Commento a Paolo. Nel decennio<br />

successivo alla sua composizione, Barth<br />

si interroga sulla vera natura della teologia,<br />

arrivando alla celebre affermazione:<br />

«Come teologi dovremmo parlare di<br />

Dio. Tuttavia noi siamo umani e, come<br />

tali, non possiamo parlare di Dio. Dovremmo<br />

riconoscere sia il nostro dovere<br />

che la nostra impotenza e con questo<br />

riconoscimento dare a Dio la gloria».<br />

McCormack chiude la sua analisi con<br />

la considerazione dei primi lavori preparatori<br />

alla stesura della Dogmatica,<br />

da cui trae la difficile domanda: cosa<br />

significa essere moderni nell’ambito<br />

della teologia? A.R.<br />

AUTORI E IDEE<br />

Possibilità della metafisica<br />

Una proposta di rifondazione della<br />

metafisica è quella contenuta ne IL<br />

PUNTO DI PARTENZA DELLA METAFISICA<br />

(Vita e Pensiero, Milano 1995), in cui<br />

Joseph Maréchal si propone di superare<br />

i limiti formali della filosofia<br />

critica kantiana attraverso una rivisitazione<br />

dell’epistemologia tomista,<br />

che riconosce un elemento oggettivo<br />

alla base della conoscenza,<br />

senza tuttavia incorrere in una qualche<br />

forma di ontologismo. Un’ulteriore<br />

ipotesi di ripensamento della<br />

metafisica è quella che ci proviene<br />

dal volume a cura di Battista Mondin,<br />

ERMENEUTICA E METAFISICA. POSSIBI-<br />

LITÀ DI UN DIALOGO (Città Nuova, Roma<br />

1996) in cui vari autori analizzano il<br />

legame tra metafisica ed ermeneutica<br />

considerando quest’ultima come<br />

il completamento necessario della<br />

stessa metafisica.<br />

Nel suo studio Joseph Maréchal si propone<br />

di individuare gli elementi comuni<br />

tra la filosofia scolastica tradizionale e<br />

la filosofia critica di ispirazione kantiana<br />

con lo scopo di fondare una nuova<br />

metafisica. Kant, osserva Maréchal,<br />

dopo aver rivalutato l’intelletto contro<br />

gli empiristi, difendendolo dalle critiche<br />

degli ontologisti, non seppe scorgere «la<br />

continuità profonda dell’intelligenza<br />

concettuale con la ragione trascendente,<br />

speculativa e pratica», approdando di<br />

conseguenza ad una forma di agnosticismo,<br />

dovuta ad una visione troppo formale<br />

e statica della conoscenza, priva di<br />

una finalità dinamica. In questa prospettiva,<br />

Fichte, attribuendo all’a priori un<br />

significato non solamente formale, ma<br />

anche dinamico, introdusse un elemento<br />

necessario per correggere il trascendentalismo<br />

statico, pur rimanendo legato<br />

agli schemi del razionalismo.<br />

Secondo Maréchal, è invece possibile<br />

rivalutare le componenti innovative dell’idealismo<br />

trascendentale, instaurando<br />

un’epistemologia che, se, da un lato,<br />

rivela le pretese illusorie della ragione,<br />

dall’altro afferma la superiorità di quest’ultima<br />

sull’ “intelletto astrattivo”. A<br />

questa esigenza può rispondere in modo<br />

adeguato l’aristotelismo tomista, conformandosi<br />

alle componenti critiche della<br />

filosofia moderna. Infatti, fa notare Maréchal,<br />

in ogni conoscenza oggettiva è<br />

implicita una “posizione d’essere”, che<br />

Kant non ha compreso, sostenendo che<br />

tutti i concetti umani, in quanto schemi<br />

trascendentali della materia, sono caratterizzati<br />

da un elemento fenomenico e<br />

relativo. Se l’oggetto diretto della conoscenza<br />

dell’uomo è fenomenico in relazione<br />

all’attività rappresentativa, è tuttavia<br />

“noumenico” in relazione al suo<br />

significato oggettivo. In questo modo il<br />

kantismo viene liberato dal suo agnosti-<br />

24<br />

cismo, senza tuttavia ricadere in una<br />

qualche forma di ontologismo. In tal<br />

senso, Kant non avrebbe demolito ogni<br />

tipo di metafisica, ma avrebbe solamente<br />

mostrato l’inconsistenza di ogni dogmatismo<br />

metafisico. Rispetto a quella<br />

kantiana, aggiunge Maréchal, l’epistemologia<br />

tomista rivela la sua validità<br />

nell’eliminare ogni separazione tra vita<br />

e coscienza, tra attività e speculazione;<br />

separazione che è alla radice di molti<br />

problemi dell’epistemologia moderna.<br />

Alla questione metafisica, e in particolare<br />

al rapporto tra metafisica ed ermeneutica,<br />

sono dedicati i contributi di vari<br />

autori presenti in Ermeneutica e metafisica.<br />

Possibilità di un dialogo. Scopo<br />

generale dei vari interventi, come indica<br />

Aniceto Molinaro nel suo scritto, Metafisica<br />

ed ermeneutica in dialogo, è mostrare<br />

come l’ermeneutica non debba<br />

essere considerata contrapposta alla<br />

metafisica, ma ne costituisca il necessario<br />

complemento. Anche Gaspare Mura,<br />

nel suo intervento su Ermeneutica, verità,<br />

metafisica, mette in rilievo come sia<br />

necessario evitare di opporre la metafisica<br />

all’ermeneutica, sottolineando l’inadeguatezza<br />

di un’ermeneutica filosofica<br />

che non sappia fornire una base di verità<br />

alla stessa interpretazione.<br />

Nel suo contributo, Ermeneutica e metafisica<br />

in Aristotele, Enrico Berti mette<br />

in evidenza come nello scritto Perì Ermeneios<br />

di Aristotele si possa rintracciare<br />

un vero e proprio trattato di ermeneutica,<br />

laddove vengono enucleate le<br />

condizioni che rendono possibile l’interpretabilità<br />

del discorso composto da<br />

nome e verbo. Questa ermeneutica diventa<br />

metafisica classica nella misura in<br />

cui l’unico vero discorso è quello che<br />

esprime la realtà dell’essere. D’altra parte,<br />

come rileva Luigi Alici nel suo scritto<br />

Ermeneutica e metafisica in S. Agostino,<br />

è Agostino che consente di attuare<br />

un collegamento tra ermeneutica e metafisica,<br />

riconoscendo «una realtà ordinata<br />

in senso onto-assiologico e dotata di<br />

un proprio statuto intenzionale». In Agostino,<br />

la componente ermeneutica è basata<br />

su una concezione semiologica che<br />

considera il segno linguistico come signum<br />

datum e, quindi, come un fattore di<br />

legame tra la cosa e la voluntas significandi.<br />

Per questo, sottolinea Alici, l’agostinismo<br />

può raccogliere la “sfida” ermeneutica<br />

contemporanea, mettendo in<br />

rilievo il senso del mistero e del limite<br />

dell’uomo nelle sue componenti religiose<br />

e metafisiche.<br />

Nel suo intervento, L’ermeneutica filosofica<br />

e teologica di San Tommaso, Battista<br />

Mondin mette in rilievo come il<br />

legame tra metafisica ed ermeneutica in<br />

Tommaso si basi sul rapporto stretto tra<br />

linguaggio, pensiero e realtà: «Il linguaggio<br />

significa immediatamente il<br />

pensiero e questo significa immediatamente<br />

la realtà». Per Schleiermacher,


come sottolinea invece Roberto Osculati<br />

nel suo scritto Ermeneutica, filosofia,<br />

teologia in Schleiermacher, l’ermeneutica<br />

è «critica e autocritica» che si<br />

pone come obiettivo la libertà, la storicità<br />

e la socialità. Kierkegaard, d’altra<br />

parte, come mostra Mariano Fazio intervenendo<br />

su Kierkegaard: un’ermeneutica<br />

possibile, presenta un’ermeneutica<br />

basata sulla categoria del singolo<br />

che si propone di delineare il modo migliore<br />

per divenire cristiani. Per Giorgio<br />

Penzo, che interviene con lo scritto Il<br />

superuomo come maschera del divino:<br />

secondo l’ermeneutica di F. Nietzsche,<br />

l’attività filosofica di Nietzsche, come<br />

quella di Kierkegaard, è di tipo teologico,<br />

dove, però, la fede in Dio si basa<br />

sulla demolizione di ogni fondamento,<br />

dal momento che l’unico fondamento<br />

possibile è il nulla. Per Vittorio Possenti,<br />

a cui si deve il saggio Ermeneutica,<br />

metafisica e nichilismo in Heidegger,<br />

l’opera di Heidegger rappresenta una<br />

«confessione di problematicismo ontologico<br />

intrinseco». Un’ontologia di natura<br />

ermeneutica che conferisca un ruolo<br />

primario all’analitica dell’essere deve<br />

necessariamente accantonare il problema<br />

fondamentale della conoscenza reale<br />

dell’essere. M.Mi.<br />

Logica, estetica,<br />

antropologia filosofica<br />

Anche in Italia si è di recente sviluppato<br />

un interesse per l’opera di autori<br />

come Georg Misch, Hans Lipps e<br />

Helmuth Plessner, accomunati, nella<br />

differenza delle rispettive posizioni,<br />

dal riferimento al pensiero di<br />

Dilthey. Questo interesse risulta ora<br />

documentato dagli studi di Giovanni<br />

Matteucci, IMMAGINI DELLA VITA. LO-<br />

GICA ED ESTETICA A PARTIRE DA DILTHEY<br />

(Clueb, Bologna 1995), e di Salvatore<br />

Giammusso, POTERE E COMPRENDE-<br />

RE. LA QUESTIONE DELL’ESPERIENZA STORI-<br />

CA E L’OPERA DI HELMUTH PLESSNER (Guerini<br />

e Associati, Milano 1995).<br />

Il pensiero di autori come Georg Misch,<br />

Hans Lipps e Helmuth Plessner continua<br />

a suscitare l’interesse degli studiosi<br />

tedeschi. Nel corso di questi ultimi anni<br />

vi è stata, da una parte, un’intensa attività<br />

di ricerca filologica, che ha condotto<br />

alla pubblicazione dei corsi di logica di<br />

Misch, del Carteggio Plessner-König e<br />

di alcuni scritti inediti di König; dall’altra<br />

questi autori, a partire dagli <strong>Studi</strong><br />

sull’ermeneutica di O. F. Bollnow, sono<br />

stati e sono tuttora oggetto di saggi e di<br />

studi storico-critici, tra i quali ricordiamo<br />

qui almeno quelli raccolti da Frithjof<br />

Rodi in ‘Conoscenza del conosciuto’.<br />

Sull’ermeneutica del XIX e XX<br />

AUTORI E IDEE<br />

secolo (Franco Angeli, Milano 1996).<br />

Di un crescente interesse anche in Italia<br />

per questi autori testimonia lo studio di<br />

Giovanni Matteucci, che non si prefigge<br />

di offrire «una ricostruzione storica o<br />

una riabilitazione anacronistica del pensiero<br />

ispirato a Dilthey», ma intende<br />

«trovare un accesso a temi e questioni<br />

particolari, mettendo a frutto le indicazioni<br />

offerte da tale pensiero». Partendo<br />

dalla concezione diltheyana, che intende<br />

la finitezza umana non alla stregua di<br />

un dato naturale, ma come condizione<br />

storica, Matteucci indica nella “poieticità”,<br />

nel fatto che ogni atto umano «rimanda<br />

sempre a qualcosa di ulteriore»,<br />

la peculiarità dell’essere umano. Mettendo<br />

in primo piano il tema delle “immagini<br />

della vita”, Matteucci intende<br />

caratterizzare in primo luogo l’anti-intellettualismo<br />

di Dilthey, per il quale il<br />

pensiero, derivando dallo “sfondo” della<br />

vita, non può pretendere di trasformare<br />

la vita in un contenuto obiettivo. Da<br />

qui l’esigenza di sostituire il concetto<br />

con l’immagine e di ridefinire in questo<br />

modo i rapporti «tra sensibilità e intellettualità,<br />

ossia tra aisthesis e kategorein».<br />

In questa prospettiva, Matteucci<br />

giunge da una parte a discutere criticamente<br />

gli esiti della dottrina kantiana<br />

dello schematismo trascendentale e di<br />

quella del giudizio riflettente, dall’altra<br />

individua un legame tra la dottrina del<br />

significato, sviluppata da Dilthey e da<br />

Misch, e il problema di un superamento<br />

delle astrattezze della concezione kantiana<br />

della ragione alla luce della diltheyana<br />

“critica della ragione storica”.<br />

Nei tre capitoli che compongono la prima<br />

parte del suo studio, Matteucci analizza<br />

gli scritti di Dilthey utilizzando<br />

come filo conduttore la dottrina del significato:<br />

centrali sono qui i temi del<br />

rapporto tra estetica e logica e tra estetica<br />

e poetica, la dottrina diltheyana delle<br />

categorie della vita e il concetto mischiano<br />

del “determinato-indeterminato”<br />

come categoria specifica di una logica<br />

“ermeneutica”. La seconda parte considera<br />

alcune prospettive che si aprono a<br />

partire da quella che Matteucci definisce<br />

la “riflessione logico-estetica” di Dilthey.<br />

Il quarto capitolo (“Logica ermeneutica<br />

e significatività”), in particolare,<br />

mette in luce diversi aspetti dell’“esteticità”<br />

del fenomeno logico; qui<br />

svolge un ruolo portante l’analisi della<br />

concezione di una “logica ermeneutica”<br />

sviluppata da Misch e da Hans Lipps nel<br />

corso degli anni Venti. In modo complementare,<br />

il quinto capitolo (“La ‘comprensione’<br />

tra ermeneutica e critica”)<br />

considera il problema della “strutturazione<br />

logica del momento estetico dell’esperienza”.<br />

Un tema importante di<br />

quest’ultimo capitolo è la delineazione<br />

dei motivi di contrasto tra la concezione<br />

del comprendere che ha la propria origine<br />

in Hans-Georg Gadamer e una con-<br />

25<br />

cezione del comprendere mutuata dalla<br />

prospettiva diltheyana, mischiana e lippsiana<br />

di una riflessione sulla vita.<br />

A queste analisi fa riscontro lo studio<br />

di Salvatore Giammusso, che prende<br />

le mosse dalla domanda sul rapporto<br />

dell’essere umano con il mondo storico.<br />

Nel tentativo di sottrarla ai rischi<br />

del relativismo e dello scientismo,<br />

questa domanda diventa quella relativa<br />

alla possibilità di una riflessione<br />

filosofica sulla storia nell’età del “disincanto”.<br />

Il problema è qui quello di<br />

determinare i concetti di “storicità” e<br />

di “comprendere” in modo da tener<br />

fermo l’“illuminismo storicistico”, ma<br />

trovando al tempo stesso delle possibilità<br />

alternative allo scientismo e al<br />

relativismo. Nello studio di Giammusso<br />

diventa pertanto centrale il problema<br />

della “significatività”, in particolare<br />

quello «di riscoprire una significatività<br />

non teleologica dell’esperienza<br />

della storia».<br />

La parte principale di questo studio<br />

offre un’interpretazione dell’antropologia<br />

filosofica di Plessner nel tentativo<br />

di mettere in luce i motivi di interesse<br />

filosofico dell’opera plessneriana<br />

in rapporto ai problemi del moderno<br />

e dell’esperienza storica. In tal senso<br />

appaiono rilevanti il tentativo plessneriano<br />

di sviluppare una ricerca antropologico-filosofica<br />

nella direzione<br />

di un superamento dei limiti del pensiero<br />

kantiano; il problema di fondare<br />

la scienza dell’uomo alla luce delle<br />

indicazioni della fenomenologia e di<br />

una filosofia della natura; la ripresa di<br />

motivi della Lebensphilosophie di Dilthey<br />

filtrata attraverso l’interpretazione<br />

di Misch; l’influsso della “logica di<br />

Gottinga” di Misch, Lipps e König.<br />

Plessner appare così a Giammusso<br />

come “un geniale outsider”, nella cui<br />

opera si riflettono problemi e strumenti<br />

analitici dello storicismo, della<br />

fenomenologia, dell’ermeneutica, della<br />

Lebensphilosophie, della sociologia<br />

della conoscenza e del marxismo<br />

inteso in senso non dogmatico.<br />

Giammusso sviluppa l’analisi dell’opera<br />

plessneriana in base ai tre problemi<br />

fondamentali del “moderno”,<br />

della “storicità”, del “comprendere”.<br />

Il primo capitolo (“Il senso del moderno”)<br />

considera soprattutto gli scritti<br />

che precedono l’opera Die Stufen des<br />

Organischen und der Mensch (I livelli<br />

del mondo organico e l’essere umano,<br />

1928), ma offre già una interpretazione<br />

d’insieme dell’opera plessneriana,<br />

mettendone in luce l’impianto storicistico<br />

di fondo. In Plessner, osserva<br />

Giammusso, coscienza storica e obiettività<br />

scientifica non si escludono, ma<br />

si implicano reciprocamente all’interno<br />

di una considerazione filosofica<br />

della modernità che cerca «strumenti<br />

per correggere alcuni aspetti patologi-


ci generati dagli stessi processi di modernizzazione».<br />

Nel secondo capitolo<br />

(“La comprensione del potere”) viene<br />

in primo piano l’analisi della teoria<br />

plessneriana della storicità, da Die<br />

Grenzen der Gemeinschaft (I confini<br />

della comunità, 1924) fino a Macht<br />

und menschliche Natur (Potere e natura<br />

umana, 1931), da cui emerge l’importanza<br />

della corporeità nella concezione<br />

plessneriana della vita storica,<br />

unitamente al legame tra concetto di<br />

storicità ed esperienza concreta dell’estraneità.<br />

Nel terzo capitolo (“Il<br />

potere del comprendere”) viene considerata<br />

la teoria ermeneutica di Plessner,<br />

tanto sotto il profilo antropologico,<br />

con riferimento a Die Einheit<br />

der Sinne (L’unità dei sensi, 1923) e a<br />

Die Deutung des mimischen Ausdrucks<br />

(L’interpretazione dell’espressione<br />

mimica, 1925), quanto sotto quello<br />

storico. Estendendo l’àmbito del comprendere<br />

dalla comprensione dei testi<br />

Bambino eritreo<br />

AUTORI E IDEE<br />

e delle espressioni linguistiche all’intera<br />

sfera del comportamento umano e<br />

della corporeità, Plessner propone un<br />

paradigma del comprendere che, secondo<br />

Giammusso, si propone «come<br />

anello di raccordo tra approccio ermeneutico<br />

e fenomenologico».<br />

Alla questione di come sia possibile<br />

«trasformare il concetto di antropologia<br />

e porlo in relazione a quello di una<br />

filosofia della storia come teoria dell’esperienza<br />

storica in senso pratico»<br />

è dedicato il quarto e ultimo capitolo<br />

(“Il potere del comprendere e la comprensione<br />

del potere: la questione di<br />

un’ermeneutica pratica”), che, intende<br />

delineare la concezione di una filosofia<br />

della storia come “ermeneutica<br />

pratica”, cioè come «fenomenologia<br />

dell’esperienza storica in senso pratico».<br />

M.M.<br />

26<br />

Saggi di filosofia morale<br />

In una nuova raccolta di scritti, MAKING<br />

SENSE OF HUMANITY AND OTHER PHILOSOPHI-<br />

CAL PAPERS (Capire l’umanità e altri scritti<br />

filosofici, Cambridge University Press,<br />

Cambridge 1995), Bernard Williams approfondisce<br />

alcuni temi classici della<br />

sua riflessione morale: dall’analisi del<br />

conflitto alla critica dei sistemi morali<br />

moderni, basati su impianti riduzionistici<br />

e tendenti alla pretesa di fornire<br />

verità ultime di tipo quasi teologico. La<br />

filosofia di Williams è oggetto d’analisi<br />

di un volume collettaneo, curato da<br />

J.E.J. Altham e Ross Harrison, WORLD,<br />

MIND AND ETHICS. ESSAYS ON THE ETHICAL<br />

PHILOSOPHY OF BERNARD WILLIAMS (Mondo,<br />

mente ed etica. Saggi sulla filosofia<br />

morale di Bernard Williams, Cambridge<br />

University Press, Cambridge 1995),<br />

contenente anche un importante saggio<br />

di replica dello stesso Williams alle<br />

obiezioni avanzategli. A queste tematiche<br />

fa riscontro uno studio di Charles<br />

Taylor, PHILOSOPHICAL ARGUMENTS (Argomenti<br />

filosofici, Harvard University<br />

Press, Harvard 1995), in cui la dimensione<br />

morale e sociale s’intreccia con una<br />

critica dell’epistemologia.<br />

Con Making Sense of Humanity abbiamo a<br />

disposizione un’altra raccolta di saggi di<br />

Bernard Williams, dopo quelli già apparsi<br />

nel 1985 e nel 1993, in cui emergono in<br />

modo evidente la sua critica del pensiero<br />

morale moderno e la sua concezione della<br />

natura e delle possibilità di una vita etica.<br />

Anche in questi saggi Williams ribadisce<br />

come la filosofia morale debba rispettare la<br />

complessità dei fenomeni etici, così come<br />

questi vengono effettivamente esperiti. La<br />

moralità rappresenta un problema non solo<br />

dal punto di vista dei contenuti, ma anche da<br />

quello della sua esistenza come dimensione<br />

di ragione pratica o di valutazione sociale. In<br />

quest’ottica, un’analisi del conflitto morale<br />

richiede, secondo Williams, l’uso di una<br />

concezione psicologica realistica delle motivazioni<br />

umane; inoltre, una filosofia morale<br />

efficace deve essere in grado di render conto<br />

non solo dell’elemento psicologico, ma anche<br />

di tutti i campi del sapere, in particolare<br />

della storia, da cui si può trarre un contributo<br />

alla comprensione dell’essere umano.<br />

Una delle principali obiezioni di Williams ai<br />

sistemi morali è che questi si basano su<br />

impianti riduzionistici, che li portano ad<br />

analizzare concetti ad un livello troppo astratto<br />

e generico (“il bene”, “il giusto”, “il dovere”),<br />

imponendo così una struttura ipersemplificata<br />

al pensiero etico che annulla la<br />

complessità dei concetti inerenti all’ambito<br />

dell’etica. Inoltre, i giudizi derivanti da un<br />

sistema morale non rientrano nel campo<br />

delle verità obiettive, in quanto la loro applicazione<br />

pratica è comunque determinata dalla<br />

realtà in cui vengono applicati. In definitiva,<br />

i sistemi morali si basano, secondo Williams,<br />

su una radicale distinzione fra morale


e non morale priva di fondamento: non ci<br />

sono verità etiche definitive; considerare i<br />

nostri valori come verità ultime è non solo<br />

una forma di superstizione, ma un elemento<br />

di debolezza.<br />

Questi fondamentali elementi della teoria di<br />

Williams sono al centro dei nove saggi presenti<br />

nel volume collettaneo World, Mind<br />

and Ethics, dove l’obiezione più forte rivolta<br />

a Williams è, in alcuni casi, quella di aver<br />

delineato una critica puramente negativa<br />

nell’interpretare la richiesta filosofica di una<br />

teoria morale sistematica come pretesa moralistica<br />

e oppressiva. A questa obiezione<br />

Williams replica, nel volume in questione,<br />

sostenendo che la distruzione filosofica delle<br />

teorie morali non deve necessariamente<br />

portare come conseguenza ad una distruzione<br />

di parte della nostra consapevolezza morale.<br />

Inoltre, osserva Williams, l’uso di concetti<br />

morali avviene non in base alla conoscenza<br />

della loro assoluta desiderabilità, ma<br />

deriva dalla nostra abitudine e confidenza<br />

con essi, laddove i sistemi morali pretendono<br />

di dare qualcosa di più, fornendo il conforto<br />

di una verità ultima.<br />

In Philosophical Arguments Charles Taylor<br />

riprende temi di filosofia morale e di critica<br />

comunitaria del liberalismo a partire dalla<br />

critica del progetto epistemologico, originatosi<br />

con Cartesio e sviluppatosi fino alla fine<br />

del nostro secolo secondo due principali<br />

varianti, il razionalismo e l’empirismo, la cui<br />

pretesa è stata quella di fondare la conoscenza<br />

nell’esperienza del soggetto individuale.<br />

La proposta di Taylor si pone invece più<br />

vicino alle posizioni di Heidegger, Merleau-Ponty<br />

e Wittgenstein, per i quali la<br />

conoscenza è il possesso di un soggetto<br />

incarnato che interagisce con altri soggetti.<br />

Per evitare tuttavia di cadere nel convenzionalismo,<br />

o in tesi vicine al soggettivismo di<br />

Foucault, Derrida o di altri esponenti del<br />

postmodernismo, Taylor sostiene che sebbene<br />

alcuni schemi concettuali ci forniscano<br />

una maggiore comprensione della realtà, ciò<br />

non avviene in un’ottica pragmatica, in quanto<br />

la loro riuscita cambia da una comunità<br />

all’altra.<br />

In Taylor la critica epistemologica è correlata<br />

al discorso filosofico morale e a quello<br />

politico. Egli individua infatti uno stretto<br />

legame fra il progetto epistemologico sopra<br />

criticato e una visione atomistica della società,<br />

in cui individui scissi costituiscono ciascuno<br />

una fonte separata di conoscenza e di<br />

valori. Questa società è permeata da una<br />

visione naturalistica dell’etica in cui scompaiono<br />

quelli che Taylor definisce i “principi<br />

forti”, per lasciare spazio ai desideri e alle<br />

volontà atomistiche che di fatto si palesano<br />

nella realtà sociale. Dal punto di vista politico,<br />

questa situazione conduce ad una forma di<br />

liberalismo che Taylor definisce “procedurale”,<br />

in cui le società liberali non sono altro che<br />

arene in cui i privati individui sono liberi di<br />

perseguire i propri obiettivi rapportandosi gli<br />

uni con gli altri solamente tramite strutture<br />

legali e forme elitarie di politica in cui i cittadini<br />

comuni non hanno voce in capitolo. M.B.<br />

AUTORI E IDEE<br />

Dialogo sulla morale<br />

tra Oriente e Occidente<br />

Nella morale occidentale il rapporto<br />

tra il sentimento e la ragione appare<br />

problematico. Sentimenti ed emozioni,<br />

scatenate dalla presenza dell’altro<br />

o da una minaccia che ne investe l’esistenza,<br />

sono spesso la vera causa che<br />

spinge l’essere umano all’azione. Se<br />

questo legame immediato che ci unisce<br />

agli altri appare difficilmente giustificabile<br />

a partire dalle categorie classiche<br />

del pensiero occidentale, una<br />

possibile alternativa ci viene dalla proposta<br />

di François Jullien in FONDER LA<br />

MORALE. DIALOGUE DE MENCIUS AVEC UN<br />

PHILOSOPHE DES LUMIÈRES (Fondare la<br />

morale. Dialogo di Mencius con un<br />

filosofo dei lumi, Grasset, Parigi 1996).<br />

Si deve al filosofo cinese Mencius, allievo di<br />

Confucio, l’aver sviluppato una precisa me-<br />

27<br />

Ritratto di Confucio, 1734<br />

ditazione sul tema del “fare qualcosa”, all’interno<br />

della quale l’enigma di un sentimento<br />

come la pietà scompare. Qui l’individuo<br />

non viene infatti concepito come un<br />

qualcosa di chiuso e irrelato, ma come parte<br />

di un’interazione e di un processo: l’impulso<br />

alla pietà nasce dalla comune partecipazione<br />

degli uomini alla vita che, minacciata nell’altro,<br />

reagisce in me.<br />

Per Mencius, osserva François Jullien, la<br />

pietà è un punto di partenza, il germe di una<br />

possibile virtù umana che si tratta di coltivare<br />

ed estendere alla totalità delle azioni. In<br />

questo senso, pur essendo una manifestazione<br />

irriflessa, può porsi come fondamento<br />

della morale. Tuttavia, sarebbe errato interpretare<br />

questa prospettiva sullo sfondo della<br />

concezione occidentale di una volontà individuale<br />

libera, che impone alle cose le decisioni<br />

della coscienza; la filosofia cinese ignora<br />

infatti ogni opposizione tra mondo e coscienza,<br />

tra desiderio e azione. Ma anche<br />

senza le nozioni di libertà e di coscienza


autonoma, fa notare Jullien, è possibile fondare<br />

la morale nella misura in cui la tensione<br />

etica dell’uomo non sia in alcun modo separata<br />

dal corso del mondo e dal suo andamento.<br />

Il mondo vegetale può essere assunto<br />

come modello del rapporto tra il soggetto e la<br />

sua umanità: si tratta di assecondare lo sviluppo<br />

naturale attraverso poche azioni, fatte<br />

al momento giusto.<br />

Jullien sceglie la forma del dialogo per mettere<br />

a confronto due differenti tradizioni<br />

culturali; la comparazione, il dialogo a distanza<br />

tra affermazioni giustapposte, sono<br />

qui intesi come mezzo per fondare un sapere<br />

e fecondare il pensiero a partire dalle differenze.<br />

La filosofia occidentale contemporanea,<br />

sulla scia delle riflessioni dei “maestri<br />

del sospetto”, Freud, Nietzsche e Marx, sembra<br />

avere completamente rinunciato alla ricerca<br />

dei fondamenti della morale: se Marx<br />

ha denunciato «il carattere al contempo occulto<br />

e servile della morale, sempre nelle<br />

mani della classe dirigente e utile soltanto<br />

[...] a consolidare l’ordine costituito», Freud<br />

vede nella morale solo «il risultato della<br />

costituzione del Super-Io», che in se stesso<br />

non è altro che «l’introiezione, durante la<br />

nostra infanzia, dell’immagine idealizzata<br />

dei nostri genitori o dei loro sostituti». Per<br />

rimettere in gioco la questione occorre, secondo<br />

Jullien, risalire alle origini della sua<br />

formulazione moderna, ovvero a quel secolo<br />

dei Lumi in cui la morale si è affrancata dalla<br />

religione e anche dalla trascendenza che<br />

caratterizzava l’impostazione della filosofia<br />

occidentale pre-cristiana.<br />

Per Rousseau la morale si fonda sul sentimento<br />

umano della pietà; per Kant essa<br />

riposa su basi universali, mentre per Schopenhauer<br />

la morale è un mistero della natura<br />

umana. Tutte queste impostazioni, fa notare<br />

Jullien, si sono rivelate insufficienti, in<br />

quanto la pietà fa appello ad una concezione<br />

antropologica della morale, esponendosi così<br />

alla diversità delle culture. Solo Kant ha<br />

cercato di definire più rigorosamente l’esigenza<br />

morale, nel suo carattere di puro a<br />

priori. In Mencius, Jullien trova ora colui che<br />

più esplicitamente formula ciò che i “filosofi<br />

dei Lumi”, Kant per primo, avevano abbozzato.<br />

Mencius fonda la virtù morale su una<br />

reazione di insopportabilità; così, pur concordando<br />

con i moralisti occidentali sul principio<br />

di una esigenza morale, supera le loro<br />

aporie, in quanto fonda la morale su una<br />

pratica e una spontaneità (e non su una<br />

trascendenza o un’antropologia). La coscienza<br />

non parla ma si manifesta direttamente in<br />

noi, come una reazione spontanea. Essere<br />

soggetti a questa spontaneità, che ci fa<br />

correre in soccorso di un altro essere<br />

umano in pericolo, significa rispondere<br />

alla nostra unica preoccupazione, che<br />

deve essere quella di vivere nel modo<br />

più completo possibile. L’insegnamento<br />

di Mencius, in grado di rimettere in moto<br />

la questione morale, è dunque quello di<br />

riconoscere nella morale una condotta la<br />

cui costrizione non si prova se non nell’immanenza<br />

della vera vita. D.F.<br />

AUTORI E IDEE<br />

Filosofia e scrittura:<br />

le pratiche e i saperi<br />

Gli esiti della recente riflessione di<br />

Carlo Sini sono compendiati nella sua<br />

ultima opera: GLI ABITI, LE PRATICHE, I<br />

SAPERI (Jaca Book, Milano 1996), che<br />

tematizza l’esperienza veritativa mettendone<br />

in luce il legame essenziale<br />

che essa intrattiene con la questione<br />

della scrittura. Anticipando elementi<br />

di quella che sarebbe stata la sua attuale<br />

ricerca, Sini, insieme a Fulvio<br />

Papi e Maurizio Ferraris, era in precedenza<br />

intervenuto in occasione di una<br />

presentazione della sua precedente<br />

opera, FILOSOFIA E SCRITTURA (Laterza,<br />

Roma-Bari 1994), alla Casa della Cultura<br />

di Milano (15 febbraio 1995).<br />

Nella sua ultima opera, Gli abiti, le pratiche,<br />

i saperi, Carlo Sini decostruisce<br />

l’esperienza filosofica, mettendone a<br />

fuoco il carattere di pratica e il legame<br />

con la questione della scrittura. Ogni<br />

verità, sostiene Sini, è relativa alla sua<br />

pratica; in questo consiste la verità della<br />

filosofia. In particolare, la nozione<br />

“scientifica” di verità è quella pertinente<br />

alla scrittura alfabetica, che opera una<br />

decontestualizzazione obiettivante del<br />

discorso, in seguito alla quale si produce<br />

il “disincantamento del mondo”. Quel<br />

mondo che, come Sini ha mostrato, è il<br />

frutto del gesto istitutivo del grafema<br />

vocalico. La voce si caratterizza infatti,<br />

dal punto di vista fenomenologico, per il<br />

suo carattere autografico: in quanto origine<br />

e oggetto del gesto, la voce pone<br />

due poli correlativi, il sé corporeo e il<br />

mondo, che non hanno un luogo se non<br />

in questo gesto.<br />

Su questo medesimo terreno si radica la<br />

questione dell’intersoggettività; essa rappresenta<br />

un fenomeno originario, non un<br />

problema da risolversi presupponendo<br />

l’esistenza preliminare di un soggetto,<br />

che dovrebbe porsi in rapporto enigmatico<br />

con gli enti difformi da esso. La<br />

scrittura alfabetica dissimula il legame<br />

del parlante con il mondo: essa dà luogo<br />

alla concezione relativa all’esistenza di<br />

un sapere oggettivo, e universalmente<br />

valido, nonché alla prospettiva in cui la<br />

scrittura medesima appare come uno strumento,<br />

un veicolo neutro di concetti indipendenti<br />

da essa.<br />

Parlando di un precedente studio di Sini,<br />

Filosofia e scrittura (Roma-Bari 1994,<br />

«Informazione filosofica» nn. 17-18),<br />

Fulvio Papi vi individuava due temi<br />

decisivi: il primo è quello della “genealogia<br />

della metafisica”; il secondo quello<br />

della ricostruzione della filosofia, attuata<br />

a partire dalla sua impossibilità<br />

attuale di ripresentarsi nei termini di<br />

pratica storica e scientifica. Nell’indagine<br />

genealogica di Sini, il punto decisivo,<br />

osservava Papi, è rappresentato dal momento<br />

del passaggio da una cultura orale<br />

28<br />

ad una scritta. Qui appare la relazione<br />

che intercorre tra la pratica di scrittura e<br />

la costituzione della “scienza filosofica”<br />

e che consiste nell’istituzione del lettore<br />

universale, l’osservatore pan-oramico<br />

che getta il suo sguardo sul “mondo di<br />

cose”, che solo in quel momento si costituiscono<br />

come tali. La filosofia di Platone,<br />

a dispetto della sua polemica contro<br />

la scrittura, costituisce il primo effetto di<br />

questa pratica, che finisce per occultarla,<br />

lasciando in evidenza il soggetto.<br />

Avvicinando la posizione di Sini a quella<br />

di Derrida, Papi rilevava la consustanzialità,<br />

in Sini, della prospettiva oggettivante<br />

propria allo sguardo scientifico e<br />

allo sguardo storico: la stessa costruzione<br />

del passato, come alienazione dell’oggetto<br />

della memoria, rappresenta un<br />

“mettere a distanza” obiettivante, che<br />

istituisce questo stesso oggetto. Questa,<br />

secondo Papi, è la fine della filosofia<br />

come fine della metafisica, fine di un<br />

passato oggettivo rispetto al quale il soggetto<br />

è “soggetto a”, costruito dalle pratiche.<br />

Per Sini, osservava Papi, “stare<br />

nella filosofia” rappresenta “l’esperienza<br />

etica della verità”, ovvero il collocarsi<br />

nell’apertura dell’evento. Tuttavia, si<br />

verifica qui una contrapposizione eccessiva,<br />

per Papi, tra la prospettiva metafisica<br />

e quella definita dal “saper abitare<br />

l’evento”, mentre sarebbe preferibile<br />

insistere sull’aspetto di evoluzione delle<br />

pratiche discorsive, e sulla contingenza<br />

delle medesime. Secondo Papi, esiste<br />

una scrittura che devasta il carattere<br />

metafisico a essa proprio; quest’ultimo è<br />

soltanto una delle sue possibilità, iscritta<br />

nell’effetto di idealizzazione che comporta<br />

una temporalizzazione del discorso.<br />

La carne del vivente, per Papi, pur<br />

nella prigionia della scrittura, tende ad<br />

un sapere di sé che è inobiettivabile, non<br />

tematizzabile nell’astratto, nell’idealizzazione.<br />

Il soggetto permane nella prigionia<br />

del linguaggio perché non può<br />

non esistere; con ciò, esso esiste nella<br />

contingenza.<br />

Individuando, in Filosofia e scrittura, una<br />

contrapposizione tra filosofia e cultura,<br />

Maurizio Ferraris rintracciava nella concezione<br />

di Sini alcuni aspetti problematici.<br />

Per il fatto che la contrapposizione tra<br />

filosofia e cultura risulta del tutto intrinseca<br />

alla filosofia stessa, Ferraris giungeva a<br />

respingere la tesi secondo la quale l’ermeneutica<br />

incarnerebbe una forma di filosofia<br />

che abdica alla propria specificità nei confronti<br />

della cultura, della storia, della scienza<br />

e della tecnica. D’accordo con Sini si<br />

dichiarava invece Ferraris in merito al rifiuto<br />

della banalizzazione della “svolta linguistica”,<br />

cioè della tematizzazione dell’importanza<br />

del linguaggio banalizzante.<br />

Il “pensiero dell’essere” è, per Ferraris,<br />

un’impostazione derivativa; originaria,<br />

ovvero trascendentale, è invece la questione<br />

della differenza tra essere ed ente. In<br />

quanto problema inerente la pensabilità di


ogni ente, tale questione rinvia a quel raddoppiamento<br />

del trascendentale che fa sì<br />

che ogni evento empirico diventi istanza<br />

trascendentale, condizione della possibilità<br />

di qualcosa. Da questo punto di vista,<br />

osservava Ferraris, l’attacco alla metafisica<br />

appare poco giustificato, in quanto essa<br />

ha come suo tratto caratteristico l’accentuazione<br />

del carattere trascendentale dell’empirico,<br />

che rende difficile individuare<br />

un confine tra filosofia e scienza. In definitiva,<br />

la concezione di Sini si presenta, per<br />

Ferraris, come una sorta di “fenomenologia<br />

dello spirito” nel suo procedere dall’oralità<br />

all’idealità della scrittura alfabetica,<br />

vista come l’origine del pensare<br />

concettuale.<br />

Rispondendo alle obiezioni di Papi e Ferraris,<br />

Sini si dichiarava d’accordo in merito<br />

ad una denuncia della finitudine del sapere<br />

filosofico, condotta all’interno del discorso<br />

filosofico. Giunto alla percezione del<br />

proprio limite, in quanto compreso all’interno<br />

di una pratica, il sapere filosofico<br />

dovrebbe far emergere dalla proprie molteplici<br />

modalità la concreta situazione del<br />

vivente. Da questo punto di vista, osservava<br />

Sini, se è pur vero che l’esito metafisico<br />

non è l’unico possibile della scrittura alfabetica,<br />

occorre tuttavia rilevare come esso<br />

ne abbia invaso, in virtù dell’universale<br />

pervasività della dimensione mediatica, la<br />

totalità degli ambiti di espressione. Il fallout<br />

della quaestio metaphysica riguarda<br />

infatti tanto la scrittura filosofica quanto<br />

quelle scientifica, politica, letteraria. In<br />

tale prospettiva, sollevare l’istanza della<br />

“concreta situazione del vivente” rischia<br />

di configurarsi, secondo Sini, come una<br />

mera dichiarazione di intenti. Centrale è<br />

invece la questione del cosiddetto “paradosso<br />

delle pratiche”, a partire dal quale<br />

è possibile rilevare il “fine etico” presente<br />

in Filosofia e scrittura.<br />

Nel panorama della riflessione filosofica<br />

sulla modernità, faceva notare Sini, il<br />

paradigma della reduplicazione tra il livello<br />

empirico e quello trascendentale si<br />

presenta, per il soggetto della pratica<br />

filosofica, come inevitabile: è infatti la<br />

pratica filosofica che istituisce la reduplicazione,<br />

ma che, nel contempo, ce la<br />

rende visibile. Rispetto a tale riconoscimento,<br />

occorre tuttavia ammettere la<br />

necessità della “scelta etica”; occorre<br />

cioè ammettere la necessità, da parte di<br />

un soggetto, di passare dall’essere “soggetto<br />

alle” pratiche a essere “soggetto<br />

di” queste pratiche. Questo secondo soggetto,<br />

tuttavia, non si dà; non esistono<br />

infatti, sottolineava Sini, due determinazioni<br />

di soggetto, bensì soltanto una,<br />

quella che rimanda a un’istanza che,<br />

nell’esser soggetta alle pratiche, ne frequenta<br />

l’orlo (cioè: il “proprio” orlo) in<br />

una sorta di rimbalzo.<br />

A Ferraris, e con lui a Derrida, Sini<br />

contesta in particolare che si possa parlare<br />

di scrittura e di voce come di istanze<br />

singolari, luoghi originari; esse sono,<br />

AUTORI E IDEE<br />

invece, prodotti della scrittura alfabetica.<br />

La questione se nasca prima la razionalità<br />

greca, da cui, in un secondo tempo,<br />

sorge la scrittura alfabetica, o non<br />

piuttosto il contrario, appare già pregiudicata,<br />

secondo Sini, dalla prospettiva<br />

della scrittura alfabetica: la razionalità<br />

greca è il prodotto di determinate pratiche<br />

di scrittura, e non scorgere questo<br />

fatto, come accade in Derrida, è la condizione<br />

che definisce il luogo della metafisica.<br />

F.C.<br />

Rappresentanza, giustizia,<br />

potere<br />

Il problema della rappresentanza, quello<br />

della fondazione del giudizio politico<br />

e quello del bene e del male in relazione<br />

allo statuto fondamentale dell’agire<br />

politico sono rispettivamente al centro<br />

di tre studi: RAPPRESENTANZA POLITICA E<br />

RAPPRESENTANZA DEGLI INTERESSI (Franco<br />

Angeli, Milano 1996), di Antonino Scalone;<br />

GIUSTIZIA POLITICA. FONDAMENTI DI UNA<br />

FILOSOFIA CRITICA DEL DIRITTO E DELLO STATO<br />

(il Mulino, Bologna 1995), di Otfried<br />

Höffe; LA CITTÀ ORIGINARIA. DIALETTICA DELLA<br />

RAGIONE POLITICA (Morcelliana, Brescia<br />

1995), di Attilio Franchi. A questo gruppo<br />

di testi si possono accostare, anche<br />

se in posizione eccentrica, la riflessione<br />

offerta da James Hillman in FORME DEL<br />

POTERE (Garzanti, Milano 1996), una fenomenologia<br />

del potere nella società<br />

contemporanea, e lo studio di Matthias<br />

Bohlender, DIE RHETORIK DES POLITISCHEN.<br />

ZUR KRITIK DER POLITISCHEN THEORIE (La retorica<br />

del Politico. Per la critica della teoria<br />

politica, Akademie Verlag, Berlin,<br />

1995), che si sofferma sui rapporti tra<br />

retorica e politica.<br />

Il punto nodale dello studio di Antonino<br />

Scalone, come indica Giuseppe Duso<br />

nella “Prefazione” al volume, si raccoglie<br />

sostanzialmente nella domanda: se<br />

caratteristica peculiare della rappresentanza<br />

moderna è quella di fondare l’unità<br />

del popolo, altrimenti non rinvenibile,<br />

come è possibile che questa si adegui poi<br />

alle configurazioni pluralistiche, verso<br />

cui viene spinta dalle trasformazioni<br />

politiche del nostro tempo? Passando<br />

attraverso le teorie di autori quali Rudolf<br />

Smend, Hermann Heller, Max Weber,<br />

Carl Schmitt, Gerhardt Leibholz, Otto<br />

Kirchheimer e Hans Kelsen, e scendendo<br />

poi maggiormente nel merito del problema<br />

della rappresentanza degli interessi<br />

in autori quali Werner Weber, Theodor<br />

Eschenburg ed Ernst Fraenkel, Scalone<br />

individua in Joseph K. Kaiser una<br />

tappa decisiva per risolvere all’interno<br />

della sfera della cittadinanza politica la<br />

questione delle “organizzazioni degli interessi”.<br />

Pur nell’incomponibilità di fon-<br />

29<br />

do di questa questione con il quadro<br />

fondativo classico che sta ancora alla<br />

base della moderna organizzazione dello<br />

Stato e che lascia insoddisfatta la<br />

necessità di richiamarsi a un’istanza superiore<br />

rispetto alle parti, la questione,<br />

come mostra Scalone, investe indubbiamente<br />

lo statuto dell’odierno ordinamento<br />

politico. In questa prospettiva, l’esperienza<br />

di Weimar continua a rappresentare<br />

un momento paradigmatico per la<br />

riflessione costituzionalistica non solo<br />

tedesca, ma anche italiana.<br />

Problemi di fondazione della teoria politica<br />

stanno anche al centro dello studio di Otfried<br />

Höffe (la cui edizione originale risale<br />

al 1987), secondo il quale il problema squisitamente<br />

filosofico di una legittimazione in<br />

termini di giustizia della problematica dello<br />

Stato non può essere affatto liquidata: «Contro<br />

la scienza giuridica positiva» - egli afferma<br />

- «occorre fondare la prospettiva morale<br />

e quindi, con l’aiuto di questa, assegnare dei<br />

limiti ai rapporti giuridici e politici; contro<br />

l’anarchismo, invece, occorre fondare e legittimare<br />

tali rapporti». Se è vero, sottolinea<br />

Höffe, che il progetto politico moderno nasce<br />

dalla crisi e dallo sgretolamento delle<br />

credenze, per così dire, “fondamentalistiche”<br />

su cui si reggeva l’ordinamento politico<br />

tradizionale, bisogna allora contestare l’assunto<br />

secondo cui «la conquista politica della<br />

democrazia liberale consiste nell’“indifferenza<br />

riguardo alle questioni ultime”» e quindi<br />

nell’accantonamento del riferimento alle visioni<br />

del mondo, per situarsi nell’ambito più<br />

limitato, ma più sicuro, delle “questioni penultime”.<br />

In realtà, precisa Höffe, anche la<br />

democrazia vive di un accordo circa le cose<br />

ultime, altrimenti non sarebbe in grado di<br />

postulare i principi basilari del suo ordinamento.<br />

Discriminante è invece la separazione<br />

delle sfere, per cui ciò che vale per l’individuo<br />

come “questione ultima” non può<br />

valere come tale anche per lo Stato. Per<br />

giustificare la legittimità e la pertinenza della<br />

riflessione filosofica sui fondamenti del diritto<br />

e dello Stato, Höffe si ricollega alla<br />

grande tradizione della “filosofia pratica”,<br />

riproposta nella sua accezione più genuinamente<br />

aristotelica.<br />

Che il problema della fondazione dell’ordine<br />

politico, raccolto nella metafora<br />

della “città”, abbia a che fare costitutivamente<br />

con un’interrogazione di tipo<br />

etico è ciò che viene ribadito a più riprese<br />

nel saggio di Attilio Franchi. La<br />

ragione politica, sostiene Franchi, non<br />

può prescindere dall’affrontare la questione<br />

del male, in rapporto alla quale<br />

deve dar atto della sua reale capacità di<br />

fondazione. L’aver accantonato la questione<br />

del male ha portato la ragione<br />

politica alla pretesa di affidare allo sviluppo<br />

materiale la soluzione di problemi<br />

che invece sono connessi alla stessa condizione<br />

esistenziale umana, ovvero alla<br />

sua natura essenzialmente morale. Il problema,<br />

precisa Franchi, è di dare la “giusta<br />

collocazione” ai valori espressi dal


dinamismo della società industriale, senza<br />

pretendere che essi vadano a esaurire<br />

quella problematica morale, fondata sulla<br />

“radicalità” del male, per la quale non<br />

possono mostrare pertinenza. Da qui<br />

l’esigenza, per Franchi, di ricomporre il<br />

rapporto che lega i diversi aspetti della<br />

ragione politica, quello etico-morale,<br />

quello economico, quello più strettamente<br />

politico, quello speculativo e, in quanto<br />

si dà una tensione verso la felicità o la<br />

beatitudine, quello religioso.<br />

Sui problemi dell’etica pubblica interviene<br />

James Hillman, secondo il quale per parlare<br />

del potere non ci si può limitare strettamente<br />

all’ambito politico, senza far riferimento<br />

alla sfera dell’economia, in cui<br />

costantemente vengono esperiti rapporti di<br />

gerarchizzazione, di dominio e di subordinazione.<br />

In tal senso lo studio di Hillman<br />

intende proporre una fenomenologia della<br />

forme di potere quali vengono praticate<br />

nell’ambito dell’agire in vista del successo<br />

economico, ovvero mostrare su quali idee<br />

si fonda la pratica del potere. I valori che<br />

configurano l’esercizio moderno del potere,<br />

osserva Hillman, fanno riferimento innanzitutto<br />

alle concezioni del darwinismo<br />

sociale e hanno come motivi fondanti l’idea<br />

di “crescita” e di “efficienza”, che tuttavia<br />

subiscono una progressiva erosione per via<br />

dell’indifferenza costitutiva che caratterizza<br />

queste idee riguardo ai problemi di natura<br />

morale.<br />

Tra quelli che Hillman definisce stili del<br />

potere rientrano il controllo, il prestigio,<br />

l’esibizionismo, la leadership, l’autorità,<br />

il carisma, la persuasione, la tirannia<br />

e così via. L’intento di Hillman è allora<br />

di delineare un potere compatibile con le<br />

esigenze di realizzabilità umana universale,<br />

non sottoposto al dominio dell’Altro.<br />

In questa prospettiva, amore e potere<br />

possono non essere in opposizione.<br />

Sul rapporto tra retorica e politica interviene<br />

Matthias Bohlender con Die Rhetorik<br />

des Politischen. Il libro è diviso in quattro<br />

capitoli. Nel primo l’autore espone il concetto<br />

di retorica e il modo in cui esso risulta<br />

rielaborato secondo diverse teorie linguistiche;<br />

nel secondo traccia un modello del<br />

rapporto tra retorica e teoria politica quale<br />

può essere ricavato dall’opera di Hobbes;<br />

nel terzo mette a confronto la diversa lettura<br />

che Carl Schmitt e Leo Strauss hanno<br />

dato del Leviatano; e nell’ultimo ritorna<br />

alla trattazione sistematica, con una proposta<br />

di lettura della teoria politica in quanto<br />

prassi sociale di discorso.<br />

A parte i due capitoli centrali, che vogliono<br />

essere esempi (non meramente<br />

occasionali) dell’importanza che ha la<br />

retorica all’interno di una determinata<br />

teoria politica, l’interesse principale di<br />

questo studio sta indubbiamente nel suo<br />

sforzo concettuale di offrirci le basi per una<br />

lettura delle teorizzazioni politiche dal punto<br />

di vista delle strategie linguistiche e discorsive<br />

che esse mettono in campo per costituirsi<br />

e per affermarsi. G.B.<br />

AUTORI E IDEE<br />

La questione dell’essere<br />

in Heidegger<br />

In SERVIRE L’ESSERE CON HEIDEGGER (Morcelliana,<br />

Brescia 1995) Umberto Regina<br />

individua nell’essere la questione<br />

centrale che contraddistingue la filosofica<br />

di Heidegger, sottolineando<br />

come essa abbia assunto significati<br />

diversi nelle varie opere del filosofo.<br />

Particolare attenzione alla concezione<br />

religiosa di tipo “manifestativo” che<br />

emerge nell’opera heideggeriana è dedicata<br />

da Pietro De Vitiis nel suo studio<br />

dal titolo: IL PROBLEMA RELIGIOSO IN<br />

HEIDEGGER (Bulzoni Editore, Roma 1995).<br />

Secondo Umberto Regina, in Heidegger<br />

l’analisi della questione dell’essere subisce<br />

una progressiva modificazione. Inizialmente<br />

viene stabilito un legame stretto tra<br />

la comprensione e l’essere, in quanto «la<br />

comprensione è strutturalmente comprensione<br />

d’essere». La scelta, qui, non è tra il<br />

comprendere e il non comprendere l’essere,<br />

ma tra un «comprendere che si apre alla<br />

problematicità e quindi all’eccedenza e al<br />

futuro e un comprendere che è solo di<br />

insistente chiusura». Successivamente, fa<br />

notare Regina, l’accento si sposta dal senso<br />

dell’essere alla “verità dell’essere”, dove<br />

la verità non implica l’esistenza di un valore<br />

prestabilito, ma è in quanto diviene. Il<br />

suo divenire non è, tuttavia, determinato<br />

dal fatto che i suoi contenuti si modificano,<br />

ma dal fatto che l’eccedenza propria dell’essere<br />

può essere raggiunta solamente in<br />

un «percorso che sia al tempo stesso di<br />

problematizzazione e di trasfigurazione dell’ente».<br />

La verità, in Heidegger, è il luogo<br />

in cui si determina l’incontro tra «il servizio<br />

ontologico cui l’uomo è chiamato e il<br />

transitare di Dio». Si tratta, in effetti, sottolinea<br />

Regina, di una concezione “operativa”<br />

della verità, in base alla quale non<br />

solamente l’uomo, ma anche Dio viene<br />

chiamato ad agire per la verità.<br />

La successiva concezione di Heidegger<br />

dell’essere, osserva Regina, si basa su una<br />

diversa definizione dell’essere, secondo la<br />

quale l’essere, coincidendo con il punto di<br />

vista proprio del filosofare, è «lo stesso<br />

incondizionato lasciar essere l’oggetto nel<br />

suo come» e presuppone che esista un ente,<br />

cioè l’uomo, in grado di affermare il “come<br />

di ogni altro ente”. Ma la vera svolta innovatrice<br />

viene compiuta da Heidegger con la<br />

pubblicazione dei Beiträge, in cui diviene<br />

centrale la storia dell’essere, che non viene<br />

più considerata come quel territorio neutrale<br />

della comprensione dell’essere, ma<br />

come l’ambito in cui l’uomo è chiamato a<br />

schierarsi per la verità, cioè a «divenire<br />

autenticamente se stesso in quanto custode<br />

e guardiano della verità». Così, se in Essere<br />

e tempo si poteva intravedere un’antropologia<br />

filosofica, in quanto l’analitica esistenziale<br />

si limitava a indagare lo spazio<br />

aperto dalla progettualità umana, nella fase<br />

successiva la storia dell’essere «impegna<br />

30<br />

l’essere a essere all’altezza di un progetto»,<br />

costringendolo a comprendersi a partire da<br />

un “altro inizio”. In tale prospettiva l’uomo<br />

comprende che il suo essere non è una<br />

componente acquisita con il solo fatto di<br />

esserci, ma un “compito”, quello di servire<br />

la verità, entrando così a far parte della<br />

storia che è nello stesso tempo sua e dell’essere.<br />

Anche il legame tra l’essere e il linguaggio<br />

si rivela differente nelle diverse fasi<br />

teoriche attraversate da Heidegger. Mentre<br />

in Essere e tempo il linguaggio si<br />

fonda sul discorso, nei Beiträge viene<br />

considerato come risposta originata da<br />

un’eccedenza che si rivolge all’uomo<br />

per recidere il suo legame con il “prospettivismo<br />

rinunciatario”.<br />

Delineare la concezione religiosa di Heidegger<br />

è, invece, lo scopo che si prefigge<br />

Pietro De Vitiis, mostrando come il<br />

problema del divino venga affrontato da<br />

Heidegger in opposizione alla prospettiva<br />

dell’“onto-teologia” che, riducendo<br />

l’essere all’ente, identifica Dio con l’essere.<br />

Ontologia e teologia, per Heidegger,<br />

si confermano e si rafforzano a vicenda,<br />

generando l’onto-teologia, il cui<br />

vertice è rappresentato dalla teoria hegeliana<br />

dello Spirito assoluto.<br />

Come rileva De Vitiis, la visione religiosa<br />

heideggeriana, in modo simile a quella di<br />

Schelling, può essere definita “manifestativa”,<br />

in quanto afferma il primato dell’esperienza<br />

di ciò che si manifesta rispetto<br />

all’elaborazione concettuale; in tal senso la<br />

visione religiosa può essere accostata alla<br />

poesia, specialmente a quella di Hölderlin,<br />

il cui linguaggio è dotato di una potenza<br />

evocativa in grado di generare “nuove visioni”.<br />

Tuttavia non può essere risolta nella<br />

poesia, poiché l’apice viene raggiunto nel<br />

silenzio: il linguaggio religioso non è «dire<br />

qualcosa su qualcosa», ma «preghiera, invocazione<br />

e rendimento di lode».<br />

Per Heidegger, osserva De Vitiis, l’interiorità<br />

deve aprirsi al mistero dell’essere, che<br />

è inaccessibile in quanto si nasconde. Il<br />

“nascondimento” dell’essere non va inteso<br />

come pura negatività, ma come sintomo<br />

dell’inafferrabilità del divino. Infatti,<br />

l’“ultimo Dio” heideggeriano appare nello<br />

spazio abissale che si spalanca nell’essere,<br />

mostrando il limite del pensiero concettuale<br />

volto alla definizione oggettiva degli enti<br />

e basato sulla relazione soggetto- oggetto.<br />

Heidegger attribuisce all’essere la finitudine<br />

per non ricadere nell’infinità dell’assoluto<br />

idealistico che rimane bloccato nella<br />

sua “circolarità”, rischiando di essere una<br />

“totalità omniabbracciante”. L’“ultimo<br />

Dio” di Heidegger è, quindi, un Dio del<br />

futuro, un Dio escatologico e, come rileva<br />

De Vitiis, sembra che rimandi all’essere<br />

solo nell’ambito della possibilità. M.Mi.


Identità della filosofia tedesca<br />

Dopo il 1945, molti filosofi attivi nella<br />

Repubblica Federale Tedesca si sono<br />

impegnati nella discussione dell’identità<br />

della propria disciplina, occupandosi<br />

in particolare del problema se la filosofia<br />

sia una “scienza” e che “status”<br />

abbia il suo sapere rispetto a quello<br />

delle scienze “positive”. Un’utile ricostruzione<br />

di questo dibattito è quella<br />

offerta da Martina Plümacher nel suo<br />

studio, IDENTITÄT IN KRISEN. SELBSTVERSTÄN-<br />

DIGUNGEN UND SELBSTVERSTÄNDNISSE DER<br />

PHILOSOPHIE IN DER BUNDESREPUBLIK DEUT-<br />

SCHLAND NACH 1945 (Identità in crisi. Autoinformazioni<br />

e autocomprensioni<br />

della filosofia nella Repubblica federale<br />

tedesca dopo il 1945, Francoforte s/M.<br />

- Berlin - Bern - New York - Parigi -<br />

Vienna 1995).<br />

Per rispondere alla questione dell’identità<br />

scientifica della filosofia Martina Plümacher<br />

ha dovuto ripercorrere nel suo studio il<br />

confronto, da una parte, con l’eredità delle<br />

tradizioni filosofiche provenienti dall’età<br />

dell’idealismo e, dall’altra, con le rinnovate<br />

esigenze di politica culturale ed educativa,<br />

come pure con la prosecuzione delle discussioni<br />

di carattere epistemologico. Ma anche<br />

il confronto con le grandi metafisiche del<br />

Novecento, con la fenomenologia di Husserl<br />

e con il sovvertimento dell’ontologia tradizionale<br />

operato da Heidegger è stato decisivo<br />

per chiarire i presupposti da cui sono<br />

mossi quanti si sono occupati di “filosofia<br />

speculativa” nella seconda metà del secolo.<br />

Plümacher insiste sulla necessità di problematizzare<br />

l’autocomprensione che i filosofi<br />

della Repubblica Federale hanno avuto della<br />

propria professione nel confronto con gli<br />

stimoli e le risultanze delle scienze particolari<br />

nei decenni compresi tra il 1945 e la fine<br />

degli anni Settanta. I documenti presi in<br />

considerazione a questo proposito comprendono<br />

la serie dei “Deutsche Kongresse für<br />

Philosophie” e altri dibattiti svoltisi tra filosofi<br />

tedeschi dal 1946 alla metà degli anni<br />

Settanta. Se negli anni Cinquanta i filosofi si<br />

considerano i tutori dell’“ordine dell’essere”,<br />

negli anni Sessanta devono reagire alla<br />

radicale messa in questione della capacità<br />

attribuita alla filosofia di porre capo ad una<br />

TENDENZE E DIBATTITI<br />

TENDENZE E DIBATTITI<br />

sintesi delle scienze particolari (Positivismusstreit).<br />

Questo tipo di dibattiti trova il suo<br />

apice negli anni Settanta, quando viene in<br />

larga parte misconosciuto il contributo della<br />

filosofia alla costituzione dell’empiricità delle<br />

singole scienze, in quanto loro modalità di<br />

accesso alla realtà, e quando le politiche di<br />

sviluppo della ricerca dei governi dei Länder<br />

tedeschi - competenti per le università -<br />

tendono a investire sempre meno fondi nello<br />

sviluppo dei dipartimenti filosofici - non da<br />

ultimo trovando motivazioni nel fatto che la<br />

filosofia sembra essere esclusa dagli sviluppi<br />

delle scienze “positive”. Un risveglio di<br />

fronte a questa “discussione in stato di crisi”<br />

è venuto da quella che Christian Friedrich<br />

Gethmann ha sagacemente definito la consapevolezza<br />

che i filosofi hanno di essere<br />

l’«istituzionalizzazione della critica alle istituzioni».<br />

R.P.<br />

Attualità di Croce<br />

Dell’eco di risonanza che sta caratterizzando<br />

in questi anni la filosofia di Benedetto<br />

Croce sono testimonianza diversi<br />

saggi che intendono commentare e ripensare<br />

lo storicismo e la filosofia crociana<br />

in genere. Il volume dal titolo: PER<br />

CROCE (Edizioni Scientifiche Italiane,<br />

Napoli 1995), a cura di Raffaele Bruno,<br />

raccoglie diversi saggi di commento<br />

dell’estetica, dell’etica e della concezione<br />

della storia in Croce. Di Janos Kelemen<br />

è lo studio critico IDEALISMO E STORI-<br />

CISMO NELL’OPERA DI BENEDETTO CROCE (trad.<br />

it. dell’autore, Rubbettino, Messina<br />

1995), che presenta il pensiero del filosofo<br />

anche alla luce di riferimenti biografici.<br />

Da questo punto di vista, un’importante<br />

integrazione della biografia<br />

crociana è offerta dagli SCRITTI FILOSOFICI<br />

E CARTEGGIO CON BENEDETTO CROCE (a cura<br />

di F. Platania, Bibliopolis Napoli 1996)<br />

di Antonio Cristaldi.<br />

Il problema dello storicismo e della temporalità<br />

ha da sempre caratterizzato gli studi<br />

critici su Croce. Con il titolo: Per Croce<br />

vengono raccolti saggi che vanno dall’analisi<br />

estetica a quella etico-politica, passando<br />

31<br />

sempre e comunque dalla tematica storicistica.<br />

L’elemento storico pervade infatti i vari<br />

saggi: l’unità di pensiero e azione si manifesta<br />

nell’identità tra particolare e universale<br />

che si realizza appieno nella storia. Il fatto<br />

individuale, come l’evento storico, acquista<br />

valore e identità solo all’interno dello sviluppo<br />

dello spirito che è storicismo assoluto.<br />

L’elemento che maggiormente caratterizza<br />

l’analisi estetica è l’accento posto sul<br />

carattere intuitivo dell’arte. L’unificazione<br />

di bello, estetico e artistico caratterizza<br />

l’arte di quell’elemento indicibile e ineffabile<br />

che la separa nettamente dall’ambito<br />

discorsivo; per Croce, infatti, l’arte è tale<br />

solo se posta al di là del pensiero logico e<br />

razionale, dominio della filosofia. Così facendo,<br />

però, restano esclusi dal dominio<br />

dell’arte quei caratteri, come il comico e il<br />

tragico, che non essendo intuitivi, sfuggono<br />

alla sua forma. In altre parole, se il<br />

merito di Croce consiste nell’aver unificato<br />

estetico e artistico, il limite sta nell’aver<br />

escluso l’elemento razionale e<br />

quindi dicibile dal patrimonio artistico<br />

che, in questo modo, perde uno dei suoi<br />

caratteri fondamentali.<br />

L’etica crociana viene affrontata nei saggi<br />

del volume dal punto di vista della politica e<br />

della libertà: se la politica si sgancia dalla<br />

dimensione morale, come aveva capito già<br />

Marx, e come invece avrebbe contestato<br />

Gentile, suo dominio resta solo quello dell’utile<br />

economico, che si caratterizza di una<br />

netta amoralità. Altro punto nodale di Croce<br />

è il suo liberalismo che in questo volume è<br />

descritto in termini filosofici più che politici.<br />

In altre parole, se Croce ha saputo teorizzare<br />

filosoficamente la libertà dell’individuo contro<br />

i sistemi totalitari, lo stesso non è accaduto<br />

dal punto di vista politico, dove un’interpretazione<br />

sommaria dello stato e del governo<br />

non ha posto le basi per una vera e propria<br />

teoria liberale.<br />

Lo storicismo caratterizza lo studio di Janos<br />

Kelemen, studioso ungherese che intende<br />

riproporre l’attualità di Croce all’interno delle<br />

scienze umane. Dopo alcuni cenni biografici,<br />

viene delineato il rapporto di Croce con la<br />

cultura italiana del tempo e il suo interessamento<br />

per Labriola. Inizialmente, infatti,<br />

Croce, contrario alla filosofia della storia e<br />

all’hegelismo in genere, s’interessa al materialismo<br />

storico ricco di concretezza e di


attenzione agli eventi. Il rifiuto dello storicismo,<br />

però, conduce Croce, successivamente,<br />

a separarsi dal marxismo che pure<br />

lo aveva ispirato. Kelemen riporta Croce<br />

all’hegelismo attraverso la ripresa di Kant<br />

e di Vico che diventano il punto di riferimento<br />

della filosofia crociana. Se, infatti,<br />

Kant è determinante per la teorizzazione<br />

dei giudizi sintetici a priori che si manifestano<br />

nella storia dove il generale si manifesta<br />

nel particolare, Vico è fondamentale<br />

nella concezione ciclica e fattuale della<br />

storia che sarà ripresa e sostenuta nella<br />

filosofia dello spirito.<br />

Il carteggio tra Croce e un giovane studioso<br />

siciliano, Antonio Cristaldi, discepolo del<br />

filosofo, è principalmente caratterizzato dalla<br />

vicenda esistenziale del giovane allievo<br />

che, colpito giovanissimo da nevrosi depressiva,<br />

si suicida all’età di ventiquattro anni,<br />

lasciando profondamente addolorato il maestro.<br />

Il volume, dopo un’introduzione di<br />

Francesco Platania sulla storia di Cristaldi<br />

e sul rapporto con Croce, riporta due saggi<br />

del giovane in cui compaiono le sue considerazioni<br />

sulla Filosofia dello Spirito e la corrispondenza<br />

tra i due. Dalle lettere emerge,<br />

da una parte, la profonda considerazione di<br />

Cristaldi per la categoria della morale che<br />

doveva, a parer suo, fungere da elemento<br />

unificatore delle altre e, dall’altra, la convinzione<br />

di Croce di tenere ben distinte le categorie<br />

dello Spirito, del quale la morale era<br />

solamente una della quattro. A.S.<br />

Storia e attualità<br />

della medicina<br />

Che cosa intendiamo per “medicina”<br />

e qual è stata la sua storia? Come si<br />

può considerare l’intreccio tra anima e<br />

corpo dal punto di vista medico? Come<br />

si è sviluppata fino a oggi la ricerca<br />

sulla salute perfetta? Questi alcuni<br />

degli interrogativi ai quali cercano di<br />

dare risposta cinque nuove pubblicazioni<br />

sull’argomento: una raccolta di<br />

saggi, a cura di Mirko D. Grmek, dal<br />

titolo: STORIA DEL PENSIERO MEDICO OCCI-<br />

DENTALE. 1. ANTICHITÀ E MEDIOEVO (trad.<br />

it. di M. Astrologo, C. Basso, M. Mantegazza,<br />

C. Milanesi, A.M. Senatore,<br />

Laterza, Roma-Bari 1995); uno studio<br />

di François Chast, HISTOIRE CONTEMPO-<br />

RAINE DES MEDICAMENTS (Storia contemporanea<br />

dei farmaci, Ed. La Découverte,<br />

Parigi 1995); una traduzione dal<br />

greco di tre brevi trattati di Galeno,<br />

presentati da Jean Starobinskj, L’AME<br />

ET SES PASSIONS (L’anima e le sue passioni,<br />

Les Belles Lettres, Parigi 1995); e<br />

due saggi sull’attualità medica, UN ME-<br />

DECIN DANS SON TEMPS (Un medico nel<br />

suo tempo, Seuil, Parigi 1995), di Norbert<br />

Bensaid, e LA SANTÉ PARFAITE (La<br />

salute perfetta, Seuil, Parigi 1995), di<br />

Lucien Sfez.<br />

TENDENZE E DIBATTITI<br />

La Storia del pensiero medico in occidente<br />

prende in esame il periodo che va<br />

dall’antichità al medioevo, tentando di<br />

«raccogliere nelle sue grandi linee il<br />

percorso intero del pensiero medico occidentale<br />

e mostrarne la complessità e le<br />

relazioni strette con la realtà biologica e<br />

sociale delle popolazioni umane». Come<br />

sottolinea Mirko D. Grmek, curatore<br />

dell’opera, l’intento è quello di proporre<br />

un quadro della figura del medico e del<br />

suo rapporto con l’ambiente. Il suo lavoro<br />

segue un paradigma generale attraverso<br />

le varie epoche, quello cioè di<br />

misurare le proprie pratiche e la propria<br />

ricerca in funzione di quei fenomeni fino<br />

a quel momento non ancora spiegati, o<br />

lasciati al caso o alla Provvidenza, cercando<br />

di organizzare attorno a sé il sensibile<br />

nella maniera più coerente e pratica<br />

possibile, in vista della soluzione della<br />

malattia. Risulta così che il discorso<br />

medico si è venuto costruendo a partire<br />

dalla concezione che nelle varie epoche<br />

si è avuto della malattia. Tra i contributi<br />

raccolti nel volume figurano un saggio<br />

di Mario Vegetti, Erasistrato ed Erofilo;<br />

uno di Gotthard Strohmaier sulla<br />

trasmissione degli scritti medici dal<br />

mondo bizantino al medioevo; uno di<br />

Jean-Noel Biraben sulle Malattie in<br />

Europa.<br />

Che la medicina abbia a che fare con un<br />

oggetto assai complesso, il funzionamento<br />

dell’organismo umano come intreccio<br />

di elementi tra loro diversi, l’anima<br />

e il corpo, questo era già evidente a<br />

Galeno. Nei suoi soli tre scritti di argomento<br />

medico - recuperati dall’imponente<br />

filosofia morale distribuita in venti<br />

libri, di cui disponiamo oggi in un’utile<br />

edizione in lingua francese, L’âme et<br />

ses passions -, abbiamo la proposta di<br />

una “fisica delle passioni”, ancora dipendente<br />

dalla chimica degli umori corporali.<br />

Galeno è convinto di poter ammaestrare<br />

le passioni a partire dal corpo,<br />

inaugurando una scienza che si occupa<br />

dell’anima dell’uomo. Nella Prefazione<br />

a questi scritti, Jean Starobinskj avverte<br />

che «Galeno si mantiene sempre all’interno<br />

del suo mestiere di medico: si<br />

tratta per lui della vita terrestre e della<br />

vita che conducono gli esseri umani nella<br />

società umana», ricordando che la vita<br />

eterna non fa parte dell’orizzonte precristiano<br />

di Galeno. Ne risulta una visione<br />

assolutamente moderna della scienza<br />

medica che si occupa della dimensione<br />

sociale della malattia, proponendo una<br />

propria etica che ripensa i legami tra il<br />

corpo e la psiche e tra il medico e il<br />

paziente.<br />

Nella Histoire contemporaine des medicaments<br />

François Chast mostra invece<br />

come l’odierna farmacologia «sia nata<br />

dalle idee della Rivoluzione, dall’avanzamento<br />

delle scienze e dall’industrializzazione<br />

dell’economia», sostituendo<br />

con un approccio scientifico la tradizio-<br />

32<br />

nale cultura delle piante mediche. Forte<br />

dei progressi della chimica del XIX secolo,<br />

osserva Chast, il farmaco ha cercato<br />

di limitare le pratiche irrazionali fino<br />

a quel momento utilizzate in medicina.<br />

All’incrocio tra l’uomo, le potenze divine<br />

e il prete-medico si pone il rimedio<br />

farmacologico: nucleo di ogni storia dei<br />

farmaci è dunque lo sguardo dell’uomo<br />

sulla propria umanità e la propria posizione<br />

all’interno del cosmo.<br />

Per quanto riguarda l’attualità del dibattito<br />

sulla medicina, di Norbert Bensaid,<br />

medico molto noto in Francia, scomparso<br />

nel 1994, sono stati pubblicati, a cura<br />

di Nadine Fresco e con la prefazione di<br />

Jean Daniel, gli articoli più significativi<br />

della sua attività di medico-pubblicista,<br />

da cui risulta un’immagine di medicofilosofo<br />

attento a non perdere di vista il<br />

malato dietro la malattia e a non ridurre<br />

il discorso medico a mero biologismo. In<br />

prospettiva futura si pone invece lo studio<br />

di Lucien Sfez, La santé parfaite,<br />

un’indagine attenta e dissacrante dell’ultima<br />

utopia scientifica rimasta, la<br />

“perfetta salute”, un’utopia che riguarda<br />

il corpo in tutte le sue accezioni possibili:<br />

il corpo dell’individuo, del pianeta,<br />

della società. Nel campo della salute<br />

dell’uomo Sfez analizza in particolare il<br />

progetto Genoma, facendo notare come,<br />

«per la prima volta nella storia dei tempi,<br />

una creatura vivente comprenda la<br />

sua origine e possa intraprendere a disegnare<br />

il suo futuro». Tuttavia, aggiunge<br />

Sfez, dietro la ricerca della perfezione<br />

dell’uomo biologico si nasconde una<br />

nuova forma di eugenetica, che tende a<br />

cancellare le determinazioni culturali e<br />

sociali dell’uomo.<br />

Nel caso della salute del pianeta Sfez fa<br />

invece riferimento alla realizzazione dell’esperimento<br />

di Biosfera II nel deserto<br />

dell’Arizona: un sistema chiuso dove<br />

sono ricostituiti i principali ambienti del<br />

pianeta e dove otto volontari hanno vissuto<br />

isolati dall’esterno, producendo essi<br />

stessi le loro risorse. Sebbene i risultati<br />

siano stati contestati, resta tuttavia l’idea<br />

di una vita planetaria organizzata su base<br />

bio-macchinale, nell’intento di raggiungere<br />

«la migliore tecnologia per il vivente».<br />

Da ultimo Sfez prende in esame la<br />

“vita artificiale” degli esseri virtuali, il<br />

grande sogno dell’uomo di creare altri<br />

esseri di una catena evolutiva superiore.<br />

Alla base vi è l’idea di un’identità umana<br />

fondata sulla tecnoscienza, in una<br />

possibile fusione di reale e virtuale: un<br />

secondo Paradiso, abitato da un Adamo<br />

II, dalla salute perfetta. G.Di L.


TENDENZE E DIBATTITI<br />

Henry Gervex, Il dottor Péan che opera all’ospedale Saint Louis (1885 circa, part.)<br />

33


Filosofia della liberazione<br />

Alla filosofia della liberazione e in particolare<br />

al pensiero di Enrique Dussel,<br />

del quale ricordiamo FILOSOFIA DA LIBER-<br />

TAÇÂO. CRITICA E IDEOLOGIA DA EXCLUSÂO<br />

(Filosofia della liberazione. Critica e<br />

ideologia degli esclusi, Paulus, Sâo<br />

Paulo 1995), è dedicato il volume: ÉTICA<br />

E A FILOSOFIA DA LIBERTAÇÂO (Etica e filosofia<br />

della liberazione, a cura di A.<br />

Lampe, Vozes, Petropolis 1995), pubblicato<br />

in occasione del 60˚ anniversario<br />

della nascita del filosofo argentino<br />

e del 20˚ anniversario della fondazione,<br />

da lui voluta, della Commissâo de<br />

Estudos de História da Igreja na América<br />

Latina.<br />

Il volume Ética e a filosofia da libertaçâo<br />

è uno strumento prezioso per lo studioso<br />

del pensiero di Enrique Dussel, perché contiene<br />

un’appendice di 60 pagine con la<br />

bibliografia di Dussel fino al 1994, che<br />

permette di dare uno sguardo all’ampia<br />

produzione del filosofo argentino, riguardante<br />

la storia della Chiesa latino-americana,<br />

la storia latino-americana, la filosofia e<br />

l’etica. Inoltre una dettagliata biografia di<br />

Dussel ricostruisce la sua vicenda esistenziale<br />

dalla nascita in un piccolo villaggio<br />

della Pampa argentina alla laurea a Mendoza,<br />

agli studi europei (Madrid, Parigi, Magonza),<br />

al periodo di residenza in Israele, al<br />

ritorno in Argentina, all’attentato peronista<br />

alla sua vita, fino all’esilio messicano, unitamente<br />

al suo sviluppo intellettuale che va<br />

dagli studi di filosofia alla storia della Chiesa<br />

latino-americana, alla teologia della liberazione,<br />

alla fondazione della filosofia della<br />

liberazione, dalla lettura di Levinas agli<br />

studi sul pensiero economico di Marx, fino<br />

all’incontro polemico con l’etica della comunicazione<br />

di Apel, con Ricoeur, con<br />

Rorty, con Taylor. In particolare nei confronti<br />

di Ricoeur, con il quale l’unico incontro<br />

è avvenuto proprio in Italia, a Napoli,<br />

nel 1991, Dussel riconosce un debito di<br />

formazione intellettuale, avendo egli frequentato<br />

le lezioni del filosofo francese nei<br />

primi anni Sessanta ed essendo stato Ricoeur<br />

uno dei primi interlocutori occidentali<br />

della filosofia della liberazione.<br />

In tutti i suoi saggi Dussel definisce una<br />

concezione “altra” della filosofia, a partire<br />

cioè dalla realtà latino-americana, che è la<br />

realtà dell’oppresso, dello sfruttato, dell’escluso,<br />

ma anche la realtà dell’indio, del<br />

negro, del mulatto, del meticcio, cioè delle<br />

vittime della civilizzazione europea. Possiamo<br />

sintetizzare tutte queste categorie in<br />

una sola e più comprensiva categoria: l’Altro.<br />

L’Altro, però, non inteso soltanto in<br />

chiave teoretica e concettuale, come l’esteriorità<br />

di Levinas, bensì in un contesto<br />

storico, sociale, politico ed economico, qual<br />

è l’America Latina di quest’ultimo quarto<br />

di secolo; un continente che ha visto distruggere<br />

nel passato la propria identità<br />

culturale originaria con l’apertura dei rap-<br />

TENDENZE E DIBATTITI<br />

porti con l’Europa, che vede oggi negare la<br />

propria identità culturale per via del perdurare<br />

di un rapporto sproporzionato con il<br />

Primo Mondo occidentale e che, tuttavia, si<br />

può considerare come un “Altro Occidente”,<br />

dal momento che la sua alterità ha<br />

comunque radici nel continente europeo.<br />

Il fine della filosofia della liberazione non<br />

si limita affatto alla realtà latino-americana<br />

o ad una critica della filosofia europea;<br />

anzi, pur partendo da una determinata realtà<br />

sociale, essa si pone come scopo il superamento<br />

di ogni forma di sfruttamento e di<br />

esclusione mediante l’estensione della categoria<br />

dell’Altro a ogni situazione di oppressione<br />

e di annichilimento. A questo<br />

scopo la critica all’etica della comunicazione<br />

di Apel viene condotta da Dussel a<br />

partire da situazioni esistenziali concrete,<br />

contrapponendo alla comunità ideale di<br />

comunicazione la comunità reale di comunicazione.<br />

In fondo Dussel critica proprio<br />

la pretesa di Apel di fondare un’etica universalistica.<br />

La contrapposizione tra comunità ideale di<br />

comunicazione e comunità reale di comunicazione<br />

muove dal problema della materialità<br />

dei bisogni umani. In Apel, Ricoeur,<br />

Rorty y la filosofia de la liberación con<br />

respuestas de K.O. Apel y P. Ricoeur (Apel,<br />

Ricoeur, Rorty e la filosofia della liberazione,<br />

con una risposta di K.O. Apel, Guadalajara<br />

1993) Dussel antepone alla questione<br />

teoretica e politica della comunità<br />

reale di comunicazione di Apel quella concreta<br />

ed economica della corporalità: «Se<br />

la filosofia della liberazione parte dalla<br />

realtà della miseria, della povertà, dello<br />

sfruttamento, della relazione persona-persona<br />

(pratica), si istituzionalizza e si riproduce<br />

storicamente sempre “a priori” a partire<br />

da una struttura economica... La “vita”<br />

umana, la sua corporalità, non è soltanto la<br />

condizione di possibilità, bensì l’essere stesso<br />

e l’esistenza umana in quanto tale». Le<br />

forme istituzionalizzate, di cui parla Dussel,<br />

sono le forme del dominio e dell’oppressione,<br />

le quali soltanto formalmente<br />

sono simili a quelle democratiche, perché<br />

in realtà il loro contenuto politico è totalmente<br />

divergente da un ordinamento effettivamente<br />

democratico.<br />

Con uno scritto dal titolo: A Ética do discurso<br />

em face do desafio da Filosofia da<br />

libertaçâo latino-americana (in Etica do<br />

discurso e filosofia da libertaçâo. Modelos<br />

complementares, a cura di A. Sidekum,<br />

Editora Unisinos, Sâo Leopoldo 1994; trad.<br />

it. di M. Brumm e M. Schirone, L’etica del<br />

discorso di fronte alla sfida della filosofia<br />

latinoamericana della liberazione, in «Segni<br />

e comprensione», n. 23, settembredicembre<br />

1994), Apel risponde a queste<br />

obiezioni con una presa di coscienza: «La<br />

posizione degli oppressi è sempre la posizione<br />

dell’umanità eticamente normativa»;<br />

oppure con una generica, superficiale e<br />

stizzosa accusa politica: «Nonostante l’evidente<br />

originalità, essa è subordinata alla<br />

sua faziosità etica nella misura in cui l’ela-<br />

34<br />

borazione teorica e pratica mette in rilievo<br />

il rischio del dogmatismo e così anche della<br />

possibile perversione nella direzione di un<br />

terrorismo che raggiunge in forma più sensibile<br />

gli stessi poveri»; o ancora: «L’unica<br />

pratica di liberazione che avrebbe senso<br />

potrebbe consistere solamente nella guerra,<br />

nella guerra civile mondiale. Dussel<br />

afferma questo in un passo importante, ma<br />

lo nega in altri, a favore di possibili riforme<br />

e anche di un possibile ricorso all’etica del<br />

discorso da parte dell’etica della liberazione<br />

che dovrà accompagnare direttamente<br />

la pratica di liberazione come sua coscientizaçâo<br />

(costante processo di presa di coscienza)<br />

nel senso di Paulo Freire».<br />

Di altro tenore è la posizione di Ricoeur:<br />

«Se la critica dell’oppressione economica<br />

e sociale non passa attraverso la critica<br />

della dominazione politica e se si pretende<br />

di giungere alla liberazione economica attraverso<br />

qualsiasi cammino politico, ci si<br />

condanna ad una terribile vendetta della<br />

storia» (Filosofia e liberazione, trad. it. di<br />

F. Schipa, in «Segni e comprensione», n.<br />

15, gennaio-aprile 1992). Ricoeur, dunque,<br />

riconosce la necessità di un primato<br />

della critica e della liberazione politiche<br />

rispetto alla denuncia e al superamento<br />

dell’oppressione economica. Ed è proprio<br />

questo il punto che Dussel riprende da<br />

Ricoeur e dalla tradizione antica: la politica<br />

come filosofia prima. È indiscutibile, infatti,<br />

il carattere politico della filosofia della<br />

liberazione, che appunto per questo suo<br />

carattere essenzialmente politico è in fondo<br />

una filosofia pratica, nel senso che Dussel<br />

dà al termine prassi, cioè rapporto uomouomo.<br />

Misconoscere questo aspetto della<br />

filosofia della liberazione rappresenta una<br />

vera e propria mistificazione concettuale.<br />

In Apel, Ricoeur, Rorty y la filosofia de la<br />

liberación, Dussel contrappone a Ricoeur<br />

un modello di critica della dominazione<br />

imprevisto dall’ermeneutica ricoeuriana:<br />

«L’opposizione tra i “due mondi”: la prevalenza<br />

dell’uno sull’altro, la distruzione<br />

del mondo amerindiano a causa della conquista<br />

in nome del cristianesimo... metterà<br />

in crisi il modello ricoeuriano, adatto all’ermeneutica<br />

di “una cultura”, ma non per<br />

il confronto “asimmetrico” tra varie culture<br />

(una dominante e l’altra dominata)». La<br />

categoria della dominazione e dell’oppressione,<br />

dunque, permette a Dussel di<br />

superare una certa chiusura dell’ermeneutica<br />

di Ricoeur. All’obiezione di Ricoeur<br />

circa la necessità di una liberazione<br />

politica Dussel risponde con lo studio<br />

delle opere economiche di Marx, che<br />

spinge Dussel a cercare una sintesi tra<br />

gli aspetti teologici della sua filosofia e<br />

quelli più legati alla sfera dei rapporti<br />

materiale degli uomini. Così il suo linguaggio<br />

si è fatto più incisivo, il suo pensiero<br />

più pratico; e in questi ultimi anni, per la<br />

sempre più forte assunzione della politica al<br />

centro del suo discorso, la redazione di un’etica<br />

della liberazione diviene per Dussel un<br />

compito ancora più urgente. A.I.


Riflessioni sulla modernità<br />

Ne L’ENIGMA DELL’ESISTENZA. SOGGETTO,<br />

MORALE, PASSIONI NELL’ETÀ DEL DISINCANTO<br />

(Feltrinelli, Milano 1996) Sergio Moravia<br />

propone un’analisi della modernità<br />

che ad una visione restrittiva del<br />

reale contrappone una concezione linguistico-ermeneutica,<br />

fondata su un<br />

modello pluralistico della realtà che<br />

non rifugge dalla sua enigmaticità e<br />

dalla sua complessità. L’affermazione<br />

dell’esistenza del divenire, su cui si<br />

fonda la filosofia dell’occidente, è invece<br />

considerata da Emanuele Severino,<br />

nel suo studio TAUTOTÈS (Adelphi,<br />

Milano 1995), conseguenza del tentativo<br />

fallito di concepire l’identità dell’essere<br />

senza coglierne l’eternità. A<br />

queste prospettive di riflessione sulla<br />

modernità si affianca, in una nuova<br />

riedizione, il saggio di Salvatore Natoli,<br />

SOGGETTO E FONDAMENTO. IL SAPERE DEL-<br />

L’ORIGINE E LA SCIENTIFICITÀ DELLA FILOSOFIA<br />

(Bruno Mondadori, Milano 1996), che<br />

dedica un’attenzione particolare allo<br />

sviluppo della concezione del soggetto<br />

in Aristotele e Cartesio.<br />

Ne L’enigma dell’esistenza Sergio Moravia<br />

si propone di demolire l’orientamento<br />

di ricerca epistemologico basato<br />

su una concezione oggettivistica e realistica<br />

della scienza e sull’affermazione di<br />

«un unico modello di scientificità», che<br />

considera l’uomo più “agito” che “agente”,<br />

in quanto determinato da strutture<br />

date in eterno. Di contro, Moravia delinea<br />

un’immagine dell’uomo alla luce di<br />

una teoria della comunicazione caratterizzata<br />

dal fatto che il soggetto non si<br />

rapporta ad un senso già prestabilito, ma<br />

costruisce il senso in base alle sue esigenze<br />

concrete e ai suoi progetti.<br />

Nella modernità, osserva Moravia,<br />

sono prevalsi il modello “materialistico-biologistico”,<br />

che rapporta l’essenza<br />

umana alla corporeità materiale, e<br />

quello “psicologistico”, che invece riconduce<br />

tutta la realtà umana alla dimensione<br />

mentale. In opposizione a<br />

questi modelli Moravia intende valorizzare<br />

la prospettiva “linguistico-ermeneutica”,<br />

in base alla quale l’uomo<br />

viene definito come un “essere valutante”,<br />

dominato da una “vocazione<br />

interrogante-ricercante”. Da questo<br />

punto di vista, Nietzsche e Heidegger,<br />

accusando tutto il sistema dei<br />

valori della civiltà occidentale, hanno<br />

assunto, secondo Moravia, una posizione<br />

troppo negativa, mentre è necessario<br />

mantenere la memoria del passato,<br />

difendere la «tensione verso il futuro»,<br />

sostenere la «cura dell’orizzonte<br />

terrestre» e concepire il senso del<br />

limite e della finitudine dell’uomo. In<br />

tale prospettiva, bisogna abbandonare<br />

l’immagine dell’uomo come “identità<br />

singola” per affermare un’immagine<br />

TENDENZE E DIBATTITI<br />

pluralistica dell’uomo, dove l’alterità<br />

rappresenta una componente necessaria<br />

ed essenziale dell’essere umano,<br />

rendendolo cosciente della propria<br />

costitutiva finitudine.<br />

Il pensiero della complessità, che si è sviluppato<br />

nella filosofia contemporanea a<br />

partire dagli anni Settanta, si presenta, secondo<br />

Moravia, come un “pensiero costruttivo”<br />

in grado di valutare alcune coppie<br />

di termini non in modo antagonistico,<br />

ma in modo complementare. L’atteggiamento<br />

“critico-negativo” nei confronti dell’ambiguità<br />

è frutto di una prospettiva riconducibile<br />

al principio per cui la realtà è<br />

costituita da «elementi determinati e classificati<br />

in modo univoco» e corrisponde<br />

all’idea che l’uomo coincida con un “essere<br />

luminoso” capace di dissolvere le ombre.<br />

Per Moravia, invece, l’esistenza umana<br />

non può essere compresa dalla ragione e<br />

dal logos, essendo “imprevedibile” e “non<br />

categorizzabile”.<br />

Nell’affermare la realtà del divenire, la<br />

filosofia dell’Occidente, osserva Emanuele<br />

Severino, cade in contraddizioni<br />

insuperabili, rivelandosi un «tentativo<br />

fallito di pensare l’identità dell’essente».<br />

Ritenendo che l’essente, attraverso<br />

il divenire, divenga altro da sé, il pensiero<br />

occidentale è costretto ad affermare<br />

per assurdo l’“identità dei diversi”. Isolando,<br />

infatti, il soggetto dal predicato e<br />

da ogni altro soggetto è necessario affermare<br />

il divenire come unica modalità<br />

con la quale il soggetto possa di nuovo<br />

entrare in relazione col predicato. Affermando<br />

invece il nesso necessario tra gli<br />

essenti, viene esclusa, per Severino, ogni<br />

possibilità che un essente abbia bisogno<br />

del divenire. In questa prospettiva il divenire<br />

non è il divenire altro, ma «il<br />

comparire e lo scomparire dell’eterno».<br />

In Soggetto e fondamento Salvatore Natoli<br />

esamina la nozione di soggetto, considerando<br />

in particolar modo le teorie di<br />

Aristotele e di Cartesio. Nella filosofia<br />

aristotelica sono compresenti, secondo<br />

Natoli, due componenti relative alla dimensione<br />

del soggetto; una connessa alla<br />

sostanza, che riguarda il sostrato, e l’altra<br />

legata al divenire e alla dissoluzione<br />

della sostanza. Così in Aristotele la centralità<br />

del soggetto si afferma contemporaneamente<br />

al suo decentramento.<br />

Come aveva già rilevato Heidegger,<br />

Natoli attribuisce la differenza tra antico<br />

e moderno al fatto che il pensiero<br />

moderno è basato sul concetto di “garanzia”.<br />

Infatti, nella filosofia di Cartesio,<br />

il soggetto viene identificato<br />

con un unico “luogo garantito” in quanto<br />

«assolutamente autogarantentesi».<br />

Tuttavia, Cartesio non solo non aderisce<br />

totalmente alla modernità, ma addirittura<br />

esaspera la prospettiva aristotelica,<br />

affermando il primato della<br />

sostanza pensante. Infatti, per Cartesio,<br />

il pensiero costituisce il fondamento<br />

della verità.<br />

35<br />

Se quindi, osserva Natoli, la tradizione<br />

aristotelica e postaristotelica ha considerato<br />

il soggetto come una “sostanza<br />

individuale”, la filosofia cartesiana, facendo<br />

coincidere “fondamento” ed “egoità”,<br />

trasforma il soggetto in soggettività.<br />

In tal senso, per quanto riguarda la tematica<br />

della soggettività, la filosofia moderna<br />

compie nel suo complesso un’indagine<br />

sulla “rappresentazione” e sui<br />

“modi della rappresentazione”. M.Mi.<br />

Controversie sulla ragione<br />

Alcune recenti pubblicazioni richiamano<br />

sulla scena del dibattito attuale in<br />

Francia le numerose controversie e<br />

polemiche di cui l’Illuminismo fu la<br />

causa e al tempo stesso il principale<br />

destinatario. Si tratta della raccolta di<br />

saggi dal titolo: AUFKLÄRUNG: LES LU-<br />

MIÈRES ALLEMANDES (Afklärung: i Lumi<br />

tedeschi, Garnier-Flammarion, Parigi<br />

1995), curata da Gérard Raulet, che<br />

presenta il quadro delle maggiori dispute<br />

dell’Illuminismo, a cui si affiancano<br />

una miscellanea di articoli curata<br />

da Philippe Beck e da Denis Thouard,<br />

POPULARITÉ DE LA PHILOSOPHIE (Popolarità<br />

della filosofia, ENS Editions, Fontenay-aux-Roses<br />

1995), e un volume di<br />

documenti sulla questione del panteismo,<br />

a cura di Pierre-Henri Tavoillot,<br />

LE CRÉPUSCULE DES LUMIÈRES. LES DOCU-<br />

MENTS DE LA QUERELLE DU PANTHÉISME 1780-<br />

1789 (Cerf, Parigi 1996).<br />

La raccolta Aufklärung: les Lumières<br />

allemandes presenta una rassegna dei<br />

grandi temi di dibattito dell’Illuminismo<br />

tedesco, quali il passaggio dal “razionalismo”<br />

alla “critica della ragione”,<br />

la questione: “Che cos’è l’Illuminismo?”,<br />

l’eredità di Leibniz e di Wolff, la “filosofia<br />

popolare”; varie considerazioni sul<br />

fenomeno della tolleranza religiosa, del<br />

panteismo, della Schwärmerei (esaltazione)<br />

romantica, della massoneria; analisi<br />

della dimensione storica e politica<br />

che caratterizza il conflitto fra lo storicismo<br />

nascente e il diritto naturale, la<br />

questione del dispotismo “illuminato” o<br />

l’interpretazione della Rivoluzione francese,<br />

l’idealismo pedagogico o utopista.<br />

Popularité de la philosophie raccoglie<br />

invece una serie di contributi critici sulla<br />

“filosofia dei Lumi” e si concentra sul<br />

“sogno” di una comunicazione universale,<br />

di un sapere largamente condivisibile;<br />

in altri termini, di una “filosofia<br />

popolare”. La diversificazione delle<br />

esperienze, dei viaggi e degli scambi, il<br />

progresso dell’empirismo, il gusto delle<br />

esperienze, il nuovo ruolo, tra le facoltà,<br />

attribuito alla sensibilità rendono obsoleta<br />

la ricerca di un modello universale,<br />

perfetto, astratto, di una lingua per sa-


pienti. A questo proposito, l’Encyclopédie<br />

di Diderot e d’Alembert, sottolinea<br />

Véronique Le Ru nel suo contributo<br />

al volume, si dimostra una messa in<br />

opera della parola d’ordine diderotiana:<br />

«Bisogna sbrigarsi a rendere popolare la<br />

filosofia!». Sull’esigenza di “popolarità”<br />

della filosofia, ribadita dallo stesso<br />

Hume, si sofferma anche il contributo di<br />

Michel Malherbe, mentre sulla necessità<br />

di scrivere di filosofia in lingua<br />

volgare, sull’esempio tedesco di Georg<br />

Friedrich Meier, che “popolarizza” il<br />

“padre” dell’estetica A.G. Baumgarten,<br />

interviene Dominique Bourel.<br />

L’interesse di Philippe Hamou si concentra<br />

invece su Francesco Algarotti,<br />

berlinese d’adozione, che con una<br />

scrittura in bilico tra “filosofia mondana”<br />

e “volgarizzazione scientifica”<br />

intendeva spiegare Newton alle “dame”.<br />

Ma l’imperativo di una popolarizzazione<br />

della filosofia è in primo luogo<br />

un fatto etico, come sottolinea nel suo<br />

intervento Michèle Crampe-Casnabet,<br />

che richiama la coscienza morale<br />

dell’uguale dignità dell’uomo in Rousseau<br />

e Kant. A questo proposito, Jean-<br />

Marc Moullie e Michèle Cohen-Halimi<br />

fanno notare nel loro intervento<br />

come l’imperativo di popolarizzare la<br />

filosofia, lanciato da Diderot nel suo<br />

Sull’interpretazione della natura<br />

(1754), sia introdotto in Germania da<br />

Ernesti, teologo e professore di retorica<br />

a Leipzig, il cui programma di una<br />

“urbanità filosofica” diviene militantismo<br />

della popolarizzazione con Garve,<br />

rappresentante compiuto della Popolarphilosophie<br />

tedesca, come fa notare Denis<br />

Thouard.<br />

Più enigmatica, per via del suo orientamento<br />

estetico, appare l’attività di popolarizzazione<br />

di Karl Philip Moritz, come<br />

risulta, secondo quanto ci dice Philippe<br />

Beck, dal dibattito sul Saggio sul gusto<br />

di Marcus Herz, che richiama Salomon<br />

Maimon. Il “buon senso”, già presente<br />

nella filosofia di Descartes, diviene un<br />

altro dei temi maggiori della filosofia<br />

popolare; in Francia, con Filosofia del<br />

buon senso (1737) di Boyer d’Argens,<br />

come ricorda Guillaume Pigeard, e in<br />

Germania con Mendelssohn, come rileva<br />

nel suo contributo Pierre-Henri Tavoillot,<br />

che cerca nel “buon senso” una<br />

soluzione alle aporie della ragione, rese<br />

più drammatiche dalla querelle sul panteismo.<br />

Di fatto, però, l’idealismo tedesco<br />

non riuscì a “farsi comprendere” da<br />

tutti, malgrado i tentativi di Fichte, richiamati<br />

da Jean-Christophe Merle e<br />

da Angeline Danaux in due differenti<br />

contributi. La fine della popolarizzazione<br />

della filosofia, precisa Pierre Caussat,<br />

è segnata dal passaggio dal concetto<br />

di populus, compreso come pubblico, a<br />

quello di Volk, quale si presenta già in<br />

Herder.<br />

Il sogno di una ragione armoniosa e<br />

TENDENZE E DIBATTITI<br />

riconciliatrice fu seriamente messo in<br />

discussione in Germania, tra il 1785 e il<br />

1789, dalla querelle sul panteismo, scatenata<br />

dall’interpretazione di Spinoza da<br />

parte di Jacobi. L’esistenza di un sistema<br />

razionale apparentemente auto-sufficiente<br />

e indipendente dall’idea di Dio,<br />

identificato con la natura, costituiva un<br />

motivo d’inquietudine per l’Illuminismo,<br />

che nel suo sforzo di rendere compatibili<br />

ragione e fede veniva accusato da Jacobi<br />

di condurre inevitabilmente all’“ateismo”<br />

sistematico di Spinoza.<br />

Con il titolo: Le crépuscule des Lumières<br />

vengono raccolti i documenti che caratterizzarono<br />

questa querelle, tra cui scritti<br />

di Weizenmann, lettere di Kant, scritti<br />

poco noti di Lessing, oltre a pagine di<br />

Jacobi, Herder e Mendelssohn. Un lungo<br />

e approfondito saggio introduttivo e un<br />

ricco apparato di note accompagnano<br />

questi documenti.<br />

Disdegnando la facoltà della ragione,<br />

Jacobi proponeva di operare un “salto<br />

mortale”, indicando il sentimento religioso<br />

come il solo capace di offrire<br />

la rivelazione immediata della realtà.<br />

Con questo Jacobi suscitava in Kant<br />

la brillante domanda: “Che cosa significa<br />

orientarsi nel pensiero?”, in cui<br />

Jacobi veniva sconfessato senza per<br />

questo dar adito al dogmatismo di Mendelssohn.<br />

Tuttavia, l’utilizzazione polemica<br />

che nella sua domanda Kant<br />

faceva di Spinoza inaugurò in Germania<br />

un’importante Spinoza-Renaissance,<br />

come risulta in particolare dal dialogo<br />

di Herder Dio (1787). La querelle<br />

continuò per decenni, coinvolgendo<br />

Schelling, Hegel e Schlegel e contribuendo<br />

allo scacco del progetto illuministico,<br />

almeno nella sua formulazione<br />

dogmatica. Le critiche di Jacobi<br />

a Kant nutrirono le concezioni di Fichte,<br />

Schelling, Hegel. F.M.Z.<br />

Wittgenstein in Francia<br />

A lungo tenuto ai margini del dibattito<br />

filosofico francese, Wittgenstein<br />

torna oggi al centro dell’attenzione<br />

svincolandosi dall’ipoteca<br />

che lo aveva voluto per decenni<br />

affiliato alla filosofia analitica<br />

e perciò estraneo alla tradizione<br />

francese. Tra le varie iniziative<br />

editoriali si segnala il volume di<br />

Jean-Pierre Cometti, PHILOSOPHER<br />

AVEC WITTGENSTEIN (Filosofare con<br />

Wittgenstein, Puf, Parigi 1996), che<br />

ha il merito di fare chiarezza all’interno<br />

delle genealogie wittgensteiniane<br />

e insieme di porre l’accento,<br />

in modo articolato, sul legame tra<br />

sfera concettuale e sfera etica che<br />

percorre tutta la riflessione del filosofo<br />

austriaco.<br />

36<br />

In Francia il ritardo della ricezione di<br />

Wittgenstein è stato causato soprattutto<br />

alla diffidenza a lungo invalsa verso ogni<br />

corrente analitica, a cui il filosofo austriaco<br />

era stato iscritto d’ufficio. Di<br />

recente, invece, una certa tendenza internazionalistica<br />

del dibattito interno<br />

francese, grazie anche all’opera di Jacques<br />

Bouveresse, riporta Wittgenstein<br />

in primo piano e con un’ottica a tutto<br />

campo che non guarda solo agli apporti<br />

sul piano logico ed epistemologico, ma<br />

al senso stesso del suo fare filosofia. In<br />

questa direzione si pongono le attese<br />

traduzioni del Quaderno blu e del Quaderno<br />

marrone (Le Cahier bleu e Le<br />

Cahier brun, Gallimard, Parigi 1996) di<br />

Wittgenstein, come pure quelle di due<br />

importanti, benché datati, saggi critici,<br />

entrambi dedicati al secondo Wittgenstein<br />

e al problema della verità e della<br />

conoscenza: Les voix de la raison. Wittgenstein,<br />

le scepticisme, la moralité et la<br />

tragédie (Le voci della ragione. Wittgenstein,<br />

lo scetticismo, la moralità e la<br />

tragedia, trad. fr. di S. Laugier, Seuil,<br />

Parigi 1996), di Stanley Cavell, e Règles<br />

et langage privé. Introduction au<br />

paradoxe de Wittgenstein (Regole e linguaggio<br />

privato. Introduzione al paradosso<br />

di Wittgenstein, trad. fr. di T.<br />

Marchaisse, Seuil, Parigi 1996; trad. it.<br />

Torino 1986), di Saul A. Kripke.<br />

In questa situazione, lo studio di Jean-<br />

Pierre Cometti, Philosopher avec Wittgenstein,<br />

anch’esso dedicato al secondo<br />

Wittgenstein, più che addentrarsi<br />

nel testo wittgensteiniano se ne<br />

fa in qualche modo il difensore, mettendolo<br />

in rapporto con i tentativi di<br />

appropriazione che ne sono stati fatti<br />

sia sul versante più propriamente analitico<br />

o pragmatistico, sia su quello<br />

ermeneutico: lo scopo dichiarato è<br />

mettere in risalto, in chiara controtendenza<br />

rispetto alle filosofie contemporanee<br />

à la page, l’originalità e la<br />

coerenza di un “filosofo” che ha sempre<br />

saputo spiazzare il lettore per la<br />

sua estraneità a ogni gergo o tecnicismo<br />

filosofico e talora alla filosofia<br />

stessa. Nel vuoto di dibattito che Cometti<br />

denuncia dopo la fine dei “grandi<br />

racconti” della filosofia moderna,<br />

la concezione terapeutica della filosofia<br />

avanzata da Wittgenstein s’impone<br />

come un percorso che coerentemente<br />

prevede la propria autodissoluzione,<br />

una volta che gli inganni prodotti dal<br />

girare a vuoto del linguaggio siano<br />

stati chiarificati.<br />

In altri termini, precisa Cometti, la filosofia<br />

si configura per Wittgenstein come<br />

un paziente esercizio di descrizione degli<br />

usi linguistici, che non mira a costituirsi<br />

in teoria, ma a chiarificare i problemi<br />

filosofici mostrandone la contingenza e<br />

la loro precisa provenienza dai nostri usi<br />

linguistici. Come notava N. Malcom,<br />

osserva Cometti, non esiste un’essenza


dei problemi, un senso dissimulato, una<br />

verità nascosta che la filosofia abbia il<br />

compito di svelare. Anzi la filosofia, in<br />

quanto a propria volta gioco di linguaggio,<br />

è caratterizzata dalla stessa contingenza<br />

di ogni altro gioco linguistico e,<br />

come ciascuno di essi, affonda in una<br />

ben determinata forma di vita, dando<br />

espressione, nei suoi crampi mentali, ad<br />

un disagio che appartiene alla sfera della<br />

vita comune, della società. È per questo<br />

che essa deve privilegiare il linguaggio<br />

ordinario come terreno di analisi; ma è<br />

per lo stesso motivo che non può pretendere,<br />

descrivendo gli usi linguistici che<br />

sono alla base dei falsi problemi filosofici,<br />

di agire sulle forme di vita che sono<br />

a essi legate. L’unico privilegio di cui si<br />

possa vantare il filosofo è forse quello di<br />

aver raggiunto un modo di vedere che gli<br />

permette di dissipare le nostre confusioni<br />

grammaticali, non certo il potere di<br />

intervenire alla radice dei problemi stessi,<br />

«come se bastasse cambiare opinione<br />

per trasformare il mondo».<br />

Tuttavia, sottolinea Cometti, non si deve<br />

rinvenire qui la cifra di una concezione<br />

minimalista e in ultima analisi pessimista<br />

della filosofia di Wittgenstein, ma la<br />

sua dimensione più personale e sofferta.<br />

«Il lavoro filosofico è [...] prima di tutto<br />

un lavoro su di sé. Significa lavorare ad<br />

una propria idea. Al proprio modo di<br />

vedere le cose. (E a ciò che da esse ci si<br />

aspetta)». In osservazioni come questa<br />

si cela, secondo Cometti, la chiave dell’attenzione/tensione<br />

ai problemi di etica<br />

che percorre tutta la seconda fase del<br />

pensiero di Wittgenstein e che gli consente<br />

di sfuggire all’alternativa obbligata<br />

della filosofia come azione su di sé<br />

(secondo una linea che va da Socrate a<br />

Nietzsche) e come azione sul mondo<br />

(magari anche solo a livello di interpretazione,<br />

come Heidegger). Il lavoro su di<br />

sé è infatti concepibile per Wittgenstein<br />

solo come lavoro sul linguaggio, bene<br />

comune per definizione: è questo particolare<br />

rapporto tra linguaggio e vita quotidiana<br />

che fonda il legame tra problemi<br />

concettuali e questioni etiche. Il senso<br />

del lavoro filosofico non è certo consentirci<br />

di discutere con qualche verosimiglianza<br />

di questioni astruse, ma permetterci<br />

di pensare “in modo realmente onesto”<br />

sulla nostra vita e su quella altrui. Il<br />

ruolo terapeutico della filosofia è dunque<br />

il frutto di uno sforzo di miglioramento<br />

di sé che non rimane meramente<br />

solipsistico, ma, attraverso il legame tra<br />

linguaggio e forme di vita, è già “sociale”.<br />

K.B.<br />

TENDENZE E DIBATTITI<br />

Materia signata<br />

e materia segnica<br />

Fra le tendenze più recenti della filosofia<br />

italiana del linguaggio spiccano propensioni<br />

per una semiotica materialistica,<br />

che riprenda in considerazione<br />

la materialità del segno nella sua irriducibile<br />

alterità rispetto ai processi di<br />

significazione. In questa direzione si<br />

collocano due recenti studi: MATERIA<br />

SIGNATA. SULLE TRACCE DI HJELMSLEV, HUM-<br />

BOLDY E ROSSI-LANDI (Levante Editori,<br />

Bari 1996), di Cosimo Caputo, e MATE-<br />

RIA SEGNICA E INTERPRETAZIONE. FIGURE E<br />

PROSPETTIVE (Edizioni Milella, Lecce<br />

1995), di Susan Petrilli. Il primo ruota<br />

intorno al concetto di “materia signata”<br />

di Louis Hjelmslev; il secondo valorizza<br />

gli studi semiotici di Victoria Lady<br />

Welby.<br />

Nell’ampia diffusione attuale delle ricerche<br />

di filosofia del linguaggio acquista<br />

spazio una tendenza che, prese le distanze<br />

dalla linguistica strutturale e dalla propensione<br />

formale della filosofia analitica, richiama<br />

gli aspetti etici ed esistenziali della<br />

significazione, ancorandola ad una dimensione<br />

umana e materiale. Filosofi e linguisti<br />

come Charles S. Peirce, Charles Morris,<br />

Louis Hjelmslev, Michail M. Bachtin e<br />

Ferruccio Rossi-Landi sono riconosciuti<br />

promotori di una linea paradigmatica alternativa<br />

a quella formalista e strutturale.<br />

Nel suo studio, Cosimo Caputo propone<br />

una filosofia del linguaggio che propende<br />

verso una concezione fenomenologica, esistenziale<br />

ed etica della comunicazione segnica,<br />

tentando di dare consistenza ad una<br />

linea paradigmatica della filosofia del linguaggio<br />

che trova in Hjelmslev il suo centro<br />

di forza e che si protende all’indietro<br />

verso Wilhelm von Humboldt e in avanti<br />

verso Rossi-Landi. A Hjelmslev Caputo ha<br />

dedicato in precedenza Il segno di Giano.<br />

<strong>Studi</strong> su Louis Hjelmslev (Milano 1986) e<br />

Su Hjelmslev. La nuvola di Amleto: segno,<br />

senso e filosofia del linguaggio (Napoli,<br />

1993); in quest’ultimo studio prevale l’attenzione<br />

a rintracciare intorno al concetto<br />

di “materia” un asse culturale che consente<br />

alla filosofia del linguaggio di proporsi<br />

come luogo di incontro della ricerca conoscitiva<br />

ed etica.<br />

Nel concetto hjelmsleviano di “materia”<br />

Caputo riconosce il presupposto della sua<br />

concezione della linguistica come formazione<br />

di senso e di un allontanamento da<br />

una linguistica strutturale e formale. La<br />

materia del linguaggio si presenta come<br />

una “classe di variabili” che, nella sua<br />

alterità, eccede rispetto a ogni determinazione<br />

ontologica o logica. Riprendendo<br />

una classificazione della storia della linguistica<br />

proposta da Raffaele Simone, secondo<br />

la quale ad un paradigma dell’arbitrarietà<br />

(esplicitato pienamente da Ferdinand<br />

de Saussure e dalla linguistica strutturale)<br />

si contrappone un paradigma della<br />

37<br />

sostanza, che valorizza la sostanza fonica e<br />

il processo umano di significazione, Caputo<br />

osserva che Hjelmslev procede dal paradigma<br />

dell’arbitrarietà al paradigma della<br />

sostanza, che mostra connessioni con il<br />

concetto di “sottinteso” di Bachtin, con la<br />

“forma di vita” di Ludwig Wittgenstein,<br />

con l’“oggetto” di Peirce.<br />

In Humboldt, fa notare Caputo, la dialettica<br />

materia-forma rinvia a un’attività spontanea<br />

del linguaggio, osservato nella sua<br />

natura spirituale e creativa e nella sua dinamica<br />

storica. L’energeia, in una incessante<br />

dialettica con gli erga, mette in rapporto<br />

l’azione del soggetto spirituale con i limiti<br />

oggettivi del materiale linguistico. In Rossi-Landi<br />

la filosofia del linguaggio assume<br />

una torsione sociale ed economica, dove<br />

determinante è il concetto di lavoro, che<br />

permette di intendere le lingue come prodotti<br />

(erga) rispetto ad un linguaggio che<br />

lavora in termini materialistici e storici<br />

(energeia). Nella sua attenzione alle pratiche<br />

linguistiche del parlare comune, Rossi-<br />

Landi modula la “materia signata” alla luce<br />

di una semiosi, vista come incessante “collaborazione”,<br />

nella quale la dinamica di<br />

trasformazione/produzione spezza ogni<br />

identità chiusa e risolve il linguaggio nell’accadere<br />

del mondo.<br />

Con toni diversi e una maggiore attenzione<br />

al versante letterario, ma all’interno dello<br />

stesso orizzonte filosofico, si muove Susan<br />

Petrilli, con un volume in cui sono<br />

rielaborati saggi, relazioni e introduzioni<br />

prodotti fra il 1988 e il 1995. <strong>Studi</strong>osa di<br />

Charles Morris e Rossi-Landi (dei quali ha<br />

curato l’epistolario in lingua inglese), Petrilli<br />

fa ruotare il paradigma semiotico della<br />

sostanza segnica attorno all’opera di Victoria<br />

Lady Welby, studiosa di filosofia del<br />

linguaggio, ma anche di questioni eticosociali<br />

e pedagogiche, contemporanea di<br />

Peirce, alla quale Petrilli ha già dedicato<br />

Significs, semiotica e significazione (Bari<br />

1988) e Su Victoria Lady Welby. Tra significs<br />

e filosofia del linguaggio (di prossima<br />

pubblicazione per la ESI, Napoli).<br />

Intorno alla teoria del significato segnico<br />

elaborata da Lady Welby, Petrilli costruisce<br />

raccordi e confronti che motivano l’interazione<br />

stretta tra materia segnica e interpretazione.<br />

In questa prospettiva vengono<br />

esaminate numerose proposte novecentesche<br />

di “semiotica dell’interpretazione” che,<br />

diversamente dalla linguistica strutturale<br />

di origine saussuriana, segnalano la specificità<br />

dell’interazione comunicativa umana:<br />

la dialogicità polisemica individuata da<br />

Bachtin, la “semiosi illimitata” di Peirce,<br />

l’analisi pragmatica del rapporto tra segni,<br />

valori e comportamenti, sviluppata da<br />

Charles Morris e poi, con un più accentuato<br />

spessore materialistico, da Rossi-<br />

Landi e da Ponzio, che interagiscono con<br />

la semiotica di Welby in un reticolo in cui<br />

non mancano anche puntuali annotazioni<br />

sulla semiosi della traduzione, sui “segni<br />

del silenzio” e sul senso della scrittura<br />

poetica in Robert Graves. G.P.


PROSPETTIVE DI RICERCA<br />

Sören Kierkegaard<br />

38


Kierkegaard negli Stati Uniti<br />

L’opera di Kierkegaard è attualmente<br />

al centro dell’attenzione degli studiosi<br />

statunitensi. In SELVES IN DISCORD AND<br />

RESOLVE: KIERKEGAARD’S MORAL-RELIGIOUS<br />

PSYCHOLOGY FROM ‘EITHER/OR’ TO ‘SICK-<br />

NESS UNTO DEATH’ (Mettersi in discussione<br />

e trovare una soluzione. La psicologia<br />

morale-religiosa di Kierkegaard<br />

da ‘Aut-Aut’ alla ‘Malattia mortale’,<br />

Routledge, Londra 1996) Edward<br />

Mooney sottolinea come nei ritratti<br />

poetico-letterari presenti nelle opere<br />

di Kierkegaard s’intreccino riflessioni<br />

dialettico-filosofiche, che aprono ad<br />

una sorta di psicologia morale-religiosa<br />

calata in un “contesto comunicativo”.<br />

Lo studio di Sylvia Walsh, LIVING<br />

POETICALLY: KIERKEGAARD’S EXISTENTIAL AE-<br />

STHETICS (Vivere poeticamente: l’estetica<br />

esistenziale di Kierkegaard, Penn.<br />

State Press, Pennsylvania 1995), considera<br />

invece l’elemento poetico in<br />

Kierkegaard non come un qualcosa di<br />

contrapposto alle altre dimensioni, ma<br />

come una componente che deve essere<br />

rapportata all’interpretazione etico-religiosa<br />

indicata da Kierkegaard.<br />

Secondo Edward Mooney la peculiarità<br />

dell’opera di Kierkegaard risiede nel<br />

suo porsi al bivio tra un’analisi razionale<br />

e una composizione lirica, senza giungere<br />

però a un’astratta teoria dell’io e neppure<br />

ad una teoria dei principi morali o<br />

delle virtù pubbliche. Muovendo dal rapporto<br />

tra filosofia e poesia, Mooney<br />

mostra come Kierkegaard assimili l’eredità<br />

kantiana di una immaginazione che<br />

unisce la libertà della ragione alla creatività<br />

poetica, combinando la critica scettica<br />

col “linguaggio poetico del cuore” e<br />

anticipando in questo Nietzsche e Heidegger.<br />

Il cammino da Kant a Kierkegaard,<br />

attraverso Nietzsche e Heidegger,<br />

identifica una tradizione di pensiero in cui<br />

i confini tra l’ambito poetico, filosofico,<br />

letterario e ideologico diventano problematici,<br />

pur non cadendo in forme di irrazionalismo.<br />

Nell’opera di Kierkegaard, sottolinea<br />

Mooney, agisce una ragione non<br />

teoretica e non strumentale, impegnata<br />

in un giudizio comparativo volto a dare<br />

PROSPETTIVE DI RICERCA<br />

PROSPETTIVE DI RICERCA<br />

intelligibilità alla crescita, al cambiamento,<br />

alla transizione e alla conversione<br />

morale.<br />

In Aut-Aut, fa notare Mooney, la sfera estetica<br />

viene ricomposta da Kierkegaard in termini<br />

religioso-morali attraverso l’analisi di<br />

temi quali l’amore, la creatività, il rispetto.<br />

Nella Postilla conclusiva non scientifica<br />

(1846) l’idea di ripetizione e di ripresa è<br />

messa in opposizione a quella platonica di<br />

reminiscenza; ne La ripresa (1843) questo<br />

concetto viene opposto invece a quello hegeliano<br />

di mediazione. L’immediatezza iniziale<br />

dell’arte è per Kierkegaard parallela alla<br />

seconda immediatezza dell’esperienza religiosa,<br />

sebbene la sfera religiosa e quella<br />

estetica non debbano essere fuse insieme, in<br />

quanto entrambe sono forme dell’immediatezza,<br />

non sono cioè mediate da un giudizio<br />

riflessivo o discorsivo. Con una formula che<br />

ricorda il movimento dell’esperienza di Hegel,<br />

Kierkegaard sottolinea come la ripresa<br />

non annulli, né cancelli, la percezione iniziale<br />

ma, al contrario di Hegel, l’approfondimento<br />

del significato avviene in virtù di<br />

qualcosa che trascende il primo momento.<br />

In Timore e tremore, osserva Mooney, la<br />

“sospensione teleologica dell’etica”, è quella<br />

di una visione del conflitto morale basata<br />

su una deliberazione semi-legale in favore di<br />

un più ampio e più profondo modello di<br />

transizione. In tale prospettiva, Timore e<br />

tremore apre la discussione sulla questione<br />

dello statuto dell’etica e sul problema se il<br />

comando divino possa sospenderla. La Postilla<br />

conclusiva non scientifica permette<br />

invece a Mooney di delineare una serie di<br />

temi inerenti la soggettività, come il tema<br />

della nascita e della morte, del significato<br />

della vita, della responsabilità, sviluppando<br />

un confronto con l’opera di Thomas<br />

Nagel, che ha affrontato un tema parallelo<br />

a quello della Postilla conclusiva: come<br />

reintegrare la verità della soggettività senza<br />

eliminare i diritti dell’oggettività.<br />

Con l’intento di rivalutare l’importanza<br />

dell’elemento poetico in Kierkegaard, Sylvia<br />

Walsh individua nell’opera kierkegaardiana<br />

una concezione etico-religiosa della<br />

poesia, in cui la dimensione etica, estetica<br />

e religiosa della vita umana sono considerate<br />

come integrate l’una con l’altra, in<br />

opposizione all’interpretazione tradizionale<br />

che vede nello stadio estetico il gradino più<br />

39<br />

basso dei livelli della vita rispetto a quello<br />

etico e religioso.<br />

Walsh individua nel pensiero di Kierkegaard<br />

una prima fase, che si sviluppa, a<br />

partire dal 1844, da Aut-Aut fino alle Briciole<br />

di filosofia e Il concetto dell’angoscia,<br />

in cui Kierkegaard parla del “vivere<br />

poetico” in relazione al romanticismo tedesco.<br />

A differenza di altri pensatori, come ad<br />

esempio Nietzsche, la dimensione estetica<br />

dell’esistenza non è posta da Kierkegaard<br />

in relazione alla “creazione” dell’io, in<br />

accordo con una natura prestabilita, ma è<br />

basata sullo “sviluppo”. Questa dimensione<br />

è possibile solamente per l’individuo<br />

religioso, che possiede un’infinità interiore<br />

in virtù della sua relazione con l’eterno<br />

come possibilità. Questa interiorità deve<br />

far sì che una trasformazione e uno sviluppo<br />

della nostra attualità possano compiersi<br />

all’interno di un orientamento religioso.<br />

Nella seconda fase (1845-1848), in cui<br />

Walsh prende come riferimento gli Stadi<br />

sul cammino della vita e la Postilla conclusiva<br />

non scientifica, le obiezioni di Kierkegaard<br />

alla poesia diventano prevalenti, pur<br />

nel riconoscimento di un importante ruolo<br />

esistenziale dell’elemento poetico. Qui<br />

Kierkegaard distingue tra autori “veri” e<br />

“falsi”: i primi hanno una “visione della<br />

vita” globale, attraverso la quale vedono se<br />

stessi e il mondo; i secondi dirigono semplicemente<br />

se stessi attraverso una serie di<br />

problemi, che non hanno veramente analizzato,<br />

per giungere ad una conclusione. Nella<br />

fase finale (1849-1852), che viene messa in<br />

relazione con opere specificatamente religiose,<br />

quali La malattia mortale ed Esercizio<br />

del cristianesimo, Kierkegaard, secondo<br />

Walsh, vede se stesso come un “poeta<br />

della religione cristiana” e considera i suoi<br />

ultimi scritti religiosi come una sorta di<br />

composizione poetica, senza tuttavia dimenticare<br />

mai l’importanza primaria della<br />

realizzazione esistenziale.<br />

Da ultimo Walsh propone un confronto con<br />

le prospettive del “pensiero della differenza”<br />

del femminismo francese postmoderno<br />

con l’obiettivo di chiedersi, attraverso Kierkegaard,<br />

se la differenza di genere possa<br />

mai fornire un adeguato senso di autoidentità,<br />

esortandoci a cogliere non le differenze,<br />

ma piuttosto gli elementi comuni<br />

della nostra umanità. M.B.


Alle origini<br />

del pensiero di Herder<br />

Il pensiero di Herder è oggetto d’analisi<br />

nello studio di Ralph Häfner,<br />

JOHANN GOTTFRIED HERDERS KULTURENT-<br />

STEHUNGSLEHRE. METHODE SEINES GESCHI-<br />

CHTSDENKENS (La teoria della nascita<br />

della cultura in Johann Gottfried<br />

Herder. Il metodo del suo pensiero<br />

storico, Felix Meiner, Amburgo<br />

1995), in cui ci viene proposta un’immagine<br />

innovativa del filosofo tedesco,<br />

che insiste sul suo rapporto di<br />

continuità con la tradizione.<br />

Comunemente conosciuto come ispiratore<br />

dello Sturm und Drang, Herder appare<br />

nella storia del pensiero come personaggio<br />

di rottura rispetto alla tradizione,<br />

se non addirittura come il fautore di<br />

un “riorientamento” delle forme della<br />

riflessione. Tale immagine viene smentita<br />

dalla ricerca di Ralph Häfner, che<br />

risalendo alle fonti e al metodo del pensiero<br />

storico elaborato da Herder tra il<br />

1762 e il 1780 ne evidenzia la dipendenza<br />

da nuclei problematici tradizionali,<br />

da lui stesso semplicemente ripresi,<br />

modernizzati e riformulati.<br />

Documento chiave dello studio di Häfner è<br />

costituito dal catalogo dei testi contenuti<br />

nella biblioteca privata di Herder, realizzato<br />

in occasione del trasferimento a Weimar<br />

il 21 giugno 1776. I riferimenti bibliografici<br />

contenuti nel catalogo permettono infatti<br />

un’analisi critica degli scritti postumi di<br />

Herder, in gran parte ancora inediti, che<br />

modificano l’interpretazione tradizionale<br />

del filosofo come «pensatore autoctono e<br />

originale», «precursore dei romantici, dello<br />

storicismo e dell’evoluzionismo». Di<br />

fatto, riconducendone il pensiero all’antropologia,<br />

allo studio delle manifestazioni<br />

dell’animo umano, Häfner mostra come la<br />

concezione di Herder appaia ancora profondamente<br />

legata alla tradizione europea,<br />

in una sorta di «modernizzazione di antiche<br />

forme di pensiero».<br />

Mostrando una notevole sensibilità per<br />

il rilievo critico del dettaglio, Häfner<br />

riconduce i contenuti degli scritti postumi<br />

di Herder a varie fonti rinascimentali<br />

e precartesiane, nonché agli scritti del<br />

mistico francese Pierre Poiret e al sensualismo<br />

francese, tra le cui produzioni<br />

spicca il saggio Phisique de la beauté<br />

(Fisica della bellezza, 1748) di Morelly,<br />

particolarmente determinante per la definizione<br />

del pensiero estetico di Herder.<br />

Non manca naturalmente nelle considerazioni<br />

di Häfner l’influsso di Kant,<br />

di cui Herder frequentò le lezioni universitarie<br />

a Königsberg, scrupolosamente<br />

documentato in appendice al suo studio<br />

dalla pubblicazione di un manoscritto<br />

giovanile inedito di Herder, che risente<br />

con evidenza dell’influsso del criticismo.<br />

L’interesse storico di Herder sembra<br />

invece essersi maturato, secondo<br />

PROSPETTIVE DI RICERCA<br />

Häfner, in seguito al rapporto con lo<br />

storico Johann Christoph Gatterer, suo<br />

collega a Göttingen.<br />

Nonostante la quantità dei dati raccolti,<br />

la ricerca di Häfner trascura tuttavia alcune<br />

fonti di importanza capitale per la<br />

comprensione del pensiero storico di<br />

Herder, come i diari dei viaggiatori del<br />

XVII e XVIII secolo o gli scritti degli<br />

illuministi scozzesi, privilegiando le fonti<br />

antiche e mancando il riferimento ai<br />

testi centrali della produzione herderiana<br />

(Saggio sull’origine del linguaggio,<br />

Il diario del mio viaggio nel 1769, Il più<br />

antico documento del genere umano).<br />

Herder non si è limitato a modernizzare<br />

unità problematiche tradizionali, come<br />

vuole Häfner, ma ha operato una vera e<br />

propria rivoluzione al duplice livello<br />

della lingua e del repertorio formale della<br />

filosofia. La tecnica di traduzione di<br />

Herder è un importante elemento indicativo<br />

del suo rapporto con le fonti. Con la<br />

traduzione e la fusione della filosofia scolastica,<br />

del sensualismo francese e dell’empirismo<br />

inglese in un tedesco nuovo,<br />

attento alla creatività linguistica di Klopstock,<br />

Lessing e del giovane Goethe, Herder<br />

perviene alla definizione della lingua<br />

adeguata per la rappresentazione della storia<br />

dell’animo umano. L.R.<br />

Passato e futuro<br />

della psicoanalisi<br />

In uno studio dal titolo: DER ZUKUNFT<br />

DER PSYCHOANALYSE (Il futuro della psicoanalisi,<br />

Suhrkamp, Francoforte s/<br />

M. 1995), l’analista e medico friburghese<br />

Johannes Cremerius s’interroga<br />

sulla scottante questione dello<br />

statuto scientifico della psicoanalisi.<br />

Che la discussione e il confronto<br />

critico fra i sostenitori della psicoanalisi<br />

non sia un fatto recente, ma<br />

anzi rappresenti uno dei motivi conduttori<br />

della sua storia centenaria è<br />

testimoniato da un volume, a cura<br />

di Ludger M. Hermanns, dal titolo<br />

significativo: SPALTUNGEN IN DER GE-<br />

SCHICHTE DER PSYCHOANALYSE (Scissioni<br />

nella storia della psicoanalisi,<br />

Diskord, Tubinga 1995).<br />

Nel suo studio, Johannes Cremerius si<br />

domanda se attualmente la psicoanalisi<br />

sia in grado di offrire un contributo significativo<br />

allo sviluppo culturale odierno<br />

e all’approfondimento della nostra<br />

comprensione del mondo, o se invece,<br />

anche in seguito ai rivolgimenti critici e<br />

allo sforzo di autoriflessione degli ultimi<br />

decenni, si debba concludere che essa<br />

ha ormai esaurito il suo compito. Inoltre,<br />

continua Cremerius, si tratta di stabilire<br />

se nell’evoluzione della disciplina prevarrà<br />

l’aspetto medico-scientifico, op-<br />

40<br />

pure la dimensione filosofica e storicospirituale.<br />

Per parte sua Cremerius si<br />

augura che la psicoanalisi stabilisca un<br />

legame sempre più stretto con le altre<br />

scienze umane e cerca quindi di fornire,<br />

anche attraverso un confronto con la sua<br />

storia, delle indicazioni utili per un’ulteriore<br />

crescita in tale direzione.<br />

In particolare, la psicoanalisi, secondo<br />

Cremerius, dovrebbe diventare una<br />

“scienza normale”; essa dovrebbe cioè<br />

collegarsi all’istituzione universitaria, al<br />

fine di rendere più pragmatico e razionale<br />

anche l’esercizio della professione.<br />

Soltanto la cooperazione con altri campi<br />

del sapere e della prassi può rendere<br />

infatti più concrete e circostanziate le<br />

aspettative, altrimenti astratte, riposte<br />

nella psicoanalisi, quale contributo allo<br />

sviluppo culturale e sociale dell’uomo.<br />

Bersaglio polemico di Cremerius è l’idea,<br />

sostenuta soprattutto in Francia, di una<br />

psicoanalisi come scienza istituzionalmente<br />

autonoma, senza legami con la<br />

burocrazia o l’ideologia scientifica dominante.<br />

Spaltungen in der Geschichte der<br />

Psychoanalyse raccoglie gli atti di un<br />

congresso che si è tenuto a Berlino nell’estate<br />

del 1994 e presenta una visione<br />

d’insieme delle numerose scissioni e<br />

spaccature che hanno costellato il percorso<br />

della psicoanalisi sin dagli esordi.<br />

Viene così rievocato il drammatico rapporto<br />

tra Freud e il suo allievo prediletto,<br />

Carl Gustav Jung, che porterà quest’ultimo<br />

alla fondazione della psicologia del<br />

profondo, prima alternativa alla psicoanalisi<br />

freudiana. In altri interventi viene<br />

invece riproposta la polemica tra Freud e<br />

Ferenczi, tra Anna Freud e Melanie<br />

Klein, per giungere infine ad un esame<br />

delle differenze che caratterizzano attualmente<br />

le scuole psicoanalitiche in<br />

Germania, Austria, Francia, Stati Uniti e<br />

Sud America.<br />

Interessante è notare, dagli interventi<br />

presenti nel volume, come negli studiosi<br />

di fama internazionale che hanno partecipato<br />

al congresso sia prevalsa la tendenza<br />

a conferire al dibattito e alla polemica<br />

una connotazione più positiva che<br />

negativa. Non solo nell’ambito della<br />

psicoanalisi, ma anche nella mitologia e<br />

nella storia delle religioni spesso si giunge<br />

a spaccature, per impedire, o almeno<br />

attenuare, la portata di ulteriori, macroscopiche<br />

scissioni che in certi casi possono<br />

condurre alla decadenza o alla distruzione<br />

di una forma culturale. Allo<br />

stesso modo, le discussioni critiche che<br />

hanno animato la storia della psicoanalisi<br />

hanno spesso costituito delle occasioni<br />

di crescita, di autochiarificazione e di<br />

arricchimento. A.M.


Elogio della filosofia francese<br />

Lo studio di Michel Serres ELOGE DE LA<br />

PHILOSOPHIE EN LANGUE FRANÇAISE (Elogio<br />

della filosofia in lingua francese, Fayard,<br />

Parigi 1995) viene a coronare il<br />

suo impegno decennale di ideatore della<br />

collana «Corpus des oeuvres de philosophie<br />

en langue française» (Corpus<br />

delle opere di filosofia in lingua francese),<br />

iniziata nel 1984 e di cui è stato<br />

pubblicato proprio ora il centesimo<br />

volume, DE L’UNIVERSALITÉ EUROPÉENNE DE<br />

LA LANGUE FRANÇAISE (Dell’universalità<br />

europea della lingua francese, Fayard,<br />

Parigi 1995), che riunisce i testi redatti<br />

in occasione di un concorso indetto<br />

dall’Accademia reale di Berlino nel 1784.<br />

Il «Corpus des oeuvres de philosophie en<br />

langue française», attualmente diretto da<br />

Christiane Frémont, ha come obiettivo la<br />

pubblicazione di testi specificamente filosofici,<br />

mai più riediti dopo la loro prima apparizione,<br />

ma che si rivelano interessanti perché<br />

«preparano il nostro tempo, lo spiegano<br />

e ne annunciano gli esiti». Alla collana si<br />

affianca la rivista «Corpus», che contribuisce<br />

a illustrarne e sostenerne le scelte. Tra<br />

non molto, con il sostegno del Ministero<br />

della Ricerca, tutte le opere sinora pubblicate<br />

saranno disponibili anche su CD-ROM.<br />

Si tratta di un’operazione volta a riscoprire<br />

e rivalutare la specificità della tradizione<br />

filosofica francofona contro la fascinazione<br />

subita dagli intellettuali d’oltralpe per<br />

gli esiti speculativi tedeschi e anglosassoni.<br />

Le stesse peculiarità stilistiche e argomentative<br />

della filosofia di lingua francese<br />

sono state misconosciute e sostituite con<br />

stili di pensiero estranei. Ma quali sono<br />

queste peculiarità?<br />

A parere di Michel Serres, esse vanno ricercate<br />

nel fatto che molte opere filosofiche<br />

francesi sono state scritte da non-specialisti<br />

e sono nate al di fuori dell’ambiente accademico:<br />

l’individuo si sostituiva alla scuola; la<br />

sua esclusione dal circuito dei professionisti<br />

era fonte e garanzia di originalità. Gentiluomini,<br />

abati, medici, militari, giornalisti, cimentandosi<br />

con la speculazione, hanno testimoniato<br />

la loro predilezione per una trasparenza<br />

di linguaggio e un’eleganza di scrittura<br />

che sono state a lungo la caratteristica principale<br />

della filosofia francese. Del resto, si<br />

tratta di elementi che risalgono all’opzione<br />

cartesiana per la chiarezza e la distinzione,<br />

principi che non hanno mancato di rispecchiarsi<br />

nello stile di scrittura di Descartes,<br />

contro il gergo fumoso e involuto della Scuola.<br />

Inoltre, la diffidenza nei confronti dell’accademia<br />

è sfociata, in Francia, in un’attitudine<br />

enciclopedica, manifestazione di una curiosità<br />

senza limiti, capace di confrontarsi<br />

con la ricchezza e la molteplicità del reale.<br />

Insomma, la filosofia francese non ha mai<br />

voluto essere una disciplina esoterica, ma un<br />

sapere per tutti e alla portata di tutti, privo di<br />

pedantismo e refrattario a concettualizzazioni<br />

troppo rigide. Sebbene si tratti di evidenti<br />

PROSPETTIVE DI RICERCA<br />

generalizzazioni, è impossibile non vedere<br />

nelle due correnti individuate da Serres -<br />

quella enciclopedica, per cui tutto può essere<br />

oggetto di riflessione filosofica, e quella<br />

della semplicità e della chiarezza nello stile<br />

espositivo - tratti rintracciabili, insieme o<br />

separatamente, nella maggior parte delle<br />

opere filosofiche francesi.<br />

Per quanto riguarda il presente, deplorando<br />

l’utilizzo di un linguaggio oscuro (di provenienza<br />

per lo più tedesca e di matrice heideggeriana),<br />

Serres dichiara la propria preferenza<br />

per stili di pensiero che riescano a rendere<br />

conto della sovrabbondanza e caoticità del<br />

mondo. Riprendere coscienza della propria<br />

provenienza, delle tradizioni autoctone, dovrebbe,<br />

secondo Serres, dare un nuovo impulso<br />

alla speculazione e non essere soltanto<br />

un lavoro di memoria e di mera conservazione.<br />

Così, in questa ricerca delle tracce e<br />

dell’insegnamento dei padri, Serres non si<br />

limita a riproporre alla nostra attenzione, per<br />

quanto riguarda il Novecento, pensatori come<br />

Bergson o Poincaré, ma anche un poeta<br />

come Charles Péguy. D.F.<br />

Nuove edizioni di Josef König<br />

La recente pubblicazione in Germania<br />

di alcune opere di Josef König mette a<br />

disposizione degli studiosi nuove fonti<br />

per la conoscenza del pensiero di un<br />

filosofo originale, ma ancora scarsamente<br />

noto. Si tratta delle KLEINE SCHRIF-<br />

TEN (Scritti brevi, a cura di G. Dahms,<br />

Alber, Friburgo i/Br. - Monaco di Baviera<br />

1994) e dei corsi di lezioni, DER LOGI-<br />

SCHE UNTERSCHIED THEORETISCHER UND PRAK-<br />

TISCHER SÄTZE UND SEINE PHILOSOPHISCHE<br />

BEDEUTUNG (La differenza logica fra proposizioni<br />

pratiche e teoretiche e il suo<br />

significato filosofico, a cura di F. Kümmel,<br />

Alber, Friburgo i/Br. - Monaco di<br />

Baviera 1994), a cui si aggiunge il carteggio<br />

degli anni 1923-1933 tra König e<br />

Helmuth Plessner, BRIEFWECHSEL 1923 BIS<br />

1933 (a cura di H.-U. Lessing e A. Mutzenbecher,<br />

Alber, Friburgo i/Br. - Monaco<br />

di Baviera 1994).<br />

La filosofia di Josef König - affermava il suo<br />

allievo Günter Patzig nel 1974, al momento<br />

della morte del maestro - è priva di quel<br />

“plusvalore” ideologico che tiene vivo l’interesse<br />

“popolare” e “pubblico” per la filosofia.<br />

Ancora oggi quello di König è un nome<br />

sconosciuto al pubblico dei non specialisti.<br />

Difficile inserirlo in classificazioni di scuola:<br />

la sua ricerca si caratterizza anzitutto per<br />

la renitenza a fissare il vivo movimento del<br />

pensiero in punti di vista costituiti. Lo scarso<br />

tasso ideologico-emotivo della sua filosofia<br />

deriva, più che da una scelta metodologica di<br />

“rigore” o di “scientificità”, dalla convinzione<br />

che la caratteristica principale dei problemi<br />

filosofici sia quella di poter essere posti e<br />

risolti in quello stesso elemento del linguag-<br />

41<br />

gio che costituisce il loro humus vitale.<br />

Il tentativo di determinare le condizioni di<br />

possibilità del discorso filosofico non in<br />

senso logico-formale, ma mettendo alla prova<br />

la capacità del discorso di esprimere una<br />

realtà, costituisce il filo conduttore di tutto il<br />

pensiero di König, che nell’insieme si caratterizza<br />

come una serie di “ricerche nell’ambito<br />

di confine tra logica, ontologia e filosofia<br />

del linguaggio” - così peraltro suona il<br />

sottotitolo della sua tesi di abilitazione Sein<br />

und Denken (Essere e pensare, 1936). L’approccio<br />

descrittivo-analitico ai problemi filosofici<br />

e l’individuazione del discorso come<br />

capacità centrale dell’essere umano e come<br />

oggetto dell’indagine filosofica accomunano<br />

König a pensatori come Georg Misch, di<br />

cui fu allievo all’università di Göttingen, e<br />

Hans Lipps.<br />

König inizia la propria attività filosofica<br />

sotto il segno della filosofia della vita diltheyana,<br />

nel senso sobrio e non ideologico<br />

conferito a questo termine da Misch. All’influsso<br />

del pensiero misch-diltheyano si<br />

aggiungono le sollecitazioni di Husserl, di<br />

Heidegger e di Russell, fuse in un orizzonte<br />

di pensiero originale. Il suo atteggiamento<br />

di pensiero distante dalle mode e dalle<br />

ideologie si traduce in parsimonia nel pubblicare:<br />

oltre alle tesi di dottorato e di<br />

abilitazione, König ha dato alle stampe<br />

solo sei saggi, raccolti nel 1978 da Günter<br />

Patzig nel volume Vorträge und Aufsätze<br />

(Conferenze e saggi), e la monografia Georg<br />

Misch als Philosoph (G.M. come filosofo,<br />

1967). Con la recente pubblicazione<br />

del carteggio con Plessner, degli scritti<br />

brevi, dei corsi sul problema della differenza<br />

tra proposizioni teoriche e pratiche, la<br />

quantità degli scritti di König risulta così<br />

quasi triplicata in un colpo solo.<br />

Le Kleine Schriften raccolgono una serie di<br />

conferenze tenute da König negli anni Trenta<br />

e Cinquanta sulla filosofia dell’esistenza,<br />

sul problema della responsabilità della<br />

scienza, sul concetto di sviluppo e su quello<br />

di metafora. Nel Briefwechsel con Plessner<br />

emerge con vivacità il rapporto di König<br />

con la cosiddetta Dilthey-Schule di Gottinga.<br />

Alcune lettere delineano, come osserva<br />

Frithjof Rodi nella “Prefazione” al volume,<br />

il contrasto tra la produttività di Plessner,<br />

ben inserito nei meccanismi accademici,<br />

e la lentezza di König, una sorta di<br />

«spensieratezza rispetto a se stesso», come<br />

egli stesso la chiamava. Oltre all’immagine<br />

di un König mediatore tra Plessner, che<br />

vive a Colonia dove ha studiato con Max<br />

Scheler, e il gruppo di Gottinga, nel quale<br />

Plessner desidera essere accolto, il carteggio<br />

offre anche una testimonianza dell’interesse<br />

suscitato dall’allora giovane Heidegger<br />

e dalla sua filosofia. Di grande<br />

interesse anche la lunga “lettera-saggio”,<br />

pubblicata in appendice, in cui König analizza<br />

ampiamente e dettagliatamente il testo<br />

di Plessner, Die Einheit der Sinne (L’unità<br />

dei sensi).<br />

Con il titolo: Der logische Unterschied theoretischer<br />

und praktischer Sätze und seine


philosophische Bedeutung, Friedrich Kümmel,<br />

a cui si deve l’unica presentazione<br />

organica a tutt’oggi esistente del pensiero<br />

di König, il saggio Josef König. Versuch<br />

einer Würdigung seines Werkes, ha raccolto,<br />

introdotto e commentato i manoscritti<br />

dei corsi tenuti da König negli anni Cinquanta<br />

su un ambito particolare della logica,<br />

la tradizionale suddivisione degli enunciati<br />

apofantici in universali, particolari e<br />

singolari, rilevando una differenza “formale”<br />

o “radicale” tra le proposizioni “teoretiche”<br />

(enunciati universali e particolari) e<br />

quelle “pratiche” (enunciati singolari).<br />

Il problema trattato in questi corsi costituisce<br />

un’articolazione del tema di fondo del<br />

pensiero di König, quello della specificità<br />

dell’essere degli oggetti spirituali, la cui<br />

caratteristica è di essere quello che sono<br />

solo in quanto vengono colti da un soggetto.<br />

Parlare di soggetto implica però già una<br />

scelta filosofica di carattere “cartesiano”.<br />

In quanto si concretizza solo nei suoi “effetti”<br />

(come König mostra nel saggio Die<br />

Natur der ästhetischen Wirkung - “La natura<br />

dell’effetto estetico”), lo spirituale non<br />

può essere ridotto ai concetti di “soggetto”<br />

e di “oggetto”. Fenomeno ambivalente, lo<br />

spirito ha sempre a che fare goethianamente<br />

con la trasposizione, l’intuizione, il mutamento<br />

di forma; ciò risulta non solo dall’analisi<br />

dell’effetto estetico, ma anche da<br />

quella delle proposizioni pratiche. Queste<br />

si distinguono, in quanto sono strettamente<br />

intrecciate al contesto in cui hanno origine,<br />

dalle proposizioni teoretiche, che esprimono<br />

rapporti puramente concettuali. In questo<br />

König sembra riprendere il tentativo<br />

mischiano di fondare le forme logiche nella<br />

vita, trasformando l’ermeneutica della vita<br />

in quella che è stata chiamata una “logica<br />

ermeneutica”. M.M.<br />

Etica e tradizione ebraica<br />

in Spinoza<br />

Lo studio di Filippo Mignini, ETICA. IN-<br />

TRODUZIONE ALLA LETTURA (La Nuova Italia<br />

Scientifica, Roma 1995), rappresenta<br />

un utile strumento per la comprensione<br />

dell’etica spinoziana, le cui varie<br />

parti risultano strettamente connesse<br />

secondo un percorso che va dal concetto<br />

di sostanza divina alle modalità<br />

di raggiungimento della libertà umana.<br />

In SPINOZA E IL CONCETTO DELLA TRADI-<br />

ZIONE EBRAICA (Franco Angeli, Milano<br />

1996) Mino Chamla analizza il rapporto<br />

tra Spinoza e la tradizione ebraica,<br />

sottolineando come nell’interpretazione<br />

spinoziana dell’ebraismo predomini<br />

la componente conoscitiva rivolta<br />

al Sommo Bene.<br />

Lo studio di Filippo Mignini non vuole<br />

essere né un’esegesi, né un commento filologico,<br />

né tantomeno un’interpretazione<br />

PROSPETTIVE DI RICERCA<br />

complessiva dell’opera di Spinoza; si propone<br />

piuttosto di consentire un’esperienza<br />

di comprensione dell’etica spinoziana come<br />

filosofia di vita, la cui meta è la libertà<br />

umana. Il metodo “geometrico”, adottato<br />

qui da Spinoza, si basa su nozioni intelligibili<br />

per se stesse, semplicemente e universalmente<br />

comprensibili, dalle quali si deducono<br />

necessariamente tutte le altre nozioni.<br />

Le varie parti di cui si compone<br />

l’Etica risultano così collegate tra loro secondo<br />

una struttura che partendo da un<br />

principio centrale, secondo il quale l’essere<br />

è una sostanza intesa come potenza o<br />

forza, fa derivare le altre parti. La costruzione<br />

dell’etica, osserva Mignini, si rivela<br />

infatti “autofondativa”, poiché procede da<br />

alcune «verità semplici ed evidenti», dalle<br />

quali vengono dedotte le altre verità.<br />

Secondo Spinoza, Dio coincide con una<br />

sostanza assoluta, unica e infinita, caratterizzata<br />

da infiniti attributi, che è causa di sé<br />

e insieme causa di tutto ciò che è presente<br />

nella natura. L’uomo non si identifica con<br />

la sostanza, ma con il “modo”, in quanto è<br />

«assolutamente determinato nell’essenza,<br />

nell’esistenza e nell’azione dalla sostanza<br />

e dalla serie infinita degli altri modi». Il<br />

fulcro della concezione etica di Spinoza, fa<br />

notare Mignini, è il conseguimento da parte<br />

dell’uomo della libertà, che coincide con<br />

l’acquisizione di «una vita affettiva regolata<br />

dalla conoscenza adeguata». Per Spinoza,<br />

l’uomo non può raggiungere la completa<br />

liberazione dalle passioni, non potendo<br />

fare a meno dell’immaginazione; l’unica<br />

libertà perseguibile dall’uomo è quella che<br />

gli consente di avere una certa autonomia<br />

rispetto alle cause esterne, dal momento<br />

che nell’uomo si troveranno sempre un<br />

certo numero di idee inadeguate. Compito<br />

principale di una dottrina etica è dunque,<br />

per Spinoza, di sviluppare nell’uomo la<br />

capacità di tramutare la passione in azione,<br />

perfezionando in lui la forza di autoconservazione.<br />

Per quanto riguarda il rapporto di Spinoza<br />

con la tradizione ebraica, Mino Chamla<br />

mostra nel suo studio come l’ebraismo<br />

spinoziano non possa essere considerato<br />

un puro fattore biografico, o un «arsenale<br />

inerte di spunti filosofici», ma sia strettamente<br />

collegato con la “verità nella storia”,<br />

anche se per Spinoza non può esserci storia<br />

della verità, poiché non esiste un progresso<br />

evolutivo dell’umanità.<br />

Nel rivolgersi alla tradizione ebraica, fa notare<br />

Chamla, Spinoza si occupa principalmente<br />

delle grandi tappe della storia ebraica,<br />

riservando particolare attenzione al conflitto<br />

teologico-politico. L’ebraismo non è, per<br />

Spinoza, l’unico depositario della verità; esso<br />

rappresenta piuttosto un’esperienza storica e<br />

spirituale. In questo, Spinoza critica in particolar<br />

modo il concetto ebraico tradizionale<br />

di elezione; critica spesso interpretata come<br />

una difesa delle componenti politiche contro<br />

quelle teocratiche e religiose, mentre per<br />

Chamla, pur senza entrare in conflitto con<br />

questa interpretazione, è tuttavia possibile<br />

42<br />

anche individuare in essa un invito indirizzato<br />

agli ebrei all’emancipazione politica rispetto<br />

a tutto ciò che può ostacolare le “ragioni<br />

della conoscenza”. Nella sua critica<br />

dell’ebraismo, sottolinea Chamla, Spinoza è<br />

condizionato dal suo rapporto con la tradizione<br />

in generale e quindi non può essere<br />

ricondotto ad una semplice condanna di essa.<br />

Per Spinoza esistono essenzialmente due<br />

modalità differenti di considerare la tradizione,<br />

delle quali una è più specificamente<br />

umana e l’altra, invece, è orientata verso la<br />

considerazione da parte dell’uomo del “Sommo<br />

Bene”. Ciò che, pertanto, dirige la considerazione<br />

spinoziana dell’ebraismo è sempre<br />

la relazione tra «la modalità umana e la<br />

sostanzialità divina». M.Mi.<br />

Sulla pittura e lo spettacolo<br />

Con il titolo: PENSIERI SULLA PITTURA (a<br />

cura di M. Cometa, trad. it. di J.N. de<br />

Azara, Aesthetica, Palermo 1996),<br />

viene pubblicato in edizione italiana<br />

uno scritto del pittore-filosofo<br />

Raphael Mengs incentrato sulla tematica<br />

della bellezza connessa all’idea<br />

della perfezione, sul gusto inteso<br />

come capacità di scelta e sull’imitazione<br />

della natura negli antichi<br />

greci. Una critica moralistica all’arte<br />

dello spettacolo, fondata sull’esaltazione<br />

delle passioni umane e<br />

dominata dall’inganno e dalla finzione,<br />

è, invece, quella che muove<br />

Rousseau nella LETTERA SUGLI SPETTA-<br />

COLI (a cura di F.W. Lupi, Aesthetica,<br />

Palermo 1995), scritta in reazione<br />

alla proposta di D’Alembert di aprire<br />

teatri a Ginevra.<br />

Pittore-filosofo, seguace e divulgatore<br />

degli ideali di Winckelmann, Raphael<br />

Mengs rappresenta uno dei protagonisti<br />

del neoclassicismo, anche se dopo la sua<br />

morte è stata trascurata la sua importanza.<br />

Le riflessioni di Mengs sulla pittura<br />

muovono dall’analisi del significato della<br />

bellezza, che deve essere riprodotta nelle<br />

opere pittoriche come scopo principale.<br />

Per Mengs, bellezza significa perfezione,<br />

manifestazione visibile dell’invisibile<br />

perfezione divina; in quanto «punto<br />

indivisibile che contiene in sé tutte le<br />

proprietà e tutte le perfezioni», la bellezza<br />

non può risiedere nella materia, pur<br />

essendone “l’anima”, cioè quello che<br />

rende vivi i fenomeni naturali. Di fronte<br />

alla bellezza naturale l’anima umana si<br />

perde, rimanendo attratta e incantata; si<br />

tratta di un intenso rapimento, che dona<br />

alla natura un significato vitale. Ciò che<br />

invece non è bello per l’uomo rimane lì<br />

come inerte, opaca materia muta nel suo<br />

mortale silenzio, incapace di parlare all’anima<br />

umana.<br />

Se la bellezza costituisce il vertice subli-


me di tutte le perfezioni, l’arte, per Mengs,<br />

supera la natura nella sua capacità di<br />

rappresentarla. Scopo della pittura è appunto<br />

quello di imitare, di riprodurre la<br />

natura, in contrapposizione alle teorie<br />

che privilegiano la componente immaginativa<br />

e astratta. La superiorità dell’arte<br />

sulla natura, come mostra Mengs, deriva<br />

dal fatto che mentre l’uomo è costretto<br />

ad adeguarsi alla natura, poiché essa<br />

offre un campione rigido e immodificabile<br />

di bellezze naturali, attraverso la<br />

forza duttile dell’arte e la sua mancanza<br />

di vincoli l’uomo può scegliere tra tutti<br />

gli spettacoli naturali quelli più belli,<br />

creando una sintesi sublime della bellezza.<br />

Così, mentre la natura è condannata<br />

alla necessità di riprodurre tutti i suoi<br />

accidenti, l’arte manifesta libertà di movimento<br />

tra le varie materie, realizzando<br />

la composizione più vicina all’ideale<br />

divino della perfezione. Al gusto Mengs<br />

attribuisce, nell’arte della pittura, la capacità<br />

di scegliere gli elementi più belli<br />

della natura, facendo in modo che ciascuno<br />

di essi acquisisca il suo significato<br />

più autentico nell’armonia nel tutto.<br />

I tre più grandi maestri della pittura sono,<br />

per Mengs, Raffaello, Correggio e Tiziano,<br />

in quanto ognuno di essi ha saputo<br />

esprimere un aspetto importante della<br />

perfezione. Se Raffaello privilegia<br />

l’espressione, che realizza nella composizione<br />

e nel disegno, Correggio sceglie<br />

il dilettevole che ritrova in certe forme e in<br />

particolar modo nel chiaro-scuro, mentre<br />

Tiziano si dedica all’apparenza di verità<br />

che si manifesta soprattutto nei colori. Superiori<br />

ai moderni sono per Mengs gli antichi,<br />

in particolar modo i greci, perché mirando<br />

alla bellezza intesa come totalità<br />

seppero unire il dilettevole, l’espressivo e<br />

l’apparenza del colore.<br />

Nella Lettera sugli spettacoli Rousseau<br />

condanna l’arte dello spettacolo,<br />

che avendo come scopo principale il<br />

piacere non fa che incrementare le<br />

nocive passioni umane invece di aiutare<br />

l’uomo a dominarle. Il teatro, non<br />

avendo l’obiettivo di cambiare i costumi<br />

e i sentimenti umani, finisce con<br />

l’assecondare le tendenze istintive<br />

umane, rivelandosi in ultima analisi<br />

immorale. La condizione stessa del<br />

commediante, sottolinea Rousseau, è<br />

una condizione di “licenza” e di “immoralità”,<br />

poiché in essa agisce l’inganno.<br />

Infatti l’attore, per poter esprimere<br />

pienamente la sua professione,<br />

deve essere capace di trasformarsi in<br />

qualsiasi altro uomo, anche il più abietto,<br />

con il risultato finale di favorire la<br />

tendenza al male.<br />

Per Rousseau, dunque, il teatro è solamente<br />

il palcoscenico dell’inganno, della<br />

finzione e della maschera, e manifesta<br />

tutta la sua negatività nell’impedire la<br />

limpidezza e la trasparenza dei rapporti<br />

tra gli uomini. Di conseguenza, precisa<br />

Rousseau, rispondendo alla proposta di<br />

PROSPETTIVE DI RICERCA<br />

D’Alembert di aprire teatri a Ginevra,<br />

sarebbe più opportuno incentivare l’attività<br />

dei circoli già presenti, che permettono<br />

rapporti moralmente più sani tra gli<br />

uomini, invece di istituire spettacoli che<br />

si rivelano nocivi per la rettitudine morale<br />

e l’onestà delle comunità. M.Mi.<br />

L’opera filosofica di Alan Donagan<br />

Un’esauriente rassegna dell’opera<br />

del filosofo australiano Alan Donagan,<br />

scomparso nel 1991, ci viene<br />

offerta da due volumi che raccolgono<br />

i suoi scritti fondamentali: THE<br />

PHILOSOPHICAL PAPERS OF ALAN DONA-<br />

GAN. VOLUME 1: HISTORICAL UNDERSTAN-<br />

DING AND THE HISTORY OF PHILOSOPHY.<br />

VOLUME 2: ACTION, REASON AND VALUE (I<br />

saggi filosofici di Alan Donagan. Vol.<br />

1: Comprensione storica e storia<br />

della filosofia. Vol. 2: Azione, ragione<br />

e valore, University Press of Chicago,<br />

Chicago e Londra 1995). Gli<br />

interessi di questo autore spaziano<br />

dal confronto con Wittgenstein all’analisi<br />

dello storicismo, dallo studio<br />

di Spinoza e Cartesio alla filosofia<br />

del diritto, con una particolare<br />

attenzione per i temi legati alla persona<br />

e all’etica.<br />

Nell’Introduzione di J.E. Malpas, curatore<br />

dei due volumi dei saggi filosofici<br />

di Alan Donagan, e nella Prefazione<br />

agli stessi di Stephen Toulmin le origini<br />

del pensiero di questo autore vengono<br />

rintracciate, agli inizi degli anni Cinquanta,<br />

all’interno del dibattito filosofico<br />

australiano, caratterizzato dalla predominanza<br />

del messaggio wittgensteiniano<br />

di Douglas Gasking, George Paul<br />

e Camo Jackson.<br />

In Historical Understanding and the history<br />

of Philosophy (Comprensione storica<br />

e storia della filosofia) emergono in<br />

particolare i quattro saggi su Spinoza. Il<br />

primo, del 1973, mostra come il concetto<br />

spinoziano di eternità non sia da intendere<br />

come qualcosa al di fuori del<br />

tempo, ma vada invece concepito come<br />

durata costante; ciò ha permesso a Spinoza<br />

di sviluppare un’idea di sopravvivenza<br />

individuale nella forma di una<br />

perpetua autoconsapevolezza. Nel secondo<br />

saggio, del 1980, Donagan sostiene,<br />

attraverso una ricostruzione del contesto<br />

storico, che il monismo spinoziano<br />

sia compatibile con un dualismo degli<br />

attributi, mentre nel saggio del 1981, sui<br />

concetti di sostanza, essenza e attributo,<br />

viene analizzata l’obiezione di De Vries,<br />

secondo cui attributi differenti devono<br />

costituire l’essenza di sostanze differenti.<br />

Infine, nel saggio del 1984, Donagan<br />

mostra come l’utilizzo della nozione di<br />

idea permetta a Spinoza di evitare gli<br />

43<br />

errori di Locke nell’identificare idee e<br />

immagini, pur ammettendo che vi sono<br />

difficoltà nell’applicare queste teorie alle<br />

moderne concezioni che mettono in relazione<br />

pensiero e linguaggio.<br />

Tra gli altri testi del primo volume troviamo<br />

un saggio del 1974, in cui vengono<br />

analizzate le tesi storicistiche, con<br />

particolare attenzione alle posizioni di<br />

Popper; un saggio del 1978 sul dualismo<br />

cartesiano; un’analisi della prosa<br />

filosofica del periodo vittoriano, nella<br />

quale emerge lo stile di Berkeley (1968);<br />

uno scritto del 1972 sul metodo filosofico<br />

di Collingwood; un testo del 1963<br />

sugli universali e sul realismo metafisico,<br />

in cui Donagan giunge alla conclusione<br />

che la funzione di una teoria realistica<br />

degli universali è solamente negativa;<br />

due saggi (1966 e 1977) su Wittgenstein,<br />

intorno al ruolo della sensazione<br />

e al rapporto con Ryle, in cui si<br />

sostiene che la concezione della filosofia<br />

come qualcosa di non teoretico abbia<br />

prodotto risultati negativi e sia ora necessario<br />

un ritorno a Kant; infine uno<br />

scritto del 1988, inedito, sulla storia della<br />

filosofia, che tenta di tenere insieme<br />

gli approcci storici e filosofici al soggetto.<br />

Nei saggi raccolti in Action, Reason and<br />

Value viene condotta un’analisi critica<br />

della teoria dell’azione di Davidson, del<br />

concetto di libertà e di determinismo in<br />

Sellars e di quello di causalità e intenzione<br />

in Von Wright, della teoria dell’azione<br />

di Chisholm e del concetto di<br />

persona umana, in cui Donagan mostra,<br />

sulla scorta della tradizione aristotelicotomistica,<br />

come la concezione “romantica”<br />

di persona implichi possibilità ipotetiche,<br />

dovute all’influenza di Locke, che<br />

semplicemente non si possono verificare.<br />

Gli altri saggi presenti nel volume affrontano<br />

il tema etico e propongono una<br />

critica dell’utilitarismo. Sebbene Donagan<br />

ritenga che Kant sbagli nel considerare<br />

in campo morale un principio formale<br />

equivalente all’universalizzazione<br />

del principio stesso, tuttavia la valutazione<br />

della concezione kantiana è stata<br />

distorta dall’interpretazione di Hegel.<br />

Seguono un saggio sull’etica medica<br />

(1977) e due sulla filosofia del diritto<br />

(1984). Nel primo di questi ultimi, incentrato<br />

sul sistema accusatorio, Donagan<br />

sostiene che qualsiasi sistema sociogiuridico,<br />

in cui il sistema accusatorio e<br />

il controinterrogatorio non siano presenti,<br />

fallisce inevitabilmente nel rispetto<br />

della dignità dei suoi membri; il secondo,<br />

sul diritto di non autoincriminarsi, è<br />

basato sul fatto che, sebbene sia moralmente<br />

corretto che una persona abbia il<br />

diritto legale di non incriminare se stessa,<br />

questo diritto legale non coincide<br />

tuttavia con un diritto morale. M.B.


Ontologia, etica e politica<br />

in Jankélévitch<br />

In traduzione italiana è oggi disponibile<br />

un’edizione parziale dell’opera principale<br />

di Vladimir Jankélévitch, IL TRATTA-<br />

TO DELLE VIRTÙ (trad. it. di E. Klersy Imberciadori,<br />

a cura di F. Alberoni, introduzione<br />

di R. Maggiori, Garzanti, Milano<br />

1996). Oltre alle parti introduttive, di<br />

carattere generale, intorno alla natura<br />

delle conoscenze morali e al rapporto<br />

fra individualità e alterità, questa edizione<br />

mette in evidenza, soprattutto, le<br />

riflessioni di Jankélévitch sulla tematica<br />

dell’amore e su quella della malvagità.<br />

La monografia di Giovan Battista<br />

Vaccaro, ONTOLOGIA ED ETICA IN VLADIMIR<br />

JANKÉLÉVITCH (Longo, Ravenna 1995) tenta<br />

un attraversamento dell’opera del<br />

filosofo alla luce delle questioni riguardanti<br />

l’ontologia della finitudine, nella<br />

prospettiva della configurazione di<br />

un’etica della convenzione e di una<br />

politica neocontrattualistica.<br />

Le 1500 pagine dell’opera principale di Vladimir<br />

Jankélévitch, Le traité des vertus<br />

(Parigi 1971), costituiscono, insieme, un’introduzione<br />

“metodologica” alla riflessione<br />

etica del filosofo, un compendio del suo<br />

pensiero, ma anche, in alcune sue parti, come<br />

nota Francesco Alberoni, un’esposizione<br />

tanto dettagliata di talune tematiche da poter<br />

dar luogo a più di un’opera autonoma. La<br />

PROSPETTIVE DI RICERCA<br />

Pál Szinyei Merse, Coppia di innamorati (1870, part.)<br />

scelta delle parti tradotte nell’edizione italiana<br />

si orienta invece, in particolare, oltre che<br />

sugli aspetti più generali del pensiero di<br />

Jankélévitch, sulle tematiche della malvagità<br />

e dell’amore.<br />

Sulla scorta dell’insegnamento di Bergson,<br />

l’interesse principale di Jankélévitch è rivolto,<br />

in quest’opera, alla descrizione dell’esperienza<br />

interiore, concepita come un flusso di<br />

coscienza. Secondo Alberoni, a fondamento<br />

dell’impianto analitico del Trattato delle<br />

virtù vi è una concezione “quantica” del<br />

tempo e dell’esperienza. L’uomo non gode<br />

mai, per sempre e ovunque, di uno stato<br />

d’animo permanente e definitivo; ogni sentimento<br />

costituisce uno stato passeggero<br />

dell’esperienza interiore, la quale può persistere<br />

in esso, oppure liberarsene. Nondimeno,<br />

ogni sentimento si presenta come assoluto,<br />

totalizzante ed esclusivo: l’amore, o l’odio,<br />

ci sono o non ci sono. Ciò comporta che negli<br />

stati emotivi dell’esperienza concreta non si<br />

dia una mediazione tra sentimenti contrastanti,<br />

bensì il loro contrasto irriducibile. Per<br />

questo la sincera ammirazione, cioè la predisposizione<br />

favorevole verso una persona,<br />

può coniugarsi con una dose di malevolenza,<br />

cioè di invidia. Così accade anche nel caso<br />

dell’amore: nel concreto, esso si verifica<br />

come scontro (non mediazione) fra una pulsione<br />

egoistica, che spinge all’appropriazione<br />

dell’oggetto del desiderio, e una altruistica,<br />

che porta l’io all’“essere per l’altro”.<br />

Come ricorda a questo proposito Robert<br />

Maggiori, per Jankélévitch, di contro alla<br />

44<br />

prospettiva sostanzialista, non esistono bene<br />

e male oggettivi, che qualifichino (in senso<br />

positivo o negativo) la volontà, presunta<br />

come neutra; volontà e intenzione sono benefiche,<br />

o sono malefiche.<br />

A partire da questa prospettiva etica, e con un<br />

accento diverso da quello dell’interpretazione<br />

di Alberoni, si apre la ricostruzione della<br />

riflessione ontologica di Jankélévitch a opera<br />

di Giovan Battista Vaccaro, secondo il<br />

quale tanto la riflessione ontologica, quanto<br />

quella etica e politica si collocano, nel Novecento,<br />

nella temperie di una ricerca che potrebbe<br />

essere definita come “filosofia della<br />

crisi”, dominata dal rifiuto delle categorie<br />

concettuali e dello stile di pensiero che avevano<br />

caratterizzato la modernità. L’“indebolimento<br />

dell’ontologia” trova infatti un suo<br />

riscontro nell’espunzione de facto, dalla riflessione<br />

etica, della tematizzazione del<br />

concetto di bene. Tuttavia, fa notare Vaccaro,<br />

il pensiero di Jankélévitch procede oltre<br />

un tale ambito concettuale, nel tentativo di<br />

fornire, in ontologia come in etica, risposte<br />

“in positivo” alle questioni sollevate dalle<br />

“filosofie della crisi”. Significativamente,<br />

questo tentativo va di pari passi con quello<br />

teso a fornire, della propria riflessione,<br />

un’esposizione non rapsodica (né, tantomeno,<br />

aforistica), bensì, come sottolinea Vaccaro,<br />

organica e quasi sistematica.<br />

Muovendo, in campo ontologico, dall’assunzione<br />

della radicale finitezza dell’essere,<br />

Jankélévitch procede attraverso l’assolutizzazione,<br />

in ambito etico, dell’irriducibilità


della persona umana. In tal modo, osserva<br />

Vaccaro, l’analitica esistenziale riceve un<br />

presupposto sostanzialistico, e trova qui la<br />

propria fondazione. Ma la fuoriuscita dall’ambito<br />

delle “filosofie della crisi” è riscontrabile,<br />

in Jankélévitch, anche nella possibilità<br />

di dedurre dalla critica morale (non economica)<br />

del capitalismo le indicazioni per<br />

configurare una “società rigenerata” comunistica,<br />

che sia in grado di rendere giustizia<br />

al valore assoluto della persona umana. Nel<br />

sacrificio per amore dell’altro la finitezza<br />

ontologica dell’uomo si riconcilia con il suo<br />

tempo e con la storia. Proprio per il fatto di<br />

trarre dall’etica indicazioni concrete per l’agire<br />

e, all’inverso, di tener conto nell’analisi<br />

etica dell’esperienza dell’agire umano, non<br />

è legittimo, secondo Vaccaro, individuare<br />

nell’umanesimo comunista di Jankélévitch<br />

una distinzione fra etica e morale: nella<br />

storia, la prima diventa fondamento della<br />

seconda, nonché supporto per l’impegno<br />

politico. Supporto necessario, ma anche necessitato:<br />

non c’è etica senza impegno, ma<br />

non c’è teorizzazione valida senza la sua<br />

pratica. F.C.<br />

Il pensiero nomade di Deleuze<br />

Di recente traduzione italiana, l’ultima<br />

opera di Gilles Deleuze e Felix<br />

Guattari, CHE COS’È LA FILOSOFIA? (trad.<br />

it. di A. De Lorenzis, a cura e con<br />

postfazione di C. Arcuri, Einaudi, Torino<br />

1996), riprende, tra le varie questioni<br />

che interessavano ai due autori poco<br />

prima della loro scomparsa, il tema<br />

del carattere nomadico del pensiero.<br />

Questa tematica figura anche al centro<br />

dello studio di Adelino Zanini, MO-<br />

DERNITÀ E NOMADISMO (Calusca, Padova<br />

1995), nonché della ricostruzione complessiva<br />

del pensiero deleuzeano, compiuta<br />

da Chiara di Marco nella monografia<br />

DELEUZE E IL PENSIERO NOMADE (Franco<br />

Angeli, Milano 1995).<br />

L’apparente genericità della domanda posta<br />

come titolo dell’ultima opera di Gilles<br />

Deleuze e Felix Guattari, Che cos’è la<br />

filosofia? è in verità indice di profonda<br />

radicalità: in quanto “opera ultima”, sottolineano<br />

i due autori, essa ammonisce che,<br />

essendo esaurito il tempo per la pratica<br />

filosofica, occorre interrogarsi sulla sua<br />

essenza. Non che tale interrogazione non<br />

fosse presente già nella pratica; essa, tuttavia,<br />

viene ora resa esplicita con la libertà<br />

imposta dalla “cosa stessa”, che deve essere<br />

detta. In questa condizione, ribadiscono<br />

Deleuze e Guattari, la filosofia ritorna a<br />

essere ciò che era per i Greci: un “discorso<br />

d’amicizia”, fatto per amicizia di ciò che<br />

non si possiede e a cui si tende, la saggezza,<br />

e fatto tra amici, cioè tra amanti<br />

della saggezza, accomunati dalla comune<br />

ricerca.<br />

PROSPETTIVE DI RICERCA<br />

A un’idea come questa è sotteso un intento<br />

pedagogico, sottolinea Carlo Arcuri, curatore<br />

dell’edizione italiana, nella sua postfazione<br />

dal titolo: Le ultime lezioni sono<br />

già state fatte, da sempre. «Quando la<br />

filosofia crea dei concetti» - affermano<br />

Deleuze e Guattari - «il suo scopo è, sempre,<br />

quello di cogliere un evento dalle cose,<br />

e dagli esseri». Ciò, tuttavia, non va inteso<br />

in alcun modo come rispecchiamento delle<br />

cose nel concetto; piuttosto, come loro interpretazione<br />

che, per quanto immanente al<br />

piano delle cose stesse, crea “nuovi piani di<br />

immanenza”. Così inteso, il concetto appartiene<br />

alla filosofia, e soltanto a essa. In<br />

questa prospettiva, osservano i due autori,<br />

le tre grandi forme del pensiero, arte, scienza<br />

e filosofia, sono accomunate dal tentativo<br />

di affrontare il caos pensando, in un’alternativa<br />

irriducibile, o per sensazioni, o<br />

per funzioni, o per concetti. Esse si differenziano,<br />

infatti, a partire dal rapporto che<br />

intrattengono con l’infinito: mentre la scien-<br />

45<br />

Réne Magritte, L‘Art de vivre (1967, part.)<br />

za rinuncia, nella ricerca della referenza,<br />

all’infinità, e l’arte, di questa infinità perduta,<br />

intende restituire un’espressione, «la<br />

filosofia vuole salvare l’infinito dandogli<br />

consistenza», attraverso la creazione di<br />

nuovi piani di immanenza, cioè di nuove<br />

realtà. Per Deleuze e Guattari la funzione<br />

del concetto è dunque quella di “aggiungere<br />

essere” alle cose, di arricchire di realtà il<br />

reale, trasformandolo. La grandezza di una<br />

filosofia sta non soltanto nella capacità dei<br />

suoi concetti di cogliere eventi, ma anche,<br />

e soprattutto, nella qualità degli eventi ai<br />

quali i suoi concetti richiamano il filosofo<br />

e chi lo ascolta.<br />

Il rapporto tra il concetto (ovvero, la filosofia),<br />

da un lato, e il reale, dall’altro, è ciò<br />

che, secondo Deleuze e Guattari, si definisce<br />

con il termine “utopia”. L’atto rivoluzionario<br />

è in tal senso autoreferenziale, in<br />

quanto è, ad un tempo, concetto ed evento.<br />

Il pensiero rivoluzionario si esplica in una<br />

dimensione che si qualifica come topologi-


ca, piuttosto che come cronologica: esso<br />

consiste in una deterritorializzazione del<br />

momento storico, in una sua evulsione dal<br />

continuum cronologico, al quale esso appartiene,<br />

e nella sua ricollocazione “in un<br />

altro luogo”, cioè “in un’altra storia”. In<br />

questo senso, come i nomadi non hanno<br />

una storia, ma piuttosto una geografia, così<br />

la filosofia si definisce in una configurazione<br />

spaziale, piuttosto che in una temporale:<br />

essa è “geofilosofia”.<br />

In Deleuze e il pensiero nomade, Chiara di<br />

Marco pone l’accento sull’aspetto di “inattualità”<br />

del pensiero di Deleuze, il cui utopismo<br />

trova le proprie radici nella sua concezione<br />

della filosofia: né pura riflessione,<br />

né attività comunicativa, ma esercizio, pratica<br />

di una razionalità critica. Questa prassi<br />

decostruttiva si sostanzia, tuttavia, in un’attività<br />

costruttiva in quanto necessità ontologica<br />

intrinseca, fondata nella natura riterritorializzante<br />

del concetto. Il rapporto nomadico<br />

della filosofia con lo spazio, sottolinea<br />

Di Marco, non consiste in una sua<br />

funzionalizzazione, quanto piuttosto in una<br />

creazione. In questa prospettiva, il pensiero<br />

nomade si definisce come «un’estraniazione,<br />

che è un porsi altrimenti nel proprio<br />

luogo, poiché solo nell’“impotere” a pensare<br />

l’evento come ciò che è ancora da<br />

pensare si rileva la più alta potenza del<br />

pensiero».<br />

L’ipotesi interpretativa che sorregge l’analisi<br />

di Di Marco consiste nella possibilità di<br />

leggere tutta la riflessione di Deleuze come<br />

un’ontologia dell’evento. Essa si presenta<br />

come una filosofia non categoriale dell’essere:<br />

l’affermazione radicale dell’univocità<br />

dell’essere deve servire a salvaguardare<br />

il carattere irriducibile della differenzialità<br />

del molteplice. Ciò equivale a dichiarare<br />

l’impossibilità, de jure, e l’illegittimità, de<br />

facto, di gerarchizzare le differenze che il<br />

molteplice presenta, sussumendole nello<br />

schema ascensionale, ad un tempo ontologico<br />

e assiologico, prodotto dalle categorizzazioni<br />

della metafisica essenzialista.<br />

Secondo Di Marco, la valenza teoreticoesistenziale<br />

della riflessione deleuzeana appartiene<br />

non al nichilismo “servile”, bensì<br />

a quello “tragico”, in quanto non si limita a<br />

lamentare la perdita della gerarchizzabilità<br />

delle differenze, ma contesta tale gerarchizzabilità<br />

affermando invece, in positivo,<br />

il polimorfismo della declinabilità dell’essere<br />

univoco. Il pensiero nomadico,<br />

sottolinea Di Marco, mette in questione<br />

l’unità del soggetto cartesiano, il quale si<br />

ridefinisce nel divenire, e nella molteplicità,<br />

secondo una duplice direzione: verso<br />

l’“interno”, cioè verso la “cura di sé”, dove<br />

il soggetto si ridefinisce come “desiderante”,<br />

e verso l’“esterno”, come riconoscimento<br />

del diritto politico alla differenza.<br />

Quest’ultimo aspetto del pensiero nomadico<br />

di Deleuze e Guattari costituisce il punto<br />

focale attorno al quale ruota lo studio di<br />

Adelino Zanini, che sottolinea come per<br />

Deleuze sia decisivo, fin dal momento del<br />

confronto con l’empirismo, dar conto del<br />

PROSPETTIVE DI RICERCA<br />

problema di come la “mente” divenga “soggetto”,<br />

di come possa sorgere, dalla passività<br />

originaria, l’attività del soggetto.<br />

Per Zanini, le acquisizioni teoriche di Deleuze<br />

diventano rilevanti ai fini della fondazione<br />

della questione etica, che deve<br />

essere radicata in un tempo e uno spazio<br />

sempre “presenti”, in quanto (marxianamente)<br />

storicamente determinati: la questione<br />

del soggetto, «in quanto problema<br />

pratico, si risolve a livello morale e politico».<br />

In Deleuze, rileva Zanini, la dissoluzione<br />

dell’io non dà luogo ad una metafisica<br />

dell’assenza del soggetto formale, bensì<br />

ad una “politica dei corpi”. Nel mettere a<br />

nudo la fallacia della rappresentazione singolare<br />

dell’identità personale, l’apologia<br />

del desiderio, che attraversa Che cos’è la<br />

filosofia?, diventa, in Deleuze, esperienza<br />

schizoide di un corpo “politico”. Questa<br />

intende essere la risposta al problema insoluto<br />

della modernità, in cui il soggetto,<br />

diventato plurale, nell’impossibilità di essere<br />

positivamente riconosciuto come tale,<br />

si ritrae in una molteplicità di universi<br />

omogenei, caratterizzata, anziché dalla differenzialità,<br />

dalla serialità.<br />

La rivendicazione della differenza, osserva<br />

Zanini, passa in Deleuze attraverso il paradigma<br />

della costante migrazione, inteso<br />

come “sottrarsi a”; in questo si esprime<br />

propriamente il “pensiero nomade”. Di<br />

questa esperienza di sottrazione alle regole<br />

serializzanti dell’organizzazione sociale e<br />

politica Zanini sottolinea sia il carattere<br />

non cronologico, sia la sua dimensione “utopica”:<br />

dal momento che l’essere non è, in<br />

senso proprio, “in nessun luogo”, esso «non<br />

si territorializza mai; ovvero, si territorializza<br />

sul deterritorializzato». Per questo,<br />

quella del nomade non è una vera e propria<br />

migrazione; egli non passa da un punto<br />

all’altro, bensì insiste, nella figura deleuzeana<br />

della ripetizione, sul medesimo punto,<br />

che si rivela un “assoluto locale”. F.C.<br />

Benjamin da giovane<br />

La figura e l’opera di Benjamin viene<br />

nuovamente proposta all’attenzione<br />

del pubblico tedesco con una recente<br />

edizione delle sue lettere giovanili,<br />

GESAMMELTE BRIEFE, BAND 1, 1910-1918<br />

(Suhrkamp, Francoforte s/M. 1995), a<br />

cura di Christoph Gödde e Henry Lonitz.<br />

La raccolta aggiunge un ulteriore<br />

contributo alle prospettive di ricerca<br />

su un autore considerato inattuale dai<br />

suoi stessi contemporanei e destinato<br />

dunque a godere di fama postuma.<br />

Le lettere raccolte e pubblicate da Christoph<br />

Gödde e Henry Lonitz offrono l’immagine<br />

di un Benjamin giovane e ancora<br />

immaturo, ma già pienamente riconoscibile<br />

nei caratteri che lo contraddistingueranno<br />

nell’età matura e che Hanna Arendt stigma-<br />

46<br />

tizzò nel 1968 come inadeguatezza a ogni<br />

classificazione, nonché incapacità di farsi<br />

comprendere. La cornice temporale di queste<br />

lettere coincide con il periodo che va dal<br />

1910 al 1918, anni segnati dalla politica<br />

guglielmina, dalle inquietudini sociali dell’impero<br />

e dall’impellenza della prima guerra<br />

mondiale. Nonostante ciò, negli scritti di<br />

Benjamin di questo periodo non compare il<br />

riflesso di tale sfondo, mentre già si palesa<br />

quell’incapacità di appropriarsi della storia<br />

che lo caratterizzerà anche negli anni successivi<br />

e che lo condurrà a mediare comunque il<br />

suo rapporto con la vita attraverso la riflessione,<br />

ad affrontare i problemi indirettamente,<br />

seppur a fondo, attraverso la rappresentazione<br />

degli scrittori e l’attività ermeneutica.<br />

Solo in due occasioni il giovane Benjamin si<br />

confronta apertamente con il mondo esterno,<br />

nel rapporto con il suo “essere ebreo” e nel<br />

suo impegno fattivo all’interno del movimento<br />

giovanile sorto attorno a Gustav<br />

Wyneken, per il quale conduce convinte<br />

battaglie in nome di un idealistico programma<br />

di riforme dell’insegnamento e dell’educazione<br />

in generale. Del suo atteggiamento<br />

nei confronti del movimento giovanile così<br />

scrive all’amica Carla Seligson nel 1913:<br />

«Questa è la cosa più importante: noi non<br />

dobbiamo ancorarci a un’idea precisa, anche<br />

l’idea della cultura giovanile deve rappresentare<br />

solo una forma di illuminazione che<br />

possa condurre lo spirito sulla via della chiarezza»;<br />

si tratta di un rifiuto netto della<br />

politica e della società, che agli occhi di<br />

Benjamin appare come corrotta e reificata,<br />

mentre la funzione del filosofo si profila già<br />

per lui come quella di denunciare la catastrofe<br />

e annunciare la possibile redenzione. La<br />

particolarità del rapporto di Benjamin con la<br />

contemporaneità sta anche nel fatto che per<br />

lui l’origine ebraica ha una valenza puramente<br />

astratta e indica l’appartenenza a<br />

un’élite di «rappresentanti privilegiati dello<br />

spirito», ma non assume alcuna configurazione<br />

politica. Sotto questo rispetto Benjamin<br />

si sente molto più vicino a Kafka, che<br />

come lui si mantenne estraneo al sionismo e<br />

si dedicò in modo totale all’arte, che non a<br />

quegli amici ebrei, come Scholem, più direttamente<br />

e concretamente coinvolti dalle implicazioni<br />

storico-sociali della loro identità<br />

religiosa.<br />

Dalle lettere affiora l’inadeguatezza di<br />

Benjamin di fronte alla vita quotidiana e la<br />

sua predisposizione all’isolamento, tanto che<br />

all’età di ventidue anni scrive all’amico Herbert<br />

Blumenthal: «Il mio silenzio è l’unica<br />

caratteristica in cui i miei amici mi riconoscono»;<br />

il che denota una piena coscienza<br />

della propria mancanza di definizione, della<br />

propria impotenza individuale, che si risolverà<br />

in una ricerca incessante dell’affermazione<br />

personale, fino all’adesione al marxismo<br />

rivoluzionario e alla fede incondizionata<br />

nella soluzione messianica della storia.<br />

I temi peculiari della sua filosofia, dal messianismo<br />

alla concezione della critica come<br />

“dissolvimento dell’opera nell’assoluto”, dal<br />

rispetto incondizionato per il Nome in ambi-


to linguistico al rigetto di ogni forma di<br />

solidarietà ipocrita, risultano dunque già tracciati<br />

nella corrispondenza giovanile, che<br />

costituisce pertanto un valido supporto per la<br />

comprensione di uno fra i filosofi più incompresi<br />

di questo secolo. L.R.<br />

Il caso Lyssenko<br />

«La vicenda Lyssenko è finita. La storia<br />

delle cause del lyssenkismo continua»:<br />

così scriveva Louis Althusser<br />

nella Prefazione al volume che nel 1976<br />

Dominique Lecourt dedicava al “caso<br />

Lyssenko”, LYSSENKO. HISTOIRE RÉELLE<br />

D’UNE “SCIENCE PROLÉTARIENNE”, (Lyssenko.<br />

Storia reale di una “scienza<br />

proletaria”, PUF, Parigi 1995), che viene<br />

ora ripubblicato con l’aggiunta di<br />

un saggio su Alexandr Bogdanov, dove<br />

l’affermazione del lyssenkismo viene<br />

messa in relazione diretta con la “teoria<br />

delle due scienze”, la scienza “proletaria”<br />

e la quella “borghese”, che<br />

tanta importanza ebbe nello sviluppo<br />

del materialismo dialettico staliniano.<br />

Pensato in origine come trattazione di un<br />

episodio particolare nello sviluppo di una<br />

“scienza marxista”, lo studio di Dominique<br />

Lecourt assume una dimensione più generalmente<br />

epistemologica, sino a fare del<br />

“caso Lyssenko”, dei suoi sviluppi e dei<br />

suoi presupposti teorici il crocevia di<br />

un’impostazione epistemologica che trascende<br />

ampiamente il solo ambito marxista.<br />

A questo proposito risulta illuminante lo<br />

scritto posto in appendice al volume, Alexandr<br />

Bogdanov, specchio dell’intellighentsia sovietica,<br />

in cui Lecourt, allievo di Althusser e<br />

di Georges Canguilhem, rintraccia nella dottrina<br />

di questo “discepolo russo di Mach” il<br />

fondamento teorico della distinzione tra<br />

“scienza borghese” e “scienza proletaria”. È<br />

infatti una questione epistemologica quella<br />

che conduce Bogdanov a reinterpretare la<br />

nozione di esperienza, cuore del sensismo<br />

machiano, in termini di “esperienza di lavoro”<br />

e a definire quest’ultimo come processo<br />

biologico di adattamento dell’organismo all’ambiente.<br />

A partire da tale caratterizzazione<br />

primitiva dell’esperienza, la scienza diviene<br />

quindi «esperienza collettiva organizzata<br />

di lavoro» e le verità che essa introduce<br />

assumono valore non più oggettivo, ma piuttosto<br />

legato alla temporalità storica.<br />

L’“empiriomonismo” bogdanoviano, osserva<br />

Lecourt, concepisce la verità come “forma<br />

organizzatrice dell’esperienza”, e individua<br />

nella scienza l’espressione compiuta di<br />

una particolare, e storicamente determinata,<br />

organizzazione dell’esperienza di lavoro.<br />

L’intrinseco carattere classista della scienza<br />

assegna al proletariato il compito storico di<br />

definire una nuova universalità, una scienza<br />

nuova capace di produrre delle descrizioni<br />

del nuovo mondo sorto dalla trasformazione<br />

PROSPETTIVE DI RICERCA<br />

radicale operata dalla rivoluzione. Nell’evoluzionismo<br />

storico di Bogdanov, solo questa<br />

scienza nuova, questa “scienza proletaria”<br />

sarebbe stata in grado di descrivere in modo<br />

soddisfacente il mondo del proletariato al<br />

potere.<br />

Su un tale retroterra teorico viene ora proiettata<br />

la dottrina di Lyssenko. Di fatto, pur<br />

riproponendo invariato il testo del ’76, Lecourt<br />

riesce a trasformarne completamente<br />

la problematica di riferimento, facendo del<br />

“caso Lyssenko” un episodio che oltrepassa<br />

la dimensione di una mera lotta di potere. La<br />

“storia delle cause del lyssenkismo”, per<br />

usare l’espressione di Althusser, rappresenta<br />

infatti un problema epistemologico, prima<br />

ancora che politico: l’interesse che gli anni di<br />

dominio politico-scientifico del lyssenkismo<br />

presentano non dev’essere cercato, secondo<br />

Lecourt, né nel valore scientifico della biologia<br />

lyssenkista, né nell’analisi della presa del<br />

potere da parte di un gruppo accademico, ma<br />

piuttosto nel particolare rapporto tra scienza<br />

e ideologia che vi si esprimeva e che imponeva<br />

la creazione di una scienza proletaria e<br />

l’accettazione di essa da parte della comunità<br />

scientifica.<br />

La dottrina di Lyssenko è contenuta nel<br />

rapporto presentato all’Accademia delle<br />

scienze agricole dell’URSS nell’agosto 1948,<br />

nel quale veniva affrontata la «situazione<br />

delle scienze biologiche» in Unione Sovietica<br />

e le applicazioni all’agronomia scientifica<br />

della teoria dell’ereditarietà, in opposizione<br />

alla genetica mendeliana, accusata di render<br />

conto dell’ereditarietà attraverso l’introduzione<br />

di elementi-vettore dei caratteri ereditari<br />

(i geni), immutabili e indipendenti dai<br />

condizionamenti ambientali, dunque metafisici.<br />

A tale genetica «reazionaria, metafisica<br />

e idealista» Lyssenko contrapponeva una<br />

“biologia proletaria”, la cui idea centrale<br />

consisteva nella possibilità di indurre mutamenti<br />

dei caratteri ereditari attraverso una<br />

modificazione delle condizioni ambientali<br />

di vita. Solo nel periodo in cui il lyssenkismo<br />

si andava affermando come dottrina di Stato,<br />

sottolinea Lecourt, lo sviluppo della biochimica<br />

e della citologia permetteva di approfondire<br />

la conoscenza della struttura cellulare<br />

e dava luogo ai primi passi nel campo della<br />

manipolazione genetica, offrendo esiti operativi<br />

alla genetica mendeliana. Così, di fronte<br />

all’impossibilità della genetica mendeliana<br />

di intervenire sui caratteri ereditari, Lyssenko<br />

poteva presentarsi, nel corso degli<br />

anni Trenta e Quaranta, come il campione<br />

della genetica “proletaria” e della teoria<br />

dell’ereditarietà dei caratteri acquisiti: l’eredità<br />

è per Lyssenko «la proprietà dell’organismo<br />

vivente di esigere delle condizioni<br />

determinate per vivere e svilupparsi e di<br />

reagire in maniera definita a tali o a talaltre<br />

condizioni».<br />

Ripercorrendo l’origine agricola delle dottrine<br />

di Lyssenko, la diffusione dei suoi<br />

metodi di ingegneria agricola attraverso i<br />

kolkhoz, la progressiva elaborazione della<br />

dottrina dell’“eredità adattativa” a partire<br />

dalle posizioni di Mitchurin e la conquista da<br />

47<br />

parte dei lyssenkisti delle posizioni accademiche<br />

sino all’affermazione come “genetica<br />

di Stato”, Lecourt mette in evidenza come<br />

«la storia del lyssenkismo sia la storia di una<br />

formazione ideologica». Da insieme di procedimenti<br />

tecnici di ingegneria agronomica<br />

il lyssenkismo diviene progressivamente un<br />

sistema ideologico che, innestandosi sulla<br />

vecchia teoria delle “due scienze”, si propone<br />

di fornire una “biologia proletaria” alla<br />

nuova agricoltura collettivista.<br />

Nel 1950, Giulio Preti portava in Italia il<br />

“caso Lyssenko” come possibile esempio di<br />

un confronto tra “paradigmi” scientifici alternativi.<br />

Oggi è nell’assunto ad un tempo<br />

ideologico ed epistemologico lungo il quale<br />

si svolge la vicenda del lyssenkismo che<br />

deve essere ritrovato l’interesse per questa<br />

teoria dell’eredità adattativa, i cui capisaldi<br />

ideologici rispondevano perfettamente alle<br />

caratteristiche di una “scienza proletaria”. In<br />

questa situazione, fa notare Lecourt, i caratteri<br />

“proletari” di una dottrina poterono essere<br />

considerati canone sufficiente per sostenerne<br />

la validità scientifica.<br />

Gli esiti catastrofici dei metodi adottati da<br />

Lyssenko determinarono la fine della “genetica<br />

proletaria” e il ritorno agli studi, ormai<br />

irrimediabilmente compromessi, di genetica<br />

classica. Resta comunque il fatto della “naturalità”<br />

con cui una dottrina biologica insostenibile<br />

poté divenire ideologia di Stato. In<br />

tale rapporto tra ideologia, teoria delle due<br />

scienze e concezione della verità scientifica<br />

Lecourt situa appunto l’interesse del “caso”<br />

Lyssenko. L.Sc.<br />

Filosofia araba<br />

Il mondo arabo ha prodotto essenzialmente<br />

due correnti filosofiche, provenienti<br />

dall’opera di Avicenna e Averroè.<br />

Alcuni recenti studi si propongono<br />

di spiegare la loro opera, anche in<br />

funzione della cultura araba contemporanea:<br />

AVERROÈ E L’INTELLETTO PUBBLI-<br />

CO (Manifesto Libri, Milano 1996), di<br />

Augusto Illuminati, che si sofferma<br />

sull’impronta razionalistica e aristotelica<br />

del filosofo; LA RAGIONE ARABA<br />

(trad. it. di A. Serra, Feltrinelli, Milano<br />

1996), di Mohammed Abed al-Jabri,<br />

che propone il recupero della filosofia<br />

averroista per costituire una cultura<br />

democratica e tollerante in medio<br />

oriente; e L’UNIVERSO DI AVICENNA (trad.<br />

it. di S. Crapiz, Ecig, Genova 1995), di<br />

Lenn E. Goodman, che affronta il pensiero<br />

avicenniano di ispirazione neoplatonica.<br />

Ricordato quasi esclusivamente in funzione<br />

dell’ingresso di Aristotele in Occidente,<br />

Averroè sviluppò, in realtà, un sistema<br />

filosofico in grado di competere con nomi<br />

più celebri. Nel suo studio dedicato al filosofo,<br />

Augusto Illuminati descrive la figu-


a di Averroè a partire dagli elementi biografici<br />

e procedendo poi all’esposizione<br />

delle sue teorie. L’importanza di Averroè,<br />

ricorda Illuminati, è stata sino a ora oscurata<br />

dalle sue posizioni estremamente laiche<br />

e provocatorie. In contrapposizione al misticismo<br />

avicenniano che ben si addiceva al<br />

cristianesimo, le tesi di Averroè sono caratterizzate<br />

da un forte razionalismo che, prendendo<br />

le mosse da Aristotele, rappresenta un<br />

percorso assolutamente laico e originale.<br />

Le critiche ad Avicenna, e di conseguenza<br />

al neoplatonismo cristiano, si concretizzano<br />

fondamentalmente, secondo Illuminati,<br />

in due argomentazioni che, in buona sostanza,<br />

rappresentano il fondamento del<br />

pensiero averroista. In primo luogo, Averroè<br />

sostiene l’eternità dell’universo che,<br />

coesistente al Motore Immobile, non deriva<br />

da nessun atto creazionistico. In secondo<br />

luogo, la filosofia averroista non tiene<br />

conto dell’anima individuale e predilige<br />

una sorta di Intelletto pubblico e universale<br />

che deresponsabilizza l’individuo di fronte<br />

ai grandi temi esistenziali. In questo modo,<br />

sprovvisto di un’anima individuale e immortale,<br />

l’uomo perde la paura dell’inferno<br />

e del giudizio divino ed entra di diritto in<br />

una prospettiva laica e intellettuale.<br />

Il razionalismo di Averroè, e l’insistenza<br />

sul metodo critico e intellettuale, costituiscono,<br />

secondo Mohammed Abed al-Jabri,<br />

il motivo della sua attualità e del suo<br />

inserimento della cultura contemporanea<br />

araba e occidentale. La ragione araba, infatti,<br />

lascia emergere, da una parte, un<br />

debito di riconoscenza al pensiero di Averroè,<br />

dall’altra la speranza che proprio le sue<br />

tesi conducano il mondo arabo ad una<br />

emancipazione dal fondamentalismo verso<br />

un rinnovamento democratico. Grazie<br />

all’individuazione dei tre ordini cognitivi,<br />

l’Indicazione, l’Illuminazione e la Dimostrazione,<br />

che riscontrano il concetto di<br />

verità a partire dall’analisi sillogistica dei<br />

testi, Averroè ha rotto l’identità araba tra<br />

fisica e metafisica, ponendo le basi per lo<br />

studio scientifico della natura. Utilizzando<br />

il sillogismo aristotelico e il metodo assiomatico,<br />

Averroè ha messo in discussione il<br />

mondo mistico e gnostico di Avicenna,<br />

che imponeva un forte legame anche tra<br />

filosofia e religione. Secondo Averroè,<br />

occorre controllare razionalmente ogni<br />

dogma degli antichi per potere verificare la<br />

sua attendibilità, come nel caso del concetto<br />

di emanazione o di anima individuale<br />

che, non derivando da una dimostrazione<br />

rigorosa, appaiono esclusivamente come<br />

manifestazioni di misticismo religioso.<br />

Contrapposta allo spirito averroista, la filosofia<br />

di Avicenna costituisce l’altro ramo<br />

della speculazione araba. Se Averroè ha<br />

influenzato i sistemi razionalistici come<br />

quello di Spinoza o di Hegel, Avicenna ha<br />

condizionato le filosofie della trascendenza<br />

da Leibniz sino a Heidegger. Come<br />

dimostra lo studio di Lenin E. Goodman,<br />

i temi affrontati da Avicenna riguardano,<br />

infatti, problemi come la libertà, il tempo o<br />

PROSPETTIVE DI RICERCA<br />

l’eternità, visti, sempre, in funzione di un’ottica<br />

della trascendenza.<br />

Questo studio, utile per chiunque voglia<br />

conoscere il pensiero avicenniano nella sua<br />

globalità, presenta il contesto storico e la<br />

vita di Avicenna in relazione alla sua opera<br />

e alle sue tesi principali. Nell’intento di<br />

operare una sintesi tra la filosofia aristotelica<br />

e quella platonica, Avicenna sente la<br />

necessità di conciliare la contingenza con<br />

la necessità e, quindi, l’eternità di Dio con<br />

la nascita del mondo. Rifiutando la coeternità<br />

di dio e universo in Aristotele, Avicenna<br />

opta per le teorie neoplatoniche sull’emanazione,<br />

che rendono conto, da una<br />

parte, della permanenza e immutabilità di<br />

Dio e, dall’altra, della contingenza e imperfezione<br />

del mondo. Proprio in linea con<br />

questa distinzione, Avicenna sottolinea l’individualità<br />

dell’anima, il concetto di Uomo<br />

Fluttuante, che, relativa all’esistenza soggettiva<br />

dell’uomo, si contrappone all’essenza<br />

necessaria di Dio e precede il pensiero soggettivo<br />

moderno da Cartesio in avanti. A.S.<br />

La vita e l’opera di Russell<br />

La tesi revisionista di Michael Dummett,<br />

secondo cui alle origini della<br />

filosofia analitica vi è la svolta linguistica<br />

operata da Frege, e il ruolo di<br />

Russell è tutt’al più marginale, è messa<br />

a dura prova in una raccolta di saggi<br />

curata da Monk e Palmer, dal titolo<br />

RUSSELL AND THE ORIGINS OF ANALYTICAL<br />

PHILOSOPHY (Russell e le origini della<br />

filosofia analitica, Thommes Press,<br />

Bristol 1966), che contiene gli interventi<br />

di un convegno tenutosi a Southampton<br />

nel 1995. Un’utile integrazione<br />

di questo materiale è la biografia<br />

di Ray Monk, BERTRAND RUSSELL: THE<br />

SPIRIT OF SOLITUDE (Bertrand Russell: lo<br />

spirito della solitudine, Cape, Londra<br />

1996), che prende in esame della vita<br />

del filosofo dalla nascita ai primi anni<br />

del dopoguerra, ricostruendone non<br />

solo l’itinerario speculativo e il suo<br />

rapporto con pensatori quali Whitehead,<br />

Wittgenstein, Lawrence, ma<br />

anche la vita privata e affettiva nel suo<br />

intrecciarsi con le vicende scientifiche<br />

e teoretiche.<br />

Contrariamente alle tesi di Dummett, sebbene<br />

Russell non ponesse al centro delle<br />

sue indagini l’analisi linguistica, egli deve<br />

essere considerato un filosofo analitico. A<br />

sostegno di questa tesi si pronunciano, in<br />

particolare, tra i vari saggi raccolti nel<br />

volume Russell and the Origins of Analytical<br />

Philosophy, gli scritti di Nicholas Griffin<br />

e Harold Noonan: il primo sottolinea<br />

la natura essenzialmente non linguistica<br />

della nozione di concetto denotativo contenuta<br />

nei Principles of Mathematics (Principi<br />

di matematica, 1903); il secondo inter-<br />

48<br />

preta l’eliminazione di questi concetti, operata<br />

in On Denoting (Sulla denotazione,<br />

1905), come parte di una strategia volta a<br />

salvaguardare la natura non linguistica dell’analisi<br />

delle proposizioni. Nel volume,<br />

accanto ad altri saggi sulla logica, la matematica<br />

e l’epistemologia di Russell, compaiono<br />

anche due interventi sulla sua ricerca<br />

in etica e in storia della filosofia.<br />

Russell non è certamente un filosofo analitico<br />

se si pone all’origine della filosofia<br />

analitica la svolta linguistica operata da<br />

Frege, e si caratterizza l’intero percorso<br />

successivo come filosofia post-fregeana.<br />

Questa svolta portò Frege a trasformare la<br />

sua domanda iniziale (qual è la natura dei<br />

numeri) in una domanda sul significato<br />

degli enunciati che contengono numerali.<br />

Radicalmente diversa da questa era invece<br />

la posizione di Russell, che riteneva che il<br />

significato fosse, per la logica, del tutto<br />

irrilevante, e che anche quando si rese<br />

conto, grazie all’influenza di Wittgenstein,<br />

che la logica era strettamente dipendente<br />

dal linguaggio, non provò di certo la gioia<br />

della scoperta, ma qualcosa di molto vicino<br />

alla disperazione della disillusione.<br />

Secondo Ray Monk (What is Analytical<br />

Philosophy?) non è vero che la filosofia<br />

analitica sia essenzialmente post-fregeana,<br />

nel senso che, nello spirito di Frege, abbia<br />

considerato e consideri tuttora la filosofia<br />

del linguaggio come il fondamento della<br />

filosofia tutta intera. Ovviamente, se si<br />

accetta il punto di vista di Dummett, Russell<br />

non può essere considerato un filosofo<br />

analitico, perché credeva profondamente<br />

che fra tutte le cose di cui si occupa e si deve<br />

occupare il filosofo non debba esservi il<br />

linguaggio: il filosofo si deve occupare del<br />

mondo. On Denoting è stato spesso celebrato<br />

(erroneamente) alla luce del fatto che<br />

in esso Russell non si limitava a teorizzare<br />

l’importanza dell’analisi linguistica, né tantomeno<br />

riteneva che il significato delle<br />

descrizioni definite fosse un significato<br />

linguistico, bensì sottolineava che per il<br />

logico la nozione centrale è una relazione<br />

logica, e cioè la relazione di denotazione.<br />

In seguito all’incontro con Wittgenstein,<br />

Russell fu costretto a cambiare idea e a<br />

riconoscere che una comprensione del linguaggio<br />

è necessaria per conoscere le proposizioni<br />

della logica, ma questo non lo<br />

indusse a porre l’analisi linguistica al centro<br />

della filosofia, bensì ad ammettere che<br />

la logica non aveva, suo malgrado, tutto il<br />

significato filosofico che egli le aveva originariamente<br />

attribuito.<br />

La stessa evoluzione del pensiero di Russell,<br />

osserva Monk, mostra chiaramente la<br />

sua lontananza dallo spirito post-fregeano<br />

nel senso inteso da Dummett. Dal platonismo<br />

iniziale egli passa infatti ad un accentuato<br />

psicologismo: il problema del significato,<br />

che pure sussiste, è essenzialmente, in<br />

questa fase, un problema psicologico. Lo<br />

psicologismo diventa la cornice dominante<br />

nel saggio L’analisi della mente, in cui si<br />

teorizza che la natura delle proposizioni


PROSPETTIVE DI RICERCA<br />

Bertrand Russel<br />

49


vada compresa nei termini della capacità<br />

della mente di formarsi immagini, ovvero<br />

di compiere una serie di atti mentali e si<br />

sostiene in modo sorprendentemente humeano,<br />

che la credenza è una sensazione<br />

specifica in relazione a un’immagine. E<br />

ancor più Russell accentua il suo psicologismo<br />

nel saggio successivo, An Inquiry into<br />

Meaning and Truth (Ricerca sul significato<br />

e la verità, 1930), polemicamente rivolto ai<br />

positivisti logici per il loro “pregiudizio<br />

linguistico”. Ora, a proposito di questa<br />

forma di psicologismo, Monk fa notare che<br />

se mai una dottrina filosofica ha meritato il<br />

nome di psicologia descrittiva, ebbene, è<br />

proprio questa. Ma, a questo proposito,<br />

nutriamo alcune forti riserve, perché per la<br />

psicologia descrittiva nel senso del primo<br />

Husserl - che di questa fece il nucleo centrale<br />

del proprio programma filosofico -<br />

proprio lo psicologismo rappresentava una<br />

caduta nello scetticismo da evitare con<br />

grande cura.<br />

Riprendendo un suo scritto recente, Was<br />

Russell an Analytical Philosopher? («Ratio»,<br />

9, 3, 1996), Monk accusa Dummett di<br />

aver trascurato nella sua interpretazione proprio<br />

la caratteristica definitoria della filosofia<br />

analitica, e cioè l’analisi. Se invece si<br />

accetta questa definizione alternativa, fra le<br />

anime salve, oltre a Frege, vi sono Husserl,<br />

Meinong e lo stesso Russell, e fra i dannati vi<br />

è certamente Wittgenstein. Questi infatti,<br />

osserva Monk, se da un lato teorizzava la<br />

necessità della svolta linguistica e la metteva<br />

indubbiamente in pratica, dall’altro non credeva<br />

affatto nell’analisi e cioè non riteneva<br />

affatto che compito della filosofia fosse principalmente<br />

(anche se non unicamente) individuare<br />

in ogni intero complesso (proposizioni<br />

o altro) le parti elementari.<br />

Su un punto importante, tuttavia, Dummett e<br />

Monk concordano: su ciò che è (e deve<br />

essere) la filosofia analitica. Entrambi sottolineano<br />

l’esigenza (ancora ampiamente delusa)<br />

che la filosofia (analitica) debba essere<br />

sistematica e che solo in questo senso essa<br />

possa dare un contributo essenziale ad un<br />

progetto che aspira alla ricerca della verità.<br />

Con la differenza che Dummett ritiene che<br />

il primo passo fondamentale risieda nella<br />

costruzione di una teoria sistematica del<br />

significato. E stupisce allora che egli mostri<br />

qualche incertezza sull’annoverare Wittgenstein<br />

nel paradiso della filosofia analitica,<br />

dato che egli è consapevole del fatto che<br />

Wittgenstein non mirava affatto alla sistematicità,<br />

né, tantomeno, alla costruzione di<br />

una teoria del significato, che potesse essere<br />

fondante per la filosofia nel suo complesso.<br />

Per Wittgenstein non aveva alcun senso cercare<br />

di fondare la filosofia su di una base<br />

scientifica. Proprio in questo ripudio della<br />

mentalità scientifica in filosofia, e nel difendere<br />

invece l’idea del filosofo come di colui<br />

che ripulisce i vialetti di un parco dell’immondizia<br />

lasciata dagli altri - l’immagine è<br />

di Ayer - si misura tutta la distanza che corre<br />

fra Wittgenstein e lo spirito della filosofia<br />

analitica, se ve ne è uno. Ma si ha anche una<br />

PROSPETTIVE DI RICERCA<br />

vaga percezione della distanza che separava<br />

Russell dal suo allievo. C.C.<br />

Il tormentato rapporto tra Russell e Wittgenstein<br />

è descritto in modo efficace da Ray<br />

Monk nella biografia Bertrand Russell: the<br />

Spirit of Solitude. Russell nasce nel 1872 da<br />

una delle famiglie più illuminate dell’aristocrazia<br />

inglese, dalla quale erediterà le abitudini<br />

del libero pensiero, mostrando fin da<br />

giovane una notevole intelligenza unita a<br />

dolcezza e docilità, pur nella consapevolezza<br />

della necessità della lotta per ottenere la<br />

felicità. A undici anni risale la felice scoperta<br />

di Euclide che, secondo le stesse parole di<br />

Russell, fu l’esordio di una vita di intelletto<br />

e leggerezza insieme. Il bisogno della religione,<br />

osserva d’altra parte Monk, caratterizzò<br />

un lungo periodo della sua vita, per<br />

quanto ne ritenesse sempre inaccettabili le<br />

forme convenzionali, a cui cercava di supplire<br />

con forme religiose di sua invenzione, che<br />

tuttavia si scontravano con il suo temperamento<br />

profondamente scettico. Russell nutriva<br />

una passione particolare per le “epifanie”:<br />

così avvenne per la verità della ricerca<br />

di Cartesio sull’argomento ontologico dell’esistenza<br />

di Dio; analogamente avvenne<br />

con Hegel.<br />

Dalla biografia di Monk emerge anche la<br />

grande onestà intellettuale di Russell e la sua<br />

capacità di abbandonare una posizione una<br />

volta convinto della correttezza della concezione<br />

opposta. Dopo il lungo e faticoso lavoro<br />

sui Principia mathematica, condotto con<br />

Whitehead, Russell si accorse che le basi<br />

fondamentali di questa ricerca erano minacciate<br />

dal lavoro di Kurt Gödel; ciò tuttavia<br />

non invalidò completamente il suo lavoro,<br />

che permise comunque ad altri logici-matematici<br />

di sviluppare un importante teoria del<br />

calcolo. Interessante risulta, in questo contesto,<br />

la ricostruzione da parte di Monk del<br />

rapporto con Wittgenstein, inizialmente<br />

definito da Russell come un tedesco molto<br />

polemico e fastidioso, nonché un poco folle,<br />

per poi rendersi conto come questi fosse<br />

invece privo di quella «falsa cortesia che<br />

interferisce con la verità». In Wittgenstein,<br />

Russell arrivò a vedere una sorta di erede<br />

intellettuale, pur non rendendosi conto di<br />

quanto la sua passione teoretica fosse profondamente<br />

distruttrice. Nel 1913 Wittgenstein<br />

demolì la teoria del giudizio di Russell<br />

e ciò segnò un momento doloroso, ma decisivo,<br />

nella vita di quest’ultimo.<br />

Monk si sofferma anche sul rapporto che<br />

legò Russell a D.H. Lawrence e che si<br />

concluse drammaticamente con una lettera<br />

d’invettive di quest’ultimo, al punto che per<br />

breve tempo Russell arrivò addirittura a contemplare<br />

l’ipotesi del suicidio. Ciò che permise<br />

a Russell di uscire da questo stato<br />

depressivo fu il suo impegno politico e la sua<br />

lotta contro la guerra, che gli fecero anche<br />

assumere posizioni impopolari, allorché deplorò<br />

il rifiuto degli alleati di fronte alle<br />

proposte di pace tedesche; questa posizione<br />

provocò l’emarginazione di Russell<br />

da parte dell’ambiente accademico e<br />

50<br />

della sua classe sociale e l’avversione<br />

dell’opinione pubblica.<br />

Una parte importante della biografia di Monk<br />

è dedicata alla vita sentimentale di Russell<br />

attraverso un’ampia rassegna del suo epistolario.<br />

Sebbene si professasse contrario a ogni<br />

forma di crudeltà e disonestà, emerge come<br />

Russell, nei suoi rapporti amorosi, fosse<br />

molto spesso falso, crudele e opportunista,<br />

nonché ferocemente geloso delle sue amanti.<br />

I piaceri dell’amore, osserva Monk, trovavano<br />

del resto in Russell un riscontro con<br />

quelli della ricerca scientifica, nonostante<br />

una evidente differenza tra l’onestà intellettuale<br />

e l’ipocrisia nelle relazioni amorose: la<br />

stesura in meno di tre mesi di The Principles<br />

of Mathematics (Principi di matematica)<br />

venne da questi definita come una «luna di<br />

miele intellettuale» che, come tutte le lune di<br />

miele, si spense sotto la pressione della critica<br />

di Wittgenstein. M.B.<br />

Attraverso l’opera<br />

di Wittgenstein<br />

I carteggi inediti fra Wittgenstein e i<br />

suoi interlocutori di Cambridge, pubblicati<br />

con il titolo: CAMBRIDGE LETTERS<br />

(Lettere di Cambridge, Blackwell,<br />

Oxford 1995), oltre a chiarire alcune<br />

problematiche teoriche, permettono di<br />

far emergere i rapporti ad un tempo<br />

amichevoli e conflittuali intrattenuti dal<br />

filosofo viennese con Russell, Moore<br />

ecc. Un utile strumento per attraversare<br />

l’opera di Wittgenstein è anche un<br />

dizionario dei termini filosofici wittgensteiniani,<br />

A WITTGENSTEIN DICTIONARY (Dizionario<br />

wittgensteiniano, Blackwell,<br />

Oxford 1995), curato da Hans Johann<br />

Glock, in cui sono presenti quasi un<br />

centinaio di voci che aiutano a far chiarezza<br />

sul suo pensiero.<br />

Le Cambridge Letters di Ludwig Wittgenstein,<br />

curate da Brian McGuinness e Georg<br />

Henrik von Wright, presentano un<br />

interessante carteggio, fino a ora inedito, fra<br />

il filosofo viennese e i suoi corrispondenti di<br />

Cambridge: Russell, Moore, Keynes e Sraffa.<br />

Si scoprono qui elementi interessanti,<br />

come ad esempio il rischio corso dal Tractatus<br />

logico-philosophicus di non essere pubblicato<br />

se non fosse stato per l’intervento e<br />

l’appoggio generoso di Russell. L’importanza<br />

del rapporto con Russell, sul piano non<br />

solo della ricerca logica, ma anche dell’aiuto<br />

reciproco e di una profonda amicizia, emerge<br />

chiaramente in queste lettere, che permettono<br />

anche di comprendere per quali motivi,<br />

negli ultimi anni, il loro rapporto si guastò,<br />

come si può ricavare da una lettera di Wittgenstein<br />

a Moore in cui Russell viene definito<br />

individuo spiacevole, loquace e superficiale.<br />

Del resto il carattere particolare di<br />

Wittgenstein emerge chiaramente anche con<br />

altri interlocutori: Keynes, ad esempio, vie-


ne accusato di pensare che l’amicizia con<br />

Wittgenstein non fosse altro per lui che un<br />

sistema per ottenere aiuto finanziario.<br />

La radicale onestà e sincerità di Wittgenstein<br />

emerge tuttavia in ogni occasione, come nel<br />

suo giudizio sui Principia Ethica di Moore,<br />

testo fra l’altro profondamente apprezzato<br />

dalla comunità di Cambridge e che viene<br />

invece definito da Wittgenstein, in una lettera<br />

a Russell, come un testo prolisso che in tre<br />

pagine dice ciò che potrebbe essere espresso<br />

comodamente in mezza: un lavoro che non<br />

può sognarsi assolutamente di essere paragonato<br />

alle opere di Frege o a quelle di<br />

Russell stesso.<br />

Queste lettere mettono anche in evidenza il<br />

senso di instabilità mentale di Wittgenstein,<br />

il suo senso di angoscia e di depressione,<br />

anche se non emergono espressamente nelle<br />

lettere motivi di un ricorso ad aiuti psichiatrici;<br />

del resto era noto lo scetticismo di Wittgenstein<br />

nei confronti della teoria di Freud.<br />

Spesso un’ancora di salvezza era per lui<br />

rappresentata dalla ricerca scientifica e da<br />

alcune intense amicizie, che tuttavia non<br />

impedivano momenti di profonda delusione<br />

e solitudine.<br />

A Hans Johann Glock si deve la cura e la<br />

stesura di un “dizionario wittgensteiniano”,<br />

nel quale vengono presi in considerazione<br />

quasi un centinaio di termini tecnici che<br />

caratterizzano l’opera del filosofo; termini<br />

coniati ex novo o, se già presenti nel dibattito<br />

filosofico, modificati radicalmente dallo studioso<br />

viennese. Il dizionario ricopre così un<br />

importante ruolo filologico ed esegetico. Il<br />

volume contiene inoltre una biografia intellettuale<br />

di Wittgenstein e un saggio in cui<br />

vengono delineati gli elementi fondamentali<br />

delle diverse fasi del suo pensiero nella loro<br />

connessione. M.B.<br />

L’unità del pensiero<br />

di Schleiermacher<br />

Il saggio di Christian Berner, LA PHI-<br />

LOSOPHIE DE SCHLEIERMACHER. HERMÉNEU-<br />

TIQUE-DIALECTIQUE-ETHIQUE (Cerf, Parigi<br />

1995) è senza dubbio il primo<br />

studio in lingua francese a prendere<br />

in considerazione non semplicemente<br />

l’ermeneutica o la teologia, ma<br />

l’unità sistematica del pensiero di<br />

Schleiermacher, allo stesso titolo di<br />

Kant o di Hegel, dimostrando come<br />

esso offra un’alternativa di grandi<br />

sistemi dell’idealismo tedesco, pur<br />

raccogliendone la sfida.<br />

Nel suo studio, Christian Berner ricostruisce<br />

la logica della filosofia di Schleiermacher,<br />

mostrando come in essa dialettica ed<br />

ermeneutica si integrino nella prospettiva<br />

unitaria dell’etica, caratterizzata dall’aspirazione<br />

razionale di costituire una comunità e<br />

in questo partecipe della motivazione e del<br />

fine della stessa attività filosofica. Un primo<br />

PROSPETTIVE DI RICERCA<br />

aspetto che Berner mette in evidenza della<br />

filosofia di Schleiermacher è la critica dell’immediatezza.<br />

L’idea di sentimento in Schleiermacher<br />

è un concetto la cui funzione è di<br />

mettere in risalto le aporie e le contraddizioni<br />

delle teorie idealistiche della coscienza di sé,<br />

che tendono a superare la finitudine della<br />

soggettività. Per Schleiermacher il soggetto<br />

non è la sua propria origine, ma si costituisce<br />

a partire da una dipendenza preliminare e in<br />

virtù di un agire che è parola e azione. Nei<br />

suoi discorsi e nei suoi atti individuali il<br />

soggetto si scopre, s’inventa e, attraverso<br />

quest’individuazione, mira alla comunità.<br />

Questo percorso è restituito con grande<br />

chiarezza da Berner, che legge l’ermeneutica<br />

di Schleiermacher soprattutto come<br />

una logica del discorso individuale, che<br />

concerne il dialogo fra un io e un tu, laddove<br />

all’interprete è lasciato il compito di<br />

ricostruire ciò che è stato pensato ed espresso<br />

dall’autore. Per Schleiermacher non c’è<br />

pensiero senza linguaggio e ogni discorso è<br />

dunque indirizzato, comunicato e comune.<br />

«Comprendere nella sua dimensione ermeneutica<br />

è dunque riconoscere l’altro nella<br />

comunità»: il discorso individuale rinvia<br />

ad una comunità che è anche misura della<br />

ragione, e il cui orizzonte rappresenta<br />

“l’ethos dell’ermeneutica”.<br />

In Schleiermacher, fa notare Berner, l’ermeneutica<br />

non s’interessa che al senso dei<br />

discorsi, che mira a determinare rigorosamente;<br />

è alla dialettica che tocca valutare il<br />

loro rapporto con l’essere, domandandosi<br />

se quello che è detto è “vero”. Ermeneutica<br />

e dialettica rinviano così l’una all’altra e<br />

non possono comprendersi se non nella<br />

loro complementarietà. In particolare, precisa<br />

Berner, la dialettica vuole essere tanto<br />

il metodo concreto di produzione del sapere<br />

a partire dal conflitto regolato delle pretese<br />

individuali di verità, quanto la riflessione<br />

critica sui differenti saperi costituiti.<br />

Più volte Schleiermacher sottolinea la dimensione<br />

linguistica della dialettica; i conflitti<br />

si esprimono in un dialogo e la dialettica<br />

è l’organizzazione del dialogo in vista<br />

del sapere. Nella produzione comune del<br />

sapere si costituisce nello stesso tempo la<br />

comunità dei sapienti: un “noi trascendentale”,<br />

una comunità storica determinata che<br />

soppianta l’astrazione dell’“io trascendentale”.<br />

Al contempo, osserva Berner, il sapere<br />

s’inscrive in un divenire che è tradizione,<br />

ma anche attività critica ininterrotta.<br />

L’impulso alla conoscenza è dettato in Schleiermacher<br />

dal desiderio di costituire una<br />

comunità umana diversificata. Pur evitando<br />

il ricorso ad una teoria dello spirito di<br />

tipo hegeliano, Schleiermacher, sottolinea<br />

Berner, non propone una semplice filosofia<br />

della cultura abbandonata al relativismo;<br />

la realizzazione dello spirito è il compito<br />

immanente alla comunità umana. Al di<br />

là di ogni tentazione storicista, lo sforzo<br />

etico, che mira alla realizzazione della ragione<br />

nelle forme individuali e storiche,<br />

anima, secondo Berner, l’insieme del progetto<br />

teorico di Schleiermacher. F.M.Z.<br />

51<br />

Un dialogo sulla logica<br />

di Aristotele<br />

Con il titolo: POLITIAN AND SCHOLASTIC<br />

LOGIC. AN UNKNOWN DIALOGUE BY A DOMENI-<br />

CAN FRIAR (Poliziano e la logica scolastica.<br />

Un dialogo sconosciuto di un frate<br />

domenicano, Olschki, Firenze 1995) Jonathan<br />

Hunt pubblica l’edizione critica<br />

(con un’ampia introduzione) di un<br />

dialogo quattrocentesco sulla dialettica<br />

aristotelica tra due interlocutori appartenenti<br />

a due mondi contrapposti,<br />

la scolastica e la cultura umanistica. Il<br />

dialogo presenta sotto una diversa<br />

luce l’aristotelismo nella Firenze di<br />

Lorenzo de Medici, considerata un<br />

baluardo del neoplatonismo.<br />

Il volume a cura di Jonathan Hunt presenta<br />

l’edizione critica del dialogo latino De<br />

negocio logico, del domenicano Francesco<br />

Tommaso (1445/6-1514), priore di<br />

Santa Maria Novella a Firenze. Si tratta di<br />

un commento delle Isagogge di Porfirio,<br />

largamente debitore del Liber de praedicabilibus<br />

di Alberto Magno; di fatto, il lessico,<br />

l’argomentazione, gli esempi sono di<br />

stampo prettamente scolastico. L’interesse<br />

maggiore di questo dialogo proviene tuttavia<br />

dal suo destinatario, Angelo Poliziano,<br />

il poeta delle Stanze e delle Syluae, uno dei<br />

primi grammatici-filologici dell’umanesimo,<br />

prossimo di Lorenzo il Magnifico.<br />

Umanista raffinato, conoscitore della latinità<br />

d’argento (allora non proprio di<br />

“moda”) e perfino del greco (una rarità per<br />

chi non era bizantino), Poliziano lesse e<br />

commentò negli ultimi anni della sua vita<br />

(1490-94) le opere logiche di Aristotele,<br />

scatenando le ire dei suoi colleghi filosofi<br />

(Poliziano teneva infatti la cattedra di poetica<br />

e di retorica e non di filosofia). Il<br />

dialogo del domenicano risale all’anno 1480<br />

e mostra che l’interesse per la logica aristotelica<br />

si manifestò in Poliziano molto prima<br />

di quanto si pensi, sebbene l’umanista<br />

vi si consacrasse solo più tardi.<br />

Quest’edizione comporta almeno tre motivi<br />

d’interesse. Il primo è che testimonia di<br />

un incontro e di uno scambio fra un umanista<br />

e uno scolastico; se il primo si dedica<br />

alla dialettica, il secondo dichiara apertamente<br />

la necessità di studiare sia il greco<br />

sia la retorica. Il domenicano condanna<br />

inoltre il linguaggio “sottile” di alcuni commentatori<br />

scolastici e propugna un discorso<br />

più semplice, quasi familiare. Il secondo<br />

motivo concerne la figura stessa di Poliziano,<br />

i cui testi di logica sono pressoché<br />

sconosciuti e la cui lettura specifica d’Aristotele<br />

resta poco studiata, allorché si moltiplicano<br />

gli studi sulla sua poesia. Infine,<br />

questo dialogo testimonia che l’interesse<br />

per Aristotele nell’ambiente umanista fiorentino<br />

non provenne solamente dall’influenza<br />

dei greci bizantini e più tardi da<br />

Pico (l’amico della maturità di Poliziano).<br />

F.M.Z.


A partire dall’analisi dell’opera più<br />

famosa di Adam Smith: La ricchezza<br />

delle nazioni, e delineando<br />

il contesto ed i processi che hanno<br />

portato alla stesura di questo lavoro,<br />

Ian Simpson Ross, con THE<br />

LIFE OF ADAM SMITH (La vita di<br />

Adam Smith, Clarendon Press,<br />

Oxford 1995), ci fornisce una biografia<br />

dell’economista scozzese. Il<br />

lavoro di Ross non è però semplicemente<br />

biografico, ma ricostruisce<br />

l’importanza che hanno avuto<br />

nella stesura delle opere di Smith<br />

gli interessi crescenti dei mercanti<br />

di Glasgow e degli uomini di cultura<br />

per un pensiero economico sistematico.<br />

La ricchezza delle nazioni<br />

è importante inoltre per le<br />

influenze che ha avuto sulla politica<br />

britannica negli anni Ottanta del<br />

XVIII secolo, riguardo allo sviluppoi<br />

del libero commercio con la<br />

Francia, arrivando così a costruire<br />

non solo una teoria dell’economia<br />

politica interna, ma anche una teoria<br />

dei rapporti internazionali.<br />

Ponendo attenzione alle lezioni tenute<br />

da Smith a Glasgow, Ross<br />

sottolinea come l’approcio storicistico<br />

e naturalistico fosse il medesimo<br />

sia nel campo dell’etica che<br />

della giurisprudenza e del linguaggio;<br />

un elemento che è possibile<br />

far risalire ai teorici del giusnaturalismo<br />

del XVII secolo Grozio e<br />

Pufendorf e che va unito all’influenza<br />

di Montesquieu. L’attenzione<br />

dedicata ai legami che intercorrono<br />

fra la vita materiale, le<br />

istituzioni politiche e la struttura<br />

sociale è un’eredità che l’Illuminismo<br />

scozzese ha lasciato a diversi<br />

autori quali Constant, Guizot e<br />

Marx. Ross mostra l’importanza<br />

che hanno avuto le Lectures on<br />

Jurisprudence (Lezioni di giurisprudenza)<br />

quale base per l’elaborazione<br />

della Ricchezza delle nazioni<br />

e ricorda come questi lavori<br />

sarebbero dovuti culminare nella<br />

pubblicazione della Theory and<br />

History of Law and Government<br />

(Teoria e storia del diritto e del<br />

governo), che non venne però mai<br />

edita nonostante Smith vi avesse<br />

dedicato il resto della sua vita; Ross<br />

ricostruisce il momento in cui Smith,<br />

temendo che la pubblicazione<br />

postuma del suo lavoro incompleto<br />

potesse danneggiare la sua fama,<br />

ordinò ai suoi esecutori testamentari<br />

di bruciare il manoscritto davanti<br />

ai suoi occhi.<br />

Un altro elemento importante del<br />

lavoro di Ross è il ricorso puntuale<br />

alla corrispondenza edita ed inedita<br />

di Smith. Per quanto riguarda le<br />

vicende più intime della vita dello<br />

studioso scozzese poco può del resto<br />

essere detto, se non alcuni accenni<br />

ad alcune passioni amorose e<br />

all’ipocondria che affliggeva l’economista.<br />

M.B.<br />

Si è tenuta a Parigi il 23 e 24 novembre<br />

1996, presso la sede dell’Unesco,<br />

l’Assemblea generale del CON-<br />

SEIL INTERNATIONAL DE LA PHI-<br />

LOSOPHIE ET DES SCIENCES HU-<br />

MAINES (International Council for<br />

Philosophy and Humanistic <strong>Studi</strong>es,<br />

CIPSH). Strutturato come federazione<br />

di organizzazioni internazionali<br />

nel campo delle scienze umane, il<br />

CIPSH costituisce il massimo organo<br />

mondiale di cooperazione e assistenza<br />

in questo settore e conta fra i<br />

propri affiliati l’Unione Accademica<br />

Internazionale (UAI), la Federazione<br />

Internazionale delle Società Filosofiche<br />

(FISP), il Comitato Internazionale<br />

di <strong>Studi</strong> Storici (CISH), il<br />

Comitato Internazionale Permanente<br />

dei Linguisti (CIPL), la Federazione<br />

Internazionale delle Società di<br />

<strong>Studi</strong> Classici (FIEC), l’Unione Internazionale<br />

di <strong>Studi</strong> Antropologici<br />

ed Etnologici (UISAE), il Comitato<br />

Internazionale per la Storia dell’Arte<br />

(CIHA), l’Associazione Internazionale<br />

per la Storia delle religioni<br />

(IAHR), la Federazione Internazionale<br />

di Lingue e Letterature Moderne<br />

(FILLM), l’Unione Internazionale<br />

di <strong>Studi</strong> Orientali ed Asiatici (UIE-<br />

OA), la Società Musicologica Internazionale<br />

(SIM), l’Unione Internazionale<br />

di Scienze Preistoriche e protostoriche<br />

(UISPP), ed il Congresso<br />

Internazionale di <strong>Studi</strong> Africani<br />

(CIAF). Presente in oltre 140 nazioni,<br />

costituisce il principale partner<br />

dell’Unesco nel campo degli studi<br />

umanistici. Il CIPSH pubblica la rivista<br />

«Diogène».<br />

L’Assemblea generale di Parigi ha<br />

nominato gli organi direttivi del Consiglio<br />

e ha provveduto a indicare le<br />

principali attività del prossimo periodo.<br />

Alla Presidenza è stato confermato<br />

Jean d’Ormesson, dell’Académie<br />

Française, mentre alla Segreteria<br />

generale sono stati nominati Jean<br />

Bingen (Belgio) e Luca M. Scarantino<br />

(Italia). Tra le attività previste, la<br />

prosecuzione del progetto Endangered<br />

Languages e del World Linguistic<br />

Atlas, la prosecuzione della pubblicazione<br />

dell’International Bibliography<br />

of Philosophy e la cooperazione<br />

con la Divisione della Filosofia<br />

dell’Unesco. Il CIPSH intende<br />

inoltre rafforzare la propria collaborazione<br />

con la comunità scientifica<br />

attraverso una capillare opera di diffusione<br />

delle proprie attività, stringendo<br />

accordi di collaborazione con<br />

istituzioni e pubblicazioni e aprendosi<br />

alla partecipazione di singoli<br />

ricercatori interessati a entrare in<br />

NOTIZIARIO<br />

NOTIZIARIO<br />

a cura di Luisa Santonocito<br />

52<br />

contatto con le Federazioni Internazionali.<br />

Per informazioni: Luca M.<br />

Scarantino, Secrétaire général adj.,<br />

CIPSH - Maison de l’Unesco, 1, rue<br />

Miollis, 75015 Paris, France.<br />

In coincidenza con il Convegno italofrancese<br />

“La filosofia e il suo insegnamento”<br />

tenutosi nel mese di ottobre<br />

1996, all’Istituto Banfi di Reggio<br />

Emilia, su filosofia e didattica della<br />

filosofia nei due paesi, il bollettino di<br />

maggio-agosto 1996 della Società<br />

Filosofica Italiana (nuova serie) presenta<br />

un DOSSIER FRANCIA, a cura<br />

della stessa commissione della SFI,<br />

sui temi in discussione negli ultimi<br />

anni a proposito della didattica della<br />

filosofia in Francia. Oltre ad una completa<br />

introduzione, curata da Jean<br />

D’Yvoire (Bureau de coopération linguistique,<br />

Servizio Culturale dell’Ambasciata<br />

di Francia in Italia), il<br />

dossier contiene interventi di A. de<br />

Monzie (Ispettore dell’Istruzione<br />

Pubblica): “Istruzioni del 2 Settembre<br />

1925”; N. Grataloup (Liceo Jean-<br />

Jaurés di Montreuil-sous-bois): “La<br />

lingua al lavoro, il pensiero al lavoro”;<br />

M. Tozzi (Liceo Diderot, Narbonne):<br />

“Si può ‘didattizzare’ l’insegnamento<br />

filosofico?”; J. Muglioni<br />

(Ispettorato generale di filosofia): “La<br />

lezione di Filosofia”. La sezione poi<br />

su “La filosofia e la sua pedagogia?”<br />

- a cura di F. Best (Ispettrice generale<br />

all’ educazione nazionale), B. Bourgeois<br />

(Università di Parigi I), M. Conche<br />

(professore emerito alla Sorbona),<br />

J.Dumont (professore emerito all’università<br />

di Lille III), J. Muglioni<br />

(Ispettorato generale di filosofia), M.<br />

Tozzi - tratta da una ricerca pubblicata<br />

in «La Philosophie et sa Pédagogie»<br />

(giugno 1991) a cura del Centro<br />

regionale di documentazione pedagogica<br />

di Lille. Chiudono il dossier<br />

due appendici sui programma di<br />

filosofia nelle scuole secondarie in<br />

Francia .<br />

Sarà un appuntamento fisso del tradizionale<br />

PREMIO LETTERARIO<br />

CASTIGLIONCELLO: LA NUOVA<br />

SEZIONE DI FILOSOFIA, intrapresa<br />

in via sperimentale e che<br />

prende avvio dagli incontri filosofici<br />

che si tengono a Castiglioncel-<br />

lo dal 1995, si terrà al Castello<br />

Pasquini il 22 febbraio 1997. Istituita<br />

nel mese di agosto 1996 per<br />

volontà dell’Assessorato alla Cultura<br />

della Pubblica Amministrazione<br />

del Comune di Rosignano<br />

Marittimo (Antonella Musu, tel.<br />

0586 792218) e dell’Azienda di<br />

promozione Turistica di Livorno,<br />

con il patrocinio della camera di<br />

Commercio Industria e Artigianato<br />

di Livorno e della Provincia di<br />

Livorno, la nuova sezione - la cui<br />

giuria è formata da Paolo Rossi,<br />

Adriano Fabris, Alfonso Iacono,<br />

Enrico Moriconi, Giovanni Manetti,<br />

Vinicio Giannotti - costituisce<br />

una svolta per il Premio che intende<br />

così aprirsi a iniziative di più<br />

ampio respiro verso la promozione<br />

della ricerca filosofica.<br />

Un tema, una serie di saggi, una<br />

riscoperta e un inedito: questa la<br />

struttura de I CASTELLI DI YALE, la<br />

nuova rivista a periodicità annuale<br />

pubblicata da Vallecchi Editore (Firenze,<br />

055-293477), curata da un<br />

gruppo di docenti della Facoltà di<br />

Lettere e Filosofia dell’Università di<br />

Ferrara e diretta da Giancarlo Carabelli<br />

e Mario Miegge. “Newton e<br />

l’Apocalisse” è il tema del primo<br />

numero che ospita le relazioni di<br />

Giulio Giorello, Maurizio Mamiani<br />

e Mario Miegge tenute durante un<br />

seminario svoltosi all’Università di<br />

Ferrara; seguono i saggi di Marco<br />

Bertozzi sulla teoria delle grandi configurazioni<br />

astrali nel Rinascimento,<br />

di Paolo Pullega su “Note cartesiane”,<br />

di Paola Zanardi su Hume e<br />

Trenchard e di Simonetta Scandellari<br />

sul costituzionalista spagnolo di<br />

fine Settecento Valentìn de Foronda.<br />

La “riscoperta” è dedicata alla<br />

traduzione italiana del saggio di geopolitica<br />

dell’inglese Halford John<br />

Mackinder, Il perno geografico della<br />

storia e “inedita” è una lunga<br />

lettera di Giacomo Casanova a Caterina<br />

di Russia.<br />

(Informazioni: Francesca Mellone,<br />

Biblioteca Ariostea, tel. 207392 e<br />

Paola Zanardi, Facoltà di Lettere e<br />

Filosofia, tel. 293518).<br />

La genesi dell’etica è il tema del<br />

primo numero della nuova rivista<br />

“BIOLOGIA E SOCIETÀ”, pubblicata<br />

da Edizioni D’Antropologia<br />

(Milano, via Palma 4, tel. 02<br />

29000672 - 58303958) e che fa<br />

capo al laboratorio di Socioantropologia<br />

dell’Università La Sapienza<br />

di Roma. È disponibile nelle<br />

librerie Feltrinelli e Universitarie<br />

a lire 3.000.<br />

Il 10 dicembre 1996 è scomparso a<br />

New York GIORGIO TAGLIACOZ-<br />

ZO, docente di Storia delle Idee<br />

alla New York School for Social<br />

Research, collaboratore alla “Voice<br />

of America” - a lui si deve il


successo del programma radiofonico<br />

“l’Università per Radio ‘Guglielmo<br />

Marconi’” - e artefice della<br />

diffusione del pensiero di Giambattista<br />

Vico in tutto il mondo.<br />

Convinto che il problema dell’unità<br />

della conoscenza fosse, prima<br />

che una istanza filosofica, un’aspirazione<br />

umana radicata nella coscienza<br />

degli esseri umani, nel 1959<br />

Tagliacozzo elaborò una prima rappresentazione<br />

arborea della conoscenza,<br />

da cui traspariva il suo interesse<br />

per la filosofia delle forme<br />

simboliche di Ernst Cassirer e di<br />

Susanne Langer. Nel 1961 l’incontro<br />

con Giambattista Vico e la scoperta<br />

della sostanziale affinità delle<br />

idee fondamentali del suo Tree<br />

con quelle dell’Albero della sapienza<br />

nella Scienza Nuova (1744),<br />

lo indussero a dedicare le proprie<br />

energie alla “resurrection” degli<br />

studi sul filosofo napoletano. Questo<br />

avvenne attraverso la realizzazione<br />

di una serie di convegni da<br />

lui stesso organizzati - “Giambattista<br />

Vico: An International Symposium”<br />

(1989); “Vico’s Science<br />

of Humanity” (1976); “Vico and<br />

Contemporary Thought” (1979);<br />

“Vico: Past and Present” (1981);<br />

“Vico and Marx: Affinities and<br />

Contrasts” (1983); “Vico and<br />

Joyce” (1987); la conferenza mondiale<br />

“Vico a Venezia” (1978) - la<br />

creazione a New York dell’Institute<br />

for Vico <strong>Studi</strong>es e del periodico<br />

«New Vico <strong>Studi</strong>es», edito dallo<br />

stesso Institute, nonchè attraverso<br />

i suoi lavoriMy Vichian Journay: A<br />

Cronology (New Vico <strong>Studi</strong>es,<br />

1996) e Unity of Knowledge: from<br />

Speculation to Science , determinanti<br />

per la scoperta della dendrognoseology,<br />

la nuova scienza con<br />

la quale Tagliacozzo realizzò l’esigenza<br />

che Vico aveva espresso sin<br />

dal tempo della prima orazione,<br />

cioè di unire in un principio tutta la<br />

conoscenza umana e divina. F.R.<br />

Una protesta multimediale viene dal<br />

mondo di Internet, sottoscritta da<br />

più di duemila dottorandi e dottori<br />

di ricerca della università umanistiche<br />

e scientifiche italiane. Attraverso<br />

una LETTERA APERTA SUL-<br />

LA CONDIZIONE DEL DOTTORA-<br />

TO DI RICERCA IN ITALIA rivolta<br />

alla Presidenza del Consiglio dei Ministri,<br />

al Ministero dell’Università della<br />

Ricerca Scientifica e Tecnologica,<br />

al Consiglio Universitario Nazionale,<br />

ai Rettorati delle Università Italiane<br />

- il cui testo è disponibile su World<br />

Wide Web all’indirizzo http://<br />

distart.ing.unibo.it/dott/ - questo particolare<br />

gruppo di ricerca, nato<br />

dallo scambio di corrispondenza<br />

su rete Internet a partire dal 9 gennaio<br />

1996, avanza precise richieste<br />

di revisione e riconoscimento della<br />

figura del dottore di ricerca in Italia.<br />

Tra queste, la diffusione di informazioni<br />

sulla figura del dottore<br />

di ricerca presso l’industria privata,<br />

l’inclusione del titolo di dottore<br />

di ricerca fra quelli valutabili in<br />

tutti i concorsi pubblici e nell’accesso<br />

agli enti pubblici e alle amministrazioni<br />

dello Stato, l’adeguamento<br />

della borsa di studio al costo<br />

attuale della vita, l’apertura di un<br />

tavolo di discussione sulla revisione<br />

degli aspetti centralistici e organizzativi<br />

dei corsi di dottorato.<br />

IL DIPARTIMENTO DI STUDI<br />

SULLA STORIA DEL PENSIERO<br />

EUROPEO “M.F. SCIACCA”<br />

(DISSPE) dell’Università di Genova,<br />

composto da una ventina di<br />

docenti quasi tutti scolari e discepoli<br />

di Sciacca e diretto da Maria<br />

Adelaide Raschini, (e costituito nel<br />

1993), ha dato vita al periodico<br />

«<strong>Studi</strong> Europei» edito da Olschki e<br />

diretto da Pier Paolo Ottonello -<br />

che, nel suo primo volume, raccoglie<br />

tra gli altri saggi di J. Uscatescu,<br />

E. Moutsopoulos, A. Caturelli,<br />

V. Stella. Il secondo volume<br />

(1994) raccoglie gli atti delle “Giornate<br />

gentiliane” realizzate nell’<br />

ottobre del ’94, con contributi di<br />

M.A. Raschini, V. Stella, G. Semerari,<br />

A. Negri, G.M. Pozzo, F. Ravaglioli,<br />

J. Uscatescu. Il terzo<br />

volume raccoglie, nella sua prima<br />

ampia sezione, gli atti del “Seminario<br />

Platonico” svolto nel febbraio<br />

del ’95 e imperniato sull’importante<br />

volume di Gian Carlo Duranti,<br />

Verso un Platone “terzo”, pubblicato<br />

come terzo della sezione<br />

“Saggi filosofici” della Collana del<br />

DISSPE (Venezia, Marsilio, 1995,<br />

pp. 330). È intento programmatico<br />

del DISSPE dare crescente spazio<br />

specialistico, specie in «<strong>Studi</strong> Europei»,<br />

alle problematiche europeistiche<br />

nei loro sviluppi degli<br />

ultimi cinquant’anni.Il DISSPE si<br />

è costituito sulla base del Centro<br />

Interuniversitario di Ricerca per la<br />

Paideia Europea, diretto da Raschini,<br />

che ha visto collaborare studiosi<br />

di dieci università europee e le<br />

cui ricerche sono rifluite in buona<br />

parte nei 36 volumi del la collana<br />

“Categorie Europee” (Ed. Japadre)<br />

usciti fra 1’85 e il ’94, nonché nel<br />

pe riodico internazionale «Filosofia<br />

oggi», fondato nel ’78 da Raschini<br />

e Ottonello. Il centro ha inoltre<br />

realizzato tre congressi internazionali:<br />

“Il commercio delle idee<br />

nella cultura europea” (Genova, 12-<br />

17 maggio 1986, atti pubblicati<br />

presso Japadre, 1987; “Rosmini<br />

pensatore europeo” (Roma, 26-29<br />

ottobre 1988, gli atti sono editi da<br />

Jaca Book, 1989, pp. 462) e “L’<br />

universo della comunicazione: prospettive<br />

europee” (Genova, 26-30<br />

novembre 1990).<br />

In occasione del ventennale della<br />

morte di Sciacca ci si è inoltre<br />

impegnati in una serie di iniziative,<br />

la prima delle quali è stata la<br />

realizzazione della “Cattedra<br />

Sciacca”, a cadenza annuale. Del I<br />

Corso di tale Cattedra (1994) è disponibile<br />

il volume degli atti: La<br />

presenza dei classici nel pensiero<br />

di Sciacca (Olschki, 1995, pp. 132),<br />

contenente scritti di M.A. Raschi-<br />

NOTIZIARIO<br />

53<br />

ni, B. Salmona, P. Mazzarella, C.<br />

Lupi, T. Bugossi, P. P. Ottonello,<br />

A.M. Tripodi, R. Rossi. Subito<br />

dopo, il DISSPE ha realizzato a<br />

Roma (5-8 aprile 1995) il Congresso<br />

Internazionale “M.F. Sciacca e<br />

la filosofia oggi”, i cui due volumi<br />

di atti, ricchi di una cinquantina di<br />

contributi di studiosi di dieci paesi<br />

euro pei ed extraeuropei, sono imminenti<br />

presso Olschki, a cura di<br />

P.P. Ottonello; il quale inoltre dirige<br />

il periodico «<strong>Studi</strong> Sciacchiani»,<br />

fondato a Genova nell’85, ed è<br />

il cur tore anche dei due volumi<br />

della Bibliografia degli scritti di e<br />

su M.F. Sciacca dal 1931 al 1995<br />

(Olschki, vol. I, 1996, pp. 216; il<br />

vol. II è in corso di stampa: i due<br />

volumi raccolgono complessivamente<br />

oltre 7000 titoli).<br />

L’ampiezza e insieme la specializzazione<br />

dell’ambito delle ricerche<br />

condotte dal DISSPE hanno consigliato<br />

di organizzarne la Collana di<br />

volumi - mentre prosegue la collana<br />

Categorie Europee” (Ed. Japadre),<br />

il cui 36˚ volume, Interiorità<br />

ed ermeneutica di T. Bugossi,è<br />

del ’94, nonché il periodico «<strong>Studi</strong><br />

Europei» (Ed. Olschki) - in diverse<br />

Sezioni: “Saggi filosofici” e “Saggi<br />

pedagogici” (Ed. Marsilio); “Testi”<br />

(Ed. Guerini e Associati); “Atti”<br />

e “Bibliografie” (Ed. Olschki). La<br />

sezione “saggi filosofici” è iniziata<br />

con il volume di M.A. Raschini<br />

Thomas Mann e l’Europa (Marsilio<br />

1994) ed è proseguita con Occasioni<br />

di Mito di E. Bonessio di<br />

Terzet (ivi, 1995), con il già citato<br />

volume platonico di Gian carlo Duranti<br />

e con Sciacca la rinascita dell’Occidente<br />

(ivi, 1995) di P.P. Ottonello.<br />

La sezione “Saggi pedagogici”<br />

è iniziata con il volume di M.<br />

Gennari Semantica della città ed<br />

educazione.<br />

La sezione “Testi” costituisce la<br />

collana “Eidos/Eikon”, edita da<br />

Guerini e Associati, ed è anch’essa<br />

già ricca di tre volumi, presto destinati<br />

ad aumentare: Sull’idillio di<br />

A. Rosmini, a cura di P.P. Ottonello;<br />

Contra Husserl di L. Sestov, a<br />

cura di F. Déchet e La filosofia<br />

della composizione di E.A. Poe, a<br />

cura di E. Bonessio e Terzet.<br />

Nell’imminenza del bicentenario della<br />

nascita di Rosmini (1997), il DIS-<br />

SPE ha pubblicato due importanti<br />

volumi: Rosmini: dialettica e poiesi,<br />

di M.A. Raschini, e Cronache rosminiane<br />

dal 1966 al 1995 di A.M.<br />

Tripodi e ha messo a punto il programma<br />

di un Congresso Internazionale<br />

su “Rosmini e l’enciclopedia<br />

delle scienze” che si terrà a Roma nel<br />

mese di ottobre 1997. P.P.O.<br />

Una tavola rotonda su “Che cos’è<br />

la verità”, a cui hanno partecipato<br />

Umberto Curi, il sindaco di Venezia<br />

Massimo Cacciari, Enrico Berti,<br />

Paolo Rossi, Emanuele Severino,<br />

ha inaugurato, sabato 1 febbraio<br />

1997, LA NUOVA SEDE VENE-<br />

ZIANA DELL’ISTITUTO ITALIA-<br />

NO PER GLI STUDI FILOSOFICI<br />

(Cannaregio 2593, Calle Longo,<br />

Venezia, tel. 041 717940, fax<br />

720510). Collegata in ogni senso<br />

alla “casa madre” di Palazzo Serra<br />

di Cassano di Napoli, la sede -<br />

diretta da Umberto Curi - presenta<br />

già un intenso calendario di appuntamenti<br />

non soltanto per la ripresa<br />

di alcuni filoni tradizionali, come<br />

il convegno di cosmologia e filosofia<br />

quest’anno dedicato a “L’antichità<br />

del nuovo, le radici classiche<br />

nella scienza moderna” e la<br />

serie di seminari di filosofia (cfr.<br />

rubrica “calendario”), ma anche per<br />

l’apertura di nuovi terreni di riflessione,<br />

con un ciclo di incontri sul<br />

tema “Nuovi scenari della comunicazione”,<br />

il convegno su “Il ruolo<br />

della matematica nella cultura contemporanea”,<br />

il ciclo di conferenze<br />

di astronomia e cosmologia e le<br />

iniziative sul rapporto arte-filosofia,<br />

destinate ad accompagnare la<br />

Biennale di arti figurative nel prossimo<br />

mese di giugno.<br />

«La prima collana neo-illuminista<br />

in grado di risvegliare l’intelligenza<br />

e spronare l’uomo di oggi a<br />

prendere coscienza di sé». Si presenta<br />

così la nuova proposta editoriale<br />

di Claudio Gallone, la collana<br />

“L’UOMO E LA RAGIONE”, diretta<br />

da Emanuele Severino, in una<br />

edizione numerata e limitata, composta<br />

da dodici libri «fondamentali<br />

per lo sviluppo dell’Occidente»,<br />

come li ha definiti Gallone nel corso<br />

della presentazione al Circolo<br />

della Stampa di Milano, giovedì 20<br />

febbraio. Opere rivisitate di grandi<br />

pensatori come Goethe, Manzoni,<br />

Tolstoj e Unamuno, Rosmini, Martinetti,<br />

Papini, Ardigò, introvabili<br />

nelle librerie e consultabili solo<br />

nelle biblioteche, libri infine - lo<br />

stesso Severino ha affermato - di<br />

«forte richiamo emotivo», come il<br />

testo che apre la collana, analisi<br />

inedita di Goethe: Il mio Dio, il<br />

mio Cristo .<br />

È la prima rivista italiana di aggiornamento<br />

bioetico ad essere pubblicata<br />

per via telematica nel mondo<br />

Internet. BIOETHICS è diretta da<br />

Giovanni Berlinguer, redatta in italiano<br />

e prossimamente in inglese, è<br />

visitabile sul sito http://www.srd.it/<br />

bioethics/.


CONVEGNI E SEMINARI<br />

Mathias Grünewald, Polittico di Issenheim (1512-16, part.)<br />

54


Sulla condizione<br />

contemporanea<br />

Nel periodo gennaio-marzo 1996, su<br />

invito dell’Istituto Italiano per gli <strong>Studi</strong><br />

<strong>Filosofici</strong> di Napoli e dell’Istituto<br />

Gramsci Veneto, Gianni Vattimo, Salvatore<br />

Natoli ed Emanuele Severino<br />

hanno tenuto a Venezia una serie di<br />

seminari, rispettivamente con i titoli:<br />

“DOPO LA CRISTIANITÀ” (29-31 gennaio<br />

1996), “ETICA DEL FINITO. LA CONDIZIONE<br />

CONTEMPORANEA TRA POST-CRISTIANITÀ E<br />

NEO-PAGANESIMO” (5-9 febbraio 1996),<br />

“IL LUOGO DEL NOSTRO TEMPO” (4-6<br />

marzo 1996).<br />

Secondo Gianni Vattimo, la nostra epoca<br />

è segnata dall’annuncio nietzscheano della<br />

“morte di Dio”, cui corrisponde l’annuncio<br />

heideggeriano della fine della metafisica.<br />

Si tratta di annunci o, meglio, di interpretazioni,<br />

capaci di aprire e insieme mostrare<br />

(non “dire”) la verità del nostro tempo. Il<br />

nichilismo della nostra epoca, ha osservato<br />

Vattimo, non implica tuttavia la fine di<br />

ogni esperienza religiosa: il dio che è morto<br />

è infatti solo quello morale, il dio garanzia<br />

teoretica, il “dio dei filosofi”; resta aperta,<br />

comunque, la possibilità di un’esperienza<br />

del sacro. La tradizione entro cui pensiamo<br />

è caratterizzata anche dall’annuncio paolino<br />

della chénosis di Dio, in cui Vattimo non<br />

scorge solo il messaggio cristiano per eccellenza,<br />

ma anche la traccia archetipica<br />

della vocazione della filosofia occidentale<br />

all’indebolimento di ogni óntos on metafisico.<br />

In virtù della parentela che lega chénosis<br />

cristiana, “morte di Dio” e secolarizzazione,<br />

è possibile scorgere la portata (anche)<br />

liberatoria del nichilismo.<br />

Da questo punto di vista, Gioacchino da<br />

Fiore si presenta, secondo Vattimo, come<br />

interprete decisivo del cristianesimo, scoprendo<br />

la storicità della rivelazione del<br />

divino e insegnandoci che la storia dell’essere<br />

è storia della salvezza. Delle tre età<br />

della storia distinte da Gioacchino sul modello<br />

trinitario - quella del Padre, in cui gli<br />

uomini vivono sotto la legge, nella schiavitù<br />

e nel timore, quella del Figlio, caratterizzata<br />

da una servitù filiale e dalla fede, l’età<br />

dello Spirito Santo, della libertà e della<br />

carità - è proprio la terza quella che Gioac-<br />

CONVEGNI E SEMINARI<br />

CONVEGNI E SEMINARI<br />

chino vede come imminente e che Vattimo<br />

interpreta come liberazione in corso dello<br />

spirito ermeneutico. Al Dio paradossale e<br />

intollerante dell’Antico Testamento, Vattimo<br />

“preferisce” infatti il dio misericordioso<br />

del Nuovo Testamento. Se sapremo sottrarci<br />

al peso della letteralità dei testi sacri<br />

e della lettera della materialità del mondo,<br />

allora entreremo nell’età post-moderna<br />

dello Spirito, l’età del libero gioco delle<br />

interpretazioni, in cui la carità di provenienza<br />

cristiana troverà debita continuità in<br />

un’ontologia dell’evento.<br />

In un articolato attraversamento del moderno<br />

Salvatore Natoli ha proposto motivi<br />

di riflessione per una possibile “etica neopagana<br />

del finito”. La complessità e la<br />

pervasività del moderno è tale che risulta<br />

estremamente superficiale intendere il postmoderno<br />

come mera messa a riposo del<br />

moderno. Secondo Natoli la modernità è<br />

caratterizzata da una secolarizzazione dell’idea<br />

di salvezza di provenienza cristiana<br />

e da un conseguente progetto sul mondo<br />

che ha i tratti dell’infinito. Laddove per il<br />

cristianesimo è Dio a farsi garante della<br />

salvezza dell’uomo, l’epoca moderna insiste<br />

sulla possibilità di quest’ultimo di salvarsi<br />

da sé tramite la potenza della scienza<br />

e della tecnica.<br />

Richiamando tre diverse dimensioni della<br />

nozione di “fine”, télos, skopós ed éschaton,<br />

Natoli ha mostrato come nei greci il<br />

divenire si ponga come ciclo (ripetizione)<br />

dominato dal télos, il fine naturale, con il<br />

quale lo skopós, il fine che l’uomo si sceglie,<br />

deve necessariamente armonizzarsi.<br />

Nei cristiani invece domina il primato<br />

dell’éschaton, il fine stabilito da Dio e dalla<br />

fede, in forza del quale il ciclo si spezza,<br />

irrompe il nuovo e il fine diventa il raggiungimento<br />

della fine. La storia nel senso<br />

cristiano, ha osservato Natoli, si pone come<br />

processo verso la salvezza assoluta proprio<br />

perché il dolore e la morte non vengono più<br />

pensati come tutt’uno con la natura e il suo<br />

télos, ma come frutto del peccato originale,<br />

da cui la realizzazione dell’éschaton dovrà<br />

riscattarci. Così, quando l’uomo moderno<br />

pensa la storia in termini di progresso,<br />

verso una salvezza che egli può darsi da sé<br />

a dispetto di ogni limite naturale, è lo skopós<br />

umano ad acquisire il primato, prima assoggettando<br />

ogni télos, poi, con la “morte<br />

55<br />

di Dio”, imponendosi tout court come<br />

éschaton.<br />

È su una tale soggettività, cartesianamente<br />

intesa come capacità di rappresentazione<br />

trasparente e spassionata e insieme come<br />

tensione verso l’infinito, che fa perno, secondo<br />

Natoli, il progetto moderno di trasformare<br />

il mondo nel regnum hominis. La<br />

fine della modernità non si porrebbe dunque<br />

come dissoluzione dei suoi elementi,<br />

ma solo della sua intenzione, rimasta irrealizzata<br />

a causa della complessità e processualità<br />

del mondo messe in atto dalla modernità.<br />

Da questa genealogia del moderno<br />

Natoli sviluppa un’interpretazione del<br />

mondo contemporaneo il cui modello o<br />

opzione possibile è un’etica neo-pagana,<br />

caratterizzata dall’abbandono del bisogno<br />

di ogni salvezza assoluta, così come di<br />

qualsiasi pretesa di infinito.<br />

L’intervento di Emanuele Severino ha<br />

preso avvio dalla distinzione tra “interpretazione”<br />

e “destinazione”. Pur riconoscendosi<br />

in quella volontà di conferire senso ai<br />

fatti che caratterizza l’Occidente come dominio<br />

dell’interpretazione, Severino ha ribadito<br />

come al di là della problematicità e<br />

dell’ipoteticità proprie di ogni interpretazione<br />

venga alla luce dell’altro: il significare<br />

ha un’articolazione che s’impone senza<br />

dipendere da alcuna volontà interpretativa<br />

o arbitrario conferimento di senso. La necessità<br />

dei rapporti tra i significati è appunto<br />

la loro destinazione, che peraltro mette a<br />

riposo anche ogni ingenua liquidazione<br />

dell’ontologia.<br />

Se oggi, ha continuato Severino, la civiltà<br />

della scienza e della tecnica può segnare in<br />

modo determinante il nostro tempo, subordinando<br />

a sé ogni altra forza, è innanzitutto<br />

perché la verità è tramontata, anche se ciò<br />

non è ovvio, come superficialmente ritiene<br />

gran parte del pensiero contemporaneo.<br />

Nel pensiero greco la verità è alétheia,<br />

disvelamento dell’essente, inteso come<br />

verità stabile e incontrovertibile: l’essente<br />

appare come ciò che non può essere negato;<br />

e per indicare lo stato dell’essente i greci<br />

impiegano il termine epistéme. Solo comprendendo<br />

la radicalità e la grandezza<br />

dell’epistéme ellenica che pensa il divenire<br />

come venire dal nulla e tornare al nulla, ha<br />

osservato Severino, si può pensare in modo<br />

non superficiale l’odierno tramonto della


verità. L’epistéme come verità incontrovertibile,<br />

che è anche capacità assoluta di<br />

previsione, allontana l’angoscia per il divenire<br />

nientificante, pur fondandosi sulla fede<br />

in un divenire che non poteva non annientare<br />

qualsiasi stabile verità.<br />

Da ultimo, Severino ha sottolineato come<br />

una critica incisiva della tecnica è possibile<br />

solo se se ne porta alla luce il presupposto<br />

fondamentale: la fede in un divenire pensato<br />

come processo in cui il diveniente è<br />

«insieme essente e non essente». Questa è<br />

la struttura decisiva dell’Occidente; questa<br />

è la presunta evidenza da mettere in questione.<br />

G.L.P.<br />

La conoscenza delle religioni<br />

Dal 7 febbraio al 13 marzo del 1996 si<br />

è svolto alla Casa della Cultura di Milano<br />

un seminario dal titolo: “Storia<br />

delle religioni”, coordinato da Riccardo<br />

Massa, il cui scopo è stato quello di<br />

ricostruire alcuni momenti significativi<br />

di storia delle religioni, partendo dal<br />

mondo antico e da quello primitivo<br />

fino a giungere all’epoca postmoderna,<br />

nella convinzione che la formazione<br />

culturale dell’individuo non possa<br />

esimersi da una conoscenza della cultura<br />

religiosa, indipendentemente dall’adesione<br />

a essa.<br />

Tra gli interventi che avevano come scopo<br />

la ricostruzione delle principali forme di<br />

religione nel loro sviluppo storico, Guido<br />

Rizzi si è occupato dell’esperienza religiosa<br />

nel mondo antico, mentre Antonio Marazzi<br />

ha preso in considerazione le forme<br />

della religiosità nelle culture dei primitivi.<br />

Carlo Orecchia ha esaminato la religione<br />

ebraica, Massimo Campanini quella islamica,<br />

Carlo Della Casa l’induismo, Flavio<br />

Poli il buddismo. Gianfranco Bonola<br />

ha invece preso in considerazione la teologia<br />

protestante del XX secolo.<br />

Tra i contributi di carattere più decisamente<br />

filosofico, Francesco Moiso ha analizzato<br />

il significato dell’ermeneutica religiosa<br />

in Pareyson, sottolineando come la filosofia<br />

rimandi alla dimensione dell’ermeneutica<br />

religiosa una volta che si giunga<br />

alla consapevolezza che l’essere coincide<br />

con la libertà. Nella prospettiva pareysoniana<br />

il mondo è infatti il risultato di un<br />

«atto di libertà con il quale Dio accetta di<br />

essere se stesso». Ma per poter accettare la<br />

“radicalità di Dio”, afferma Pareyson, occorre<br />

accettare la possibilità del non essere.<br />

Dio, infatti, nella creazione del mondo è<br />

passato attraverso la “tentazione del nulla”.<br />

In questa prospettiva, ha fatto notare Moiso,<br />

la concezione di Pareyson si rivela una<br />

“radicalizzazione” della componente “dissolvitrice”<br />

del pensiero moderno, lontana<br />

da una considerazione tradizionale e confessionale<br />

dell’esperienza religiosa.<br />

L’intervento di Salvatore Natoli sulla reli-<br />

CONVEGNI E SEMINARI<br />

gione nel postmoderno ha messo in luce la<br />

situazione del mondo contemporaneo, sospeso<br />

tra “serialità” e insicurezza, che ha<br />

generato nuove forme religiose, caratterizzate<br />

dalla «fuga dalla libertà responsabile».<br />

Si diffondono infatti religioni mistiche<br />

e orgiastiche che attraverso vari surrogati e<br />

artifici hanno come scopo la dissoluzione<br />

dell’identità individuale, vissuta come troppo<br />

pesante per la sua intrinseca debolezza.<br />

A differenza delle religioni tradizionali, si<br />

può notare qui la prevalenza della componente<br />

settaria, accompagnata da una evidente<br />

contaminazione di elementi provenienti<br />

da altre religioni. Di fronte a questo<br />

desolante panorama contemporaneo Natoli<br />

ha sollevato l’ipotesi alternativa del neopaganesimo,<br />

il cui modello è da ricercarsi<br />

nell’eroe del mondo greco: l’ideale neopagano<br />

si fonda sull’idea della necessità di<br />

«portarsi all’altezza della propria morte»,<br />

assumersi la responsabilità della propria<br />

morte attraverso la riscoperta del senso<br />

della finitudine che è «funzionale all’etica<br />

del mondo». M.Mi.<br />

L’argomento del sogno<br />

negli scettici<br />

Nell’ambito del corso di filosofia antica<br />

diretto da André Laks, Walter<br />

Cavini ha tenuto all’Università di<br />

Lille, da febbraio ad aprile 1996, un<br />

seminario dedicato all’argomento<br />

del sogno nella tradizione scettica,<br />

che si è concluso con due giornate di<br />

studio sul medesimo tema, a cui ha<br />

partecipato anche David Seadley.<br />

Se presso gli antichi, ha esordito Walter<br />

Cavini, la skepsis ebbe valore soprattutto<br />

di ricerca/esame sulle nostre credenze<br />

a proposito del mondo, senza tuttavia<br />

presupporre una vera e propria teoria, la<br />

dubitatio moderna entra decisamente a<br />

far parte della riflessione sulle condizioni<br />

e sulle dinamiche della conoscenza.<br />

Prendendo in riferimento passi specifici<br />

del Teeteto di Platone, della Metafisica<br />

Aristotele, delle Meditationes Prima<br />

Philosophia di Descartes e di On Certitude<br />

di Wittengstein, Cavini ha analizzato<br />

la struttura e l’evoluzione dell’argomento<br />

scettico del sogno, riassumibile<br />

essenzialmente in questi termini: non<br />

ci sono validi motivi, argomenti o indizi,<br />

per poter distinguere la veglia dal sonno.<br />

Il problema filosofico al centro delle<br />

considerazioni di Cavini è stato quello<br />

di determinare l’idea di serietà dell’argomento<br />

del sogno, esaminando con particolare<br />

attenzione le posizioni di Descartes,<br />

che considera il dubitare un<br />

modo per meglio acquisire una certezza,<br />

e di Wittgenstein, che invece ritiene<br />

impossibile il dubitare, affermando in<br />

alcune note, pochi giorni prima della<br />

56<br />

morte, che non è possibile seriamente<br />

ammettere di dubitare di dormire.<br />

Nel corso del seminario e in particolare<br />

nelle due ultime giornate di studio la<br />

discussione si è concentrata anche sullo<br />

statuto di verità della credenza in un<br />

sogno. Al problema di distinguere fra<br />

veglia e sonno, ha dunque rilevato Cavini,<br />

pare debba aggiungersi, o almeno<br />

possa offrire una nuova prospettiva, la<br />

questione inerente allo statuto di verità<br />

delle credenze nel sogno, il che pone<br />

anche l’interrogativo se si possa essere<br />

responsabili dei propri sogni, gettando<br />

una diversa luce sul problema dell’identità<br />

personale. F.M.Z.<br />

Etica e ambiente<br />

Sui temi dell’etica ambientale, il primo<br />

marzo 1996 ha tenuto una conferenza<br />

all’Università di Torino Sergio<br />

Bartolommei, che da tempo si dedica<br />

a tale questione.<br />

Nell’introdurre un tema ancora poco noto<br />

al grande pubblico, Sergio Bartolommei<br />

ha ricordato la tradizionale esclusione<br />

dei rapporti tra uomo e non uomo<br />

dalla sfera morale. Tuttavia, dal momento<br />

in cui essa si estende a esseri umani<br />

che non sono persone, nel senso di soggetti<br />

senzienti e razionali (feti, neonati,<br />

minorati psichici, malati terminali), sembrerebbe<br />

lecito allargarla anche a enti<br />

non umani.<br />

Scartate le tesi più radicali di coloro che<br />

pretenderebbero di concedere rilievo etico<br />

a tutto ciò che esiste o che almeno è<br />

dotato di vita, così come il punto di vista<br />

“ecocentrico”, la proposta “senziocentrica”<br />

di Bartolommei (in gran parte analoga<br />

a quella di Peter Singer) include<br />

come soggetti morali tutti gli individui<br />

senzienti, e quindi anche gli animali cosiddetti<br />

superiori. A differenza dell’“etica<br />

della responsabilità” di Jonas,<br />

ciò che conta non è infatti la perpetuazione<br />

delle specie (e in particolare di<br />

quella umana), ma che gli esseri viventi<br />

provino la minima quantità di dolore e la<br />

massima quantità di piacere possibili.<br />

Un tale “criterio della sofferenza”, che<br />

affonda le sue radici nel sensismo e nell’utilitarismo,<br />

è altrettanto arbitrario,<br />

secondo Bartolommei, di qualsiasi altro<br />

criterio metafisico, ma appare razionalmente<br />

fondato e più plausibile di altri (e<br />

in particolare di quello deontologico<br />

dell’etica cattolica); è condiviso dalla<br />

cosiddetta bioetica laica per stabilire il<br />

momento dell’entrata e dell’uscita dalla<br />

vita e si applica anche alle generazioni<br />

future. G.C.


Hegel e l’estetica<br />

Dal 16 al 18 gennaio 1996, presso l’Istituto<br />

Universitario Suor Orsola Benincasa<br />

di Napoli, Felix Duque e Vincenzo<br />

Vitiello hanno tenuto un seminario su<br />

“HEGEL E L’ESTETICA”, che ricostruendo i<br />

passaggi fondamentali della riflessione<br />

hegeliana ha messo in evidenza<br />

l’impossibile conciliazione non solo di<br />

verità e arte, ma anche di verità e<br />

tecnica.<br />

Nel suo intervento, Felix Duque si è soffermato<br />

sull’interpretazione hegeliana del simbolismo<br />

e dell’ideale classico come forme di<br />

arte dominate da una profonda nostalgia di<br />

assoluto, nel tentativo vano di accordare fra<br />

loro forma e significato e di rappresentare<br />

adeguatamente il divino. Il simbolismo in<br />

Hegel è tutto percorso da un processo interno<br />

di “desimbolizzazione”: nel suo rinvio ad<br />

altro da sé, il simbolo testimonia un’assenza;<br />

allude al divino, ma in forma inadeguata,<br />

nascosta, indecifrabile. Alla fase del simbolismo<br />

incosciente (religione di Zoroastro),<br />

data dall’unità immediata di significato e<br />

forma, in cui il sensibile stesso è intuito come<br />

divino, Hegel fa seguire il simbolismo fantastico<br />

(concezione indiana di Brahama), in<br />

cui lo spirito è colto in modo astratto e<br />

indeterminato, sicché le forme particolari<br />

vengono gonfiate e stravolte in qualcosa di<br />

indeterminato e smisurato. Solo con la civiltà<br />

egizia l’assoluto viene fissato per sé, come<br />

indeterminatezza in se stesso, come morte<br />

del sensibile: la piramide è il simbolo di ciò<br />

che si è separato dalla vita, ma nella sua<br />

fissità resta muta, senza risonanza, puro involucro<br />

di uno spirito che si sottrae. Infine,<br />

nel simbolismo del sublime (mistica ebraica)<br />

l’assoluto si dà esclusivamente nella<br />

propria assenza. Il dio ebraico è il dio del<br />

silenzio, inesprimibile nella sua infinità; esso<br />

resta ritirato in sé e, privo di forma, rivela la<br />

sua sublimità nella nullità delle cose.<br />

Con il dio che si nega, ha osservato Duque,<br />

si ha la fine dell’arte sacra e il cominciamento<br />

della sapienza, che con l’astuzia della<br />

tecnica e della retorica (simbolismo cosciente)<br />

cerca di dare ordine al mondo. Con la fine<br />

dell’arte si offre all’uomo moderno la possibilità<br />

di comprendere l’irredimibilità del<br />

mondo, la sua malattia. Compito dell’uomo<br />

occidentale è infatti, secondo Duque, di restituire<br />

non solo al simbolismo arcaico, ma<br />

alla stessa classicità greca, ciò che veniva<br />

esibito, senza cogliere l’assenza di rapporto<br />

fra interno ed esterno. Nonostante la perfetta<br />

compenetrazione di forma e significato, nell’arte<br />

classica l’espansione dello spirito sulla<br />

superficie, sul marmo liscio senza impurità<br />

della statuaria, suggerisce l’assenza di un<br />

centro interiore, il ritrarsi del dio. Sulla beata<br />

quiete del dio greco aleggia la malinconia<br />

per un’unità superiore che, di contro alla<br />

determinatezza degli dei, è l’in sé informe,<br />

insondabile, non riconducibile a concetto.<br />

Questa è, secondo Duque, l’immagine che<br />

l’uomo moderno, post-rivoluzionario, ha del<br />

CONVEGNI E SEMINARI<br />

mondo classico: solo se posto in lontananza,<br />

l’orizzonte sacro rende possibile all’uomo la<br />

sua vita quotidiana.<br />

Inseguendo la logica oggettiva del testo hegeliano,<br />

Vincenzo Vitiello si è interrogato<br />

sul senso profondo del sistema delle arti in<br />

Hegel e in rapporto alla confusione dell’epoca<br />

contemporanea, soffermandosi in particolare<br />

sulla poesia, la forma più alta dell’arte<br />

romantica, per la sua prossimità alla “nonarte”,<br />

al linguaggio comune della prosa e al<br />

linguaggio scientifico. Nella poesia il significato<br />

è tutto riportato all’interno e in questo<br />

ritrarsi dallo spirito si annuncia il venir meno<br />

dell’arte. In Wagner a Beyreuth, ha osservato<br />

Vitiello, Nietzsche sostiene che musica e<br />

vita hanno un rapporto perfetto, compiuto e<br />

intero, poiché anche la vita è linguaggio.<br />

Tale continuità fra mondo uditivo e mondo<br />

visivo è presente anche nel Cratilo di Platone,<br />

in cui viene descritta l’identità mitica di<br />

parola e cosa. La parola è l’essenza delle<br />

cose, suono che disegna la cosa, movimento<br />

che imita movimento: l’arte esprime l’unità<br />

di io e mondo. Ma proprio con Platone l’arte<br />

muore: l’introduzione del linguaggio filosofico<br />

separa la parola dalla cosa. La parola del<br />

filosofo è parola seconda, parola di parole,<br />

voce riflessa; essa dice l’altro dal linguaggio,<br />

sicché può dirlo solo disdicendolo, sottraendolo:<br />

l’impossibilità del linguaggio originario<br />

è il destino della parola di Platone. Compito<br />

della filosofia è allora pensare il sublime,<br />

argomentare l’impossibilità della dimostrazione<br />

stessa, l’impossibilità del mondo<br />

di dirsi a se stesso.<br />

Vitiello ha proseguito affrontando il senso<br />

della proposizione speculativa all’essere-nelmondo<br />

di Heidegger, dove il continuo contraccolpo<br />

fra soggetto e predicato che, pur<br />

scalzandosi a vicenda, abbisognano l’uno<br />

dell’altro, nega e fa risorgere continuamente<br />

la proposizione. In Wittgenstein, ha sottolineato<br />

Vitiello, il “che” del mondo si dà solo<br />

nel “come” del mondo; tutto ciò che noi<br />

diciamo di altro dal dire lo diciamo nel<br />

linguaggio, sicché il limite del pensare è il<br />

non sapere più nulla, l’esperire la possibilità<br />

impossibile. G.F.<br />

Pensare Dio tra teologia<br />

e filosofia<br />

A cura del Seminario Regionale Pontificio<br />

della città di Chieti, il 17 aprile<br />

1996 il teologo Bruno Forte ha tenuto<br />

una conferenza dal titolo: “IN ASCOLTO<br />

DELL’ALTRO. PENSARE DIO TRA TEOLOGIA E<br />

FILOSOFIA”. L’incontro, ha sottolineato<br />

Luigi Gentile, è stato organizzato con<br />

l’intento di avviare un dialogo proficuo<br />

tra la società e le istituzioni, fra<br />

teologia e filosofia. Con lo stesso intento<br />

Vincenzo Vitiello ha tenuto all’Università<br />

di Chieti, il 2 maggio 1996,<br />

una conferenza dal titolo: “FILOSOFIA<br />

CRUCIS”.<br />

57<br />

Partendo dalla crisi della modernità, che<br />

trova il suo principio animatore nella<br />

Rivoluzione francese, e riprendendo la<br />

conclusione della Dialettica dell’Illuminismo<br />

di Horkheimer e Adorno, Bruno<br />

Forte ha definito questo secolo come il<br />

tempo dell’emancipazione e della ricerca<br />

dominata dal sole della ragione, ove<br />

tutto può essere spiegato con la fiducia<br />

nella razionalità, come già Hegel aveva<br />

insegnato. Il sogno di libertà della modernità<br />

è però diventato totalitarismo,<br />

poiché, parafrasando D. Bonhöffer, «la<br />

fiducia nella verità la si sostituisce con i<br />

sofismi della propaganda». È il trionfo<br />

della maschera, ha sottolineato Forte,<br />

mentre viene meno una prospettiva di<br />

verità che salvi il senso della vita.<br />

Un esplicito richiamo a riflettere su ciò<br />

che è la vera domanda del nostro secolo<br />

ha indotto Forte ad affrontare la problematicità<br />

del pensare Dio sia nella manifestazione<br />

totale (sogno dell’ideologia<br />

moderna), sia nella revelatio biblica<br />

come manifestazione e nascondimento<br />

del vero. Nelle Lezioni sulla filosofia<br />

della religione, Hegel propone un Dio<br />

senza nascondimento, come spirito che<br />

si manifesta alla coscienza «in quanto è<br />

per la coscienza stessa». Bisogna allora<br />

ritornare a considerare il Dio del Nuovo<br />

Testamento, il Dio che rivelandosi si<br />

nasconde, che prima di essere Parola è<br />

Silenzio. In questo, ha osservato Forte, è<br />

necessario però richiamarci a quel Dio<br />

che è compassionale, il Dio sofferente<br />

sulla croce, poiché soltanto partendo dal<br />

dolore si può assumere la passione della<br />

verità come fedeltà al Dio vivente.<br />

Un ulteriore approfondimento di queste<br />

tematiche è stato offerto dall’intervento di<br />

Vincenzo Vitiello, come ha osservato nella<br />

sua introduzione Pietro De Vitiis, soffermandosi<br />

in particolare sul pensiero heideggeriano.<br />

Muovendo dall’assunto di<br />

un’origine storica dell’età moderna con<br />

Platone, Vitiello ha proposto una concezione<br />

del tempo come stratificazione della<br />

storia, nell’esempio della concezione del<br />

cono rovesciato di Bergson.<br />

Heidegger, in particolare, ha proseguito<br />

Vitiello, con la VII sezione di Beiträge<br />

dedicata “all’ultimo Dio”, ci propone<br />

una concezione della finitezza che riguarda<br />

una “Filosofia Crucis”. La croce<br />

è evento (Ereignis) in relazione al grido<br />

dell’abbandono del Cristo e al “dopo”<br />

della Resurrezione; una croce che è nel<br />

tempo e che è soggetta a esso, ma senza<br />

essere travolta dalla condizione della<br />

temporalità.<br />

Parafrasando i versi biblici di Paolo e<br />

Giovanni, Vitiello ha osservato come<br />

l’orizzonte di resurrezione sia non soltanto<br />

delle anime che hanno creduto in<br />

Cristo, ma anche dei corpi. Riprendendo<br />

poi il capitolo VI del Libro XX di Agostino,<br />

in cui viene citato un passo giovanneo,<br />

Vitiello ha concluso che la resurrezione<br />

dell’anima è dell’ora presen-


te, in questa nostra esistenza, mentre<br />

quella dei corpi, della carne è del futuro,<br />

è affidata a Cristo. Se in Hegel Dio è<br />

rivelazione (Offenbarung), in Agostino<br />

la Trinità presenta se stessa come rivelazione.<br />

Il tempo della filosofia è da questo<br />

punto di vista l’ora del presente, il<br />

qui, dove il sapere assoluto di ogni storia<br />

accade. M.S.<br />

Fenomenologia della vita<br />

Organizzato dal World Institute for<br />

Advanced Phenomenological Research<br />

and Learning, dal 18 al 20 aprile<br />

1996, presso il Dipartimento di Filosofia<br />

e Scienze Umane dell’Università<br />

di Macerata, il I Convegno Internazionale<br />

di Filosofia, Fenomenologia<br />

e Scienza della vita ha proposto<br />

alla riflessione di studiosi provenienti<br />

da tutto il mondo il tema: “FILOSO-<br />

FIA, FENOMENOLOGIA DELL’ONTOPOIESI<br />

DELLA VITA UMANA CREATRICE” .<br />

Nella relazione inaugurale (“Il grande<br />

piano della vita. Esigenza delle scienze e<br />

della cultura”), A.-T. Tymienecka, sulla<br />

scorta dell’opera Atom and individuals<br />

di Rudolf Virchow, ha lanciato<br />

una duplice provocazione, proponendo,<br />

da un lato, la ripresa del dialogo tra<br />

filosofia e scienze della vita e, dall’altro,<br />

la riassunzione, da parte della filosofia<br />

fenomenologica, della sua funzione di<br />

catalizzatore sia delle diverse prospettive<br />

disciplinari in gioco nella sua ricerca<br />

sulla vita, sia delle varietà metodologiche<br />

interne allo stesso ambito filosofico.<br />

Sul tema della vita in rapporto al metodo<br />

fenomenologico sono intervenuti A. Ales<br />

Bello (“Hyle, corpo, vita. Archeologia<br />

fenomenologica del sacro”) e D.A. Conci<br />

(“Introduzione ad una Hyletica fenomenologica”),<br />

mettendo in luce la duplice<br />

componente, noetica e iletica, in cui si<br />

strutturano i vissuti che stanno alla base<br />

di fenomeni culturali e religiosi. La stessa<br />

linea fenomenologica di indagine ha<br />

trovato sviluppo nelle relazioni di D.F.<br />

Castro (“Erlebnis of Story”), A. Calcagno<br />

(“Fluctus, Gravitas and Inertia: a<br />

Phenomenological Reflection on the Relation<br />

between the Human Person and<br />

the One and Many of Life”), J. Sivak<br />

(“Etre dans le monde chez Husserl”), S.<br />

Procacci (“La complessità come punto<br />

nodale per una fenomenologia della<br />

vita”), M.P. Migon (“The onto-poiesis<br />

of life in A.-T. Tymieniecka’s phenomenology”).<br />

D. Verducci (“Vita e vita<br />

umana secondo Max Scheler: problemi<br />

fenomenologici di individuazione”) ha<br />

rilevato le discontinuità in cui l’esplicitazione<br />

del tema della vita a partire dagli<br />

Erlebnisse (vissuti) pratici sembra incorrere<br />

in un pensatore come Max Sche-<br />

CONVEGNI E SEMINARI<br />

ler; analogo argomento ha affrontato F.<br />

Fornari (“Il problema fenomenologico<br />

della individualità dell’essere umano).<br />

Tra gli interventi a carattere più spiccatamente<br />

storico-filosofico, F. Moiso<br />

(“L’individualità del vivente nel pensiero<br />

dell’Ottocento”) ha mostrato come, in<br />

natura, la definizione dell’individualità<br />

sia altamente problematica. F. Totaro<br />

ha esplicitato la relazione che lega il<br />

piano della verità a quello della vita,<br />

sulla base della celebre esortazione di<br />

Nietzsche: «Portare la verità alla vita»;<br />

su Nietzsche è intervenuto anche J.<br />

McGraw (“Friedrich Nietzsche: Apologist<br />

and Advocate of Earthism Extraordinaire”).<br />

Complementari anche due interventi<br />

su Cartesio: D. Carloni (“La<br />

nozione di ‘continuità’ negli scritti biologici<br />

di Descartes”) ha individuato<br />

un’area tematica cartesiana sulla quale<br />

verificare la proposta di E.C. Wait<br />

(“How to Wake up from Descarte’s Dream<br />

or the Impossibility of a Complete<br />

Reduction”). Di grande pregnanza teoretica<br />

sono stati gli interventi di M. Sanchez<br />

Sorondo (“Hegel: la vita fra morte<br />

e pensiero”), F. Mignini (“Il concetto di<br />

vita in Spinoza”) e F. Voltaggio (“L’irripetibilità<br />

del vivente”). M. Millucci<br />

(“L’attività umana creatrice e la separabilità<br />

dei princìpi: la possibilità del bene<br />

e del male”) ha fatto riferimento allo<br />

Schelling del 1809; su Dilthey è intervenuto<br />

invece C. Danani (“La vita come<br />

enigma nel pensiero di Dilthey”), mentre<br />

V. Vevere (“Maurice Merleau-Ponty’s<br />

ontology of sight and case of philosophical<br />

autobiography: Augustine’s<br />

‘Confessions’”) ha proposto un confronto<br />

tra Merleau-Ponty e Agostino. Ad un<br />

filosofo contemporaneo, Elzenberg, si è<br />

rivolta l’attenzione di A. Nogal (“The<br />

womanhood and the mainless: two kind<br />

of human nature in Elzenberg’s philosophical<br />

anthropology”). Orientate su<br />

Heidegger sono risultate le relazioni di<br />

I.A. Bianchi (“Solipsismo, empatia, alterità.<br />

Il superamento husserliano della<br />

‘chiusura’ dell’Io verso l’Alterità, come<br />

garanzia di ‘apertura’ al mondo”) e di R.<br />

Giusti (“Vita e negatività. Verso un’ontologia<br />

della mancanza”).<br />

Riguardo alla necessità di considerare in<br />

una visione unitaria le innumerevoli manifestazioni<br />

della vita, R. Canullo (“Le<br />

piante e il problema dell’individuo”) ha<br />

evidenziato i problemi di individuazione<br />

che si presentano allo scienziato;<br />

mentre dall’intervento di O. Ciancio e<br />

S. Nocentini (“La nuova silvicoltura:<br />

implicazioni epistemologiche”) numerosi<br />

interrogativi sono emersi da questioni<br />

specifiche inerenti l’attuale coltivazione<br />

boschiva. J.D. van Mansfield<br />

(“Goethean Phenomenology: Theory and<br />

an Application on Comparative Wheat<br />

Development”) e I.R. Boersma (“Understanding<br />

Nature as alive: a Challenge<br />

for Academic Education”). Sul proble-<br />

58<br />

ma della casualità sono intervenuti M.<br />

Casula (“Il problema dell’origine della<br />

vita per caso”), che ha posto in evidenza<br />

il rischio di arbitraria e indebita sostanzializzazione<br />

della legge logica di casualità<br />

da parte di alcuni cosmologi, e R.<br />

Verolini (“Un nuovo paradigma creativo:<br />

caos e libertà”).<br />

Il tema del tempo e quelli a esso congiunti<br />

della storia e della vita quotidiana<br />

hanno attirato l’attenzione di M.L. Perri<br />

(“Il mondo della vita come principio<br />

ermeneutico per la comprensione della<br />

condizione umana: funzione e limiti della<br />

vita quotidiana”), che ha esplorato le<br />

possibilità ermeneutiche del concetto di<br />

quotidianità, attraverso l’analisi della<br />

trasformazione habermasiana del concetto<br />

fenomenologico di Lebenswelt<br />

(mondo della vita), e di D. Alijevova<br />

(“La dynamique de la vie quotidienne”).<br />

Sulla questione della temporalità sono<br />

intervenuti A. Rizzacasa (“Il problema<br />

del tempo nella fenomenologia del mondo<br />

della vita”), M. Nkafu Nkemkia (“La<br />

nozione dell’Eleng, ossia del tempo,<br />

nell’esperienza originale africana”),<br />

G.M. Tortolone (“La struttura dell’evento”),<br />

K. Rokstad (“On the Historicity of<br />

Understanding”), R. Kulis (“Life and<br />

Culture”).<br />

Numerosi i contributi giunti dall’area<br />

delle scienze umane, psicologiche e sociali:<br />

L. Cedroni (“Spazio etologico e<br />

mondi vitali: sul rapporto fra sistemi<br />

viventi e sistemi sociali”), P. Truppia<br />

(“Lo sviluppo economico come mobilitazione<br />

di risorse sociali basilari”), R.<br />

Giovagnoli (“La nozione di Hintergrundwissen<br />

nella teoria dell’agire comunicativo”),<br />

G. Morselli (“Il Logos tra<br />

critica e genetica”), G. Valacca (“L’autopoiesi<br />

nell’organizzazione dei fenomeni<br />

vitali: un confronto fra sistemi cognitivi<br />

autonomi ed eteronomi”). Interventi<br />

esplicitamente dedicati all’area<br />

delle emozioni sono stati quelli di M.<br />

Durst (“Una teoria fenomenologica dell’emozione<br />

e del narcisismo”), L. Albertazzi<br />

(“La forma delle emozioni”),<br />

A. Zuczkowski (“Atti linguistici e causalità<br />

emotiva nella vita quotidiana”).<br />

Sono seguiti inoltre interventi di G. Boselli<br />

(“Una prospettiva fenomenologica<br />

sul progettare in educazione”) e di V.<br />

Borodulin e A. Vasiliev (“Hopelessness:<br />

Loneliness and Problem of Consciousness”).<br />

Il tema dell’immaginazione ha assunto una<br />

sua speciale rilevanza attraverso le relazioni<br />

di W. Kim Rogers (“Imagining: the<br />

invention of new environments”), M.A.<br />

Cecilia (“Imagination and practical Creativity<br />

in Paul Ricoeur”) e di P. Volontè<br />

(“L’immaginazione come forma di salvataggio<br />

di ciò che altrimenti è destinato<br />

alla cancellazione”); a questo ambito si<br />

è ricollegato anche il contributo di M.<br />

Shedev (“La costruzione del reale nel<br />

mondo magico”).


In prospettiva epistemologica sono intervenuti<br />

K. Kloskovski (“Is the essence<br />

of life a natural or philosophical problem?<br />

Methodological and epistemological<br />

notices”), W.S. Haney (“Logos,<br />

Science and Life: a Critique of Referential<br />

Reason”) e N. Milkov (“What is<br />

Analytical Phenomenology?”).<br />

Numerosi i contributi a carattere letterario-artistico,<br />

come quelli di M. Kronegger<br />

(“Poetic Inspiration and the Renewal<br />

of Life. Lesonge, De Vaux, La Fontaine”),<br />

M. Kule (“Metaphor of Light in<br />

the Human Condition”), A. Dominquez-<br />

Rey (“Groundwork for ontopoetics”) e<br />

O. Rossi (“La vita, il genio e l’opera<br />

d’arte”). Svariati gli autori e i periodi<br />

dell’arte e della letteratura sottoposti a<br />

indagine dal punto di vista della vita e<br />

della sua ontopoiesi, come negli interventi<br />

di S. Du Plock (“Ontological insecurity,<br />

existential self-analysis and literature:<br />

the case of Henri James”), di E.<br />

Rizzuti e D. Monda (“Purezza e colpa<br />

fra manierismo e barocco”), G. Fiori<br />

(“Realismo e fede in trasformazione attraverso<br />

la creatività di una vita consapevole.<br />

Simone Weil - 1909-1943”), D.<br />

Fabiani (“Condizione umana e ricreazione<br />

della vita in letteratura. L’esempio<br />

di Paul Gadenne”), C. Berthold (“Stefan<br />

Zweig and the Artistic Secret”), I. Gillet<br />

(“Silence and Music in the Novels by J.<br />

M. G. Le Clezio”). Sulla musica è intervenuto<br />

V. Vasile (“Phenomenological<br />

Approach on the Byzantine Music”).<br />

Gli atti del convegno saranno pubblicati<br />

in lingua inglese nella collana «Analecta<br />

Husserliana» (Kluwer), diretta da A. -T.<br />

Tymieniecka. D.V.<br />

Etica e medicina<br />

Una nuova ed efficace testimonianza<br />

dell’attuale interesse per l’etica<br />

applicata, e in particolare per la bioetica<br />

e l’etica medica, è il convegno<br />

che si è tenuto a Varese il 10 febbraio<br />

1996, prima di una serie di iniziative<br />

varesine destinate ad approfondire<br />

e divulgare queste tematiche.<br />

L’intento del convegno è stato di<br />

creare un’occasione di confronto tra<br />

medici, filosofi, storici, psicoanalisti,<br />

biologi, epistemologi e addirittura<br />

storici dell’arte per favorire una<br />

riflessione più articolata e approfondita<br />

su alcuni temi che, pur legati<br />

alla ricerca più avanzata, coinvolgono<br />

potenzialmente la realtà di ciascun<br />

individuo.<br />

Come ha sostenuto il coordinatore del<br />

convegno, Fabio Minazzi, è ormai indiscusso,<br />

nella pubblica opinione, il successo<br />

della medicina sul piano tecnico.<br />

Ma spesso proprio alcuni dei suoi più<br />

CONVEGNI E SEMINARI<br />

clamorosi successi pongono nuovi e inquietanti<br />

problemi etici, ad esempio l’ingegneria<br />

genetica, l’introduzione di tecnologie<br />

per la fecondazione, e così via.<br />

Per rispondere a questi problemi, ha osservato<br />

Minazzi, non è possibile rinchiudersi<br />

nei singoli specialismi; al contrario<br />

si avverte la necessità di favorire<br />

un più ampio confronto dialogico tra<br />

le diverse competenze, soprattutto per<br />

confrontarsi sulle questioni di confine,<br />

sorte dalla pratica medica e sui<br />

suoi criteri di fondo.<br />

Mentre Giulio Giorello ha vivacemente<br />

delineato una panoramica delle maniere<br />

odierne di porre il problema del rapporto<br />

etica-medicina nella sua più vasta connessione<br />

con l’impresa scientifica, Evandro<br />

Agazzi ha mostrato come tale problema<br />

si ponga non all’interno della<br />

medicina intesa come azione tecnicamente<br />

efficace, bensì in ordine ad una<br />

scelta basata su valori. Paolo Cattorini<br />

ha passato in rassegna una serie di questioni<br />

etiche che si pongono in modo<br />

stringente nell’odierna pratica medica,<br />

soprattutto riguardo ai problemi estremi<br />

della vita e della morte. Fulvio Papi ha<br />

discusso invece il problema del “dire il<br />

corpo sofferente”, problema accantonato<br />

dalla filosofia, la quale ha sempre<br />

parlato del corpo in astratto o considerandolo<br />

in una veste “gloriosa”. Lorenzo<br />

Magnani ha indicato alcuni aspetti<br />

epistemologici del ragionamento diagnostico,<br />

interpretato sulla base del processo<br />

logico dell’“abduzione”.<br />

Se per millenni il medico ha avuto una<br />

funzione sacrale e una collocazione<br />

alta, legata ai ceti superiori, dall’Ottocento,<br />

ha fatto notare Giorgio Cosmacini,<br />

è venuto però mettendo a<br />

fuoco la sua funzione sociale, anche<br />

attraverso il problema della prevenzione<br />

e della salute pubblica. Fino al<br />

periodo fra le due guerre, ha ricordato<br />

Felice Mondella, presso il popolo il<br />

medico condotto appariva come il rappresentante<br />

della scienza e in effetti<br />

racchiudeva in sé una sintesi delle<br />

conoscenze mediche (sviluppate e unificate<br />

grazie alle grandi scoperte e<br />

teorie dell’Ottocento). Poi si è andati<br />

invece verso una progressiva specializzazione<br />

e settorializzazione delle<br />

pratiche diagnostiche e terapeutiche,<br />

centrate più sulla biologia molecolare<br />

e su una visione riduzionistica che<br />

sulla visione d’insieme dell’organismo;<br />

mentre entrava in crisi la figura<br />

del medico come consulente della salute<br />

di ciascuno nel suo contesto familiare<br />

e sociale. Rimane comunque il<br />

fatto, ha osservato Alberto Malliani,<br />

che il medico, per intervenire correttamente<br />

sulla realtà dell’individuo, deve<br />

saper compiere continuamente una sintesi<br />

tra conoscenze di vari livelli: da<br />

quello fisico-chimico a quello biologico<br />

e a quello psicologico. F.V<br />

59<br />

La “storia nascosta”:<br />

tra mito e realtà<br />

A Parigi, nei giorni 27 e 28 gennaio<br />

1996, presso l’Ecole Pratique des<br />

Hautes Etudes (sezione di Scienze<br />

Religiose), con il titolo “L’HISTOIRE<br />

CACHÉE. ENTRE HISTOIRE RÉVÉLÉE ET HI-<br />

STOIRE CRITIQUE” (La storia nascosta.<br />

Tra storia rivelata e storia critica) si<br />

è tenuto l’XI Convegno internazionale<br />

organizzato dall’Associazione<br />

Politica Hermetica, che da diversi<br />

anni sviluppa studi sul rapporto tra<br />

politica ed esoterismo in tutti i suoi<br />

aspetti.<br />

Hervé Savon (“Jacques-Joseph Du Guet et<br />

le figurisme”) ha analizzato il figurismo,<br />

corrente di esegesi scritturale diffusasi in<br />

Francia nel XVIII secolo, a partire dalle<br />

riflessioni di Jacques-Joseph Du Guet,<br />

con l’intento di opporre all’esegesi storicocritica,<br />

“razionalista”, che studiava il testo<br />

sacro cercando di inquadrarlo in un contesto<br />

preciso, “storicizzato”, un’esegesi “figurata”<br />

del testo biblico, che continuasse la<br />

tradizione dei padri della chiesa e quella<br />

medievale. Uno degli aspetti più interessanti<br />

del figurismo, ha rilevato Savon, è<br />

il suo costante riferimento a un’escatologia<br />

millenarista. Tema centrale della<br />

speculazione figurista è infatti quello<br />

della conversione degli ebrei al cristianesimo,<br />

condizione indispensabile, secondo<br />

la tradizione, per il nuovo avvento<br />

del Cristo sulla terra. Sempre nell’ambito<br />

del figurismo, Catherine Maire (“Le<br />

figurisme de l’abbé d’Etemare à l’abbé<br />

Grégoire”) ha ripercorso la storia di questa<br />

corrente, mettendone in evidenza la<br />

rilevanza nel contesto dei conflitti tra il<br />

tardo giansenismo e la Compagnia di<br />

Gesù nella Francia del XVIII secolo.<br />

Partendo dall’abbé d’Etemare, che vede<br />

nella storia della Chiesa una continua<br />

lotta tra errore e verità, Maire è passata<br />

per Louis-Adrien Le Paige, che traspone<br />

sul piano politico il modello ecclesiologico<br />

del figurismo, fino ad arrivare<br />

all’abbé Gregoire, nel quale il millenarismo<br />

originario del figurismo si fonde<br />

con un tentativo di conciliazione tra gli<br />

ideali repubblicani rivoluzionari e quelli<br />

cristiani.<br />

Emile Poulat (“Lucie Varga et les autorités<br />

invisibles”) ha richiamato l’attenzione<br />

su Lucie Varga, storica austriaca di origine<br />

ebraica, trasferitasi a Parigi alla fine<br />

degli anni Trenta, a causa del nazismo,<br />

dove entra in contatto con Lucien Febvre e<br />

la scuola degli Annales, che ha dedicato in<br />

particolare al catarismo e al nazismo le<br />

proprie ricerche storiche, introducendo il<br />

concetto di “autorità invisibile”. Poulat ha<br />

fatto notare come questo concetto non intendesse<br />

dare una lettura “esoterizzante”<br />

della storia, quanto piuttosto contrapporsi<br />

ad una storiografia basata esclusivamente<br />

su dati materiali.


Nella tavola rotonda seguita a questi<br />

interventi Bruno Neveu ha richiamato<br />

gli scritti giovanili di Fénelon, in cui si<br />

fa spesso riferimento ad una tradizione<br />

apostolica segreta, tramandata e gestita<br />

da un’élite in seno al cattolicesimo. Per<br />

delineare questa concezione, Fénelon<br />

s’ispira a Clemente Alessandrino, che<br />

parla di un giardino segreto come emblema<br />

della vera conoscenza. Antoine Faivre<br />

ha invece affrontato il tema dell’atteggiamento<br />

che l’indagine storico-critica<br />

delle correnti esoteriche deve avere<br />

nei confronti del cosiddetto “perennialismo”,<br />

corrente di pensiero secondo la<br />

quale tutte le tradizioni religiose ed esoteriche<br />

emanano da un’unica sorgente e<br />

sono in qualche modo riconducibili a<br />

essa. Uno degli elementi caratterizzanti di<br />

questa corrente, ha osservato Faivre, è l’ostilità<br />

sostanziale nei confronti della Modernità<br />

in tutti i suoi aspetti. Tra i suoi esponenti<br />

più noti figurano René Guénon,<br />

Frithjof Schuon e Titus Burckhardt.<br />

CONVEGNI E SEMINARI<br />

Albrecht Dürer, Gesú a dodici anni tra i dottori (1506, part.)<br />

Jean-Pierre Laurant ha invece rilevato<br />

come l’esoterista veda la storia in senso<br />

essenzialmente negativo, essendo privo<br />

di fiducia nel progresso e anzi incline a<br />

ritenere l’epoca nella quale vive come<br />

un’epoca di decadenza e di oscuramento<br />

dei valori tradizionali, mentre l’occultista<br />

dia fiducia alla storia, leggendone gli<br />

avvenimenti come presagi di un rivolgimento<br />

prossimo e non essenzialmente<br />

negativo.<br />

Roger Dachez (“Sources et fonctions de<br />

l’histoire cachée chez Willermoz, dans<br />

la maçonnerie du XVIIIe siècle”) ha<br />

mostrato come il mito dell’esistenza di<br />

una storia segreta abbia giocato un ruolo<br />

importante nel pensiero di Jean-Baptiste<br />

Willermoz, fondatore del Rito Scozzese<br />

Rettificato. Per conoscere la storia<br />

segreta e per comprendere quindi il vero<br />

senso della storia in generale, ha osservato<br />

Willermoz, è necessario essere iniziati.<br />

L’iniziazione dona quella conoscenza<br />

attraverso la quale tutti gli ele-<br />

60<br />

menti che nella storia sembrano essere<br />

staccati e privi di senso acquistano organicità.<br />

Non si tratta dunque di andare<br />

alla ricerca di avvenimenti storici dimenticati<br />

o rimasti ai margini, ma di<br />

offrire un sistema di interpretazione globale,<br />

inaccessibile al profano. Alla storia<br />

della più importante tradizione millenaristica<br />

e profetica del Portogallo, il<br />

sebastianismo, tutt’oggi presente, si è<br />

rivolto invece André Coyné (“Sébastianisme<br />

et Portugal”). Secondo il mito sebastianista,<br />

il re portoghese Don Sebastiano,<br />

che era stato sconfitto e ucciso nella<br />

battaglia di Al-Ksar el Kebir (1578) durante<br />

una spedizione in Marocco contro i mori,<br />

non era morto realmente e sarebbe un giorno<br />

tornato per ridare al Portogallo il destino<br />

imperiale che gli era proprio. Il significato<br />

di questo mito è legato al fatto che con la<br />

scomparsa di Don Sebastiano la Spagna<br />

poté stabilire la sua egemonia sul Portogallo<br />

(che durò sino al 1640).<br />

Sulla visione della storia di Raymond


Abellio, scrittore ed esoterista francese,<br />

è intervenuto Jérôme Rousse-Lacordaire<br />

(“Abellio et l’histoire cachée”). In<br />

Abellio, più che di storia “nascosta” si<br />

può parlare di storia “invisibile”, o di<br />

“metastoria”. Infatti, solo attraverso una<br />

sorta di “riduzione fenomenologica” di<br />

stampo husserliano, il senso della storia,<br />

il suo elemento teleologico, può emergere.<br />

Inoltre, secondo Abellio, si possono<br />

riconoscere nella storia dell’Occidente<br />

diverse fasi, che corrispondono<br />

alle fasi della vita di un individuo, secondo<br />

uno schema di ispirazione cristiana:<br />

Antichità, Era cristiana, Rinascimento,<br />

e così via.<br />

Sulla storia della rivista «Planète», nata<br />

con la pubblicazione, nel 1963, di Le<br />

matin des magiciens, di Louis Pauwels e<br />

Jacques Bergier, è intervenuto Jean-<br />

Bruno Renard (“L’aventure de la revue<br />

«Planète»”). L’amalgama di letteratura<br />

fantastica, di scienza più o meno ortodossa,<br />

di enigmi storici, di mistero, che<br />

aveva caratterizzato il libro, fu utilizzato<br />

anche per la rivista. In seguito vennero<br />

fondati dei gruppi, i cosiddetti Ateliers<br />

Planète, sparsi sul territorio francese,<br />

all’interno dei quali venivano discussi<br />

i temi della rivista. La storia “nascosta”,<br />

per come viene presentata su<br />

«Planète», è la storia dei dati e degli<br />

elementi che sono stati rifiutati dalla<br />

scienza o dalla cultura ufficiali e che<br />

vengono qui ripresi e reinterpretati, coniugando<br />

il meraviglioso con il reale.<br />

Infine Bernard Chédozeau è intervenuto<br />

sul Deuxième éclaircissement de la<br />

nature de la Grâce (1683), di Malebranche,<br />

sinora piuttosto trascurato dalla critica,<br />

mentre Jean Borella ha affrontato<br />

la dottrina tradizionale dei cicli temporali<br />

e il suo rapporto con la concezione<br />

cristiana del tempo, basata sulla linearità.<br />

M.P.<br />

‘Verità e metodo 2’<br />

Il 18 aprile 1996, nella sede del Dipartimento<br />

di Ermeneutica filosofica dell’Università<br />

di Torino, in occasione<br />

della pubblicazione del volume di<br />

Hans-Georg Gadamer, ‘Verità e metodo<br />

2’ (a cura di R. Dottori, Bompiani,<br />

Milano 1996), si è tenuto un seminario<br />

sul tema: “L’ERMENEUTICA DOPO ‘VERITÀ E<br />

METODO’”, al quale hanno partecipato<br />

Riccardo Dottori, Maurizio Ferraris,<br />

Jean Grondin e Gianni Vattimo.<br />

Con Verità e metodo 2, ha spiegato Riccardo<br />

Dottori, si è voluto ripercorrere,<br />

attraverso la prima presentazione italiana<br />

di saggi preparatori a Verità e metodo<br />

(1960) e di saggi della piena maturità,<br />

l’intero sviluppo del pensiero di Gadamer<br />

dal 1939 al 1994, caratterizzato dal<br />

costante confronto con Heidegger e dal-<br />

CONVEGNI E SEMINARI<br />

la graduale emancipazione dalla sua influenza.<br />

Le sezioni del volume mostrano<br />

in maniera esemplare i principali snodi<br />

di quella che è diventata la più influente<br />

ermeneutica filosofica del nostro secolo,<br />

dalla riflessione sul rapporto tra Hegel<br />

e Heidegger alla polemica (negli anni<br />

Settanta) condotta in nome della pretesa<br />

di universalità dell’ermeneutica nei confronti<br />

della critica dell’ideologia, con<br />

Apel e Habermas soprattutto; una polemica<br />

che indusse Gadamer a sottolineare<br />

in modo sempre più netto (anche in<br />

seguito al confronto con le posizioni di<br />

Levinas e Ricoeur) come l’ermeneutica<br />

sia non solo un’arte dell’interpretazione,<br />

ma il fondamento di una vera e propria<br />

filosofia pratica. Inoltre si passa<br />

dall’intenso dibattito con lo storicismo<br />

(che difende dall’accusa di contraddittorietà),<br />

che in qualche modo anticipa<br />

l’autocritica della metodologia di Feyerabend,<br />

al confronto con il decostruzio-<br />

61<br />

Hans-Georg Gadamer<br />

nismo di Derrida, rispetto al quale Gadamer<br />

intende sia difendersi dall’accusa di<br />

logocentrismo metafisico, sia mostrare<br />

come il decostruzionismo non sia che la<br />

produzione della distruzione della metafisica<br />

a suo tempo intrapresa da Heidegger.<br />

Secondo Maurizio Ferraris, troppi equivoci<br />

hanno inficiato il dibattito tra ermeneutica<br />

e critica dell’ideologia; peraltro,<br />

Habermas stesso sembra sfuggire all’inganno<br />

storicistico che condannava, né<br />

sembra sufficientemente consapevole del<br />

carattere del tutto tradizionale di criteri,<br />

quali l’evidenza e la chiarezza, con cui<br />

pretendeva di opporsi al presunto tradizionalismo<br />

di Gadamer. Assai più promettente,<br />

ha proseguito Ferraris, sembra<br />

il confronto tra ermeneutica e decostruzionismo,<br />

soprattutto quando si tenga<br />

ben presente il comune fondamento fenomenologico<br />

dei due orientamenti. Richiamando<br />

la critica di Gadamer alla


differenziazione estetica, quindi il suo<br />

anti-romanticismo, Ferraris ha messo in<br />

evidenza l’intimo rapporto, solitamente<br />

oscurato, dell’ermeneutica con la fenomenologia<br />

quale descrizione immanente.<br />

È questo d’altronde anche il senso<br />

(fenomenologico: iscrizione della traccia)<br />

della critica che Derrida muove all’ermeneutica,<br />

concepita come un atteggiamento<br />

naturale gravemente limitato<br />

dal quasi esclusivo interesse per l’universalità<br />

della mediazione linguistica e<br />

dalla tendenza apologetica nei confronti<br />

del logos dell’uomo.<br />

Dal canto suo Jean Grondin si è limitato<br />

a ricordare che questo volume di integrazioni<br />

a Verità e metodo andrebbe inteso<br />

come un fondamentale supplemento<br />

a ciò che l’opera del 1960 non ha<br />

potuto dire: esso evidenzierebbe, in particolare,<br />

il sempre più critico rapporto<br />

con Heidegger, sia per quel che concerne<br />

il rapporto con la tradizione, sia per la<br />

diversa interpretazione di Platone (l’apologeta<br />

del dialogo e della dotta ignoranza<br />

per Gadamer, della metafisica onnisciente<br />

per Heidegger), e non da ultimo<br />

la crescente consapevolezza circa i limiti<br />

del linguaggio e la sua impossibilità di<br />

esprimere ogni cosa.<br />

L’intervento di Gianni Vattimo ha invece<br />

preso le mosse dall’esigenza di radicalizzare<br />

in senso heideggeriano l’ermeneutica,<br />

dopo Verità e metodo largamente<br />

diffusasi come lingua comune del dibattito<br />

contemporaneo, ma a prezzo di<br />

una perdita della sua specificità filosofica.<br />

Se vi è stato un momento in cui è<br />

parso indubbiamente proficuo procedere<br />

alla “urbanizzazione della provincia<br />

heideggeriana”, la maggiore preoccupazione<br />

odierna è forse quella di ricollegare<br />

il dibattito sull’ermeneutica con quello<br />

sulla metafisica. La condivisibile insoddisfazione<br />

per gli esiti relativistici di<br />

molta ermeneutica contemporanea, ha<br />

rilevato Vattimo, non giustifica l’intento<br />

di riportare l’ermeneutica alla fenomenologia,<br />

riabilitando l’accezione neokantiana<br />

della filosofia come pura e semplice<br />

teoria della conoscenza (o fenomenologia),<br />

né di dissolvere l’ermeneutica<br />

in comunitarismo; si tratta piuttosto di<br />

ritrovare il necessario legame dell’ermeneutica<br />

con la storia dell’essere, intesa<br />

come tramandamento e dialogo con le<br />

tradizioni. Quanto poi al confronto con<br />

il decostruzionismo, Vattimo ha insistito<br />

sia sull’impossibilità anche di Derrida<br />

di sottrarsi alla trasmissione logocentrica,<br />

sia sulla non sufficientemente radicale<br />

critica gadameriana alla metafisica,<br />

relativamente rifiutata, in definitiva, unicamente<br />

a causa dei suoi esiti scientistico-metodici.<br />

T.G.<br />

CONVEGNI E SEMINARI<br />

Istituto Italiano<br />

per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong><br />

Palazzo Serra di Cassano<br />

Via Monte di Dio14, Napoli<br />

Cristianesimo e redenzione<br />

Dal 22 al 25 gennaio 1996, Vincenzo<br />

Vitiello ha tenuto un ciclo di seminari<br />

sul tema: “CRISTIANESIMO SENZA REDEN-<br />

ZIONE”, esponendo come proprio obiettivo<br />

teoretico quello di recepire-concepire<br />

il senso cristiano dell’esistenza<br />

umana come “abbandono” da parte<br />

del divino, in una prospettiva che esclude<br />

il momento della redenzione.<br />

Il percorso interpretativo di Vincenzo<br />

Vitiello si è snodato, a partire da Parmenide<br />

e Plotino, attraverso il pensiero trinitario<br />

e la riflessione intorno alla prova<br />

ontologica - da Anselmo a Kant -, nell’intento<br />

di ricostruire il divenire delle<br />

relazioni tra l’eterno e il tempo, l’essere<br />

e il male, all’interno di una lettura del<br />

Nuovo Testamento al di fuori del canone<br />

paolino.<br />

Secondo Vitiello l’esperienza cristiana<br />

del tempo, nella misura in cui risulta<br />

estranea all’idea della redenzione, si<br />

sottrae all’alternativa tra la circolarità o<br />

ciclicità greca, di cui Nietzsche è l’ultimo<br />

grande assertore, e la linearità ebraica,<br />

che alimenta un pensare a sfondo<br />

escatologico, sino a Derrida. All’opposto,<br />

la concezione pagana del tempo consiste<br />

nell’esperire l’attualità come ethos<br />

che l’uomo abita e nel quale agisce. Il<br />

mondo greco, ha osservato Vitiello, perviene<br />

con Parmenide alla rappresentazione<br />

dell’Essere come uno e immobile,<br />

che destituisce di senso le mere datità<br />

della molteplicità e del movimento. La<br />

metafisica di Plotino tenta di racchiudere<br />

insieme i due lati della relazione tra<br />

l’Uno e le cose: il lato della differenza<br />

ontologica tra ciò che è positività assoluta<br />

e l’esistente, in sé negativo e strutturalmente<br />

“male”, e il lato dell’unitarietà<br />

del reale, per cui l’essere che è nel<br />

mondo è l’Uno stesso.<br />

In tale contesto problematico, ha sottolineato<br />

Vitiello, il cristianesimo storico,<br />

di matrice paolina, introduce la concezione<br />

della creatio ex nihilo e, soprattutto,<br />

quella del Dio-amore. Mentre la divinità<br />

greca è perfetta perché racchiusa in<br />

sé e muove con indifferenza le cose solo<br />

62<br />

come oggetto d’amore, il Dio annunziato<br />

nei Vangeli, proprio in quanto costitutivamente<br />

amore, appare compromesso<br />

con il mondo nel pretendere di tenere<br />

insieme l’assolutezza divina e la creazione<br />

del finito nell’unicità-trinità di Dio.<br />

Tuttavia, ha fatto notare Vitiello, il pensiero<br />

trinitario può aprirsi ad un esito<br />

diverso, nel quale Padre e Figlio, invece<br />

di comporsi in unità, risultano coinvolti<br />

in una “relazione irrelante”, in cui ciascuno<br />

dei due termini è nell’altro come<br />

possibilità che questo non sia. Che il<br />

Figlio sia coeterno al Padre, come suggerisce<br />

Agostino nel De trinitate, non<br />

significa altro, secondo Vitiello, che l’Essere,<br />

nella sua infinità, contiene la possibilità,<br />

così come l’impossibilità, che il<br />

Figlio sia, senza esserne, però, causa in<br />

senso attivo. È vero invece che la seconda<br />

persona della trinità, in quanto principio<br />

della creazione, affetta l’“Uno in<br />

uno”, imponendogli la separazione dal<br />

male e incrinando così quella dimensione<br />

di assolutezza primaria, propria di ciò al di<br />

là del quale non c’è altro, e che può dirsi<br />

solo di Dio “prima” della creazione.<br />

Si tratta, in altri termini, di riconoscere<br />

nel Figlio la cruciale affezione del Padre<br />

come causa necessaria, ma non sufficiente,<br />

e la cui origine, ovvero il suo<br />

venire all’essere da uno stato di mera<br />

possibilità, rimane profondamente enigmatico.<br />

Emerge qui, ha sottolineato Vitiello,<br />

il carattere ontologicamente paradossale<br />

di quella “relazione irrelante”<br />

che lega due termini, per cui essa si dà in<br />

due opposte configurazioni, l’essere del<br />

Figlio nel Padre e l’essere di questo in<br />

quello, con la possibilità, per ciascuno,<br />

di capovolgersi nell’opposto. In tale cristianesimo<br />

anti-escatologico l’esistenza<br />

è esperita nella dimensione dell’“essere<br />

stato abbandonato”, che il Cristo grida<br />

nell’ora nona, ovvero del poggiare del<br />

creato solo sull’indifferenza di un Diopadre,<br />

in cui è la suprema minaccia. Ne<br />

deriva, per l’uomo, un relazionarsi al<br />

presente e al tempo stesso un restarvi<br />

sospeso fra il mero fatto della creazione<br />

e la sua negazione: di fronte al fondarsi<br />

ultimo delle cose su nient’altro che sul<br />

loro “poter non essere più”, il pensiero<br />

resta impotente.<br />

Sul piano morale, Vitiello rifiuta di assegnare<br />

una valenza regolativa al principio<br />

di speranza e riflette invece sulla<br />

libertà come incondizionatezza propria<br />

di ciò che è sottratto alla sequenza dei<br />

fenomeni ordinati secondo il “prima” e<br />

il “poi”; uno stato che si dà per l’uomo,<br />

in quanto ente finito, solo nella forma di<br />

una doverosità opposta alle inclinazioni<br />

naturali. Nella prospettiva di un cristianesimo<br />

“senza redenzione”, ciò non significa<br />

che non vi è scelta tra il bene e il<br />

male; ancor di più, che la libertà è per la<br />

creatura solo una possibilità, la cui attuazione<br />

non è da nulla garantita e resta<br />

essa stessa sospesa sul proprio non esse-


e. E tuttavia la coscienza della libertà si<br />

accompagna ad una compiacenza di sé<br />

che appartiene all’uomo in quanto si<br />

scopre, pur nella messa in opera del<br />

male, più del male stesso. L.S.<br />

Dio nella teologia<br />

del Novecento<br />

Dal 4 al 7 marzo 1996, Bruno Forte ha<br />

tenuto un seminario dal titolo: “DIO<br />

NELLA TEOLOGIA DEL NOVECENTO”, soffermandosi<br />

su Karl Barth, Rudolf Bultmann<br />

e Karl Rahner, artefici della svolta<br />

compiuta in campo teologico nel<br />

XX secolo.<br />

Il XX secolo, ha esordito Bruno Forte,<br />

deve essere compreso fra lo scoppio della<br />

prima guerra mondiale e il 1989, anno in<br />

cui, con la caduta del muro di Berlino, si<br />

concretizza la fine del socialismo reale. Il<br />

Novecento, come “secolo breve”, che si<br />

brucia nella celerità del tempo storico, si<br />

contrappone, significativamente, alla lunga<br />

stagione ottimistica dell’Ottocento, dominata<br />

dal positivismo scientifico, dal culto<br />

del progresso e dal grande sistema hegeliano,<br />

oltre che dalla teologia liberale e<br />

schleiermacheriana<br />

Nell’agosto del 1914, ha osservato Forte,<br />

Karl Barth matura quella svolta radicale<br />

che gli consentirà di abbandonare la teologia<br />

liberale e di mostrare la vera identità di<br />

Dio, che non è solo consolazione della<br />

coscienza di un’anima pia, ma è impossibile<br />

possibilità, è sovrano, è sconosciuto, è<br />

totalmente altro. La svolta di Barth è evidente<br />

nella seconda edizione del commento<br />

all’Epistola ai Romani di San Paolo<br />

(1922) e si attua attraverso la lettura della<br />

Scrittura (in primis Paolo), di Lutero, Calvino,<br />

Kant, Dostoevskij. Testimoniando la<br />

crisi del tempo storico, oltre che della coscienza,<br />

l’Epistola segna una svolta epocale,<br />

opponendo ad una teologia del sì, conciliante<br />

e fiduciosa, una teologia del no, della<br />

rottura, della crisi nei confronti del mondo<br />

borghese, che fa di Barth l’apologeta del<br />

baratro, del non riducibile a sistema, dell’appello<br />

alla scoperta di un Dio sconosciuto:<br />

per Barth non esiste sicurezza umana (in<br />

positivo = passione ideologica; in negativo<br />

= abbandono nichilista) che possa essere<br />

anteposta a Dio.<br />

Al deus dixit barthiano, ha fatto notare<br />

Forte, i giovani leoni della teologia degli<br />

anni Venti oppongono la continuità con il<br />

moderno. Rudolf Bultmann, anzitutto, non<br />

ripudia l’eredità liberale ma esalta, anzi,<br />

l’autonomia del pensiero umano. In accordo<br />

con Barth, egli condanna le ideologie<br />

che dispensano l’uomo dalla fatica del pensiero,<br />

ma rivendica il protagonismo del<br />

soggetto umano in nome della sola fides,<br />

intesa non come negazione dell’uomo (in<br />

senso luterano), ma come esaltazione del-<br />

CONVEGNI E SEMINARI<br />

l’uomo libero di abbandonarsi alla fede, al<br />

rischio, alla scelta, in quanto è nel momento<br />

dell’incontro tra l’uomo vivente e il Dio<br />

vivente che l’individuo dà senso ai suoi<br />

giorni. In questo, ha sottolineato Forte,<br />

Bultmann viene accusato da una parte di<br />

ridurre Dio all’uomo, inglobando la teologia<br />

nell’antropologia, dall’altra di propagandare<br />

una teologia della solitudine, in<br />

cui l’uomo è solo di fronte alla decisione.<br />

Diversamente, in Karl Rahner la teoria<br />

della potentia oboedentialis cerca di conciliare<br />

il primato del trascendente con lo<br />

spirito della modernità. Nell’antropologia<br />

trascendentale di Rahner, ha rilevato Forte,<br />

l’uomo è infatti costitutivamente ansia, ricerca,<br />

domanda; è potenza obedenziale, è<br />

una creatura aperta in direzione dell’evento<br />

innovante dell’auto-comunicazione di<br />

Dio nella parola, e la sua felicità può nascere<br />

solo dall’incontro tra la propria autotrascendenza<br />

e l’auto-comunicazione di<br />

Dio. Anche in Rahner il no all’ideologia è<br />

netto, come in Barth e Bultmann; per Rahner<br />

infatti l’uomo può venire a compimento<br />

solo con la cristologia trascendente.<br />

L’ideologia rahneriana esalta una fede senza<br />

garanzie, come perdutamente andare<br />

verso l’altro affidandovisi, come sollecitazione<br />

della ragione a oltrepassare la sua<br />

soglia.<br />

Affrontando successivamente il tema dell’éschaton,<br />

Forte ha preso in esame la concezione<br />

di Barth della veritas in spe, non in<br />

re, nel suo arrendersi alla potenza del Dio<br />

sconosciuto. L’éschaton viene riaffermato<br />

anche da Bultmann, che esalta l’autonomia<br />

della dignità umana e considera la<br />

predicazione di Gesù annuncio escatologico.<br />

Con la rottura di Barth e l’esaltazione<br />

umana di Bultmann, ha precisato Forte, si<br />

profila nel Novecento la teoria della speranza,<br />

in cui l’éschaton è pensato come<br />

avvento e la sua incidenza sulla condizione<br />

umana è vista come altro aspetto del venire<br />

a noi di Dio. Si tratta del pensiero di J.<br />

Moltmann, per il quale l’éschaton è la<br />

dimensione che pervade tutta la parola della<br />

fede, facendo divenire la teologia e lo<br />

stesso cristianesimo pensiero della speranza.<br />

L’ultimo passo sul terreno dell’éschaton,<br />

ha osservato Forte, è compiuto da E.<br />

Bloch, per il quale la speranza, che a prima<br />

vista sembrerebbe una categoria teologica,<br />

non è altro che una proiezione dell’uomo,<br />

una struttura anticipante della coscienza. Il<br />

Deus absconditus, oggetto della speranza,<br />

non è altro, per Bloch, che l’uomo absconditus,<br />

l’abisso che è nel profondo di ogni<br />

essere umano. Il principio speranza è perciò<br />

una struttura dell’antropologia, dal<br />

momento che l’uomo è sempre incompiuto,<br />

aperto ad una potenzialità irrisolta e non<br />

espressa.<br />

Per quanto riguarda l’esperienza della grazia,<br />

Forte ha analizzato il pensiero di Dostoevskij<br />

e di Henry de Lubac. Nell’uomo<br />

dostoevskijano agisce secondo Forte una<br />

logica “dei doppi pensieri”, in base alla<br />

quale ogni affermazione è trapassata dalla<br />

63<br />

sua negazione. Così, in Dostoevskij la questione<br />

dell’infinito dolore che sovrasta la<br />

terra si risolve solo pensando al Dio della<br />

croce, abbandonato e spezzato; il duplice<br />

atteggiamento dell’uomo dinanzi al dolore<br />

(vittimismo o fuga da se stesso) si risolve in<br />

un atto coraggioso, soggettivo, e l’ossimoro<br />

di una concezione della bellezza come salvezza<br />

e come dannazione si risolve considerando<br />

la bellezza come trascendente, come<br />

speranza. In Henry de Lubac, ha fatto invece<br />

notare Forte, l’uomo è fatto per Dio, è<br />

nostalgia di Dio, è attesa, è ferita che attende<br />

il balsamo dell’incontro; ma Dio è libero e<br />

gratuito e si comunica all’uomo secondo tali<br />

qualità. Attraverso l’affermazione del Dio<br />

vivente e dell’uomo vivente, viene affermata<br />

la gratuità, la sorpresa della grazia che<br />

rende manifesto Dio, il novum che gratuitamente<br />

si auto-comunica all’uomo. R.S.<br />

Storia filosofica del razzismo<br />

Dall’8 al 12 gennaio 1996, Alberto Burgio<br />

ha tenuto un ciclo di incontri sul<br />

tema: “PER UNA STORIA FILOSOFICA DEL<br />

RAZZISMO”, con l’obiettivo di esplorare<br />

quei fenomeni socio-politici che possono<br />

essere ricompresi in una categoria<br />

unitaria che ha nel razzismo il suo<br />

carattere distintivo.<br />

In apertura del seminario, Alberto Burgio<br />

ha spiegato la necessità di una “storia<br />

filosofica del razzismo”, sottolineando<br />

l’opportunità di muovere da una definizione<br />

di razzismo come «insieme di ideologie<br />

caratterizzate dalla trascrizione, in<br />

chiave naturalistica, di differenze da sempre<br />

storicamente e socialmente determinate».<br />

Di fatto, molteplici sono i conflitti<br />

tra razze diverse che alimentano vivaci<br />

discorsi sul razzismo. Tuttavia, un fenomeno<br />

multiforme come il razzismo è<br />

sempre attraversato da elementi comuni:<br />

uno di questi è dato dal fatto che in<br />

tutti i diversi fenomeni di tal genere si<br />

riconosce valore alle differenze che sono<br />

proprie dei vari soggetti che vengono tra<br />

loro in rapporto o in conflitto, al fine di<br />

produrre, sulla base proprio di queste<br />

differenze, delle gerarchie tra singoli o<br />

tra gruppi. Questo aspetto ha avuto inizio<br />

nel periodo di massimo sviluppo ed<br />

espansione della modernità, quale il<br />

XVIII secolo. Proprio l’Illuminismo,<br />

infatti, propugnando una progressiva elevazione<br />

della figura umana e la contestuale<br />

proliferazione di interessi e spunti<br />

culturali, ha poi, d’altro lato, determinato<br />

una radicalizzazione delle forme di<br />

segregazione e sfruttamento di alcune<br />

categorie di soggetti. Questa prassi consapevole<br />

della valorizzazione delle differenze,<br />

che è poi l’essenza propria del<br />

razzismo, è, secondo Burgio, un’ideologia<br />

di puro stampo borghese in quanto,


così inteso, il fenomeno razzista ammette<br />

la negazione di princìpi universalistici.<br />

In realtà, uno dei lati oscuri della<br />

modernità è rappresentato proprio dal<br />

fatto che essa, nonostante il continuo<br />

sviluppo e la tendenza a progredire, produce,<br />

su di un versante meno illuminato,<br />

quelle barriere che, innalzandosi tra soggetti<br />

diversi, finiscono per discriminarli.<br />

In tal senso, ha notato Burgio, il diverso<br />

colore della pelle fu, di fatto, notato e<br />

usato quale elemento di distinzione solo<br />

quando si ritenne ormai necessario individuare<br />

un criterio distintivo per quei<br />

soggetti che andavano necessariamente<br />

discriminati.<br />

Il momento somatico sarebbe dunque<br />

sorprendentemente successivo ad una<br />

originaria discriminazione già avvenuta<br />

in base al ruolo marginale di talune categorie<br />

di soggetti, come nel caso della<br />

schiavitù che, dopo il suo avvento, mise<br />

a nudo la necessità di distinguere gli<br />

schiavi, proprio quando maggiore era<br />

l’espansione di teorie e princìpi universalistici.<br />

Estendendo a tutti la coscienza<br />

di sentirsi uomini, la schiavitù, che fino<br />

ad allora non aveva rappresentato un<br />

problema, ora necessita di cause giustificative<br />

elaborate da teorie che tendono<br />

a riconoscere più significati, diversi tra<br />

loro, al termine “uomo”, originariamente<br />

sinonimo di una categoria unitaria.<br />

Il razzismo nazista, ha osservato Burgio,<br />

con la sua coda italiana durante il ventennio<br />

fascista, emerse in Germania nell’ambito<br />

di una ben difficile e tumultuosa<br />

convivenza fra due razze contrapposte,<br />

il problema della comunicazione fra<br />

ebrei e nazisti; per sottolineare la segregazione<br />

nella quale intendevano relegare<br />

gli ebrei, i tedeschi elaborarono un<br />

linguaggio minore, molto più limitato e<br />

residuale, per comunicare con gli esclusi.<br />

D’altra parte è innegabile che la Germania<br />

nazista dovette fare i conti con<br />

l’ingombrante tradizione culturale degli<br />

ebrei, che si temeva contaminasse la<br />

purezza e il presunto carattere elitario<br />

della cultura germanica; ecco perché al<br />

puro razzismo biologico si affiancò un<br />

tipo di selezione culturale che doveva<br />

impedire che gli ebrei influenzassero<br />

con la loro presenza la tradizione giuridica<br />

e culturale tedesca.<br />

Queste stesse osservazioni, ha sottolineato<br />

Burgio, possono essere trasposte nel nostro<br />

paese e avvicinate al fascismo. Parte della<br />

moderna storiografia, tra cui lo stesso De<br />

Felice, sostiene di fatto che il fascismo in<br />

Italia non riuscì a concepire un razzismo<br />

autonomo e convinto, ma semplicemente<br />

una soggezione ideologica del movimento<br />

italiano rispetto a quello del più potente<br />

alleato tedesco. Secondo Burgio è da imputare<br />

invece agli uomini del regime lo sforzo,<br />

peraltro non dissimulato, di creare le basi di<br />

un netto differenzialismo, testimoniato da<br />

una fiorente produzione di letteratura antropologica<br />

evidentemente razzista. R.de C.<br />

CONVEGNI E SEMINARI<br />

Sull’intelletto<br />

Dal 19 al 23 febbraio 1996, Alessandro<br />

Ghisalberti ha tenuto un seminario sul<br />

tema: “INTERPRETAZIONI DELL’INTELLETTO<br />

NELLA FILOSOFIA DEL SECOLO XIII”, mostrando<br />

come la riflessione medievale sull’intelletto<br />

costituisca una chiave d’accesso<br />

fondamentale per la comprensione<br />

di uno dei momenti filosoficamente<br />

più vivi della civiltà cristiana<br />

occidentale.<br />

Il tema dell’intelletto acquista una speciale<br />

importanza nella speculazione del secolo<br />

XIII, quando, sul comune terreno della<br />

filosofia aristotelica, si scontrano le culture<br />

arabo-islamica e latino-cristiana. I prodromi<br />

di un tale interesse, ha osservato Alessandro<br />

Ghisalberti, si rintracciano originariamente<br />

nell’opera di Aristotele (De<br />

anima, III 5 430a 10), dove, potremmo<br />

dire, vengono poste le basi psicofisiologiche<br />

del processo della conoscenza. Analizzando<br />

la funzione intellettiva dell’anima<br />

umana, Aristotele distingue un intelletto<br />

potenziale, che ha la potenzialità di essere<br />

di tutti gli oggetti della conoscenza, da un<br />

intelletto attuale, che tutti li produce; il<br />

processo del conoscere si determina come<br />

azione dell’intelletto attivo su quello passivo,<br />

dove l’intelletto attivo è impassibile,<br />

separato, senza mescolanza e, esso solo,<br />

immortale ed eterno.<br />

I principali testimoni della tradizione aristotelica<br />

sono stati identificati da Ghisalberti,<br />

tra gli antichi commentatori greci, in<br />

Alessandro di Afrodisia (sec. II-III) e Temistio<br />

(sec. IV); tra i commentatori arabomedievali<br />

si deve invece tener conto, nelle<br />

loro interrelazioni reciproche, delle concezioni<br />

di Al-Farabi (sec. IX), Avicenna (sec.<br />

X) e Averroè (sec. XII). Nel secolo XIII,<br />

attraverso le versioni dal greco e dall’arabo<br />

delle opere di Aristotele e dei suoi commentatori,<br />

la speculazione araba si trapianterà<br />

sul terreno della cultura dell’Occidente<br />

latino, dove darà vita a originali fenomeni<br />

di sincretismo. Il primo sintomo dell’incontro<br />

dell’aristotelismo arabo con elementi<br />

dottrinali di ascendenza agostiniana,<br />

ha osservato Ghisalberti, è rappresentato<br />

da un movimento di pensiero della prima<br />

metà del secolo XIII, che Étienne Gilson,<br />

lo storico francese della filosofia medievale,<br />

ha indicato con l’espressione di “agostinismo<br />

avicennizzante”. Come esempio di<br />

questa originale commistione di dottrine<br />

valga l’opera di Giovanni de la Rochelle<br />

(1238-45), che fuse insieme la dottrina<br />

della distinzione dell’intelletto in<br />

agente e passivo con la gnoseologia agostiniana<br />

imperniata sul concetto dell’illuminazione<br />

divina.<br />

Successivamente, nei primi decenni della<br />

seconda metà del secolo (1250-1270), ha<br />

proseguito Ghisalberti, si affermerà una<br />

forma più evoluta e matura di aristotelismo:<br />

la scuola dell’“averroismo latino” o<br />

“aristotelismo radicale”, il cui caposcuola<br />

64<br />

fu Sigieri di Brabante (1266-1277), secondo<br />

il quale si poteva giungere, attraverso<br />

l’uso della ragione, a conclusioni ad un<br />

tempo filosoficamente vere e teologicamente<br />

false, diverse dalle verità rivelate<br />

dalla Scrittura e dalla tradizione teologica.<br />

Così, se da un lato si doveva riconoscere<br />

che la dottrina averroista dell’unicità dell’intelletto<br />

possibile risultava, alla luce della<br />

ragione, filosoficamente inconfutabile, dall’altro<br />

il dogma scritturale dell’immortalità<br />

dell’anima individuale doveva in fide<br />

essere creduto vero. Secondo Alberto<br />

Magno, invece, la supposizione dell’esistenza<br />

di un unico intelletto possibile è<br />

insufficiente per spiegare la conoscenza<br />

del singolo uomo mediante concetti universali<br />

presenti in un intelletto separato. Da<br />

qui, ha notato Ghisalberti, la necessità di<br />

postulare, sul piano gnoseologico, un’unione<br />

sostanziale tra intelletto e individuo.<br />

Ammettere l’esistenza di un intelletto separato<br />

significa per Tommaso d’Aquino<br />

muoversi in un orizzonte speculativo platonico<br />

e non aristotelico, per il quale, invece,<br />

l’anima è forma del corpo, e in quanto<br />

tale è parte inscindibile della sostanza sinolica.<br />

In realtà, ha sottolineato Ghisalberti,<br />

la concezione aristotelica dell’anima quale<br />

forma del corpo era condivisa da Averroè,<br />

ma con la differenza importante che mentre<br />

l’anima vegetativa e quella sensitiva sono<br />

forme del corpo a pieno titolo, l’anima<br />

intellettiva è invece forma del corpo solo<br />

equivocamente, in senso traslato, data l’impossibilità<br />

strutturale per una sostanza intellettiva<br />

separata di unirsi ad un corpo<br />

come forma. Da queste considerazioni discende,<br />

per Tommaso, la collocazione dell’anima<br />

al confine tra gli esseri corporei e<br />

incorporei, essendo ad un tempo sostanza<br />

incorporea e forma di un corpo. Per intendere<br />

come una sostanza spirituale, quale<br />

l’anima intellettiva dell’uomo, si possa unire<br />

ad un corpo pur mantenendo una forma di<br />

sussistenza, Tommaso si valse di uno scritto<br />

particolare che circolava con il nome di<br />

Liber de causis, che secondo Ghisalberti,<br />

come Tommaso stesso dimostrò, rappresenta<br />

una silloge di testi del filosofo neoplatonico<br />

Proclo (sec. V). Questo breve<br />

scritto consentiva, in effetti, di fondere<br />

istanze della metafisica plotiniana con quelle<br />

dell’ontologia aristotelica: l’anima intellettiva,<br />

pertanto, è da un lato, aristotelicamente,<br />

forma del corpo, dall’altro, neoplatonicamente,<br />

partecipe di un elemento,<br />

per il quale conosce e vuole, che non comunica<br />

con il corpo.<br />

Nell’ambito dell’aristotelismo radicale del<br />

XIII secolo, ha proseguito Ghisalberti, un<br />

altro fecondo sviluppo della speculazione<br />

sull’intelletto è rappresentato dalla dottrina<br />

della felicità mentale, secondo cui l’uomo<br />

realizza la felicità nell’esercizio dell’attività<br />

intellettuale. Significativi a questo<br />

riguardo sono Boezio di Dacia, attivo a<br />

Parigi nel periodo di Sigieri (1270-1277), e<br />

Giacomo da Pistoia, filosofo di formazione<br />

medica, che agì in Italia verso la fine del


secolo (1290-1300). Entrambi distinguono<br />

tra una felicità terrena, conseguibile attraverso<br />

l’esercizio del filosofare, vero coronamento<br />

dell’attività intellettuale, e una<br />

felicità eterna, oggetto dell’impegno teologico.<br />

Accanto a costoro merita particolare<br />

rilievo, secondo Ghisalberti, Giovanni di<br />

Jandun, che tra le attività animiche distingue<br />

la funzione di forma sostanziale dell’anima<br />

cogitativa; un elemento che, nel<br />

processo dell’intellezione, si connette all’attività<br />

dell’anima intellettiva separata,<br />

aprendo l’accesso alla conoscenza superiore<br />

delle sostanze separate e di Dio, cui<br />

conseguirebbe il possesso della felicità. La<br />

felicità, quale fine ultimo dell’uomo, lo è<br />

propriamente anche dello Stato, dove la<br />

felicità speculativa del singolo, a cui spetta<br />

la virtù della sapienza, subordina a sé quella<br />

pratica dello Stato, a cui spetta quella<br />

della prudenza.<br />

Venendo al delicato dominio della mistica,<br />

Ghisalberti ha rilevato come Alberto Magno<br />

distingua un intelletto di natura divina<br />

e separata e, per spiegare il processo di<br />

congiunzione dell’anima a Dio, impieghi il<br />

concetto dell’intelletto acquisito (intellectus<br />

adeptus), per il quale l’uomo si innalza<br />

alla conoscenza delle intelligenze superiori,<br />

preludio dell’ascesi mistica, in cui l’intelletto<br />

realizza la condizione di intellectus<br />

assimilatus, attuando pienamente la sua<br />

natura divina. La mistica albertina, secondo<br />

Ghisalberti, va intesa nel senso della<br />

teologia mistica, ugualmente lontana da<br />

ogni forma sentimentalistica e da ogni pretesa<br />

di conoscenza totalizzante della realtà;<br />

una mistica che rimanda alla scuola domenicana<br />

renana e, particolarmente, alla figura<br />

di Meister Eckhart, per il quale intelletto<br />

è luce divina che, sostanzializzandosi,<br />

conferisce all’uomo la possibilità di essere,<br />

vivere, intelligere. Secondo le diverse proprietà<br />

dell’anima, esso è indipendente da<br />

spazio e tempo, identico a sé, puro, operante<br />

in sé, immagine; la sua natura è increata<br />

e increabile, come tale; è il tempio di Dio<br />

che accoglie Dio stesso nella sua nudità,<br />

privo dei veli dell’essere e della bontà,<br />

spoglio di tutti i nomi e le determinazioni.<br />

La via beatifica si delinea quindi in Eckhart<br />

come via all’intelletto di luce, realizzantesi<br />

attraverso un processo di ritorno a sé (reditio),<br />

in quanto spoliazione, denudamento,<br />

disvelamento del fondo dell’essere. P.A.<br />

Il pensiero politico nel Seicento<br />

Dal 4 all’8 marzo 1996, Jean Robert<br />

Armogathe ha tenuto un seminario dal<br />

titolo: “IL PENSIERO POLITICO NEL SEICENTO”,<br />

mostrando attraverso l’analisi delle<br />

concezioni di vari pensatori del tempo<br />

come lo Stato moderno, nella sua costruzione,<br />

abbia preso a modello la<br />

Chiesa nella sua organizzazione e nella<br />

sua codificazione.<br />

CONVEGNI E SEMINARI<br />

Jean Robert Armogathe ha iniziato con<br />

l’individuare il fondamento delle teorie<br />

politiche dello Stato moderno nei trattati<br />

sull’“ecclesiologia” riconducibili al concetto<br />

teologico della Chiesa come societas<br />

perfecta, dei quali Cajetano è l’autore<br />

più importante. Armogathe ha sottolineato<br />

l’importanza del dibattito fra<br />

Cajetano e i gallicani. Confutando le tesi<br />

gallicane per cui il papa possiede solo il<br />

dominium ministeriale, non la potestas,<br />

Cajetano, nei suoi scritti Auctoritas Papae<br />

et Concilii seu Ecclesiae Comparata<br />

(1511) e Apologia (1514), sostiene<br />

che la Chiesa ha origine divina e che,<br />

pertanto, anche il ministero di Pietro ha<br />

origine divina. Questo passaggio dal diritto<br />

canonico alla teologia politica comporta<br />

la natura assolutistica del potere<br />

del papa, dato che la Chiesa trae origine<br />

direttamente dalle Sacre Scritture e non<br />

dalla legge. Sul passaggio di Cajetano<br />

dalla teologia politica al pensiero politico<br />

laico, il pensiero politico gallicano<br />

del Seicento costruisce una teoria del<br />

potere assoluto del sovrano che trae le<br />

sue argomentazioni per simmetria dall’argomentazione<br />

usata da Cajetano per<br />

difendere la Chiesa e la monarchia pontificia.<br />

Armogathe ha proseguito l’analisi del<br />

pensiero politico del Seicento affrontando<br />

il legame intellettuale che unisce Bellarmino,<br />

Sarpi e Hobbes e mostrando in<br />

particolare come, indirettamente, il pensiero<br />

politico del terzo sia stato influenzato<br />

dal secondo. Armogathe ha fatto<br />

rilevare che il primo punto in comune ai<br />

tre è l’analisi delle Sacre Scritture. Nell’interpretare<br />

i passi 17 e da 8 a 12 del<br />

Deuteronomio sui giudici leviti in Israele,<br />

Bellarmino dice, nelle Controversie,<br />

che il papa ha il diritto di stabilire un<br />

corpus di leggi civili; per Sarpi questo<br />

potere è stato dato da Dio al popolo;<br />

Hobbes, nel Leviatano, sostiene che il<br />

sommo sacerdote solo in quel tempo<br />

aveva potere civile e, pertanto, solo allora<br />

poteva nominare i giudici. Pur essendo<br />

d’accordo nel voler limitare il potere<br />

del papa, ha sottolineato Armogathe, Sarpi<br />

e Hobbes differiscono per il fatto che<br />

il primo insiste sul limite che l’insegnamento<br />

di san Paolo e il Concilio di Gerusalemme<br />

hanno posto al potere ecclesiastico,<br />

il secondo, come Bellarmino, pensa<br />

al potere ecclesiastico come assoluto,<br />

ma a differenza di questi ritiene che il<br />

potere assoluto si sia trasferito al sovrano<br />

civile. Hobbes e Sarpi convergono<br />

anche sull’interpretazione dell’Apocalisse,<br />

poiché entrambi pensano a un’escatologia<br />

conseguente; inoltre, nella costruzione<br />

politica di entrambi, grande<br />

importanza è data alla teologia della<br />

doppia alleanza.<br />

Proseguendo la sua analisi, Armogathe<br />

ha parlato della politica dei gesuiti e dei<br />

due tipi di insegnamento della Compagnia<br />

abitualmente distinti, ma insepara-<br />

65<br />

bili: la filosofia politica da una parte, la<br />

“morale pratica” dall’altra. I gesuiti considerano<br />

la teoria dello Stato indivisibile<br />

dal governo delle coscienze individuali,<br />

pertanto loro precipuo compito è la direzione<br />

spirituale di prìncipi e sovrani.<br />

Armogathe ha quindi ricostruito i più<br />

salienti fatti storici che determinarono la<br />

cacciata dei gesuiti dalle più importanti<br />

corti europee, e soprattutto si è soffermato<br />

sulle teorie di alcuni pensatori della<br />

Compagnia, tra i quali Mariana e Suarez.<br />

Nel suo De rege et Regis Institutio<br />

(1599), Juan de Mariana espone la sua<br />

teoria sull’uccisione non solo del tiranno<br />

di usurpazione, ma anche del tiranno<br />

di esercizio. Accusata di istigare al tirannicidio,<br />

l’opera fu condannata e ritirata<br />

dalla circolazione subito dopo l’assassinio<br />

di Enrico IV. Tra il 1610 e il<br />

1613 Francisco Suarez redige il Defensio<br />

fidei contro Giacomo I d’Inghilterra,<br />

in cui sostiene che i re scomunicati dal<br />

papa possono “essere deposti o messi a<br />

morte dai loro sudditi”. Nei paesi cattolici,<br />

ha ricordato Armogathe, i gesuiti<br />

hanno contribuito alla formazione del<br />

potere personale del monarca, che viene<br />

organizzato sul modello di monarchia<br />

assoluta che si era dato la Compagnia.<br />

Figura importante del Seicento, ha continuato<br />

Armogathe, è Gaspare Scioppio,<br />

autore dell’Apologia di Machiavelli<br />

e dei Paedia politices (opera, questa, in<br />

cui non figura mai il nome del fiorentino,<br />

anche se tutto lo scritto ruota attorno<br />

a lui), il quale sostiene che l’uomo politico,<br />

secondo l’insegnamento di Machiavelli,<br />

deve ubbidire solo alla politica in<br />

quanto “scienza pubblica dell’utilità”;<br />

inoltre, sulla scia della tradizione ciceroniana,<br />

considera fine ultimo della politica<br />

il benessere della società civile. A<br />

differenza dei gesuiti, che proponevano<br />

una responsabilità personale del re,<br />

Scioppio propone la responsabilità dello<br />

Stato e quindi la responsabilità della<br />

funzione del principe e non della sua<br />

persona. Se le teorie dei gesuiti hanno<br />

portato avanti la nascita dell’assolutismo<br />

dello Stato moderno, il discorso<br />

machiavelliano dello Scioppio, ha evidenziato<br />

Armogathe, si pone in un certo<br />

senso come freno all’assolutismo monarchico<br />

dando nuova linfa alle forze<br />

alternative all’interno dello Stato stesso.<br />

A conclusione della sua analisi, Armogathe<br />

ha parlato del concetto di “gloria”<br />

e della sua secolarizzazione da Bellarmino<br />

a Spinoza. Attraverso la divinizzazione<br />

del sovrano, alla gloria di Dio si<br />

sostituisce la gloria del re; la gioia dei<br />

cortigiani si sostituisce alla beatitudine<br />

dei santi. P.S.


Memoria, oblio, perdono<br />

Dal 15 al 19 aprile 1996, Paul Ricoeur ha<br />

tenuto un ciclo di seminari sul tema:<br />

“MEMORIA, STORIA, PERDONO”, incentrando<br />

la sua riflessione sul rapporto critico<br />

fra storia e natura alla luce di due figure<br />

concettuali significative: l’oblio e il perdono.<br />

Al tema “L’AMORE DIFFICILE. IL PRO-<br />

BLEMA DELL’IDENTITÀ PERSONALE E L’ERME-<br />

NEUTICA DEL SÉ”, Ricoeur ha dedicato una<br />

conferenza, tenutasi presso l’Università<br />

Federico II di Napoli, a cui hanno<br />

preso parte, tra gli altri, G. Polara, G.<br />

Lissa, G. Cantillo, D. Jervolino, D. Gambarara,<br />

C. Penco.<br />

Chiedersi in che modo la storia , così come<br />

viene scritta dagli storici, interviene a titolo<br />

critico fra un eccesso e un difetto di memoria,<br />

ha esordito Paul Ricoeur, significa stabilire<br />

se sia legittimo parlare di memoria<br />

collettiva. Dal dilemma tra memoria individuale<br />

e collettiva si può uscire, secondo<br />

CONVEGNI E SEMINARI<br />

Nagasaki, il 10 agosto 1945, due giorni dopo il lancio della seconda bomba atomica<br />

Ricoeur, attraverso la nozione, elaborata da<br />

Husserl nella Quinta meditazione cartesiana,<br />

di personalità di rango superiore, con cui<br />

si determinano entità collettive derivate, che<br />

risultano da un processo secondo di oggettivazione<br />

degli scambi intersoggettivi, a cui<br />

per analogia si può attribuire un “noi” con le<br />

prerogative fondamentali di memoria. In<br />

quest’ottica la memoria collettiva viene considerata<br />

come raccolta di tracce lasciate dagli<br />

eventi.<br />

Sulla base dell’attribuzione del concetto di<br />

memoria agli individui e alle collettività, ha<br />

proseguito Ricoeur, si possono introdurre i<br />

concetti di “memoria storica” e “tempo storico”,<br />

elaborati da Koselleck, che parla di<br />

“spazio d’esperienza” e “orizzonte d’attesa”,<br />

dove per spazio d’esperienza intende<br />

l’insieme dell’eredità del passato, per cui<br />

non c’è spazio d’esperienza senza orizzonte<br />

d’attesa, mentre considera l’orizzonte di attesa<br />

irriducibile allo spazio d’esperienza; la<br />

dialettica fra questi due poli assicura così la<br />

dinamica della coscienza storica che a parti-<br />

66<br />

re dal sentimento di orientamento, nel passaggio<br />

del tempo, dà impulso all’orizzonte<br />

d’attesa che tocca lo spazio d’esperienza.<br />

Il passaggio dalla memoria alla storia, ha<br />

osservato Ricoeur, si realizza attraverso la<br />

mediazione operata dal “racconto”; si avranno<br />

pertanto “racconti di memoria” e “racconti<br />

storici”. Nei racconti di memoria il<br />

racconto ordinario si mette a servizio tanto<br />

della memoria-ripetizione quanto della memoria-ricostruzione;<br />

sul primo versante si<br />

collocano i racconti fissati dai riti sociali a<br />

carattere commemorativo, mentre sul versante<br />

della ricostruzione si pongono le operazioni<br />

di conformazione, di costruzione<br />

dell’intreccio, che dispongono in relazione<br />

fra loro, nello stesso tempo, la storia raccontata<br />

e i suoi protagonisti. La storia, ha proseguito<br />

Ricoeur, rompe con la memoria su un<br />

triplice paiano: documentario, esplicativo e<br />

interpretativo. Nel primo caso si ha a che fare<br />

con la storia che dipende da “fonti” per<br />

comprovare una evidenza documentaria; nel<br />

secondo entrano in gioco le pretese esplica-


tive della storia miranti a costituirne lo statuto<br />

di scientificità. Nel terzo caso, invece, si<br />

ha a che fare con il fenomeno della scrittura<br />

della storia, cioè della storiografia. Questi tre<br />

piani possono anche essere posti sotto i termini<br />

di: “ricerca”, “spiegazione” e “scrittura”.<br />

Per quanto riguarda il problema dell’oblio,<br />

ha continuato Ricoeur, a livello più profondo<br />

esso riguarda la memoria in quanto conservazione<br />

del ricordo, mentre a livello più<br />

superficiale esso riguarda la memoria in<br />

quanto rimemorazione. A livello profondo si<br />

incontrano due poli antagonisti: l’oblio inesorabile<br />

che si adopera a cancellare la traccia<br />

del vissuto e l’oblio dell’immemoriale che è<br />

l’oblio delle fondazioni. Progredendo dal<br />

livello più profondo a quello più superficiale<br />

s’incontra tutta una serie di forme dell’oblio<br />

che possono essere classificate come il passaggio<br />

dall’oblio passivo a quello attivo.<br />

Una di queste figure di oblio è quella denominata<br />

“oblio di fuga”, caratterizzata da un<br />

non voler sapere e da un non voler informarsi.<br />

L’“oblio selettivo” è importante per la<br />

costruzione dell’intreccio: infatti per narrare<br />

è opportuno tralasciare piccoli eventi<br />

ed episodi che non sono significativi ai fini<br />

del racconto.<br />

Il perdono, ha rilevato infine Ricoeur, è una<br />

forma di oblio attivo e pertanto contrario<br />

all’oblio passivo. Esso presuppone la mediazione<br />

della vittima che è l’unica abilitata<br />

all’atto del perdono. Da un punto di vista<br />

giudiziario, il perdono implica la “riabilitazione”<br />

di chi commette la colpa; a esso è<br />

riconducibile anche la grazia. L’amnistia,<br />

invece, ha un risvolto politico paragonabile<br />

a un’amnesia istituzionale; essa si comprende<br />

solo ai fini di una riconciliazione della<br />

nazione in cui l’istituzione invita a fare come<br />

se l’evento criminoso non avesse avuto luogo.<br />

Da un punto di vista semantico, ha precisato<br />

Ricoeur, il temine “perdono” è vicino al<br />

termine “dono”. Il comandamento di Gesù,<br />

«amate i vostri nemici», rompe con ogni<br />

calcolo e apre l’ispirazione di una nuova<br />

tipologia di scambio, quella secondo cui il<br />

nemico diventa amico. Il perdono difficile è<br />

quello che, in qualche modo, si riconnette<br />

alla fonte dei conflitti che richiedono con<br />

insistenza il perdono. G.B.C.<br />

Richiamando lo studio di D. Jervolino (Ricoeur.<br />

L’amore difficile, <strong>Studi</strong>um, Roma 1995),<br />

Ricoeur ha affrontato le difficoltà che il tema<br />

dell’amore genera sia nel linguaggio ordinario,<br />

sia nella trattazione filosofica. Nella<br />

pratica esistenziale l’amore rischia per lo più<br />

di essere confuso con le due componenti che<br />

si intrecciano in ogni fare umano, agire e<br />

patire. Tre atteggiamenti specifici sono interconnessi<br />

secondo Ricoeur in questa dialettica<br />

dell’agire e del patire: attestazione,<br />

sospetto, responsabilità. L’“attestazione” è<br />

la risposta positiva di un soggetto responsabile<br />

al dubbio esistenziale della propria incapacità<br />

di intervento nel mondo in cui si trova<br />

“gettato”, in opposizione alla minaccia di<br />

destabilizzazione rappresentata dal “sospetto”,<br />

sempre rinascente, di non-potere, di<br />

CONVEGNI E SEMINARI<br />

non-essere-capace. L’“attribuzione”, riconoscimento<br />

di una capacità di agire da<br />

parte di un terzo, è ciò che fa appello alla<br />

nostra “responsabilità” nei confronti di chi<br />

conta su di noi.<br />

Sull’interazione fra questi tre momenti, ha<br />

sottolineato Ricoeur, si fonda la costituzione<br />

di un soggetto responsabile, dalla quale dipende<br />

che qualcun altro possa continuare a<br />

contare su di lui. Il prezzo di tale costituzione<br />

è la rinuncia all’immediatezza dell’Io-sono,<br />

in favore di un’ermeneutica del sé, sviluppata<br />

attraverso l’analisi di quattro gradi fondamentali<br />

di capacità: poter parlare - poter<br />

agire - potersi raccontare - potersi assumere<br />

la responsabilità morale dei propri atti. Sul<br />

piano del linguaggio, il soggetto grammaticale<br />

si fa garante di ciò che afferma e di ciò<br />

che fa. Sul piano della praxis, l’affermazione<br />

“Io posso” viene presupposta come implicita<br />

in ogni segmento di qualsiasi fare intenzionale<br />

in quanto attestazione governata da un<br />

sapere non teoretico che è certezza soggettiva.<br />

Al racconto Ricoeur assegna una funzio-<br />

67<br />

Paul Ricoeur<br />

ne mediatrice fra capacità e incapacità umane.<br />

Dalle ceneri di una soggettività intesa<br />

come autocertezza immediata nasce la nozione<br />

di “identità narrativa”, riferita ad un<br />

soggetto modesto, ma tuttavia irriducibile,<br />

costretto a cercare il proprio sé attraverso le<br />

tracce mnestiche e i segni del proprio agire e<br />

del proprio patire. La struttura narrativa è la<br />

mediazione originaria della comunicazione<br />

verbale capace di dare forma - e quindi un<br />

senso intelligibile - ai frammenti di esperienza<br />

che costituiscono l’esistenza di ciascuno.<br />

Ma poter raccontare significa anche potere<br />

di raccontarsi e di strutturare la propria memoria;<br />

significa “configurare”, dare forma e<br />

senso ad un vissuto.<br />

La difficoltà dell’amore, ha concluso Ricoeur,<br />

nasce quindi dall’incapacità, dal nonpotere,<br />

che si annida in tutti gli aspetti del<br />

nostro agire. Tra libertà e determinismo, il<br />

soggetto umano deve mettere in atto una<br />

mediazione incessante: Da questo deriva la<br />

sua stessa responsabilità. Inoltre l’amore è di<br />

per sé sovversivo; rappresenta una “spropor-


zione” - per così dire - ontologica, che si<br />

oppone polarmente all’equilibrio della giustizia,<br />

la quale appartiene invece all’ordine<br />

tutto umano dello scambio. T.N.<br />

Dai presocratici a Platone<br />

Dall’8 al 12 gennaio 1996, Hans-Georg<br />

Gadamer ha tenuto un ciclo di seminari<br />

su “LA TEORIA ATOMISTICA DEI GRECI E LA<br />

SUA ATTUALITÀ”, mettendo in evidenza<br />

il rapporto significativo tra atomismo<br />

e scienza della natura e approfondendo<br />

anche altri ambiti tematici, tra cui<br />

in particolare la dialettica platonica.<br />

La nostra conoscenza dei presocratici,<br />

ha esordito Hans-Georg Gadamer, è<br />

mediata in primo luogo da Aristotele e<br />

dal suo commentatore Simplicio, in secondo<br />

luogo dalla tradizione dossografica.<br />

L’interpretazione storiografica di<br />

questi pensatori a opera di Aristotele, ha<br />

sottolineato Gadamer, non può che avvenire<br />

in funzione delle categorie aristoteliche.<br />

Premessa implicita di tutta la<br />

filosofia ionica è infatti che il fondamento<br />

dell’intero processo della natura<br />

sia una materia cosmica unica, soggetta<br />

a trasformazioni, da cui scaturiscono tutte<br />

le cose particolari e in cui tutte si risolvono:<br />

l’arché, che Talete identifica con<br />

l’acqua, Anassimene con l’aria e Anassimandro<br />

con l’infinito, l’apeiron. Tale<br />

interpretazione dell’arché come materia<br />

cosmica, contenente implicitamente la<br />

premessa dell’unitarietà del mondo, non<br />

prescinde, secondo Gadamer, dall’aristotelica<br />

causa materiale, hyle: deve esserci<br />

un ente che figuri come il movente,<br />

alla stessa stregua che deve esserci una<br />

hyle, perché possa venire generato un<br />

nuovo ente.<br />

Aristotele menziona Eraclito di Efeso,<br />

che per primo propone una riforma della<br />

vita pubblica, predicando quella legge<br />

dell’ordine che deve regnare tanto nella<br />

natura quanto nella vita umana. Secondo<br />

Gadamer, Eraclito deve la sua importanza<br />

al fatto che fu il primo a introdurre il<br />

concetto di anima come respiro, quindi<br />

come qualcosa che non è visibile, per cui<br />

le esperienze dell’anima della ragione,<br />

dell’immaginazione sono qualcosa di<br />

inosservabile. Eraclito pone come arché<br />

di tutte le cose il divenire come fuoco.<br />

Nel motto eracliteo «non possiamo immergerci<br />

due volte nella stessa acqua»,<br />

ha osservato Gadamer, non si può non<br />

rilevare la presenza del concetto di identità<br />

accanto a quello del divenire. Da ciò<br />

consegue che una tendenza dialettica non<br />

è estranea al pensiero di Eraclito, tendenza<br />

che lo avvicinerebbe a Zenone,<br />

fondatore della dialettica.<br />

Dopo aver menzionato Empedocle e la<br />

sua dottrina dei quattro elementi, ha os-<br />

CONVEGNI E SEMINARI<br />

servato Gadamer, Aristotele parla di<br />

Anassagora di Clazomene, il cui pensiero<br />

è da considerarsi senza dubbio una<br />

prima tappa verso il materialismo: secondo<br />

Anassagora esistono innumerevoli<br />

elementi, chiamati spermata (semina),<br />

detti da Aristotele “omeomerie”,<br />

dal cui incontro deriverebbe la nascita, e<br />

dalla cui separazione la morte, delle cose<br />

singole. Queste particelle, anche se mobili,<br />

non sono capaci di movimento autonomo,<br />

perciò Anassagora introduce un<br />

ente come causa del movimento: una<br />

materia-pensiero, definita nous. Sottolineando<br />

che Anassagora è il primo a isolare<br />

il nous da tutte le altre forme di enti<br />

che esistono, Gadamer ha messo in evidenza<br />

l’aspetto di percezione immediata<br />

di questa nozione: in quanto presenza<br />

dell’essere nella nostra percezione il nous<br />

rappresenta una forma di immediatezza<br />

dell’apparire dell’essere dell’ente.<br />

Secondo la tradizione tramandataci da<br />

Aristotele, gli Eleati assorbono tutto<br />

nell’unità dell’essere, che dichiarano<br />

“assolutamente immobile”, negando,<br />

oltre che la generazione e la corruzione,<br />

tutte le forme di movimento. L’essere di<br />

Parmenide coincide con la corporeità,<br />

la materialità (to pleon); “essere” e “occupare<br />

spazio” sono sinonimi. Questo<br />

duplice significato assegnato da Parmenide<br />

all’essere, per cui esso è ad un<br />

tempo “il pieno” e “la realtà”, conduce<br />

alla proposizione che “lo spazio vuoto<br />

non può essere”. Ora, ha osservato Gadamer,<br />

dato che la separazione delle cose,<br />

in virtù della quale esse si presentano<br />

come varietà e molteplicità, consiste nel<br />

loro essere separate mediante lo spazio<br />

vuoto, se il vuoto è irreale, anche la<br />

molteplicità e il movimento delle cose<br />

singole sono irreali. In questo senso l’eleatismo<br />

è acosmico: nel tutto-uno la verità<br />

delle cose è tramontata. Da Aristotele<br />

apprendiamo però che Leucippo e Democrito<br />

da Abdera pongono come reali<br />

il pieno e il vuoto: l’“essere”, o il “pieno”,<br />

sono ovviamente gli “atomi”, mentre<br />

il “non-essere”, o il “vuoto”, sono gli<br />

intervalli tra gli atomi. Nella dottrina<br />

dell’atomismo, ha rilevato Gadamer,<br />

l’unica qualità dell’essere è la “corporeità”,<br />

l’occupare spazio; per rendere<br />

intelligibile la pluralità delle cose e la<br />

vicenda del loro accadimento materiale<br />

viene posto, in luogo dell’unico corpo<br />

cosmico indifferente di cui parlava Parmenide,<br />

una pluralità di enti, gli “atomi”,<br />

separati tra loro da un non-ente, da<br />

qualcosa di incorporeo, lo spazio vuoto,<br />

al quale tuttavia deve attribuirsi una specie<br />

di essere, di realtà metafisica: l’illimitato,<br />

l’apeiron. Il movimento degli atomi<br />

è un movimento spontaneo senza principio<br />

e senza fine, come il loro essere.<br />

Nel libro IV della Fisica Aristotele critica<br />

la teoria del vuoto degli atomisti che<br />

fondano l’esistenza del vuoto sull’esistenza<br />

del movimento, in quanto non è<br />

68<br />

possibile che un solo oggetto si muova,<br />

qualora il vuoto esista. Dunque, continua<br />

Aristotele, o non c’è per natura alcuno<br />

spostamento in nessun luogo e per<br />

nessuna cosa, oppure, se questo c’è, non<br />

c’è affatto un vuoto. Secondo Gadamer<br />

la critica aristotelica al vuoto non è fondata,<br />

in quanto Democrito non intendeva<br />

il vuoto in senso matematico. Se l’atomismo<br />

dei greci ha un rapporto con la<br />

matematica, ha aggiunto Gadamer, questo<br />

rapporto non lo si può intendere nel<br />

senso moderno di Galileo e Newton. La<br />

matematica greca ha sempre una valenza<br />

ontologica; ne è un’esemplificazione la<br />

dottrina dei pitagorici, i quali identificavano<br />

le strutture matematiche con la realtà,<br />

per cui la natura era matematica; lo<br />

stesso Platone non è estraneo ad un orientamento<br />

matematico.<br />

Dell’insegnamento di Platone abbiamo<br />

notizia soltanto attraverso la critica aristotelica,<br />

di cui troviamo traccia nel primo<br />

libro della Metafisica. Secondo Gadamer,<br />

il punto di partenza della critica<br />

che Aristotele volge a Platone implica<br />

una sostanziale comunanza tra i due;<br />

come nel caso della conversione ai logoi,<br />

individuabile letterariamente nel<br />

Fedone platonico, dove Platone fa compiere<br />

a Socrate un radicale distacco dai<br />

metodi incontrollati di esplorazione e<br />

spiegazione della natura, propri dei presocratici.<br />

Tanto secondo Platone quanto<br />

secondo Aristotele, è il logos che dice<br />

l’“essere”; mentre a sostenere l’intero<br />

orientamento del pensiero e la formazione<br />

del concetto provvede, in Platone,<br />

l’essenza del numero, in Aristotele la<br />

natura del vivente. Il numero, ha rilevato<br />

Gadamer, rimane però in Platone soltanto<br />

un modello per il compito platonico<br />

del logos dell’essenza, non solo nel senso<br />

che l’eidos si presenta come l’unità<br />

del molteplice, ma anche nel senso che<br />

pure il logos dello stesso eidos, quindi il<br />

tentativo di dire ciò che costituisce sempre<br />

l’essenza unitaria di qualcosa, mira<br />

alla sintesi di molte definizioni eidetiche<br />

(definizioni essenziali) nell’unità di<br />

un’asserzione definitoria. La dottrina<br />

platonica dell’uno e del due indeterminato,<br />

riferita da Aristotele e da altri,<br />

doveva esprimere il convincimento che<br />

in nessuna unità del vedere e del dire è<br />

mai raggiungibile, mediante il logos, l’infinitudine<br />

delle possibili spiegazioni, la<br />

sola che renda possibile la piena verità.<br />

Secondo Gadamer, il significato di ciò si<br />

può comprendere soltanto in base al<br />

modello pitagorico, nel quale domina la<br />

convinzione fondamentale che, nonostante<br />

la varietà dei fenomeni, esiste una<br />

sorprendente esattezza di rapporti numerici<br />

puri, come dimostrano le armonie<br />

dei suoni e dell’ordine cosmico. Con<br />

Platone il sapere non è più possibile<br />

come sapiente annuncio della verità, ma<br />

si deve autenticare mediante l’intesa dialogica,<br />

mediante cioè l’illimitata dispo


nibilità a giustificare e a motivare tutto<br />

quello che si dice. La dialettica platonica,<br />

nella sua indubbia derivazione dal<br />

dialogo socratico, vive della forza intrinseca<br />

all’intesa dialogica, della partecipazione<br />

comprendente dell’altro e, a<br />

ogni passo del suo cammino, è sostenuta<br />

dall’accertato consenso dell’interlocutore.<br />

B.M.<br />

La scuola hegeliana<br />

Dall’8 all’11 gennaio 1996, Giovanni<br />

Bonacina ha tenuto un seminario dal<br />

titolo “LA SCUOLA HEGELIANA E GLI «ANNALI<br />

PER LA CRITICA SCIENTIFICA»”, con lo scopo<br />

di analizzare la genesi e la dissoluzione<br />

della scuola hegeliana in rapporto<br />

alla storia della rivista «Annali per la<br />

critica scientifica».<br />

Attorno a Hegel si era formata una cerchia<br />

ristretta di discepoli, il cui principale organo<br />

di diffusione erano gli «Annali per la<br />

critica scientifica», in cui Hegel stesso e gli<br />

hegeliani prendevano posizione sulle correnti<br />

di pensiero contrarie all’hegelismo.<br />

Nella convinzione che la Germania si trovasse<br />

all’epoca in una posizione di svantaggio<br />

rispetto agli altri paesi a causa dell’estremo<br />

particolarismo che caratterizzava<br />

ogni aspetto della società tedesca, la<br />

scuola hegeliana riteneva che la Germania<br />

dovesse riscattarsi dalla generale anarchia<br />

nella quale era precipitata attraverso un<br />

necessario processo di accentramento della<br />

cultura tedesca; di qui le accuse di dispotismo<br />

e settarismo che furono mosse alla<br />

scuola e in particolare a Hegel. In realtà, la<br />

creazione di una scuola rispondeva all’esigenza<br />

degli hegeliani di sottrarre potere<br />

alla vecchia aristocrazia tedesca, a cui imputavano<br />

la responsabilità del particolarismo<br />

politico-culturale della Germania.<br />

Gli «Annali» divennero così il terreno per<br />

ampie e interessanti discussioni sulla storia,<br />

la teologia e la filosofia. Dall’analisi di<br />

questi dibattiti Bonacina ha tratto elementi<br />

per individuare un preciso intento da parte<br />

degli hegeliani di affermare il predominio<br />

assoluto della filosofia sulle altre discipline.<br />

Le recensioni di Eduard Gans, K.L.<br />

Savigny, F. Guizot e H. Hallam, così<br />

come quelle di H. Leo su C. Schlosser,<br />

lasciano emergere una concezione della<br />

storia indissolubilmente legata alla filosofia<br />

contro una storiografia tedesca ostile<br />

alla filosofia in nome di un’insensata,<br />

quanto irrealizzabile, oggettività della<br />

storia. Storia autentica è solo quella che<br />

riesce a ricondurre il fatto storico ad un<br />

processo unitario, rappresentato dalla<br />

storia universale. Inseriti in questo modo<br />

in un progetto, i fatti non hanno valore in<br />

sé, ma acquistano significato solo in relazione<br />

alla realizzazione di questo progetto<br />

universale che, in quanto tale, può<br />

CONVEGNI E SEMINARI<br />

essere compreso solo attraverso le categorie<br />

logiche della ragione.<br />

Se per gli hegeliani la storia non può prescindere<br />

dalla filosofia, da questa non può<br />

prescindere la teologia. Negli interventi di<br />

Rosenkranz e Schleiermacher sugli «Annali»<br />

è possibile individuare il tentativo da<br />

parte degli hegeliani di liberare la religione<br />

da quell’esasperato soggettivismo nel quale<br />

era precipitata in epoca romantica, dove<br />

l’Assoluto aveva finito col perdere la propria<br />

oggettività fino al punto di esistere<br />

solo in funzione dell’io. La rinuncia alla<br />

conoscenza di Dio, alla quale il filosofo era<br />

approdato, aveva praticamente gettato l’uomo<br />

in una condizione di pietistico abbandono<br />

a Dio, allontanandolo dalla vita attiva.<br />

Perché la religione potesse riaffermarsi<br />

in tutta la sua centralità, era necessario<br />

invece ammettere che la sua fosse una<br />

verità comune a quella della filosofia.<br />

Emerge qui una concezione della storia<br />

della filosofia come progresso. Anche per<br />

la storia della filosofia, infatti, non si può<br />

parlare di neutralità storica, né di oggettività<br />

dei fatti. Ogni evento ha senso solo in<br />

relazione al ruolo che assume in ambito<br />

universale e compito del filosofo, o, più<br />

precisamente, dello storico della filosofia,<br />

è di rinvenire il significato dei fatti, che sta<br />

appunto nella loro connessione con l’universale.<br />

G.M.<br />

Sulla questione del metodo<br />

Dal 12 al 15 febbraio 1996, Guido Oldrini<br />

ha tenuto una serie di lezioni sul<br />

tema: “LA DISPUTA SUL METODO NEL RINA-<br />

SCIMENTO ALLA LUCE DEL RAMISMO”, richiamando<br />

l’attenzione sulla questione del<br />

metodo in ambito rinascimentale, e<br />

mostrando come il ramismo fosse il<br />

centro nevralgico di tale questione.<br />

Secondo Guido Oldrini è possibile uscire<br />

sia dall’ottica della storiografia post-hegeliana,<br />

che generalmente liquida, in quanto<br />

non filosofico, tutto il XVI secolo, sia anche<br />

dall’ottica di Cassirer, che considera il<br />

Tardo Rinascimento europeo come un periodo<br />

privo di interesse, attraverso una più<br />

attenta analisi delle trasformazioni in corso<br />

in questo secolo e una più seria valutazione<br />

della possibilità che gli artefici della moderna<br />

rivoluzione scientifica (Bacon, Galilei,<br />

Descartes) abbiano rafforzato l’autorità<br />

della loro impresa liquidando non solo la<br />

Scolastica, ma anche la tradizione del Rinascimento<br />

umanistico in modo sommario<br />

e alquanto superficiale.<br />

Affidandosi con cautela ai criteri della storiografia<br />

marxista, Oldrini ha identificato<br />

nello scorcio del Cinquecento i prodromi di<br />

uno sviluppo dei rapporti economico-sociali<br />

in direzione capitalista, sulla base del<br />

nesso che si stabilisce fra esigenze ideologiche<br />

nuove e sviluppo di nuove “tecni-<br />

69<br />

che”, che genera un riordino del sistema del<br />

sapere in funzione della centralità dell’istanza<br />

metodologica.<br />

Da questo punto di vista, ha sottolineato<br />

Oldrini, Ramo (nome italianizzato di<br />

Pierre de La Ramée, 1515-1572) costituisce<br />

un caso limite delle istanze praticiste<br />

già presenti in Melantone e nei melantoniani<br />

come in Erasmo. La sua teoria<br />

del metodo unico, la sua preoccupazione<br />

per l’usus e l’utilitas si ponevano alla<br />

testa del passaggio da un umanesimo<br />

inteso come pratica di un individuo esemplare<br />

ad un umanesimo inteso come pratica<br />

esemplare per l’individuo, che rendesse<br />

possibile l’acquisizione di precetti<br />

e la loro messa in pratica. In Ramo troviamo<br />

una vera e propria esaltazione del<br />

fattore dell’utilizzabilità pratica, per cui<br />

il metodo diviene parte integrante della<br />

dottrina. In tal guisa, Ramo si pone a<br />

metà strada tra l’umanesimo classico e i<br />

primi sviluppi della scienza moderna.<br />

Non a caso la sua metodologia trovò<br />

largo impiego in campo storiografico e<br />

giuridico, anche se non si può parlare di<br />

una storiografia ramista o di un diritto<br />

ramista, ma piuttosto di una “congiuntura<br />

ramista”, ovvero di un’incidenza del<br />

ramismo, riconducibile più a mediazioni<br />

culturali che operano trasversalmente nel<br />

Tardo Rinascimento che non direttamente<br />

ad un contributo personale di Ramo.<br />

Dopo il 1560, ha osservato Oldrini, l’emergere<br />

di una più matura esigenza metodica<br />

rafforza l’esigenza di scientificità, per cui<br />

si procede verso un graduale abbandono<br />

della storia retoricizzata in vista di una<br />

verità che non risulti schiacciata sotto il<br />

peso delle convenzioni e delle convinzioni<br />

morali, mentre nel campo del diritto viene<br />

man mano abbandonato il culto della romanità<br />

e si afferma l’esigenza di un diritto<br />

rivolto e diretto al presente. In tutto questo<br />

l’apporto specifico del ramismo va rintracciato<br />

nella “occorrenza” dei tratti peculiari<br />

della dottrina di Ramo: “usus”, brevità,<br />

chiarezza, “utilitas” sono le parole chiave<br />

di una dottrina che contribuisce a preparare<br />

un nuovo clima culturale. In Francia è con<br />

J. Bodin che giunge al culmine quel nesso<br />

tra metodo e finalità scientifica derivato<br />

appunto da Ramo. In Inghilterra il ramismo<br />

recluta i suoi adepti, in particolare fra i<br />

progressisti puritani di Cambridge e in parte<br />

di Oxford, svolgendo qui una funzione di<br />

rottura nei confronti di tutte le procedure<br />

dogmatiche di derivazione scolastica. Del<br />

resto la finalità pratica aveva rappresentato<br />

la maggiore aspirazione di Ramo e gli era<br />

valsa la qualifica di “usuraio”. Alla fine,<br />

tutto quanto nell’Inghilterra elisabettiana è<br />

in gestazione a livello economico-sociale<br />

trova nel ramismo un adeguato riconoscimento<br />

culturale. C.T.


In occasione del cinquantesimo anniversario<br />

della pubblicazione della<br />

Dialettica dell’illuminismo di Max<br />

Horkheimer e Theodor Adorno, la<br />

rivista Nuova Corrente e il Goethe<br />

Institut di Genova, in collaborazione<br />

con l’Istituto Italiano per gli <strong>Studi</strong><br />

<strong>Filosofici</strong> e il Dipartimento di filosofia<br />

dell’Università degli <strong>Studi</strong> di Genova,<br />

presentano il convegno internazionale:<br />

Per una rilettura di Theodor<br />

Adorno. Mito, mimesis e critica<br />

della cultura, il 4 e 5 aprile<br />

1997, a Genova presso l’Auditorium<br />

Eugenio Montale (Largo Siri). Interventi<br />

di: A. Wellmer, “La promessa<br />

di felicità e perché deve essere infranta”;<br />

A. Benjamin, “Adorno e il problema<br />

del razzismo contemporaneo”;<br />

S. Petrucciani, “La Dialettica dell’illuminismo:<br />

considerazioni a partire<br />

dalla ricezione italiana”; C. Wulf, “Il<br />

ritorno della mimesis”; C.Gentili,<br />

“L’«assurdo» canto delle sirene. Mito,<br />

mimesis e disincanto del mondo in<br />

Adorno”; R. Genovese, “Mimesis e<br />

autoconservazione nella Dialettica<br />

dell’illuminismo”; F. Desideri, “Mimesis<br />

e techne nella Teoria estetica di<br />

Adorno”; J.Früchtl, “Sul carattere<br />

postaffermativo della cultura”; R.<br />

Wiggershaus, “Arte e trauma. L’estetica<br />

di Adorno e il secolo dell’estremo”;<br />

D. Roberts, “Arte e mito: Adorno<br />

e Heidegger”; F. Jarauta, “Adorno<br />

e la linea d’ombra della modernità.<br />

Figure e crisi di una mitologia”; R.<br />

Bodei, “Le ombre della ragione.<br />

L’emancipazione come mito”. Gli atti<br />

del convegno verranno pubblicati sul<br />

numero 119-120 di Nuova Corrente,<br />

a cura di A. Borsari e S. Mele.<br />

•<br />

Informazioni: Goethe Institut -<br />

v. Peschiera, 35 16122 - Genova, tel.<br />

010 - 8398768<br />

fax 010 - 8398810<br />

Da febbraio a luglio 1997, all’Istituto<br />

Universitario Suor Orsola Benincasa<br />

di Napoli, si tiene un corso di perfezionamento<br />

in filosofia del diritto su:<br />

Esperienza giuridica: Scienza, storia,<br />

filosofia, diviso in tre sezioni:<br />

“La domanda della scienza del diritto<br />

alla filosofia”; “La domanda della<br />

storia del diritto alla filosofia”; “Crisi<br />

della razionalità moderna e filosofia<br />

del diritto”.<br />

•<br />

Informazioni: Istituto Universi-<br />

tario Suor Orsola Benincasa, corso<br />

Vittorio Emanuele 292, tel. 081<br />

400070-412908<br />

In occasione della pubblicazione<br />

dei volumi La natura tra Oriente e<br />

Occidente (Luni, Milano 1996) e<br />

La polifonia estetica. Specificità e<br />

raccordi (Guerini e Associati, Milano<br />

1997) all’ISU (Istituto Universitario<br />

per il diritto allo studio<br />

dell’Università Statale di Milano)<br />

si è svolto un incontro su La polifonia<br />

estetica, nuove voci italiane,<br />

con P. D’Angelo, E. Franzini,<br />

G. Marchianò, F. Piselli, G.<br />

Scaramuzza, R. Troncon, M. Venturi<br />

Ferraioli, S. Zecchi.<br />

•<br />

CALENDARIO<br />

CALENDARIO<br />

Informazioni: ISU dell’Università<br />

Statale di Milano, corso di<br />

Porta Romana 19; Milano, tel. 02<br />

804545<br />

L’edizione 1997 del ciclo di incontri<br />

“Cosa fanno oggi i filosofi”, a cura del<br />

Centro Culturale Polivalente del Comune<br />

di Cattolica e dell’Istituto Italiano<br />

per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong>, ha come<br />

titolo Morbus sine materia, le malattie<br />

dell’anima. Intervengono: venerdì<br />

7 marzo, M. Vegetti: “Le metamorfosi<br />

della malattia dell’anima: da<br />

Platone a Galeno”; venerdì 14 marzo,<br />

B. Callieri: “La questione psicosomatica”;<br />

venerdì 21 marzo, E. Borgna:<br />

“La significazione psicopatologica e<br />

umana della malinconia”; venerdì 4<br />

aprile, E. Soresi: “Il cervello anarchico”;<br />

venerdì 11 aprile, G. Cosmacini:<br />

“Il sapere della cura: corpo, mente,<br />

ambiente, società”; venerdì 18 aprile,<br />

G. Zucchini: “Tra patologia, normalità<br />

e salute: le sofferenze della mente”;<br />

giovedì 24 aprile, R. Cocchi: “Lo stress<br />

come crocevia tra mente e corpo”;<br />

venerdì 9 maggio, U. Galimberti: “La<br />

materia dell’anima”.<br />

•<br />

a cura di Luisa Santonocito<br />

Informazioni: Centro Culturale<br />

Polivalente, Comune di Cattolica, piazza<br />

della Repubblica 31, 47033, tel.<br />

0541 967802, fax 967803<br />

Si è aperto con una tavola rotonda<br />

sulla filosofia di Robert Nozick a cui<br />

hanno partecipato lo stesso Nozick,<br />

S. Maffettone, S. Veca e A. Pizzorno,<br />

martedì 4 febbraio 1997 all’istituto<br />

Universitario Suor Orsola Benincasa<br />

di Napoli, il corso di perfezionamento<br />

in discipline storico-filosofiche<br />

su Filosofia civile e sociale.<br />

Questo il programma da febbraio<br />

a giugno 1997: 5-7/11-14 febbraio,<br />

R. Nozick: “Oggettività delle<br />

scienze sociali”; 5-6 febbraio, S.<br />

Veca: “Incertezza e teoria politica”;<br />

7/11-12 febbraio, S. Maffettone:<br />

“Che cos’è la filosofia sociale?”; 24-<br />

25 febbraio, L. Pellicani: “Modelli<br />

delle scienze sociali”; 3-7 marzo, A.<br />

Negri: “Filosofia e politica nella tradizione<br />

del pensiero meridionale”;<br />

14 marzo, A. Ferrara: “L’approccio<br />

deliberativo e il dibattito tra Rawls e<br />

Habermas”; 24-25 marzo, S. Petrucciani:<br />

“Marxismo e teorie politiche”;<br />

Il calendario aggiornato<br />

è on-line<br />

all’indirizzo<br />

http://www.infophil.it<br />

e-mail inphil@inphil.com<br />

70<br />

3-4 aprile, R. Prodomo: “Identità personale<br />

e statuto etico dell’embrione<br />

umano”; 9 aprile, E. Granaglia: “Filosofia<br />

politica e politiche sociali”; 10 e<br />

11 aprile, T. Magri: “La struttura dell’azione<br />

morale”; 17 aprile, A. Honneth:<br />

“Riconoscimento e moralità”;<br />

18 aprile, E. Galeotti: “Il problema del<br />

pluralismo”; 22, 23 aprile, L. Sacconi:<br />

“Teoria dei giochi e filosofia politica”;<br />

28-30 aprile, A. Savignano: “Bioetica<br />

delle virtù: la prospettiva di A. Mac<br />

Intyre”; 5 maggio, V. Zanone: “I liberali<br />

italiani dall’Unità a oggi”; 6 maggio,<br />

P. Bonetti: “Elitismo e liberalismo”;<br />

C. Ocone, “Il liberalismo metapolitico<br />

di Croce”; 7 maggio, G. Pagano:<br />

“Il liberalismo tra stato e mercato:<br />

la polemica tra Croce ed Einaudi”; 8<br />

maggio, E. Marzo: “Il liberalismo ‘rivoluzionario’<br />

di Piero Gobetti”; 8 maggio,<br />

N. Urbinati: “Il socialismo liberale<br />

di Carlo Rosselli”; 9 maggio, C.<br />

Ocone: “Il meridionalismo liberale”;<br />

9 maggio, P. Bonetti: “Il liberalismo<br />

nel secondo dopoguerra”; 12-13 maggio,<br />

R. Bodei: “Privazioni di libertà.<br />

Sulla preistoria del rapporto servo/<br />

padrone”; 12 e 13 maggio, A. Besussi:<br />

“Giustizia e comunità”; 12 e 13 maggio,<br />

G. Fiaschi: “Dall’autonomia alla<br />

comunicazione. Per un’ermeneutica<br />

filosofica della differenza”; 14-15 maggio,<br />

P. Martelli: “Aspetti descrittivi e<br />

normativi della teoria delle elezioni”;<br />

16 maggio, C. Amadio: “Riconoscimento<br />

e politica”; 20-21 maggio, E.<br />

Lecaldano: “Modelli di analisi filosofica<br />

dell’oggettività in etica”; 22-23<br />

maggio, R. Cubeddu: “La scuola austriaca:<br />

Menger, Mises, Hayek, Rothbard”;<br />

29-30 maggio, G. Marini: “Diritto<br />

internazionale e storia del mondo<br />

nel sistema hegeliano dello Spirito Oggettivo”;<br />

5 giugno 1997, Richard Rorty:<br />

“Giustizia come lealtà più ampia”.<br />

•<br />

Informazioni: Istituto Universita-<br />

rio Suor Orsola Benincasa, via Suor<br />

Orsola 10, 80135 Napoli, tel. 081<br />

400070- 412641<br />

Fino a che punto il senso comune è<br />

impermeabile alle concettualizzazioni<br />

scientifiche? Le sette lezioni da<br />

febbraio a marzo 1997, alla casa Zoiosa<br />

di Milano, su Le rivoluzioni<br />

copernicane incompiute analizzeranno<br />

e approfondiranno il contributo<br />

delle scienze moderne e contemporanee<br />

al formarsi di una visione<br />

del mondo nell’ambito della fisica,<br />

della biologia, della neurologia e<br />

della matematica, le ragioni dello<br />

scarto tra le acquisizioni scientifiche<br />

e le conoscenze che sono alla base<br />

del senso comune. Relatori: E. Bellone<br />

(lunedì 10 febbraio 1997, ore<br />

20,45); G. Corbellini (17 febbraio);<br />

U. Bottazzini (24 febbraio); P. Bozzi<br />

(3 marzo); A. Piazza (10 marzo); A.<br />

Sparzani (17 marzo); C. Mangione<br />

(24 marzo).<br />

•<br />

Informazioni: La Casa Zoiosa,<br />

Corso di Porta Nuova 34, Milano,<br />

tel. 02 6551813, fax 6551448<br />

A quale paradigma si ispirerà lo Stato<br />

del 2000? È la domanda del VI<br />

convegno di studio della Facoltà di<br />

Filosofia del Pontificio Ateneo della<br />

Santa Croce, il 27 e 28 febbraio 1997,<br />

su Politica ed Etica nella società<br />

del 2000/ Politics and Ethics in<br />

the Society of the Third Millennium.<br />

Partecipano: P.P. Donati, “Crisi<br />

dello stato sociale: prospettive per<br />

la configurazione della ‘nuova’ società”;<br />

A. Da Re, “Il bene e il giusto:<br />

una panoramica delle attuali proposte<br />

etico-politiche”; H. Hude, “Ci sarà<br />

un fine comune della ‘nuova’ società?”;<br />

R. George, “Il pluralismo morale,<br />

la ragione pubblica e la legge naturale”;<br />

G. Chalmeta, “La società multiculturale”;<br />

R. J. Neuhaus, “Chiesa e<br />

Stato nella ‘nuova’ società”.<br />

•<br />

Informazioni: Rev. Prof. Robert<br />

A. Gahl, Pontificio Ateneo della<br />

Santa Croce, Piazza di Sant’Apolinnare<br />

49, I-00186 Roma, tel.06<br />

681641, fax 06 68164400, e-mail:<br />

gahl@mvasc.asc.urbe.it; http:<br />

www.asc.urbe.it/fil<br />

Dialettica e razionalità alla file del<br />

XX secolo è il tema del simposio<br />

internazionale che si tiene dal 14 al 16<br />

marzo 1997, alla Certosa di Pontignano<br />

di Siena, a cura del Dipartimento di<br />

Filosofia e Scienze Sociali dell’Università<br />

di Siena e dell’ Istituto Italiano<br />

per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong>. Tra gli interventi:<br />

H. Heinz Holz, “Dialektische<br />

Rationalität”; M. Buhr, “Vernunft<br />

Rationalität Geschichte”; A. Gedö,<br />

“Umstrittene Rationalität: philosophische<br />

Bruchstellen der gegenwänigen-<br />

Rationalitätsdebatte”; D. Losurdo,<br />

“Che cos’è la dialettica? Scorribande<br />

di uno storico”; G. Prestipino, “La<br />

dialettica reale: limiti e pretese”; F.<br />

Valentini, “La virtù, il corso del mondo,<br />

la razionalità”; S. Tagliagambre,<br />

“Dalla dialettica della rappresentazione<br />

a quella della interazione”; A. Mazzone,<br />

“Libertà e tempo”; S. Garroni,<br />

“Temi dialettici in Wittgenstein”; W.<br />

Dietrich Gudopp Von Behm, “Zum<br />

Begriff der Epoche”; E. Brissa, “Noterelle<br />

gramsciane: traducibilità e unità<br />

della cultura”; N. De Domenico, “Dialettiche,<br />

buon senso, finalità”; G. Varnier,<br />

“Aspetti metodologici e aspetti<br />

epistemologici nella Logica hegeliana”;<br />

F. Gonnelli, “Il progresso in Kant:<br />

una tesi di filosofia della storia?”; M.<br />

Capozzi, “La dialettica... non è una


dottrina della probabilità”; F. Vidoni,<br />

“Dialettica e pensiero scientifico: discussioni<br />

recenti”. Sono previsti inoltre<br />

contributi di: F. Minazzi, A. Zanardi,<br />

A. Tosel, B. McGuinnes, J. Zeleny.<br />

•<br />

Informazioni: prof. Alessandro<br />

Mazzone, Dipartimento di filosofia e<br />

scienze sociali, Università di Siena,<br />

tel. 0577 298566<br />

Nel corso del seminario sui rapporti<br />

tra filosofia e poesia, organizzato dall’università<br />

degli <strong>Studi</strong> di Verona, venerdì<br />

14 marzo 1997 si tiene un incontro<br />

sul tema: Il superamento del<br />

tragico. Forme del pensiero nella<br />

poesia contemporanea femminile.<br />

Ida Travi, Chiara Zamboni, Cristina<br />

Fischer introdurranno i testi delle<br />

poetesse Marosia Castaldi, Vivian Lamarque,<br />

Giulia Niccolai.<br />

•<br />

Informazioni: Ida Travi, Univer-<br />

sità degli <strong>Studi</strong> di Verona, tel./fax 045<br />

8005976<br />

Dal 24 al 27 marzo 1997, all’Istituto di<br />

Filosofia e Scienze dell’Uomo dell’Università<br />

di Palermo, si tiene il convegno<br />

internazionale From Seman-<br />

Presso il Dipartimento di Filosofia<br />

dell’Università degli <strong>Studi</strong> Roma<br />

Tre, Reinhard Brand ha tenuto un ciclo<br />

di seminari su L’«Antropologia Pragmatica»<br />

di Kant con il seguente programma:<br />

venerdì 10 gennaio 1997,”Introduzione<br />

alle questioni fondamentali<br />

dell’antropologia”; lunedì 13<br />

gennaio, “Il tema della follia”; venerdì<br />

24 gennaio, “Kant e la concezione<br />

antropologica di Pietro Verri”;<br />

lunedì 27 gennaio,”La destinazione<br />

dell’uomo”.<br />

•<br />

Informazioni: Elio Matassi, Di-<br />

partimento di Filosofia, via Magenta<br />

5, tel. 06 491629-491629<br />

Filosofia della morte come filosofia<br />

della vita, Etica e responsabilità<br />

nella società contemporanea:<br />

questi i temi affrontati nel corso<br />

del convegno Emmanuel Levinas:<br />

per un’etica della memoria al<br />

centro culturale Primo Levi Genova,<br />

il 12 gennaio 1997, a cura dei<br />

dipartimenti di filosofia delle Università<br />

di Genova e Roma (la Sapienza).<br />

Interventi di L. Malusa, F.<br />

P. Ciglia, B. Carucci, F. Camera,<br />

R. Di Castro, P. Vinci, A. Luzzatto,<br />

A. Balletto, F. Baroncelli, F.<br />

Becchino, G. Momigliano.<br />

•<br />

Informazioni: Dipartimento di<br />

Filosofia, Università di Genova,<br />

via Balbi 4, Genova, tel. 010<br />

2099781<br />

Sabato 18 gennaio 1997, presso il<br />

convento Saint-Jacques di Parigi,<br />

si è tenuto un incontro su La socio-<br />

tic to Pragmatics: Problems and<br />

Theories of Reference, organizzato<br />

in collaborazione con il Consiglio<br />

Nazionale delle Ricerche, il Centro<br />

Interdipartimentale di Tecnologia della<br />

Conoscenza e la Società di Filosofia<br />

Analitica. Intervengono: A. Bonomi,<br />

“Contexts of Reference”; M. Di Francesco,<br />

“(Self-) Reference and Personal<br />

Identity”; K. Mulligan, “How Perception<br />

Fixes Reference”; M. La Matina,<br />

“Reference from Language to<br />

languages”; M. Santambrogio, “Puzzling<br />

Beliefs”; P. Casalegno, “How to<br />

Misunderstand Kripke’s Puzzle”; P.<br />

Hoewich, “Reference from a Deflationary<br />

Perspective”; G. Rigamonti, “On<br />

Quinean Semantic Indeterminacy”; F.<br />

Lo Piparo, “Wittgenstein and the Biological<br />

Syntax of Reference”; E. Corazza,<br />

“Psychologis, Socialism and<br />

Russell’s Principle”; H. Wettstein, “Direct<br />

Reference and the Later Wittgenstein”;<br />

S. Schiffer, “Reference and Propositional<br />

Attitudes”; E. Napoli, “Reports”;<br />

J. Almog, “I met (seek) a man”;<br />

A. Voltolini, “Cognitively Contentless<br />

Significance as Semantic Content”;<br />

J. Berg, “In Defense of Direct<br />

Belief”; P. Leonardi, “Direct Thoughts”;<br />

J. Dokic, “Some Reflections on<br />

the Notion of an Unarticulated Constituent”;<br />

F. Costa, “The Trouble with<br />

biologie en toute «liberté», a<br />

cura del centro di studi di Saulchoir<br />

in collaborazione con il<br />

‘Groupe de recherches en sciences<br />

et théologies Albert le Grand’.<br />

•<br />

Informazioni: Le centre d’étu-<br />

des du Saulchoir, 43 bis rue de la<br />

Glacière 75013 Parigi, tel. 0144<br />

087197, fax 0143 310756<br />

Per il seminario di Filosofia della<br />

Politica su I termini della politica,<br />

organizzato dall’Istituto Italiano<br />

per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong> e dal<br />

Collegio Siciliano di Filosofia Sociale,<br />

sabato 18 gennaio 1997, presso<br />

il Salone Chiesa SS. Salvatore<br />

di Siracusa, si è svolto un incontro<br />

sul tema “Politica e Verità”, con R.<br />

Esposito, P. Barcellona, S. Amato.<br />

•<br />

Informazioni: Collegio Sicilia-<br />

no di Filosofia, prof. Elio Cappuccio,<br />

tel. 0931 66544<br />

Su Integrazione delle società<br />

complesse e rinnovamento del<br />

liberalismo il Dipartimento di Sociologia<br />

dell’Università di Roma<br />

La Sapienza, il Seminario di teoria<br />

critica e la Fondazione Lelio e Lisli<br />

Basso hanno promosso un convegno<br />

a Roma venerdì 24 e sabato<br />

25 gennaio alla Fondazione Basso<br />

a cui hanno partecipato G. Marramao:<br />

“Democrazia deliberativa e<br />

forme del potere”; F. Crespi: “Integrazione<br />

senza ‘consenso’ e liberalismo<br />

senza ‘individuo’”; S. Maffettone:<br />

“Pluralismo culturale e liberalismo<br />

filosofico”; S. Veca: “In-<br />

CALENDARIO<br />

71<br />

Representations”; giovedì 27 marzo:<br />

T. Yagisawa, “Naming and its Place in<br />

Reference”; F. Orilia, “Kripke’s Puzzle<br />

and the Quasi-Nominalistic Theory<br />

of Proper Names”; F. Recanati,<br />

“Topics and Truth-Conditions”; A.<br />

Newen, “The logic of indexical thoughts”.<br />

•<br />

RETROSPETTIVA<br />

Informazioni: Alberto Voltolini,<br />

Istituto di Filosofia e Scienze dell’Uomo,<br />

Università di Palermo, tel. 091<br />

6956501<br />

A Milano, il 3 e 4 aprile 1997, presso<br />

la Facoltà di Scienze Politiche (via del<br />

Conservatorio 7) si tiene un convegno<br />

di <strong>Studi</strong>o su Etica Laica e Valori,<br />

organizzato dalla Consulta di Bioetica<br />

e dall’Istituto Italiano per gli <strong>Studi</strong><br />

<strong>Filosofici</strong>. Partecipano: C.A. Viano,<br />

“Che cos’è l’etica laica?”; C. Flamigni<br />

e E. Lecadano, “L’etica laica e il problema<br />

della vita”; C.A. Defanti e D.<br />

Neri, “L’etica laica e il problema della<br />

morte”; G. Berlinguer e J. Harris,<br />

“L’etica laica, la salute e la malattia”;<br />

S. Veca e A. Bagnasco, “L’etica laica,<br />

la libertà e la solidarietà”; P. Rescigno<br />

e S. Rodotà, “La concezione<br />

laica della società e il diritto”; Pietro<br />

Rossi e A. Gambino, “L’etica laica in<br />

certezza, società aperta e integrazione”;<br />

L. Sciolla: “Lealtà particolari<br />

e società aperta”; S. Rodotà:<br />

“Certezza del diritto e società complesse”;<br />

A. Dal Lago: “Il multiculturalismo<br />

non esiste”; M. Bovero:<br />

“Habermas versus Rawls: Ma che<br />

c’entra il liberalismo?”; M. Reale:<br />

“Riflessioni sulla democrazia a<br />

partire da ‘Fatti e norme’”.<br />

•<br />

Informazioni: Fondazione Bas-<br />

so, via della Dogana Vecchia 5,<br />

Roma, tel. 06 68307516<br />

Individual Community è stato il<br />

tema del seminario dalla “School of<br />

Advanced Study Philosophy”, all’Università<br />

di Londra, venerdì 24<br />

gennaio 1997: K. Graham e S. Meckled-Garcia,<br />

“The Moral Status of Collectiveentities”;<br />

D. Archard e A. Chitty,<br />

“The Nationas Community”; M.<br />

Gilbert e J. Wolff, “Reconsidering<br />

the ‘actual contract’ theory of Political<br />

Obligation”.<br />

•<br />

Informazioni: Society for Ap-<br />

plied Philosophy, Philosophy Now<br />

stlg 4.50 Philosophy Programme<br />

Members & Staff and Students of<br />

Philosophy, Departments of Universities<br />

of London, Leeds, Oxford,<br />

York; philprog@sas.ac.uk or<br />

(0171) 636 8000 ext 5105<br />

L’innovazione del sistema universitario.<br />

Verso la riforma del<br />

percorso degli studi è stato l’argomento<br />

della lezione di apertura<br />

del sottosegretario di Stato con<br />

delega per l’Università, Luciano<br />

una società multi-culturale”.<br />

• Informazioni: Segreteria scientifica:<br />

Maurizio Mori, tel./fax 0372<br />

25303; Segreteria Organizzativa: Consulta<br />

di Bioetica, via Cosimo del Fante<br />

13, tel. 02 58300423<br />

Sulla Philosophy for Children si tiene<br />

una conferenza internazionale al<br />

King’s College di Londra, il 14 e 15<br />

aprile 1997, con: D. Camhy, “The<br />

Role of Philosophy ina Pluralist Society”;<br />

P. Costello, “A Reply to its<br />

Critics”; G. Fairbairn, “Philosophy<br />

with Children: A True experience or a<br />

Flight of Fancy?”; A. Fisher, “Critical<br />

Thinking: The Fourth ‘R’”; H.L. Freese,<br />

“Imagination and Reflection: Philosophical<br />

Thought Experiments in<br />

the Context of Doing Philosophy with<br />

Children”; C. McCall, “A Suitable Job<br />

for a Philosopher?”; K. Murris, “What<br />

Are Suitable for Philosophical Enquiry<br />

with Children?”.<br />

•<br />

Informazioni: Dr A.J.Dale, King’s<br />

College,Phone: 0171 8732585,<br />

email:a.dale@kcl.ac.ukhttp://<br />

www.kcl.ac.uk/kis/schools/hums/philosophy/Centre.html<br />

Guerzoni, il 18 gennaio 1997, presso<br />

il teatro della Fondazione San<br />

Carlo di Modena, al secondo Anno<br />

Accademico della Scuola Internazionale<br />

di Alti <strong>Studi</strong> Scienze della<br />

Cultura.<br />

Le lezioni previste fino ad aprile<br />

1997 sono: 27 -30 gennaio 1997,<br />

Steven Lukes (Siena): “Giustizia e<br />

riconoscimento. Contenuto e confini<br />

del concetto di giustizia sociale”;<br />

17-21 febbraio , C. Wulf (Freie-Universitat<br />

di Berlino): “Aisthesis<br />

-Mimesis-Alterité”; 19-25 marzo,<br />

W. Schluchter (Heidelberg):<br />

“Autonomy and Solidarity. Universalism<br />

and Contextualism”; 14-<br />

18 aprile, L. Ritter Santini (Università<br />

di Munster): “Iconologia<br />

letteraria”; 21-25 aprile, G. Filoramo<br />

(Torino): “Sulle tracce del sacro”;<br />

26-30 maggio, A. Palmonari<br />

(Bologna): “Identità. Dimensione<br />

temporale e relazione del sé”.<br />

•<br />

Informazioni: Fondazione Col-<br />

legio San Carlo, Scuola Internazionale<br />

di Alti <strong>Studi</strong> Scienze della<br />

Cultura, via San Carlo 5, 41100<br />

Modena, tel 059 222315<br />

Il dipartimento di Filosofia dell’Università<br />

di Keele organizza<br />

un ciclo di incontri seminariali a<br />

cui partecipano: il 29 gennaio 1997,<br />

H. Lafollette: “Ethical Theory and<br />

Practice, Together Again”; mercoledì<br />

5 febbraio, S. Houlgate; mercoledì<br />

19 febbraio, K. Hutchings:<br />

“Argument and Obedience: The<br />

Janus face of Legality in Kant and<br />

Habermas”; mercoledì 26 febbraio,<br />

E. Garrard: “On the Concept of


Evil”; mercoledì 5 marzo, A. Gallois:<br />

“Rationality and Externalism<br />

about Meaning”; mercoledì 12<br />

marzo, J. Tate: “A Sexual Paradigm”;<br />

mercoledì 19 marzo, P. Simons:<br />

“Whitehead and the Architecture<br />

of Being”; mercoledì 30<br />

aprile, R. Norman: “Equality and<br />

Priority”; mercoledì 7 maggio, G.<br />

Micheli; mercoledì 14 maggio, A.<br />

Hamilton: “Intention as a Mode of<br />

Self-consciousness”.<br />

•<br />

Informazioni: Dr. Joise D’Oro,<br />

Dep. of Philosophy, University of<br />

Keele, tel. 01782 584085/583304;<br />

e-mail: pia13@cc.Keele.ac.uk<br />

Il linguaggio come oggetto culturale<br />

è il tema delle tre Lezioni<br />

Italiane promosse dalla Fondazione<br />

Sigma Tau di Roma e tenute<br />

quest’anno da Noam Chomsky, lunedì<br />

27, martedì 28 e mercoledì 29<br />

gennaio 1997, al Dipartimento di<br />

Scienze Cognitive dell’Istituto<br />

Scientifico San Raffaele, coordinate<br />

dal direttore del dipartimento<br />

Massimo Piattelli-Palmarini.<br />

•<br />

Informazioni: Dipartimento<br />

Scienze Cognitive, Istituto Scientifico<br />

San Raffaele, via Olgettina,<br />

Milano, tel. 02 26434784, fax<br />

26434892<br />

I primi due seminari della serie<br />

The Perpetual Aristotle- quattro<br />

seminari on-line sulla logica aristotelica<br />

- sponsorizzati dalla Aldine<br />

Press, prendono il via su Internet<br />

mercoledì 27 gennaio 1997<br />

con gli Analitici Primi (J. South) e<br />

Analitici secondi (S. Carson).<br />

• Informazioni: Gerald Harnett,<br />

harnett@aldinepress.com<br />

Le opere complete di Giordano<br />

Bruno, pubblicate da Les Belles<br />

Lettres - edizione critica integrale<br />

dei testi italiani e latini con traduzione<br />

francese a fronte - con il<br />

patrocinio dell’Istituto Italiano per<br />

gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong>, sono state presentate<br />

mercoledì 29 gennaio 1997<br />

a Bruxelles, presso la sede del Parlamento<br />

Europeo (Salle 7 C 50, 97-<br />

113 Rue Belliard). Hanno partecipato<br />

Luciana Castellina (Presidente<br />

della Commissione Cultura), Ilya<br />

Prigogine (Premio Nobel per la<br />

chimica, Université Libre de Bruxelles),<br />

Enrique Baron Crespo (Deputato<br />

del Parlamento Europeo),<br />

Biagio De Giovanni (Istituto Universitario<br />

Orientale di Napoli, Deputato<br />

del Parlamento Europeo),<br />

Gerardo Marotta (Presidente dell’Istituto<br />

Italiano per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong>),<br />

Giovanni Pugliese Carratelli<br />

(Accademia dei Lincei), Giovanni<br />

Aquilecchia e Rita Sturlese<br />

(curatori dell’edizione critica),<br />

Yves Hersant et Nuccio Ordine (Direttore<br />

della collana), Miguel Angel<br />

Granada (Vice Presidente del<br />

Centro Internazionale di <strong>Studi</strong> Bru-<br />

niani), Alain Segonds (Direttore<br />

Generale della Casa Editrice Les<br />

Belles Lettres).<br />

•<br />

Informazioni: Istituto Italiano<br />

per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong>, Via Monte<br />

di Dio 14, Napoli, tel. 081 7641393;<br />

rivista «Informazione Filosofica»,<br />

viale Monte Nero 68, Milano, tel<br />

02 55190714<br />

A Roma, il 30 e 31 gennaio 1997,<br />

all’Auditorium del Goethe-Institut,<br />

si è svolto un convegno internazionale<br />

su Il pensiero di Karl Löwith<br />

nel centenario della nascita, a<br />

cura dell’Istituto Italiano per gli<br />

<strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong>, del Goethe Institut<br />

di Roma, dell’Università di<br />

Roma Tre e del Dipartimento di<br />

Filosofia dell’Università di Torino.<br />

Suddiviso in due sessioni - “Le<br />

tappe della biografia intellettuale”e<br />

“Motivi del pensiero di Lowith” -<br />

sono intervenuti: E. Donaggio,<br />

“Una sobria inquetudine. Karl<br />

Lowith 1917-1928”; K. Stichweh,<br />

“Radicalità rovesciata: la svolta<br />

verso la ‘Gelassenheit’”; W. Schwentker:<br />

“L’esilio giapponese. 1936-41";<br />

J. A. Barash, “Meaning in History: il<br />

significato politico della secolarizzazione<br />

secondo Löwith”; H. Braun,”Il<br />

ritorno in Germania e gli anni heidelberghesi”;<br />

con interventi di F. Bianco,<br />

“Fedeltà nella distanza. Il confronto di<br />

Löwith con Heidegger”; D. Henrich,<br />

“Conoscenza, scetticismo e rapporto<br />

con la natura”; T. Baumeister,”Il pensiero<br />

di Löwith tra ‘nichilimo’ e superamento<br />

del ‘nichilismo’”; H.<br />

Schnädelbach, “La critica dello storicismo”;<br />

G. Marramao, “Tempo ciclico<br />

e tempo storico”; M. Riedel, “La<br />

doppia prospettiva dell’esilio. Germania<br />

ed Europa nel pensiero storico<br />

di Löwith”.<br />

•<br />

Informazioni: Goethe Institut di<br />

Roma, via Savoia 15, tel. 06<br />

844005-1, fax 8411628, internet:<br />

htt p:/ /www.goethe.de/i t/rom,<br />

email: mc1849@mclink.it<br />

La sezione lombarda della Società<br />

Filosofica Italiana organizza, all’Università<br />

Statale di Milano (Aula Crociera<br />

Alta) una serie di incontri su:<br />

Filosofia e contemporaneità nel<br />

dibattito tra le due guerre, nel<br />

corso del quale vengono analizzate<br />

alcune opere filosofiche significative<br />

del rapporto tra filosofia, storia e scienza:<br />

giovedì 20 febbraio 1997, La crisi<br />

delle scienze europee e la filosofia<br />

trascendentale di E. Husserl, relatori<br />

V. Melchiorre e R. Panaro; 20<br />

marzo, Tractatus logico-philosophicus<br />

di L. Wittgenstein, relatori M. Di<br />

Francesco e P. Negri; 15 aprile: La<br />

storia come pensiero e come azione<br />

di B. Croce, relatori G.Lanaro e L.<br />

Pozzi D’Amico. Il corso si chiuderà il<br />

22 maggio con una tavola rotonda su<br />

“Aristotelismo e Platonismo nel pensiero<br />

medioevale: testi, traduzioni, interpretazioni”,<br />

relatori : M. A. Del<br />

Torre, M.T. Fumagalli Beonio Bocchieri,<br />

A. Ghisalberti, P. Pirzio.<br />

CALENDARIO<br />

72<br />

•<br />

Informazioni: prof.ssa Lelia<br />

Pozzi D’Amico, Società Filosofica<br />

Italiana, Milano, tel. 02 5469020<br />

Venerdì 13 dicembre, all’Istituto<br />

Universitario Orientale di Napoli,<br />

R. Esposito, G. Moretto e F. Vercellone<br />

si sono discussi i volumi di<br />

S. Givone, Storia del nulla e F.<br />

Volpi, Il nichilismo, nell’incontro<br />

Il nichilismo, oltre.<br />

•<br />

Informazioni: Mario Agrimi,<br />

Istituto Universitario Orientale di<br />

Napoli, tel. 081 7605111<br />

Per il ciclo “Orizzonte filosofia” alla<br />

Sala Convegni ISU (corso di Porta<br />

Romana 19) di Milano, mercoledì 11<br />

e giovedì 12 dicembre 1996 si è tenuto<br />

il convegno: Filosofia in questione:<br />

perché esiste qualcosa e non il<br />

nulla?; verità o stili della conoscenza?;<br />

esiste il bene comune?; bellezza<br />

o razionalità delle cose? Sono intervenuti:<br />

G.Giorello, M. Ferraris, S.<br />

Natoli, D.Marconi, A. Pagnini, P.<br />

Parrini, E. Lecaldano, S. Veca, L.<br />

Boella, F. Papi, C. Sini, S. Givone, A.<br />

Massarenti, R. Ruschi.<br />

•<br />

Informazioni: Rivista «Informa-<br />

zione Filosofica», viale Monte Nero<br />

68, Milano, tel. 02 55190714/<br />

5519240, fax 55015245, e-mail:<br />

inphil@inphil.com<br />

In occasione della pubblicazione del<br />

volume Il desiderio di essere. L’itinerario<br />

filosofico di Pietro Prini, a cura<br />

di D. Antiseri e D.A. Conci, il 6<br />

dicembre, a Napoli, presso l’Istituto<br />

Universitario Suor Orsola Benincasa,<br />

si è tenuta una giornata di studio su<br />

L’ambiguità dell’essere, a colloquio<br />

con Pietro Prini. Hanno partecipato:<br />

F.M. De Sanctis, M. Bianca,<br />

V. Cappelletti, L. D’Alessandro, A.<br />

Masullo, V. Mathieu, G. Morra, A.<br />

Negri, M. Schiavone.<br />

•<br />

Informazioni: Istituto Univer-<br />

sitario Suor Orsola Benincasa, via<br />

Suor Orsola 10, Napoli, tel. 081<br />

406702<br />

A Palermo, il 22 e 23 novembre<br />

1996, presso l’Istituto di Filosofia<br />

e Scienze Umane della Facoltà di<br />

Scienze della Formazione dell’Università,<br />

si è tenuto il convegno di<br />

studi Il secolo deleuziano. Sono<br />

intervenuti P.A. Rovatti: “Nel mondo<br />

di Alice”; G. Agamben: “L’immanenza<br />

assoluta”; F. Montanari:<br />

“Esprimere l’immanenza”; F. Polidori:<br />

“Fuori dalla filosofia”; P.<br />

Fabbri: “Come Deleuze ci fa segno:<br />

da Hjelmslev a Peirce”; F.<br />

Berardi: “Corpo senza organi e divenire<br />

planetario”; S. Vaccaro: “Risonanze.<br />

La macchina da pensiero<br />

Foucault-Deleuze”; F. La Cecla:<br />

“Deleuze era un cannibale?”; P. Di<br />

Giovanni: “Differenza e diversità”;<br />

G. Burgio, T. Cumbo, G. Di<br />

Benedetto, M. Gebbia, S. Lucido:<br />

“Caos e democrazia. Deleuze e la<br />

politica”; F. Riccio: “La possibilità<br />

del possibile”.<br />

•<br />

Informazioni: Salvo Vaccaro,<br />

Istituto di Filosofia e Scienze dell’Uomo,<br />

piazza Ignazio Florio 24,<br />

90139 Palermo, tel. 091 6956527,<br />

fax 6956518<br />

La ricerca del carattere nella fisiognomia,<br />

Ipotesi scientifiche<br />

tra Illuminismo e Romanticismo/Die<br />

Suche nach dem Charakter<br />

in der Physiognomie:<br />

Wissenschaftliche Hypothesen<br />

zwischen Aufklarung und Romantik:<br />

questo il titolo del convegno<br />

organizzato dalla Facoltà di<br />

Lingue e Letterature Straniere dell’Università<br />

degli <strong>Studi</strong> di Bergamo,<br />

al Palazzo della Regione della<br />

città di Bergamo, dal 20 al 23 novembre<br />

1996. Relazioni di: G. Cantarutti<br />

, P. Giacomoni, J. Leerssen,<br />

R. Venuti, W. Zacharasiewicz, A.<br />

Koschorke, C. Begemann, E. Agazzi,<br />

G. Cusatelli, M. Cometa, F. Rodriguez<br />

Amaya, E. Locher, G. Mattenklott,<br />

A. Valtolina, C. Vittone,<br />

G. Fink, G. Neumann, M. Galli, T.<br />

Wirtz, C. Fischer, I. Zingner, A.<br />

Montandon, U. Persi, J. Kresalkova,<br />

G. Bohme, A. Holter, C. Schmolders.<br />

•<br />

Informazioni: Facoltà di Lin-<br />

gue e Letterature Straniere dell’Università<br />

degli <strong>Studi</strong> di Bergamo,<br />

Irma Mancini, tel. 039 35<br />

277811, fax 277810<br />

Internet e le muse è stato il titolo<br />

del convegno tenutosi all’Istituto<br />

Universitario di Lingue Moderne<br />

di Milano, il 14 e il 15 novembre<br />

1996, a cui hanno partecipato G.<br />

Landow: “Text withouth Borders<br />

on Internet”; M. Ricciardi: “Studenti,<br />

reti e comunità virtuali: protagonisti<br />

e nuovi ambienti”; M. Yoneyama:<br />

“Filosofia e Informatica”;<br />

P. Ferri: “Apocalittci o integrati:<br />

per una filosofia della rivoluzione<br />

digitale”; L. Toschi: “L’ipertesto<br />

d’autore. Verso una retorica del<br />

testo elettronico”; C. Cazale Berrad<br />

e R. Mordenti: “Libertà e responsabilità<br />

del critico/editore/ermeneuta<br />

in ambiente elettronico interattivo”;<br />

M. C. Vettraino Soulard:<br />

“Internet et ses mythes”.<br />

•<br />

Informazioni: Istituto Univer-<br />

sitario di Lingue Moderne (IULM),<br />

Milano, tel. 02 582181


SEDE DI NAPOLI<br />

Palazzo Serra di Cassano<br />

Via Monte di Dio 14<br />

10-13 marzo 1997<br />

Roberto Esposito<br />

(Istituto Universitario Orientale, Napoli)<br />

Le idee del Novecento:<br />

il totalitarismo<br />

Le interpretazioni classiche - Totalitarismo,<br />

autoritarismo, tirannide - Totalitarismo<br />

e politica - Totalitarismo e<br />

filosofia.<br />

17-21 marzo 1997<br />

Paolo Lucentini<br />

(Istituto Universitario Orientale, Napoli)<br />

La tradizione ermetica<br />

nel medioevo latino<br />

Origini e natura della tradizione ermetica<br />

- Ermete Trismegisto e i Padri della<br />

Chiesa - Ermetismo e platonismo: I’Asclepius<br />

nel secolo XII - L’ermetismo filosofico<br />

e magico-astrologico nei secoli XIII-<br />

XIV - Il Libro dei ventiquattro filosofi.<br />

24-27 marzo 1997<br />

Michael J. Petry<br />

(Università di Rotterdam)<br />

Franz Hemsterhuis e il pensiero<br />

europeo<br />

Spinoza e i suoi critici olandesi - Newton<br />

e l’Illuminismo inglese - Diderot e gli<br />

enciclopedisti francesi - Kant e i romantici<br />

tedeschi.<br />

24-27 marzo 1997<br />

Claudia Melica<br />

(Istituto Italiano per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong>)<br />

L’opera di Franz Hemsterhuis<br />

La Lettera sull’ateismo di Hemsterhuis e<br />

il dibattito sul panteismo - La biblioteca<br />

privata di Hemsterhuis, la sua conoscenza<br />

scientifica e i suoi rapporti con gli<br />

scienziati italiani - La relazione con la<br />

Gallitzin: i testi pubblicati e i manoscritti<br />

a lei indirizzati (il Gallitzin Nachlab )<br />

1-4 aprile 1997<br />

Emilio Hidalgo-Serna<br />

(Università di Braunschweig)<br />

Poesia e filosofia di Antonio<br />

Machado e Octavio Paz<br />

La poetica di A. Machlado: Juan de<br />

Mairena - A. Machado e la funzione<br />

filosofica della sua poesia - L’arco e<br />

la lira di O. Paz «La poesia è conoscenza».<br />

1-4 aprile 1997<br />

Geminello Preterossi<br />

(Istituto Italiano per gli <strong>Studi</strong><br />

<strong>Filosofici</strong>)<br />

Da Hegel a Weimar<br />

La dottrina ottocentesca dello Stato -<br />

Schmitt e il “duplice volto” di Hegel -<br />

Kelsen e il modello del “diritto statuale<br />

esterno” - Smend e Heller: teoria dell’integrazione<br />

e sovranità democratica.<br />

1-4 aprile 1997<br />

Giovanni Stelli<br />

(Istituto Italiano per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong>)<br />

Il relativismo contemporaneo<br />

e il problema del fondamento<br />

ultimo<br />

Il relativismo contemporaneo come “spi-<br />

Napoli, 19-21 giugno 1997<br />

In collaborazione con l’Hastings<br />

Center di New York, conferenza<br />

internazionale su The Goals of<br />

Medicine: new perspectives for<br />

the third millennium. Interventi:<br />

R. Baker, “History and the Goals of<br />

Medicine”; L. Nordenfelt, “Health as<br />

a Goal of Medicine”; R. Gillon, “A<br />

tentative Model for the Goals of Medicine”;<br />

J. Payne, “Methode for<br />

Thinking about the Goals of Medicine”;<br />

J. Burrows, “A Global Perspective:<br />

Burden of Future Cancer Care”;<br />

C. Defanti, “Concepts of Death and<br />

the Goals of Medicine”; K. Boyd,<br />

“Old Age: Something to look forward<br />

to?”; M. Mori, “Assisted Reproduction<br />

and the Goals of Medicine”; G.<br />

Sponhalz, The Influence of Human<br />

Genetics on the Goals of Medicine”;<br />

Q. Renzong, “The Goals of Medicine<br />

in a Multicultural Context”; A. Suwandono,<br />

“The Goals of Medicine<br />

and the Problkem of Developing<br />

Countries”; R. De Sanctis, “Medicine,<br />

Mass Media and Ethical Problems”;<br />

G. Allert, “Teaching the Physicians<br />

of Tomorrow”; M. Marigo,<br />

“Ethical Problems and Medical<br />

Education”; D. Gracia, “Goals of<br />

Medicine: From Theory to Practice”;<br />

D. Callahan, “Ends and Means<br />

in Medicine”.<br />

CALENDARIO<br />

Istituto Italiano per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong><br />

rito del tempo” e come principio della<br />

filosofia - Il relativismo contemporaneo<br />

e l’insu perabilità dei “conflitti interetnici”<br />

- Riflessione trascendentale e fondamento<br />

ultimo: I’autodissoluzione del relativismo<br />

e la “prova apagogica” - Riflessione<br />

trascendentale e ontologia; la “differenza<br />

ontologica”.<br />

7-9 aprile 1997<br />

Silvia Vegetti Finzi (Università di Pavia)<br />

Le idee del Novecento: inconscio<br />

Crisi del soggetto classico ed emergenza<br />

dell’inconscio - Paradossi della<br />

conoscenza e statuto della verità - Identità<br />

e femminilità.<br />

21-23 aprile 1997<br />

Giuseppe O. Longo<br />

(Università di Trieste)<br />

Le idee del Novecento: informatica<br />

Informazione e intelligenza artificiale -<br />

Le radici dell’informa tica - Dal calcolatore<br />

alle reti.<br />

21-23 aprile 1997<br />

Giacomo Marramao<br />

(Terza Università di Roma)<br />

Le idee del Novecento: potere<br />

Potere-dominio (M. Weber) - Poteresapere<br />

e potere-influenza (da Nietzsche a<br />

Foucault) - Potere simbolico: auctoritas<br />

e potestas.<br />

21-24 aprile 1997<br />

Adriano Tassi<br />

(Istituto Italiano per gli <strong>Studi</strong> <strong>Filosofici</strong>)<br />

Filosofia e religione nell’età<br />

dell’Aufklarung<br />

La lettura razionalistica della Scrittura e<br />

73<br />

le sue radici.- Semier L’apporto di Lessing<br />

e di Herder - L’evoluzione della<br />

dogma tica tra Sartorius e Storr - Influenze<br />

illuministiche nella prima formazione<br />

di Hegel.<br />

28 aprile - 2 maggio 1997<br />

Paul Ricoeur<br />

(Università di Parigi X - Nanterre)<br />

Pluralità delle lingue e problema<br />

della traduzione<br />

5-9 maggio 1997<br />

John E. Murdoch (Harvard University)<br />

Problems of newtonianism<br />

5-9 maggio 1997<br />

Vincenzo Vitiello<br />

(Università di Salerno)<br />

Ordine e differenza Vico<br />

e la fondazione epistemica<br />

della storia<br />

Le interpretazioni novecentesche di Vico<br />

- Philosophia et Philologia - Il principio<br />

universale del sapere: dal verum ipsum<br />

factum alla rerum ordini conformatio -<br />

L’orizzonte trascendentale della storia:<br />

Vico e Kant - Il rapporto natura-storia:<br />

Vico e Hegel.<br />

12-16 maggio 1997<br />

Marcello Sánchez Sorondo<br />

(Pontificia Università Lateranense)<br />

Per un progetto di filosofia aperta<br />

alla fede<br />

I cardini di una filosofia aperta alla<br />

fede secondo Paolo (Atti 17,22 ss) - Il<br />

fondamento dell’esistenza di Dio - La<br />

dignità primaria dell’essere umano<br />

come persona - Incontro della ragio-<br />

Venezia, 28 febbraio - 1 marzo 1997<br />

Presso l’Aula magna dell’istituto<br />

Universitario di Architettura di Venezia,<br />

dal 28 febbraio al 1 marzo<br />

1997,, si tiene il IX Convegno<br />

veneziano di cosmologia e filosofia:<br />

L’antichità del nuovo. Le<br />

radici classiche della scienza<br />

moderna. Venerdì28 febbraio: P.<br />

Bozzi, “Letture sorprendenti: osservazioni<br />

fatte ora, proposizioni<br />

scritte allora”; L. Accardi, “Il ritardo<br />

del caso”; A. Hayli, “L’eliocentrismo:<br />

un’idea antica ripresa<br />

diciotto secoli più tardi”; C. Sini,<br />

“L’eternità del principio”; sabato<br />

1 marzo: S. Corradino, “L’umanesimo<br />

scientifico della Compagnia<br />

di Gesù nel Sei e Settecento”; M.<br />

Hack, “Modelli cosmologici dall’antichità<br />

a oggi”; L. Woltjer,<br />

“L’universo in evoluzione”; L.<br />

Russo, “La rivoluzione dimenticata”;<br />

P. Budinich, “Anticipazioni<br />

dell’odierna fisica teorica nel pensiero<br />

presocratico”; P. Zellini, “Il<br />

logos matematico e le radici del<br />

pensiero algoritmico”; G. Giorello,<br />

“Pianeti ed extraterrestri in<br />

Kant”; J. Luminet, “Cosmologia e<br />

poesia”; G. Salvini, “La fisica: i<br />

grandi progressi attuali, le domande<br />

eterne”.<br />

ne con la rivelazione nel cammino<br />

della filosofia (San Tommaso, Kant,<br />

Hegel) - Circolarità e complementarietà<br />

fra ragione e rivelazione nell’approccio<br />

contemporaneo.<br />

19-22 maggio 1997<br />

Lea Ritter Santini<br />

(Università di Munster)<br />

Mito e storia<br />

Figure del mito e identificazione storica<br />

- Erudizione mitologica e invenzione<br />

letteraria - Miti di segregazione<br />

- Miti di elevazione.<br />

26-30 maggio 1997<br />

Francis Jacques<br />

(Institut Catholique de Paris)<br />

L’orde du texte<br />

Du Linguistic turn aux Textual turn<br />

en philosophie - Trois raisons pour<br />

distinguer discours et texte - Y-a-t’il<br />

des univer saux de la textualité? -<br />

Interrogativité et textualité - Pourquoi<br />

distinguer des types de textes:<br />

philosophiques, littéraires, religieux,<br />

scientifiques.<br />

SEDE DI VENEZIA<br />

Cannaregio 2593, Calle Longo<br />

tel 041 717940 fax 041 720510<br />

17-21 marzo<br />

Mario Ruggenini<br />

(Università di Venezia)<br />

Il discorso dell’altro:<br />

ermeneutiche della finitezza<br />

lunedì 17 marzo, Mondo e linguaggio.<br />

Da dove comincia il discorso dell’altro;<br />

martedì 18 marzo, L’altro e l’assenza;<br />

mercoledì 19 marzo, L’altro e<br />

l’essere; giovedì 20 marzo, L’altro e il<br />

tempo; venerdì 21 marzo, Il Dio, la<br />

morte, la contraddizione. Dove finisce<br />

il discorso dell’altro?<br />

7-11 aprile<br />

Carlo Sini (Università di Milano)<br />

L’etica e la scienza<br />

lunedì 7 aprile, Hilary Putnam e il realismo<br />

scientifico martedì 8 aprile, Le cose<br />

e le parole: dal Cratilo ad Alfred Kallir<br />

mercoledì 9 aprile, La genealogia del<br />

conoscere giovedì 10 aprile, La metafisica<br />

come analogia simbolica venerdì 11<br />

aprile, L’etica del sapere.<br />

5-9 maggio<br />

Paolo Rossi (Università di Firenze)<br />

La nascita della scienza moderna<br />

lunedì 5 maggio, Gli ostacoli; martedì<br />

6 maggio, Le cose mai viste; mercoledì<br />

7 maggio, Filosofia meccanica,<br />

chimica, magnetica; giovedì 8<br />

maggio, L’infinito; venerdì 9 maggio,<br />

Gli strumenti e le teorie.<br />

19-23 maggio<br />

Pier Aldo Rovatti (Università di Trieste)<br />

Michel Foucault e la storia<br />

della follia<br />

lunedì 19 maggio, Interno ed esterno;<br />

martedì 20 maggio, Il silenzio e le<br />

parole; mercoledì 21 maggio, “Essere<br />

giusti con Freud”; giovedì 22 maggio,<br />

Il caso Pierre Rivière; venerdì 23<br />

maggio, La follia di Foucault.


Interventi, proposte, ricerche<br />

Una tendenza in atto nell’ambito del<br />

dibattito sull’insegnamento della filosofia<br />

è quella di ricercare opportune<br />

sedi di confronto e di approfondimento<br />

che, senza prescindere dagli aspetti<br />

complessivi della disciplina, consentano<br />

ai docenti di confrontarsi sul “come”<br />

della sua comunicazione in una situazione<br />

di carattere scolare. Un esempio<br />

di questa tendenza è la recente apparizione<br />

del primo «Quaderno di filosofia<br />

e didattica della filosofia», intitolato<br />

INSEGNARE E APPRENDERE A FARE ESPERIENZE<br />

DI FILOSOFIA IN CLASSE (Giuseppe Laterza<br />

Editore, Bari 1996), promosso dalla<br />

Società Filosofica Italiana - Sezione di<br />

Bari e curato da Mario De Pasquale.<br />

Sulla stessa linea di tendenza si pone il<br />

dibattito presente sul «BOLLETTINO DELLA<br />

SOCIETÀ FILOSOFICA ITALIANA», di cui si segnala<br />

in particolare il n. 158 (maggioagosto<br />

1996), che ospita interventi di<br />

Sergio Cicatelli e Antonino Postorino.<br />

Il «Quaderno» della sezione di Bari della<br />

S.F.I., che ospita interventi di M. De Pasquale,<br />

A. Gentile, F. Maurino, R. Ruggiero e M.<br />

Trombino, è nato come una riflessione a più<br />

voci su di un’esperienza di insegnamento<br />

della filosofia secondo il cosiddetto “Programma<br />

Brocca” e vuole anzitutto rispondere<br />

all’esigenza, di molti docenti, di ovviare alla<br />

«mancata problematizzazione... del canale<br />

comunicativo-didattico da essi utilizzato»,<br />

nell’ottica di promuovere una specifica ricerca<br />

teorica ed empirica nell’insegnamento della<br />

filosofia e di favorire il confronto delle idee e<br />

delle esperienze. Si è trattato perciò di far leva<br />

su quello “stile sperimentale” che sempre più<br />

si richiede oggi a chi insegna nella scuola<br />

secondaria superiore. Del resto, come mette<br />

in luce De Pasquale, la ricerca teorica sulla<br />

didattica della filosofia non è estranea al<br />

destino medesimo della filosofia: «Nella nostra<br />

attività sperimentiamo anche un modo di<br />

essere filosofi, frequentando i luoghi di confine<br />

della filosofia, le sue frontiere, nella<br />

relazione che essa instaura con la complessità<br />

del mondo in cui viviamo e con la società<br />

civile (...). Noi docenti, nel tentativo di mediare<br />

la ricchezza della tradizione disciplinare<br />

con le nuove generazioni, ci facciamo<br />

DIDATTICA<br />

DIDATTICA<br />

a cura di Riccardo Lazzari<br />

carico del destino della filosofia nel futuro,<br />

nel tempo dell’istruzione di massa».<br />

Proprio in quanto figura di frontiera tra filosofia<br />

e società, al docente è affidata oggi una<br />

specifica responsabilità, che trova il suo ambito<br />

di attuazione in quella che si può definire<br />

la «filosofia insegnata»: non si tratta di una<br />

formula per intendere un sapere già compiuto,<br />

un insieme di conoscenze già date che<br />

vanno passivamente trasmesse agli allievi,<br />

ma di un modo di fare filosofia che si confronta<br />

col «problema del senso per l’altro delle<br />

teorie filosofiche», e che pertanto non può<br />

prescindere dal misurarsi con «le voci inespresse,<br />

le istanze, i bisogni, i timori, i linguaggi,<br />

le visioni del mondo, gli stili cognitivi<br />

ed espressivi dei giovani allievi». In una<br />

parola, si tratta dell’esperienza del «confilosofare<br />

per i giovani» con i grandi autori. A<br />

questo fine si richiede una mediazione didattica,<br />

purché essa non scada a mero tecnicismo<br />

o a espediente per rendere attraente il messaggio<br />

filosofico, ma sappia declinarsi nel senso<br />

di una esperienza di filosofia.<br />

Ciò esige da un lato il passaggio da un apprendimento<br />

in classe finora basato su una “filosofia<br />

raccontata” attraverso il manuale o la<br />

spiegazione del docente, rispetto a cui gli<br />

studenti restano uditori passivi, ad un dialogo<br />

con i grandi autori della tradizione, nella<br />

prospettiva di “confilosofare” con loro attraverso<br />

i testi; dall’altro esige che il filosofare<br />

venga appreso come «un’attività fruibile nella<br />

quotidianità dei contesti di vita da parte di<br />

tutti». Se è peraltro vero che nel “confilosofare”<br />

è coinvolta la totalità della persona del<br />

docente, un’adeguata programmazione dell’insegnamento<br />

della filosofia non può non<br />

tener conto di definire obbiettivi sia dell’area<br />

cognitiva sia dell’area affettiva. A questo fine<br />

viene offerto nel «Quaderno», a livello esemplificativo,<br />

un protocollo degli obiettivi e<br />

delle operazioni nelle varie fasi dell’attività<br />

didattica che si svolge intorno alla lettura del<br />

testo filosofico, secondo una “tassonomia a<br />

spirale” che distingue, relativamente all’incontro<br />

con il testo e con l’autore, fra una<br />

dimensione semantica, una dimensione sintattica<br />

e un giudizio personale. Vengono poi<br />

forniti esempi di unità didattiche, che hanno<br />

trovato esecuzione presso i Licei “Salvemini”,<br />

“Fermi” e “Orazio Flacco” di Bari.<br />

Un’altra riflessione condotta a più voci su<br />

questo «Quaderno» della S.F.I. di Bari ri-<br />

74<br />

guarda l’esperienza della “comunicazione<br />

secondo regole”: l’assunto di fondo è che il<br />

problema della comunicazione non si pone<br />

soltanto entro la didattica della filosofia, ma<br />

che costituisce anche la cornice più generale<br />

in cui situare lo stesso problema della didattica<br />

della filosofia come «forma circoscritta<br />

delle più ampie dimensioni della comunicazione».<br />

Viene inoltre fornita una griglia di<br />

obiettivi riguardanti la promozione di apprendimenti,<br />

teorici ed esperienziali, sulla<br />

comunicazione, e viene illustrato un percorso<br />

didattico, attraverso testi platonici, finalizzato<br />

a sviluppare un discorso sulla comunicazione.<br />

Altre riflessioni condotte sul «Quaderno»<br />

riguardano il tema della valutazione e le<br />

prospettive future inerenti alla ricerca didattica<br />

in filosofia.<br />

Sul n. 158 del «Bollettino della Società filosofica<br />

italiana» la Commissione Didattica<br />

traccia un bilancio dell’iniziativa relativa all’apertura<br />

del Bollettino agli interventi sulla<br />

didattica, e annuncia che il primo numero del<br />

’97 sarà dedicato a due temi specifici: il<br />

recupero e la valutazione, sollecitando pertanto<br />

contributi in questo senso. S. Cicatelli si<br />

sofferma su Un esempio di prova strutturata<br />

per la comprensione del ‘Discorso sul metodo’<br />

di Cartesio, la cui struttura («molto semplice»)<br />

consiste nel proporre allo studente,<br />

dopo la lettura integrale del testo, «60 domande<br />

a risposta chiusa con quattro alternative»<br />

da «somministrare» in due riprese, all’interno<br />

di un percorso didattico che dura circa un<br />

mese. Più che un semplice test, la proposta<br />

qui avanzata vuole essere quella di un «completo<br />

sussidio didattico». A. Postorino avanza<br />

invece una riflessione Sulla questione didattica<br />

dei testi filosofici. L’itinerario disegnato<br />

di avviamento alla lettura dei testi si<br />

articola in alcuni “passi” fondamentali: la<br />

presentazione della filosofia come “distruzione<br />

delle certezze” e, al tempo stesso, come<br />

«ricerca di una certezza non suscettibile di<br />

distruzione», l’analisi delle ragioni del desiderio<br />

umano di certezza, l’analisi della risposta<br />

magico-religiosa alla “domanda fondamentale”<br />

e dell’approccio “filosofico” a essa,<br />

l’avviamento alla prima forma storica della<br />

sophìa come scienza dell’arché e il passaggio<br />

alla lettura dei testi.<br />

Sul n. 31 di «Sensate esperienze» si segnala<br />

inoltre, in questo contesto di discussione,<br />

Un’esperienza di lettura del testo filosofico di


Giuseppe De Lucia, relativa ad un percorso<br />

d’insegnamento condotto in una classe seconda<br />

del Liceo-Ginnasio “Corradini” di<br />

Thiene (Vi). L’esperienza in questione è stata<br />

realizzata con la lettura del Discorso sul metodo<br />

di Cartesio: dopo la lettura in classe di<br />

sequenze di testo, si è proceduto ad assegnare<br />

agli studenti lo svolgimento di particolari<br />

esercitazioni, promovendo il lavoro di gruppo<br />

e soprattutto la discussione delle risposte<br />

ai quesiti proposti.<br />

Sulla «Nuova secondaria» (a. XIV, n. 3,<br />

novembre 1996) troviamo un ampio approfondimento<br />

dedicato a Cartesio: A 400 anni<br />

dalla nascita. Cartesio: un filosofo da rileggere,<br />

con contributi specifici di Ettore Lojacono,<br />

Giulia Belgioso, Marta Fattori, Jean-<br />

Pierre Cavaillé. Da un lato si conferma il<br />

riconoscimento di Cartesio tra i fondatori del<br />

razionalismo, ma dall’altro si avanza anche<br />

l’esigenza sia di definire meglio quest’ultimo,<br />

sia di documentare la ricchezza dei percorsi<br />

intellettuali del filosofo, senza appiattirla<br />

ad alcun cliché storiografico. R.L.<br />

Dizionario di filosofia<br />

Costituisce un utile strumento di studio il<br />

DIZIONARIO DI FILOSOFIA (La Nuova Italia, Firenze<br />

1996), a cura di Paolo Rossi, Bruno<br />

Mancini, Giuseppe Marini, Michela Nacci,<br />

Silvia Parigi. Diversamente dal classico<br />

dizionario, quest’opera offre un’esposizione<br />

tematica e concettuale che prescinde<br />

dai singoli autori.<br />

A Palermo nei giorni 13-15 marzo 1997 si tiene il XXIV<br />

Convegno Nazionale, valevole ai fini della professione<br />

della carriera, promosso dal CIDI (Centro Iniziativa<br />

Democratica degli Insegnanti) e dalle Edizioni Scolastiche<br />

Bruno Mondadori sul tema: La scuola nella società<br />

della conoscenza - formazione, tecnologia,<br />

informazione, modelli di vita. Giovedì 13 marzo, ore<br />

9.30: “La società della conoscenza” (C. Marrocchi,<br />

A.Sasso, F. Colombo, L. Gallino; E. Resta); ore 15.30:<br />

“Per il progetto cultrale “ (S. Bonsanti, P. Fabbri,<br />

A.Oliverio, A. Ruberti, T. De Mauro); venerdì 14 marzo,<br />

ore 9.30: “Esigenze della società e bisogni formativi” ( G.<br />

Chinnici, G. Cerini, R. Conserva, W. Moro); ore 15.30:<br />

“Gruppi di apprendimento e di confronto”; sabato 15<br />

marzo ore 9.30: “Una politica per la formazione”(P.<br />

Puccio, L.Violante) ; ore 15.30: “Dal progetto al governo<br />

della trasformazione” (L. Berlinguer, E.Coniglione);<br />

• Infomazioni: Servizitalia-turismo & congressi,<br />

V.le S.Puglisi 15, 90143, Palermo, tel. 091/6250453- fax<br />

091/ 303150<br />

Istituzioni del pensiero laico: l’esperienza giuridica<br />

è il titolo del corso che si tiene a Milano a cura<br />

dell’associazione <strong>Studi</strong>um Cartello, in collaborazione<br />

con il Servizio Formazione Permanente dell’Università<br />

Cattolica, con il seguente programma: 8 marzo:<br />

A.Santosuosso, “Bioetica e diritto”; 22 Marzo: F. Botturi,<br />

“Modernità e giuridicità da Hobbes a Vico”; 5 aprile:<br />

T.Perlini,”Diritto, modernità e autonomizzazione delle<br />

sfere culturali”; 19 aprile: S. Natoli, “Colpa, paura,<br />

redenzione”; 3 maggio: G. Spazzali,” Pentimento e<br />

pentitismo”; 24 Maggio: G. Feliciani, “ L’esperienza<br />

giuridica individuale nel diritto della Chiesa cattolica”; 7<br />

giugno: E. Rigotti, “Competenza linguistica e competenza<br />

giuridica”; 21 giugno: Tavola rotonda e discussione.<br />

DIDATTICA<br />

Nella “Premessa al Dizionario”, Paolo Rossi<br />

chiarisce come esso sia stato concepito come<br />

«un primo strumento per quei giovani che<br />

iniziano un loro personale rapporto (mediato<br />

dall’insegnamento) con quel gigantesco, complicato,<br />

proliferante e affascinante oggetto<br />

che è la filosofia». Proprio per questa sua<br />

finalità, il Dizionario di filosofia non intende<br />

sostituire il manuale di filosofia (tanto più<br />

che, volutamente, non ricorrono tra le voci<br />

che lo compongono i nomi degli autori), ma<br />

punta su «una lettura trasversale» che fa riferimento<br />

«ai temi e ai problemi», indicando<br />

«la persistenza dei termini, il lento (a volte<br />

improvviso) variare dei significati» e favorendo<br />

la costruzione di percorsi tematici.<br />

Questi ultimi sono agevolati sia dalla presenza<br />

di voci che si richiamano alle tradizioni<br />

filosofiche, sia da una molteplicità di rimandi<br />

posti all’interno dei singoli lemmi. Non mancano<br />

neppure rimandi ad argomenti “attuali”,<br />

che sollecitano l’interesse dei giovani: per<br />

questo non si sono fatte mancare voci come<br />

Animalismo, Bioetica, Destra/Sinistra, Razza/Razzismo<br />

e numerose altre.<br />

Pensato come strumento per i giovani che<br />

iniziano ad avvicinarsi a questa disciplina, il<br />

Dizionario di Filosofia costituisce un aiuto<br />

più che valido anche per tutti quegli interessati<br />

meno giovani che hanno perso di vista i<br />

concetti basilari della filosofia. In 435 pagine,<br />

più di trecento voci offrono un panorama<br />

esauriente di quello che propone la filosofia<br />

attraverso i concetti principali, le correnti<br />

filosofiche e i percorsi tematici. Caratteristica<br />

del volume, infatti, è l’assenza di protagonisti<br />

del pensiero filosofico, che compaiono solo<br />

CALENDARIO<br />

• Informazioni: G. Genga, <strong>Studi</strong>um Cartello, T.<br />

02/76006879<br />

La Sezione novarese della SFI propone un corso di studio<br />

e di aggiornamento, valevole ai fini della professione<br />

della carriera, sul tema: Filosofia e letteratura tra ’800<br />

e ’900. Inaugurato da C. Sini con una relazione sul tema:<br />

“Filosofia e letteratura tra ’800 e ’900: introduzione alla<br />

lettura dei rapporti fra le due discpline”, il corso prevede<br />

il seguente calendario: 14 febbraio: G. Barberi Squarotti,<br />

“Manzoni filosofo”; 25 febbraio: E. Rambaldi, “Leopardi<br />

pensatore”; 14 marzo: E. Fagiuoli, “Nietzsche letterato”;<br />

21 marzo: S. Moravia, “Pirandello filosofo”; 11<br />

aprile: S. Arcoleo, “Sartre letterato e critico della letteratura”;<br />

6 maggio: G. Zaccaria, “Heidegger e la poesia” e<br />

si chiude il 13 maggio con un seminario sulla didattica<br />

interdisciplinare tra le Materie letterarie e la Filosofia .<br />

• Informazioni: SFI - Sez. di Novara, Via Giovannetti<br />

8, T. 0321/ 398895<br />

Presso la sede milanese dell’ IRRSAE Lombardia è in<br />

corso un’ampio progetto di formazione su La didattica<br />

della filosofia in chiave interdisciplinare. Una prima<br />

sezione già conclusa ha visto il 13 dicembre scorso<br />

l’intervento di C. Mangione sul tema: “La crisi dei<br />

fondamenti della matematica”, seguito da un incontro<br />

organizzativo il 9 gennaio sui temi: “Filosofia e formazione”<br />

(P. Zanelli e G. Molinari), “Filosofia e matematica”<br />

(M. Negri), “Filosfia e letteratura”(Gavianu), “Filosofia<br />

e comunicazione” (G. Sidoni). La seconda fase<br />

prevede l’attivazione di seminari specifici nei mesi di<br />

febbraio-aprile 1997 su: “Filosofia e letteratura”, “Filosofia<br />

e formazione”, “Filosofia e matematica”.<br />

• Informazioni: Silvio Restelli, IRRSAE Lombardia,<br />

Via Leone XIII 10, Milano, T. 02/ 4818331<br />

75<br />

all’interno dell’indice analitico, in chiusura<br />

del volume, rimandando ai concetti di riferimento,<br />

in modo da offrire una descrizione<br />

tematica e concettuale in cui le idee si muovono<br />

staccate dagli autori. Il vantaggio è un’analisi<br />

anche evolutiva dei movimenti filosofici<br />

indicati a discapito della parte biografica,<br />

totalmente assente, degli autori citati.<br />

Molto interessanti, a uso scolastico, sono i<br />

percorsi tematici che riportano fedelmente lo<br />

sviluppo dei concetti. Così troviamo, ad esempio,<br />

l’evoluzione del concetto di “dialettica”<br />

a partire da Platone, passando per Kant sino a<br />

Hegel e Marx; o quello di “ermeneutica”<br />

dalle interpretazioni classiche fino a quelle<br />

gadameriane. Curiosa è la presenza del termine<br />

“filosofia” che compare in tutte le sue<br />

accezioni e interpretazioni a seconda dello<br />

sviluppo storico a cui si fa riferimento.<br />

Ampio spazio è dedicato anche alla parte<br />

categoriale e terminologica, essenziale per<br />

chiunque voglia avvicinarsi alla filosofia.<br />

Troviamo così termini come “induzione” e<br />

“deduzione”, “ontologia” o “gnoseologia”,<br />

che costituiscono il vocabolario di chiunque<br />

voglia acquisire un linguaggio filosofico corretto<br />

ed esauriente. Per quanto riguarda i<br />

contenuti, è forse dedicato più spazio alla<br />

parte teoretica a discapito di quella pratica<br />

ed estetica. Basti pensare, ad esempio,<br />

che il concetto di io è analizzato in tutte<br />

le sue accezioni teoretico metafisiche,<br />

mentre la sua concezione morale è messa<br />

in secondo piano. Inoltre, si nota molta<br />

attenzione alla filosofia contemporanea;<br />

Heidegger, ad esempio, è uno dei filosofi<br />

più citati. R.L./A.S.<br />

Il Centro per la formazione e l’aggiornamento Didattica<br />

e Innovazione Scolastica (DIESSE) propone, a<br />

partire da febbraio 1997, un corso di aggiornamento<br />

- approvato nel piano provinciale del Provveditorato<br />

agli studi di Milano -dal titolo: Percorsi paralleli.<br />

Tra i relatori: A. Ricagni, M.S. Bellada, M. Franchi,<br />

A. Caspani, G. Massone, E. Arnone, L. Polo, G.<br />

Meroni, A.M. Ferrari.<br />

• Informazioni: Nicola Itri, Via Boltraffio 21, 20159<br />

Milano, T. 02/606390 - 606377, Fax 02/6880981<br />

L’ UCIM organizza a Roma nei giorni 17 - 21 febbraio<br />

il XIX Congresso nazionale sul tema: Quale progetto<br />

culturale ed educativo alle soglie del terzo millennio?<br />

Riconosciuto dal Ministero della Pubblica Istruzione<br />

all’interno del piano nazionale di aggiornamento,<br />

il convegno si articola con la seguente scansione<br />

tematica: “L’unità delle culture nell’età della<br />

tecnica” (M. Buzzoni), “L’istruzione al servizio dell’educazione”<br />

(L. Caimi), “Il ruolo del lavoro e della<br />

formazione nel processo educativo”; “Il rapporto fra<br />

il sistema dell’istruzione e il sistema della formazione”<br />

(D. Nicoli); “Dal centralismo e dal decentramento<br />

alla autonomia scolastica. I riflessi a livello di<br />

ministero, di regione e di scuola”(S. Pajno); “La<br />

famiglia e il suo contributo al processo personale e<br />

sociale di formazione e di sviluppo. Una rilettura<br />

storica del problema; uno sguardo prospettico” (G.<br />

Campanini); “Valutazione dell’apprendimento e valutazione<br />

dell’insegnamento per una scuola promozionale<br />

e orientativa”(I. Fassin), “Quale progetto<br />

culturale ed educativo alle soglie del terzo millennio”<br />

(C. Checcacci).<br />

• Informazioni: Domus Mariae, Via Aurelia 481,<br />

00105 Roma, tel. 06/66000576 - 6623138 - 662494


Leggere<br />

la “Critica della ragion pura”<br />

Costituisce un valido strumento di studio<br />

l’introduzione alla lettura della<br />

kantiana CRITICA DELLA RAGION PURA (La<br />

Nuova Italia scientifica, Roma 1996) di<br />

Raffaele Ciafardone. Il volume, che affianca,<br />

nella stessa collana, due precedenti<br />

testi di introduzione alle altre<br />

‘Critiche’ kantiane, presenta gli obiettivi<br />

della prospettiva critico-trascendentale<br />

anche in riferimento alle opere<br />

pre-critiche e agli altri scritti dell’epoca.<br />

In poco più di duecento pagine lo studio di<br />

Raffaele Ciafardone presenta e analizza i contenuti<br />

della Critica della ragion pura kantiana.<br />

Il testo è strutturato in tre parti che analizzano il<br />

contesto filosofico nel quale si sviluppa il criticismo,<br />

la produzione pre-critica e, finalmente,<br />

l’esposizione dell’opera. Chiudono il volume<br />

una breve biografia e una bibliografia dettagliata<br />

in italiano e non.<br />

Con un linguaggio sufficientemente semplice<br />

e chiaro, Ciafardone illustra il rapporto tra<br />

il criticismo e le filosofie precedenti, evidenziando<br />

il rapporto tra la filosofia di Kant,<br />

l’empirismo, il razionalismo e la filosofia<br />

illuminista. Costituisce un’introduzione anche<br />

la seconda parte del volume che analizza<br />

le opere precritiche, dagli scritti di geografia<br />

astronomica a quelli critici sulla metafisica.<br />

L’argomento centrale è comunque l’analisi<br />

della Critica della ragion pura, che è presentata<br />

a partire dagli intenti fino alla realizzazione<br />

compiuta. L’analisi verte principalmente<br />

sui principi del criticismo, del concetto<br />

di trascendentale e della rivoluzione copernicana,<br />

mentre poco spazio è dedicato<br />

all’analisi dei giudizi, forse non considerati<br />

fondamentali. I due obiettivi dell’opera, ovvero<br />

la giustificazione della fisica e la critica<br />

della metafisica, sono qui fondati a partire<br />

dal problema trascendentale e conoscitivo,<br />

che diventa il perno attorno al quale ruota<br />

questo studio. La tripartizione della Critica<br />

della ragion pura, infatti, assume qui i contorni<br />

della prospettiva gnoseologica piuttosto<br />

che scientifica. In altre parole, Ciafardone<br />

presenta Kant non tanto come il difensore<br />

del meccanicismo e della fisica newtoniana,<br />

quanto il fondatore della prospettiva critico-<br />

STUDIO<br />

STUDIO<br />

trascendentale. In questo modo, l’Estetica<br />

trascendentale, più che costituire la fondazione<br />

della matematica, rappresenta l’analisi<br />

della conoscenza sensibile attraverso le forme<br />

a priori dello spazio e del tempo. Lo<br />

stesso accade per l’Analitica dove il problema<br />

del meccanicismo è appena accennato<br />

per lasciare spazio alla fondazione della conoscenza<br />

intellettuale grazie alla deduzione<br />

e allo schematismo trascendentale. Diverse<br />

pagine sono dedicate all’analisi dell’io penso<br />

e alla differenza tra il pensare e il conoscere.<br />

Infine, l’analisi della Dialettica sfocia<br />

nella illusorietà della ragione che fallisce di<br />

fronte ai paralogismi, alle antinomie e alla<br />

teologia. Nonostante lo scacco finale, ricorda<br />

Ciafardone, alla ragione restano le strade<br />

della pratica e dell’estetica, unico campo in<br />

cui l’infinito resta raggiungibile. A.S.<br />

Differenti significati<br />

del positivismo<br />

Nel volume dal titolo EREDI DEL POSITIVI-<br />

SMO. RICERCHE SULLA FILOSOFIA ITALIANA<br />

TRA ‘800 E ‘900 (il Mulino, Bologna 1996)<br />

Antonio Santucci mostra come non<br />

sia possibile fornire un’immagine unitaria<br />

del positivismo, che è invece costituito<br />

da molteplici aspetti e si snoda<br />

in differenti percorsi.<br />

Secondo Antonio Santucci il positivismo<br />

rappresenta un movimento filosofico complesso<br />

ed eterogeneo che non può essere<br />

facilmente riducibile a formule unitarie<br />

che lo definiscano globalmente o in modo<br />

schematico, come alcune interpretazioni<br />

recenti hanno cercato di fare, considerandolo<br />

un “romanticismo della scienza”, legato<br />

alla teoria hegeliana, o ritenendolo<br />

caratterizzato da due dimensioni, quella<br />

umanistica e quella scientifica. Tali schematizzazioni<br />

possono essere evitate se questo<br />

movimento filosofico viene inquadrato<br />

all’interno delle coordinate sociali, come<br />

quelle capitalistiche, individuando le “infrastrutture<br />

mentali” su cui esso si fonda o<br />

scorgendo i legami che il positivismo stabilisce<br />

con altre concezioni filosofiche, come<br />

le teorie socialiste, marxiste, nazionalisti-<br />

76<br />

che, evoluzionistiche, psicologiche e persino<br />

idealistiche.<br />

Nel delineare il panorama filosofico del<br />

positivismo, Santucci individua da una<br />

parte, nel panorama italiano, Cattaneo e<br />

Ardigò, dall’altra i naturalisti come Tomasi,<br />

Lombroso e Villari; autori che non<br />

possono essere riuniti sotto il comune<br />

denominatore dell’opposizione alla metafisica,<br />

poiché è necessario distinguere<br />

tra quei positivisti che attribuiscono alla<br />

filosofia il compito di «generalizzare i<br />

risultati di altre discipline» e quelli che<br />

invece le riservavano il compito di analizzare<br />

l’esperienza. Del resto, osserva<br />

Santucci, se vengono esaminati i dibattiti<br />

e ci si immerge nel vivo delle dispute<br />

del primo Novecento del positivismo,<br />

come ha sottolineato Garin, diventa difficile<br />

fissare i confini tra le “revisioni<br />

positivistiche” e la “rinascita dell’idealismo”,<br />

e facili sono gli “equivoci”, gli<br />

“scambi delle parti”. Così è avvenuto<br />

che, se il compito dei positivisti era quello<br />

di rendere manifesto “il senso umano<br />

della scienza”, quello degli idealisti era<br />

piuttosto di chiarificare “il valore scientifico<br />

della storia”.<br />

Nel lungo percorso seguito da Santucci<br />

attraverso i differenti significati del positivismo<br />

emergono, inoltre, alcune tendenze<br />

paradigmatiche. Così se Enriques considera<br />

la realtà scientifica come una “costruzione”<br />

che implica «un processo di approssimazione»,<br />

identificandosi con un «progetto<br />

aperto ai controlli futuri», Ardigò<br />

considera fondamentale il problema gnoseologico<br />

in relazione alle teorie di Berkeley<br />

e di Hume, di Mill e degli empiriocriticisti.<br />

D’altra parte, se Ferrari si oppone<br />

alle accuse dell’idealismo di collocare la<br />

psicologia nell’ambito del sapere e di conferirle<br />

di conseguenza una reale consistenza<br />

nella varietà degli indirizzi, Labriola e<br />

altri positivisti favoriscono un incontro tra<br />

il positivismo e il marxismo attraverso l’analisi<br />

del legame esistente tra le teorie positiviste<br />

da un lato e le forze produttive e le<br />

lotte di classe dall’altro.<br />

D’altro canto, osserva Santucci, gli aspetti<br />

negativi del positivismo, come l’esaltazione<br />

di un sapere totalmente empirico incapace<br />

di «elevarsi alla purezza del concetto»,<br />

la presenza di una concezione natura-


listica della storia e della politica, la prevalenza<br />

di una “mentalità massonica”, possono<br />

essere corretti solamente rivalutando la<br />

tradizione del pensiero italiano da Machiavelli<br />

a Vico: l’esito sarebbe stato un idealismo<br />

“riformato” senza metafisica. M.Mi.<br />

La linguistica del Novecento<br />

Nel volume dal titolo: LA LINGUISTICA DEL<br />

NOVECENTO (il Mulino, Bologna 1996)<br />

Giulio C. Lepschy propone un quadro<br />

generale di questa disciplina attraverso<br />

l’esame dei suoi diversi aspetti,<br />

dalle riflessioni dei filosofi che si sono<br />

occupati di essa ai suoi rapporti con<br />

altre discipline.<br />

Nella sua indagine della linguistica Giulio<br />

C. Lepschy ne sviscera tutte le diverse manifestazioni<br />

in rapporto alle riflessioni dei<br />

linguisti e dei filosofi che si sono occupati di<br />

questa disciplina. In primo luogo, Lepschy<br />

mostra come nella linguistica del Novecento<br />

ricopra una posizione centrale De Seaussure,<br />

le cui analisi hanno contribuito allo sviluppo<br />

delle scuole strutturalistiche a cui appartengono<br />

Benveniste, Trubeckoy e Jakobson.<br />

La componente principale di questo<br />

pensiero è quella relativa all’affermazione<br />

della “radicale arbitrarietà” del segno linguistico<br />

che si esplica nel rapporto tra significante<br />

e significato, tra parola e cosa. Tale<br />

arbitrarietà esprime, secondo Lepschy,<br />

“l’estraneità dell’uomo” dovuta alla sua condizione<br />

di “gettatezza” nel mondo, divenendo<br />

simbolo di una originaria frattura all’interno<br />

del soggetto, che si rivela una ferita<br />

insanabile per via della sua connaturata mancanza<br />

di fondamento. Tuttavia, se si valuta il<br />

significato di questa concezione all’interno<br />

della linguistica, tale arbitrarietà indica la<br />

possibilità di uno studio autonomo della<br />

lingua, in quanto i segni linguistici possono<br />

essere indagati senza analizzare la loro corrispondenza<br />

con le cose reali.<br />

Un’altra corrente degna di rilievo per la<br />

linguistica del Novecento, sottolinea Lepschy,<br />

è la “grammatica generativa”, la cui<br />

fondazione è da ricondurre a Noam<br />

Chomsky e che è il prodotto della fusione di<br />

due correnti della ricerca precedente, quella<br />

che accentua la creatività del linguaggio e<br />

quella propria della teoria matematica della<br />

“computabilità” e della “ricorsività”. L’ambito<br />

privilegiato di studio dei generativisti è<br />

la grammatica e quindi la considerazione di<br />

quel sistema di principi che permette all’uomo<br />

di riconoscere la “grammaticabilità delle<br />

frasi”. Tale sistema, per i generativisti, è<br />

dovuto ad una capacità innata, biologicamente<br />

ereditaria, rispetto alla quale le differenze<br />

storiche tra le lingue naturali sono<br />

irrilevanti.<br />

Un settore che ha determinato molte delle<br />

riflessioni nel dibattito linguistico del Novecento<br />

è quello che riguarda il rapporto<br />

STUDIO<br />

tra la linguistica e la filosofia. Così, osserva<br />

Lepschy, se da un lato, con Croce, l’idealismo<br />

ha evidenziato l’aspetto creativo e fantastico<br />

rintracciabile in ogni espressione linguistica,<br />

anche quella più quotidiana, dall’altro<br />

il positivismo e il neopositivismo,<br />

ispirandosi all’opera di Frege, hanno sottolineato<br />

la distinzione tra senso e significato.<br />

Particolarmente importante per le sue riflessioni<br />

sulla relazione tra la lingua e il<br />

mondo è Wittgenstein, dalle cui teorie si<br />

svilupperanno quelle indagini che considerano<br />

i problemi filosofici come problemi<br />

inerenti all’uso del linguaggio. Infatti, soprattutto<br />

in relazione alla seconda fase del<br />

suo pensiero caratterizzata dalle Ricerche<br />

filosofiche, si origina la filosofia “analitica”<br />

o “linguistica” che considera i paradossi<br />

filosofici come il prodotto di un uso<br />

inadeguato del linguaggio.<br />

Un’altra corrente filosofica in cui la riflessione<br />

sul linguaggio ricopre una posizione<br />

di primo piano è quella ermeneutica di<br />

Gadamer, Apel e Habermas, che mostra<br />

come tutta l’esperienza sia dotata di un<br />

carattere linguistico in quanto ogni comunicazione<br />

linguistica necessita di un processo<br />

di interpretazione. Lo sviluppo dell’ermeneutica,<br />

sottolinea Lepschy, è infatti dovuto<br />

anche alle riflessioni scaturite dall’incontro<br />

tra la linguistica, da un lato, e la psicoanalisi<br />

e la filosofia esistenzialistica dall’altro, che<br />

si basano sull’attribuzione al linguaggio di<br />

una realtà costitutiva dello stesso soggetto.<br />

Se per Lacan, infatti, l’inconscio è struttura-<br />

77<br />

Ferdinand De Saussure<br />

to come un linguaggio che parla al soggetto,<br />

per Heidegger il linguaggio si identifica con<br />

un “dire originario” che l’uomo deve ascoltare<br />

per ritrovare in esso il proprio essere.<br />

Inoltre, secondo Lepschy, è grazie alle riflessioni<br />

linguistiche di De Seassure e di Peirce<br />

che si è sviluppata la semiotica. A tale proposito,<br />

interessanti sono le distinzioni stabilite<br />

da Peirce tra il significato iconico, il simbolo<br />

e l’indice, che si basano sull’identificazione<br />

non solamente del linguaggio, ma anche<br />

della società e del mondo, con un “sistema<br />

semiotico”.<br />

Infine, Lepschy prende in considerazione i<br />

diversi usi del linguaggio mostrando come in<br />

questo ambito siano state sottolineate in particolar<br />

modo le componenti sociali, che hanno<br />

dato sviluppo alla linguistica sociologica,<br />

alla sociolinguistica e alla sociologia del<br />

linguaggio. D’altra parte, non mancano studi<br />

relativi al rapporto tra il linguaggio e alcuni<br />

settori di indagine psicologica, come si può<br />

rilevare dall’originarsi di discipline come la<br />

linguistica psicologica, la psicolinguistica e<br />

la psicologia del linguaggio.<br />

Degno di rilievo è anche il rapporto tra la<br />

linguistica e la critica che si basa sulle analisi dei<br />

testi narrativi, come nelle teorie dei formalisti e<br />

nelle analisi di Propp. In questo ambito è sorto<br />

il decostruzionismo di Derrida, che mette in<br />

evidenza l’illusorietà dell’armonia costruttiva<br />

e della coerenza interna di un testo per far<br />

risaltare ed emergere le contraddizioni, le<br />

aporie, i paradossi che frantumano la sua<br />

presunta linearità e unità. M.Mi.


RIVISTA DI FILOSOFIA<br />

NEOSCOLASTICA<br />

Anno LXXXVIII, n. 1, gennaio-marzo 1996<br />

Vita e Pensiero, Milano<br />

La dottrina dell’origine del mondo in Platone<br />

con particolare riguardo al Timeo e<br />

l’idea cristiana della creazione, di G. Reale:<br />

attraverso un confronto con l’opera di<br />

maggior carattere enciclopedico di Platone,<br />

si tenta di recuperare l’attrezzatura concettuale<br />

necessaria per un confronto con la<br />

metafisica antica di cui Platone, a partire<br />

dal Fedone, è fondatore; la sua dottrina<br />

cosmogonica, in particolare, rappresenta<br />

una vera e propria riflessione metafisica sui<br />

principi della genesi, della struttura e della<br />

finalità del cosmo.<br />

Piero Martinetti e i maestri in persona, di<br />

G. Colombo: l’articolo traccia uno schizzo<br />

della Torino e dei maestri che Martinetti vi<br />

trovò all’inizio della sua carriera di studente<br />

di filosofia nell’anno accademico 1890.<br />

Un surrettizio cambiamento di designazione<br />

di un termine: cardine della prova di<br />

Goedel della non dimostrabilità della non<br />

contraddittorietà. Riesposizione metalinguistica<br />

e considerazioni filosofiche, di F.<br />

Rivetti Barbò.<br />

PARADIGMI<br />

Anno XIV, n. 41, maggio-agosto 1996<br />

Schena Editore, Brindisi<br />

Il metodo empirico in filosofia secondo<br />

Dewey, di G. Semerari: la questione del<br />

metodo è centrale nella riflessione di<br />

Dewey e la sua definizione fa tutt’uno<br />

con la definizione stessa di filosofia.<br />

L’unico metodo valido nell’era delle rivoluzioni<br />

scientifica, industriale e politica<br />

non può che essere quello empirico,<br />

che impedisce alla filosofia di scadere in<br />

un mero esercizio di retorica e fraseologia.<br />

Il metodo empirico si chiarisce poi<br />

alla luce del concetto di esperienza che il<br />

filosofo analizza nella sua onnilateralità<br />

e integrità e che si configura come esperienza<br />

reale, radicata in pratiche cultura-<br />

RASSEGNA DELLE RIVISTE<br />

RASSEGNA DELLE RIVISTE<br />

a cura di Silvia Cecchi<br />

in collaborazione con Laura Rossi e Corrado Soldato<br />

li concrete e che riconduce la filosofia ai<br />

luoghi originari in cui sorge l’esigenza<br />

stessa della scienza.<br />

La struttura dell’orizzonticità, di R. Walton:<br />

sul concetto di orizzonte di Husserl<br />

all’interno di opposizioni che fanno da<br />

complemento all’opposizione primaria<br />

tra primo piano e sfondo. Vi sono varie<br />

forme di orizzonte: interno, esterno, temporale,<br />

spaziale, di familiarità, intersoggettivo,<br />

storico, universale.<br />

Heidegger tra attesa, noia ed angoscia,<br />

di F. Di Giorgi.<br />

Aporie della concezione husserliana<br />

della temporalità, di J. Ponzio: nelle<br />

Lezioni del 1905 Husserl analizza fenomenologicamente<br />

il tempo allo scopo di<br />

eliminare il tempo obiettivo e ritrovare il<br />

tempo “originario”. In realtà questa messa<br />

fuori causa del tempo obiettivo non si<br />

realizza, poiché esso rispunta ostinatamente<br />

attraverso l’analisi fenomenologica<br />

proprio all’interno di quella coscienza<br />

che doveva esorcizzarlo, detenendo<br />

essa stessa il controllo del tempo.<br />

Questa ripresa del tempo obiettivo avviene<br />

a partire dalla differenza tra ritenzione<br />

e rimemorazione.<br />

Soggetti a verità. Foucault, Heidegger e<br />

la questione del soggetto, di D. Sparti e<br />

M. Greco: analisi di alcune delle posizioni<br />

di Foucault riguardo al soggetto<br />

nei suoi ultimi scritti in rapporto a Heidegger;<br />

sebbene entrambi affrontino il<br />

problema sulla base di una situazione in<br />

prospettiva, Heidegger mette in luce una<br />

precondizione più fondamentale della<br />

verità, mentre Foucault offre una storia<br />

della produzione della verità, dei suoi<br />

riferimenti soggettivi e dei suoi effetti.<br />

Il gioco dei volti, di G. Cascione: la<br />

prassi linguistica viene immaginata da<br />

Wittgenstein come un coro formato dalla<br />

massa di proposizioni e nomi pronunciati<br />

incessantemente.<br />

La fondazione materialistica dell’economia<br />

politica nel pensiero di F. Quesnay,<br />

di L. Dorelli.<br />

78<br />

Una testimonianza sulle relazioni tra<br />

Spinoza, Meyer e la società ‘nil volentibus<br />

arduum’, di R. Bordoli.<br />

AUT AUT<br />

n. 275, settembre-ottobre 1996<br />

La Nuova Italia, Firenze<br />

Tema della rivista: “Dentro/Fuori. Scenari<br />

dell’esclusione”.<br />

Il fascicolo intende dar conto della ricerca<br />

internazionale sulle varie forme di esclusione.<br />

Attraverso interventi in materia di<br />

urbanistica, teoria politica, storia delle idee<br />

si tenta di delineare i tratti di una categoria,<br />

come quella di esclusione, che segna in<br />

modo decisivo la società di fine millennio.<br />

Tra i vari interventi: La doppia pena del<br />

migrante, di A. Sayad; La comunità dei<br />

nemici, di S. Mezzadra; Nonpersone. Il<br />

limbo degli stranieri, di A. Dal Lago; L’insicurezza<br />

urbana in America, di A. Petrillo;<br />

L’America come utopia rovesciata, di<br />

L.J. Wacquant; Chi ha assassinato Los<br />

Angeles, di M. Davis; Alcune aporie delle<br />

migrazioni internazionali, di F. Gambino;<br />

Verso il “fascismo democratico”? Note su<br />

emigrazione, immigrazione e società dominanti,<br />

di S. Palidda.<br />

RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA<br />

Anno LI, , n. 2, 1996<br />

Franco Angeli, Milano<br />

Come Quintiliano conobbe Crisippo, di A.<br />

Grilli: pur non essendo un cultore della<br />

filosofia, nella parte iniziale della sua Institutio<br />

oratoria, dove si occupa dell’educazione<br />

del bambino e del ragazzo, Quintiliano<br />

si richiama esplicitamente a Crisippo.<br />

L’ideale dell’estinzione dello Stato in Fichte,<br />

di L. Fonnesu: l’idea dell’estinzione<br />

dello Stato come istituzione coattiva è ricorrente<br />

e rappresenta una delle idee centrali<br />

della teoria fichtiana della società. Per<br />

Fichte lo Stato si colloca in mezzo tra


individuo, come strumento della sua vita<br />

morale da cui questi riceve la sicurezza di<br />

fronte agli altri e ai propri bisogni naturali,<br />

e società, intesa come reciproca comunicazione<br />

e educazione di cui lo Stato è appunto<br />

mezzo. Il fine in sé non è pertanto l’uomo,<br />

ma la società; lo Stato di conseguenza è<br />

destinato all’estinzione e ciò rappresenta<br />

un ideale della storia umana.<br />

La possibile influenza di F. M. Zanotti<br />

nelle riflessioni filosofiche di Leopardi sul<br />

valore della conoscenza scientifica, di M.<br />

De Zan.<br />

Romanticismo leopardiano, di M.A. Rigoni:<br />

molteplici sono gli elementi che ci consentono<br />

di inscrivere il pensiero di Leopardi<br />

nell’orizzonte del romanticismo europeo:<br />

la poesia come creazione ed espressione<br />

della pura soggettività, la lirica come<br />

essenza e culmine della poesia, la natura<br />

intesa come totalità organica e vitale coglibile<br />

non mediante la ragione, ma con l’immaginazione,<br />

l’unità vivente tra contenuto<br />

ed espressione.<br />

Dibattito a tre voci su profezia e storia, di<br />

F. De Michelis Pintacuda, F. Papi, A.M.<br />

Iacono: recensione di M. Miegge, Il sogno<br />

del re di Babilonia. Profezia e storia da<br />

Thomas Müntzer a Isaac Newton (Milano<br />

1995).<br />

Il Padre Athanasius, l’atomista canonico e<br />

l’isola del giorno prima. Divagazioni sul<br />

Seicento filosofico di Umberto Eco, di G.<br />

Piaia.<br />

Marxismo e storia delle idee nella storiografia<br />

di Giuliano Gliozzi, di M. Mori.<br />

La stampa ed il Congresso del 1926, di B.<br />

Riva: il VI Congresso di Filosofia, organizzato<br />

nel 1926 a Milano dalla Società Filosofica<br />

Italiana e presieduto da Martinetti,<br />

venne sospeso dopo tre giorni dall’inizio<br />

dei lavori perché secondo le autorità esso<br />

aveva assunto un taglio politico troppo<br />

polemico nei confronti del regime. In quest’articolo<br />

vengono trascritti gli undici articoli<br />

più significativi apparsi tra il marzo e<br />

l’aprile del 1926 sull’argomento.<br />

ELENCHOS<br />

Anno XVII, n. 1, 1996<br />

Bibliopolis, Napoli<br />

Plato’s “Real Astronomy” and the myth of<br />

Er, di V. Kalfas.<br />

Autopredicazione e autopartecipazione delle<br />

idee di Platone, di F. Fronterotta: viene qui<br />

presentato nelle sue linee fondamentali il<br />

problema dell’autopredicazione delle idee<br />

in Platone, al centro di un ampio dibattito tra<br />

gli studiosi di formazione angloamericana.<br />

RASSEGNA DELLE RIVISTE<br />

Enesidemo e Pirrone. Il fuoco scalda “per<br />

natura” (Sext, ADV. MATH. VIII 215 E XI<br />

69), di F. Caizzi Decleva.<br />

L’interpretazione della sostanza aristotelica<br />

in Porfirio, di R. Chiaradonna.<br />

Forme di governo e proporzioni matematiche:<br />

Severino Boezio e la ricerca dell’aequum<br />

ius’, di M.L. Silvestre: benché Boezio<br />

non abbia dedicato alla politica alcun<br />

trattato, né abbia mai espresso un chiaro<br />

pensiero sulle istituzioni politiche, la sua<br />

intensa vita politica lascia supporre che<br />

possedesse un sostrato dottrinale e ideologico<br />

piuttosto chiaro. L’articolo tenta di<br />

rintracciare le concezioni politiche di Boezio.<br />

Viene inoltre proposto l’esame di un<br />

breve passo del De Institutione arithmetica,<br />

in cui le forme di governo vengono<br />

confrontate con le proporzioni.<br />

ACTA PHILOSOPHICA<br />

Vol. 5, n. 2, luglio-dicembre 1996<br />

Armando Editore, Roma<br />

Weber e lo spirito del capitalismo. Storia di<br />

un problema e nuove prospettive, di J.M.<br />

Burgos: un’analisi del dibattito sulla celebre<br />

opera di Weber, soprattutto intorno alle<br />

tematiche relative al rapporto tra cattolicesimo,<br />

protestantesimo e capitalismo.<br />

Il singolo kierkegaardiano: una sintesi in<br />

divenire, di M. Fazio: l’intera produzione<br />

di pensiero kierkegaardiana può essere considerata<br />

come un pensare soggettivamente<br />

il singolo, analizzato come categoria dialettica<br />

antihegeliana, come sintesi, prodotto<br />

di un divenire, come libertà e attraverso<br />

i suoi stadi esistenziali.<br />

I rapporti tra scienza e metafisica, di M.<br />

Marsonet: dopo aver preso in esame la<br />

posizione del neopositivismo logico e quella<br />

di Popper e sulla base di una recente opera<br />

di E. Agazzi, l’articolo fa il punto sui rapporti<br />

attuali tra scienza e metafisica, sottolineando<br />

la contiguità tra le due.<br />

Sujeto, proprio y esencia: el fundamento<br />

de la distincíon aristotélica de modos de<br />

predicar, di M. Perez De Laborda.<br />

Ética y dialéctica. Sócrates, Platón y Aristóteles,<br />

di I. Yarza.<br />

Il desiderio: precedenti storici e concettualizzazione<br />

platonica, di A. Malo: al di là<br />

dei termini impiegati e del loro significato,<br />

attraverso cui i pensatori presocratici (Omero,<br />

Anassimamdro, Eraclito, Empedocle,<br />

Antifone), trattano il tema del desiderio,<br />

emerge una continuità di pensiero tra queste<br />

varie posizioni, derivante dal riferimento<br />

a una realtà di cui tutti gli uomini fanno<br />

esperienza. La posizione platonica appare<br />

79<br />

non solo una sintesi delle posizioni precedenti,<br />

ma cerca di risolvere problemi legati<br />

alla sfera etica e antropologica messi in<br />

luce dall’analisi del desiderio.<br />

El problema de la “Theory Ladenness” de<br />

los juicios singulares en la epistemología<br />

contemporánea, di G.J. Zanotti.<br />

VERIFICHE<br />

Anno XXV, n. 2-3, aprile-settembre 1996<br />

Trento<br />

Infinità e filosofia trascendentale. La riflessione<br />

sulla grandezza infinita in Kant,<br />

di A. Moretto: il problema filosofico dell’infinito<br />

in Kant si connette con il problema<br />

matematico della correttezza della rappresentazione<br />

dell’infinito, questione cruciale<br />

nel dibattito matematico del tempo.<br />

L’articolo prende in esame l’analisi kantiana<br />

della grandezza infinitamente grande e<br />

della grandezza infinitamente piccola, da<br />

cui emerge la non marginalità di queste<br />

riflessioni non solo per il calcolo infinitesimale<br />

e per la fondazione della matematica<br />

e della fisica, ma anche per la stessa metafisica.<br />

L’indagine kantiana sulla natura della ‘Vernunft’,<br />

di N. Mai: la natura sillogistica della<br />

ragione kantiana.<br />

Nota sul modo di tradurre ‘Aufheben’, di F.<br />

Chiereghin.<br />

RIVISTA INTERNAZIONALE<br />

DI FILOSOFIA DEL DIRITTO<br />

Anno LXXIII n. 3, luglio-settembre 1996<br />

Giuffré, Milano<br />

Domande e risposte sul problema della<br />

giustizia, di L. Bagolini.<br />

La possibiltà giuridica, di G. Capozzi:<br />

la possibilità giuridica viene qui analizzata<br />

in relazione alla “ragione giuridica”<br />

e alla “eidetica del diritto” e si<br />

concentra sul tema della logica modale<br />

di Aristotele.<br />

Verso una concezione unitaria della norma<br />

fondamentale, di M.J. Falcón Y Tella:<br />

dopo aver delineato l’argomento relativo<br />

alle origini e all’enunciazione della<br />

norma fondamentale in merito agli antefatti<br />

e all’evoluzione del concetto, l’articolo<br />

ne individua i principali tratti distintivi<br />

in Kelsen e Hart.<br />

Superamento della complessità attraverso<br />

la capacità di apprendimento del diritto.<br />

L’adeguamento del diritto alle condizioni<br />

del Postmoderno. Una critica alla


teoria giuridica del discorso di J. Habermas,<br />

di K.H. Ladeur.<br />

Funzioni e senso del diritto moderno. Riconoscimento<br />

e ragione sistemica, di B. Romano:<br />

l’articolo riflette sul senso e sulla<br />

funzione del diritto nel moderno alla luce<br />

dell’opera di Luhmann.<br />

RIVISTA DI ESTETICA<br />

Anno XXXVI, n. 1-2, 1996<br />

Rosenberg & Sellier, Torino<br />

Origini del numero. Geometria, logos e<br />

computazione, di P. Zellini.<br />

Schematismo e costruzione. Il rapporto tra<br />

la matematica e la rappresentazione a priori<br />

dei concetti nella sensibilità in Kant, di A.<br />

Ferrarin: dopo aver brevemente introdotto<br />

le due diverse modalità attraverso cui l’intellegibile<br />

si dà nell’intuizione, le ipotiposi<br />

schematiche e simboliche, l’articolo si concentra<br />

sul rapporto tra schemi e costruzione<br />

matematica in Kant.<br />

Espressione intervallo. La musica nel ‘Saggio<br />

sull’origine delle conoscenze umane’<br />

di Condillac, di A. Arbo: il problema del<br />

legame tra le forme dell’espressione artistica<br />

e il segno in Condillac, mettendo in<br />

luce come la musica venga qui assunta nel<br />

quadro di un esame del pensiero e delle<br />

leggi del suo funzionamento.<br />

L’affectivité chez Kant. Remarques sur<br />

l’esthétique transcendantale, di D. Giovannangeli.<br />

Esistenza estetica, esistenza concettuale. I<br />

cento talleri, di P. Kobau: una riflessione<br />

sulla confutazione della prova ontologica<br />

kantiana alla luce della tensione tra dimensione<br />

estetica e dimensione logica, passività<br />

e costruzione, tensione propria di tutti gli<br />

“esistenzialismi” e che permane anche all’interno<br />

dell’argomentazione kantiana.<br />

Mathesis universale. Costruzionismo e metodo<br />

assoluto in Schelling, di T. Griffero:<br />

l’articolo ripercorre l’evoluzione dal 1797<br />

al 1805 del concetto di costruzione in Schelling<br />

con lo scopo di opporsi all’accusa<br />

mossa alla filosofia della natura schellinghiana<br />

di aver sottovalutato l’imporsi del<br />

metodo matematico come paradigma di<br />

ogni sapere. Queste considerazioni permettono<br />

anche di valutare l’estensione alla<br />

filosofia del costruzionismo matematico e<br />

i legami che possono essere individuati tra<br />

la filosofia della natura di Schelling e le<br />

scienze del tempo.<br />

La conchiglia del Nautilo, di D. W. Thompson.<br />

Ontologia, di M. Ferrraris.<br />

RASSEGNA DELLE RIVISTE<br />

AQUINAS<br />

Anno XXXIX, n. 2, maggio-agosto 1996<br />

Pontificia Università Lateranense, Roma<br />

Coscienza morale e realtà secondo J. G.<br />

Fichte, di W. Schrader: dopo aver analizzato<br />

l’argomentazione di Nietzsche e<br />

Freud circa la coscienza morale come<br />

prodotto di un sentimento soggettivo,<br />

l’articolo analizza le conseguenze del<br />

dubbio sulla realtà della coscienza morale<br />

alla luce della riflessione fichtiana.<br />

Il concetto di coscienza nella fenomenologia<br />

di E. Husserl e di E. Stein, di P.<br />

Schulz: a partire dalla descrizione di<br />

alcuni aspetti fondamentali della nozione<br />

di coscienza in Husserl, l’articolo<br />

spiega come Stein, riprendendo tale concetto,<br />

lo utilizzi per elaborare la sua<br />

teoria della persona.<br />

Philosophy in an age of overinformation,<br />

or what we ought to ignore in<br />

order to know what really matters, di<br />

V. Hösle.<br />

The status of the dimensiones interminatae<br />

in the thomasian principle of individuation,<br />

di N.A. Morris.<br />

Identidad personal, acontecimiento,<br />

alteridad desde Paul Ricoeur, di A.<br />

Fornari.<br />

SEGNI E COMPRENSIONE<br />

Anno X, n. 28, maggio-agosto 1996<br />

Capone Editore, Lecce<br />

L’Oriente e la filosofia in Merleau Ponty,<br />

di R. Taioli.<br />

Essere nel mondo e Koinonia. Heidegger<br />

e Biswanger, di M. Bracco: essere<br />

nel mondo e koinonia come presupposti<br />

teoretici per una chiarificazione antropoanalitica<br />

del senso e della razionalità<br />

soprattutto per quanto riguarda il discorso<br />

psichiatrico.<br />

Le ragioni del conflitto, di E. Donaggio:<br />

il problema di un’autochiarificazione dei<br />

criteri che orientano ogni teoria critica<br />

attraverso l’analisi delle proposte di Foucault<br />

e Habermas.<br />

Il diritto tra norma e cultura. Le “vocazioni<br />

anomale” con funzione produttiva,<br />

di A. Maraschio: attraverso l’esame delle<br />

cosidette “vocazioni anomale”, finalizzate<br />

al criterio della produttività sociale,<br />

si vuole mettere in luce come il<br />

sistema giuridico di un Paese salvaguardi<br />

alcuni diritti primari che hanno un’incidenza<br />

per la collettività.<br />

Narcisismo ed ermeneutica contempo-<br />

80<br />

ranea. Un confronto con il pensiero della<br />

differenza, di M. Durst.<br />

Percorsi della e nella psicoanalisi contemporanea,<br />

di L. Longhi.<br />

DIAIMON<br />

n. 12, gennaio-giugno 1996<br />

Università di Murcia<br />

Estética y hermenéutica, di H.G. Gadamer.<br />

Michel Foucault, lecteur de Platon ou<br />

l’amour de beau garçon à la contemplation<br />

du beau en soi, di P. Catonné: Foucault<br />

mette in luce come Platone costituisca<br />

una fonte fondamentale per comprendere<br />

il fenomeno complesso e problematico<br />

della pederastia greca, in quanto<br />

non solo esperienza di formazione<br />

dell’individuo, ma anche forma elevata<br />

di erotica filosofica.<br />

On the prelude to the Timaeus and the<br />

Atlantis story, di V. Tejera: il Timeo<br />

come seguito della Repubblica.<br />

El problema del continuo en la escolástica<br />

española: Francisco de Oviedo<br />

(1602-1651), di M.L. Una.<br />

Berkeley: crítica de la ideas abstractas.<br />

La abstracción como simple semántica,<br />

di L.V. Burgoa.<br />

“A free man’s worship”, 1902 (El culto<br />

del hombre libre). El problema de la<br />

existencia humana en su relación con el<br />

desrino y los ideales éticos, di I. Sancho<br />

García: “Il culto dell’uomo libero” è uno<br />

dei due articoli fondamentali che precedono<br />

gli scritti filosofici di Russell e che<br />

propone un nuovo modo di vivere e una<br />

nuova etica.<br />

Antropología y alteridad. De la naturaleza<br />

humana a la normalidad social, di<br />

J. Lorite Mena: l’antropologia nasce<br />

come sguardo verso l’altro; ciò è sostenuto<br />

dal ruolo decisivo e simmetrico<br />

giocato dalla medicina e dalla mitologia.<br />

Ideología y comunicación, di M. Milovic:<br />

l’articolo si concentra sul problema<br />

della ex-Iugoslavia, sottolineando come<br />

il nuovo soggetto trascendentale e costitutivo<br />

di tipo kantiano sia diventato lo<br />

stato nazionale. La nuova soggettività è<br />

perciò la soggettività del potere, come<br />

già aveva avvertito Foucault.<br />

La justicia en el pensamiento jurídico<br />

angloamericano contemporáneo. Acotaciones<br />

críticas, di S. Rus Rufino: sul<br />

didattito sviluppatosi nel mondo anglosassone<br />

a seguito della riflessione di


Rawls sul tema della giustizia all’interno<br />

delle ricerche di filosofia morale e<br />

politica.<br />

ARCHIVES DE PHILOSOPHIE<br />

vol. 59, n. 2, aprile-giugno 1996<br />

Beauchesne, Parigi<br />

Husserl et Merleau-Ponty: la prose bourdonnante<br />

du monde, di P. Kerszberg:<br />

partendo dall’ipotesi di un’incomprensione<br />

radicale all’origine di ogni comunicazione<br />

e criticando il modello della<br />

comprensione tentativo più o meno riuscito<br />

di colmare un vuoto determinato, il<br />

confronto tra Husserl e Merleau-Ponty<br />

diviene la base per una riabilitazione<br />

dell’essenza del suono e del rumore come<br />

veicolo originario di comunicazione.<br />

Merleau-Ponty lecteur et critique de Bergson.<br />

Le statut bergsonien de l’intuition,<br />

di A. Clair: nella sua lettura di Bergson<br />

Merleau-Ponty oppone due concezioni<br />

dell’intuizione, una come simpatia e<br />

coincidenza, la ricettività, l’altra come<br />

comprensione e costituzione, l’attività.<br />

L’atto dell’intuizione richiede la correlazione<br />

di entrambe.<br />

Le retour a l’origine de l’État, di T.<br />

Berns: analisi dei Discorsi sopra la prima<br />

deca di Tito Livio III-1, riguardante<br />

la nascita violenta dello stato.<br />

Sur la justification des droits de l’homme,<br />

di E. Picavet: sulla legittimazione<br />

giuridica e sul riconoscimento da parte<br />

dello Stato dei tradizionali diritti dell’uomo<br />

a partire da premesse derivanti<br />

esclusivamente da un’analisi politica,<br />

scevra da particolari valori morali o religiosi.<br />

REVUE DE METAPHYSIQUE<br />

ET DE MORALE<br />

n. 3, settembre 1996<br />

A. Colin, Parigi<br />

Tema della rivista: “Le jugement”.<br />

La monstration, unique mode de donation de<br />

l’a priori chez Wittgenstein, di Ch. Chauviré:<br />

una rilettura del Tractatus di Wittgenstein<br />

sul tema delle proprietà logiche (a<br />

priori) del linguaggio, che sono solo ostentabili,<br />

mostrabili nel linguaggio stesso, rendendo<br />

del tutto inutile una teoria dei tipi<br />

logici. Una medesima posizione è assunta da<br />

Wittgenstein nella seconda fase del suo pensiero:<br />

le proprietà essenziali del linguaggio<br />

si mostrano entro le regole grammaticali.<br />

L’étude des thoeries du Jugement chez le<br />

RASSEGNA DELLE RIVISTE<br />

jeune Heidegger, di F. Dastur: partendo dalla<br />

sua prima elaborazione giovanile -la Dissertazione<br />

del 1914 sulla teoria del giudizio<br />

di Wundt, Maier, Brentano, Marty e Lipps -<br />

si ripercorre l’itinerario che conduce Heidegger<br />

ad accogliere e difendere la posizione<br />

husserliana del giudizio in quanto dotato di<br />

natura logica di contro allo psicologismo.<br />

L’“en soi” husserlien à la lumière de la<br />

doctrine trascendantale du jugement, di E.<br />

Rigal: una riflessione sula Logica formale e<br />

trascendentale di Husserl, che mostra come<br />

il platonismo - e quindi la nomologia - delle<br />

Ricerche logiche non venga negato dalla<br />

fenomenologia trascendentale, il cui scopo<br />

permane la fondazione sull’“in sé”, in quanto<br />

soggettività trascendentale, di un’idea di<br />

sapienza universale. Tale fondazione porta<br />

all’“ontologia a priori universale”, che ripropone<br />

il concetto di “a priori materiale” elaborato<br />

nelle Ricerche.<br />

Concept, Jugement et “forme sérielle”, di F.<br />

Capeilléres: la filosofia delle forme simboliche<br />

come logica delle relazioni in Cassirer,<br />

oltre il problema delle funzione concettuale<br />

di Sostanza e Funzione.<br />

La doctrine du jugement correct dans la<br />

philosophie de F. Brentano, di J.- C. Gens:<br />

La specificità del contributo di Brentano<br />

consiste non tanto nella riforma della sillogistica<br />

aristotelica quanto nel ricondurre continuamente<br />

la proposizione logica al giudizio,<br />

ovvero alla sogettività che pure non<br />

comporta una scelta psicologista. La difesa<br />

della teoria non predicativa e non proposizionale<br />

del giudizio.<br />

Théorie du jugement négatif, di A. Reinach:<br />

fenomenologo vissuto tra Otto e Novecento,<br />

cresciuto alla scuola di Husserl, di cui fu<br />

assistente, Reinach dedica la sua riflessione<br />

al chiarimento del significato di Sachverhalt,<br />

per prendere posizione, accanto al<br />

maestro, nella controversia tra Brentano e<br />

Meinong sul tema del giudizio. Nell’applicare<br />

gli esiti di tale riflessione teorica ad<br />

ambiti non propriamente logici, quali la prosa<br />

teorica, letteraria e storica, Reinach sembra<br />

delineare una teoria generale degli atti<br />

linguistici.<br />

REVUE PHILOSOPHIQUE<br />

DE LA FRANCE ET DE L’ETRANGER<br />

n. 2, aprile-giugno 1996<br />

PUF, Parigi<br />

Tema del fascicolo: “Mal moral et atheisme”.<br />

Le mal moral, pierre de touche de l’ontologie:<br />

monisme idéel et dualisme réel du sens<br />

de l’etre, di R. Lamblin: etica e ontologia e<br />

rapporto tra ragione, libertà e natura all’interno<br />

di una riflessione sulla presenza del<br />

81<br />

male nel mondo che si ricollega alle riflessioni<br />

di Kant e dei filosofi dell’Idealismo<br />

tedesco.<br />

La moralité et le mal dans les ‘Principes de<br />

la philosophie du droit’ de Hegel, di P.<br />

Soual: la natura e la fenomenologia del male<br />

morale nella riflessione hegeliana sull’etica<br />

e il diritto. Il male morale come possibilità<br />

“costitutiva” del libero soggetto pensante<br />

che, negando l’autentico Assoluto (il Bene),<br />

sceglie di assolutizzarsi ponendosi come “sé<br />

arbitrario” e “coscienza malvagia”; una concezione<br />

non priva di analogie con il tema<br />

biblico del peccato di superbia.<br />

Le jeu de l’athéisme dans le ‘Theophrastus<br />

redivivus’, di H. Ostrowiecki: la definizione<br />

di opera “visceralmente” atea e anti-cristiana<br />

rende veramente giustizia all’anonimo<br />

manoscritto seicentesco Theophrastus redivivus?<br />

Soffermandosi sull’apparente contraddizione<br />

tra il palese ateismo del frontespizio<br />

e del primo dei sei trattati (quello sugli<br />

dei) e l’aperta professione di cristianesimo<br />

del Proemium l’articolo intende dimostrare<br />

come la stessa struttura “dialogica” dell’opera<br />

e l’analogia di alcuni temi con i dogmi cristiani<br />

della caduta e della redenzione evidenzino<br />

nel Theophrastus non tanto una posizione<br />

di mero ateismo, quanto un tentativo di<br />

esercitare liberamente la razionalità naturale<br />

fondata sui sensi contro l’egemonia dell’apologetica<br />

tradizionale.<br />

Les “Lectures traversières” de Louis Marin,<br />

di J.-P. Cavaillé: l’ermeneutica dell’ “attraversamento”<br />

nell’ultima opera di Louis<br />

Marin.<br />

REVUE DES SCIENCES<br />

PHILOSOPHIQUES ET THEOLOGIQUES<br />

Tomo LXXX, n. 3, luglio 1996<br />

J. Vrin, Parigi<br />

Conscience et humanité selon Husserl, di S.<br />

Bréton: il rapporto fra la fenomenologia<br />

generale di Husserl e la riflessione politica<br />

attraverso l’analisi di Y. Thierry sul “soggetto<br />

politico” e sulla “coscienza umana” come<br />

intenzionalità epocale che apre all’intersoggettività.<br />

La riduzione trascendentale come<br />

punto di partenza del pensiero politico.<br />

Le monde et l’absence de l’oeuvre, di J.-Y.<br />

Lacoste: a partire da Essere e tempo di Heidegger,<br />

l’articolo si propone di riflettere<br />

sull’opera d’arte come alternativa al mondo<br />

delle cose. L’opera d’arte, infatti, sottratta<br />

alla temporalizzazione, gode di un privilegio<br />

ontofanico in quanto “evento della verità”<br />

che rimanda al cuore stesso del progetto<br />

fenomenologico: il cominciamento<br />

non di un mondo costituito, ma della sua<br />

possibilità.<br />

Friedrich Schlegel’s Theory of an alterna-


ting principle prior to his arrival in Jena (6<br />

august 1796), di E. Behler: l’analisi della<br />

posizione polemica di Schlegel rispetto a<br />

Jacobi e alla sua opposizione alla ragione<br />

come strumento di conoscenza e veicolo<br />

dell’ateismo e del nichilismo.<br />

“Alle Wahrheit ist relativ, alles Wissen<br />

symbolisch” - Motive der Grundsatz-Skepsis<br />

in der frühen Jenaer Romantik (1796),<br />

di M. Frank.<br />

Hölderlins frühe Fichte-Kritik und ihre<br />

Wirkung auf den Gang der Ausarbeitung<br />

der Wissenschaftslehre, di V. Waibel: a<br />

partire dall’epistolario Hölderlin-Hegel si<br />

ripercorre la critica originaria alla concezione<br />

fichtiana dell’Io assoluto presente<br />

nella Dottrina della scienza.<br />

REVUE INTERNATIONALE<br />

DE PHILOSOPHIE<br />

n. 3, settembre 1996<br />

Presse Universitaire de France, Groeninghe<br />

(Belgio)<br />

Tema della rivista: “Le premier romantisme<br />

allemand (1796)”.<br />

John Mc Dowell’s ‘Mind and world’, an<br />

early Romantic epistemology, di A. Bowie:<br />

sul legame teoretico tra Mc Dowell e il<br />

pensiero di Novalis, Schlegel e Schleiermacher<br />

a partire dal concetto di incondizionato-illimitato-assoluto<br />

e da quello di un Io<br />

consapevole, preceduto da uno stato, al<br />

quale si accede solo indirettamente, sospeso<br />

fra un passato da ricordare e un futuro<br />

sconosciuto (eternal lack). L’opera di Mc<br />

Dowell, Mind and world, tradisce inoltre la<br />

componente idealrealistica del suo pensiero,<br />

in accordo con Schelling e forse anche<br />

con una rilettura di Hegel.<br />

Der Klagenfurter Herbert-Kreis zwischen<br />

Aufklärung und Romantik, di W. Baum:<br />

l’analisi delle componenti filosofiche illuministiche<br />

e pre-romantiche del “circolo”<br />

di Herbert attraverso una rilettura storica<br />

(gli influssi rivoluzionari) e teoretica (Kant,<br />

Reinhold, Fichte).<br />

REVUE THOMISTE<br />

n. 3, luglio-settembre 1996,<br />

Edizioni dei Domenicani, Tolosa<br />

Le savoir théologique chez Saint Thomas,<br />

di J.P. Torrell: prima parte di uno<br />

studio sulla sacra doctrina di Tommaso<br />

d’Aquino, un insieme di teologia e di<br />

studio delle Sacre Scritture, che si configura<br />

come scienza delle cose divine,<br />

come sapere finalizzato alla contemplazione<br />

della “verità prima”, derivante dalla<br />

RASSEGNA DELLE RIVISTE<br />

partecipazione, forzatamente imperfetta,<br />

dell’uomo, tramite la fede e la Rivelazione,<br />

alla conoscenza che Dio ha di<br />

Sé e del mondo.<br />

Du logos intermèdiaire au Christ médiateur<br />

chez les Pères grecs, di G. Remy:<br />

sul tema del Cristo come “mediatore” tra<br />

Dio e l’uomo e autore del loro riconciliarsi<br />

nell’evento dell’incarnazione,<br />

come viene affrontato nella tradizione<br />

della Patristica orientale, da Ireneo a<br />

Cirillo di Alessandria.<br />

Etudes sur les écrits johanniques, di L.<br />

Devillers: breve rassegna di studi critici<br />

sul Vangelo di Giovanni.<br />

Approches du Moyen Age tardif, di S.T.<br />

Bonino: serie di recensioni di testi relativi<br />

alla situazione degli studi filosofici<br />

e teologici nel tardo medioevo (XIV-XV<br />

sec. ). Di particolare interesse i temi<br />

della ricezione della filosofia e della<br />

politica di Aristotele e della diffusione<br />

del tomismo.<br />

REVUE DE PHILOSOPHIE DE LOUVAIN<br />

Tomo 94, n. 2, maggio 1996<br />

Institut Supérieur de Philosophie<br />

Louvain La Neuve<br />

Tema della rivista: “Descartes - Le quatrième<br />

centenaire (1596-1996)”.<br />

L’analyse cartésienne et l’ordre des raisons,<br />

di B. Timmermans: Il metodo di ricerca<br />

cartesiana viene messo in relazione a quello<br />

analitico inaugurato da Galeno, ripreso in<br />

seguito da Hooke e indirettamente commentato<br />

da Kant. Ma questa ipotesi di lettura si<br />

scontra con quella di Vuillemin, il quale, nel<br />

sottolineare il carattere asimmetrico dell’ordine<br />

cartesiano, ricorda che in Cartesio l’analisi<br />

interviene al cospetto di un ordine turbato<br />

e confuso, mentre, quando esso viene “scoperto”<br />

o “costruito”, Cartesio lascia spazio<br />

alla sintesi.<br />

De la liberté absolue, di O. Depré: sulla<br />

teoria cartesiana della creazione delle verità<br />

eterne, in rapporto alle metafisiche sottese e<br />

fondative e con un’analisi delle posizioni di<br />

Leibniz e Spinoza in merito e alle più recenti<br />

critiche di Jonas.<br />

Du bons sens le mieux partagé..., di D.<br />

Lories: sul rapporto tra il concetto cartesiano<br />

di bons sens e quello di phronesis contenuto<br />

nell’Etica a Nicomaco di Aristolele: in entrambi<br />

i casi si assiste al tentativo di porre in<br />

rapporto particolare e universale al cospetto<br />

della contingenza situazionale; inoltre, nel<br />

“giusto mezzo” entrambi i concetti individuano<br />

la misura delle virtù etiche; infine,<br />

entrambi sono relativi al piano sia intellettuale,<br />

sia morale, istituendo una possibilità<br />

82<br />

di rapporto con l’alterità. Cartesio, però,<br />

insiste sulla impossibilità di formulare giudizi<br />

scientifici sul tema delle scelte umane<br />

come esito della libertà individuale.<br />

L’esthétique musicale de Descartes et le<br />

cartésianisme, di B. Van Wymeersch: l’estetica<br />

cartesiana nella sua evoluzione da una<br />

filosofia dell’oggettivo a una del soggettivo<br />

e del gusto personale (la musica nella sua<br />

risonanza emozionale nel soggetto) come<br />

dimensione metarazionale.<br />

Le cogito ébloui ou la noése sans noéme, di<br />

M. Dupuis: la rilettura del cogito cartesiano<br />

alla luce della riflessione di Levinas. Il<br />

cuore dell’ispirazione metafisica che guida<br />

la fenomenologia “radicale” di quest’ultimo<br />

consiste nella concezione dell’Infinito<br />

di Cartesio, alla luce della creazione delle<br />

verità eterne, della presenza nel “cogito”<br />

dell’idea di infinito e del superamento del<br />

cogito stesso.<br />

LES ETUDES PHILOSOPHIQUES<br />

gennaio-giugno 1996<br />

PUF, Parigi<br />

Il numero della rivista è dedicato alla<br />

figura e all’opera di Cartesio, nel quattrocentesimo<br />

anniversario della sua nascita<br />

(1596-1996). Vengono inoltre pubblicati<br />

due articoli relativi all’ontologia<br />

di Christian Wolff e alla critica di Hegel<br />

alla concezione wolffiana dell’essere.<br />

Le référent “dialectique” dans les ‘Regulae’,<br />

di A. Robinet: le Regulae ad<br />

directionem ingenii di Cartesio nel contesto<br />

della fioritura degli studi logici e<br />

dialettici del XVI sec. ispirati alla Dialectique<br />

di Pierre de La Ramée.<br />

Logique, mathématique et ontologie: La<br />

Ramée précurseur de Descartes, di G.<br />

Jamart: su Pierre de La Ramée come<br />

esponente di spicco di quella tradizione<br />

antiscolastica e antiaristotelica tra Cinquecento<br />

e Seicento in cui si inscrivono<br />

le Regulae di Cartesio. Il progetto cartesiano<br />

della mathesis universalis e la Dialectique<br />

di La Ramée presuppongono<br />

entrambi il ragionamento matematico<br />

come paradigma del pensare e partono<br />

dalla prossimità tra pensiero e scienza<br />

matematica per elaborare una “ontologia<br />

della relazione” antitetica alla metafisica<br />

sostanzialista di derivazione aristotelica.<br />

La philosophie cartésienne et l’hypothèse<br />

de la pure nature, di L. Renault: la<br />

lettera a Silhon sulla conoscenza razionale<br />

del divino come spunto per evidenziare,<br />

negli scritti cartesiani, la coesistenza<br />

di una noetica filosofica e di una<br />

noetica teologica e per sottolineare la


plausibilità dell’appartenenza di Cartesio<br />

a quella tradizione della “pura natura”<br />

(Suarez e Caetano), secondo cui il<br />

desiderio naturale di conoscere Dio è<br />

pienamente soddisfatto, nell’uomo, dai<br />

poteri e dalle prerogative della sola ragione<br />

individuale.<br />

L’unité de la science et son objet. Descartes<br />

et Gassendi: deux critiques de<br />

l’aristotelisme, di T. Bedouelle: il confronto<br />

tra le Exercitationes paradoxicae<br />

adversus Aristoteleos di Gassendi e le<br />

Regule di Cartesio dimostra che mentre<br />

Gassendi, muovendosi in una prospettiva<br />

scettica, resta comunque tributario di<br />

Aristotele, Cartesio attua una autentica<br />

trasformazione dei concetti aristotelici<br />

che lo porta a elaborare una dottrina<br />

filosofica del tutto nuova e originale.<br />

La thérapeutique de Descartes dans les<br />

“Remedia et vires medicamentorum”, di<br />

V. Aucante.<br />

Descartes et la fortune, di J.-C. Bardout:<br />

la fortuna, in Cartesio, è il nome proprio<br />

di quell’“altro” che l’io esperisce come<br />

libera soggettività che resiste a ogni tentativo<br />

di oggettivazione e che, nella sua<br />

natura di soggetto pensante dotato di<br />

libertà e dunque irriducibile, nel suo<br />

agire, a norme etiche universalmente<br />

condivise, si pone come imprevedibilità<br />

e impermeabilità al criterio conoscitivo<br />

dell’evidenza. La fortuna, dunque, come<br />

ciò che, nel mondo nelle relazioni umane,<br />

ostacola ogni forma di sapere metodico<br />

e garantisce, in un certo senso, dalla<br />

tentazione del razionalismo assoluto.<br />

Gouvernement de soi et contentement, di<br />

J.-P- Marcos: l’egocentrismo infantile<br />

(principio del “tutto è dovuto”), alimentato<br />

dalla benevolenza degli adulti, è per<br />

Cartesio modello di un comportamento<br />

ispirato all’illusione che il mondo sia<br />

fatto a misura del desiderio dell’io e<br />

all’ignoranza di quella correlazione tra<br />

“realtà” e “alterità” che sola consente al<br />

soggetto, nell’esperienza del confronto<br />

con i desideri dell’altro, di prendere coscienza<br />

dell’indisponibiltà del reale alle<br />

pulsioni del proprio volere. “Uscire dall’infanzia”<br />

diviene così l’imperativo di<br />

un’etica dell’auto-limitazione del desiderio<br />

in cui l’intelletto, sostituendo la<br />

fede nella Fortuna con la fede nella Provvidenza<br />

e ricercando un saggio equilibrio<br />

tra “morale dell’azione efficace” e<br />

“morale dell’accettazione”, perviene a<br />

una esatta conoscenza del “possibile”<br />

come presupposto essenziale della piena<br />

soddisfazione di sé.<br />

Arnauld, les idées et les verités éternelles,<br />

di D. Moreau: la critica di Huygens e Lamy,<br />

seguaci della teoria malebranchiana della<br />

visione delle verità in Dio e dell’univocità<br />

tra conoscere divino e umano, porta Ar-<br />

RASSEGNA DELLE RIVISTE<br />

nauld, in particolare nella Dissertatio bipartita<br />

e nelle Règles du bon sens, ad<br />

avvicinarsi, con originalità, alla dottrina<br />

cartesiana della creazione delle idee eterne.<br />

Idée, peinture et substance, di D. Dauvois:<br />

la teoria cartesiana del conoscere, con particolare<br />

riguardo al rapporto tra le idee e le<br />

loro cause, riletta metaforicamente in relazione<br />

all’esperienza della pittura.<br />

Descartes est-il un penseur critique? Quelques<br />

rèflexions, di C. Bouriau: partendo<br />

dalla rilettura neo-kantiana di Cartesio, l’articolo<br />

sottolinea come, evidenziando i vincoli<br />

che la sensibilità pone all’esercizio<br />

della razionalità e anticipando le soluzioni<br />

di Kant alle prime due antinomie della<br />

ragion pura (grandezza del mondo e numero<br />

delle parti della materia), la speculazione<br />

del filosofo francese riveli una innegabile<br />

dimensione “critica”, intesa come superamento<br />

del dogmatismo metafisico o razionalistico<br />

reso possibile dall’individuazione<br />

dei limiti che si oppongono alle pretese<br />

conoscitive della ragione individuale.<br />

L’évidence en règle: Descartes, Husserl<br />

et la question de la ‘mathesis universalis’,<br />

di G. Olivo: l’interpretazione husserliana<br />

di Cartesio tende a “radicalizzare”<br />

l’apparente contraddittorietà delle<br />

nozioni cartesiane di metodo e di mathesis<br />

universalis, che ora sembrerebbero<br />

fondate e quasi assorbite dalla metafisica<br />

(garanzia divina della veridicità delle<br />

conoscenze), ora precederebbero la metafisica,<br />

distinguendosi apertamente da<br />

essa. L’attenta lettura delle Regulae, delle<br />

Meditationes e del Discours sur la méthode<br />

consente invece di evidenziare come,<br />

anche nel ricorso a Dio quale “garante”<br />

delle conoscenze “chiare e distinte”,<br />

Cartesio resti fedele a una concezione<br />

della priorità del metodo e della mathesis<br />

come non riducibili, né subordinabili<br />

alla speculazione metafisica.<br />

Le tournant “discursif”: de la vérité<br />

métaphysique à la vérité dans l’ordre du<br />

discours, di P. Larralde: partendo dall’interpretazione<br />

di Heidegger della metafisica<br />

moderna (e cartesiana in particolare)<br />

come “oblìo dell’essere”, l’articolo<br />

si propone, rileggendo la dottrina<br />

del cogito come “scoperta” dell’essere,<br />

di elaborare una prospettiva filosofica<br />

“neocartesiana” che, rinunciando a qualsiasi<br />

alternativa “radicale” alla speculazione<br />

della modernità, recuperi comunque<br />

l’esigenza heideggeriana.<br />

Ontologie et logique dans l’interprétation<br />

hégelienne de Christian Wolff; di C.<br />

Bouton: per Hegel, l’ontologia di Wolff<br />

rappresenta il compimento della metafisica<br />

dell’identità di essere e pensiero<br />

inaugurata da Cartesio, ridotta però a<br />

mera e astratta elencazione di concetti e<br />

di determinazioni. L’obiettivo della<br />

83<br />

Scienza della logica di Hegel diviene<br />

così quello di recuperare, inverandola,<br />

l’essenza “noetica” dell’ontologia wolffiana,<br />

dimostrando l’identità tra pensiero<br />

ed essere in modo concreto, necessario<br />

ed esaustivo.<br />

La dèfinition de l’existence comme le<br />

complement de la possibilité et les rapports<br />

de l’essence et de l’existence selon<br />

Christian Wolff, di J. Ecole.<br />

IDEE (Anno XI; n. 31. 32, gennaio-agosto<br />

1996, Milella, Lecce) presenta un<br />

intervento di D. Mansueto su Figura<br />

sola: il diagramma secondo Deleuze,<br />

una breve discussione sulla monografia<br />

di Deleuze, Francis Bacon. Logica della<br />

sensazione (Quodlibet, Macerata 1995),<br />

con particolare riferimento allo strumento<br />

di analisi del diagramma utilizzato da<br />

Deleuze.<br />

DISCIPLINE FILOSOFICHE (Anno VI, n.<br />

1, 1996, Vallecchi, Firenze) nella sezione<br />

“Hermeneutika” figura una serie di<br />

interventi sul tema: “Ermeneutica e psicoanalisi”;<br />

nella sezione “Analitika” il<br />

tema è: “Il problema della rappresentazione<br />

della conoscenza nel dibattito tra<br />

cognitivismo e connessionismo”.<br />

IL CANNOCCHIALE (n. 1-2, gennaioagosto<br />

1996, Edizioni Scientifiche Italiane,<br />

Napoli) presenta un numero monografico<br />

su “L’argomentazione misura<br />

delle filosofie”, a cura di G. Traversa. Se<br />

ogni posizione filosofica contiene e presuppome<br />

necessariamente una struttura<br />

argomentativa, si pone allora il problema<br />

di misurare la differenza tra le varie<br />

posizioni con il criterio dell’argomentazione,<br />

sostanziale per la filosofia stessa.<br />

RAGION PRATICA (Anno IV, n. 6, Edizioni<br />

Compagnia dei Librai, Genova):<br />

alla luce dell’importanza centrale che da<br />

un tempo va assumendo il problema del<br />

precedente giudiziale, la rivista propone<br />

una sezione dedicata a “I giudici e il<br />

precedente”, a cura di M. Taruffo. Segnaliamo<br />

inoltre vari interventi su “Kelsen,<br />

la pace, la guerra”.<br />

INTERSEZIONI (Anno XVI, n. 2, agosto<br />

1996, Il Mulino, Bologna) presenta un<br />

fascicolo monografico su “Le donne nella<br />

storia e nella cultura” .<br />

FILOSOFIA OGGI (Anno XIX, n. 75,<br />

luglio-settembre 1996, L’Arcipelago,<br />

Genova) presenta un intervento di J. M.<br />

Trigeaud: Le mythe du héros et l’esthétique<br />

de la justice.<br />

FILOSOFIA E TEOLOGIA (Anno X, n. 2,<br />

maggio-agosto 1996, Edizioni Scientifi-


che Italiane, Napoli) presenta un articolo<br />

di A. Ghisalberti su Vita e logos dall’antichità<br />

al medioevo e un intervento<br />

di F. Moiso su La vita come pluralità<br />

senziente. La scuola stahliana e il suo<br />

influsso sulla filosofia del secondo Settecento.<br />

QUADERNI DI SCIENZA POLITICA<br />

(Anno III, n. 2, agosto 1996, Giuffré,<br />

Milano) contiene un intervento di R.<br />

Biorcio su Comunicazione elettorale e<br />

identità: note sulla transizione italiana.<br />

TEOLOGIA (Anno XXI, n. 2, giugno 1996,<br />

Glossa, Milano) pubblica un articolo di<br />

P. Colombo su Nietzsche ed il Cristianesimo.<br />

RIVISTA ROSMINIANA (Anno XC, n. 3,<br />

luglio-settembre 1996, Sodalitas, Stresa)<br />

presenta tra gli articoli Il silenzio<br />

nella vita di Rosmini, di L. Cristellon, e<br />

Rosmini e Maine de Biran, di M. Fabris.<br />

PROSPETTIVA PERSONA (Anno V, n.<br />

15, giugno 1996, Andromeda, Teramo)<br />

presenta un intervento di B.A. Andreola<br />

su Mounier e l’America latina.<br />

HERMENEUTICA (1996, Morcelliana,<br />

Brescia) presenta un fascicolo monografico<br />

dal titolo: “Rileggere Bonhoeffer”,<br />

che richiama l’attenzione su un pensatore<br />

asistematico e incompiuto, la cui domanda<br />

radicale: «che ne è oggi del Cristianesimo»<br />

pone la questione dell’essere<br />

con o contro Cristo in un interrogare<br />

che risente profondamente dell’influenza<br />

di Nietzsche.<br />

LINGUA E STILE (Anno XXXI, n. 3,<br />

settembre 1996, il Mulino, Bologna) presenta<br />

un saggio di P. Garavaso su Significanza<br />

cognitiva e contenuto di pensiero<br />

nella nuova teoria del riferimento che<br />

prende le mosse da un dibattito all’interno<br />

della filosofia del linguaggio contemporanea<br />

che vede alcuni nuovi teorici<br />

del riferimento impegnati a controbattere<br />

una critica proveniente dai neofregeani,<br />

secondo cui la nuova teoria del<br />

riferimento non può costituire una semantica<br />

adeguata perché non spiega i<br />

problemi messi in luce da Frege sulla<br />

significanza cognitiva del linguaggio. In<br />

particolare, viene qui presa in esame la<br />

posizione di Wettstein sulla questione<br />

della significanza cognitiva. Segnaliamo<br />

inoltre l’aticolo: Il tempo come condizione<br />

che permette al linguaggio di<br />

dire ogni cosa. Un modello di spazializzazione<br />

del tempo, di P. Perconti, che<br />

tratta del ruolo omogeneo del tempo nell’articolazione<br />

cognitiva prelinguistica<br />

e nell’articolazione del linguaggio.<br />

STUDI DI ESTETICA (Anno XXIV, n.<br />

13, 1996, Clueb, Bologna) presenta un<br />

numero monografico dal titolo: “Neo-<br />

RASSEGNA DELLE RIVISTE<br />

storicismo, neostoricismi”, dedicato al<br />

movimento critico comparso sulle scene<br />

accademiche statunitensi alla fine degli<br />

anni Settanta e confluito, insieme al decostruzionismo,<br />

nel vasto panorama della<br />

tradizione poststrutturalista. I caratteri<br />

dell’approccio neostoricista sono i seguenti:<br />

una visione complessa del rapporto<br />

tra storia speciale (arte, letteratura)<br />

e storia generale; l’interesse per le<br />

fonti marginali ed extraletterarie apparentemente<br />

insignificanti; l’approccio interdisciplinare;<br />

l’idea della storia come<br />

narrazione analizzabile con gli strumenti<br />

classici della critica letteraria.<br />

FENOMENOLOGIA E SOCIETÀ (Vol.<br />

XIX, n. 1-2, 1996 Rosenberg & Sellier,<br />

Torino) dedica il fascicolo a Charles<br />

Taylor, filosofo canadese importante<br />

esponente del comunitarismo e del neoaristotelismo<br />

anglosassone. Lo scopo che<br />

la rivista si propone è di offrire una serie<br />

di letture critico-esegetiche trasversali<br />

dell’opera di Taylor con particolare rifermento<br />

al nucleo filosofico contenuto<br />

nella sua più importante opera Radici<br />

dell’Io.<br />

CENOBIO (Anno XLV, n. 3, luglio-settembre<br />

1996, Lugano, Svizzera) presenta<br />

un fascicolo contenente gli Atti del<br />

convegno di Montagnola (22-23 settembre<br />

1996) su “La teoria critica di Max<br />

Horckhimer”.<br />

IRIDE (Anno IX, n. 18, agosto 1996, Il<br />

Mulino, Bologna) presenta tre sezioni<br />

dedicate ai seguenti temi: “Patologie<br />

del sociale”, “Destra e destre”, “Soggettività<br />

e modernità”. In particolare<br />

si segnala: Patologie del sociale. Tradizione<br />

ed attualità della filosofia sociale,<br />

di A. Honneth, in cui vengono<br />

descritti i compiti della filosofia sociale<br />

in rapporto alla filosofia politica<br />

e alla filosofia morale; La crisi del<br />

sapere moderno, di P. Alheit, che affronta,<br />

nella consapevolezza della non<br />

esistenza di una scienza pura e neutrale<br />

e del rischio di uno scientismo irresponsabile,<br />

il problema della responsibilità<br />

fondamentale nella scienza per<br />

le conseguenze del lavoro scientifico.<br />

Nella sezione “Destra e destre” compaiono<br />

contributi che mettono in luce<br />

l’esistenza di una destra liberista (S.<br />

Veca: Sulla destra e i suoi pincipi), di<br />

una conservatrice (D. Cofrancesco:<br />

Qual è la destra che manca in Italia),<br />

di una radicale e metapolitica (M. Revelli:<br />

La nuova destra). Nella sezione<br />

“Soggettività e modernità” prosegue<br />

la pubblicazione di interventi sulla<br />

questione della soggettività con riflessioni<br />

sul legame sociale per un soggetto<br />

contingente, sulla produzione della<br />

soggettività in un mondo dominato dai<br />

mass media, sulla permanenza del mito<br />

nella società moderna.<br />

84<br />

TEORIA (Anno XVI, n. 1, 1996, ETS,<br />

Pisa) presenta un fascicolo monografico<br />

sul tema: “Heidegger, Nietzsche e il nichilismo<br />

contemporaneo”. I contributi<br />

qui riportati costituiscono parte degli<br />

interventi tenuti da G. Campioni, A. Fabris,<br />

F. Volpi al convegno “Heidegger e<br />

Nietzsche” (La Spezia, 23-24 marzo<br />

1995), a cui hanno partecipato anche P.<br />

A. Rovatti e M. Ruggenini. Compare<br />

inoltre un intervento di W. Müller Lauter<br />

sull’interpretazione heideggeriana di<br />

Nietzsche.<br />

RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA<br />

(Anno LI, n. 3, 1996, Franco Angeli,<br />

Milano) dedica il fascicolo all’esame di<br />

alcuni aspetti del pensiero e dell’opera<br />

di Cartesio, in ricordo del quarto centenario<br />

della nascita, e allo studio di momenti<br />

del cartesianesimo e di fasi significative<br />

della sua fortuna tra Sei e Settecento.<br />

REVUE DES ETUDES AUGUSTINIEN-<br />

NES (n. 42/1, 1996) pubblica l’articolo:<br />

Un poème philosophique de l’Antiquitè<br />

tardive: ‘De pulchretudine mundi’, di F.<br />

Dalbeau, che riporta un’analisi formale<br />

e contenutistica del famoso testo del<br />

XVI capitolo del Liber viginti sentientiarum,<br />

De pulchretudine mundi, attribuito<br />

ad Agostino, identificando motivi<br />

di carattere culturale che permettono di<br />

ricondurre l’opera al contesto filosofico<br />

della tarda antichità: la teoria dei quattro<br />

elementi; l’analisi aristotelica delle coppie<br />

di contrari (caldo/freddo e secco/<br />

umido); la concezione delle qualità binarie<br />

come sfondo dell’armonia universale<br />

del Timeo.<br />

REVUE DES QUESTIONES SCIENTIFI-<br />

QUES (Tomo 167, n. 1, 1996, Société<br />

Scientifique, Bruxelles) presenta, tra l’altro,<br />

un articolo dal titolo: De l’ouverture<br />

de l’homme et du monde: réflexions sur<br />

la tecnique, les sciences et la réligion, di<br />

J. Fennema, che tratta della progressiva<br />

autonomia della tecnica dall’uomo, richiamando<br />

il ruolo decisivo della tecnica<br />

nella guida dello sviluppo sociale e<br />

nelle trasformazioni della vita e del pensiero,<br />

come pure della scienza. L’auspicio<br />

è quello di una “teologia della natura”<br />

capace di una nuova trasparenza,<br />

emergente non più dal linguaggio “cosale”,<br />

ma dal silenzio, dall’ascolto ermeneuticamente<br />

inteso.


A.A.V.V.<br />

Giordano Bruno: note filologiche<br />

e storiografiche - I giornata -<br />

Luigi Firpo: 3 marzo 1994<br />

L.S. Olschki, aprile 1996<br />

pp. 61, £. 25.000<br />

Gli interventi presenti in questo libro sono:<br />

“Bruno ieri e oggi” di Michele Ciliberto, “I<br />

dialoghi italiani (varietà di varianti)” di<br />

Giovanni Aquilecchia, “Il Bruno di Luigi<br />

Firpo” di Diego Quaglioni.<br />

A.A.V.V.<br />

Kant politico a duecento anni dalla Pace<br />

perpetua: Convegno della Società italiana<br />

di studi kantiani presso la scuola normale<br />

superiore di Pisa<br />

Istituti editoriali, giugno 1996<br />

pp. 733, £. 10.000.<br />

A.A.V.V.<br />

Almanacco di filosofia 96<br />

Periodici culturali, aprile 1996<br />

pp. 280, £. 20.000<br />

Questa rivista raccoglie i seguenti scritti:<br />

“I compiti della filosofia” di Norberto<br />

Bobbio, Nicola Abbagnano e Antonio Banfi,<br />

“Passione democratica e routine degli<br />

interessi” di Jurgen Habermas e John Rawls,<br />

“È la gente per bene a erigere le ghigliottine”<br />

di Adama Michnik e Isaiah Berlin,<br />

“L’invenzione dell’individuo” di Massimo<br />

Cacciari, “La legge della comunità” di<br />

Roberto Esposito, “Nascita, orgasmo e politica”<br />

di Adriana Cavarero, “Il tragico della<br />

libertà” di Sergio Givone, “Comune presenza”<br />

di Renè Char, Martin Heidegger,<br />

“Dio, l’ornamento” di Gianni Vattimo ecc.<br />

Abba, Giuseppe<br />

Quale impostazione per la filosofia morale<br />

LAS, giugno 1996<br />

pp. 329, £. 35.000<br />

In questo libro l’autore, confrontando in<br />

modo sistematico i principali interlocutori<br />

della filosofia morale, trae la conclusione<br />

che l’etica della vita buona e delle virtù,<br />

specialmente nella versione tomista, non è<br />

così sprovveduta come si ritiene, in quanto<br />

può rispondere alle obiezioni e alle istanze<br />

alternative riscontrando a volte aporie e<br />

incongruenze di cui esse sono inconsapevoli.<br />

Abbagnano, Nicola<br />

Esistenzialismo positivo<br />

Taylor, giugno 1996<br />

pp. 47, £. 16.000.<br />

Abelardus, Petrus<br />

Lettere di Abelardo e Eloisa<br />

introduzione di M.T. Fumagalli<br />

Beonio Brocchieri; trad. e note<br />

di Cecilia Scerbanenco<br />

Rizzoli, giugno 1996<br />

pp. 535, £. 20.000<br />

In questo libro si trova un documento eccezionale<br />

su un’epoca alle soglie del mondo<br />

moderno.<br />

Adorno, Theodor<br />

Probleme der Moralphilosophie<br />

a cura di Th. Schröder<br />

Suhrkamp, maggio 1996<br />

pp. 320, DM 68.<br />

Agazzi, Evandro<br />

Das Gute, das Böse und die Wissenschaft.<br />

Die ethische Dimension<br />

des wissenschaftlich-technologischen<br />

Unternehmung<br />

Akademie-Vlg., aprile 1996<br />

pp. 344, DM 64.<br />

Alker, Hayward R.<br />

Rediscoveries and Reformulations:<br />

Humanistic Methodologies<br />

for International <strong>Studi</strong>es<br />

Cambridge UP, giugno 1996<br />

pp. 450, UK£ 17.95<br />

Questo testo fornisce una concezione della<br />

metodologia che sta alla base degli studi<br />

internazionali. L’autore si pone di fronte a<br />

una sfida: integrare gli stili di ricerca “positivisti”<br />

e “falsificazionisti” nelle investigazioni<br />

umanistiche e interpretative.<br />

Alliez, Eric<br />

Deleuze, philosophie virtuelle<br />

Sinthélabo, maggio 1996<br />

pp. 55, F 40<br />

È stato da sempre rimproverato a Deleuze<br />

di non essere l’autore di una filosofia originale,<br />

perché egli commenta, e di non essere<br />

NOVITÀ IN LIBRERIA<br />

NOVITÀ IN LIBRERIA<br />

uno storico della filosofia, perché non ha<br />

mai fatto altro che “del Deleuze”. L’autore<br />

scopre, nella nozione così discussa del<br />

“virtuale”, l’operatore, a partire dal quale è<br />

possibile produrre una sorta di “eterogenesi”<br />

del pensiero deleuziano. Per tutti gli<br />

interessati.<br />

Aminrazavi, Mehdi<br />

Suhrawardi and the School<br />

of Illumination<br />

Curzon Press, maggio 1996<br />

pp. 220, UK£ 12.99<br />

La tela dei miti e del simbolismo nella<br />

filosofia di Shihab al-Din Yahya Suhrawardi<br />

esprime chiaramente la sua teoria della<br />

conoscenza, che rappresenta un importante<br />

tema della scuola di pensiero “ishraqi”.<br />

Quest’opera si propone di mostrare<br />

Suhrawardi come un pensatore che ha tentato<br />

di conciliare il discorso razionale e la<br />

purificazione interiore.<br />

Amtmann, Rolf<br />

Sinn und Sein. Mensch und Gott<br />

in der europäischen Philosophie<br />

Grabert, maggio 1996<br />

pp. 448, DM 68.<br />

Antiseri, Dario<br />

La tolleranza e i suoi nemici<br />

pref. di Giorgio De Finis<br />

Il mondo 3, giugno 1996<br />

pp. 62, £. 8.000<br />

In questo saggio Antiseri cercando le motivazioni<br />

etiche e conoscitive del pregiudizio,<br />

della violenza e dell’intolleranza, giunge<br />

alla conclusione dell’impossibilità di<br />

trovare un fondamento logico ai principi<br />

etici come ai comportamenti umani.<br />

Antiseri, Dario - Conci,<br />

Domenico Antonino<br />

(a cura di)<br />

Il desiderio di essere: l’itinerario<br />

filosofico di Pietro Prini<br />

contributi di Dario Antiseri et al.<br />

<strong>Studi</strong>um, maggio 1996<br />

pp. 360, £. 42.000<br />

In questo libro sono raccolti alcuni saggi di<br />

diversi autori sul pensiero di Prini in occasione<br />

del suo ottantesimo compleanno. In<br />

un arco storiografico di ispirazione neoplatonico-cristiana<br />

sono illustrate criticamente<br />

le interpretazioni che il Prini ha<br />

dedicato a Plotino, a Rosmini, alla storia<br />

dell’esistenzialismo nel suo complesso e<br />

in modo particolare a Gabriel Marcel.<br />

Archard, David (a cura di)<br />

Philosophy and Pluralism<br />

Cambridge UP, maggio 1996<br />

s.pp., UK£ 14.95<br />

In un mondo di diversità - culturali, religiose,<br />

morali, filosofiche - la questione che<br />

preoccupa coloro che hanno collaborato a<br />

questo volume è se l’esistenza della differenza<br />

- ovvero della pluralità - porti inevitabilmente<br />

alla conclusione che non può<br />

esistere un’unica verità, nemmeno nelle<br />

questioni morali.<br />

Aristotele<br />

Poétique<br />

pref. di Philippe Beck<br />

Gallimard, maggio 1996<br />

pp. 162, F 55<br />

Nei testi che ci sono pervenuti, Aristotele<br />

propone un’analisi dei principali generi<br />

letterari: l’epopea, la commedia e, soprattutto,<br />

la tragedia. Questo testo è stato e<br />

85<br />

rimane uno dei riferimenti d’obbligo per<br />

ogni studio della letteratura. Per tutti gli<br />

interessati alla materia e di livello universitario.<br />

Aristotele<br />

The Politics and the Constitution<br />

of Athens<br />

a cura di Stephen Everson<br />

Cambridge UP, giugno 1996<br />

pp. 296, UK£ 6.95<br />

Questa raccolta degli scritti politici di Aristotele<br />

fornisce un resoconto de La politica<br />

e mostra il rapporto tra questo testo e i suoi<br />

studi in qualità di storico costituzionale.<br />

Viene anche presentata la costituzione di<br />

Atene, per contrastare gli aspetti empirici e<br />

teorici della scienza politica di Aristotele.<br />

Aristoteles, 384-322 B.C.<br />

Retorica<br />

testo critico, trad.<br />

e note a cura di Marco Dorati<br />

introd. di Franco Montanari<br />

Mondadori, giugno 1996<br />

pp. 396, £. 15.000<br />

In questo libro Aristotele affronta sia<br />

l’aspetto teorico che quello pratico della<br />

retorica. Della retorica, intesa come “tecnica<br />

della persuasione” vengono trattati<br />

tutti gli aspetti: dalla logica all’uso delle<br />

metafore e dei motti di spirito, dallo stile<br />

del discorso ai modi per determinare negli<br />

ascoltatori gli atteggiamenti e gli stati d’animo<br />

più favorevoli.<br />

Armellini, Serenella<br />

Le due mani della giustizia:<br />

premialità del diritto come problema<br />

filosofico<br />

Giappichelli, maggio 1996<br />

pp. 189. £. 26.000<br />

In questo libro vengono trattate le seguenti<br />

tematiche; le ricompense in Hobbes, il<br />

premio in relazione al rapporto uomo-società<br />

nel riformismo italiano, la natura dell’uomo<br />

e la premialità del diritto, la premialità<br />

del diritto tra scienza e filosofia,<br />

considerazioni sul “feticismo della legge”<br />

e lo stato punitivo tra premialità e la promozionalità<br />

del diritto.<br />

Armstrong, D.M. - Martin,<br />

C.B. - Place, U.T.<br />

Dispositions: A Debate<br />

Routledge, maggio 1996<br />

pp. 208, UK£ 40<br />

Si tratta di un esteso dialogo fra tre famosi<br />

filosofi sui molti problemi connessi alle<br />

inclinazioni naturali, che sono a loro volta<br />

legati ad altri aspetti come la natura della<br />

mente, la materia, i concetti generali, le<br />

leggi della natura e la relazione causaeffetto.<br />

Arrington, Robert -<br />

Glock, Hans-Johann<br />

Wittgenstein and Quine<br />

Routledge, giugno 1996<br />

pp. 272, UK£ 35<br />

Questo studio accomuna due dei più importanti<br />

filosofi del XX secolo. I due pensatori<br />

vengono paragonati e le opinioni dei<br />

commentatori sul loro rapporto mostrano<br />

profonde differenze.<br />

Arzt, Th. et al. (a cura di)<br />

Philosophia naturalis.<br />

Beiträge zu einer zeitgemäßen<br />

Naturphilosophie<br />

Königshausen & Neumann,<br />

maggio 1996<br />

pp. 225, DM 68<br />

Seguendo gli approcci sintetici dei presocratici,<br />

del Rinascimento e del Romanticismo,<br />

scienziati, filosofi ed esperti di scienze<br />

dello spirito si sono uniti, allo scopo di<br />

avviare un discorso comune sulla natura,<br />

che oltrepassi i confini delle singole discipline.<br />

Audretsch, J. - Mainzer, Kl.<br />

(a cura di)<br />

Wieviele Leben hat Schrödingers Katze?<br />

Zur Physik und Philosophie<br />

der Quantenmechanik<br />

Spektrum, maggio 1996<br />

pp. 320, DM 48.<br />

Aul, Joachim<br />

Schopenhauer-Bibliographie.<br />

Mikrofiche-Ausgabe. Stand: Juli 1995<br />

Hänsel-Hohenhausen, aprile 1996<br />

2 microfiche (pp. 136), DM 80<br />

Si tratta di un’edizione su microfiche della<br />

bibliografia su Schopenhauer, aggiornata<br />

al luglio ’95.<br />

Axelos, Kostas<br />

Métamorphoses: clôture-ouverture<br />

Hachette-Pluriel, aprile 1996<br />

pp. 192, F 49<br />

Partendo dal lungo percorso che ha condotto<br />

dalla mitologia arcaica attraverso la<br />

tradizione greco-romana e quella giudaico-cristiana<br />

fino alla tecnologia ultramoderna,<br />

si sviluppano le grandi metamorfosi<br />

del mondo. All’epoca dell’universalizzazione<br />

della tecno-scienza a che punto, all’interno<br />

di questa evoluzione, si situa l’Europa?<br />

Che cosa è accaduto della “fine dell’arte”?<br />

Per tutti gli interessati alla materia.<br />

Badiou, Alain - Cigolani,<br />

Patrick -Vauday, Patrick et al.<br />

(a cura di)<br />

Jean Borreil: la raison de l’autre<br />

pref. di M. Matieu e P. Vermeren<br />

L’Harmattan, aprile 1996<br />

pp. 207, F 120<br />

Il libro mostra i cammini filosofici ai quali<br />

ha attinto Jean Borreil o Joan Borell (1938-<br />

1992) e presenta un testo inedito su Samuel<br />

Beckett. Per tutti gli interessati alla materia.<br />

Bärthlein, Karl<br />

Der Analogiebegriff bei<br />

den griechischen<br />

Mathematikern und bei Platon<br />

a cura di Josip Talanga<br />

Königshausen & Neumann, aprile 1996<br />

pp. 197, DM 68.<br />

Baruzzi, Arno<br />

Philosophie der Lüge<br />

Wiss. Buchges., aprile 1996<br />

pp. 220, DM 49,80<br />

La menzogna sembra appartenere al comportamento<br />

umano. La biologia infatti indica<br />

che le vite mentono e che questo<br />

significa e implica una “lode della menzogna”.<br />

Se la natura è una cultura della menzogna,<br />

come si mette la situazione per<br />

l’uomo, con la sua libertà da e rispetto alla<br />

menzogna?<br />

Bausi, Francesco<br />

Nec rethor neque philosophus: fonti,<br />

lingua e stile nelle prime opere latine<br />

di Giovanni Pico della Mirandola: 1484-87.<br />

L.S. Olschki, giugno 1996<br />

pp. 213, £. 48.000.<br />

Beaufret, Jean<br />

Parménide, ‘Le poème’<br />

PUF, maggio 1996<br />

pp. 112, F 49<br />

Il luogo del Poema di Parmenide è sicuramente<br />

la trascendenza, ma non quella trascendenza<br />

evasiva che, da Platone in poi, è metafisicamente<br />

nostra, ma una trascendenza che non<br />

sarà da nessuna parte più evidente che qui. Il<br />

volume presenta anche l’edizione bilingue<br />

greco e francese dei frammenti del Poema. Di<br />

livello universitario.<br />

Becker, Thomas<br />

Die Hegemonie der Moderne.<br />

Zur Neubestimmung politischer<br />

Romantik<br />

im Naturrecht Kants und Hegels<br />

pref. di Dietmar Kamper<br />

Olms, aprile 1996<br />

pp. 221, DM 58.


Becker, U. - Feldmann, Kl. -<br />

Jihannsen, Fr. (a cura di)<br />

Sterben und Tod in Europa.<br />

Wahrenehmungen - Deutungsmuster<br />

Wandlungen<br />

Neukirchener Vlg., maggio 1996<br />

pp. 240, DM 48<br />

Questo volume fornisce una rassegna della<br />

ricerca sul morire e sulla morte nella teologia,<br />

la sociologia, la psicologia, la medicina,<br />

la storia, la pedagogia e la filosofia.<br />

Beckmann, J.P. (a cura di)<br />

Philosophie im Mittelalter.<br />

Entwicklungslinien<br />

und Paradigmen. Wolfgang<br />

Kluxen zum 65. Geburtstag<br />

Meiner, maggio 1996<br />

pp. 476, DM 49,80<br />

Si tratta della seconda edizione di questo<br />

volume, dedicato a Wolfgang Kluxen, in<br />

occasione del suo sessantacinquesimo compleanno.<br />

Behrens, Roger<br />

Pop, Kultur, Industrie.<br />

Zur Philosophie der<br />

populären Musik<br />

Königshausen & Neumann, aprile 1996<br />

pp. 175, DM 38.<br />

Bellissima, Fabio<br />

Consequentia mirabilis: una regola<br />

logica tra matematica e filosofia<br />

L.S. Olschki, aprile 1996<br />

pp. 231, £. 45.000<br />

In questo libro vengono analizzate alcune<br />

tematiche relative alla logica; la scoperta<br />

di Girolamo Cardano, i ritrovamenti di<br />

Clavio, le controversie in Belgio, la logica<br />

di Geulincx e la teologia dei Gesuiti, l’apoteosi<br />

in Gerolamo Saccheri, la fase critica<br />

di Wolff, l’analisi di Lambert e le critiche<br />

di Bolzano, la riscoperta moderna della<br />

logica di Giovanni Vailati e l’analisi della<br />

nuova logica.<br />

Benjamin, Andrew<br />

What is Abstraction?<br />

Academy Editions, aprile 1996<br />

pp. 68, UK£ 8.95<br />

Questo testo fa parte della serie What is;<br />

affronta la questione dell’astrazione, una<br />

delle scuole più significative e influenti<br />

della critica moderna ed esamina le attuali<br />

tendenze di pensiero presenti in questo<br />

settore. Il testo è destinato agli studenti del<br />

primo anno di filosofia e arte.<br />

Berman, David<br />

George Berkeley:<br />

The Man and his Religious Philosophy<br />

Clarendon Press, aprile 1996<br />

pp. 242, UK£ 11.99<br />

Il testo fornisce un quadro completo della<br />

vita e del pensiero di George Berkeley,<br />

integrando la sua filosofia e la sua religione.<br />

Berkeley si rivela essere un pensatore<br />

umano profondo e non un idealista virtuoso.<br />

Bernasconi, Robert<br />

Heidegger in Question: The Art of Existing<br />

Humanities Press, aprile 1996<br />

pp. 288, s.pr.<br />

Bernasconi indaga, nel contesto del pensiero<br />

di Heidegger, su un certo numero<br />

di questioni di rilievo: un serie di saggi<br />

analizza il rapporto tra la politica di<br />

Heidegger e il suo pensiero e le ulteriori<br />

possibilità, aperte da questo rapporto,<br />

negli scritti di Arendt, Gadamer, Levinas<br />

e Derrida.<br />

Bernet - Kern - Marbach<br />

Edmund Husserl. Darstellung seines<br />

Denkens<br />

Meiner, maggio 1996<br />

pp. 246, DM 48<br />

Si tratta della seconda edizione ampliata di<br />

quest’opera.<br />

Bernhardt, Uwe<br />

Vom Anderen zum Selben.<br />

Für eine anthropologische Lektüre<br />

von Emmanuel Levinas<br />

Bouvier, aprile 1996<br />

pp. 288, DM 82<br />

Gli aspetti etici e teologici della filosofia di<br />

Levinas hanno suscitato una vivace discussione<br />

in ambito internazionale, a partire<br />

della fine degli anni Ottanta. Questo<br />

volume propone invece una “lettura antropologica”<br />

di Levinas.<br />

Bernstein, Richard<br />

Hannah Arendt and the<br />

Jewish Question<br />

Polity Press, maggio 1996<br />

pp. 240, UK£ 12.95<br />

Questo libro si propone di mostrare che<br />

molti dei temi più significativi del pensiero<br />

di Hannah Arendt hanno origine dal confronto<br />

con la questione ebraica. Avvicinandosi<br />

al lavoro maturo di Hannah Arendt<br />

da questo punto di vista, il lettore raggiunge<br />

una piena comprensione delle sue<br />

idee principali.<br />

Bertola, Francesco<br />

La Bellezza dell’Universo<br />

Il poligrafo, aprile 1996<br />

pp. 126, £. 30.000<br />

Filosofi e astrofisici, storici della scienza e<br />

artisti si interrogano in questo libro sulle<br />

questioni relative al rapporto tra l’ambito<br />

estetico e quello scientifico . Come aveva<br />

mostrato Feyerabend, a parità di condizioni<br />

una teoria “bella” (semplice, intuitiva,<br />

formalizzabile ed elegante) è preferibile a<br />

un’altra priva di tali requisiti. Questo ragionamento<br />

può essere applicato anche<br />

all’ambito della cosmologia, con il risultato<br />

di parlare di “bellezza” dell’universo.<br />

Bertrand Russell<br />

The Imprisoned Self<br />

vol. I: Phantoms of the Dusk<br />

a cura di Raymond Monk<br />

Jonathan Cape, aprile 1996<br />

pp. 600, UK£ 20<br />

Questo volume dell’autobiografia di Bertrand<br />

Russell copre i primi cinquant’anni<br />

della sua vita: l’infanzia, le sue prime opere,<br />

comprendenti Principia Mathematica,<br />

i suoi rapporti con Ottoline Morrell e Joseph<br />

Conrad, la sua insolita vita sessuale, la<br />

sua obiezione di coscienza alla Prima Guerra<br />

Mondiale e i suoi viaggi all’estero.<br />

Beutin, Wolfgang<br />

Zur Geschichte des Fridensgedankens<br />

seit Immanuel Kant<br />

von Bockel, maggio 1996<br />

pp. 200, DM 68.<br />

Bickmann, Claudia<br />

Differenz oder das Denken<br />

des Denkens.<br />

Topologie der Einheitsorte<br />

im Verhältnis von Denken und<br />

Sein im Horizont der<br />

Transzendentalphilosophie Kants<br />

Meiner, aprile 1996<br />

pp. 428, DM 168.<br />

Biolo, Salvino (a cura di)<br />

Filosofi cattolici a confronto<br />

con il pensiero moderno:<br />

Rosmini, Newman, Blondel.<br />

Contributi del 49˚ Convegno<br />

del Centro di studi filosofici<br />

di Gallarate - aprile 1994.<br />

Rosenberg & Sellier, giugno 1996<br />

pp. 302, £. 48.000<br />

Il libro raccoglie diversi contributi che<br />

mettono in evidenza come il pensiero cattolico<br />

non debba essere rigettato per la sua<br />

dipendenza dogmatica dalla verità ma rivalutato<br />

in quanto è dotato del senso della<br />

storia che gli consente di collocarsi all’interno<br />

di una tradizione da svolgere, accettando<br />

con disponibilità critica ogni nuova<br />

proposta che è valida in quanto vera secondo<br />

l’ordine dell’essere.<br />

Blumenberg, Hans<br />

Arbeit am Mythos. Ein Gedenkbuch<br />

Suhrkamp, maggio 1996<br />

pp. 704, DM 35<br />

C’è qualcosa di irrisolto nell’ambito del<br />

mito: la corrente visione della storia come<br />

un unico percorso dal mito al logos era<br />

poco seria. È questo che mostra Arbeit am<br />

Mythos, nell’analisi funzionale delle forme<br />

del mito e nella loro ricezione, nell’elaborazione<br />

e nella categorizzazione delle<br />

rappresentazioni sulla propria origine e<br />

sull’essere originario, che l’uomo via via si<br />

è costruito.<br />

Boethius, Anicius Manlius Torquatus<br />

Severinus,<br />

Consolazione della filosofia<br />

introd., trad., note,<br />

apparati di Luca Orbetello<br />

Rusconi, giugno 1996<br />

pp. 307, £. 21.000<br />

La Consolazione presenta due temi nodali;<br />

NOVITÀ IN LIBRERIA<br />

86<br />

l’analisi sui veri e falsi valori e il Bene<br />

sommo; la natura del libero arbitrio e la<br />

compossibilità della prescienza divina.<br />

Böhler, Arno<br />

Das Gedächtnis zur Zukunft.<br />

Ansätze zu einer Fundamentaltheologie<br />

der Freiheit bei Martin Heidegger<br />

und Aurobindo Ghose<br />

Passagen-Vlg., aprile 1996<br />

pp. 368, DM 78.<br />

Böhme, Gernot<br />

Idee und Kosmos. Platons Zeitlehre.<br />

Eine Einführung in seine theoretische<br />

Philosophie<br />

Klostermann, aprile 1996<br />

pp. 168, DM 68.<br />

Bord, André<br />

Plotin et Jean de La Croix<br />

Beauchesne, aprile 1996<br />

pp. 264, F 180<br />

Per Plotino l’apice è l’estasi, per Jean de La<br />

Croix non è che un incidente di percorso,<br />

aleatorio. Per gli specialisti della materia.<br />

Bornedal, Peter<br />

Speech and System<br />

Museum Tusculanum, maggio 1996<br />

pp. 533, s.pr.<br />

Quest’opera propone la tesi secondo cui la<br />

scrittura creativa e la filosofia emergono<br />

come forme specifiche di giochi del linguaggio,<br />

che sono distinte dal discorso,<br />

così come esso viene usato in forma intercomunicativa<br />

tra gli individui. Peter Bornedal<br />

tratta del pensiero, del discorso e dei<br />

sistemi.<br />

Bornet, Gérard<br />

Die Bedeutung von ‘Sinn’ und der Sinn<br />

von ‘Bedeutung’. Auf dem Weg zu einem<br />

gemeinsprachlichen Wörterbuch<br />

für formale Philosophie<br />

Haupt, aprile 1996<br />

pp. 246, FRS 42.<br />

Borsche, T. (a cura di)<br />

Klassiker der Sprachphilosophie<br />

von Platon bis Noam Chomsky<br />

C.H. Beck, aprile 1996<br />

pp. 520, DM 78<br />

La “svolta rispetto alla lingua” nella filosofia<br />

del secolo che si sta concludendo ha<br />

portato alla domanda: fino a che punto la<br />

filosofia è stata, già dai suoi inizi, filosofia<br />

della lingua? Eminenti esperti dimostrano,<br />

in ventiquattro contributi, perché nella filosofia<br />

viene data un’importanza determinante<br />

ai problemi della lingua.<br />

Bouchindhomme, C. - Rochlitz, R.<br />

(a cura di)<br />

Habermas, la raison, la critique<br />

Cerf, maggio 1996<br />

pp. 238, F 140<br />

Si tratta di una serie di tributi che si situano<br />

nella prospettiva di un dibattito critico con<br />

Habermas, condotto su basi vicine alle<br />

proprie concezioni e ricollocato intorno<br />

alla sua teoria del diritto e della democrazia.<br />

Per tutti gli interessati alla materia.<br />

Braun, Lucien<br />

Iconographie et philosophie:<br />

essai et définition d’un champ<br />

de recherche - vol. I<br />

Presses universitaires de Strasbourg,<br />

maggio 1996<br />

pp. 404, F 208<br />

La filosofia è stata ed è presente in seno<br />

allo sviluppo socio-culturale delle società<br />

sotto forma di idee o dottrine, ma<br />

anche sotto forma di immagini. Quest’ultime<br />

si rapportano sia ai promotori<br />

della filosofia sia alle allegorie che traducono<br />

a loro modo la potenza dell’interrogazione<br />

(o della proposizione)<br />

della filosofia. Per gli specialisti della<br />

materia.<br />

Braybrooke, David<br />

Social Rules: Origin, Character,<br />

Logic, Change<br />

Westview Press, aprile 1996<br />

pp. 352, UK£ 48.50<br />

Questo testo rappresenta un tentativo di<br />

raggiungere un compromesso tra le illustrazioni<br />

storiche e le argomentazioni teoretiche<br />

e di mettere in relazione tra di loro<br />

i punti di vista riguardo le regole sociali<br />

adottati dagli avvocati, gli antropologi, i<br />

sociologi e gli economisti.<br />

Breil, Reinhold<br />

Kritik und System.<br />

Die Grundproblematik<br />

der Ontologie Nicoli Hartmanns<br />

in traszendentalphilosophischer<br />

Sicht<br />

Königshausen & Neumann, aprile 1996<br />

pp. 312, DM 68<br />

Breil, nella sua tesi di abilitazione all’insegnamento<br />

universitario, dimostra, in ogni<br />

singolo capitolo, che i principi ontologici<br />

relativi all’argomento di quel capitolo hanno<br />

bisogno di motivazioni differenti e poi<br />

trasforma questo assunto, utilizzando una<br />

sistematicità filosofico-trascendentale. La<br />

pretesa di fornire la motivazione finale,<br />

accampata dall’ontologia, viene respinta e<br />

l’ontologia viene costruita sulla base di<br />

un’eccellente critica metafisica.<br />

Brose, Karl<br />

Friedensphilosophie<br />

und Friedenserziehung<br />

von Kant bis Adorno<br />

Vlg. Die Blaue Eule,<br />

maggio 1996<br />

pp. 216, DM 29.<br />

Buroker, Jill Vance<br />

Antoine Arnauld and Pierre Nicole:<br />

’Logic or the Art of Thinking’<br />

Cambridge UP, aprile 1996<br />

s.pp., UK£ 13.95<br />

Quest’opera tratta gli argomenti della logica,<br />

del linguaggio, della teoria della conoscenza<br />

e della metafisica e fornisce la risposta<br />

del cattolicesimo giansenista eretico<br />

ai punti di vista ortodossi cattolici e<br />

protestanti riguardo alla grazia, al libero<br />

arbitrio e ai sacramenti.<br />

Cacialli, Liliana<br />

“Tutto scorre e tutto rimane”.<br />

Eraclito e Parmenide.<br />

Ed. Poli, aprile 1996<br />

pp. 79, L. 15.000<br />

Il pensiero di Eraclito, considerato dalla<br />

tradizione filosofo dell’eterno divenire, e<br />

il pensiero di Parmenide, considerato invece<br />

filosofo dell’essere immobile, trovano<br />

in questa analisi una possibile conciliazione,<br />

lasciando emergere nuove ipotesi interpretative.<br />

Campanella, Tommaso<br />

De libris propriis et recta ratione<br />

studenti syntagma<br />

a cura di Armando Brissoni<br />

Rubbettino, maggio 1996<br />

pp. 100, £. 10.000<br />

In questa opera Tommaso Campanella si<br />

propone di ricostruire la propria autobiografia<br />

intellettuale fornendo anche indicazioni<br />

essenziali per intendere il suo<br />

pensiero.<br />

Canfield, John<br />

Routledge History of Philosophy:<br />

Philosophy of the English-speaking World<br />

in the Twentieth Century.<br />

Meaning. Knowledge and Value - vol. X<br />

Routledge, maggio 1996<br />

pp. 400, UK£ 55<br />

Il decimo volume di questa serie che si<br />

concentra sulla storia della filosofia discute<br />

argomenti come la filosofia del linguaggio,<br />

la metafisica, l’etica, la filosofia della<br />

legge, la filosofia politica e la filosofia<br />

femminista.<br />

Capozzi, Gino<br />

Saggi di etica: giuridica e politica<br />

ESI, aprile 1996<br />

pp. 245, £. 38.000<br />

Attraverso l’interrogazione dei più famosi<br />

filosofi antichi e moderni, Platone e Aristotele,<br />

Kant e Hegel nel loro dialogo con<br />

alcuni maestri del pensiero europeo sia<br />

filosofico (Croce e Gentile, Dilthey, Husserl,<br />

Heidegger) sia giuridico (Kelsen, Schmitt,<br />

Romano), i saggi di questo libro ripropongono<br />

i problemi del rapporto di<br />

etica e politica, del diritto con la morale e<br />

con la politica, dello Stato come sistema<br />

politico e ordinamento giuridico per approdare<br />

a una filosofia che si sta sviluppando<br />

attualmente (il praxeologismo).<br />

Cappelörn, N.J. - Deuser, H.<br />

(a cura di)<br />

Kierkegaard <strong>Studi</strong>es Yearbook<br />

de Gruyter, maggio 1996<br />

pp. 575, DM 178<br />

Si tratta di una fonte di documentazione sui


contributi alla ricerca, le conferenze e le<br />

nuove edizioni dell’opera di Kierkegard,<br />

curata dal Kierkegaard Research Centre di<br />

Copenhagen.<br />

Caputo, Cosimo<br />

Materia signata: sulle tracce di Hielmslev,<br />

Humbolt e Rossi Landi<br />

intr. di Augusto Ponzio<br />

Levante, giugno 1996<br />

pp. 167, £. 20.000<br />

In questo libro l’autore analizza i vari significati<br />

di materia; per Hyelmslev la materia<br />

è l’eccedenza della scienza del linguaggio,<br />

per Humbolt è attività formatrice<br />

e per Rossi-Landi è un continuo esserealtro<br />

senza ritorno alla tesi o all’essenza<br />

originaria.<br />

Cardwell, Mike<br />

The Complete A-Z Psychology Handbook<br />

Hodder & Stoughton, aprile 1996<br />

pp. 320, UK£ 8.99<br />

Il volume contiene tutta la terminologia e il<br />

materiale importante per il corso di studio<br />

del Livello A della facoltà di Psicologia. Il<br />

libro è organizzato in ordine alfabetico e<br />

permette riscontri incrociati, in modo da<br />

facilitarne l’uso e da renderlo un manuale<br />

di ripasso.<br />

Carr, Brian (a cura di)<br />

Morals and Society in Asian Philosophy<br />

Curzon Press, maggio 1996<br />

pp. 260, UK£ 37.50<br />

Questa raccolta, basata sul primo convegno<br />

della European Society for Asian Philosophy,<br />

analizza temi della tradizioni filosofiche<br />

indiane, cinesi, giapponesi e islamiche,<br />

sia antiche che moderne.<br />

Cartesio<br />

Oeuvres complètes<br />

a cura di C. Adam e P. Tannery<br />

Vrin, maggio 1996<br />

pp. 8560, F 800<br />

Quest’edizione riprende quella del 1900 e<br />

comprende, oltre alle opere scientifiche e<br />

filosofiche di Cartesio, anche la sua corrispondenza.<br />

Per gli specialisti della materia.<br />

Cartesio<br />

Philosophische Schriften<br />

in einem Band<br />

Meiner, maggio 1996<br />

pp. 534, DM 39,80<br />

Si tratta dell’edizione bilingue curata da L.<br />

Gäbe, H. Springmeyer e H.G. Zekl, che<br />

presenta anche un’introduzione di R. Specht<br />

e lo scritto di Ernst Cassirer, Descartes<br />

Wahrheitsbegriff.<br />

Cassirer, Ernst<br />

Eloge de la métaphysique<br />

pref. di Joël Gaubert<br />

trad. dal tedesco di Jaen Carro -<br />

collaborazione di Joël Gaubert<br />

Cerf, maggio 1996<br />

pp. 172, F 175<br />

Durante il suo soggiorno in Svezia, nel<br />

1933, Cassirer inizia una discussione con<br />

A. Hägerström, uno dei principali rappresentanti<br />

della filosofia svedese. Il libro,<br />

sotto forma di dialogo filosofico, traccia i<br />

contorni di un vero trattato sistematico,<br />

dimostrando non solo la possibilità, ma<br />

anche la necessità di compiere il dovere<br />

kantiano della costituzione critica della<br />

metafisica come scienza. Per gli specialisti<br />

della materia.<br />

Castelli Gattinara, Enrico<br />

Epistemologia e storia: un pensiero<br />

all’apertura nella Francia<br />

fra le due guerre mondiali<br />

F.Angeli, giugno 1996<br />

pp. 265, £. 38.000<br />

In questo libro viene descritto l’intreccio<br />

che negli anni fra le due guerre mondiali ha<br />

permesso a filosofi, epistemologi e storici<br />

di influenzarsi reciprocamente determinando<br />

un’apertura culturale e originando posizioni<br />

teoriche sino ad allora inedite.<br />

Cattorini, Paolo<br />

La morte offesa: espropriazione<br />

del morire ed etica della resistenza<br />

al male<br />

EDB, maggio 1996<br />

pp. 244, £. 32.000<br />

Tra le tematiche analizzate in questo libro<br />

si rileva l’analisi di alcuni significati della<br />

legittima opposizione che l’uomo produce<br />

nei confronti della morte, cercando di strapparle<br />

sempre maggior terreno. L’offesa<br />

arrecata al morire nella forma dell’espropriazione<br />

medica, dell’accanimento tecnologico<br />

e nella svalutazione del tempo<br />

della malattia e l’offensiva che l’uomo ha<br />

da sempre dichiarato e cercato di realizzare<br />

nei confronti della morte sono due tratti,<br />

l’uno illegittimo, l’altro doveroso, che spiegano<br />

alcuni ambigui atteggiamenti della<br />

società contemporanea riguardo alla fine<br />

della vita.<br />

Cavalier, Robert - Covey, Preston -<br />

Anderson, David<br />

The Right to Die?: the Dax Cowart Case.<br />

An Ethical Case Study on CD-ROM -<br />

CD-ROM (for network use)<br />

Routledge, maggio 1996<br />

s.pr.<br />

Questo CD-ROM presenta il caso di Dax<br />

Cowart, la cui lotta per morire, dopo un<br />

grave incidente, mise in risalto i dilemmi<br />

etici e medici riguardanti il diritto dell’individuo<br />

a morire. L’utente vede e sente<br />

Dax stesso e quelli che lo circondano e così<br />

prende parte alla formulazione della difficile<br />

decisione.<br />

Chamla, Mino<br />

Spinoza e il concetto<br />

della tradizione ebraica<br />

F.Angeli, maggio 1996<br />

pp. 222, £. 34.000<br />

Chamla analizza il rapporto tra Spinoza e<br />

la tradizione ebraica sottolineando come<br />

nell’interpretazione spinoziana dell’ebraismo<br />

predomini la componente conoscitiva<br />

rivolta al Sommo Bene.<br />

Chappell, Tim (a cura di)<br />

The Plato Reader<br />

Edinburgh UP, aprile 1996<br />

pp. 320, UK£ 14.95<br />

Il volume presenta la nuova traduzione di<br />

quarantasei passaggi-chiave tratti dalle<br />

opere di Platone. Vengono trattati tutti gli<br />

aspetti centrali della filosofia di Platone; il<br />

testo è corredato di note e rimandi incrociati.<br />

Il libro consente di leggere e comparare<br />

i passi collegati tra di loro, ma che si<br />

trovano in dialoghi diversi.<br />

Chiusano, Lido<br />

Commento a Ugo Spirito<br />

Bibliotheca, giugno 1996<br />

pp. 85, £. 15.000<br />

Questo libro ripropone con qualche rimaneggiamento<br />

gli scritti che erano raccolti<br />

nel libro Filosofia e dintorni dello stesso<br />

autore, il cui saggio d’apertura è incentrato<br />

sulla fine dell’autocoscienza e sulla prospettiva<br />

axiologica secondo Spirito.<br />

Chiusano, Lido<br />

Letture filosofiche<br />

Bibliotheca, giugno 1996<br />

pp. 157, £. 15.000<br />

In questo libro sono contenute diverse letture<br />

filosofiche tra le quali si evidenziano:<br />

il neopositivismo nell’interpretazione di<br />

Giorgio Fano, l’ateismo di Frederich Nietzsche,<br />

ontologia e storia in Husserl, dalla<br />

psicoanalisi alla cibernetica, l’ermeneutica<br />

restauratrice di Paul Ricoeur, Voltaire,<br />

la Bibbia, il male, un’antologia kantiana<br />

ecc.<br />

Clemens, Detlef<br />

Günther Anders. Eine <strong>Studi</strong>e über<br />

die Ursprünge seiner Philosophie<br />

Haag & Herchen, aprile 1996<br />

pp. 152, DM 28.<br />

Coates, John<br />

The Claims of Common Sense:<br />

Moore, Wittgenstein, Keynes<br />

and the Social Sciences<br />

Cambridge UP, aprile 1996<br />

s.pp., UK£ 30<br />

Attraverso un esame del pensiero di Moore,<br />

Ramsey, Wittgenstein e Keynes, questo<br />

testo analizza l’importanza delle idee portate<br />

avanti dai filosofi di Cambridge tra le<br />

due guerre, in particolare per le scienze<br />

sociali riguardanti il senso comune, i concetti<br />

vaghi e il linguaggio quotidiano.<br />

Coelln, Harmann von<br />

Von den Gütern zu den Werten.<br />

Versuch einer Kritik<br />

aller Wertphilosophie<br />

Vlg. Die blaue Eule, aprile 1996<br />

pp. 300, DM 66.<br />

NOVITÀ IN LIBRERIA<br />

87<br />

Cognetti, Giuseppe<br />

L’arca perduta: tradizione e critica<br />

del moderno in Renè Guénon<br />

pref. di Mariano Bianca<br />

A. Pontecorboli, maggio 1996<br />

pp. 294, £. 28.000<br />

In questo libro viene analizzata l’apertura<br />

di Renè Guénon all’orizzonte della Tradizione.<br />

La critica del filosofo al Moderno<br />

non si riduce affatto a una condanna moralistico-passionale<br />

che si rifugia in una difesa<br />

del passato nostalgica e inconcludente.<br />

Essa è iscritta, invece, in un’ermeneutica<br />

che coglie la necessità, il senso e il “compito”<br />

del moderno.<br />

Compagnoni, Francesco (a cura di)<br />

Etica della vita: bioetica, vita, morte,<br />

malattia, tossicodipendenza, sessualità,<br />

psichiatria, risorse, professione, ricerca<br />

San Paolo, maggio 1996<br />

pp. 311, £. 26.000<br />

In questo libro vengono presentati i temi<br />

essenziali della bioetica facendo riferimento<br />

alle più importanti parole-chiave che<br />

consentono di esprimere tutti gli aspetti<br />

principali di questo campo.<br />

Coniglione, Francesco<br />

Nel segno della scienza:<br />

la filosofia polacca del Novecento<br />

F.Angeli, maggio 1996<br />

pp. 346, £.48.000<br />

Questo libro costituisce il primo tentativo<br />

di offrire un quadro complessivo<br />

della filosofia polacca che ha fatto della<br />

discussione della razionalità scientifica<br />

e dei metodi delle scienze il terreno<br />

privilegiato su cui le varie concezioni<br />

del mondo (da quella cattolica al marxismo)<br />

hanno riflettuto trovando il modo<br />

di dialogare e di riconoscere i propri<br />

torti e i meriti altrui in nome della<br />

scienza.<br />

Copeland, Jack (a cura di)<br />

Logic and Reality: Essays on the Legacy<br />

of Arthur Prior<br />

Clarendon Press, giugno 1996<br />

pp. 576, UK£ 50<br />

Si tratta di una raccolta di saggi scritti da<br />

filosofi, logici, matematici ed esperti di<br />

informatica che celebra l’opera del famoso<br />

filosofo Arthur Prior. Gli argomenti discussi<br />

spaziano dalla natura della logica<br />

stessa a intelligenti sistemi informatici in<br />

grado di ragionare.<br />

Copjec, Joan<br />

Radical Evil<br />

Verso, maggio 1996<br />

pp. 288, UK£ 13.95<br />

Questo libro - basato sul concetto del male<br />

radicale, un male che si trova al cuore della<br />

problematica etica - si concentra sulla<br />

moderna nozione politica del male, così<br />

come viene formulata da Kant, come viene<br />

prefigurata da Machiavelli e più tardi sviluppata<br />

da Schelling.<br />

Costa, Vincenzo<br />

La generazione della forma:<br />

la fenomenologia e il problema<br />

della genesi in Husserl e Derrida<br />

Jaca Book, aprile 1996<br />

pp. 191, £. 28.000<br />

Mentre alcune interpretazioni considerano<br />

la fenomenologia di Husserl una semplice<br />

metafisica della presenza individuando il<br />

nucleo dell’interesse di Derrida per essa<br />

nell’atteggiamento decostruttivo, invece<br />

questo libro si propone di mostrare l’esistenza<br />

di un doppio movimento nel discorso<br />

di Derrida sulla fenomenologia e allo<br />

stesso tempo di una tensione tra origine e<br />

divenire. Quindi, si suggerisce una certa<br />

impossibilità per il pensiero del segno e<br />

della scrittura di abbandonare la fenomenologia.<br />

Cottingham, John<br />

Descartes: Meditations on First<br />

Philosophy: With Selections from<br />

the Objections and Replies<br />

Cambridge UP, aprile 1996<br />

s.pp., UK£ 7.95<br />

Le Meditazioni di Cartesio, uno dei<br />

testi-chiave della filosofia occidentale,<br />

è lo scritto cartesiano che è stato<br />

oggetto di più studi. Questa traduzione<br />

è basata su tutti i testi cartesiani<br />

disponibili e presenta i suoi principali<br />

scritti di metafisica in un inglese<br />

chiaro e moderno.<br />

Coudert, Allison P.<br />

Anne Conway: the Principles<br />

of the Most Ancient and Modern<br />

Philosophy<br />

Cambridge UP, aprile 1996<br />

s.pp., UK£ 12.95<br />

L’edizione completa e annotata delle opere<br />

di Conway include un’introduzione che<br />

le situa nel loro contesto storico e filosofico<br />

e fornisce una cronologia della sua<br />

opera e una bibliografia.<br />

Cozzoli, Leonardo<br />

Il linguaggio senza nome: estetica,<br />

analogia e belle arti in Kant<br />

prefazione di Silvestro Marcucci<br />

Clueb, giugno 1996<br />

pp. 190, £. 25.000<br />

Scritto da un giovane brillante ricercatore<br />

prematuramente scomparso, il libro affronta<br />

alcuni dei temi cruciali dell’estetica di<br />

Kant analizzando sia l’ambito storico che<br />

quello teorico. Nel primo capitolo viene<br />

posto il problema della bellezza della natura,<br />

della bellezza del cosmo colta attraverso<br />

il linguaggio del sentimento. Nel secondo<br />

capitolo vengono considerati i temi<br />

della purezza dell’estetico, del giudizio del<br />

gusto, della classificazione delle belle arti.<br />

Infine, nell’ultimo capitolo, vengono trattati<br />

i temi dell’analogia e del simbolo.<br />

Crisaldi, Antonio<br />

Scritti filosofici e carteggio<br />

con Benedetto Croce: 1945-1947<br />

a cura e con un saggio introduttivo<br />

di Francesco Platania<br />

Bibliopolis, maggio 1996<br />

pp. 165, £. 25.000<br />

Presentazione, la grande luce, la piccola e<br />

grande storia, la lunga confessione, l’incontro<br />

a Napoli, la conciliazione di Antonio,<br />

l’ultimo messaggio di Croce, la Sicilia<br />

di Antonio.<br />

Crisciani, Chiara<br />

L’arte del sole e della luna:<br />

alchimia e filosofia nel Medioevo<br />

Centro italiano di studi<br />

sull’alto Medioevo, giugno 1996<br />

pp. 354, £. 65.000<br />

In questo libro viene esaminata l’introduzione<br />

dell’alchimia in Occidente, l’alchimia<br />

nella cultura scolastica, e vengono<br />

esposte le dottrine e correnti nell’alchimia<br />

latina. Vengono, inoltre, presi in considerazione<br />

i testi e le rappresentazioni e vengono<br />

presentate anche alcune interpretazioni<br />

dell’alchimia.<br />

Cristofolini, Paolo<br />

Spinoza, chemins dans’L’Ethique’<br />

trad. dall’italiano di Lorand Gaspar<br />

PUF, aprile 1996<br />

pp. 128, F 45<br />

Si tratta di sette itinerari, sette punti di vista<br />

e differenti conclusioni relativi a un approfondito<br />

confronto con L’etica, che portano<br />

a una nuova visione, insieme complessa e<br />

trasparente, di quest’opera.<br />

Cunningham, Suzanne<br />

Philosophy and the Darwinian Legacy<br />

Univ. Rochester Press, aprile 1996<br />

pp. 272, UK£ 25<br />

L’autrice sostiene che esiste una difficoltà<br />

inerente alle teorie della percezione<br />

e della mente della filosofia analitica<br />

e della fenomenologia; tale difficoltà è<br />

causata dall’esclusione del contributo<br />

di Darwin all’evoluzione. Cunningham,<br />

ricercando le ragioni di quest’ostacolo,<br />

critica le teorie della percezione puramente<br />

cognitive e il funzionalismo della<br />

macchina.<br />

D’Anna, Vittorio<br />

Il denaro e il terzo regno: dualismo<br />

e unità della vita nella filosofia<br />

di Georg Simmel<br />

Clueb, aprile 1996<br />

pp. 156, £. 20.000<br />

L’autrice mostra come nella complessa<br />

riflessione di Simmel prevalga un motivo;<br />

quello della ricerca del “terzo regno”<br />

al di là della contrapposizione di<br />

soggettività individuale e soggettività<br />

logica. Se nell’opera Filosofia del denaro<br />

il dualismo è governato da<br />

un’istanza di unità, nella filosofia della<br />

vita l’unità passa per il dualismo.<br />

De Crescenzo, Luciano<br />

Ordine e disordine


Mondadori, giugno 1996<br />

pp. 154, £. 25.000.<br />

De Finis, Giorgio -<br />

De Sanctis Ricciardone, Paola<br />

La filosofia e lo specchio della cultura.<br />

La scienza in antropologia<br />

tra seduzione e repulsione<br />

Il mondo 3, giugno 1996<br />

pp. 78, £. 10.000<br />

Il libro si propone di realizzare la comunicazione<br />

tra lingue e culture diverse anche<br />

se lo sforzo di “traduzione” è molto difficile.<br />

Quesa ricerca accomuna antropologi,<br />

filosofi e storici della scienza una volta<br />

venuta meno l’idea aristotelica della corrispondenza<br />

tra linguaggio e realtà.<br />

De Ruvo, Vincenzo<br />

I valori morali<br />

Levante, maggio 1996<br />

pp. 426, £. 42.000<br />

In questo volume l’autore esamina le antropologie<br />

e le proposte etiche, storicamente<br />

elaborate dalla filosofia, attraverso<br />

la sua prospettiva realistica che mira ad<br />

affermare contro ogni riduzionismo, la<br />

complessità e l’integralità dell’essere umano<br />

e del suo agire, la “pienezza viva del<br />

Reale”.<br />

Debray, Regis<br />

Media Manifestos<br />

Verso, aprile 1996<br />

pp. 192, UK£ 12.95<br />

Questo volume propone una nuova sottodisciplina<br />

della scienza umana, la “mediologia”.<br />

Prospetta un nuovo modo di analizzare<br />

e considerare i media, partendo dalla<br />

città-stato e arrivando fino a Internet. Vengono<br />

anche esaminate le opere di Roland<br />

Barthes, Umberto Eco, C.S. Peirce e Marshall<br />

McLuhan.<br />

Deleuze, Gilles<br />

Fluchtlinien der Philosophie<br />

a cura di F. Balke e J. Vogl<br />

W. Fink, maggio 1996<br />

pp. 280, DM 48<br />

Considerando che quest’opera non si presenta<br />

come il programma di una scuola né<br />

come il contenitore per alcune idee-guida,<br />

la questione da porre riguarda, non in ultima<br />

istanza, il corso della «linea labirintica»<br />

(Foucault) che attraversa le opere, così<br />

diverse tra di loro, di questo filosofo.<br />

Deleuze, Gilles<br />

Périclès et Verdi: la philosophie<br />

de François Châtelet<br />

Minuit, aprile 1996<br />

pp. 32, F 30<br />

Si tratta della ristampa di questo testo,<br />

presentato in occasione di due giornate in<br />

cui filosofi, giornalisti, musicisti e attori<br />

rendevano omaggio a François Châtelet.<br />

Per gli specialisti della materia.<br />

Deleuze, Gilles - Guattari, Felix<br />

What is philosophy?<br />

Columbia UP, aprile 1996<br />

pp. 256, UK£ 14<br />

Questa monografia analizza la concezione<br />

filosofica degli autori e sviluppa il loro<br />

concetto dei rapporti tra filosofia, scienza<br />

e arte. Prende anche in considerazione il<br />

rapporto tra la filosofia e la storia dello<br />

sviluppo sociale e culturale in Occidente.<br />

Di Cesare, Donatella<br />

Die Sprache in der Philosophie<br />

von Karl Jaspers<br />

Francke, maggio 1996<br />

pp. 110, FRS 30.<br />

Di Francesco, Michele<br />

Introduzione alla filosofia della mente<br />

<strong>Studi</strong> superiori Nis, aprile 1996<br />

pp. 223, £. 28.500<br />

Questo libro si propone di esaminare la<br />

tematica relativa al rapporto tra mente e<br />

corpo che fino dall’epoca classica è stata<br />

analizzata dai filosofi. Partendo dalla riflessione<br />

dei filosofi classici, quindi, l’autore<br />

giunge a considerare alcuni dei principali<br />

problemi filosofici posti dalla filosofia<br />

contemporanea, come la questione del rapporto<br />

tra concettualizzazione scientifica e<br />

visione ordinaria dell’io.<br />

Diethe, Carol<br />

Nietzsche’s Women - Beyond the Whip<br />

s.ed., maggio 1996<br />

pp. 177, DM 120<br />

Il libro esamina perché ci siano così tante<br />

donne prominenti nella generazione di<br />

Nietzsche; tutte conoscevano la famosa<br />

citazione da Zarathustra: «Andate dalle<br />

donne, non dimenticate la frusta!» e, nonostante<br />

questo, ammisero con riconoscenza<br />

l’influsso esercitato da Nietzsche sulla loro<br />

vita e le loro opere. Molte donne, infatti, lo<br />

consideravano un misogeno.<br />

Doepke, Frederick C.<br />

The Kind of Things:<br />

A Theory of Personal Identity<br />

Based on Transcendental Argument<br />

Open Court, maggio 1996<br />

pp. 288, UK£ 17.50<br />

Cosa siamo? Quest’opera affronta l’enigma<br />

dell’identità personale tramite una teoria<br />

generale dell’identità e si dichiara a<br />

favore di una visione del sé opposta a<br />

quella di Hume e Parfit e più in sintonia con<br />

quella di Kant e del senso comune. L’autore<br />

fa uso di argomenti trascendentali nel<br />

corso della sua considerazione di questi<br />

temi.<br />

Domanskj, Juliusz<br />

La philosophie, théorie ou manière<br />

de vivre?: les controverses<br />

de l’Antiquité à la Renaissance<br />

Ed. universitaires de Fribourg-Cerf,<br />

maggio 1996<br />

pp. 126, F 120<br />

Quest’opera, che raccoglie quattro conferenze<br />

tenute presso il Collège de France<br />

nel 1990, espone e analizza il processo che<br />

ha condotto la filosofia a perdere poco a<br />

poco la sua componente “praticista”, ovvero<br />

la sua dimensione di modo di vivere,<br />

a favore di un percorso filosofico soprattutto<br />

teorico e astratto. Per gli specialisti<br />

della materia.<br />

Dörring, Eberhard<br />

Karl R. Popper: ‘Die offene Gesellschaft<br />

und ihre Feinde’.<br />

Ein einführender Kommentar<br />

UTB, maggio 1996<br />

pp. 147, s.pr.<br />

Dufresnois, Huguette - Miquel, Christian<br />

La philosophie de l’exil<br />

L’Harmattan, maggio 1996<br />

pp. 165, F 95<br />

Questo saggio tenta di pensare alla condizione<br />

e al destino dell’uomo, sottoponendo<br />

la nozione del soggetto e il credere al<br />

“me” a una decostruzione, allo scopo di<br />

ritrovare una visione contemporaneamente<br />

tragica e dionisiaca di un essere umano<br />

aperto improvvisamente al flusso del mondo<br />

e “decentrato” rispetto a se stesso. Per<br />

tutti gli interessati alla materia.<br />

Dumoncel, Jean-Claude<br />

Philosophie deleuzienne<br />

et roman proustien<br />

Zyx, maggio 1996<br />

pp. 128, F 95<br />

La storia esemplare raccontata da Alla ricerca<br />

del tempo perduto, contiene una lezione<br />

di filosofia che spettò a Gilles Deleuze<br />

trarre. Questo libro può essere preso sia<br />

come una spiegazione del pensiero deleuziano<br />

partendo dalla storia prostiana, sia<br />

come un’esegesi di Proust, partendo dagli<br />

strumenti concettuali riuniti da Deleuze.<br />

Di livello universitario.<br />

Dyson, A.E.<br />

The Fifth Dimension<br />

Macmillan Press, maggio 1996<br />

pp. 368, UK£ 40<br />

In quest’opera, A.E. Dyson definisce la<br />

“quinta dimensione” come il nostro infinito<br />

momento di coscienza. Egli studia le<br />

opere di Eschilo, Sofocle ed Euripide, le<br />

due grandi preghiere di Cristo e la Sua<br />

proclamazione del “regno” e le tradizioni<br />

mistiche, a sostegno della sua teoria.<br />

Ebeling, Hans<br />

Das andere Gesetz. Letzte Philosophie<br />

und die Lehre vom Einen<br />

Königshausen & Neumann, maggio 1996<br />

pp. 128, DM 26<br />

”L’altra legge” è ciò che è altro rispetto alla<br />

leggittimità e la regolarità della fisica, della<br />

tecnica e della politica. Considerata come<br />

qualcosa a sé stante, “l’altra legge” è in<br />

primo luogo ciò che è altro nella metafisica;<br />

questo significa quindi anche lasciar<br />

dietro di sé il diritto, l’etica, l’estetica, per<br />

NOVITÀ IN LIBRERIA<br />

88<br />

fare in modo che si possa scorgere ciò che<br />

è profondamente altro: il fine ultimo e<br />

unico di Sein e Sollen, quindi l’Uno stesso.<br />

Eigen, Michael<br />

Psychic Deadness<br />

Jason Aronson, maggio 1996<br />

s.pp., UK£ 31.95<br />

Molte persone cercano aiuto perché un<br />

senso di morte pervade la loro esperienza e<br />

li conduce spesso a mezzi disperati per<br />

liberarsene. Questo libro mostra che cosa<br />

significhi sopportare e combattere con questa<br />

morte psichica, giorno per giorno, seduta<br />

dopo seduta.<br />

Elshtain, Jean Bethke<br />

Augustine and the Limits of Politics<br />

Univ. Notre Dame Press, aprile 1996<br />

pp. 176, UK£ 17.95<br />

Si tratta di un’analisi del pensiero e dell’opera<br />

di Sant’Agostino. Questo studio<br />

presenta la posizione di Sant’Agostino<br />

contraria all’arroganza della filosofia, collegandolo<br />

in questo modo alle ultime correnti<br />

del pensiero moderno, comprendenti<br />

anche Wittgenstein e Freud.<br />

Evagrio, Pontico<br />

Gli otto spiriti della malvagità:<br />

Sui diversi pensieri della malvagità<br />

tr. e note di Francesca Moscatelli<br />

San Paolo, giugno 1996<br />

pp. 122, £. 24.000<br />

L’opera di Evagrio, monaco vissuto nel<br />

VI secolo, è un sistema grandioso che<br />

unisce etica, psicologia, teologia, filosofia,<br />

ascesi e mistica in un itinerario<br />

ascensionale che conduce all’incontro<br />

“diretto con Dio” attraverso una purificazione<br />

successiva delle passioni. In<br />

questo libro vengono presentate le sue<br />

riflessioni sugli otto spiriti della malvagità<br />

che hanno determinato la dottrina<br />

dei sette vizi capitali.<br />

Fadini, Ubaldo (a cura di)<br />

Adorno, Canetti, Gehlen - desiderio:<br />

conversazioni sulle metamorfosi<br />

dell’uomo<br />

Mimesis, aprile 1996<br />

pp. 107, £. 20.000<br />

In questo libro viene individuato un elemento<br />

comune tra le concezioni di Adorno,<br />

Canetti e Gehlen che concerne “l’affermazione<br />

del carattere sovversivo dell’esistenza”<br />

almeno in termini di possibilità.<br />

Falcioni, Daniela<br />

Natura e libertà in Kant:<br />

una interpretazione del progetto<br />

Per la pace perpetua (1795)<br />

presentazione di Reinhard Brandt<br />

Bulzoni, aprile 1996<br />

pp. 204, £. 25.000<br />

L’autrice analizza in questo libro il trattato<br />

di Kant del 1795 “Per la pace perpetua”<br />

mostrando come il progetto filosofico kantiano<br />

implichi una messa in politica del<br />

diritto in quanto si rivolge alla politica<br />

intesa come “dottrina del diritto da mettere<br />

in pratica”.<br />

Farley, Wendy<br />

Eros for the other: Retaining Truth<br />

in a Pluralistic World<br />

Penn State Press, maggio 1996<br />

pp. 264, UK£ 13.50<br />

Quest’opera analizza il problema di come<br />

le pretese di verità e le norme etiche possano<br />

sopravvivere al crescente e radicale<br />

riconoscimento del carattere storico, culturale,<br />

pluralista e spesso ideologico dell’esperienza<br />

umana.<br />

Farrell, Frank B.<br />

Subjectivity, Realism and Postmodernism<br />

Cambridge UP, maggio 1996<br />

s.pp., UK£ 12.95<br />

Questo volume sulla filosofia angloamericana<br />

si concentra su come la filosofia<br />

ha confutato le nozioni di soggettività,<br />

della mente e del linguaggio. Gli<br />

argomenti sono collocati nel contesto<br />

storico e in particolare sono messi in<br />

relazione alla filosofia medioevale e<br />

all’idealismo tedesco.<br />

Fausto, Ruy<br />

Sur le concept de capital: idée<br />

d’une logique dialectique<br />

L’Harmattan, maggio 1996<br />

pp. 87, F 60<br />

Il libro presenta la logica, studiata attraver-<br />

so un’analisi del concetto di capitale e della<br />

critica marxiana all’economia politica.<br />

Fechtrup, H. - Schulze, Fr. -<br />

Sternberg, Th. (a cura di)<br />

Aufklärung durch Tradition.<br />

Symposion der Josef Pieper Stiftung<br />

zum 90. Geburtstag von Josef Pieper,<br />

Mai 1994 in Münster<br />

Lit, aprile 1996<br />

pp. 176, DM 29,80<br />

Il volume si basa sul simposio, tenuto dalla<br />

Josef Pieper Stiftung a Münster, nel 1994,<br />

in occasione del novantesimo compleanno<br />

di Josef Pieper.<br />

Fenner, David E.W.<br />

The Aesthetic Attitude<br />

Humanities Press, maggio 1996<br />

pp. 208, UK£ 29.95<br />

L’atteggiamento estetico - lo stato percettivo<br />

che consente all’agente di sperimentare<br />

gli oggetti esteticamente - ha acquistato<br />

un’importanza crescente a partire dall’Illuminismo.<br />

E’ stato confutato soltanto nel<br />

XX secolo. Questo libro passa in rassegna<br />

le importanti teorie di atteggiamento estetico<br />

e le critiche relative.<br />

Fenu, Carlo Maria<br />

Il problema della creazione<br />

nella filosofia di Rosmini<br />

Edizioni Rosminiane Sodalitas,<br />

aprile 1996<br />

pp. 142, £. 20.000<br />

In questo libro l’autore esamina il problema<br />

della creazione nella filosofia di Rosmini<br />

considerando il valore gnoseologico<br />

e quello ontologico della dottrina della<br />

creazione e l’analitica dell’atto creativo.<br />

Ferrari, Massimo<br />

Ernst Cassirer: dalla scuola di Marpurgo<br />

alla filosofia della cultura<br />

L.S. Olschki, aprile 1996<br />

pp. 343, £. 69.000<br />

In questo libro vengono esaminati; la genesi<br />

e struttura dell’Erkenntnisproblem, Cassirer<br />

e la Critica del giudizio, l’interpretazione<br />

della teoria della relatività, la fondazione<br />

delle scienze dello spirito, le fonti leibniziane<br />

della Filosofia delle forme simboliche, la<br />

logica dell’origine e la filosofia del linguaggio<br />

e la filosofia della cultura (dal metodo<br />

trascendentale alla filosofia antropologica).<br />

Ferraro, Giuseppe<br />

Il poeta e la filosofia: filosofia morale<br />

e religione in G. Leopardi.<br />

Saggio di interpretazione<br />

Filema, aprile 1996<br />

pp. 137, £. 16.000<br />

Ferraro ripercorre in questo libro la storia<br />

della critica leopardiana da Croce a Severino,<br />

riproponendo il senso del nullismo di<br />

Leopardi come anticipazione del nichilismo<br />

nietzscheiano. Dopo aver considerato<br />

gli effetti della malattia del nulla e del mal<br />

d’essere dell’uomo, lo studio si conclude<br />

con una suggestiva analisi su “la luna e la<br />

letteratura” come approdo simbolico al primitivo<br />

e al semplice. L’”ultrafilosofia” citata<br />

da Leopardi non è oltre la filosofia ma<br />

è la filosofia che va oltre in quanto pensiero<br />

rivolto all’infinito, fuori da ogni calcolo,<br />

dentro l’associazione del vissuto.<br />

Festa, Roberto<br />

Cambiare opinione: temi e problemi<br />

di epistemologia bayesiana<br />

Clueb, maggio 1996<br />

pp. 326, £. 40.000<br />

In questo libro viene l’autore esamina<br />

l’approccio bayesiano all’analisi del<br />

metodo scientifico dedicando particolare<br />

attenzione alla “cinematica dell’opinione”<br />

cioè all’analisi bayesiana<br />

del cambiamento razionale di opinione<br />

nella scienza. L’autore si propone di<br />

mostrare come la teoria bayesiana sia in<br />

grado di offrire soluzioni relativamente<br />

semplici a molti problemi di carattere<br />

metodologico.<br />

Feuerbach, Ludwig<br />

Entwürfe zu einer neuen Philosophie<br />

a cura di W. Jeaschke e W. Schuffenhauer<br />

Meiner, maggio 1996<br />

pp. 193, DM 36.<br />

Ficino, Marsilio<br />

Meditations on the Soul: Selected Letters<br />

of Marsilio Ficino


a cura di Clement Salaman<br />

Shepheard-Walwyn, aprile 1996<br />

pp. 250, UK£ 12.95<br />

I problemi che assillavano la mente umana<br />

nel Rinascimento erano gli stessi con cui ci<br />

confrontiamo oggi. Questa selezione di<br />

lettere di Marsilio Ficino copre una vasta<br />

gamma di argomenti e offre un panorama<br />

del pensiero rinascimentale.<br />

Fiorani, Eleonora<br />

Il mondo senza qualità:<br />

per una geo-filosofia dell’oggi<br />

Lupetti, aprile 1996<br />

pp. 233, £. 30.000<br />

L’autrice analizza in questo libro prendendo<br />

in considerazione i dibattiti epistemologici<br />

e filosofici attuali, il tema relativo al<br />

legame tra il vivente e l’ambiente reale.<br />

Nella sua prospettiva il “soggetto” viene<br />

incorporato nell’ “essere vivente” attraverso<br />

l’individuazione di un collegamento<br />

tra il nuovo sapere emerso dalla biologia e<br />

la neurofisiologia e filosofi europei già<br />

esperti in queste correnti “trasversali” come<br />

Piaget, Wittgenstein e Merleau-Ponty.<br />

Gensini, Stefano - Gola, Elisabetta -<br />

Storari, Gian Pietro (a cura di)<br />

Derive 1995: quaderno di semiotica<br />

e filosofia del linguaggio<br />

Cuec, aprile 1996<br />

pp. 233, £. 25.000<br />

Tra gli scritti raccolti in questo libro relativi<br />

al rapporto tra semiotica e filosofia del<br />

linguaggio si evidenziano; Corpo e linguaggio:<br />

spunti per una riunficazione del<br />

visibile e dell’invisibile di Felice Cimatti,<br />

Matematica e linguaggio: il lavoro di approfondimento<br />

logico-linguistico dalla<br />

Befriffsschrift ai Grundgesetze di Roberto<br />

Cocco, Il problema dell’ebraico nella corrispondenza<br />

leibniziana del 1696-97 di<br />

Stegano Gensini, Tre modelli di produzione<br />

della voce: Ippocrate, Aristotele, Galeno<br />

di Patrizia Laspia, Materiali per un<br />

lessico critico-linguistico di G.W. Leibniz:<br />

il termine Analogia di Cristina Marras.<br />

Fischer, Kuno<br />

Über den Witz. Ein philosophischer Essay<br />

Klöpfer und Meyer, maggio 1996<br />

pp. 150, DM 32.<br />

Flynn, Bernard<br />

Political Philosophy at the Closure<br />

of Metaphysics<br />

Humanities Press, aprile 1996<br />

pp. 248, s.pr.<br />

Si tratta della critica alle opere dei filosofi<br />

politici a partire dalla prospettiva indicata<br />

dagli ultimi scritti di Merleau-Ponty e dalla<br />

filosofia politica di Lefort. L’analisi si ispira<br />

alle opere di Heidegger, Lacan e della<br />

tradizione fenomenologica.<br />

Fontenelle, Bernard le Bouvier de<br />

Oeuvres comlpètes - vol. VII<br />

Fayard, aprile 1996<br />

pp. 530, F 295<br />

L’opera raggruppa gli scritti di Fontanelle<br />

in qualità di segretario della Académie des<br />

Sciences, le sue polemiche relative alle<br />

scoperte scientifiche del suo tempo e alcuni<br />

scritti filosofici. Per tutti gli interessati<br />

alla materia.<br />

Foti, Veronique M. (a cura di)<br />

Merleau-Ponty:<br />

Difference, Materiality, Painting<br />

Humanities Press, maggio 1996<br />

pp. 304, UK£ 35.95<br />

Il volume presenta una raccolta di dottrine<br />

americane ed europee su tre aspetti fondamentali<br />

del pensiero di Merleau-Ponty<br />

(1908-1961): il problema della differenza<br />

nel pensiero heideggeriano del dopo-guerra<br />

e post-strutturalista, la tematizzazione<br />

della materialità e l’ontologia e la teoria<br />

della pittura.<br />

Fournier, Emmanuel<br />

Croire devoir penser<br />

Eclat, aprile 1996<br />

pp. 133, F 80<br />

”Pensare senza saperlo. Camminare senza<br />

saperlo. Né sapere come fare a camminare<br />

o a pensare. Sorprendersi della<br />

mancanza di sapere. E sorprendersi di<br />

poter sapere senza sapere di sapere,<br />

senza avere coscienza di sapere.” Si<br />

tratta di un’interrogazione sul sapere<br />

che si declina senza coniugarsi. Di livello<br />

universitario.<br />

Frank, Daniel<br />

Judah Halevi<br />

a cura di Arthur Hertzberg<br />

Peter Halban, giugno 1996<br />

pp. 176, UK£ 7.99<br />

Judah Halevi (c1075-1141), filosofo e poeta<br />

spagnolo, fu uno degli ebrei eminenti<br />

nel mondo medioevale mediterraneo.<br />

Franzini, Elio<br />

Estetica: i nomi, i concetti, le correnti<br />

B. Mondadori, giugno 1996<br />

pp. 456, £. 48.000<br />

Il testo si divide in due parti; la prima parte<br />

è una presentazione dei principali momenti<br />

della storia della disciplina dall’antichità<br />

ai giorni nostri, la seconda parte, invece, è<br />

una ricostruzione completa e approfondita<br />

delle categorie chiave e dei principali problemi<br />

dell’estetica.<br />

Froment-Meurice, Marc<br />

C’est-à-dire: poétique de Heidegger<br />

Galilée, aprile 1996<br />

pp. 217, F 185<br />

La poetica di Heidegger si fa in nome<br />

dell’essere, si basa cioè anche sul nome,<br />

perché il poeta avrebbe la vocazione di<br />

nominare ed è a questo proposito che sarebbe<br />

il testimone dell’essere. Questo saggio<br />

non si limita alla poesia, ma si occupa<br />

anche del suo ritiro dalla politica, si interessa<br />

dell’arte, che Heidegger affronta con<br />

uno spirito diverso, uno spirito che lo porterebbe<br />

al di là di se stesso. Di livello<br />

universitario.<br />

Frost, Mervyn<br />

Ethics in International Relations:<br />

A Constitutive Theory<br />

Cambridge UP, maggio 1996<br />

s.pp., UK£ 14.95<br />

La maggior parte delle domande sulla politica<br />

internazionale sono di carattere etico.<br />

Tuttavia, all’etica viene riservata una posizione<br />

marginale all’interno degli studi accademici<br />

dei rapporti internazionali. Questo<br />

volume esamina le ragioni fornite per<br />

giustificare questa posizione e conclude<br />

che esse non reggono a un esame accurato.<br />

Frowen, Stephen F.<br />

Hayek: Economist and Social<br />

Philosopher: A Critical Retrospect<br />

Macmillan Press, aprile 1996<br />

pp. 320, UK£ 45<br />

Questo volume fornisce un giudizio critico<br />

delle ampie prospettive presenti nelle famose<br />

opere di Hayek come economista e<br />

filosofo sociale; contiene inoltre articoli<br />

sulle prime opere di Hayek nel campo<br />

dell’economia monetaria.<br />

Fuhrmann, Manfred<br />

Cicero: And the Roman Republic<br />

Blackwell Publishers, aprile 1996<br />

pp. 256, s.pr.<br />

Questa biografia di Cicerone è indirizzata<br />

a un pubblico di non specialisti, comprendente<br />

coloro che non hanno conoscenze di<br />

prima mano delle lingue classiche. Il volume<br />

presenta un coerente resoconto non<br />

solo della personalità di Cicerone, ma anche<br />

del retroterra politico e culturale del<br />

suo tempo.<br />

Furuta, Hirokiyo<br />

Wittgenstein und Heidegger.<br />

’Sinn’ und ‘Logik’ in der Tradition<br />

der analytischen Philosophie<br />

Königshausen & Neumann, aprile 1996<br />

pp. 164, DM 38.<br />

Gadamer, Hans-Georg<br />

Le problème de la conscience historique<br />

a cura di Pierre Fruchon<br />

Seuil, aprile 1996<br />

pp. 90, F 79<br />

Con coscienza storica bisogna intendere la<br />

coscienza della storicità di tutto ciò che è<br />

presente e la relatività di ogni opinione.<br />

L’apparizione di tale presa di coscienza è,<br />

verosimilmente, la rivoluzione più importante<br />

manifestatasi dall’inizio dell’epoca<br />

moderna. Il volume raccoglie cinque conferenze<br />

tenute in francese nel 1958 all’università<br />

di Tolosa. Per tutti gli interessati<br />

alla materia.<br />

Gadamer, Hans-Georg<br />

Verité et méthode: les grandes lignes<br />

d’une herméneutique philosophique<br />

tr. dal tedesco e a cura di P. Fruchon,<br />

J. Grodin, G. Merlio<br />

Seuil, aprile 1996<br />

NOVITÀ IN LIBRERIA<br />

89<br />

pp. 534, F 170<br />

Si tratta della traduzione integrale del testo<br />

definitivo, che rappresenta la totalità del<br />

primo tomo delle Gesammelte Werke, apparse<br />

in Germania nel 1986. Una prima<br />

edizione abbreviata di questo testo era già<br />

stata pubblicata dalle edizioni Seuil nel<br />

1973. Di livello universitario e per la ricerca<br />

specialistica.<br />

Gaeta, Giancarlo, Bettinelli,Carla Del<br />

Lago Alessandro<br />

Vite attive: Simone Weil, Edith Stein,<br />

Hannah Arendt<br />

Lavoro, maggio 1996<br />

pp. 89, £. 12.000<br />

In questo libro vengono esposti le filosofie<br />

di tre donne (Weil, Stein e Arendt) per<br />

mostrare come l’essere donna produca delle<br />

differenze nelle modalità del pensare e<br />

proponga una specificità che previene il<br />

pericolo di imprigionarsi in forme di pensiero<br />

e di azione standardizzate.<br />

Gaetano, Raffaele<br />

Beati se non sanno la loro miseria:<br />

formazione e primi sviluppi del concetto<br />

di natura nella filosofia di Leopardi<br />

prefazione di Jolanda Capriglione<br />

introduzione di Elio Matassi<br />

Periferia, maggio 1996<br />

pp. 134, £. 15.000<br />

Il taglio prevalentemente filosofico di questo<br />

libro non trascura l’analisi dei testi<br />

letterari. Esso prende in esame un periodo<br />

particolarmente interessante dell’opera leopardiana,<br />

quello della crisi giovanile e<br />

delle cosiddette “conversioni”<br />

Gagliardi, Francesco<br />

L’oggettività in Kant<br />

Bibliotheca, giugno 1996<br />

pp. 126, £. 10.000<br />

In questo libro l’autore esamina il problema<br />

dell’oggettività nella filosofia kantiana<br />

mostrando come esso implichi essenzialmente<br />

l’analisi di due punti. Il primo riguarda<br />

il modo nel quale la ragione possa<br />

giungere alla rappresentazione dell’ambito<br />

oggettivo attraverso il quale viene delineata<br />

l’essenza di un oggetto in quanto<br />

oggetto e il secondo concerne quale genere<br />

di oggetti possa venire determinato sulla<br />

base di tale ambito oggettivo.<br />

Gardeva, Peter<br />

Platons ‘Phaidon’. Interpretation<br />

und Bibliographie<br />

Königshausen & Neumann, aprile 1996<br />

pp. 46, DM 32.<br />

Gargano, Antonio<br />

I sofisti, Socrate, Platone<br />

Città del Sole, maggio 1996<br />

pp. 102, £. 7.000<br />

Gaubert, Joël<br />

La science politique d’Ernst Cassirer:<br />

pour une refondation symbolique<br />

de la raison pratique<br />

contre le pythe politique contemporain<br />

Kimé, maggio 1996<br />

pp. 112, F 105<br />

Mobilitando le risorse de La filosofia delle<br />

forme simboliche, Cassirer rifonda progressivamente,<br />

negli anni Trenta, la filosofia,<br />

aprendola alla considerazione<br />

dell’agire; il filosofo si mette quindi<br />

egli stesso a diagnosticare il male dei<br />

nostri tempi e lo reputa rilevate ai fini di<br />

una quasi-decadenza della funzione<br />

simbolica, dovuta al ritorno di un<br />

pensiero mitico, consolidato attraverso<br />

una razionalità tecnica. Di livello<br />

universitario.<br />

Geertz, Clifford -<br />

Feyerabend, Paul K.<br />

Anti-anti-relativismo. Clifford Geertz<br />

Contro l’ineffabilità culturale/<br />

Paul K. Feyerabend<br />

introduzione di Giorgio De Finis<br />

il mondo, giugno 1996<br />

pp. 78, £. 12.000<br />

In questo libro Clifford combatte la sua<br />

battaglia contro il “demone” del relativismo.<br />

D’altra parte, Fereybend definisce<br />

il relativismo una “chimera” poiché<br />

esso presuppone degli universi chiusi e<br />

autonomi che possono determinare una<br />

interruzione della comunicazione.<br />

Genosko, Garry<br />

Guattari Reader<br />

Blackwell Publishers, aprile 1996<br />

pp. 232, UK 14.99<br />

Questo volume fornisce un resoconto del<br />

versante più politico di Felix Guattari, documentando<br />

i suoi interventi in conflitti<br />

politici particolari all’interno dell’Europa<br />

contemporanea. Il testo si rivolge a chi<br />

lavora nell’ambito o a cavallo tra gli ambiti<br />

politico, filosofico, semiotico, psicoanalitico,<br />

sociologico e degli studi culturali.<br />

Gensler, Harry<br />

Formal Ethics<br />

Routledge, aprile 1996<br />

pp. 224, UK£ 12.99<br />

Il più importante principio etico è la cosiddetta<br />

regola d’oro: “tratta gli altri come<br />

desideresti essere trattato.” Concentrandosi<br />

su questo dettame, lo studio mostra che<br />

i principi fondamentali dell’etica sono<br />

molto simili ai principi della logica e forniscono<br />

una solida base per il pensiero etico.<br />

Ghersi, Luciano<br />

L’essere e il tessere<br />

Loggia de Lanzi, aprile 1996<br />

pp. 294, £. 25.000<br />

Il filo conduttore di questo libro pantagruelico<br />

è il filo della tessitura che è intesa<br />

insieme arte, artigianato, tecnica, codice<br />

culturale ecc.<br />

Giamblico<br />

Vie de Pythagore<br />

a cura e tr. dal greco di Luc Brisson,<br />

Alain Segonds<br />

Belles lettres, aprile 1996<br />

pp. 336, F 135<br />

Questa biografia di Pitagora riguarda tre<br />

grandi ambiti di interesse: la filosofia, la<br />

storia delle scienze e l’esoterismo. Il biografo<br />

Giamblico, nativo dell’attuale Siria<br />

(290-325 ca. d. C.) fu uno dei più grandi<br />

filosofi del Neo-platonismo. Per tutti gli<br />

interessati.<br />

Gioberti, Vincenzo<br />

Pensieri numerati<br />

a cura di Giulio Bonafede<br />

Cedam, aprile 1996<br />

pp. 159, £. 25.000<br />

In questo libro vengono presentate le meditazioni<br />

giovanili di Vincenzo Gioberti<br />

che mettono in rilievo l’inizio della sua<br />

attività di scrittore basata su una notevole<br />

lettura attinta prima alla Biblioteca del<br />

liceo Mandralisca, poi alla Biblioteca della<br />

Fondazione Mandralistica. Gioberti manifestava<br />

già la sua concezione filosofica<br />

basata sulla distinzione tra infinito in atto<br />

proprio della mente divina e infinito potenziale<br />

proprio della mente umana che determina<br />

una riflessione sulla potenza conoscitiva<br />

dell’uomo.<br />

Girgenti, Giuseppe<br />

Il pensiero forte di Porfirio: mediazione<br />

tra henologia e ontologia aristotelica<br />

introduzione di Giovanni Reale<br />

Vita e pensiero, giugno 1996<br />

pp. 348, £. 26.000<br />

In questo libro vengono analizzate l’henologia<br />

neoplatonica, l’interpretazione porfiriana<br />

di Platone e Aristotele, e la concezione<br />

porfiriana dell’Uno e la sua ricostruzione<br />

della struttura del reale.<br />

Glasersfeld, Ernst von<br />

Radikaler Konstruktivismus.<br />

Ideen, Ergebnisse, Probleme<br />

pref. di Siegfried J. Schmidt<br />

Suhrkamp, aprile 1996<br />

pp. 288, DM 48<br />

Si tratta di un’analisi delle opere di pensatori<br />

fondamentali per la storia della filosofia,<br />

che hanno sviluppato idee che sono<br />

state basilari per filosofia e su cui è stato<br />

edificato il pensiero costruttivista.<br />

Gloy, K. (a cura di)<br />

Natur- und Technikbegriffe.<br />

Historische und systematische<br />

Aspekte<br />

Bouvier, maggio 1996<br />

pp. 312, DM 68<br />

In questo volume - sotto forma di ricerche<br />

autonome sulla storia del concetto di natura<br />

e di tecnica, sulle domande intorno alla<br />

possibilità di conoscenza della natura e su<br />

aspetti teorico-linguistici, teoretico-conoscitivi,<br />

etici e politici - viene tracciato<br />

quell’arco che va dal mito alla magia, passando<br />

per il meccanicismo e l’Idealismo,<br />

arrivando fino alla molteplicità del discor-


so odierno all’interno delle scienze naturali<br />

e della filosofia.<br />

Goddman-Thau, E. - Daxner, M.<br />

(a cura di)<br />

Bruch und Kontinuität. Jüdisches Denken<br />

in der europäischen Geistesgeschichte<br />

Akademie-Vlg., aprile 1996<br />

pp. 258, DM 98.<br />

Godfrey-Smith, Peter<br />

Complexity and Function of the Mind<br />

Cambridge UP, maggio 1996<br />

pp. 320, UK£ 30<br />

Quest’opera si propone di spiegare il rapporto<br />

tra l’intelligenza e la complesssità<br />

ambientale e, così facendo, di collegare la<br />

filosofia della mente a temi più generali,<br />

riguardanti il rapporto tra organismo e<br />

ambienti, e a uno schema generale di spiegazioni<br />

esternaliste.<br />

Golomb, Jacob<br />

Nietzsche and Jewish Culture<br />

Routledge, giugno 1996<br />

pp. 288, UK£ 40<br />

Questa raccolta di saggi analizza il rapporto<br />

reciproco tra Nietzsche e la cultura ebraica.<br />

Il libro è organizzato in due parti: la<br />

prima esamina gli atteggiamenti di Nietzsche<br />

verso gli ebrei e l’ebraismo, la seconda<br />

analizza l’influsso di Nietzsche sugli<br />

intellettuali ebrei.<br />

Gottfried, Gabriel<br />

Ästhetischer ‘Witz’ und logischer<br />

’Scharfsinn’. Zum Verhältnis<br />

von wissenschaftlicher<br />

und ästhetischer Weltauffassung<br />

Palm & Enke, aprile 1996<br />

pp. 26, DM 18.<br />

Granada, Miguel A.<br />

El debate cosmològico en 1588:<br />

Bruno, Brahe, Rothmann, Ursus, Roslin<br />

Bibliopolis, giugno 1996<br />

pp. 165, £. 25.000.<br />

Grange, Juliette<br />

La philosophie d’Auguste Comte:<br />

science, politique, religion<br />

PUF, aprile 1996<br />

pp. 448, F 198<br />

Il nome di Comte è messo in relazione con<br />

la filosofia della scienza che fa riferimento<br />

al “positivismo”. Ma il “comtismo” deve<br />

essere riscoperto: il pensiero di Comte si<br />

sforza di realizzare l’ambizione filosofica<br />

di riunire i saperi e di porre le basi per<br />

l’etica, la politica e la religione. Al di là di<br />

uno scientismo sorpassato, il comtismo<br />

permette di pensare a una filosofia della<br />

“fine della filosofia”. Di livello universitario.<br />

Grant, Edward<br />

Planets, Stars, and Orbs:<br />

The Medieval Cosmos, 1200-1680<br />

Cambridge UP, maggio 1996<br />

s.pp., UK£ 17.95<br />

Quest’opera descrive la concezione medioevale<br />

del cosmo, così come veniva considerata<br />

dai teologi scolastici e dai filosofi<br />

naturali nelle università dell’Europa occidentale<br />

dal XIII al XVII secolo.<br />

Grethlein, Th. - Leitner, H.<br />

Inmitten der Zeit. Beiträge<br />

zur europäischen Gegenwartsphilosophie.<br />

Festschrift für Manfred Riedel<br />

Königshausen & Neumann, maggio 1996<br />

pp. 646, DM 86.<br />

Groenen, Marc<br />

Leroi-Gourhan: essence et contingence<br />

dans la destinée humaine<br />

pref. di Marc Richir<br />

De Boeck-Wesmael, maggio 1996<br />

pp. 185, F 125<br />

André Leroi-Gourhan, instancabile pensatore<br />

dell’uomo, si è rivelato essere il<br />

costruttore dell’antropologia globale.<br />

La grande originalità del suo sistema si<br />

basa sul fatto che egli si rifà alla biologia,<br />

all’etnologia e alla preistoria. Oggigiorno,<br />

il suo pensiero alimenta le<br />

ricerche in numerose discipline. Per gli<br />

specialisti della materia.<br />

Großheim, M. (a cura di)<br />

Leib und Gefühl. Beiträge<br />

zur Anthropologie<br />

Akademie-Vlg., aprile 1996<br />

pp. 306, DM 98.<br />

Grosseteste, Robert<br />

On the Six Days of Creation: A Translation<br />

of the ‘Hexaemeron’<br />

Oxford UP, aprile 1996<br />

pp. 380, UK£ 30<br />

Questa traduzione integra il testo latino<br />

dell’Hexaemeron di Dales e Gieben. Fornisce<br />

un resoconto dell’unità della cultura<br />

medioevale, dove lo studio di Dio include<br />

lo studio del mondo intero. Si rivolge agli<br />

studenti e agli specialisti di filosofia, teologia<br />

e letteratura medioevali.<br />

Guglielmo di Occam<br />

Somme de logique - parte II<br />

a cura e tr. dal latino di Joël Biard<br />

TER, maggio 1996<br />

pp. 242, F 189<br />

Il volume rappresenta un momento decisivo<br />

della conclamazione dei principi dell’analisi<br />

sematica, che verranno poi sviluppati<br />

da un gran numero di filosofi nel<br />

XIV secolo. La logica di Occam, un’opera<br />

fondamentale per comprendere il pensiero<br />

degli ultimi secoli medioevali, rompe con<br />

ogni visione di un sistema cosmologico di<br />

rinvii simbolici, in cui il mondo è esso<br />

stesso un linguaggio.<br />

Guyer, Paul<br />

Kant and the Experience of Freedom:<br />

Essays on Aesthetics and Morality<br />

Cambridge UP, giugno 1996<br />

pp. 467, UK£ 12.95<br />

Questa raccolta di saggi si propone di trasformare<br />

il nostro modo di concepire sia<br />

l’estetica che l’etica di Kant. Guyer mostra<br />

che, al centro della teoria estetica di Kant,<br />

il disinteresse per il gusto diventa un’esperienza<br />

di libertà e quindi un indispensabile<br />

complemento della moralità stessa.<br />

Hacker, P.M.S.<br />

Wittgenstein: Mind and Will:<br />

’Philosophical Investigations’ -<br />

an Analytical Commentary<br />

on the ‘Philosophical Investigations’<br />

vol. IV<br />

Blackwell Publishers, aprile 1996<br />

pp. 752, UK£ 74.95<br />

Si tratta del quarto e ultimo volume del<br />

commento alle Investigazioni filosofiche<br />

di Wittgenstein. Come i volumi precedenti,<br />

il testo consiste di saggi filosofici e di<br />

esegesi. I nove saggi analizzano i temi più<br />

importanti di questa parte dell’opera.<br />

Han, Byung-Chul<br />

Heideggers Herz. Zum Begriff<br />

der Stimmung bei Martin Heidegger<br />

W. Fink, aprile 1996<br />

pp. 160, DM 48<br />

Con il concetto di “umore”, l’autore<br />

rivela lo strato portante della filosofia<br />

di Heidegger. Nell’umore, che rimane<br />

“al di qua” rispetto alle affermazioni<br />

psicologiche e antropologiche, si rivela<br />

un “qui” che non è connotato dal punto<br />

di vista metafisico.<br />

Hardwick, Charley D.<br />

Events of Grace:<br />

Naturalism, Existentialism, and Theology<br />

Cambridge UP, maggio 1996<br />

pp. 350, UK£ 37.50<br />

Inserendosi nella tradizione teologica liberale,<br />

iniziata con Schleiermacher, questo<br />

testo dimostra che la fede cristiana può<br />

essere pienamente compatibile con una<br />

visione scientifica del mondo.<br />

Heintel, Erich<br />

Gesammelte Abhandlungen<br />

vol. V: Zur praktischen Vernunft 1,<br />

Zum Begriff der Freiheit, des Handelns<br />

und der Ethik<br />

Frommann-Holzboog, aprile 1996<br />

pp. 435, DM 98.<br />

Heintel, Erich<br />

Gesammelte Abhandlungen<br />

vol. VI: Zur praktischen Vernunft 2,<br />

Zum Begriff der Geschichte, der Politik<br />

und der Erziehung<br />

Frommann-Holzboog, aprile 1996<br />

pp. 440, DM 98.<br />

Hemming, Ralf<br />

Individuum. Soziogenese<br />

und kommunikative Kompetenz.<br />

Zur Bestimmung und Kritik<br />

sozialtheoretischer<br />

Implikationen im Habermas’schen<br />

Theorieentwurf<br />

NOVITÀ IN LIBRERIA<br />

90<br />

Pro-Universitatte-Vlg., maggio 1996<br />

pp. 126, DM 69.<br />

Hogrebe, Wolfram<br />

Societa teutonica. Profile<br />

der Frühromantik und das Elend<br />

der deutschen Geselligkeit<br />

Palm und Enke, maggio 1996<br />

pp. 32, DM 18.<br />

Hohmann, J.S. (a cura di)<br />

Beiträge zur Philosophie<br />

Eduard Sprangers<br />

Duncker & Humblot, maggio 1996<br />

pp. 394, DM 148.<br />

Höhn, H.-J.<br />

Krise der Immanenz. Religion<br />

am Ende der Moderne<br />

Fischer Taschenbuchvlg., maggio 1996<br />

s.pp., DM 34<br />

Filosofi, studiosi di religione e sociologi si<br />

occupano delle questioni fondamentali<br />

della permanenza dell’elemento religioso<br />

in opposizione alle spinte di secolarizzazione<br />

radicali degli ultimi tre secoli.<br />

Hubbert, Joachim<br />

Auf dem Rücken eines Tigers<br />

in Träumen versunken. Einführung<br />

in Nietzsches philosophische Kulturkritik<br />

Brockmeyer, aprile 1996<br />

pp. 104, DM 29,80.<br />

Hübsch, Stefan<br />

Philosophie und Gewissen.<br />

Beiträge zur Rehabilitierung<br />

des philosophischen Gewissensbegriffs<br />

Vandenhoeck & Ruprecht, aprile 1996<br />

pp. 286, DM 80<br />

L’insicurezza in questo campo viene ricondotta<br />

da Hübsch al fatto che il concetto<br />

di coscienza è stato svincolato dal contesto<br />

della riflessione filosofica ed è comparso<br />

all’orizzonte della costruzione della teoria<br />

scientifica.<br />

Hughes, G.E. - Cresswell, M.J.<br />

A New Introduction to Modal Logic<br />

Routledge, aprile 1996<br />

pp. 448, UK£ 13.99<br />

La logica modale è la logica della necessità<br />

e della possibilità; diversamente rispetto<br />

alla logica non-modale, essa codifica le<br />

strutture che rappresentano come le cose<br />

potrebbero essere e come di fatto sono.<br />

Questo testo guida i lettori attraverso i<br />

sistemi più importanti di logica del predicato<br />

modale con identità.<br />

Ivanhoe, Philip J. (a cura di)<br />

Chinese Language, Thought and Culture:<br />

Nivison and his Critics<br />

Open Court, maggio 1996<br />

pp. 392, UK£ 18.50<br />

Questa raccolta di saggi scritti da sinologi,<br />

storici e filosofi confuta e amplia l’opera di<br />

David Nivison, i cui contributi spaziano<br />

dalla filosofia morale, alla riflessione religiosa,<br />

alla storia del pensiero alla lingua<br />

cinese. Nivison risponde a ogni saggio.<br />

Janich, Peter<br />

Konstruktivismus und Naturerkenntnis.<br />

Auf dem Weg zum Kulturalismus<br />

Suhrkamp, maggio 1996<br />

pp. 320, DM 22,80.<br />

Jay, Martin<br />

The Dialectical Imagination:<br />

A History of the Frankfurt School<br />

and the Institute of Social Research,<br />

1923-1950<br />

Univ. of California Press, aprile 1996<br />

pp. 415, UK£ 10.95<br />

Si tratta di una storia della Scuola di Francoforte<br />

e del suo impatto, nei primi anni<br />

della sua esistenza, sulla cultura tedesca e<br />

statunitense. Quest’edizione include una<br />

nuova prefazione che contiene riflessioni<br />

sull’attualità e l’importanza, ai giorni nostri,<br />

delle opere della Scuola di Francoforte.<br />

Jeannière, Abel<br />

Les présocratiques<br />

Seuil, aprile 1996<br />

pp. 224, F 65<br />

Si tratta di uno studio su alcune delle principali<br />

figure che emersero nel periodo tra il<br />

VI e il V secolo a.C.: Talete, Anassimandro,<br />

Anassimene, Senofane, Pitagora,<br />

Eraclito, Parmenide, Anassagora, Democrito...<br />

Per tutti gli interessati alla materia.<br />

Joly, Jacques<br />

La nature selon Ando Shoêki<br />

Maisonneuve et Larose, maggio 1996<br />

pp. 528, F 210<br />

L’autore, tramite la nozione di “shizen”, ci<br />

offre un quadro di come gli ambienti intellettuali<br />

giapponesi dell’epoca Tokugawa<br />

abbiano potuto concepire il problema dei<br />

rapporti tra la natura e la cultura. Per tutti<br />

gli interessati alla materia.<br />

Kanitscheider, Bernulf<br />

Im Innern der Natur. Philosophie<br />

und moderne Physik<br />

Wiss. Buchges., maggio 1996<br />

pp. 244, DM 68<br />

Il libro presenta la concezione del mondo<br />

delle scienze naturali, così come essa si<br />

presenta nella riflessione filosofica. L’autore<br />

si pone lo scopo di raggiungere un<br />

naturalismo generale, che comprenda anche<br />

l’esistenza dell’essere umano e il suo<br />

orientamento verso il mondo della vita.<br />

Kant, Immanuel<br />

Kant: the Metaphysics of Morals<br />

tr. e a cura di Mary Gregor<br />

Cambridge UP, aprile 1996<br />

pp. 252, UK£ 10.95<br />

Questo volume contiene due parte: la Dottrina<br />

del diritto, che si occupa dei diritti<br />

che la gente ha o può acquisire e la Dottrina<br />

della virtù, che si occupa delle virtù che la<br />

gente dovrebbe acquisire. Questa traduzione<br />

include note sulla terminologia kantiana,<br />

spesso difficile e poco accessibile.<br />

Kaufmann, Matthias<br />

Rechtsphilosophie<br />

Alber, maggio 1996<br />

pp. 320, DM 99.<br />

Kellerer, Christian<br />

Die Befreiung des abendländischen<br />

Denkens<br />

Stroemfeld, maggio 1996<br />

pp. 675, DM 48<br />

Kellerer presenta, nel suo libro, una teoria<br />

dello sviluppo del processo culturale occidentale<br />

che è sia avvincente che divertente<br />

da leggere. La bellezza del libro risiede nel<br />

fatto che in esso vengono intrecciate conoscenze<br />

psicologiche, filosofiche e tecnicoscientifiche.<br />

Kemmerling, A. - Schütt, H.-P.<br />

(a cura di)<br />

Descartes nachgedacht<br />

Klostermann, maggio 1996<br />

pp. 208, DM 38<br />

I contributi originali, raccolti in questo<br />

volume, tematizzano i diversi aapetti della<br />

metafisica, della teoria della conoscenza e<br />

della filosofia dello spirito cartesiane, che<br />

vengono ancora interpretate non correttamente<br />

nella cerchia degli esperti di filosofia<br />

classica.<br />

Kemmerling, Andreas<br />

Ideen des Ichs. <strong>Studi</strong>en<br />

zu Descartes’ Philosophie<br />

Suhrkamp, aprile 1996<br />

pp. 200, DM 18,80.<br />

Kerger, Henry<br />

Wille als Reiz. Die psycho-physischen<br />

Grundlagen der Lehre Nietzsches<br />

vom Willen zur Macht<br />

Königshausen & Neumann, maggio 1996<br />

pp. 240, DM 48<br />

Le affermazioni di Nietzsche sul rapporto<br />

tra i processi psicologici e fisiologici, nelle<br />

quali Nietzsche formula l’ipotesi di una<br />

volontà unica, vengono collocate e presentate<br />

qui nel contesto in cui furono espresse.<br />

Keshen, Richard<br />

Reasonable Self-esteem<br />

McGill Q UP (UCL), maggio 1996<br />

pp. 232, UK£ 10.95<br />

L’autore, in questa sua rassegne sulla filosofia<br />

dell’autostima, sviluppa e difende<br />

l’idea di un’autostima ragionevole, un concetto<br />

basato su un ideale di ragionevolezza,<br />

e conclude che gli individui che pensano<br />

a se stessi nei termini di questo paradigma<br />

vivranno vite più felici e più soddisfacenti.<br />

Kessler, H. (a cura di)<br />

Ökologisches Weltethos im Dialog<br />

der Kulturen und Religionen<br />

Wiss. Buchges., aprile 1996<br />

pp. 290, DM 58


Instaurando un dialogo tra esperti appartenenti<br />

a diverse culture e religioni,<br />

il libro cerca di raggiungere un accordo<br />

su atteggiamenti fondamentali e princÏpi<br />

ecologici ed etici che hanno un’importanza<br />

mondiale.<br />

Kessler, H. (a cura di)<br />

Sokrates, Geschichte, Legende,<br />

Spiegelungen<br />

H. Leins, aprile 1996<br />

pp. 296, DM 34<br />

Gli otto contributi a questo volume, che<br />

fa parte degli Sokrates-<strong>Studi</strong>en II, si<br />

dedicano ad analizzare le interpretazioni<br />

che, nel corso del tempo, sono state<br />

date della figura di Socrate. In piccolo,<br />

queste interpretazioni rispecchiano però<br />

anche tutta la storia della filosofia.<br />

Kim, Jaegwon<br />

Philosophy of Mind<br />

Westview Press, maggio 1996<br />

pp. 224, UK£ 13.50<br />

Questa rassegna - concepita come libro di<br />

testo per studenti universitari laureandi e<br />

laureati, ma adatta anche a filosofi esperti<br />

e a lettori nuovi all’argomento - esamina,<br />

traccia delle mappe e interpreta la filosofia<br />

della mente.<br />

Klemme, Heiner F.<br />

Kants Philosophie des Subjekts<br />

Meiner, maggio 1996<br />

s.pp. , DM 148.<br />

Kobusch Th. - B. Mojsisch (a cura di)<br />

Platon. Seine Dialoge in der Sicht neuer<br />

Forschungen<br />

Wiss. Buchges., aprile 1996<br />

pp. 296, DM 68<br />

L’aspetto nuovo di questo volume è rappresentato<br />

dal fatto che i singoli dialoghi di<br />

Platone vengono analizzati da rappresentanti<br />

delle diverse scuole. Attraverso i nuovi<br />

approcci, vengono aperte al lettore nuove<br />

prospettive sulla filosofia platonica.<br />

Koslowski, P.<br />

Ethics of Capitalism and Critique<br />

of Sociobiology<br />

Springer, maggio 1996<br />

pp. 142, DM 98<br />

I due saggi raccolti nel libro si occupano<br />

di due argomenti: la teoria etica<br />

dell’ordine economico e la critica alla<br />

sociobiologia e alla sua teoria dell’evoluzione.<br />

I due saggi sono commentati<br />

da James B. Buchnam.<br />

Koslowski, P. (a cura di)<br />

Die spekulative Philosophie<br />

der Weltreligionen. Ein Beitrag<br />

zum Gespräch der Weltreligionen<br />

im Vorfeld der Expo 2000 Hannover<br />

Passagen-Vlg., aprile 1996<br />

pp. 50, DM 14,80.<br />

Kramer, Rolf<br />

Ethik des Geldes. Eine theologische<br />

und ökonomische Verhältnisbestimmung<br />

Duncker und Humblot, maggio 1996<br />

pp. 136, DM 86.<br />

Krämer, S. (a cura di)<br />

Bewußtsein. Philosophische Beiträge<br />

Suhrkamp, maggio 1996<br />

pp. 272, DM 19,80.<br />

Kremer-Marietti, Angèle<br />

La raison créatrice: moderne<br />

ou post-moderne<br />

Kimé, aprile 1996<br />

pp. 192, F 135<br />

Quando la ragione moderna si avventurò<br />

con ottimismo lungo le vie della scienza e<br />

della tecnica, sembra che da essa si sia<br />

distaccata come un’altra ragione, una sua<br />

figlia primogenita. Oramai però le innovazioni<br />

e il divenire caratterizzano un mondo<br />

sempre più complesso, davanti al quale<br />

l’essere umano prova un crescente senso di<br />

perplessità. Di livello universitario.<br />

Kristjcnsson, Kristjcn<br />

Social Freedom: The Responsibility View<br />

Cambridge UP, aprile 1996<br />

s.pp., UK£ 32.50<br />

In quest’opera, Kristjcn Kristjcnsson offre<br />

un’analisi critica dei principali elementi<br />

della teoria della libertà negativa: la natura<br />

degli ostacoli e delle costrizioni, il peso<br />

degli ostacoli e il rapporto della libertà con<br />

il potere e l’autonomia.<br />

Kronegger, Marlies (a cura di)<br />

Life - the Human Quest for an Ideal:<br />

25th Anniversary Publication Book II<br />

Kluwer, maggio 1996<br />

pp. 360, UK£ 98<br />

Questa raccolta di saggi - preceduta da un<br />

esame dell’allegoria nell’estetica e della<br />

metafisica dell’ontopoiesis della vita - si<br />

apre con Tymieniecka, la quale propone la<br />

“misura aurea” come l’ideale che l’umanità<br />

dei nostri giorni chiede e per cui lotta.<br />

Kühn, R.<br />

Leben als Bedürfen.<br />

Eine lebensphänomenologische<br />

Analyse zu Kultur und Wirtschaft<br />

Physica-Vlg., maggio 1996<br />

pp. 247, DM 90<br />

La cultura non è la creazione di opere<br />

letterarie, ma un’auto-elevazione della vita<br />

originario-fenomenologica. Nella “situazione<br />

di bisogno”, la soggettività assoluta<br />

dell’essere umano riceve questa vita e la<br />

vuole anche riconoscere in tutto. Questo<br />

processo è determinante anche per l’economia.<br />

Kummer, Christian<br />

Philosophie der organischen Entwicklung<br />

Kohlhammer, maggio 1996<br />

pp. 271, DM 36.<br />

Lamettrie, Julien Offray de<br />

’Machine Man’ and other Writings<br />

tr. e a cura di Ann Thomson<br />

Cambridge UP, a prile 1996<br />

s. pp., UK£ 12.95<br />

Julien Offray de Lamettrie, l’autore dell’Uomo<br />

macchina (1747), era uno dei più<br />

convinti materialisti del XVIII secolo.<br />

Questa traduzione presenta questo testo,<br />

insieme ad altri scritti. Il volume descrive<br />

anche le conseguenze morali scandalose<br />

che egli trasse dal suo materialismo.<br />

Lange, Ernst Michael<br />

Ludwig Wittgenstein -<br />

Logisch-philosophische Abhandlung.<br />

Ein einführunder Kommentar in den<br />

‘Tractatus’<br />

Akademie-Vlg., aprile 1996<br />

pp. 156, DM 18,80.<br />

Lao-tzu<br />

Tao Te Ching: The Book of the Way<br />

Kyle Cathie, aprile 1996<br />

pp. 128, UK£ 5.99<br />

Il manuale cinese classico sull’arte di vivere<br />

di Lao-tzu, esamina la condizione di<br />

base dell’essere vivi e fornisce consigli che<br />

tendono a far raggiungere l’equilibrio e<br />

nuove prospettive, partendo da uno spirito<br />

sereno e generoso. La traduzione di Stephen<br />

Mitchell, si propone di mantenere il<br />

sentimento di grazia e profonda saggezza<br />

dell’originale.<br />

Laurent, Alain<br />

Du bon usage de Descartes<br />

Maisonneuve et Larose, aprile 1996<br />

pp. 128, F 98<br />

Il libro intende far rivisitare con simpatia<br />

un aspetto un po’ trascurato ma importante<br />

dell’opera di Cartesio: la sua morale individualista<br />

di portata universale che completa<br />

e corona la riflessione scientifica e<br />

metafisica. Il volume è quindi un testo di<br />

divulgazione dell’opera di Cartesio.<br />

Lawton, Clive<br />

Celebrating Caribbean<br />

Young Library, giugno 1996<br />

pp. 48, UK£ 7.50<br />

Il libro fa parte di una serie che analizza il<br />

modo di vivere di altri popoli. L’autore<br />

descrive le celebrazioni caraibiche, si occupa<br />

anche di abiti e di costume, di cibo,<br />

religione e include testi sacri e luoghi di<br />

culto, nascita, morte e matrimonio, le feste<br />

e le celebrazioni con il loro calendario e la<br />

lingua caraibica.<br />

Lawton, Clive<br />

Celebrating India<br />

Young Library, giugno 1996<br />

pp. 48, UK£ 7.50<br />

Il libro fa parte di una serie che analizza il<br />

modo di vivere di altri popoli. L’autore<br />

descrive le celebrazioni indiane, si occupa<br />

anche di abiti e di costume, di cibo, religione<br />

e include testi sacri e luoghi di culto,<br />

nascita, morte e matrimonio, le feste e le<br />

celebrazioni con il loro calendario e la<br />

lingua indiana.<br />

NOVITÀ IN LIBRERIA<br />

91<br />

Lee, Patrick<br />

Abortion and Unborn Human Life<br />

Catholic UP USA, aprile 1996<br />

pp. 168, UK£ 11.95<br />

Questo volume affronta la questione morale<br />

dell’aborto: è sempre moralmente giusto<br />

procurare un aborto, aiutare a procurarlo o<br />

eseguirlo? Il testo passa in rassegna le<br />

principali argomentazioni filosofiche a favore<br />

della permissibilità morale dell’aborto<br />

e ne confuta i diversi punti argomentativi.<br />

Leibniz, Gottfried Wilhelm von<br />

Des Freiherrn von Leibniz Theodicee,<br />

das ist von der Güte Gottes, Freiheit<br />

des Menschen und vom Ursprunge<br />

des Bösen, mit verschiedenen Zusätzen<br />

und Anmerkungen vermehrt<br />

von Johann Christoph Gottscheden (1744)<br />

a cura di H. Horstmann<br />

Akademie-Vlg., maggio 1996<br />

pp. 600, DM 136<br />

Questa nuova edizione si basa su quella<br />

commentata da Gottsched nel 1744, con<br />

tutti gli allegati da lui allora pensati; contiene<br />

un elenco dei nomi, è corredata di<br />

note e ha una post-fazione dell’editore.<br />

Lenk, Hans et al.<br />

Ethik in der Wirtschaft. Chanchen<br />

verantwortlichen Handelns<br />

Kohlhammer, aprile 1996<br />

pp. 210, DM 40.<br />

Lesch, W. (a cura di)<br />

Naturbilder - Ökologische<br />

Kommunikation<br />

zwischen Ästhetik und Moral<br />

Birkhäuser, aprile 1996<br />

pp. 344, FRS 48<br />

La percezione dell’ambiente naturale viene<br />

determinata dalle rappresentazioni della<br />

natura trasmesse dalla cultura, la cui<br />

conoscenza è importante per la concezione<br />

e l’agire ecologici. Il libro fornisce una<br />

chiave d’ingresso a settori dell’attuale ricerca<br />

sull’ambiente scientifica e culturale.<br />

Ciò che accomuna tutti i contributi è la<br />

questione delle rappresentazioni della comunicazione<br />

ecologica.<br />

Lewis, Gordon<br />

Existence in Black: An Anthology<br />

of Black Existential Philosophy<br />

Routledge, giugno 1996<br />

pp. 288, UK£ 12.99<br />

Questo studio, basandosi su fonti della<br />

filosofia e della letteratura africana, analizza<br />

alcuni temi centrali dell’esistenzialismo,<br />

così come vengono presentati nel<br />

contesto di ciò che Franz Fanon ha identificato<br />

come “l’esperienza vissuta del nero”.<br />

Lohnstein, Horst<br />

Formale Semantik und natürliche<br />

Sprache. Einführung und Lehrbuch<br />

Westdt. Vlg., aprile 1996<br />

pp. 280, DM 46<br />

L’autore fornisce una presentazione<br />

completa e sintetica dei concetti teorici<br />

e dei processi di analisi correnti e introduce,<br />

capitolo dopo capitolo, alla teoria<br />

degli insiemi, alla logica delle affermazioni<br />

e dei predicati, alla teoria dei tipi,<br />

al calcolo del Lambda, alla semantica<br />

temporale e alla logica modale, fino ad<br />

arrivare alla logica intensionale. Il libro<br />

comunica anche i fondamenti tecnici<br />

della semantica formale.<br />

Lugo, Luis E.<br />

Sovereignity at the Crossroads?:<br />

Morality and International Politics<br />

in the Post-Cold War Era<br />

Rowman & Littlefield, aprile 1996<br />

pp. 208, UK£ 18.50<br />

L’opera analizza i problemi del mondo<br />

dopo la guerra fredda: la lotta etnica e<br />

nazionale, la proliferazione delle armi<br />

nucleari e il terrorismo. L’autore, adottando<br />

una prospettiva filosofico-morale,<br />

si rifà a una tradizione di riflessione<br />

politica cristiana allo scopo di considerare<br />

la politica internazionale sotto<br />

l’aspetto morale.<br />

Lutz, B. (a cura di)<br />

Metzler-Philosophen-Lexikon<br />

Metzler, aprile 1996<br />

pp. 954, DM 39,80<br />

Si tratta di un’edizione speciale, la seconda,<br />

di questo volume, che è stato ampliato<br />

e attualizzato.<br />

Macmurray, John<br />

Interpreting the Universe<br />

Humanities Press, aprile 1996<br />

pp. 112, UK£ 9.95<br />

Quest’opera dimostra che il filosofo John<br />

Macmurray ha posto le basi dell’idea che i<br />

filosofi debbano imparare a pensare all’azione,<br />

il che presuppone una partecipazione<br />

alla vita reale, e non uno studiare il<br />

puro sé pensante, per il quale il mondo è un<br />

oggetto.<br />

Mai, Katharina<br />

Die Phänomenologie und ihre<br />

Überschreitungen. Husserls reduktives<br />

Philosophieren und Derridas Spur<br />

der Andersheit<br />

M & P, aprile 1996<br />

pp. 340, DM 45.<br />

Mainzer, K.<br />

Thinking in Complexity.<br />

The Complex Dynamics of Matter,<br />

Mind and Mankind<br />

Springer, aprile 1996<br />

pp. 350, DM 58<br />

Il libro, in questa sua seconda edizione<br />

ampliata, fornisce un’ampia rassegna<br />

sull’importanza della complessità e dell’evoluzione<br />

nella natura e nel mondo<br />

moderno. Vengono fornite argomentazioni<br />

in favore di una visione del mondo<br />

integrativa e olistica che saranno<br />

certamente interessanti per la generazione<br />

contemporanea, con i suoi ideali<br />

filosofici.<br />

Malusa, L. - Campodonico, A.<br />

(a cura di)<br />

Jacques Maritain: riflessioni<br />

su una fortuna<br />

F.Angeli, maggio 1996<br />

pp. 159, £. 24.000<br />

Il volume si propone un bilancio critico<br />

del pensiero di Jacques Maritain inquadrandolo<br />

nel suo tempo, confrontandolo<br />

con altri del novecento e valorizzando<br />

alcuni aspetti meno conosciuti e tuttavia<br />

fondamentali nella sua opera. Le<br />

tematiche trattate dai diversi specialisti<br />

riguardano in particolare l’articolazione<br />

maritainiana dei «gradi del sapere»,<br />

dalla metafisica alla dottrina della conoscenza,<br />

dalla problematica epistemologica<br />

alla teologia filosofica, dall’etica<br />

alla filosofia politica.<br />

Manilius, Marcus<br />

Il poema degli astri: Astronomica<br />

Mondadori, giugno 1996<br />

pp. 384, £. 48.000.<br />

Marchetti, Laura<br />

Il fanciullo e l’angelo:<br />

sulle metafore della redenzione<br />

Sellerio, maggio 1996<br />

pp. 271, £. 35.000<br />

Tra le tematiche trattate in questo libro si<br />

rilevano: visioni del fanciullo o dell’Origine,<br />

pulsioni originarie e origine del progresso,<br />

il “Fanciullo Divino” e il mito dell’Eterno<br />

Ritorno, visioni dell’angelo o della Leggerezza,<br />

il Doppio angelico e l’identificazione<br />

proiettiva “buona”.<br />

Marcuzzi, Max<br />

Les corps artificiels: peur<br />

et responsabilités<br />

Aubier, aprile 1996<br />

pp. 256, F 98<br />

L’autore analizza le dottrine riguardanti il<br />

corpo nel corso della storia della filosofia.<br />

Ne risulta che il corpo è diventato un oggetto<br />

di culto che si occupa ormai solo di se<br />

stesso. Marcuzzi si interroga sui rischi di<br />

ammettere solamente l’esistenza dei corpi,<br />

indipendenti dall’incorporeo. Per tutti gli<br />

interessati alla materia.<br />

Maritain, Jacques<br />

La philosophie de la nature: essai<br />

critique sur ses frontières et son objet<br />

pref. Louis Chammings<br />

Téqui, aprile 1996<br />

pp. 167, F 80<br />

In questa nuova edizione ampliata della<br />

sua opera, Jacques Maritain mostra che,<br />

contrariamente alle scienze della natura, la<br />

filosofia della natura costituisce anche una<br />

saggezza, nella misura in cui essa esercita,<br />

a un livello che le è proprio, lo sguardo con<br />

intento ontologico, che la rapporta e la<br />

ricollega alla metafisica. Per tutti gli interessati.


Martelli, Michele<br />

Gramsci: filosofo della politica<br />

Unicopli, aprile 1996<br />

pp. 203, £. 26.000<br />

Dopo il crollo del “socialismo reale” esteuropeo<br />

e la crisi radicale del comunismo<br />

come teoria e prospettiva storica il ripensamento<br />

e la reinterpretazione della gramsciana<br />

“Filosofia della prassi” diventa uno<br />

dei punti obbligati per chiunque voglia<br />

tentare un bilancio critico del movimento<br />

comunista del XX secolo di cui Gramsci è<br />

una delle coscienze più alte e problematiche.<br />

Martin, C.J.F.<br />

An Introduction to Medieval Philosophy<br />

Edinburgh UP, giugno 1996<br />

pp. 144, UK£ 11.95<br />

L’autore guida gli studenti attraverso i<br />

problemi intellettuali del pensiero medioevale,<br />

spiegando i principali argomenti da<br />

Agostino d’Ippona al XVI secolo. Enfatizzando<br />

i rapporti tra ragione e fede, l’autore<br />

mostra che i filosofi medioevali considerarono<br />

il loro ruolo come lo sviluppo di una<br />

tradizione.<br />

Martin, Mike W.<br />

Love’s Virtues<br />

Univ. Press of Kansas, maggio 1996<br />

pp. 224, UK£ 11.95<br />

Quest’opera esamina perché i valori morali<br />

abbelliscono e rinforzano i rapporti erotici<br />

e matrimoniali. L’autore lancia una<br />

sfida al cinismo rispetto al matrimonio, pur<br />

rimanendo sensibile agli innumerevoli problemi<br />

che le coppie si trovano ad affrontare;<br />

il suo approccio all’amore matrimoniale<br />

è sia tradizionale che moderno.<br />

Marx, Karl<br />

Misère de la philosophie<br />

a cura di Jean Kessler<br />

Payot, aprile 1996<br />

pp. 240, F 72<br />

Nel 1847, in occasione di una polemica<br />

con Proudhon, Marx - in questo testo,<br />

scritto direttamente in francese - regola i<br />

conti con una certa idea del socialismo e<br />

dell’economia. Criticando il socialismo<br />

“piccolo-borghese”, egli precisa le sue tesi<br />

e ne propone una versione molto accessibile.<br />

Masters, Roger D.<br />

Machiavelli, Leonardo, and the Science<br />

of Power - vol. III<br />

Univ. Notre Dame Press, aprile 1996<br />

pp. 384, UK£ 26.50<br />

L’autore di questo testo sostiene che il<br />

pensiero di Machiavelli rende accessibile<br />

la saggezza antica alla condizione moderna<br />

(e post-moderna) e che la sua comprensione<br />

della natura umana è superiore a<br />

quella di Hobbes, Locke, Rousseau, Marx<br />

o Mill. Viene anche documentato il suo<br />

rapporto con Leonardo da Vinci.<br />

Masullo, Aldo<br />

Metafisica: storia di un’idea<br />

Donzelli, giugno 1996<br />

pp. 316, £. 38.000<br />

Quesro libro analizza lo sviluppo della<br />

metafisica mostrando come il problema<br />

fondamentale sia quello di recuperare ciò<br />

che di divino è rimasto nell’umano, i diversi<br />

simboli attraverso i quali gli uomini<br />

riescono a orientarsi entro la pluralità dell’esperienza.<br />

La metafisica così si rivela<br />

essere la “logica generale delle misure”.<br />

Mathieu, Vittorio<br />

Orfeo e il suo canto: scritti (1950 -1993)<br />

prefazione di Guglielmo Gallino<br />

S. Zamorani, maggio 1996<br />

pp. 166, £. 36.000<br />

I saggi raccolti in questo libro scritti nel<br />

corso di quarant’anni coprono l’intero arco<br />

della riflessione filosofica di Mathieu. Si<br />

tratta di una ripresa in chiave contemporanea<br />

della filosofia di Plotino.<br />

Moravia, Sergio<br />

L’enigma dell’esistenza: soggetto,<br />

morale, passioni nell’età<br />

del disincanto<br />

Feltrinelli, maggio 1996<br />

pp. 256, £. 40.000<br />

In questo libro Moravia propone il mistero<br />

dell’esistenza senza fornire soluzioni definitive<br />

ma ponendo le domande più urgenti<br />

per l’uomo occidentale nel suo essere-nelmondo.<br />

Per Moravia l’uomo passionale<br />

ma anche morale può perseguire una giustificazione<br />

laica alla propria esistenza, o<br />

addirittura una forma di salvezza, ricercando<br />

e costruendo sempre nuovi valori, sempre<br />

nuove forme di comprensione tra l’io e<br />

l’altro.<br />

Mattei, Jean-François<br />

Platon et le miroir du mythe<br />

de l’âge d’or à l’Atlantide<br />

PUF, aprile 1996<br />

pp. 344, F 148<br />

La filosofia platonica, tesa tra il mito e la<br />

ragione, la recita e l’argomentazione, la<br />

persuasione e la certezza, nasce anche come<br />

mitologia, intrecciando in maniera indissolubile<br />

i due percorsi attraverso i quali il<br />

mondo accede alla parola. Di livello universitario.<br />

McDermott, Robert A.<br />

The Essential Steiner:<br />

Basic Writings of Rudolph Steiner<br />

Floris Books, aprile 1996<br />

pp. 464, UK£ 11.99<br />

Si tratta di un’introduzione agli scritti principali<br />

di Rudolph Steiner, che ha avuto un<br />

importante influsso sull’educazione, la letteratura,<br />

l’arte, la scienza e la filosofia<br />

contemporanee. Il libro narra della vita e<br />

delle opere di Steiner e lo mette in relazione<br />

alle principali tradizioni di pensiero.<br />

McInerny, Ralph<br />

Aquinas and Analogy<br />

Catholic UP USA, giugno 1996<br />

pp. 178, UK£ 31.95<br />

De nominum analogia di Cajetan introduce<br />

un’argomentazione spuria che non si<br />

ritrova in Tommaso d’Aquina. Questo testo<br />

indica che la fonte della confusione è<br />

dovuta alla non comprensione da parte di<br />

Cajetan di un testo tratto dal Commento<br />

alle sentenze di Aquino e mostra quanto sia<br />

fuorviante questa distinzione.<br />

McIntyre, Lee C.<br />

Laws and Explanation in the Social<br />

Sciences: A Defense of Nomological<br />

Explanation in the Study<br />

of Human Behavior<br />

Westview Press, aprile 1996<br />

pp. 184, UK£ 33.50<br />

Ponendosi come obiettivo un’analogia con<br />

le scienze naturali, questo libro si prefigge<br />

di mostrare che le barriere dell’indagine<br />

nomologica all’interno delle scienze sociali<br />

non sono generate da fattori appartenenti<br />

unicamente all’indagine sociale, ma<br />

che derivano da una serie di problemi molto<br />

comuni che si prospettano ogni volta che<br />

si indaga in modo scientifico.<br />

Meyer, Lutz<br />

John Rawls und die Kommunitaristen.<br />

Eine Einführung in Rawls’ Theorie<br />

der Gerechtigkeit und die<br />

kommunitaristische Kritik am Liberalismus<br />

Königshausen & Neumann, maggio 1996<br />

pp. 128, DM 32.<br />

Miquel, Christian<br />

La quête de l’exil: pratique de l’exil<br />

L’Harmattan, maggio 1996<br />

pp. 86, F 70<br />

E’ possibile ritrovare in un modo pratico<br />

l’esilio interiore che esiste in ognuno di noi<br />

e che viene abitualmente occultato dalle<br />

molteplici forme sociali, giochi di potere e<br />

di forza che regolano l’individuo? Questo<br />

è l’obiettivo del libro, che si propone di<br />

dimostrare come il sentimento e la ricerca<br />

dell’esilio possano essere riscontrati sia in<br />

una città che in un’avventura amorosa. Per<br />

tutti gli interessati alla materia.<br />

Mittelstaedt, Peter<br />

Die Zeitbegriffe in der Physik.<br />

Physikalische und philosophische<br />

Untersuchungen zum Zeitbegriff in der<br />

klassischen und relativistischen Physik<br />

Spektrum, maggio 1996<br />

pp. 192, DM 49,80.<br />

Monaldi, Marcello<br />

Storicità e religione in Hegel:<br />

strutture e percorsi della storia<br />

della religione nel periodo berlinese<br />

ETS, giugno 1996<br />

pp. 252, £. 18.000<br />

L’autore intende contrapporsi alla tradizionale<br />

interpretazione della filosofia hegeliana<br />

come teoria dello Stato assoluto<br />

mostrando come il concetto che domina la<br />

NOVITÀ IN LIBRERIA<br />

92<br />

Fenomenologia dello spirito sia quello della<br />

libertà, di una libertà che sempre inciampa<br />

negli accidenti della storia e sempre si<br />

solleva su se stessa e su tutto si eleva.<br />

Montaleone, Carlo<br />

La cultura a Milano nel dopoguerra:<br />

filosofia e engagement in Remo Cantoni<br />

Bollati Boringhieri, aprile 1996<br />

pp. 251, £. 38.000<br />

In questo libro l’autore esamina la figura<br />

poliedrica di Remo Cantoni considerando<br />

la sua critica al fascismo, la sua adesione al<br />

comunismo e il suo successivo abbandono<br />

del comunismo in nome di un umanesimo<br />

critico insofferente ai dogmi della nuova<br />

“mitologia” marxista. Montaleone evidenzia<br />

come nella concezione filosofica di<br />

Cantoni predomini l’idea che il Logos non<br />

si incarni e che quindi, il mondo degli<br />

uomini rappresenti un’opera aperta.<br />

Montet, Danielle<br />

Archéologie et généalogie: Plotin<br />

et la théorie platonicienne des genres<br />

J. Millon, aprile 1996<br />

pp. 272, F 170<br />

Lungi dal contribuire a una lettura troppo<br />

semplicemente idealista di Platone,<br />

il testo di Plotino potrebbe confermare<br />

un approccio fenomenologico al pensiero<br />

platonico, di cui non è ancora stata<br />

misurata tutta la fecondità. Di livello<br />

universitario.<br />

Moore, F.C.T<br />

Bergson: Thinking Backwards<br />

Cambridge UP, aprile 1996<br />

s.pp., UK£ 10.95<br />

Il volume analizza la filosofia di Henri<br />

Bergson (1859-1941), mostrando la sua<br />

importanza per la filosofia contemporanea.<br />

L’autore discute una serie di argomenti,<br />

comprendenti il riso, la natura dell’esperienza<br />

del tempo e suggerisce che<br />

l’intelligenza e il linguaggio dovrebbero<br />

essere visti come un prodotto pragmatico<br />

dell’evoluzione.<br />

Morresi, Ruggero<br />

Argomentazione e dialettica:<br />

tra logica hegeliana e nouvelle rhétorique<br />

Calamo, aprile 1996<br />

pp. 131, £. 24.000<br />

In questo libro vengono trattate; la dialettica<br />

e la teoria dell’argomentazione, le figure<br />

della differenza, la neoretorica e la<br />

neodialettica, la dialettica e retorica in Hegel<br />

e Perelman, l’hegelismo e le tecniche dell’argomentazione.<br />

Morris, Paul<br />

Rosenzweig<br />

a cura di Arthur Herztberg<br />

Peter Halban, giugno 1996<br />

pp. 176, UK£ 7.99<br />

Franz Rosenzweig (1886-1929), il teologo<br />

ebreo tedesco, viene considerato il pensatore<br />

religioso più profondo dell’epoca<br />

moderna.<br />

Mulhall, Steven<br />

Routledge Philosophy Guidebook<br />

to Heidegger and ‘Being and Time’<br />

Routledge, maggio 1996<br />

pp. 216, UK£ 6.99<br />

Questo volume guida il lettore attraverso la<br />

complessità del pensiero di Heidegger in<br />

Essere e tempo, collocando l’opera nel suo<br />

contesto, sia all’interno del progetto filosofico<br />

di Heidegger, che nel filone della<br />

storia della filosofia. Vengono anche presi<br />

in considerazione la vita di Heidegger e il<br />

suo ambiente.<br />

Naudé, Gabriel 1600-1653<br />

De fato: ristampa anastatica<br />

dell’edizione Joh. Beverovicii<br />

Epistolica quaestio, de vitae termino,<br />

fatali an mobili? Lugduni Batavorum 1639<br />

a cura di Anna Lisa Schino<br />

Conte, aprile 1996<br />

pp. 104, £. 70.000.<br />

Nicolas, Simonne<br />

Métaphysique: sens et amour de la réalité<br />

Téqui, aprile 1996<br />

pp. 164, F 70<br />

Che cos’è la metafisica, come nasce e si<br />

sviluppa? Simonne Nicolas, professoressa<br />

di filosofia e metafisica, mostra la liberazione<br />

che porta la metafisica a chi ne comprende<br />

l’insegnamento. Per tutti gli interessati.<br />

Notker der Deutsche von St. Gallen<br />

’De Categoriae’. Boethius’ Bearbeitung<br />

von Aristoteles’ Schrift ‘Kategoriai’.<br />

Konkordanzen, Wortlisten und Abdruck<br />

der Texte nach den ‘Codices Sangallensis’<br />

818 und 825<br />

a cura di E. Firchow Schebaron<br />

de Gruyter, maggio 1996<br />

pp. 1243, DM 680<br />

La traduzione in antico alto tedesco<br />

della versione di Boezio delle Categorie<br />

di Aristotele fu redatta nel 1000<br />

d.C.. Quest’importante opera sulla logica<br />

fu utilizzata come libro di testo.<br />

Quest’edizione la presenta in due volumi.<br />

Ommerborn, Wolfgang<br />

Die Einheit der Welt.<br />

Die Qui-Theorie des Neo-Konfuzianeres<br />

Zhang Zai (1020 bis 1077)<br />

Grüner, aprile 1996<br />

pp. 349, DM 125.<br />

Onfray, Michel<br />

La sculpture de soi: la morale esthétique<br />

LGF, maggio 1996<br />

pp. 219, F 40<br />

La filosofia di M. Onfray si esprime nel<br />

suo rapporto con i filosofi, colti nella<br />

loro vita, quella vita che spetta a ciascuno<br />

di noi costruire, farne un’opera d’arte,<br />

secondo il desiderio di Nietzsche.<br />

Questo deve avvenire preferibilmente<br />

seguendo la logica di espansione dei<br />

corpi e dei piaceri, attraverso la quale<br />

un’etica può dirsi anche estetica. Per<br />

tutti gli interessati.<br />

Onyefulu, Ifeoma<br />

One Big Family: Sharing Life<br />

in an African Village<br />

Frances Lincoln, aprile 1996<br />

pp. 32, UK£ 9.99<br />

Nei villaggi nigeriani, le persone sono<br />

legate dal loro ogbo, o dal loro essere<br />

divisi per età, che unisce i bambini e le<br />

bambine della stessa età. In questo libro,<br />

una bambina piccola racconta i<br />

diversi ogbo e ciò che essi implicano: i<br />

lavori domestici, il prendere decisioni e<br />

il diverstimento.<br />

Orabona, Michele<br />

Paul Ricoeur: esistenzialismo<br />

ed ermeneutica in un filosofo moderno.<br />

In appendice: 50 voci del vocabolario<br />

ermeneutico-fenomenologico-esistenziale<br />

prefazione di Paolo Manzelli<br />

Ripostes, aprile 1996<br />

pp. 125, £. 22.000<br />

Orabona in questo libro è riuscito a delineare<br />

un avvicente dibattito a più voci al<br />

centro del quale si colloca la meditazione<br />

di Paul Ricoeur, riguardante le relazioni tra<br />

le teorie del significato e della struttura<br />

cognitiva del linguaggio e la filosofia dell’esistenza.<br />

Orsucci, Andrea<br />

Orient - Okzident. Nietzsches Versuch<br />

einer Loslösung vom europäischen<br />

Weltbild<br />

de Gruyter, aprile 1996<br />

pp. 406, DM 198<br />

Scorrendo l’indice, si trovano trattati questi<br />

argomenti: la lettura filologica e gli<br />

studi etnologici sul periodo di concezione<br />

di Umano troppo umano; le affermazioni<br />

sui “greci stranieri” (die fremden Griechen);<br />

l’etnologia e la scienza della religione<br />

negli scritti di Nietzsche degli anni<br />

Ottanta; Nietzsche e l’antisemitismo della<br />

sua epoca.<br />

Osborne, Richard<br />

Eastern Philosophy for Beginners<br />

Icon, aprile 1996<br />

pp. 176, UK£ 7.99<br />

L’interesse per la filosofia orientale<br />

antica è cresciuto negli ultimi anni,<br />

poiché il malcontento nei confronti del<br />

materialismo ha allontanato molte persone<br />

dal pensiero occidentale. Questo<br />

libro descrive il pensiero orientale, da<br />

Confucio a Buddha, dall’Islam al Tao e<br />

spiega le differenze tra queste correnti<br />

di pensiero e la filosofia occidentale.<br />

Ott, Konrad<br />

Vom Begründen zum Handeln.<br />

Aufsätze zur angewandten Ethik<br />

Attempo-Vlg., aprile 1996<br />

pp. 260, DM 39.


Ottonello, Pier Paolo<br />

Sciacca: la rinascita dell’Occidente<br />

Marsilio, aprile 1996<br />

pp. 154, £. 28.000<br />

L’autore mostra come Sciacca da Platone<br />

ad Agostino e Rosmini, attraverso il travaglio<br />

del pensiero moderno e contemporaneo<br />

ricostruisca la strada maestra della<br />

metafisica dell’integralità concepita come<br />

l’unico fondamento dell’autentico progresso<br />

della persona in tutte le sue dimensioni,<br />

dell’intera totalità del sapere, della pienezza<br />

delle realizzazioni pratiche e morali.<br />

Outhwaite, William<br />

The Habermas Reader<br />

Polity Press, giugno 1996<br />

pp. 340, UK£ 13.95<br />

Si tratta di un’introduzione esaustiva agli<br />

scritti di J. Habermas, dall’inizio degli anni<br />

Sessanta fino ai giorni nostri. Il libro è<br />

diviso in sette sezioni che si occupano<br />

delle aree principali dell’opera di Habermas.<br />

Ogni sezione contiene un’introduzione<br />

e una scelta di brani significativi tratti<br />

dalle principali opere.<br />

Padovese, Luciano<br />

La vita umana: lineamenti<br />

di etica cristiana<br />

San Paolo, maggio 1996<br />

pp. 343, £. 30.000<br />

Questo volume parla della vita umana cercando<br />

di aiutare il lettore a comprendere<br />

quale “dominio” sulla vita deve esercitare<br />

ogni uomo e ogni donna del mondo.<br />

Panza, Marco - Roero, Clara Silvia<br />

(a cura di)<br />

Geometri, flussioni e differenziali:<br />

osservazioni sul rapporto<br />

tra tradizione e innovazione<br />

nella matematica del Seicento<br />

La città del sole, aprile 1996<br />

pp. 551, £. 52.000<br />

Questo libro rappresenta il prodotto di una<br />

ricerca in comune che si propone di mettere<br />

in discussione lo stereotipo storiografico<br />

in base al quale la nascita del calcolo<br />

“infininitesimale” sia il risultato di un capovolgimento<br />

repentino e netto all’interno<br />

della matematica classica.<br />

Paradisi, Riccardo (a cura di)<br />

Julius Evola: mito, azione, civiltà<br />

Il cerchio, giugno 1996<br />

pp. 110, £. 25.000<br />

Questo libro è un omaggio a Evola ed è<br />

stato concepito nel ventennale della sua<br />

morte. Esso rappresenta anche uno strumento<br />

di documentazione in quanto sono<br />

raccolti presupposti e punti di vista diversi<br />

in onore di Evola che è stato Maestro di<br />

tante generazioni antagoniste al mondo<br />

moderno.<br />

Paradosso: quadrimestrale di filosofia<br />

Nuova serie<br />

Il Cardo, aprile 1996<br />

pp. 126, £. 20.000<br />

In questa rivista sono raccolti i seguenti<br />

scritti; Forme e senso di Carlo Sini, i luoghi,<br />

la tecnologia, la politica di Stefano<br />

Rodotà, la sanzione delle mura. Sulla genealogia<br />

della Città nel lessico giuridico di<br />

Vico di Gennaro Carillo, piano e progetto<br />

di Vittorio Gregotti, città formata: atopicità<br />

e appartenenza di Margherita Petranzan,<br />

Sprawi, atteggiamento scomposto, sobborgo<br />

caotico, città futura estesa da Boston ad<br />

Atlanta di Roberto Masiero, Venezia salva.<br />

Per una filosofia della conservazione di<br />

Marco Biraghi, dove finisce l’Europa di<br />

Sergio Givone ecc.<br />

Parmenide<br />

Fragments du ‘Poème’ de Parménide<br />

PUF, aprile 1996<br />

pp. 198, F 198<br />

Sotto l’influsso di Anassimandro, Parmenide<br />

radicalizza il pensiero di Eraclito:<br />

come tuto ciò che è al mondo, il mondo<br />

stesso è in balia della potenza universale e<br />

annientante del tempo. Resta però ciò su<br />

cui il tempo non ha presa: non ciò che il<br />

mondo ha, ma il fatto stesso che esso l’abbia.<br />

In Parmenide, il logos ci fa cogliere la<br />

verità eterna dell’essere. Per tutti gli interessati.<br />

Pasini, Enrico<br />

Corpo e funzioni cognitive in Leibniz<br />

F.Angeli, maggio 1996<br />

pp. 237, £. 34.000<br />

In questo libro l’autore intende mostrare<br />

sulla base di testi di Leibniz in gran parte<br />

inediti che Leibniz possiede oltre a una<br />

teoria metafisica della percezione come<br />

corrispondenza espressiva degli stati delle<br />

sostanze, anche una compiuta interpretazione<br />

fisiologica dei processi percettivi<br />

come corrispondente corporeo degli stati<br />

percettivi dell’anima.<br />

Pellecchia, Fausto<br />

La libertà tentata: margini<br />

dell’etica kantiana<br />

Biblioteca, maggio 1996<br />

pp. 150, £. 25.000<br />

In questo libro vengono esaminate alcune<br />

questioni relative all’etica kantiana; la natura<br />

del male, l’impossibilità del diavolo e<br />

la rimozione del male, la libertà come<br />

potere e potenza, l’inattualità dell’imperativo<br />

categorico, il dettato dell’immaginazione.<br />

Peterson, Donald<br />

Forms of Representation<br />

Intellect Books, giugno 1996<br />

pp. 192, UK£ 14.95<br />

L’autore si occupa dell’influsso sulla comprensione,<br />

l’intuito, la competenza e la<br />

conoscenza avanzata delle forme di rappresentazione<br />

che usiamo. Il libro si rivolge<br />

a questioni quali: esistono dati che siano<br />

liberi da forme di rappresentazione? Le<br />

forme di rappresentazione possono essere<br />

complete o sono sempre limitate?<br />

Petit, Jean-Luc<br />

Solipsisme et intersubjectivité:<br />

quinze leçons sur Husserl et Wittgenstein<br />

Cerf, maggio 1996<br />

pp. 235, F 150<br />

Partendo da diversi testi tratti dall’Husserliana,<br />

il volume invita il lettore a superare<br />

il pregiudizio, secondo il quale Husserl si<br />

sarebbe chiuso nel suo solipsismo chimerico,<br />

diversificandosi quindi rispetto alla filosofia<br />

analitica di Wittgenstein. Il confronto<br />

tra i due pensatori permette di sviluppare<br />

una teoria che ha le sue radici nel<br />

senso dell’essere all’interno dell’intersoggettività<br />

della vita pratica. Per gli specialisti<br />

della materia.<br />

Pezzella, Mario (a cura di)<br />

Lo spirito e l’ombra: i seminari<br />

di Jung su Nietzsche<br />

saggi di Mario Pezzella et al.<br />

Moretti & Vitali, maggio 1996<br />

pp. 113, £. 20.000<br />

Questo volume contiene i seguenti scritti:<br />

la potenza dello spirito di Mario Pezzella,<br />

un percorso sdoppiato di Fulvio Salza, la<br />

visione del funambolo di Dario Squilloni,<br />

lo spirito della maschera di Giorgio Concato<br />

e Dioniso nelle opere di Jung di James<br />

Hillman.<br />

Piccolini, Sabina e Rosario (a cura di)<br />

Lo specchio dell’alchimia/<br />

9 trattati alchemici scelti e tradotti<br />

da Sabina Piccolini, Rosario Piccolini<br />

Mimesis, giugno 1996<br />

pp. 281, £. 35.000<br />

In questo libro sono raccolti alcuni trattati<br />

sull’alchimia di John Daustin, di Ferrari, di<br />

George Ripley, di Denys Zachaire, di Giovanni<br />

Pontano e di Arnaldo Da Villanova.<br />

Pieper, Josef<br />

Werke in acht Bänden<br />

vol. IV: Schriften zur philosophischen<br />

Anthropologie und Ethik. Das Menschenbild<br />

der Tugendlehre<br />

a cura di B. Wald<br />

Meiner, aprile 1996<br />

pp. 432, DM 96.<br />

Pinkard, Terry<br />

Hegel’s Phenomenology:<br />

The Sociality of Reason<br />

Cambridge UP, aprile 1996<br />

s.pp., UK£ 13.95<br />

La fenomenologia dello spirito è una delle<br />

opere più lette, ma anche più oscure di<br />

Hegel. Il volume offre un commento dettagliato<br />

delle opere di Hegel e fornisce un<br />

resoconto filosofico indipendente della teoria<br />

generale della conoscenza, della cultura<br />

e della storia presentate nella Fenomenologia.<br />

Pisani, A. - La Greca, C.<br />

La concezione aristotelica della necessità<br />

NOVITÀ IN LIBRERIA<br />

93<br />

Giannini, maggio 1996<br />

pp. 47, £. 10.000<br />

Il volume contiene i due scritti: Due concetti<br />

della necessità di A. Pisani e Necessità<br />

di un’alternativa di C. La Greca.<br />

Plutarchus 45-125 ca. A.D.<br />

L’esilio<br />

introd., testo critico,<br />

trad. e commento<br />

a cura di R. Caballero, G. Viansino<br />

M. D’Auria, aprile 1996<br />

pp. 119, £. 30.000<br />

Viene presentato il testo “L’esilio” di Plutarco<br />

con l’introduzione e la considerazione<br />

della tradizione manoscritta.<br />

Plutarchus, 45 -125 A. D.<br />

Le bestie sono esseri razionali<br />

introd., testo critico,<br />

trad. e commento<br />

a cura di G. Indelli<br />

M. D’Auria, aprile 1996<br />

pp. 138, £. 30.000<br />

Viene presentato il testo di Plutarco “Le<br />

bestie sono esseri razionali” con l’analisi<br />

dell’argomento, dei motivi e della struttura<br />

dell’opera. Inoltre, vengono presi in considerazione<br />

la tradizione manoscritta e i criteri<br />

editoriali.<br />

Plutarchus, 45 ca. - 125 A.D.<br />

La curiosità<br />

introd., testo critico,<br />

trad. e commento<br />

a cura di Lionello Inglese<br />

M. D’Aria, giugno 1996<br />

pp. 171, £. 40.000.<br />

Poirié, François - Levinas, Emmanuel<br />

Emmanuel Levinas: essais et entretiens<br />

Actes sud, maggio 1996<br />

s.pp., F 45<br />

Si tratta di un testo che fornisce chiarimenti<br />

sull’opera e il percorso del grande filosofo,<br />

morto nel 1955. Il libro contiene anche<br />

un lungo entretien, realizzato nel 1986. Per<br />

tutti gli interessati alla materia.<br />

Poma, Iolanda<br />

Le eresie della fenomenologia: itinerario<br />

tra Marleau-Ponty, Ricoeur e Lèvinas<br />

ESI, maggio 1996<br />

pp. 102, £. 15.000<br />

In questo libro l’autrice mostra come le<br />

filosofie di Marleau-Ponty, Ricoeur e Lèvinas<br />

rappresentino lo sviluppo eretico della<br />

fenomenologia di Husserl. In questa prospettiva<br />

il soggetto viene ora indagato come<br />

realtà opaca nel cui fondo è nascosta un’oggettività,<br />

che pur essendo propria del soggetto,<br />

a esso si sottrae costituendolo.<br />

Prini, Pietro<br />

La filosofia cattolica italiana<br />

del Novecento<br />

Laterza, maggio 1996<br />

pp. 269, £. 30.000<br />

In questo libro Prini fornisce la prima<br />

interpretazione complessiva del cattolicesimo<br />

filosofico italiano del Novecento<br />

da Papini a Buonaiuti, da Varisco<br />

a Bontadini, da Del Noce a Capograssi,<br />

analizzando come la filosofia cattolica<br />

abbia affrontato il problema dell’autonomia<br />

della ragione e dell’interiorità<br />

della fede.<br />

Privitera, Walter<br />

Il luogo della critica:<br />

per leggere Habermas<br />

presentazione di Franco Crespi<br />

Rubbettino, giugno 1996<br />

pp. 78, £. 10.000<br />

In questo libro l’autore mostra come<br />

nel pensiero di Habermas solo su una<br />

base che è uscita dalle barriere di classe<br />

e che si è liberata dalla stratificazione<br />

sociale e dallo sfruttamento possa svilupparsi<br />

pienamente il potenziale di un<br />

pluralismo culturale.<br />

Putallaz, François-Xavier<br />

Insolente liberté: controverses<br />

et condamnations au XIII siècle<br />

Ed. universitaires de Fribourg-Cerf,<br />

aprile 1996<br />

pp. 338, F 175<br />

Il volume affronta la questione delle rivendicazioni<br />

della libertà nel Medioevo, attraverso<br />

pensatori come Siger de Brabant,<br />

Etienne Tempier, Pierre de Jean Olivi,<br />

Henri de Gand o Godefroid de Fontaines.<br />

Per gli specialisti della materia.<br />

Radice, Roberto<br />

La Metafisica di Aristotele nel 20˚ secolo:<br />

bibliografia ragionata e sistematica<br />

con la collaborazione di M. Andolfo et al.<br />

presentazione di Giovanni Reale<br />

Vita e pensiero, giugno 1996,<br />

pp. 734, £. 75.000.<br />

Rapp, Chr. (a cura di)<br />

Aristoteles - Die Substanzbücher<br />

der Metaphysik<br />

Akademie-Vlg., maggio 1996<br />

pp. 312, DM 29,80<br />

I contributi qui raccolti rispecchiano diversi<br />

punti di vista e riflettono i rispettivi<br />

livelli di ricerca, in modo da fornire una<br />

base di lavoro desunta direttamente dalla<br />

ricerca e che si adatta sia alla discussione in<br />

sede seminariale che allo studio personale<br />

di questo complesso tema.<br />

Rawlinson, Mary (a cura di)<br />

Derrida and Feminism:<br />

Recasting the Question of Woman<br />

Routledge, aprile 1996<br />

pp. 256, UK£ 12.99<br />

Questa raccolta di saggi riunisce diversi<br />

importanti contributi che propongono prospettive,<br />

disparate tra di loro, sul significato<br />

dell’intersezione tra le idee di Derrida e<br />

il femminismo.<br />

Reiger, R.A. (a cura di)<br />

Reference in Multidisciplinary<br />

Perspective.<br />

Philosophical Object, Cognitive Subject,<br />

Intersubjective Process<br />

Georg Olms, aprile 1996<br />

pp. 764, DM 198.<br />

Rescher, Nikolas<br />

<strong>Studi</strong>en zur naturwissenschaftlichen<br />

Erkenntnislehre<br />

Königshausen & Neumann, maggio 1996<br />

pp. 198, DM 48<br />

Come si distinguono le conoscenze scientifiche<br />

dall’altro sapere umano? Come si<br />

arriva a conoscenze di questo tipo? Che<br />

ampiezza e che profondità possono raggiungere?<br />

Il volume si articola intorno a<br />

queste domande e a questioni affini, si<br />

occupa del metodo della ricerca scientifica,<br />

prende in considerazione l’importanza<br />

di quest’ultima in quanto disciplina cognitiva<br />

e analizza i limiti che le sono propri.<br />

Resnik, Salomon<br />

Sul fantastico<br />

Bollati Boringhieri, giugno 1996<br />

pp. 206, £. 38.000<br />

Resnik si propone di esaminare l’enigma<br />

dell’opera d’arte considerando l’impatto<br />

estetico come incontro, sospresa, domanda,<br />

dialogo e apertura di senso.<br />

Rex Li<br />

A Theory of Conceptual Intelligence:<br />

Thinking, Learning, Creativity,<br />

and Giftedness<br />

Praeger Publishers, maggio 1996<br />

pp. 256, UK£ 43.95<br />

Questo volume, analizzando la ricerca sull’intelligenza<br />

a partire dalla fine del XIX<br />

secolo, propone la nozione dell’intelligenza<br />

concettuale: l’intelligenza umana è il<br />

risultato del pensiero e dell’apprendimento<br />

atraverso i concetti. L’autore traccia lo<br />

sviluppo dei concetti ed esamina come<br />

l’apprendimento conduca all’intelligenza<br />

e alla creatività.<br />

Richter, Ewald<br />

Ürsprüngliche und physikalische Zeit<br />

Duncker & Humblot, aprile 1996<br />

pp. 177, DM 98.<br />

Ricken, Fr. (a cura di)<br />

Philosophen der Antike<br />

2 voll.<br />

Kohlhammer, aprile 1996<br />

pp. 240 a vol., DM 29 a vol.<br />

Ringleben, Jochim<br />

’Die Krankheit zum Tode’<br />

von Sören Kierkegaard<br />

Vandenhoecke & Ruprecht, aprile 1996<br />

pp. 320, DM 98<br />

Una delle opere più importanti del XIX<br />

secolo viene spiegata in maniera chiara,<br />

mostrandone l’abile costruzione a<br />

livello di pensiero e chiarendo la complessità<br />

delle singole affermazioni. Il<br />

volume contiene anche una parte di commento<br />

e note che illustra accuratamente


il contesto storico e di pensiero in cui è<br />

nata l’opera.<br />

Riordan, James<br />

The Songs my Paddle Sings<br />

Pavilion, aprile 1996<br />

pp. 128, UK£ 14.99<br />

Si tratta di una raccolta di storie riraccontate<br />

che rivelano le credenze e la cultura<br />

degli Indiani d’America e che includono<br />

favole morali e racconti della creazione e<br />

della grande inondazione. Il libro celebra<br />

la storia degli Indiani d’America e confuta<br />

le precedenti descrizioni degli Indiani come<br />

selvaggi.<br />

Risso, Alessandra<br />

I modi di amare Sophia: la paideia<br />

strutturale del dialogo platonico<br />

La nuova Italia, giugno 1996<br />

pp. 158, £. 18.000<br />

Questo studio nasce dall’intento di accordare<br />

un’attenzione globale ai dialoghi platonici<br />

che vengono letti tenendo conto della<br />

complessità non solo dei messaggi che<br />

vi prendono corpo ma anche delle modalità<br />

espressive, degli stili di scrittura che li<br />

costruiscono. In tal modo l’intero dialogo<br />

si rivela strumento e stimolo di paideia.<br />

Robinet André<br />

Aux sources de l’esprit cartésien,<br />

l’axe La Ramée-Descartes:<br />

de ‘La Dialectique’ de 1555 aux ‘Regulae’<br />

Vrin, aprile 1996<br />

pp. 316, F 320<br />

Se i rapporti tra le Regulae e le loro fonti<br />

antiche o medioevali sono stati trattati bene,<br />

la loro collocazione nell’ambito immediato<br />

lascia un po’ a desiderare. Ecco perché<br />

questo studio consiste nel prendere come<br />

punto di riferimento la Dialettica francese<br />

di La Ramée e nel tracciare l’asse critico e<br />

speculativo che lega La Ramée a Cartesio.<br />

Di livello universitario.<br />

Rogozinski, Jacob<br />

Kanten: esquisses kantiennes<br />

Kimé, aprile 1996<br />

pp. 192, F 130<br />

I saggi qui raccolti si propongono una<br />

rilettura dell’opera del filosofo, che Rogozinski<br />

affronta a partire dai suoi Kanten:<br />

dalle sue zone di frontiera o dalle sue<br />

delimitazioni, trascurate dai commenti tradizionali.<br />

Di livello universitario.<br />

Römelt, Josef<br />

Vom Sinn moralischer Verantwortung.<br />

Zu den Grundlagen christlicher Ethik<br />

in komplexer Gesellschaft<br />

Pustet, aprile 1996<br />

pp. 192, DM 32.<br />

Ronchi, Rocco<br />

La scrittura della verità:<br />

per una genealogia della teoria<br />

Jaca Book, giugno 1996,<br />

pp. 125, £. 22.000<br />

L’autore analizza il significato della filosofia<br />

mostrando come essa da Platone a<br />

Hegel si sia autocompresa come scienza<br />

della verità che ha per oggetto “ciò che non<br />

tramonta mai” e che costringe perciò in<br />

modo uguale gli uomini. L’autore evidenzia<br />

come la filosofia non avrebbe potuto<br />

diventare potente se non si fosse anticipatamente<br />

riflessa nello specchio della scrittura.<br />

Pertanto, mettendo a contatto campi<br />

d’indagine e ricerche che finora hanno<br />

proceduto diversamente, delinea una genealogia<br />

dell’ “atteggiamento teoretico”.<br />

Rondoni, Davide - Santori, Antonio<br />

(a cura di)<br />

La sfida della ragione:<br />

testi di Piero Bigongiari et al.<br />

Guaraldi, maggio 1996<br />

pp. 95, £. 10.000<br />

In questo libro, partendo da prospettive e<br />

da tradizioni intellettuali diverse, gli interventi<br />

presenti convergono nel definire la<br />

ragione come la più laica e la più aperta<br />

possibile.<br />

Ropohl, Günther<br />

Ethik und Technikbewertung<br />

Suhrkamp, aprile 1996<br />

pp. 376, DM 27,80.<br />

Rosas, Alejandro<br />

Kants idealistische Reduktion.<br />

Das Mentale und das Materielle<br />

im traszendentalen Idealismus<br />

Königshausen & Neumann, aprile 1996<br />

pp. 196, DM 49.<br />

Rossetti Livio, Bellini Ornella<br />

(a cura di)<br />

L’inconscio e i percorsi della coscienza<br />

ESI, aprile 1996<br />

pp. 124, £. 20.000<br />

Questo libro si propone di analizzare il<br />

significato della riflessione sull’inconscio<br />

in relazione all’emergere della coscienza<br />

prima della razionalizzazione compiuta da<br />

Freud. Prende in considerazione il rapporto<br />

tra conscio e inconscio di Dafni e Cloe,<br />

la teoria leibniziana delle “piccole percezioni”,<br />

la coscienza in Carabellese e i condizionamenti<br />

inconsci che si esercitano sul<br />

docente.<br />

Rossi, Paolo et al. (a cura di)<br />

Dizionario di filosofia<br />

La nuova Italia, giugno 1996<br />

pp. 453, £. 27.000.<br />

Rozza Del Sassello, Edino<br />

Teatro dei diversi cervelli<br />

epistemologici contemporanei<br />

e mercato delle idee<br />

M. Pacini Fazzi, giugno 1996<br />

pp. 66, £. 24.000.<br />

Ruggenini, Mario<br />

Il discorso dell’altro<br />

(ermeneutica della differenza)<br />

Il saggiatore, maggio 1996<br />

pp. 205, £. 34.000<br />

In questo libro l’autore mostra come l’ermeneutica,<br />

deposte le pretese assolute della<br />

metafisica, interroghi l’altro che si rivela<br />

e si nasconde nell’essere finito dell’uomo,<br />

nel rapporto dell’esistenza del mondo, nel<br />

necessario esistere di ciascuno in relazione<br />

con altri nel linguaggio.<br />

Ruß, Hans Günther<br />

Religiöser Glaube und modernes Denken.<br />

Religion im Spannungsfeld<br />

von Naturwissenschaft und Philosophie<br />

Königshausen & Neumann, aprile 1996<br />

pp. 160, DM 29,80<br />

Partendo dalla prospettiva della scienza<br />

della natura e della filosofia, che cosa può<br />

essere detto riguardo alla questione se, nel<br />

corso dell’evoluzione, il fenomeno dello<br />

spirito umano o della coscienza umana<br />

rappresentino o meno un “candidato” plausibile<br />

all’immortalità in senso religioso?<br />

Russell, Bertrand<br />

Foundations of Geometry<br />

Routledge, giugno 1996<br />

pp. 240, UK£ 40<br />

Questo testo fornisce sia una comprensione<br />

delle basi del pensiero filosofico di<br />

Bertrand Russell che un’introduzione alla<br />

filosofia della matematica e della logica. Il<br />

libro analizza i diversi concetti di geometria<br />

e le loro implicazioni filosofiche e<br />

contiene anche una visione d’insieme dello<br />

sviluppo della geometria.<br />

Russell, Bertrand<br />

Mortals and others: American Essays<br />

1931-1935<br />

Routledge, giugno 1996<br />

pp. 192, UK£ 9.99<br />

Si tratta di una raccolta di saggi e di reportage<br />

che si occupano di un’ampia gamma<br />

di temi. Il libro mostra il lato serio e quello<br />

meno serio della personalità e dell’opera di<br />

Bertrand Russell. I lettori di ogni livello<br />

vengono così introdotti al pensiero di Russell.<br />

S.A.<br />

A Journey into Consciousness:<br />

Exploring the Truth behind Existence<br />

Barry Long Books, aprile 1996<br />

s.pp., UK£ 11.95<br />

Queste due cassette sono pensate per riaprire<br />

la mente alla coscienza, attraverso<br />

una serie di esercizi.<br />

Salem, Jean<br />

Démocrite: grains de poussière<br />

dans un rayon de soleil<br />

Vrin, aprile 1996<br />

pp. 415, F 198<br />

Poesia del discontinuo che la luce dell’intelletto<br />

rischiara, verità di ciò che è<br />

mobile e minuscolo: l’atomismo di Democrito<br />

porta sicuramente a sognare.<br />

Fisica generale, astronomia, teoria della<br />

conoscenza, psicologia e medicina,<br />

NOVITÀ IN LIBRERIA<br />

94<br />

antropologia ed etica: non c’è niente di<br />

cui egli non parli... Di livello universitario.<br />

Santucci, Antonio<br />

Eredi del positivismo: ricerche<br />

sulla filosofia italiana tra ‘800 e ‘900<br />

il Mulino, aprile 1996<br />

pp. 361, £. 48.000<br />

Siccome non è più possibile una definizione<br />

univoca del positivismo soprattutto<br />

in seguito ai significati assunti<br />

nella filosofia italiana tra la fine del<br />

secolo scorso e gli anni successivi al<br />

primo conflitto mondiale, questo libro<br />

si propone di eliminare gli stereotipi<br />

presenti e di porre nuove domande.<br />

Sasso, Gennaro<br />

Tempo, evento, divenire<br />

il Mulino, maggio 1996<br />

pp. 388, £. 50.000<br />

In questo libro vengono affrontate i<br />

temi del tempo, dell’evento e del divenire<br />

attraverso l’esame delle opere di<br />

Platone, Agostino, Aristotele, Kant,<br />

Hegel, Bergson, Husserl e Heidegger.<br />

L’autore propone una strada diversa da<br />

quella della filosofia occidentale attraverso<br />

una critica della metafisica evitando<br />

di svelare il senso del tempo,<br />

dell’evento e del divenire entro il quadro<br />

delle cosiddette concezioni “unitarie”<br />

della realtà.<br />

Sautet, Marc<br />

Les femmes? De leur émancipation<br />

Lattès, aprile 1996<br />

pp. 298, F 79<br />

L’autore, che è un filosofo, elabora delle<br />

domande sull’emancipazione della donna<br />

e fa rispondere ai grandi filosofi classici,<br />

partendo dalle loro opere. Si esprimono<br />

così Confucio, Platone, Aristotele, Agostino,<br />

Avicenna, Hume, Schopenhauer... Marc<br />

Sautet sintetizza poi i vari punti di vista.<br />

Per tutti gli interessati alla materia.<br />

Savigny, Eike von<br />

Wittgensteins ‘Philosophische<br />

Untersuchungen’. Ein Kommentar<br />

für Leser<br />

vol. II, brani 316-693<br />

Kloster, maggio 1996<br />

pp. 380, DM 78<br />

Si tratta della nuova edizione, ampliata e<br />

completamente rinnovata, di questo commento.<br />

Scarre, Geoffery<br />

Utilitarianism<br />

Routledge, aprile 1996<br />

pp. 240, UK£ 12.99<br />

Questo testo, passando in rassegna lo<br />

sviluppo storico e la situazione attuale<br />

dell’etica utilitaristica, sostiene che<br />

mentre l’utilitarismo può anche non<br />

essere considerato un’infallibile dottrina<br />

morale, le sue posizioni sono importanti<br />

e restano ancora significative oggi.<br />

Scheppke, K. - Tichy, M. (a cura di)<br />

Das Andere der Identität.<br />

Ute Guzzoni zum 60. Geburtstag<br />

Rombach, maggio 1996<br />

pp. 230, DM 29,80.<br />

Schlanger, Jacques<br />

Un art, des idées<br />

L’Harmattan, maggio 1996<br />

pp. 255, F 140<br />

Si tratta di un libro che cerca di cogliere la<br />

nozione di idea. Come produrre un’idea,<br />

come conservarla, esprimerla, comunicarla<br />

agli altri? L’autore esamina poi l’oggetto<br />

ideale, cioè un oggetto fatto di idee e di<br />

collegamento di idee e dei suoi artigiani, i<br />

filosofi e i metafisici. Per tutti gli interessati<br />

alla materia.<br />

Schleiermacher, Friedrch E.D.<br />

On Religion:<br />

Speeches to its Cultured Despisers<br />

tr. di Richard Crouter<br />

Cambridge UP, aprile 1996<br />

s.pp., UK£ 12.95<br />

Questo testo, scritto quando Schleirmacher<br />

era coinvolto nel Romanticismo<br />

tedesco e nella critica alla filosofia<br />

morale e religosa di Kant, è l’espressione<br />

dell’apologetica cristiano-protestante<br />

del periodo moderno e mostra le tensioni<br />

tra la concezione della religione<br />

romantica e illuminista.<br />

Schmid, Michael<br />

Rationalität und Theoribildung.<br />

<strong>Studi</strong>en zu Karl Poppers Methodologie<br />

der Sozialwissenschaften<br />

Ed. Rodopi, aprile 1996<br />

pp. 339, FOL 100<br />

Il volume ricostruisce e critica i consigli<br />

che K. Popper dà, nelle sue opere, alla<br />

filosofia delle scienze sociali.<br />

Schneewind, J.B. (a cura di)<br />

Reason, Ethics, and Society:<br />

Themes from Kurt Baier,<br />

with his Responses<br />

Open Court, aprile 1996<br />

pp. 392, UK£ 17.95<br />

Questa raccolta di dieci saggi, che si<br />

occupano tutti delle tematiche trattate<br />

da Baier nelle sue opere recenti, rappresenta<br />

un manuale di The Rational and<br />

the Moral Order. Gli autori sono famosi<br />

filosofi morali contemporanei. Il libro<br />

contiene anche la risposta di Baier<br />

alle loro critiche.<br />

Schnelle, Helmut<br />

Die Natur der Sprache.<br />

Die Dynamik der Prozesse des Sprechens<br />

und Verstehens<br />

de Gruyter, maggio 1996<br />

pp. 671, DM 98.<br />

Schockenhoff, Eberhard<br />

Naturrecht und Menschenwürde.<br />

Universale Ethik in einer geschichtlichen<br />

Welt<br />

Grünewald, aprile 1996<br />

pp. 320, DM 48<br />

Esistono dei diritti umani che hanno una<br />

base comune e valgono per tutte le culture<br />

e tutte le religioni? E’ come è possibile<br />

dimostrare razionalmente i fondamenti di<br />

questi diritti?<br />

Schumacher, Ralph<br />

Realität, synthetisches Schließen<br />

und Pragmatismus. Inhalt, Begründung<br />

und Funktion des Realitätsbegriffs<br />

in den Theorien von Chrales S. Pierce<br />

in der Zeit von 1865-1878<br />

Beltz Athenäum, aprile 1996<br />

s.pp., DM 98.<br />

Sedmak, Clemens<br />

Kalkül und Kultur. <strong>Studi</strong>en zur Genesis<br />

und Geltung von Wittgensteins<br />

Sprachmodell<br />

Ed. Rodopi, aprile 1996<br />

pp. 317, FOL 95.<br />

Seibert, Thomas<br />

Geschichtlichkeit, Nihilismus, Autonomie.<br />

Philosophie(n) der Existenz<br />

M & P, aprile 1996<br />

pp. 452, DM 55.<br />

Seifert, Josef<br />

Sein und Wesen<br />

Winter, maggio 1996<br />

pp. 551, DM 148.<br />

Sgalambro, Manlio<br />

La morte del sole<br />

Adelphi, maggio 1996<br />

pp. 230, £. 40.000<br />

Vagando tra gli imponenti relitti della<br />

storia della filosofia Sgalambro risale<br />

alla celebrata conversione del “vero”<br />

nel “certo” che si compie con Cartesio<br />

e riconosce nei passi successivi la graduale<br />

cancellazione dell’“unilateralità<br />

scandalosa del vero”. La transizione<br />

dall’illuminismo all’idealismo appare<br />

allora come il passaggio da un tentativo<br />

di guardare il mondo senza terrore a una<br />

risoluzione di abolire il mondo stesso.<br />

Nella seconda metà dell’Ottocento si<br />

sviluppa la “morte del sole”, condannato<br />

dalla termodinamica.<br />

Shanker, S.G.<br />

Routledge History of Philosophy:<br />

Philosophy of the English-speaking World<br />

in the Twentieth Century<br />

-1: Logic, Mathematics and Science<br />

vol IX<br />

Routledge, maggio 1996<br />

pp. 400, UK£ 55<br />

Questo nono volume della serie che si<br />

concentra sulla storia della filosofia, discute,<br />

insieme al decimo volume, la filosofia<br />

di lingua inglese del XX secolo. In<br />

questo tomo, vengono presentate la logica,<br />

la matematica e la scienza.


Sharples, R.W.<br />

Stoics, Epicureans and Skeptics<br />

Routledge, maggio 1996<br />

pp. 144, UK£ 10.99<br />

Questo studio esamina le principali dottrine<br />

degli stoici, degli epicurei e diverse<br />

tradizioni scettiche nell’arco di tempo che<br />

va dalla morte di Alessandro il Grande nel<br />

323 a.C. al 200 d.C. circa. La discussione<br />

è organizzata per argomenti piuttosto che<br />

per scuole, in modo da portare alla luce i<br />

problemi che sottostanno alle diverse teorie.<br />

Shore, Brad<br />

Culture in Mind: Meaning Construction<br />

and Cultural Cognition<br />

Oxford UP, aprile 1996<br />

pp. 416, UK£ 25<br />

Questo ritratto etnografico della mente<br />

umana utilizza studi su casi avvenuti sia<br />

nelle società industrializzate che in quelle<br />

in via di sviluppo, per giungere alla conclusione<br />

che i “modelli culturali” sono necessari<br />

al funzionamento della mente umana.<br />

Silverman, Hugh J. (a cura di)<br />

Texts and Dialogues:<br />

Merleau-Ponty on Philosophy, Politics,<br />

and Cultural Understanding<br />

Humanities Press, aprile 1996<br />

pp. 232, s.pr.<br />

Il testo contiene saggi, interviste e scambi<br />

del filosofo francese del XX secolo, Maurice<br />

Merleau-Ponty, proposti nella versione<br />

inglese. Questo testi sono accompagnati<br />

dalla valutazione dell’attività filosofica<br />

di Maurice Merleau-Ponty e da un’introduzione<br />

del curatore.<br />

Sini, Carlo<br />

Gli abiti, le pratiche, i saperi<br />

Jaca Book, giugno 1996<br />

pp. 98, £. 22.000<br />

Sini, partendo dall’analisi del gesto della<br />

voce come origine dell’autocoscienza, esamina<br />

la verità della parola filosofia e il suo<br />

rapporto con altri saperi.<br />

Sinnott-Armstrong, Walter (a cura di)<br />

Moral Knowledge?: New Readings<br />

in Moral Epistemology<br />

Oxford UP, aprile 1996<br />

pp. 368, UK£ 17.50<br />

Si tratta di una raccolta di saggi sul tema<br />

della conoscenza morale. Ogni saggio propone<br />

un punto di vista rappresentativo nel<br />

campo dell’epistemologia morale. Si discute<br />

anche di scetticismo morale, contrattualismo,<br />

progettismo, scetticismo femminista<br />

e pragmatismo.<br />

Siorvanes, Lucas<br />

Proclus<br />

Edinburgh UP, giugno 1996<br />

pp. 300, UK£ 35<br />

Questo studio analizza tutti gli aspetti di<br />

Proclo, includendo anche la religione, la<br />

matematica, la fisica, l’astronomia e la<br />

poesia. L’autore si propone di fornire un’introduzione<br />

accessibile all’opera di questo<br />

filosofo, tradizionalmente considerato difficile.<br />

Sloterdijk, P. (a cura di)<br />

Augustinus<br />

Diederichs, maggio 1996<br />

pp. 48, DM 48<br />

Il volume presenta brani scelti e commentati<br />

da K. Falsch, tratti dalle opere di Sant’Agostino.<br />

Solterdijk, P. (a cura di)<br />

Kant<br />

pres. di G. Schulte<br />

Diedrichs, aprile 1996<br />

pp. 448, DM 48<br />

Il volume contiene una serie di brani di<br />

Kant, scelti e presentati da G. Schulte.<br />

Solterdijk, P. (a cura di)<br />

Leibniz<br />

pres. di Th. Leinkauf<br />

Diedrichs, aprile 1996<br />

pp. 448, DM 48<br />

Il volume contiene una serie di brani di<br />

Leibniz, scelti e presentati da Th. Leinkauf.<br />

Sontag, Susan<br />

Under the Sign of Saturn<br />

Vintage, aprile 1996<br />

pp. 224, UK£ 6.99<br />

Si tratta di una raccolta di saggi sul rapporto<br />

tra idee morali ed estetiche. Il libro<br />

riunisce alcune delle migliori opere critiche<br />

della Sontag degli anni Settanta, su<br />

argomenti che vanno da Walter Benjamin<br />

a Antonin Artuad, Elias Canetti e Leni<br />

Reifenstahl.<br />

Sorrentino, Vincenzo<br />

La politica ha ancora un senso?:<br />

saggio su Hannah Arendt<br />

Ave, giugno 1996<br />

pp. 132, £. 19.000<br />

In questo libro vengono analizzati; il totalitarismo,<br />

lo spazio della politica, le condizioni<br />

della libertà, i limiti dell’agire politico,<br />

il pensiero e la banalità del male, Amor<br />

mundi.<br />

Sousa, Ranald de<br />

Die Rationalität des Gefühls<br />

Suhrkamp, aprile 1996<br />

pp. 460, DM 68<br />

In quest’ampia ricerca, de Sousa dimostra<br />

che ciò che spesso sembra irrazionale, cioè<br />

la testarda indipendenza del sentire, consente<br />

l’infinita razionalità dell’intelligenza<br />

umana. L’intelligenza ha un effetto solo<br />

quando valuta all’interno delle poche alternative<br />

che vengono scelte emotivamente.<br />

Spahn, Christine<br />

Phänomenologische Handlungstheorie.<br />

Edmund Husserls Untersuchungen zur<br />

Ethik<br />

Königshausen & Neumann, maggio 1996<br />

pp. 280, DM 78<br />

L’autrice dimostra che la costituzione di<br />

un’etica scientifica, intesa come il tentativo<br />

di considerare parallele logica ed etica,<br />

è sempre stata una delle principali preoccupazioni<br />

di Husserl.<br />

Spencer, Lloyd<br />

Hegel for Beginners<br />

Icon, aprile 1996<br />

pp. 176, UK£ 7.99<br />

Il testo rappresenta un’introduzione alle<br />

opere di Hegel e documenta il suo influsso<br />

fino ai giorni nostri, fornendo nuove prospettive<br />

sui dibattiti contemporanei e postmoderni<br />

riguardo alle “meta-narrative” e<br />

alla “fine della storia”. Aiuta anche a capire<br />

Marx, Lacan, Sartre e Adorno.<br />

Spini, Giorgio<br />

Galileo, Campanella e il divino poeta<br />

il Mulino, maggio 1996<br />

pp. 90, £. 16.000<br />

In questo libro Spini esamina il “caso Galileo”<br />

attraverso una rilettura attenta del<br />

materiale disponibile, comprese talune fonti<br />

di solito trascurate dagli studiosi, quali il<br />

commento di Campanella alle poesie di<br />

papa Barberini e le confidenze di Galileo ai<br />

giovani scolopi che lo assistettero negli<br />

ultimi anni. Così Spini mostra come Galileo<br />

ebbe tra i suoi sostenitori anche credenti<br />

di profonda fede e fu avversato da scienziati<br />

d’indirizzo aristotelico notoriamente<br />

irreligiosi.<br />

Spinoza, Benedict de<br />

Ethics<br />

Penguin, giungo 1996<br />

pp. 192, UK£ 7.99<br />

Quest’opera di Spinoza, pubblicata per la<br />

prima volta in un’edizione del 1677, è un<br />

tentativo sistematico di capire la natura di<br />

Dio, il rapporto tra mente e corpo, la psicologia<br />

umana e il modo migliore di vivere.<br />

Stadler, Friedrich<br />

<strong>Studi</strong>en zum Wiener Kreis. Ursprung,<br />

Entwicklung und Wirkung des logischen<br />

Empirismus im Kontext<br />

Suhrkamp, aprile 1996<br />

pp. 900, DM 98<br />

Questo libro offre, nella sua prima parte,<br />

una ricerca completa, sia dal punto<br />

di vista della storia della scienza che da<br />

quello sistematico, sul Circolo di Vienna.<br />

Nella seconda parte, che è documentaristica,<br />

viene fornito per la prima<br />

volta un quadro bio-bibliografico del<br />

centro e della periferia del Circolo di<br />

Vienna.<br />

Stewart, Jon (a cura di)<br />

The Hegel Myths and Legends<br />

North Western UP (UCL), aprile 1996<br />

pp. 350, UK£ 16.95<br />

Questa raccolta di saggi mira a trattare<br />

i diversi miti e leggende su Hegel e a<br />

smitizzarli.<br />

NOVITÀ IN LIBRERIA<br />

95<br />

Stewart, Robert M. (a cura di)<br />

Readings in Social and Political<br />

Philosophy<br />

Oxford UP, aprile 1996<br />

pp. 496, UK£ 22.50<br />

Quest’antologia della filosofia sociale e<br />

politica riunisce esaurienti brani tratti dalle<br />

opere classiche e importanti contributi recenti,<br />

molti dei quali non sono facilmente<br />

consultabili. L’interesse si concentra sulle<br />

correnti liberali del pensiero politico occidentale<br />

moderno.<br />

Striker, Gisela<br />

Essays on Hellenistic Epistemology<br />

and Ethics<br />

Cambridge UP, maggio 1996<br />

s.pp., UK£ 13.95<br />

Le dottrine delle scuole ellenistiche - epicurei,<br />

storici e scettici - hanno certamente<br />

avuto un influsso formativo sul pensiero<br />

successivo. Questa raccolta di saggi è incentrata<br />

su questioni-chiave di epistemologia<br />

ed etica, dibattute dai filosofi greci e<br />

romani del periodo ellenistico.<br />

Stubenberg, Leopold<br />

Consciousness and Qualia<br />

John Benjamins, maggio 1996<br />

pp. 220, FOL 80<br />

Si tratta di uno studio della coscienza qualitativa,<br />

di cui esempi caratteristici sono: il<br />

dolore, le esperienze del colore, dei suoni<br />

ed esperienze affini. La coscienza viene<br />

analizzata come possesso di qualia.<br />

Taroni, Paolo<br />

Assoluto: frammenti di misticismo<br />

nella filosofia di Francis Herbert Bradley<br />

Cooperativa libraria e di informazione,<br />

maggio 1996<br />

pp. 204, £. 24.000<br />

In questo libro Taroni presenta il pensiero<br />

filosofico di Bradley inquadrandolo all’interno<br />

della corrente idealistica anglo-sassone<br />

e individuando la sua componente<br />

mistica. Così l’autore mostra come il sostrato<br />

filosofico inglese conferisca alla teoria<br />

mistica di Bradley una componente<br />

scettica ed empirica.<br />

Taubes, Jacob<br />

Vom Kult zur Kultur. Bausteine zu einer<br />

Kritik der historischen Vernunft.<br />

Gesammelte Aufsätze zur Religionsund<br />

Geistesgeschichte<br />

pref. e commento di A. e J. Assmann,<br />

W.-D. Hartwich e W. Menninghaus<br />

W. Fink, aprile 1996<br />

pp. 250, DM 48<br />

Nel volume vengono analizzati la legge, la<br />

storia, il messianesimo; la gnosi e le sue<br />

conseguenze; la teologia dopo la svolta<br />

copernicana; la religione e la cultura.<br />

Theunissen, Michael<br />

Vorentwürfe von Moderne.<br />

Antike Melancholie und die Acedia<br />

des Mittelalters<br />

de Gruyter, maggio 1996<br />

pp. 56, DM 24<br />

Il volume si basa sulle interpretazioni dei<br />

due testi fondamentali, che rappresentano<br />

il tentativo di riassumere i dibattiti, durati<br />

nei secoli, su questo argomento: la trattazione<br />

della Melanchologia nella scuola di<br />

Aristotele e l’analisi dell’Acedia di Tommaso<br />

d’Aquino.<br />

Tommaso d’Aquino<br />

’Summa contra gentiles’ -<br />

’Summa gegen die Heiden’<br />

vol. III, parte 2<br />

a cura di K. Allgeier<br />

Wiss. Buchges., aprile 1996<br />

pp. 408, DM 89.<br />

Tommaso d’Aquino<br />

’Summa contra gentiles’ -<br />

’Summa gegen die Heiden’<br />

vol. IV<br />

a cura di M. Hilmar Wörmer<br />

Wiss. Buchges., aprile 1996<br />

pp. 4596, DM 118<br />

L’edizione di quest’opera di Tommaso<br />

d’Aquino si conclude con questo quarto<br />

volume. Viene qui presentata per la prima<br />

volta la versione latina e tedesca del testo.<br />

Tommaso d’Aquino<br />

Commentary on the ‘Book of Causes’<br />

Catholic UP USA, maggio 1996<br />

pp. 258, UK£ 13.50<br />

Tommaso d’Aquino considerava il Libro<br />

della cause come una derivazione dagli<br />

Elementi di teologia di Proclo. Questo commento<br />

è un’opera filosofica distinta, che<br />

fornisce un’ampia visione del suo approccio<br />

al pensiero neo-platonico e funge da<br />

guida alla sua metafisica.<br />

Tommaso d’Aquino<br />

De la verité: question 2<br />

(la science en Dieu)<br />

a cura e tr. di Serge-Thomas Bonino<br />

pref. di Ruedi Imbach<br />

Ed. universitaires de Fribourg-Cerf,<br />

maggio 1996<br />

pp. 622, F 290<br />

Nel XIII secolo, alcune dottrine metafisiche<br />

e noetiche dei commentatori ebrei e<br />

musulmani minacciavano seriamente la<br />

fede cristiana nell’onniscieza divina, il fondamento<br />

immediato del dogma della provvidenza<br />

universale. Per gli specialisti della<br />

materia.<br />

Tugnoli, Claudio<br />

Ragione e tradizione:<br />

come e perché insegnare filosofia<br />

Francisci, giugno 1996<br />

pp. 177, £. 25.000<br />

Questo libro si rivolge a chi pensa che<br />

dovrebbe imparare la filosofia ma anche a<br />

chi crede di poterla insegnare.<br />

Tymieniecka, Anna-Teresa<br />

Life in the Glory of its Radiating<br />

Manifestations<br />

Kluwer, maggio 1996<br />

pp. 592, UK£ 134<br />

Scavando la fenomelogia della vita e della<br />

condizione umana porta alla luce il logos<br />

della vita nella sua interazione armonizzante.<br />

Questa raccolta rivela il campo<br />

dell’ontopoiesis della vita, attraverso un’auto-individualizzazione<br />

della vita, che è la<br />

chiave del suo labirinto (Tymieniecka).<br />

Vaassen, Bernd<br />

Die narrative Gestalt(ung)<br />

der Wirklichkeit. Grundlinien einer<br />

postmodern orientierten Epistemologie<br />

für die Sozialwissenschaftler<br />

Vieweg, maggio 1996<br />

pp. 249, DM 100<br />

Assunzioni di base, ormai acquisite da<br />

parte della conoscenza scientifica perdono<br />

rapidamente la lora forza argomentativa<br />

nel corso del discorso post-moderno. In<br />

questo volume, ci si preoccupa soprattutto<br />

di postulare principi per un nuovo orientamento<br />

e di renderli adatti alla discussione.<br />

Valdinoci, Serge<br />

La traverseé de l’immanence:<br />

europanalyse<br />

ou la méthode de la phénomenologie<br />

Kimé, aprile 1996<br />

pp. 384, F 210<br />

L’autore, constatando il decadimento del<br />

corpus, inizialmente greco, del pensiero in<br />

Europa e la determinazione del caos, considerato<br />

positivo dalle scienze forti, colloca<br />

la sua azione all’interno del progetto di<br />

ricostituire un corpus gerarchico e propone<br />

un percorso immanente e autonomo che<br />

generalizzi i primi lineamenti di un pensiero<br />

positivamente caotico, presente nelle<br />

riflessioni dei mistici. Di livello universitario.<br />

Valenti, Cesare (a cura di)<br />

Quaderni di Pensiero e società<br />

Bibliotheca, giugno 1996<br />

pp. 111, £. 20.000.<br />

Vattimo, Gianni<br />

Credere di credere<br />

Garzanti, maggio 1996<br />

pp. 107, £. 15.000<br />

In questo libro Vattimo propone la sua<br />

interpretazione della dimensione religiosa<br />

individuando nell’incarnazione di Cristo<br />

la secolarizzazione del principio divino e<br />

nell’ “ontologia debole”. La trascrizione<br />

del messaggio cristiano. Così Vattimo si<br />

considera anarchico non violento e decostruttore<br />

ironico delle pretese degli ordini<br />

storici, sempre guidato dal principio di<br />

carità verso gli altri.<br />

Vergely, Bertrand<br />

La philosophie<br />

Milan, aprile 1996<br />

pp. 64, F 15<br />

Attraverso i suoi stupori, le sue domande e<br />

le sue critiche, la filosofia non ha smesso di


esplorare - attraverso la natura, Dio, la<br />

coscienza, la libertà o la storia - ciò che<br />

costituisce la ricchezza della condizione<br />

umana. Quest’opera si rivolge a chi vuole<br />

scoprire la filosofia o, semplicemente, avere<br />

spiegazioni su termini come “metafisica”,<br />

“dialettica” o “verità”. Per adolescenti (a<br />

partire dai tredici anni) e per tutti gli interessati.<br />

Virno, Paolo<br />

Miracles, virtuosité et Déjà vu:<br />

trois essais sur l’idée du monde<br />

tr. dall’italiano di Michel Valensi<br />

Eclat, aprile 1996<br />

pp. 155, F 87<br />

Il primo di questi tre saggi è consacrato<br />

al contenuto di tutta la filosofia della<br />

storia: l’idea di una fine. Il secondo<br />

parte dai sentimenti che proviamo quando<br />

pensiamo al mondo nel suo insieme.<br />

Il terzo cerca di trovare delle parolechiave<br />

(come intelletto, esodo, amicizia)<br />

che consentano di pensare a delle<br />

nuove teorie politiche.<br />

Vuilleman, Jules<br />

Necessity or Contingency?:<br />

The ‘Master Argument’<br />

and its Philosophical Solutions<br />

Cambridge UP, aprile 1996<br />

s.pp., UK£ 14.95<br />

Analizzando l’Argomento di Epitteto,<br />

questo testo sostiene che la forza dell’argomentazione<br />

non proviene solo da<br />

considerazioni puramente logiche e<br />

modali, ma dalla nostra esperienza del<br />

tempo.<br />

Walter, Katya<br />

Tao of Chaos: DNA and the I Ching -<br />

Unlocking the Code of the Universe<br />

Element Books Ltd, giugno 1996<br />

pp. 288, UK£ 4.99<br />

I Ching cinesi e il codice genetico hanno<br />

somiglianze sorprendenti e in questo<br />

libro Katya Walter analizza la loro unione<br />

nella teoria moderna del caos. L’autrice<br />

conclude che I Ching anticiparono<br />

il codice binario di Leibniz di oltre<br />

3000 anni. Katya Walter giunge anche a<br />

rivelare l’ordine fondamentale dell’universo.<br />

Ward, Julie<br />

Feminism and Ancient Philosophy<br />

Routledge, aprile 1996<br />

pp. 256, UK£ 12.99<br />

Quest’opera fornisce una valutazione<br />

delle discussioni dei filosofi antichi a<br />

proposito della donna e spiega quali<br />

punti di vista del passato possono essere<br />

utili alla teoria femminista di oggi. I<br />

passi antologici vanno dalla filosofia<br />

greca classica fino al periodo ellenistico,<br />

includendo anche Platone e Aristotele.<br />

Weis, Kurt (a cura di)<br />

Was ist Zeit? Entwicklung und Herrschaft<br />

der Zeit in Wissenschaft, Technik und<br />

Religion<br />

Akademie Vlg. Hofbauer, aprile 1996<br />

pp. 280, DM 29,80.<br />

Weisch, Wolfgang<br />

Vernunft.<br />

Die zeitgenössische Vernunftkritik<br />

und das Konzept der trasversalen Vernunft<br />

Suhrkamp, aprile 1996<br />

pp. 944, DM 34,80.<br />

Weizsäcker, Viktor von<br />

Gesammelte Schriften<br />

vol. IV: Der Gestaltkreis.<br />

Theorie der Einheit<br />

von Wahrnehmen und Bewegen<br />

a cura di D. Janz, W. Rimpau,<br />

W. Schindler et al.<br />

Suhrkamp, aprile 1996<br />

pp. 608, DM 68.<br />

Welte, Bernhard<br />

Wahrheit und Geschichtlichkeit<br />

a cura di B. Casper e I. Feige<br />

Knecht, maggio 1996<br />

pp. 224, DM 42<br />

Si tratta di una pubblicazione tratta dalle<br />

opere postume di Welte.<br />

Werkmeister, W.H.<br />

Martin Heidegger on the Way<br />

a cura di R.T. Hull<br />

ed. Rodopi, maggio 1996<br />

pp. 193, FOL 125<br />

Si tratta della pubblicazione del manoscritto<br />

di Werkmeister, da lui lasciato<br />

incompiuto al momento della sua morte.<br />

In un lasso di tempo di trentasei<br />

anni, l’autore scrisse nove articoli e<br />

compilò diverse rassegne riguardanti le<br />

sue scoperte. All’età di novantanni,<br />

Werkmeister si accinse di nuovo a scrivere<br />

un’opera che avrebbe dovuto unificare<br />

il pensiero di Heidegger.<br />

Willett, Cynthia<br />

Maternal Ethics and other Slave<br />

Moralities<br />

Routledge, giugno 1996<br />

pp. 256, UK£ 13.99<br />

Quest’analisi rivela il modo in cui le<br />

soggettività materne servono come critica<br />

della ragione strumentale, cioè come<br />

le madri, negre e altre “schiave” della<br />

storia stiano trasformando la cultura<br />

repressiva che in occidente assume il<br />

nome di ragione.<br />

Williams, Bernard<br />

Descartes. Das Vorhaben<br />

der reinen philosophischen Untersuchung<br />

Beltz Athenäum, maggio 1996<br />

s.pp., DM 48.<br />

Williams, John Tyerman<br />

Pooh and the Philosophers<br />

Mandarin, giugno 1996<br />

pp. 184, UK£ 5.99<br />

Questo libro si propone di dimostrare<br />

che tutta la filosofia occidentale dai<br />

cosmologi agli esistenzialisti, può essere<br />

ritrovata nelle pagine di Winnie<br />

Pooh l’orsetto e La strada di Pooh.<br />

L’autore mostra come il “Grande orso”<br />

spiega le idee profonde di grandi pensatori<br />

come Platone e Kant.<br />

Williams, Michael<br />

Unnatural Doubts:<br />

Epistemological Realism<br />

and the Basis of Skepticism<br />

Princeton UP, aprile 1996<br />

pp. 410, UK£ 14.95<br />

Il testo è una polemica contro l’idea di<br />

epistemologia nella sua concezione tradizionale.<br />

L’autore sostiene che la conoscenza<br />

del mondo costituisce un tipo di<br />

conoscenza teoricamente coerente, le cui<br />

potenzialità devono essere difese, considerando<br />

come premessa una dottrina profondamente<br />

problematica che egli chiama “realismo<br />

epistemologico”.<br />

Wirkus, Bernd<br />

Deutsche Sozialphilosophie in der ersten<br />

Hälfte des 20. Jahrhunderts<br />

Wiss. Buchges., maggio 1996<br />

NOVITÀ IN LIBRERIA<br />

96<br />

pp. 468, DM 98<br />

Diversamente rispetto ad altre discipline<br />

filosofiche, non esiste nessuna monografia<br />

che riguardi la storia delle problematiche<br />

della filosofia sociale. Con<br />

questo volume - in cui la filosofia viene<br />

presentata come forma di pensiero centrale<br />

per l’epoca moderna e in cui questa<br />

disciplina viene misurata sulla base<br />

dei suoi ambiti problematici e delle<br />

posizioni che la caratterizzano - si vorrebbe<br />

rimediare a questo vuoto.<br />

Wisser, Richard<br />

Philosophische Wegweisung. Versionen<br />

und Perspektiven<br />

Königshausen & Neumann, maggio 1996<br />

pp. 472, DM 98.<br />

Woodfield, Richard<br />

Gombrich on Art<br />

Manchester UP, aprile 1996<br />

pp. 256, UK£ 40<br />

Il volume discute dell’opera di Gombrich<br />

sull’arte e la psicologia. Dei saggi<br />

esaminano diversi aspetti, tra i quali<br />

figurano le dispute sull’arte e l’illusione,<br />

la socio-bilogia dell’arte, Il senso<br />

dell’ordine e il primitivismo contemporaneo.<br />

Anche Gombrich ha contribuito<br />

con un articolo, “Quattro teorie dell’espressione<br />

artistica.”<br />

Zaccaï-Reyners, Nathalie<br />

Le monde de la vie<br />

vol. II: Schütz et Mead<br />

Cerf, maggio 1996<br />

pp. 105, F 59<br />

Quali sono gli ambiti della coesione<br />

sociale? Che ruolo hanno il linguaggio<br />

e l’interazione nella costruzione di immaginari<br />

comuni? Molte domande rinviano<br />

al concetto di “mondo della vita”<br />

e vengono esaminate secondo i contributi<br />

di Schütz e Mead. Per tutti gli<br />

interessati.<br />

Zaccaï-Reyners, Nathalie<br />

Le monde de la vie<br />

vol. III: Après le tournant sémiotique<br />

Cerf, maggio 1996<br />

pp. 125, F 59<br />

All’incrocio tra l’ermeneutica filosofica<br />

di Gadamer e la pragmatica universale<br />

di Habermas, il concetto di mondo<br />

vissuto, che viene qui riformulato, può<br />

contribuire all’intelleggibilità della vita<br />

in comune, in contesti profondamente<br />

pluri-culturali. Per tutti gli interessati.<br />

Zamora, José A.<br />

Krise - Kritik - Erinnerung.<br />

Ein politisch-theologischer Versuch<br />

über das Denken Adornos<br />

im Horizont der Krise der Moderne<br />

Informazioni bibliografiche<br />

relative<br />

alle pubblicazioni italiane<br />

sono tratte<br />

dalla banca dati<br />

della<br />

via B. da Maiano, 3<br />

50014 Fiesole (FI)<br />

telefono 055.599941<br />

fax 055.598895<br />

libri@casalini.cafi.it<br />

Lit, maggio 1996<br />

pp. 512, DM 78,80.<br />

Zecchi, Stefano (a cura di)<br />

Le arti e le scienze<br />

il Mulino, aprile 1995<br />

pp. 300, £. 34.000<br />

Questo libro raccoglie alcuni saggi di<br />

diversi autori che si propongono di analizzare<br />

il complesso rapporto tra arte e<br />

scienza a partire dalla classicità, periodo<br />

in cui la parola arte coincideva con la<br />

parola tecnica e indicava una particolare<br />

capacità di collegare cose, immagini<br />

e parole evidenziando la qualità e la<br />

bellezza per giungere al periodo attuale<br />

nel quale viene affermata la distinzione<br />

tra arte e scienza.<br />

Zhengyuan Fu<br />

Chinese Legalists:<br />

The Earliest Totalitarians<br />

M. E. Sharpe, aprile 1996<br />

pp. 176, UK£ 19.95<br />

Questo studio si occupa dei Legalisti, un’antica<br />

scuola della filosofia cinese, che perfezionò<br />

la scienza dell’arte del governo.<br />

Consente di avvicinarsi allo stile del discorso<br />

legalista ed evidenzia la sua influenza<br />

sulle istituzioni e le pratiche di<br />

governo cinesi.<br />

Ziegler, Leopold<br />

’Der europäische Geist’. ‘Die neue<br />

Wissenschaft’. Zwei vergessene Schriften<br />

H. Leins, aprile 1996<br />

pp. 226, DM 34<br />

Leopold Ziegler (1881-1958), che ai<br />

suoi tempi era uno dei filosofi tedeschi<br />

più importanti, viene ormai nominato<br />

poco. Gli si fa un torto, in quanto è in<br />

grado di fornire la risposta a domande<br />

importanti per il nostro presente. Questo<br />

è il motivo per cui gli si restituisce<br />

la parola, tramite questi suoi due testi.<br />

Zimmerman, Michael J.<br />

The Concept of Moral Obligation<br />

Cambridge UP, maggio 1996<br />

s. pp., UK£ 35<br />

Questo testo sviluppa e difende un’analisi<br />

del concetto dell’obbligo morale.<br />

L’autore si mantiene neutrale rispetto<br />

alla competitività tra le concrete teorie<br />

dell’obbligo, sia che esse assumano<br />

carattere consequenzialista che deontologico;<br />

egli cerca di formulare nuove<br />

soluzioni per una serie di problemi filosofici.<br />

Zubiria, Martin<br />

Die Teleologie und die Krisis<br />

der Principien<br />

Georg Olms, aprile 1996<br />

pp. 234, DM 47,80.<br />

(Biblio. it. di M.Mi.; trad. it. di L.T.)

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