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602 (18.9.2010) Periferie da rivedere, caste da ... - Il Covile

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d<strong>Il</strong>N° <strong>602</strong> ANNO X<strong>Covile</strong>f18 SETTEMBRE 2010RIVISTA APERIODICARISORSE CONVIVIALIDIRETTA DA STEFANO BORSELLI E VARIA UMANITÀ¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano <strong>da</strong>l filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávilaa Questo numero.Negli ultimi due anni, finalmente, in Italia si staricominciando a parlare di urbanistica. A muoverele acque ha contribuito anche il <strong>Covile</strong> ed orache si è costituito l'autorevole Gruppo Salìngaros,del quale contiamo di parlare diffusamente traqualche numero, il dibattito vede un'ulteriorecrescita, ma c'è ancora una lunga stra<strong>da</strong> <strong>da</strong> fareed interessi contrari al bene comune che si mettonodi traverso, Ettore Maria Mazzola ce loracconta chiamando le cose col loro nome. Segue,a pagina sette, una lettera incoraggiante. Na <strong>Periferie</strong> <strong>da</strong> <strong>rivedere</strong>, <strong>caste</strong> <strong>da</strong> ridimensionare.DI ETTORE MARIA MAZZOLA<strong>Il</strong> 16 luglio scorso La Repubblica ha pubblicatoun articolo che annunciava il possibile abbattimentodi una nuova porzione del complessoedilizio “Laurentino 38” di Roma. Sull’on<strong>da</strong>delle polemiche mai sopite, innescatenel mese di maggio <strong>da</strong>lla pubblicazione su <strong>Il</strong><strong>Covile</strong> n°588, del progetto per l’abbattimentoe la sostituzione edilizia del Corviale (seguita<strong>da</strong> enorme consenso perfino tra persone e istituzioni<strong>da</strong> sempre contrarie a qualsiasi demolizione),illustri docenti della Facoltà di Architetturadell’Università di Roma hanno reagitoesprimendo sulla stampa “preoccupazione”.Ne è seguito un putiferio. Architetti, studentie gente comune – chi firmando in primapersona i commenti, chi nascondendosi dietropseudonimi – hanno cominciato a esprimersi,criticando il sistema universitario che ha portatoa teorizzare e progettare mostri urbani.Pochissimi i difensori del sistema in vigore,prevalentemente neo-laureati indottrinati oin carriera, che si sono limitati perlopiù ad insultie slogan (“10, 100, 1000 Corviale!”). Lapolemica ha fatto sì che alcuni professoroni sisiano scomo<strong>da</strong>ti a scrivere commenti sul blogdel prof. Muratore, Archiwatch, pur definendoil blog come uno strumento inutile e deleterio,se non addirittura vigliacco.VVVPer chi non sappia cosa sia il Laurentino 38, èbene dire che esso è uno dei tanti progetti figlidelle teorie urbanistiche degli anni ’60 e dellaspeculazione giustificata <strong>da</strong>l bisogno di costruirevelocemente e a costi contenuti caseeconomiche. Laurentino 38 è il volto di unapolitica che ha massacrato le periferie, a Ro-Laurentino 38<strong>Il</strong> <strong>Covile</strong> è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sensi della Leg-ge sull’Editoria n. 62 del 2001. ☞Re<strong>da</strong>zione: Stefano Borselli (direttore), RiccardoDe Benedetti, Pietro De Marco, Armando Ermini, Luciano Funari, Giu-seppe Ghini, Ciro Lomonte, Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, Pietro Pagliardini,Almanacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Salìngaros, Stefano Se-rafini, Stefano Silvestri, Francesco Borselli, Iacopo Cricelli, MassimilianoDominici. © 2010 Stefano Borselli. ☞Questa rivista è licenziata sotto CreativeCommons Attribuzione. Non commerciale. Non opere derivate 2.5 Italia License.☞Email: il.covile@gmail.com. ☞Arretrati disponibili a www.ilcovile.it.☞Font utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e i MorrisOrnament della HiH Retrofonts, per il testo i Fell Types realizzati <strong>da</strong> Igino Marini, www.iginomarini.com. ☞Software: impaginazione OpenOffice, immagini GIMP.


| ( 2 ) |ma e in Italia. Progettato <strong>da</strong>l Prof. Arch. PietroBarucci, nel 1969 è stato completato soltantonel 1981 (alla faccia del bisogno di velocità!),in luogo di una serie di borgate e borghetti“autocostruiti" che vennero interamentedemoliti. Alla costruzione parteciparonosia privati, in forma di cooperative, sia ilComune, che affidò realizzazione e assegnazionedegli alloggi allo IACP. Oggi, come sipuò leggere in Internet, Laurentino 38 nell’immaginariocollettivo romano,“è una sorta di ghetto malfamato – quasi unBronx alla romana – dovuto ad una massicciacasistica di microcriminalità o di criminalitàpiù o meno organizzata, di violenze e di trafficodi droga”.Nel 2006, a furor di popolo, una parte delquartiere venne demolita. Negli anni precedentisi erano infatti susseguite riunioni, conferenzee dibattiti, che avevano visto i cittadiniimplorare la demolizione dei ponti e la riqualificazioneurbanistica della zona. La cosadispiacque ad alcuni docenti universitari, iquali, in difesa del progettista loro collega,accusarono la demolizione di essere un’azione“di destra” contro l’architettura promossa<strong>da</strong>lle giunte di sinistra. Eppure l’urbanisticaanti socializzante non viene <strong>da</strong>lla sinistra o<strong>da</strong>lla destra, ma <strong>da</strong>lla sola mente bacata checoncepì la Ville Radieuse, lo Zoning e l’Unitéd’habitation!VVVSpesso, quando nasce una polemica sulle periferieitaliane, i nostri professori se la prendonocon i geometri, gli ingegneri e i “praticoni”che costruiscono spontaneamente. Oppurecon la mafia, e con gli impedimenti allacompleta realizzazione delle idee dei progettisti.Abbiamo così assistito all’intervista di unVittorio Gregotti furioso con il giornalistache gli chiedeva come mai, se difendeva e glipiaceva così tanto il suo progetto per lo Zendi Palermo, non ci fosse an<strong>da</strong>to a vivere. Larisposta fu: “Che centra, io mica faccio il proletario!”Guar<strong>da</strong> infatti il caso, anche il progettodello Zen viene <strong>da</strong> un cattedratico, nonchédirettore della più prestigiosa rivista patinataLaurentino 38 – vista aerea parzialed<strong>Il</strong> <strong>Covile</strong>f N° <strong>602</strong>


| ( 3 ) |italiana! Ma se andiamo a studiare le periferieromane, la storia è la medesima: i quartieripiù demonizzati <strong>da</strong>l popolo, e difesi <strong>da</strong>i nostridocenti, sono stati disegnati proprio <strong>da</strong> loro, ipoveri geni incompresi, tutti cattedratici dellaSapienza di Roma. Laurentino 38 (1969-81)prof. arch. Pietro Barucci; Corviale – (1975-82), prof. arch. Mario Fiorentino; VigneNuove (1971-79) prof. arch. Alfredo Lambertucci;Spinaceto (1965 – anni ’80) proff.arch. Piero Moroni, Nicola Di Cagno, LucioBarbera, Fausto Bettinelli e Dino Di VirgilioFrancione; Tor Bella Monaca (1983-92) proff.arch. P. Barucci (Capogruppo), ing. E. Piroddi,arch. M. Casanova, arch. G. Ruspoli, arch.M. Ianni, arch. A. Bentivegna, arch. M. Cascarano,ing. F. Romanelli, ing. F. Santolini,arch. S. Delle Fratte, arch. E. Dotto, arch.M. Cippitelli, ing. A. Santolini; Vigna Murata(1972- 78) prof. arch. Gianfranco Monetacon Giuseppe Santulli Sanzo e Castellini, Cavatorta,Darò, Puccioni, Ray, Moretti, Chiucini.Se andiamo a in<strong>da</strong>gare su chi ha progettatoi vari falansteri milanesi, napoletani, genovesi,bolognesi, ecc. la situazione non cambia!CorvialeÈ vero, le periferie italiane sono orribili, eil grosso è stato progettato <strong>da</strong> “architetti faccendieri”,ben introdotti nei sistemi politicicorrotti, più che <strong>da</strong>gli accademici. Tuttavia ilcattivo esempio è sempre partito <strong>da</strong>ll’Accademia:chi doveva insegnare come progettare lecittà per migliorare le condizioni di vita deiresidenti, ha invece <strong>da</strong>to il “la” agli speculatori,ai faccendieri, ai geometri e ai praticoni iquali, nella certezza di far soldi, se non nellavaga speranza di ottenere un po’ di fama, sisono ispirati ai modelli proposti <strong>da</strong>i “professoroni”.Come ho scritto nel mio libro Architetturae Urbanistica, Istruzioni per l’Uso (pre-Corviale – vista aerea18 settembre 2010 Anno X


| ( 4 ) |Tor Bella Monacafazione di Léon Krier, Gangemi Editore2006), in tutto ciò lo Stato, rappresentato<strong>da</strong>lle pubbliche Facoltà universitarie di Architetturaed Ingegneria, è stato connivente.Quella delle periferie è dunque, senza dubbio,una vergogna di Stato pianificata nelle nostreUniversità!VVVQueste Facoltà si sono comportate esattamentecome una congrega che sotto l’ispirazionedi una presunta intelligenza superiore,impone una dottrina ritenuta immutabile eprocede, per raccogliere aderenti, per iniziazione:l’insegnamento distorto che è statoesercitato negli ultimi settant’anni, è statomirato alla sottomissione delle intelligenze aduna dottrina, in vista di un risultato concepitoin anticipo che non si chiama MODERNITÀ maMODERNISMO!Dà <strong>da</strong> riflettere questo cortocircuito traStato e insegnamento distorto, il cui prodottosono le nostre città, e l’influenza esclusiva chepuò assumere una congregazione irresponsabilenei riguardi di un potere esecutivo responsabile.Cosa può opporre un’amministrazioneincompetente all’opinione di un’universitào di un ordine professionale che lo Statostesso deve considerare competente? L’amministrazionenon ha autonomia di criterio peraffi<strong>da</strong>re, per esempio, la costruzione di unmonumento pubblico a chi non è in linea conl’élite autoriconosciuta degli artisti.VVVSoprattutto per i grandi incarichi, se non altroper rispondere alle normative sulla trasparenza,l’amministrazione trova più sempliceripararsi dietro l’opinione dell’organo colto(p.es. la commissione giudicatrice decisa <strong>da</strong>ll’Ordinedegli Architetti che verrà comunquecomposta come al solito <strong>da</strong>gli adepti dellaTor Bella Monaca – vista aerea parzialed<strong>Il</strong> <strong>Covile</strong>f N° <strong>602</strong>


| ( 5 ) |“setta”, mai <strong>da</strong>lla gente comune destinatariadi ciò che le si costruisce). Tale organo perònon è minimamente tenuto, nei confronti delpubblico, a rendere conto dei reali motivi delsuo giudizio, e ben si guar<strong>da</strong> <strong>da</strong>l rivelarlo. Seproprio costretto, argomenterà con le tipichefrasi nebulose e ad effetto, il cui scopo è intimidirecon il potere della “cultura” i sudditiignoranti. Si capisce come in tali condizionigli affari della lobby fioriscano: amministrazionialla mercé dei capi della congregazione,circon<strong>da</strong>te <strong>da</strong>i suoi aderenti nei media, nelleuniversità, nelle commissioni. <strong>Il</strong> resto lo fal’italico sentimento di sottomissione verso l’ostentazionedi potere. Poiché i servizi pubbliciormai intendono esprimere una sola opinionesu tutto, e visto che tutti gli “oppositori delregime” sono costretti a ritirarsi, la supponenzasi fa dogma … fino a quando, per un casofortuito, si assiste ad un brusco risveglio. Èsolo a questo punto che la responsabilità deman<strong>da</strong>taricade addosso ai politici come unmacigno, ma allora il corpo irresponsabile sene lava le mani.VVVLa silente dittatura che caratterizza l’ambientearchitettonico di oggi è assolutamenteVigne Nuoveinimmaginabile alla gente che vive – o sopravvive– nelle città: gli architetti e gli studentidi Architettura sono costretti di fatto aripudiare le proprie idee, qualora tali opinionie tali idee non siano ammesse <strong>da</strong>l corpo protetto<strong>da</strong>llo Stato, pena la con<strong>da</strong>nna all’ostracismo.A riprova, si ve<strong>da</strong> la recentissima Leggeche ha istituito il Comitato per l’ArchitetturaModerna che dovrà presiedere alla stesura deibandi di concorso di Architettura.La situazione è simile a quella che lamen-Vigne Nuove – vista aerea parziale18 settembre 2010 Anno X


| ( 6 ) |tava Giulio Magni a proposito dell’impostazioneBeaux-Arts del suo tempo:«[…] colui che deve lavorare si trova nel biviodifficilissimo, se cioè fare come la ragionelo gui<strong>da</strong> o come il generalizzato sentimentogli impone … affrontare l’impopolarità è certoun eroismo! […]».Qualsiasi corpo (in questo caso gli OrdiniProfessionali) sottomesso a una dottrina (inquesto caso la Teoria Modernista imperversantenelle Facoltà di Architettura e di Ingegneria),che dipen<strong>da</strong> <strong>da</strong>llo Stato, tenderàsempre a servirsi fatalmente dello Stato perfar trionfare la propria dottrina. Quando aquesto si aggiungono le riviste specializzate –su cui ovviamente scrivono i grandi luminaridell’Architettura e i loro emuli – che bombar<strong>da</strong>noossessivamente i lettori con architettureastruse, la frittata è fatta.Chi si ribella viene immediatamente annientato<strong>da</strong> chi siede in posizione protetta eprivilegiata. Gli studenti, e/o i giovani architettiche provano ad emanciparsi imparanosubito, a loro spese, cosa costi la libertà. Senon seguono la stra<strong>da</strong> uniforme tracciata <strong>da</strong>lcameratismo, si trovano le porte chiuse; senon cozzano contro un’ostilità dichiarata,vengono con<strong>da</strong>nnati <strong>da</strong>lla congiura del silenzio:se lo studente prova a divergere <strong>da</strong>ll’ideadel docente non passa, o passa a stento, e dopolunghe sofferenze, l’esame progettuale; seun giovane architetto ha la fortuna di realizzare,o semplicemente progettare un interventotradizionale, nessuna rivista lo prendein considerazione.È dunque ora di voltare pagina, liberandosi<strong>da</strong>ll’ideologia e riflettendo sul fatto che le periferiesono ormai divenute “polveriere” dovecrescono e si alimentano violenza e risentimento(si ve<strong>da</strong> il caso delle banlieue parigine),non perché ci viva la “recaille”, ma perché lagente vi è stata costretta a vivere, a fronteggiaredifficoltà oggettive, e a vedere quellerealtà urbanistiche come un simbolo di oppressione.VVVSe certi professori ammettessero di aver sbagliatosi accorgerebbero che le periferie potrebbero<strong>da</strong>vvero migliorare, che potrebberorealizzarsi insediamenti autosufficienti, preziosianche per le casse pubbliche: gli enormivuoti urbani che circon<strong>da</strong>no la totalità degliinterventi menzionati, costituiti <strong>da</strong> stradoni,parcheggi e <strong>da</strong> un “verde” che di verde ha soloil nome, insistono su terreni di proprietàdemaniale che potrebbero trasformarsi in suoliedificabili utilizzabili direttamente <strong>da</strong> partedell’ATER, dei comuni e degli enti pubbliciproprietari, o cedibili a privati interessati all’edificazione.Questo consentirebbe una contrazionedella città piuttosto che continuare aVigna Murata – vista aerea parzialed<strong>Il</strong> <strong>Covile</strong>f N° <strong>602</strong>


| ( 7 ) |promuoverne l’espansione a macchia d’olionegli interessi dei grandi gruppi immobiliariche continuano a tenere la politica sotto scacco.Ma ciò sarà possibile solo dopo che l’accademiatornerà ad avere al centro dell’insegnamentogli interessi della collettività piuttostoche l’ego dell’architetto e gli interessi dell’industriaedilizia.ETTORE MARIA MAZZOLAa C'è speranza.(RED.)Sconfortante nella sua verità il quadro dellasituazione italiana. Abbiamo chiesto perciòall'architetto Mazzola se potevamo concluderecon qualche bella immagine di nuova urbanisticapopolare bella o quantomeno non disumana.Ecco la risposta.“ […] ho selezionato queste foto di Brandevoortche ho fatto quando sono stato lì con imiei studenti per fare il progetto dei lotti 18 e24 appena ultimati di costruire e che è statoun successone. [...].Questa cittadina di 3000 nuovi alloggi èstata pianificata <strong>da</strong> Rob Krier e ChristophKohl. Brandevoort è l'estensione di Helmond,vicino Eindhoven ed è il risultato diun lavoro interessantissimo che prevede sviluppiurbanistici solo a seguito di in<strong>da</strong>gini socio-economichefatte <strong>da</strong> una commissioneministeriale che cerca i siti in funzione dellecondizioni socio-economico-ambientali, acquisiscele aree, le fa progettare e invita tuttele imprese interessate ad an<strong>da</strong>re ad investiresu questi programmi urbanistici. In praticanon v'è rischio di costruire un numero di alloggisuperiore a ciò che serve, così i rischi siriducono e, soprattutto, la cementificazionespeculativa non esiste!Inizialmente il progetto lo doveva sviluppareKoolhaas, ma la gente s'è ribellata, poici ha lavorato uno studio italiano in collaborazionecon degli olandesi, ma la situazione èstata la stessa, alla fine, a furor di popolo, èstato invitato Rob a fare il progetto.La filosofia progettuale è stata simile aquella che adottò Giovannoni alla GarbatellaSpinaceto – vista aerea parziale18 settembre 2010 Anno X


e Città Giardino Aniene di Roma: lo studioKrier-Kohl ha fatto il Master Plan e disegnatoalcuni edifici, specie quelli pubblici, <strong>da</strong>ndoperò indicazioni di massima sul carattere architettonicoricercato. Poi, per evitare un appiattimento,e per velocizzare le operazioni,sono stati invitati diversi architetti olandesi adisegnare gli alloggi, con la possibilità di ripeteregli edifici in zone differenti della città,ma non in continuità tra loro, per garantireuna unitarietà priva di uniformità.| ( 8 ) |Rob dopo i primi due anni era un po' disperatoperché gli architetti locali hanno dimostratodi non avere alcuna idea dell'architetturatradizionale della regione del Brabant,così ha chiesto alla sua committente, l'impresa“Calliste" di coinvolgere me e i miei studentiper progettare due lotti modello, al finedi reintrodurre gli elementi tipici dell'architetturadi quella regione.Abbiamo così fatto una “charrette" a spesedella committenza, sviluppando l'abaco architettonicodi cinque diverse città Brabantine,alcune bellissime, e, in un mese, abbiamopresentato il progetto a Roma e, un mese dopo,ho fatto una conferenza ad Eindhovenche è stata un successo straordinario. Gli esecutividei progetti poi sono stati disegnati<strong>da</strong>llo studio Krier-Kohl e ora sono quasi statiultimati.Questo criterio che include le case popolari,come detto, è un qualcosa che abbiamosviluppato in Italia all'inizio del '900 e cheabbiamo abbandonato stupi<strong>da</strong>mente. Nonoccorre reinventare tutti i giorni la ruota peressere moderni, basterebbe conoscere un po'della nostra storia!”d<strong>Il</strong> <strong>Covile</strong>f N° <strong>602</strong>

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