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602 (18.9.2010) Periferie da rivedere, caste da ... - Il Covile

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| ( 6 ) |tava Giulio Magni a proposito dell’impostazioneBeaux-Arts del suo tempo:«[…] colui che deve lavorare si trova nel biviodifficilissimo, se cioè fare come la ragionelo gui<strong>da</strong> o come il generalizzato sentimentogli impone … affrontare l’impopolarità è certoun eroismo! […]».Qualsiasi corpo (in questo caso gli OrdiniProfessionali) sottomesso a una dottrina (inquesto caso la Teoria Modernista imperversantenelle Facoltà di Architettura e di Ingegneria),che dipen<strong>da</strong> <strong>da</strong>llo Stato, tenderàsempre a servirsi fatalmente dello Stato perfar trionfare la propria dottrina. Quando aquesto si aggiungono le riviste specializzate –su cui ovviamente scrivono i grandi luminaridell’Architettura e i loro emuli – che bombar<strong>da</strong>noossessivamente i lettori con architettureastruse, la frittata è fatta.Chi si ribella viene immediatamente annientato<strong>da</strong> chi siede in posizione protetta eprivilegiata. Gli studenti, e/o i giovani architettiche provano ad emanciparsi imparanosubito, a loro spese, cosa costi la libertà. Senon seguono la stra<strong>da</strong> uniforme tracciata <strong>da</strong>lcameratismo, si trovano le porte chiuse; senon cozzano contro un’ostilità dichiarata,vengono con<strong>da</strong>nnati <strong>da</strong>lla congiura del silenzio:se lo studente prova a divergere <strong>da</strong>ll’ideadel docente non passa, o passa a stento, e dopolunghe sofferenze, l’esame progettuale; seun giovane architetto ha la fortuna di realizzare,o semplicemente progettare un interventotradizionale, nessuna rivista lo prendein considerazione.È dunque ora di voltare pagina, liberandosi<strong>da</strong>ll’ideologia e riflettendo sul fatto che le periferiesono ormai divenute “polveriere” dovecrescono e si alimentano violenza e risentimento(si ve<strong>da</strong> il caso delle banlieue parigine),non perché ci viva la “recaille”, ma perché lagente vi è stata costretta a vivere, a fronteggiaredifficoltà oggettive, e a vedere quellerealtà urbanistiche come un simbolo di oppressione.VVVSe certi professori ammettessero di aver sbagliatosi accorgerebbero che le periferie potrebbero<strong>da</strong>vvero migliorare, che potrebberorealizzarsi insediamenti autosufficienti, preziosianche per le casse pubbliche: gli enormivuoti urbani che circon<strong>da</strong>no la totalità degliinterventi menzionati, costituiti <strong>da</strong> stradoni,parcheggi e <strong>da</strong> un “verde” che di verde ha soloil nome, insistono su terreni di proprietàdemaniale che potrebbero trasformarsi in suoliedificabili utilizzabili direttamente <strong>da</strong> partedell’ATER, dei comuni e degli enti pubbliciproprietari, o cedibili a privati interessati all’edificazione.Questo consentirebbe una contrazionedella città piuttosto che continuare aVigna Murata – vista aerea parzialed<strong>Il</strong> <strong>Covile</strong>f N° <strong>602</strong>

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