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La foglia aldina. Persistenza di un ornamento - Il Covile

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d<strong>Il</strong>N° 584 Anno X<strong>Covile</strong>f19 aprile 2010RIVISTA APERIODICARISORSE CONVIVIALIDIRETTA DA STEFANO BORSELLI E VARIA UMANITÀ¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né <strong>un</strong>a spiegazione né <strong>un</strong>a trasformazione del mondo, ma la costruzione <strong>di</strong> rifugi contro l’inclemenza del tempo Nicolás Gómez Dávilaa Questo numeroDue rubriche. <strong>La</strong> Rima si adatta al risveglioprimaverile con <strong>un</strong> sonetto amoroso <strong>di</strong> RodolfoCaroselli (da Edm<strong>un</strong>d Spencer). Segue Cartagloria,la rubrica <strong>di</strong> argomenti tipografici inauguratanel n° 542 ma anticipata dai nn. 531, 532e 539: questa volta il conduttore è <strong>un</strong> nuovocollaboratore, Sergio Castrucci, membro <strong>di</strong> <strong>un</strong>aimportante famiglia <strong>di</strong> tipografi fiorentini, checi narra la storia della fogliolina che trovatesempre a sinistra dei titoli <strong>di</strong> capitolo e che d'orain poi saprete chiamare per nome. NZZZZZZZZZZZZZZZZZ<strong>La</strong> rima KzzzzzzzzzzzzzzzzzSonetto XLXXXXXXXXXXXXXXXXXEdm<strong>un</strong>d Spenser (1552-99), grande poeta del Rinascimentoinglese (che, si ricorda, ha la sua maggiorefioritura nella seconda metà del ‘500) è stato denominato“the poets’poet”, “il poeta dei poeti” per la piacevolissimamusicalità e la viva, affascinante bellezzadelle immagini. <strong>La</strong> sua fama poggia soprattutto sulpoema allegorico incompiuto “The Faerie Queene”,<strong>di</strong> formale ispirazione ariostesca. Notevolissimi sono,però, anche gli 88 sonetti <strong>di</strong> stile petrarchesco raccoltinel ciclo degli “Amoretti” (1595), <strong>di</strong> cui presento qui<strong>un</strong> esempio, e che hanno per argomento l’amore per lafutura moglie Elizabeth Boyle.Si noti che il sonetto inglese (o elisabettiano), affermatosiad opera del Surrey già nella prima metà del‘500, <strong>di</strong>fferisce da quello petrarchesco (2 quartine seguiteda 2 terzine) in quanto composto da 3 quartinepiù <strong>un</strong> <strong>di</strong>stico. <strong>Il</strong> verso è il pentametro giambico (<strong>di</strong>ecisillabe <strong>di</strong> cinque pie<strong>di</strong> con alternanza vocale non accentata/accentata)che assomiglia (nonostante la suamonotonia) all’endecasillabo italiano tronco. (R.C.)EDMUND SPENSER, traduzione <strong>di</strong> RODOLFO CAROSELLIGuardatela graziosa e sorridentee <strong>di</strong>temi chi mai la può eguagliareché sotto i cigli suoi sì dolcementeella infinite grazie sa celare.Al mio modesto ingegno uguale appareal sole più brillante dell'estate:passata la tempesta sa donareil suo bel raggio a voi dov<strong>un</strong>que siate:per cui sul ramo ogni augel notateed ogni bestia in tana rifugiatache uscendo ancor, ché più non son turbate,alzano al sol la testa reclinata.Sì a me s'allieta il tempestato corerasserenati i guar<strong>di</strong> al mio splendore.Mark when she smiles with amiable cheer,And tell me whereto can ye liken it:When on each eyelid sweetly do appearAn h<strong>un</strong>dred graces as in shade to sit.Likest is seemeth in my simple witUnto the fair s<strong>un</strong>shine in summer day:That when a dreadful storm away is flit,Through the broad world doth spread his goodly ray:At sight whereof each bird that sits on spray,And every beast that to his den was fledComes forth afresh out of their late <strong>di</strong>smay,And to the light lift up their drooping head.So my storm-beaten heart likewise is cheered,With that s<strong>un</strong>shine when cloudy looks are cleared.<strong>Il</strong> <strong>Covile</strong> è <strong>un</strong>a pubblicazione non perio<strong>di</strong>ca e non commerciale, ai sensi della Legge sull’E<strong>di</strong>toria n. 62 del 2001. Redazione: Stefano Borselli (<strong>di</strong>rettore),Riccardo De Benedetti, Pietro De Marco, Armando Ermini, Luciano F<strong>un</strong>ari, Giuseppe Ghini, Ciro Lomonte, Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, PietroPagliar<strong>di</strong>ni, Almanacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Salìngaros, Stefano Serafini, Stefano Silvestri, Francesco Borselli, Iacopo Cricelli, Massimiliano Domi -nici. Copyright 2010 Stefano Borselli. Email: il.covile@gmail.com. Arretrati <strong>di</strong>sponibili a www.ilcovile.it. Font utilizzati: per la testata i Morris Roman <strong>di</strong> DieterSteffmann e i Morris Ornament della HiH Retrofonts, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, www.iginomarini.com.


19 aprile 2010 d<strong>Il</strong> <strong>Covile</strong>fgiante e app<strong>un</strong>tita dei rami fertili, i rami cheprodurranno fiori insignificanti e frutti velenosi.E proprio il duplice e insolito sviluppovegetativo <strong>di</strong> questa pianta suggerisce l’idea <strong>di</strong><strong>un</strong>a sua doppia natura: “nata due volte” cosìcome la più ambigua e contrad<strong>di</strong>ttoria <strong>di</strong>vinitàantica, Dioniso. Luce e oscurità, calore efreddezza, ebbrezza vitale e soffio mortifero;a lui era sacra questa pianta come a lui era sacroil serpente che per il suo incedere strisciantee subdolo fu da sempre assimilato all’edera.Ma dove la “<strong>foglia</strong> <strong>al<strong>di</strong>na</strong>” appare più ambiguaè nel secondo termine della sua definizione,in quel riferimento ad Aldo Manuzio,come fosse stato lui ad usare per primo questo<strong>ornamento</strong>. Stanley Morison nel 1923 suFleuron, trattando <strong>di</strong> fiori ed arabeschi tipografici,presentava <strong>un</strong> elenco <strong>di</strong> ornamenti <strong>di</strong>stampa e <strong>di</strong> rilegatura presenti nei libri delXVI secolo; a proposito del primo <strong>di</strong> essi, app<strong>un</strong>tola <strong>foglia</strong> <strong>al<strong>di</strong>na</strong>, ne segnalava la presenzasulla rilegatura <strong>di</strong> <strong>un</strong> libro pubblicato nel1499 dal Manuzio. Trent’anni più tar<strong>di</strong>, ancorail Morison, <strong>un</strong>o dei più autorevoli espertidel ‘900 sull’argomento, scrisse che la <strong>foglia</strong>era conosciuta come “<strong>al<strong>di</strong>na</strong>” non già perchéil Manuzio l’avesse usata come carattere tipograficoma perché sovente veniva impressasulle legature in pelle dei suoi libri. I legatorid<strong>un</strong>que, e non i tipografi, furono i veri pionieridel gusto delle decorazioni a motivo floreale:foglie, fiori, frutti oltre a vari ornamentiarabescati e <strong>di</strong> fantasia. Incisi su p<strong>un</strong>zoni,furono chiamati “ferri al<strong>di</strong>ni” o semplicemente“al<strong>di</strong>” ma sono ad<strong>di</strong>rittura anteriori alManuzio e non furono certo <strong>un</strong>a sua invenzione.Una forma <strong>di</strong> appropriazione indebitaanche se inconsapevole, quella del Manuzio,<strong>un</strong>a sorta <strong>di</strong> plagio “passivo”: prendersi <strong>un</strong>merito che non si ha ma che non si è in con<strong>di</strong>zione<strong>di</strong> rifiutare. E <strong>di</strong> plagi, più o meno passivi,la storia dei caratteri è piena.<strong>La</strong> celebre marca tipografica <strong>di</strong> Aldo ManuzioVari anni trascorsero prima che dal ferro deip<strong>un</strong>zoni si passasse al piombo dei caratterimobili e che la “<strong>foglia</strong> <strong>al<strong>di</strong>na</strong>” fosse usata nellacom<strong>un</strong>e stampa tipografica come riempitivo<strong>di</strong> riga, come separatore <strong>di</strong> paragrafi o come,in gruppi multipli, segnale <strong>di</strong> inizio o fine deltesto. Un uso, quasi <strong>un</strong>a moda, che si <strong>di</strong>ffusefra gli stampatori l<strong>un</strong>go tutto il corso del cinquecento;poi, come tutte le mode, già dall’iniziodel secolo successivo conobbe <strong>un</strong> rapidodeclino e sarebbe forse stata <strong>di</strong>menticata se nel1920 non fosse stata riscoperta e rivalutata inoccasione dell’incisione dei nuovi caratteriGaramond. Da allora la <strong>foglia</strong>, “nata due volte”come il <strong>di</strong>o cui era sacra, grazie anche allenuove tecnologie e al <strong>di</strong>ffondersi dei mezzi <strong>di</strong>com<strong>un</strong>icazione, si andò sempre più affermando.Oggi chi lavora o si <strong>di</strong>verte col computerha la possibilità <strong>di</strong> scegliere fra <strong>un</strong> <strong>di</strong>scretonumero <strong>di</strong> versioni anche se la migliore, almenofra le moderne, ci sembra com<strong>un</strong>que la nostra,quella del’ITC Zapf Dingbats, capolavorodell’allora sessantenne Hermann Zapf 1 .1 Su Hermann Zapf ve<strong>di</strong> <strong>Il</strong> <strong>Covile</strong> N° 539.3


d<strong>Il</strong> <strong>Covile</strong>f N° 584Felice Feliciano, <strong>di</strong>segno della lettera DFonte: Wikime<strong>di</strong>a Commons.Questo <strong>di</strong>stinto signore tedesco nella sua l<strong>un</strong>gavita ha <strong>di</strong>segnato oltre 60 set <strong>di</strong> caratteri,inizialmente destinati alla stampa tipo-litograficatra<strong>di</strong>zionale e quin<strong>di</strong> alla stampa e visualizzazione<strong>di</strong>gitali. Tutti abbiamo sul nostrocomputer qualc<strong>un</strong>o dei suoi font: <strong>un</strong>o pertutti, il “Book Antiqua” che Microsoft introdussenel pacchetto Office ricavandolo (copiandolo?)dal suo bellissimo e famoso “Palatino”,de<strong>di</strong>cato al calligrafo del quattrocentoGiambattista Palatino e da lui <strong>di</strong>segnato nel1948. Zapf è il “type designer” più famoso epiù copiato del novecento, il che ha costituitoper lui motivo <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione e insieme <strong>di</strong>amarezza. A sua consolazione citiamo qui<strong>un</strong>’analoga vicenda occorsa quasi cinquecentoanni prima. Agli albori della stampa <strong>un</strong> certoFelice Feliciano, poeta, alchimista e calligrafo(<strong>un</strong> per<strong>di</strong>tempo, <strong>di</strong>remmo oggi) coniugòl’estetica dei caratteri tipografici col rigoredella geometria le cui figure, secondo il precettoplatonico, erano quelle ottenute con l’esclusivoausilio <strong>di</strong> compasso e squadra. L’ideache i canoni estetici non potessero prescindereda quelli geometrici e ne fossero ad<strong>di</strong>ritturaf<strong>un</strong>zione fu l’idea portante degli artisti-scienziatidel ‘400, dal Br<strong>un</strong>elleschi all’Alberti aPiero della Francesca. Ebbene, quell’alfabetogeometrico e d<strong>un</strong>que “<strong>di</strong>gnissimo” finì, quasiintatto, in <strong>un</strong> singolare libro che <strong>di</strong> quell’ideacostituiva la teorizzazione. <strong>Il</strong> libro era il DeDivina Proportione e il suo autore, Luca Pacioli,si guardò bene dal nominare il veroideatore <strong>di</strong> quei caratteri. Nello stesso libro ilPacioli commise per la verità <strong>un</strong> altro e benpiù grave plagio ma questo <strong>di</strong>scorso ci porterebbetroppo lontano. Qui si vuole solo osservarecome il destino dei calligrafi sia sempre<strong>un</strong> po’ lo stesso.D’altronde caratteristica <strong>di</strong> ogni segno calligraficoè <strong>di</strong> essere imme<strong>di</strong>atamente riconoscibiledal suo lettore e le <strong>di</strong>fferenze fra i varicaratteri non possono che essere minime; quelsegno deve, in altri termini, avere <strong>un</strong> fortegrado <strong>di</strong> “invarianza”. <strong>La</strong> <strong>foglia</strong> non fa eccezione;a riprova ne abbiamo messe in fila bentre: la prima, opera dello stampatore ChrestienWechel, è del 1536, la seconda è quella<strong>di</strong> Jean de Tournes del 1553 e l’ultima è la <strong>foglia</strong><strong>di</strong> Hermann Zapf del 1978. Ebbene, nonsi può non rilevare, e con <strong>un</strong> pizzico <strong>di</strong> malizia,che i tre esemplari si somigliano assai.Della <strong>foglia</strong>, <strong>un</strong>o stu<strong>di</strong>oso dell’argomento,Max Caflisch 2 , si è <strong>di</strong> recente preso la briga <strong>di</strong>catalogare le versioni più significative dal cinquecentoad oggi. Sono <strong>un</strong> po’ più <strong>di</strong> <strong>un</strong>atrentina, più o meno come le VariazioniGoldberg. Le antiche, semplici, sontuose ebarocche, grasse e magre, destrorse e sinistrorse,erette, sedute, supine, e le contemporanee,<strong>un</strong> po’ sofferenti, talora anoressiche,tutte com<strong>un</strong>que fondamentalmente simili. Insiemealle loro lontane antenate incise su pietraoltre duemila anni fa, a quelle usate dagliamanuensi me<strong>di</strong>evali come frivolo segno <strong>di</strong>interp<strong>un</strong>zione e a quelle impresse come decorazionesulle rilegature <strong>di</strong> pregio, le ve<strong>di</strong>amonel corso dei secoli apparire e scomparire facendosalti talvolta l<strong>un</strong>ghissimi ma ricomparendopoi pressoché immutate.2 Ve<strong>di</strong>: Max Caflish, “Pour <strong>un</strong>e typologie de la feuille al<strong>di</strong>ne” acura <strong>di</strong> Jacques André, in Graphê N° 30, luglio 2005, p. 13-19.URL: https://listes.irisa.fr/wws/d_read/typographie/JA/al<strong>di</strong>ne.pdf4


19 aprile 2010 d<strong>Il</strong> <strong>Covile</strong>fFoglie al<strong>di</strong>ne antiche (da Max Caflisch)Ed è la persistenza <strong>di</strong> quest’immagine che seper <strong>un</strong> verso ci sorprende, per <strong>un</strong> altro ci rassicura.Ritrovarla è come quando, camminandosu <strong>un</strong>a grande strada <strong>di</strong> com<strong>un</strong>icazione,ve<strong>di</strong>amo riaffiorare in lontananza <strong>un</strong>a nuovapietra miliare: ogni volta quella pietra portainciso <strong>un</strong> numero <strong>di</strong>verso a seconda della <strong>di</strong>stanzapercorsa ma per il resto è identica allapassata e alla futura. Quelle pietre, quella pietraci ha accompagnato fin lì e ci accompagneràancora l<strong>un</strong>go il nostro percorso dandocila sicurezza della continuità. Ecco, il significatodella <strong>foglia</strong>, quello che nei Dingbatsdel 1978 le sembrava mancare, è forse questo:la continuità.dell’uomo e che non ne generano la creazionema ne esaltano l’armonia ra<strong>di</strong>candola in qualchemodo nel tempo e nello spazio. Nell’epocain cui vige la <strong>di</strong>ttatura del Risultato e siguarda con sospetto a tutto ciò che a quellonon è f<strong>un</strong>zionale, l’ “<strong>ornamento</strong>”, sacro inogni tempo, ha vita grama.Eppure l’antica <strong>foglia</strong> d’edera è riuscita, come<strong>un</strong> cavallo <strong>di</strong> Troia, a penetrare nella roccastessa della modernità, nel computer, portandocon sé i più valenti della schiera degli ZapfDingbats. Non sono entrati, gli eroi, con <strong>un</strong>semplice font, oggetto effimero legato a <strong>un</strong>amoda o a <strong>un</strong>a scelta; sono entrati usandoquell’ambizioso progetto illuministico <strong>di</strong>standar<strong>di</strong>zzazione che ha nome Unicode 3 .Entro questa sorta <strong>di</strong> enciclope<strong>di</strong>a del segnosi sta non per essere usati, ma per essere deimodelli <strong>di</strong> riferimento, dei simboli <strong>di</strong> <strong>un</strong> simbolo;<strong>un</strong>a <strong>foglia</strong>, <strong>un</strong>a freccia, <strong>un</strong> cuore, cosìcome ogni lettera, ogni numero, insommaogni segno riceve <strong>un</strong> co<strong>di</strong>ce che resta tale in<strong>di</strong>pendentementedal suo aspetto e dal suoformato, dal calcolatore e dal software usato,dalla destinazione e dalla provenienza. <strong>La</strong> <strong>foglia</strong><strong>al<strong>di</strong>na</strong>, aggrappata insieme agli altri<strong>di</strong>ngbats al blocco co<strong>di</strong>ci 2700-27BF 4 , resteràd<strong>un</strong>que con noi se non per tutta l’eternità,almeno per la durata dell’era informatica...Foglie al<strong>di</strong>ne recenti (da Max Caflisch)Quando il presente supera il passato senzatuttavia rinnegarlo e ne riconosce assumendoliin sé i valori, allora, in questa conciliazione,è pensabile <strong>un</strong> rapporto sano con la modernità,<strong>un</strong>a protezione contro gli strappi avanguar<strong>di</strong>stici.<strong>La</strong> <strong>foglia</strong> fa parte <strong>di</strong> quel “bassocontinuo”, come lo chiamava Jean Starobinski,<strong>di</strong> quell’apparato <strong>di</strong> antichi simboli, liturgie,rituali, che stanno sullo sfondo dell’operaLogo <strong>di</strong> Unicode Consortiumper la validazione dei sitiMa la gratificazione antropologica che ci dàla <strong>foglia</strong> è poca cosa rispetto a quella estetica.E allora, come si fa con le donne (o con gliuomini, a seconda) guar<strong>di</strong>amole tutte e scegliamone<strong>un</strong>a, meglio due. Quelle due guar<strong>di</strong>amolebene, magari in <strong>un</strong>a versione ingran<strong>di</strong>ta,ingigantita, magari proprio le due dello3 Ve<strong>di</strong> il documento ufficiale, del <strong>di</strong>cembre 2009. URL:http://www.<strong>un</strong>icode.org/versions/Unicode5.2.0/4 Utile: http://www.alanwood.net/<strong>un</strong>icode/<strong>di</strong>ngbats.html.5


d<strong>Il</strong> <strong>Covile</strong>f N° 584Zapf Dingbats. Guar<strong>di</strong>amole bene ma, attenzione,non troppo a l<strong>un</strong>go. Perché la <strong>foglia</strong> hapoteri ipnotici, quasi magici, e potrebbe succedereche pian piano da innocua <strong>foglia</strong> si trasformiin animale, in due animali, l’adulto e ilcucciolo, due animaletti fantastici, deliziosamenteorribili, capaci <strong>di</strong> riaffiorare fra le volute<strong>di</strong> <strong>un</strong> incubo notturno. Gli anglosassoni,originali come sempre e inclini alle allucinazioni,hanno chiamato il segno non “leaf” ma“heart”, cuore, e in effetti bisogna riconoscereche l’immagine, dotata <strong>di</strong> <strong>un</strong>a certa sensualitàtattile, evoca veramente <strong>un</strong> minuscolocuore, <strong>un</strong> cuore per nulla romantico e che potremmo,stringendolo fra pollice e in<strong>di</strong>ce,sentirlo sinistramente pulsare.quale, in <strong>un</strong>a reserved e<strong>di</strong>tion <strong>di</strong> Adobe Flash,muti vertiginosamente in <strong>un</strong> turbinio <strong>di</strong> versionie <strong>di</strong> varianti, in <strong>un</strong> tripu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> sfumaturee <strong>di</strong> colori; splen<strong>di</strong>damente inutile e inattuale.SERGIO CASTRUCCINOTIZIA: Sergio Castrucci è nato a Firenze dove hastu<strong>di</strong>ato e lavorato presso la Ibm Italia. Attualmenterisiede ad Arezzo dove si occupa <strong>di</strong> informatica. Nel1999 pubblica, presso l’e<strong>di</strong>tore Tallone, il volume LucaPacioli da ’l Borgo San Sepolcro che riceve buona accoglienzadalla critica (Enzo Siciliano, Carlo Carena)e, con l’e<strong>di</strong>zione ampliata del 2003, riceve il PremioCapalbio. All’inizio del 2006 pubblica con le “E<strong>di</strong>zionidella Meri<strong>di</strong>ana” <strong>un</strong> racconto l<strong>un</strong>go dal titoloQualcosa sotto. È autore <strong>di</strong> testi teatrali e <strong>di</strong> raccontipresenti su varie riviste e antologie.<strong>La</strong> libreria Rondorf, Colonia.E infine vi accorgerete che v’è in questo segnoqualcosa <strong>di</strong> ineffabile la cui definizionenon può essere lasciata a banali aggettivi;qualcosa oscillante fra il sublime e il trasgressivoe se è vero, come Karl Barth immaginava,che <strong>La</strong>ssù la liturgia celeste dell’Agnello vienescan<strong>di</strong>ta dalle note <strong>di</strong> Bach mentre nellaloro intimità angeli e santi preferiscono ascoltareMozart, ebbene, allora è possibile che lepareti del para<strong>di</strong>so siano affrescate da gran<strong>di</strong>osicicli giotteschi ma che nel privato delleloro stanze gli stessi angeli e gli stessi santi, sugran<strong>di</strong> monitor extra-piatti si prendano <strong>di</strong>lettodella vista <strong>di</strong> Lei, della “<strong>foglia</strong> <strong>al<strong>di</strong>na</strong>” laXXXXXXXXXXXXXXXXXBreve nota <strong>di</strong> botanicaHedera helix L. L'edera com<strong>un</strong>e. <strong>Il</strong> nome helixderiva dal greco “elissein", cioè avvolgersi,strisciare sinuosamente. Le ramificazioni laportano a raggi<strong>un</strong>gere anche i 30 metri in altezza,soprattutto su alberi con corteccia rugosache favorisce l'aderenza delle ra<strong>di</strong>ci avventizie.Le foglie dei rami sterili misurano dapochi fino a 10 centimetri; sono <strong>di</strong> colore verdechiaro le giovani e verde cupo le vecchie.<strong>La</strong> forma varia da cuoriforme, a margine quasiintero, a lobata con lobi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferente forma.Le foglie dei rami fertili sono <strong>di</strong> forma ovale esenza lobi. Persistono sui rami tre anni, rappresentano<strong>un</strong> luogo <strong>di</strong> ni<strong>di</strong>ficazione per gliuccelli, e sono apprezzate dalle pecore e dalle6


d<strong>Il</strong> <strong>Covile</strong>f N° 58415611933Disegno e modello <strong>di</strong>Frederic Goudy (sopra)per l'e<strong>di</strong>zione (lato)del Fra Luca Pacioli<strong>di</strong> Stanley MorisonNew York, 1933.XVII SEC.2003The Al<strong>di</strong>ne Leaf, <strong>di</strong>Andre Chaves,The Clinker Press.2003.Matrice della University Press <strong>di</strong> Oxford.Fonte: http://www.theoldschoolpress.com18392008Fraktur mon Amour, <strong>di</strong> Ju<strong>di</strong>th Schalansky,Princeton Architectural Press, 2008.8

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